- 著者
- Agostino Cesaretti
- 初版
- 1788年
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ISTORIA DEL PRINCIPATO DI PIOMBINO E OSSERVAZIONI INTORNO AI DIRITTI DELLA CORONA DI TOSCANA SOPRA I CASTELLI DI VALLE E MONTIONE ALL' ILLUSTRISSIMO SIGNOR CONTE PIETRO LEOPOLDO G XXX TASSI CAV. DELL' INSIGNE ORDINE DI S. STEFANO PAPA E MARTIRE . том0 Ι. IN FIRENZE MDCCLXXXVIII. NELLA STAMPERIA DELLA ROSA. Con Approvazione . ) ( 1) ( ILLUSTRISS,SIGNORE. : DOpo che laToscana è divenuta in certo modo Patria mia, più forse che la Patria stessa naturale , mercè le grazie speciali compartitemi dalla So vrana Munificenza del Regnante Clementis simo ) (IV) ( simo Principe , il mio cuore desidera di la sciare un testimonio pubblico della sua gra titudine , ed il migliore di cui io sia capa : : ce; ed oh fosse quello che già mi sono qui proposto di dare , proficuo , accettevole , е permanente . Ma a chi dovrò io meritamente indi rizzarlo ? I lumi , e cognizioni di VS. ILLMA. superiori all' età sua , la propensione e bras ma che nutre di giovare alla Patria e alle Lettere, che la Provvidenza le somministra il mezzo di sostenere, non meno che la co spicua Nobiltà de'suoi Natali, son le ra gioni che mi muovono a cercare in Lei il Mecenate, onde render pubblica la presente Operetta, nella quale, oltre le Notizie Isto riche del Principato di Piombino, s'addita 110 )( ) ( no ancora i diritti della Corona di Tosca na sopra i due Castelli di Valle , e Mon tione. La supplico pertanto di riceverla sot to i suoi valevoli Auspici, e sotto lapre gevole sua Protezione. t Gl' esempi de' suoi Maggiori , e della vivente Contessa Caterina Masetti Galli sua Ava, benemeritadello Stato, dell'Umanità, e della Religione , assoderanno sicuramente in VS. ILLUSTRISSIMA la pratica dei più perfetti doveri di distinto Cavaliere, e di zelante Cittadino . Così continuino nella sua Nobile Famiglia le prosperità, le quali, quantunque non sieno il vero premio della virtù, servo no però spesso a renderla più splendida per il buon uso che, mediante quelle , se ne può fare. Questi sono i voti più ardenti , e sin : ceri ) (VI) ( ceri che non cesso d'inalzare al Cielo per VS. ILLUSTRISSIMA e che Ella , spero, si de gnerà ricevere comeun contrassegno del pro fondo rispetto col quale hol'onoredi essere, DI VS. ILLUSTRISSIMA 1.リ2 こ Umiliss. Dev. Obb. Servitore. A. CESARETTI. ) (1 ) ( V vii AVVISO : ALLETTORE. SE,omesso l'ordine inaltro tempo divisato,hopub blicato le notizie appartenenti allaFamiglia d'Ap piano, permettetemi, che per adesso non vi dica il perchè. Intanto persuadetevi che l'oggetto della mia penna è la verità. Così prometto. So, per lo più esser madre dell'odio, ma o non lo è , o non deve essere negl'animi savj, e nel cuore dei Principi illu minati , che anzi vogliono non resti defraudata la fe de pubblica, e ingannata la posterità . Se in questa Famiglia trovate delle macchie, la colpa nonè lamia che le rammento , ma delle Persone che le contrasse ro. La narrazione delle medesime non disdice ad un Ecclesiastico . GliEvangelisti ci ricordano la negazione di Pietro, e l'incredulità di Tommaso. La gloria dei Principi successori in quella Signoria non ne resta oscurata , imperocchè oltre l'essere gli uni dagli altri totalmente disgiunti di parentela ,il virtuoso caratte re de' Principi Buoncompagni, che forma la felicitàdei Vassalli di quel Principato , è sufficiente a distinguer li dai loro Antenati. Felici i Pisani se di tal tempra fosse stato il cuore degli Appiani, che non sarebbe ro stati miserabili spettatori di sanguinarie rivoluzioni con funesta perdita della loro libertà; e più felice l'insigne antica Chiesa di Massa, che nonsisarebbe tro ) (VIII ) ( ritrovata a reclamare più e più volte ipropri diritti sopra i Castelli di Valle, e Montione, statili violente mente usurpati . Per non rendermi sospetto, e per non abusare dell' altrui fatiche , ho il più delle volte riportato le Memorie ad literam, tali quali si possano leggere presso i diversi Autori dai quali le ho ricavate . Qualche volta , mancando la citazione precisa per po terle ritrovare a colpo d'occhio , se al Lettore inte rerserà riscontrarle , m' offerisco di sodisfarlo . Chi m'osserverà in alcuni tempi abbondante, e in altri andar ristretto , si ricordi, che non tutti i campi sono d'ugual fertilità, nè tutti i grani merita no di essere conservati, e di quelli, che il mietitore vorrebbe tenerne conto ,qualche spica anco sfugge la presa della mano, ed il filo della falce; così com portando la condizione d'ogni mietitura , che resti ancora parte per rispigolare . E ciò potrà farsi como damente da quelli cui sarà permesso lo spoglio degli Archivi del Principato di Piombino . La narrazione sarà sterile di riflessioni , e lavora ta con stile conciso e compendioso , e con termini tennici ed usitati. Per quanto abbia qualche appa renza d'istoria, è pur troppo mancante , e per com pirla sarebbe di mestieri impiegare assai più tempo, ed essere fornito di più copiose notizie, e di maggio re abilità . Sarà divisa quest' Operetta in due Tomi di circa 200 pagine per ciascheduno.Nel primo Tomo si dara ' istoria dei diversi Castelli compresi nel Principato, edella Famiglia d' Appiano, dalla sua origine fina all'anno 1445, o sia, fino alla mortediDonnaPavo i la ) ( x) ( la Colonna Vedova di Gherardo d' Appiano. Nel se condo Tomo si narrerà l'istoria della famiglia d'Ap piano dal 1445 , o sia dal principio del Governo di Rinaldo Orsini e di Caterina Appiani , sino alla fine del Governodella medesima Famiglia,proseguendo an cora sino al tempo presente . : IN )*( x) ( INDICE. CAPITOLO I. Rivoluzioni di Pisa dopo la metà delsecoloXIV, pag. 1. CAPITOLO 1. Origine , Progressi , Ribellione, e Albero Genealogica della famiglia 'Appiano pag. 4. CAPITOLO 111. Iacopo d'Appiano Sig. di Pisa: protegge la fazione dei Raspanti: si conserva nemico de' Fiorentini; è sor preso dal Duca di Milano , e ne reste vittorioso. Mortedel suo figliuolo Vanni: sua morte. Succede nella Signoria il suo figliuolo Gherardo, che la vende el Duca di Milano , pag. 16. CAPITOLO IV. Variazione di Governo dello Stato di Piombino, prima del dominio della famiglia ' Appiano. Istoria di Po pulonia,di Vetulonia , di Falesia, di Sughereto , di Scar ) (x1 ) ( Starlino, di Piombino, di Vignale , e di Buriano , pag. 35. CAPITOLO V. Istoria dell' Isola dell'Elba , di Pianosa, e di Monte Cristo, pag.89. CAPITOLO VI. : Istoria del Castello di Valle, di pertinenza della Coro 1 va di Toscana , e per il Dominio utile della Mensa Vescovile di Massa, presentemente posseduto dalPrin cipe di Piombino , pag. 105. CAPITOLO VII. Istoria del Castello di Montione , appartenente alla Co rona di Toscana, e per il Dominio utile alla Mensa Vescovile di Massa, presentemente posseduto dalPrin sipe di Piombino, pag. 140. CAPITOLO VIII. Gherardo d'Appiano stabilisce la sua dimora a Piom bino: ba delle differenze con iGenovesi: prende mo glie: fa testamento: sua morte, pag. 149. CAPITOLO IX. Donna Pavola Colonna governa lo Stato di Piombino: si raccomanda ai Fiorentini: paga il Censo per i Castel li di Valle, e Montione: fe con i Fiorentini altra Rat ) (x1 ) ( : Raccomandigia in perpetuo : va a visitare il Papa a Firenze : marita la sua figlia Violante . Iacopo II prende moglie: si discosta dai Fiorentini, fa pace , e si raccomanda ai medesimi: sua morte , pag. 155. : : ! : CAPITOLO Χ. Donna Pavola governa la Signoria di Piombino: marita la sua figlia Caterina al Conte Rinaldo Orsini, al quale affida il regolamento dello Stato : provvedimenti dati dal medesimo. Morte di D. Pavola , pag. 166. x RIVO ) ( 1 ) ( * RIVOLUZIONI DI PISA DOPO LA META DEL SECOLO XIV. CAPITOLO I. י Quali , e quante funeste va A riazioni di Governo sia stata sottoposta l'antica illustre Città di Pisa , specialmente ? dopo lametàdel secolo χιν dell' Era volg., si rileva da più , e diversi scrittori diquei tempi , e in compendio da un'antica Cro naca della medesima Città d'Autore anoni دو mo, nella quale si legge , Puossi dire , che dal dì 3 diDicembre 1343 fino a dì 5 di دو Settembre 1369 sono state in Pisa tre mu ,, tazioni di Stato. Poi resse lo populo diPi A „sa, ) ( 2 ) ( „ sa, cioè Raspanti, e Bergolini (1) a An ,, siani mesi 5, che a di 5 di Febbrajo 1369 " si (1) Erano queste due Fazioni, delle quali la Terra 1 di Piombino favoriva quella dei Raspanti , e siccome nell'anno 1375 stil. Pis. o sia Piomb. governavano in Pisa i Bergolini , così a dì 19 di Marzo 1375 lo " " ” " " Comune di Pisa mandò a Piombino per terra Bene detto Gambacorta con molti cavalli , e pedoni della Valdera , e di Collina del Contado di Pisa, e per Mare una Galera armata della quale ne era padro ,, ne Corso di Ridolfo Cittadino di Pisa , e assediò per ,, terra , e per mare lo detto Castello, perchè vi era " " " Setta, che vi era dentro dalla parte dei figlioli, di Ranuccio , e Saragone Figli di Nino ( Targ. Viag. ) da Piombino , li quali erano della parte degli Ra ,, spanti, che prima reggevano Pisa , e si ribellarono " " dal Comune di Pisa, e mettevano dentro in Piombi no li sbanditi , e li malfattori a dispetto del Pote stà ( Tronci Ann. di Pisa ) il quale era Cittadino di دو دو Pisa, e per lo comunediPisa lo teneva, e non po ,, tea fare ufizio . A questa Setta erano insieme con ,, giurati più di 300, e se elli uccideano null'uomo دو ,, non era nulla. Ed essendo la detta gente del Co mune di Pisa intorno al Castello per mare , e per ,, terra , e la Setta sentendo questo , si raunarono " tutti insieme , e armati corsero alla piazza del Po , ,, testà e quine combatterono , e teneano tutte le دو " " Fortezze della Terra, e lo Potestà , e l'altra gente dentro si difendevano valentemente . E vedendo la detta Setta , che ellino non poteano contrastare col » Comune di Pisa, e che erano assediati per terra, e » per ) ( 3 ) ( si fece in Pisa una Compagnia di S. Mi „ chele, e resse mesi due, meno due di .. ..... دو Perchè messer Pietro Gambacorta „ con la sua Setta dei Bergolini levorno lo „ romore in Pisa a di 3 d'Aprile 1370, е „ cacciarono la parte dei Raspanti, e anche „ spuossero la Compagnia di S. Michele, e „ resse lo Stato messer Pietro Gambacorta A2 „ con : ,, per mare, e che si vedeano a malpartito, senza nessun soccorso, si apersero le porte del Castello , e " ,, più di 50 Cittadini della detta Setta con la co „ reggia al collo andonno incontro a ditto Benedet ,, to Gambacorta , il quale entrò dentro con la sua , gente , e fece pigliare molti della ditta Setta della " parte delli Raspanti, e funnone alquanti di loro ,, collati , e la Domenica dell'Ulivo veguente da mat " t 22 ina lo ditto Benedetto fece tagliare la testa a ,, quattro delli maggiori di detta Setta in sulla piazza del Potestà , e uno ne morie sulla colla , e parte ,, degl' altri ne mandoe a confine in altre parti della " Maremma. E mandoe lo bando per la Terra , che ,, chiunque avesse , o sapesse uno Nicolajo figlio di » Saragone lo dovesse presentare, alla pena dell' ave rese della persona . Questo Niccolò era uno mal „ uomo, e capo della ditta Setta , e fu trovato indi „ a di 3 la Mezzedima S. che era appiattato, e ,subitamente lo fece appicare per la gola sulla piaz ,, za del Casserone di Piombino , e si racconciò la , terra per si fatto modo Cron. di Pis. Anon, apud " Murat. tom. XV. script. rerum Ital. p. 1068. ) ( 4) ( „ con li Bergolini anni 23 , e mesi sei, e " dì 17; Cioè fino all' Anno 1393 Stil. Pis. " e Piomb. , e stile com. Anno 1392. (1) , Efacile l'immaginare qual fosse l'infelice si tuazione diquella Città, e quanti disordini de rivassero dall' interna discordia dei Cittadini . CAPITOLO II. Origine, Progressi, Ribellione , e Albero Ge nealogico della famiglia ' Appiano. $ IVAnni di Benvenuto d'Appiano fu di Pievania della Chiesa d'Appiano , tuogo di stante dalla Città di Firenze circa 8 mi glia. (2) I suoi Genitori essendo in misera i bile (1) La med. cron. p. 1087. Tronci ann. Pis. Per re golare lo stile di Pisa, e di Piombino di quei tempi, con il nostro comune , conviene calare dal medesimo un anno , ecosì la fine del governo dei Gambacorti inPisa caderà nel 1392 stile com., nel qual tempo accadde la ribellione della famiglia d'Appiano. (2) Ignobili Florentinae dictionis loconatus . Hist. Pogg. Bracc. Sussisteva la Pieve di S. Appiano nel principio del secolo XIII. In una carta di procura di tutta la Diogesi Fiorentina del 1286. a 3 d'Aprile , tra gli als cri ) (5) ( bile fortuna, si determinò d'abbandonare la Patria , e andò a Pisa al servizio dei Gam bacorti allora Signori , anzi Tiranni di quel la Città )1( . وو Avendo il medesimo incon ,, trato presso questa Famiglia , da loro fu دو molt'amato, et a tutta quella Famiglia fu ,, fedelissimo, e per questoli detti Gambacor دو ti inunlungo tempo gli feron guadagna ,, re molti danari, e poi il missono nel reg gimento della Città, e in ogni officio del „ Comune, et in ogni cosa l'onoravano co ,, me loro creatura, et egli fu di loro come ,, di suoi Padri , e Signori, e per loro si ,, mettea ad ognipericolo ,, (2) Stabilito per tanto , a Pisa, secondo il costume di quei tempi , il luogo da cui derivava, diede il cognome alla sua Famiglia. (3) Si chiamava per tanto Vanni d'Appiano, ed in seguito fu tri Rettori delle Chiese di detta Diogesi sotto n. 88 si legge Dominus Gualterius Plebanus Plebis S. Appiani pro se ,et Capitulo suo Migliore Spogl. MS. (1) Ammirat. Stor. Fior. (2) Il medesimo. Zibald. MS. (3) Ab Appiano sunto agnomine pago. Leon. Dati Stor. Fior. Secondol'uso di queitempi s'apponeva il nome del luogodal quale un Forestiero andava adabi tare in un altro luogo sì nei lib. pubb. come negli strumenti . Benv. Not. aduna Cron. di Pisa, apud Mu rat. Script. Rer. Ital. ) ( 6 ) ( fu costumato l'istesso con i suoi Succes sori (1) . § 2Lasua fortunafu di poca durata, imperocchè l'Imperatore Carlo IV, per varj sospetti avendo deposti dal governo di Pisa , e fatto tagliar la testa a Franceschino , e LottaGambacorti, e a varj altri de'suoi se gu guaci; nel numero di questi fu compreso Vanni d'Appiano, a cui parimente fu taglia ta la testa l'anno 1355 (2) il dì 21 di Mag gio (3) . §3 Restò diVanni un figliuolo chiama to Iacopo, al quale riuscì fuggire di Pisa in sieme con Pietro Gambacorta, e si ritiraro no probabilmente a Scarlino,dove Gherardo fratello di Pietro era Signore (4) . Lo spirito ambizioso di Iacopo, che non sapeva adattar si ad una privata fortuna , e il desiderio che aveva il suo benefattore di sollevarlo, furono i principali motivi, per i quali Iaco po passò al servizio di Galeazzo Visconti Duca di Milano da cui fu fatto دو con „ gran (1) Hist. Sozom. Pist. Ammirato Stor. Fior. Cron. Bergom. ec. (2) Ammirato Spogl. MS. (3) Bolland. in vita B. Petri de Gambacurtis . (4) Albero dei Gambacorti stampato dal P. Gar murrini . ) ( 7) ( » gran suo onore, ed utile ufficiale in più „ delle sue Terre ,, (1) . § 4 L'anno 1368 Stil. Com. Variati gli affari dei Gambacorti , Pietro rientrò in Pisa, e riprese in manoilGovernodella Cit tà col nome di Difensore del Popolo; ma in sostanza di libero, e assoluto Signore di essa Incontanente ebbe cura di mandare „ per Iacopo , si per fargli utile, et si per " chè non istimava di poter trovar persona „ di cui in ogn'importante faccenda più si „ potesse confidare di lui, al quale essendo , a se venuto, mostrò come egl' intendea di " trattarlo come suo figliolo, et che per „ questo vedesse che potrà fare per lui, e وو وو ور che ufficio gli paresse , che in Pisa li po tesse essere di maggior comodità, che su bitamente gle lo darebbe. Domandò Iaco „po l'uficio di Cancelliere , e così gli fù دو datoconbuona, e grossa provisione l'anno, „ per lo quale uficio, et perchè non era دو Cittadino alcuno di cui più si servisse , „ ne che più fosse adoperato dal Gamba " corta nelle sue maggiori cose, divenne ,, in processo di tempo molto grande, e „ potente , sicchè , et da Cittadini, et da » Fo (1) Ammirat. Zibald. MS. 1 ) ( 8 ) ( Forestieri era l'Appiano guardato comela وو " seconda persona nello stato di Pisa : per دو ciocchè oltre la potenza acquistatasi per ,, mezzo del suo Signore, egli era da se ,, persona di grande ingegno , ed avendo " scienza , e cognizione di lettere , non gli mancava il vigor dell'animo in ogni co " „ sa , che imprendesse a fare, come uomo „ vivo, e sollecito, ed intervenendo a tut ,, to fu testimone alla lega fatta in Pisa a „ di 10 d'Ottobre del 1380 contro le Com „ pagnie trà Firenze , Bologna , Perugia , „ Siena, Pisa, et Lucca , dove è nominato Ser Iacopo di Ser Vanni d' Appiano . Ma nel maneggiar le faccende, si vedeva, che " ,, egli inclinava a Visconti di Milano, ini mici in quel tempo dei Fiorentini , ove ,, Piero pendeva dalla parte dei Fiorentini , دو di che si cominciò a prender da molti ,, qualche sospetto, che l'Appiano non s' in „ tendesse col Visconte , e che per avven „ tura avesse cattiva disposizione contra lo ,, stato del suo Signore,la qual cosa alcuni " confidenti osavano conferire con Pietro , „ ricordandoli, che ponesse ben mente a' "ל fatti dell' Appiano, e notasse i suoi pro „ gressi , e che avesse cura di lui ,percioc che, ) ( 9 ) ( „ chè, e non parea,che egli tirasse abuon " fine ,, (1) che il suo figliuolo Vanni l'aveva mandato pubblicamente a Milano al servi zio dei Visconti per militare nella guerra contro i Fiorentini: ed appresso il Visconti era intanta stima, che l'aveva a caroprez zo riscattato dalle mani dei Fiorentini, resta to prigioniero nell'ultima guerra; e per ac crescere , e fortificare il partito del Padre , l'aveva rimandato alla Patria (2). Ma non giudicando Pietro, che oltre tanti benefizj tornasse comodo all'Appiano di discostar si da lui, nè potendo dall'altro canto dar si ad intendere, che Egli fosse per regger Pisa da se, quasi si burlava di ciò, che in torno questa materia gli poteva venir detto da chi l'amava (3). § 5 Era di tutto ciò informatobastan temente l'Appiano, e ben considerava , che prolungando l'esecuzione delle sue mire, si sarebbe o presto, o tardi il Gambacorta il luminato, con manifesta rovina di se, e dei suoi. Si determinò per tanto di mandare ad esecuzione il meditato ingratissimo tradimen B (1) Ammirato Zibald. MS. (2) Leonardo Dati Stor. Fior. (3) Rucell. Stor. Fior. to; ) ( 10 ) ( to; tanto più che buona parte dei Pisani es sendo sdegnati , e malcontenti della lega fatta dai Gambacorti con i Fiorentini suoi naturali nemici, era facile tirarli dal suo par tito, che era quello dei Raspanti, quale co me dissi era il partito , che moltissimo re gnava inPiombino (1) . „ § 6 Con consentimento, per tanto, „ di Lazzaro figliuolo di Francesco Guinigi „ Signore di Lucca, fece una ragunata di 800 „ Fanti in quello di Lucca, ed inPisa fece „ accorti molti suoi amici, che stessero in „ punto per seguitarlo aquello che bisognas „ se (2). ,, Eperchè ilGambacorta, quando l'avesse penetrato , non ne dovesse sospetta re , lo rese inteso dell'occorrente, ma con il finto pretesto , che tutta quella gente faceva entrare in Pisa per vendicarsi dei Lanfranchi, dei quali il Cavaliere, e Dott. Rosso, prima , alla presenza dell'istesso Gambacorta,gli ave va dato uno schiaffo (3). Il Vicario di Val dinievole per i Fiorentini avvisò , in questo tempo, il Gambacorta, che stesse vigilante, : (1) Bern. Corio Stor. di Milano . (2) Ammir. Zibald. MS. che 1 (3) Specim. Hist. Sozom. Pistoriens. apud Murat. Tom. XVI. ) ( 11 ) ( che la gente che entrava inPisa per opera dell' Appiano , l'avrebbe cacciatodello stato; ma esso acciecato dalla troppo buona opi nione che aveva di Iacopo non si turbò punto anzi rispose non essergli celato il motivo per cui si faceva quella straordinaria leva di Fanti (1). § 7 Il di 20 d'Ottobre 1392 stile Co mune, Stile Pisano, e Piombin. 1393 furono fatti entrare in Pisa i surriferiti Soldati della Garfagnana stato di Lucca , condotti da un certo Leonardo di Castel-Nuovo, insieme con Giovanni de Pazzini di Firenze, e incon tratisi inGiovanniRosso Lanfranchi, ilquale con un suo figliuolo, ed alcuni pochi fa miliari , uscito di casa del suo SignoreGam bacorti, se ne andava adesinare. ,, Lui ucci ,, sero insieme con ilsuo figliuolo Tolomeo vicino alla Piazza del Potestà di Pisa. (2) 1 „ E ciò fatto se ne andarono in casa di Ja „ copo Appiani,il quale mandato a richie ,, dere da Pietro che volesse dare alla Giu " stizia i malfattori, che insua casa si era ,, no riparati, negò di volerlo fare, ratifi ,, cando , che quel fatto era seguito di or B2 (1) Ammir. Spogl. MS. (2) Sozom. Hist. Pist. dine ) (12) ( „ dine suo per vendicarsi di certe ingiurie ,, ricevute; perchè essendo le cose inmanife " " sta rottura , adunate il dì seguente tutte l' altre sue genti di Pisa, stava in ordine ,, per venire alle mani : essendo Pietro tar " di accortosi di quello, che tante volte gli ,, era stato detto , e nondimeno proceden do con la solita bontà non permise , che " la Città s'armasse in sua difesa, se non " " che mandò Benedetto suo figliuolo con ,, le masnade ordinarie alla piazza degl' An ,, siani, et a Lorenzo l'altro figliuolo com „ mise, che guardasse ilponte vecchio (1). „ Vanni figlio di Iacopo unito con i suoi, c specialmente con iSoldati venuti dallaGar fagnana , andò per la strada del Ponte , ove s'attacco labattaglia con molto ardore delle parti ; ma molto più condannodellaGente dell' Appiano, che di quelle delGambacor ta, infin che Lorenzo non fu ferito grave mente di colpo di Lancia in una coscia, c ancora in altra parte; onde tratto fuori della zuffa lo trarsportarono al palazzo accompa gnato da tutti i suoi. (2) (1) Ammirato . Zibald. MS. „ S8 (2) Ammirato Miscell. MS. Tronci, negl' annali di Pisa dice in una Chiesa vicina. ) (13) ( وو § 8 Edi poidetto Vanni con i Pede i ,, stri Rustici della Garfagnana prese la Piaz ,, za degl' Ansiani, e fece prigioniero l'altro ,, figlio del Gambacorta chiamato Benedetto , ,, doppo averlo gravemente ferito .... Dipoi ,, detto SerIacopo vestitocon la veste delPo ,, polo di Pisa uscì di casa sua accompagna „ to damoltiCittadini, e dalConteGabriel ,, lo di Monte Scudajo, che seco aveva molti " " fanti di Maremma, edisse atutti ,Tocca te sono le noci, e chi è mio amico mi seguiti, دو " " Edi poi così accompagnato andò fino al Ponte vecchio; e quando furono dicontro all' abitazione del Signore Pietro , i pede „ stri, che custodivano il Signore Pietroprin ,, cipiarono agettare delle saette contro det to Ser Iacopo, e suoi. Allora Ser Iacopo ,, disse: Loro sono contro di noi, e noi andiamo „ contro di loro: e di subito con gran forza » passarono ilPonte (1) e ritrovaronoD.Pie , tro (1) Pietrodalle finestredel suo palazzo comando " »a'Suoi che fermassero gl'abbattimenti , e lasciassero , che l'Appiano liberamente andasse a trovarlo ,per 1 " ,, chè uniramente avrebbero sedato i rumori . Non ,, penso l'infelice vecchio, che il desiderio di domi ,, nare supera di gran lunga tutti gl'altr' affetti , co » mesegui nel presente caso. Arrivò l'Appiano sotte ,le ) ( 14) ( , tro solo abbandonato con un servo fedele وو. chiamato Guelfuccio. E allora D. Pietro così „ abbandonato disse a Ser. Iacopo , cosa è „ questa? A cui rispondendo disse . E'quel وو دو lo che voi volete: salite a cavallo e ande remo alla piazza. Allora rispose D.Pie tro Io non hò Cavalli, perchè D. Gio vanni , e gl'altri nepoti li hanno presi , e " sonofuggiti. „ Allora Ser Iacopo disse ,, sia „ vostra la colpa , e subito , che Esso fu par „ tito , Leonardo da Castel-Nuovo con un „ certo Giovanni de Pazzini di Firenze am ,, mazzarono detto Pietro Gambacorta in ,, sieme con il suo servo. Ed essendo Iacopo ,, rivato alla Piazza degl' Ansiani , nel senti ,, re , che D. Benedetto figlio di D. Pietro ,, era stato fatto prigioniero, e l'altro figlio ,, D. Lorenzo essere custodito in sua casa, „ prese il palazzo degl' Ansiani, fingendo ,, essere afflittissimo della morte di D. Pie , tro suo Compare, e dei suoi figli, quali 1 ,, due suoi figli gli fece morire di nascosto per le finestre del Gambacorta , e dissegli che se ne ,,scendesse in strada, e salisse a cavallo, che insieme ,, averebbero dati gl'ordini di quietare il tumulto , ,, et egli presto fu in via,mentre nel salire sopra il >> suo preparato destriero , al cenno dato in un subito " da ) (15) ( ,, per mezzo di veleno . E tutti tre furono „ seppelliti nella notte senza esequie ,, (1). وو §9 Stette tutto il giorno il Cada ,, vere di Pietro nella strada, e la sera sen „ za lumi , e senza alcuna honorevolezza وو fu sepolto. (2) , Quasi nell'istesso modo ci rappresenta la tragedia l'Ammirato (3). Può il Lettore scegliere , e credere ciò che gli sembra più verosimile. : CA ,, da più parti percosso cadde morto in terra . Ando ,, di lì l'Appiano traditore alla Piazza degl'Ansiani e „ venuto alle mani con Benedetto, quale come non ,, più avveduto del Padre, e del fratello ferito, restò ,, vinto , e prigione, e pochi giorno doppo con Loren " " zo finì la vita toltali crudelmente ad ambedue d'or dine dell' Appiano. (1) Histor. Sozomeni Pist. apud Murat. Script. Re rum Ital. Tom. XVI, (2) Tronci Ann. Pis. (2) Zibal. MS, ) ( 16 ) ( ( CAPITOLO III. Iacopo d'Appiano Sig. di Pisa; protegge la fazione dei Raspanti : si conserva nemico de' Fiorentini; è sorpreso dal Duca di Mi lano, e ne resta vittorioso. Morte del suo : figliuolo Vanni . Sua Morte. Succede nella Signoria il suo figliuolo Gherardo , che la vende al Duca di Milano. I On la morte di Pietro , ede'suoi fi glioli bacorti, Iacopod'Appiano costituì Vanni suo figlio Capitano della Cavalleria , e dell'In fanteria , e insieme scorrendo la Città posero a sacco le sostanze della fazione nemica , i ! especialmente de' Fiorentini,che scapitarono in quel tumulto più di dodici mila fiori ni (1). Il giorno 25 dell'istesso mesedi Otto bre 1392, avendo Iacopo soggiogato, e ri dotto in suo potere la Città, ed il popolo di Pisa, s'usurpò. ,,La totalpotestà sotto il " medesimo titolo , che avea il Gambacor „ ta di Capitano , e difensore del Popo » lo (2). ,, Ildi 27volsel'Appiano esser fat (1) Sozom. Stor. di Pistoja . (2) Ammirat. Zibald. MS. to وو ) (17 ) ( to Cavaliere per mano di Filippo Sciarra, ed egli di poi ne cred quattro, cioè Vanni , e Gherardo suoi figliuoli , Giovanni Maci gna e Andrea Zachi; altri dicono che la copo fosse fattoCavaliere alcuni giornidopo il suo preso possesso della Signoria , e che noncreasse altrimenti Cavalieri i suoi figliuo li , ma Bartolommeo di Benedetto Gaetani, eGiovanni Gualandi.Comunque fosse, cer to è, che prese il possesso del suo governo con grande solennità,andando alla Chiesa primaziale nel mezzo degli Ansiani, accom pagnato da tutta la Città,dove stava aspet tando il Clero, ed ivi primieramente si can tò il Te Deum Laudamus, e poi messa so lenne dello Spírito Santo. , Come vanno le >> cose di questo mondo! Et a che termine ,, si riducono le Repubbliche! Che sono ne ,, cessitati i Nobili , ed il popolo di esse >> ringraziare Iddio in apparenza di essere ,, tirannicamente soggiogate , et invocare il „ Paracleto , perchè assista il reggimento di ,, un tiranno. (1) § 2 Finita la Messa ritornò ' Appiano alla sua abitazione , con la medesima comi tiva, dove furono fatte molte feste , e con C (1) Tronci Ann. Pis. viti. ) (18 ) ( viti . Gli altri , restati, della famiglia dei Gambacorti, e specialmente Lotto Arcive scovo di Pisa, se ne fuggirono; onde i Ca nonici , per la conservazione de' beni della Mensa Arcivescovile , elessero economo il Canonico Simone di Geremia Pisano, e Vi cario in spiritualibus, Florenzio Salvi daPia cenza Canonico parimente di Pisa , e Vi sconte Generale di tutti i Castelli, e Ville appartenenti all' Arcivescovado, costituirono Gherardo figlio di Iacopo d'Appiano, nuovo Signore di Pisa (1) sent the Ama § 3 Conosceva ' Appiano, che per quanto fosse grande,de potente ilsuo par tito inPisa, e per quanto all' opposto fosse restata spossata, ed avvilita la contraria fa zione de'Gambacorti, ciò non ostante l' in gratissimo assassinio doveva renderlo odioso ancor appresso de' suoi , onde per mitigar ne l'odiata memoria, almeno presso la ple be, fece astutamente precorrere la voce per la Città, che l' ingiurie ricevute dal Gam ور bacorta l'avevano indotto a quel cimento , , essendo fra gl'altri dispregi stato chiama „ to Asino; onde è opinione certa , massi >>mamente in quelli benaffetti della casa, che (1) Tronci Ann. Pis. ) ( 19 ) ( ,, che ciò fosse stato dimostrato per lo ci „ miero posto dall'Appiano nelle sue arme, ,, il quale fu un collo insieme con un te „ schio d' Asino,,, (1) che tuttora si vede al difuori del sepolcro degliAppiani in Piom bino , nella Chiesa dei PP. Agostiniani , coll' iscrizione : C Asino sono, e con il mio sapere Gl' altri stan ritti , et io sto a sedere. 173 14 $:4 Disposto daIacopo l'occorrente per laconservazione dell'usurpatasi Signoria, su bito ne diede avviso a Galeazzo Visconti , detto ilConte di Virtù, pregandolo aman dargli delle forze , imperocche egli inten dea di mantener quello stato perpetuamen „ te a sua devozione, e non allontanarsi, دو nè discostarsi mai dal suo volere: cono ,, scendo quanto sarebbe stata grande la dif ود „ ficoltà di mantenersi in un governo nuo vo, per cotal via acquistato, quando „ egli non avesse da sostenersi con l'ap „poggio di un Principe grande. Nè il Vi ८ ,, sconte , a cui tornava comodo , che in ,, Pisa fosse uno stato a se favorevole , ri C2 (1) Ammirato Miscell. MS. „ cusò " ) (20) ( ,cusò d'ajutarlo, con animo quando ve دو nisse il tempo opportuno d' insignorirsi „ Egli di quello stato , (1) e però gli spe dì Antonio Porro suo degnissimo Consiglie spe re, e poco dopo 300 uomini d'arme.(2) . $51 forusciti Gambacorti insieme con il restante del partito dei Bergolini, sostenu ti dai Fiorentini ,davano del timore all'Ap piano, onde per quanto si vedesse forte , pensò a meglio fortificare la Città di Pisa per potersi assicurare a suo modo; e sicco me vedeva che ciò poteva causare dell'am mirazione, non senza dispiacere del popo lo ,, fece tra il suo contado, e quello di „ Garfagnana venire a Pisa 3000 Fanti , e Balestrieri a cavallo: onde ebbe agio di mandare innanzi il suo pensiero; perche afforzato l'Arsana di due buonissime tor ,, ri , e ridottolo in fortezza, e di tutte le cose necessarie guarnitolo, et quello alla رو ہو cura di Vanni suo figliuolo consegnato lo, che con 100 lance e 200 fanti ilguar dasse (3) Per ciò fare s'impose un'im prestanza ai Cittadini, che in numerodi 106 con :: (1) Ammirato Stor. Fior. (2) Bernard. Corio Stor. di Milano . (3) Ammirat. Zibald. MS. ) (21 ) ( concorsero per la maggior parte con 500 fior. e per la minore con 50, e tutta la som ma ascese a quattordici mila secento cin 7 quanta fior. e l'istesso lacopo d' Appiano ne sborsò 500, e tanti ne sborsò Gherardo di Compagno (1) , riputandosi forte bastan „ temente licenziò tutte l'altre genti , che ,, c'aveva fatto venire. ,, (2) : , cominciò a voler governare a sua volon ,, gli mandò a casa avanti avessero finito il ,, tri suoi amici, e per maggiormente stabi „voli dei Gambacorti , e tolse via l'inse § 6Assicurato lacopo in questa forma " tà, licenzio gl' Ansiani del Palazzo , e ,, tempo del loro magistrato, e ne creò al lirsi , mandò fuori della Città gl'amore ,, gne, che usava il Signor Pietro. Insom diffidenti, ed inalzò i suoi parziali , e per „ Cittadinanza di Pisa. ,, (3) perdeva occasione alcuna di quelle, che la destrezza del suo ingegno le poteva suggerire ,, ma depresse tutti quelli, che aveva per ,, aver maggior seguito aggregò molti alla i §7Questo vecchio accortissimo, non per (1) Migliore Spogl. MS. (2) Sozom. Stor. di Pis. (3) Tronci Ann. di Pis, ! 1 ! ) (22) ( per stabilirsi nell' occupato Dominio; si va leva per tanto in ogni occorrenza del Duca di Milano, quale più volte gl'aveva esibito, e somministrato forza, e consiglio. (1) Di sposto l'interno della Città di Pisa , doveva stare oculato, specialmente contro i Lucche si , e i Fiorentini alleati, suoi nemici palesi, e perciò l'Anno 1395 del mese di Luglio , avendo i Fiorentini mandato 100 lance in ajuto de' Lucchesi, che erano molestati da alcune compagnie di predatori ,, Iacopo d' ,Appiano simulo darle il passo per Arno • ,, vicino a Pisa; ma all'improvviso assaltan دو do i Lucchesi, quanto poterono trovare وو tutto posero a sacco, di modo che la pre ,, da fu di prezzo inestimabile ,, (2): tan to si era assuefatto l'Appiano alle rapine, eai ladroneggi . § 8 L'Anno 1396 i Gambacorti fuo rusciti uniti , e sostenuti da' Lucchesi tenta rono di rientrare in Pisa, con animo di sol levare la Città, e restituire all'Appiano quel lo, che egli aveva fatto a Pietro Gambacorti; ma oramai iPisani avevano variate notabil mente le loro circostanze a causa dell' in ter (1) Bernard. Corio Stor. di Milano. (2) Ammir. Zib. MS. ) (23 ) ( terne fortificazioni della Città, nè erano più in grado di volgersi a quel partito, che più glipiacesse ,, imperocchè essendoVanni mon „ tato a cavallo, e con la sua gente d'Ar ,, me corso per laCittà,gridando l'Imperio وو del Padre, e del Popolo, tolse l'ardire a ciascheduno di fare novità. )1( وو §9 Vanni era Capitano d' industria, e di valore, onde in tutti gli scompigli , che seguirono dopo l'uccisione , ed espulsione dei Gambacorti , fu molto utile l'opera sua , per reggere quello stato , ed il Pa dre sperava potere agevolmente conservare quella Signoria nella sua Casa con il di stinto valore di Vanni suo figlio; quando per le fatiche sostenute nei diversi attacchi dei Fuorusciti , e dei Fiorentini loro protet tori, infermatosi, sene morì. (2) L'Ammira to (3) crede, che Vanni fosse avvelenato dal Padre perchè inclinava a cedere la Signoria al Duca di Milano , contro la sua volontà. E' certo, che il suo carattere, non ne era in capace. La sua morte quanto fu con dolore sentita in Pisa, tanto in Firenze, e in Luc ca (1) Ammir. Stor. Fior. (2) Tronci Ann. di Pisa (3) Zibald. MS. ) (24) ( ca con allegrezza, perchè molto ben cono scevano, che Gherardo,altro figlio dell'Ap piano,nonerasufficiente a reggere lo stato, dopo lamorte del vecchio Padre, ed il Du ca di Milano crebbe le sue speranze di ot tener Pisa a suo tempo. (1) ,, § 10 Sbigotti grandemente l'animo del „ vecchio padre la morte di cosi valoroso ” giovine , specialmente perchè non vedeva in Gherardo l' altro figliuolo , quella vir ” tù, et esperienza , che a mantenere si fat to stato credeva necessaria, onde di nuovo 20 " „prese partito di mandare suoi Ambascia tori al Visconte, pregandolo che si com دو "piacesse in si fatto sinistromandargli più ,, gente d'arme, di quella che aveva, per "potersi mantenere nei casi, che fossero „ per succedere; da cui non solo ebbe 100 こ ance per guardia sua, ma gli mandò وو " l anche Ambasciatori per confortarlo della „ morte del figliuolo , promettendogli , che ,, non era per mancargli mai in nissuna sua " occorrenza ; ma non andò molto , che „ Egli conobbe non doversi sperare da al " trui maggior fede, che egli medesimo „ aveva ad altri osservata, perciocchè essen : (1) Tronci Ann, di Pisa. »do . ) (25) ( „ do venuti in Pisa, per ordine del Conte , di Virtù, già fatto Duca di Milano (1) Paolo Savello con 300 lancie, e con esso Niccolò Pallavicino, e Niccolò Diverso suoi Commissarj , ed un Frate di S. Francesco Teologo chiamato Filippo , andarono quer sti di notte alla casa dell'Appiano, e dor po avergli, con pensato discorso , dimostra to le spese grandi fatte dal Duca loro Si gnore in suo servizio , é la prontezza che aveva in continuare ad ajutarlo, e sostener lo, conclusero , che Egli desiderava , che a loro fosse consegnata la guardia della Citta della di Pisa , Cascina, Livorno, e Piombi no, non per altro ,che per poter presidiare alor modo quelle piazze, acciò per questo mezzo si disponesse più facile la vittoria contro dei Fiorentini, insinuandogli , che se non si fosse ottenuta, era quasi impossibile salvare la Città di Pisa dalle loro forze, e che però Egli se amava non meno il Du ca, che la sua Signora, non doveva differi 10 re ad accordare la giusta domanda, che nell essere allui di utile , era d'onore , c gloria per S. Eccellenza. (2) : : D (r) Ammirato Zibald. MS. (2) Sozom. Stor. di Pist. SII Re-: ) (26) ( §1 . Restò come attonito ' Appiano a queste richieste tanto esorbitanti: con tutto ciò, rispose, con acconcie parole, che la sua persona, e l'avere stava adominiodel Duca, manonpotevadisporre delleFortezze, e luo ghi domandati senza il consenso degli Ansia ní, ai quali ne avrebbe dato parte il gior no seguente,e sentita la loro volontà, gliela averebbe fatta intendere,, Replicorno i Com „ missari, che molto ben sapevano, che il tutto da lui dipendeva, e che volendo „ tergiversare le cose, gli sarebbe successo " male, da non poterlo rimediare quando volesse, e quasi sdegnati partiron da lui, دو L'Appiano che ben vedeva manifesto il دو "pericolo, nel quale si trovava, non si " sbigotti, ma sollecitamente chiamò a se " l'istessa notte Gherardo suo figliuolo , e " ordinogli, che la mattina abuon'ora fus " se inpunto con tutte le genti assoldate, come se avesse a venire alle mani contro " gl' inimici, ed il medesimo fece intendere „atutti i suoi parsiali, et affezzionati, et " quando fu avvisato, che tutti erano al „ lestiti, fece dire agl'Ansiani, poco doppo "levato il sole, che mandassero per Paolo „Savello: et egli trovandosi ancora con le SUC دو 1 ) (27) ( وو „sue genti armato, rispose imperiosamente ai mandati degl'Ansiani, che se avessero „ bisogno di lui, andassero a trovarlo a ca „ sa . Dispiacque molto l'arterigia di que „ st' uomo ,perilchè subito l'Appiano co mandò al suo figliuolo, che gl' andasse ,, incontro , e che in ogni maniera cercasse d'averlo in suo potere , o vivo , o mor " „ to. Obedì Gherardo , e perchè lo trovò „ ben provisto , attacco seco una fiera bat „ taglia , e doppo avergli ammazzato buo „ na parte della sua gente , e fattine molti „ prigioni , alla fine li pervenne nelle mani دو il Savello ferito , e fattolo metter prigio „ne col Pallavicino, il Diversi , il Frate, e altri in Cittadella, ivi si trovarono ser „ rati, dove credevano comandare . Sparsasi „ la voce di quest' accidente, fu comune „ opinione dei collegati, che difficilmente „ potessero accomodarsi le cose fra i Pisa „ ni, e il Duca di Milano , cosi malamente „ offeso; e però Lazzaro Guinigi, capo della „ Repubblica di Lucca, speditamente se ne „ ando a Fiorenza , e persuase quei Signo „ ri, che mandassero loro Ambasciatori a „Lucca , dove, come luogo vicino, si sa D2 reb ) ( 28 ) ( rebbe comodamente potuto trattare ac د cordo con i Pisani . دو ,, § 12 Piacque ai Fiorentini il pensie „ ro, e subito spedirno a Lucca gl'Amba ,, sciatori , che appena furono arivati, che „ comparve inquella Città il Marchese Spi „ netto Malaspina suocero, e mandato dell' „ Appiano, e degl'Ansiani di Pisa, per il " medesimo effetto, e doppo alcuni discorsi essendosi convenuto, che meglio sarebbe " stato convenir tutti nella Città di Pisa دو " دو دو venissero concordemente , e che fossero eletti sei Cittadini Pisani per aggiustare le convenzioni, et i capitoli della pace; e mentre s'aspettava , che si dovesse sti „ pulare l'accordo,da molti congressi , al „ tra risoluzione non s'avesse , se non che, ,, trattandosi in Venezia la pace universale ,, fra tutti , fosse conveniente stare a vede „re, che partito ivi fosse preso, e così sva „ nì l'accordo : " § 13 II DucadiMilano, come volpe ,, astutissima, mostrando di non curarsi del » seguito contro il Savello, e gl'altri suoi mandati, spedì aPisa Antonio Porro Con „ te di Polenza, Commissario in Solidum » col già detto Marchese Pallavicino, dan do دو ) (29) ( ,, dogli unitamente, e separatamente ogn' ,, autorità, a far fermare,econcludere in no ,, me suo qualsivoglia convenzione ; onde وو دو " l' Appiano sciolse il trattato d'accordo con i Fiorentini, e deliberò far lega col detto Duca e a ciò fu specialmente spin ,, to dalle gran promesse fattegli, di difen " derlo da ciascun nemico , e Potentato, ٥ di non prender mai l'armi contro di lui, " ,, e di mantenere in Pisa a sue spese in ,, tempo di pace 100 uomini armati , e di ,, guerra 300. Fu rilassato allora il Palla دو وو vicino, il quale d'ordine del medesimo Duca cred Cavaliere Gherardo d' Ap ,, piano (1) . „ § 4 Assicurato l' Appiano in questa forma, non lasciava, ciò non ostante , casioni di tenersi benaffetto il Popolo, du ос bitando sempre di qualche novità; e però a dì 14 di Dicembre 1398 stil. Pis. e 1397 stil. com. , per mezzo d'Andrea del Campo Cittadino , e Cavaliere Pisano , mandato a Tunis, fermò la pace, e fece patti a van taggio del commercio, col Serenissimo Prine cipe , e Signore Muleys Buffors Re di Tu nis , Sarco , Garbo, e di tutta la Barbaria; nel (1) Tronci Ann. Pis. Corio Stor. di Milano. ) ( 30 ) ( nel qual contratto lacopo, è chiamato Ca valiere , Capitano di custodia, della Città di Pisa, Contado, forza, e distretto, e difenso re del Popolo di Pisa. (1) $ 15 Intanto lacopo,oltre l'età caden te , affitto ogni giorno più per la rimem suo figliuolo, branza della morte di Vanni nel quale aveva poste tutte le sue speranze, vedendo che la sua fortuna andava sempre a mancare , s'infermò , e chiamando a se i suoi più cari amici, per mezzo loro ot tenne di vedere stabilito nella Signoria il più figliuolo Gherardo, in tempo che ancora SUO viveva. II dì 11 di Giugno 1398 iCapitani delle Masnade, tutti i Cittadini, ed il Con siglio di XII Cittadini tutti dei Bergolini suoi amici ,giurarono fedeltà, edobbedien za al suo figliuolo Gherardo, ed avendo così le cose sue disposto, essendo vissuto ancora tre mesi,,, e regnato in tutto Si gnore di Pisa sei Annimeno 50 dì, vec دو " chio, ricco, e grande, mori dell' eta di circa 80 anninel suo letto, il di 5 di Set وو „ tembre, l'anno 1398 stil. com. , " quello , che per mezzo di tanto sangue era a " quel (1) Lunig , Codex Diplomat. Ital. ) (31 ) ( ,quella fortuna pervenuto ,, (1) Il suo fi gliolo Gherardo fece fare solenne mor torio al defonto genitore, tre giorni do po la di lui morte, cioè il giorno dedica to alla natività di Maria Vergine. La sua morte, se rincrebbe ai Pisani ; i Forusciti , il Duca di Milano, e i Fiorentini neprova rono contento, ognuno persuaso, esser più facile ottenere il suo intento dal nuovo Si gnore (2). Qual fosse ilsuo carattere , si rile va bastantemente dalle sue azzioni; che de 1 notano certo un animo grande, regolato dalla più fina politica, che non ammetteva osservanza di legge alcuna, Iacopo ebbe quattro mogli, la prima fu del Castello di Calci, Contado di Pisa, da cui nacque Vanni, e Gherardo: la seconda della fami gliadei Conti d'Elci di Siena, da cui nacque Manuello la terza fu nepote di D. Filippo Sciarra: la quarta Lodovica figlia di D. Spi nettodi Villafranca, quale sposò in tempo, che era Signor di Pisa (3) §. 16. Restando GherardoSig., di Pisa, ilDu i : (1) Ammirato Zibald. MS. (2) Tronci ann. di Pisa. (3) Sozom. Stor. di Pist.. (32) ( il Duca di Milano, acui era acuore llacqui sto di quella Gittà, principiòa stimolarloalla vendita, mettendogli invista non solamente il di lui utile, ma il vantaggio ancora dei Pisani , Gli fece pertanto riflettere , che la Città non era in grado di difendersi dalle forze dei Fiorentini, che desideravano sot toporsela ; che esso non poteva assisterlo in avvenire, come aveva fatto per il passato, e che iGambacorti forusciti avrebbero pro fittato della sua debolezza per opprimerlo. (1) § 17 Gherardo in vista di queste, ed altre ragioni, considerando ancora le mire del Duca dirette ad impadronirsi della Città, per qualunque via, di animo pusillanime , diverso dal Padre, rimasto sopraffatto dà tanti riflessi , dopo pochi giorni convenne di vender Pisa al Duca di Milano ,per il prezzo di 200000 fior., riserbando per se so lamente il dominio della terra di Piombi no , e di altri Castelli ivi prossimi; cioè Piombino, Scarlino, Buriano, Sughereto , Vignale, Populonia, l'Isola dell' Elba , di Pianosa, e di Monte-Cristo, quei luoghi ap punto, che adesso formano lo stato di Piom bino, (1) Tronci Ann. Pisani. ) (33) ( bino, come apparisce da una testimoniale degli Ansiani di Pisa (1) . § 18 Stabilite in questa forma le cose, mandò il Duca altre genti a Pisa, in modo دو che Frà tutti arivavano a 1000 Lance , e ,, 2000 Fanti, ed allora parendo aGherardo دو di avere tali forze, che nessuno potesse ,, resistergli , il di II di Gennaio, corse la „ Città, e poi andatosene al Palazzo, dove E (1) Universis , & singulis ad quos &c. Priores , & „ scac College Populi , & Civitatis Pisarum salutem &c. Licet veritas per se ipsa satis eluceat, oportet tamen inter dum propter locorum distantiam fideli testimonio compro bare. Idcirco barum serie literarum requisiti pro parte magnifici, & Potentis D. D. Iacobi Tertii de Aragona deAppiano Plumbini Domini, fidem facimus , & tenore praesentium testamur, quemadmodum Magnificus, Illu stris , & Potens Dominus Gherardus filius olim magni fici , & potentis militis Domini Iacobi de Appiano Ci vis Pisarum, Anno Dominica Incarnationis 1399 , more Pis. fuit Dominus huius magnifice Civitatis Pisarum , &totius Comitatus , & districtus &c. Et qualiter pra fatus Dominus Gherardus postquam Dominium difte Ci vitatis Pisarum penitus dimisit, sibi Dominium , & Po testatem Terra, & Gastri Plumbini , Sudereti , Scarlini , Buriani , Abbatia a Fango , Populonie , Insula Ilva, & Vignalis, que etiam tum temporis sub Dominio dicte Civitatis Pisarum reperiebantur , reservavit , & quas quidem Terras reservatas ipse idem Dominus pacifice , &quiete dum vixit tenuit, & gubernavit, In quorum&c. 1 (34) ( ,, scacciò gl' Ansiani, e posti presidj in quei " 22 " יכס ود luoghi , dei quali ne poteva sospettare , s'assicurò in modo, che non aveva più da dubitare di essere impedito di tirare a fine il suo stabilimento, del quale certi ficati i Pisani , che desideravano la libertà della Patria, andarono a trovare Gherardo ,, e lo pregarono, che poichè era dispostodi وو vender Pisa, si contentasse di venderla a ,, loro, che prontamente gl' avrebbero sbor ,, sato la medesima somma del danaro pro ,, messogli dal Duca, e ancor maggiore. Ri وو. ,, spose, chenon era più a tempo di stornare la sua parola ,, e così l'infelicissima Cit tà di Pisa perduta la sua libertà, fu conse gnata ad Antonio Porro Vicario del Duca di Milano il 19 Febbraio 1399 , (1) e ben che s'estraessero gl'Ansiani , e si eleggesse il Potestà, ed ilCapitano del Popolo, secon do il consueto, erano però tutti subordinati alla volontà del Dominante, in nome di cui essendo state presidiate le Piazze , furono pagati 100000 fiorini all' Appiano , e del restante assicurato in pegni. Gherardo po chi giorni dopo montato sopra una Galera an (1) Sozzom. Stor. di Pistoja. ) ( 35 ) ( andiede alla riservatasi Signoria di Piombi no (1). Sarà cotinuato il filo di quest' Istoria , dopo che averò riportato l'Istoria del Piom binese, prima del Dominio della Famiglia d'Appiano. : 1. CAPITOLO IV. : Variazione di Governo, dello Stato di Piombi no, prima del dominio della famiglia d'Ap piano. Istoria di Populonia , di Vetulonia , di Falesia , di Sughereto , di Scarlino , di Piombino, di Vignale e di Buriano. SEsi deve SIS devegiudicaredelContadodella diPopulonia, come de' Contadi dell' altre Città d'Italia , pare , che tanto ne tempi Etruschi, quanto a tempi de Ro mani, sotto il dominio de Barbari, e special mente de Longobardi, la Città di Populo nia(2) fosse la residenza di un Governatore Civile, che estendesse la sua giurisdizione in quei luoghi , dove successivamente gl' este E 2 se (1) Tronci Ann. Pisani. Anon. Stor. Pis. appresso il Murat. Platina in vita Bonif. IX. Sabell. Enn. lib. 9. (2) Questa Città in antico dominava tutto quello , che adesso costituisce lo stato di Piombino . ) (36) ( se ilGoverno spirituale del Vescovo 'e'che gli attuali limiti della Diogesi di Massa , e Populonia, siano sempre serviti, di limiti an cora al Governo Civile dell'istessa Citta, e perciò ciascheduna parte di questa Diogesi, o Contado, fino da' tempi di Carlo Magno sia stata sottoposta alle medesime variazioni di Governo , ed abbia seguita l'istessa sorte , della Città di Populonia. § 2 Essendo stato creato , e coronato Imperatore Carlo Magno, nella Basilica di S. Pietro in Vaticano, nel giorno della Nati vità di Gesù Cristo, nell'anno 801 da Papa Leone III, avendo scacciato , e superato i Longobardi , e vinto Desiderio ultimo Re di Essi; volendo mostrare il grand' animo suo, dopo aver riedificato , e rifatto molte Città, e Castelli d'Italia , che la maggior parte erano desolati, ed abbandonati, divise I'Italia medesima fra varie Famiglie Nobili, e grandi, che l'avevano accompagnato nelle sue gloriose militari vittorie , o fossero que ste Famiglie originarie Italiane , o Longobar de, o Francesi . § 3 Del Marchesato di Toscana, pos seduto dalla Famiglia Attalberti, anche prima della conquista fatta da Carlo Magno dell' Ita ) (37) ( Italia, ne fu investito Attalberto, quello, che per le sue imprese si meritò il nome di grande, e successivamente goderono i suoi-discendenti Guido, Attalberto Il ec. l'ono re, ed il vantaggio di sì bel Principato (1) § 4. Dividendosi in diverse maniere : questa famiglia, e insieme dividendosi laTo scana in mille forme per varie ragioni, ma specialmente per causa delle tante donazio ni state fatte alle Chiese , e Monasteri , non è facile fissare un'esatta, e circostanziata época di tale smembramento , tacendo gli storici , e mancando la maggior parte dei documenti appartenenti a tant'antichità. Sap piamo però di certo, che il Contado di Po pulonia si divise molto presto, ed in segui to si formarono da Esso molte piccole Si gnorie, indipendenti dalla Città da cui il Territorio già aveva preso il suo nome, come ' Isola dell' Elba, la Pianosa , Monte-Cri sto , e in terra ferma, il territorio Ghe rardesca , i Castelli di Monte-Verdi, della Sassetta, di Pietra, di Montepozzali, di Vi gnale, di Valle, e Montione,di Faliegi ec.; piccole Signorie , che si governavano dai re spet (1) P. Gamurrini delle famiglie Toscane ec. tom. I pag. 151. : ) ( 38 ) ( spettivi Signori, con le respettive loro leggi; quali urtandosi l'una contro dell' altra, ed essendo circondateda governi più forti , cad dero alla fine parte in potere della Repub blica di Siena , e parte in potere della Re pubblica di Pisa, come rilavasi dagli scritto ri, che hanno trattato l' Istoria di quei tem pi . Il Ch. Sig. Antiquario Lodovico Mura tori, (1) nel pubblicare alcuni documenti ap partenenti alla Chiesa Pisana , c'istruisce so pra diversi smembramenti , stati fatti molto presto, nelle vicinanze di Piombino , in fa vore de' Monasteri di S. Quirico,di S. Giu stiniano di Faliegi, e successivamente di al tri in favore della Chiesa Pisana, di quella di Massa e del Monastero della Serena. Buona parte restarono nelle mani dei di scendenti della prelodata famiglia Attalber ti , che gli ponsedevano ancora alla fine del secolo Xl, come n'assicura l'accura tissimo P. Gamurrini (2) Possiede questa casa ab immemorabili tempore........... .......... Biserno , Castellina , Castellare, " Castagneto , Castel di Valle, Valle, Sughe „ reto, ed altri, tutte terre , e Castelli. Non " pre (1). Tom. III Antiq. Ital, .. (2) Delle famiglie Toscane ec. tom. 1 pag. 157. ) (39) ( „pregiudico però ad altri , che avessero do » minato, e non venuti alla nostra cognizio ne, essendo stata questa casa potentissima , " da cui " ISTORIA DI POPULONIA. S5 : ALla distanza di cinque miglia daPiom bino, dalla parte di tramontana , sopra di un Colle prossimo al mare , si vedono le rovine dell'antica Etrusca Città di Po pulonia .Ecco la descrizione, che fa della sua situazione il Chiar. Sig. Dott. Gio. Tar gioni Tozzetti (1) , presentemente Populo „ nia, è ridotta un Villaggio , o Castello ,, di tal nome situato nell'alto del Monte, „ eilPorto suo in granparte rinterrato , sị „ chiama Porto Baratto . Passata di poco la „ Tore S. Vincenzo si incontra una circon ,, flessione, o piegatura del Lido, la quale ,, s'inalza, ed entra nel mare , e forma un ,, Ismo, o sia braccio di terra, quasi da ,, tre lati contornato da acque marine, ove ,sorge un monticello, che si sporge preci „ pi (1) Viag. della Tosc. second. Ediz. Tom. IVp. 267. دو ) ( 40 ) ( ,, pitosamente nel mare, e risguarda parte all' Occidente, parte al Settentrione, e par „ te all' Oriente , avendo da quest' ultimo وو lato una vasta pianura. Sulla cima di ,, questo monticello era situata l'antichissi „ ma Populonia ,, questa descrizione però, è stata presa da Leandro Alberti quasi ad literam. Fu detta dai Latini Populonia, Popu lonium, ed anche Populonii. (1) Circa l'eti mologia di Populonia , diverse sono l'opi nioni . Alcuni vogliono essere una Colonia venuta di Volterra, e però impostole il no me di Populonia , o sia Populus Oenae, o Oenareae , cioè Popolo Colonia di Volter ra ; (2) altri dicono così chiamarsi, per es sere stata fabbricata da un Popolo venuto dall' Isola di Corsica; altri finalmente credo : no sia stata detta Populonia dai metalli che ivi specialmente si cavavano, e lavoravano, giacchè in lingua tirrenica Populonio vuol dire (1) V. Mazzocchi Diatr. 7 nel tom. III. delle dis sert. dell' accadem. Etrusca a car. 61. (2) Quidam, dice Servio ad Virg. Aen. lib. 10, Po puloniam post duodecim Populos in Etruria constitutos, Populum ex Insula Corsica in Italiam venisse, et con didisse dicunt . Alii Populoniam Volaterranorum Coloniam tradunt . Alii , Volaterranus eripuisse Corsis Populoniam dicunt. V. Mazzocchi Diatr. 