Caterina Sforza, Vol. III

著者
Pier Desiderio Pasolini
初版
1893年
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CATERINA SFORZA PIER DESIDERIO PASOLINI CATERINA SFORZA " Sum prima per sentire lo liotte che Lavere paura. „ (A Lokknio De' Medici, 2S ottobre U9S) Volume III DOCUMENTI ROMA ERMANNO LOESCHER E C.° 1893 , fi , .s ...~<-'-> è Proprietà letteraria e artistica IMOLA, TlfOUKAFIA GALLATI AVVERTENZA. Il presente volume contiene un regesto di tutti i documenti che (oltre le cronache contemporanee^ e le storie posteriori ed un gran numero di manoscritti anonimi e di origine ignota) mi hanno servito per compilare la biografia di Caterina Sforza. Li ho raccolti principalmente dagli archivi di Milano, di Firenze, di Ravenna, di Cotignola, d' Imola, di Forlì, di Bologna, di Mantova, di Venezia, di Modena, di Siena; dall'archivio dei Eiario-Sforza di Napoli, e dall' archivio segreto Vaticano a Roma. Nulla fu trovato nell'archivio dei Feo di Savona. Ho cercato e fatto cercare anche all'estero : nulla è a Vienna, nulla ad Innsbruck ove dimorò sua sorella imperatrice. Ma notizie pre ziose e lettere di Caterina trovai a Parigi nella Biblioteca Nazionale, e a Londra, nel Museo Britannico, lettere di Giacomo Attendolo Sforza e di Girolamo Riario. Volevo dapprima avvalorare il racconto con la pubblicazione di tutti i documenti inediti, scavati con tanta fatica, ma presto la loro mole diventò tanto grande e la importanza della più gran parte di essi mi parve cosi poca, sia per le moltissime ripetizioni di argo menti consimili, sia per le tediose lungaggini cancelleresche con le quali nel secolo XV si avvolgeva qualunque minima pratica, che la sciata come inopportuna l'idea di una pubblicazione completa, mi decisi di pubblicare soltanto i documenti più importanti o più ca ratteristici, facendo però un regesto di tutti gli altri. Ho creduto bene di citare nel testo col numero progressivo anche quei documenti meno importanti di cui non ho pubblicato che l'argodec loi«02 169293 V VI AVVEETENZA. mento, perchè nel regesto il lettore troverà l'indicazione dell'archivio, e cosi saprà dove cercarli. Per tal modo rimarrà per sempre una trac cia di tutto quello che io ho trovato, e, seguendo questa, chiunque po trà fare il riscontro del mio racconto. E se mai nel tempo avvenire sorgerà un nuovo biografo di Caterina, questi troverà qui, io credo, tutti i materiali possibili, tutte le orme che questa donna ha lasciato nel mondo, e potrà usarne meglio di me, potrà farne un ritratto più conforme a quel modo (che oggi non possiamo indovinare) nel quale i posteri vorranno rappresentata la storia. Avevo pensato di pubblicare tutte le lettere (sono più di cinque cento) che ho trovato di Caterina, intitolando questa raccolta : Epi stolario di Caterina Sforza. Ma presto vi ho rinunciato, perchè gli antichi, e sopratutto le donne appartenenti a famiglie principesche, scrivevano ben poco; gli affetti dell'animo erano espressi di rado, e rimanevano schiacciati entro solenni e pedantesche formolo di cancel leria. Di più, Caterina per dodici anni (1488-1500) fu a capo di uno Stato, quindi la maggior parte delle sue lettere sono pensiero e for ma de'suoi cancellieri, i quali il più delle volte di propria mano vi apponevano anche il nome di lei. Essa non vi aggiungeva allora che la corniola, o sigillo. Gl'intimi sentimenti dell'animo di Caterina, possono tutt'al più risultare da quelle firmate manti propria, dove lo stile ardito e vi vace ci avverte che furono proprio fattura sua. Tutte queste io le ho riportate; ho riportate anche molte delle cancelleresche quando riguardano fatti importanti. Trattandosi di un personaggio storico, è talora assai più utile il vedere le lettere che ha ricevute, e più ancora quelle che i terzi si scrivevano, narrando e giudicando i fatti suoi. Per questo le mie ricerche non si fermarono alle lettere di Ca terina, ma si estesero ad ogni maniera di documenti che potessero gettare luce sopra di lei. E questi pure riporto, integralmente o solo in parte secondo la loro importanza, e li ricordo tutti nel regesto. Ad illustrazione del testo, riproduco in zincotipia alcune lettere cancelleresche, tutte le firme autografe di Caterina che potei tro vare, e le poche lettere che si credono scritte interamente da lei. Il doc. 1424, riprodotto nel testo, è indicato a p. 584 di questo volume come unica lettera autografa di Caterina Sforza. Ma più AVVERTENZA. VII tardi ne ho trovate altre ugualmente probabili, come la lettera ai Se nesi (21 agosto 1482, doc. 205) pure riprodotta nel testo, ecc. La let tera di obbligazione a frate Lauro, scritta nella prigione di Castel S. Angelo, che poi ho voluto aggiungere, sembra sicura. Avverto poi, che fatto ogni riflesso , mi parve più opportuno di collocare tutti questi documenti provenienti dagli archivi delle va rie regioni d'Italia , secondo la data che portano. Ricorderò qui tuttavia che prima della riforma gregoriana del calendario (Bolla 14 febbraio 1582) l'anno cominciava da un giorno diverso nelle va rie parti d' Italia. E noto il sistema col quale venivano datati i brevi, le bolle, le lettere dei papi e della curia romana. — A Firenze l'anno incominciava ab incarnatione (25 marzo), a Venezia il 1° marzo, a Milano il 25 decembre per gli atti notarili; per gli atti cancellereschi si usava lo stile moderno. — In pratica queste differenze, già per sè as sai complicate, non erano mantenute sempre, e ne consegue una con fusione spesso inestricabile. La grande difficoltà deriva spesso dalle carte che venivano di fuori, poiché gli ambasciatori ed i viaggiatori fiorentini, veneziani, milanesi, ecc. inviati all'estero, talvolta mante nevano lo stile cronologico patrio, e talvolta adottavano quello del paese nel quale si trovavano. — « Nel medio evo (dice il Gloria ') non « fu osservato sempre nè quello nè questo dei principii dell'anno su < notati, e ciò nè presso una stessa nazione, nè presso una stessa « provincia. I documenti c' insegnano perfino, che parecchi de' sistemi « stessi furono usati in un medesimo luogo e tempo. Farebbe quindi « mestieri, per non cadere in anacronismi, di conoscere precisamente c quale sistema o quali dei sistemi enunciati furono in uso presso «ogni luogo ed in ogni tempo, ma a ciò bisognerebbe consultare « tutti i documenti e tutte le cronache di ogni singolo paese. Non « essendosi eseguito ancora cosi ingente lavoro , torna impossibile « per adesso siffatta cognizione. > I documenti che provengono dall'archivio di Stato in Milano fu rono trovati, per la massima parte, nelle Potenze Sovrane (Sforza, lett. C alla D) e nel Carteggio Generale.1 1 Compendio delle lesioni teorico pratiche di Paleografia e Diplomatica del dott. An drea Gloria, Padova, 1870, p. 206. V. anche Carraresi, Cronologia. 2 Nel documenti non fa annoverata una lettera di Caterina al duca di Milano In data 5 gennaio 1197, che riguarda le sue contese col signori di Bimlni. — Il doc. 1109 multa del 1494 e non del 1499. - Ilettiflca Voi. II, pag. 176. Vili AVVERTENZA. Quelli dell'archivio di Stato in Firenze vengono quasi tutti dal Mediceo, avanti il principato. Molti documenti ebbi dall'archivio di Modena e da quello di Man tova, e qui debbo avvertire che quelli provenienti da quest'ultimo, che con nome generico ho designato come « archivio di Stato » si trovano precisamente nell'archivio Gonzaga. I documenti di Ravenna provengono dall'archivio privato della mia famiglia. I documenti d'Imola vengono dall'archivio comunale, dall'archi vio Monsignani-Sassatelli, e dall'archivio capitolare. Quelli di Forlì, dall'archivio comunale dove è il libro detto Ma donna, che racchiude gli atti ufficiali durante il governo di Cate rina Sforza. All'archivio comunale venne unito quello di S. Mercuriale, nel palazzo Paolucci, oggi del Municipio. I libri di questo secondo ar chivio, contemporanei al governo di Caterina, sono contraddistinti coi nomi di: Pesce, dal 1491 al 1504 Pietro, dal 1491 al 1492 Topo, dal 1498 al 1499 Cantone, dal 1493 al 1507 Tempio, dal 1498 al 1501 Vi sono pure i libri: Acta, Sacco e Vite. II lettore vedrà che questa storia è principalmente condotta con le guide di due cronache forlivesi contemporanee, quella di Leone Cobelli, pubblicata dalla Deputazione di Storia patria per le Romagne, e quella di Andrea Bernardi, detto Novacula, tuttora inedita, di cui il primo volume è nella biblioteca comunale di Forli, il secondo nella Nazionale di Parigi. A Forli ne esiste una copia fatta eseguire dal conte Pietro Guarini, quando era a capo di quel municipio. Forli era ricca di cronache, ma parecchie andarono perdute. « A questo proposito ho sempre sentito dire » (scriveva a me nel 1889 il compianto conte Cesare Albicini) « che Sigismondo Mar- « chesi, autore del Supplemento alla stona di Forlì, si fece prestare « dai suoi amici le memorie e le cronache che possedevano, affine « di giovarsene per la compilazione dell' opera sua , e che il mate- « riale che aveva raccolto non fu più restituito. Cosi si perdette la AVVERTENZA. IX « cronaca di Paolo Guarini che con Girolamo Albicini soprainten- « deva alle fortificazioni di Forli al tempo di Caterina Sforza, cro- « naca che dicono fosse di grande importanza, di cui in casa Gua- « rini è rimasto il ricordo fino a che fu data al Marchesi , e dopo « non ne hanno più saputo nulla. Potrebbe darsi che della cronaca « del Corbizzi, sia avvenuto lo stesso. » A Roma cercai nell'archivio di Stato, in quello del Campidoglio ; nelle biblioteche Chigi, Barberini, Corsini; nella Vittorio Emanuele, nella Casanatense, nella Vallicelliana, nell'Angelica ed in parecchie altre. Più fruttuose mi riuscirono le indagini nella biblioteca Vaticana; lunghissime furono poi quelle da me fatte in quell'archivio. Dopo aver vi esaminato io stesso tutti i regesti di Sisto IV e d'Innocenzo VIll i (nei quali trovai solo pochi atti ufficiali riguardanti questa storia) e dopo avere ottenuto che il dott. Romolo Brigiuti sotto-archivista nell'archivio di Stato di Roma, li esaminasse di nuovo per mio conto, compresi anche tutti quelli di Alessandro VI, (esame che non fruttò nessun documento utile pel mio lavoro) io feci speciale domanda perchè venissero fatte le più minute ricerche anche nell'epistolario di Alessandro VI e in qualunque luogo potesse trovarsi memoria del processo fatto a Caterina per l'imputazione di aver tentato di avvelenare quel papa. Dopo alquanto tempo mi fu risposto che nulla era stato trovato.1 La sufficienza e la ricchezza delle ricerche non si misura sem pre sulla quantità dei documenti che si sono potuti scavare ed am mucchiare. Anche in questo lavoro per certe parti ne vennero fuori troppi; per altri periodi, impprtantissimi della vita di Caterina, le mie ricerche ebbero ben poca fortuna; sopra alcuni punti capitali mi avvidi che nulla era rimasto. Adunque il rischiarare il percorso di questa storia per mezzo di documenti con la misurata regolarità con la quale le vie di una città ogni tanti metri sono illuminate da un fanale, mi fu assolu1 I Regestl di Sisto IV vanno dal n.° 646 al 681, volami 136. Quelli di Innocenzo Vili dal n» 682 al 771, volnml 90. Quelli di Alessandro VI dal n.° 772 all' 884, volumi 113. Così, oltre il resto, nell'archivio Vaticano vennero da me esaminati e fatti esami nare 330 volumi, moltissimi dei quali sono sprovvisti di rubricella. Nel voi. II a p. 2GG si accenna solo al secondo esame. * V. voi. II, p. 26G, nota 2. AVVERTENZA. tamente impossibile, perchè sopra alcuni punti i documenti si ac cumulano fitti fitti, e col moltiplicarsi con lo accavallarsi, col con tradirsi, confondono, acciecano per modo che occorre una critica ben ponderata per stabilire come realmente andarono le cose, in altre parti, e talora per un lungo periodo, scarseggiano, si fanno sempre più rari, scompaiono affatto. E allora la narrazione si porta avanti col lume delle cronache contemporanee o di poco posteriori. Ma nessuna di queste comprende la vita intera di Caterina; di più, tutte hanno lacune, ed allora si procede sulla fede di storici dei secoli seguenti, e anche sopra ma noscritti antichi, sopra scartafacci anonimi che non si saprebbe come citare, ma che pure furono compilati sopra fonti credibili o sulla tradizione costante. Siccome poi i documenti, per quanto frequenti e ben distribuiti, non ci dànno mai una narrazione continuata, ma attestano solo ora l'uno ora l'altro fatto successivamente, può talora essere necessaria l'induzione per riunire i punti staccati e descrivere, per cosi dire, la linea degli avvenimenti. Ma, per quanto è possibile, l'induzione va limitata a congiungere avvenimenti tra loro molto vicini, si che ri mangano sempre in vista i due fatti accertati dai documenti. La ricerca di questi documenti fu lunga, paziente ed anche molto fortunata, ma in essa io non ho altro merito che la perseveranza nella buona intenzione , la quale, come tante altre, sarebbe rimasta vana, se, più o meno, in ogni luogo io non avessi trovato chi si investi della mia idea e la aiutò con speciale perizia e cortesia. Documenti preziosi mi scavò l'ingegnere Emilio Motta biblio tecario alla Trivulziana di Milano. In quell'archivio di Stato mi aiutarono molti, incominciando da Cesare Cantù, e dal cav. Cesare Biancardi; ma dal cav. Pietro Ghinzoni io ebbi tali e tanti docu menti e notizie cosi importanti, che a lui debbo riconoscenza come a vero collaboratore. — Il cav. Damiano Muoni mi favori indicazioni e notizie a viva voce sulle sue pubblicazioni. A Firenze ebbi incoraggiamenti dal compianto Cesare Guasti, dal professore Antonio Virgili, dal comm. Guido Biagi, ed amichevole aiuto dal cav. Alessandro Gherardi. Il comm. Carlo Malagola di Ravenna mi comunicò quanto si tro vava su Caterina Sforza nell'archivio di Stato di Bologna da lui di AVVERTENZA. retto: il dottor Corrado Ricci, anch' egli mio concittadino, mi diè modo di aggiungere alcune tavole, e mi comunicò notizie esistenti in manoscritti della biblioteca dell'ateneo bolognese. Al compianto cav. Cesare Foucard debbo di avermi procurato i documenti importantissimi dell'archivio Estense di Modena e di quello Gonzaga di Mantova, dove, come pure a Siena, i direttori eseguirono per me le più diligenti ricerche. Alla gentilezza del conte Filippo Guarini di Forli sono debitore di informazioni e di aiuti di ogni maniera, e cosi pure alla benevola cortesia del prof. Giuseppe Mazzatinti, del prof. Brando Brandi (il quale al tempo delle mie prime ricerche stava appunto riordinando l'archivio storico di quel Comune) e del cav. Santarelli, ispettore degli scavi e monumenti, dal quale ebbi disegni importanti. Il cav. Innocenzo Fanti d'Imola, il sig. Morsiani di Bagnara, l'in gegnere Nazareno Trovanelli di Cesena, il dott. Olindo Guerrini, mi comunicarono alcuni altri disegni, e di consigli preziosi sono debi tore all'amico Ernesto Masi. Non debbo dimenticare la cortesia del principe Orsini di Roma che mi aperse il suo archivio ricchissimo , dell' abate Wenzel cu stode dell'archivio Vaticano, del signor Luigi Borsari addetto alla Divisione di Antichità e Belle Arti al Ministero della Istruzione, del signor Monetti segretario dell'Accademia Carrara a Bergamo ; di M.' Couderc addetto alla Biblioteca Nazionale di Parigi, del signor Muntz, così benemerito della storia dell'arte italiana, del signor Middleton professore all'università di Cambridge che mi facilitò le ricerche a Londra, raccomandandomi al signor Maunde Thompson principal Ubrarian al British Museum, dove ebbi il cortese aiuto di M," Garnett. Rimango grato al conte Arneth il quale per questo mio lavoro fece eseguire minute ricerche nell'archivio imperiale di Vienna, mentre il prof. Emanuele Loewy faceva fare lo stesso in quello di Innsbruck. Schiarimenti e cortesi aiuti ebbi da M.' Maulde de la Clavière che sta pubblicando VHistoire de Louis XII, e finalmente dal com mendatore Oreste Tommasini , intento tuttora a compire La vita e gli scritti di Niccolò Machiavelli. Nè so bene se un sentimento di giustizia e di riconoscenza, o piuttosto di amor proprio, mi conduca a ricordare che in queste ri cerche fui confortato da Alfredo Reumont, da Ferdinando Gregoro Xll AVVERTENZA. vius, da Michele Amari, tutti scomparsi ora : vivi tuttora, tra quelli che pure mi aiutarono sin da principio, sono Marco Tabarrini, Pa squale Villari, Giacomo Burckhardt. Tali nomi rallegrano la mia memoria, e mi è doveroso e caro il ripeterli qui. Questi sono coloro dai quali in più modi ebbi aiuto : dichiaro che io lo ebbi anche da altri, ma commemorare eos desino (come dice Cicerone nel suo libro della Repubblica) ne quis se, aut suorum aliquem pretermissum queratur. Debbo però ricordare con speciale gratitudine il cavaliere Raffaele dei duchi Riario-Sforza di Napoli, dal quale ebbi facoltà di studiare nell'archivio della sua Casa, e di far copiare un bel ritratto della sua gloriosa antenata. t DOCUMENTI. 1369-1463. 1. Gli Sforza ed i loro primi rivali. Compendio di gesti del magnanimo e gloriosissimo Signore Sforza incipiente] dal tempo de la sua natiuità fino a la morte sua com pilato in uulgare da Antonio Piacentino (Antonio Minuti') nel anne MCCCCLVIII in Milano sotto lo Ill.mo Signore Francesco Sforza Duca quarto. Bartkolomeus Gambagnola Cremonensis scripsit man dato Magnifici] domini Marchesini Stanghe ducaUs secretarii Die vigeshno septembris MCCCCLXXXX primo. [Parigi, Bibllothèquo Nattonale, Ital. Cod. 372.] Membran. con miniature bellissime a pag. 1 e 5. Il foglio 4 è occupato da una mi rabile miniatura rappresentante un guerriero a cavallo; sotto si legge: Sforila Aleu- d'Jun italicorum Dncum clarissimus. (V. GITJS. MazzatinTI, Inventario dei manoscritti ita liani nelle biblioteche di Francia, voi. I, 78*79; e Habsand, / manoscritti italiani nella regia biblioteca parigina, Parigi, Stamperia Beale 1835, voi. I, p. 249. — Nel catalogo fatto a BIols nel 1544, v. n.° 1457; * Autro livre en parchemin convert de vel. rouse Intihilc De gestis Sforce Atemlnli patrie Ducis Franrlscl en italica et ferrò d'argent de 4 cloux d'argent sur l'nn des contez. „ ....Et facto animoso et gagliardoto nel mestiero et comenciato a portare l'arme, retorno a casa ad reuisitare il padre et li parenti suoi nel Mccclxxxiiii0 nel uerno che se ua alle stantie, non perno con intentione de stare a casa. Stato a casa pochi giorni, il padre vedendo la dispositione del Sforza.... etc. ....da poi Sforza essendq nel anno Mcccclxxxviii ad linuernata a codognola per uedere et uisitare il padre et li parenti et amici comò susa fare trouo il padre et tutta la casata de Attendoli sotto larme per certa inirnicicia uenuta per una femina con un parentato dicto paxolini da granardo 1 longe da codognola uno miglio et de quello de fauenza : ad euidentia de la quale nemicicia e da sapere che hartholo germano del Sforza hauendo promesso o uero affidato de tollero per 1 Cloe: Granarolo. — Questo o gli altri documenti sono riportati fedelmente nella loro forma grammaticale, dialettale ed ortografica. Solo fu corretta alquanto la Inter- punziono per renderli meno oscuri. a 2 DOCUMENTO 1. mogliere una johanna figliola de da codognola speciosis sima giouene : essendo inamorato uno figliolo de uno martino di paxolini predicti: et udendola per mogliere in ogni modo inuito del padre et de la madre et de parenti dessa iohanna: Respondendo il dicto bartholo luy non se ne curaua, et cosi il padre del Sforza: et del dicto bartholo et li parenti : purche li parenti d'essa fusseno con tenti dicendo loro questo non per patira (sic). Ma udendo bene pacifi camente liniere con loro et con ciaschuno come era loro costume et (erano) usati fare: quello et lo figliolo tenendo pur quelli attendoli il facessero per dispetto essendo quelli paxolini più homini che gli atten doli ma gli attendoli erano meglio ueduti et amati da ogniuno. Uno giorno senza fare moto (motto) ueruno alli attendoli de nemicitia nè di guerra andarono li paxolini ad trovare li attendoli sprouuedutamente, et assaliti amazorono matheo et tenduzo fratelli di boso di attendoli nanti nominato, et cosi cominciosi guerra tra loro per la quale guerra ogni giorno se trouauano insieme : per modo et forma ne furono morti et feriti assay de l'una parte et de l'altra. Et anchora sforza fu ferito como qui poclio inanti se contene. Si che per questa guerra fu bisogno se facessero mutare il nome de parentato per l'acerrima persecutione faceuano gli attendoli in ogni terra et loco sapeuano gli attendoli fosse uno di dicti paxolini ; di quali paxolini uno il quale era stato principale et origine di quella guerra, cioe martino, da pos ando de facto senza salvoconducto ne licentia con la coreza al collo ad trouare il Sforza il quale era ad pisa per stantia: quale martino Sforza subito lo cognobbe et marauigliose assay do la sua uenuta in quella forma et senza saluoconducto, et più per duino de parenti suoy che dy lui proprio. Et dicto martino era stato principio et ori gine de quella inimicitia et de tutto quello male a torto: gionto Mar tino dal Sforza se gitto con quella correza al collo in ginochioni a piedi del Sforza dicendo : Sforza io son stato principio et fundamento della inimicitia et guerra uostra et d'ogni male è occorso; ueruno altro del nostro parentato non gli ha colpa se non io, quantunque se ne portino meco la pena et il danno, et andiamo tutti sparsi, ne trouiamo loco ne tegna. Io ui prego per amor de dio et della nostra dona vogliate hauere misericordia di noy. Io son quello che ho com messo perpetrato et facto ogni male: gli altri parenti miei non ci hanno colpa: occideteme o fatime occidere come uoliti, ch'io solo il merito: et li altri miei et del mio parentado non ci hanno colpa nè diffecto: pregoui gli habiati misericordia et che li perdonati: Et con infinito lachrime in ginochione con la correza al collo con gran humilità et pieta molto pregaua il Sforza de luy facesse como uolesse, et degli altri como insonti et non culpevoli perdonasse. Sforza mosso a pieta et che non haueua in se niente del crudele ne hebbe may infine alla morte sua, udito ch'il ebbe il fece leuare et menare in casa DOCUMENTO 1-2. 3 ad fare collatione, poy li disse che non haueua facto bene andare cosi senza saluoconducto, non per luy che esso non se ne curaua : ma per rispecto di lorenzo, boso, micheleto et gli altri suoi: feceli dare di nari da uiuere et fecielo acompagnare doue il uolse andare : poy gli fece fare una tregua che durò molti et molti anni: et che puoteno ritornare a granarolo a la terra: uolsegli in tutto fare la pace et perdonare: ma non li potè mai conuertire nè reducere lorenzo, boso, micheleto, ne ueruno degli altri per li soi fratelli erano stati morti corno e dicto in drieto. Si che stando sforza a codognola et trouato i suoi in tal nemicitia et guerra andando luy imo giorno fuori di co dognola a solazo corno quello che haueua uno animo senza timore : ne dubitando di quelli soi inimici, dicto martino et paxolini lassaltarono et ferironlo molto grauamente per forma che non essendo stato secorso l'harebbero anchora luy morto: scampo et guarite.' 2. La Vita di .Sforza per il Sig. Marco Adendoli da Cotignola. [Vaticaua, Urbinate n. 871. Cod. cartaceo.] Sforza nell'anno mille e trecento ottantotto, la invernata essendo andato à cotignola per uisitare il Padre et li Parenti et amici come è usanza, trovò il Padre et la Casata de li Attendoli sotto l'Arme per una certa inimicitia, la quale uenne per una femina con un Pa rentado de Pasolini da Garnarolo, che è lungi da Cotignola un mi glio, et per sapere il principio di tale inimicitia Bartholo fratello di Sforza hauendo promesso una gioitane di Cotignola chiamata Giouanna , un figliuolo di Martino de' Pasolini da Garnarolo disse che uoleua la detta giouane et ch'era sua; sentendo questo il Padre di Sforza rifiutò la giouane et disse al padre della detta giouane; da tela a chi ui pare, che non uoglio metter guerra fra noi, et niun'altro. Intendendo questo li Pasolini pensarono che per dispetto o man camento della giouane gli Attendoli l'auessero rifiutata. Martino de' Pasolini et il figliuolo, con molti altri Parenti suoi andarono ad as salire gli Attendoli li quali erano sproueduti et non se guardauano credendosi che col rifiutare la giouane hauer fatto piacere alli Pa solini, et non dispiacere, et ammazzarono Mattheo et Tenduzzo fra telli di Buoxo Attendolo et cosi la guerra et la inimicitia s'incominciò, 1 Di quelita vita esiste un codice a Milano nella biblioteca Trlvulzlo, pubblicato dal conte Oiullo Porro Lambertengbi nella Miscellanea di Storia Italiana, Tomo VII. Torino. Stamperia Reale, pag. 117-119. — Un altro Bi trova a Roma nella biblioteca Vaticana (Urbinate n. 509) De Sfortiae Attenduli origine et genere. Codex papgr. anliquua. Tra questi codici corre qualche lieve differenza. Abbiamo riprodotto alla lettera 11 codice parigino. Il quale artisticamente è certo il più Importante, e che 11 Marsand suppone posseduto dal duca Lodovico Sforza detto 11 Moro. 4 DOCUMENTO 2. per la qual gara molti huomini uennero morti dall'una parte et dal l'altra in poco tempo, et fu molto asprissima guerra. 1389. Sforza essendo andato à uisitare il Padre come di sopra è detto, et andando un giorno a sollazzo, non se ricordaua della inimicitia quasi più, perchè erano stati molti di che l'una parte et l'altra non s'era mossa per farsi nocumento, fu assalito da Martino de' Pasolini, i quali ferirono Sforza malamente, et se non fusse stato soccorso, l'haueriano morto. Gli Attendoli, per dispiaceri che haueuano li Pa solini fatto à Sforza li cresce il rancore uerso li Pasolini, et faceuanli maggior guerra che prima, però fu di bisogno che li Pasolini si fa cessero mutar nome del Parentado per aspra guerra che li faceuano gli Attendoli, et uennero a tanto che non haueuano da mangiare, perchè non poteuano andare fuora, si che ne bisognaua a molti par tire, et andare fuor del Paese, et ancora non se teneuano esser sicuri, che se mutauano i nomi loro e del Parentado. De li a un certo tempo essendo Sforza a Pisa, (forse neW ottobre del 1405) questo Martino de' Pasolini se deliberò di andare a trouare Sforza et mettersi nelle sue mani, che ben sapeva che Sforza era molto pietoso, et così senza sahiocondutto, se n'andò à Pisa et con la correggia al collo buttosse ingenocchione innanzi à Sforza dicendo io son quel misero scelerato che son stato causa et principio di quanto male è occorso tra il uostro Parentado et il mio , et niun' altro ne hà colpa, et pure portano la pena insieme con me, onde pregoui che per l'Amor di Dio ui siano riccomandati et se ui piace fatemi occidere ch'io lo merito. Sforza mosso a pietà, et che non haueua in sè niente di crudele, nè l'hebbe mai, udito che hebbe il detto Martino, il fece leuar suso et menar in casa à far colatione, et poi li disse: Martino, tu non hai fatto bene a uenire senza sahiocondutto,' et tu ti sei messo a gran pericolo, et questo diceua non perchè se ne curasse ma per rispetto di Micheletto et di Buoxo e Lorenzo et de li altri suoi. Sforza per pietà e mesericordia gli baueria perdonato, et fatto la pace, ma non puote conuertire Lorenzo ne Buoxo ne Micheletto; lo fece accompa gnare, et feceli una tregua a disdire, et Sforza scrisse al Padre et à suoi Parenti, come haueua assicurati li Pasolini, et fattoli una tre gua, et che per suo amore non li facessino più guerra et nocumento. Sforza essendo guarito et fatta l' inuernata con il Padre presto se delibero di tornare all'arte militare, et perchè uedeua la guerra fra gli Attendoli et Pasolini, incominciò à lusingare et à dire à Lorenzo figliuolo di Thomaso Attendoli da Cotignola : Lorenzo tu sei giouane, et hai buona apparenza, io temo grandemente che in questa nostra inimicitia tu non sia morto; se tù tarai per mio consiglio uenirai con meco al soldo, et leuarati da queste suspicioni. Sforza seppe tanto ben predicare, et lusingare, che Lorenzo fu contento di andare con 5 Sforza. Il Padre di Lorenzo gli comprò tre caualli, et Sforza et Lo renzo se partirono et s' acconciorono con lo Marchese Alberto da Este, Marchese di Ferrara con lance quindeci, et stettero con il detto Marchese circa mesi 18. 3. Memorie domestiche suUe lotte avvenute in Cotignola fra gli Atten dalo Sforza e i Pasolini. [Ravenna, Arch. Pasolini, Prot. I.] Molto magnifico signor Parente. Grande obbligo s'à davere a quel gentilomo che voi scrivere le istorie de la provincia in generale, noi poi in particulare, poi che cosi prontamente faria memoria de la nostra famiglia quando hauesse cosa degna di storia : o, trouato qua Simonetta il quale parla di Sforza assai ma de Pasolini non mai, però non lo mando. Haueuo un libro latino il quale si domanda la Sforciade, e non mi ricordo a chi io l'abia prestato, penseroui e tornandomi a mento procurarò hauerlo e lo mandarò, fatto da un Atendolo o de gli Atendoli ch'era prima il cognome de li Sforzi; che se dice cosa a fauore de Pasolini se li po credere, ma per dirui credo che non sia a proposito dire il principio nostro in la cosa de li Sforzi, per che intesi già o ch'io lo letto in sun strazzafoglio, che un Martino Pasolino si uantò di hauere dormito la notte innanzi che andasse a marito (con) una donna sposata a uno de' Sforzi, chiamati a quel tempo Atendoli, li quali per suo onore derno molte ferite a detto Martino: il quale guarito che fu, ammazzò tutti gli Atendoli eccetto quello che fu poi cosi gran capitano : li Pasolini poi li mandorno de nostri li più uechij a Fiorenza doue si trouaua con l'esercito, con le coregie al collo a domandarli perdono il quale ottenne; ma nel partirsi li disse che si guardassero da due soi nipoti ch'era un Micheletto e l'altro non mi si ricorda il nome. Referta la cosa da li nostri, consultorno che si douea fare; quelli che si trouoro hauere meglio il modo e quelli che più haueuano offesi gli Atendoli, si partirno, e chi andò a Ravenna, chi a Bologna, chi a Faenza, chi a Pisa e chi a Cesena. Gli altri si mutorno quasi tutti co gnomi, e di Pasolini si chiamarono Santoni, Drai, come meglio si potrà sapere da qualche uechio di quel paese : messer Frosino non mi ha ri sposto sino ad ora cosa alcuna circa a quello ch'io li scrissi in nostra causa; credo sia stato per rispetto alla causa del Viano successa in questo tempo : raccomandatemi a tutti li uostri e a voi che il Sig. Idio, ui dia ogni vostro contento. Di Cesena il di 15 di Ottobre 1575. Di V. S. M.« Parente Jasone Pasolino. Al molto magnifico messer Nicolò Pasolino, Parente honorando. Rauenna. 0 4. Estratto di un Processo fatto a Cotiynola negli anni 1581-1588 per provare che gli Attendali di Capua discendevano da quelli di Cotignola. 1 [Cotignola, Arch. notarile, Basta 14.»] Die 24 mensis Septembris 1581. JOANNES QUONDAM FkANCISCI DE MbSSIROLIS DE DreJS DE PaSOLINIS de Granarolo testis inductus.... etc... dixit ut infra: Che la verità fu et è che esso testimonio più e più volte et in di versi tempi a buon proposito ha sentito dire a suo padre e ad altri vecchj del territorio di Granarolo, che tra la parentella degli Attendoli da Cotignola e quella delli Pasolini da Granarolo detti da Mozzapè, anticamente furono inimicitie capitali, et d'una parentella et dell'altra vennero morti et feriti assai signori, et in ispezie un Mar tino Pasolini, et un fratello del signor Giorgio Attendoli da Cotignola Capitano dei Venetiani, il quale era stretto parente del Duca di Mi lano, et che il detto fratello del signor Giorgio Attendoli fu morto dalli Pasolini presso Granarolo in una terra che si chiamano le Lame di ser Marco Pasolini, che veneva da Faenza; et cosi più e più volte intese questo fatto da suo padre et da altri vecchi del detto terri torio di Granarolo, et che nel tempo che mietevano li frumenti detti de' Pasolini, per causa di dette inimicitie portavano li piastrini in dosso, et le picche legate alle gambe per potersi difendere dalle sor prese delli Attendoli, per causa di dette inimicitie erano tra loro.... Che delle cose per esso testimonio deposte, sa esserne stato ed es serne pubblica voce e fama presso li vecchi del territorio suddetto di Granarolo, et ha sentito dire a suo padre et a Marco de' Drei, et a Balante do' Drei, tutti de' Pasolini, i quali erano d'età quando mor sero di ottanta et novanta anni per cadauno. Il testimonio ha 70 anni et ultra, possiede per un valore di 600 lire. Si è confessato e comunicato in quell'anno nella chiesa di Gra narolo coli' usata forma. Die 24 Septembris 1587. Antonius quondam Joannis Baptistae adpellatus il Negro de Drisis de Pasolini».... testis inductus.... dixit ut infra: Che la verità fu et è che esso testimonio più e più volte ha sen tito dire a suo padre mentre vivea et a duoi suoi barba che si chia1 falle deposizioni del testimoni risalta ebe spirata la tregua, malgrado il per dono accordato dal gran capitano, tra 1 Pasolini e gli Attendolo-Sforza rimasti a Co- tignola si riaccesela guerTa, e continuò più cent'anni, sino al finire del secolo XV cioè per tutto il tempo del governo di Caterina Sforna. 7 mavano uno Francesco e l'altro Gerino, che tra la parentella delli Attendoli da Cotignola et quella delli Pasolini ovvero de'Drei da Mozzapé territorio di Granarolo, anticamente furono ininiicitie ca pitali, et che per causa di tali inimicitie da una parte et l'altra ve nero morti degli huomini, et in ispezie un Martino Pasolini et un fratello del signor Giorgio Attendoli da Cotignola Capitano de'Venetiani, il nome di questo esso testimonio disse non saperlo, nem meno haverlo inteso dire, ma sibbene che era fratello dell'anzidetto signor Giorgio; tutti gli dicevano era parente del Duca di Milano, et che per causa delle inimicitie detti de' Pasolini mentre andavano a mieter li loro frumenti nel tempo delli raccolti, portavano li loro piastrini indosso et le loro picche cinte alle gambe et ligate avendo tema delli detti Attendoli da Cotignola, et che delle cose per esso testimonio deposte, ne è pubblica voce et fama nel territorio et Ca stello di Granarolo, appo li vecchi di detto luogo, et che esso testi monio più et più volte a buon proposito ha udito dire al sudetto suo padre et agli altri sunnominati, che erano d'età d'anni 70 et più quando morsero. Post ista a se subjunxit: Che il fratello del predetto signor Giorgio Attendoli quando fu morto veneva da Faenza a ca vallo, et fu ritrovato nelle terre di Marco dei Drei dette le Lame, morto, et che la detta questione poi durò da molti anni tra li sudetti duoi parentadi degli Attendoli et Pasolini. 11 testimone ha 64 anni; possiede in circa per 4000 scudi; si è con fessato e comunicato in quell'anno nella chiesa di Granarolo. Corani nobis etc. 1." Per giurar et far fede intende come la verità fu ed è che tra la parentela degli Attendoli da Cotignola et quella delli Pasolini da Granarolo, altrimenti detti da Mozzapè, anticamente furono inimi citie capitali. 2." Che dell' una e dell'altra parentela vennero morti huomini et feriti. 3. " Che tra gli altri venne morto un fratello del signor Giorgio Attendoli da Cotignola. 4." Che il detto signor Giorgio et frate Tomaso Attendoli erano fratelli, et in vita loro per tali si havevano et chiamavano et ripu tavano si tra loro stessi, come dagli altri che li conoscevano et di loro havevano pratica. 5.° Che il detto frate Tomaso era frate Terzarolo di san France sco, et morse in Cotignola nel suo letto d'infermità, et non di ferite o per altro accidente. 6." Che mai non si è saputo che detto signor Giorgio havesse al tri fratelli che il predetto frate Tomaso, et l'altro che fu morto dalli Pasolini. s DOCUMENTO 4. 7. ° Che detto fratello tu morto come di sopra dopo la morte del padre loro. 8.° Che della parentela degli Attendoli da Cotignola molti et molti si sono dispersi per diverse parti d'Italia, altri ritenendo il nome di Attendoli, altri pigliandolo di Sforzeschi, ma però tutti sono stati et sono uno istesso e tutti derivano dalli Attendoli di Cotignola. 9." Che di presente nella terra di Cotignola non si trovano altri degli Attendoli nè di Sforzeschi, che il molto Reverendo Monsignore D. Costanzo e Monsignor Giacomo fratelli et figli d'il già illustre signor Cavalier Sforza Attendoli, et i figli d'esso Messer Giacomo, che ritengono il cognome d' Attendoli , et l' insegna loro è il leone col codogno, arma et insegna antica della casa degli Attendoli. 10." Che delle predette cose nè pubblica voce e fama presso i vecchi. Die 6 mensis Octobris 1587. M. Ugo quondam Blasii deZarabinistestisinductus dixit utinfra: Che esso testimonio ha più et più volte sentito dire a Messer Matteo Zarabini mentre vivea et ad altri vecchi da Cotignola, che sempre fu tra la parentela delli Attendoli da Cotignola et Pasolini da Granarolo detti da Mozzapè, inimicitia capitale, et che per tal causa tra dette parentelle vennero morti et feriti pur assai, e che fra gli' altri venne morto un fratello del signor Giorgio Attendoli da quelli da Granarolo, come li venea detto a detto testimonio da M." Gnese Attendoli moglie già del detto signor Giorgio Attendoli et che per causa di dette inimicitie detti de' Pasolini andarono a stare a Granarolo. Il testimone ha 69 anni e possiede pel valore di 500 lire. Si è con fessato e comunicato in quell'anno. In Christi nomine Amen. Anno 1588 indictione prima tempore Sixti quinti indictione tertia mensis junii. Instar est copia dictorum quorumdam testium examinatorum ad instantiam Domini Sfortiae Blancoli proenratoris Multi Illustrissimi.... Baptistae de Attendolis de Cotignola Capuae commorantis per me notarium.... de commis sione Multi Illustrissimi Comissarii Cotignolae super casum per di etuni Dominum Sfortiam Blancolum d. n. ad eternam rei memoriam ultimo loco productis, tenor quorum est talis ut infra: Dio tertia Junii 1588. Domina Elisabet flit quondam mag. Alexandri de Bedeschis, et uxor Jacobi de Ramensis seu Benolis de Cotignola testis inducta per dominum Sfortiam Blancolum peoccbatorem SUBSTItutum a domino vlncentio mllano principali procuratore m. illustrìssimi Baptistae de Attendolis de Cotignola Capuae COMMORANTIS ET EXAMINATA SUPER CAPITULIS ULTIMO LOCO AD AETERNAM REI MEMORIAM PRODUCTIS SUO JURAMENTO DIXIT SE TAN TUM SCIRE QUANTUM INFRA EST: Io mi ricordo di haver udito da mio padre Messer Alessandro Bedeschi, che mentre egli era giovanetto, fu morto dalli Pasolini da Granarolo un fratello del signor Giorgio Attendoli da Cotignola, et che la moglie di questo ucciso, che era Milanese, dopo la morte di suo marito, si parti da Cotignola con un suo figliuolo maschio, et se n'andò in Regno, nè mai pii'i se n'era saputo cosa alcuna nè di lei, nè del figliuolo, se non che un pittore delli Marchesi da Coti gnola fu in Regno, et trovò questi discendenti di quel figliuolo che s'era partito da Cotignola con la madre, di che ognuno se n'era ral legrato : et che suo padre quando morse era d'età d'anni 85 in circa, et possono essere da venti et più anni che morse, et tanto affermar disse per la verità. In causa scientiae et per ea de quibus supra et quid audivit.... et fuit intellexit et recordatur ut supra. Dicta die 3 Junii 1588. Mao. Joannes Baptista de Benolis de Cotignola alius testis inductus et exam1natus sub dictis capitulis ad aeternam rei memoriam suo juramento dixit ut infra: Che ha sentito dire a' tempi passati dalli vecchi suoi, et altri della Terra di Cotignola, che anticamente una donna delli Attendoli si parti di Cotignola con un putto maschio, et terminò in Regno, et che dopo poi ha sentito parimenti dire, che sono degli Attendoli da Cotignola nel Regno, ma per non averne avuto più che fare, che tanto, non ha posto cura di sapere, et intendere chi fusse quella donna, et chi sieno questi Attendoli, ma tiene per fermo che non essendosi sco perti al tempo suo et per innanzi altri degli Attendoli in Regno, che il Molto Illustre signor Giovanni Battista, et fratelli degli At tendoli che hora si trovano in Capua, et li suoi antecessori, che que sti signori primadetti siano li discendenti di quel putto condotto in Regno da quella donna, et tanto asserisce per la verità. In causa scientiae et per ea quae supra et quia audivit a suo patre dum vivebat, qui erat aetatis annorum 61 in circa et sunt 20 anni in circa quod obiit. De loco et tempore ut supra. Sub caeteris recte. Ego Jacobus Berrardus quondam Bernardini de Berrardis de Cotignola in quorum fidem sic me subscripsi etc. etc. Firmata da Berardo di Bernardino de'Berardi. LO 5. 1403. Sforza Attendolo da Cotignola al marchese Giorgio Carretta di Savona reggente la repubblica di Siena pel duca di Milano. — Chiede di poter mandare a Siena certi suoi cavalli per la corsa nel giorno di Nostrn Donna, 15 agosto 1403. [Londra, Brltish Museum, Ita), f. 58, 21515.] Singultissimo mio magiore. Chome sapete per la festa dela nostra dopna si corre costa adsicna (a Siena) el palio per laquale cosa quando paresse alla uostra singnoria inuarej (io vorrei) potere mandare uno mio corsiere adcorrere et pero priegho per la Singnoria vostra che vi piaccia mandarmi uno salvocondotto per otto giorni el quale vi piaccia fare dire in quello di Iacopo da Pisa mio compagno con tre chavalegerj. Dato pogibonsci (Poggibonsi) adi x d'agosto M°cccciij. Sforza de Chutioliola. A tergo: Magnifico et potenti viro Giorgio de charretta Marchioni Sauone Locotenenti Ducis Mediolani in Civitate Senarum magiori suo. 6. Zannone Corio a Bianca Maria duchessa di Milano manda il ri tratto di Bona di Savoia. — Come la sposa gli era stata mostrata. [Parigi, Blbl. Nationale, Ital. 1610, f.22. Copia.] Ill."' et excelsa Madona mia. Mando alligato il retratto di Ma donna Bona como potrà vedere V. S. qual me ha drizato il M." Messer Zorzo cometendomi lo mandi subito a la prefata V. Ill."" S. E così essendomi deliberato in quest' bora dall' Ill."" Conte Galeazo quale ha voluto vedere al tutto, e cosi aperta la littera del prefato Messer Zorzo, lo mando per lo presente portitore volando, certifi cando V. Ex."" che al prefato Conte è molto ben piazuta la Mercadantia, e tanto più che havendola mostrata a questo Ambassatore Mon." di Goacourt, gli ha certificato essere molto più bella senza comparatione che questo depintore non ha saputo fare, quale dice che non bastando a la M.u de la Regina de mostrarglila in tutte quelle maynere sia possibile mostrare una Madona, non retenendo se non una sola socheta in dosso. Anco gli l' ha fata vedere vestita in habito di uno zentil Signore facendo una morescha, e poy l' ha fata più volte balare con luy con grandissima domesticheza, como me glio intenderà la prefata V. Ex.'' quando io sia da quella, a la cui bona gratia continuamente maricomando. Lugduni xxiii.j Ianuarij 1466. Ejusd. D. V. fidelissimus Servitor Zasnonus Coyrus. 11 7. Giorgio Arnioni alla duchessa di Milano. — Prima visita a Bona. [Parigi, Bibl. Nationale, Ital. 1G10, f. 30. Copia.1 111.™ Madona. — Per una mia data a Liniers in Normandia scripsi a V. S. la quale mandai per la via de Zanono Choyro insiema con lo estratto (col ritratto) de la sorella de la Maestà de la Reyna de Franza (Bona) et se per la sua via non la harete hauta vedeno es sere state presentate per Aluysio fratello de Zohanne Petro Panicayrola da mia parte el quale Zohanne Petro me pregò che volesse essere contento che so fratello se presentasse a V. S. la quale prego se degna responderme se la rezeuto lo dicto estrato (ritratto) con le mie lettere o no. Da poi essendo spazata da la M> del Ee, vene ad Orliens et con sue litere directive a la M.u de la Rayna (Regina) perchè la potesse vi sitare da parte dell' 111.