7 nel Tom. IIIdelle dis sert. dell' Accadem Etrusca a car. 61. ) (41 ) ( dire latinamente Metalla (1). Comunque sia si , ella era una Città assai potente, e ric ca, principalmente per essere quasi l'unica Città de'Toscaniposta sulmare (2), e perciò molto commerciante di Ferro, che si cavava in gran copia,non solo dall' Isola dell' Elba, ma dagli stessi monti di Populonia, e del Campigliese . Tanto è vero , che oltre i sei cento Uomini d'arme dati ad Enea (se però è vero che Enea venisse in Italia ) nella se conda Guerra Punica, diede a' Romani il fer ro, che poteva bisognare per fornire l'ar mata navale da mandarsi a'danni de'Carta ginesi (3) . Non si sabene in qualmodoella venne sotto il dominio de'Romani, e fu di strutta per la prima volta, verosimilmente, nelle Fazioni Sillane, (4) per le quali la mi sera Toscana sofferse gravi disastri. Strabo F ne, (1) Il Canonico Gio. Paolo Nurra di Cagliari nella sua erudita disertazione de Titura Sardiaca , schiarisce molto bene l'Etimologia di Papulonia , facendo ve dere , che in lingua Tirrena Populonia vuol dire lati namente metalla, come si dicesse ora la cava, o la miniera , e che un luogo di simil nome era anche nell' Isola di Sardegna . (2) Strab. Geogr. Lib. 5. (3) Liv. Dec. 3 lib. 8... (4) Strab. Geog. lib. 5. ) ( 42 ) ( ne, che la vide intorno all' anno 27 di Cristo (1), ci riferisce, che l'istesso Castello era quasi deserto , ad eccezione dei Tem pli, e di poche case. Circa l'anno 415, nel qual tempo vi passò Rutilio Numansiano, era assai di peggior condizione, rappresen tandocela , senza i Templi , e le case, che v' aveva vedute Strabone (2) . Nel VI se Co (1) , Populonium situm est in Promontorio subli , mi, quod praeruptum in mare excurrit, specie Pe " e ninsula . Ipsum quidem Oppidum desertum plane = , exceptis Templis, domibusque paucis, nunc iacet= at Navale eius melius incolitur , parvo portu ad ১" radices montis , et domibus recipiendis navibus "praeditum; vidimus ferrifodinas quasdam ibi deser " tas. vidimus etiam qui ferrum et Aethalia ( l'elba ) allatum elaborarent; non enim in Insula fornacibus ,, liquari potest ( per mancanza di legna ), sed statim ,, atque effossum est, in continentem defertur. Est et ,, specula in Promontorio ,ex qua Thynni observan » tur . V Cluver. Ital. p. 450. Strab. Geogr. lib. 5. » (2) Proxima securum reserat Populonia litus Qua naturalem ducit in Arva sinum.. Non illic positas extollit in Aetera moles Lumine nocturno conspicenda Pharos ; Sed speculam validae rupis sortita vetustas, Qua fluctusdomitos arduus urget apex. Castellum geminos hominum fundavit in usus , Praesidium terris, indiciumque fretis. Agnosci nequeunt aevi monumenta prioris, 9. CPGraw : ) (43) ( colo, fu saccheggiata da'Goti comandatidal Re Totila , e poco dopo messa a ferro , e fuoco dai Longobardi, comandati dal Gene rale Gummarith (1), S. GregorioMagno rac contando la vita di S. Cerbone Vescovo di essa Città (2) ci ha lasciata memoria di questa desolazione , e tra le altre cose no ta, che il quartiere reale del Re Totila era in unluogo detto merulis, lontano ottomi glia da Populonia. Tale fu l'esterminio di Populonia, che mai più potè risorgere, e ri cuperare il rango di Città, e la sua campa gna restò spopolata,essendo molti degl'Abi tatori , stati uccisi da crudelissimi Barba 1 ri , ed alcuni pochi essendosene fuggiti nell' Isola dell Elba. Perciò non è maraviglia , se per alcuni anni Populonia non ebbe Ve scovo proprio , ma quella miserabile Dio gesi fu raccomandata da Gregorio Magno, F2 Grandia consumpsit moenia tempus edax , Sola manent interceptis vestigia muris , Ruderibus latis tecta sepulta jacent. Non indignemur mortalia corpora solvi, al Cernimus exemplis Oppida posse mori. Rutil. Num. Itir, lib. I ad Vener. Rufum . (1) Borghini Disc. par. 7 p. 281 , e pag. 1742. (2) Ibid. part. 2pag. 257 278,396. : ) (44) ( al Vescovo di Roselle, Città vicina. (1)An i zi che intorno all'anno 603, non si trovava in Populonia chi amministrasse il Battesi mo, e gl'altri Sacramenti a'Cristiani (2). Stabiliti che furono i Longobardi in Italia , e deposta che ebbero la loro fero cia, respirò alquanto questa misera parte della Toscana, e per l'opportunità del por to, si radunò qualche popolazione in Popu lonia , sicchè ella riassunse il grado di Ca po di Provincia, e di Diogesi, e trovasi de corata di Vescovi proprj , de quali Sereno si vede sottoscritto nell'anno 676 a' Canoni del sesto Concilio Generale Costantinopoli tano (3). Carlo Magno nell'anno 787, al ri ferire dell' Erud. Lami, (4) prima di partire di Roma donò Populonia alla Chiesa Ro mana. Nell' anno 809 sofferse ella nuovo disastro , essendo stata saccheggiata daiGre ci detti Orebiti (5) . L'anno 816 fu finita di distruggere dall' Armata Navale dell' Im pera (1) Ibid. (2) V Ammirat. Istor. Fior. tom. 1 p. 18. (3) Malevolti Ist. di Siena part. 1 lib. 2 p. 17. (4) Monum. Eccl. Flor. Ind. tom. III p. 727. (5) In Tuscia Populonium Civitas maritima aGrae cis , qui Orobitae vocantur, depredata est. Rhegin. cron. lib. 2. ) (45) ( peratore di Costantinopoli , comandata da Niceta (1) . Da questo tempo in poi non è mai più risorta, ne ha mai più ripresa for , ma di Città o Terra grossa, ma è sta ta solamente considerata per un Villaggio. Nel 817, l'Imperatore Ludovico Pio confermò questa Città alla Chiesa Romana (2), e suc cessivamente fece l'istesso Ottone I nell'an no 962 (3). Chi desidera avere un piùdistin to ragguaglio della Città di Populonia, ve da Leandro Alberti (4) riportato ancoradal Chiar. (1) Biond. Flav. Hist. (2) Lami Monum. Eccl. Flor. Ind. tom. II. (3) Lami ivi . (4) Ital. pag. 28 , e Seq. Sonoquesti luoghi contorni, pieni di selve, nelle quali veggonsi grandi, e grosse muraglie di pietre quadre di smisurata grossezza , lar ghezza , e lunghezza , moltostrettamentesenza calce , o altro bitume insieme congiunte, intorno a queste ro vinate mura scopresi un artificioso pavimento , venti piedi largo , tutto lavorato con pietre di marmo ,con grand' artificio . Egli è ben vero, che in alcuni luo ghi trovasi guasto, e altrove coperto di terra, o sia stato per la rovina della Città, o per altro caso oc corso, non si sa Dentro delle rovinate mura dimo strasi parte di un'Anfiteatro, dalla quale facilmente si può giudicare di quanta sontuosità egli fosse . Le cui mura sono con gran magistero di belle pietre figurate adamandola fabbricate ,ed altre simili figure. E co me ) (46 ) ( Chiar. Targioni, ma mutilato. Il medesimo descrive le rovine , che di essa vide circa la me si può conjetturare,era tutto, tant'edifizio,di fi nissimi marmi incrostato . Non molto lontano da detto, vedesi un bello , e ben misurato vaso di pietre pre ziose con grand' artificio composto ,dal quale per un capo di Leone nella pietra ingegnosamente fatto usci vano chiare ,e dolci acque . Vero è cheper la rovina 、 della Città , non essendo chi ne avesse cura, già lungo tempo sono mancate. Appresso questa fontana si sco pre una grossa, et alta muraglia fatta alla rustica con grandi pietre . Ma talmente sono composte assieme dette grandi pietre, che fanno maravigliare ognuno , che le considera . Poscia si scorge nel mezzo della Cit tà una grande conserva d'acque , ove da ciascun la to se le dimostra un canale,per li quali scendevano le acque, che dal Cielo piovevano nella conserva. Ritrovasi etiandio in qua, e in la per la Città molti pozzi , ove sorgevano le acque, delle quali al giorno d'oggi , alcuni sono pieni d'acqua, e alcuni di terra , e chi intiero, e chi mezzo rovinato . Assai altri ve stigi d'edifizj si scoprono da ogni lato, dalli quali si può conoscere diquanta magnificenza la fosse . Scen dendo alle radici del Colle, ove era Populonia , vedesi all' Oriente , et Occidente da ciascheduno dei due la ti, cento piedi dalla rovinataCittà discosto,nel piano, i fondamenti di due Fortezze, e fra il colle, e le due Fortezze, eravi una fossa di convenevole larghezza , che circondava la Città da ogni lato del continente della terra, che pareva un' Isola posta nel mezzo di detta fossa.E come si può divisare, erano condotte : : l'ac : ) (47) ( la metà del secolo XVI, quali furono ritro vatemancanti posteriormente nell'anno 1742 dal l'acque marine in tal guisa, che si traevano le navi per essa. Furono fatte ' antidette fortezze alla Bocca d'ambedue le foci della fossa, per maggior sicurezza della Città . Rimane al settentrione una vasta campa gna lunga to miglia, avendo al mezzo giorno la ma rina . Nel mezzo del colle dove era la Città era una fontana , che gettava grand'abbondanza d'acque , in torno alla quale va purgato l'argento nominato Po polino da Populonia. Per il che ancora al presente in qua, e in la trovansi assai loppe di fucine dei fabbri , dalle quali pestate, e poste nel crociolo al fuoco, se ne cava argento. Oltre la Città di Populonia quattro miglia , trovansi assai cave, et pozzi,dalle quali se ne traeva l'argento, e circa la fontana di sopra nomina ta inquegl'edifizi era lavorato .Dall'antidetta fonta na per alcuni sotterranei canaletti, e sotto la marina furono condotte le acque per 10 miglia insino a Por to-Ferrato già Porto di Populonia porto nel mezzo dell'onde marine . Egli è quest'edifizio di fortissime mura molto artificiosamente fatto a somiglianza della casa della Chiocciola ,cioè girando intorno fino alla ci ma, e ciò fu fatto per sicurezza delle navi , che qui si ritrovano in tempo della rabbiosa furia del mare. Esce l'antidett'acqua per un grande , e maestrevole edifizio in mezzo di detto Porto,ove possonoad ogni lor voglia passare i marinari a prendere acqua per i suoi bisogni . Sono in cima alle dette mura del porto due ordini di magazzini intorniati di mura fabbricate di dette pietre tagliate in somiglianza d'amandole; : 6000 ) ( 48 ) ( dal Sig. Canc. Zanobi Pomi (1) circa la fine del secolo XII si faceva vicino a Po pulonia un mercato al quale nel 1190 vi an sono questi due ordini di magazzini uno sopra dell'al tro posti . Egli è questo Porto con le rovine di Po pulonia del Sig. di Piombino. E acciocchè sia abitato il Paese , a conceduto a molte famiglie di Corsi , che per loro fazioni non possono dimorare nell' Isola , che quivi abitino , e faccino abitazioni a lor voglia . Du bito con fondamento, che il Porto da Leandro qui sopra descritto, sia Portoferrajo, e nonPorto-Baratto, come cre de l' Erud. Targioni nella descrizione dei suoi viaggi; molto più, che di Porto-Baratto ne fa l'istesso Alberti una descrizione a parte. (1) Escii di Piombino per la Porta di terra , e pas sai per il Botro di Falese: di li presi la strada di Campiglia , a mano sinistra per il Padule tra lo Sta gno , ed il Monte ,dipoi lasciata la strada Campiglie se, voltai a mano diritta tra la macchia di Piombino, ed il coltivato . Il monte , e la pianura è coperta di macchia ma senza alberi ,e due miglia, e mezzo lon tano da Piombino comincia il coltivato, ed il Padule , discosto dal quale un miglio, e mezzo trovasi un pez zo di muraglia antica rovinata, chiamata la porta del ferro . Passato, che ebbi il Padule ,salii alquanto , e valicata la foce di Monte Labbro , giunsi a Porto Ba ratto . Egli è un piccolissimo Porto formato da un se no di mare, grande al più quanto la Piazza di S. Cro ce di Firenze. A mezzo giorno si vede la casa del Castellano , annessa ai vestigi di Fabbrica più antica di pezzi quadri di tufo, ma non però di antichissima strut ) (49 ) ( andiedero alcuni mercanti Genovesi (1) , Di rado si scuoprono anticaglie di Popи lonia, contuttoche , oggidì qael territorio si sementi. Nel ricchissimo museo del Barone Filippo de Stosch, al riferire del nominato Sig. Dott. Targioni (2), si conservano due anti G che struttura, come si conosce dai pezzi di pavimento a Mosaico inseriti nelle muraglie. Nel fondo del Porto sono moltissimi Capitelli di Colonne , ed anche colon ne , cornici, e lastre di marmo , che ben si distinguo no sott'acqua, particolarmente nel tempo del riflusso Vi è una fonte d'acqua dolce, che viene per con dotto . Di quì si sale a Populonia distante un mi glio, situata sopra di un monte precipitosissimo, con que cime quasi piane, ma poco ampie. Il di Lei mo derno circuito è piccolo , e de'bassi secoli . Il circuito antico , ma interrotto dalle mura chiudeva idue pog-. gi detti di Populonía, ed è costrutto digrossi massi, come le mure di Volterra. Nel secondo poggio si ve dono due stanzoni in volta larghi 20 braccia al و ti 24, fabbricati di grossi pezzi di tufo , fermati con calcina, e con intonaco fortissimo di Puzzolana , municavano insieme , ed erano destinati per conserva co d'acque, come si conosce da un gran doccione di pie tra , che vi è in alto.Sopra a detti stanzoni si vedo no sei archi , posti in diritta linea, alti braccia , larghi tre , e nel dintorno si vedono molti pozzi ri ٢٥ , ripieni . Dell' altre antichità descritte da Zaccharia Zachio, e riportate da Leandro Alberti non ne ritrovo vestigio . V. Targioni viaggi tom. IV p. 267. (1) Vedasi il Murat. Antiq. Med. Aev. tom. II p.921, (2) Viaggi per la Toscana tom. IV. p. 267. ) ( 50 ) ( che monete , grandi quanto le medaglie di se conda grandezza, coniate dai Populoniesi a vanti , che cadessero sotto il giogo dei Roma ni . Nella prima si vede la testa di Vulca no, col solito Elmo suo appuntato, e laurea to , e dietro ad essa testa è un segno simile all' X; nel rovescio si vede un martello , ed una tanaglia, con in mezzo un' incudine, e intorno a lettere Etrusche scritte da destra a sinistra si legge PUPLUNA. Nella secon da è la testa di Minerva galeata, con sopra un punto , o marco, e nel rovescio una Civet ta, che stà sopra a due punti, e una Luna, e due stelle colla medesima iscrizione . L'i stesso Signore Barone vedde altra ugualmente grande moneta di Populonia, stata ivi trovata nell' anno 1751 , in cui si vedeva una testa alata di Mercurio, e nel rovescio era un Ca duceo colla solita iscrizione : di qui si com prende , che i Populoniesi esprimevano nelle monete le principali prerogative della loro Pa tria, cioè col Vulcano la manifattura delfer ro, ed altri metalli, colla Minerva la cultu ra delle scienze, e col Mercurio la mercatu ra . Intorno all' antiche medaglie di Populo nia V. Gori Mus. Etrusci tom. IIIpag. 32 Wesselingii Comment. in itineraria antiqua, pag. 61 ات ) (51) ( pag. 61. Si ramentano inuna decisione della RuotaFiorentina (1) i Fiorini, e i soldiPopo lini d'argento , che si vogliono composti con mondiglia di mezz'oncia per libbra, quando prima erano dipuro argento . Non saperci : fissare l'epoca di un tal corso di moneta . Alladistanzadi un miglio e mezzo dall' attualVillaggiodi Populonia si vedono ancora le rovinedell'antico Monastero di S. Quirico, o S. Salvatore (2). Nell' An, 924 era questa Chiesa di S. Quirico Pieve matrice , dove si conferiva il Sacramento del Battesimo (3) , Nell' An. 1043 era già stato fondato il Mo nastero, imperocchè un certo Prete Cunitio, figlio d' Ermingard lidonò tutti i suoi beni, chepossedevainvarj luoghi, especialmente a G2 (1) Ruota Fior. Dec. XXII pag. 289. Mon (2) Nell' an. 1779 essendo a Populonia in casa dei Nobili Sig. Desideri , possessori della maggior parte di quel territorio, e miei singolari amici , e padroni , an dai a vedere le rovine di questo Monastero insieme condiversi Nobili Sigg., che si ritrovavano per di porto, presso i medesimi Sigg Desideri, e si osserva rono le vestigie della fabbrica del Monastero , della Chiesa, e di una Torre, che serviva di Fortilizio, che dall' architettura giudicai essere queste fabbriche un' opera del Secolo XII. (3) V. Murat. Antiq. Med. Aev. Monum. Ecel. Pis. ) (52 ) ( Moutione (1). Nel 1104 iConti Ugone, e Lo terio figli del Conte Uguccione fecero quie tanza al Priore di detto Monastero di tut ti i beni, che possedevano, e che gli furo no lasciati da un certo GuidodiRaniero(2). Nel 106 Il Pontefice Pasquale prende sotto la sua protezione questo Monastero, e tutti i suoi beni (3) . Nel 1143 Papa Celestino II li conferma la medesima protezione della Chiesa Romana , e nomina tutti i beni, che gli appartenevano , fra i quali il Monte della Città distratta , che anticamente si chia mava Populonia (4). Nel 1178 il Pontefice Alessandro III gli conferma diversi beni , fra i quali la Chiesa di Valdiperga e sue per tinenze, le Possessioni della Corte del Colle, di S. Regolo, di Castel Vecchio e di Parana (5). Finalmente nel 1258 essendo questo Mona stero andato indecadenza, e restato con po chi Monaci, e quelli scandalosi, il Vescovo di Massa Ruggiero l'aboli con la sola sua ordi naria autorità, e conferì il Monastero , e sue pertinenze ai Frati Gulielmiti dell'Ordine di S. Ago (1) Murat. Antiq. Med. Aev. Mon. Eccl. Pisan. (2) Murat. ivi. (3) Murat. Ivi. (4) Ughell. Ital. Sac. tom. 3. p. 710. 712. 713. (5) Murat. Ivi. ) (53) ( S. Agostino , della Diogesi di Grosseto (1) Questi Frati in seguito restarono ancora Essi aboliti , e fu eretta di questo un' Abazia , della quale nell' Anno 1400 era Abate il Vicario Generale del Vescovo di Massa, Cri stofano Manenti di Siena (2)... ISTORIA DI VETULONIA . $6. Molti : 4 ? Olti hanno creduto, che nel recinto che del Contado di Populonia , 0 sianella Diogesi di Massa, in Terra ferma, possa es sere stata l'antica Città di Vetulonia, del la quale hanno scritto il Cluverio (3), il Dempstero , (4) e tra gli antichi Scrittori Silvio Italico (5) Livio , ed altri : ma dubito che si siano ingannati . Raffael Volterrano è di sentimento, che Ella fosse dove pre sentemente è Massa. I Chiariss. Sig. Dott. : : Pop. Serie dei Vescovi di Massa p. 42. Targ., breria della Sapienza di Siena tom. XXXI A. 45. 1: (1) V. Cesaretti, Memorie della Diog.di Mass. e (2) Benvogl. Notiz. appart. alla Città di Massa. Li (3) Ital. p. 472. (5) Lib. 8. (4) Etrur. Reg. lib. 4 cap. 13. ) (54) ( Targ., e 'Ab. Ximenes vogliono, che fosse situata otto miglia lontano da Massa, e tre discosta dal mare , riportando un'antica Gartapecora nella quale si chiama aconfino, nella divisata distanza, Vitulonio (1). Lean dro Alberti , conpiù fondamento, dice, che quel Vetulonio che gl'Istorici antichi descri vono nel Contado di Populonia, non fosse altrimenti la Città Etrusca detta Vetulonia , ma un Tempio chiamato Vitulonio , situato tra Populonia , e la Torre S. Vincenzio , al quale concorrevano in certi tempi dell'anno i To (1) Cart.diMassa neli Archiv. delleRiform. di Siena. In Nomine Domini Nostri Iesu ChristiAnni . Mill, ducent. quarto. Ind. septima, nonis Januarii &c. Ego Lambertuccius filius Domini Gualandi, per hanc chartam vendo, et trado tibi Uberto Domini Ranuc cini Vicedomino &c. ,universam illam terram cultam , etnoncultam, a Monte de Mari usque ad Castrum Prati , et a Prato usque ad Montem Maxssum, et a : 1 MonteMaxsso usque ad Calvellum, et a Calvello usque ad Vituloniam , et a Vitulonia usque ad Plebem de Pastorali , et inde usque ad Terram Russam prope Marsilianam , et inde usque ad praedictum Monte de Mari &c. Actum Massae in Domo Ospitalis Operae S. Cerbonii &c. Ego Ugulinus Plumbinensis D. Ro manorum Imperatoris Iudex Ordinarius , atque Nota rius his omnibus interfui, et ad memoriam habendum, et imposterum conservandum hanc chartam scripsi, et firmavi . ) ( 55 ) ( i Toscani. Ecco quanto ci lasciò scritto del medesimo (1) , Frà ilporto antico di Popu ,, lonia , e la Torre S. Vincenzio, tra quel دو ,, le Selve , e folti Boschi, tre miglia dal دو ,, Mare discosto, vedesi un grande, e lun „ go muro, che abbraccia molto Paese , وو وو fabbricato di gran sassi lunghi di piedi 4 in 6, tanto diligentemente composti in ,, sieme, che paiono essere composti senza „ calce , o altro bitume. Onde si può cono scere la gran diligenza dell'Artefice nel „ dirizzare tanta fabbrica; ella è larga pie „ di dieci: ben è vero che in alcuni luoghi vedesi intiera, e altrove mezza rovinata, " „ e anche totalmente fino dai fondamenti distrutta. Sono nel mezzo di questa mura ” ,, glia, molte fontane, dico Edifizi dove „scendevano le acque (si conosce ) che ora "sono quasi tutti guasti, e cosìsono man ,, care le acque. Eziandio scoprendosi molti وو و pozzi , qual totalmente pieno d'acqua , e ,, chi senza. Vedonsi assai seliciati alla mo quale mezzo voto, e chi con l'acqua, e „saica molto maestrevolmente composti di ,, posti di finissimi marmi : è vero però, che ,, preziose pietre , traversati da vaghi com : (1) Ital. p. 33. ,, Ella " ) ( 56 ) ( Ella è guasta per la maggior parte tant' ,, opera . Altresì si rappresenta parte di un ,, superbo Anfiteatro, dalla quale facilmen „ te si può giudicare della grandezza , e son ,, tuositàdi quello, quanta ella fosse, quando „ era in essere. Quivi giace un gran pezzo : di marmo moltomisuratamente intagliato " di lettere Etrusche, come affermanoicuriosi ,, vestigatoridell'antichitadi. Ritrovansitant : „ to dentro le dette muraglia, che di fuori, ,, per ivicini luoghi,frà folti boschi, e cespu „ gli, e pruni, pezzi di nobili marmi, capitelli ,, spezzati, Basamenti, Tavole diPietre, Men " sole ,Avelli, ed altre simili vestigie d'anti ,, chitadi , molto artificiosamente lavorati . دو Per le quali si può giudicare , che fossero ,, ornamenti de nobili edifici, o di qualche , Tempio, o Palagio, scoprendosi eziandio : ,, grandissimi fondamenti , conalquanti pezzi di grandissime mura in piedi. Perquanto " ,, posso divisare, credo che fosse quest'edi ,, ficio , hora tanto rovinato , eabbandonato ,, quanto si vede, dagl'Abitanti del Paese " Vetulia domandato , e questi folti Boschi ,, nominati la Selva di Vetletta , quel luogo da Tolomeo domandato Vetulonium , Itu „ lonium, con ciò che fosse cosa che Vetu " 10 ) (57) ( ,, lonia fosse una parte delle Regale Tetra „ poli, circa il Lago Cimino, e gli Vejenti , " " che erano molto vicini all'Etruria, come dimostra Livio nel primo libro, e simil „ mente perchè era Vetulia nei mediterranei „ insieme con iToscanesi, e Vulterreni se „ condo Plinio nel 3 lib. , e per tanto si deve ,, questo luogo descrivere non molto dal Lido discosto, ove lo pinge Tolomeo, Itulo „ nio, e così si vede esser corotto Tolomeo „ Era Itulonio, come dice Annio, un grandis ,, simo , e superbo Tempio , appresso lo qua دو " دو le vedevansi grandissimi edifizi, ove abi tavano i Sacerdoti,come ora ingranparte dimostrano le grandissime rovine, che si „ veggono nel Tempio dei Populoniesi. Fu ,, consacrato detto Tempio a Pupio Principe , دو „ o Dio dei Populoniesi. Onde chiaramente può , da questo conoscere si può, che sí deve ,, domandare , quest' Edifizio rovinato Itulo „ nium, e non Vitulonium, cioè Itulonio „ Vero è, che volendo seguitare l'orme ,, degl'antichi , se gli metterà la lettera V ,, avanti , e così diremo Vitulonium , e non Vetulonium . Imperocchè altra è la deriva zione dai Vei, altra dagl' Ivi, ed eziandio " > perchèVitulonio fu un Tempio, e Vetulonia H „la ) (58) ( la Città Regale d'Etruria talmente nomi دو nata dagli Vei, et Lomnimi Locumoni. Al " presente dunque ènominato questo luogo ” ” Vetulia in vece di Vitulonia , e queste , Selve di Vetletta in vece di Vetulia , rite „ nendo parte dell'antico, e vero nome . ” Fuori di quest'Edifizi si dimostrano per ,, ogni parte fontane guaste, e diroccate. „ Più avanti camminando lungo quei Colli دو tutti selvaggi , e pieni di cespugli, e di „ pruni , da Vetulia due miglia discosto , ,, appare un grand'Edifizio , dove si confet „ ta l'Allume , et quindi a tre vedensi le دو Fodine , ovvero il luogo dove si cava il ,, Ferro molto crudo. Poi più oltre sequi ,, tando l'antidetto Colle, che risguarda a وو ,, mezzo giorno per un miglio, e scendendo alle radici , trovasi una Palude , che met „ te capo nella marina, dalla quale si ca „ vano buoni, e saporosi Pesci. Ella è.ac 22 cresciuta questa Palude dal fiume Cor „ nia, che scende da Monterotondo, e pas ,, sando per il territorio di Campiglia, fi ,, nisce il suo corso a questa Palude. Do » mandasi ora questaPalude le Caldane, per دو chè escono dalla medesima acque calde »Crederei che quest' acque fossero quelle , وو delle ( 59) ( ,, delle quali scrive Plinio nel secondo li " bro, che nell' acque calde di Pisa nasco ,, no le Rane, e appresso i Vetuloni nell'E دو دو " دو truria, non molto dal mare discosto, na scono i Pesci, avvenga che Annio voglia, che siano quest' acque quelle di Viterbo , talmente nominatedal fiume Caldano, im ,, perocchè ho dimostrato , che fosse Vitu " lonio non molto discosto da questo luo „ go, e appresso il mare, e quelle sono di ,, scoste dal mare; e altresìperchè fino aoggi „ quest' acque sono domandate Caldane ,„. Non saprei dire il perchè, il Chiariss. Sig. Dott. Gio. Targioni, (1) nell' illustrare la qui riportata osservazione diLeandro Al berti , l'abbia in tal maniera mutilata, che di un Tempio ne formi unaCittà, e stabi lisca la suasituazione vicino a Massa, quan do ( come si è veduto)era vicino a Popu lonia ; e perchè l'istesso abbia fatto ancora il Sig. Abate Ximenes, (2) camminando alla cieca sopra le sue pedate. Più volte sono stato nel luogo, dove nel retroscritto Con tratto di compra , e vendita , si chiama a H2 con (1) Viagg.della Toscanasecond.ediz. tom. IVp. 268. (2) Esame dell' Esamedi un libro sopra la Marem. Senese . ) ( 60 ) ( confino Vitulonio, (1) e per quante diligen ze abbia fatto, mai mi è riuscito di ritrovare, neppure l'ombradi qualche avanzo d'antichi tà o Etrusca, o Romana. Solamente in ci ma del Colle si vedono le vestigie di un Casalone, dove credo fosse unapiccolaChie sa denominata S. Martino, di pertinenza del Monastero della Badia a Fango, qual Chie sa nell'Anno 1063 fu permutata con i Mo naci della Badia di Sestinga , (2) nominan dosi, in questo contratto a Confino, Vitulo nio . Ma , perchè questo luogo si chiamava nel Secolo XI. Vitulonio , costi era situata l'E (1) Sichiama presentemente, questo Luogo ilPoggio al Castiglione , e il piano sottoposto al medesimo, si chiama Piano del Castiglione , alla fine del quale pos siede presentemente, una vasta Tenuta, la distinta fa miglia Malfatti di Massa . Nel Contratto di premura sopra citato,del 1063, nel medesimo luogodove adesso possiedono i Sigg. Malfatti, si chiamò a confino Mat fattore . Vi possiede dunque fino da quel tempo? (2) Archiv. delle Riformag. di Siena. Spogl. delleCar tap. dell' Arch. dei FF. di S. Agostino di Siena n. 1763 ivi ,,Anno 1063. L'Abate della Badia a Fangofa una " permuta con 'Abate di S. Bartolommeo di Sestinga , al quale dà il luogo dovefu la Chiesa di S. Martino, sopra il Poggio di Vitulonia, al quale confinava Malfattore, e andava al campo d' Alberto fino alla Fonte vecchia, e 'ascendeva per il Fosso della Valle Plumbi, e arrivave al Vado di Lupo Sozzi . ) (61 ) ( 1'Etrusca Città di Vetulonia?Ma come con cilieremo poi questa situazione con quella indicataci dal prelodato Leandro Alberti, se gnata in variecarteGeografiche delle più an tiche, distante l'una dall'altra miglia 25? ISTORIA DI FALESIA , O FALESA. § 7. Levante della presente situazione di A Piombino, alla distanza di circa un mi glio, vi è un Seno di Mare, chiamato il Porto Vecchio , e ancora Faliegi; questo è il luogo dove prima vi era il Porto di Fa lesia nominato in diverse Carte Geografiche antiche , e specialmente nell'Itinerario d'An tonino Pio (1), e da RutilioNumansiano (2). Pre (1) p. 212. A Scapris Falesia Portus . XVIII. (2) Lassatum cohibet vicina Falesia cursum Quamquam vix medium Phoebus haberet iter ; Et tumforte bilares per compita rustica pagi, Mulcebant sacris pectora fessajucis: Illo quippe die tandem renovatus Osyris Excitat in fruges germina laeta novas . Egressi Villam petimus lutoque vagamur, Stagna placent septo delitiosa vado. L ) (62 ) ( Presentemente questo Porto è poco servibi le , come inservibile lo era ai tempi di Ru tilio Numansiano , rappresentandocelo quasi come uno Stagno , o Padule Marino, (1) pieno d'Alga, che serviva di Vivajo, o con serva di Pesci , e ne era appaltatore un Ebreo. Il Castello, a cui Rutilio hadato il nome di Villa, restava dentro Terra, alquan to lontanodallaCala , e questo nel secolo X apparteneva a un certo Conte Ugo, (2) del quale nell'Anno 1022, se ne serviper lafon dazione di un Monastero sotto il Titolo di S. Giustiniano , con donare al medesimo Monastero molti Fondi in quei luoghi. E sta to succesivamente chiamato , Il Monastero : Ludere luscivos inter vivaria Pisces Gurgitis immensi laxior unda sinit. Sed male pensavit requiem stationis amoende Hospite conductor durier Antiphate ; Namque loci querulus curam Iudaeus agebat Humanis animal dissociale cibis : Vexatas frutices, pulsatus imputat Algas, Damnaque libatae grandia clamat aquae &c. di : Itiner. Rutil. Numant. impress. cum Itiner. Anton. Pii Basilee ann. 1575 in 8. vol. 1 p. 15.V. Dompstero Etrur, reg. cap. XIV. p. 59. (1) V. Rutil. Numan. ivi . (2) V. Murat. Antiq. Ital. tom. III. p. 1076. Lami Monum. Eccles. Florentin. ad Ann. MXXII. ) (63 ) (ご di.S. Giustiniano di Faliegi (1) . Pagava alla Chiesa Romana ogn'anno il censo di un Marabottino (2) Nel 1115 Uberto Abate del medesimo Monastero vende all' Opera della Cattedraledi Pisa tre patti intiere del Ca stello , e Rocca di Piombino , con le sue pertinenze, compreso ancora il Poggio. (3) Nell'anno 1135, baratto con l'Arcivescovo di Pisa il restante delle ragioni, che l'erano restate in Piombino, e sua giurisdizione; (4) di modo che fino da questo tempo i Pi sani principiarono ed essere i padroni di Piombino, appartenente fino a quel tempo al Monastero . E come una certa Calciscia na Moglie di Uberto Marchese di Corsica , vi poteva avere delle ragioni , così nell'an no 1150 ne fece solenne rinunzia come , la fece il Pontefice con sua Bolla diretta all'Arcivescovo di Pisa (5).I Monaci , circa questo tempo, avendo distratti tutti i loro beni dal Piombinese, abbandonarono ilMo nastero, e si ritirarono probabilmente a Pisa, do (1) Murat. Antiq. Ital. tom. III. p. 1067. (2) Lami Monumen. Eccles. Florent. p. 1287 (3).Murat. ivi . (4) Mutat. ivi. (5) Murat, Antiq. Med. Aev. tom. III. p. 1076. ) (64 ) ( dove avevano i beni permutati con quelli di Piombino . Successero in detto Monaste ro certe Monache , quali credo mutassero il Titolare del Monastero , onde in vece di S. Giustiniano, lo intitolarono S. Bartolommeo di Faliegi, e poi di S.Maria. QuesteMona che ebbero diverse differenze con i Vescovi di Massa, credendosi successe nei privilegi dei Monaci , e però pretesero una giurisdi zione quasi Episcopale (1). Il Pontefice Ales sandro IV. nel 1257 incorporò il sopradetto Monastero alle Monache di S. Chiara allora di S. Maria, dell' Ordine di S. Damiano di Massa . O non s'effettuò l'incorporo , o lo ritennero fino all'anno 1486, nel qual tem po fu concesso ai Frati minori di S. Fran cesco da Sisto V. (2) Mi è pervenuta alle mani una notizia estratta dall'Archivio dei FF. Francescani di Piombino , che tale quale ho creduto bene di riportarla. „ Dopo che il Monastero di Faliegi fu ,, assegniato alle Monache di S. Chiara da „ Papa Alessandro IV ,pretesero l'Abbades ,, se pro tempore di subentrare nella Giu ,, risdizione quasi Episcopale, che avevano „ gl'A (1) Arch. dei PP. Convent. di Piomb. (2) Ivi. ) (65 ) ( „ gl'Abbati nella Terra di Piombino, e suo ,, distretto ; e perchè i Piombinesi , o perchè ,, erano assuefatti al Governo spirituale dei ,, Superiori di quel Monastero , o per non ,, soggiacere al foro Episcopale di Massa, دو دو o per l'ambizione d'avere nel loro Paese l'Episcopessa, fomentarono le sue preten ,, sioni , ed esercitò per lungo tempo la me „ desima giurisdizione . I Vescovi di Massa ,, per non soggiacere ad un'aggravio così ,, grande, che risultava in pregiudizio della دو ,, loro autorità ne fecero grandissimi risen ,, timenti; mossero all'Abbadessa molte li ,, ti , e fulminarono contro i Piombinesi دو ,, molte censure, e scomuniche , delle quali i دو دو Piombinesi fecero poco conto. Maggiori furono le controversie , che nacquero al „ tempo di Pietro da Fano Vescovo di دو „ Massa, e Suor Filippa di Nieri di Piom bino Abbadessa nel Monastero sopradetto , ,, circa la fine del Secolo XIV, tanto che per ,, li scandali, che succedevano in Piombino , " e per le Scomuniche del Vescovo, e per دو دو " وو l'Interdetto postovi cessava il commercio dei Mercanti , e per conseguenza i como di, é i vantaggi dei Piombinesi , delle Terre , Ville, Castella, e Isole circostan I „ ti; ) (66) ( 9, ti ; per lo che una parte, e l'altra ve , dendo il pericolo degl'altri evidente , per ,, causa della detta Scomunica, e conoscen ,, do, che per le spese quotidiane delle liti دو دو دو veniva in povertà ' una parte, e l'altra; deliberarono di rimettere tutte le loro dif ferenze nell' arbitrio del Rev. in Xsto Pa „ dre , e Sig. Herrigo, figlio del Rev. Mar دو tino da Massa,dell'ordine de minori, Mae „ stro in Teologia, il che fecero nel 1382 , ,, Ind. 5 a di 7 di Maggioallo stile di Mas ,, sa , sotto pena a chi detto Lodo non os ,, servasse di dugento fiorini d'oro da pagar si alla Camera Episcopale , ed altri mille „ alla parte , che l'osservasse. Rogato Ser دو Francesco d' Ugolino da Massa. Fatto il , compromesso, ilmedesimo Red. Sig. Enrico „ publicò il Lodo ai 10diMaggio, tre giorni ,, dopo, nel quale sentensiò . Che l'elezione, „ conferma, e privazione del Pievano della دو دو " Pieve di S. Lorenzo di Piombino,alla qual Pieve è congiunta la Pieve di S. Antimo ; la cognizione , e l'esecuzione dei Testa „ menti, e delle ultime volontà di chi mori i , va in Piombino; la cognizione delle cause „ Matrimoniali, Civili, oCriminali; le cause „dei legati ad pias causas; la reservazione , وو com ) (67) ( „ commissione, e dispensa dei casi; la visita ,, della Pieve, e dell'altre Chiese curate; „ la correzione, punizione dei Preti , ap „ partenessero al Vescovo, non all' Abba „ dessa; che i corpi di chi non avesse, o „ non s' eleggesse sepoltura , si seppellissero ,, in Pieve; che il Piovano di S. Lorenzo , „ e di S. Antimo avesse la quarta parte وو della cera dei funerali di tutti, tanto Ago „ stiniani , che Francescani , come anche del „ Monastero delle Monache , come dovuta „ alla Chiesa Parocchiale: con questa con „ dizionę però che il Piovano, o chi tenes ,, se il luogo, fosse tenuto in perpetuo da وو re , e restituire all'Abbadessa pro tempore , ,, o al di lei sindaco l'intiera quarta parte di " tutta la cera, la quale fosse portata cum "funere alla detta Chiesa, o Pieve di S. An „ timo , e similmente si dovesse dare al ,, medesimo Monastero l'intiera quarta par . , te di tutta la cera , che fosse portata si دو۔ milmente a qualunque altra Chiesa di det--,, ta Terra , Borghi , e distretto , tanto dai ,, Priori di S. Michele di S. Agostino, quan „ to dai Guardiani di S. Francesco , come ancora da qualunque Curato d'anime di qualunque Chiesa fabbricata, o da fab : 12 „ bri دو ) ( 68 ) ( bricarsi in avvenire in perpetuo nella det „ taTerra, e distretto. Perocchè anticamen دو وو دو te nel tempo addietro , ciò era stato con sueto , e stante quest'antica consuetudine incaricò alle dette Chiese , tale osservan „ za . Decise parimente , che le Chiese di ,, S. Bartolommeo , e di S. Anastasia, po ,, ste vicino alla porta della Terra , e di S. Maria di Belvedere situata dentro la ” " دو " Terra di Piombino, tutte e tre senza Cu ra appartenessero all' Abbadesse, con le loro giurisdizioni , e immunità. Che il Vescovo non potesse pretendere cosa al cu cuna delle feste , oblazioni , e limosine of ,, ferte alle dette tre Chiese , e Monastero. دو دو Che l'Abadessa riconoscesse il medesimo Pietro per suo Vescovo nelle cause Epi ,, scopali , senza però pregiudicare all'esen دو دو دو 1 دو . sioni dell' Ordine suo , e del Monastero; e vicendevolmente il Vescovo difendesse l'Abadessa, Monache, e Monastero, e l'altre nominate Chiese, annullando qua ,, lunque Istrumento processo , , o senten ,, za data contro il Vescovo , o contro l' دو دو Abbadessa, o privazione delle parti, impo ,, nendo all'uno, e all' altra silenzio, senza , che l'uno potesse domandare le spese fat „ te, ) (69 ) ( te, ovvero in caso di contravenzione, o , per altro. Fosse il Vescovo obbligato a far .وو دو ratificare tra quattro giorni , e il com ,, promesso , e l'accettazione della sentenza ai Canonici , e Capitolo della sua Catte-- وو drale , incaricando l'osservanza delle det „ te cose, sotto la pena posta nel compro ,, messo. Fu data detta sentenzadal predetto دو 5. F. Enrico in camera sua nel Convento di Piombino alla presenza di Domenico Vesco „ vo di Scarpento ...... Iacopo dell'Elba. i دو " Guido di Tomeo da Sughereto: Leonardo di ,, Gio. da Piombino, F. Matteo della Terra di Piombino , essendo presente , e ascoltante دو ,, il Vescovo Pietro , Ser Puccio di Meo da Vico Cittadino Pisano Sind. del Monastero, ,, i quali accettarono , e consegnarono su دو ,, bito la sentenza , quale mandata subito a , Massa , incontinente il medesimo gior دو دو nito di Maggio i Canonici , e il Capi tolo confermarono il compromesso , e la , sopradetta sentenza . Rogato Francesco d' »Ugolino da Massa دو In virtù di questo Lodo le Monache ,, goderono della quarta della cera , fino a , tanto, che fu soppresso il loro Monastero „ da Sisto V, il quale lo concesse ai Frati T ور Mi ) (70) ( ,, Minori nell'anno 1486 , onde i Frati en ni ec. „ trarono in possesso del Monastero, e be " ” Da questo racconto si rileva , che ai Monaci successero le Monache, quali-sussisterono fino all'anno 1486. ISTORIA DI PIOMBINO. A 1 Lla distanza di circa cinque miglia, dal villaggio di Populonia, a mezzo gior no, lungo la spiaggiadel mare , giace Piom bino, che da Settentrione ha una bella pia nura, fertile di vino, grano , olio , e di saporosi frutti , è discosto circa un miglio, e mezzo dall'antico Portus Trajanus dei Ro mani , (1) che gli resta a Levante. Si cre de essere stato fabbricato questo Paese, do po l'ultima rovina di Populonia , nella fine del secolo VIII, e che in principio si chia masse Popolino, (2) come derivante da Po pulonia . Apparteneva questo luogo aidiscen denti della famiglia Attalberti , che ricono scevano ogn'anno la Chiesa Romana con il censo di un Marabottino (3) . Un Conte di que (1) V. Annio , e Leandro Alberti . (2) Istoria MS. di Piombino . (3) Lami Monum. Eccl. Flor. in Ind. ) (71 ) ( questa Famiglia fabbricò una forteRoccadi : contro il canale detto di Piombino, ed ivi si fortificò obbligando tutti i Legni , che di lì passavano , a pagare un certo dazio, o sia gabella, quale pagata, gli era consegnato un Piombo della grandezza di mezzo pavolo, im presso con l'arme di chi di mano inmano dominava, servendo tal' impronta per mo strare nel ritorno , che avevano pagato la gabella, o sia ancoraggio; qual costume ha continuato per molto tempo (r) . Da ciò si vuole , che sia derivato l'attuale suo no me cambiando Popolino in Piombino . La Repubblica di Pisa soggiogo assai presto questi Conti , se pure i medesimi non si diedero volontariamente in Accomandigia . Negli statuti di Pisa, i più antichi, vi è la Rubrica, che dispone la costruzione di una torre al Porto Vecchio , o sia di Falesia, o Portus Trajanus, vicino a Piombino (2). Si è veduto, che nel 1115, e nel 1135 i Pisa ni acquistarono ancora il dominio utile di detto 2 1 (1) V. Istor. MS. di Piombino , (2) DeTurricostruenda in Portu FalesiaedePlumbino. lib. 4. Rub. 40. : : ! i ) (72) ( detto luogo (1) dai Monaci di Falesia, suc cessi nelle ragioni dei primi Conti , e che nel 1150 fu fatta una solenne cessione di ragioni da altri Conti , che vi potevano ave re dei diritti . Negli Annali di Pisa, si fissa l'acquisto di Piombino all'anno 1013. (2) Nel 1125 iGenovesi presero per forza Piom bino , lo saccheggiarono , e lo bruciarono.. I Pisani subito lo restaurarono , e fortifi carono ; ma i Genovesi di nuovo lo ri presero nell' anno seguente (3) . Nel 1284 Ia Repubblica di Pisa teneva in Piombino un Giusdicente, con il titolo di Capitano, quale amministrava giustizia anche agliAbi tan (1) V. retro Istor. di Falesia . : (2) Tronci ann. Pis. (3) Negl' Ann. MS. del Tronci si legge , Nel 1125 ...., I Genovesi con 18Galere andiedero a Piombino , ed ivi abbruciarono una nave, poscia combatterono il Castello , ma non potendosene impadronire , diedero fuoco al Borgo, e se neritornarono aGenova, e sus seguentemente nell'anno 1126 fecero i Genovesi gran sforzo contro i Pisani, ed armarono 80 Galere , tre na vi grosse, e 40 altri legni, ed al primocorso andaro no a Piombino, quale per non averforze da resistere atant' armata, benchè sidifendesse valorosamente , al la fine in pochi giorni fu preso, e fatti prigioni mol ti Pisani, ed alcuni ammazzati , con crudeltà inaudi te, e Piombinofu predato , espopolato d'ogni bene... ) (73 ) ( tanti di Porto Baratto (1) Si fecero forti in Piombino i Guelfi ribelli di Pisa; laonde nel 1289, Guido da Montefeltro mando sua gonte a Piombino, e fece disfare le case dei Ribelli (2). Nel 1248 Ind. V. manteneva la Repubblica diPisa in Piombino unGoverna torecon il titolo diCapitano, che presiedeva al Civile , e al Militare. In detto anno era Capitano Ugolino Arsopachi , sotto del di cui Governo fu fatta la bella, e abbondan re Fonte alla Marina, come sirileva da un iscrizione in marmo ivi esistente (3) . Nel 1374 fu fabbricata la Chiesa di S. Michele, ora detta S. Agostino, essendo Sig. di Pi sa Pietro Gambacorta , e Operajo Pietro de Grillo, come si rileva dall' iscrizione tuttora ivi esistente (4). Sotto dell'iscrizione vi è K (1) Stat. di Pis. Rub. 90. l'ar (2) Fragm. Hist. Pis. in Tom. 24 Scr. rer. Ital. (3) Hoc Opus fuit factum tempore Ugolini Arsopa chiCapitanei Plumbini , Ilbae, &Portus Baractuli ,An no Domini MCCXLVIII. (4) Regis magnifici , Patentis Militis Domini Petri Gambacurtis honorandi Capitanei, Custodis, & Defen soris Populi Civitatis Pisani, hoc Opus factum fuit tem pore Petri de Grillo Pisanorum Curiae Op. ad praedi ta deputato per Comune Pisanum A. D. 1374 de mense Aprilis. ) (74) ( l'arma di Pietro Gambacorta, che sembra rappresenti un Monte , sopra di un Piano, ed' intorno sparse delle palle, staccate l'una dall'altra. Nel 1376 Gregorio XI. d'Avigno ne andando aRoma, per causa ditempestadi mare, sbarco a Piombino, e proseguì il suo viaggio per terra (1) . Cosa successe fino all'erezione della Signoria di Piombino, si può vedere in questo al Cap. 1. e ISTORIA DI SUGHERETO. IL Castello di Sughereto , o di Sughereto, o Suvereto è si : tuato in pendice, quasi alle falde di un i poggio, che domina, dalla parte di mezzo giorno una vasta, fertile, e amenapianura; èdiscosto da Piombino miglia 14, da Mas sa 18, da Campiglia 4, e dal Villaggio di Belvedere un miglio. Non saprei dire se Sughereto sia d'antichità o Etrusca, o Ro mana, perchè non mi è riuscito di ritro varne memoria. So bene, che circa il Seco lo X. apparteneva a'Discendenti della Fa miglia Attalberti , 2) quali lo Dominarono in Consorteria fin' all'Anno 1200 nel qual tem (1) Istoria MS. di Massa Marittima. (2) V. P. Gamur. delle Famiglie Tosc. eUmb. ) (75 ) ( tempo fu ceduto alla Comunità di Sughere to a condizione, che la medesima ogn'An no dovesse pagare il censo di 40 lire (1) . Nel 1235 pretesero i Nobili della medesima Consortería di rientrare nelle loro ragioni); fu fatto perciò un Compromesso solenne , nel quale resto deciso , che avendo i mede simi Nobili rinunziato il Feudo, non altro dovessero avere dalla Comunità di Sughere to, che lire 40 l'anno di censo (2). Poco però dovette godere la Comunità di Sughe reto del sistema Repubblicano, perchè i Pi sani poco dopo se ne resero padroní, e ví K2 tene (1) I principali di questa Consortería erano della Famiglia Galliana ramo della Famiglia Attalberti , e perciò riconosce i medesimidiscendenti , che le Fami miglie Ubaldini , Conti Guidi, Barbolana , Marchesidel Monte ec. Questa Famiglia Galliana è stata una delle Famiglie dei Vicedomini del Vescovato di Massa aven dodonato alla Mensa nel 1099 la tenuta, o sia Ca stello dell'Accesa . ( V. Cesaretti , de' Vescovi di Mas sa ) Nel 1243 vi erano sempre in Sughereto Sigerio, Uguccionello, e Gerardo , figli d'Orlandino di Galliana chiamati Municipali di Sughereto. V. Arch. delle Ri form. di Siena , Cartapecore di Massa messo in questo a p. 76. " V. Compro (2) Nell' Arch. delle Riform. di Siena „ Cartapeco re di Massa, vi è l'appresso estratto di una Carta pecora segnata con il n. 65 » Ildebrando Vescovo di Mais ) (76) ( ? tenevano il Potestà (1), L'arma del Co mune di Sughereto è un Leone sopra di cui posa una Sughera. Presentemente il Castello di Sughereto è circondato di Muraglie con due Porte, ed una Rocca nel più alto, dalla parte di Tra montana: più alto ancora verso Ponente si trova un Bastione , o Fortino sopra d'un'an golo che fanno le mura del Castello , che hanno unacirconferenza di mezzo miglio . И Paese è ricco di grano, olio, e Bestiame . Presiede al Governo Civile un Governato re, dipendente dal Governatore Generale dello Massa, e Savino Frate Conventuale, arbitri eletti da Domino Uguccione q. Ranieri Vicedom. Sigerio q. Orlan dini Galliane, et Sire q. Domini Malpirini pro seipsis, &aliis Nobilibus Castri Subereti da una, ed il Comu ne di Sugbereto dall'altra , in cui si decide , che que sti Nobili avendo rinunziato il Feudo di Sughereto debbano ritirare dalla Comunità 40 lire di censo .A tum inEcclesiae S. Nicolai de Subereto anno 1235 pre sentibus , il Pievano di S. Cipriano , il Cappellano della Chiesa di Biserno, e il Rettore della Chiesa di S. Nico lao. Sinibaldo Notaro . (1) Statuti di Pisa pubb. nel 1284lib. I. Rub. 91 V. Tronci Ann. Pis. p. 391. Buonaccorsi Diar. p. 45. Dubito però che i Sugheretani, dopo si ribellassero da Pisa, perchè nel 1360 i Pisani l'assediarono , e per forza se ne impadronirono . TronciAnn. di Pisap. 391, ) (77) ( dello stato di Piombino , al quale passano le Cause in seconda istanza. La popolazio ne è di circa 500. Persone, alle quali pre siede nello spirituale un Prete con il Titolo di Proposto . L'aria è poco sana, per l'i stesse ragioni , che è poco sana l'aria del restante della Maremma. V'è un Convento di FF. Conventuali di piccol numero ; nella Chiesa dei quali accanto all'altare della Madonna del Carmine (1) vi è un'Iscrizio ne, che illustra l'Istoria del Paese. Merita no quì degna memoria l' Illustri Famiglie Ro (1) D. O. M. Quod sacra haec Aedes D. Francisco ab Universitate Suberetana A. D. 1280 erecta, et di cata per Reverendiss. Dom. D. F. Bartholomeum Or dinis Minorum, Episcopum Crassetanum S. R. E. ad Imperatorem Constantinop. legatum , consuetis relictis indulgentiis , fuerit A. D. 1288 consacrata ; quod in ter coeteros ex hoc Coenobio Mag: Guglielmus Gian netti, totius Ord. Min. circa A. 1408 MinisterGene ralis F. Ludovicus qui plura conscripsit, Magister Lu cas Giannetti, et magister Lucas alter , ambo Florent. Ginnasij Regent. docti ,& magisterGuglielmus Giannet ti Viri Cl. prodierint, F. Pasquinus Giannetti Subere tanus Conv. S. Crucis Florientiae Disc. Pater, insigni erga Deum Religione , Patriam, majores, atque Fami liam suam, quae armis, & litteris egregie floruit,pie tate Instante praesertim D.Cherubina GiannettiTrim ba lectissima foemina, posteris omnibus hoc marmore voluit esse testatum A. D. 1641 . ! ) (78) ( Romagnoli principali della terra, e propric tari di buona partedi quel territorio. Nella Chiesa Parrocchiale di S. Giusto, v'è un'i scrizione moderna, che gli fa molt' ono re (1). Il Ch. Sig Proposto Fratini mio amico, prima della sua morte , seguita in Sughereto nell' anno 1780, mi favori delle se guenti notizie , appartenenti alla Terra di Sughereto. وو Si ha tradizione, che nella Giurisdi zione di Sughereto esistessero sei cure filia li , dipendenti dalla Pieve di S. Giusto di Sughereto , cioè S. Lorenzo dentro la me desima Terra, situato sotto la Rocca per il Popolo, che abitava nel Poggiodel Castel 10, (1) Nicolao ex Romagnolia Familia , Andrae filio, Patria Subereti inEtrusca Regione Sudetana, Plumbi nensis militiae magistro , viro integerrimo , Principi suo probato, omnibusque caro , patriae, & sacrorum templorum, quae amplificanda, & ornanda curavit, civi amatissimo, & in rebus pubblicis agendis ammini stratori vigilantissimo. Petrus militum Praefectus , Pa tri suo B. M. Mem. posuit . Vix. an. 70. obiit 28 Junii 1777 Il Figlio di questo Nicolao presentemente è Colon nello, e Cacciatore maggiore per S. Ecc. il Sig. Prin cipe di Piombino, che emulando le vestigie del Pa dre, serve diornamento ,decoro, e vantaggio diquel laTerra. ) (79) ( 10, dalla linea del Palazzo pubblico in su S. Antonio Abate fuori della porta di sotto per il Popolo che abitava ne'due Borghi, fuori di detta porta , e ne' poderi circonvi cini . La Cura detta in oggi la Pieve vec chia, situata in luogodettoRimendaccio, per il Popolo, che abitava nei poderidel piano, de' quali si vedono molte vestigia .Le mura glie di dette tre Chiese esistevano nel 1770 S. Lorenza nelpiccolo Castello di questo no me, del quale esistono le vestigie nella som mità della bandita della Mensa Vescovile. La Chiesa di Guidicciolo , Villaggio situato un miglio, e mezzo lontano da Sughereto dalla parte di Greco-Levante luogo detto Vallicciola . S. Tommaso di Belvedere , che si dice essere stata Chiesa curata per il Popolo, che abitava in quel luogo , in oggi è prov vista di Cappellano, che va a celebrarvi la Messa nei giorni festivi. Oltre le sud dette cure esistevano nel distretto di Sughe reto gl' infrascritti Oratorj de' quali tuttora esistono le vestigie, e inalcuni si celebra la Messa.S. Croce situata un miglio lontano da Sughereto dalla parte di Ponente , nella vallata formata dai poggi che sono in quel la parte. S. Sebastiano situato un mezzo mi- ↓ ) (80) ( miglio lontano dalla Terra suddetta, nel Bivio delle strade che conducono al Piano, e a Campiglia. S. Martino situato nel pog getto sopra la fonte principale. S. Barto lommeo situato sotto le mura, fuori alla por ta di sotto, in faccia alla medesima porta . S. Salvatore situato fuori della porta di so pra , in faccia alla medesima nell' opposto poggio di Belvedere, quasi alle falde di es so. In Montepitti distante da Sughereto un miglio, e mezzo circa, da Ponente, alla me tà del Poggio, dalla parte verso Tramonta na , esisteva la Chiesa, e Convento dei FF. Agostiniani, del quale esistono tuttavia le muraglie . Questo Convento fu soppresso nella soppressione generale Innocensiana , e i beni del medesimo furono uniti al Con vento di S. Agostina di Piombino. La de rivazione poi di Sughereto, si crede dall' abbondanza di Sughere , che sono intor no a questo Paese. Nella Chiesa Paroc chiale di S. Giusto vi è una Vasca di tra vertino, che serve per battezzarci, di figura ottagonale, di un diametro di tre braccia, e due d'altezza. Non vi è ne iscrizione , ne memoria quando sia stata fatta, per al tro è mirabileper esser fatta, e scavata den : tro ) (81 ) ( ro di unmasso tutto di un pezzo, che se avesse i bassi rilievi , e forse istoriata, non sarebbe inferiore a quella di Massa Maritti ma, quantunque quello di Massasia unpo co piùgrande. ISTORIA DI SCARLINO. Sopralidi un Colle, alla distanza di tre miglia dal Mare giace Scarlino antico Castello , che il Valaterrano (1), crede es ser l'istesso luogo, nel quale Plinio stabili , sce gliabitatori Statoni. E certo , che anco ra ai tempi dei Romani questo Castello dava il nome al piccol porto , detto adesso il Puntone, denominandosi allora Scapri Por tus , o Scabri Portus ( 2 ) . Il Territorio di questo Castello consistendo la maggior parte in una vasta, e fertile pianura , gliA bitatori sono assai ricchi , specialmente di grano , vino, olio, e bestiame. Sussistono ancora le muraglie Castellane, e una Rocca, ma in cattivo stato, che giudico essere ope ra del Secolo XI. II Territorio, conforme il restante della Maremma , è spopolato , c dentro il Castello viabitano circa 500 ani me, alle quali presiedono due Parochi, uno Frate dell'Ordine di S. Agostino, e l'altro L (2) Itiner, d'Anton Pio. Prete (1) Comm. Urbis. ) (82) ( Prete con il Titolo d' Arciprete (1). L'ant ministrazione della Giustizia si regola come a Sughereto . Nello spirituale però Scarlino è sottoposto al Vescovo di Grosseto, eSu ghereto al Vescovo di Massa . L'Arme del Comune di Scarlino è una Stella. Nel Secolo XI apparteneva questo Castello alla Famiglia Alberti. Nel 11.15 l'Imperatore Federigo con suo Diploma diretto adAlberto di Nottod' Alberto li conferma diversi beni , e questo Diploma siconservava fra scritturedella me desima Famiglia a Monte Rotondo, dadove passò nell' Archivio di Massa, forse quando Massa si rese padrona di quel Castello , e ultimamente nella riordinazione dell'Archi vio di Massa, fu mandato a Firenze. Nel 1165 i Pisani si resero padroni di Scarlino , elasciarono aquei Contialcuni privilegi (2). Nel. (1) Presentemente Arciprete è il Nobile Sig. Cav. Gaetano Martini , Abate ancora di S. Lucia , e Vica rio in spiritualibus del Vescovo di Grosseto, la di cui dottrina , buona morale, e prudente zelo per la sua Chiesa, lo costituiscono undegno Pastore, che forma la felicită delle sue pecorelle. (2) Anno 1165 Rainerius Gaetani, et Lambertus Grassus Consules , et duo alii Nobiles Pisani iverunt per marittimam usque Scarlinum, & Burianum , & undique per totam marittimam, & per vallem He rае, i ) (83 ) ( Nel 1219 ilConte Rinaldo, che faceva la sua ordinaria dimora a Monte Rotondo , si raccomandò alla Repubblica di Massa, onde fu di Essa fatto Cittadino , con alcuni pat ti, e condizioni (1). Pocodopo sposòGual drada figlia di un certo Tinaccio di Scarli no, e per la sicurtà della Dote ricevuta ipo tecò il medesimo Castello di Scarlino (2) . Nacquero da questo matrimonio Arcivesco vo, eUgolforte, quali dopo la morte del Pa dre , insieme con laloro madre Gualdrada, venderono a Ranieri di Tinaccio il Castello di Scarlino, e l'istesso Ranieri retrovendè il medesimo Castello di Scarlino alla Repubbli ca di Pisa nel 1227 (3) con tutti i diritti di Regalie per il prezzo di lire 1100 di dan. Le Regalie sono: il dazio dei pascoli , dell' ingresso del porto, stagno, foce , e padule L2 ) rae, & subditis praedictis Terris , & contractis Pisano di communi, & reversi sunt Agnanum Castrum Vicecomi tum , & in ipsum Consules miserunt , quod usque tunc fieri non poterant; nulli enim usque tunc Con sules exierant de Pisis, qui tantum honorem Pisani Comunis crevisset. Cron. di Pis. apud Murat. Script. Rerum Ital. Tom. VI. p. 175. (1) Arch. delle Riform. di Siena »Cartapecore di Massa. (2).Arch, delle Riform. di Firenze . (3) Ivi. ) (84) ( di Scarlino, e laquartaparte di tutto ilpesce che in ciascuna notte si prendevanello sta gno, e padule di Scarlino (1) . Ciò non o stante , restò la Comunità di Scarlino Con molti diritti, e privilegi . Nel 1228 si rego lava da per se, ed avevagiurisdizione sepa rata da quel Signore , o Conte che teneva il Feudo per i Pisani. Scarlino doveva rice vere il Potestà o Capitano (2) da Pisa, c poi da Piombino, ma tutti glialtriufiziali gli poteva eleggere a suo piacere; era in queste vantaggiose circostanze, ancora quan do s'eresse la Signoriadi Piombino nella Fa miglia d' Appiano nel 1399. Nel 1400 fu stabilito fra il Sig. di Piombino, e la Co munità di Scarlino, che il Sale si prendesse dal Sig. Appiano, ma a soli soldi 15. Nel 1401 nacque disputa fra la Comunità, e il Signore, per la cognizione delle trasgressio ni del Sale, volendo la Comunità conser vare i suoi diritti di essere giudicata dai propri ufiziali (3) . Vi sono nell' Archivio dei FF. Agostiniani di Scarlino alcune,Car 1 1 (1) Archiv. delle Riform. di Firenze . tape (2) Scarlini autem unum Capitaneum Stat. di Pis del 1284. (3) Consulti diversi di DD. ) (85 ) ( tapecore, che forse daranno qualche lume maggiore per illustrare l'istoria del Paese ma si è creduto proprio prima di ogn' al tro permetterne l'estratto ai topi , e alle tignole, che più sottilmente sviscereranno ' istoria antica di questo Castello . ISTORIA DI VIGNALE. L'Anno 1360 era neldistretto di Vol terra un Castello nominato Franciano, go vernato dall' Abate del Monastero di Mon teverdi . I Pisani circa questo tempo l'as sediarono, se ne resero padroni, e poi gli diedero fuoco restando quel luogo uninforme ammasso di sassi. Edificarono poco dopa un Castello , che chiamarono Vignal-Nuovo, e adoggetto , che si sperdesse lamemoria di Franciano , chiamarono il luogo , dove era situato Franciano , Vignal-Vecchio. Divisero if territorio di Vignal-Vecchio, o sia Fran ciano in tre parti,assegnandone unaa Cam piglia ,una aPiombino, e la terza a Vi gnal Nuovo . A Vignial-Nuovogliassegnaro noancora la metàdel passo di S. Bito, che restava situato fra Sughereto , e Campiglia, e l'altra metà l'assegnarono a Campiglia , : : dopo ) (86 ) ( dopo che i Pisani si furono impadroniti del ! : medesimo . (1) InunaCronaca MSS. diPiom bino si descrive la demolizione di Vignal Vecchio così , Vignale fu rovinatodai Piom binesi per le gravi inimicizie allora incor " ,, se per causa del Piano (2) Poichè nel ,, guardare ciascuna delle parti il suo con دو fine , ne seguivano giornalmente occisioni „ e prigionie , ed a tal segno s'ingrossava ,, no i sangui, che una parte, e l'altra si " tendeva continuamente insidie per preci ,, pitarsi; ma poichè i Piombinesi erano „ più potenti, e non potendo soffrire , che ,, un Castello stasse a competenza con u „ na Città , investigavano tutte le forme „ per reprimere l'orgoglio dei Vignalesi, „ e considerando, che l'andate ad assa ,, lirgli apertamente era un cimento trop „ po pericoloso, ed una perdita, manifesta „ di molta gente, per essere Vignale forte دو di sito , e ben munito di mura , e di abi ,, tanti, s'appresero ad uno strattagemma „ propostoli da una Vecchia. Aveva que „sta ristretto per le medesime cause nelle Car دو : (1) Tronci Ann. Pis. p. 391. (2) Tanto è dire Piombinesi, che Pisani, essendo in questo tempo i Piombinesi sottoposti a Pisa. ) (87) ( Carceri di Piombino un figliolo, e dubi ,, tando sopra di esso strapazzi maggiori , e دو ,, forse la condannadimorte,piangente ane ,, lava la di lui libertà, la quale purchè gli وو fosse attesa, messo in non cale l'amore ,, della patria, propose aiPiombinesi la sor , presa diVignale, sopra ladi cuipiù alt'emi ,, nenza promesse di fargli il cenno del suo „ tradimento , acciò essi liberamente andas sero a trionfare de' nemici , e perchè il " دو vincere fu laudevol cosa, abbracciarono i Piombinesi il partito , ed accordato il ,, tutto, gl'inviorno copertamente per tem „ po il giorno destinato dalla Vecchia a دو mettersi negl' aguati, ed osservare il se „ gno, che dicono fosse un lensuolo; cor ,, sero ad impadronirsi del Castello, e ad ,, assalire i Vignalesi all' improvviso , i qua ,, li il giorno di S. Giovanni erano quasi „ occupati in celebrare la festa in unaChie " " " sa titolare , poco distante dal Castello , che anche in oggi appariscono i Vestigi, e dopo avere sfogato i Piombinesi l'odio „ contro gliavversari, ad un certo segnodi ,, non potere essere più soverchiati da quel دو li , e per meglio assicurarsi , demolito il „Castello, ritornorno a Piombino allegri , 1 ,, non : ) (88) ( ,, non tanto per essersi liberati da un' ini „ micizia sì fiera, quanto per aver dilatata دو la giurisdizione , Di questo Castelloera no proprietari nel secolo XIII certi Conti , della Consorteria , dei Signori Conti della Gherardesca, come sirileva dadiverseScrit ture dell' Archivio delle Riformagioni di Sie na. Presentemente Vignal-Nuovo ( discosto circa un miglio da Vignial-Vecchio ) è una Fattoria di pertinenza della nobil Famiglia Franceschi di Pisa. : Buriano è un piccolo Castello di per tinenza ancoraquesto del Principe di Piom bino . Vi risiede un Governatore come a Scarlino , e Sughereto. La popolazione con siste incirca a 300 anime, alle quali presiede un Prete, con il titolo di Pievano. I Pisa ni se ne impadronirono nell'anno 1165 (1) , dopo il qual tempo è stato sempre sottopo stoalla loroGiurisdizione , finoall'anno 1399, che fu eretta la Signoria di Piombino . CAP. (1) Murat. Script. Rerum Ital.Tom. VI. p. 175. ) (89) ( CAPITOLO V. Istoria dell' Isola dell' Elba, di Pianosa , e di Monte-Cristo . ; : , : § 1. Isola dell' Elba è situata nel mare To scano , lontana dall'Isola di Corsica mi L glia 37, dal continente nel luogo più stretto, che è il canale di Piombino , miglia 10. 