™° Conte Galeazo; et a dui de questo fu contenta S. M.u l'andasse a visitare, la quale trovay in una camera parata con le so due sorelle et molte altre done et zentilhomini et ben in ponto secondo la loro costuma , perchè credo la suspicasse andasse non mancho per vedere la sorella sua che sua M.u , a la quale poso (dopo) le recomandatione, visitatione et oferte li ebe facte per parte del. prefato Conte, Sua M.u reingraciò Sua Sig.ri" et appresso me fece una bona et allegra chiera (cera) et poi me disse me voltasse verso le sorelle soe; et cosi feci et a ciascuna de loro gli racomandai lo prefato Conte (Galeazzo), et per spatio più de meza hora steti con la prefata Ra3rna, ma per la più parte haveva l'ogio (l'occhio) adosso a la sorella la quale non se satiava de guardarme. Credo la casone li fus.se dato ad intendere fusse venuto per vederla per parte del prefato Conte, et alcuni de li principali zentilhomini de la Rayna me solicitaveno che la guardasse al mio modo, et che non li havesse alcuno respecto; li ringratiava bufando in ridere, et che non era li per al tro che per visitare la Rayna, ma che aveva ben grande contenta mento a vedere una si bella Madona, et parendome tempo de tore licentia da la Reyna, prima Io tolse da S. M.a , poi la tolse da le pre fate sorelle, et ciascheduna de loro me disse la recomandasse al Conte Galeazo. Et per avisare V. G."" de Madona Damisella Bona secondo ho in contusione da lei per quello pocho tempo ne ho veduto et cognosuto, a mi è parsa una bella et bella Madona, la quale non ho veduto salvo de nante (non l'ho veduta che davanti) et credo che se V. S. la vedesse ne restaria molto satisfata per una bela Madona. Da l'altra parte ne intendo ognia vertude, et se l'avese potuta vedere una o dua altre volte ne poriey dare più vero juditio. Et per honorare el prefato Conte et anchora mi, me li presentai bene in ponto ad modo vostro de vestiti et de famiglia. De questo uso non vedo 1-2 DOCUMENTO 7-9. alcuno aviso al nostro 111.°° Signore. Piaza a V. S. darline aviso a la quale sempre mi ricomando. Ex Lugduno die XII februarii 1466. 111."" D. V. fìdelissimus servitor GeORGIUS DE ANKONO. 8. 14C6. Bianca Maria avverte il figlio della malattia di Francesco Sforza. IParlgi, Bibl. Nationale, Ital. Cod. 1610, f. 67. Copia.] 111.°° Corniti Galeaz. Galeazo. Per certo accidente che è sopravenuto da heri in qua all' 111.™° Sig. tuo padre el qual non è senza gran periculo dela sua salute, perseverando in quello, saressimo molta contenta, et cossi tucti li nostri servitori, che ad uno tanto caso te retrovasti essere qui, onde volemo per remediare a li casi potesseno occorrere, che subito havuta questa nostra littera monti a cavallo con quelli de li toi de casa te pariria, menando con ti el Conte Gasparro con alcuni pochi de li soy de casa, et te ne venghi via volando senza alcuna in termissione de tempo. Ben volemo che innanzi te parti tu lassi or dine a quelle nostre gente d'arme tanto da cavallo come da pede che non si partano da quella parte et staghino in li loro logiamenti usati, finché li serà scripto et ordinato altro. Et cossi volemo ancora in nanzi te parti scrivi a Zohanni Pedro Panigarola de la cazone de la tua partita et la notifichi a la M.'" del Signor Re, dicendoli che se il Sig. tuo padre, mediante la divina gratia se liberi de questo ac cidente, tu retornerai subito indietro ad exeguire li comandamenti d'essa soa M.tà secondo è stata et è la volontà del prefato Sig. tuo padre et nostra, et se altro accadesse de la soa vita, che Dio per soa clementia non lo permetta, del che sempre soa M.u serà advisà, se voglia degnare far quello pensiero per la conservatione de questo Stato che è suo che a soa M.tì parerà et che esso Zohanni Pedro non se parta di presso Soa M.u che seguendo altro del prefato tuo padre che tu con la persona et con lo Stato et con la gente, con questi altri toy fratelli sempre intendemo sij obsequente a li comandamenti de la prefata soa M.tì et ne possa molto più disponere che habi facto finqul. — In lo tuo venire prenderay quello camino in lo passare de le montagne che te parirà più expedito et libero. 9. La duchessa di Milano a Girard de Collis. — Arrivo di Galeazzo. [Parigi, Bibl. NaUonalo, Ital. 1610, f. 73. Copia.] Milano 17 marzo 1466. lo 111.™° Sig. Duca Galeazo nostro primogenito gionse questa matina in la città nostra de Novara accompagnato honorevolmente DOCUMENTO 9-11. 18 da li gentilhomini de Piemonte et dal Consiglio di Turino, perochè per essere luy venuto arrestato nel passare de le Alpe era con po chi cavalli, et nel descendere de la montagna per alcuni villani de Susa fu retenuto temerariamente. Poy per el prefato Consiglio de Turino fu in poco tempo facto relaxare.... IO. Galeazzo a re Luigi XI. — Narra il ricatto subito atta Novalesa. [Parigi, Blbl. Nationale, Ital. 1610, f. 90. V. anche al f. OC] Milano 20 marzo 1466. hunc cursum meum biduo retardarunt oppidani Novalicij ibique circumstantes qui agmine facto occurrentes et me licet mutato habitu agnoscentes, novo quodam tumultu repulerunt, et nisi me in quandam aedem sacram Beati Petri ibi vicinam, Deo ut credo inspi rante, recepissem, in magno vitae periculo versabar : hac autem rei novitate a consularibus viris magistratibusque Ill.'"' D."l Ducis Sabaudie intellecta, preter quorum mentem et voluntatem haec omnia secuta esse facile credo: illieo liberatus iter meus prosecutus sum.... 11. 1466. Luigi XI re di Francia a Bianca Maria duchessa di Milano. [Parigi, Blbl. Nationale, Ital. 1610, f. 100 ] Très chère et très aînée tante. Jay sceu qu'il a pleu a Dieu faire son commandement de feu mon bel oncle le duc de Millan a qui dieu par sa grâce veuille pardonner. Je vous prie de ce que vous veuille?: conforter. Et au regard de l'empechement que en Savoye l'on a donnû à mon frère et cousin votre fils en soy en alant devers vous, je vous certiffie que ce ma esté le plus grand desplaisir que de chose me soit advenue. Mais de ce ne vous veuillez troubler. Car je suis delibéré de mettre ma personne et employer toute ma puissance tant pour vous delivrer mon dit cousin votre filz que pour maintenir et garder votre estât et seigneurie ainsi que je vouldroye faire pour mon propre fait. Et me scripvez souvent de mes nouvelles et comme vos faiz de par de là se porteront et ce que vous vouldrez que je face pour le bien d'iceulx et je le feray de très bon cuer. Très chiere et tres amée tante Notre Seigneur vous ayt en sa sancte garde. Escript à Orleans le xxiij jour de mars. Belle tante tenez vous seure que je ne vous (?)andre de ryen. Ecryt de ma main. Lots. Leroux. 14 12. Giacomino da Oìgiate scrive al duca Galeazzo Maria Sforza la mentandosi del retore Gola Montano che gli ha traviato e rapito il figlio Girolamo. [Milano, Arch. di Stato. — V. Arth. Stor. Lombardo, anno IIJ, p. 321] Illustrissime Princeps et Excellentissime domine, domine mi singularissime. Come credo sia pervenuto a neticia di Vostra Illustris sima Signoria esser fugito di qua il Cola maestro da scola et insieme con Baptista figliolo del M.co messer Francesco Vesconte ha sollevato et menato via un mio figliolo chiamato Hieronymo, quale è molto puto et tenero di età, che ancora non ha tornito tredici anni. La qual cosa essendo stata fatta da questo maligno et scelerato maestro con si sottile astutia et tanto occultamente che may non ho presentito movimento alchuno fina chel non è stato fori di questo paese, mi ha dato tanto affanno et dolore, quanto non poteria exprimere. E certo mi reputo questo uno infelice et infortunato caso, dubitando chel sia come una pecorella in le mani del lupo, e che questo perfidissimo homo el faza capitare in qualche sinestro caso. Sichè volendo io fare ogni diligentia per rihavere il detto mio figliolo, mi è parso princi palmente hauere ricorso da Vostra Illustrissima Signoria supplican dola si degni darmi tutto quello consiglio et adjuto sia possibile per la ricuperatione del detto puto, come quella che suole essere ama tissima de' suoi cittadini, et come ho certissima speranza in quella: maxime ateso che questo mio puto senza malitia, senza pensamento impremeditato et improvisto è stato levato et seducto per la innocentia et tenera sua etate da questo perverso maestro quale con parole et con losinghe l'ha accolto in tal ponto, che per non darli termine de pensare nè di mutare proposito, l' ha menato via in calze e in cappellina cioè senza cosa alchuna opportuna et necessaria a cavalcare. Rendo certa Vostra Signoria che ricuperando io il figliolo, essa ricupererà uno servitore ' perchè così sono alevati et nutriti li miei da me in la divozione et servitute de Vostra Excelentia come in la fede catholica. Alla cui grafia sempre mi ricomando. Mediolani V may 1467. Illustrissime Dominationis Vestre Fidelissimus Servitor Jacobinus de Olzate. A tergo: Illustrissimo Principi et excellentissimo Domino, Domino meo singularissimo domino Galeacio Maria Sfortiae Vicecomiti Duci Mediolani etc. Papié Anglerieque Corniti ac Janue Domino. I Fu poi il bug assassino ! 15 13. Il duca Galeazzo alla madre sulla salute di Caterina Sforza. [Milano, Aron, di Stato.] Ill."* et Ex."* Mater et Domina Colendissima. Respondendo ad due lettere de V. S. de xxvij del passato primo alla parte di Caterina mia figliola : mi despiace del male suo, et quantunche so non bisogna: prego V. S. non gli lassi mancare cosa al cuna: aciochè presto ella sia libera. Circal facto de quello Bettino de Bressa hazo scripto al Capitanio el debbia liberare : et farne quanto V. S. ordinara: Ex castris nostris et Ser."" lige in domibus Mathioli Agri Bononiensis II. Augusti 1467. Ejusdem Ill. Dominationis Vestre Filius et Servitor Galeaz Maria Sfortia Vicecomes Dux Mediolani etc. Cichus. A tergo: Illustrissime et Ex."" Matri et Domine Colendissime Blance Marie Vicecomiti et Ducisse Mediolani etc. 14. Lodovico il Moro sedicenne alla duchessa Bianca sua madre. [Ravenna, Arch. Pasolini.] Illustrissima et ex. domina mater et domina mea precolendissima. Ut Ex. tue preceptis obediam quae mihi diebus his scripsit quod illi semel in ebdomada de mea bona valetudine manu propria latine scriberem, eandem (qui è rotta la carta) certiorem facio quod heri hodieque ivimus aucupatum et de aucupio nro (nostro) plibate (pre libate). Ex. tue mitto qualeas 70, perdices 2 et fasianam 1. Nec tamen credat D. (dominatio) tua me tantum vacare aucupio quod obliuiscar studium ex quo maiorem fructum suscipiam quam ex aucupio. Me continue Ex tue comendo que me bene ualere sciat quod de eadem se dulo sentire desidero. Data castri Leonis die xviiij septebr. 1467. I. D. T. Filius et servitor Ludovicus M* Sf. Vicecomes. A tergo: ssima et Ex dne Matri ie mee precolendissime Du cisse Mli (Mediolani). Cab. laude. die xvim sept. hor 3 noct. 14 Cito cito cito. (Sigillo con la biscia Viscontea-Sforzesea.) 16 15. Ben&letto Reguardato (medico) al duca di Milano india malattia della duchessa Bianca sua madre. [Parigi, Blbl. Mattonale, Ital. 1610, f. 301.] 111."" Princeps Et Ex.m* D." mi precolendissime. Post humillimam comendationem. Heri scripsi quanto si compren deva del bene stare della 111.°" Madonna vostra Madre nella presente dispositione. Doppo mio scrivere, sopravvenne un puocho d'affanno al pecto et alla testa con uno tossire di puocho sputò et quello crudo et non maturo, pur heri sera cenò di buona voglia. Credo che l'af fanno de heri fuossi per tediose fatiche d'animo che c'era stato il Commissario Referendario et altri cittadini. La sua 111."" Signoria ha deliberato ad non pigliare più questi tedii nè simile fatiche però che le passione d'animo sonno grande nocumento a le passione del corpo. Questa nocte d.... fine presso a meza non possete bene posare nè dormire, puoi se riposso con dormire bene con alcuna interpolatione d.... fine a meza terza : pur nel levare sentiva un puoco di dolore di testa minore che la sera passata. Oggi deo grafia e stata bene con minore affanno pur col tossire alcune volte. Per chiarire la mente della V. 111."" S. che n'entenda tanto quanto li medici n'entendono, questa passione non e asmaticha : ne è di quella natura ch'erano l'altre sue usate e grave accessione quantunque ce sia alcuna difficultate de hanelito et strectura di pecto anci è quasi una renfredatura simile a quella della Madama duchessa di Calabria, e credemo che la cagione fosse per caldo et affanno che recevette in carreta nel venire da Milano ad Marignano per essere eliquate (sic) dal calore et affanno alcune materie cetarale descendente da la testa al pecto. Infinite laude ne siano al onipotente idio che la passione e piccola senza alcuno periculo. Raccontandomi sempre all' 111."" V. S. pregando l'altissimo idio se digne exaltarvi et felicitarvi secondo el vostro desiderio. Cremone die 24 Maij hora 22. 1468. ni.- d. v. Servus Bbnedictus Reouardati s. 16. / med/ri di Bianca Maria al duca Galeazzo. [Parigi, Blbl. Mattonale, Ital. 1592, n. IR.] must."" Princeps et domine noster metuendissime. Laltrieri non scrispsimo a la Ex. V. del stato dela 111."" Madona V." Matre perchè Zohanne Gabriele venne del tuto informato. Tuto DOCUMENTO 16-17. 17 quello di stete molto bene. La nocte seguente stete meglio de lusato et con pochissima alteratione. Hieri matina ale XII hore gli dedimo una medicina pocheta quale gli ha facto grande operatione. Questa nocte passata ha hauto manco graveza. Speramo in Dio che presto sara in tuto neta. A la S. V. ne recomandamo. Ex Mellegnano die vii Octobris MccccLxviij. Ill."* D. V." servitores devotissimi Andreotus ' Benedictus 2 Guido Christophorus Dionisius phisici A tergo: Principi et ex."" domino metuend.ura domino et duci. Cito cito. 17. Domanda di libri e calze per uso dei fanciulli Carlo, Alessandro e Caterina figli naturali del duca Galeazzo Maria. — 27 gen naio 146!). IMIlano, Arch. di Stato.l Illustrissimo ed excellentissimo Signore mio, Questa sera el ma gnifico domino Andrioto del Majno me ha comisso debia fare dare li libri anotati in la cedula qui incluxa alli incliti Carlo, Alexandro et madona Caterina figlioli de vostra Ill."" Signoria per uxo loro. Et per lo comandamento a me facto per V." Ex." m'è parso avisarne quella, et essendo V." Ill."'" S." contenta, et me ne avisa, subito gli farò dare. Bertolomeo da Locarni me haveva anchora luy comisso per parte de V." Ex." dovesse fare dare calze alli prefati puti. M'è parso anche de questo farli intendere a V." IH." S.", la quale prego se digna farme intendere quello ho a fare sopra questo. Me rico mando sempre a V." Ex." Mediolani die 27 Januarij 1469. Ejusdem illustrissime dominationis vestre Fidelissimus Servitor Gotardus Panioarola. .1 tergo: Ill."° principi et Ex."* domino domino Galeaz Marie Sfortie Vicecomiti, duci Mediolani etc. Viglevani. 1 Andrcotto dol Majno. 2 Benedetto Iìoguardati. b 18 DOCUMENTO 18-26. 18. Cessione d'Imola dai Manfredi agli Sforza. — 31 dicembre 1471. IMllano, Arili, di Stato.] 19. Galeazzo Maria Sforza duca di Milano ad Antonio Anguissola sulla fabbrica della rocca d'Imola. — 2 aprile 1472, da Imola. [Milano, Arch. di Stato ] 20. Danesio de'Manieri architetto al duca Galeazzo Maria Sforza stdia fabbrica della rocca d'Imola. — 4 aprile 1472, da Imola. [Milano, Arch. di Stato.] 21. Lo stesso allo stesso sul medesimo argomento. — 5 aprile 1472. [Milano. Arch. di Stato.] 22. Idem. — 6 aprile 1472. | Milano, Arch. di Stato.) 23. // duca Galeazzo Maria Sforza risponde all'architetto Danesio de Maineri stdia fabbrica della rocca d'Imola. — 10 aprile 1472. da Milano. f Milano, Arch. di Stato.] 24. Giovanni Arcimboldi orator ducale scrive a Cicco Simonetta sulle cose della corte di Roma a proposito del matrimonio del conte Girolamo, ed accenna (in cifra) alla « instabilità di questo papa bon Christiane » — 13 aprile 1472, da Roma. [Milano, Arch. di Stato.) 25. Gian Luigi Arcimboldi oratore ducale, scrive al duca Galeazzo Maria di una udienza avuta dal papa. — 17 aprile 1472, da Roma. [Milano, Arch. di Stato.) 26. Danesio de' Maineri scrive al duca dì Milano intorno ai lavori della rocca. — 6 maggio 1472, da Imola. [Milano, Arch. di Stato.] DOCUMENTO 27-35. lfi 27. Il marchese Nicolò Palaricus de Sipiono scrive al duca sui lavori della rocca. — 20 maggio 1472, da Imola. [Milano, Arch. di Stato.l 28. Giovanni Arcimboldi all'oratore ducale sul matrimonio del conte Girolamo Riario. — 10 giugno 1472, da Roma. [Milano, Arch. di Stato.] 29. Galeazzo Maria Sforza scrive all'oratore ducale a Roma sulla con trarietà mostrata dal re al parentado che voleva contrarre. — 10 giugno 1472, da Pavia. [Milano, Arch. di Stato.] 30. // duca di Milano investe Girolamo Riario della terra del Bosco di Alessandria col titolo di conte. — 12 giugno 1472. [Napoli, Arch. privato del cav. Biario Sforza, Busta H 2. Bozze di memorie della famiglia Maria.] 31. Lettera del marchese Nicolò de Scipiono al duca di Milano sulle rocche del contado d'Imola. — 12 giugno 1472, da Imola. [Milano, Arch. di Stato.] 32. L'oratore ducale al duca di Milano sempre sulla convenienza del suo imparentarsi con Girolamo Riario. — 23 giugno 1472, da Napoli. [Milano, Arch. di Stato.] 33. Galeazzo Maria scrive a sul parentado combinato fra la fi glia del fu Corrado Gonzaga e Girolamo Riario. — 29 giugno 1472, da Pavia. [Milano, Arch. di Stato.] V. Nicolò de Scipiono scrive al duca di Milano intorno aUe bom barde, ai cannoni ed alle spingarde di cui ha guernita la rocca d'Imola. — 23 luglio 1472, da Imola. [Milano, Arch. di Stato.) 36. Si avvisa il duca di Milano dell'arrivo del conte Girolamo Ria rio a Parma. — 1 novembre 1472. [Milano, Arch. di Stato.] 20 DOCUMENTO 3(545. 36. Altra sitUo stesso argomento. [Milano, Ardi, di Stato.] 37. Altra al commissario di Piacenza avvisando che il conte Girolamo è giunto con 60 cavalli. [Milano, Arch. di Stato.] 38. Gli ufficiali di Piacenza annunziano al duca di Milano che il di seguente il conte Girolamo sarebbe arrivato per la cena. — 2 no vembre 1472. [Milano, Arch. di Stato.] 39. Gli stessi allo stesso. Avviso dell'arrivo del conte Girolamo a Pia cenza. — 3 novembre 1472. [Milano, Arch. di Stato.] 40. Un inviato del duca di Milano gli scrive d'aver fatto visita al conte Girolamo in Piacenza. — 4 novembre 1472. [Milano, Arch. di Stato.] 41. Si descrive al duca di Milano l'arrivo e. le feste fatte al conte Gi rolamo a Pavia. — 5 novembre 1472. [Milano, Arch. di Stato.] 42. Il Cardinale Legato di Bologna scrive al duca di Milano che il conte Girolamo era voluto partire da Bologna sebbene malato, e contro al parere dei suoi medici. — 6 novembre 1472. [Milano, Arch. di Stato.] 43. Gli ufficiali di Piacenza avvisati dei progetti e delle mosse del cotife Girolamo, ne danno avviso al duca di Milano. — 7 no vembre 1472. [Milano, Arch. di Stato.] Il conte Girolamo Riario scrive da Paina al duca di Milano rin graziandolo di aver gradita la sua venuta. « Attenderò come la me conforta ad farmi gagliardo » cioè a riacquistare la salute. Ciò conferma che era partito itulisposto da Bologna. — 7 no vembre 1472. [Milano, Arch. di Stato.] 45. // duca Galeazzo Maria avverte il castellano di Vigevano che il DOCUMENTO 46-62. 21 conte Girolamo Riario sarebbe giunto costì lunedi prossimo a cena. — 16 novembre 1472, da Gallate. [Milano, Aron, di Stato.]  46 Il duca Galeazzo Maria scrive ad Antonio Anguissola suo tesoriere che il conte Girolamo verrà a Milano per tre o quattro giorni per vedere la città e dispone perchè sia mantenuto a sue spese 19 novembre 1472 da Galiate. [Milano, Arch. di Stato.]  47 Si avverte il duca Galeazzo Maria che il conte Girolamo verrà accolto in Milano con tutti gli onori prescritti 20 novembre 1472 Milano. [Milano, Arch. di Stato.]  48 Si scrive al duca di Milano che se il conte Girolamo Riario volesse vedere il castello e il duca si contentasse che lo vedesse sarebbe necessario mandare lettere al castellano e ad Ambrosino per l intrare suo Tanto si ricorda al duca perchè non segua scandalo 21 novembre 1472 da Milano. [Milano, Arch. di Stato.]  49 Gabriella Gonzaga scrive al duca di Milano che si rimette in lui per quanto riguarda il matrimonio di sua figlia con Girolamo Riario. - 29 novembre 1472, da Pavia. [Milano, Arch. di Stato.]  50 Gabriella Gonzaga manda al duca Galeazzo la chinea che il conte Girolamo ha donato a sua figlia di cui esso conte era sposo. Dichiara di non poter provvedere alla dote di lei. - Dicembre 1472 da Pavia. [Milano, Arch. di Stato.]  51 Il cardinale Pietro Riario ringrazia il duca di Milano per gli onori fatti al conte Girolamo suo fratello 5 gennaio 1473 da Roma. [Milano, Arch. di Stato.]  52 Il duca di Milano promette in isposa a Girolamo Riario la figliuola Caterina con dote di ducati diecimila. - 13 gennaio 1473. [Napoli, Arch. privato del cav. Riario Sforza, Busta H 2. Bozze di memorie delta Famiglia Riaria]

53 Galeazzo a Pietro Riario cardinale di S Sisto. - 17 gennaio 1473.

(Sullo stesso soggetto; in latino.) [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere. Roma, ibid.]  54 Particolari sid matrimonio di Caterina Sforza. - 17 gennaio 1473. [Milano, Arch. di Stato, Missive ducali, 111, p. 9 r.] Essendo piaciuto al Ex.1 del Signore per certo et digno rispecto contrahere parentato col Mag.eo Conte hieronymo de Reario nepote del papa, per mezo de la 111.™* Catharina sua figliola naturale de etate de anni x. Questa matina hora tertiarum da poy dieta la messa fu sposata solennemente essa Mag." Catharina in camera cubiculari principis, alla presentia de sua S.° et de la IH.* Mag." sua consorte : et item presentibus lo EU." S.1 Constantio et lo Arciprete de Varzi apostolico prothonotario orpheo de Ricano. D. Iohanne Antonio FerroflSno secretarlo de Mon.* de Sancto Sixto, Messer Lorenzo de Iustinis de Civitate Castelle, Mag.'0 Ambrosio Griffo, Mag.™ Lazaro Pedado, M.* Hieronimo de Becharia et mi Cecho e Zohanne Iacomo mio figliolo, et item Fabricio Elphiteo et Alexandro Colleta et Nicholò Scarampo famigliare del papa, Promettendo el pred.0 Sig. Duca per la dote, ducati decemille al dicto Conte dessere dati quandocumque sia in etate legitima de consumare el matrimonio, et con esso Conte lacceptata et desponsata corno appare per Instromento rogato per Symone Fornaro et Augustino de Gravanago procuratori et no tar] Pavesi a di suprascrito xvu del presente etc.  55. Galeazzo all oratore ducale a Roma perchè alla figlia di Gabriella Gonzaga abbia sostituito Caterina sua figlia per sposa a Girolamo Riario. - 17 gennaio 1473.
[Milano, Arch di Stato - V Arch Stor Lomb. anno XV, fasc. III. P Ghinzoni, Usi e costumi nuziali principeschi, 1473.]
Papie, die dominico XVIJ Ianuarij.
 Episcopo Novariensi.
 Monsignore. El conte Hieronjmo nostro per el tempo che è stato e sta qua con noi per la condicione sua e costumi et perchè è de uno gentile ingegno et sentimento ne è tanto piaciuto quanto sia stato possibile et ne ha satisfacto in modo che più non se poteria dire Et cosi lo havimo continuamente veduto volontere et ricolto amorevolmente Et invero gli portamo singulare amore Lui haviva deliberato mo sposare la mogliere solennemente et consumare seco el matrimonio Et questo ad noi piaceva assai per satisfare al animo et desiderio suo imo così haveamo ordinato se facesse Ma ad dirve el vero questa madonna Gabriella ne pare Labbia del stranio et selvatico Ella se ne è stata sopra di se e non ha facto cosa che hab biarao ordinato nè ha servati quilli modi honorevoli et amorevoli verso epso conte come è stata admonita da noi et come era conveniente fare Et in verità se non che noi gli havimo pure hauto riguardo perchè è donna et quia est ingenio muliebri et noi non volevamo debattere con donne haveressimo pure ad omni modo expedita tutta la cosa Ma nondimancho pensando noi neli modi et costumi et bontà de l ingegno de questo giovene che ne piace singularmente et ricordandone dela devotione et fede nostra verso la sanctità do nostro signore et de l amore et benivolentia portamo al reverendissimo monsignore de San Sixto suo fratello ha verno facto un altro pensiero più honorevole et già mandatolo ad executione videlicet che questa matina de domenicha ad bore XVIII havemo dato nostra figliola Caterina per legitima sposa al dicto conte Hieronjmo et lui per anulum et osculum l ha desponsata Credemo de ciò la sanctità prefata et el prefato monsignore ne resteranno molto più contenti che del partito primo si per esser questo più degno et honorevole si perchè ne vene ad essere tanto più propinquo et strecto La putta è de anni dece la quale in tempo conveniente et in etate legitima gli la daremo che la meni ad casa Et così gli havimo promesso darli decemilia ducati per dote li quali li darimo quando la menarà Tutto havimo facto volontere et de bona voglia tanto perchè ne piace li costumi de questo giovene quanto perchè para havemo facto de lui quel caso che se conveniva et etiam adciò che la sanctità de nostro signore et lo reverentissimo monsignore de San cto Sisto vedano manifestamente che la devotione ed amore nostro verso loro non se poteria ne megliorare ne augunaentare Il che non saperessemo come meglio monstrarglilo che tirare li soi ala coniun ctione affinità et sangue nostro et farli una medesma cosa con noi Però ne andarete dala prefata sanctità et cosi dal prefato monsignore et con l una et con l altro ve realegrarete de questo felice matrimonio el quale sua sanctità se degne de benedire et faretegli intendere che noi siamo venuti ad questo tanto volontere et liberamente quanto sia possibile ad pensare Et cosi sempre faremo tutto quello che intendiamo essere voluntà piacere honore et exaltatione de sua sanctità e deli suoi li quali hormai extimamo essere nostri et continuamente gli seremo bono figliolo et non mancharemo mai per fede ne per affectione e persevereremo continuamente in questa nostra sincera et simplice opinione.
56. Il duca Galeazzo Maria Sforza a Pietro Mario cardinale di San Sisto fratello del conte Girolamo sullo stesso soggetto. — 17 gen naio 1473, da Pavia. ; Milano, Arch. di Stato. - Pubblicato dallo stesso.] 57. Galeazzo al marchese di Mantova. Attesa la caparbietà di Gabriella Gonzaga, ha dato Caterina sua figliuola in moglie a Girolamo Mario. — 18 gennaio 1473. (Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Mantova, Ibld.] La signoria vostra sa quanto ne siamo afatichati in fare questo parentado dela figliola del quondam signor Conrado col conte Hieronjmo, et sa anchora in che termino erano le cose quando la se partite de qua. E accaduto dapoj che madona Gabriela continua mente ha servati modi et termini de tale natura verso esso conte Hieronjmo con farli cigni (cennil in dicti et in facti che '1 non fosse digno de tale mogliere, che '1 era como desperato parendogli che '1 fosse più tosto delegiato che altramente, et per questo se era in tutto de liberato non sposare la figliola d'essa madonna Gabriela, ma partirse hozi como desperato. La qual cosa vedendo nuj ne siamo trovati de una mala voglia, parendone che in ciò gli sij il caricho del honore nostro. Pur per non essere rasone che la sanctità de nostro signore et cosi monsignore el cardinale de San Sixto pigliassero sdigno et alteratione et se credessero essere àc\eza.ti(dileggiati\ havemo preso uno par tito ad assexondare et contentare l'animo del dicto conte Hieronjmo, et cosi sapendo nuj che la maestà del re Forando ha date doe soe figliole ad doj nepoti de papa, gli havemo dato Catherina nostra fi gliola per mogliere, et cosi heri la sposò. Questo havemo facto, como è dicto, per non lassare partire dicto conte desperato et per non sdegnare il papa et San Sixto et per descaricho del honore nostro. Ne avisamo aduncha la signoria vostra, acciò che la intendi il pro gresso dela cosa, et li deportamenti de madona Gabriela ala quale lasseremo mo el caricho de maritare soa figliola.' 58. Antonio de Petra Sancta scrìve al duca di Milano che il conte Gi rolamo e il papa Sisto IV lo hanno assicurato che malgrado la morte del cardinale Pietro Mario rimaneva fermo quanto era stato stabilito fra lui ed esso duca di Milano. — 19 gennaio 147IÌ, da Roma. [Milano, Arch. di Stato.] I II duca cercò poi di vendicare! provocando e intentando poco tempo dopo alla onesta donna un processo scandaloso. DOCUMENTO 59. 25 59. Gioie donate a Caterina Sforza dal conte Girolamo Riario suo sposo. — 20 gennaio 1473. [Milano, Arch. di Stato, Registro Missive, 111.] Donatio de quibusdam gemmis facta per Magnificimi Comitem Hieronymuiu Vicecomitem de Reario Sponsum Magnifice Domine Cattarine Sfortie filie Il1.mi Ducis Galeaz. In Nomine Domini Amen. Anno a Nativitate Ejusdem milleximo quatercentesimo septuagesimo tertio. Indictione quinta die Mercurii vigesimo mensis Januiirii. Cum inter Magnificum Equitem Auratum et Comitem Dominum Hieronymum Vicecomitem de Reario et Ma- gnificam Dominam Katerinam Sfortiam Vicecomitem natam Il1.mì et Ex.mi D. Domini Galeaz Ducis Mediolani etc. proxime solemne matrimonium contractum sit per verba de presenti, atque id quantum licuit per utriusque etatem firmatum et corroboratum sit et de more sit ut sponsus sponsam muneribus donet: idcirco in presentia mei Notarii et cancellar^ ac testium infrascriptorum venerabiles domini Ioh. Antonius de Busseto Apostoiicus Protonotarius et Monasteri i Sancti Alberti de Budrio perpetuus Commendatarius, nec non frater Thomenus de Vercellonibus Taurinensis Nuntii in hoc prefati domini Hieronymi eiusque nomine et vice et mandato presentaverunt et consignaverunt II1.""' et Ex."e D. Ducisse prelibati Domini Ducis Con sorti et prefate Domine Katerine sponse presenti et reverentcr ac ilari et quo sponsam decet vultu et animo excipienti et acceptanti infrascriptas vestes, gemmas et margaritas vidclicet primo sive perlas a numero mille quingentas triginta octo. Item perlas minutas mille tringentas ottuaginta. Item perlas a cuncto onziam unam et quartum medium que sunt in recamatura duarum vestium, videlicet unius zetonini brochati auri, alterius veluti viridis. Item perlas centum grossas in una filtia. Item in alia filtia perlas centum triginta tres grossas. Item in alia filtia perlas septuaginta unam grossas. Item in duabus filtiis similiter ligatis perlas centum nonaginta sex. Item perlam unr.m grossam non ligatam. Item digitale unum in quo sunt infrascripta videlicet tabule due adamantis grosse. Item adamas unus grossus filtieta. Item smaragdus unus. Item robinus unus in tabula. Item adamantes duo parvos, videlicet unus in tabula alter in filtieta. Item aliud digitale in quo sunt infrascripta videlicet zafirum unum, balassium unum. Item perla una grossa ligata in uno anulo auri. Item jocale unum factum ad instar unius villici in quo sunt infrascripta, videlicet primo crucete quattuor pendentes cum adamantibus tribus parvis pro qualibet cruceta perle tres grosse, adamantes quattuor, robini tres, smaragdus unus, robini sex, turchesie due, perla una grossa quam in collo tenet villicus. Item jocale seu firmalium unum in quo sunt infrascripta, primo videlicet balassium unum in .ir< DOCUMENTO 59-60. medio adamantes duo a filtieta grosse perle quattuor grosse, smeragdus unus rotundus, adamas unus grossus in puncta, perla una pendens facta ad instar unius piri. Item unam crucetam auri in qua sunt infrascripta videlicet in medio tabula una adamantis. Item ro hini quattuor. Item perle septem circumquaque dictam crucetam. Item alteram crucetam in qua sunt infrascripta, videlicet adamas unus, in medio robini quattuor, perle septem circumquaque ad instar superioris crucete. Item bursa una auro contexta pulcherrima. Item corrigias seu corriginos quinque diversorum colorum argento fultos. Item camurram unam zetonini cremesilis a brochato auri. Item al teram camurram zetonini viridis a brochato auri et arzenti, et sex de zetonino. Item vestem unam zetonini cremesilis a brochato auri et vestem unam veluti viridis super quibus sunt perle mille quingente triginta octo grosse et perle mille trigente octuaginta minute et ontia una et quartium unum: que sunt descripte superius in prioribus tribus capitulis. Et de predictis prelibata domina ducissa jussit et jubet dictus vero comes rogavit et rogat perone Notarium et Cancellarium infrascriptum publicum confici debere instrumentum unum et plura ejusdem tenoris. Actum in Arce papie: videlicet in camera cubicu lari prelibate Illustrissime Domine Ducisse presentibus Magnifico Equite aurato domino Cicho Symoneta Secretario, Magistro Ambro sio Griffo Physico, Petro de Landriano seschalcho et Iohanne Angu stino de Olzate Camerario, ducalibus testibus notis idoneis ad premissa vocatis et rogatis. 60. Sullo stesso argomento. [Milano, Arch. di Stato, Miesin ducali. 111.] Papie die Mercuri) xx Januarij. M. Zohanne Aluyse Bosso hogi se partito da qui per andare dal Duca de Ferrara. Hogi el Mag.co Conte Hieronymo nepote del papa ha mandato ad donare alla sposa sua le infrascripte cose consignate all'Ili."" M. per D. l'arciprete de Varzo et fra Thomono de li Vercelloni come appare per l'Instrumento rogato per Iohanne da Bcllinzona ducale Cancel lero al di dhogi. Primo: Perle millecinquecento trenta octo. Item perle mille trecento octanta minute. Item perle da ....onza una et mezo quarto. Quale perle sono in la rechamatura de doi vestiti videlicet uno zetonino brochato doro, l'altro veluto verde. Item perle cento grosse in una filza. DOCUMENTO 60-61. '27 Item in un altra filza perle cento trentatre grosse. Item in un altra filza perle LXXI grosse. Item in due filze ligate insieme perle CLXXXXVI. Item didale uno nel quale sono diamanti doy in tavola grossi. Item diamante uno grosso; item smeraldo uno: item uno in tavola. . Item diamanti duy pizinini vid" uno in, tavola laltro in filoseta. Item uno altro didale nel quale sono le infrascripte : videlicet zaphiro uno, Balasso uno, perla una grossa ligata in uno anello doro. Item uno zoyello facto ad modo de uno villano, nel quale sono le infrascripte cose, videlicet crocete quatro, pendente con diamanti tri pizinini per ciascuna croseta, perle tre grosse, diamanti quatro robini tri, smiraldo uno, robini sey, turchese due, perla una grossa, quale tene in capo esso vilano. Item un altro zoyello sive firmaglio uno nel quale sono le infra scripte cose, primo balasso uno in mezo doj diamanti, perle quatro grosse : smiraldo uno rotondo, diamante uno grosso in puncta perla una pendente (sive) ad similitudine duno pero. Item una croseta doro nela quale sono le infrascripte cose: videlicet tavola una de dia mante in mezo : robini quatro : perle septe in circa dicta croseta, item un altra croseta, ne la quale sono diamante uno robini quatro perle septe in torno. Item borsa una doro huiusmodi lavorata. Item corregie cinque de diverse colore forniti de argento. Item camorra una de zetonino de brocato doro. Item camorra una de zetonino verde ad brocato dargento; para doa de maniche de brochato doro et dargento et sono de zetonino. Item veste una de zetonino cremosino de brochato doro et veste una de veluto verde : sopra la quale sono perle mille cinquecento trentaocto grosse et perle mille trenta ot tanta minute et oncia una et quarto uno che sono descripte de so pra ne li primi tre capituli.  61 Galeazzo all'oratore ducale a Roma. - 23 gennaio 1473. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere. Roma.]  Epso conte Hieronjmo questa matina se parte de qui per ritornare dala santità del papa et da monsignore suo fratello. Noi lo havimo finchè lo è stato qua recolto sempre volontere et amorevolmente, perchè ne ha invero satisfato assai. Et lui ha dormito con la mogliere un altra volta et viene ben contento et lieto. Il che vogliate referire ala prefata sanctità et ad monsignore suo fratello, subiungendoli che noi lo havemo acceptato de bonissima voglia non solo per genero ma per figliolo, et per cosi lo voltmo tenere et reputare. 62. Bolla di Sisto IV che sana le irregolarità commesse nel matri monio di Caterina. — 26 febbraio 1473. [Milano, Arch. di Stato, Registro ducale E. N. 1, f. 138 t ] Sixtus episcopus servus servorum dei. Dilecto filio nobili viro Hieronjmo de Reario corniti Boschi et dilecte in Christo filie nobili malieri Katerinae dilecti filij nobilis viri Galeaz Mariae Sfortiae ducis Mediolani nate, salutem et apostolicam benedictionein. — Meretur vestra generosa propago sanctae romanae ecclesiae semper fidelissima ut illa vobis favorabiliter concedamus, quae juris interdicit severitas: et quem admodum claris ac spetialibus relucetis insigniis, sic et apud vos apostolicae sedis munificentia redundare videatur. Sane prò parte vestra nobis nuper oblate petitionis series continebat quod olim postquam tu Hieronjme cum dilecta in Christo filia Con stantia Conradi de Fogliano puella mediolanensi tunc in undecimo suae etatis anno dumtaxat constituta et tibi Katherine secundo et tertio consanguinitatis gradibus coniuncta, niatrimonium per verba de presenti et annuii immissionem mediante certo tui Hieronjmi procuratore legitiino contraxeris, ac dilecta in Christo filia Gabriela mater eiusdem Constantie tibi Hieronjmo ut matrimonium cum ipsa Constantia quae ut verisimiliter creditur a contracto cum ea per te matrimonio huiusmodi postmodum resilijt consumares dare recusaverat ex premissis et certis alijs causis matrimonium per verba legitime de presenti contraxistis illudque insimul pernoctando carnali copula tentasti? consumare.1 Cum autem obstante prius contracto matrimonio predicto et publice honestatis iustitie exinde proveniente impedimento in huiusmodi sic per vos contracto matrimonio remanere nequeatis dispensatione apostolica desuper non obtenta, et sicut eadem petitio subiuuigebat si divortium fieret inter vos exinde gravia scandala possent verisimiliter exoriri tuque Katherina remaneres perpetuo diffamata prò parte vestra nobis fuit humiliter supplicatimi ut vobis de absolutionis benefitio ab excessu huiusmodi et alijs sententijs, censuris, et penis, si quas propterea incurristis, nec non op portune dispensationis gratia providere de benegnitate apostolica dignaremur. Nos igitur qui inter fideles quoslibet pacem et tranquillitatem confovere ac scandalorum materias redimere propensius aff'ectamus, vos et quemlibet vestrum ab excessu, ac sententi] s censuris et penis huiusmodi si quas propter premissa quomodolibet incurri stis, ut prefertur, harum serie absolventes et absolutos fore censentes ex eisdem praemissis et certis aliis nobis expositis causis vestris huiusmodi supplicationibus inclinati vobiscum, ut impedimento non obstante premisso in huiusmodi sic per vos contracto matrimonio remanere libere et licite valeatis auctoritate apostolica dispensamus l Le parole tentasti* convuinai-e nel registro ducale appaiono corrette. DOCUMENTO 62-67. prolem ex huiusmodi per vos contracto matrimonio suscipiendam legitimam decernendo. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostre absolutionis et dispensationis infringere, vel ei ausu temerario contraire. Si quis autem hoc attentare presumpterit, indignationem omnipotentis Dei ac beatorum Petri et Pauli apostolorum eius se noverit incursurum. Datum Rome apud Sanctum Petrum anno incarnationis dominice MCCCCLXX secundo, 1 quarto kalendas martij pontificatus nostri anno secundo. Gratis, de mandato domini nostri Pape N. de Albizis. L. Gbifus. 63. Iohannes Advoca^us scrìve al duca di Milano intorno ai lavori della rocca d' Imola. — 12 settembre 1473, da Imola. [Milano, Arch. di Stato.] 64. Istruzioni date da papa Sisto IV all'oratore che spedisce a Mi lano intorno all'acquisto della signoria d' Imola fatto dal conte Girolamo Riario suo nipote. — ottobre 1473. [Milano, Arch. di Stato.] 65. Galeazzo Maria Sfona duca di Milano sotto speciali condizioni dona la città e contea d'Imola al conte Girolamo Riario suo genero. — 28 ottobre 1473. [Milano, Arch. di Stato. Pergamena.] 66. Giuramento prestato alla Chiesa da Girolamo Riario come signore d'Imola (in latino). — 5 novembre 1473. [Arch. Vaticano, Ann. 36, tara. 26, p. 34] 67. Il conte Girolamo Riario per mezzo di procuratori prende possesso della città d' Imola, (in latino). — 6 dicembre 1473. [Milano, Arch. di Stato.] 1 * L'arte di verificare le date insegna a leggere 1173, Incominciando allora l'anno onoro, a Roma e altrove, col giorno 25 marzo. La bolla originale sarà rimasta presso gli sposi, principali colpevoli, al quali era indirizzata, e lo Sforza si sarà accontentato di farla trascrivere sai suo registro. „ (Ghxnzoni, Usi e costumi nuziali principeschi.) 68. Sagrammo da Rimini ambasciatore milanese presso U papa, scrive al duca di Milano la pia morte del cardinale Pietro Riario, del quale aveva veduto l'agonia. — B gennaio 1474. [Pubblicato da Emilio Motta, Documenti milanesi intorno a Paolo 11 ed al card. Riario.] 69. Bona di Savoia duchessa di Milano scrive ai Massari del Comune e agii uomini di Cotignola annunciando la uccisione del duca Galeazzo Maria suo marito (nel testo, p. 68ì. — 29 dicembre 1476. [Cotignola, Arch. notarile.] 70. Bona di Savoia ricorre al papa Svito IV in favore dell'anima del marito ucciso. — 1477 in principio. [Parigi, Bibl. Nationale, Cod. Ital. 1592, f. 93 e 94.] I ■ Bonne de Savoye duchesse de Milan consulte une réunion de casuistes pour sa- " voir si elle pourrait obtenir du pape uue absolntion posthume en faveur d'un w honime qui s'est rendu coupable de tous les crimes et qui a été frappé d'une mort " imprévue. Elle promet pour cela dv-lever dea églises et des monastèrea sur les ■ lieux qui out été le théatre des excès qu'elle enumère. ■ Ces deux pièces extrémement cnrienses, témolgnent de la fol naive et de la ten* " dre et pieuse affection de Boune de Savoye pour son ìndlgne époux Galeas Maria " Sforza, assassine par Lampugnano. . Venerabili D."° Don Celso de Mafeis Canonico Regulari Sancti Augustini Congregationis Lateranensis. Venerabilis et Religiose vir in Christo pater nobis dilectissime. Per adempire l'ordine preso tra quelli padri religiosi et seculari in vostra presentia ve mandiamo per instructione lo infrascripto aviso secondo lo quale storcerete ad ogni possanza vostra destrezza et prudentia condure a nostri honestissimi desideri) la Sanctità de Nostro Signore a la quale me ricomandareti devotissimamente, come sempre sete usato de fare, et subito ne avisarete per vostre lettere de quanto haverete possuto obtenire: non concludendo circha somma de danari alchuna senza nostra saputa. Bene valete. Pare a li dicti padri che vostra paternità cum bona destreza facia intendere a la Santità prelibata de Nostro Signore che mi avendo amato dopo Dio sopra ogni altra cosa la felice memoria dell'Ili."" Signor quondam nostro Consorte, Et considerando in quante cose seculare, guerre licite et illicite, sacomani, robarie et altra disfactione 1 Riguardo ai documenti trovati alla Biblioteca Nazionale di Parigi, (tanto per que sti come per quelli citati di sopra) avverto che la busta Ital. 1610 racchiude le copie dei documenti di cui si trovano gli originali nella busta Ital. lì>02. Questi documenti furono comprati dal marchese Costa di Beanregard possessore del castello lombardo detto la Sforcesea, che era di Lodovico il Moro. 3I de payse: extorsione de subditi, negligentia de j ustieia et a la fiata injusticia scienter facta, nove impositione de gabelle etiam comprehendendo chierici; vicij de carnalità: simonie notorie et scanda lose, et altri varij ed innumerabili peccati era versato: de li quali fcuti quantunque a li tempi debiti se confesasse Et credimo che cum diligentia quanto gli bastava el proprio discorso e sapere se tonasse (sic) faciendo quottidiane oratione molto divote, e vusse solicito a le fiate de obtenire absolutione, bolle et gratie apostolico per remissione de peccati soy de li quali pur era assai cognoscente et dolente. Tamen considerando l'acerbo caso doloroso et repentino de la morte sua, nel quale quantunque monstrasse alchuni segni de contritione cum la quale per la misericordia divina credimo fermamente sia morto in gratia e sia l'anima sua capace di suffragi) et altri adjuti spirituali: non possiamo repossare la mente nostra perfin a tanto habiamo facto ogni prova per adjutare quella infelice anima da le pene del purgatorio. Et perchè secondo li sacri Theologi crediamo cum quelli fermamente sua Sanctità in cui se rapresenta la possanza de Christo in terra possa concederne et fare gratia a nuy siamo sopra terra et in questa vita presente per uno nostro fosse in purgatorio : essendoli maximamente alcuna justa causa per simile concessione, recorrimo a li pedi de Sua Sanctità cum plenissima devotione et fede, supplicando esso se degna de plenitudine sedis apostolica et de thesauro sanguinis Xpi (Christi) et meriti de li Sancti farci special gratia et plenaria liberatione et remissione per l'anima del prefato Signore quondam nostro consorte. Pagando nuy in la defeysa (difessa) de Sancta Fede ducati li quali supplicamo essa se degna computare et compensare in tutto quello che esso Signore quondam nostro Consorte fusse obbligato a restituire a qualunque chiesa o persone ecclesiastice così per beni et summe certe como incerte, a li quali esso fosse stato astrecto et obligato per conscientia: offerendo a Sua Santità per parte nostra che avendo quella dicto a l'oratore nostro Miser Jo. Jacomo Rizo n simile proposito quod non remittitur peccatum nisi restituatur male ablatum: e che sua Sanctità non intendeva scharicare altri per ca ricare sè stessa, nuy intendiamo a tuta nostra forza per potere con seguire tal gratia et remissione col tempo o convenirse o effectualiter restituire e satisfare a tutti quelli parirano certi creditori per modo che non averano casone de lamcntarse e procureremo farlo più secreto e con mancho scandalo sia possibile. Etiam supplicarite ch'essa Sanctità se degna tutta quella quantità soprascripta per l'incerti et certi Ecclesiastici da essere pagata da nuy, compensarla et deputarla al predicto subsidio de sancta fede sotto specie et pretexto de quello adjuto rechiede sua Sanctità a li Signori Italici, et computarlo in quello ad nuy tocharia per pagare : pero che questo è acto necessario a la salute in pagare, e tale demonstratione sera (sarà) a provocare li altri a majore summa per exemplo nostro : e questa forma de paghare per sancta fede habiamo expresso per satisfactione d'essa Sanctità la quale cum dicto nostro oratore aveva facto tale instantia. Ma nostra voglia saria più tosto infra uno certo tempo dicta summa convertire in doctazione, o edificatione de monasterii nel do minio nostro, o de l'ospitale grande de Millano, o mandare de don zelle, o altre opere pie fusseno nel nostro dominio e tale che secondo sancti Theologi bastaseno a promovere la Sanctità de nostro Signore a concedere simile remissione. Di che tuto vostra paternità cum la solita sua prudentia et sapientia ne farà opportuna pratica et se condo gli parirà, e de convertire dieta somma nel dominio nostro asay ne stimula peroche la restitutione deve essere facta in quello dominio ove se trova li danni dati o beni extorti , quantunqua de incerta gente; ma questo porà Vostra paternità vedere de obtenire se non per tuto al mancho per la major parte, o come meglio po terete obtenere, dicendo a Sua Sanctità eho nuy se offeremo appareghiata (apparecchiata) parendoli necessario, de ricevere in nuy ogni penitentia gli parerà, in la propria persona. Remittendo tuto questo a sua clementia e vostra discretione. 