11 suo giro è miglia 60. Ha l'isola dell'Elba da levante, e scirocco le piccole Isole di Pal majola, del Giglio, di Monte-Cristo, e della Pianosa; per mezzo giorno , e libeccio la Corsica; per ponente la Capraja , e per mae strale laGorgona , dalle quali Isole è circon data. IGreci daiqualiprima, probabilmente, fu abitata, la chiamarono Aetalia, forse dall' officine del ferro; tanto significando Aetalia in lingua greca (1). Inondata l'Italia tutta da barbare nazioni, anchelalinguarestò quasi del tutto cambiata, eallora principiò a chiamarsi Ilba , per essere quasi del tutto montuosa; imperocchè appresso i Goti, Vandali, e Lon L (1)Diod.Sic.lib. 6 cap. 4 citato in Thesau,ling. lat, go ) (90 ) ( gobardi Ai significava Isolano , Ai, Ei Isola, per la somiglianza di un'ovo; Albos, Mon tano, Albi Alpino (1); e perciò da queste due voci, sembra che si componesse il vo cabolo Ilba , o sia Isola montuosa. Si crede , che i Populoniesi siano stati i primi a do minarla (2). Dopo l'infelice battaglia di Trebbia, gli Elbigini somministrarono forze ai Romani per marciare contro d'Anniba le (3) . Successivamente i Romani se ne impadronirono (4), molt'anni prima della venuta di Gesù Cristo; dopo iRomani,sa rà passata nelle mani dei barbari , seguen do l'infelice sorte del vicino continente di Italia . I Pisani nel secolo XI la governava no (5). L'Anno 1290 iGenovesi uniti insie me con iLucchesi, sotto la condotta de Generali Enrico di Masi, e Nicolao Bocca negralatolsero aiPisani: l'entrate dell'Iso la furono lasciate ai Lucchesi , per il prez ZO (1) Murat. tom. IRerum Ital. Script. p. 373. Index propriorum Nominum Ghoticorum, Vandalicorum, Longo bardorum. (2) Celeteuso scritt. Longob. (3) Silvio Ital. lib. 8. .. Non totidem Ilva vi ros, sed lectos cingere ferrum Armarat patrio, quo nu trit bella, metallo . (4) Fedele Onof. Com. Istor. p. 127. (5) Iterian. Istor. di Genova lib. 3. ) (91 ) ( zo di 8500 lire, e i Genovesi si riservaro no il supremo dominio (1). I Pisani , in tempo che era loro Generale il ConteGuido da Montefeltro, la ricuperarono dalle mani dei Genovesi circa l'anno 1293 (2). Nel 1399, venduto lo stato di Pisa al Duca di Milano , fu riservata l'Isola dell' Elba in fa vore della Casa d'Appiano, (3) e tuttora si possiede dai successori in quella Signoria . Se si deve prestar fede a un foglio, ri trovato in un'archivio dell' Isola dell'Elba , sembra , che quell'isola, in antico, sia sta ta assai abitata , numerandosi molte Terre , Città , e Castelli , dei quali presentemente, appena vi sono le vestigie, Riporterò la no tizia tale quale mi è stata comunicata . ” S. Enfola, oggi detta Ensola , è un' amenissima.Collina nella giurisdizione della Terra di Poggio, che risiede in un Istmo , oggi detto il Reciso che fa capo al Golfo di Procchio, nella cima del quale eravi anti camente una maestosa fabbrica edificata da un tal Procido Romano, Capitanodelle trup L2 pe (1) Niccola Magri Origine di Livorno. Agost. Gia stin. Tronci Stor. MS. di Pisa . (s) Villani stor. lib. VII. (2) V. Testim, in questo p. 33. ) (92) ( pe Pretoriane, che quivi si refugiò , nelle guerre fra i Romani, e i Cartaginesi. Fabbrica , Terra antichissima, è molto popolata, detta Fabbrica dalle fabbriche del ferro ; era situata fra la fortezza stella , e la linguella di Portoferrajo , anticamente chia mato Port-Argo . Altri vogliono, che pren desse il nome da un certo Fabbricio Console Romano , che la fabbrico. Albizesca , Terra posta sopra le grotte , cosìdetta da un Nobile chiamato Sabino del Regno d' Albania , quale rapi una figliuola di quel Re nominataAlba,ed ivi si fortificò . ValeriaCittà postanella Valle di S.Mar tino della quale oggi non se ne vedono le vestigie; dicono fosse edificata dai discen denti della Casa Valeria , che,in occasione di dissensioni civili fra i Romani, si ritiras sero nell' Elba. In detta valle di S. Martino ! si trovano anche in oggi dell'anticaglie di monete Romane. Grassera, Terra situatavicino allaChie sa diS. Caterina,distantedalla Terra di Rio circaun miglio.Quella era popolatissima, c fu smantellata, e bruciata quando fu dato il sacco aRiodaBarbarossa,Capitano della classeBarbaresca, nell'anno 1534. Detta ter ra ) ( 93) ( ra fu edificata da un certo Grasso Nobile Romano, al tempo della dittatura dei Roma ni , quando i Volterrani erano padroni dell' Elba . Cervina Città posta nel piano di Proc chio, alpresente distrutta, quale fu assai no bile e popolata, fu edificata dalla famiglia dei Valeri , dopo l'espugnazione di Meslania nell'Isola di Sicilia. In questa Cittàvi erano fornelli , ed edifizj per purgar l'oro, che dalle miniere di quest'Isola ,cavavano anticamen te i Romani, le quali minierelodavanofuo ri a foggia d'arena, ma insterile quantità ; così scrive Celeteuso autor Gotico . Vi si trovano anco in oggi per dettopianodiProc chio quantità di coppi, schiume di metalli, e rosticci di fucine. Laudamia, Castello daLevante, nelter ritorio di Rio, che fu anticamente costrut to in Amia , inoggi affatto demolite. Gli a bitatori di questo attendevano alnegoziode marmi, perchè in quelle vicinanze vi sono marmi fini di color verde, mischi, e di al tri colori , che anche alla giornata i Mini stri del Principe di Piombinone spediscono aRoma, e inaltri luoghi per usodi fabbri che , statue, e altri lavori civili, Il suddet to ) ( 94 ) ( to Castello era popolatissimo , e molti di essi anticamente andarono in ajuto de Tro jani, nella guerra insorta contro dei Greci, e ciò fu per l'amore , che portavanoaPria mo Re diTrojaper lasuaantichità. NasicaCastello grandissimo, postonella valle di S. Martino, giurisdizione di Porto ferrajo; al presente poco o nulla si scorgono le sue vestigia, ove fosse edificato. Quivi era un Tempiodedicato dalla Gentilità al Dio Volturno , e siccome era posto nel mezzo dell'Isola , concorrevano egualmente i Popo li da tutta l' Isola alla venerazione della falsa Deità. Nelle solenni feste di questo falso nume, vi si vendevano, come in fie ra da mercanti, diverse merci, e gran quan tità di robe, e attrezzi per uso del naviga re . Fu edificato detto Castello , o Terrada un certo Scipione Nobile Romano , e vo gliono , che fosse quello che uccise Gracco fondatore di Grassera. Meloa , Castello vicino alla Chiesadella : Madonna di Acona, affatto distrutta, dice si essere stato edificato dagli Elbigini , nel tempo, che i Romani se ne impadronirono per mancanza di Principe naturale, che se gui molt'anni prima della venuta di Gesù Cri : ) ( 95 ) ( Cristo, come ne scrive Fedele Onofrio nel suo Compendio Istorico p. 127. Quire Castello vicino al Volterrajo, fu : edificato nel tempo, che iVolterrani furono padroni dell' Elba . Volterrajo è nome corot to; prima lochiamavano Voluterrarium', quasi fosse un Forte , dove si conservassero le co se più preziose di Quire, e d'ogni altro Ca stello , o Terra' dell' Isola , in occasione d'in cursioni di Corsari . Di detto Castello ,non si vede in oggi , che alcune reliquie di mu raglie Castellane, ben intese con i suoi mer li sopra , come a Volterra , e com'a tant' altre Città , per recinto Castellano si vedo no. Vogliono, per antica tradizione , che fosse distrutto con altri luoghi dell'Isola , nell'849 dell Era Cristiana, dai Saracini. Lucei , oggi S. Lucia , è un Castello, distante un miglio incircadalle grotte, qua le fu demolito, e abbruciato da Barbarossa nel 1544, che in detto tempo dai Turchi fu dato il sacco a Capoliveri epoi vennero , per prendere il Volterrajo, ma non riuscì loro d'impadronirsene: di lì a pochi anni dai Portoferrajesi vi fu edificata una Chie sa in onore di S. Lucia V, e M: perciò adesso si chiama S. Lucia . Po ) ( 96 ) ( Pomonte, Castello edificato anticamente dai Romani . Nel 1551 fu distrutto da Bar barossa dopo la qual distruzione, gli abita tori , che si erano salvati nei Boschi, si ri tirarono aMarciana, ecrebbero quella Terra. Monte- Felo , o sia la Leccia , era posto vicino ai Monti della Calamita nella giuri sdizione di Capoliveri , di cui non ne resta no memorie della sua distruzione . Agnone oggi Castiglioncello totalmente distrutto dai Saraceni : questo era uno dei principali Castelli dell'Isola, e vogliono , che fosse edificato da quel Procido Romano, che fabbricò il Palazzo civile sulla cima dell'En fola. E fama ancora,che tuttaquella spiag gia di Procido , ora detta Procchio, prendesse il nome da Lui. Detto Castello restava in montagna, fra la punta dell' Agnone, e la Valle del Re di Noce , qual vocabolo Agno ne è corrotto , e dovrebbe dire Agone , voce latina, che significa, lavoro , travaglio, o sia fabbrica militare, destinata per difesa della propria persona,e ditutta quella tenuta della spiaggia , e piano di Procido, come in Silvio Italico si legge , Procidus Aetalie Celsas , Construxerat Arces montibus ,,.. Chiesa di S. Giovanni a campo, antica men ) (97 ) ( mente il Tempio di Clanco, Dio del mare, dove nelle sue feste concorreva molta gen te marinaresca , ad affiggere le tavole dei loro voti, e in quel contorno eravi l'antico Castello di Campo. L'anno 527 fu edifica to il Castello di S. Piero, e quello di S. Ila rio , per contrasegno dei progressi che vi fe ce la Religione Cristiana , e in quel tempo ruppero l'Idolo di quel Tempio, eil Tem pio l'intitolarono S. Gio. Battista. Le mu raglie di questo tempio sono di Granitone dell'Isola , benissimo lavorate , e quadrate , e la figura di detta pianta del Tempio è sequialtera , cioè di un quadro , e mezzo , ma in oggi è quasi tutta scoperta, senza tettoja . Non molto lontanodal detto Tem pio , evvi una forte Torre, e viene appel lata la Torre di S. Gio. Battista, ma difor mata, e abbandonata ,," Presentemente nell' Isola dell' Elba vi sono sei Terre , cioè Capoliveri , Marciana, Rio , S. Piero, S. Ilario, e Poggio , che sono di pertinenza del Principe di Piombi no; la piccola Città di Portoferrajo , che appartiene al Gran-Duca di Toscana, e Lon gone , piazza d'Armi, che appartiene al Re delle Spagne, quantunque sia presidiato dal M Re ) ( 98 ) ( Re delle due Sicilie. Oltre ai luoghi no minati, vi sono alcuni piccoli Borghi lungo la marina, e in quà e là sparse diverse ca se , il numero totale però degli abitanti di quest'Isola non è maggiore di settemila , non compresi i Presidi delle Piazze di Longone, e Portoferrajo. Non è mio scopo trattare l' Istoria Naturale dell' Isola dell' Elba , che specialmente per la ricchezza delRegno mi nerale , può meritamente chiamarsi il Gabi netto Minerale d' Italia , onde riserberò ad A I altro tempo l'esame di sì bella Provincia. STORIA DELL'ISOLA PIANOSA. §. II. : Lla distanza di circa 30 miglia dall'Isola dell' Elba, dalla parte di mezzogiorno , giace l'Isola di Pianosa, così detta , dalla sua piana superficie . La circonferenza è di miglia 15 , ed ha un ristretto seno di Mare detto la Botte , che serve di ricovero per i piccoli legni. Ai tempidei Romani era abi tata , specialmente al tempo diAugusto Im peratore , che vi mandòin esilio Marco Vi psanio Agrippa Console Romano suo favo ri ) ( 99 ) ( rito , e Genero, perchè inclinava a ristabi lire il Governo Repubblicano, e questi l'anno 14 del Era Cristiana ivi fu fatto avvele re , per commissione di Livia moglie d'Au gusto (1) L'anno 1173 il dì 16 di Settem bre i Genovesi dopo una fiera battaglia si impadronirono della Pianosa , capitolando con quegl' Isolani, ai quali lasciarono libe re le persone, l'avere , e l'istessa Terra ; furono però di poca fede, perchè dopo, che ne furono al possesso ,distrussero il Castel-. lo dai fondamenti (2) . Quando fu eretta la Signoria di Piombino l'anno 1399 , ' Isola di Pianosa era in mano dei Pisani, avendo la riservata per se Gherardo d' Appiano . Nel 1554 del mese d'Agosto , i Turchi si impadronirono del Castello della Pianosa , che lo distrussero , e fecero schiavi tutti gli abitanti ad esclusione di una famiglia, che si era rifugiata nel Bosco. Dopo quel tem po è restata disabitata. Presentemente gliA bitatori della Terra di Marciana , nell'Isola dell' Elba, un anno fanno in detta Isola la Sementa , e nell' altro anno vi pascolano M 2 (1) Svetonio, Tacito , Dione . V. Muratori Tom. il Be p. I Antiq. Ital. (2) Murat. script. rer. Ital. Tom. VI. pag. 189. ) ( 100 ) ( il Bestiame, cautelandosi nel miglior modo possibile, contro lo sbarco dei Turchi. ISTORIA DI MONTE-CRISTO. §. 3. M Onte-Cristo è : una piccola Isola del Mare Toscano, non molto discosta dall' Isole di Pianosa , dell' Elba , del Giglio , e da Terraferma, alle quali giace nel mez zo. Il suo circondario si computa 15 mi glia , formato per ogni parte da scabrosissi mi scogli , è mancante diqualunque ricove ro per la navigazione.Anticamente dai Greci si chiamava Arethusa , come si può vedere in varj Autori. I Romanilachiamavano Mons Iovis, per esservi un Tempio dedicato a Gi ve (1) . L'anno 455., per le persecuzioni di Genserico Re dei Vandali, contro i Cri stiani , Mamiliano, Gobuldeo , Lustro , Vinde mio , Rustico, e Infante Cittadini Romani , se ne fuggirono di Roma, e dopo essere stati nell'Affrica, e in Sardegna si ritiraro no in quest' Isola, per vivere a se, separati dal (1) V. Ann. Camal. tom. III lib. 25 p. 1391, e seg. 1 ) (IOI ) ( dal mondo. Altri, mossi dal loro esempio, si rifugiarono nel medesimo luogo , di mo do che in poco tempo , riuniti tutti in sieme , furono in grado di fabbricare un Monastero , che intitolarono Monte-Cristo , e così da quel tempo quest'Isola si è chia mata Monte-Cristo (1) . L'anno 727 , i Cor sari smantellarono il Monastero, e fecero schiavi i Monaci (2). Poco dopo fu riedi ficato . Nel 902. Simone Conte di Corsica , seguendo la moda del secolo, gli donò molti suoi beni (3) . L'anno 907 fecero l'istesso i Conti Guidone , Domenico, ed Ottone di Corsica, erigendo ancora in Venaco la Chie sa di S. Stefano , e S. Pietro, sottoponendo le al Monastero di Monte-Cristo (4). Pari mente, furono sottoposte al medesimo Mo nastero le Badie di S. Benedetto, e di S. Za nobio d'Ilaria in Corsica (5). L'Anno 1118 Papa Gelasio prese questo Monastero sotto lasua protezione ,togliendone la cura agli altri (6) . L'An (1) V. Ann. Camal. tom. III lib. 25 p. 139. (2) Ivi lib. 2 p. 77. (3) Cod. Tabul. S. Michel. in Burgo Pis. (4) Ann. Camal. ivi . (5) Ivi . 6) Ex Autogr. S. Michael. in Burgo Pis. ) ( 102 ) ( L'Anno 1209, il Conte Amaldo di Cor sica donò al Monastero di S. Mamiliano di Monte-Cristo tutti i beni stabili , che possedeva in Ampugnano , Preza , Muricia no , Campile, Grilina, Bruscisco , Poggi della Corte , e Carpineta, nell' Isola di Corsica (1) . L'anno 1227 , Papa Onorio III diede que sto Monastero ai Monaci Camaldolensi, per essere restato abbandonato (2) . Nel 1276 l'Abate del Monastero di Monte-Cristo , promette all' Abate di S. Michele nel Bor go di Pisa , di non alienare , nè impegnare dei beni dal suo Monastero (3) . Nel 1323 i Monaci si erano dati al bel tempo , con tro il loro istituto , e però il Priore di Ca maldoli mandò alcuni suoi sottoposti per ri formarli (4) . Nel 1362 il Comune , e Po polo di Montolmo pagava la decima al Mo nastero di Monte-Cristo , dei beni apparte nenti all' Abazia di Mont-Olmo , della Pieve d' Ampugnano in Corsica, con quindici ca se , e altre terre , che donò all' Abazia di Monte-Cristo , Guglielmo March. di Corsica, al (1) Annal. Camal. tom. IV. lib. 36 p. 215. (2) Ivi in Append. p. 476. (3) Ivi tom. VI lib. 43 p. 132. (4) Ivi tom. I p. 385 p. 323. ) ( 103 ) ( allora , da esso comune , e Popolo di Mon t'-Olmo, posseduti (1) . Nel 1493 Pietro Ve scovo di Gallipoli , giudice nella causa ver tente fral Abazia di Monte-Cristo e di versi abitatori di varj Castelli, e Terre , sen tenzio, che chi avvesse beni di questo Mo nastero , ogn'anno dovesse pagare la deci ma dei frutti , e degli animali , nell' istessa maniera che si pagava ai Vescovi, e all' al tre Chiese (2) . Il Papa Alessandro VI nel 1500 gli confermò tutti i beni, Chiese , e ragioni, che gli appartenevano, e ordinò aiVe scovi di Massa in Toscana , e d'Aleria in Corsica , che_si prestassero , acciò i Monaci ricuperasseero i beni, che per incuria fosse ro stati perduti (3) . Il Papa Giulio II , nel 1509, si raccomandò a Pietro Delfino ( credo di Francia ) che provvedesse ii Mo nastero di Monte-Cristo di Monaci, che ivi dimorassero, e che avessero comodo di sov venire quelli , che o agitati dalle tempeste , o per fuggire i corsari , ivi si rifugiassero, che ciò sarebbe stato accetto a Dio, e glo rio (1) Annal. Camenl. tom. VI lib. 53 p. 68. (2) Ivi tom. VII lib. 68 p. 348. (3) Ann. Camal. tom. VII lib. 68 p. 373. ) ( 104 ) ( vino all' ordine Camaldolense (1). Fino , dunque , da questo tempo era il monastero disabitato, come lo è presentemente . Nel 1558 in un capitolo dei Monaci Camaldo lensi detto " Carcerum , furono eletti l'A bate di Pisa, e il Priore degli Angeli di Fi renze , acciò progettassero al Principe di Piombino la permuta di Monte-Cristo , con altri beni nel Principato , imperocchè i Ge novesi si accordavano di dare ajuto all'A bate di Pisa di fare una torre indetto luo go, che servisse di difesa (2). Si vede, che non conclusero niente, essendo ancora que, st'Isola disabitata. Non vi sono altro che ca pre Salvatiche,alla caccia delle quali, nella primavera avanzata, vanno icacciatori dell Isola dell' Elba, e qualche volta ancora i cacciatori di Terraferma ... : Il Corpo di S. Mamiliano, e degli altri suoi compagni furono trasportati a Pisa , e collocati nella Chiesa di S. Matteo l'an no III il dì 6 di Maggio,come rilevasi da un'Iscrizione ivi tuttora esistente (3) . CA (1) Ann, Camal. lib. 69 p. 398. (2) Ivi tom. VIII lib. 16 p. 312. (3) Anno MCXI VI maij temporeD. PetriArchiep. : Pi ) ( 105 ) ( CAPITOLO. VI. Istoria del Castello di Valle, di pertinenza della Corona di Toscana, e per il dominio utile della Mensa Vescovile di Massa presentemente posseduto dal Principe di Piombino, Alle, ora §. I V scheletro di Castello, ha una ristretta popolazione consistente in sole cinque famiglie , a cui presiede per lo spi rituale un Paroco , con il titolo di Pieva no , che assiste ancora tutti i Pastori , che si trattengono nel territorio di questo Ca stello , e specialmente la gente, che attende N alla Pisani , ista Sacra Corpora SS. Mamiliani, Lustri, Vindemi , Aurelii, Rustici, Infantis &Gobuldei Mart, posita fuere in hoc Sacro Templo D. Matthei in Ara parvulorum. PosteaA. D. 1179 idib. Septem. aRevm. D. Ubaldo Archiepiscopo Pisano translata fuerunt in tus ad Cancellos. D. Villana Abbatista , A. D. MDXCIE pridie jdus Iulij, tempore Ill , et Rev. D. Caroli Antonii Putei Archiep. Pis., in hoc dignori loco, re condita sunt. D. Neria de Tortis dicti Monast. Abbay tissa Meritiss, i 1 ) ( 106 ) ( alla lavorazione del ferro allo scalo di Fol lonica. Il suo territorio è buona parte mac chioso. La sua rendita consiste in legname, carbone, Pascoli, e terratici . Confina con il mare a mezzo giorno , a levante con il territorio di Scarlino , a ponente con Mon tione , e Vignale , e a tramontana con il territorio di Massa . Il suo diametro essen do circa quattro migliatanto in lunghezza, che in larghezza, la sua area superficiale può ascendere a quaranta mila staja di terra. Il Castello, situto sopra di una piacevole col lina, che domina a mezzogiorno il mare , da cui è distante un miglio, e mezzo, pre senta un'amena veduta . §. 2 Non si sa, quando precisamente questo Castello fosse fabbricato; si può cre dere intorno al secolo X, corrispondendo quei pochi avanzi, che vi restanod'archi tettura, a tant'antichità. §. 3 Si chiamava prima in latino Val le-Nottonus, come vien chiamato in diverse scritture del 1319, esistenti in rari archivi di Toscana, ed in Italiano Valbuja, come si chia ma nel Lodo dato fra i Canonici, e il Ve scovo di Massa,l'Anno 1217. Esisteva nella Cancelleria Civile di Massa un bel diplo ma, ) (107 ) ( ma , diretto dall' Imperatore Federigo al Cont. Alberto di Notto d'Alberto, dato nella rocca di Tintinano l'anno 1115, qual diplo ma fu spedito a Firenze l'anno 1782. Pare molto probabile, che questo Conte Notto fabbricasse il Castello, e dal medesimo pren desse il nome di Valle-Nottonus , e da Valle Nottonus ne derivasse Valle-Buja ; molto più, che questo Conte Notto discendeva dalla fa miglia Attalberti (1), che, come si è vedu to , posssedeva in quei luoghi ancora il Castello di Valle (2). §. 4 L' Anno 1161 Ildobrandino detto Malaparte figlio d'Arrigolo Conte di Fornoli compròdaGiovannello, e Galliana fratelli, e figli di Frasmo della Marsiliana , discendenti dalla famiglia Attalberti ,le ragioni che aveva no nel Castello diValle, quali donò alla Chie sa Vescoviledi Massa, da cui fu fatto Vice domino del Vescovado insieme con i suoi successori (3) . Fin'al príncipio del secolo XII fu posseduto in società fra i Canonici, e il Vescovo di Massa. Nel 1200 fu rila N2 scia (1) V. P. Gamurrini delle famigl. Toscane, e Umbr. (2) V. In quest. p. 38. (3) V. Cesaretti. Albero in fine . Serie dei Vescovi di Massa, ” ) ( 108 ) ( sciato liberamente al Vescovo Ildobrandino, quale in conguaglio delle ragioni deiCano nici, gli rilasciò certe terre nel piano della Città di Massa, che ancora possiedono (1). L'Anno 1217 essendo insorta non so qual differenza frai Canonici della Cattedrale , e il Vescovo di Massa sopra le ragioni del Castello di Valle, fu la medesima differen za compromessa in Ildobrandino Priore di S. Galgano, e in Florentello Proposto diCa sole , quali concordemente , fra l'altre , de liberarono , ,,” Che il Vescovo fosse obbli gato confermare la permuta fatta con i Ca nonici del Castello di detta Valle dal quon dam Vescovo Ildobrando , permutato con il Cafaggio di Massa, dato ai Canonici dal detto Vescovo Ildobrando , e gliene facesse scrittura a senno di loro savio... .... Avessero i Canonici le solite pensioni, che prima avevano dagli uominididettaValle, per le Terre di Vitigliano (2), ma sia lecito al Vescovo quelle allogare a chi gli parrà con dette pensioni; di modo che la terza (1) V. Cesaretti de Vescov. di Mass. parte (2) Questo era il piccolo Castello, ora detto Brinciy valle sopra Montione, ) (109) ( parte dell'entrate di dette Terre sia dei Cas nonici (1) ,, . §. V. Il Vescovo di Massa rimasto li bero padrone del Castello di Valle, l'impe gnò al Conte Rinaldo di Monte Rotondo, pa drone ancora del Castello di Scarlino , per la somma di 267 marche d'argento (2) , del peso della Città di Massa . L'anno 1220 , considerando il Vescovo il pericolo nelqua le era la sua Chiesa, se avesse lasciato per lungo tempo il Castello di Valle nelle mani del Conte Rinaldo di Monte Rotondo , per essere quella famiglia, forte, e potente, de liberò di risquoterlo ; nè avendo forze da se medesimo , creò un debito con certi Si gnori Senesi di 267 marche d'argento , tan te quante ne avanzava ilConte Rinaldo(3), ipotecando per tal effetto tutti i beni del Vescovado, con la mallevadoria ancoradel la Comunità di Massa (4) , §. 6 La Comunitàdi Massa, che siera obbligata per il Vescovo, pretese di entrare a pos (1) V. Cesaretti " pag. 125. (2) Ivi . p. 128. (3) Ivi . (4) Ivi. Serie dei Vescovi di Massa ) ( 110 ) ( a possesso dell' istesso Castello di Valle come fece, spogliandone il Vescovo Alber to l'anno 1221. Il Vescovo scomunicò i Massetani , che non attendendo la Censura, continuarono nel possesso di Valle . Allora il Vescovo Alberto ricorse al Papa, che ine rendo alle sue istanze diresse un Breve al Po polo di Massapieno di rimproveri, e di mi naccie, e che finodà alVescovo lafacoltàdi trasferire altrove la Sede Vescovile (1) . Il Bre ve (1) Cum sit maledictus a Deo , qui matrem exa sperat , satis potestis maledictionis aeternae formidare periculum, qui matrem vestram massanam Ecclesiam, quae vos per Baptismum in Christo regenerans lac par vulis , & provectis cibum solidum administrat , &, quod est majus, Sanctissimo Corpore Christi vos refi cit, atrocibus iniuriis affecistis, & ei damna gravissima irrogastis . Cum enim civitas vestra, tam spiritualiter , quam temporaliter, ad Ecclesiam ipsam pertineat ple no jure , vos , qui tamquam filii, & fideles jure ipsius debueratis , non solum intemerata servare , sed etiam a temeratoribus defendere, toto posse , contempto ti more Divino , damnabiliter subducentes, ipsa possessio nibus , & rebus aliis spoliare , aliis tradere praesum psistis, & quod horibilius est aliquando Episcopos ausu sacrilego captivastis . Quare praedictam Ecclesiam ad tantam deduxistis inopiam ,quod Episcopali dignitate prorsus videatur indigna, dum oppressa intolerabili onere debitorum, de omnibus proventibussuisvix suf ficit satisfacere voragini usurarum, sicut Venerabilis fra ) ( 1) ( ve Papale produsse il suo effetto, imperocchè l'anno 1225, prudentemente il Vescovo pen sando non convenirgli di continuare a ri tenere il Principato di Massa, si determinò di rinunziarlo a quel Pubblico, acciò s'eri gesse in Repubblica ad esempio dell'altre Città. " § 7 Il dì 31. diLuglio 1225., il Co „ mune , e Uomini di Massa, giurarono ad دو دو دو Alberto Vescovo di Massa, e al Capitolo della Cattedrale, di difendergli il Castello di Monte-Regio con le sue attinenze , tut frater noster Massan. Episcopus nuper miserabiliter exposuit coram nobis.Quia vero non solum impium sed abusum est merito reputandum, ut tam honora bilis sedes . quae gaudet privilegio singulari , tanto contentui expositata videatur. Universitatem vestram rogamus , monemus, & hortamur attente, firmiter præ cipiendo mandantes , quatenus saluti , & honori ve stro proinde consulentes , & saltem in hoc matri ve strae satisfacientes , ad praesens praefatam Ecclesiam relevetis ab onere debitorum ,ita quod praeteritas re dimatis offensas , & apud Deum , & homines vobis exinde meritum comparetis. Alioquin, ut tollatur a vobis Regnum Dei & detur genti facienti fructum ejus , eidem Episcopo nostris Litteris dedimus in man datis , ut Episcopalem sedem a vestra trasferens, civi tatem statuat eam in loco decenti, ubi magis vi derit expedire . Datum Perusit Nonis maii anno nono, وو ) (112 ) ( ,, tutti gli altri Castelli, e Terre, che era ,, no sotto la giurisdizione di detto Vesco „ vo, di aiutarlo con armi, di non prende دو re alcuna gabella per le cose dei Cano ,, nici , e Chierici, eccettuato il podere del „ Piombo , ed Argento; di conservargli il ,, padronato delle Chiese, e di dargli le de „ cime. In caso, che la Città di Massa s' دو edifichi nel monte , che si chiama Certo „ piano , gli daranno sette piazze per farci „ sette botteghe, e terra sufficiente per fab وو bricare la Cattedrale, il cimitero , e Ca „ nonicato; di più pagheranno al medesimo دو lire 1500 di moneta Pisana non nuova, ,, per le possessioni date al detto comune di Ma Massa . Rogato Rolando not. (1) „. Suc " cessivamente il Vescovo Alberto rinunzio il Principato di Massa , e assolvè i Masse tani dal giuramento di fedeltà , riservandosi alcune terre , e castelli , che erano di ra gione e dominio utile delVescovato, iquali beni riservati, si obbligarono i Massetani difendere in ogni tempo ,contro qualunque persona (2) . §. 8 (1)Arch.delleRifor.diSien.,,Cartep.diMassa,,Estratto. (2) In Nomine Domini. Ammen. Nos Boccarellus Ar こ : : ) (113 ) ( §. 8. Non vi ha dubbio , che fra i beni , che si riservò il Vescovo di Massa , nella rinunzia che fece del Principato, vi restò compreso il Castello di Valle, e sue 0 per Archipresbiter , Bertuldus , Tempus , & Simon Canonici Massani , cum auctoritate , & consensu , & praesensia Domini Alberti Dei gratia Massani Episcopi , pacto interveniente inter Nos ex una parte, et te Bernar , dinum q. Tosi Rectorem & Dominum Communis Massani ex altera , recipientem pro communi Massa no, & pro omnibus , & singulis hominibus, civibus Massanis , & eorum vice, & nomine, qui nobis , & capitulo Massano fidelitate tenentur, a Capitulo Mas sano aliquas possessiones habent , vel detinent, vel aliqua servitia ei prestare tenentur , absolvimus , & liberamus omnes , & singulos homines cives Massanos praesentes , & futuros a fidelitatibus , & juramentis fidelitatum , quibus nobis,& capitulo nostro tenentur, absolvimus , & liberamus omnes, & singulos homines Cives Massanos praesentes , & futuros a fidelitatibus , &juramentis fidelitatum , quibus Nobis, & Capitulo nostro tenentur & omnibus , & singulis praestationi , bus, & servitiis , quas , & quae , vel aliquis ipsorum debent Nobis, & Capitulo Massano, velaliquibus aliis pro nobis , nomine:Canonicor. , vel Pensiariis aliqui bus, vel alterius alicuius servitii , sive de Pleteis , vel Domibus inter Civitatem Massanorum, sive de aliqui. bus possessionibus , vel rebus , tam intra Civitatem, quam extra in toto districtu Massanae Civitatis . Et tradimus , concedimus , & mandamus Tibi Domino Ber ) ( 114 ) ( pertinenze , essendo questo una delle parti più nobili del Patrimoniodella suaChiesa, molto più , che erano ancora viventi i figli di quei Benefattori, o siano Vicedomini, che Bernardino pro omnibas,& unusquisque praefuturorunt hominum civium Massanorum, &pro communi, & uni versitate Massana , & remittimus , & refutamus omne jus , & actiones , & rationes , & petitionem realem , & personalem, quod, & de qua habemus sivejure Enphi teutico , sive jure foeudi , sive libellario, sivo quocum que alio titulo in Domibus, Plateis, Aedificiis , Ferris , Vineis, Hortis , Planis, Padulis , Nemoribus , Sylvis, Possessionibus , & Serratis , & rebus omnibus , & sin gulis , quas , & quae , & quaecumque ipsi homines , cives Massani , vel aliqui eorum habent, tenent , & possident a nobis , & capitulo Massano , intra Civita tem Massanam , & burgos ac subburgos eius , & extra Civitatem in toto districtu Massanae civitatis, & deinceps habeant , teneant, & possideant per se, & nomine sui ipsius , & unusquisque corum , & haere des sui, & qui eum , & eos habuerint jure dominii , &plene proprietatis , & possessionis, & habeant ple nam , & liberam potestatem vendendi, obligandi , permutandi, dandi , & judicandi , & omnino alienandi , excepto Templariis ,& Hospitali ...... excipimus mi lites , & ea quae habent ad manus suas , positam prope goram Molendinorum & terram nostrorum de Massa , cui ex uno latere est via pubblica, ex alio est gora dictorum Molendinorum , ex alio territorium filiorum Werardi, & desuper est fluvius ...... pro mit ) ( 115 ) ( che gli avevano donato, con ' ajutodeiqua li, tanto aveva faticato per conservarlo . Stie de in pace il Vescovo Alberto, con i Mas setani , fino che visse ,essendo morto l'an ०२ no mittimus haec observare sub poena too marcarum ar genti optimi ..... reservamus nobis , & capituloMas sano terras cultas , & incultas , agrestes, & non labo ratas , Casalina , Plateas, Domus, & res quae , & quas habemus,& habet massanum Capitulum ad manus no stras , & Ius , et consuetudinem quod , & quam ha bemus in Argenti fodinis, & ipsas Argenti fodinas no stras pro praetio CCCCCC librarum Pisanarum minu tarum , quod in veritate recepimus : Actum est in Ecclesia Majori apud massam, co ram magistro Forte de Senis: Domino Gherardo de Prata ; presbitero Romae Cappellano Canonicorum : Leonardo Scolare q. Castagnoli: Raynerio q. Raulli: Piero de Parma , & multis aliis. Ego Rolandus, Notarius Imperialis super eo ..... Anno 1225. Die XI. exeunte mense septembris Ind. XIV coram Testibus in Ecclesia majori legi , & ap probavi . Copia Antonius Pieri, olim Pieri de Massa Nota rius , Anno 1424 Ind. III. Blasius q. Andreae civis Massae not. Ioannes q. Marci not. ; Amator Patriae de Sarteano not. : Michael Magistri Ioannis Angare de Massa not. Ar chiv. diplomat. di Firenze Città di Massa. ٢٠ ) (116 ) ( no 1230, con aver goduto pacificamente, dopo la rinunzia del Principato, il patrimo niodella sua mensa. I suoi successori Gugliel mo (1), Ildobrandino (2) , Nicolao Vescovi di Massa, (3) goderono anch' Essi pacificamente l'usufrutto dei beni della Mensa Vescovi le fin' all' anno 1250. Dall'anno 1225., fin all'anno 1250, si possono riscontrare diversi contratti d'affitto dell' entrate , e beni der Vescovado, non solo del Castello di Valle , ma dei Castelli dell'Accesa, della Marsiliana, di Baratti, di Tricase, ec. §. 9 L'anno 1250, il Vescovo di Mas sa Ruggiero fautore del partito del Papa In nocenzio IV, contro ' Imperatore Federi go II, meritò di essere deposto dalla sua Sede Vescovile (4),ed avendo contraria la Città di Massa, che favoriva l'Imperatore, se ne fuggì aRoma pressodel suo protettore Innocenzio IV(5).Nell'assenza del Vescovo, il Pubblico diMassa prese il possessodi tutti i be (1) Fu eletto l'anno 1231, il di 5 d'Agosto, e mo rì nell' istesso anno . (2) Fu eletto l'anno 1238, mori circa l'anno. 1240. (3) Fu eletto circa l'anno 1240, morì circa l'an no 1244. (4) Ughelli Ital. Sacr. (5) Ughelli . Ivi. " de Vescaui di Massa n. ) (117) ( i beni del Vescovado, perciò ancora del Castello di Valle. Il Vescovo privo delle sue entrate scomunicò i Massetani, ma non li vinse, imperocchè cotinuarono l'esercizio delle funzioni Ecclesiastiche, e il possesso dei beni. del Vescovado, come se niente fosse. II Ve scovo si maneggio presso Alessandro IV successore a Innocenzio, e ottenne una con ferma Papale , che fu diretta a Massa con Breve del 13 Settembre 1258 (1). Dal Bre ve (1) Avia nondeviat Divinitatis, sed cedit in par tempotius rationis ,ut fiant a Christi patrimonio alie ni viri Isdraelitici , qui favere persecutoribus Eccle siae non formidant. Sane petitio tua nobis exhibita continebat, quod cum Potestas, Capitaneus , Priores , &Consiliarii Massani ad bona tua, & Ecclesiae Massa nae per iniuriam manus avidas extendentes , Te ac Ecclesiam ipsam argenti fodinis ,& aliis redditibus con tra justitiam spoliassent, palatium de Monte Legio , Accesae , MontisS. Lurentii , Marsilianae , Portus-Bara tuli , & Valla Castra & quaedam alia bona ad Te, & dictam Ecclesiam pertinentia , temeritate propria oc cupantes;Tu ipsos,pro eo quod a te moniti, diligen ter Tibi praedicta restituere , contra juxtitiam dene garunt, excomunicationis , & in Civitate Massana,in terdicti sententias auctoritate ordinaria , exigente juxti tia promulgasti . Verum quia Thomas, Philippus, Gri folinus, & Romeus q. ipsius Ecclesiae Canonici cum eisdem Potestate, Capitaneo, Prioribus, Consiliariis , &co ) (118 ) ( ve apparisce, che fra gli altri beni era stato tolto al Vescovo ancora il Castellodi Valle, e che nell'istesso anno 1256, lo riteneva la Comunità di Massa. §. 10 Essendo variati gli affari politici : d' Ita &comune, contra te, juramento interposito , temere conspirantes , interdictum huiusmodi violare ausu te merario praesumebant , decedensium civium Massa nen. , exequias publice, ac solemniter celebrando, tu in Thomam, Philippum, Grifolinum, ac Romeumprae dictos , quia diligenter a te moniti a praesumpsione huiusmodi desistere contumaciter denegarunt , cum haec essent ita notoria , quod nulla poterant tergiver satione celari , auctoritate praedicta similem tulisti excomunicationis sententiam, iuxtitia exigente, ac ipso rum contumacia excrescente, ipsos canonicatibus , & . praebendis , quas in eadem Ecclesia, & omnibus aliis Ecclesiis , beneficiis , quae in civitate, ac diaecesi mas sana obtinebant, per definitivam sententiam privati . Nos itaque tuis supplicationibus inclinati praedi ctam privationis sententiam, sicuti est juxta, nec legi tima prorogatione suspensa ,ratam, & firmam haben tes, ipsam auctoritate Apostolica confimamus, & prae sentis scripti patrocinio communimus . Nulli ergo hominum liceat hanc paginam nostrae confirmationis infringere, vel ei ausu temerario con traire . Si quis autem hoc attentare praesumpserit in dignationem Omnipotentis Dei , & Beatorum Petri, & Pauli Apostolorum eiusd. se noverit incursurum. Da tum Viterbi Idibus Septembris, Pontif. nostri anno pri • mo Archiv. Vescov. di Massa . ) (119 ) ( d'Italia , variarono ancora i Massetani la loro devozione, e pensarono d' obbedire alle Papali censure. Restituirono per tanto al Vescovo tutti i suoi beni , onde ancora il Castello di Valle , e il Vescovo se ne ritor nò alla sua residenza di Massa. Avendo il Vescovo riordinato le cose sue, e ritornato al possesso del patrimonio della sua Chic sa, con l'esempio delle passate disavventu re, reso più saggio, pensò ad assicurare nel miglior modo possibile i beni della sua Men sa , a scanso di nuovi disastri ,con fare dei fitti perpetui e delle infeudazioni in favore di quelle persone dalle quali sperava prote zione , e difesa, come si praticava da altri Vescovi, e Capitoli d'Italia (1). §. 11 Vi era in Massa la nobile , ric ca , e potente famiglia deiTodini (2) nemi ca (1) V. Murat. Antiq. med. aev. Dissert. de foeudis. (2) I Todini . Questa era una famiglia Signorile, ed una delle più potenti , che fossero nella Maremma di Siena: ella abbondava di Cavalieri , ed aveva paren tado con le migliori famiglie magniatichedi Toscana. Ciò a lei recò non poca invidia, e fu di questa can tato , come si legge nell'origine della famiglia de' Conti Pannocchi,fatta dal Conte Andrea dei Conti d'Elci, che inedita giace , 1 Di ) ( 120 ) ( ca del Pubblico, benaffetta , e corrisponden te della Repubblica di Pisa, specialmente per motivo di commercio (1). Il Vescovo considerò i Todini come mezzo il più pro prio per raccomandargli il patrimonio della sua Chiesa, e però prima gl'infeudò il Ca stello di Tricase, e parte del Castello di Monte S. Lorenzo, e nel 1263 gli diede ancora il Castello di Valle (2) a condizio ne Di Maremma Nello dei Pannocchieschi Edi Massa i Todini, che son corrieri. Questa famiglia era molto ricca, e potente , sì per le Signorie , che erano in sua balia, sì per la mercatu ra , che in diverse parti praticavano.Cronica d' Andrea Dei, appresso il Murat. Script. Rer. Ital. V. ivi la nota del Benvoglienti di Siena . (1) Nelle scritture di Massa si legge, che i Pisani per il grandissimo traffico , che i Todini avevano in.. Pisa, ricavassero di Gabella più di 1500 fior. d'oro l'anno, ed essendo i Todini accusatidi commesso fro do, e loro questo perdonato dagliAnsiani di Pisa,da Consoli del mare, da'Consoli dei mercanti , e da quelli dell'arte della lana , affine di non disgustare i Todi ni , e perdere il loro traffico=.V. lanotadelBenvogl. sopra citata .. (2) In Dei Nomine amen. 1263 die nona Augusti Ind. VI. Pubblice appareat quod nos Albitius, & Al bertus fratres q. Tudini de Massa pro nobis ipsis, & pro ) (121 ) ( ne , che ogn'anno per la festa di S. Cer bone dovessero pagare il censo di una mar cad'argento del peso di Massa, e che la Chiesa curata di detto Castello, denomina P ta pro D. Bindo fratre nostro, pro quo nostro proprid, if &privato nomine promittimus vobis D. Rogerio Ver ner. Episcopo Massano , vice , & nomine Massani Epi scopatus stipulanti, & recipienti facere , & curare ita quod D. Bindus frater noster omnia, & singula in frascripta servabit, & quod non contraveniet ullo mo do, vel causa de iure, vel de facto , sed ea omnia ad requisitionem vestram , & voluntatem ratificabit ad dictum sui sapientis; iure veri dominii , & plene proprietatis , et possessionis , titulo permutationis da mus, nomine Massani Episcopatus stipulanti , et re cipienti unam Domum, seu Palatium , & Casamentum positum in civitate Massanae juxta Plateam Massani Comunis , cum solo, Platea, muris, & tecto, et pro Aulis , & omnibus edifitiis , & pertinentiissuis , & cum 2 ingressu , & regressu suo , et omnibus suis juribus, & servitutibus universis , cui a primo latere est via comunis , a secundo est Platea comunis , a tertio est Domus olim Avveduti , a quarto est Domus Dono-Del,vel si aliqui alii sunt confines , ut de cae tero praedictam domum, &casamentum, sive palatium vos,et vestri successores , & Episcopatum Massanum habeatis teneatis , & posssideatis , & faciatis ex nunc quidquid vobis placuerit, sine alicuius lite, & contra ditione , & vobis stipulantibus , & recipientibus pro di çto ) (122) ( ta S. Andrea, con tutte le sue ragioni , e pertinenze , rimanesse libera al Vescovo , e suoi successori tanto nello spirituale, che nel temporale , e assoluta ancora da qualun que cto Episcopatu , per nos , & nostros haeredes , & pro Domino Bindo fratre nostro praedicto,& pro suis hae--redibus promittibus Domum praedictam , & Casamen tum, seu Palatium non tollere, non contendere , & non molestare, vel de facto inde facere, vel move re, sed ipsas statim mota lite ex inde ab alio, nostris expensis , & advocatis ab omni persona , & loco le gittime defendere, & disbrigare sub poena dupli di etarum rerum extimati , sicut pro tempore plus va luerit. Quam poenam vobis dare, & solvere promit timus, quoties commictetur, vel commicteretur in sin gulis capitulis repertum , et poena soluta , vel com missa, ut dictum est ,praedicta omnia teneamur obser vare, cum ejusdem abligatione pæne, &damus vobis liberam potestatem , et licentiam vestra auctoritatepro pria accipiendi, intrandi, et ingrediendi corporalem possessionem , et quam possessionem rerum dictarum , et ut dictum dominium statim habeatis, et vestro mi nisterio possideatis, et quod possideatis confitemur nos pro vobis, et vestro nomine possidere, et quod possi dere , et ex dicta causa damus, cedimus, et man damus vobis , et invos trasferimus omnia jura, et actiones , et potestates reales, et personales , utiles, et directas, seu et mixtas competentes , et compe tituras nobis, et dicto fratri nostro , et nostris et ' suis heredibus in rebus praedictis, et vos confitemur successorem in locum nostrum, etinjus universum , ut de ) (123) ( que gravezza. Che non fosse lecito ai To dini , e loro successori alienare detto Ca Q2 stello de directo , et utili de praedictis, et prodictis , et pro eis possitis agere, excipere , et experiri , et vos tueri contra nos, et omnem personam, et locum, promitten tes vobis, quod jus nostrum, quod mane habemus in rebus dictis , vel habuimus ab hodie retronulli alii est datum , cessum, velmandatum, aut modo aliquo alie natum est , vel fuit, et si contractum appareret , aut apparuerit , nos, et successores nostros , id omnes con servare promittimus sub dieta pœnaa nobis, vobis sti pulata promissa, et ea soluta quoties committetur , praedicta omnia debeant observari , cum eadem pæne obbligatione , et vobis stipulantibus promittimus tra dere liberam , et vacuam possessionem dictae domus, &casamenti, seu palatii sub eadem poena, quam vo bis dare promittimus, & solvere, si praedicta omnia non osservabimus, et poena soluta, praedita omnia , ut superius scripta sunt promictimus observare . :: Item pro additamento , & juncta meliorationis permutationis praefatae, pro nobis, &prodicto D. Bin do fratre nostro solventibus , damus & solvimus vobis pro dicto Episcopatu recipienti libras triamilia quin gentas bonorum denariorum Pisanorum numerati hoc modo. Quia liberamus vos, & dictum Episcopatum a prefato debito, quodNobis solvere tenebatiscausa mu tui , quod dicitur a nobis, aut ab aliquo nostrummu tuo diversis temporibus recepistis, pro utilitate , & ne cessitate praefati Episcopatus , de quo debito plura sunt Instrumenta per manumplurium Notariorum con fecta , continentur summam, seu quantitatem ipsarum trium ) ( 124) ( stello di Valle, e sue pertinenze,seprima non ne fosse interpellato il Vescovo, e suoisucces sori, quali aspettati per lo spaziodi un mese , ) do-.. trium millium quingentarum librarum Pis:. Mille qua tuor centarum,librarum,per manum Bernardini Impe riali auctoritate Not. sub anno Domini 1256 vir. Kal. Januari Ind. xv. Itemseptingentarum quadraginta qua tuor librarum per manum Sinibaldi Notarii sub anno Domini, 1258 Ind. 11. 18 Kal. Februari. Item trecen tarum librarum Pis. per Albizi manum Not. sub anno Domini 1259Ind 11. die vero Idus Martii. Item 258 librarum per manum Benvenuti Imperiali auctoritate Not. sub anno Domini 1260 Ind. iv. die 8 Kal. Mar tii Ind. vi. Item quingentarum librarum per manum mei ejusdem Barlutii Not. sub anno Domini 1263 die 12 Kal. Augusti Ind. VI. Quae utilitas, & necessi tas apparet ex tenoribus ipsorum Instrumentorum, con tinentium praefati debiti causas , & expensas, quae in frascripta pro utilitate , et securitate nostri contractus quemnobis praesentialiter facitis de Castro Vallis, et districtus per manum Domini Not. ex pacto appositó inter nos, et vos, apud nos debent terminare , sed confitemur dictum debitum a vobis recepisse ,et apud nobis est solutum, et integre satisfactum, ut supra est notatum, et pro qua domo,et casamento et pro de bito facto, et aliis omnibus supradictis, quae a nobis recepistis ex eadem causa permutationis confitemurpro debito facto , & aliis omnibus supradictis, quae a no bis recepistis ex eadem causa permutationis confitemur pro nobis , & prodicto fratre nostro Domino Bindore cepisse a vobis pro dicto Episcopatu, et a Capitulo C Massa ) (125 ) ( dovessero preferirsi al Compratore per una somma assai minore, qualora l'istesso Ve scovo,osuoi successorivolesseroprofittarne. §. 12 Massano recepisse, et habuisse Castrum de Valli cum omnibus suis pertinentiis , et curtem, etdistrictum ejus cum universa Jurisdictione, et cumpraediis urbanis, et rusticis , ethominibus abiectis , censitis, originariis , per petuis, Colonis, Anquilinis , conditionibus , etcensibus, et fidelibus, et aliis omnibus quocumque nomine cen seantur, et feudis, et tenimentis ,et poderibus omni bus ad Episcopatum spectantibus, et terris cultis , et incultis , pasquis , pratis , nemoribus , paludibus , aquis, nec non rebus omnibus in dicto Castro, et Curte, et districtu positis , ad dictum Episcopatum pertinentibus mediate, vel immediate, et cum omnibus juribus , et ditionibus vobis , et dicto Episcopatui competentibus, salva pensione census, et canone infrascripto , hoc ex pasto in permutatione praedicta apposito inter nos et vos, quod non liceat nobis , aut dicto Domino Bindo fratri nostro , vel suis , et nostris haeredibus memora tum Castrum de Valle, vel ejus pertinentia in totum , vel inpartem vendere, vel alienare, nisi primo vos, vel vestros successores requiramus, et espectatis per mensem ad ipsam ensionem faciendam , si eam emere volueritis , quibus scilicet vobis, et successoribus ve stris, pro dicto Episcopatu Massano , et ipsi Episcopa: tui dare, etvendere teneamur per quinquaginta libris denariorum pisanorum min. minus quamab aliis habe re pormittimus, pro quo Castro de Valle , et Curte , et districtu , et rebus aliis supradictis omnibus, pro nobis ipsis , et proDomino Bindo fratrenostro pro quo de ) ( 126 ) ( . 12 Trasferito per tanto, il Castello di Valle nella famiglia Todinidi Massa,sen za ilpermesso, ne della Corte di Roma, al 1 1 lora de rati habitione promittimus, et pro suis , et nostris haeredibus , et successoribus in praedictis universaliter , et singulariter vobis D. RogerioMassano Episcopo sti pulanti, et recipienti pro dicto Episcopatu, et nostris successoribus , dare , et pagare nomine pensionis , sive canonis in perpetuum singulis annis promittimus in fe sto S. Cerbonii, unam marcam boni , et puri argenti sine malitia ad rectum pondus Massani Comunis , alio quin promittimus, et convenimus vobis dare , et sol vere nomine pæne duplum dicti census , et pensionis, sive Canonis , et resarcire vobis , et vestris successori bus omnia damna, expansas, hac de causa consecutas vel factas, et pæna soluta rato manente Contractu , pro quibus omnibus, et singulis observandis , et firmis tenendis , nos , et nostros haeredes , et bona nostra o mnia praesentia vobis , et vestris successoribus obbli gamus. Hoc enim vero expresso pacto apposito inter nos , et vos, quod Ecclesia S.Andrae dedicto Castro, cum omnibus juribus , &pertinentiis suis , vobisdicto D. Ro gerio,etEpiscopatuilibera,&expedita remaneat , neque propterpraedicta, vel aliquidpraedictorum aliquodjus , vel aliqua jurisditio nobis , & nostris haeredibus , aut aliorum nostrum , sive successoribus nostris universali ter , vel singulariter acquiratur, quin in spiritualibus , &temporalibus vestra, & Episcopatus sit libera , & ab omni prestatione immunis , quantum per nos, & nostros haeredes , & descentes cum omnibus juribus suis re : ) (127) ( lora moderatrice dei beni Ecclesiastici, ne dell' Imperatore,da cui riconosceva la Chie sa Vescovile di Massa il suo Principato ; fino dall'anno 1194 per elargità dell'Impe ratore Enrico VI (1): anzi contro la di sposizione ditutte le leggi Civili (2), e Cano :. ni C renunciantes ex causadictae permutationisnon factae, rei sic non gestae, &sic non celebrati contractus, do li , mali , sine causa, & in factum, & ex iniusta cau sa , privilegio fori ,& facti census, canonis , sive pen sionis, sic, non permissa ,& omni juris , & legum au xilio, praedicta, vel aliquod praedictorum, & futura Actum Massae in Castro ejusdem D. Episcopi Mass. de Monte Regio , &c. Ego Barlutius Pub. Not. his omnibus interfui , & haec omnia rogatus scripsi , & pubblicavi . Copia Meus Filius Chelli Rafanelli de Massa , Im per. auctoritate Not. Pub. &c. Copia Dinus olim Vannis de Massa Imperiali au ctor . Not. &c. :: : (1 ) V Cesaretti dei Vescovi di Massa p. 108. **(2) Ecco ciò che ha osservato il Ch. Muratori antiq. Med. aev.dissert. de foeudis Inter Longobardicas leges considerandum nuncase offert lex LV. Ludovici Pii statuentis =ut Enphiteosis unde damnum Ecclesiae patiuntur, non observetur, sed secundum Legem Roma nam destruatur , & poena non solvatur Ad haec uti nunc , ita , & antiquis seculis ea obbligatione consti tuebantur Enphitheute, ut meliorem facerent condi tionem fundi sibi commendati, non vero deteriorem con ) (128 ) ( niche; dovevano i Todini con fondamen to temere la nullità di un contratto si in regolare, e troppo lesivo l'interesse della Chiesa di Massa, e dovevano credere, che o presto o tardi i Vescovi successori ave. rebbero reclamato i diritti , e le ragioni della loro Mensa, contro chiunque ne fosse l'indebito detentore . Mossi perciò , i Todi : ni da queste , e altre ragioni, si determina rono, d' assicurare , per quanto fosse possi bile, ilCastellodi Valle , raccomandandolo a una forza superiore di quella della Città di Massa; e giudicarono ancora non esservi in quel contra facientes , & jure , & possessione excidebant .. .... Hoc Emphith. genus improbat Ludovicus Pius , &discindendum iubet secundum Legem Romanam . Sed quae nam est haec lex? Non aliam puto nisi legem Leonis, & Anthemii Augustorum anno Xsti 470 pro mulgatam , quae est quarta decima Codicis Iustiniani de Sacrosanctis Ecclesiis, ubi interdicuntur contractus omnes in perniciem sacrorum locorum vergentes. Cui legi addende sunt quaedam Authenticae Iustiniani primi Augusti ad hanc rem spectantes , & precipue Autentic. = Perpetua quoque Emphyteusis nov. 7 Iusti uiani denon alienandis &c, & Novel. 