71. Casus disputatus per varios et sapientissimo!! doctores Theologos et Canonistas ut infra. — 1477 in principio. [Parigi, Blbl. Nationale, Cod. Ital. UH.] Titius multa bella commissit illicita: predationes plurimas: depopulationes prediorum et populorum : invasit terras Ecclesiae hostiliter : noglexit iustitias : iniustitiasque scienter perpetravit : nova impcnit pedagia: Ecclesias et personas Ecclesiasticas includenda: Symonias quoque fecit -scandalosas ac notorias: violavitvirgines : aliorum uxores accepit, multaque scolera ymo quasi infinita more tyrannorum perpetravit etc. fuitque causa sine qua non precipiendo sed mandando et consulendo ut hujusmodi multa et alia gravissima perpetrarentur. Et licet multas a sede apostolica consecutus fecerit bullas, absolutiones et indulgentias: videlicet ab Eugenio, Nicolao summis Pontificibus. Lia tamen eius uxor et heres cum filiis prudentissime consulta a sapientibus et timoratis viris quod non remittitur peccatum etc. pro dampnis et Ecclesiasticis personis datis et certis et incertis et pro omnibus alis incertis cuiuscumque generis seculariumpersonarum prostrata pedibus Sanct."' Domini nostri petit ut de misericordia sedis apostolice et de plenitudine potestatis fiat sibi liberalis omnium predictorum remissio: hac tamen lege ut certum quid pro cruciata solvere teneatur, atque in edificatione Ecclesiarum, monasteriorum hospitalium et eorum doctatione : insuper doctare pauperes virgines, aliaque pia opera in locis ac personis uti hujusmodi sunt perpetrata 83 delieta, nec non in propria persona jejunia aliasque penitentias substinere. Protestando etiam quodpro certis dampnisjuxta possibilitatem conveniet, concordabitque cum creditoribus : et satisfaeiendo et dillationes petendo. Remissionesque eis in aliis consuetis oneribus exibendo. Itaque ex hac absolutione conscientia ejus sit libera et tuta: ac semper esse possit in statu cum filiis : et secure ex hac vita valeat mi grare. Et si eius consors in statu gratiae defunctus sit: per hujusmodi absolutiones et satisfactiones facilius a penis purgatorii exhimatur. 72. Leonardo Botta alla duchessa di Milano e al figlio. I Veneziani non vogliono consegnare gli uccisori del duca Galeazzo. —20 gen naio 1477. [Parigi, BIbl. Nationale, Ital. Cod. 1610, f. 261.] Ill."' D."' mei sing."l Per altre mie directive al M." Messer Cecho, V. Il1."" havevano potuto intendere como de bon loco haveva pre sentito che questa Signoria se rendeva molto dimoile in concederne facuita da potere fare pigliare per tuto el dominio suo dove se ritrovasseno quelli scelleratissimi parricide che se ritrovorono alla morte del nostro quondam Ill."o Principe. Hora adviso le V. Ex."' como sollicitando io con bona prudentia questa cosa et vedendo la expeditione desse protrahersi più in longo, che el debito non soportava, hogi anticipai l'hora del palazo et iii trato nella audientia, dove ancora non era racolto tuta la Signona, me acostai al Duxe et con bono et humanissimo modo li recordai el spazamento de questa materia mostrando meravigliarmi della tar dità d'essa, attento li digni et j ustissimi respecto che in ciò concor revano. A che el prefato Duce con vulto asai humano me disse le infrascritte parole, videlicet : Ambasatore : voi poteti essere certo che tuto questo nostro Senato ha receuto tanto dolore del caso occurso nella persona del vostro Ill."° Signoro quanto sia possibile diro al mondo, et dove fusse necessario exponere le loro facuità per la conservatione del bene et stato delli soi Ill.'°' Consorte et figlioli non haveriano respecto o tardita alcuna ad exhibirse largamente como te obligationi nostre richiedono. Ma perche la licentia del potere pi gliare questi ribaldi non se po, per le derogationi de le nostre legie, conceda senza dispensatione et actorità del nostro Consiglio de' pregati, nel quale intervene grande et vario numero de nomini , et havendo nuy pur- disputato questa materia, pare brigata stia al quanto suspexa in non volere essere quelli loro che mandino costoro al macello ne charicarsi la coscientia de la morto loro. Sed sariano ben contenti che per altra via fussino già facti in polvere. Et questa è stata et è la casone n'ha tardati sino al presente ad farvi resposta perchè haveressemo pur voluto satisfarve in qualche parte. 34 DOCUMENTO 72-74. Alle quali parole, perchè el tempo me serviva feci molte honestissime replicationi con mostrarli dextramente che questo caso era tanto detestabile et horrendo che non solum questa Ill."" Signoria vicina et colligata, ma le nationi externe ne doveriano fare ogni possibile punitione. Et qui me extesi tochandoli humanamente tute le parti bisogna vano, in modo che Sua Ex."" me disse che domane fariano pregati (Pregadi) et vederiano se fosse possibile pigliare qualche forma e questa cosa. Quare io starò domane ad vedere quello terminarano et facendo conclusione o non rimandarò omnino indreto el messo delle V. IH."" S. et cum summa fede scrivero ad quelle supra cio, el parer mio. Alle quali humilmente me racomando. Data Venetiis xx Januarii 1476 (1477\ Ill.°'" D. D. Vestris Servus Leonardiis Botta. 73. Bona di Savoia duchessa di Milano a Girolamo Mario. Benchè il marito sia stato ucciso, essa manterrà gli impegni presi da lui. Caterina e la dote promessa sono a sua disposizione. — 29 gen naio 1477. (Milano, Arch. di Stato. Reg. Due. n. 133, fol. 9). Benche la fortuna habia facto contro de noi grandissimo impeto. Nondimanco la divina misericordia ne ha talmente conservati che dele cose nostre ne possemo reposare el damno ad voj Insieme con noy e stato commune. Et cosi sera comune ancora omne nostri bene. perche ve haveremo sempre non solamente per bon genero et parente Ma ancora per fiolo et fratello la magnifica vostra Consorte et la dote e ad vostra requesta et arbitrio como più ad pieno V. M. Inten dera dal venerabile d. Arcepreyte da Varcio el quale ve recomandamo. Datum Mediolani die xxviiu Januarii 1477. Per Antignanum Cichus. 74. Siccome Girolamo Mario non può lasciare il papa per venire a prendere Caterina sua sposa, questa gli sarà mandata ove de sidera. — 9 febbraio 1477. [Milano, Arch. di Stato. Registro ducale N. 133, f. 14.] Comiti hieronimo de reario. Era già in via el Reverendo messer Ioanni antonio arcipreite de varcio, et prothonotario apostolico per venire ad roma commis sionario de nui : quando gli furono presentate le vostre lettere pel le quali gli significavate le casone che ve fano persuasione ad non absentarvi da roma commettendoli che ce le explicasse. Così subi 35 to tornato indreto ha facto tutte ne sono piaciute et concuremo in la inclusiva sententia che sia optima deliberatione soprasedere perche licet voluntiera ve haveressimo veduto. Tamen considerato quanto la S." de nostro Signore se repossa sopra de voi et lo singolare et paterno amore quale lei ve porta, et quanto interesse importa alle cose nostre che stati assiduo apresso sua beatitudine, molto 1 amiamo el pensiero de vostra magnificentia et confortamela ad non absentarse et cossi la Magnifica vostra consorte sera in vostro arbitrio omne volta mandareti per epsa, et poteretela fare condure in qua lifiche loco ve piacerà, et quando voreti che questo ad noi pare el meglio per mantenimento de la gratia : et auctorita uostra preso la prefata sanctita et ancora per più fedele derizo et asodamento de le cose nostre, le quale non possono passare per mano più benevole et affectionate de le vostre corno più diffusamente esso messere Iohan antonio referira alla vostra magnificentia, que feliciter valeat. Datum Mediolani die viiij" Februarii 1477. per Antignanum CiCHUS. 75. Re Ferdinando di Napoli investe Girolamo Riario della contea di Cariati con le città, di TJmbriatico e Cerenzia e con altre setteterre della Calabria Citeriore. — 23 febbraio 1477. [Napoli, Arcb. privato del cav. Sforza Rlarlo. Busta H 2. Bozze di memorie della Famiglia Riaria.] : In base a tali notizie lo scrittore del manoscritto fa notare che Girolamo Riario ebbe il titolo di conte dal duca di Milano e dal re di Napoli su terre degli stati loro, ma non mai sopra Imola di cui era Vicario, e che la dote di Caterina venne data in danaro, e non sopra Imola siccome erroneamente hanno asserito alcuni istoriografi). 76. Lettera dell'oratore milanese alla corte, ducale. Intrighi della corte papale. — 7 marzo 1477, da Roma. [Milano, Arcb. di Stato.] Ha impedita la partenza di Girolamo Riario « attenta la tenera na tura del papa il quale sta angustiato perchè undique premitur propter carnem.... Il Patriarca veneto è nostro inimico.... Del cattivo animo de ffancto Petro in V'inculi non. se ne potria dire tanto che non ne fosse più etc. » 77. Il duca di Milano e la duchessa Bona ma madre scrivono al Commissario, al Podestà ed al Referendario di Parma, di prov vedere ad accogliere la compagnia che da Imola viene a Milano 36 DOCUMENTO 77-81. per prendere Caterina Sfoi-za sposa del conte Girolamo Riario. — 8 aprile 1477, da Milano. , [Milano, Arch. di Stato, Missive ducali, Beg. U77, N. 77.] 78. Violantina Gentile Riario scrive al duca di Ferrara che suo ma rito è andato a Milano a prendere Caterina Sforza sposa di Girolamo Riario .tuo fratello. Gli annunzia la presa di Genova per la duchessa di Milano. — 15 aprile 1477. [Mantova, Arch. di Stato.] 79. {strumento di confessione di dote ricevuta di Caterina Sforza, fatta dai rappresentanti di Girolamo Riario a Bona duchessa di Milano (in latino). — 22 aprile 1477.[Milano, Arch. di Stalo.] Girolamo si obbliga ad investire entro un anno, o al più entro due, questi ducati 10,000 in beni e fondi stabili situati nello Stato di Milano, in quello di Firenze o in quello di Siena prò majori securitate et cautione ipsius Domine Catherinae. 80. Il marchese Nicolò Pallavicino a Bona di Savoia. — La stia casa a Borgo Sandonnino è a disposizione di Caterina. — 22 aprilo 1477, da Pavia. [Milano, Arch. di Stato.] Ad satisfactione de quanto mhanno richesto le vostre Ex."* de compiacergli de la casa mia da Borgosandonino et apparecchio ne cessario per logiamento de la 111." Madonna Catherina in landata soa a marito, ho scripto opportune et mandato che la casa insieme cum ogni mia facilitate gli sia data a sacomano molto volimtera et de bona voglia, et me ricresce grandemente chio non me gli possi ritrovare personalmente per meglio satisfare a le vostre S. et honorare la pred." Madona. corno se conviene et merita la soa S. per el debito mio. 81. Passaporto di Caterina nel viaggio da Milano a Roma. — 28 aprile 1477. [Milano, Arch. di Stato, Missive staccale.) Concesse fuerunt littore passus magnifico domine Katherine comitissae tanquam filiae nostrae amantissime iture ad magnificum DOCUMENTO 81-82. 37 comitem Hieronymum virum suum comitem Imole cum omili sua comitiva. Data Mediolani xxiii Aprilis 1477. Per Antignanum. Cicnus. 82. Seguito di Caterina Sforza quando andò sposa da Milano a Roma. — 24 aprile 1477. (V. testo, p. 72, nota 3.) [Milano, Arch. di Stato.] 1477 die xv aprilis hora xxj vel circha. Aplicuerunt Mediolanum infrascripti reverendi Magnifici strenui et nobiles viri missi per illustrem dominum comitem hieronimum Imole etc. consortem illustris. domine Cateline Vicecomitis ducalis filie pro ipsam associando Romam ad prefatum dominum comitem hieronimum cum equis et mullis xxxxij et buchis ex vel circha cum quibus comuniter aliquando plus aliquando minus preseveraverunt usque die xxiiij ejusdem mensis ante prandium qua die recesserunt et arripuerunt iter suum versus Romam cum equis et mullis infra annotatis iuxta listam per eos datam, ultra equos xij ipsius domine Cateline et eius mullierum et famulorum trium ex suis. Reverendus D. Jo. de Ameris Episcopus Cesene cav. (cavalli) x bo. (bocche) xiij M.co" d. Gubernator Imole dominus dominicus gentilis cav. viij bo. xij D." Nicolaus Scarampus cav. iiij bo. v D. Tomasius Galacius Magister Domus cav. xij bo. xvij Johannus Franciscus de Tollentino cav. xij bo. xv Rizardus de Bagno cav. iiij bo. vi Carolus Martellus cav. v bo. vi Cives quattuor Imole cav. xvi bo. xx Duo tubicines cav. ij bo. iij Mullaterij xiiij cum Mulis xxx bo. xiiij Summa cav. c. iij bo. c. xj Cum qua etiam d. Catelina iverunt infrascripti ducales Aulici usque Romam cum equis unicuique ipsorum annotatis videlicet: Johannes maria vicecomes cum eius uxore cav. x bo. x Floramontus de Cottignola" cav. x bo. x Johannes de Castiliono cav. v bo. v Johannes Jacobus Vincemalla cav. v bo. v Johannes Paulus de Bossys cav. v bo. v Jacobus de Serenio cav. v bo. v DOCUMENTO 83-85. 83. Galeazzo Maria Sforza scrive al vescovo di Parma (Sagramoro) oratore a Roma che assicuri il papa delle sue migliori intenzioni a favore del conte Girolamo Riario. — 24 aprile 1477, da Roma. [Milano, Arch. di Stato.] 84. Nicodemo alla corte di Milano. — Arrivo di Caterina a Pia cenza. — 26 aprile 1477. fMilano, Arch. di Stoto.l Heri gionse qui la Magnifica Madonna Catherina dona del M.c" Conte Ieronimo de Reario. A la quale Monsignor el Vescovo qui et io andamo a lo scontro con molti gentilhomini fin presso ad Guardamiglio. Et la conducemo qui ben honoratamente questa mattina habiamo etiandio accompagnata degnamente fin presso a la Mura, adeo che per quanto intenda da li soi se tene benricevuta, accarezata et honorata da noi majormente se tene bensatisfacta et trae-tata da V. Ces." : preterea gli ho facto intendere quanto accuratamente me harete scripto chio veda d.... tenere el Mag.'° Messere Tadeo da Imola. A la qualcosa ho dato omne ordine possibile per averlo in le mane sei capita a questi vostri posti circostanti, et cossi a la Trebia a le porte et a le hostarie de questa cita et defora. A li cavallari de la Majesta del Re Ferrando faro comodita de passare per lo ponte vestro qui secondo me scrivono. V. Celsitudine per la soa dheri. A la quale me recomando sempre. Ex Plaeentia die xxvi Aprilis 1477. Servulus Nicodbmits. 85. Bona di Savoia duchessa di Milano dichiara aver cavati dalla cassa i diecimila ducati d'oro promessi giù da Galeazzo Maria Sforza al conte Girolamo Riario in dote di Caterina sua fi gliuola. — 26 aprile 1477. [Milano, Arch. di Stato, Missive stac-nte.] Per la magnifica domina Caterina Sfortia. Magistris et thesaurario. Per observaro la promessa fece il quondam illustrissimo Signore nostro consorte et padre, de paghare per dote dela magnifica do mina Caterina fiola del quondam prelibato Signore alo magnifico conte Hieronjmo de Riario de Vicecomitibus ducati decemilia d'oro larghi, ha vemo cavati de capsa dicti ducati dece milia d'oro et in oro larghi, quali havemo facto numerare ad ti thesorero, et adciò che continuamente se intendono li pagamenti si fono, volemo che faciati fare debitare vuy magistri et thesorero d'essi ducati dece milia ut supra, et ti thesorero gli pagharay al reverendo et spectabili mandata DOCUMENTO 85-86. 39 rj (sic) d'esso conte, facendone fare debito et credito secondo l'or dine dela camera che perpetuo se intenda la casone perchè sonno pagliati dicti dinari. Ne pariria ancora conveniente aciò che se in tendesse la spesa facta in vestire et altre cose per dieta domina Caterina che sopra il folio medesmo dove si farà il debito et cre dito dela dieta dote se notasseno diete spese per satisfactione no stra, et così exeguirete. L. 40500, ss. Ex arce nostra Mediolani die 26 Aprilis 1477. Bartholomeus Calcus. Bona subscripsit ut Supra. 86. Istruzione di Bona di Savoia a Gianluigi Bossi spedito a rag giungere e ad accompagnare a Roma Caterina Sforza. — 26 aprile 1477. [Milano, Arch. di Stato.] M.' Ioanne Aloysio, voi ve ne anderete ad trovare Madonna Catharina sposa del magnifico Conte, Hieronymo nostro genero et co gnato et da lo Ex. Episcopo de Cisena governatore de Imola et ar ciprete de Varcii et compagni che sonno a la impresa de condure la dieta sposa, et presentatile le nostre littore de credenza li farete intendere ve mandiamo per accompagnare et honorare la dieta sposa et similiter farite intendere a li nostri zeutilhomini che li sonno andandoveni con loro de compagnia haverete bona cura et studio che la dieta sposa se conduca honorevolmente et con bono reguardo "che per li caldi et per el cavalcare non si amalassi et questo remettemo a la prudentia vostra insieme con li altri. Quando serreti zonti ad Imola, farete intendere ad quelli citadini et comunità presentandoli la lettera de credenza, che per la par tita de M.r Thadeo facta de qui fur m." (furtivamente) non habino umbreza alcuna, imo stiamo de bona voglia in la sincera fide et devo- tione loro verso el M.co conte hieronymo suo signore perche noi ad questo effecto et per la pace et quiete et per la quiete de con prefato conte aremo de favore opportuno ad Roma presentarete insieme con li altri la sposa al Conte Hieronymo el che credemo sera al conspecto del Papa, in quo actu, ve studiarete con bono modo insieme con Mons." de Parma nostro Oratore col quale ve intenderete et comunicarete questa nostra instructione , et darete opera che se faza iterum lo sposamento per verba de presenti ho norevolmente etc. Deinde al prelato Conte sotto le nostre littore de credenza parlarete iuxta la substancia de la lettera gli havimo scripto de la quale havite copia con noi, et similiter a la Santità dr; Nostro Signore n li cui pedi ron dicto Episcopo do Roma ve LO trovareli facendo ratificare lo intrumento de la dota inserendolo de verbo ad verbum in ipsa ratificationc et portatenelo autentico in carta faretili intendere la devotissima servitu nostra verso la prefacta sanctita et optima volunta et dispositione verso il conte et omne suo favore et commodo et presertim circa lo facto de li capituli et conducta de epso conte, como in dicta copia se contene, usandoli tucte quelle buone parole et.... dimonstratione de benivolencia et devotione ne sara possibile. Recomandando.... pref." Santita et al Conte.... Ultimo con omne accomodate et expediente parole una col dicto Vescovo de Parma, recommandarete a la prefata Santità lo Rev."° et Ill."° D. Ascanio cognato et barba nostro carissimo per la di gnita del Cardinalato, suplicando ad sua Santità se digne per favore et reputatione de le cose nostre et per la servitù havemo vorso quella promoverlo, et per contente'za del prefato domino Ascanio degnise scriverli uno breve de bona speranza, et fermeza de tale dognita, ex tendendovi circa, cio come a bocha diffusamente ve havemo comesso. Et in questo usarete el favore de li Rev.mì Monsignori Cardinali de Milano et Novara et de li altri, Recomandandoli le cose del stato nostro in ogni occurrentia, et maxime li recomandate la dignità del prefato M." Ascanio, dicendoli tucte quelle amorevele et bone parole .judicarete essere expediente. 87. Bona di Savoia duchessa di Milano fa sborsare a Luigi Bossi i danari occorrenti al riaggio di Caterina Sforza. — 26 aprile 1477. [Milano, Arch. di Stato, Missice staccate.] Per domino Aluysio Bossio. Ad Thesaurarium. Item numeraray al spectabile domino Johanne Aluysio Bosso no stro consiliero qual mandiamo a Roma cum la magnifica domina Ca terina Sfortia fiola di quondam illustrissimo Signore nostro consorte et patre, li denari de l'andata per dece cavalli et giorni cinquanta ad computo de soldi 18. el di per cavalo che sono detracto el capsoldo livre quatrocento trentacinque soldi 18. et denari nove, deli quali havera rendere bono cunto. L. 435. 18. 9. Item al suprascripto domino Johanne Aluysio Bosso ducati deceocto ad livre quatro l'uno per altratanti quali spesi in scorte nel andata de Genoa et mettarali per spesa consumata. L. 27. Ex arce nostra Mediolani die 26 Aprilis 1477. Bartnolomeus Calcus. Bona subscripsit ut supra. DOCUMENTO 88-90. 41 88. Caterina scrive alla sorella Chiara il suo arrivo a Parma. — 27 aprile 1477. [Milano, Arch. di Stato. Eaccolta Donne celtbri — Sforza Caterina.] Magnifica soror. Ogij sonno zonta a Parma sana et tamen schonsolata con tanto honore et cossi da terra in terra quanto havesse may et questo per gratia de madona mia madre, ala quale flexis genibus me ricomando a Sua Signoria, cossi a madone nutrici, et ge neralmente a tute quele mie done et similiter al magnifico conte Alexandre Non altro, tenditi a bene vivere. Ex Parma die xxvn Aprilis 1477. Ejusdem magnificentie vestra Vestra Sorror Caterina Vicecomes Imole etc. A tergo: ....domine Clare.... sorrori sue.... etc. 89. Caterina Sforza Iiiario giunta a Parma, scrive le sue nuove a Bona di Savoia duchessa di Milano e sua madre adottiva. (Nel testo, p. 73.) — 27 aprile 1477. [Milano, Arch. di Stato.] 90. Caterina Sforza Riario scrive alla sorella Chiara le feste fattele dai cittadini d'Imola. — 3 maggio 1477. [Milano, Arch. di Stato.] Magnifica soror mi amantissima. Da poy la partita da parma sin a Imola non o scripto cossa alchuna avisandove honore asay o receputo ne le terre del ducha de Modena, magiore asay a Bolognia et tanto non poterie, con el mio scrivere exprimere. da poy fece il primo de Majo la intrata dentro da Imola asay honoreuolmente et con granda comitiva et con grande feste et trionphi et continue quisti honiini et dove non useno far festa, adeo sina a le pietre, se ralegreno de la mia venuta : spero mediante la gratia de Dio aprehendere il camino verso Roma marted* proximo a venire, et per mia consolatione recomando a la IH."" Madona mia madre, da poi a Madona Nutrice preterea a Ma dona Ixabeta a Malgarita Crivella, et generaliter a tute le altre clone, lasay li quella bareta me donò la mugliere de d. Cicho, la vogliate farla dare a Gasparambrosio me la farà mandare. Madona Marga rita et Francescha se ricomandano a vuy et cossi acomand.'" a le Jone ; ve ricomando Malgarita del Campanile et non gli lasate man DOCUMENTO 90-91. chare de aiuto et favore: non altro: me ricomando a vuy. Imole die tertio Mai) 1477. Ejusdem M. V. Vestra Soror Caterina Vicecomes Imole etc. A tergo: ....d. Clare Vicecomiti ....sue cordialissime. Mediolani. 