120 eiusdemAus gusti de alienarione &c. Paria quoque edicta promul gavit Ludovicus Pius, ut habetur in lib. 2 cap. 29 capitular. ab Ansegito collectorum. Verum consule nom well. 7 Iustiniani cap. 4 de non alienandis , )(120) ( quel tempo miglior protezione della Repub blica di Pisa, che da tre parti era confinan te con il territorio di quel Castello, che anzi da quel Castello restava diviso il suo Stato, da quella parte, e perciò avrebbe a vutotuttol'impegno per conservarglielo; mol to più che Massa sidimostrava apertamen te nemica dei Pisani , e del loro Stato . § 13 1 Pisani profittarono dell'occasio ne opportuna per ingrandire la loro giuri sdizione , e perciò il di 16 d'Aprile dell' an no 1305 Indit. II allo stile di Pis., fu con segnato il Castello di Valle in custodia ai Pisani per 10 Anni, con tutte le sue ragio ni , e pertinenze (1) . L'infelici circostanze R (1) InAeterni Dei Nomine amen. Dominus Tan d'1 credus de Scalinis de Brescia Miles , & Socius Nobilis Viri D. Philippi de Lavarello-Longo de Brescia Cari tanei Pisani Populi, D. Ganus Chicolus de Lanfran chis , Raynerius Ioannis Comes deDonoratico, & Fran ciscus Bellani , nunc pro Comuni Pisano in partibus Maritimae Officiales , & Ambaxtiatores, vice , & no mine Pisani Comunis,& pro Comuni Pisano ex una parte, & Dominus Duccius de Tudinis de Massa Ma ritima pro se, & D. Bindo patre suo,& pro D. Nello q. Alberti , & Nero, & Griffolo gemanis filii q. Al berti de Tudinis praedictis, & Conte olim Alberti consortibus suis , dicti D. Ducci. Qui omnes sunt de Tudi ) (130) ( d'Italia e le continue rivoluzioni del Go verno della.Città di Massa , furono le Cau se principali , per le quali i Vescovi suc cessori aRuggiero , deboli di forze, e ay :-vili Tudinis de Massa supradicta , & eorum,&cuiusquisque eorum filii ex altera parte, pro quibus, & quolibet eorum dictus D. Duccius suo proprio , & principali nomine de rato promisit .. ..... De omni bus, & singulis iniuriis, offensionibus , odiis , inimicitiis usque hodie factis, dictis, & illatis quocumque modo facto , & occasione inter Comune Pisanum , & aliam personam, seu locum pro Comuni Pisano ex una par ze , & dictos D. Duccium, D. Bindum, D. Nellum, Nerium,Griffolum, quam Nos, & Contem de Tudi nis suprascriptis , vel aliquem exeis, aut aliquam personam, seu locum pro dictis Tudinis ex altera par ze,ad talem pacem, & concordiam, & bonam volun tatem,& pacta,devenerunt , videlicet quod supradi ctus D. Duccius pro se , & suo proprio, & principali nomine, & pro omnibus , & singulis suis consortibus, &filiis de Tudinis , dat, & concedit suprascriptis D. Tancredo, D.Gano, D. Rainerio Comiti, & Francisco agentibus , & recipienetibus pro Comuni Pisano , eo modo utdictum est, Castrum de Valle maritimae mu ratum , cum Palatio super se, & Carbonariis , & Fossis ipsius Castri, cum infrascriptis pactis, conditionibus, &Articulis , inter dictas partes appositis, & ordina tis , quod dicti DD..... .... dictum Castrum , cum Palatio, & Garbonariis dicti Castri , & Fossis tan tum tenebunt, & salvabunt in guardiam tantum pro Co ) (131 ) ( viliti dal sistema Repubblicano, non erano in grado di contrastare le loro ragioni contro i Todini, e molto meno contro la Repub blica di Pisa, divenuta garantedeimedesimi . § 14Stabilito nella Sede Vescovile di Mas sa il Vescovo Giovanni l'Anno 1313 , consi derando lo stato deplorabile della suaChie sa, diede di mano,contutto il zelo,ed impe gno possibile a rivendicare i diritti della súa Mensa, ricorrendo per tal effetto all' Impe ratore Enrico VII ,come suo Sovrano, e Pro tettore . Gli espose principalmente le lesive Infeudazioni state fatte dai suoi antecessori , Ra Comuni Pisano, & adhonorem , & augmentum, & bo del num, & pacificum statum Comunis Pisarum, & supra scriptorum Tudinorum , & eorum filiorum hinc ad annos decem proxime venturos , & completos , & in fine dicti termini , Comune Pisanum , vel alia legitti ma persona pro Comuni Pisano, dictum Castrum cum Palatio supradicto murato &c. dabit, & restituet, & consignabit, sive dari, & restitui, & consignari faciet supradicto Domino Duccio, pro se, & suis Consortibus recipienti .... Actum Valle extra Castrum praedictum &c. Praesen tibus &c. Dominicae Incarnationis anno 1305 Ind. I 14 Kal. Maij secundum cursum Pis. Mino, & Ioannes Not. &c. Copia Cerbonio d'Inghilberto da Massa Not. l'ani no 1320 Ind. 4. die 10 Novembris . ) (132 ) ( del Patrimonio della sua Chiesa, irregolar mente, e senza le necessarie licenze: pro dusse il Diploma di Enrico Vl con il quale , la Chiesa di Massa è tuttoil suopatrimo nio godeva dell' Imperial protezione: espose ancora l' infelice stato delle sue Finanze de , cadute e miserabili , e lo supplicò dell'op portuno rimedio, con volersi degnare di di chiarare nulle l'infeudazioni, state fatte dai suoi antecessori, in pregiudizio della sua Chiesa " §. 15 L'Imperatore EnricoVII fecepren dere in esame,dallaCamera Imperiale ,le rap. presentanze state fatte dal Vescovo Giovan ni , quali essendo state ritrovate giuste , veridiche , l'anno 1313 con Diploma Impe riale , dato in Pisa il di 24 di Luglio , di chiarò, che , non potendo iVescovi di Mas sa infeudare cosa alcuna senza il Consenso del primo Infeudante , annullava, e cassava, tutte l'infeudazioni state fatte, e confermava ai medesimi Castelli , e Terre del Vescovato la sua Imperial protezione (1) . In conseguen : : za (1) Henricus Dei gratia Roman. Imperator semper Augustus. Universis Sacri Romani Imperii fidelibus Praesentes literas inspecturis gratiam suam, & omne bo ) (133) ( za di questo Diploma, iTodinirestituirono al Vescovo il Castello di Tricase, chegl'e ra stato infeudato dal Vescovo Ruggiero l'anno 1257 (1), qual Castello fu successi vamente dal Vescovo ,diviso con la comu nità di Massa , e alla Mensa gli restò in : ১ par bonum. Ad audientiam nostram, Venerabili Ioanne Massano Episcopo, Principe , & Consiliario nostro re ferente , pervenit,quod nonnulli predecessores sui Ca stra, Villas , Terras, & Possessiones,&aliabona,quae ipsi, seu Ecclesiae ,Massanae , & Imperio in focudum obti nebant , alienare,& distrahere in gravem ipsius Ec clesiae, & Imperii lesionem praesunserunt. Quia vero alienationes , & distrationemhuiusmodi Domino foeudo rum ipsorum inconsulto attentare noscuntur, ex officii 1 nostri debito nobis incumbit super hoc de opportuno , remedio providere ; alienationes , &distrationes Castro rum, Villarum, & terrarum, possessionum, & aliorum bonorum praedictorum , prout illicite,& de factopro cesserunt, cassamus , irritamus, & nullius fore decre vimus firmitatis ex certa scientia, & de nostrae pleni tudine potestatis, in ipsis jure nostro, & Imperii sem per Salvis, in cuius rei testimonium praesentes literas majestatis nostrae Sigillo jussimus communiri .. ! Datum Pisis Sexto Kal. Augusti Anno Domini MCCCXIII Ind. XI Regni nostri....... Anno Imperii vero: 11 Benevol. in notis ad Ughell. ex Tabular. Xeno doch. Senens. V Diplomi d'Enrico VI , e VII d'infeu dazione dei beni del Vescovo. Archiv. Diplomat. di Firenze Città, di Massa. (1) V. Retro p. 120, P ) (134) (! parce quella vasta Bandita, adessodenomina ta Campo alia Lite. Non furono così felici: le conseguenze, per la restituzione del Ca stello di Valle ( e di Montione, del quale parleremo nel Cap. seg ) , come seguì del Castello di Tricase (1) . Si è veduto , che i Todini ,prevedendo ciò che successe , l'ave vano dato in guardia alla Repubblica di Pi sa per 10 Anni, dei quali ne erano scorsi soli otto; perciò in tempo , che ilVescovo Giovanni ottennedall' Imperatore Enrico VII l'annullazione dell'Infeudazioni antecedenti, 7 il Castello di Valle era nelle mani dei Pi sani , quali crederono loro interesse , conti nuarne la protezione, e custodia , ancora dopo il decennio; o fosse ciò con la rinno vazione di nuovi patti , oppure appoggiati , come credo, alla superiorità delle forzedel la Repubblica , sopra di quelle dei Todini , 2 del Vescovo e della Repubblica di Massa. Nè temevano l'indignazione Imperiale , che anzi, poco dopo , si ribellarono al medesimo Imperatore . §. 16 Continuavano i Todini la loro dimora in Massa, e facevano nella Repub bli i (1)IlVescovoGiovanninel 1317 entròapossessodelCa stellodiTricaseV. Ughel. Ital. Sacr.De'Vescovidi Massa. ) (135 ) ( blica la prima figura , essendo i più rispet tabili , e per nascita, e per ricchezze. La Repubblica di Massa non godeva più della totale sua libertà, ma già era tenuta inbri glia dalla Repubblica di Siena, che la go vernava per mezzodi un suo Cittadino, con il titolo di Potestà. L'anno 1320, era Po testà di Massa Niccoluccio di Berna Migna nelli Cittadino di Siena, quale avendo or dinato, che fosse carcerato Chino dei Todi ni di Massa, il medesimo con gli altri suoi parenti sollevarono il Popolo contro del Po testà il dì 18 del mese di Giugno , e la notte del dì 18 , venendo il 19, dopo il se condo suono della campana, che si suona nella piazza maggiore , Niccoluccio, e Beda na suo familiare furono uccisi , e il cada vere del Potestà fu gettato dalla finestra del palazzo Pretorio. La mattina consecutiva il Capitano del Popolo, chiamatoVentotto , in quisì tutta la famiglia Todini, e dopo un rigoroso processo restarono tutti condannati alla forca incontumacia;e furono dichiarati confiscati tutti i loro beni, fra i quali i Castelli di Valle , e Montione. Il dì 20 di Dicembre del medesimo anno 1320, la Co munità di Massa prese formal possesso de gli 1 i 1 ) (136) ( gl'istessi Castelli di Valle, e Montione,co me confiscati insuo favore, e alloghò le pa sture al Conte Duccio di Castagneto, o sia di Donoratico. Godè la Comunità di Massa il pacifico possesso di detti due Castelli fino all'anno 1323, nel qual tempo i Todini s'ap pellarono della loro condanna al Potesta di Pisa, quale presa cognizione della causa con fermò la sentenza del Capitano di Massa, e dichiarò , che i Castelli di Valle, e Montione fossero lasciati liberi in favore della Città di Massa, perchè essendo detti Castelli dei To dini, che furono banditi nel 1320, ne resta rono confiscati i loro beni, e però devoluti alla Comunità di Massa, e come meglio dall'istes sa sentenza, che tuttora intieramente si con serva . Continuarono i Massetani a godere l'entrate dei dueCastelli fin'a tanto che stie dero in pace con i Pisani,che ancora guar davano i medesimi Castelli in nome dei To dini . Circa l'anno 1335 avendo i Massetani abbracciato totalmente il partito della Re pubblica di Siena, e però fattisi nemici della Repubblica di Pisa, i Todini presero l'op portunità , e ritornarono nelle antiche loro ragioni sopra i Castelli di Valle, e Montione. Intanto alcuni Vescovi riceverono il valore cen ) (137 ) (- censuario dellaMarca d'Argento, protestan dosi, che lo facevano senza pregiudicare alle ragioni della loro Mensa , che anzi intendeva no voler quelle conservare per se, e loro Suc cessori: alcuni Vescovi ricusarono l'offerta del Censo, ed i Todini si protestarono formal mente, come successe nell' anno 1374 (1) , S (1) In Nomine Domini Amen. Anno eiusdem ab L'an- Incarnatione 1374 Ind. XIII. X Octobris , secundum ri tum Massanae Civitatis; Regnantibus Serenissimo Prin cipe , & D. D. Carolo Romanorum Imperatore semper Augusto . Ex hoc publico Istrumento omnibus appa reat evidenter , quod Nobilis , & Potens vir Bartolo meus filius q. B. M. Domini Donus-Dei militis de Malevoltis de Senis, Domini Castri Gavorani , & No bilisVir Conte olim Alberti de Tudinis deMassa, per sonaliter existentibus in Sacristia Ecclesiae S. Cerbonii de Massa Marittima; presentibus ....... Viri Domini Francisci Archipresbiteri Massani , Vicari in Spiritua libus Reverendi in Christo Patris D. D. Antonii Popu loniensis , & Massani Episcopi, & aliorum Canonicorum in dicta Ecclesia residentibusrequisiti fuerunt, postula verunt, & vocaverunt intelligibili ,& clara voce , prae sentibus &c.ipsum D. Episcopum, vel eius Procurato rem, ex eo quod volebant solvere debitum Censum ipsi D.Episcopo;tangente ipsum Bartolomeum pro Se sta parte pro indiviso , Castrorum Vallis , & Montio nis, & tangente ipsum Conte pro quinque reliquis partibus pro indiviso dictorum Castrorum Vallis , & Montionis . Et ipso D. Episcopo absente, nulloque eiuş ) (138 ) ( L'anno 1390 il Vescovo Andrea , di Giovanni Guidi, d'Asciano , Castello dello Stato Senese , ricevè dai Todini il censo della Marcad'Argento ,e per essa cinque fiorini d'oro , con la solita protesta di non pre giudicarsi in modo alcuno. L'istesso fece il successore Niccolò Beruto Frate Domenicano, l'anno 1400, il dì 21 Giugno; delle qual soluzioni ne apparisce ricevuta, e ricordo. Nell'istesso anno 1400, Gherardo d'Appia no avendo venduto lo stato di Pisa a Ga leazzo Visconti Duca di Milano , con là riserva dello stato diPiombino (1), ed essendo andato alla sua nuova residenza a Piombino , considerò , che iCastelli di Valle, e Montio ne, dividendo il suo nuovo Stato, conveniva , per qualunque strada, di farne acquisto , ri chiedendo così i suoi pubblici, e privati in te eius nomine pro Procuratore eius respondente,vel di cente velle recipere dictum Censum , praedicti Barto lomeus, & Conte dixerunt, & protestati fuerunt ibi dem, quod per eos non stat, nec restat solvere di ctum corum censum,debitum ibidem D. Episcopo oc casione dictorum Castrorum Vallis , & Montionis, & rogantes me Benvenutum Vannis de Sextona not. in infrascriptis, ut de praedictis publicum deberem con facere Instrumentum. Arib. di case Malevolti di Sie na . n. 108. (1) pag. 33. ) ( 139 ) ( 1. teressi . Il nuovo Padrone di Pisa non era per opporseli , imperocchè avendo il tutto ricevuto da Gherardo nel tempo medesimo, volentieri si presto alla cessione di Valle , se pure non fu convenuto nell'atto istesso della cessione di Pisa. I Todini ridotti in stato o scuro, e miserabile, erano in grado di rice ver legge da chiunque si fosse. Anzi i lo ro bisogni erano tali, che consideravano at to di provvidenza, e fortuna, se trovavano la maniera di far danari. II Vescovo , e la Città di Massa non erano in circostanze d'opporsi in modo alcuno , che anzi dove vano secondare le mire del Duca di Mi lano , divenuto il terrore d' Italia . § 17 Gherardo d' Appiano Signo re di Piombino , convenuto , e sistemato l'occorrente , il dì 6 di Giugno del 1400, comprò dai Todini i Castelli di Valle, e Montione per il prezzo di 500 fiorini, e pre se possesso dei medesimi Castelli insuo no me, sperando che si sarebbe superata qualun que difficoltà, che potesse insorgere , tanto per la parte del Vescovo , che per la parte della Città di Massa, in vista dell'autorità,forza, e destrezza delDuca diMilanosuo Protettore. §. 18 Chiunque, ben vede la nullità del Contratto di compra, e vendita del Castel Sa lo ) ( 140 ) ( stello di Valle, e di quello di Montione, se da un occhiataal CompendioIstorico del i : istesso Castello di Valle; al Contratto fatto fra i Todini , ed il Vescovo; alDiploma Im periale d'annullazione dell' antecedenti in feudazioni; alla confiscazione che ne fu fat ta in favore della Città di Massa; al pos sesso ec. , e più, e meglio il Lettore sard persuaso appartenere questi Castelli alla Co rona di Toscana , e per ildominio utile a Vescovadodi Massa , daquanto narreremo ів appresso, continuando l'Istoria della famiglia d'Appiano . CAPITOLO VII. Istoria del Castello di Montione , appartenen te alla Corona di Toscana , e per il Domi nio utile alla Mensa Vescovile di Massa, presentemente posseduto dal Principe di Piombino . Q §. I. Uello che presentemente chiamasi Ca stello , 0 Corte di Montione , è una Bandita posseduta dal Principe di Piombi no , che confina con i territori di Valle , di Massa , di Sughereto, e di Vignale. Ha un estensione di circa 4 miglia in lunghez za, ) ( 141 ) ( za , e 4 in larghezza, la maggior parte ter reno montuoso , macchioso, e selvaggio. Le sue entrate sono quasi l'istessedel Castello di Valle, consistenti in terratici , pascoli , e le gname, che perlo più serveper far carbone, nonsolo permantenimentodei Forni del ferro di Follonica , maancoraper commerciarlo fuo ri di Stato. Inquesto Territorio non vi so no le vestigie di Castello, come a Valle , e nell'altre Bandite circonvicine, cioè a Cam petroso, aVignale, allaCastellina ,all'Accesa, allaMarsiliana , inPietra,a Monte Pozzali ec., dal chepotrebbe dubitarsi se nei secoli xiu, e хи che erano abitati gl'altri nominati Castelli , lo fosse il Castello di Montione . Per quan te diligenze abbia fatto ,non mi è riuscito dititrovarne memoria, prima del secolo XIII, almeno nominatocome presentemente, Mon tione . Ho trovato bensì indiversi Istrumen ti il Castello di Monte S. Lorenzo, che ap 1 parteneva alla Mensa Vescovile di Massa, specialmente così chiamato nel Breve di Pa pa Alessandro IV diretto al Pubblico di Massa, qual Castello, presentemente, non si ritrova più sotto l'istessa nomenclatura. Co munque sia questo Castello nel secolo X apparteneva a quell' istessa Consorteria di No ) ( 142 ) ( Nobili Sugheretani, discendenti dalla fami glia Attalberti, che nel 1200 si ritirarono a Massa, e furono ammessi fra i Vicedomini del Vescovado. §. 2 Di questa consorteria , un cer to Conte Tedicio al principio del secolo XII donò alla Chiesa Vescovile di Massa, e per essa al Vescovo Alberto , il Castello di Mon tione con tutte lesue ragioni, e pertinenze, come rilevasi da un Compromesso, che ri porteremo inappresso. Il Conte Ugolino fra tello germano del Conte Tedicio pretese di avere delle ragioni sopra il Castello di Mon tione, onde ne inquietava il possesso al Ve scovo Ildobrandino , successore del Vescovo Alberto . Furono le reciproche differenze , compromesse nel Conte Giacomo di Biser no , quale proferì il suo Lodo, ma non fu atteso . L'anno 1236 fu fatto altroCompro messo in due Canonici della Cattedrale di Massa , quali concordemente giudicarono , che del Castello di Montione se ne facesse ro tre parti, cioè: la metà si lasciasse libe ramente al Vescovo; un terzo si desse in feudo dal Vescovo al detto Ugolino , e suoi successori; e per il restante , cioè della Se sta parte lasciarono al Conte Ugalino le sue ragioni tali quali se li competevano contro un ) (143 ) ( un certo Torcello, al quale era stata vendu ta (1) . Ancora questa sesta parte era pas sata nelle mani del Vescovo , forse per com (1) In Nomine Domini Amen. Anno Domini 1236 Ind. x. 16 Kal. Decembris. Nos Simon, et Tempus Ca nonici electi, arbitri , arbitratores , & amicabiles com positores a Domino Ildebrando Dei gr. Massano Epi scopo, nomine ipsius Episcopatus ex una parte, &No bili Viro Ugolino Nicia q. Comitis Galgani Filio ex altera parte super omnibus , & singulis litibus , quae vertebantur, vel verti poterant inter eos , occasione Castri Montionis , videlicet donationis , offertionis , & concessionis factae a Tedicio germano olim Ugolini iam dicti , bonae memoriae Episcopo Alberto, recipienti pro Episcopatu jam dicto; & occasione guerrae inju riarum hinc inde illatarum , & occasione arbitri dati, &lati a Domino Jacobo da Biserno inter dictum Do minum Episcopum Ildebrandum , & Ugolinum praedi ctum, sicut haec plenius apparent perpublicum Istru mentumfactum manuBenvenuti Not.,pro bono pacis, &concordiae arbitramur , sententiamus , & promulga mus, & diffinimus ,quod dictusDominusUgolinus det, cedat, & mandet dicto Domino Episcopo , recipienti nomine ipsius Episcopatus omne jus , & actionem , & petitionem quod. & quam habet,vel habere videtur in medietate Castri Montionis, & ejus curtis a dicto Tedicio donata , & exinde faciat sibi cartam ad di ctum sui sapientis sine malitia,& quod dictus Domi nus Ugolinus faciat consentire Dominam Teodoram uxorem suam addictum sui sapientis sine malitia in his omnibus infra quindecim dies post quam dictus Domi ) ( 144) ( compra , o donazione fatra dal medesimo Torcello al Vescovado, sopra della quale Se sta parte , per quanto rilevasi dal Compro messo , Dominus Episcopus , vel ejusNuntius requisiviteum su per hoc , et dictus Dominus Episcopus det, et conce dat infoeudum Tertiam partem Castripraedicti , et suis haeredibus secundumconsuetudinem aliorum Nobilium , et Vassallorum Episcopatus dicti , et dictus Dominus Ugolinus , et haeredes faciant , et facere debeant , et teneantur fidelitatem dicto Episcopo , et Successoribus suis , et de his faciat dictus Dominus Episcopus eidem Domino Ugolino cartam ad dictum sui sapientis sine malitia cum consensu, et auctoritate Capituli Massani. Item arbitramur, sententiamus, et promulgamus, quod omnes petitiones, et requisitiones , quas ad invicem facere poterant occasionealicuius guerrae, iniuriae , ar sionis , damni , rapinae , vel furti ab aliqua partium illati , vel facti, vel ab aliqua persona , pro aliqua partium , alteri parti, vel alicui pro ea sint casse, et poenitus annullate, et admodum de per se , nulla de praesenti , vel eorum occasione , brigam, litem , seu controversiam aliquam faciant, vel moveant de jure, et de facto, super his omnibus, utrique parti perpe tuum silentium imponentes, et de his omnibus faciant generalem finem, et refutationem ad dictum eorum sapientis sine malitia, salvo dictoDomino Ugolino ju re, si quod habet adversus Torcellum occasione ven ditionis , quam fecit dicto Torcello de Sexta parte Castri Montionis, salvo jure pluris, et minoris , prout venditio facta fuit. Item si qua dubietas , vel ambi guitas super praedictis oriretur, illam nostrae interpre ratio ) ( 145 ) ( messo , sembra, che il Conte Ugolino voles se intentare al detto Torcello la lesione. Si vede non ostante, che questa sesta parte fu lasciata godere pacificamente al Vescovo , T che trationi reservamus . Arbitramur etiam , et definimus quod utraque pars antequam de nostra praesentia re , cedat, et in continenti debeant dictum arbitrium emo logare, et omnia quae supra continentur, et singule praecipimus utramque partem integre, et sine dimi nutione aliqua attendere , et observare, et firmiter a dimplere, sub poena, et ad poenam centummarcarum boni argenti , parti observanti , a parte non observan te prestanda; arbitrium a Domino Jacobo de Biserno et Compromissum in eum factum, et quidquid ex eis peti poterit , vel potest, poenitus intricantes. Item ar bitramur, et definimus quod dictusDominus Ugolinus ad dictam poenam , et sub dicta poena occasione di eti Compromissi , et arbitri facti in dictum Dominum Jacobum, eidemDominoEpiscopo in Curia, vel extra, nondebeant facere ,vel prestare , aliquam injuriam , vel gravamen de jure, vel de facto, per se vel per alium; et dictum arbitrium utraque pars incontinenti emolgavit . Actum Massae in majori Ecclesia coram Domino Ugolino de Bicherio, VenturaGualandelli, Tudino q. Cacciacomitis , etBuonaccorso Aurifice testibus adprae dicta vocatis . Benvenutus Not. Copia Henricus q. Inghilberti de Massa Not. Copia Cerbonius q. Inghilberti de Massa Not, ) ( 146 ) ( che nel 1247 (1) , la concesse in Feudo a Todino di Cacciaconte ; cioè a quell' istessa Famiglia ,alla quale successivamente nel 1263 fu (1) Hoc est exemplum cuiusdam publici Instrumen ti, cuius tenor sequitur inhis verbisvidelicet. In Dei nomine Amen. Anno Domini 1247 Ind. 6 die nona existente Novembre.Cunctis pateatevidenter hoc Istru mentum publicum inspecturis, quodnos Ildebrandus Dei gratia Massanus Episcopus pro nobis , nostrisque suc cessoribus , et nostro Episcopatu jure, nomine et foeu di damus, et concedimus sibi Tudino quondam Cac ciacontis, et tuis haeredibus sextam partem pro in diviso totius Castri de Montiene , et ejus Curiae , et districtus , cum omnibus et singulis , quae supra et , , infra, seu intra se habet in integrum omnique jure, et actu et usu, et requisitione nobis, et nostro Epi scopatui pertinentibus , vel spectare videntes aliquo modo, vel jure , ut deincps tui haeredes perpetuoha beatis, teneatis , possideatis , et quidquid vobis pla cuerit jure foeudi faciatis, et damus, et concedimus tibi praedicto Tudino praefato modo, et ratione, ea in te omnino trasferimus omne jus , et actionem rea lem , et personalem, utilem, et directam , tacitam , et expressam , et omnem aliam quam,et quas habemus, vel habere videmur , et nobis , et nostro Episcopatu pertinere, vel spectare videntur aliquo modo , vel ju re in hominibus , et mulieribus qui sunt, et venturi sunt in dicto Castro, et ejus curia, et districtu , in massaritiis, pensionibus , et affictis, angariis, terris cul tis , et incultis, molendinis , et nemoribus sylvis, pasquis, glandis, etjurisditione ipsius Castri , et omnibus , et ) (147) fu concesso in Feudo il Castello di Valle dal Vescovo Ruggiero, nella qual Famiglia passò ancora quella terza parte, che il Ve T2 SCOVO et singulis aliis nobis , et nostro Episcopatu spectanti bus , iuribus , et actionibus , aliquo modo , vel jure pro quatuor centis libris den. Pis. min. quos confite mur juste pro intratura dicti foeudi recepisse , nobis integre numeratos , et bene pacatos esse , et conversas esse in utilitatem nostri Episcopatus, et nos ea causa mutui tenebamur, et satisfaciendo aliis creditoribusno stri Episcopatus , quibus tenebamur nos , et noster E piscopatus , mole magni debiti praegravatus, et damus tibi licensiam dictae sestae partis, et praedictarumre rum omnium dicti Castri, ut supra dictum est , tua auctoritate corporalem possessionem ingrediendi , et re tinendi , etut statim possidere, noster efficiaris succes sor, tuoque proprio nomine , in, etsupradictis omnibus rebus possis agere , petere . axperiri , excipere, et re plicare , et omnia, etsingula facere, etexercere, quae nos item possumus, et noster Episcopatus , Te , ut in rem tuam verum procuratorum facimus , et constitui mus, promittentes nos , nostrosque successores , et no strum Episcopatum tibi , et tuis haeredibus praedicta omnia, et singula supra dicta scripta non tollere, non contendere, non placido faticare , sed ab omni perso na , universitate, et loco, sive collegio , legittime de fendere , autorizare, et disbrigare , necessitate denun ciandi tibi remissa ex pacto adpoenam dupli omnium praedictorum, sub hypoteca , etobligatione nostri , no strorumque successorum , et bonorum omnium nostri Episcopatus quae tibi jure pignoris assignamus, constie tuere ) (148 ) ( scovo doveva dare in Feudo al Conte Ugo lino , imperocchè la Famiglia Todini succes se nelle sue ragioni , essendo della medesi ma Consorteria. §. 3 Quantunque il Censo , o Canone annuale , che i Todini pagavano alVescovo diMassa di una Marcad'argento, osiano cin que fiorini, risguardasse soltanto l'obbliga zione per il Castello di Valle , ciò non o stante , i Todini ritenendo in feudo ancora il Castello di Montione , si costumò negl' atti pubblici di caratterizzare questo paga mento per canone dei due Castelli di Val le, e Montione , come può riscontrarsi in tutte le ricevute , e proteste , che sono sta te fatte . L'anno 1400, i Todini vendero no a Gherardo d'Appiano Signore di Piom bi tuere nos praecario possidere , salva tamen fidelitate utde jure consistit a Te, ac tuis haeredibus nobis , et nostris successoribus exibenda , renunciantes exceptioni non facte, concessionis, etdationis praedictarum omnium rerum in foeudum, privilegio fori , privilegio clericali , canonico, et civili, et omni juri, et legum auxilio ActumMassae in PalatioDomini Episcopi , coram Domino Rubeo de S. Laurentio , Sinibaldo Notario ; Domino Filippo Plebano de Marsiliana , Orlando q. U chi , et Idelbrando q. Ranierii vocatis testibus ad haec . Ego Rainaldus auctoritate ImperialiNotarius Suprascri ptis interfui , et rogatus scripsi, et pubblicavi. ) ( 149 ) ( bino, insieme con il Castello di Valle quel lo di Montione, che si possiede presentemente dai successori in quella Signoria. Le ragio ni , che militano tanto infavore della Co rona di Toscana, che della Mensa Vescovi le di Massa sopra il Castello di Montione, si rileveranno nel progresso dell'istoria della famiglia d'Appiano, per non confondere la serie cronologica dei fatti . CAPITOLO VIII. Gherardo d' Appiano stabilisce la sua dimora a Piombino; ha delle differenze con i Ge novesi: prende Moglie: fa Testamento: sua Morte. GHerardo § I. d'Appiano stabilita la sua re a Piombino , si prese tutto il pensiero di rendersi benaffetti i suoi nuovi Vassalli , con i quali concordò , per mezzo di leggi statutarie tutto ciò, che poteva ser vire non solo per la conservazione, e feli cità dello stato, ma per assicurare ai Piom binesi , che non era per alterare in cont'al cu ) ( 150 ) ( cuno i loro antichi privilegi Repubblicani. L'istesso pratico con gli Scarlinesi, con i Sugheretani , e con quelli dell' Isola dell El ba. Dei tesori che trasporto di Pisa, se ne servì per fortificare , e ripulire Piombino , e specialmente per migliorare il Palazzo di sua ordinaria abitazione. Inranto, iGenove si vedendo la casa d'Appiano ridotta a co mandare un piccolo, e oscuro angolo d'Ita lia poco forte , e menodifeso, crederono tem po opportuno di vendicarsi dell' ingiurie ri cevute in tempo che lacopo d' Appiano re golava lo Stato di Pisa. §. 2 L'anno 1401 Andrea figlio di Na poleone Lomellino Gentiluomo Genovese fu commissionato dalla Repubblica di Genova d'andare a Piombino , ad oggetto d'indaga re in qual situazione fosse quel piccolo Sta to , e come si potesse regolare uno sbarco, per impadronirsene. Fu avvertito Gherardo d' Appiano , e appena il Lomellino entrò nel suo Stato lo fece prendere , e carcerare in Piombino . La Repubblica di Genova s' interessò per la sua liberazione, che gli fu accordata , con lo sborso di una somma con siderabile di denaro. Ritornato il Lomellino a Genova si unì con Lazzaro Marchese di Cer ) ( 151 ) ( Cerreto , Rolando di Campo-Fregoso ealtri , e armate quattro Galere , e alcuni legni più piccoli, del mese di luglio assaltarono l'Iso la dell' Elba , con pensiero d' impadronirse i ne . Gherardo vedendosi in circostanze di non poter difender quell'Isola , capitolò con i medesimi , e gli sborsò diciannove mila fio rini (1) . L'anno 1402 ritornarono i Geno vesi all' Isola della Elba, fortidi alcune Ga lere, Navi, e altri legni più piccoli, nei qua li vi erano truppe da sbarco. Gli riuscì fe licemente lo sbarco nell' Isola , e tentarono d' impadronirsi delle fortezze , ma Gherar do istruito da quanto gli era accaduto l'an no avanti , l'aveva poste nel miglior grado di difesa. Non potendo i Genovesi impos sessarsi di alcuna fortezza, e temendo d'es sere sorpresi dalla gente dell'Appiano , co struirono un fortilizio per mezzo di legni denominato Bastita, dentro del quale si for tificarono . I Piombinesi andarono in soc corso degl' Isolani , forzarono l'istessa Basti ta fatta dai Genovesi, quale espugnata a forza di bombe , i Genovesi capitolarono , e salve le loro persone , si ritirarono sopra del ( (1) Annal. Ianuens. Georgi Stelle apud Murat. Script. Rerum Ital. tom, XVII p. 1185. ) ( 152 ) ( : dei loro legni , e ritornarono aGenova (1) , il dì 17. di Ottobre. Finalmente temendo qualche nuova sorpresa per parte dei Geno vesi l'anno seguente 1403 , spedì a Genova un suo ministro, quale fermò alcuni patti, e capitoli con quella Repubblica, sborsando per una sol volta diciannove mila fiorini d' oro (2). §. 3 Assicurata da ogni parte la sua Signoria, con la protezione diGaleazzo Vi sconti Duca di Milano, allora padrone di buona parte d'Italia , pensò Gherardo ad acquistarsi altro valevole protettore nella persona del Pontefice Martino V, e dei Co Ionnesi di Roma. Sposò pertanto Pavola Co lonna sorella dell' istesso Pontefice , donna di talenti superiori al suo sesso, dalla di cui sagacità , e prudenza deve ripetersi la salvezza della Signoria di Piombino . Appe na fu effettuato questo matrimonio , Marti no V sollecitò la sorella , e cognato a di scostarsi dai Visconti, e piuttosto a unirsi con i Fiorentini, per bilanciare così la sua autorità, e continuare, per mezzo dell'al trui dissensioni , e discordie, ad esser l'ar bi (1) Ann. Ianuens, ivi . (2) Ivi. ) (155) ( I'arbitro degli Stati d'Italia. Il dì 3 dí 1 Giugno Filippo Magalotti uno dei X della guerra per la Repubblica Fiorentina, in no me di Essa Repubblica, passato a Piombi no, prese per raccomandato il magnifico , e potente Cavaliere e Conte Gherardo Leo nardo d'Appiano , per se, e suoi per ter mine di sei anni ,, con patto che debba a vere 3600. fiorini d'oro l'anno di provvi sione: che durante la guerra , che si fac cia da Fiorentini al Visconti di Milano , o altri; ovvero nel caso che detto Signore di Piombino facesse guerra ad istanza dei Fio rentini , dovesse avere da loro 50 lance, e150 fanti, e che le Castella, e Fortezze , che pigliasse in quello di Pisa fossero sue , con obbligo di dare per S. Gio. Batista il Palio. Pochi giorni dopo andiede a Piom bino Betto di Gio. Rustici per accordare conGherardo il modo dicondurre per quel la banda le mercanzie a Firenze , e perciò fu dato ordine, che fossero provvisti i Ma gazzini , e accomodate le strade, e conven nero che il grosso d'argento Fiorentino si spendesse per soldi 5 di moneta Pisana . Fu ancora dato ordine al Rustici che consegnas V se ) (154) ( se 30 lancie, e 150 fanti aAntoniodiVan ni d' Appiano (1) ,, . §. 4 ,Poco sopravvisse Gherardodopo questi regolamenti, imperocchè l'anno 1405 ind. XII, il dì 25 d' Aprile fece Testamento con il quale ordinò , che la Strenua , e Ma gnifica Principessa D. Pavola sua moglie, conservandosi vedova sia Signora , e padro nadello stato. In questo testamento fa men zione di Manuello suo fratello , e d' Anto nio figliuolo di Vanni, a ciascuno dei quali lascia 1000 forini d' entrata sopra la vena del Ferro dell' Isola dell' Elba , e le spese per 4 cavalli, e 4 servitori per ciaschedu no, e prendendo moglie le spese delle noz ze . Lascia a Simone figliuolodelgià lacopo Benedetto d' Appiano chiamato Papino una possessione in Monte Castelli , e a Batista figlio d'Iacopo fiorini 200. Lascia 3000 fio rini di dote a Caterina sua figliuolaper ma ritarsi , e ordina , e dispone, che mancando i suoi eredi, debbano succedere gl'altri ma schi della casa, cioè Manuello , e Antonio, enon la figliuola. Erede universale istitui il suo figliuolo Iacopo, e glidiede per tuto re il comune di Firenze, con l'obbligo che do (1) Archiv. delle riform, di Firenze . ) ( 155 ) ( dovesse mandare a quel Governo un savio Cittadino Fiorentino da eleggersi nel Consi 1 glio Generale, con quel salario che fosse creduto conveniente (1) ,, . i : CAPITOLO ΙΧ. : Donna Pavola Colonna governa lo stato di Piombino ; si raccomanda ai Fiorentini : pa ga il Censo per i Castelli di Valle, e Mon tione: fa con i Fiorentini altra raccoman digia in perpetuo: va a visitare il Papa a Firenze : marita la sua figlia Violante : Iacopo II prende moglie: si discosta dai Fiorentini: fa pace, e si raccomanda ai medesimi:sua morte . .: §. I ! 1 h. 1 i Orto Gherardo, la vedova Donna Pa vola sua moglie, restata con Iacopo, eCaterina suoi figli in età pupillare, pensò alrinnovare la Raccomandigia con la Re pubblica di Firenze a forma di quanto era ; stato praticato nell'anno 1403, che oltre il proprio interesse, adempiva la volontà del (1) Rogato Soldano not. ) (156) ( defonto marito , quale ( come si è osser vato ) aveva lasciato il Comune di Firen ze per Tutore al suo figlio. Il di 4 di Feb دو braio 1405 fu solennemente stabilito, che s'allungasse la Raccomandigia per altri sei anni, e mancando la provvisione delli scu di 3600 che si dovevano al padre, se ne dassero al fanciullo 150 il mese, dandoli autorità di poter nominare undici perso ne, che potessero portare armi in Firen ze, e suoDominio, come neconcederonoli cenza per sua persona , e otto servitori al Nobile Manuello del già Magnifico Cavalie re lacopo d'Appiano, per il tempo di detta Raccomandigia „ . L'anno istesso 1405 pas sata la Repubblica di Pisa nelle mani dei Fiorentini; la Repubblica di Siena confede rata con i medesimi, e questi protettori dello stato di Piombino, insieme con il Pa pa; non potè il Vescovo di Massa promo vere le sue ragioni sopra i Castelli di Val le , e Montione, anzi il Vescovo Bartolom : .5 : meo Chini si contentò, l' Anno 406, di ricevere da D. Pavola il Canone di 15 fio rini per tre annate arretrate, nell'atto , che fu soddisfato per i fitti delle pasture di Casalappi e di S. Lorenzo. E continuando ) ( 157 ) ( l'istesse critiche circostanze , unite a tan t' altr' infelicità di peste , guerra, e civili discordie, i Vescovi Antonio Casini nel 1426, AntoniodaMassaFrate Francescano nel 1434, Pietro nel 1443, fecero l'istesso; riflettendo , che se è pur troppo vero che in tempo di Guerra tace ogni legge, molto più dovevano in quei tempi tacere i Canoni, e le private ragioni . §. 2 L'anno 1418, l'ultimo del mese d'Ottobre , Ia Magnifica Donna Pavola pen sò di legarsi in perpetuo con la Repubblica Fiorentina , da cui avevasperimentato in tut te l'occasioni, la più valevole protezione . Fu pertanto stipulato solenne contratto, con il quale il Comune, e Repubblica di Firen ze prende per suo raccomandato lacopo d'Ap piano, e suoi discendenti per linea mascolina in perpetuo. . §. 3 L' Anno 1419 il Papa Martino V essendo andato a Firenze del mese d'A prile, andò a visitarlo Madonna Pavola Si gnora di Piombino con Iacopo suo figlio lo, e due sorelle, e presentarono al Papa un Cavallo bianco, un' Asino bianco, e due Struzzi : andò loro incontro tutto il Collegio dei Cardinali, e la Cortetuttacon mol ) ( 158 ) ( molti Cittadini, e fu presentata come iCar dinali , da Signori (1) , §. 4 L'Anno 1420 fu maritata Violan te di Gherardo d'Appiano, figlia di D. Pa vola a Varano di Bernardo Signore di Ca merino, e il dì 8 di Marzo passo di Firen ze, e vi si trattenne fino al venerdì 1oMag gio con ricca, e bella compagnia. Erano 200 cavalli in sua compagnia (2). Questa Vio lante non essendo nominata nel Testamento ! del 1405 fattoda Gherardod'Appiano, sem bra nata dopo, e però minore di Caterina , quale posteriormente fu maritata a Rinaldo Orsini, §. 5 Donna Pavola , vedendo per ogni : parte assicurato il suo stato , e solo poten do dubitare per la parte della Repubblica di Genova, giudicò conveniente imparentar si per mezzo del suo figlio Iacopo con qual che famiglia distinta di quella Repubblica , che gli servisse di protezione ,edifesa ,,come era stato difensore del suostato ilPapa , per mezzodel di lei matrimonio La famigliaFie sco dei Signori di Lavagna, e perNobiltà e per ricchezze , assai riguardevole, che facevanella Re (1) Gio. Cambi in alcune sue memoriesho (2) Cronaca MS. di Firenze , nella lib. Magliabechi. ) (159 ) ( Repubblica di Genova una figura conside rabile , fu giudicata capace di proteggere la sua debole Signoria appressodella Repub blica , in qualunque occorrenza. Con questi riflessi , lacopo II. d'Appiano sposò Donella di Lucia Fiesco dei Conti di Lavagna, che condusse alla sua residenza aPiombino . Que sto nuovo parentado unito alla protezione del Papa Martino V. fratello diD. Pavola , risveglio nella famiglia d' Appiano l'ambi zione d' ingrandire la sua Signoria a danno dei Fiorentini suoi confinanti , quantunque, fin' a quel tempo , i medesimi fossero stati protettori , difensori , e garanti del suo sta to. L'anno 1430 si unì lacopo II. con il Duca di Milano ,e tolte aiFiorentini il Ca stello di Monte Verdi, dopo avere sequestra to tutte le mercanzie che i Fiorentini ave vano inPiombino. Ne contento di questo, fomentato dal Papa, s'unì ancora con iSe nesi , e con ilPapa istesso,sperandone gran vantaggio. L'anno 1433 Iacopo IH. andò a Sie na a fare un' atto d' ossequio all'Imperato re Sigismondo, e lopregodellasua Imperial protezione , così istruito dall'accorto Mar tino V. suo Zio (1) Contutto ciò nellapa-, ce (1) Leonardo Dati Stor. ) ( 160 ) ( ce Generale d' Italia del 1434, dovè l'Ap piano restituire ai Fiorentini il Castello di Monte-Verdi, e tutta la roba tolta ai suoi mercanti ; ne altro guadagnò che spese , c disastri, e poco manco, che non gli fosse levato lo stato dai suoi protettori (1). Iaco po meglio pensando ai propri interessi, l'an no 1440 del mese di Novembre , Si racco mandd, come prima alla Repubblica di Fi renze per mezzo di Biagio ' Inghilesco Cala fati suo Ambasciatore a Firenze, e la racco mandazione è in perpetuo con il solito Palio; eper lapretensione, che aveva RaimondoMan nelli di Rappresaglia per conto di grano, fu rimessa la terminazione in Cosimo dei Medi ci, e Neri Capponi, eper glisbanditi dell'una parte, e dell'altra fu conpromesso nel Conte Fazio del Conte Arrigo daMonte-Scudajo, in Simone di Tinaccio, detto Simone Pulci, Nan ni di Messer Pietro Gualandi, e Ser matteo 'Appiano. 11 di 27 del medesimo mese fu approvato il Logo dato, e fissata l'accomandi gia, essendovi frà gl altri testimoni Ildobran do del Conte Andreone d'Elci (1) ,, . §. 6 (1) Ammirato memor. MS.Nella librer.Magliabechi diFirenze. 1 4 ( 161 ) ( §. 6 Iacopo II. dopo molti annidi ma trimonio conDonella Fiesco , non avendo avu to prole legittima, nè potendo sperare'd' ot tenerla , essendo morta l'istessa sua moglie circa l'anno 1439, si lusingò di stabilire , epropagare la casa suanellaSignoriadi Piom bino, per mezzo di unasua pubblica Concu bina, quale già era gravida di qualche mese . Avvicinandosi il tempo del parto man " dò ad invitare i Fiorentini, ed i Sanesi, ac ciò volessero mandare i loro Ambasciatori , affinchè assistessero alla solennità del Bat tesimo , ed essere suoiCompari.Vennero al dì determinato gli Ambasciatori; la donna gravida , travagliata damolti dolori ,nellema ni dell'Ostetrice , partori un Moretto ; la qual cosa, come eccitò riso al popolo tut to , così interuppe le compaternitadi, e l'al legrezza del Principe.Era per avventura nella famiglia del Signore un Trombetta moro, da cui crederono tutti essere stato generato il figliuolo . Questi come vide essere stata scoperta la fraude , con la fuga provide alla salvezza sua (1) „ . §. 7 Manuello figlio di Iacopo d'Ap piano suo Zio, che si era ritirato nel Re X (1) Istoria MS. di Piombino . gno. ) (162 ) ( gno diNapoli, vedendo che Iacopo suo ni Pote più in grado di aver figliuoli, non era eche la sua salute, ed età erano vacillan a Piombino, per ti, domandò di ritornare Governare lo stato,dopo la suamorte. Don naPavola Colonna,che facevalecarte, vi Vente lacopo suo figlio, s'oppose con tutta lasua forza al ritorno di Manuello , e per ce assicurarsi maggiormente ,domandòajutoaiSe nesi; provedde Piombino dell'occorente ; fe risarcire le fortificazioni ; in somma si Preparò a qualunque evento. Manuello , che Imilitava presso dei Fiorentini , s'unì con un Certo Baldaccio d'Anghiari , condottore di Masnade , e si presentarono alle porte di Sughereto con uncorpodi 1500,uomini.Po coresisti laTerra di Sughereto , sprovista d' armi, e di gente, onde Baldaccio se ne im padroni epose tutto il popolo a , Sughereto , contribuzione . Lasciata sufficiente guarnigione si presentò Baldaccioconlasua a rigorosa gentealle porte diPiombino,dovepiantate le parte trinciere principiò abattere lemuraperogni I Piombinesi dopo avere assicurati suoi Signori nella Rocchetta , fattasi Roc ca inespugnabile , sopra le mura,conribat tere i continui impulsi degl'aggressori , ab bat ) (163 ) ( batterono ben presto l'animo di Baldaccio , che disanimato di potere conseguire la Vit toria , dopo pochi giorni lo forzarono a de campare, e a ritornare a Sughereto. Cessò l'assedio, ma non cessarano l'ostilità, infe stando ' inimico con continue scorerie , tut to il Paese, fino alle porte di Piombino, con riportare molti Bottini, e Prigionieri, oltre alle spesse insolenze , che ne succede vano (1) ,,. §. 8 Nel tempo che Baldaccio riteneva Sughereto, si infermò gravemente Iacopo II , ocome vogliono alcuni fu avvelenato (2), epoco dopo morì. Manuello , che stava presso di Baldaccio, credè tempo opportuno d'occupare la Signoria di Piombino ,doven do, secondo la Testamentaria disposizione di Gherardo , succedere i maschi della mer desima Agnazione in infinito, Si presentò, X2 (1) Lib. de Consigl. di Piombino p. 12. per (2) Iacobus Apianensis , cuius uxor ex Nobilissimo Fliscorum genere profecta, naturae, coeterismuneribus clara, si non infecunda esset, quod in Muliere maxi me odiosum haberi consuevit, nulla relicta prole , hus manis rebus excepserat, & ipse quoque concessit , sive ( ut vulgo ferebatur ) letifero poculo enectus,sive se nio quodam ex moerore uictus ' seu quevi morbi absuntus. Leonardo Dati. Stor, all'anne 1440. ) ( 164 ) ( Pertanto, con ragguardevole armata avan Ti la Terra di Piombino, insieme con Baldaccio che dopo alcuni giorni d' as , sedio Capitolarono con Donna Pavola, e S s' obbligarono gliAnsiani di Piombinodipa Sare del proprio mille fiorini d'oro per la ✓edenzione di Sughereto, come rilevasi dal Ia seguente deliberazione del Consiglio di Piombino Io Geronimo di Meo Casone دو دو دو دد di Piombino con tutti imiei compagni loro avuta licenza, liquali noi imprestam mo al Comune di Piombino fiorini mille d'oro di giusto peso per la redenzio-.. " ne, e ricompra di Sughereto, per pa garli a Baldaccio condottore di Fanti a دو " د وو ” piè di Sughereto, il quale Baldaccioave va tolto al nostro Magnifico Signore , in quel tempo Messer Iacopo, contro ogni debito di ragione, e cavalcava,e guerreg ,, giava nel terreno del nostro magnifico Si gnore , ed eziandio pure offendeva . nel ,, terreno di Piombino . Perchè come a voi دو PP. Ansiani è Manifesto, eda tutta que „ sta Comunità, esser prigioni diPiombino, " دو ed abitanti di Piombino molti, perchè ve niva detta gente a guerreggiare perinfino ,, ai serragli di Piombino, conpigliar prede » e pri ) (165 ) ( ,, e prigioni , del che veduto il danno che ,, ne interveniva al Comune di Piombino, " e molt' altri uomini, dove ciò si praticò, „ edinconclusione si vinse, e s'offerialMa „ gnifico Signore più volte, che quello per ,, la Comunità di Piombino si potesse fare „ per la salute, e ricompra di Sughereto , s' offeriva il detto Comune al detto Ma „ gnifico Signore , e nuovamente s'offri fio دو rini 1000 d'oro , i quali fiorini si chiese „ ro più volte, e mai si pagorno , e a Noi دو fu concesso il diritto dello Stagno ,, (1) . Baldaccio , ricevuto il contante , dopo avere ritenuto Sughereto per lo spazio di circa i sette mesi , il di 28 di Luglio l'anno 1440 2 lo consegnò ai Ministri diD. Pavola, e con la sua gente ritornò a Firenze (2). : : (1) Libro dei Consigli di Piomb. p. 5. (2) Leonardo Dati Stor. all'anno 1440... : CA : ) ( 166 ) ( CAPITOLO X. Donna Pavola governa la Signoria di Piom 1 bino . Marita la sua figlia Caterina al Con te Rinaldo Orsini, al quale affida il re golamento dello Stato . Provedimenti dati dal medesimo. Morte di D. Pavola . §. I. Estata la Vedova D. PavolaColonna Si gnora dello stato di Piombino, con R l'unica sua figlia Caterina d'età avanzata , sopra i quarant'anni, vedendo di non po tere regger sola il governo dello Stato , in vista del pretendente Manuello vero , c. legittimo successore nel medesimo ; ma as ver bisogno di un Principe savio, ed ac creditato, tanto più che la sua età eraqua si cadente; maritò la sua Figlia Caterina a Rinaldo Orsini dei Conti di Taglia cozzo , che militava in quel tempo , con tanta gloria , presso la Repubblica di Sie na, e lo fece ancora Reggente della Si gnoria di Piombino (1), EraRinaldo Orsini in... : (1) Ammirato Miscell. MS. ) (167) ( in tanta stima , che l'anno 1442, fu onora to dal Papa Eugenio in Siena della Rosa benedetta (1) , in contrassegno del suo va lore. In quest'anno i Corsari Tunisini sbar carono in gran quantità nell' Isola dell' El ba, e presero a forza la Rocca del Volter rajo , quale dopo pochi giorni fu ricuperata con le truppe spedite di Terra ferma , da Rinaldo Orsini (2). §. L'anno 1444 RinaldoOrsini ,, in tento alla custodia di Piombino , s' applicò a far perfezionare le fortificazioni esteriori , poco avanti incominciate da Angelo Orsini Governatore di D. Pavola , che per ordine di detta Signora aveva comandato agl'An ziani, che facesseropiantare le Palizzate da Porta Nuova , fino alla Rocca di Piombi no, del chelamentatosi ilConsiglio, gl'An ziani si consultarono d'andare da D. Pavo la, ed esporgli, chenonerano tenuti senon a pagare i Manuali, eche l'opere deimae stri , e la materia, si dovevano provvedere a spese di Essa, secondo la consuetudinedei Signori di Lei antecessori; sopra la quale espo (1) Historia Tommasini apud Murat. Script. Ref. Ital. (2) Stor. MS. di Piombino. ) ( 168.) ( esposizione rispose D. Pavola, che non era per rinnovare cos'alcuna , e che era per am pliargli le grazie , e non diminuirgliele, che compissero la loro obbligazione , che Essa dal canto suo averebbe pensato al resto (1). وو Conquest'occasione ,, Proposero ancora , che era meglio erigere parapetti di muraglie دو دو in quella guisa, che erano incominciati dall'altra parte verso il Mare, fuori delle ,, mura, cioè verso Villa Nuova ( dei quali دو si vedono adesso le vestigia ) , acciò l'o „ pera fosse stabile, e di durata , e non di „ legname soggetto in poco tempo a gua ,, starsi , oltre di che le stecche si doveva ,, no far condurre di lontano; e così si de ני termind , con perfezionare quei antemu ,, rali , che ancora in oggi sono in piedi „ dalla porta di terra, fino al Castello (2) §. 3 In quest'Anno 1444, fu ultimata la fabbrica del nuovo palazzo degliAnsiani, o sia di Giustizia, e principiarono ad abi tarlo , cedendo la fabbrica dell' altta Resi denza a FF. Francescani. Fu risarcito la Chiesa di S. Lorenzo , che ancora si vede alla Piazzarella , quale era stata notabilmen te (1) Lib. dei Consigl. p. 15. (2) Ivi ) ( 169 ) ( te danneggiata nell' assedio di Baldaccio d'Anghiari . Fu edificato un mulino nell' As ca da Ristoro Cagnocci, e la Comunità gli donò il terreno necessario (1). Questo quella diruta fabbrica, che adesso si chiama il Mulinaccio . §. 3 , Mandarono gli Ansiani un Am basciatore a Napoli, acciocchè , unitamente aquello spedito da Donna Pavola e Rinal do Orsini suo Genero , portassero al Re d' Aragona le doglianze, contro certi Brigan tini Catalani , che avevano predate , e con dotte a Gaeta due Barche del dominio di Piombino cariche di grano, con l'istruzio ne, che dovessero pregare il Re a fare re stituire i marinari , e le mercanzie. Per la Ambasceria fu eletto Ser Luca Nuti Can celliere, il quale di lì a pochi mesi ritornògra ziato di quanto desiderava ,, (2) , Spedirono ancora a Genova un Brigantino armato a spese della Comunità, per prendere un tal Clemente Cicero Gentiluomo , e Mercante Genovese, affine di spedirlo a Tunis per fare la pace con quel Bei, i Legni del qua le pregiudicavano al commercio, per le con Y (1) Lib. dei Consigl. p. 20. (3) Ivi. ) ( 170 ) ( tiene piraterie. Giunto a Piombino, furono eletti in Consiglio quattro Cittadini , affin chè insieme con gli Ansiani, D. Pavola , il Conte Rinaldo Orsini , e il medesimo Cle mente , esaminassero i modi più facili per ottenere l'intento . Determinarono per tan to, che il prefato Clemente conducesse seco tredici mori schiavi , che si ritenevano in Piombino, in ricompensadi tutti quelli dello Stato , che erano schiavi in Tunis; che da to non succedesse la pace, glieli dovesse ri mandare: gli consegnarono di più cento fio rini d'oro , che parte se ne servisse per il viaggio nelle spese, e parte per suo regalo. Venne in capo a nuove mesi la conclusio ne della pace, ma non furono bastanti i cento fiorini , avendone spesi 400 di più . Nel medesimo anno 1444 fu data facoltà a Simone Cicero , fratello di Clemente d'as sistere per lor Console in Tunis, finchè non gli fosse stata data lamuta, cheseguìdopo 19 mesi , con avere eletto Sinibaldo di Cristo fano Soldati con salario di 50 fiorini d'oro l'anno (1) . §. 4In questo medesimo anno 1444 gli Ansiani di Piombino furono occupati in fa (1) Lib. dei Consigl. p. 72. : re 1 ) (171) re delle straordinarie provvisioni , special mente di grano, per spianare tanto pane, D che servisse alla gente d'arme di Pietro Or síni Capitano di esse , che doveva passare per i confini di Campiglia , e Sughereto, perentrare nel Territoriodi Siena; eperchè, in simile occasione , erano mancanti di sufficienti molini , ne furono eretti due, uno alla Giunca in quello delComune , e l'altro in Salivoli nella propria possessione del Signo re , le spese del quale furono fatte a metz. : fra la Comunità, ed il Signore stesso (1). §. 5 1 Corsari del Red'Aragonariprin cipiarono a infestare i mari Toscani, sol lecitati da Manuello Appiani, che si era ri tirato presso del Re Alfonso , e sotto la sua protezione, prendevano tutte l'imbarca , " zioni ; e non contentandosi delle robe , im prigionavano i marinari , e passeggieri , che anche gli strapazzavano a maggior segno, commettendo insolenze le piùenormi, che si possono incontrare dall'istessa crudeltà. Spe dirono i Piombinesi a Napoli Fabbrizio Ta gliacozzi Vicario di Piombino , uomo di grand' intelligenza , e di rare qualità , con l'istruzione di rappresentare al Re Alfonso i gra (1) Lib. dei Consigl. p. 78. : ) (172 ) ( i gravi danni che gli apportavano le sue armi , onde si degnasse di dare gli ordini , acciò cessassero le loro calamità 01 tre i Catalani , e Aragonesi , anche i Geno وو vesi dopo la Morte di Donella Fiesco, ave vano rotta la pace con il Signore di Piom bino , facendo continue prede dei suoi le gni , e infestando la sua marina. A tale ef fetto , con intelligenza di D. Pavola, spedi rono gli Ansiani due Ambasciatori a Gano da Campo-Fregoso Doge di Genova, ma inconcludentemente , perchè quel Doge, con parole generali gli tratteneva d' oggi in dimani , senza risoluzione (1) Finalmente accettò la pace , a condizione che fossero sborsati 14, e più mila fiorini d'oro , e se in Piombino non si fosse condesceso al pa gamento , si rimettessero tutte le differenze al giudizio del Re Alfonso d'Aragona , pur chè s' assodasse il Banco a Siena per la sicurtà (a) . §. 5 Conosceva benissimo RinaldoOrsi ni , che i Genovesi, edil Re Alfonso siera no accordati per toglierli lo Stato , onde conveniva o cimentarsi a conservarlo con la (1) Lib. dei Consigl. p. 78. (a) Ivi . ) (173 ) ( la forza , o lasciarlo in preda de' suoi ne mici. Si trasferì, pertanto , a Siena a far leva di soldati per presidiarli in Piombino, temendo di qualche sorpresa . Per lo che essendo stato ordinato agli Ansiani espressa mente , che provvedessero di Case per i Quartieri di detta gente, parendoli di esse re aggravati fuori del solito, per avere la Comunità del proprio a contribuire ai Pa droni delle pigioni , consultarono di rappre sentare al Signore l'aggravio che gl'impo neva , essendo che per il passato dagli altri Dominanti , in questo caso si facevano pa gare le dette pigioni con lo stipendio degl' istessi soldati, e che volesse abilitare il Co mune a nondargli tante spese , per i gravi disastri , che aveva sofferto , supplicandolo anon permettere innovazioni non più usate (1) „ . RinaldoOrsinipagòalVescovodiMassa il Canone censuario di cinque fiorini d'ore per i Castelli di Valle e Montione, ed il Vescovo l'accettò per le ragioni istesse ri portate di sopra (2), e con le solite pro teste (3) . (1) Lib. dei Consigl. p. 81. (2) p. 140. (3) Ivi, §. 6 馬 ) ( 174) ( §. 6 In quest' Anno 1445,Donna Pavo la Colonna , d'età sessagenaria, afflitta , ed angustiata per ' infelici circostanze nelle quali vedeva involta la sua Signoria, non meno che la sua famiglia, sorpresa da fiera malattia putrida, e verminosa , se ne morì, lasciando Rinaldo Orsini suo genero , e lạ sua figlia Caterina al Governo della Signo ria di Piombino . FINE DEL PRIMO TOMO. D'APPIANO. : 1 ( t ISTORIA DEL PRINCIPAТО DI PIOMBINO E OSSERVAZIONI INTORNO AI DIRITTI DELLA CORONA DITOSCANA SOPRA I CASTELLI DI VALLE E MONTIONE ALL' ILLUSTRISSIMO SIGNOR CONTE PIETRO LEOPOLDO GALI TASSI CAV. DELL'INSIGNE ORDINE DI S. STEFANO PAPA E MARTIRE . томо II. IN FIRENZE MDCCLXXXΙΧ. NELLA STAMPERIA DELLA AA ROSA. Con Approvazione. T ICLO3IV. $ INDICE ٢٠ CAPITOLO 1. ६ IlConte Rinaldo Orsini, e Caterina Appiani sua moglie succedono nela Signoria di Piombino. Fortificano la Città. Sono assalisi dalle armi det Ro Alfonso, esostengono coraggiosamente l'assedio Concordano con ilVescovodi Massa la restitutione di Valle, e Moutione.Morte delConteRinaldo. La Vedova Caterina continue ilGoverno della Signoria insieme con laReggenza . S'inferma: con seguenze della infermità . Elezione di Manuello di Appiano in Si guore di Piombino. Morte di D. Caterina. 1 CAPITOLO II. pag. Statodi Manuello di Appiano prima del suo inalzamento nella Si gnoria. Ricupera lefortezze dallemani degli Orsini . IlVescovo di Massa piglia possesso di Valle , e Montione. Sistema pacifico di Manuello. Arrivo dellafamiglia di Manuello. Armata Napoletana nelPiombinese. Fortificationi di Piombino . Il Re di Tunis rompe Japace. Morte di Manuello. CAPITOLO III. 27 い Jacopo III. principia il suo governo con poca sodisfazione de' Piombi nesi . Congiura fatta contro del medesimo. Si fortifica. Occupа Са stiglione nella Pescaja . Protesta del Vescovo di Massa per Valle e Montione. Contagio a Piombino. Pace con il Re di Tunis. Elargi tàinfavorede' Piombinesi. Introduce in Piombino una guarnigione Napoletana. Sua discendenza . Suo Testamento . Sua morte. CAPITOLO IV. 42 17 Jacopo IV. prende moglie.Attende al mestier della guerra . Scoperta deld Allumiera di Montione, e differenze per la medesima. Jacopo viene richiamato da Corsi per loro Capo, vi mandò il Fratello,che for costretto a ritornarseno. Institutione di una fiera a Piombino. Rifarma de Capitoli dellaBancacivile. Fabbrica di un mulino a Fallonica. Jacopo assiste i Fiorencii contro i Pisani-66 CAPITOL It Duca Valentino invade lo StatodiPiombino, esenerende padrone. Fuga diJacopo IV. Ottiene laprotezione di Massimiliano d'Austria RedeRomani. IlDuca Valentino e scacciato dallo Statodi Prom bino, ed è richiamatoJacopo IV. Prenae laformale investitura della sua Signoria dall' Imperatore . Presidio Spazzolo inPiombino . Sta bilisce il suofiglioJacopo sul Trono.Sua inorte . CAPITOLO VL 87 Jacopo V. prende moglie. Riceve dall Imperatore Carlo V laconferma dell' investitura dello Stato Timore de Turchi Differenze per il Caftelli di Valle, e Montione, e sentenza favorevole al Vescovo di Massa. Concordato tra Jacopo V. , el Imperatore in Volterra per prevenire l'ostilità de Turchi . Turchi all Isola dell'Elba,e danni cagionati damedesimiv. NascitadiJacopoVI. Mortedi Jacopo K.102. I CImperatore promette al Duca Cosimo I investitura ne possesso di Piombino per ritirarne un'impreſſo di danari : trattati per il mede simo effetto. Intimazione fatta alta Vedova madre di Jacopo VI, eordini per la sua guardia IlDuca Cosimo fortficaV.Elbare Portoferrajo. Ottiene dall Imperatore Piombino eli eritolto. Il Duca è malcontento dell' Imperatore perche nou gli adempisce la promessa di Piombino. 1 CAPITOLO VNEN 122 ١٠٨ IlDuca Cosimo riceve in deposito lo Stato di Piombino. La Flotta Turca danneggia ' Isola dell' Elba. I Turebi sbarcane a Piombino esonorispinti con perdita. Jacopo VI ritorna al possesso di Prom bino. Ordini per il buon governo dello Stato . T 142 CAPITOLO IX. Continuazione delle differenze peri Castellidi Valle, eMontione . 157 1. CAPITOLO Χ. Principio delGoverno di Alessandro Appiani. Morte di Jacopo VI. Assassimo.diAlessandro . Succede nella Signoria Jacopo VII. che èdichiarato Principe Sua Morte. Differenze per la successionenel Principato. Fabbrica di Porto Lungone. Fine del Governo della Famiglia dAppiano. Passargio del Principato uella Famiglia Lu dovisi e fue del suoGoverno. Succede nel Principato la Famiglia Buoncompaguipresentemente dominante ) (1 ) ( CAPITOLOL Il Conte Rinaldo Orsini, e Caterina Appiani sua moglie succedono nella Signoria di Piombino . Fortificano la Città. Sono assa liti dalle armi del Re Alfonso ,e sostengono coraggiosamente assedio . Concordano con il Vescovo di Massa la restituzione di Valle, e Montione. Morte del Conte Rinal do . La Vedova Caterina continua il Go verno della Signoria insieme con la Reggen za. S'inferma: conseguenze della sua in fermità . Elezione di Manuello di Ap.. piano in Signore di Piombino. Morte di D. Caterina . §. 1. 辰 Lla morte di D. Pavola Co Alonna ilConte Rinaldo Or sini restato pacifico Padrone ১ e Signore dello Stato di Piombino, insieme con Caterina Appiani sua moglie , considerando che a forma della te A sta ) ( 2 ) ( stamentaria disposizione di Gherardo Appia ni , il vero e legittimo successore nella Si gnoria di Piombino doveva essere Manuello, quale prima della morte di Donna Pavola Colonna, più volte aveva tentato di riven dicare , ancora con la forza, ipaterni diritti: profitto della buona disposizione del pubbli co Consiglio di Piombino, e si fece procla mare Signore dello Stato con Caterina sua moglie , acquistando in questa forma mag giori , e più plausibili ragioni per mantener sene il possesso. Il dì 30 del mese di No vembre 1445 , si adunò il pubblico, e gene ral Consiglio di Piombino , quale propose = Che essendo l'Illma e Magnifica Signora Pavola Colonna,fu già Signora di Piombino, ed è morta, e di essa ne sia rimasta la Ma gnifica Signora D. Caterina Appiani, ed il Magnifico, ed Eccelso Signor Rinaldo Orsini Marito della prefata D. Caterina, e perchè la prefata D. Caterina fu figlia della Ven. Mem. del Magnifico Signore Gherardo di Ap piano suo Padre, e di più è che Pistessa D. Caterina fu figlia , ed è legittima erede della Ven. Mem. del prefato Signor Gherardo , e del Magnifico SignoreJacopo di Appiano,già figlio del detto Sig. Gherardo, e fratello della detta ) (3) ( detta Sig. Caterina, ed essendo the ilComu ne di Piombino , e la sua Giurisdizione non ha nè può avere maggiore , più potente, e più idoneo Signore, che il Magnifico , e Potente Signore Rinaldo Orsini , e la Magnifica Si gnora D. Caterina, volendo dimostrare per meglio dell'estrinseco lo intrinseco affetto , gli Anziani si offrirono digiurare fedeltà in ma no de prefati Magnifici Signori, e questi eleg gere per nostri Signori , i quali Dio si degni preservare secondo il desiderio,essendo potenti 1 ebenevoli a Noi tutti della nostra Comunità e Patria, e nel Mondo non potremo eleggere it più atto , il più potente , il più idoneo Signo re , che quello che ci possa difender meglio , e governare, che già lo veggiamo per espe rienza delmodo del suo Governo. A viva vo ce fu ottenuto il partito , e gli Anziani con tutto il Popolo si messero per celebrare la fun zione del giuramento , che in questa guisa appunto si messe in esecuzione . ,, : GliAnziani delComune, epopolodi Piom bino, e tutti gli uomini , e persone solamente di sesso mascolino, e tutta l'Università cor poralmente toccate con le mani le scritture det S. Evangelio , uno dopo l'altro, tenendo il Messale con le proprie mani il Signore Ri 01 A2 naldo, ) (4) ( naldo, è la Signora Caterina Appiani sua mo glie, sopra un Crocifisso di Nostro Signore GESU' CRISTO giurarono a quelli , ed a ciascuno di essi Dominanti di esserli perpetuamente Vassalli finchè avessero vita, e nel tempo di Essi, e di qualsivoglia di loro , ovvero di ob bedire ai Comandamentidel Governatore di Es sì , e col detto giuramento esser li Magnifici per Signori , e Padroni, e qualsivoglia di essi per Signore , e Padrone , cedendo l'istessi Magnifici Signori , e confermando al predetto Comune tutti i Costituti , Ordinazioni, Consue tudini , diritti , beni , immunità, privilegj , l'entrate di tutti i diritti di detta Comunità, civè della gabella generale dello Stagno , della piazza del Sigillo , e tutti gli altri di detto Comune usitati e consueti , donando di più l'istessi Signori al Comune in perpetuo l'offi cio della Banca civile , del quale officio il pre detto Comune possa disporre, e farne quello che fosse più di compiacimento, come Padro ne , e Possessore il detto Comune di detto of ficio ; e che adesso per tutto il tempo della sua vita lo rilascia al detto Comune , Uomini , e Persone , promettendo esporre a favore, e di fesa di loro , i suoi beni , ed esporre la vita . se bisognasse , e spontaneamente , e liberamen te ) (5 ) ( te de motu proprio e di certa scienza donò tutti i diritti , e proventi della Banca Civile alla Comunità spettanti , ed appartenenti ad Esso, ed alla Signora Caterina , in perpetuo, ed irrevocabilmente , essendo per riformare, è confermare in detto nome a detta Comunità tutti li statuti, e tutte l'esenzioni, franchigie, memorie , onori , donazioni , e tutte quelle , che hanno goduto fin qui , e che godevano nel tempo de' Magnifici Signori Gherardo , e Jaco po di Appiano , giurando sopra il Vangelo di fare attendere, adempire , ed osservare le pre dette cose , efare che li siano attese, e man tenute . Rogato in sala di sotto del palazzo de' prefati Signori alla presenza del Signore Vivatucci Prevano di Piombino, e del Conte Fazio della Gherardesca , Baldassarre di Mat teo di Pisa, del Magnifico SignoreAngelo Or sini , e del Signore Gio. Andrea Brancaleo ni di Monte Leoni nell'anno 1445. il dì 30 Novembre (1) . §. 2. Era persuaso il Conte Rinaldo, che per quanto fosse stato prudente il suo operato , e i Cittadini di Piombino fosser suoi benaffetti, tutto ciò sarebbe stato inu tile, (1) Lib. dei Consigli , pag. 105. ( 6 ) ( tile , qualora non fosse in grado di sostenere con la forza le sue ragioni, e la città di Piombino in istato di resistere a qualunque cimento . La città era forte dalla parte del mare , ma era debole, e di poca resistenza dalla parte di terraferma; fecepertanto eri gere da quella parte un forte di figura ova le , che chiamarono Rivellino, alla quale spe sa concorsero tutti i possidenti della giuris dizione di Piombino per mezzo di una ge nerale imposizione. Il forte fu ultimato l'an no 1447. come rilevasi da una iscrizione ivi ancora esistente (1). J. 3. Alfonso di Aragona Re di Na poli e per interesse, e per gratitudine in questo medesimo anno 1447, con ragguar devole esercito di quindici mila tra fanti , e cavalli si mosse dal suo Regno per passare a Milano affine di soccorrere il Duca Fi lippo Maria Visconti contro le armi de' Ve neziani collegati con i Fiorentini . Morto inaspettatamente in questo tempo il Duca Filippo Maria, il Re Alfonso mutò pensiero, o con (1) Ut hostes procul abessent , praesidium forent sibi suisque , concessa moenia construxit aedificavitque . Optimus Princeps Amplissimus Dominus Rainaldus Ur sinus , bello paceque Clarissimus , sub Auspiciis , do mi , suis, forisque bene gestis A. D. 1447. )) ) ( ocondisegno difare una potente diversione con assalire i Fiorentini, oppure per voglia d'insignorirsi della Toscana (1) . All'uscire del Mese di Ottobre entrato nel Volterrano prese per forza, e saccheggiò tutti quei Ca stelli dove era per riportare miglior botti no, come le Ripomarancie , Castel-Nuovo , Monte Castelli . Passato aCampiglia la ten ne assediata per molto tempo , ma sicco me iFiorentini avevano munita questa Terra di sufficienti vettovaglie , e presidio,edi fuori la tenevano guardata con un esercito non inferiore a quello del Re Alfonso, sotto la condotta di Federigo Principe di Urbino , non parve a quella Maestà profittevole lo insistere nell'assedio di Campiglia , molto più che in quei monti avea carestia di vet tovaglie , onde levato l'assedio discese alla marina nella pianura diBaratti vicino a Po pulonia (2), nel qual luogo si potea facil mente far portare dal Regno di Napoli il bisognevole. §. 4. Profittò Manuello diAppianodella fa (1) Ammirato Istor. Fior. lib. 22. Neri Capponi Comm (2) Istor. MS. di Piombine , ) ) ) ( favorevole circostanza , e sollecitò il Re Al fonso ( sotto la di cui protezione abitava in Troja città della Puglia) per iscacciare Rinaldo Orsini dalla usurpatali Signoria di Piombino . 11 Re condescese alle forti insi nuazioni di Manuello, tanto più che si ven dicava nel tempo medesimo dei Fiorentini suoi protettori. Alla fine del mese di Giu gno si mosse con tutto il suo esercito , e si rivolse fuori dall'espettativa di ciascheduno verso Piombino . Rinaldo Orsini ricorse per ajuto ai Fiorentini , quali deliberarono di pigliare la sua difesa con ogni grande e po tente apparecchio di guerra , così per terra come per mare: fu rinnovata in questa oс casione la raccomandigia, e assegnarono a Rinaldo Orsini per un' anno 1500. fiorini al mese, perchè le sue entrate gli erano im pedite dalla Guerra (1) . Mandarono ancora in suo soccorso quattrocento soldati a pie di , e quattro galere, ed i Pisani spedirono in suo ajuto sei galere , e tre legni più pic coli (2) . 1. S. 5. (1) Ammirate Zibal. MS. (3) Bartolomeus Fasius lib. 9. de Gestis RegisAl phonsi.Nerius Capp. Comm. ) ( 9 ) ( 5.5.RinaldoOrsini insieme con iPiom binesi , intesa che ebbero l'intenzione del Re Alfonso si posero in ordine per ben munire la Città con assoldare gran gente d' arme , con risarcire , ed erigere di nuovo muraglie, con riempire i magazzini con munizioni da bocca, e da guerra ,con cavar fuori dell'ar meria tutte le balestre grandi e piccole : queste servivano per scoccar freccie , e quel le erano macchine per avventar sassida lon tano; e finalmente con fare lasceltadi tutti gli abitanti della Città atti a maneggiare le armi; ed a quest'effetto furono eletti in Se nato quattro offiziali di guerra , cioè Maria no Bindi, Antonio Ranieri, Gaetano Neri, e Mariano Buzzaglia , acciò sotto la loro scorta , e comandomilitasse la detta Collet ta di soldati Piombinesi . Intanto pervenute da Napoli al Re Alfonso le galere , e ciò che desiderava , accostatosi a Piombino lo cinse strettamente per mare', e per terra, ed alzate con prestezza le trinciere , cominciò inaspettatamente a battere ed inquietare quelli della città, ed avvicinatosi con l'ab blocco inanimava incessantemente i suoi 1 soldati a salire sopra le mura . Con nou mis nor virtù l'Orsini incoraggiva i suoi, che ... B osser : ) ( 10 ) ( osservando il gran valore del Capitano s'in fervorivano di eccitare il suo valore per ri battere ovunque il nemico , alla furia del quale non potendo talvolta resistere , alza rono l'ingegno di traboccare sopra gli ag. gressori un diluvio di acqua bollita, di calcina viva, che senza riparo di armatura, o di altro faceva rovesciare al suolo spol. pati quelli , che provavano tali violenze; si contarono più estinti, e spolpati in questa forma, che morti e feriti con il ferro , a tal segno che il Re per non finire di con sumare l'Esercito si pose ad un fermo , e ben guardato assedio, per tentare di far cadere con la fame Piombino, che non ave va potuto superare con la forza (1) ,,. §. 6. Non paventavano però quei di " dentro i pensieri del Re Alfonso, ritrovan dosi ben provvista l'Annona , e per mante nersi con più sicurezza, incerti di quando potevano essere liberi , stabilirono in consi glio di serrare la canova del comune, e comandarono a tutti i Massaj che spianas sero tutto il grano che si ritrovavano affine di mantenerlo al medesimo prezzo. Ne po tendo resistere imuliniamano permacinare per (1) Lib. di Consigli p 18. ) ( 11 ) ) per tanta gente, ne furono ordinatidegli al tri da girarsi per mezzo di cavalli , il che fu eseguito con ogni prontezza. Essendo in cominciato a mancare al ReAlfonso il com panatico per la sua tavola richiese aiPiom binesi , che per cortesia gli facessero il pia cere di provvederlo di qualche pollo, non potendone venire da alcuna parte di terra , invigilando i Fiorentini con ogni accuratez za, che non fossero introdotti al campo viveri di sorte alcuna. Esaminata in consi glio la reale domanda, fu convenuto di co mune consenso di regalare la M. S. di 60. capi di polli a spese della Comunità (1). Raccontasi , che in questa guerra fu veduto un' esempio memorabile di virtù militare . Galeazzo Baldasserino, non Siciliano come dice il Volterrano, ma Spagnolo, e soldato del Re Alfonso, avendo tre volte salito le scale per entrare in Piombino , tutte e tre le volte fu dalle mura rigettato. Questo va loroso guerriero avendo quattro volte com battuto in steccato da solo a solo, sempre restò vincitore; ed era tanto la sua destrez za , che con tutta l'intiera armatura met tendo la mano sinistra sopra l'arcione, ed B2 (1) Lib. de Consigli adetto anno. aven ) (12 ) ( avendo nella destra la lancia, senz'altro ajuto saltava mirabilmente a cavallo (1) . Durò l'assedio di Piombino circa a quattro mesi continui, cioè sino alla fine del mese diOttobre (2) , nel qualtempo il Re vedendo difficile la resa della piazza, la stagione inoltrata , la scarsezza delle vettovaglie nel campo, la penuria dell'erba, e foglia per i cavalli, si parti disperato', non avendo mancato di fare tutte quelle fazioni, che ad una importantissima guerra si richiedo no. Contribuirono i Fiorentini per quanto poterono alla salvazione di Piombino, im perocchè posero con le loro Galere molti soldati nella Città , con alquante vettova glie. Si batterono per mare con le galere del Re Alfonso nel mese di Luglio; l'eser cito loro per terra si portò alle Caldane *presso a Piombino, e quantunque fosse co stretto a disloggiare per la perdita dell' ar mata,nondimeno obbligò il Re a partirse ne , con aver lasciato più di mille dei suoi morti nel campo , si per i disagi sofferti, come per le sconfitte ricevute dagli assedia ti , (1) Volaterr. e Ammirato Zibald. MS. (2) Bartolom. Facius degestis Regis Alphonsi. ) (13) ( ti , quali furono in quel tempo celebrati per aver fatto una valorosa difesa (1) . §. 7 Partitosi dunque il Re dall'assedio di Piombino con sua poca soddisfazione, il Conte Rinaldo andò a Firenze aringraziare la Repubblica dell'ajuto, prestatoli, e a pro testarsi che riconosceva da quei signori la liberazione del suo stato. I Fiorentini Rac colsero di buon'animo, e lo confortarono a continuare nella loro amicizia, che non lo avrebbero giammai abbandonato (2). §. 8. Mancando la successione a Cate rina d'Appiano , unica superstite della di scendenza di Gherardo di Appiano , sem brava che insieme con questa famiglia do vessero cessare le pretensioni ,de differenze intorno ai Castelli di Valle, e Montione, e doveva il Vescovo di Massa giustamente lusingarsi che alla morte di D. Caterina questi Castelli sarebbero ritornati nellemani del vero padrone, o sia alla Chiesa Vesco vile di Massa . Pietro da Orte, che in quel i' tem (1) F. Antonio Agostini Samminiatese fece l'isto ria dell'assedio di Piombino in versi, ed è stampata a car. 320. del tom. 25. Scr. Rer. Ital. del celebre r Muratori (2) Ammirato Miscell. MS. ) (14) ( tempo governata la medesima Chiesa, uomo di sperimentato talento , e dottrina , ciò non ostante a scanso di liti, pensò di farne con quei Signori una solenne dichiarazione che fu stipulata circa l'anno 1439 nella quale fu convenuto , che il Vescovo permetteva al , Conte Rinaldo , e a Caterina d' Appiano loro vita naturale durante la ritensione dei Ca stelli di Valle , e Montione , ma che alla loro morte dovessero liberamente ritornare alla Mensa Vescovile di Massa (1) : tanto più che era cessata la famiglia Todini da cui ripete vano gli Appiani il preteso Suffeudo (2). §. 9. L'anno 1450 il di 18 di Luglio i Fiorentini fecero la pace con il Re Al fonso, senza che Rinaldo Orsini la potesse godere, mentre era morto alcuni giorni pri ma di una postema nel capo (3). La causa della sua morte si ripete dal contagio che in quel tempo infierì in Piombino con gran mortalità di popolo (4). I fiorentini gli fe ceroy (1) Il Chiariss. Antiq. Dott. Pietro Pavole Piz zetti mi suggerisce che questo contratto fu deposito nell' Arch, di Siena (2) Giovanni Todini ultimo della famiglia l'anne 1434. rinunzio all'eredità paterna . Pizzetti citato (3) Ammirato Miscellanea MS. (4) Storia MS. di Piombino . ) ( 15 ) ( cero l'essequie, e mandarono a Piombino le bandiere del popolo, del comune, e di parteGuelfa, in memoriadella buona amici zia avuta insieme; vollero ancora che la vedova D. Caterina fosse compresa nella pace fatta con il Re Alfonso, con il solo patto che ogn'anno dovesse riconoscere it Re di Napoli con un boccale d'oro del valore di 500 fiorini e con questa condizione rinnovarono con la medesima la raccoman digia, il di 15 di settembre (1) del medesimo anno 1450. Come si è veduto (2), era Ri naldo Orsini considerato per uno dei mi gliori guerrieri dei suoi tempi, generoso e magnanimo nell' arte militare: la sua perdita fu molto sensibile ai suoi Vassalli che lo amavano, e lo temevano per la di lui rare virtù. : b §. 10. La vedova Donna Caterina per mantenere con più quiete il dominio dello stato elesse in ajuto del suo governo tre Cittadini , cioè Mariano di Bartolomeo di Vanni Buzzaglia, Stefano Neri , e Biagino d'Inghilesco Calafati, i quali proposero in consiglio che si dovessero comprare delle case (1) Ammirato Miscell. MS. (2) Tom, 1. p. 167. 1 ) (16 ( ( case in Malacucina per i quartieri dei sol dati , asserendo che era più giusto che que sta spesa cadesse sopra la comunità, che sopra i particolari. Essendo ripieno il fosso intorno alla Rocca fece intendere D. Cate rina , che gli Anziani gli facessero il pia cere di ordinare che si ripulisse, al che ri sposero che per quella volta erano per se condare il di lei genio, ma che sirammen tasse , che non erano tenuti in cont' alcuno a far lavori intorno alle fortezze (1) ,, .. §. II. La reggenza dello stato essendo formata delle migliori, e più potenti fami glie di Piombino, sbilanciava in modo l'au torità di D. Caterina , che per non sog giacere a de' continui dispareri e distur bi, si ritirò a Scarlino , da dove non era in: grado di dar legge , ma di riceverla . Affitta non meno dalle sue critiche circostanze, che da' gravi incomodi di salute, circa la fine del mese di Gennaio. 1451. s'infermo grave mente ,,.Gli Anziani di Piombino spedirono subito Biagino Calafati,eGiorgio Benamori a condolersi del di lei male , con avere di più imposto a' medesimi Ambasciatori di rappresentare ad essa, che questo dominio era ( 1) istor. Ms. di Piombino. venuto 1 ) ) 17 ) ( venuto in mano degli Appiani senza sfoderare la spada, e che iPiombinesi volentieri aveva no sofferto da Essi il giogo della servitù fino atanto che gli avevano avuti per difensori, ma che rimasti senza uno che gli difendesse, e regolasse, li lasciasse però Essa in libertà, conforme tante volte gli avevapromesso . Già , prima della risposta degl' Inviati comin ciava ad agitarsi la sollevazione in Piombi no e per tutto lo stato, con animo di scacciare i Presidiari dalle fortezze , se Ste fano Neri uno de' Consiglieri non avesse perorato con dire, che non era dovere in novare cosa alcuna contro gli stipiendati di milizia fino a tanto che Essa desse in potesta del comune le fortezze; ed in questa guisa s' acquietò il tumulto, per essere stato ap provato il consiglio del nominato Neri (1) „. §. 12. Il Vescovo Pietro di Massa , che a forma della convenzione, alla morte di D. Caterina doveva entrare al possesso de' suoi Castelli di Valle , e Montione, si portò a Piombino per sollecitarne la restituzione presso gli Anziani, ma privo di valevoli forze , ritrovò ne' Piombinesi quell' istessa C (1) Lib. de Consigl. al detto anno du ) ( 18 ) ( durezza che prima era stata sperimentata negli Appiani medesimi (1) . §. 13. Intanto maggiormente crescendo il pericolo dell'imminente morte di D. Ca terina , e insieme il fermento dei Piombi nesi , si diedero a far pratica d'investigare uno di loro sodisfazione, che gli governasse dopo la morte di D. Caterina. I Genovesi , i Fiorentini , i Sanesi , e l'altre Potenze vi cine mandarono ciascheduno i loro Amba sciatori a Piombino con l'istruzione di ten tare per qualunque via d'indurre i Piombi nesi al respettivo partito. Furono deputati sedici Cittadini de' più provetti e saggi , che insieme con gli Anziani dassero loro udienza , e regolassero, con maturità digiu dizio l'occorrente; essendoli stata concessa autorità da tutto il Consiglio di disporre, or dinare , formare tutte e singule le cose, che avessero conosciute necessarie, ed opportune a detto comune, e di lui stato, ed ascoltati gli Ambasciatori rispondere ad essi in modo, eforma , ed a tenore che più fosse sembrato opportuno, e necessario per utilità del comu ne , e per conservazione, ed unione di esso , e de suoi uomini, e di tutto lo stato, ed eleg (1) Ivi . ) (19) ( eleggere in Signore di Piombino, e di tutto lo stato quello avessero voluto, e conosciuto migliore, e con quello capitolassero, e faces sero , e chiedessero ciò che li fosse parso di più utilità del comune , e degli uomini di esso (1) . Manuello Appiani profittando del colpo favorevole della fortuna, e della buona disposizione de' Piombinesi , già si ritrovava ancora esso a Piombino nel tempo di que ste pratiche ; ed è verosimile che essendo benaffetto de' Sanesi , de' Fiorentini, e pro tetto dal Re Alfonso, la sua successione fosse concordemente convenuta, riducendosi a formalità tutto ciò veniva operato. §. 14. Eletto per tanto con universale applauso , e sodisfazione Manuello d'Appiano in Signore dello stato di Piombino, in età molto avanzata, e quasi cadente, giurò esso di mantenere, e di far mantenere , osservare, efareosservaregl'infrascritticapitoli ,, 1. Con „ venne, e promesse per se, e suoi Eredi, „ e successori di mantenere , e conservare ,, al comune e popolo di Piombino una رو „ vera, pura , perpetua , e non simulata li bertà, e difendere la prefata Comunità, „ e il di lei popolo con tutte le forze, e C2 (1) Lib. dei Consigli a detto anno. con ) (20) ( ,, conservargli illibata la libertà. 2. Promes دو ,, se e convenne osservare , attendere , ed adempire alla comunità tutti li statuti , " " ordini del Breve , capitoli , consuetudini della Città di Piombino , e tutte le rifor ,, me fatte, e da farsi. 3. Promesse , e con ,, venne di attendere , ed osservare tutti , „ e singoli i capitoli , ordini consuetudini , e ११. buone usanze della gabella generale del „ comune , e popolo di Piombino. 4. Che ,, il prefato magnifico signore non possa , 0 دو ne deva sotto qualsivoglia pretesto ,, legge risquotere , o far risquotere la detta ,, gabella anche dell'altre mercanzie digran دو valore portate per mare , anzi sia te „ nuto conferire, ed attribuire detta gabella دو " دو all'istessa comunità di Piombino , ed in tutto , e per tutto omni plenojure si aspet ti , ed appartenga all'istesso comune, non , ostante qualsivoglia capitolo che parlasse ,, in contrario. 5. Che non possa fare ri ,, squotere, ne risquotere da alcuna persona دو di Piombino, sopportante le gravezze rea ,, li, e personali di detto comune , alcuna „ gabella tanto di vino , che di ogni altro che si vendesse nella Città, come in gros ,, so, come in minuto , non ostante qualsi ,, voglia ) (21 ) ( " „ " دو د " sivoglia capitolo , e consuetudine che fa cesse in contrario. 6. Che qualsivoglia di Piombino, che sopporti le gravezze reali, e personali possa, e sia lecito estrarre , o far' estrarre dalla Città, e giurisdizione di Piombino qualsivoglia quantità di vino ,, senza pagare cosa alcuna al prefato si „ gnore , e figli , e successori. 7. Che il pa دو scolo, e pastura della Sdriscia , ed Asca ,, siamo, ed esser debbano liberi, ed espe دو دو diti del comune , e popolo di Piombino ,, senz'alcuna eccezione, e contradizione di detto Magnifico Signore , de'suoi eredi, e ,, successori, di maniera che di detti pa دو scoli possa , e deva la comunità disporre, „ e deliberare, vendere , e risquotere come ,, per propria cosa, e come vera Padrona , e دو „ proprietaria delle dette pasture , e di cia scheduna di queste senza eccezione , e „ contradizione del detto Signore , eredi , e , successori . 8. Che la giurisdizione , e ri ,, stretto di S. Mammè s'aspetti, ed appar ,, tenga omni pleno jure al detto comune di „ Piombino, di maniera che di detta giuri دو sdizione il detto comune possa disporre ,, in tutto , e per tutto come vero Padro „ ne , e difensore di cosa propria, e sia „ tenu i ) (22 ) ( " دو " tenuto a risquotere il terratico della det ta giurisdizione di S. Mammè , senza con tradizione del Magnifico Signore دو , de' suoi eredi, e successori, o di altra persona " che facesse per lei. 9.Che il prefato Ma gnifico Signore Emanuello sia tenuto, e " deva far fabbricare in futuro tutti i muri necessari , ed opportuni alle fortezze di " " " دو دو ” دو Piombino, e tutte le scale, e solari delle torri , e l'istessi muri necessari , ed op portuni alle fortezze di Piombino ivi esi stenti , e che per l'avvenire fossero per farsi , e fabbricarsi , e tutti i parapetti , palizzate , e qualsivoglia altro riparo ne " cessario alla fortificazione , e difesa della " دو دو " " Cittàdi Piombino ,tutto a spesedell' istesso Signore , di maniera che non possa, nè voglia delle predette , e di ciascheduna delle predette cose, esso Signore, gravare la comunità , uomini, e persone di quella " direttamente , ne indirettamente , e sotto دو دو " altro pretesto , o colore, ne di opere, ne di calcina , ne concorrervi ad altra spesa ,, delle predette . 10. Che non possa , nè deva vendere, o far vendere a uomini, e „ persone di Piombino sopportanti le gra „ vezze reali , e personali di detta comu " nità " ) (23 ) ( nità alcuna quantità di sale a maggior „ prezzo di quello costerà all' istesso Ma „ gnifico Signore,o verrà condotto alla do ,, gana del sale. 11. Che qualsivoglia di " Piombino sopportante le gravezze reali, e „ personali possa , e li sia lecito tenere if „ suo bestiame tanto grosso , che minuto , „ e Brado nelle pasture del prefato Magni دو دو fico Signore, con pagare per qualsivoglia bestia grossa ogni anno soldi 20, e per „ qualsivoglia minuta soldi 5.; eccettuato , دو che ogni famiglia sopportante le gravezze „ reali , e personali del comune di Piombino وو „ possa , eli sia lecito tenere , e pascolare nelle dette pasture bestie 25 grosse, e ,, minute 50. senza pagamento alcuno di ,, fida. 12. Che il prefatoMagnifico Signore „ sia tenuto, nel tempo che in Piombino „ vi sarà abbondanza di grano concedere a „ tutti gli uomini , e persone sopportanti „ le gravezze reali, e personali del comune, , la tratta delle metà del grano, e chi vo מ lesse estrarre detto grano deva pagare due „ grossi ogni salma, e non più. 13. Che il „ prefato Magnifico Signore sia tenuto , e وو deva pagare ogni anno 50. fiorini di oro ,per la conservazione della pace col Re di دو Tu ) (24 ) ( ,, Tunis, durante detta pace de'suoi danari „ proprj . 14. Che il prefato Signore sia te „ nuto , e deva pagaredelproprioogn' anno " دو " ” : دو al Potestà , e Vicario della Città la meth del salario in futuro , e l'altra metà sia obbligata a pagare la comunità. 15. Che il prefato Signore sia tenuto , et obbligato dare, e pagare la metà del suo proprio ” il salario al Medico da condursi in futuro 1 دو nell' istessa Città di Piombino . 16. Che il banco, e la giurisdizione del banco delle " „ cause civili del comune di Piombino sia, دو دو دو ed esser deva, s'aspetti , ed appartenga omni pleno jure al comune istesso, uomi ni , e persone , ed università del medesi „ mo, di maniera che il prefato Signore ,, non possa ne voglia privare del detto دو " دو banco , e giurisdizione del medesimo , ne in alcun modo molestare in futuro la detta comunità. 17. Che il prefato Signo ,, re sia tenuto , e deva dare , e conce ,, dere ogn' anno agli uomini , e persone " della Città di Piombino sopportanti le ,, gravezze reali, e personali una bandita „ per pasturare il bestiame domo dei me ,, desimi , con quei confini cioè dalla fo ,, ce di S. Martino fino ai confini di Ca „ sa ) (25) ( „ salappi per quanto tiene il fiume morto „ e Corsica fino al confino di Casalappi , " 18.Che il detto Signore sia tenuto , e deva „ pagare del proprio, non tanto al comune „ quanto agli uomini e persone di esso tutti „ quei denari che avanzavano, ed erano دو دو creditori della B. M. di Donna Caterina, 1 dei di lei antenati ed antecessori , e dal »marito Rinaldo per le retensioni fatte . „ 19.Che il dettoMagnifico Signorenon possa ,, chiedere, risquotere , o far risquotere al „cuna somma di danaro, nè dal comune, " " ور nè da alcuna persona di esso che fossero debitori della prefata D. Caterina , dei di lei antecessori, e del maritoRinaldo. دو §. 15. Questi capitoli, nel giorno del possesso di Manuello d'Appiano, il di 20. di Febbrajo 1451. , furono pubblicamente letti nella Chiesa di S. Francesco, nel qual luogo fu fatta la funzione del possesso, ed il medesimo signore Emanuello giurò sopra l'Evangelo di osservarli, e farli osservare per se, e suoisuccessori, come fecero gli An ziani , ed uomini di Piombino nel medesimo modo, e forma (1). Si conservano i mede mi capitoli tra l'altre scritture della comu D mi (1) Lib, de Consigli al detto anno al dil ( ) ) (26) ( nità di Piombino con gran diligenza, e cautela. §. 16. D. Caterina, si crede, che ces sasse di vivere in Scarlino la sera del di 19. Febbrajo del medesimo anno, o siailgiorno avanti il possesso pi Manuello, essendo no minata nel Cap. 18. come già morta, quan do il giorno avanti, cioè il di 19. aveva dato il suo assenso agli Anziani di Piombino di sborsare una certa somma per redimere la fortezza di Buriano, che si riteneva dagli Orsini (1). G (1) Lib. dei Consigli a detto and CA 1 1,1 ) (27) ( CAPITOLO II. Stato di Manuello di Appiano prima del suo inalzamento nella Signoria. Ricuperalefor : tezze dalle mani degli Orsini. Il Vescovo di Massa piglia possesso di Valle , e Mon tione . Sistema pacifico di Manuello . Arrivo della famiglia di Manuello. Armata Napo letananelPiombinese. Fortificazioni di Piom bino . Il Re di Tunis rompe la pace. Morte di Manuello. §. 1.MAnuello di Appiano, che dopo aver militato presso dei Sanesi , e Fiorentini (1) , si era ritirato nel Regno di Napoli , seguitando gli stipendi dello Sforza, che favoriva con le sue armi la Regina Giovanna (2), per quanto fosse in mediocre fortuna, ciò non ostante, essendo cadetto di una famiglia Principesca regnan te, con speranza molto ragionevoledisalire un giorno, o l'altro sulTrono,veniva assai considerato nel Regno di Napoli dall'istesso Re Alfonso, che anzi secretamente gli diede per D2 (1) Ammirato Miscell. MS. sigu (2) Leonardo Dati Istor. ) ) 28) ( per moglie una sua figlia naturale chiamata Colia , dalla quale Manuello ebbe due figli Vittorio , e Iacopo, quali insieme con la ma dre dimoravano privatamente inTrojaCittà di Puglia , quando Manuello loro padre fu eletto signore di Piombino (1) . §. 2. (1) Pio secondo suppone questi due figli non le gittimi, ma naturali, così ancora il Malevolti, e altri scrittori di quei tempi. Vittorio, che al battesimo fu chiamato ancora esso Iacopo, è assai probabile che lo fosse , non sapendosi intendere che essendo primogeni to, cadesse la successione al fratello minore lacopo. Ma perciò che spetta a lacopo, oltre l'universale ap provazione, ecco quanto di esso dice l'istorico Piom binese. Il signore Giuliano Dreciaruti così scrisse ad un suo amico =Li mando un'informazione, che l'ho cavata da Genova con denari dal processo di D. Isar bella, e da questa ella vederà come potesse essere bastardo Iacopo III. figlio di Colia Aragona figliola del Re di Napoli,dove hannocome ella vede , preso il cognome, e l'Imperatore lo chiama legittimo ; ed in altri MS. visti confrontare, e sì uniformi si legge = il signore Manuello sì accasò con D. Colia di Aragona , dalla quale ebbe un figliolo chiamato Iacopo III, co me appare in un'istrumento di procura fatto da D. Colia Aragona AppianiGenetrix Illmi. Domini lacobi III, de Aragona Appiano, dal quale istrumento si vede co me siAragonò in quel tempo la casa Appiana , e però per quella signora , Iacopo III. fu il primo che si chiamò Aragona Appiano, e fu legittimo, e non ba stardo, ) (29) ( §. 2. Fatta come sidisse,pacificamente l'elezione di Manuello, gli Orsini che rite nevano le fortezze dello stato , si fortifica rono specialmente nella fortezza di Piombi no detta la Rocchetta, e in quella di Buria no . Fu resa la fortezza diBuriano ildi 22. di srardo , come molti anno detto. Ebbe ancora il mede simo Manuello un'altro figlio chiamato pure Iacopo quale fu Vescovo di Gravina, come si vede nel te stamento di Iacopo III, dove fa menzione del prefato Vescovo suo fratello , e di quì si può credere che derivasse lo sbaglio di Pio II, e degli altri scrittori , che notaronodi spurio Iacopo III , quando tal nota poteva solamente asserirsi al suo fratello , quale si congettura che fosse tale , perchè non si trova che Manuello avesse presa altra moglie , che D. Colia Ara gona, e che questa si fosse chiamata madre di altro figlio, che di Jacopo III. il nome di ambedue di la copo suppone che Manuello avendo avuto indiretta mente il primo figlio ,e che poi accasato con D. Co lia , secondasse col di lei parto legittimo la refezione del Padre , essendo costume perpetuamente praticato, che non si ponga a due fratelli Carnali assolutamente l'istesso nome, oltre di che non era così facile che un primogenito volesse cedere le ragioni del dominio diuno stato al secondogenito, mentre non si fosse riconosciura una grande inabilità del poter governare nel primo, potendosi in tal caso sostituire il secondo ma non possiamo supporre tal sufficienza, nel primo, poichè virtuoso, e di ottime qualità lo reputo Nic colò ) ) 30 ) ( di Febbrajo, cioè due giorni dopo l'elezio ne di Manuello con aver pagati mille fiori. ni a Padovano , Tommeo, e Andre di Vigan no, che la ritenevano per gli Orsini , qual consegna, fu fatta ad Antonio di Rossino daScarlino in nome del Signore Manuello(1) per recuperare la fortezza di Piombino detta ! Ja Rocchetta ” si fece scelta di offiziali , soldati , bombardieri balestieri , si proveddv ro legnami, ed altri materiali per alzare 10 trin colo V,allorchè lo mandò ad investire per commen datario apposta in Piombino col titolo di Protonotario della S. Sede, e di più l'esaltò alla dignità di Vesco vo di Gravina; sicchè si può credere che lacopo III. fosse legittimo , e per questa ragione fosse anteposto al fratello nella successione.Anco D. Celia si conget tura che fosse naturale del Re Alfonso , primo perchè se fosse stata legittima, come figlia di un gran Re sarebbe stata collocata per moglie ad nna testa coro nata sua pari, e non al Signore Manuello Appiani , allora privato Cavaliere, e solo possessore de beni sta bili in Puglia, che forse gli furono consegnati in do te, non sapendosi in che maniera potesse avere Ma nuello possessioni in Puglia, quando in Pisa da Iacopo suo Padre riconobbe , e non prima la casa Appiana le fortune , e le grandezze: seconda se fosse stata legit tima non l'averebbe esclusa il padre dall'eredità del Regno per lasciarvi succedere un figlio naturale, co me fu Ferdinando suo fratello. (1) Lib. de Consigl. : ((31) ( trincere , e parapetti alla piazzarella, e per più sicuro riparo si guasto lo Spedale di S. Maria, che per essere assai vicino alla Rocchetta serviva per propugnacolo. So a combatterla con più vigore, e siccome era naturalmente forte non fu così facile ad espugnarla , essendosi speso il tempo di due mesi avanti che ritornasse in potere dei Piombinesi , o sia del Signore Manuello, quale in quel tempo fece fare i merli alle mura della Città, acciò i difensori stassero più guardati in scansare le pietre, e freccia lanciate di fuora (1) „ . I Fiorentini contri buirono e con le forze, e con i danaria soccorrere Manuello acciò restasse pacifico Signore del suo stato, obbligati in vigore. della stipulata raccomandigia (2) ..-1 §. 3. 11 Vescovo Pietro di Massa, che si ritrovava in Piombino nel tempodell' ele zione di Manuello per entrare al possesso de suoi Castelli di Valle , e Montione (co me si disse (3) , vedendo che la sua di mora era inutile , e che i Piombinesi insie me con il nuovo Signore erano risoluti di nulla : (1) Lib. de Consigl. citato . :: (2) Ammirato Zibald. MS. (3) p. 17. §. 12. ) (32) ( nulla concederli , se ne ritornò a Massa, e passando da quei Castelli ne prese il for mal possesso . Manuello ne scrisse alle Re pubbliche di Firenze (1), e di Siena (2) sue protrettrici , implorando il loro soccorse per recuperarli; e come nonostante ilpreso pos sesso (1) Magnifici, et Excelsi Domini Domini mei sin golarissimi , premissis commend. &c. Tornando alla V. M. S. Pietro Turchi di quella Ambasciatore mi parve superfluo ogni mio scrivere, et maxime perchè aven do lui solo quella commissione, non mi pareva onesto metter la falce nell'altrui messe , ma, ora, non si tro vando qua altri non voglio tacer quello occorre del Vescovo di Massa con questo M. S. ........ quale venendo a visitare questa Signoria già uno mese pas sato, passando per Valle, e Montione ne prese la pos sessione in presenza di testimoni , et rogatone il No tajo, el quale fu S. Bencivennni, della qual cosa que sto signore si e molto turbato , et maxime di S. Ben civenai essendo lui Senese, da cui non aspettava ne questo ne altro, che mancamento gli fusse ..... ora quello si ha da fare per la M. V. S. ne lascero la cura a quella 1 .... ٠٠٠٠ Credo , che operando.le S. V. che il Vescovo attenda alo innanzi , e pigli quello ha d'avere farà cosagratissima aquestosignore . Nicolaus Nannis. (2) Magnifici ac potentes Domini tamquam Do mini mei, et Patres bonorandi post recomendationem &c. Considerato l'affezione (o) alle M. S. V. non posso fare , per satisfare al debite nostro avvisi al i le ) ( 33 ) ( sesso gli erano contrastati, il Vescovo andò a Roma per sperimentare le sue ragioni presso la Curia Romana. L'interne discor die de' Cittadini di Massa contribuivano a' danni del Vescovo in modo, che si op posero ale sue giuste domande ; da che il Vescovo prese motivo di scrivere a' Mas setani una lettera piena di rimproveri , e di minaccie, con la quale gli faceva compren dere la stravaganza del loro operare (1). E Con le S. V., et con quelle cordiale mentis mi do glia di quanto (e) ne'di passati stato fatto per lo Ve scovo di Massa &c., quale crederò io non esser be ninteso alle S. V. è segretamente andato ne'terreni di Valle, e Montione, e menato seco unNotajo vostro et la possesione de detti luoghi avere presa me iscio, ed essendovi stato lo Cancelliere de Priori di Massa , Ro gato questo e quale è vostro Cittadino assai mi anno dato perturbazione ... In credentia perfetta Dat. Plumbing die 29. Maij 1452. Emanuel de Appiano Plumb. Dominus . (1) Al di fuori = Magnificis Dominis Prioribus . etCommuni Civitatis Massae carissimis filiis = Magni fici Domini Priores. Parme conveniente avvisarvi di quanto mi è fatto noto per uno Religioso d'Osservan zia (non di Santo Francesco) ........ Item vederete Magnifici Priori , come sto continuamente desto per conservare il vostro e mio Vescovato , non avendo rispetto ) (34) ( Con tutto ciò, conforme il sistema di quei tempi infelici , regolandosi le ragioni in proporzione delle forze, il Vescovo ebbe la peggio , e pretese Manuello ritenere i sur riferiti Castelli, con continuare a pagare il solito canone de' cinque fiorini, come si protestò l'anno 1454. nella ricorrenza della festa di S. Cerbone, nel qual tempo si fa ceva rispetto a verun mio particolare ueile, della composi zione fe con la B. M. del signor Rinaldo, e con Ma donna Caterina di già Signora di Piombino; e perchè odo al presente che abbia fatto testamento vi scrivo che si degnino le S. V. provedere pacificamente ri tornino le cose del Vescovato senza litigio, come fu composto fra noi , cioè fra il signor Rinaldo , e la detta Magnifica Signora Caterina , e per me piacendo a Dio recoglierla nella gloria de Beati ,sperando , che come prudentemente ha proveduto venendo al caso nelle cose temporali , maggiormente abbia ordinato : circa le ragioni del Vescovato di Massa, come è de bito de Valle, e Montioni. Et penso per le ragione predette dell'affezione avuta fra il Vescovato, la S. V. avrà fatto provedimento a questo effetto, e se per firmo non fosse fatto, per qual respetto se fosse , vo glio per questa averlo raccomandato alle Signorie V. , alle quali raccomando il Vescovato Vostro, e mio , deMassa e le sue ragioni. Valete. Ex urbe die 6. Dicembris 1451. V. P. Episcopus Massae. V. Archiv. Pubb. di Massa Lett. 1330. a 8. ) ( 35 ) ) ceva da'suoi antecessori il pagamento cen suario (1) . §. 4. Contento Manuello di essere stato assiso in un Trono , che la fortuna gli aveva preservato per il riposo della sua età già avanzata e cadente , regolava con pru denza , e dolcezza le sue azioni in modo , che potessero incontrare l'approvazione de suoi Vassalli nel tempo che potevano con tribuire a prolungare i suoi giorni , conce dendo a larga mano privilegi , grazie , e fa vori. Era stata obbligata la Comunitàbuon spazio di tempo a pagare le pigioni delle case ove stavano acquartierati i Soldati Pre E2 sidiari , (1) In Nomine Domini . Anno 1454. Magnificus , et potens vir Dominus Emmanuel fel. rec. mem. D. Iacobi de Appiano Plumbini Dominus fecit, constituit suum ve rum Procuratorem IoannemfiliamThomae de Galganis &c. ad se personaliter vice, et nomine praedicti Domini Magnifici consituentis, praesentandum &c. , Coram Revmo Petro de Oris Episcopo, et Principe Populoniensis , et Massano &c., vel ejus Vicario &c , et ei solvendum, et numerandum Canonem, et pensionem &c. Pasquorum , et Pasturarum proprietatis Vallis, e Montionis , quas praedictusDominus magnificus constituens , solvere tene netur dicto Episcopatui , seu Domino Episcopo &c. , ad rationem florenorum quinque de auro pro quolibet anno actum Plombini &c. ego Hieronimus filius olim Stephani Imperiali auctoritate Not. &c. Arch.Vescov.di Massa. ) (36) ( siediari , ed essendo ciò di aggravio alla medesima Comunità , e contro gli antichi privilegi , il nuovo Signore ordinò con De creto di osservare in futuro , e fare osser vare l'antico stile praticato fino da Iacopo primo cioè che si paghassero dall'istesso Si gnore . Regalo , e fece regalare Cristofano. Grabbielli Ambasciatore de' Sanesi di una medaglia di oro di assai valore, con le ar mi della Comunità di Piombino, e sua. Spedì alla Repubblica Fiorentina un'Amba sciatore per ringraziarla della valevole assi stenza prestatagli; In somma , ad esclusione del Vescovo di Massa, si pose in una per fetta calma e con i Vassalli, e con le con finanti Potenze . §. 5. Intanto si preparava a Piombino una sontuosississima Festa per ricevere la Consorte, ed i Figli delSignore Emanuello, già mandati a prendere a Troja Città della Puglia nel Regno di Napoli. Fu fatta lavo rare una muta di argenteria da tavola per regalarla a Iacopo figlio di Manuello alla sua venuta, nell'atto che doveva ricevere i complimenti in nome del Consiglio, e Pub blico di Piombino. Tutto si effettuò con universale allegrezza poco dopo ' Elezione di ) (37) ( di Manuello. Furono fatte ancora magnifi che feste in Piombino quando il Papa Nic colò V. decorò l'altro figlio di Manuello Iacopo, o sia Vittorio del titolo di Protono tario Apostolico , per investire il quale fu mandato l'Abate del Monastero di S. Gal gano , come Commissario della Corte di Roma. Concorsero a questa spesa le Co munità di Scarlino, e Sughereto; tanto si valutavano, in quei ciechi tempi , le calze paonazze venute di Roma (1) . §. 6. Lo stato tranquillo de'Piombi nesi l'anno 1453. fu amareggiato dalle osti lità che praticavano i legni Provenzali con tro il loro commercio, predando buona parte dell' imbarcazioni , che le conducevano in Provenza, facendo schiavi i marinari. De liberarono per tanto di spedire un'Amba sciatore a Tolone al Siniscalco del Re Ra nieri per trattare, e fermar la pace, acciò gli fossero restituiti i prigioneri , e le robe , dividendo la spesa in tre parti eguali , cioè una la doveva sborsare il Signore , l'altra la Comunità , e l'altra Biagino Calafati,, che spontaneamente si era offerto, nontanto per essere facoltoso , quanto che più degli altri (1) Lib. de Consigli a detto anno. ) ( 38 ) ( altri ne soffriva, perchè manteneva molte imbarcazioni di traffico (1) . Non minor di sturbo apportò a Piombino una lettera di Ferdinando figlio di Alfonso Re di Napoli, che si ritrovava ne'Confini di S. Fiora , nella quale avvisava, che con il suo Eser cito intendeva di passare a Piombino . Per quanto il Re Alfonso gli fosse amico , e protettore, ciò non ostante oltre la provi sione delle vettovaglie , fortificarono i Piom binesi la loro Città , e accrebbero il presi dio. Si mitigò iltimore,perchè Ferdinando avendo presi , e saccheggiati molti Castelli nell' Aretino , ed espugnato Forano , si pose all'assedio della Castellina, e sopraggiunto l'inverno , si ritiro con tutto il suo esercito alla marina in un luogo detto l'Acqua Vi va, situato nella giurisdizione di Piombi no (2). La vicinanza dell'Esercito di terra, non meno che di mare, dal quale era stata presa la Torre di Vada accrebbe il timore de' Piombinesi . Adunarono il pubblico Con siglio con la presenza di Manuello , in cui deliberarono , che " siccome Ferdinando non veniva come inimico ma solo per svernare , *(1) Lib. de Consigli al detto anno . (2) Lib. de Consigli.. nei ) ( 39 ) ( nei luoghi intorno la marina, per meno pati mento della gente , e cavalli , non si facesse ostacolo alle truppe di quello , che erano per entrare in Piombino si per mare , come per terra, e che se li dovessero dare tutti i rin freschi , che avessero domandato e perchè L'interesse della gabella assai premeva agli " Anziani , a scanso di risse, e disturbi fu ordinato د Che da quest'ora avanti delle cose che si venderanno in grosso, come grano, fa rina , pane , vino ed altre cose per gli uomi ni di legni armati, ed a gente grossa per terra, che coloro che venderanno alle genti predette di armata, o di legni armati, o per terra, siano tenuti di pagare quella Gabella al compratore della medesima, la quale infino aqui anno pagato , ed usato , e sono usi pa gare detti forastieri compratori , e vendino come a loro piacerà; sicchè essi Piombinesi in Piombino abitanti, ed altri venditori in Piombino abbiano il detto risalvo di vendita , ed in questo modo le dette armate non si po tranno lamentare , perchè saranno franche di gabella. Di più che delle robe a minuto fino a venti soldi non si paghi cosa alcuna (1) » . Con questa legge si evitarono gl'incontri , e quan (1) Lib. de Consigli . ) ( 40 ) ( quantunque grosse partite di armati fre quentassero la Citta, non accadde rumore alcuno , praticandosi da ambe le parti una réciproca dimostrazione di amicizia. Seguita la pace a Lodi tra Francesco Sforza , ed i Veneziani , il Re Alfonso richiamò Ferdi nando con la sua Armata a Napoli, e ces sarono per questa parte i pericoli de' Piom binesi (1) . §. 7. I moti di Guerra che spesso si nanifestavano per l'ingiurie reciproche tra Fiorentini, e Sanesi, posero in apprensione Manuello , ed i Piombinesi, dubitando di divenir preda o dell'uno, o dell'altro; per ciò rinforzarono il Porto di Braca-Lana , acciò da quello si scoprissero tutte le parti vicine come luogo eminente: presero a sol do molta gente per guarnire la Città, ed i Confini, e si proveddero diuna buona quan tità di biada , e grano, del quale una par tita (svaniti i primi sospetti ) venderono a' Fiorentini , che con il loro Esescito si ritro vavano in quelle vicinanze per recuperare il Castello di Gavorrano,eCastiglione della Pescaja dalle mani del Re di Aragona , che tenne (1) Du Mont Corp. Diplomat. tom. 3. Muratori an neli all' anno 1454, : ) ( 41 ) ( gli teneva occupati fino dal tempo , che tenne l'assedio sotto Piombino (1) . Anzi per la buona intelligenza che passava tra i Fiorentini e i Piombinesi , Manuello passò allo stipendio de' Fiorentini stessi con 1500. cavalli (2) . §. 8. In quest'anno 1454. il Re di Tu nis ruppe la pace , e imprigionò tutti quei Piombinesi , che si ritrovavano nel suo Sta to , con pretesto che Manuello fosse colle gato con il Re di Aragona, suo nemico. Adunatosi il Consiglio fu deliberato che " si dovesse scrivere al Console , che cerzio rasse quella Barbara Maestà, che era falsa tal confederazione, e che mai ilSignore , nè la Comunità si erano serviti dello stendardo di Aragona , imponendo al detto Console che fa. cesse il possibile di contrattare di nuovo la pace, e liberare dalle miserie gl'imprigionati Paesani (3) " Il carteggio durò qualche tempo , ma senza profitto , onde fu spedito Bartolomeo Bardi , come Oratore , che si portò a Tunis per trattare efficacemente la pace , il che successe circa l'anno 1456. F (1) Lib, de' Consigl. (e) Ammirato Miscell. MS. (3) Lib. de Consigli a detto anno. §. 9. ) ( 42 ) ( §. 