91. Descrizione della entrata a Imola di Caterina Sforza Riario. — :i maggio 1477. [Parigi, Bibl. Natlonale, Itti. 1592, f. 110-111 ] l Lettera degli « aulici e consoci » della contessa Caterina Sforza Ria rio a Bona di Savoia duchessa di Milano.) 111.™1 et ex."1 Principes et D."1 D.ui observandissimi. Perchè V. 111."* S. Sieno piene informate de li progressi de la 111.™" Madona Katerina dopo la partita de sua S. da Milano, fu bene recolta et ve duta universalmente per tuto el dominio de la Ex.' V. onorandola li officiali zentilhomini et cittadini de le citate vostre che sono suso ci camino una cum la compagnia mandata dal Sig. Conte Yeronimo a torla come era intentione de la IH."" S. V. talmente che molto se lauda de la Ex. V. Lunedi che fu a 28 del pasato, giunsemo a rezo (Regaio) molto per tempo, per modo che homo del mondo non venne incontro a la pre fata Madona, excepto che subito ch'ella fu demontata da cavalo in una bela ostaria, intesa la venuta sua dal Capitano de la terra, venne a visitarla, dolendose molto de non avere posuto fare el de bito suo et quelo che era intentione de la 111." S. suo; nondemeno foreno tante le provisione facte per luy circa a le altre cose che se pur mancamento li poteva essere attribuito, se restaurò per quele. El martedì pur per tempo andasemo a Modona, et lontani da quela citade circa miglie vii incontrasemo il capitano de quela una cum molti zentilhomini et citadini quali suolo (solo) per honorare Sua S. erano venuti, la acompagnareno molto onorevolmente dentro la citate et fu alogiata in casa di D."° Antonio da Fogliano che una digna et bela stantia, et tuli facto grandissimo honore, et etiam fu visitata da molte persone in quelo di, talmente che per noi non fu cognosciuto che ditti onori et visitatione fusseno facte per altro respecto che per respecto de le E. V. et insino a quel dì per nui gli fu facto quelo ne paria fusse voi unta de le E. V. ciò è de consegliarla et indurla a tute quele cose ne pareano a nuy conveniente a le cose occorrevano, il che n'era piccola fatica, atteso l'ingiegno et discretione sua che troppo ò mazore che ricordo li potessemo dare nuy. Venne la sera circha a DOCUMENTO 91. 43 ore doe de nocte el M.co d.no Johanne Aloysio Bosso quale per parte de le Ex. V. ne disse certe parole et ne dete' una littera directiva a nuy de credenza per parte ancora de quele et inteso quanto per la sua M.ei* nera ditto, se li offersemo de fare tuto quelo ne coman dava per parte de la Ex. V. et in executione di quele, in quela ora li lasamo la cura de la prefata Madona. avisando le Ex. V. li haressemo dato quela obedientia faressemo o le persone de le Ex. V. concludendo per nuy li sarà dato ogni credito reputatione et obe dientia sarà conveniente, et ex nunc li lasaremo la cura dogni cosa pertinente a questa impresa et cusi de scrivere et avisare le Ex. V. de occurrentibus corno d'ogni altra cossa, non cesando però nuy de fare el debito nostro et fare cum diligentia tute quele cose saranno conveniente circha ad onorare la prelibata Madona et farli compagnia. El di seguente andando a Bologna scontrasemo el M.€0 D."° Jo hanne de li bentivoglij con grande comitiva de caValeri, zentilhomini et citadini lontani da la terra circa miglia mj, et fatose le de bite acoglienze, s'aviasemo con digno ordine verso la citate accom pagnando D.°° Joanne aluisio et nuy altri cum li primi homini de bologna et con questo ordine intrasemo in la terra. Fu alogiata la prefata Madona ne la casa del ditto domino Jo hanne, et fuli per lui facto grandissimo honore, et similiter a tuta la compagnia, et li se stete tuto quelo die che fu el di de Kalende mazo. Montò a cavalo il preditto D."° Johanne insieme con la sua S. et accompagnola insino a la porta de la terra, et datoli licentia da quella se ritornò, et per sua S. et etiam compagnia se prese el camino verso Ymola onde che puoco de longho de Bologna, incominzorno a trovare molti soldati a piede et a cavalo quali ce veniano incontra; el disnare de la prefata Madona et de la Compagnia fu a Castel santo pietro, onde per lo prefato D.°° Johanne era pro veduto, circha a le ore xx se monto a cavallo e presso a Ymola a (un) miglio demonto la sua S. in uno belo luocho et da parecchie bèlle done et bene ornate fu receuta, et stete sua S. cusi uno puoco con ditte done, poy intro in camera, et venne poi fora rivestita d'una Zupa de brocato d' oro morelo, una mantellina de zetonino raxo morelo, et le maniche de raxo negro con certe bele perle al colo, poi se fece una digna colatione, et facta, subito montò a cavalo per intrare la terra et non obstante che molte persone fussero venute incontra a la Sua S. per parecchie miglia da longo de la terra, ordinate li vene poy tra quelo spatio de via che e tra la casa onde ella demontò a Imola, parte de li citadini de quela a cavalo et parte a piedi con alcuni bastoni in mano per adriestare il cavallo de sua S. et parte remase a la porta. Insieme con li anziani de la terra quali le presentareno le chiavi et li diseno alcune parole intrando la terra la sua S. et con lei la compagnia se fece uno puoco di intermissione solo por veliere DOCUMENTO 91. et audire alcuni versi et representatione al modo di Fiorenza, et parecchie se ne fecero da l' intrare de la terra fin a la scala del palazo che tucti erano in laude de la Ex. V. sue et del Conte Yeronimo. Era la terra molto bene ornata, et le vie tute coperte in modo che era una gran gentileza a vederla. Finaliter gionsemo al palazzo ove fu trovato uno pavione (padiglione) fatto con grande ministerio et soto quelo gli era facto uno tribunale coperto tuto de veluto morelo, sopra el quale eia demontò, et fu recolta da la moglie del gubernatore insieme con molte de le done de Ymola che fu cossa molto meravigliosa a nuy altri a vedere che una sifatta terra dovesse havere tante e sì ornate donne quante 11 era, ale quale sua S. molto amorevolmente li tocò la mano d'una in una, et poi se salì suso il palazzo et entrasemo in una sala coperta tuta da tapezerie bellissime et uno sofiìtto de panni turchini facto cum grande ministerio et al tre feste, intorno era in questa sala el tribunale tuto coperto di gra nosissimi tapedi et una richa credenza et bene fornita d'oro et d'ar gento de la quale per grande moltitudine mangiaseno non se ne moveva uno solo pezo, et altro argento serviva a le tavole ch'erano piateli qua dri, squedele (scodelle), squedelini, salarmi, cucinari, corteli, taze, confectere et fructere. et da quela sala se andò in una capela similiter ornata de tapezerie et con uno belo fornimento d'altare con uno de brocato d'oro bianco1 in damaschino, et da lì se entrò in la guarda camera, ne la quale gli era parato el lecto d'uno paramento de ve luto cremisili, capo celo et coperte le mura de la camera tute ornate de tapazerie, et da li se intrò ne la camera sua et questa era ornata cercha a le mura de damasco biancho el capo celo et la coperta si milmente con uno moscheto similiter de damasco bianco tuto perfilato d'oro de brocato d'oro che al vero è una bella cosa da vedere. El solo (suolo) de dieta camera tuto coperto do tapedi, et etiam li era de molti cosini (cuscini) et cathedre (seggioloni) di velluto morelo piano bene ornate, et lì fu lassata sua S. Fu poi per nuy altri veduto lo resto de li ornamenti de le ca mere el sale che al vero sono numero infinito, et tuti li lecti sono ornati o de capoceli de tela, o de razo (di raso) el similiter le mura di diete camere parte sono ornati in tuto, et parte non, che al vero sono sì belle cose che quodam modo sunt mirabile visu, avvisando 1 Cosi polli 5 febbraio 1489 per lo nozze del duca Gio. Galeazzo Sforza fu pre parata alla sposa una camera tutta In bianco : * Da poi accompagnata la prefuta sposa * alla camera sua quale haveva 11 cielo et lo murate coperte di damaschino blanrho. * DI medesimo drappo erano 11 capoccio lo testale et la coperta da lecto. le cadrebbe et * scanal et cathedra necessaria. Iu essa camera era descrtpto lo Infrascrlpto distico: Hoc quKmvii nlvibui posait eertario enbile. Non Umen eat Dominar pactor* candidili*. . (Parisi bibl. Nat. coti. Hai. 1692, p. 212.) DOCUMENTO 91. 45 le Ex.' V. che tuti li lecti di diete camere intorno sono forniti de tapeti et etiam le finestre et le Cathedre; visto questo, tornasemo da la sua S. et la accompagnassemo in sala suso el tribunale et li fu portata una dignissima et abundante colatione, et facta, de novo tochò la mano a grande parte de quele done a le quale li fu dato licentia andassero a casa, et a una parte li fu detto remanesseno a cena, et su bito fu aparechiata una sumptuosa cena et cenò le diete done et una bona soma de citadini insieme con li anziani de la terra che non erano a manco numero de 50 boche a le prime tavole, et per chè l' ora era pur tarda, fu necessario apizzare le torze quale erano poste suso doi candelere atachati al celo de dieta sala, che fu gran zentileza a vederli si belli et si ornati et facti con bon modo : erano et tenevano torze 8 per cadauno che rendevano uno gran splendore a tutta la sala. — Stato uno pezzo poso (dopo) cena, atteso che sua S. era pur uno puocho stracheta, ma per lo resto sana et de bona voglia, facta la colatione, fu dato licentia a la brigata, et se andò a dormire, per il che nuy fusemo recolti da certi deputati a la com pagnia nostra, et chi a le camere, et chi a li lozamenti con grande numero de torze fusemo acompagnati. La matina seguente oidi (udì) messa la sua S. in capela et fra questo mezo fu acompagnata da molte citadine a la compagnia sua, et similmente altri citadini quali venuta l'ora del disnare, mangia rono 11 con la sua S. Fornito il disnare, venne uno doctore il quale fece una digna oratione in laude de la Ex." V. de' vostri antecessori, de la sua S. et del Conte Yeronimo, pregandola ad havere ricommandato quela sua cita, al quale li fu resposto per D.°° Johanne Aluisio Bosso molto elegantemente, poy prese alcune littere de cre denza de la Ex.1 V. directive a li anziani de questa cita et Iecte per loro li comenzo a dire quelo che in mandato haveva da le Ex.c V. quale non replicaremo per esserne meglio le Excellentie Vostro informate che nuy non saperesemo scrivere, furono haute da ditti anziani molto grate et se offerseno ad exeguire quanto per le Ex."c V. gli era comandato, et nel vero per quelo potranno comprendere questi Manfredi li hanno puocho del suo. Avisando le Ex.° V. che con tanto amore, fede et devotione è stata recolta questa Madona «la questi Ymolesi che li pare de non vedere altro Dio in terra. Questa matina servando lo predicto ordine se disnò et poso el disnare se li fu facto molti presenti de cosse cibarie, et essendo per lo di del merchato concorsi molti contadini a la citate, foreno per la via duno bufone chiamato il Piasentino, introducti denanti a la prefata Madona, et tuti d'uno in uno li tocharono la mano et basavela cridando Contessa Contessa, et ley con graciosa maynera et fronte tuti li recolse per modo che tuti questi Ymolesi et etiam dicti contadini l'ebero per singular dono et gratia. Si che 111."" S. questo Hi DOCUMENTO 91-92. è quanto è seguito, et ne pare fare parte del debito ad avisare le Ex." V. a le quale continuamente se recomandiamo. Ymole iij Madij 1477. I. D. D. V. Servitores aulici et consocii Ill."" Dominae Katerine. Ill.m'* et Ex.m'" dominis et dominis nostris observandissimis nostris Ducibus Mediolani papie.... vicecomitibus.... et Cremone dominis. Mediolani. 92. Gianluigi Bossi alla corte di Milano. Accoglienze ricevute in Imola da Caterina. — 4 maggio 1477, da Imola. [Milano. Arih, di Stato.] Il1.mì et Ex.mi Signori mey. Il di penultimo del passato zonzendo a Modena ritrovay la Magni fica Madona Catarina et tutta la Compagnia stare ben et havere havuto li et a rezo (Reggio) assay conveniente honore. La matina proxima andassemo a Bologna ove per il Magnifico D. Zohanne e universal mente quili Citadini ze fureno fate grandissime accoglienze careze e demonstratione asay de benivolentia, como più largamente V. Ex.iie haverano inteso per lettere de Karlo Vesconte che vi scrise a ba stanza circa zio (ciò). Il zorno primo de mazo acompagnati fora de la cita honoratamente da Boiognesi disnasemo a Castello Sancto Piero. Circa le xxii bore intrando a Imola furemo recevuti da tutto que sto populo molto lietamente e lintrata fu solempne: si de multitudine et concorso di gente con de varii giochi se facevano per le vie ove passevamo et de molte altre dignissime repprescntatione. Tuta la via da la porta al palazo che glie uno bon pezo, era coperta cum tante arme papale ducale et del conte Hieronymo poste in certi fusi sive grilando {ghirlande) fate alantigha (all'antica) dove glierano alcuni puti conzegnati che a certi passi cantareno versi et soneti cum tropo bono acto et singulare maynera. Zonti a la porta del palazo glierano alcuni drapi de varii colori conzati a forma de uno pavalione molto piu alto dal palazo nel quale gliera tanta diversita de giochi varieta de insegne et arme che era grandissimo dilecto a vedere e a considerare tale magisterio. Smontati hebemo uno subito remore e non despiacevole per lo grande impeto se feci de pugni et strasinare do capelli per quili volevano guadagnare el cavallo dessa Magnifica Madona Catarina. Nel intrare al palazo gliera Madona Violantina sorela diel Conte Hieronymo e molte altre done a recevere essa D. Catarina che judicata bella, di bon costume et optima maynera. DOCUMENTO 92. 47 Honorevole, bello, pomposo e richo aparechio se vedi qui de pani deraza bellissimi missi ad oro e a seda, de capezeli, coperte e molti al tri paramenti, de zetta (seta), rasi, beretini e cremesi alcuni de veluto , damaschi bianchi e cum una credenza molto alta et ben cariga de arzenti lavorati a diverse et singulare foze quali furono dal Rev.mo frate Petro dati per la Santita de N. Signore al Conte Hieronymo. Questa terra non è grande e male casezata per quanto ali extra se compretende. La rocha e forte et più se fortifica. Li citadini et done sono ben vestiti et neli loro balli fanno tanti scambieti tinenze, reverentie, movimenti punctezamenti et conpanzamenti de pedi de persona che a Firenza li perdarebi, et di continuo ze pa"re vedendo cotale loro maynere havere li strazutatori inanzi al viso. Il mangiare fin qui è stato solepnissimo si per la varieta e delicateza de cibi, come per labundantia: mangiando de molte et molte gente ogni di al palazo. La Magnifica Madona Catarina da questi soy citadini, contadini è ben carezata e presentata deroba mangiativa tantum. Del levarsi da qui nondum dictus est dies, anzi se motezato che piu ultra non se andara perche avendo a vegnire qui il Conte Hiero nymo nel mese proximo de zugno, non li pare essa Magnifica D. Ca tarina habia andare più ultra ver de Roma. Fra duy o tri di dicano questi del Conte Hieronymo sperano havere littere per le quale alhora se havera chiareza dil andare o del stare. del tuto daro aviso a V. S.'ie azio li sia noto ogni progresso maxime quando non se havesse a passare più avante : di questo tale soprasedere sive prolongare dil transferirsi a Roma la Magnif. Madona Catarina ne ha summa displicentia. Como desiderosa de trovarsi al conspecto de la Santita de N. Signore et di vedere il suo Conte Hieronymo che più che altro me pare la prema et pungia. Non di mancho glie sana, bella et manierosa et grandemente se ne confortano questi soy sub diti et ne dimostrano summa jocundita. Humilmente essa et li altri tuti vostri servitori se recomandano a V. Ex.u° A questi Imolesi gli ho presentato vostre littere et fatoli intendere quelo me parse circa quanto gli havia ad exponere in no me de V. Ex.tie del che reingratiano quele infinitamente et a con cluderla breviter quivi tanto si fa existimatione de la partita de Mes. Tadeo quanto sei non russe al mondo. Ricomandandomi a V. S.'" Imole die mi Maij 1477. Ejusd. Ill." Dominat. V. fidelis.mM servus Johannes Aloysius. A tergo: Il1.mi, et Ex.** D. et D. Ducibus Medio1. etc. suis dominis metuend.ra'" Medio1. cito, cito, per postasi. DOCUMENTO 93-94. 93-94. Brani di lettere dell'oratore milanese a Roma alla corte ducale. Perchè si volesse ritardare l'arrivo di Caterina a Roma. Si ac cenna ad un attentato contro la vita del conte Girolamo. — 11 maggio 1477. , Milano, Arch. di Stato.] Il1.n,i etc De sancto Petro in Vinculi non dico niente, sia come se voglia che Dio de luy ha con li suoy medesimi robaldi dimo stro miraculo, che questo caso scoperto per el suo Patriarca contra el Conte Hieronymo p.'° gli ha in modo tolto la reputatione et da togli tracollo de infamia etiam chel non si discreda che non inan eho et abia peccato esso Patriarcha che luy. Che vi prometto Ill.""' S. chehoracl si è dimentichato de quella impresa: et se non che que sti R."l Card.' tutti per honore de la loro dignita so intrometti no por lo assetto de la cosa: che se amachi conreservatione principaliter del honore et securezza del p.* Conte N. S. ultra le dimostratione facte de torgli le habitationi de Palazzo: ut scripsi che qui è parso grande dimostratione Soa Santità ne haveria facto de magiore, questi duy tristi che sono in presone cioè Domenegazzo Doria et Matheo da Canali confessano bene essere più volte stati rechesti dal dicto Patriarcha nomine p.i" Cardinalis sed non de bocha soa. Tamen la cosa per ancora non è assetata che pensamo che'l megliore adaptamento che co sia et la mazore cautella serra et bene guardarsi, et potremo farlo perche soa Beatitudine ha messo Ioanne Baptista da Montesecco 1 homo del p.'" Conte et bene discreto. et fidato alla sua guardia in loco d'uno Andrea da Nonsa. Et hagli deputato CCC pro visionati, che cento prima ce ne stavano, et staranno nel borgo de Santo Petro 50 homini darme desso Conte che ne serra capo Zohanne Francesco da Tholentino, et Carolo figliolo do Zoaune Francesco de Prand ... de Meletto, et isto modo ce guardaremo ; ma lo impiastro se acconscentira se ce veniranno con honore del Conte predicto a questo solo fine de levare tante anxieta dal Papa in che sua San tita è, intendendo tanto pericolo del conte et dishonore de le sue carne et contumelia del Stato Ecclesiastico, et N. S. anchora lo ac consente, perche alla venuta qui della nostra Contessa 2 la non trovi questo tumulto et sublevatione che non sonno senza qualche peri colo, etiam per trovarsi questa cita in el termine affamata chella è et questo populo sublevato et da soa natura sempre apparechiato a seliandoli. Alogiava el Conte la Contessa sua in casa del Cardinale Ursiuo in Campo del fiore, casa belissima et ben aperta che la soa è in sasso; imperochè credendosi che la havesse a venire al fine de 1 Giustiziato a Firenze dopo la congiura dei l'azzl. > Caterina. DOCUMENTO 93-94. 49 Agosto, ce ha messo mano et gettato cose assay per terra che non potranno essere finite cosi presto, et anchora ce saria male habitare. El p.*° Cardinale Ursino in vero la presta voluntiera. Et N. S. pre.° fa dimostratione volerla onorare assay. Et cosi so chel fara per amore de le Celsitudine V. Et perche luy ha temptato. ut scripsi, de amazzare el Conte Hieronimo et dovea mandare una fusta con XV o XX homini a fare questo, N. S. prega la Ex."' V.* et cosi esso Conte che se alchuni de suoy fidati fosseno presi et in mano de quelle le vogliano interve nire el vero. Eecomandandomi etc. Rome 11 Maii 1477. Sonno stati parichii di in discussione sei sia bene fare venire la contessa qui a Roma a queste stasone o differirla fino al frescho per el pericolo etc. Tandem se resolveno in questo che per li caldi gran dissimi sopravenuti inanti el tempo et per lo naturale aere cativo in Roma, de estate maxime, et per qualche sospitione di morbo, che pur se ha per rispecto ad alchune Terre in campagna, et nel Duchato circumstante che sonno infecte : come advisay per altre mie ; licet qui se stia hora sanissime : Tantem per essere questa una Città , che se non gli fa guardia, non se gli potria fare se sospita : et per non parere etiam tempo per la conditione del S." de bona memoria de fare quelle dimostratione qui che se convenirebbe et vogliono fare : attento da chi è nata la pred." Contessa, et da chi et dove lè alevata : et acciochè etiam per qualche desagio in questo distempe ramento daere : attento che chi ce nasce dura fatica a vivere la estate non che ley che è educhata nel bono aere. Pigliamo per partito de las sarla firmare a Imola : finchel fresco ritorni : et perche alla Bona Ma donna (Caterina) non rincresciia tanto el dimorare a vedere el suo Conte, N. S. vole che soa Signoria vada a Imola, et visiti quelli soy Cittadini et subditi, a questi tempi maxime che gratia de Dio sonno levati via questi movimenti de Zenoa (Genova) che vole dire el Stato de le V. Sub.u essere in reposso (riposo) : imo in maiore reputatione che prima: per il che non habbi ad occorrere più tale bisogno che per qualche di labsentia desso Conte non si possa comportare, et serrà partita circa el principio del mese proximo futuro : Et stato alcuni di per consolatione de la pred." Contessa, et de dicti suoy Subditi se ne tornara in qua con lassare ordine che comei tempo refrescha punto essa se ne venga in qua. Pareria et a luno et e laltro che quando la venisse qui et che qualche infirmità o peggio succedesse non essere may contenti, et che altri dicessero havessino menata qui per amazzarla : questo è in effecto quanto se è deliberato qui per d 50 DOCUMENTO 94-100. N. S. pred." et per el Conte. Nel facto de accrescimento de la dote etc. Sua Sig* dice che et in questo et in laltre cose dimostra per effecti quanto ella gli sia cara et quanto lextimi el satisfare ad uno cenno de le Ex.'" V.' etiam in cose minime, non che in questa che per effecti la dimostrano havere a core. Il che lo fa vivere tanto più contento vedendo la carita et amore gli dimostrano. Recommandomi alle Vostre Ill.— Signorie ecc. 95. Bona di Savoia duchessa di Milano scrive aW oratore ducale a Roma sulle insane pretese di Taddeo Manfredi antico signore d'Imola. — 15 maggio 1477. (Milano, Arch. di Stato.) 96. Bona duchessa di Milano scrive al vescovo di Parma suo oratore a Roma che le duole dell'attentato scoperto contro al conte Giro lamo. Confida nella prudenza del papa. — 15 maggio 1477, da Milano. (Milano, Arch. di Stato.) 97. Aggiunge pure una lettera pel conte Girolamo sopra le macchina zioni scoperte contro di lui. (Milano, Arch. di Stato.) ....sonno simile cose di pessima natura et da starci suso continua mente con diligentia aveduti : volsi fare uno animo forte et gagliardo et considerare che sola miseria caret invidia: virtus circa difficile versatur. 98. Galeazzo Maria Sforza al vescovo di Parma a Renna sopra messer « Ibreto del Fiesco, » e le cose di Genova che spera assodate. — 16 maggio 1477, da Milano. (Milano, Arch. di Stato.) 99. Il duca di Milano scrive al vescovo di Parma a Roma perchè prenda al suo soldo Ottaviano Maria suo cognato e zio — 17 maggio 1477, da Milano. (Milano, Arch. di Stato.) 100. Accoglienze destinate dal papa a Caterina Sforza. — 18 maggio 1477, da Roma. (Milano, Arch. di Stato.) Ill."" Madonna et Ex"* Sig." Signori mei singularissimi. Scripsi per le mee precedente : Com.... N. S. per amore de le Cel." V. havea animo de honorare multo la Nostra Cofntessa] cosi sera, DOCUMENTO 100-102. 51 che è parso a S. Beatitudine che ella entre el di de Pasqua de Pentecosta la.... mattina lad ora de messa: che fuorsi quella eelebrara: aut un Vescovo Card.'0 in la Capella de San Petro et, perche la sia al tempo de la messa solenne, perche larive maxime ad hora de la Benedictione per benedirla: Dia hordinato che la venga lo sabbato. sera in nante ad un locho del Card.1" de Urbino, qui apresso doe miglia et manche Poy la matina che li Card." seranno venuti.... lacio a la messa Papale mandarli la sua fameglia, et quelle de tutti... Cardinali a levarla et cosi li magistrati de Roma et li Ambassatori S." et Baroni et Gentilhomini et Gentildonne apte a ciò. Condurannola, ut dixi in San Pietro et habita benedictione torneranno suso in la camera del Papagallo, et li aspectava la tornata de N. S. de Capella cum tutti li Card." et ly presente sua Beatitudine se l'ara iterum lacto del.... sponsalitia: et donaralli quella una Collana; che vale apresso a ni" due et poy accompagnata dal Praefccto et molti Baroni se andarano a desenare.... dove e facto uno apparecchio gran dissimo. Como lex."' V. intenderanno da li deputati a ciò: et non dubito che molti Card." et etiam Praelati amici no donaranno grossamente argenti o zoglie. Farasse un di solo.... qualche representatione; et parine che sua Beatitudine ordini sei- ri vestita de Brochato: et l'orsi continuy non portare.... lo metto affirmative. Per ch'io, per mi. recordavo lhonore de la.... 111."" S." Recorda et hamene imposto S. Beatitudine che io replichy el perdonare, et repes.... quilli homini de Capo et de conditione de Zenoese : cosi corno.... et acordato el Proth.'la Domino obiecto et de larcevescoo maxime fa.... parelv bona spexa. Allega multe rasone: attendone Sua S.u per confirmarse nel scrivere de V. Ex."' che hanno scripto volere Recomanda ancora el Vesoo (vescovo?) de Freghius, cioè D. Urbano dal F posseno pur suscitare qualche scandalo : licet a li soi meriti non se.... perdono, tamen per el respetto ditto, ne conforta le Ex. V.... Ex Urbe xvm maij 1477. Servulus S A tergo: Domine et Ex.°" Domins meis singul.™1* cibus Mediolani. etc. 101. Il duca di Milano scrive al suo oratore a Roma che conforti il conte Girolamo a stare di buon animo e ad attendere alla sua salute. — 21 maggio 1477, da Milano. [Milano, Arch. di Stato.] 102. Bona di Savoia e Giovanni Galeazzo Maria Sforza suo figlio scri vono al loro oratore ducale in Venezia come pregati dal conte 02 DOCUMENTO 102-103. Girolamo Mario si nono indotti a levare dal contado d'Imola i cavalli che egli era obbligato di mantenervi, e a portarli in (ìhiaradadda. Che la Signoria di Venezia non ascolti sinistre interpretazioni di questo fatto. — 23 maggio 1477, da Milano. [Milano, Arch. di Stato ] 103. Il vescovo di Parma oratore ducale, descrive l'accoglienza fatta da Sisto IV a Caterina nella cappella di S. Pietro. — 25 mag gio 1477. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.] Illustrissimi principi et excellentissimi unici signori miei. Quello medesimo ordine che per altre mie scripsi che era preso per la San tità de nostro signore per honorare la nostra Contessa in lo introyto suo in Roma, questa matina, con la gratia de Dio se è observato; et ecci etiam stato questo de più, che donde soa Beatitudine prima avea dicto che finita la messa in Santo Petro, la prefata Contessa russe menata in la Camera del Papagallo in Palazzo, et li receverla in presentia totius Collegij Cardinalium, Quella deliberò poy fare questo acto in la Capella de Santo Petro; et così fece; finita la messa et me nata essa Contessa dal Balcho (palco) ove l'era stata a la messa, al conspecto do soa Beatitudine, apparata in Pontificalibus, circonstantibus predictis Cardinalibus omnibus per el rev.™° Cardinale de Sancto Petro in Vincula, per la sorella de soa Santità, per el Prefecto. per domino Zoanne Aloyso Bosso, et per mi. Esso domino Zoanne Aloyso gli la presentò con una dignissima oratione latina, in la quale con grandissima elegantia, et maturità expose quanto da le excellentie vostre luj havea in commissione. La continentia de dieta soa ora tione, a dirla brevibus verbis, fu che'l presentava a li pedi de soa Beatitudine la prefacta Contessa, de la quale non taqque le sue virtù et pudicicia. Et cosi poy per parte de quelle gli la reccommandava. et el Conte etiam suo una con lev. Successive gli referse infinite gratie de tante et cosi amorevole et degne dimostratione per soa San tità facte a honorare dieta Contessa, ad contemplatione de le vostro illustrissime signorie. Deinde con molte degne et bene conveniente parole la ringratiò de le opere et cose per ella facte per el pacifico et quiete del stato loro ecc. Demum gli offerse ogni potere de quelle facendogli bene intendere quanto et quale esso era, non gti obmittendo cose che accedessero a reputatione d'esse et del suo inclyto stato. Fu veramente a soa prefata Beatitudine molto grata et accepta tale oratione et da li cardinali et da li astanti commendata so pra modum. Et facto questo soa Santità prefata recevete essa Con tessa molto benignamente, et poi lei medesima volse dire le parole de li sponsalicie, et messogli al collo uno collaro de valuta de 2500 DOCUMENTO 103-104. 53 ducati, gli dette la benedictione : et poy per mazore dimostratione del honoranza del acto et de amore verso le Sublimità vostre et per merito de le virtù d'esso domino Zoahanne Aloyso et per reputatione acquistatasi in quello acto, la S. sua in el medesimo locho el fece Cavallero: et esso (accolto cosi improviso) stette suspeso ad acconsen tire a la voglia de sua Beatitudine, la quale parendo a me che ac cedesse a più reputatione de le celsitudine vostre et che la se gli convenisse per li suoi meriti in quella cosa, lo persuasi a remanere paciente al volere de soa beatitudine, et così esso tandem deliberò de fare, che havendo facto altramente al mio iudicio haveria molto errato. Honne voluto per mio debito succinte dare adviso ad quelle. Non me extenderò altramente nel particulare in reliquis; Remittendomi a quanto esso messer Zohanne Aloyso doverà scrivere come de cosa a luj principaliter spectante. De quel che più ultra succe derà le excellentie vostre ne saranno advisate; ale quali humilmente me racomando. Ex Urbe xxv Maij 1477. Servulus Sacramorus Episcopus Parmensis etc. A tergo: HI.™1* principibus ac Ex.m" dominis dominis meis precipuis dominis ducibus Mediolani etc. 104. Caterina alla sorella Chiara. — Notizie del suo ingresso a Roma. — 28 maggio 1477. (MiUno, Arch. di Stato.] Magnifica soror. da poy non vi scrisse è stato solamente per non hauere haùto il tempo, pur per vostra consolatione ve aviso conio il di del Spiritu Sancto feci la intrata de dentro da Roma et fui acoinpagnata con tanto trionpho quanto dona rosse già grande tempo in queste parte et asay bene onorata, et troppo bene presentata et honorevolmente non dico fructi zoje asay et argenterie asay. vi prego me ricomando a la 111." Madona mia Mater et similiter a li 111.' Sig." mie fratelli et sorele, et cossi a la Magnifica Madona Nutrice a D. Jabeta dangello et a Margarita Crivella et generalmente a tute le altre done. et cossi a tuti quili zentilomini et altri di mane in mane, bisognando qualche cosse in queste parte comandate et cossi per queli de caxa, me ricomando a vuy. Ex Urbe die xxvia maij 1477. Ejusdem magnificentie Vestre Vostra soror Caterina Vicbcomes de Riario Imole etc. A tergo: Magnificae D. Clare Vicecomiti Sorrori sue sing.™' 54 DOCUMENTO 105. 105. Viaggio di Caterina e feste con te quali fu accolta in Roma. Re lazione elei suoi cavalieri alla corte ducale. — 28 maggio 1477 , da Roma. [Milano, Arch. di Slato,] 111."1 Principes et Ex.'"1 Domini Domini Nostri observandissimi. Essendo le V. 111.1 Signorie state per noi advisate de li honori facti a la 111." Madona Caterina ad Imola inanellamento ce pareria commettere che de quelle cose sonno seguite di poi non ne habiamo scripte, tacerle : et tanto più quanto ne parelio più degne de adviso. A di xm del presente se partissemo da Imola et tenemo la via de Romagna et de la marcha: uude da quilli S." et comunitate a casa de li quali ce è acaduto el bisogno andare siamo stati ben ve duti et acarezati et precipue da lo 111. S. D. Constancio el quale con tanta fede devocione et amore se exibito, che veramente è degno de grande comendacione. A li xxim giongemo ad uno castello chiamato Castello Novo lon tano da Roma miglia xml, et essendo longe uno bon spacio de via dal dicto Castello, trovasemo lo R.° Episcopo de Parma quale venia a visitare la prefata Madonna, quale Castello è del S. Stefano Co lonna, et li se stette la notte et cossi la matina seguente a desinare. Circa a le bore xvm se monto a cavallo et fu preso el camino verso Roma et non essendo giunti più che a megio el camino incontrareino lo 111. S. Conte Hieronymo cum molta bella et legiadra com pagnia de suoi famigliavi tucti vestiti de giornee de veluto negro piano et li cipareli de raso negro, havendo anchora molta et grande copia de fanti tucti vestiti de ciponi de veluto alexandrino et calce a la dovixa sua, et luno et laltro vedutosi demontarono da cavallo et presossi per lamano se basarono et abraciarono teneramente per modo che da ambe le parte ne fu presa grande consolacione et tractossi sotto certa ombra fu per noi tucti tochata la mano al prelato Conte, dal quale fummo ben veduti et ben racolti. Remontati a cavallo se adriciaromo al camino nostro et podio lontano de li trovatilo Mes. Antonio Nepote de la Santità de N. Signore, quale a cavallo tocho la mano a la ujefata madonna et poso lo prefato Mis.' Antonio se dete principio ad incontrar gran copia de degni prelati et agregiandose el caldo, quale in quello di era grandissimo, parse al prefato Conte de demontare in ima certa casa : e li se stette un pecio et factasi una bona colactione seguirimo el camino primo, tucta volta incontrando prelati et famigli de cardenali: Apresso a Roma circa miglia tre incontraremo el prefeto cum molta bella compagnia et visitò molto amorevolmente la prefata Madonna, non cessando però de continuo de venirne persone incontra; finalmente apivsso miglia doe a la predieta citade al ponte che è sopra il Tebro incontrassimo la famegli a DOCUMENTO 105. 65 de la Santità de Nostro Signore, et da quello luoco traversando alchuno monte adriciassimo el nostro camino ad un palatio quale è del Reverendissimo Cardinale de Urbino : et essendo presso a dicto palacio trovassimo li ambasciatori de le Maiestate de li Re de Ragona, Spagna et Ferrando, quali f'acte molto demostratione et acoglience, acompagnarono la prefata Madonna a dicto Palacio : quale benissimo era ornato et parato : et li demontò la Sua S.ria et similiter et prefato Conte et noi inseme cum la Sua S. mandando li cavalli tucti alacitate, circha a le ore xxuil se cenò et fornita la cena acompagnata prima la prefata Madonna a la camera li dono xma. catena de perle cum gioglieletto pendente, estimata ducati V." et di poi andò el preli bato Conte a Roma et questo fiece per seguire li comandamenti de la Santità de N. Signore. La matina seguente, che fu el di de pasqua rosata, circha a le hore xi havendo facto ritornare fuora li cavalli, se monto a cavallo essendo già venuto li molti prelati, el prefeto, D. Antonio li predicti oratori, el m.° D. Iohanne Fran cisco da gonziaga (Gkmzaffa) et molti altri Signori Cavaleri et gentilihoniini de Ursini et colonisi (Oolonnesi), essendoli anchora el despoto de la Morea, quali però el dì de nante li erano venuti in contra, et cum mirabile ordine se dette principio ad intrare in Roma, essendo noi tucti insieme et apresso a la prefata Madonna. Era la Sua S. vestita de una mantelina de brocato doro morello indamaschino una giupa de gitanino raxo cremisino et maniche de brocato morello, et benissimo ornata di gioglie. Da lusire de la casa fino ala porta de Sancto Pietro che gliè presso a miglia doe erano le persone a cavallo da ogne parte de la strata che parreva forse incredibile a le Ex."* V. et pur è vero : forono extimati cavalli VI.™ Giunti a la porta demontò la Sua S.'u e acompagnolla ne la ghiesia suso uno certo luoco differente da lo altare grande ouera (ove era) la Santità de N. S." vestito in pon tificato et etiam tuto el colegio de li cardenali et per lo cardinale de espolito {ine) se canto una solenne messa quale durò per spacio de ore III. fornita la messa se levo el cardinale de Sancto Pietro a Vinculi et venne a tore la prefata Madonna et inseme cum lo M.C0D. Iohanni Aluixo Bosso cum lo R.do M." D. Sagramoro et etiam noi altri fu acom pagnata da S.u de N. S. essendoli el conte Ieronimo a lato. Giunta da la sua Santità subito li basio el piede, et facto questo essendo lei leva ta in piede dette principio el M.co D. Iohanni aluixo (il Bossi) ad esponerli una oracione ornata degna et allegantissima, corno per le V. Ex.'" glie fu comisso cum si constante et gagliardo animo : che non che noi ma tucti li cardenali et prelati affirmorono la sua in havere facto quel lo che pochi nomini feceno mai, de havere havuto tanto animo et molto commendonno la ellegantia et virtute sua ita et taliter che ne porta grandissimo honore. Fornita dieta oracione la Santità di N. Signore volse responderli che non e de move et imbreve parole rengraciò le Ex. 5f! DOCUMENTO 105. Yr.' comendando le virtu del prefato oratore. Di poi comando la prefata Santità a d." Johanni Aluise tenesse la mano a la antedicta madonna et lui dette lo parole matrimoniale, li fiece dare lo anello al prenominato Conte. Ceterum contracto dicto matrimonio dinovo la pref." Madonna li basò el piede et la mano et Sua S.," li comincio amorevolmente a dire alchune parole, tra le quali li disse che la volea sposare un'altra volta, et factali levare la catena de perle la quale li donò la sera innanti el S. Conte, glie ne misse una altra tucta piena de dignissime gioglie esti mata ducati quatro milia doro, tacendoli carczc assai per modo che a noi pare che Sua S."* sia si ben veduta et voluta da la Santita sua che non li cognosemo differencia alchuna da lei al Conte. Doppo questa Sua Beatitudine si volto al M.co D. Iohanni Aluiso et disseli domine orator la vostra virtute merita exaltatione et deliberiamo farvi cava lieri et fieri portare una spata et diete certe oracione li cinse la spata manibus propriis et folli messo li speroni dal prefeto el Duo Antonio suoi nepoti et avendo cavata la spata el M.co D. Iohanni alvisio gliela dette in mano et finaliter furono facti tutte le cerimonie che a tale acto se richiedeno ataccandoli insegno de la milicia uno giolieletto cum le chiave dentro dicendoli che questo non era quello li volea fare piglian doli et stringendoli il volto cum le sue mano in segno de amore : et dipoi tucti forno licentiati da Sua Santita, prima essendoli da noi altri bassato (baciato) el piede et essendoli dal pref." Magnifico D. Aluisio tucti noi altri a nome per nome factoli intendere chi erano et le condictìone nostre. Seguito questo et discesi dal Tribunale papale, el M.co D. Io. Aluisio ficee tochare la mano a la prefata Madonna a tucti li cardenali et bassarla, quali tucti de ben core et animo la ricolsino et se li offersino. Licentiati adonqua tucti da la Santita de N. S. et da li cardinali cum la Sua benedictione montaromo a cavallo per andare ala casa pre parata a la prefata Madonna quale è in campo de fiore, et a lo intrare de la terra passato el ponte sancto Agnolo trovassimo dal di cto ponte sino a la dieta casa tucte le vie copertate chi de panno de lana et chi de certe verdure facte cum le arme papale de le Ex."' V." et del prefato Conte e tucte le mura da ogne canto de la strata co pertate de celuni brusando de molti odoriferi perfumi talmente che a tucta la citate rendevano suavitate. Giunsemo a dieta casa tucta apparata et magnificamente ornata de tapeciarie per qualunqua loco: quale dal paradiso terrestre a dicta casa non li sapemo diffe rencia tanto era si mirabilmente ornata et non prenda admiracione le Ex."" V.' se si distinctamente non li scrivemo dicti ordinamenti, ne anchora la quantita de li argenti erano sopra la credencia perchè credemo che più tosto li seria a tedio che a piacere, ma ben li certifichemo che li ne era grande copia et valeano uno gran te thesoro, ma concludendo gliera prima uno cortile grandissimo tueto intorno intorno copertato de tapeciarie, sala una coperta, sale tre 57 in solaro molto grande camere xim, tra le quale gli entra sette dove alogiamo noi : in queste gliera capocielo uno de brochato doro bianco ricio et nel demontare la prefata Madonna fu racolta da circa a otanta donne romane benissimo in ordine , quale inseme cum noi prima tochata la mano a tucte, la acompagnassimo in camera et li la lassassimo : et noi altri fommo acompagnati tucti a le camere nostre in quella propria casa che parevano camere da Signori, et stati uno pocho tornassimo da la Sua S.'" et subito venne in sala per desinare et fu data lacqua ale mano circha a le hore xvii se andò a taola (tavola) essendo prima venuto uno putino in forma de angelo ad anonciarlo in versi. Era a la taola de la prefata Madonna el S." Conte, el prefato Domino Ant." el despoto de la Morea, el Vescovo de ferara el M." D. Io. Aluisio bosso, el Vescovo de Parma, lo ambasiatore del Re di francia, el M. D. Io. Francesco de gongiaga (Gonzaga), la moglie de Ioh. Maria Vesconte, la moglie de fieramonte, et la moglie del nipote del Cardinale de Millano, forono asettati da prelati, ambasciaturi donne et gentilihomini a le altre taole circa a ducento numerato ne furono cento ottanta poi che foseno asetati se dette principio a le imbandisone quale al for nire del pasto foseno a numero xxii sencia la colacione de confetti che alvero non si vide mai si digna cosa, ne si abondante ne si preciosa e ad ogni cinque imbandisone li venia uno putino portato da più per sone suso uno carro triomphale, quale recitava alcuni versi et dreto a luy se li faceva qualche bello giocho, et prima se fiece la istoria de Medusa; poi si fece quella faticha de hercule quando el con quistò el leone, di poi quella di Theseo a conquistare el minuthauro, poi una digna et bella morescha de persone xil cioè sei nomini vestiti duno giuparello de gitanino, raxo verde, una turchetta de cangiacolore le calce facte de panno in colore de carne, le donne tu cte vestite de rochetti de tela sutilissima cha al vero facevano uno bello vedere, havevano dicte donne le calce (calze) de scarlatta et le ma niche de imbrocato de argento facte a la romanesca havendo anchora le facie gioveni et giovene nel volto : facta dicta moresca venne poi fuora li sei giovani vestiti al modo sopradicto et descoperti feceno uno ballo a la fiorentina che gram dilecto dette a li vedenti : al megio del convito se fiece una representazione de una cagiasone nel modo vi diremo. Venne quatro putti vestiti in forma de caciaturi havendo alchuni speti (spiedi) in mano, et gionti forono a la presencia de la prefata Madonna li recitarono alchuni versi et li presentarono per la prima dui faunni (fauni) quali secondo le fictione poetiche erano chiamati dei de li cacia turi, dui centauri, dui porci salvatichi uno maschio et una femina cum liporcilini sotto, dui cervi maschio et femina: due caprioli, parechii da.... de molti paoni et pavone cum li fioli sotto, fassani et fasane. perdice : vitelli dui et tucte queste erano cocte non essendo livati fuora de la forma sua che fu uno stupore a vedere : finalmente circa a le bore xxn se fornì el disinare cura grande piacere de la brigata, tanto erano fastiditi de le diverse imbandisone, che se el dilecto et el piacere che se prendevano de le diverse piacevoleze se facevano, non l'osse stato , dubito che de li dieci li novi haveriano dormito. Levato le tovaglie, fu principiato a presentare da diverse persone et maxime quillo erano a tavola, et tra quello li fu donato alhora et dapoi, come dice Monsignore da Parma, quale lho ha voluto intervenire, è stimato circa a xn.™ du cati, per tanto 111."' S. ne parso per nostro debito darvene tali advisi, et non patire che si digna cosa passasse sencia essere notificata a V. Ex."c notificando quello che lo 111. S. Conte sè gloriato a noi de essere el più contento homo del mondo per questa Madonna, et conclude haverae grande obligacione a la Ex."" V. 111."" Madonna. — Noi siamo stati molto honorati per respecto de le Ex.'*' V. a le quale humiliter ce recomandamo. Ex Urbe xxvm Maij 1477. Earundem 111.»""11 Dominationum Vestrarum Servitores Aulici et consocii 111."' Domine katherine A tergo: ex.™1' Dominis Dominis Ducibus pie anglerieque Comitibus Cremone dominis, etc. 106. Girolamo Mario assolve il eluca ili Milano dal pagamento della dote di ducati diecimila promessa a Caterina sua sposbero potuto avere quiete. — 8 giugno 1479. [Venezia, Deliberazioni Senato Seenta, XXIX, p. 17.] 134. Girolamo Stanga ai duchi di Milano. Curiosi particolari sulla morte singolare de! duca di Bari. — 24 luglio 1479, da Borgo di Val di Taro. [Parigi, Blbl. Natlonale, Hai. 1610.1 Ill."" et Ex.mi Signori. Per altre nostre havemo scripto a V. Cels." de la morte del Duca de Bari : hora le certifichiamo como per uno de li nostri venuto di là ne siamo ad plenum informati. Pare che havendo tolto una me dicina et già commentiato operare, el catarro li discese per modo se riduxe di subito in mali termini, et dimandò alli suoi gli portassero uno gallo rosso per volere fare una medicina a suo modo: portato quello ne dimandò uno altro, li suoi li reportorono quello medesimo. Luy rispose che gli voleva el compagno per fare dicta medicina, et cusi questa nocte ad hore tre con cinque boffi o sospiri, se ne passò da questa vita presente, senza potere dire altramente sua culpa : yn campo loro tutti stanno de malissima voglia. Ricomandiamone sem pre a le vostre Ill."" Signorie. Ex castris suis apud Burgum Vallis Tarri xxiiu Julii 1479. Eorundem Ill.™» D. fideles servitores Gubernatores exercitus et Hieronymus Stanga. Ill."1' Principibus D.n'" Ducibus Mediolani D.ni! nostris precipuis. I» 135. Caterina a Bona di Savoia. Ha partorito un maschio (DttavianoX — 1 settembre I479. [Milano, Arca, di Stato ! Ill."