9. Avendo regnato Manuelio cinque anni con sodisfazione de'Vassalli, e delle Repubbliche di Siena, e di Firenze , dalle quali ricevè in tutte l'occorrenze assisten za e soccorso, essendo di età molto avan zata se ne mori del mese di Febbrajo 1457 , lasciando al governo della Signoria il suo figlio Jacopo , che fu detto Jacopo III. CAPITOLO III. Jacopo III. principia il suo governo con poca sodisfazione de Piombinesi. Congiura fatta contro del medesimo . Si fortifica. Occupa Castiglione della Pescaja . Protesta del Ve scovo di Massa per Valle e Montione . Contagio a Piombino. Pace con il Re di Tunis. Elargità in favore de' Piombinesi. Introduce in Piombino una guarnigioneNa poletana. Sua discendenza . Suo Testamen to . Sua morte. §. MAnuello, creatura de' Piombinesi , da' quali ripeteva il suo inalzamen to, era stato con i medesimi assai indul gente, ed il suo potere si era in tal guisa ristretto , che in sostanza era più ministro, che ) (43 ) ( che Signore dello Stato. Jacopo secondoge nito , appena seguita la morte del padre, senz' alcuna formalità, prese le redini del governo , con ammirazione de' suoi Vassal li . Nato e educato inprivata fortuna , co vava nel seno il germe d'indipendenza, che si lusingava perfezionare all'ombra del Re di Napoli suo Avo materno. S'intitolò Ja copo III. , e in apparenza non vario ilsiste ma de'suoi antecessori , ma in sostanza tutto dipendeva dalla sua volontà. Effeminato e di bel tempo voleva estendere le sue ragioni sopra le beltà Piombinesi, motivo per cui andato a Siena gli si congiurarono contro alcune famiglie di Piombino (1) . Tornato in gran fretta, pose lamano addosso a'con giurati , ne fece morir sette , e agli altri diede l'esilio dallo stato (2) . §. 2. Dubitando maggiori , e più serie conseguenze fece fabbricare la Cittadella per sua abitazione , dove prima i Signori suoi antecessori abitavano nel Palazzo Vecchio di Piazza (3). Indusse il Senato a concorre alla spesa per il nuovo edifizio della Tor F2 (1) Ammirato Miscell. Ms. retta , (2: V. lo Squarcialupi , e il medesimo Ammirato. (3) Il medesimo...... ) (44) ( retta , per la quale si dovevano difendere i legni nel piccolo porto di Faliegi , e altro trove . Fabbricò una Torre nell' Isola dell El ba detta il Giogo (1). Mandò molte fami glie ad abitare nell' Isola di Monte-Cristo , fra le quali furono comprese quelle, che gli erano di qualche sospetto, e obbligò la Co munità a dargli ogni anno a ciascheduna persona un sacco di grano , per lo spazio di cinque anni . Volle tener pronta a sua disposizioneuna Galera, ondeproposeall' uni versità di Piombino, che sarebbe stato ne cessario di fabbricare alla porta grande della marina una Tarsinata , che fosse stata ca pace per la medesima, e per altri legni più piccoli . Il Senato approvò il progetto, e furono : eletti quattro Cittadini, che insieme con esso, e gli Anziani provedessero all' occo rente , acciò presto restasse ultimato questo lavoro . Circa il medesimo tempo il Senato di Piombino fece la carità a'Frati di S. Francesco di roo. fiorini, acciò erigessero un nuovo dormentorio nel loro Convento . Fu lastricata la piazza della Città, e furono dati altri utili provedimenti. : (1) Istor. MS. di Piombino. §. 3. ) (45 ) ( §. 3. Morto il Re Alfonso di Napoli, e per la ribellione de' Baronidel Regno posta in pericolo la successione di Ferdinando suo figlio naturale legittimato, Jacopo profittando delle turbolenze , prese sotto la sua Racco mandigia gli uomini di Castiglione della Pescaja , che fino dall'anno.1448 erano stati soggiogati dall'armi Napoletane. Pio II. che ambiva d'ingrandire i suoi Nepoti riprese e minacciò Jacopo di tale invasione , con animo di farsi cedere quel territorio per investirne qualcheduno di sua famiglia . Ja copo obbedi, e l'accorto Papa ottenuta la cessione , la fece cedere ad un Piccolomini suo Nipote . §. 4. Il sistema e le mire di Jacopo erano lontane dal secondare tutto quello , che in qualche parte avesse minorata la sua autorità e dominio , abbenchè giusto e ragionevole . Aveva per massima di farsi temere e ingrandirsi. I patti, e le conven zioni fatte da' suoi antecessori con i Piom binesi , e con le vicine Signorie furono os servate solamente allora quando veniva co stretto o dal bisogno , o dalla politica. Il di 25. Agosto 1463 si raccomandò al Re Ferdinando di Napoli, e il di 12 Febbra ro i ) (46 ) ( ro 1465 il medesimo Re lo ricevè nella famiglia di Aragona concedendoli la sua arma ed ogn'altra prerogativa, con molti segni di onore (1) . Con questi principj e con questa protezione non era credibile che Jacopo volesse cedere alla Chiesa di Massa i Castelli di Valle e Montione, che gli di videvano lo Stato. Di tanto persuaso il Ve scovo Pietro da Orte, l'anno 1462. il di primo di Settembre fece una solenne prote testa nella quale si espresse . Che Gherardo Appiani avendo ricevuto in Feudo Valle , e Montione (come gli veniva riferito) per se, eper la sua linea mascolina, per pagare il Canone di cinque fiorini ogn' anno , ed es sendo che la linea mascolina fosse estinta , non solo , ma ancora per altre ragioni, erano devoluti i detti Castelli al Vescovato . Ed essendo i medesimi più volte stati richiesti , si all' amicabile, come per lettere anche del Pontefice, nè avendo forza di contrastare con tanto Signore , si protesta che se riceveva il Canone intendeva di non pregiudicarsi in conto alcuno (2). L'anno 1466. fu pagato il Censo per i medesimi Castelli , come : si (1) Ammirato Miscell. MS. (2) Arch. delle Riform. di Firenze . ) (47 ) ( si rileva da carta di procura dell' istesso anno (1). §. 5. ,, L'anno 1467. un fiero contagio afflisse , e spopolò i Piombinesi , avendo impedito, che per sette mesi continui non si potessero congregare gli Anziani nel pro prio Palazzo . Cessata la mortalità fu ne cessario prendere le armi, e rifare in fretta le mura dietro S. Michele , per motivo di non essere sorpresi da Bartolomeo di Ber gamo, che si ritrovava con buon corpo di esercito non molto lontano da Confini. Pre sto però svanirono tali sospetti per essersi altrove inoltrato il Capitano suddetto.. 11 contento della di lui partenza si avvalorò , con raddoppiar l'applauso universale per il ritor (1) In Nomine DominiNostri &c. Anno Domini a salutifera Incarnatione 1466. Pateat evidenter &c. Cum boc sit, quod Magnificus Dominus Dominus Jacobus III. de Aragonia de Appiano Dominus Plumbini volens sati sfacere Dominio Episcopo Massano de censu suprascri ptorum locorum Vallis , et Montionis dedit , solvit , et numeravit in praesentiam Venerabili viro Domino Jacobo Amerigi de Francia Presbitero Procuratori, et proprio Nomine dicti Domini Episcopi praesenti, et pro dicto Domino Episcopo recipienti florenos quinque Auri largos, pro dicto Censu Pasturarum Iurisdictionis, et Territorij Vallis , et Montionis &c. Actum Massae in Civitate Veteri &c. ) ( 48 ) ( ritorno di Bartolomeo Bardi, che come si disse fu mandato Oratore al Re di Tunis , riportando tutti i recapiti , tanto sospirati dalla Comunità, della pace , e della libera zione dalla schiavitù di tanti Paesani, che avevano menato la vita più tempo fra gli strapazzi di quei barbari . Sopra di che formarono un magistrato di tre Cittadini con titolo di Conservatori di pace , i quali avevano ampla facoltà dal senato di poter disporre e ordinare quello bisognasse per tal conservazione , ed accordare il nolo delle Navi , che ogni anno dovevano man darsi a Tunis con lo stendardo del Signore, edella Comunità, conforme era consueto ne' primi trattati , e capitolazioni dall' una , edall' altra parte concordati. La Comunità per gratitudine, decretò in favore di Jaco po, che si era maneggiato in quest'affare, che nessuna persona tanto forestiera , o Paesana contrattante per l'avvenire col Sig. di Piom bino nel comprare , ricevere , alienare , o vendere mercanzie , beni , grano, vino , olio, e qualsivoglia altro commestibile , non fosse tenuta , nè obbligata pagare alcunaGabella , non ostante qualsivoglia capitolo in contra rio, ma siano questi tali da quella franchi , immu-.. ) (49 ) ( immuni, liberi, ed esenti , non intendendosi di quelli , che fanno botteghe in Piombi no , che vendono a peso, come macellarj, pizzacaroli , speziali , ed ogn'altro , che ven desse cosa di bottega, i quali siano tenuti pagare la consueta Gabella , non ostante il presente Capitolo , e ciò intendersi deva a favore ancora dellafamigliadel Sig, ma so lamente di tutte le robe atte , e necessarie al vitto . دو §. 6. ,, Fece fareJacopo una ben capace Piazza avanti il suo Palazzo con circondarlo di bellissimi loggiati, che dovevano servire diAnfiteatro nelli spettacoli dadimostrarvisi , e si riconosce , che le case degli Abitanti della strada di Villanova si estendevano con tinuate fin su l'istessa Piazza , che presen temente si vede in Cittadella , compren dendosi dalla demolizionedi quattro case si tuate infaccia al Palazzo Principale di più particolari , che furono rimborsati del valore di quelle che avevano comprate, tre ne pa gò il Signore , ed una la Comunità, che ancora volse aver parte nell'opera concor rendo di far condurre tutta la rena , e tutte le Pietre dal Molo, che fossero sta te di bisogno all' impresa, veddesi quanto G prima : ( 50 ) ( ) prima perfezionata la Piazza, e per renderla più maestosa , mutato Jacopo il primo pen siero in cambio di farvi godere l' intenzio nati spettacoli , fece spettatori i Piombinesi d'una bellissima Cappella , tutta fabbrica ta di finissimi marmi con una soffitta di dentro elegantemente dipinta , e ornata di stelle dorate , ove s'inchina la gran Madre di Dio, da cui ripetono immense grazie, e favori , che in ogni tempo si è degnata, e si degna continuamente dispensarli; e si ae clama , e si venera da' Piombinesi per pro tettrice . Congetturasi , che questa miraco losa Immagine fosse per avanti collocata nella Pieve di S. Lorenzo , comprendendosi da più Libri del Consiglio, ove si fa men zione , che i Piombinesi tenevano in somma venerazione , é ricorrevano spesso ne'loro bi sogni con larghe elemosine , tanto pubbli pubbl che, che private alla Madonna di S. Loren zo , il qual Tempio minacciando rovina si può credere , che ne seguisse allora la tran slazione alla nuova Cappella eretta da Ja copo , che compunto da religiosi motivi a bella posta dedicasse l'Edifizio Sacro per potere più da vicino coll'Orazioni cogliere i preziosi frutti di tanto tesoro. Fabricarono anco ) ( 51 ) ( ancora per proprio, ed universal comodo una spaziosa , e bella Cisterna de' medesimi marmi , ove si vede scolpita l'effigie di Jacopo , della Moglie Batistina , e del figliuolo Jacopo, i nomi de'quali furono abolitidall'in vidioso scarpello del Duca Valentino وو §. 7. ,, In questo tempo si stipulo il solenne contratto fra la Comunità di Piom bino, e quella di Monterotondo, che aveva a posta mandato gli Oratori per conseguire l'intento , e consisteva reciprocamente nel le franchigie , ed esenzione d' ogni pedag gio , Gabella , passo . Facendosi liberi una parte , e l'altra e a ciò condescese di buo na voglia il Consiglio Piombinese per la pariglia di molti, e gran benefizj , che ave var ricevuto dalla Terra di Monte Roton do, che con vera cordialità d'amicizia soc corse la Città di Piombino indiverse occor renze , ed in particolare quando era vessata strettamente dall' insolenze di Baldaccio , e dall' Assedio del Re Alfonso , introducendo ambedue le volte un boun nervo de' suoi soldati Terrazzani دو : §. 8.,, Molte possessioni di più godeva anticamente la Comunità di quello gode presentemente , come la Bandita del Falco G2 ne , ) (52 ) ( ne , Ficarello , Valdischiappa, e tutta l'As са, affittando ciascun' anno di questa il Jus pascendi, il quale col tempo come si sia perso , ed alienato non se ne trova il riscontro و” . §. 9. ,, Pativa fuor di modo di sete quel bestiame , che praticava fra le Vigne , dovendosi ogni volta condurlo ad abbeverarlo dentro le Porte della Città.Adinsinuazione però del Sig. , e con la metà della di lui spesa , concordorno gli Anziani la fabbrica di una fonte appresso il pozzo di Faliegi , che si può credere fosse questa, che in og gi si vede , a forze in questa trasmutata , o per il deviamento dell'acqua , o per non po terla mantenere , o condurre. Provveddero ancora il Piombinesi che il detto Bestiame domo avesse la sua Bandita , assegnandoli il pascolo delle Monache, e l'Asca. Accon sentirono di buona voglia all'esortazioni del loro Signore , qual propose che nel ristretto delle vigne si piantassero olivi , e di più gli ordinò il modo più facile per approfit tarsi di tal comodo, cioè, che per lo spazio di dieci anni continuati, ogn'anno , ciascu no che averà Casa , e Vigna piantassedieci polloni , quali , s'offerse il prefato Sig. di farli ) ) 53 ) ( farli condurre di Scarlino , e Suvereto, e consegnarli gratis a chiunque desiderava il favore di tant' affabilità: sopra di che ap plaudito da tutti pubblicamente, il Senato rese grazie al suo Sig. e nel medesimo tem po gli fece istanza compiacersi , che gl'An ziani , quando facevano l'Attuario del danno dato non più conforme il solito l'elegessero paesano per la troppa indulgenza che da questo era usata , ma sempre per l'avvenire fosse forastiero , che non l'averebbe rispar miata ad alcuno danneggiante le possessioni altrui , e così stabilirono دو §. 10. ,, Edificorno una Torre per guar dare lo scalo , acciò non si accostassero i Pirati a depredare barche nel porto, e par ticolarmente ebbero la mira principale per difendere la fatta Galera, che tenevano in Porto, laComunità, ed ilSig., per servirse ne unitamente all' occasioni , e finalmente conclusero di fabbricare dalla porta al Cap parone . E perchè il Signore s'era esibito fare la spesa totalmente del suo , non lo permessero inConsiglio,ma s'offersero pron ti, con rendere infinite grazie al Signore, di assumere a costo loro l'impresa del lastri co , che era per essere di tanto decoro , ed orna ) (54) ( ornamento della Patria , e veramente in un motivo trattato sì lungo tempo avanti, non altro gli aveva tanto addormentati , che l'im potenza di mettersi di vantaggio in spe se , che allora erano esorbitanti al Comune , e nondimeno vedendosi impossibilitati di non poter ottenere il desiderato fine , perchè escissero con tutta la loro reputazione sen za incomodare l'erario principale presero espediente in Senato, che il Pubblico faces se solamente inseliciare il mezzo della piaz za , ed i Particolari che vi possedevano ca se , e botteghe pensassero alle bande per quanto s'estendeva il suo, il che tutto sortì , conforme si vede in oggi. ,, (1) §. II. I fuorusciti e malcontenti di Piom bino l'anno 1770 indussero il Duca di Mi lano a prestargli assistenza per iscuotere il giogo di Iacopo divenuto prepotente , e ti ranno . Gio. Galeozzo profittando dell'oc casione favorevole simulò di portarsi a Fi renze per motivo di Voto (2) „ e il dì 20 di Marzo mandò Benedetto del Borgo suoCon testabile con molti fanti a scalare Piombino con tradimento , e cominciando a salire su te mura é entrar dentro, e tagliarono a pezzi (1) Istor. MS. di (2) Ammirato Misc. MS. Piombino. ) ( 55 ) ( la prima guardia, e levandosi il rumore fu rono cacciati fuora con vergogna , e avevano mandato a Fiorenza la nuova che avevano già preso Piombino , e di fatto lo dissero agli Ambasciatori Senesi , che vi era Messer Bor ghese Borghesi, queste parole disse , Sap piate Ambasciatori Senesi , che Piombino è oramai nostro . Ma dipoi non essendo vero rimasero scornati , perchè la Signoria di Sic na ne aveva avvisato il Signore di Piombi no , come doveva essere tradito che si guar dasse ,, (1). Jacopo molto si dolse di que sto movimento del Duca, con i Fiorentini , e con gli Ambasciatori del Re Ferdinando , sotto la di cui protezione lo Stato di Piom bino si ritrovava. Ma data del tutto la col pa ai Fuorusciti, di ciò non si parlò più oltre, affaticandosi grandemente i Senesi per mantenere Jacopo nello Stato (2) . 1 §. 12. A scanso di ulteriori sorprese Jacopo pensòdi introdurre inPiombino una guarnigione di Soldati Napoletani, che ot tenne dal suo parente e protettore Ferdi nando. Furono obbligati i Piombinesi di tro vare, (1) Diario Sanese di Allegretto Allegretti apud Mu rat. script. rer. Ital. Tom. XXII. p. 779. (2) Ammirato Zibald. MS. ) ( 56 ) ( vare , trovare letti , coperte , e lenzuola per loro servizio sottoponendosi così per la pri ma volta ad un giogo straniero. Jacopo per mitigare il furore de' Piombinesi per tal no vità , gli fece un saldo, ed una quietanza , fino a quel giorno, di ogni suo credito , e gli restituì il Podere della Sdriscia, assegna to ad esso dal Consiglio fino allo scomputo dell' intiero pagamento. Il Pubblico elesse Mariano Bindi di lui Tesoriere ,che in no me dell' Università fosse andato a renderli dovute grazie. §. 13. Vacillava la pace già capitolata tra il Dominio di Piombino , ed il Re di Tunis, poichè fondata sull' infedeltà d'un Barbaro , non gran tempo doveva sperare la costanza di fede da chi per natura è solito violarla. Più vassalli di Jacopo da Brigan tini , e Galeotte di Barbería erano stati fatti prigioneri , rotta la pace, e condotti in quel Regno trattati da Servi , e cercato il riscat to , essere pattuiti da schiavi, del che af fliggendosi sopra a modo il Sig., ed i Piom binesi determinorno concordemente d'inviate in' Affrica un Cittadino abile , e sufficiente per Oratore del prefato Re, con l'istruzio ne, ch'esso rappresentasse con ogni dolcez za, Γ ( 57 ) ( ) za le prede illegittamente fatte da' di lui Sudditi di quei del Sig. di Piombino ; gli strapazzi , che ricevevano, non convenienti all'amicizia confermata solennemente con giuramento e soscrizione d' ambe le parti ; il grave torto, che ne resultava per aver levato esso Re, e ripresa una casa, che già anni scorsi aveva graziosamente regalato per propria abitazione del Console di Piombino, e successori pro tempore ; e che si vede vano altre imposizioni , che per non essere di più importanza al nostro caso , si trala sciano . In questo medesimo anno Jacopo per affezionarsi il Pubblico di Piombino, volse approssimarselo con la parentela spiri tuale, facendo tenere al Sacro Fonte dagli An ziani in vece, e nome della Comunità il nato figlio Emanuello; da'Compari furono presentati sontuosi doni, per le fasce §. 14. ,, Avvicinandosi il dì 21. Marzo, nel qual giorno i Piombinesi avevano otte nuta la segnalata vittoria, avendo respinta , e fugata la poderosa turma di traditori , che di notte tempo avevano tentato con ogni violenza scalare la Città, e sorprenderla , fu deliberato in Pubblico Consiglio di solen nizzare con magnificenza possibile la Festa H di ) ( 58 ) ( di S. Benedetto in memoria d'un' azione si gloriosa , che riconoscevano per intercessio ne di questo gran Patriarca §. 15 Sotto il di 23 Giugno 1463. per trattato concluso d' accordo tra il Plenipo tenziario della Repubblica Fiorentina Ber nardo Buongirolami, e Jacopo III. , fu so lennemente riconosciuto , e dichiarato, che la Giurisdizione di Casalappi era apparte nuta , ed appartener doveva per sempre al Comune di Firenze , qual solenne trattato , e convenzione venne approvata , e ratificata dalla Signoria , e dal Consiglio per pubblica provvisione del 27. Giugno suddetto, ed eccone il contenuto , che parola per parola si trova trascritto intal provvisione. ,, Ivi Soprale differenze insorte tra il Comune di Firenze, ed il Sig. Jacopo III. Sig. di Piom bino sulla Giurisdizione di Casalappio, doppo di essersi dall' una , e dall'altra parte ve duti più istrumenti scambievolmente prodotti, ed aver sentiti vari Testimoni degni di fede, doppo di essersi portati nel luogo , ed avere osservati tutti i confini , ed adiacenze eri chiesto , e richiesti più volte li uomini diCam piglia , e di Sughereto , e tutti quelli , che possedevano in quelle parti , se altro avessero da ) (59 ) ( da dire, e dedurre, e doppo di aver lasciato discorrere tutto il tempo necessario a tale ef fetto, e doppo finalmente aver veduto, e con siderato tutto ciò, che era da vedersi , e con siderarsi , stabilirono , e convennero ne' se guenti patti , e Capitoli. 1. Che il Castello, e Territorio , e pa sture di Casalappio, col palazzo , e suoi edi fizi , pertinenze , ed annessi sia, ed esser debba in tutto e per tutto Territorio , e Giu risdizione , e dominio del Comune di Firen ze , e al medesimo spetti , e appartenga in tieramente , e solidamente , con piena ragio ne di dominio , preminenza , e Giurisdizio ne, salva però agli uomini di Suvereto la libertà di passarvi , senza poterne essere di veruna maniera molestati, e aggravati, e col pagamento di quella gabella solamente, che fosse solito di esigersi da essi per il pos sesso . 2. Che i Confini tra Casalappi, e Suve reto rimanghino in perpetuo ne i luoghi me desimi dove erano stati apposti l'anno 1413. in sequela del lodo allora emanato tra Ser Martinodi Ser Ghino, ed il Comune di Su vereto , rogato da Ser Raneri di Piero da Piombino H2 3.Che ) ( 60 ) ( 3. Che i confini tra Casalappio e il Ca stello di S. Lorenzo si apponghino ne i 5. luo ghi, che vengono pienamente individuati in questo trattato. 4. Che si procedesse in oltre a porre i 12. confini , che a forma del lodo del 1285. dove vano essere apposti, e dividevano il Territorio di Campiglia da quello di Suvereto . 5. Che s'osservassero , e mantenessero i Confini già apposti , e murati tra il Territorio diCampiglia, del Comune di Campiglia, e il Castello di Vi gnale, Casalappio , e Montione, e che ciascu no delle dette Castella dovesse avervi la sua Giurisdizione . 6. Che tanto gli uomini , e persone sud dette della Comunità di Firenze, quanto i Sud diti del Sig. , che possedessero beni nel Ter ritorio di Casalappio e S. Lorenzo potessero estrarre a loro piacimento le raccolte, che vi. fossero senza impedimento , o ostacolo di sorte veruna (1) . §. 16. Avevano ritrovato i Senesi nel Territorio di Monterotondo un' abondan te miniera d' Allume , e considerando essi non esser altro luogo più proprio per lo smercio di quello , che lo scalo della Città (1) Arch. delle Rifor. di Firenze , ) (61 ) ( Città di Piombino, imposero glistessi Ma gonieri , cioè Placido , e Fabbrizio de' Sozzi Nobili, e Cittadini di Siena,che concordas sero con i Piombinesi nelle condizioni, e e patti della gabella, la quale fu facile ad acquistarsi con gran vantaggio de Magonie ri . Avendo avuto riguardo ilSenato di Piom bino alla buona amicizia, che era sempre passata con la Repubblica di Siena, abili tandola , che dovesse pagare solamente uno , e mezzo per cento, con questa obbligazione però , che non potessero condurre l'Allume ad altro scalo, benchèdi propria Giurisdizio ne di Siena, che a quel di Piombino, for mando molt'altri Capitoli, come si possono vedere nel contratto rogato , e celebrato , nella pubblica sala del Palazzo . §. 17. L'anno 1472. iMassetani sollecita rono il loroVescovoLeonardoDatiper mezzo di Cristofano Lotti per recuperare il Castello di Valle e Montione dalle mani di Jacopo(1). Il Vescovo ne fecedellediligenze anche pres so del Re Ferdinando protettore dello Stato di Piombino, che scrisse a tal effetto l'occor rente a Jacopo (2). Non ostante una tal me Arch. Vesc. di Massa • Illustrissimi Signori &c. Quantunque in tempi ) (62 ) ( mediazione restarono le cose nel sistema primiero . § 17. Non successero in due anni co se di rilievo , e solamente per compire tut te le notizie in tempo di Jacopo 3. , sarà bene esprimere il Matrimonio, che con trasse con D. Batistina Fregoli , dalla quale ebbe molti figlioli, cioè Jacopo Filippo pri mogenito suo successore , Gherardo Con te di Montagnana, Semiramide moglie di Lo renzo de' Medici, Margarita moglie del Con te Cuccoli, Leonora moglie di Francesco da Caglieri, Bellisario Fiammet, ed Emanuelle , i quali due ultimi morirono infanti, ed i loro corpi, secondo l'iscrizione furono posti in quel piccolo deposito, che in oggi si vede in Coro di S.Agostino piùaltodell'al tro in cornu Epistolae, in faccia a quello di Jacopo primo . Gherardo ebbe per moglie Lucrezia,dalla quale n'ebbe figli . Bellisario s'accasò con Amalia Sforza, dalla quale ebbe tre figli legittimi , cioè Ferante Giu lio, passati per le vostre siamo stati avvisati della vostra differentia con lo Reverendissimo Episcopo di Massa &c. vi esorto ad accomodare quest'affare &c. Datum Troje VI. Novembris 1471. Rex Ferdinandus . Archiv. delle Riform di Firenze .: ) ( 63 ) ( lio , e Camillo . Camillo prese per moglie Lucrezia Colonna, e morì senza figli. Giu lio mori piccolo , e Ferrante contrasse matri monio con Emilia Orsina , dalla quale eb be un figliuolo maschiodetto Sforza, ed una femmina detta Amalia , maritata al Conte Massimiliano , ebbe un'altra figlia chiama ta Beatrice , che fu Consorte del Conte Bernardo della Gherardesca. Ebbe ancora quattro figlj Spurj , uno maschio, quale morì di tenera età, una femmina chiamata Cin tia , che fu moglie di Niccola Guelfi di Siena , Fulvia , che fu moglie di Guglielmo , ossia Gio. del Bava di Volterra, e Barbera , quale entrò in Monastero , e si chiamò Sr Massimilla. Sforza sopradetto , s'accasò con Camilla Gonzaga , dalla quale ebbe molti figli, cioè Ferrante , Carlo Cammillo , Va lerio , Bellisario Anibale , Orazio , Giulio, Lucrezia, e Giulia , ed altro Bastardo chia mato Bellisario, che morì, il che meglio si potrà comprendere dall'albero della famiglia Appiana ,,. §. 19. ,, Sorpreso Jacopo da una grave infermità, e conoscendo già esso che l'ani--ma s'affrettava all' altro mondo, per veder prima di morire , stabilito il primo genito nel ( 64 ) ( ) nel Dominio, chiamò al letto gli Anziani, e con farli un preambolo di documenti, ed ammonizioni veramente spiranti della cor dialità d'affettuoso Padre , gli richiese con piacevoli , e discrete instituzioni gli esortò , che volessero compiacersi d'adempire l'ul timo desiderio , e volontà , cioè che alla sua presenza giurassero fedeltà a Jacopo Fi lippo suo figlio; onde gli Anziani dopo aver coadunato il parlamento generale, che uni versalmente concorse al desiderio del suo Sig., andorno con tutto il Popolo a presta re giuramento di servitù , e Vassallaggio al ! nuovo Sovrano Jacopo IV il di 28. Febbraio, 1474.. Il di 6. di Maggio si rogò il suo Testamento , e la sua ultima volontà con la quale divise i figli in questa forma. Te stò , che la Signoria di Piombino con sue pertinenze la dovesse dominare Jacopo IV primogenito ; a Gherardo, e Bellisario as segnò le due tenute, o Castelli di Valle, e Montione con 2000. ducati d'oro da pagarsi ogn'anno dalsuddetto Jacopo IV , e ciò per ragione di fidecommisso , di modo tale che mancando Jacopo IV senza figli maschi le gittimi , e naturali spettasse la Signoria sud detta a Gherardo secondogenito , ed.. in caso ) (65) ( caso aBellisario; dichiarando però la giuri sdizione di Valle , e Montione appartenente a detto Jacopo e Successori . Ordinò ancora che se qualcheduno volesse rinnovare qualchè cosa intorno allo Stato dovesse il figlio farli dare 25 tratti di corda, e poi, farlo morire in carcere. Che la figlia Semiramide sia ma ritata , avvertendo il figlio, che sebbene il costume della casa era di dare 4000. ducati di dote , doveva ciò non ostante aver riguar do, che essendo per tutto mutata l'usanza delle doti , conveniva che la mutasse ancora Lui . Lasciò a Jacopo Vescovo di Gravina suo fratello ducati 250. l'anno , e le spese per 10. bocche . Lasciò per ricordo a laco po Filippo che attendesse alle lettere, e che fosse obbediente al Re Ferdinando . Il Vola terano lo chiama libidinoso, e crudele. Fu denaroso Signore per quello si ricava dal medesimo Testamento nel quale dispone , che a'danari del cassone non si ponga la mano che per conto di stato. Il di 22. di Marzo se ne morì, poco compianto da' suoi Vassalli , a' quali tolse quasi del tutto la libertà . 1 CA : ) ( 66) ( CAPITOLO IV. :: : Jacopo IV. prende Moglie. Attende almestier della guerra . Scoperta della Allumiera di Montione, e differenze per la medesima. Jacopo viene richiamato da Corsi per loro Capo; vi mandò il Fratello , che fu costretto a ritornarsene . Instituzione di una fiera a Piombino. Riforma de' Capitoli della Banca. civile . Fabbrica di un mulino a Follonica ! Jacopo assiste i Fiorentini contro i Pisani. §. 1. Jacopo IV. stabilito pacificamente nella Signoria, il primo passo che Egli fece fu quello di abolire alcune gravose costituzioni , e Capitoli fatti dal suologenie tore in pregiudizio de' Piombinesi . Riformò per tanto i Capitoli del Breve, o siano gli statuti locali, ripristinando i Piambinesi ne gli antichi loro privilegi. Con quest'atto saggio , e prudente merito Euniversale ap provazione, e si cattivo l'affetto , e bene . volenza de' suoi Vassalli (1) §. 2. 11 Re Ferdinando di Napoli, che alla morte di Jacopo III. era restato come Tu (1) Istor. MS. di Piomb. ) (67 ) ( Tutore si di Jacopo IV., che dello Stato di Piombino , l'anno 1473. il di 7. Dicem bre (1) , ovvero l'annno 1478 il di 22. di Gennajo (2), maritò a Jacopo la sua Ni pote Vittoria , nata di Maria sua figliola, e di Antonio Piccolomini Duca di Amalfi, dichiarandosi in questa forma, sempre più protettore , e garante dellaSignoriadi Piom bino , e della famiglia di Appiano (3). §3 Il Re Ferdinando, stabilito il ma ' trimonio di Jacopo, lo fece attendere alme stiore della guerra. La sua prima milizia fu sotto Alfonso Duca di Calabria, figliolo del Re Ferdinando l'anno 1479. (4), quando quel Re insieme con il Papa mosseroguerra a Fiorentini, per motivo della congiura dei Pazzi . Si ritrovò Jacopo alla rotta che fu data a quella Repubblica nel Poggio-Impe riale , ma mentre con molta ferocia, e poса cautela correva dietro a Galeazzo Sforza uno de'Condottieri de'Fiorentini, fu da Es so , che innanzi gli sfuggiva , con strana di savventura fatto prigioniero (5) . 12 (r) Ammirato Miscell. MS. (2) Stor. MS. di Piomb. (3) Istor. MS. di Piomb... (4) Ammirato Miscell. MS. (5) Ammirato Miscell. MS. : § 3 ) (68) ( §. 4. L'anno 1474, sotto ilPontificato di Sisto IV. fu scoperta nel territorio del Castello di Montione un'abondante miniera di allume. Jacopo IV., che era in posses so , come si è detto, di questo Castello, vi eresse un'Allumiera , che era di assai profitto allo Stato. Si oppose il Pontefice Sisto IV. , specialmente perchè pregiudicava questa alla Camera per causa della ricca miniera della Tolfa, il di cui prodotto si diceva destinato per la Crociata . Il Vescovo di Massa in questa occasione rinnovò i suoi Sforzi per redimere quel Castello insieme con quello di Valle. Tutte le diligenze però non pro dussero miglior effetto gli anni precedenti(1). Il Vescovo aveva ragione, ma senza forza; il Papa aveva la forza, ma senza ragione, e perciò niente conclusero ne l'uno, ne l'altro . L'anno 1478., il Papa acquistò le : ragioni del Vescovato di Massa sopra iCa stelli di Valle e Montione per il Canone di 400. Ducati l'anno, e ne fu stipulato solenne Contratto (2). Innocenzo VIII per ٧٠ (1) Archiv Vesc. di Massa. sgra (2) In Nomine Domini Amen&c. Noverint &c. Quod enno 1478. Ind. decima, die 30. Mensis Augusti &c. In praesentia,et ante conspectum Sanctissimi Domini Nestri ) (69 ) ( sgravarsi de'Ducati quattrocento d'oro, uni alla Chiesa di Massa l'Abbazia di S. Dona to Sisti Divina Providentia Papa IV. in Camera Pap pagalli Palatij Apostolici, ac presentibus, et ibidem assistentibus Domino in Christo Patre Domino Domino Guglielmo Episcopo Ostiensi. S. R. E. Cardinali Domini Nostri Camerario, nec non Revereado in Christo Patre Domino Domino B. Episcopo Civitatis Castelli, ac Re verendis Patribus.Baptista deUrsinis Prothonotario ,An tonio de Latiosis, Falcone de Sinibaldis, Luca de Senis Apostolicae Camerae Clericis, ac Spectabilibus, et aegre gis Viris Nicolao de Castello Advocato, et Antonio de Augubio Procuratore Fiscalibus ejusdem Camerae Aposto licae pro una,ac etiam Reverendo in ChristoPatre Domi no Joanne Episcopo Massano pro alia parte, nec non me Notario Pubblico, et Testibus infrascriptis constitu tis , et genuflexis . Predictus Sanctissimus Dominus No ster Papa provide considerans , ut dixit , quod inter alias tenutas , possessiones , et bona ad Mensam Episco palem Massanam pertinentia fuerunt, et sunt Tenutae Montionis, et Vallium , seu Vallis sitae in territorio terrae Plumbini Massanae Diaecesis , quae cum suis Ju ribus , et pertinentiis pleno jure pertinent ad Mensam praedictam , caetera omittuntur brevitatis gratia » praedictas Tenutas Montioniset Vallis &c. Alluminis, et quibuscumque mineriis &c. a Mensa praedicta dismem bravit&c , et predictae Romanae Ecclesiae, et Camerae Apostolicae appropriavit, et applicavit &c. omissis &c. Voluit praefatus Sanctissimus Dominus Noster quod Ca merarius, Praesidentes Clerici teneantur , et debeant , ) (70) ( to de'Valombrosani della Città di Siena , dopo che fosse morto l'Abate della medesi ma ac cum effectu obbligetur dare , et solvere praefato Do mino Joanni, et pro tempore existenti Episcopo Massano : Ducatos auri quadringentos Papates in auro, boni auri justi ponderis, annis singulis solvendos in tribus terminis quolibet anno videlicet es. tralasciandosi tutto il re stante del lunghissimo contratto accennato, ove sono tutte le Clausule, e giuramenti necessar) per la validi tà, ed in quel cambio si riportano le precise parole della Bolla di Sisto IV., che sono le seguenti . Si stus Episcopus ad futuram rei memoriam ec. dudum si quidem Montionis , et Vallis Tenutas Massanae Dioecesis ad Mensam Episcopalem Massanam tunc legittime perti nentes, ab eadem Mensa, et aliis bonis ex certis tunc expressis rationibus , et causis de expresso consensu Ven. Fratris Nostri Joannis Episcopi Massani separavimus, et dismembravimus, illasque Camerae Apostolicae ap plicavimus, et appropriavimus ec. caetera omittuntur Datum Romae apud S. Petrum anno 1478. XIV. Kal. Septembris Pontificatus Nostri anno septimo . Il soprad detto provvedimento,fatto da Sisto IV. sembrando gravoso al di lui successore Innocenzio VIII. fece las seguente Bolla nella quale egli libera la Camera Apo stolica dal peso di pagare al Veseovodi Massa l'enun ciata somma de 400 ducati dicoro Papali sve per indennizzare la Mensa Vescovale di Massa li un in quel cambio l'Abbazia di S. Donatode' Vallombrosani della Città di Siena, dopo che fosse morto il Posses sore della medesima : Dahi ) (71) ( ma (1). Intanto i Papi si divertivano con mandare delle scomuniche . Citarono più volte (1) Innocentius Episcopus Servus Servorum Dei. In suprema dignitatis specula &c. Dudum siquidem fal. rec. Xistus Papa IV. Praedecessor noster , Montionis , et Vallis Tenutas Massande Dioecesis ad Mensam Episco palem Massanam legitione pertinentes ab eadem Mensa dismembrans et Camerae Apostolicae applicans voluitCa meram ipsam teneri ad dandum dictae Mensae quadrin gentos Florenos auri Papales quolibet anno usquequo contingeret per eumdem Praedecessorem , vel successores uniri eidem Mensae aliqua Beneficia Ecclesiastica, quo rum fructus ascenderent ad dictam summam, omissis ec. Nos moty proprio Monasterium S. Donati Ordinis Vallis Umbrosae Senae ; eidem Mensae Episcopali Massanae authoritate Apostolica tenore presentium unimus, et an nectimus, atque incorporamus, ita quod cedente, vel. decedente ipsius Monasterij Moderno Abbate, seu illius regimen , et administrationem alias quomodolibet dimit tente, liceat praefato Hieronymo Episcopo Massano, et pro tempore existente Episcopo regiminis, administra tionis, ac Bonorum dicti Monasterij possessionem propria authoritate apprebendere , et illius fructus , redditus, et proventus in dictae Mensae usus, et utilitatem conver tere, et perpetuo retinere:Diocesani loci , et cujusvis alterius licentia super hoc minime requisita ,et praefa ta Camera ab onere solutionis dictae summae quadrin gentorum florenorum pro currenti valore fructuum,red ditum, & proventuum dicti Monasterii liberata existat co ipso 2012 obstantibus i c. Dat.Rom, apud S. Petram )(72)( volte Jacopo IV,ad dicendam caussam quia, . , e a comparire in Roma, ma tutto in • vano Jacopo continuava nel possesso , e affittava la Lumiera di Montione, come fece l'anno 1486, e 1489 ad un certo Antonio Saul . L'anno 1490 sotto Innocenzo VIII , fu fatto un concordato ,sopra il quale agi tata la Causa in Ruota sopra il punto , An dicta Venaspectaret ad Ecclesiam Massanam , vel ad Appianos , fu convenuto , che per 12 anni gli Appiani si astenessero dall'esca vazione , con la ricompensa in questo tem po di 1000 Ducati da pagarseli dalla Came ra, della qual concordia ne apparisce me moria presso il Menochio, e Deciano (1). Nel tempo che si agitava la questione in Ruota l'anno 1511. Il DucaValentino figlio del Papa Alessandso VI impadronitosi di Piombino, come vedremo, ottenne dal Pa dre, che fosse imposto silenzio a' Procura tori della Camera, e così nel tempo del suo breve governo restò schiacciata la Causa in pregiudizio della ragione, e della Chiesa . §. 5. anno 1484. VIII. Kal. Martii Puntificatus Nostri anno primo. (1)Consil: 407. n. 7. Consil. 147. n. 18.Cons. 40. a. 48. lib. IV. ) (73) ( §. 5. Il parentado di Jacopo e il suo valore , mossero iCorsi , circa l'anno 1482 , a richiamarlo per loro Capo nell' intrapresa ribellione contro de'Genovosi. Tanto sap piamo dall' Istorie di Corsica „ Jacopo IV Signore di Piombino essendo stato chiamato da Corsi Principale a venire a ricevere il Dominio di Corsica, per tal effetto vi mandò il Conte Gherardo di Montagnana suo Fratello , il quale fu benignamente acclamato da tutti , ricevuto , e titolato Conte di Corsica . Sola mente i figli di Bernabò di Ristoruccio di S. Antonio , di Balagna, e Gio. Paolo de Luca per sangue, ed amicizia congiunti, non anda rono a renderli obbedienza , e la causa fiu perchè rinunzid Bernabò amico di Gio. Pa volo suddetto , nè comportò ch' eglino vi fossero chiamati , avendo con questo mal ac corto Consiglio più riguardo all odio privato, , che al benefizio del. Signore da lui chiamato ; qual disordine causo , che armatosi Gio. Pa volo con detti Sigg. Balagna , ruppero un gior no tutta la gente del Conte Gherardo, qual rotta fu causa del sollevamento , che fecero i Genovesi , contro il detto Sig. Gherardo , qua le abbandonò l'impresa, e se ne tornò a Piom K bino 1 ) ( 74 ) ( bino nel 1483 (1). Con tutto che i soprad detti figli di Bernabò di S. Antonio di Ba lagna avessero tolto dalle mani del Signore di Piombino sì bella fortuna, con tutto ciò uno di quelli chiamato Stefano bandito di Corsica, e ricoverato a Piombino , fu rice vuto benignamente per vassallo,da Jacopo nel 1511 , e favorito con molte grazie , ed onori: onde accasatovisi ne derivò la fami glia Balagna, conforme si è vista a' tempi addietro . ” §. 6.,, L'anno 1489. si presentarono avanti gli Anziani , e il Consiglio di Piombino gli Ambasciatori dell' Isola dell'Elba , e Pianosa , querelandosi degli insulti, che continuamente gli facevaFrancesco Turiglia , ossía fraCarlo Porata, non tanto alle persone dell' Elba , e Pianosa , quanto a queidi Piombino, é loro roba, che però continuando detti inconve nienti senza che si fosse preso qualche espe diente, sarebbe stato necessario a detti Iso Jani , che andassero ad abitare altrove , e ca dere in grandissima povertà, e miseria, e che così facendo sarebbe stato in disonore , vergogna, e danno dellapredetta Comunità, ed (1) Antonio diPierFilippo Arcidiaconodi Marciana Istor. di Corsica . ) (75) ( ed uomini di esse, per il che detti Oratori supplicavano il parlamento con ogni pre murosa istanza , che volessero applicarsi a qualchè partito più proficuo , e salutare , ed essi in nome delle loro Comunità offerivano l'assistenza , e tutta quella possibilità, e mo do, che permettevanglile loro forze. Uditi in Senato i giusti lamenti degl' Oratori , si determinò l'elezione di quattro Cittadini , cioè Francesco Lupi , Antonio Savardi, Mi chele di Bartolommeo, e Domenico Sacca relli , che insieme coll Anziani, e il Sig. Jacopo prendessero una pronta relazione so pra a questo negozio cotanto importante.. Mentre, stavano perplessi in scrutinare la forma per ovviare a tal inconvenienti gli ca pitò una lettera commendatizia del Re di Castiglia procurata per mezzo di Bernardo Villamarina Capitano Generale dell' Armata della prefata Maestà, il qual dispaccio con teneva, e comandava a tutti, e ciascheduni Capitani , Governatori , e Padroni di Galer re , o d'ogn'altro Legno armato che i suoi Vassalli, non ardissero in alcun modo , nè sotto qualsivoglia pretesto, o colore danni ficare il Sig. di Piombino , e suoi Vassalli sotto pena di Ducati 5000., e di sua indir K2 gna ) (76) ( gnazione , e perchè l'istesso Villamarina do vevapassare in Capua apochi giorni coll'Ar mata per il Canale,gli allestirono un super bo regalo, non solamente per remunerazione di un tanto benefizio, ma anche speravano coll'ajuto , ed autorità del medesimo , o di far disarmare il predetto D. Francesco Tu riglia , o almeno far desistere di corseggiare contro lo Stato di Piombino, pretendendosi la restituzione di tutte le mercanzie preda te , e di tutte le persone, che teneva carce rate sopra le sue Galere. Sortì l'effetto co me si desiderava , alla venuta in Piombino del Generale, il quale impose al Turiglia, che si partisse subito dalle Marine del Sig. di Piombino, ed intorno al rilascio delle robe, e carcerati , che i Piombinesi per es sere reintegrati dasseroun paraguanto .,, §. 7. ,, Considerato in Senato , che le fiere de' Mercanti sono di grandissima utili tà, e beneficio agl'Abitanti de luoghi , ove si fanno, si concluse ivi, con darne parte prima al Sig. d'ordinare una fiera da co minciarsi ogn'anno il dì 21 di Settembre fino a 28. dello stesso mese . Tuttociò che poteva essere di profitto , e comodità del Pubblico , era abbracciato da Cittadini in ge ) )77) ( gegnandosi d' introdurre Artefici per render-la Città non disuguale all' altre nell' abbon danza di diversità di mestieri. Graziarono una supplica di Vivaldo di Ghino Bicche raro , nella quale domanda di voler fabbr, care una fornace per lavorare vetri, aven doli fatto ogn' agevolezza nella Gabella १. e di più gli concessero gratis , e che libera mente potesse andare nelle Terre della Co munità a cogliere la soda, onde si vede che anticamente quest' erba soda era ma nipolata , e ridotta a perfezione di potersene servire , e adesso con tanto dispendio si fa venire dalle Spagne , essendo causa, che a gran prezzo si vendono i lavori ricavati da quella, sicchè sipuòdire converità, che quel la de' nostri Paesi non ha perso la facoltà, che aveva prima , ma sono gl'uomini , che hanno perso il giudizio, col non volere in dustriarsi a saperla fabbricare . ” 99 §. 8. In quest'anno si moderarono i Capitoli della Banca Civile, si dilucidarono le differenze che v'erano , e furono ag giunti molt' ordini che mancavano, come si puol'osservare al citato Libro de' Consi gli . Si mandarono Ambasciatori al Duca di Milano con l'istruzione di lamentarsi seco , ) (78) ( seco, che Niccolino, e Battino suoi Vas--salli infestassero i Mari di Piombino, com mettendo mille insolenze , ed ostilità contro i Sudditi del Sig. Jacopo, e che si volesse degnare di proibire a' detti Pirati il corso-del canale di Piombino, e di farli restituire tutto quello , che avessero tolto in quel Dominio , o almeno permettesse , mentre dissimulasse il rimedio, che i Piombinesi senza chiamarsene offeso , avessero armati Legni per rintuzzare l' orgoglio di quei la droni; ciò che seguisse di tal'Ambasciata non sene trova il rapporto, ne da altri rincontri se ne può traspirar il concluso. §. 9. ,, Mosso a zelo di pietà cristiana il Senato, avendo sempre avanti agl' occhi l'au mento del servizio di Dio concesse a'certi devoti che ne supplicavano ' Oratorio di S. Sebastiano per dovervisi fare una Confrater nita di disciplinanti, ed.acciò non s'avessero a defraudare quei fratelli nella meditata de vozione ,per mancanza del comodo gl'asse gnò caritativamente 15. scudi d'oro annui per quattro anni, con i quali potessero ti rare a fine i loro buoni pensieri, che era ancora di fabbricarvi uno spogliatojo , e da quattro anni in là gli dovesse pagare in per ) (79) ( perpetuo la Comunità il salario perun buo no , e sufficiente Cappellano , il che fu ot tenuto per tutti i voti favorevoli . " §. 10.,, La scarsezza dei molini in quel ristretto , la necessità di mandare amacinare in aliena giurisdizione , gli strapazzi , e l'an garie , che ricevavano i Piombinesi giornal mente da'mugnai non nazionali , mosse il Sig. a far proporre. agl'Anziani, che esso averebbe fatto edificare un mulino a Follo nica , purchè essi col Consiglio si fossero obbligati , che il Popolo non si fosse servito d'altri molini, che di quello , esibendolo andante da supplire a bisogni di tutta la Città. Fu dibattuta in Senato con diversità di pareri tal offerta, trattandosi di legare il libero arbitrio d'un Pubblico, che per l'avanti non aveva avutagelosiamaggiore, che quella di preservarsi immune la libertà, in fine si deliderò a camminare con più cautela , per non stringere così in fretta un negozio di tant' importanza , chesse eleggessero 4. Cit tadini , i quali dovessero presentarsi avanti il Sig., e con quello trattassero circa i prezzi , e convenzioni, e se avessero cono sciute essere buone per il Comune leecon و dizioni , abbracciassero il partito , con con for mare ) (80 ) ( mare i Capitoli, massime trovando il van taggio della molenda . ” §. 11. ,,L'anno 1477. Jacopo IV procurò al suo fratello Gherardo una Contea nel Regno di Napoli nel Contado di Molise, che apparteneva al Conte Luca da Monta gnano, la di cui linea restò estinta. Il Re Ferdinando di Napoli gliela vendè per il prezzo di ventidue mila Ducati , e ne inve stí il medesimo Gherardo con il titolo di Conte . Le terre , che componevano questa Contea erano Montaguano , Limosano, Ca salcalenda , e Chiari . Questo Stato fu per duto nell' invasione di Carlo Ottavo (:). II medesimoGherardo possedeva invigore della testamentaria disposizione di Jacopo III. i Castelli di Valle e Montione. L'anno 1478. fece carta di procura acciò fossero pagati al Vescovo di Massa i soliti cinque fiorini, e l'anno 1486, la sua moglie Lucrezia Pica affittò la Lumiera di Montione (2) a Rai mondo Cavalcanti , e ad Antonio di Giovanni da Trento per cinque anni apagare 20. soldi per ogni Cantaro di Allume, con il patto, che (1) Ammirato Miscell. MS. (2)Archiv. delle Riformag. di Firenze . ) (8 ) ( che quando fosse levato l'Interdetto , allora debbano pagare duesoldi dipiùilCantaro (1). §.12. ,, L'anno 1496. Jacopo IV racco mandato il Dominio dello Stato a Donna Eleonora sua sorella, con l'assistenza d'un buon Commissario, se ne andò a Siena per esercitare la carica di Generale, ovunque portatosi in servizio di quella Repubblica , do we si trattenne molti anni . L'anno 1498. il Duca di Milano fattosi amico de' Fiorenti ni, Iacopo passò al servizio de'medesimi in qualità di Generale, ed esso fu quello che unito col Conte Ranuccio (come dice il Guicciardini ) messero in fuga i Veneziani che con buon' Esercito erano entrati in quello di Mugello per disturbare più da vicino i Fiorentini, per divertirli dalla Guerra, che avevano con i Pisani. In difesa di quelli, si era mossa ancora la Repubblica di Ve nezia prestandogli ogn'ajuto , e soccorso . Dopo partito di qualche tempodi Piombino il Sig., fu levato per ordine del medesimo , di possesso dell' Abbadia di Buriano , un tal Messer Andrea, il quale non si puòcom prendere da Lib. se fosseAbate, o con altro titolo in possesso di quel luogo, ne meno si L (1) Istor. MS. di Piombine. : san ) (82 ) ( sanno i principi di questa differenza, solo sis riconosce , che questo Messer Andrea, era persona d'autorità, e divaglia,poichè chiedendo esso ajuto per questo affare a' Se A nesi glielo concessero , e tutta ' unione della gente si fece a Castiglione, per ilche bisogno , che tutto lo Stato di Piombino mandasse Soldati in guardia della detta Ab badia, e particolarmente Piombino fece uno sforzo maggiore rispetto all'altre terre ,aven do avvisato il Sig. , che più si fidava del Popolo di Piombino, che d'ogn'altro. In oltre cerziorati i Piombinesi per lettera della Sig. Elonora, allora in Scarlino , che in Massa si armava la cavalleria per venire al Piano di Piombino, e Scarlino a prendere tutti i bestiami , che se gli fossero paratid'avanti, con ammazzare più numero diCavalli, rin tuzzarono bravamente l'ardire de' Massesi, .. §. 13. ,, L'affetto,che grandemente por tavano gl Anziani al suo Sig., gli stimolo a fare in Consiglio la seguente esposizione , Conciosiacosachè per evidentissime ragioni si dimostra , ed è chiaro il nostro lllmoPad. sta re, ed essere in grave pericolo per lo stare : esso in Siena, attesa l'inimicimia con Messer Andrea , alla quale si vede manifestamente: inter ) (83) ( intervenirci la Comunità di Siena, dal chelo stare il nostro prefato Sig. fra i suoi nemici., puol considerare ciascuno , in quanto pericolo stia Lui , e per conseguenza noi altri, e tutto il suo Stato. Sopra tal esposizione fu propo sto , che si dovesse mandare a Siena due Ambasciatori al prefeto Sig ; al quale cer cassero d'insinuare il bene comune , ne sa rebbe ridondato se esso si fosse ritirato a Casa propria , offerendoli in nome di tutto il Comune tutto quello , che gli fosse biso gnato in spese, o in altro perdisimpegnarsi della carica, che teneva in Siena. Quello poi che seguisse in causa del suo ritorno , edell'esito dell'Abbadia non si sa , solo si può congetturare , che il tutto avesse effet to, poichè di lia due mesi, e mezzo si trova, che il Sig. venne a Scarlino per ac cudire personalmente agl' affari dell' Abba dia, della quale certamente si puol suppor re che superasse il litigio per essersi visto dapoi,dominata da Prencipi di Piombino §. 14. L'anno 1497., quei del Giglio sorprese certe Barche , mercanzie , ed Uo mini dello Stato, sotto pretesto d' inimici zia che passava tra i Senesi e Jacopo, e negando fermamente iGigliesi non volerne L2 fare ) (84) ) fare la restituzione , irritorno talmente if Sig. , che ordinò a- Mariano sao Commisa rio , che fosse con gl'Anziani, e che gli palesasse l'intenzione sua, ch' eraconnina mente si mandasse al Giglio a danni di quell'Isola , et a prendere robe , e persone, efar tutto quel danno, che si fosse potuto mai fare , con ' offerta del prefato Sig? di dar Brigantini, e uomini quanti fossero stati necessari , ed altri navigli, pregando la Co munità si volesse contentare di provederli di tanto pane, quanto fosse bastato per quattro, o cinque giorni, che col Bottino, e prigionieri , che avessero portatisi sarebbe puntualmente reintegrata. Seguì l'andata , ma niente sappiamo del ritorno, nè cosa! accadesse; ma può immaginarsi ognuno , che non tornassero a Casa senza preda, non tanto per l'improvisa partenza di notte tem po, quanto per il gran numero di gente, che s'imbarcorno conanimorisolutodi usare ogni tentativo per lo sbarco وو 1 §. 15 ,Sistava inPiombino conogni pre cauzione; ed il Sig., che aveva condotto con titolo di Commissario Francesco Villanova, per ben guardarsi dal sospetto , che teneva, ordinò , che si resarcisse le Muraglie Castel lane ) (85 ) ( lane, ove più portava il bisogno, ma non successero novità , fosse perchè i Senesi aven do guerra allora con i Fiorentini , non vol §. 16. sero in più parti smembrarsi Esercito " دو L'anno 1498. furono letti in pubblico parlamento iCapitolidel Molino di Follonica, ma per non essere stati registrati non si dice il contenuto, solo si noterà l'aggiunta proposta dal Dott. Girolamo Lupi, cioè che ' III. Sig. Nostro sia tenuto, ed obbligato fare ; e mantenere detto moli no macinante , e bene in ordine la Casa : di detto Molino, ed in tal modo, che le persone col grano, e farina vi possino co inodamente stare, e similmente di stalla, e d'ogn'altra cosa necessaria, e non facendo lo , e non mantenendolo sia lecito a cial scheduno poter liberamente, e senza pena andare , e mandare a macinare altrove, ag giungendo ancora , che il Mugnajo protem pore sia obbligato tenervi un paro di stade re , acciò ognuno possa essere sicuro di non essere dal Mugnajo ingannato della farina e del grano, e mancando farina , o grano sia obbligato il Mugnajo a sodisfare al Padro ne di esso1 .Quidno. in CM 1018. (17. ) (86) ( §. 17. ,, L'anno 1499. fu mandato a Pisa il Dott. Girolamo Lupi da Gherardo Conte di Montagna fratello , e Luogo-Te nente del Sig., Ambasciatore a' Provvedori di Venezia, che allora si ritrovavano con poderoso Esercito alla difesa di Pisa, ma non si fa menzione della causa di detta ambasciata , si puol credere, che fosse il complimento ripieno di scuse, potendosi es sere lamentati i Veneziani, che a favore de' Fiorentini contro i Pisani si fosse mosso il Sig. di Piombino , il quale con effetto era in quei tempi accampato nel Contado di Pisa, come si vede dalle lettere sue dirette agl' Anziani , date di Cascina, intitolandosi Sig. di Piombino , e Luogo-Tenente della Repubblica Fiorentina (1) „. (1) btor. MS. di Piombino. CAP ) (87) ( 1
CAPITOLO V
Il Duca Valentino invade lo Stato di Piombino, e se nerende padrone. Fuga d'Jacopo IV. Ottiene la protezione di Massimiliano d' Austria Re de Romani. Il Duca Valentino è scacciato dallo Stato di Piombino, ed è richiamato Jacopo IV. Sua gratitudine verso de Piombinesi. Jacopo II. prende la formale investitura della sua Signoria dall' Imperatore. Presidio Spagnolo in Piombino . Stabilisce ilsuo figlio Jacopo sul Trono. Sua morte
§1.
I Massimi pensieri di Papa Alessandro avevano per mira l'ingrandimento di Cesare Borgia , chiamato il Duca Valentino , suo figliolo (1).
(1) La vita di questo bravo guerriero , ma scorstumato, e perfido Signore , fu scritta, e pubblicata, nel secolo passato da Tommaso Tommasi . La Corte di Roma, a cui faceva poco onore una tal produzione, fece in modo che ne fossero ritirati quasi tutti gli esemplari . Presentemente si ritrova con facilità presso i Libraj di Firenze , La spada di questo famoso conquistatore fu donata in Spagna al Duca di Monte-Albano , dal quale pervenne in mano del Signor Abate Galliani , il quale ultimamente ' ha lasciata per legato a: Monsignor Gaetani di Roma , con la sostituzione dell' Imperatrice delle Russie , nel caso che il Prelato non la volesse per il prezzo che gli è stata valutata . La spada è singolare: dopo il corso di più di tre Secoli si vede tuttora una lama ,come se fosse uscita di fresco dalla sua tempra : è damascata in oro, vi è scolpita la strage degli Isdraeliti col motto: Cum Nimime Caesaris Amen : nell' armatura leggesi: Caesar Borgia Cardinalis Valentianus.
La gran copia di danaro , raccoltacon profusione d' indulgenze nel giubbileo dell' anno 1500. , era wenuta a tempo per promuovere , e sostenere i bellicosi impegni di questo suo scandaloso Idolo , quale impadronitosi di buona parte delle più deboli , e vacillanti Signorie d' Italia ,rivolse le sue mire, e brame alla Signoria di Piombino. I Piombinesi dubitarono della sua prava volontà; benchè talcosa fosse ambigua , essendovi il proverbio , che il Papa Alessandro non faceva mai ciò che diceva , e il figlio Duca Valentino non diceva mai quelloche faceva. " Non ostante furono fatte in Piombino le provvisioni per un lungo assedio . Frattanto tentando ilBorgia di saccheggiare Bologna,e scacciare da quella Giovanni Bentivoglio, trovò l'ostacolo del Re 200 di.. ) ( 89 ) ( di Francia che gli comandò di desistere da tale impresa . Si mosse perciò contro de' Fio rentini , e giunto sei miglia vicino a Firen ze gli fu intimato parimente per ordine del Re di Francia, che non ardisse molestarli ; ciò non ostante costrinse quella Repubbli ca a soggiacere a certe condizioni svantag giose , fra le quali fu determinato , che non si opponesse ad Esso Duca Valentino nell' impresa contro Piombino , quantunque quel Signore fosse raccomandato della Repub blica (1) . § 2. ,, Simosse intanto Cesare Borgia contro i Piombinesi , perchè Jacopo IV. era collegato con i Fiorentini , stato loro Luogotenente contro i Pisani , quali il Bor gia proteggeva , e perciò aveva spedito Vi tellozzo Vitelli a Pisa per provvedersi di Artiglieria essendone scarso , ed i Pisani in quel tempo se ne erano andati ad espugnare la Terra delle Pomarancie nel Volterrano , il che udito il Borgia li fece desistere , e gli ordinò che entrassero nello Stato di Piom bino, dove ancor esso si trovò quasi nel medesimo tempo. I Piombinesi si posero al : la meglio nella più opportuna difesa , ed il ( M (1) Ammirat. Miscell. MS. Pub : ) ( 90 ) ( Pubblico elesse 10. Cittadini , che si presen rasono al Conte Gherardo Luogotenente di Jacopo IV. quale assicurarono dell' ob bedienza di tutto il popolo , pronto a spar gere il sangue per conservarli il possesso dello Stato. In poco tempo il Duca Valen tinosi rese padrone di Sughereto , diScarlino , dell' Isola dell' Elba , e di Pianosa, che erano sprovviste di fortificazioni. Dopo il Valen tino assaltò Piombino , ma in vano , che però abbandonò l' impresa per segaire l' ar mi del Re di Francia alla conquistadi Na poli . Parti con parte del suo esercito per quella volta, e parte ne lasciò a molestare i Piombinesi insieme con Vitellozzo Vitel li , e Gio. Carlo Baglioni , Pisani , quali 1 1 sbigottirono in modo Jacopo IV. che dopo aver tentato in vano per mezzo di Girola mo Spinola , di aver soccorso da Genove si , e ancora di vendere a quella Repubblica il suo Stato, se ne andò per Mare in Fran cia per implorare l'assistenza di quel Mo narca . Il Re gli nego ogn'assistenza , con fessando manifestamente di aver promesso af Papa di non impedirlo nella conquistadel suo Stato , come non si era opposto nella conquista che aveva fatto il Valentino del Du ) (91) ( Ducato di Urbino, della Signoria di Pesa ro , e di altri Stati d'Italia . L'appiano per tanto se ne parti di Francia seonsolato, vol gendo altrove le sue mire (1) . Intanto Jaco po intese che Alessandro VI. aveva investi to il medesimo Valentino suo figlio dello Stato di Piombino, pretendendo esser Sovra no di quella Signoria in vista di alcune an tiche ragioni , che si dicevano concesse alla Sede Romana dagli Imperatori nel Secolo XI. In questo stato di cose, l'Appiano non seppe appligliarsi a miglior partito , per e scludese l'usurpazione del Borgia , che a quello di sottoporre volontariamente la sua Signoria all' autorità del Sacro Romano Im pero. Ed in fatti nell'anno 1502. fu impe trata , ed accettata da Massimiliano di Au stria, che allora era Re deRomani, la pro rezione dello Stato di Piombino. (2) § 3. I Piombinesi privi della presenza del loro Signore, e d'ogni altra assistenza ; Ma (1) Arch, delle Riformag. di Firenze . stretti (2) Nel ritornodi Francia, Jacopo IV si condusse per terra nelle Montagne del Golfo di Genova in un luogo detto la Gabella, Forte degli Spinoli , ove visse con i suoi figliuoli, e una sorellaper alquanto tempo , cibandosi di sola farina di Castagne V. Ammirat. Miscell. MS. ) (92 ) ( stretti per ogni parte da un esercito forte e disperato; primieramente sirese la Terra di Piombino per opera di Pandolfo Petruc ci, e pochi giorni dopo la Fortezza , con vari patei per Essi assai vantaggiosi. Fatta la conquista di Piombino dalle Armi del Borgia , il Papa e il Duca Valentino vi si trasferirono per Mare,pertrionfare della loro vittoria (1) . § 4. Atale effetto fu preparato da' Piom binesi un superbo ponte in Mare , dove fu rono i medesimi ricevuti con somma acco glienza . Il Papa in questa occasione si fece lecito far festini, e conviti pubblici con scandolo universale del Paese. Non fece al tro bene , che consacrò la Chiesa di S. Mi chele , oggi S. Agostino dove sono ed era no i FF. Agostiniani, qual funzione fu fat ta con sommo decoro. Lasciònella sua par tenza un Vaso di finissimo Cristallo legato in piede di Argento indorato con eleganti intagli , che ora serve nella Parrocchiale di S. Antimo per Stensorio, e un superbo Ca lice nell' atto della Consacrazione, alla Chie sa di S. Agostino ,di fresco portato via da quei FF. al Conventodi S. Agostino di Sie na. (1) Ammirat. Miscell. MS. ) (93 ) ( ma. Inquest'occasione il Valentinoper abolire per quanto era possibile la memoria degli Appiani fece scassare le loro Armi, e tutte l'iscrizioni che di Essi si ritrovavano per la Città (1) . 11 4. Marzo partirono da Pionı bino tanto il Valentino che il Papa alla vol ta di Siena, e passati per Massa quella Cit tà gli fece molti onori , e una speciale ac coglienza (2) . § 5. L'anno 1503. il dì 18. di Agosto morto Papa Alessandro VI. , Valentino suo figliolo, che abbattute avevale Case princi pali di Roma, come erano Colonna, Orsi ni , Savelli , ed altre , e fatto ritirare a Pisa il suo benefattore Pandolfo Petrucci,si ammalò di dolore; tutti i Baroni che scacciati ave va da' loro Feudi o Città , ritornarono a casa loro , come vi ritornò ancora Jacopo d' Appiano, imperocchè i Piombinesi prese ro le Armi ribellandosi al presidio del Bor gia . I Soldati del Valentino assistiti da' Se nesi si fecero forti nella Rocca , ciò non ostante iPiombinesi con ' ajuto de' Fioren tini cacciarono il presidio Papalino dalla parte della Città , avendo il Valentino te nuto (1) Istor. MS. di Piombino. (2) Archiv. Vescov. di Massa. ni (1).. 1) ) (94) ( nuto Piombino due anni, tre mesi , e gior § 6. L'anno 1503. il dì primo di Set tembre Jacopo rientrò al possesso del suo Stato con universale soddisfazione de' suoi Vassalli . Prima d'ogn'altro dimostrò Jaco po a' Piombinesi lasua riconoscenza , e gra titudine , imperocchè gli donò ildiritto dell' ancoraggio , e scoperta , e gli concesse anco ra , che tutte le Potesterie , e Notariati del lo Stato fossero governati da'Cittadini Piom binesi (2) . S'interpose , per alcune differen ze insorte tra i Piombinesi , e Sugheretani, che restarono sopite mediante un solenne contratto consistente in reciproche franchi gie , e specialmente che gl'uomini di Su ghe (1) I Cardinali che erano entrati in Conclave al la Minerva fecero imprigionare il Valentino nella Torre Borgia , dove cotesto malarnese aveva fatti im prigionare tanti innocenti . Quindi scappò a Napoli abbracciato da Consalvo Capitano Generale per la Spa gna , a cui fece sperare Pisa . Consalvo scoprì alcuni sutterfugi del Valentino ,e lo mandò prigione in Spa gna, dove stiede tre anni ristretto nella Rocca di Me dina Coeli, dalla quale fuggito in Navarra fu ucciso, e vilmente sepolto. Da ciò si rileva in qual modo sia stata ritrovata in Spagnala Spada di questo famo so Guerriero . (2) Lib. de Consigli .... : ) ) 95 ) ( ghereto non possino negarela tratta de'gra ni a' Piombinesi (1) . § 7. Quantunque Jacopo avesse ottenu ta la protezione di Massimiliano d' Austria Re de' Romani nel tempo delle sue disav venture , ciò non ostante domando, ed ot tenne la protezione ancora del Re Cattolico per essere successo quel Monarca nelle ra gioni de'Re di Napoli ,protettori ,e garanti della sua Signoria. Anzi non solo fu preso sotto la sua protezione, ma fu fatto suo pa rente , avendo il suo figliosposatoMariad'A ragona figliuola di Alfonso Ducadi Villafran ca fratello naturale di Ferdinando, e già re stata vedova di Ruberto Sanseverino Principe di Salerno . L'anno 1505. dubitando Jacopo di essere assalito da' Genovesi ricorse per la si curtà del suo Stato al Re Ferdinando, che gli spedi per mezzo di Consalvo suo Capi tano mille Fanti Spagnuoli sotto la condot ta di Hagno dal Campo e nel Canale tre Navi, due Galere , ed altri legni. Le ca lamità però de' Pisani battuti fortemente da' Fiorentini furono la causa, che seicento di questi Fanti furono spediti a Pisa , e ne re t (1) Lib. de' Consigl.. ) ( 96 ) ( restarono soli quattrocento alla guardia di Piombino (1) . § 8. L'anno 1507. il Redi Spagna con la Regina sua sposa andarono a Piombino invitati da Jacopo IV., nella quale occasio ne ottenne Jacopolacarica di Generale del le Armi di S. M. Cattolica, ed il comando assoluto sopra quei 400. Fanti che erano re stati inPiombino,e ciò si rileva dauna Pa tente di Vicario, in cui Jacopo IV. s'inti tola Signore di Piombino, e Generale di S. M. il Re di Spagna (2) . § 9. In memoria dell'espulsione del Du ca Valentino fu stabilito di celebrare ogni anno lafesta di S. Agostinoil dì 28. di Ago sto con la maggiore Solennita. Oltre gl'or namenti singolari dellaChiesa,si correva un Palio di velluto a tutte spese del Signore , ed unaltro di panno a spese della Comuni sà , con il feriato di otto giorni prima , e otto giorni dopo la medesima festa. (3). §. 10. Abbenchè Jacopo fosse assicu rato della protezione del Re Cattolico, c dell'Imperatore, non meno che dell'affetto de'suoi: (1) Lib. de' Consigli a detto anne. (2) Ivi . (3) Ivi . ) (97 ) ) de' suoi Vassalli, con l'esempio delle passate calamità si era reso titubante e circospet to , eperciò l'anno 1509. st. com., ma 1510. , a st. piombinese , domandò ed ottenne la formale investitura del suo stato dall' Impe ratore Massimiliano conDiploma degli8. No vembre dat. in Roveredo , nel quale vien dichiarato Feudo Nobile Imperiale , a simi litudine degli altri feudi liberi dell'Impero, с con facoltà ancora dibatter Moneta d'oro , e d'argento ; e questa è la prima formale Investitura ottenuta dal capo del Sacro Ro mano Impero. Pubblicato il Diploma d'in feudazione , Raimondo Cardena Vicerè di Napoli scrisse agliAnzianidiPiombino una lettera in data di Castel-Nuovo di Napoli del 19. Aprile 1510., nella quale gli esorta a star di buon animo, che il suo Re aveva la protezione del Signore di Piombino (1).. N § 11. (1) Nel Diploma d'investitura fra gli altri luoghi della Signoria di Piombino si nominano i Ca stelli di Valle , e Montione . Ciò non ostante non re stano pregiudicate in conto alcuno le ragioni della Mensa Vescovile di Massa. Primo perchè tal nomina fu fatta a relazione di Jacopo IV., e senza cognizio ne di causa per parte dell' Imperatore, che anzi nel I 113.,come si è veduto, Tom. I. p. 131. , l' Impera tore ) (98) ( § 11. L'anno 1511. Jacopo IV. essen dosigravemente ammalato ottenne dagliAn ziani, e Pubblico di Piombino, che ancora vivente fosse riconosciuto formalmente per suo successore il figlio Jacopo V. La fun zione fu fatta nella Chiesa di S. Antonio ,e riuscì assai decorosa. Poco tempo dopo Ja copo IV. morì compianto specialmente da' suoi Vassalli . Fu valoroso guerriero , essen do stato molti anni Generale della Repub blica di Siena , e dopo Luogo-tenente della Repubblica Fiorentina. Fu amato da' suoi perchè gli amò , conservando e proteggen do le loro sostanze e la loro libertà. Le sue virtù, e i suoi talenti lo resero degno di superare l'avversità e i disastri della vi ta, e di trovare valida protezione per rista bilirsi nella fortuna de' suoi maggiori. Ebbe daila tore Enrico VII. annullò l'infeudazioni del Vescovo di Massa, erinnovò alla medesima Chiesa la sua Im perial protezione . Secondo , perchè questo Diploma domandato per timore ,e concesso con speranza , non pregiudica contro il terzo, ne può alterare la natu radi detti Castelli, o Tenute, così insegnano i DD. Rot. decis. 104. n. 6. p. 2. divers., & dec. 436.coram Coccino . Ruin. cons. 47. n. 6. in fin. lib. pervenit. co ram Seraphin. dec. 804. n. 6. dec. 150. n. 2. part. prima Recent. ) (99 ) ( dalla Signora Vittoria Piccolomini 4. figli cioè , Jacopo V., Batistina che fu moglie di Ottaviano Pallavicino , Fiammetta moglie del Conte Francesco Rangone, e Beatrice moglie di Vespasiano Colonna, ed un figlio chiamato Girolamo il quale sposò tre mo gli , la prima fu Cammilla Genovese, la se conda Caterina Lombarda, ela terza Anto nia Sforza; dalle due prime non ebbe figli; ma dall'ultima un figlio chiamatoGio. Ba tista , e quattro femmine; cioè Fulvia, Vit toria , Lucrezia , e Porzia. Gio.Batista eles se la Città di Piacenza per sua dimora e soggiorno , per averci preso moglie, ed ilsuo Palazzo in Piombino, che era quello vicino a porta di Terra fu abitato da i Generali Spagnuoli , pagandone ogn' anno di pigione scudi 82., la quale esigenza gli era rimessa dagli Anziani , alla quale incumbenza renun ziarono nel 1529 scrivendoli chedirettamente se l' intendesse con iMinistri del Re . Questanobilissima famigliapresentemen te viene rappresentata in Piacenza dal Ch. Sig. Marchese Appiani d'Aragona di Piom bino, e da un suo Fratello dicui non mi è noto il nome,come si rileva da una corte sissima lettera del medesimo Sig. Marche N2 se ) (100 ) ( se a me diretta, segnata del 25. Settembre 1788. del seguente tenore. Pieno di una vera riconoscenza all' ama tissima Persona sua dell' obbligante pensiero, e gentilissima premura di favorirmi riguar do alla Storia di Piombino, che va stampandó, io gliene accuso i più vivi ringraziamenti . Non approfitto delle sue cortesi esibizioni tra smettendo le notizie da inserire nell' Opera sua , giacchè io non so di averne, che non siano comuni , e già da diversi Scrittori rife rite , e pubblicate , ed a lei sicuramente più che: note. Quello , che posso dirle a Posta cor rente , ed accertarla su due piedi si è, che la famiglia Appiani rappresentata in oggi da me, e delfratello mio in Piacenza è la sola , che ora esiste, vera discendente dagliAppia ni già Signori, e Principi diPiombino; prove nendo la mia Famiglia da Girolamo Appia ni legittimo , e vero fratello di Giacomo V. Signor di Piombino, edel quale gli immediati discendenti ebbero sempre , e noi con essi tut tora abbiamo fortissime , evidenti , ed immor tali ragioni alla successione in quel Principa to, ma le quali, per non so qual sorte della maggior parte delle cospicue Famiglie; quan to giovano alla gloria , ed al lustro della mia Ca ) ( 101 ) ( Casa, tanto sono da molte circostanze rese impotenti a vendicare ' avito retaggio, ilqua le dopo la morte di Giacomo VI. figlio diGia como V., e morto senza figli legittimi a noi doveva pervenire immediatamente , e senza la minima eccezione . Ma la Provvidenza , che ha in mano le sorti dituttigli uomini, e con seguentemente quelle delle Famiglie ha così di sposto , e certamente per il meglio ; onde con viene, mio Amatissimo Sig. Abate, rassegnarsi a Lei,e soffrire l'afflizioni e pregiudizi,che possono derivare, e contentarsidi vantaggipiù nobili , più stimabili , e più durevoli assai. Si ommette la trasmissione delle partico lari notizie, e certe prove delle private vi cende, e riservati diritti della mia Famiglia , siccome cose ne giovevoli, ne convenienti alla compilazione di una pubblica Storia ec. Di VS. Mol. Hl. e Rev.. di Villa 25. Settembre 1788. Devotis. Obbligatis. Servit! M. Francesco Appiani D'Aragona di Piombino. ) ( 102 ) ( CAPITOLO VI. Jacopo V. prende moglie. Riceve dall' Impe ratore Carlo V. la conferma dell'investitu ra dello Stato . Timore de' Turchi . Diffe renze per i Castelli di Valle, e Montione , e sentenza favorevole al Vescovo di Massa. Concordato tra Jacopo V., e ' Imperatore in Volterra per prevenire l'ostilità deTur chi . Turchi all' Isola dell' Elba , e danni ca gionati damedesimi. Nascita diJacopo VI, Morte diJacopo 17. § 1. LAnno 1511. Jacopo V., o intem. po che ancora viveva il suo pa dre, o subito dopo lasua morte sposò Don na Maria d' Aragona Principessa di Salerno figlia del Duca di Villa Farmosa, e nepote di Ferdinando il Cattolico , a cuila Comu nità di Piombino regalo 500. scudi d'oro . Jacopo per contracambiare gli Anziani , re galò a ciascheduno di essi un Mantello di pannodi certa roba chiamata Monachina. (1) L'anno 1513. fu maritata D. Batistina so rella di Jacopo a Ottaviano Pallavicino, la Co (1) Lib. de Consigl. p. 152. ) ( 103 ) ( Comunità gli regalo 300. Scudi , come ave va regalato 300. Scudi all'altra sorella Bea trice sposata a Vespasiano Colonna (1). Per questee altre spese restata aggravata la cas sa della Comunità, deliberò il Senato , che per 10. anni gli Anziani dovessero servire senza salario, così tutti gli altri Uffiziali , e di quella sommase ne servisse la Comunità perpagare i suoi creditori (2). L'anno 1514. morì D. Maria d'Aragona moglie diJacopo V. , e perciò pochi mesi dopo Jacopo sposò D. Emilia Ridolfi. La Comunità di Piom bino quantunque aggravatagli regalò laBan lita della Sterpaja , e Jacopo contracambiò gli Anziani del solito mantello. La sposa che siritrovava inRoma, fumandato a com plimentarla il Dottore Vittorio Bansi, D. Gio. Soldani , D. Gio. de Nipoti, quali gli presentarono per parte della Comunità un Bacile, ed un Mesciroba d' argento (3). L' anno 1515. morì D. Emilia mogliedi Jaco po V., onde poco dopo sposò D. Caterina de Medici nipote di Leone X.,che condusse alla sua residenza a Piombino (4) . § 2. L' (1) Lib. de Consigl. p. 193. (2) Ivi p. 244. (3) Ivi p. 244. 4) Ivi p. 284. ) (104) ( § 2. L'anno 1520. Jacopo V. doman dò , ed ottenne dall' Imperatore Carlo V. la conferma e investitura dello Stato di Piom bino, con i medesimi privilegi che era sta ta concessa a Jacopo IV. suo padre, cioè. Lo Stato di Piombino fu dichiarato Feudo Nobile e libero, investendone Esso, e la fa miglia d'Appiano in perpetuo per se, e suoi successori . Concesse al medesimo Jacopo V., e suoi successori facoltà di poter batte re, e improntare moneta così d'oro , come d'argento: che potesse crear Notari , Can cellieri, e Giudici Ordinari , e che potessero esercitare il loro ufizio anche per tutto il Romano Impero: gli diede la facoltà di po ter legittimare qualunque spurio, e natura le, ed ancora nati di coito incestuoso, a riserva de' figli bastardi de' Nobili, Principi, Conti, e Baroni, e quelli, della legittima zione de' quali non ne fossero contenti i figli legittimi , e naturali degli stessi genitori. In oltre gli diede la facoltà di potere insignire Cavalieri armati, creare Dottori di Legge, e di Medicina, e di porre sopra la sua ar ma l'Aquila Imperiale (1) . (1) Lib. de' Consigl. p. 284. §. 3. ) ) 105 ) ( §. 3. L'anno 1522. fu fatto in Piom bino un pomposo preparativo per la venuta del Pontefice Adriano VI., che da Genova ritornava a Roma in occasione che si era mosso per abboccarsi con l'Imperator Car lo V. Arrivato con isuoi legni nel Canale smontò inPiombinoovesiriposò, trattato con somma onorificenza. In questo medesimo anno morì D. Caterina moglie di JacopoV, e perciò l'anno 1525. prese la quarta mo glie che fu D. Elena figlia di Jacopo Sal viati , a cui i Piombinesi regalarono secon do il consueto 500. scudi (1) . Da questo matrimonio ebbe Jacopo due figli cioè Ja copo , ed Alfonzo, che ambedue morirono in tenera età (2). § 4. L'anno 1534. ad insinuazione del Re di Francia , e di Trojlo Pignattelli che passò aCostantinopoli, il Turco mandònel Mediterraneo una formidabile armata di cui si spaventò tutta l'Italia. I Piombinesi più d' ogn' altro avendo occasione di temere fe cero buona provvisione di Archibusi , che distribuirono a'particolari . In breve svani il timore perchè dopo varj saccheggiamenti nel Re (1) Lib. de' Consig. p. 99. (2) Ivi . ) ( 106 ) ( Regno di Napoli si ritirò l'armata verso Corfù . (1) L'anno 1539. fu eretto in Piom bino un Magistrato di tre Giudici , che do vevano decidere le cause delle vedove , pu pilli , e Luoghi-pii senz'appello (2). Era so lita la Comunità di regalare venti scudi a ciascheduno dello Stato che fosse restato schiavo , e poi riscattato ; in quest' anno fu abolita simile usanza per deficienza di en trate . : 1 ! i ! § 5. Il Pontefice Paolo III. l'anno 1533. fece amministratore perpetuo della Chiesa di Massa il Cardinale Alessandro Farnese suo Nipote , quale raccomandò caldamente tanto alla Repubblica di Siena , che alla Città e Pubblico di Massa, con Breve del dì 27. Novembre del medesimo anno (3). Appena ebbe preso il possesso della sua Chiesa , che domandò al Pontefice suo Zio la restituzione de' Castelli di Valle, e Mon tione, che , comesi disse,erano stati ammen sati alla Camera Papale (4) . L'anno 1539. il dì 17. di Luglio Paolo III. graziò le pre (1) Lib. de' Consigl. p. 99. (2) Ivi. (3) Archiv. delle Riform. di Siena . (4) V. p. 68. ci ) (107) ( ci del medesimo suo Nipote Alessandro, con sua Bolla speciale, con la quale annullando l' antecedente ammensazione stata fatta tempo di Sisto IV., restitui alla Chiesa di a Massa i due surriferiti Castelli (1) . Pubbli 02 cata (1) Paulus Episcopus Servus Servorum Dei etc. ad per petuam rei memoriametc. Dudum siquidem post quam fel. record. Sistus Papa IV. Praedecessor Noster Montionis. et Vallis tenutas ad Mensam Episcopalem legitime per tinentes, ab illius Mensa ,et illius Bonis etc. dismembra verat,et separaverat etc. illasque Camerae Apostolicae, etRomanae Ecclesiae applicaverat, et appropriaverat etc. et propterea Ecclesiae Massanae, et Mensae praedictae indemnitati providere velentes dismembrationis et se parationis etc. nec non voluntatis, et litterarum Apo stolicarumetc.et aliarum scripturarum desuper quomodo libet emanatarum etc. tenores praesentibus pro expressis habentes , motu proprio etc. et ex certa scientia etc. di smembrationem , et separationem Tenutarum hujusmodi a dicta Mensa Massana applicationemque et appropriatio nem ejusdem Camerae,et Ecclesiae Romanae , ut prae fertur factas, cassamus , et annullamus, nec non Eccle siam Massanam, et Mensam praedictam contra , adversus separationem,dismembrationemetc. plenarieetc.. authoritate, et tenore presentium restituimus , reponi mus, et reintegramus etc. decernentes etc. Nulli ergo etc. et Datum Romae apud S. Marcum anno Incarnationis 1539. XIII. Kalen. Augusti Pontificatus nostri anno quinto.. ) ( 108 ) ( cata la Bolla Papale , Jacopo d' Appiano s' oppose con l'ajuto de' Fiorentini , perchè non avesse il suo effetto , onde il Cardinal Farnese introdusse la Causa in Roma pres so la Camera Pontificia,da cui ottenne una gloriosa favorevole sentenza pubblicata sot to il dì 31. Gennaio 1543. (1). In conse guen (1) Christinomine invocato, et pro Tribunali sedentes per hanc nostram definitivam sententiametc. quam deno strorum Conclericorum consilio pariter , et assensu feri- mus etc. pronunciamus , sententiamus , decernimus etc in causa, et causis , quae coram Nobis inter Adonum, et Illustrissimum Dominum Alessandrum tit. S. Laurentij in Damaso Diaconum Cardinalem Farnesium nuncupatum , et S. R. E. ViceCancellarium ex concessione, et dispen satione Apostolica Ecclesiae Massanae Administratorem , ex una, et Illustrissimum Dominum Ferdinandum de Appiano ex Dominis Plumbini ex altera de, et super Tenutis etc. Vallis et Montionis Massanae Diaecesis etc. rebusque aliis etc. Montionis , et Vallis Tenutas sive te nimenta addictam Ecclesiam Massanam, illiusque Men sam praedictumque Alexandrum Cardinalem illius admi nistratorem spectare, et pertineredejure, eique adjudi candumfore , et esse, proutadjudicamus etc. necnon dicto Ferdinando in illius etc. nullum umquam jus competisse, nec competere, ipsumque ab intrusione, detensione et oc cupatione etc. expellentes, amoventes etc. EcclesiamqueMas sanam, praedictum Alexandrum Cardinalem Administra torem etc. ad tenutarum praedictarum etc. realem , et ) ( 109 ) ( guenza della quale ildì 28. di Maggio , Fer dinando Appiani che ne era il possessore fu dichiarato decaduto da ogni diritto sopra i suddetti Castelli; il dì 8. Giugno fu implo rato dal Cardinnle Farnesi l' ajuto del brac cio secolare per entrarne a possesso , eil dì 14. furono tassate le spese , come tutto apparisce dagli Atti stati fatti in tale occa sione . I Senesi non mancarono d' assistenza in favorir questa Causa , che pubblicarono fino il Bando, che nissuno ardisse di pasco lare , legnare , sementare ec. nel Territorio di detti luoghi senza intelligenza dei Mini stri del Vescovo (1) , ma le circostanze era no tali, che dovettero perdere il proprio , non che conservare l'altrui.. §. 6. actualemetc. inducentes etc. immittentes etc. inductum , et immissum etc. manutentionemetcetimpedimenta quaecum que per Ferdinandum etc. Ecclesiae Massanae etc. dicto Alexandro Cardinali illius administratoris etc. temeraria indebita etc. , et ad fructus perceptos etc., et in expen sis etc. condemnamus etc. ita fuit pronunciatum in plena Camera. Joannes Galdus. Die 31. Januarii 1543 fuit declaratus Illustris. Donus . Ferdinandus; 28 Maii fuit aggravatus . 8 Junii 1544, fuit decretum Bracbium Saeculare. 14. Ejusdem taxatae expensae . Petrus Paulus Arditius C. A. Notarus. ) ( 10 ) ( § 6. Continuavano ciò non ostante gli Appiani a considerare ledette Tenute di Val le , e Montione per Feudo della Chiesa di Massa, come già si era dichiarato il medesi mo Ferdinando Appiani l'anno 1525., in oc casione di pagare il Censo de' cinque scudi per la festa di S. Cerbone, di che ne costa da carta di Procura di detto anno (1); e la sola (1) In Dei Nomine Amen. Anno Domini NostriJe su Christi ab ejus salutifera incarnatione 1525. Ind. 1 XII. more Plumbini, die vero 5 Mensis Septembris. Te nore bujus pubblici Instrumenti praesentibus innotescat , periterque futuris , qualiter &c. Iliustriss. Dominus Ca millus Aragonas Appianus de Plumbino , ut filius legi timus , & naturalis , &haeres pro dimidia felicis recor dationis Illust. D. Bellisarii ejus Patris & haeredis pro dimidia Illust. D. Comitis Gherardi comitis Montis Agani de Aragona , & de Appiano , & in rebus certis haeredis pro dimidia bonae memoriae Illust. D. Jac. 111. Aragona App. olim Plumbini D. , nec nou vice, & no mine Illust. D. Ferdinandi de Aragona, de App. ejus fratris carnalis , & filii legiptimi & naturalis , & haeredis pro altera dimidia praefatiq. Illust. Jac. III. pro quo quidem Illust.D. Fer. Illust. D. Camillus praed. de ratho & rathi habitione Solemnit. convenit , & pro misit &c. Sub absignatione &c. , & omni modo melio ri &c. fecit &c, Suum , & dicti Illust. D: Ferd. Procura torem &c. Spectabilem virum Antonium Franciscum de Massajurisdictionis Senarum praesentem &c. Specialiter, &no ) ( 11 ) ( sola difficoltà si limitava , se fosse risoluto o nò il medesimo Feudo . Anzi D. Ferran te 1 &nominatim ad se personaliter praesentandum in Ec clesia Cathedrali civitatis Massae coram Reverendiss. Episcopo Populoniae , seu Populonii , & seu Massanae Divecesis , & sive ipsius Vic. General. & Praefato Rev. Dom. Episc. , seu ipsius Vicario praed. nomine d. Episc. dandum , & solvendum &c: Marcas, seu Ducatos quinque auvi largos pro Censo Vallis, & M., & in quant. sa lumq. tencat. , & non alit. &c. Item adprotestandum ReverendoD. Episc. sive ejus praed. Vicario Generali dillas marcas , seu auros quin que solvere obligatos , seu praedictas recusanti, quod per dictum Illust. D. Constituentem, & ipsius Procuratorem antedictum non stabit , non stat, quod dictas marcas , seu aureos praedictos pro d. censu debito tempore, ut supra solverint , & solvant . Item ad veniendum casu recusationis praedictae ad deponendum, & depositandum pro d. censu , & ut supra, dictas marcas , seu aureos quinque penes idoneum Depo sitarium , quem dictus. Procurator elegerit , & ad depo nendum , & mandandum &c. tali Depositario , quatenus praedictas marcas &c., pro d consu, ut supra teneat, custodiat , & tradat , & consignet d. Rev. Episc., seu ipsius Vicario, aut alio nomine d. Episc. legitime reci pienti , & requirenti pro d. censu praedictas marcas &c. , &ab ipso legittimotum Censum , seu marcas praedictas pro Censu ante d. requirenti seu recipienti pub. In strumento confessionis habitarum marcarum quinque & pro d. Censu , & ut supra, & finis, & quetantiae de babi ) (112) ( te Appiani l'anno 1542. ,, (1) reclamò l' alto Dominiodell'Imperatore e per maggiormente garantirsi dal Papa impegnò in questo affare il Duca Cosimo Medici, stipulando con il medesimo un contratto di affitto delle Al lumiere di detti Castelli, per quindici an ni . Assunse il Duca questa impresa perchè assicurava alle Arti della Città l' abbondan za diungenere così necessario per lemani fatture , e perchè volentieri accettava qua lun habitis diftis quinque marchis pro d. censu sibi depo sitato curandum, & faciendum &c. promissionibus obli gationibus , renunciationibus praedicta pertinentibus & juredictis item , & juramentis. Item ad obligari curandum , & faciendum diflum Depositarium de praedictis in forma valida legitima , &juridica facti , & faciendi, & cum obligatione diffi Depositarii , suorum beredum , & bonorum promissio nibus &i. I praemissis obligationibus , & renunciationi bus &c. & iuramentis, prout difto Procuratori videbitur &c. Item ad constituendum etc. et generalitur etc. dans etc. promictensetc., relevans etc. obligans etc. rogans etc. Altum Plumbini Domi praefati D. Constituentis positae alla Piazzarella in Sala d. Domini coram , praesentibus Francisco Jacobi Pagnalis de Plumbino. Fa biano de Juliano de Scarpano et Carolo Petri Fran et cisci Caroli Cive Senense, babitatore Massae Testibns ad baec &c. (1) Galluzzi, Istoria del Granducato di Toscana tom. 1. p. 29. ) ( 113 ) ( lunque occasione per ingerirsi in tutto ciò che riguardava lo Stato di Piombino. Era no già cominciate le operazioni a tenoredel Contratto, e il Papa con grave risentimen to e minacce dichiarò in Roma ai Ministri Imperiali che non avrebbe sofferto questa violenza del Duca. IlMarchese d'Anguillar , a cui premeva d' impegnare il Papa a trat tare la pace , o almeno con l'intervallo di questi trattati dar tempo all' Imperatore di ristorarsi dalla sofferta disgrazia di Algeri giudicò inopportuna questa nuova querela . Perciò si affatico di esortare il Duca con le più vive rimostranze a desistere da questa impresa e riservarla a migliore occasione • Anco i Senesi suscitarono idiritti dellaCit tà di Massa sopra queste tenute ,e tuttique sti riguardi fecero finalmente determinare il Duca a sospendere le operazioni .,, (1) §. 7. L'anno 1539.unaGaleotta Piom binese prese , e condusse a Piombino un le gno Tunisino , sopra del quale fu ritrovato un figlio di Sinam Bassà soprannominato il Giudeo delle Costiere di Tunis. Jacopo V. ebbe molta cura del medesimo, e poco do P po (1) Galluzzi, Istor. del Grand. di Toscana a der to Anno. ) ) 114) ( po fatto istruire ne'doveri della Cristiana 3 Religione lo fece battezzare , consideran dolo come suo figlio (1). Circa questo tem po D. Elena Salviati, moglie di Jacopo V. partori un figlio maschio, a cui fu imposto con universale acclamazione, il nome diJa copo, che successe alpadre nelgoverno dello Stato con il nome di Jacopo VI. (2). Ebbe Jacopo V. altro figlio da una certa Giulia Dama d'onore di D. Elena,che si chiamò Alfonso, quale dubito che presto morisse (3) . §. 8. Imaneggiati segreti fra la Fran " cia, e la Porta facevano già temere all' Ita lia un'imminente disastro ,e Cosimo de Me dici per profittare di questo timore univer sale, esagerava all' Imperatore i timoridello Stato di Piombino, e le conseguenze che potevano derivarne per la Toscana, tanto che Carlo V. ordinò a D. Gio. de Luna, che insieme con il Duca trattasse con Ja copo V. per costituire quel Littorale inuna più sicura difesa. Per quest' effetto nel mese di Giugno 1541. il Duca Cosimo, eD.Gio vanni (1) Lib. de Consigl. p. 244. (2) Ivi. (3) Ivi. ) ( 115 ) ( vanni si portarono a Volterra , dove inter venne anco Jacopo Ve inquestocongresso fu assicurato all' Imperatore la fede di quel Feudatario, eCosimo offerì pronto il suo aju to a qualunque richiesta . Fu ancora proposta la permuta dello Stato , alla quale aperta mente Jacopo non contradisse , ma che nel progresso non volle mai effettuare §. 9. „ Già nei consigli tenuti a Ge nova con l'Imperatore attesa l'impotenza dell' Appiano, Cosimode Medici si era inca ricato della difesa del Littorale di Piombi no, e d'invigilare sopra la condotta dei Se nesi dei quali ormai si conosceva troppo vacillante la fede. Precorreva già la voce dell' imminente arrivo di Barbarossa alle co ste di Toscana quando il Duca appena ri tornato in Firenze spedì a Campiglia Otto daMontauto con un distaccamento , e or dinò che si riunissero indetto luogo le Ban de circonvicine in numero di quattromila . Era l'Appiano uomo debole e trascurato , e posto in diffidenza col Duca dal Cardinale Salviati suo cognato , e dubitando che sotto pretesta di soccorrerlo attentasse Cosimo di occuparli la Piazza , recusò di ammettervi le Truppe Ducali fintanto che il timore dei P2 Tur : ) ( 116 ) ( Turchi, e l'imminente pericolononlo con sigliarono diversamente; era sprovvisto di danaro, di munizioni e di gente, e ditutto fu necessità sovvenirlo; fu intrapreso il ri sarcimento delle fortificazioni della Piazza , ma fu ben tosto interrotto dallo spavento che suscitò l'arrivo della Flotta all' imboc catura del Canale. Tutti gli abitanti ab bandonarono la Piazza e volentieri gli avreb be seguitati l'Appiano se la vergogna e le rimostranze degli Ufiziali del Duca non lo avessero ritenuto . Frattato con cinquecento donne rimaste nella Terra si rinchiuse nella Fortezza piangendo, e implorando la pietà del Cielo mentre i Soldati del Duca si oc cupavano a far dei ripari . Il Libeccio im pedì alla Flotta d'imboccare il canale, e Barbarossa essendosi postato nell' Elba al Fer rajo spedì a domandare all'Appiano quel fi glio del Giudeosuo favorito,promettendolidi non apportarli alcun danno qualora li fosse consegnato costui. Per non mostrar timore in questa occasione, di concerto delli Ufi ziali del Duca dall'Appiano fu replicato a Barbarossa che non essendo il Giudeo in quella piazza sarebbe stato ritrovato per da re a ) ( 117 ) ( re a suo padre il comodo diriscattarlo (1). Avendo poi la Flotta indirizzato il suo cor so verso la Corsica il Littorale Toscano 1 1 ( restò (1) L' Istoria MS. di Piombino ci riferisce ilfatto " così. Lesse Jacopo la lettera in Consiglio, dove fu agiata la risoluzione da prendersi.Altri facevano delle rimostranze sul punto della religione; alti sopra la forza di Piombino, che era ben munito di soldati in trodotti dal Duca Cosimo Medici; finalmente fu riso luto che si scrivesse al Barbarossa ,, che molto li di spiaceva di non potere appagare i di lui desideri , stante, che i dilui Sacerdoti, l'affermavano, che non senza gran peccato si poteva restituire il Giovine già Battezzato; ma che in ogn'altra cosa l'averebbeusate r tutte le cortesie, e che per di lui rispetto averebbe sempre tenuto il medesimo giovine in luogo di figlio " enon di schiavo aggiungendoli ancora una larga esibizione di regali , vetrovaglie , e rinfreschi per cost mitigare le condizioni della risposta , che poco grata poteva esserli, il che udito da Barbarossa infuriato , ed acceso di grave sdegno, fece pubblicare per bando che levandosi l'armata dalla vista di Piombino dasse a terra all' Isola dell' Elba , rimettendo in tutto , e per tutto all'arbitrio dei Turchi di farne una severa venl detta .Assaltarono primieramente Capoliveri, con tat prestezza, che fecero schiavi quasi tutti i Terrazzani , avendo dato un sacco totale, e come dice il Giovio , dal quale si è raccolta parte della presente Storia , ancora rovinati i luoghi più forti, se ne tornarono al grosso dell' armata , richiamati dal Barbarossa . ) (118) ( 1 restò libero da questo spavento, e potè il Duca più tranquillamente attendere alla for tificazione di Piombino , lasciandovi ilMon tauto con presidio di trecento Soldati. §. 10. ,, Quello che già agitava il Duca Cosimo era la debolezza dell Appiano, e la sua diffidenza alimentata da un certo Bu stamonte Spagnuolo , che vi teneva l'amba sciator Vega per essere informato di conti nuo di tutti gli andamenti di quel feudata rio . Conosceva il grave pericolo, che quel la piazza cadesse in potere de'Gallo-Tur chi, perchè gli erano note certe corrispon denze , che l'Appiano teneva con Barbaros sa, e col Conted'Anguillara , sotto pretesto del riscatto del Giudeo ; perciò era tentato d' impadronirsene con la forza giacchè quest'attentato poteva poi giustificarsi facil mente con un titolo così plausibile; com prendeva ancora, che tutti gli ostacoli, per conseguire quello Stato erano tacitamente L promossi dal ministro Spagnuolo, guadagna to dal Papa, che vi aspirava, e dalla Re pubblica di Genova,che non averebbe vo luto in Cosimo un vicino che avesse for ze di Mare , perchè divenuto padrone dell' Elba poteva insignorirsi con facilità della Cor 6 ) (119) ( Corsica, che troppo malvolentieri obbediva alle Leggi dei Genovesi; a tale effetto esa gerava a Carlo V. ipericoli di quella piaz za, visitando personalmente i luoghi del suo dominio, che gli parevano più esposti all' invasione de'nemici. Barbarossa con la sua flotta dopo la desolazione di Nizza sverna va tranquillamente a Tolone, e minacciava all' Italia nuovi disastri nella primavera . II Duca Cosimo si affaticava per provvedere di soccorsi l'Appiano, e i Senesi; ma i Se nesi , e l'Appiano temevano più i soccorsi del Duca, che il furore diBarbarossa. (1) , §. 11. L'anno 1544 dopo aver servito per lo spaziodi unannoBarbarossa inFran cia a quelRe, e contro l'Imperatore, per ordine del GranSignore, mal soddisfatto se ne ritornava in Levante.Giunto intanto nel Mar di Toscana ando a dar fondo all'Elba in Portoferrajo,didove parri, quando passo in Ponente, e di dove spedi nuovamente al Sig. di Piombino , facendoli nuova istanza del Ragazzo figliuolo del suddetto Giudea Corsaro, accrescendo, che gli averebbe resi tutti 1. (1) Galluzzi, Istor.del Grand. di Toscana a det to Anno ) (120 ) ( tutti i Cristianischiavi , che si trovavano so pra la sua armata dello Stato di Piombino, siccome dopo gliaverebbe fatto venire quelli si ritrovavano in Turchia di tal nazione; per ostaggio di che gl' invio prima sette , che si ritrovavano sopra la propria Galera , ed indi a poco venti altri, ritrovati nel re sto dell'Armata . Convenuti dunque di tal riscatto , s'inviarono dodici Galere Turche per ricevere il fanciullo, che appena rice vuto sopra le dette Galere e messo il piede sopra la poppa fu dal Comandante abbrac ciato , e baciato , come anche da qual chè altro ufiziale di primo rango. Dopo di che dato il segno fecero tutte le 12. Galere una salva generale con strida, ed urli terri bili , contrassegno d'una grande allegrezza . Il simile poi fece il resto dell' Armata , la quale ricevuto il fanciullo sarpò per la volta di Levante , lasciando libere le Marine di 4 Toscana . Liberato lo stato dal Barbarossa il Duca Cosimo chiese per i servizi resi , all Imperatore Carlo V. la cessione di Piom bino, giacchè egli non poteva più pazientare con onore l'inquietitudini , e la diffidenza (1) Istor. MS. di Piombino ) (121 ) ( di quel feudatario troppo povero, e imbe cille per tener saldo quel posto alla devo zione di Cesare . ” §. 12 , L'anno 1545 Carlo V. mosso finalmente dalle reiterate istanze del Duca, avea fino dal mese di Luglio , incaricato D. Giovanni de Luna di trattare con l'Ap piano della cessione , e ricompensa di quel feudo . La diffidenza , l'interesse , e la ge losia dell' ingrandimento di Cosimo tennero sempre sospeso questo trattato, che gli Spa gnuoli non vollero mai intraprendere con impegno . Ma essendosi egli gravemente am malato, pensò D. Gio. di assicurarsi di quel lo Stato a nome dell'Imperatore per conser varlo al figlio pupillo, e nel caso, che la vedova avesse resistito, chiese al Duca le forze necessarie per obbligarla, standosi egli postato sul dominio Senese a Monte Roton do per aspettare l'evento . Morì finalmente Jacopo V. d' Appiano , e gli successe Jaco po VI. suo figlio pupillo,a cui presente D. Gio. fu giurata fedeltà dai Sudditi, e da es so , e dai Sudditi fu giurata fedeltà all'Im peratore. Fu aperto il testamento , e si pub blicarono per tutori l'Imperatore, e il Mar chese del Vasto ,Don Giovanni de Vega , Q il ) ( 122 ) ( il Cardinale Salviati, la Vedova,Bastamon te, e il Dottore Calafati con la dichiarazio ne che si dovesse reputar valido tutto quel lo che la Vedova operasse col consenso di due di questi Tutori . In tali circonstanze DonGiovanni de Luna non giudicò oppor tuno di valersi della forza per occupare le Fortezze, e contento della fedeltà giurata all' Imperatore se ne ritornò a Siena. CAPITOLO VIL L'Imperatore promette al Duca Cosimo ' in--vestitura, e possesso di Piombino per riti Karne un'imprestito di danari: trattatiper il medesimo effetto. Intimaziome fatta olla Vedova madre diJacopo VI, e ordini per La sua guardia. Il Duca Cosimo fortifica l'Elba, e Portoferrajo. Ottiene dall Impe ratore Piombino, e gli è ritolto. Il Duc èmalcontento dellImperatore perchè non gli Cadempisce la promessa di Piombinga TLDucaall'oppostorappresentò aCar loV.quali pericoli poteva apportare alla quiete d' Italia; e alla sicurezza di To scana il tenere un posto di tanta importans za 4 2 ) (123) ( za in custodia del Cardinale Salviati, il qua le sebbene si fosse dimostrato Imperiale, dalli antecedenti però si dovea dubitare as sai delle di lui inclinazioni. I Tutori arbitri della Vedova doveano essere quel Bustamon te , e il Calafati , Puno domestico di Gio vanni de Vega, e l'altro Medico , e perciò incapaci ambedue , e indegni di dirigere il Governo, e la difesa di quello Stato . Nè minore ostacolo facevano alla tranquillità di Piombino Girolamo e Ferrante d'Ap piano il primo fratello e l'altro cugino di Jacopo VI. ambedue esclusi dalla tutela, e banditi da quello Stato per aver congiu rato unitamente conun Frate contro la vi ta di quel Signore .Si tenevano essi ingiu stamente aggravati del Bando, epretendeva no che a loro e non ad altri si competesse per giustizia la tutela del pupillo, tentando di risvegliare fra i sudditi un valido partito aloro favore. Tutti questi riflessi determi narono l' Imperatore a ordinare aDon Gio vanni de Luna di prender possesso formal mente dello Stato di Piombino a nome di Sua Maestà valendosi in caso di occorrenza delle forze del Ducato , che era stato pre gatoasomministrarle.Inconseguenza di ciò Q2 con ) (124) ( concertarono il Duca e Don Giovanni di avanzare le Bande del Dominioa Campiglia per fiancheggiare la guarnigione Spagnuola, che dovea introdursi nelle Fortezze , obbli gandosi il Ducadi supplirecon danari, vet tovaglie , e munizioni per il mantenimento di essa e delle fortificazioni . A questo ef fettoalla metà di Novembre si portòa Vol terra non solo per esser pronto alle occor renze , ma ancora per essere più facilmente avvisato della esecuzione delli ordini diCar lo V. Trovò Don Giovanni laVedova reni tente, ma interpostosi per opera del Duca il Cardinale Salviati fu finalmente accettata la guarnigione Spagnuola, di cui ebbe ilco mando Don Diego figlio di Don Giovanni de Luna. Accetto gratamente l'Imperatore questo atto di obbedienza, edesortò la Ve dova , e il Cardinale acompiacerlo di quel lo Stato dando al pupillo una ricompensa equivalente , non conoscendo altro mezzo per mantenere la quiete d' Italia se non di assicurarsi dalla debolezza di quel luogo,... §. 2 ,,Quello però che più lograva Co simo Medici era il vedere che dopo le spe ranze fatteli concepire di ottener Piombino si andava di pretesto in pretesto procrasti nan ) (125( ( nando larisoluzione , e silesigevano da lui continui sborsi per il mantenimento delPre sidio , e delle fortificazioni; si allegava la giu stizia di Sua Maestà che non voleva astrin gere la Vedova acedere contro sua voglia quel Feudo , e si adducevano le molte diffi coltà che si affacciavano nello stabilirne la ricompensa. In questa pressante occasione della Lega Smalcaldica fu chiesto al Duca un soccorso , ed egli spedì all Imperatore ducentocinquanta cavalli sotto il comando di Ridolfo Baglioni ; ma non fu così pro clive alla domanda fattali diun riguardevo le imprestito di denari , poichè replicò che dovendosi questi estrarre dai sudditi , mal volentieri essi avrebbero contribuito senza la certezza di ottener Piombino . §3 ,CarloV.era troppo distrattodal la guerra con i Protestanti , e troppo esau sto di denari per supplire al mantenimento di un Esercito composto di quarantaquat tromila fantie millequattrocento cavalli, e perciò spedì a Firenze Don Francesco di Toledo il quale presentò al Ducaunaobbli gazione autografa di Sua Maestà, in cui li prometteva nel termine di nove mesi d' in vestirlo di Piombino, e darli il possesso di quel ) (126 ) ( quello Stato, il Duca corrispose con l'im prestito dindugentomila scudi, e incaricò il Toledo d' insistere presso l'Imperatore , per chè invigilasse allapericolosa situazione del la Repubblica di Sienai,your teng 4,, Finoodał mese diGiugnoera scor so il termine in cui Carlo.V. si era obbli gato investirlo di Piombino senza che nei tre mesi consecutivi fosse fatto alcun atto che dimostrasse volontà di adempire lapro messa , e perciò non mancavadirimostrare, che troppo male si ricompensava in tal gui sa la servitù da esso fatta all' Imperatore nelle più urgenti necessità del medesimo. Non potendosi dissimulare allaCorte lagiu stizia delle sue dimande , fu ordinato aDon Diego di Mendozza di trattare a nome di Sua Maestà con la Signoradi Piomhino , af finchè di buon, animo si contentasse della permuta di quello Stato , e dichiarasse il suo desiderio, circa la ricompensa da stabi Lirsi Trovò Don Diegonnella, ¡Vedová tute tt la repugnanza persadenire a questo para tito,dichiarandolingiusta la determinazione Imperiale fomentata dall'ambizione di Co sima che col pretesto della comunesicurez za d'Italia, tentavasa appdimere l'Appiano suo ) ((127 ) (( suo cugino, a spogliarlodi quello Stato con la sola ragione del più forte.L'istesso Don Diego,non fu esente dal sospetto di aver confermato la Vedova in questi sentimenti col fine di maritare il pupillo conuna sua nipote . Ma l'insistenza delDuca alla Cor te prevalendo alla repugnanza della Vedo va , e all'intrigo di Don Diego,Lessendo questi pressato dai replicati ordini delfIm peratore dove nuovamente portarsilanPiom bino per fare l'ultimo tentativo sull' animo di quella Signora', e indurla a uniformarsi alle Imperiali determinazioniprima di esser vi aſtretta dalla forza. Questa nuova spedi zione di Don Diego e le lettere ortatorie di Carlo V. alla Vedova nonfuronobastan ti a rimuoverla dalla sua pertinacia,dimo do che fu obbligato il Mendozza di asse gnarlj un termine di venti giorni a deposi tare con sicurta la sommadincentocinquan tacinque mila Ducatidaimpiegarsi nelleFor tificazioni di Piombino e debeElba, e pliga re i debiti di suo marito, dichiarandoli inol tre che non sodisfacendo altrimenti al pre scritto deposito dovesse manifestare chiavat mente il suo desiderio circa la qualitàdella ricompensa da stabilirsi per quello Stato Ordi ) ( 128 ) ( Ordinò ancora a Don Diego de Luna Ca stellano di Piombino che scorso il termine dei venti giorni sloggiasse la Signora dal Castello obbligandola ad abitare nella Terra, e accrescere la guarnigione di nuovi Solda ti , che li sarebbero somministrati da Cam piglia (1). §4Fu limitata intanto la servitù che doveva tenere Donna Elena, ed il figliuo lo , con l'ordine, che quelli, che dovevano entrare a discorre continuamente con la Si gnora entrassero ad uno ad uno,dimaniera che due restassero nel rastrello a sua elezio ne, esortiti questi entrino gli altri , eche non restino dentro più di due , e che non entrasse in Palazzo gente eccessiva , o di più del convenevole dentro il rastrello , affine non potessero impedire la segretezza e guardia di tutto quello, che fuori parlavano delle cose,chedigiorno in giorno seguivano; e da sei anni fino a 60. stiano fuori del detto ra strello , restando solamente un Maggiordo mo, e segretario di detti Sigg. e altre per sone, che volessero nominare imedesimi Sigg. fino, che dureranno le novità , è alterazioni di (1) Galluzzi Ister. del Grand. e detto annou ) ( 129 ) ( di tempo, o altri ordini, che riceveranno da Sua Maestà (1) . §.5,, Ciò che aveva determinato l' ani mo di Carlo V. a questa risoluzione era principalmente la dichiarata nemicizia del Papa contro di esso, i complotti chesi for mavano sotto la protezione di Sua Santità di tutti i Fuorusciti e malcontenti d' Italia per ordire congiure , e macchinare sorprese , e la corrispondenza che aveano in Piombi no gli Strozzine i Ministri di Francia . Vo leva ancora l'Imperatore gratificare in tal guisa la servitù del Duca, e animarlo ain vigilare sempre piùallasicurezza d'Italia وو §.6 ,, Il timore ditante insidie e gli ap parati di una Flotta che il Prior delli Strozzi equipaggiava in Provenza combinati con i deposti di Giulio Cibo rendevano quasichè indubitata la sorpresa di Piombinodalle ar mi Francesi , e sebbene il Duca ben cono scesse non esser quel Re in tali circostanze da muover guerra all' Imperatore, ciò non ostante si prevaleva della comune opinione per sollecitare Carlo V. a risolvere di darli il possesso di quello stato Scorso il termi . R (1) Istor. MS. di Piombino. ne 1 ) ( 130) ( ne assegnato da Don Diego alla Vedova senza che si vedesse effettuato l'intimato de posito , fu spedito dall'istesso Don Diego a Piombino il Segretario Ayalla per ricevere dalla Signora la dichiarazione della ricom pensa. Aveva essa ricercato danari dai Ge novesi che gli avevano offerto ampie cau zioni, e fino i Senesi mancanti di contante gli esibirono abbondante copia di grano per convertirla in danaro, e perciò depositando cauzioni equivalenti alla somma prescrittali: protestò al SegretarioAyalla , chenonavreb be abbandonato la stato senonne fosse stra-> scinata per forza. Questa ostinata resistenza della Vedova siccome impegnava la giusti zia di Carlo V.Isconcertava altresì le vedu te del Duca, che rimostrando l'imminente pericolo di quella Piazza, e l'obbligazione fattali da Sua Maestà non soggetta a inter pretazioni e a riservi , dimostrava che le cauzioni e le sovvenzioni deiGenovesi non rendevano più potente l'Appiano alla difesa del Feudo, e che non poteva l'Imperatore giustamente stabilire sud medesimo nuove ipoteche . Ciò non ostante conoscendoivarj interessi di chi consigliava l'Imperatore , e l'invidia che aveano iconfinanti di questo Suo ) ( 131 ) ( suo accrescimento pose Carlo V. in libertà di ritirarsi dalla promessa qualora gli resti tuisse le somme imprestate per questo tito lo , e si dichiarasse in tempo che egli potes se fortificare validamente le frontiere del suo Stato, che sono acontatto di questo Feudo . Ma siccomesempre più crescevano gli arma menti dei Francesi in Provenza , e si scuo privano le corrispondenze della Vedova con i medesimi, Don Ferrantepropose all' Impe ratore che essendovi gran pericolo nell'aspet tare l'esame di questo affare si poteva in tanto incaricare ilDucadelladifesa dell' Elba siccome avea fatto di Piombino nel passag gio di Barbarossa , e commetterli di fortifi care il Ferraio sito opportuno non solo per la difesa ditutta l'Isola, maancoradi Piom bino. Approvato alla corte questo pensiero , DonDiego incaricato della esecuzione volle che il Duca obbligandosi afortificare il Fer raio promettesse ancora con speciale obbli gazione di restituirlo ad ogni richiesta dell' Imperatore, il cheprodusse qualchèdifficoltà per accettare il partito; sosteneva il Duca non essere di sua convenienza l'obbligarsi giuridicamente di restituire ciò che gli era dovuto in vigore di una promessa Imperia R2 le ) (132) ( le , ne dovere Sua Maestà dopo tante ripro ve della sua fede esigere un atto così umi liante , e perciò fu indotto Don Diego acon tentarsi che il Ducagli promettesse soloper lettera e senza alcun altra formalità . Riuniti frattanto mille fanti , e trecento guastatori sotto il comando di Otto da Montauto, c inviatili all'Elba alla metà di Aprile intra prese la fortificazione del Porto-Ferrajo va lendosi dell'opera di Giovanni Batista.Bel luzzi da S. Marino già suo Architetto. Re gia s starono allarmati i Genovesidalla novitàdi questo successo , perchè prevenuti dello spi rito ambizioso e intraprendente del Duca prevedevano che divenuto Padrone dell' Elba potea facilmente diventarlo di Corsica, e dominare le coste diToscana e della Ligu ria . La Signora di Piombino gli fomentava maggiormente questi sospetti e gli animava a impedire a qualunque rischio l'erezione di questa nuova fortezza . Risolverono per ciò , senza che vi aderisse manifestamente il Doria , di spedire le loro galere all' Elba e impedirne con la violenza la fortificazione. Informato il Duca di questidisegni reclamò al Doria perchè prevenisse questo attentato e richiamò a Piombino, e a Campiglia le Bande ) (133 ) ( Bande per averle pronte nel caso di essere attaccato . Frenò il Doria l'impeto dei Ge novesi , i quali però non lasciarono di por tare le loro doglianze all'Imperatore chegli ordinò di acquietarsi alle sue determinazio ni. Sedati questi rumori Cosimo si portò all' Elba per visitare la fabbrica, e incorag gire con la sua presenza l'impresa (1) . ,, §. 7 Dopo che l'animo di Carlo V. era stato per tanto tempo agitato delle dubbiezze d'interesse e di giustizia per astringere l'Ap piano alla permuta del Feudo si determinò finalmente li 4. di Maggio di dare a Cosi mo l'intiero possesso di quello Stato: Don Diego fu incaricato di eseguire questo atto, e d'indurre laVedova a contentarsi di buon animo della ricompensa senza interporre al tri ostacoli in questo affare; ogni tentativo fu inutile per ottenerne il consenso,ma ciò non ostante li 22. di Giugno fu consegnato al Duca lo Stato diPiombino e le sue For tezze . Nel ricevere questo possesso si ob bligò Cosimo di restituire lo stato ad ogni richiesta di Sua Maestà qualora fosse sodis fatto di tutte le somme sborsate per il me de (1) Galluzzi , Istor. MS. di Piombino. ) (134) ( desimo, e in caso che l'Imperatore asse gnasse all' Appiano la ricompensa avrebbe egli contribuito del suo quella parte che Sua Maestà fosse per giudicare conveniente Furono perciò introdotte inPiombino lesue milizie ,e confidato aGirolamo degli Albizzi il governo di quella Piazza, che per esso , c per S. M. I. ricevve dai Piombinesi il solito giuramento seguito il21Giugno 1548. e dopo s'elessero in Senato 4. Ambasciatori; cioè il Dott. Pietro Calafati ,eil Dott.VittorioBan zi, Ser NiccolajoCalserani,e Ser Michel-An gelo Squarcialupi, e furono mandati a Fi renze per ratificarli la debita obbedienza, e rappresentarli l'istruzioni, che avevano avu te. I. Che si degnasse ratificare a favore della Comunità tutti iCapitoli, immunità, e fran chigie solite ec. II. Che sia contento di con cedere tutte le franchigie che esso Duca Co simo fa godere a i Volterrani, e S. Gimi gnanesi . III. Che lo Stato di Piombino sia separato dalla Giurisdizione di Firenze. IV. Che i Piombinesi siano solamente convenuti nel Magistrato di Piombino per cose Civili, Criminali , o in cause d'Appello, ne per altra via . V. Che sia lecito ad essi Piom binesi estrare di tutto il Dominio di detto Duca ) (135 ) ( Duca Cosimo ogni sorte di Vettovaglia , e grasce per servizio di Piombino. VI. Che i medesimi con la stessa molenda si possino servire de i mulini di Campiglia. VII. Che non sia lecito a nissun Cavaliere Fiorentino comprar beni stabili in Piombino, e suodi stretto . VIII. Che conceda luogo alla gio ventù di Piombino studente nella sapienza di Pisa, come gli altri di lui Sudditi. IX Che sia lecito a Piombino, e suo Stato trar le loro grascie e consegnarle da una Terra all' altra dello stesso Stato per mare, e per terra senz' alcun dazio . X. Che i Credi tori dei Sigg. Appiani siano interamente soddisfatti . XI. Si degni donare alla Co munità il pascolo di Vignale . XII. Come pure la liberazione del pascolo di S. Mam mè, e striscia per anni 15. per resto di anni venti donateli dalla F. M. di Jacopo IV. XIII. Che non siano tenuti pagare più due grossi per salma di grano,come dispone ilCap. 12. del Sig. Emanuelle. La risposta del Duca Cosimo di Firenze del 16. Luglio 1548. stil Fiorentino fu che a suo tempo non si man cherà mandareadeffettopienamentetutto quel lo , che si è già visto, e considerato tra i sud ) (130) ( suddetti Oratori , con animo di rendersi ogni dì loro più grazioso (1) . §. 8 ,,Giunto al termine dei suoi desi derj proseguì Cosimo con vigore la fortifi cazione del Ferrajo , tantopiù che gli cessa vano tutti gli ostacoli che finora gli aveva frapposto la Vedova permezzo delli abitanti dell'Isola . Questo Porto è dominato da due Colli, uno più basso che guarda l' imbocca tura, l' altro più alto e discosto alquanto da essa; fortificò Cosimo i due Colli in mo do che le Fortezze corrispondessero l'una con l'altra, ed ambedue contribuissero alla difesa della Terra e del Porto . La Vedova trasferitasi a Genova determinò d' inviare alla Corte il figlio, il quale già prossimo a superare la minore età poteva con la pre senza , e con la viva voce piegare l'animo dell' Imperatore. Assistito dall'opera dei Ge novesi , e dalla protezione del Confessore che anelava di vendicarsi col Ducadella es pulsione dei Frati di S. Marco , potè inspi rare nell' Imperatore un pentimento di quest' atto considerandolo come contrario allagiu stizia , avendo tolto ad uno per dare ad un' : (1) Istor. MS. di Piombino . 1 ! altro ! ) (137 ) ( altro senza averne il consenso, e senza darli l'equivalente ; forse sperava Cesare ritrarre dai Genovesimaggior profittodaquesto mer cato , o sospettava che Cosimo troppo in grandito si alienasse più facilmente dalla sua devozione , e perciò ordinò a Don Diego di farsi restituire immediatamente da Cosimo lo Stato e Fortezze di Piombino, e tenerlo in deposito fintanto che fosse convenuta e stabilita la ricompensa , scusandoil fatto con dichiarare che Don Diego nel dare il pos sesso libero aveva ecceduto la commissione . Una così repentina mutazione colpì forte mente l'animo del Duca , che non sapendo se ciò procedesse da leggerezza o venalità dell' Imperatore ovvero da qualche artifizioso intrigo di Corte vedeva in qualunque forma esposto il suo decoro alla maligna derisione degli avversari e diveniva la favoladelli Ita liani e dei suddiri. Fu inutile il rammenta re i servizi , la fedeltà, e la devozione di mostrata a Cesare nelle occasioni, poichè li 24 di Luglio dovè restituire a DonDiego lo Stato di Piombino, restandoli però tutta via l'incarico della fortificazione dell' Elba . Quantunque dimostrasse in principio molta sensibilità per questo accidente , giudicò però S mi ) ( 138 ) ( miglior partito il dissimulare e proseguire ' istessa confidenza con gli Imperiali senza ingolfarsi davvantaggionei loro interessi,ma dirigersi in mododicalmare l' animositàdei suoi avversari a misura che s'indeboliva. ' appoggio dell' Imperatore. Questo contegno siccome preparava la sua sicurezza lo to glieva ancora insensibilmente dalla dipenden za delli Spagnoli nellaquale to aveanofinora renuto l'interesse , e le circostanze ,, : §. 9 „Continuava tuttavia l'Imperatore a ritenere to Stato di Piombino a titolo di deposito fintanto che non fosse concertata dall'Appiano e dai suoi Ministri la valuta zione del Feudo e segnalata la ricompensa Madopo che con tanto treno di lunghezza edi formalith erano stati compiti gli atti opportuni , senza però che ' Appiano vi avesse interposto il consenso,Granvela sic come autore della promessa fatta daCesare al Duca si credè anco in dovere difar l'ul timo tentativo per indurło a eseguirla; per ciò rammentò a Sua Maestà la promessa i meriti e la servitù del Duca , il diluicre dito trascendente la somma di quattrocen tomila ducati e l'impossibilità di pagarlo , ła debolezza dell' Appiano per difender quel posto ) (139 ) ( posto, e le insidie che i Francesi macchi navano per sorprenderlo. Il Confessore all' opposto avea persuaso Cesare che nonpo tea togliere all'Appiano il Feudo senza il suo consenso se non nel caso di ritenerlo per se, e in conseguenza restava invalida la promessadi ciò che non si potea adempire. Prevenuto giàdalle insinuazioni diDonDie go restò facilmente convinto l'Imperatore dall' utile insegnamento del suo Teologo , e rimproverò Granvela che perfavorire Cosi mo si lasciasse trasportare a tradire la sua coscienza . Rimostrò Granvela umilmente a Sua Maestà che anco i Teologi sono sog getti a errare , e specialmente negli affari di Stato, che tutte le ragioni l'obbligavano a soddisfare alla obbligazione contratta col Du ca, e che se li dispiacevano tali consiglidi mandava di potersi ritirare in Borgogna sua Patria per non esser nel caso di dargliene in avvenire . Dispiacque a Cesare l'altera zione di così fedele Ministro , e con grazio se parole dichiarandoli di non aver mai dubitato della sua fede, lo confortò a cal marsi e rimesse l'affare a un nuovo esame, ein conseguenza a nuove lunghezze . Ciò non ostante Granvela, siccome inun sì lun S2 영 ) ( 140 ) ( go corso di servitù e difavore non era mai per veruno affare caduto in diffidenza del suo Sovrano, si risentì talmente di questo accidente che sopraggiuntali la febbre dovè per qualche settimana stare in riguardo di sua salute. 11 Duca d' Alva e li altri amici di Cosimo rimostrarono al Principe Filippo che il capriccio di un Frate oltre al deni grare la gloria di Cesare , e farlo apparire al Mondo unmancatore di fede esponeva I'Italia a delle pericolose rivoluzioni ; poi chè riflettendo alla mala contentezza dei Farnesi a motivo di Piacenza,alle intestine discordie di Genova , e alle turbolenze di Siena, se a tutto ciò si aggiungeva la poca soddisfazione di Cosimo ne seguiva che egli o poteva unirsi con gli altri adanno di Sua , Maestà o standosi ancora neutrale e non tenendo quelli delle di lui forze e della sua vigilanza sarebbero divenuti più arditi ed avrebbero più facilmente impegnato Cesare ad un dispendio maggiore . E siccome erano certi che non potendo nè l' Imperatore nè I' Appiano soddisfare alla somma dovuta a Cosimo sopra quel Feudo, e che sarebbero stati finalmente indotti dallanecessità amet terlo in possesso del medemo , reputavano : con ) (141 ) ( contrario al servizio di Sua Maestà il di sgustarlo con queste inutili cavillazioni . Fu perciò risoluto di sospenderne per qualche tempo il trattato, ed esortando Cosimo alla pazienza lo consigliarono ancora a non im pegnarsi nei Matrimonj proposti dai Fran cesi e dal Papa per non accrescere all' Im peratore la diffidenza , e somministrarli un pretesto per denegare l'adempimento delle sue obbligazioni . Di questo accidente ten tarono di profittare i Genovesi con esibire la somma dovuta a Cosimo, e il deposito per le fortificazioni ad oggetto di rimetter I' Appiano inpossesso del Feudo , ma furo no rigettate le offerte per non togliere al Duca le speranze e mantenerlo attaccato al partito Imperiale ,, (1) . 9 CAPI (1) Galluzzi , Istor.delGrand, adetto anno ) (142) ( CAPITOLO VIII. : Il Duca Cosimo riceve in deposito lo Stato di Piombino. La Flotta Turcadanneggia l' Iso la dell' Elba . I Turchi sbarcano a Piombino e sono rispinti conperdita .JacopoVI. ritor na al possesso di Piombino. Ordini per it buon governo dello Stato. §. I. دو LAnno 1552. mentre trionfavano giona i Francesi di tante perdite ca gionate all'Imperatore era giunto a Villach il Duca d'Alva con rinforzo di danari edi genti trasportate di Spagna. QuestoMinistro non meno per il suo valore che per la sua grandezza possedeva egualmente la stima di Cesare e quella del Principe Filippo; essen do aGenova il Duca lo avea fatto preve nire sopra tutti li sconcerti che erano nel servizio dell' Imperatore in Italia e degl' in trighi dei suoi Ministri , e perciò scuotendo Carlo V. dal letargo in cui lo avea tenuto finora il Vescovo di Arras li fece compren dere esser necessaria maggiore attività nelle risoluzioni e maggior confidenza negli amici che nelle presenti circostanze conveniva ri guadagnarsi Fra questi dimostrò esser il Duca ) (143 ) ( Duca Cosimo, a cui per non alienarselo pendenti le turbolenze dei Senesi era pru denza il dare qualche soddisfazione , e spe cialmente nell' affare di Piombino , potendosi perciò conseguire una più sicura difesa di quel posto dalla invasione dei Francesi e dei Turchi, e l'occasione di affezionarsi mag giormente un Principe di tanta reputazione in Italia e che già avea reso a Sua Maestà dei servigj assai rilevanti . Oltre a ciò Co simo si approfitto della morte di D. Elena seguita in questo anno 1552. Fu perciò or dinato a Don Diego di Mendozza che non potendo egli difendere Piombino e quello Stato dalla flotta Turchesca , e da quella del Principe di Salerno che lo minacciava no,ne mettesse immediatamente in possesso il Duca Cosimo a condizione però che egli si dichiarasse di tenerlo in deposito a no me di Sua Maestà a solo oggetto di custo dirlo e difenderlo con tenere notaesatta del le spese che si farebbero a questo effetto e per restituirlo ad ogni richiesta . Sebbene par vero aspre a Cosimo queste condizioni,non ostante considerando che l' avere ottenuto dall' Appiano il consenso per la permuta di questo Stato potesse facilitarne l'effettuazio ne ' ) ( 144) ( ne accettò il partito, e li 12. di Agosto es sendovi giunto Otto da Montautoconlesue milizie , ne ottenne facilmente il possesso dal Verdugo Governatore Spagnuolo che vi risedeva per Carlo V. II San Marino fu su bito incaricato delle fortificazioni di quella piazza , e dal Ferrajo si provvede alla dife sa dell'Elba minacciata già dal Corsaro Sala Rais che con trentaquattro Vascelli infesta va quelle marine. Nontralasciò però ilDu ca di rappresentare alla Corte che il tenerlo così sospeso in un affare di tanto suo inte resse non era di alcun profitto per l'oggetto che si erano prefisso, poichè richiedendo le fortificazioni ungrave dispendio, mal volen tieri egli si assoggettava a disputarne dopo le spese; ma inutili furonoqueste rimostran ze , poichè l' Imperatore accordatosi già con Maurizio e pacificate col trattato di Passa via le cose dell'Impero era unicamente in tento a procurare dei gagliardi preparativi per rispingere i Francesi dalle frontiere che già occupato Metz minacciavano la Fian dra (1), (1) ,, . α (1) Galluzzi , Istor.del Grand.a detto anno. :: §. 2. i . (145 ) ( 2 , Non erano ancora terminate le guerre tra l'Imperatore, e la Francia , sic chè il Turco seguitava ogn' anno amandar 1 la sua Armata in Italia ai danni dell' Impe ratore , e suoi amici, convogliandosi con la Francese , Comandante della quale per i Turchi era Dragut, e per la Francia era il solito Baron Polino. Dal 1540. erano già arrivati all' anno 1553 , quando facendo il Turco con la Francia sforzo maggiore, avean determinato di levare alDuca Cosimo l'El bae tutto lo Stato di Piombino statoli consegnato . Questi accordi non potiedero avere il suo retto fine , essendo per acciden te stata levata ad unCorriere una lettera , che Francesco mandavaa suoiCapi con or dine di prendere l' Elba, e tutto lo Stato di Piombino , e dipoi dannaggiare al possibile i Genovesi , come confederati anche loro dell' Imperatore , e perciò Cosimo senza palesare ad alcuno i suoi disegni, avea prestamente inviato all' Elba valido soccorso . Era in quel tempo Governatore in Portoferrajo Luc' Antonio Cuppiano, ed in Piombino Chiap- pino Vitelli , giacchè il Montauto era passa to altrove . Piombino era stato rinforzato di 1200. Fanti , e dall'Elba erano arrivate ندم T 4. Ga (146) ( 4. Galere del Duca Cosimo , comandate da Jacopo VI. di Piombino, còn 300. uo mini di rinforzo ,oltre il presidio vecchio , edi più polvere , farina, palle , ed altre co se necessarie per ben difendersi. Alla gente delle Terre dell'Isola, e Castelli fu fatto in tendere l' imminente venuta del Turco, e che perciò se alcuno avesse voluto ritirarsi dentro Portoferrajo gli si dava la permissio ne,come poi molti fecero, altrimenti pen sassero alla loro salvazione, e altri passaro no in Terraferma. Arrivata intanto l'Arma ta in Italia , giunse prima in Calabria, do ' ve fece sbarco ad un luogo chiamato Co trone , vicino a Cavo Colonna , facendovi delli Schiavi, ma giunta quantità di Caval i leria furono di li cacciati con qualche dan no di loro . Di li passati in Sicilia, vollero aCavopassero fare il simile, ma gli riuscì il medesimo , essendo anche di li malamente cacciati . Mancara perciò all' Armata della gente , e qualche altra cosa,se ne ritornòin Barberia al Porto di Cartagine, dove dimo rarono tre giorni ,dopo dische di lì parri tisi , andarono a spalmateinSardegna , eoindi apoi passarono in Corsica Giunti in quest' Isola si divise la detta Armata in duepar : T ti , ) ( 147) ( ti, che una si fermò inCorsica, el'altra an dònell' Isola di Pianosa, allora abitata . Quì arrivati , e fatto il disbarco , assediarono il Paese, che vi era, e benchè fosse circuito di muraglie , ma semplicemente,e senza Ba stioni , non potiedero far gran resistenza a un' Armata così poderosa. La Torre, che si trova in bocca al Porto, benchè non molto grande, nondimeno per essere assai alta , e sopra uno scoglio inaccessibile , fece gran resistenza , ma alla fine si rese anch' essa . In quest' Isola di Pianosa vi fecero i Tur chi 200. Schiavi, non avendovene ritrovi di più. Dopo l'impresadi Pianosa, giunto l'al tro distaccamento dell' Armata , ch' erano le Galere Francesi, e Dragut , s'incammina rono verso ' Isola dell' Elba , e pensarono ancorarsi , come segui , a Porto Lungone, giacchè in quei tempi non vi era per anche stata fatta la Fortezza, che in oggi vi si ri trova , nè v'era cos'alcuna . Il dì 7. Ago sto 1553. giunse all' Elba l'Armata Turca , dando fondo in Porto Longone , risoluti di prendere Portoferrajo , ed appena sbarcati andarono ad assalire Capoliveri per esserli vicino a quel Porto, depredando quanto vi trovarono, fecero il simile a Rio, dove ost T2 ser ) ( 148 ) ( servato essersi molti ritirati nella Torre, o Fortezza del Giove, eche non si sarebbero resi così facilmente vi condussero dell' Ar tiglieria, costringendo con quella il Castello a rendersi a patti di libertà, la quale dopo essersi resa con tal capitolazione , la nega rono , non mantenendo la fedeltà. Partiti dalGiove, andarono immediatamente a Cam po, prendendo le dueTerre, che vi sono, e di lì passarono al Poggio, e Marciana . Os servati dal Governatore di Portoferrajo l'an damenti del Turco per mezzo di battitori , 1 1 esploratori , e gente pratiche dell' Isola , che giornalmente mandava per strade incognite per esserne ragguagliato ; spediva le sortite per cominciare a danneggiarli, e darli dell incomodo .Molte furono le zuffe , che in diversi luoghi seguirono, sempre con la peg gio dei Turchi , uccidendone molti , si per il valor de Cristiani che per la pratica del luogo ,per il che gli sopraffacevano con del le imboscate, e dopo a passo a passo si ri tiravano a Portoferrajo. Vollero però i Tur chi accostarsi non solo alle Colline dalla parte dell'attacco , ma ancora alle Marine dell' insenata del Porto; di dove scoperte [le Galere che si ritrovavano ancorate , comin ciarono ) (149) ( ciarono a sparare l' Artiglieria a quella vol : ta, siccome fecero dai rampari de'Baluardi, ammazzandone molti , che troppo si avan zavano. Dragut pervenuto sopra dette Col line con i Capi dell'Armata Francese , che lo persuadevano ad attaccarePortoferrajo fe cero con ogni diligenza la recognizione del la Piazza , osservando il forte , edil debole. Era nelle Galere di Francia un Bombardie re,e muratore Pisano, che vi aveva lavo rato, sapeva quanto vi era per appunto,di mostrandolo con diligenza a quei Coman danti ,dalsche animato il Polino voleva con ogni suo potere si attaccasse per prenderlo , eperchè vedeva il poco genio di Dragut, per farlo condescendere gli prometteva gran sommadidenaro. Di più gli disse,che dal lo Stato di Siena allora in potet dei Fran cesi , avrebbe fatto venire gram gente . Ma Dragut osservato, che alle Muraglie, della Piazza vi erano gran quantità di gente ben disposte, e pronte a fare ogni sorte dibuo madifesa, ed inoltre,esser nell Porto le quattro Galere, con altri Bastimenti di soc corso, eBaluardi, artiglieria a sufficienza, non volle in altro modo cimentarsi. Nem meno ardirono attaccare Piombino , temen do ) (150 ) ( do il simile , si trattennero Fo. giorni nell' Isola dell' Elba,dopo di che volendo passa re in Corsica per fare qualche altra impresa ad istanza del Re di Francia , andarono a prendere gente a Orbetello, e Porto--Erco le, che allora erano dello Stato Sanese per soccorso della detta Armata. In Corsica fe cero molto guasto, ma le terre, e luoghi , che presero , lasciarono a Pietro Corso Ge nerale della Francia , e dopo Dragut , ca rico di grosse prede, Cristiani , robe, eda nari,se nè ritornò inLevante (1) angelgllo di 12. Luglio dell' anno 1555. Dragut ritornato in Italia giunge ne' Mari di Toscana, e sbarcato alle Spiagge di Po pulonia,Città antica già disfatta, e ridotta solamente a poche case, eduna Rocca an tica,con 80. Galere,de 20. grossi Vascellil, Galeotte, e Bregantini messe in terra gran gente, quei di Populonia si ritirarono nella detta Rocca, la quale fu combattuta ,la me tàperò di detta armatasscese al Porto veco chio df Piombino, lontano mezzo miglio dalla Città, allalparte di Levante chiamato il Farese,e messe in terra 3000. uomini co man (1)Galluzzi, Istor. delGrand. a detto annot me, ch ) (151 ) ) mandati da un gran Basà, e Dragut. Den tro la Città di Piombino erano Tedeschi , Spagnoli, e Fiorentini dello Stato, coman dati da Chiappino Vitelli con altri bravi Ufiziali del Duca Cosimo.Al soccorso di Populonia fu spedito Lion SanticonCaval leria, e Fanteria, all' arrivo del quale si ri tirarono iTurchi, rispingendoli fino ad im barcarsi dentro i loro propri Vascelli , am mazzandone molti. Da quelli di Piombino fulfatea (una buona sortita , ed incontratisi con i detti.Turchi in tempo ,che giungeva il soccorso di altri Tedeschi fuori della pia nura ne ammazzarono fino a 400., ed in calzati, il resto cercarono con tanta furia imbarcarsi, che imbrogliandosi l'un l'altro se ne annegarono molti prima di arrivare alle loro Galere, e Bastimenti, morendo lin questa fazione il capo de' Giannizzeri. De' Cristiani he morirono pachi, ma bensì fu tale ildanno de Turchi, che per molti anni nonvennerain dralia Ritornarono, partiti daPiombino, a Longone, dove si trattenne ro 16. giorni , fecero nuovamente in detto tempo scorrerie per l'Isola , arrivando fino in vista di Portoferrajo , ma il Colonnello Luc' Antonio Cuppano,Soldatomolto esper to ) (152 ) ( tomandò più volte in aguato molti fucilieri alla campagna, e per i boschi, che danneg : giarono non poco i Turchi, anzichè volendosi alle volte nuovamente accostarsi alla Piazza con il cannone , facevano stragedi quelle-Truppe,e senza danno de' Cristiani.Veduto iTurchi, che il trattenersi nell' Elba era sen--za frutto, presero risoluzione di sarpare dal Porto di Longone, e ritornare in Corsica. Non in altro tempo , ne in altra maniera i Turchi sono stati all'Elba, avendo lesuddet te notizie ricavatedamemorie antiche ,dalli scritti del Padre Nuti , e da Gio. Batista Adriani Scrittore di quei tempi; nella sud detta Piazza indiin poi andarono sempre per fezionando le suefortificazioni, ed accresce rono alcune cose nell' esteriore , quando an che cominciarono di dentro a fabbricarvi le Caserme de'Soldati, ed altro (1). .§.4 L'anno 1559Tornò l'allegrezza in Piombino , quando il naturale Sig. Jacopo VI. li scrisse esser piaciuto a S. M. Cesarea di restituirli lo Stato , conforme preseil pos sesso doppo 20. giorni il dì primo d' Ago sto, mandatovi per suo Luogotenente il Sig. 01 } (1) Istor.MS.di Portoferrajo. 00 1 Giro 4 ) ( 153 ) ( Girolamo Appiani di lui Zio, impedito Ja copo dauna indispozione e travaglio, per lo spazio di 10 anni , per tornare nello Stato,pas sando da una Corte all'altra con spese im mense, e con grandissimi disagi, per ricevere il bramato assensodall'Imperatore CarloV. e dal figlio Filippo II., il quale congiunto in Ma trimonio con Maria figliadi Enrico VIII., е Caterina d' Aragona, si trovava regnante in Inghilterra , di dove tornando Jacopo conso lato , venne , dopo restituito in salute, a mez zo Ottobre a riprendere il Governo e l'in vestitura dello Stato da un inviato di S.M., conferitali dall' assistente del Duca Cosi mo, mandato ancora per ricevere la ricom pensa delle spese, che aveva fatte in fortifi care Piombino , come apparisce nei Capitoli trovati neilibri de Consigli dell' anno 1639. La Scrittura , e trattato fatto daDon Filip po Re di Spagna con gliAppiani conteneva queste da me rese succinte condizioni : I. Che restasse al Duca di Firenze Portoferrajo con i Castelli, ed edifizi, e con un termine intor no al detto Porto di due miglia per utile, e profitto di detti Castelli , e abitatori , con que sto però che se dentro detto termine di due miglia si trovassero miniere d' Oro, d' Argen 8 R V to, ) ( 154) ( to, Ferro a qualsivoglia altro metallo, eAl lume restino perildetto Sig. diPiombino,co tutto quello di più che è nell Isola; II. Che dovesse avere il Re di Spagna, esuoi succes sari la potestà di fortificare il Porto , ePorti della detta Isola,eche tutto le spese dafarsi nella guardia , efortificazioni fossero aconto, &costo del Rè, per il tempo, che ad esso , c suoi successori pareva convenire, e cheleper sone , e Soldati debbano essere Spagnuoli, il tutto però a spese delRè. III. Che non sideb ba mai pregiudicareJacopo Sig. di Piombino, esuoiec. nellerendite del suoStato, enellam ministrare la giustizia sopra de'suoi Vassalli, e salo il Redi Spagna, e suoi ec. possaguar nire le fortificazioni , e muraglie di Piombino. IV. Affinchè il Sig. di Piombino possedesse si curamente il suo Stato prometteva il Re di Spagna perse, e suoi ec. proteggerlo, edifen derlo per sempre da qualunque persona, e garantire i di lui privilegi ec. V. Che il Sig. di Piombino e suoi ec. sia obbligato recipro camente servire, ed ajutare il Re di Spagna, e suoi ec. per quanto li sarà possibile, contro tutte le persone niuna eccettuata ec. Ilqual trattato fu fatto, efirmatoin Londra ildì 29. di.Maggio 1557 : §. 5 ) (155) ( §.5Perciò lieti iPiombinesi donatono al loro naturale Sig. un bacino , e un boc cale d'argento del valore di 200. scudi di Oro,credendo contali contrassegni d'affer to di cattivarsi la benevolenza di Jacopo , mentrefacendo suppliche infavore odel pub blicoodelprivato,dirado venivano consola ti, perchè tornavano indietro imemoriali con rescritti curiosissimi, epalliate repulse. Dai libri di questo anno si rileva, che antica mente gli Anziani davano in affitto la ra gione di cogliere la Palma nell' Isola di Cerboli , Palmajola, e Costiere di Piombi no, e i compratori s'obbligavano a conse gnare alla Comunità 1500. Coltelli di buo na palma. §. 6 L'Anno 1560. si proibi che nel giorno di S. Gio. si facessero più danzelli, nè andassero cantando, non senzagran bia simo, e forse disonore , dal che si può sup porre, che in tale allegria si facessero un miscuglio d' uomini e donne , che assieme a suono di Cembali e altri strumenti, con andar per le strade cantando, si rinnovassero, poco meno ,le feste degli antichi Baccanti . Si tentò con maggiore sforzo di prima dí mettere laprammatica allo sfarzo delle don Va ne ) ( 156 ) ( ne di Piombino ( che pure anche in oggi è troppo eccedente) che non potessero porta re smanigli e collane d'Oro, ma fu per duto, per lasecondavolta il partito. Fu pe rò vinta, ed approvata dal Sig. e pubblica ta per bando una deliberazione, che nel la morte di qualche Dottore , o Capitano d'Armi non potessero i loro Eredi onorarli con altri lumi che con num. 8. Torce di Cera non più di libbre due l'una, e gli altri Cittadini, non potessero essere accom pagnati al Sepolcro conpiù di6. Torcie del medesimo peso, sotto pena di scudi 10. per ciascuna persona , che contrafacesse da pa garsi defacto alla Camera fiscale. : §. 7 L'Anno 1561. tornò Jacopo VI. dai piedi di Ferdinando I. Imperatore con due privilegi, uno dell' Investitura dello Sta to, è l'altro della legittimazione del suo fi glio Alessandro , onde letti in Comunità edesaminati,gli Anziani si portarono in Cit tadella residenza dei Principi, ove solenne mente prestarono il giuramento di Fedeltà all' Imperatore , e poi a Jacopo VI. (1). CAPI (1) Ister. MS. di Piomb. : ) (157) ( CAPITOLO IX. Continuazione delle differenze per i Castelli di Valle , e Montione . : §. 1. L Anno 1547 il Cardinale Alessan dro Farnese Amministratore per petuo della Chiesa di Massa , cedè quelVe scovato a Monsignor Bernardino Maffei, ri serbandosi solamente il regresso alla mede sima Amministrazione . Questo Prelato per il breve spazio di due anni che resse quel la Chiesa non mandò di tutta la diligenza, e impegno per conservare alla sua Mensa i due Castelli di Valle , e Montione , antece dentemente posseduti dal Cardinale Farne se, ma le cose erano assai variate, ne la Corte di Roma era più in circostanze di farsi obbedire . Unito Jacopo VI. d'Appia no con i Fiorentini, dei quali era Generale delle Galere , e questi nemici della Roma na alterigia, cacciarono violentemente i Mi nistri del Vescovo che erano andati per prenderne il possesso (1) . §. 2. (1) Archiv. Vescov. di Massa . ) ( 158 ) ( §. 2. L' Anno 1561. Sforza Figlio di Ferdinando , e Nipote di Belisario Appiani desiderando di riedificare i Castelli soprad detti, e introdurvi dei Vassalli ne ottenne da Jacopo VI. Signore dello Stato la licen za conquesta condizione che „ prose, suis que que posteris masculinis legittime descendenti bus,,gli fosse spedita l'investitura, doven do prestare il giuramento di fedeltà, secon do da forma dell' investitura Imperiale, е con ' obbligazionedi pagare ogni anno per la festa di S. Agostino un Vitello, e che le cause passassero per Appello al Tribunale di Piombino. §. 3. Perquanto i Fiorentini fosserobe naffetti della casa d' Appiano, con la quale passava buon'armonía, ciò nonostante ,una tal novità li pose in gelosia per motivodel la Città e Territorio di Massa, a quei Ca stelli confinante per lungo tratto;eper mo tivo dello Scalodella Follonica assai vantag gio per l'istessa Città, e continuamente fre quentato. Furono per tanto, dal Grandu ca esposte a Jacopo VI. le ragioni che ave va da lungo tempo la Città di Massa sopra di quei Castelli, in vista delle quali fu con cordato un esame fra le parti interessate. 1 De ) ( 159 ) ( I Deputati furono Domenico Paolo Vin-. ta, e Biagio Curino per partedelGranduca , Francesco Giordano per la Comunitàdi Mas sa, e Domenico Giulio Floro per parte di Ja copo VI. Questi Deputati l'anno 1574. ri fetirono al Granduca così: SERENISSIMO ED UNICO PADRONE. Per obbedire a quanto è stato commesso per parte di V. A. S. aviamo viste le Scrit ture , e ragioni del Comune di Massa,edell' Illustriss. Sig. di Piombino sopra le tenute, eJurisdizioni di Valle, e Montione, che sano principalmente ' infrascritte ridotte sommaria mente, e prima .. Per il Comune di Massa dominio di V. A. S. aviama vista una copia estratta per mano di Notaro in Membrana dell' estimo dei beni dei Todini Nobili Cittadini Massani, sti mati da officiali a ciò Depatati dal Comune di Massa l'anno 1319, e infra gli altri dei 1 detti due Territorj , e in altre più processi, e sentenze del Capitana di Massa, dallequa ti si raccoglie che imedesimi Todini l'anno 1320. sediziosamente corsero la Città gridan do a l'arme e muora il Capitano , siccome loam ) ( 160 ) ( lo ammazzarono con un suo familiare, rup pero le Prigioni , e ' armarii, brusiando le pubbliche scritture, e non essendo seguitati dal Popolo furono forzati a partirsi ; E per tali eccessi dal nuovo Capitano furono ban diti in pena delle Forche , e confiscazione dei loro Beni , e si trovano detti processi , e se sen tenze in forma pubblica, e autentica in mem brana . E in esecuzione di tali sentenze , il me desimo anno il Sindaco del Comune di Massa ne prese la corporalpossessione, et nominata mente del Territorio del Castello di Valle , e Montione con sue pertinenze . ... Et le Pasture, e herbe di Valle, e Mon tione ' anno. 1321. e 1323. furono vendute, o affittate tre volte dal Comune di Massa ; li cui offiziali confessano haver ricevuto parte del prezzo . Edi tale apprensione di corporalposses sione per il Sindico di Massa di detto Terri torio di Valle , e Montione, in virtù delle dette sentenze condennatorie contro li Todini , et di dette allogagioni fatte per il Comune di Massa di detti tenimenti si trovano pubblici istrumenti in membrana . Sic ) (161 ) ( Siccome ancora un altro in formaauten tica, et in Membrana, che contiene il proces so agitato avanti il Potestà di Pisa e suoGiu dice l'anno 1322. fra il Sindico del Comune di Massa et Duccio di N. da Castagneto Cittadino Pisano; il quale dopo le sue defen sioni fatte confessò non haver ragione, e fu condannato per sentenza a non molestare ta pacifica possessione di dette pasture, e beni delle tenute antedette appartenenti al Comune di Massa, per la confiscatione delli beni delli Todini ... Li quali Todini il medesimo anno ritro vandosi parte in Suuereto, e parte nel Ca stello delle Pomarance , desiderando ( comeas seriscono) venire a benevolenza, et a obe dienza liberamente sirimessero nelle braccia, Potestà , e benignità del Popolo di Massa, come si vede per due pubblici instrumenti in membrana.. Et ancora per una lettera, et per la co pia, overo minuta , benchè non autentica del le conventioni, che si trattarono, et infra l altre di restituirsi alla Patria, et a beni senza che mai fusse opposto, cheletenute non fussero bene confiscate CLG F X Pre ) (162) Pretendono li Massetani ta jurisditione di queste tenute probabilmenteper le cose in frascritte. Prima perchè se Valle, e Montione fus sero state fuora del dominio di Massa non si sariano potute scrivere al catastro di quel La Comunità, nelquale si adecimaronodistin vamente solamente li beni esistentinella corte ejurisditione di Massa. Et in oltre perchè se Valle e Montio ne non fossero state nel Territorio, o juri sditione di Massa non si sarieno potute cor fiscare da quella Comunità, ancorchèli Todi ni fossero loro Cittadini, perchè la pubblica tionenon si estende alli beni esistenti fuori di Jurisdizione del popolo, o del Sig., che Iba condensato. Enondimeno per la confiscatione, ed apprensione ritenuta, e per più allogazio ni fatte di dette tenute, et per la sentenza di Pisa, e per la restituzione procurata dalli Todini alla Patria ,ed libeni, si conosce, che quelle tenute erano legittimamente confiscate per il comune di Massa. Et li Todini ven dendo alli Sigg. di Piombino non potevano transferire se non quelle ragioni, che vi a vevano, ne pregiudicare alla Jurisditione , e superiorità della Città di Massa . Oltre ! ) ( 163 ) ( Oltre che par assai verisimile , che una Città stata per qualche tempo di non piccola potenza, e comunemente chiamata Massa di Maremma con il suo assai largo Territorio in alcun luogo dovesse arrivare al Mare, che non ci arriverà levandoli la spiaggia , e scalo della Fallonica , esistente nella corte, o vero contigua alla detta di Valle. Et contendono li Massetani non nuocere alle loro ragioni la lunghissima possessione, o quasi, nelle dette tenute, e sua Iurisdizione. Per la certezza del titolo invalido pro dotto per la sua parte, nel qual caso manca no tutte le presunzioni , e si debbe solo trat tare della validità o invalidità del titolo de' Sigg., quale apparisce certamente per la con fessione, e produtione per ilproprio Illustris. Sig. di Piombino. Per la parte del quale, e delle sue ra gioni si adducono gli acquisti fatti dagli Ap piani in diversi tempi (r): 1. §. 4. Si rileva dall' esposto, che le ra gioni della Città di Massa , sopra i surrife riti Castelli , si appoggiavano alla confisca zione del 1319, fatta a favore della Repub blica, contro dei Todini ribelli proscritti. Ti (1) Archivio della Comunità di Massa. ) ( 164) ( Titolo inverosufficiente per rivendicare dalle mani dei PrincipiAppiani la giurisdizionedi quei Territori ,che avevano acquistati da chi vi aveva perduto ogni diritto in pena diun pubblicoreatodi Stato,comeera statodichia rato con pubblica Legge e Bando. Ma co me la Deputazione si assicurò, che quei Castelli non erano di propria e privata ra gione della famiglia Todini, allora quando furono confiscati, ma che i Todini gli pos sedevano come Feudo della Chiesa di Mas sa: nè la confiscazione potendo pregiudica re contro il terzo, cioè alla mensa Vesco vile; che si credeva Sovrana assoluta dei pre detti Castelli; mancava allaComunitàdiMas sa il titolo sufficiente per rivendicarli dalle mani degliAppiani in quel tempo possessori, cessata essendo la linea Todini, e con essa ogni ragione del Fisco. Fu pertanto sospeso l'esame, e fu ordinato che intanto se ne ri tenesse il possesso a nome di S. A. S. , co me apparisce dalle seguenti lettere, una del dì 9, e l'alrra del dì 16 Agosto 1575. MAGNIFICI SIGNORI PRIORI. Crediamo, che le SS. VV. haranno inteso, che il compromesso fatto, epiù volte prorogato infra ) (165 ) ( infra codesta Comunità da una parte, ed il Sig.di Piombino dall'altra , finalmente è spirato senza essersi fatta alıra dichiarazione . Però ci occorre dirvi , che non manchiate in alcun modo di man tenervi nel possesso della jurisdizione di Valli , e Montioni compresi in codesto Territorio e Confini di Massa, e particolarmente in quello dello Scalo della Follonica, esercitandovi tutti quelli attiju risditionali che occorrerà giornalmente, e massime circa I usarlo, e frequentarlo Voi come soalo di codesta Comunità, ed anco coil risquotere gabel le, datii , et passaggi da chiunque passerà, o sca richerà in detto luogo , usando ogni diligenza in torno a ciò, ed essendovifatto da qualunque per sona impedimento o ostacolo alcuno, non man cherete di resistere , bisognando con ogni necessa rio, ed opportuno rimedio, purchè vi mantenghiate in detto vostro giusto e legittimo possesso . Que sto tutto vi sidice di espressa commissione e vo lontà di S. A. S., la quale ci ha comandato che vi scriviamo la presenteperquesto effetto, ilquale perchè meglio segua, se n'è scritto al Sig. Go vernatore di Sienasimilmente per ordine di S. A. S., al qual potrete aver ricorso bisognandovi in cid aiuto, che S. Sig. non ne mancherà. Rispondere, ed avvisate giornalmente di quello segue, e N. S. Diovi conservi 1575.„ i وو Di Firenze il dì 9. di Agosto D. V. S. , Biagio Curini, Paolo Vin τα ) ( 166 ) ( La Foris دو Alli Mag. Sigg. Priori della Comu nità di Massa nostri Hon. ,, Massa. : " MOLTO MAGNIFICI SIGNORI PRIORI . : Essendo spirato, come VV.SS. averannoforse saputo il Compromesso fattofra Sua Altezza Sere nissima , e codesta Comunità da una parte,e loIllus. Sigg, di Piombino dall'altra, lefaccio intendere, che la mentedi S. A. S. è,e così ioperpartesua le commetto, che VV. SS. attendino con ogni di ligenza, ed opera a mantenersi nel possesso delle giurisdizioni di Valli, e Montione; emassime del Lo Scalo della Follonica, come cose comprese nel Territorio, e confino di codesta Città, con eserci carvi tutti quelli atti giurisdizionari che giornal mente occorreranno, con usare detto Scalo come co sa toro,ed anco con il riscuotere le Gabelle , e pedaggi da chiunque passerà, o caricherà in detto Scalo.E se da qualsivoglia persona fosse fauo alcuno ostacolo, o impedimento non mancate in tuti li modi di resistere con ogni rimedio necessa rio, ed opportuno, e bisognandovi in ciò coſa al cuna, avvisatemi subito perpersona a posta che ia non mancherà porgervi tutti quegli ajuti, che faran di bisogno , con dirvi, che 'lGran Duca Sig. nostro intende, che per ogni modo codesta Comunità, e suor Stati si mantenghino nelpossesso pre ) (167 ) ( predetto delli dersi luoghi . Eperò ogni volta che VV. SS. abbino bisogno per tale effetto dell' ope ra, et ajuto mio, non mancherò con ogni diligen za e prestezza di porgergliene , purchè 'effetto ſe gua, e che in alcun modo non si lascino cavare dal loro possesso, e così è mente di S. A. Ed io a tal effetto ſcrivo così ancora al Cap. di giu fizia, efimilmente al Cap. della Banda , febbene non fimancherà di altre provviſioni opportune, co me ho dette, ad ogni avviso. Di che non man chino in modo alcuno VV. SS. per quanto ftima no lagratia, etemano l'indignazione di eſſa S. A. S. con talfine di buon cuore mi offero, e rac comandoaquelle , Firmata ildi 16. diAgosto 15750 Alle patrieVV.SS. Federigo delli Contidi Montau to , Foris , Alli MoltoMagnifici Sigg. Priori della Città di Maffa » Massa , 11. 4 ! §. 5 Se le circostanze di quei tempi fos sero statemeno infelici, ne i Canoni, e la Cortedi Roma tanto avessero influito sopra le ragioni degli Stati, doveva ilGranduca di Toscana come Sovcano del Vescovato di Massa, Patrono, è protettore delsuo pa trimonio, far vive lefragioni di quella Chie sa, a cui, come si è veduto, appartenevano quei Castelli fino dal Secolo X, parte per titolo di donazione, e parte per titolodi acqui ) ( 168 ) ( acquisto : doveva far rilevare la nullità dei Contratti d' Infeudazione fatti dai Vescovi in favore dei Todini: doveva in conseguen za far conoscere l'insussistenza dell'acquisto fatto dagli Appiani ; e così restituire alla Chiesa di Massa il dominio utile di quei Territori , e la Giurisdizione e Sovranità riunirla alla sua Corona , come riunite so no le giurisdizioni degl' altri piccoli Feudi della Mensa. Ma come la Casa Medici di venuta di fresco padrona dello Stato diSie na, non aveva ancora stabilmente fermato il piede in quella Provincia : Il Vescovo di Massa che si credeva Signore indipendente dei suoi Feudi , come lo era ed è stato fi no ai tempi nostri dei Castelli dell'Accesa, e della Marsiliana , pretendeva che la Giu risdizione di queiCastelli non fosse dialcu no dei litiganti, ma sua. Queste , ed altre ra gioni determinarono ilGranduca a farecon il Sig.di Piombino una transazione, contentan dosi che fosse lasciato un solo passo di mezzo miglio, del Territorio di Valle, a Comune , per il libero accesso di quelli del Grandu cato allo scalo della Follonica, rimettendo la differenza ad un piùserio esame , é ami gliori circostanze , ben persuaso , che i di ritti ( 169 ) ( ritti degli Stati non ammettendo prescrizio ne , ed essendo inalienabili di loro natura"" o Esso , o i suoi Successori averebbero ri vendicato i diritti della sua Corona . §. 6 Il Sig. Ab. Pietro Paolo Pizzetti già cognito alla repubblica letteraria per varie sue dotte e interessanti produzioni , e uno dei più eruditi antiquarj della nostraTosca na, in una sua lettera del dì 23 Dicembre 1788. in questo proposito, ebbe la bontà di suggerirmi i suoi lumi , e le sue istoriche cognizioni , che certo accrescono forza , c ragioni al mio assunto. Io le riporto tali quali mi furono comunicate. وو Nell'anno 1220, e poi nel 1225 cesso intieramente la giurisdizione del Vescovo . e dei Vicedomini essendosi eretta in comu ne libero la Città diMassa,per concessione del Vescovo , e suoi Vicedomini, o per dir meglio, per aver venduto a quel Comune la lor Signoria . Un'alleanza che aveva fatto il Vescovo Alberto con Pisa nel 1216 senza che il Co-.. mune ne fosse informato dette motivo a dissenzioni , e a formar diverse Società , o Compagnie ; vi si aggiunse che il Vescovo persostenerquestaSignoria,molto aliena dal ) Y suo ) (170) ( suo Uffizio, aveva caricato i beni del Ve scovado di debiti , e in conseguenza dovea caricare i Sudditi di aggravj. : L'annodunque 1220. fu convenutauna società politica , e furono riuniti gli animi reciprocamente concorrendovi il Vescovo, i Vicedomini, e l'Universalerie وو Fu fermato in primo luogo, perchèsi eran formate diverse leghe e Compagnie , ,, che si opponevano aduna forma di Go „ verno unanime,che fossero queste casse, 2e di niun valore. Giurarono iCittadini difendere ,guar ,, dare , e custodire le Personedel Vescovo, „ de' Canonici, e Vicedomini, i loro beni , „ che possiedono, e chepossederanno , e in „ special maniera la Signoria del Vescovo . Eviceversa i Vicedomini eVescovo " giurarono conservar sempre questa unio „ ne, e Società,e obbedir sempre alla Ba „ lia, e Governo, e ricever di questo l'in carico , subito che ciascuno sarà eletto ,, alleCariche ,, (1) . Ogni resto che poteva riguardar gli Uffizi , e Salarj si convenne farne un costituto a parte. (1)Arch. Massan.num.24. AI (171 ) ( Al numeroso stuolo dei Cittadini che soscrissero la Società si riunirono nel 14 Feb brajo 250 Massani , ch'erano in discordia , e in sequela ilGoverno volle condannati ad ad obbedire , molti altri discondi (1) Non può negarsi che pertal'atto solen ne giurato, non venisse a formarsi unapub blica società,per cui si eresse un Comune, un corpo politico composto dalle persone del Vescovo , Canonici, Vicedomini, e Cit radini di Massa , e non può negarsiche cia scun di loro non giurasse di obbedire al Governo secondo quella forma che piacque loro instituire , e in conseguenza, le perso ne ,e beni loro restarono sottoposte a que stoGoverno, così Valli e Montione, egli al tri luoghi de'Vicedomini che giurarono cum consensu , et parabola Episcopi restarono sot to la giurisdizione di questa politica Società. Il più interessante oggetto era Valli, co me quello, che portava seco la libertà del Mare ,e del Commercio,che molto fioriva in questo tempo in Massa. LaSocietà, cioè il Vescovo , i Vicedomini, e il Comune lo riscossero dalConte Rinaldo di Monteroton Y2 (1) Archiv. Massan. n. 25. do, ) (172) ( do, al quale il Vescovo avevalo impegna to (1) . : Ego Albertus Massanus Episcopus inspe Eta utilitate ipsius Episcopatus et Civitatis Massae , occasione debiti Episcopatus , quod debetur Renaldo Comiti gratia cujus Castrum Valli extitit obligatum &c. e nel Gennajo se guente tutti i Cittadini si obbligarono paga re il debito fatto colla casa Saracini di Sie na pro recolligendo Valli. "Ilprimo atto dunque di giurisdizione fatto dal nuovo Governo fu appunto sopra Valli , riscosso , o dirò comprato dagli uomi ni di Massa. Questo Governo de Vicedomini, Ve scovo, e Massani durò tre anni; e finì per la parte dei Vicedomini , Vescovo , e Capi tolo col vendere a quel Comune la lor par te della Signoria che avevano posto in So cietà, e col divenir così le lor Persone con i loro beni semplici Cittadini di un Comu ne libero. Godevano i Vicedomini la regalia delle Miniere, molti erano i loro Vassalli , e ob bligati per ragion di Feudo a diversi servi gi , > (1) Istr. del 1220. inArchiv. n. 23. e n. 24. ) (173 ) ( gj. Fu dunque convenuto di rendere liberi gli uomini da tali servigj , e dal giuramento di fedeltà, cedere al Comune le.Miniere, c rilasciare ogni autorità che prima avevano, stipulandosene il prezzo perlibbre 800 di da nari Pisani sotto il dì 3r Luglio 1225. , Nos Vicedomini Massani &c. cum consensu, et parabola Domini Episcopi Alberti et Canoni corum absolvimus omnes homines , et Cives Massanos , qui nobis, vel alicui nostrum fide litate tenentur, et absolvimus Cives Massanos ab omni juramento fidelitatis c. (1). Lo stesso fece il Capitolo dei Canoni ci , cedendo , omne jus , actiones , ratio nes &c. (2) . : Aquesti dritti che competevano aiCa nonici , e Vicedomini si aggiunse la vendita di quella parte di Signoria che si era riser vata il Vescovo consistente nel dritto di eleggere il Potestà, e i Consoli, eGiurisdi zione Jus eligendi Potestatem, sive Consu les, Jurisdictionem &c. col solo riservo della consuetudine , cioè di ritirar la decima dalle miniere di argento, col ricevere uno sborso di 1 (1) Archiv. di Massan. 37. ealtra copia n. 38. (2) Ab. Cesaretti Istor. di Piombino Tom. I. pag. 114 ) (174 ) ( dicentomila libbre Pisane impiegate nel ren dere liberi i beni del Vescovado aggravati dal debito . Parte di questo Contratto è ri portato dal Targioni (1) . Il Comune per acquistare tallibertà , e quella Signoria che competeva al Vescovo si aggravò di debiti. Nel 30 Agosto del medesimo anno prese in prestito 6000. lib bre Pisane obligando , Turres , Casamenta, Plateas (2) . Nel seguente anno prese in prestanza dai Tolomei 500 marche di ar gento per detto effetto (3).Ottanta daGuar dadeo (4). Venti marchedai Forteguerri ,pro libertate acquisita ab Episcopo Massano » (5). Ne ritira 60 marche dalle Miniere, e le de stina , pro solvendo pretio, &pro libertate Comunis, quam fecerunt Episcopo Massano,& Capitulo ,,(6). Marche 220 con Giacomo di Amerigo, debito fatto , pro emptione liber ratis ab Episcopo „ (7). Sicchè indue parole tutto il debito del Vescovado andò a cade re (1) Tom. IV. Viaggi pag. 198. (2) Istr. in Arch. n. 39. (3) Istr. ivi n. 41. (4) ivi n.42. (5) ivi p. 44. (6) ivi n. 45. (7) ivi n. 53. ) (175 ) ( re sopra il Comune per compra della Signo ria che aveva il Vescovo , con sommo van taggio del Vescovado medesimo che depo sta questa inutile Signoria divenne unmero Cittadinodi quella Società ch'erasi istituita nel 1220. ... Intanto si consegnarono al Comune i piccoli Fortilizj del Vescovado esistenti nel Territorio di questa Città, ed il Vescovo non manco di ritirare un altro utiledi que sta sua vendita,perchè ritirò un' obbligazio ne da questo Comune di conservare, e di fendere a suo conto, e proprie spese i beni e Fortilizį del Vescovado , come fu conve nuto nel Novembre seguentedel 1325 ,pro mittimus defendere Episcopum , & Capitulum , Castellum vestrum (la Fortezza di Mas sa) Montisregis cum munitinibus&pertinen tiis tuis & omnia vestra Castra terras, & homines promittimus non tollere, neque mole stare ;nondimeno però quello che appar teneva all'alto domínio , e Signoria sopra questi Fortilizį si volle spettare alComune reso libero e si espresse in special modo i dritti di Dogana ,, Doganasvero aliarum re rum liceat Comuni Massano facere, quarum Doganarum nulla portio pertineat ad Episco pum L ) (176) ( pum, sed apud dictum Comunem remaneat si cut promissa sunt in Contractupraedicto ,, (1) . Ame pare che dopo aver il Vescovo alienata quella parte di giurisdizione che si era riservata nella costituzione della civile Società del 1220, edopo aver consegnati in custodia , e difesa del Comune divenuto li bero quei medesimi beni sopra i quali eser citava giurisdizione , e Signoria prima dell' alienazione al Comune di Massa, la sua Persona , e i suoi beni sottoposti al Gover no nel 1220 si eguagliassero alla Persona e beni di ogni altro privato Cittadino . Dopo questi fatti così comprovanti, se si esamina cosa importi la formula ,, cum Jurisdictione , nei successivi Contratti di in feudazione di Valli e Montione del 1263 € del 1236 fatta alla Famiglia Todini, o sie no Cacciaconti di Siena, siamo costretti a dire, o che il Vescovo pretese di dar la giurisdizione , che non aveva, o che tal for mola altro non importi, se non che il ge nerico nome di ,, dritto , o ragione, e perti i nenza , come appuntodeve in tal senso pren-.. dersi nella riserva che fece il Vescovo nella vendita della sua Signoria , allorchè disse reser.. (1) Archiv. di Massa Istr. n. 1126. )(177) ( reservamus nobis omnem jurisdictionem et consuetudinem quam habemus in argenti fodi nis, che non era altro che il dritto di per cipere il decimo dai lavoratori di tali Mi niere : Io potrei qui portare tutti gli Atti di alto dominio esercitati da questo Comune dopo l'anno 1225 finoall'anno 1576, sopra le predette due Tenute, e che Valli, e Mon tione non son Castelli separati dal Territo rio diMassa, mapartedi questo Territorio, perchè il Battesimo lo ricevevano dalla Chie sa di Massa , e a questa Chiesa pagavano le Decime , ne altro vuol dir ,Castrum , se non fortilizio , e non sempregià Castello con territorio separato così ,Castrum MontisRe gis ,, niuno dirà che fosse un Castello con Territorio separato, perchè ognun sa , che questa è la Fortezza di Massa in mezzo alla Città, così l'uno , e l'altro son due Tenu te con fortilizio, ma che nonformavanoco mune, nè territorio separato da quello di Massa. Manella concessione feudale di Mon tione del 1247 (1) non silegge punto nèpo co la giurisdizione data ai Todini dal Ve scovo Aldobrandinodi poter amministrargiu Z St1 (1) Ab.Cesaret. Istor.delPrincipato di Piombino p.146. ) (178) ( stizia, ch'èsempre unacosa diversa dalFou do; e neppur tali parole si trovano nella conferma fatta dal Vescovo Ruggiero nel 1255. (1),quando questo medesimo Vescovo accordò a questa Famiglia in enfiteusi Tri case nel1857 , ne in questa concessione si vede accordata giurisdizione (2)!! cils Altro dunque non vuoldir quella for mula,, cum omni jurisditione,, nel Contrat to di Valli del 1263.,se non quello che di ciamo, con ogni ragione, e pertinenza; e convien direcosì, perchè lasciando gli Atti giurisdizionali al Comune di Massa di que st' anno medesimo,nella pace di questo Co mune con Pisa del 1290. si obbliga il Co mune diPisa dinon far danno allo Statodi Massa , vel alicui Terrae suae jurisditioni suppositae,et specialiter CastriMontisRotun di, Castellaris Tricase, Castri de Valli , Ca stellaris Montionis, quartae partis Castri S. Laurentii ec. , (3) e Mallevadori del Con tratto fra gli altri sono due della famiglia Todici, Alberto esuo nipote Neri. Questa è la ragione perchè nel 1305. quan : (1) InArchiv. Mas n. 94. (2) Apud Ughell.de Episcop..Massan (3) In Archiv. Mass. n. 248. ر ) (179) ( quando i Todini accordano a Pisa il lor Fortilizio di Valli per semplice guardia , e custodia (1), lo che fu di consenso del Co mune di Massa, che in tal' anno si collego con Pisa,nonsiparla di Giurisdizione , e di fatto l'anno 1319. furonoallirati detti Beni al Catasto dei Benidi Massa . Ch'è quanto posso dirle tralasciando ogni altro, che non le può esser se non co gnito , e mi protesto con tuttol'ossequio , e rispetto. Fin quì il Sig. Ab. Pizzetti. §. VII. Tralasciando di riferire tutte le questioni insorte fra i varj rami della fa miglia Appiani; tra gli Appiani e la Casa Ludovisi; e tra questi e gli eredi di Casa Appiani,per motivodi pretensioni sopraque sti. Castelli di Valle , e Montione: sopra le quali differenze impiegaronocon tutto l'im pegno le loro penne ipiù Celebri giuriscon sulti Toscani: è certo,che seguita la Tran sazione del. 1577. fra il Granduca di Tosca na e il Sig. di Piombino , al Vescovo di Massa restarono le ragioni tali quali erano prima della Transazione istessa come re starono alla Corona di Toscana per quei 1 titoli,che non erano stati esaminati nel con : (1) Cesaretti pag. 139 22 cor ) (180 ) ( cordato. Intanto iVescovi, o continuarono per la festa diS. Cerbone a ricevere il soli to Canone Censuario deicinque scudi, con la protesta di non pregiudicarsi incontoal cuno , o sivvero ricusarono la medesima of ferta , con scomunicare ancora chi la pre sentava. Come seguì al tempo di Monsig. Franchini . 1 Cum sit,et fuerit quod quolibet anno, et praesenti die suprascripta solitum sit solvere CensumValliset Montionis,D.Episc.perPrin cipes Plumbini ec. Quidam Petrus Bartholo maei deRipomarancia Procurator Illust. Dom. Sfortiae Aragone de Appiano dixit se velle solvere pro censu scutos, vel ducatos quinque auri de auro, et obtulit se paratum illos sol vere D. Dionysio Archipresbytero Massano , et VicarioD.Episc. praedicti quinomine ipsius Rev. Episc. dictos scutos, vel ducatos quin que de auro inauro recusans noluit accipere, dicens,et affirmans non esse verum , et inte grum Censum solvendum pro dictis Tenutis Vallis et Montionis , cum debeant solvi pro dicto censu Episcopo Massano marcas quinque auri, et non scutos, vel ducatos quinque, et protestatus fuit nomine dictiD. Episc. contra dictum Principem Plumbini de omnibus dam nis, ! ) ( 181 ) ( nis, expensis et interesse, passis et patien tis , intendens quod dictae Tenutae Vallis,et Montionis sint devolutae, et ut dicitur , rica dute Episcopatui , et Episc. Massae, et dictus Dominus Sfortia ob nonsolutum debitum Cano nem sit de juribus dd. Tenutarum Vallis, et Montionis penitus, et totaliter exclusus , et privatus , rogans me Notarium,et Cancellarium Curiae Episcopalis de praemissis publicum ef ficere Instrumentum. Item statim post praedi cta coram supradictis Testibus , D. Rev. Dio nysius Archipresbyter videns quodpost recu sationem praedictam Laurentius alias il Ro saccio habitans Massae accepit in depositum dictos scutos, vel ducatos quinque ut supra cum quadam protestatione facta, authoritate sibi concessa ab codem R. D. Episc. , ejus no mine, et omni alio meliori modo, supradictum Laurentinm pronunciavit excomunicatum,et maledictum , tamquam facientem contra Eccle siam , et pro talihaberi et teneri , mandans mihi Notaropraedicto facere Publicum Instru mentum ec. Acta fuerunt haec omnia supra dicta in Ecclesia Cathedrali Massae ec. §. 8 Cessata la linea di quegli Ap piani che godevano il Principato di Piom bino,e successa nel Governo di quello sta to ) ((182 ) ( to la famiglia Ludovisi l'anno 1635 ; con maggior fondamento pretesero i Vescovi di Massa di rientrare nelle loro ragioni di Valle , e Montione.D. Nicolao Ludovisi primo Feu datario di quel Principato, lusingo in princi pio con buone speranze il Vescovo che in quel tempogovernava la ChiesadiMassa ; ma in seguito continuò il sistema dei Feudatari suoi Antecessori. IVescovi seguendo la de bolezza e il sistema della Corte di Roma, principiarono a scomuninare solennemente i Principi di Piombino, ogni anno per la fe sta di S. Cerbone , qual sistema e indegna pratica fu continuata fino ai tempi nostri nei quali saggiamente fu pensato di seguire A il mezzo della ragione, e la strada delle leggi sociali , e abolire per sempre una pub blicità non meno inconcludente , che scan dalosa, Eccone la formula praticata in tutti i tempi. In Dei nomine Amen. Anno Dominicae Incarnationis 1690. Die--Decembris Alexan dro VIII. Summo Pontifice, et Regnante Ser. Cosmo Tertio Magno Etruriae Duce VI. Rev. D.Joannes Franciscus Neri Civis, et Cano micus Massanus sacrae Pagine , et L. U. D. et Hlustrissig at Rev. in Christo Patris,et Do mini ) (183) ( mini Domini Pauli Peccii Patritii Senensis Dei, & Apostolicae Sedisgratia Massae, Populoniae Episcopus in spiritualibus &Tem poralibus Vicarius, & Locusn-tenens Genera lis.Sotemwiver decantatis Vesperis in honorem S. Cerbonis Titularis, &Patroni hujus.Eccle sine Cathedralis nec non totius Civitatis Dioecesis sedens a Cornu Evangelii ante Al tare Majus ad recipiendos Canones, & Feu da debita Illustrissimo & ReverendissimoDo mino Episcopo ejusqueMensae Episcopali, com paruit etc. Nemine alio comparente, idem Il HustrissimusDominusVicarius proclamavit, an alii adessent ad solutionemCanonum, & Feu dorum,et statim comparuit Adm. Rev. Domi nus Canonicus Joannes Baptista Scocchi Prat motor Fiscalis Mense Episcopalis, qui accusa vit contumaciam Illustr. & Excell Damini JoannisBaptistae Ludovisii, ac quarumcumque aliorum Possessorum Castrorum Vallis,et Mon tionis , eorumqne Jurium et annexorum, & tam excapitanon solutionis Canouumet Feu dorum, quam propter lineam finitam Tudinos 11 L rum , ac ex aliis causis, et Juribus Mensae Episcopati competentibus petiit , et instetit de clarari per D. S.Reverend. praedictas Tenutas Vallis, et Montionis devolutas & incorporatas fuis ) (184) ( fuisseMensae,EpiscopalieumdemqueExcellen tissimum Principem Ludovisium illicitè prae dictas Tenutas detinere & usurpare, prote stavit , & generaliter instetit contra quos cumque illicitos detentores , & usurpatoresBo 1 norum, Effectuum,etJuriumMensae Episco pali pertinentium, tium, procedi ad declarationem Censurarum, ad formam et tenorem Sacra rum Constitutionum omni etc. sub poenis etc..-TuncReverend.DominusVicariusGeneralis sed., praedicta admisit , dictasque Tenutas Val liset Montionis, cum omnibus suis juribus, dependentiis devoluisse, et devolutas, ac incor poratas esse praedictis ex causis declaravit , eumdemque Exc. Dominum Principem Ludovi sium tamquam illicitum detentorem, et usur patorem Bonorum Ecclesiasticorum a possession nedictarumTenutarum repellendum et reiicien dum, quocumque juris remedio,declaravit, re laxando propraedictis omne mandatum neces sarium,et opportunum etc.-Item auctoritate Dei Omnipotentis Patris et Filii et Spiritus Sancti, et Sanctorum Apo stolorum Petri, et Pauli excomunicatos decla ravit, et pro excommunicatis haberi voluit omnes, et quoscumque illicitos , seu usurpato vesBonorumEffectuum, &Jurium quocumque modo ) ( 185 ) ( modoMensaeEpiscopali pertinentium,donec &c. & ita &c. quae omnia &c. Acta fuerunt in Ecclesia Cathedrali Massana praesentibus DD. Bernardino Venosi , et Paulo Baldassarrino Testibus etc. Et ego Joannes Riccius Not. A postolicus, et in Archivio Almae Urbis descri ptus,ac Cancellarius Episcopalis de praedictis rogatus etc. : §. 9 Quali atti senza veruna variazio ne ogn'anno, fino ai tempinostri, sono stati replicati nel giorno stesso di S. Cerbone , con tutte l'istesse solennità e protestazioni in forma valida, come apparisce negli Straor dinari de'Vescovi successori aMonsig. Pecci. Questa Censura, che nel principio non fece forse gran ribrezzo al Principe Gio. Batista , nell'ultimo di sua vita gli arrecò gran di sturbo; laonde tratto col Vescovo di Mas sa del modo di liberarsene , ma prevenuto dalla morte non potè effettuare il concepito disegno; prima però di spirare disse all' Ar ciprete Barlacchi , che gli assisteva , che si rendesse alla Chiesa di Massa Valle, e Mon tione • ン §. 10 Mancato questo Principe senza fi glinoli successenel Principato Donna Olimpia LudovisiMonaca inRomain Torredispecchi, Aa alla ) (186) ( alla quale inchinatosi il Canonico Ricci di Massa, cheera inRoma perpartediMonsig. Vescovo di Massa, e raccontandogli che il giorno dieci di Ottobre si pubblicava nella Cattedrale di Massa la Scomunica contro i Principi di Piombino, come ingiusti pos sessori di Valle, e Montione, Essa Principes sa inorridi, e richiese al Canonico suddetto come potevasi rimediare a tanto male , e rispondendoli il Canonico , che bastava rendere Valle e Montione alla Chiesa . ,, Sog " giunse la buona Principessa m' informe rò col mio Padre Confessore , e vedrò di rimediare a tanto male دو Tutto questo lo asserisce di suo proprio carattere in una sua lettera scritta a Monsignor VescovoMa laspina, il sopradettoCanonicoRicci , in da tade' 15 Ottobre 1704 : qual lettera origi nalmente conservasi nell' Archivio Vescovi le, fra le altre Scritture di quella Chiesa . Non potè però la detta Principessa effettua re i suoi desideri perchè prevenuta dalla morte ,non prese neppure ilpossessodel suo Stato. I §. Ir A questa successe laSorella Prin cipessaDonna Ippolita , che, quasinel prin cipio del suo Governo perde la metà del suo ) (187) ( suoStato: cioè Piombino contutto quello di Terraferma, e fu ritenuta da'Tedeschi fina alla sua morte; nientedimeno più voltei protestò con sincerissime espressioni , col me desimo Vescovo di Massa di volerli rendere Valle e Montione, subito che li fosse resti tuito il suo Stato. Anco il Generale Speco Governatore di Piombino per S. Maestà Im periale fece istanza al Vescovo di rappre sentare a Cesare le censure che si fulmi navano contro i possessori di Valle e Mon tione, e l'Auditor Generale ebbe ordine dal Governo di Napoli offerire al Vescovo il pagamento de'canoni, ma Monsignor rispo se che non poteva accettarli ; ed al primo promesse fare il memoriale all' Imperatore , come esegui, raccomandandosi al Cardinale Cenfuegos, che dissegli essere stato rimesso al consiglio d' Italia , che vi era bisogno avere in Vienna, chi agisseper il Vescovo; il che non potendo eglifare per la suasom ma povertà, e poi mutatesi le cose, è resta to l'affare pendente fino al presente . Giova sperare , che Monsignore Piero Maria Vannncci,attuale Vescovodella Chie sa di Massa,promoverà vittoriosamente un' affare ditanta importanza, non tanto per sua Aa2 glo ) (188 ) ( gloria e interesse, quantoancora per gloria e interesse dello Stato di Toscana. CAPITOLO X. : Principiodel Governo di AlessandroAppiani. Morte diJacopo VI. Assassinio di Ales sandro . Succede nella Signoria Jacopo VII, che è dichiarato Principe. Sua Morte. Dif ferenze per la successione nel Principato. Fabbrica di Porto Lungone. Fine del Go verno della Famiglia d' Appiano . Passaggio del Principato nella Famiglia Ludovisi , e fine del suo Governo. Succede nel Princi pato la Famiglia Buoncompagni presente mente dominante. 1 §. 1. FIno dall'anno 1576. Jacopo VI. es sendo restato vittorioso nella lite che aveva contro Sforza Appiani, per esse re stato legittimato il suo Figlio Alessan dro, e abilitato a succedere nella Signoria; ed essendo Jacopo di età avanzata, cagio nosa e vacillante, chiamò per suo Luogo tenente a Piombino l'istesso Alessandro, af fidandoli il Governo dello Stato . Quanto è incerto il tempo della sopravvivenza di Ja copo ) ( 189 ) ( : copo VI. al richiamo di Alessandro , altret tanto sappiamo che poco tempodopo Ales sandro prese il formal possesso della Signo ria, e dai suoi Vassalli fu solennemente ri conosciuto per loro Signore. §. 2. ,, L' Anno 1589 Alessandro di scostandosi affatto dalle massime e dalla con dotta dei suoi antecessori, e lasciandosi tra sportare dal capriccio si era reso intollera bile ai sudditi. Piombinoera presidiato dalli Spagnuoli , e Don Felis deArogona coman dava quella guarnigione ; ciò nonostante la sera dei ventotto Settembre cinque congiu rati con archibusi ed armi in asta assalta rono l'Appiano mentre passeggiava per suo diporto, il quale abbandonato da quelliche lo seguitavano, non avendo difesa , restò mi seramente trafitto ,, (1), Giuseppe Brammala , che era Gentiluomo, e Maestro di Camera di Alessandro benchè perservizi del Padrone si trovasse a Firenze quando fu ucciso, de scrive il di lui Assassinamento senza parlar le del motivo. Altri vogliono forse per ge losia . Di fatto quando restò ucciso usciva solo da una casa: Altri di tirannia, perchè icon i (1) Galluzzi Istor del Grand.di Toscanaadetto anno . ) ( 190 ) ( i congiurati furono più di 30delle maggiori case di Piombino e dello Stato, e tanti rivali non può avere una sola persona; che però si riportano le parole del Brammala, il quale dopo esortati i suoi Figliuoli ( di alcuni dei quali era compare Alessandro ) alla fedeltà verso il Principe, a cui si deve perdiritto umano è divino, soggiunge , alli 28 Settembre 1590dalla casaVecchioni esi stente spianata nella Via dei Palazzi li fu tirata una pistonata , cadde , si arrizzò, cam minò pochi passi, ricadde , ed ivi ove si vede anch' oggi laCroce inun sasso, fu tru cidato con alabardate e pugnalate da Do menico Vecchioni, da Ciapino Pagnali, da Gio. Volpi, da Filippo Ferracchio e da Mazzaferati , involti fra i quali scelerati vi , furono Jacopo Calafati, Francesco Belloni , Girolamo Todi di Scarlino, Tullio Trinita , Pietro Moredani ,Muzio Pierini , Agostino Garofani , Tommaso Venturi , Giambossa eGiacomo Buzzaglia , Bernardino Barbetti, Niccolò Calafati, FrancescoGalletti , Fran cescoCini, Matteo del Prete, Ambrogio Fal conetti, e CesareGatani. ,, Il Comandante Spagnuolo e Donna Isabella di Mendozza moglie dell'Appiano trovandosi in compa gnia ) ( 191 ) ( gnia quando riceverono l'avviso di questo successo , non solo non si turbarono , ma anco se ne mostrarono affatto indolenti:gli assassini del morto Feudatario non furono perseguitati che anzi animando il popolo a sollevarsi , ben presto si accese da pertutto e sotto gli occhi delli Spagnuoli la Ribel lione. Si comprese subito che la Vedova e il Comandante, che già da qualche tempo erano amanti, avevano promosso questo mis fatto, e che i pupilli del morto eranoinpe ricolo di correre l'istessa sorte del padre . Si radunò il Consiglio Generale della Ter ra , da cui ne risultò un decreto nel quale epilogandosi tutte le ingiurie che il popolo di Piombino avea ricevutodalla casa d'Ap piano si dichiarò sciolto intieramente dalla soggezione della medesima e in libertà di eleggersi un altro Signore . Questo diritto di eleggere si appoggiava ad altri atti di elezione fatti in persona dei medesimi Ap piani , e si pose inconsulta a chi conve nisse meglio affidare ilGoverno e la Sovra nità del Paese. Il Gran-Duca e la Repub blica di Venezia furono proposti per que 1 sto effetto, ma prevalse il partito dei con giurati che risolvè di offerire al Comandan te ) ( 192 ) ( te la sovranità di Piombino. Ricusò egli di accettarla in nome proprio , ma protestò di riceverla a nome del Re Filippo, ed eserci tarla fintanto che da esso venissero le de terminazioni . La Ribellione di Piombino diede animo a tutte le terre e villaggi del Feudo di sollevarsi , e quelli che erano a contatto col Gran-Ducato si rivolsero tutti al Gran-Duca perchè gli ricevesse per sud diti; gli abitanti dell' Elba protestarono con tro qualunque decreto della Repubblica di Piombino, e proclamarono ilGran-Duca per loro Sovrano. Egli si astenne dal secondare le loro istanze , e procurò che la Vedova e i figli dell' ucciso Alessandro si salvassero dal furore dei congiurati, che passarono a Genova; e che i popoli si mantenesse ro fedeli al pupillo Don Cosimo d' Ap piano , in cui passava per ragione la suc cessione del Feudo . Bensì non ebbe ri guardo a porre il presidio in alcuni Villag gi dell' Elba , e specialmente a Rio dove gli somministrava perciò ungiusto pretesto l'as sicurare dalla violenza dei Piombinesi le ve ne del Ferro che gli appartenevano per l'ap palto stabilito già dal Gran-Duca France sco. Moveva però a ira il vedere quelli as : sasini ) ( 193 ) ( sassini sotto la protezione del Comandante Spagnuolo trionfare di un eccesso che niun pretesto potea mai valere a giustificarlo ; dispiaceva il mal esempio che s'introduceva con sì indegna tolleranza , e facca pietà il vedere quei pupilli spogliati anco dei beni allodiali . Il Gran-Duca non manco di recla mare al Vice-Rè di Napoli e alla Corte di Spagna contro così ingiusto procedere , ma il Vice-Rè non si mosse, e le risoluzioni di Madrid oltre ad essere soggette a un lun ghissimo esame venivano sempre imperfet te . Ciò raddoppiava la baldanza dei ribelli e del Comandante dimodoche avendo l'Im peratore mandato una inibitoria alli Anzia ni e popolo di Piombino di innovare, e or dinatogli di amministrare giustizia a nome Imperiale finchè non fosse conosciuta la loro causa, rigetto Don Felis l'inibitoria e sta bilì Ministri e Tribunali asuo piacimento. Stupiva ciascuno di tanta indolenza della Corte di Spagna e ilGran-Duca credè espe diente mandare a Madrid Alfonso Appiano con un Giureconsulto per domandare ilpos-¹ sesso della eredità paterna per i pupilli , co me sele loro ragioni fossero incerte. Final mente dopo due mesi giunsero a Piombino sulle galere di Napoli ottocento Spagnuoli , Bb eal )(194) caltro rinforzo vi fu mandato dai presidi di Portercole e di Orbetello, quasi che ve nissero a difender quel Feudo dall' invasione del Gran-Duca. Si sfilarono le truppe alle frontiere , si fecero delle ostilità nel Gran Ducato , si scacciarono da Rio gli uomini del Gran-Duca, e si prese possesso della ca va del ferro, degli istrumenti, e dei danari che vi teneva l'escavazione della Vena. Tut te queste ostilità tendevanoa irritarlo eim pegnarlo a qualche atto che lo costituissein manifesta rottura col Re Filippo, ma egli bencontento di proteggere la causa diquei popoli, e di veder deputato un Commissa rio a formare il processo contro i ribelli, tollerò conprudenza le insolenze delli Spa gnuoli, e si appagò solo di portare alRe Filippo le sue più risentire querele. , (1) §. 3. ,, Il dì 6. diGennajo fu ordinata la cattura dei rei. Tosto fu presoGio. Volpi, il Vecchioni , Capino, il Ferracchio, il Ca pitano Francesco, il Belloni, il Mazzaferra ta, e condotti in Rocchetra fabbricata so pra uno scoglio di Mare. Poscia it Ventu ri , Messer Agostino , Ser Niccolò Cala fati , Gio. Buzzaglia, lo Schacrori, e con dotti a Portercole per declinare il tumalto. Alli (1)Galluzzi Istor.delGrand.diToscanaa detto anno. ) (195) ( Alli 12. Febbrajo 1590.sivede che inPiom bino non era anche inuso lacorrezioneGre goriana, fattadaGregorioXIII. Buoncompa gni 8. anni prima; cioè nel 1582., perchè il Brammala , ed altri che scrivono diquel la Tragedia includono i mesi di Settembre, e di Febbrajo nel 1590.. Fu esaminato an cora unFratediS. Francesco,che successiva mente insiemeconglialtri fu condotto aNa poli , ed ivi ritenutobenguardato.Arrivòin tanto un'AuditoreRegioad esaminare,etro vòche il popolo poco o nullavi avevaavuto che fare,maera statoacclamato l'Alfiere per paura , allegando, cheogni volta sifacevacon siglio armavala fanteria Spagnuola, e per for za gli obbligava a dare il voto come vole va, tenendo 12. moschettoni voltati verso la porta del Palazzo. Alli 6. di Febbrajo del 1591. ( era l'istess' anno ) fa catturato Jacopo Calafati con circondare le mura di Scarlino, dove ritirato si era con 5. Scar linesi . Girolamo Todi fuggì. Il Calafati con altri fu condotto pure a Portercole, qualia forzadi tormenticonfessarono,e indi ziarono l'istesso Alfiere Birena dell' assassi nio con molti altri. ,, (1) §. 4 ,,Alli6Aprile 1591 D.Diego Fer Bb2. Гага (1) Istor. Ms. di Piomb. ) ( 196 ) ( rara da Genova portossi a Piombino man dato dalla Duchessa Isabella , moglie dell' ucciso Alessandro,(dove si era ritirata con i suoi figli) e dall' Ambasciatore suo Padre con procura, e lettera del Conte della Mi randola Vicerè di Napoli, che D. Carlo Lof fredo gli consegnasse lo Stato, come seguì con messa, e solenne Te- Deum nella Par rocchia di S. Antimo, dove era stato tumu lato Alessandro, a nome del suo figlio Co simo , che per seguire isuoi antenati lo chiamorno Jacopo VII.. Alli 13. d' Aprile dello stesso anno D. Alfonzo Aragona Ap piano zio , e Tutore del nuovo Principe , venne da Napoli , è trovò che il possesso era stato reso al nipote, levato già all'Al fiere. Ildì 23. da Portercole furono ricon dotti a Piombino i 4. assassini : cioè il Fe rarchio, Capino , il Volpi, e il Mazzaferra ta. Il dì dopo , cavati dalla Rocchetta , e condotti i primi due sopraun carretto tira to da bovi alle Forche, piantate davanti la casa Vecchioni , tanagliati di tanto in tan to, e recisali la testa, furono impiccati . Tor narono per gl'altri due, uno strascinato so pra al carretto , I'altro sopra una tavola, li successe come agl'altri due compagni. Re storno appesi fino alle 23., allora gli stac call( ) ) ( 197 ) ( corno , e portati fuori di porta , ne fecero 4. pezzi dell'uno, eli mandarono per tutto lo Stato a terrore delle genti. Domenico Vec chioni se ne liberò con esser morto in pri gione doppo 7. giorni: gl'altri carcerati eb bero tutti diversa morte , ma segreta , per evitare qualchè inconveniente di più . Uno, che non si dice qual si sia, serrato in una botte punteggiata esteriormente di spessi chiodi , le punte de i quali passando mezza oncia dentro, e rotolandola per le strade, su bìun' inaudito martirio.,, C §. 5. ,, Successo Giacomo VII. nella Si gnoria, da Ridolfo Imperatore , il suo Stato fu eretto in Principato, come si vede dal Diploma dato inPraga nel 1594. Visse sola mente 9. anni essendo morto dell' etàdi 22. anni senza successione. Estinta quella linea d'Appiano ; nacquerovariecontroversie , co me succeder suole in similicası, per la mol plicità de i Pretendenti , tra i quali Giam Batista, e Carlo Appiani agnati , e discen denti da Giacomo III.. I Piombinesi , non ostando gli Spagnuoli , crearono principe Carlo Appiano figlio dello Sforza , discen dente da Giacomo III.; quale dopo di aver preso il possesso gli fu levato per ordine del Re di Spagna, tenendolo a nome di S. M. imi ) (198 ) ( i ministri , fino a tantoche l'Imperatore, a cuiera rimessa la causa, vi provvedesse .و و §. 6,, Filippo II. nel 1606fabbricato ave va nell' Isola dell Elba quella Fortezza de nominata nel suo principio il Forte Pimon tal, ed ora Porto-Lungone, che in virtù dei trattati recenti, ed ultimi fu dalla Spagna ceduto all' Infante Don Carlo Re delle due Sicilie , col diritto del presidio in Piombi no; come rilevasi dagli atti di tal cessione Nonostante la Sovranitàdello Stato di Piom bino si vede riservata nella Spagna dagli atti seguiti posteriormente a detta cessione, epraticati nelle investiture concesse da Fi lippo V. e Ferdinando VI. suo figlio , e in specieda Filippo medesimo nel30.Dicembre 1735., in cui dichiarò, che nonostante la dismembrazionedegliStati d'Italia pertinen ti alla Corona sua , era rimasto a questa perpetuamente unito lo Stato di Piombino, in virtù dei Diplomi Imperiali , destinando per tutte lecausealmedesimo spettantiil suo consiglio di Castiglia.„ §. 7,, L'Imperatore intanto avvocatoase il possessodello Stato di Piombino, edichia ròd'investire Bellisario, Orazio,edAnnibale ff.Appiani figlidel suddettoCarlo, ramo esi stente ancora aPiacenza,conobbligodipren dere ) (199) ( dere lasubinvestitura dalRe Cattolico,ecol pesodi pagare atitolo di laudemio 800. m. fiorini alla Camera Imperiale,permettendoli d' obbligar le rendite dello Stato per cava re ildanaro,edilasciare alor profittol'en trate dello Stato medesimo già maturate, depositate pendente ilgiudizio nel consiglio aulico . Intanto nel 1611. d'ordine di S. M. Cattolica fu messa inpossesso dello Stato D. Isabella Contessa di Binasco mogliedi D. Giorgio di Mendozza . Nel 1619. passa a miglior vita D. Giorgio Mandozza mari to di Isabella , che si rimaritò con Pavolo Giordano Orsino دو . وو §. 8 Nel 1624 D. Mattias Beltras de Manurga , prese possesso del Feudo di Piom bino innome di S. M.Cattolica , fino a tan to che gl'Appiani, cioèBellisario,D. Annibale, eD. Orazionon avesserosborsatoalla Came ra Austriaca 800000. fiorini d'Oro; qualinon essendosi mai sborsati, per esserli stati im pediti i passi , ne fu subinfeudato nel 1635 il Sig. D. Niccolò Ludovisi nipote di Gre gorio XV. che sborsò per l'entratura un milione di fiorini ,edopo gli successe D. Gio. Batista Ludovisi suo unico figlio, l'anno 1675. Successe Giovan Batista, Niccolò Ma ria, l'anno 1679, che mori in età pupilla re . 1 1 ) (200 ) ( re. L'anno 1700 ne ottenne l'investitura D. Olimpia primogenita di D. Niccolò. Suc cesse a questa,D. Ippolita sua Sorella , l'an no 1701. L'anno 1734 ne fu investita Maria Eleonora figlia di D. Ippolita maritata inca sa Buoncompagni. Gli successe il suo figlio D. Gaetano Buoncompagni, che ne fu in vestito l'anno 1745 , e l'anno 1746. A que sta successe il suo figlio D. Antonio Buon compagni presentemente regnante, che ne ottenne l'investitura l'anno 1778. C (1) Istor. MS. di Piombino : وو ) 1 ( FINE DEL SECONDO ED ULTIMO TOMO. 1 Österreichische Nationalbibliothek +Z178589602 Fr.Hollnsteiner, Buchbinder im rothenHaus لو INWIEN.
記載日
2025年8月19日