* ac Ex."' et domina Mater honorandissima. Essendo piaciuto al summo Creatore et a la sua gloriosa Matte ultima dies Augusti hora sexta noctis vel circha ho aparturito uno bellissimo figliolo maschio: dio ne sia laudato. Credo V. I. S. ne havera consolatione et continue me ricomando a V. I. S. et asai me dolio di tribulatione supporta V. I. S. Rome hora septima uoctis 1479. Ejusdem I. Dominationis Vestre Fidelissima fillia Caterina Vicecomes de Riario Imole etc. 136. Il duca di Milano a Caterina. Si rallegra can lei per il suo fe lice parto del primo maschio. — 16 settembre 1479. [Milano. Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.] 137. Caterina a lìatti.sta Calchi segretario ducale. Si rallegra per la prigionia di Cicco Simonetta. — 18 settembre 1479. [Milano, Arch. di Stato. — V. Carlo Magenta. / Visconti e gn Sforza al castello di Pavia, a. CCXVI ] Magnifice etc. Non essendo aliter resusitato la colendissima me moria de lo Lllustr. signor mio patre quale alegreza poteva essere magiore che avere inteso tanto fodio quanto era ogidi in la Italia sia cessato per la detensione di quello nefandissimo Cicho et com pagni et homicida de la casa nostra et carne propria. Dio ne sie laudato, et grandemente me ralegro, et isto modo potrò liberamente vegnire a Milano a visitare la illustrissima et excellentissima madona mia madre, a la quale per infinite volte me ricomandariti, como a vostra magniticentia continue me ricomando. Rome die 18 Septembris 1479. Caterina Vicecomes de Riario. Imolae etc. Magnifico et praestanti viro domino B. Calcho ducali primo secre tano singalarissimo. DOCUMENTO 138-139. 69 138. Caterina scrive a Bona di Savoia duchessa di Milano rallegran dosi della carcerazione di Cicco Simonetta. — 18 settembre 1479. [Milano, Arch. di Stato. — V. C. Maoekta, op. clt. v. II, p. 415-16.] Illustrissima et excellentissima madona et matre honorandissima. Granda consolatione ho havuto quando firmiter ho inteso quilli Cecho et compagni sonno rimasti dittinuti et prodictori di vostra illustrissima signoria; che Dio ne sia laudato. Farò pregare Dio mantenga quello stato quieto, como spero et grandamente resto consolata. Continue me ricomando a vostra illustrissima Signoria. Rome die xvm Septembris hora xvii, 1479. Eiusdem excellentissime dominationis vestre humilis filia Caterina Vicecomes de Riario, Imole etc. Illustrissime et excellentissime domine, domine matri honorandissime Ducisse Mediolani etc. 139. Papa Sisto IV si rallegra con la duchessa e col duca per aver fatto catturare Cicco Simonetta. — 18 settembre 1479. [Milano, Arch. di Stato. - V. C. Magenta, op, clt II, p. 416-17.] Dilecte fili , salutem et apostolicam benedictionem. Accepimus literas vestras quibus nos certiores redditis, nobilitates vestras di vina gratia mentem vestram illuminante, cognovisse tandem Cicchum Simonetam et Joannem eius patrem , Orpheumque de Ricano sua malignitate causam omnium malorum fuisse que post obitum quon dam consortis et parentis vostri vobis statuique vestro, immo universae Italiae acciderunt, ob eamque causam ipsos capi et carceribus occludi fecisse. Que profecto ut ab omnipotente Deo et eius ineffabili gratia provenerunt, ita nobis supramodum grata et iucunda fuere gratiasque habemus divinae maiestati quod nobilitates vestrae id tandem cognoverunt quod nos tam multo antea vobis prediximus et significavimus. Utinam nobilitates vestrae cum vobis hec paterno in vos et statum vestrum amore predicebamus, salubria consilia et monita nostra cantate plena amplexate fuissent ! Quoniam neque vos et status vester nec ipsa tota Italia ea mala et damna incurrissent, que predictorum malignitas, ut ipsimet tandem cognovistis vobis et statui vestro universeque Italie intulit. Sed postquam hoc tam sa lubre remedium adhibuistis, speramus in Domino, quod, sublatis iis fomitibus malorum, optime consultum erit paci et saluti vestre et etiam Italice tranquillitati et alia oportuna adhibebitis reinedia prout 70 DOCUMENTO 139-142. et vos scribitis et nos confidimus nobilitates vestras cum effectu adhibituras esse maxime cum ex tam ingenti letitia subditorum vestrorum et omnium hilaritate iam cognoveritis quam optimum vobis fructum effecerit haeo prima salubris provisio. Habemus vobis gratias quod propriis Hteris tam felicis nuntii nos partecipes feceritis. Nam sicut plurimum et ab intimis semper doluimus predictorum malignitate resque et statum vestrum tribulationibus affici et lati (sic) ita vehementer laetamur et vobis congratulamur optimo Consilio vos paci et saluti vestrae providisse, deliberasseque alia Italice paci conducentia remedia adhibere quando quidem nihil magis desideraverimus omniaque fecerimus et faciamus prò salute status nostri vestraque et totius Italia, quiete et tranquillitate ut tandem fidei defensioni intendere possimus. Date Home apud Sanctum Fetrum, sub anulo Fiscatoris, die xviii Sept. mcccclxxviii Pontificatus nostri anno nono. F. De Noxeto. Dilectis filiis nobilibus Bone et Johanni Galeaz Marie Sfortie Vicecomitibus Mediolani ducibus. 140. Caterina Sforza a Bona di Savoia. — 18 novembre 1479. [Milano, Collezione Damiano Muonl, V. Doc. 124.] Illustrissima ac ex."* domina mater honor."' respondendo ad una vra (vostra) mli (mediolani) vi prenti (presenti) et asai ho in teso qualiter V. I. S. al pnte (presente) non si ritroui hauere Cani boni et acadendo V. I. S. farà inmodo si cophendara (sic) ecc. Ex quo rengratio V. I. S. et iterum pgo (prego) quella se digna hauerme in memoria e farme digna de quanto ho richiesto a V. I. S. ala quale continue me ricomando; rome die xviii (novembre) 1479. € A V. I. S. ricomando lo 111. mio Consorte. » Humilis filia Catbkin Vicecomes de riario Imole ecc. Manu propria. A tergo : Illustrissime ac ex."" domine d." matri honorandissime domine Ducisse Mediolani etc. 141. Caterina raccomanda alla duchessa di Ferrara il prete Dome nico da Bologna. — 20 aprile 1480, da Roma. [Modena, Arch. di Stato.] 142. Sisto IV al doge Giovanni Mocenigo. Promette che Giovanni della Rovere conte di Senigallia, duca di Sora, prefetto di Bo DOCUMENTO 142-146. 71 ma, e Girolamo Riario vicario d' Imola, entrambi « secundum carnem nepotes nostros » già presi in protezione dalla repub blica veneta, saranno sempre a lei fedelissimi. — Sextodecimo kalendas maij 1480. [Venezia, Arca, di Stato. Commemoriali, voi. XVI, c. 161.] 143. Girolamo Riario a tenore degli impegni già presi da Sisto IV promette fedeltà alla signoria di Venezia, la quale aveva ac colto sotto la protezione sua lui « statumque meum tam pre sentem quam quem me in Italia adipisci quoquo modo contigeret in futurum. » — Ka1. mai 1480, da Roma in aedibus propiiis. [Venezia, Arch. di Stato. Commemoriall, voi. XVI, o. 162.] 144. Caterina scrive al duca Ercole di Ferrara che Domenico Ricci governatore di Forlì verrà a parlargli in suo nome. — 9 giu gno 1480, da Imola. I Modena, Arch. di Stato.] 145. Patti fra il cardinale Pietro Foscari rappresentante la Signoria di Venezia e Girolamo Riario condotto agli stipendi di quella per dieci anni per 20,000 ducati d'oro in tempo cosi di pace come di guerra. Darà 120 uomini d'arme e 100 provisionati. Non sarà mai mandato fuori d'Italia che non sia obbli gato morendo el cavallo presentar la pelle, nè bollare etc. » — 10 giugno 1480. [Venezia, Arch. di Stato. Commemoriali, voi. XVI, c. 163, lG-i.l 146. Caterina a Bona di Savoia. Ha partorito un maschio (Cesarei — 26 agosto 1480. [Milano, Arch. di Stato.] IH."* ac Ex."* Domina mater honorandissima. Per gratia de lo onnipotente et gloriosissima sua matre a di xxim del presente mese hora quattuor noctis vel circa ho aparturito uno belissimo figliolo maschio et questo per consolatione de V. I. S. et io insciema. Con dicto figliolo sciamo rimasti sanni et di buona vo glia e continue me ricomando a V. I. S. Rome die xxv augusti 1480. Ejusdem I. Dominationis Vestre humilis filia Caterina Vicecomes de Riario Imole et Forlivij etc. 72 DOCUMENTO 147-149. 147. Caterina al duca di Milano sullo stesso soggetto. — 25 agosto 1480. ! Milano, Arco, di Stato.! 148. Bona e Galeazzo ad Antonio de Braccetto. Caterina ha sospena la condanna di un reo per omicidio involontario. — 19 settem bre 1480. ! Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.] Novamente per relatione de Nicolò et Rafaele fratelli di Bianchi nostri dispensatori havemo inteso como Ambrosio loro fratello per disgratia ha commisso certo homicidio li per el quale è stato preso et messo in mane del senatore el quale pare gli volesse fare rasone; se non che per opera de la illustre madona Katerina nostra dìlectissima fiola et sorella è sopraseduto; unde havendo nuj cari essi no stri dispensatori per essersi affaticati longamente alli servicij nostri cum stunma fede et rectitudine; volemo che in nostro nome commendiati essa madona Katerina de sopradicta opera et la exhortinti ad aiutarere omnino esso Ambrosio et farlo liberare am fargli in tendere che ad nuj farà cosa gratissima. Similmente usareti ogni diligentia col senatore et cum qualunche altro suo expediente per el sopradicto effecto et perchè esso Ambrosio sia liberato.... Bona et Jonanne Galeaz etc. 149. Antonio Braccetto oratore ducale a Bona e a Galeazzo. Caterina ha ottenuta la liberazione del reo. — 29 settembre 1480. [Milano, Arch. A\ Stato, Potenze estere, Roma.] Illustrissimi et excellentissimi signori mei. Habiando recevuto le littere de vostre excellentie de xvim per Ambrosio de li Bianchi sub.... la contessa; et li feci intendere il desiderio de le vostre ex cellentie, la quale sine mora mandò ad commandare non gli fosse facta novità alcuna, et tandem ha operato per modo cheldicto Am brosio è stato liberato bori lo cavassimo fora de presone, el quale sta bene se recommanda alli pedi di vostre excellentie vostre il lustrissime signorie pare ringratiare la prefata contessa, ultra lo ringratiamento per me facto ad nome de vostre excellentie.... credo non potria cha giovare. Pur vostre signorie che sono prudentissime. faciano quello gli pare et piace alle quale humiliter Rome die xxvim Semptembris 1480. Servitor Antonits Bracelias oratore etc. A tergo: ....Ducibus Mediolani.... DOCUMENTO 150-155. 7:5 150. Discorso letto alla presenza degli ambasciatori per giustificare l'operato del governo del duca nell'uccisione di Cicco. — 31 ot tobre 1480. (Milano, Arch. di Stato. Pubblicato da Cablo Magenta, op. clt.] 151. Girolamo Riario scrive al duca di Milano che ha commesso al cancelliere di Caterina sua moglie da lei spedito in Lombardia per sue faccende, di presentarsi a lui. Creda a tutto quello che gli esporrà. — 11 novembre 1480, da Roma. [Milano, Arch. di Stato ] 152. Caterina scrive al fratello duca di Milano che ha commesso al cancelliere del conte Girolamo e suo che si recava a Milano, di visitarlo. Lo prega a crederlo in tutto. (Questa lettera è re ciproca alla precedente). — 12 novembre 1480, da Roma. [Collezione del conte Paar.] 153. Il ducei di Milano a Caterina. Manda a Roma messer Branda Castiglioni suo consigliere, ad esporgli alcune cose. — 24 mag gio 1481. {Milano, Arch. di Stato, Poterne estere, Roma.] 154. Istruzione di Branda Castiglione giureconsulto e. consigliere liti cale per Leonardo Botta che va a risiedere a Roma. Visiti Ca terina e la conforti ad esortare il marito a favorire la politica del dwa di Milano. — 24 maggio 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.! 165. // Senato a Gian Zaccaria Barbaro, oratore veneto a Roma, sul futuro viaggio del conte Girolamo Riario a Venezia. — 25 maggio 1481. [Venezia, Arch. di Stato. Senato, Secreti. Deliberazioni Reg. 30, c. 15.] L'allontanamento del conte dal papa in mezzo a tante incertezze si crede pericoloso, e si prega il Barbaro ed il cardinal Foscari di sconsigliare (come di loro iniziativa) questo viaggio. 71 DOCUMENTO 156-161. 156. Commissione a Francesco Diedo oratore al Papa. Visiti il conte Girolamo Riario e lo assicuri della benevolenza della Signoria. — 25 maggio 1481. [Venezia, Arch. di Stato. Senato. Secr. Deliberazioni Reg. 30, c. 16.] 157. Gli ambasciatori milanesi al duca di Milano. — 30 giugno 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.] La mattina alle 7 è partito il conte Girolamo con Giordano e Paolo Orsini, cinquanta fanti, venti balestrieri a cavallo, oltre il suo seguito. Gli sarà data una scorta (d'ordine del papa) per tutte le terre per cui passerà. L'itinerario è Orvieto, Perugia, Urbino e Forlì. 158. Gli ambasciatori sforzeschi a Roma al duca di Milano. Il conte Girolamo con sfarzoso seguito è partito per Romagna l'ultimo giugno molto per tempo. Descrizione del suo seguito. — 2 lu glio 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.] 159. // duca di Milano ad Antonio Appiani suo segretario. Appena saprà che il conte Girolamo e Caterina son giunti nelle loro terre, vada a complimentarli in suo ìiome e ad invitarli a ve nire a Milano. — 5 luglio 1481. [Milano, Arch. di Stato. Potenze estere, Faenza.] 160. Filippo Sacramoro al duca di Milano. Il conte Girolamo fu so lennemente ricevuto a Perugia. Si crede che il suo itinerario sia Gubbio, Cagli, Urbino, Cesena, etc. — 12 luglio 1481, da Firenze. [Milano. Arch. di Stato, Potenze estere, Firenze.] 161. Il duca di Milano a Francesco Casati ambasciatore a Bologiui. Ha invitato i Riari a Milano pur sapendo che non verranno etc., ma è « per havere respecto al Papa et non lassar andar el conte prefacto al tutto a la voglia de Venitiani. » — 13 lu glio 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna ] DOCUMENTO 162. 75 162. Antonio Appiani descrive al duca di Milano l'entrata di Girola mo Riario e di Caterina in Forlì. — 16 luglio 1481, da Faenza. [Milano, Arch. di Stato, Polenze estere. Forlì.] ....Per questa avisarò summarie como è intrato hogi lo illustre conte Hieronimo in Forlì, cum la illustre madama sua mogliera. Sua signoria venne appresso la terra circha un miglio, et 11 era facta una fraschata sotto la quale dimorò un pezzo per aspectare l'homini de la terra che andasseno fora como era ordinato. Così fu exequito. Primo andarono de fora tutti li artefici a duj a duj , et ciaschuna arte portava li suoi confaloni. Quattro confaloneri de la terra, cum le sue bandere a duj a duj. Tutti li cittadini a duj a duj. Li antiani cum quattro bandere ; et stando cusl, lo focho se apizò in un pallazo de la terra; qual cosa fece star suspeso un pocho la brigata ; pur subbito fu amortato. Apresso uscirono fora cinque squadre de gendarme. Fanti circa trecento et questi tutti facta la volta intorno la fra schata, ritornaro dentro ordinatamente como erano usciti fora, et poi dreto a loro mulli 24 da carriaggi cum coperte rechamate. Regazi circha 20 cum li cavalli belli, bene forniti de selle de voluto et parechie sopraveste. Scuderi circha 40 bene vestiti et cum li cavalli ben forniti de selle de voluto. Compagni de prefato conte. Prefato signore conte cum staffieri circha 25. La illustre madama cum le sue dame. Gentilhomeni, Capellani, medici, secretarij cum circha cavalli 20. Balestrieri circha 40 a cavallo. In la cità erano facto certe representatione cum damiselle sulle carre che cantavano. Prefati signori andarono in piaza, poi smontarono al domo, et tolta la indulgentia, ritornarono per la piaza, al pallazo, et nel smon tare de prefato signore colui che gli portò la chiave de la terra volse tore el cavallo, furono tagliati li staffili, tolte le staffe, et facta certa rissa, tantodem quello dale chiave obtene il cavallo ma fu ferito Faventie xv Julii 1481. 76 DOCUMENTO 163. 163. Anonimo. Relazione della solenne entrata in Forlì di Girolamo Riario e di Caterina Sforza. — 15 luglio 1481. [Firenze, Blbl. Nazionale. Manoscritti II, 368.] Copia dello Ordine con lo quale e intrato il S. Conte Jeronimo in Forlì a di xv Luglio 1481 a hore xxi. Per onorare e magnificare la dicta intrata era la strata de S." Croce per insino alla porta delli Codogni tutto de busso lauorata e fatta ad archiuolti e feste a1lantica dalle bande alle quale staseano tutte le ciptadine et donne de ditta città richamente in ordine. Con soni di trombetti alle poste : li primi che intrasseno : Introrno fanti cento con lame lunghe e cento con tarchette de quegli che vengono de Roma e presono benissimo in ordine le boche delle strade che rispondono suso la piazza : Pur chon bono ordine et chon trarre bombarde et ischiopetti intrò cento balestrieri chon le bale stre chariche sanza verrettoni e colli pditti (predetti) fanti presono le boche delle ditte strate. Dietro achostoro introrono cento altri fanti de quegli che sono state sino a ora in Porli benissimo in ordine in mezo la piaza. Cinque squadre de zente d' arme meglio in ordine che non se può dire intronno chon grande silentio e ordine, e suso la piaza si chompartinno in due parti chon son di trombetti e bombarde e schoppietti et con uoce al cielo Jeronimo, Jer.° Item 42 muli con forzerj et le sopraueste doro coperte tutte de rosato lauorato in zallo chon l'arme di Sua S. Uno squadrone di Jo. Fran." da Tolentino meglio in ordine che li predecti se apresentò suso la piaza nanti a uno Castello de legnio li fabrichato chiamato : Otranto : nella quale erono Jannizeri assai dentro uestiti alla turchescha e tanto notabil chosa e tanto benchomposto quanto dire se possa, ma per quella sera non fu chombattuto perche chosi era ordinato. Doppo quelle squadre intronno chon grand' ordine cento coppie di putti uestiti a una làurea con li chapelli artificiati et con ghir lande et una palma de busso in mano per uno. Intrò doppo li putti tutti li artisti della citta a dua a dua con le loro insegne e stendardi che furono in gran moltitudine di artisti. Intro quattro Cittadinj, zoè l'orso,' la N°(?) delli orzellj M." Gismundo e Francesco de nomaj,quattro chiamati Ghonfalonieri zoe ciaschuno de loro et tutti li suoi del suo quartieri con lo Ghonfalone innantj. Intrati tutti li predetti ch." furono, li Anziani che sono presidenti della Città intronno et si fermonno sotto la porta delli Codogni : aspettando il suo S." cholle chiaue della città suso una targa de argento colli quali era el prefato Jo. Frane." da Tolentino. i Francesco o Lodovico Orai futuri assassini del conte Girolamo. DOCUMENTO 163. 77 Dapoi chostoro intro certj zentili huomini antichj daben e Canciellerj del prefato S. Conte. Drieto alloro intro quattro mule e quattro chaualli doppoi cholle Selle ed fornimenti dargento fine dorati, quali erano e sono della Ma donna et octo gharzoni in giupponi che li menaitano uestiti di seta paonaza e calze alla douisa. Item dodici ragazzinj achauallo de chaualli piati 1 tutti e dargento et li fornimenti dargento dorati lauori sottilissimi e degni li ragazj chon giupponi darzento paonazo et zornee (?) cremesine. Octo camerieri tuttj uestiti de broccado darzento et con li suoi ca lmili forniti di uelluto. Dietro dalloro alquanto diuisi da essi entrò Antonello da For'.i e Carlo da Lipranda maliose {maltese?'} e .Io. Francescho da bagnio nesti dargento tutti tre e quattro altri S." romarij uestiti de brochati doro e collane e zoie assai. Elchonte Jeronimo dilungato dalli ditti per mezo tratto di pietra colla donna sua se ne ueniua passo passo in mezo uentiquattro suoi prouisionati tuttj uesti di seta verde in giupponi cholle chalze alla diuisa sua chon ronche in spalla et Catalane allato et lui uestito con uno zuppon zetani cremesino et una zornea doro biancho suso uno cauallo bajo grosso fornito tutto de drappo doro et la predetta Madonna con una uesta dignissima doro con foza {foggia cioè moda) franzese in testa se apresentarono suso detta porta de Cotogni Con." li quali Jo. Frane." de Tolent." colli ditti anziani uno delli quali fece in uulgare una oratione, se fecero inchontro e appresentarongli le Chiauj di detta Citta le quale detto S." tolse e dette li ad uno suo ch'era li et portolle sempre in mano. Dietro de loro S."* ueniuano pian piano le donzello et le matrone della sudetta Madonna et alcuni altri huomini da bene. E dentro la terra presso la porta se li ferono contra al prefato S." x huomenj vestiti di biancho chon maze quali faceuono fare largo e chomparirui uno spiritello in arco altissimo, quale salutò la sua S."J e chon laude e chon gloriarlo et magnificarlo Canto (cantò) solenne mente in terza rima et in fine di sua oratione gridando tutta la turba Jeronimo Jer.° Cosi chaualcando le donne e damiselle usciuano dello ordine in mezo la strada toccauano la mano al prefato S. et Madonna: In que sto intermezzo di tochare mano se gli fece inchontra uno altro Spiri tello pure allegrandosi della uenuta di Sua S."* et magnificandolo andando più oltre e tuttauia tochando la mano, da grandissima mol titudine di gente seguitato selli fece in contra un altro spiritello pure allegrandosi della venuta di sua S."" et magnificandolo. Andando più I Cioè condotti a mano. 7* DOCUMENTO 163-164. oltra e tuttauia tochando la mano da grandissima moltitudine di gente seguitato, se gli fece in contra uno carro suso el quale fatto ohon arte mirabile era uno paro dorgani piccoli e due Cherichj puttj picoli cantauano in dettj orgahj la S.'" del prefato S. di questi ne riceuetti piacerj assai, perseuerando pure allandare suo con tochar mano, et sempre ridendo presso la piaza se schontro nello aggirami el quale era brutto, ma fatto chon grande artificio et alla sua presentia fe atti assai. Intrato suso la piaza si fermo la sua S. mirando la piaza et la moltitudine delle persone costì astanti alle finestre, como per la piaza uerso la sua S. si mosse uno carro triumphale lauorato tutto a oro e suso el quale erono parechi huomeni famosi romani in cima del quale era la fama, ogniuno di loro fece sua oratione e finito il dire se avio dittanti alla Sua S.'" e andonno a S. Croce doue smontò sua S. e cosi smontato da huomeni vestiti di biancho quali lo haueuano in mezo come è detto di sopra, lo presono in alto portandolo lo posono in sullo Altare grande, intorno al quale li preti parati coraienzorono a cantare Te Deum laudamus, e fatta questa oratione fu por tato in sella, voltaronsi ad un'altra volta uia diritta pure alla piaza suso uno cantone la quale era uno arcouolto molto degniamente la uorato: suso el quale arco era la Justitia: Temperanza: Forteza. Le quali tutte quattro cantorno degnamente et perchè el era hora tarda chaualcò al palazo doue giunti che e furono essendo per smontare parlò alla gran moltitudine con dire : Io me rachomando nelle vostre braccia, huomeni miej, li quali per leuarlo di sella erano parati, e poi disse elmio Corsiero fate sia salvo.... etc...- (?) et io dal canto mio faro il douero. A Madonna la quale assurgia fu balestrata e portata suso, fu tolto il chauallo el fornimento tagliato in mille pezi, et per chè era tutto oro ui si ferì tre huomeni fralloro. E uenuto suso alla sala et camere oue non era altro apparecchio se non oro e seta, e arzento, e di molti Zittadini in ordine con trom betti pifferi; et tamburini, et lauati el prelato S. e Madonna honoratamente, e tante chonfetioni dispensate e distribuite che era una piatà a ueder per terra. Eravi una Credenza dargento del peso di 3000 libre aparechiata in la saletta e uno bacile grande doro e broncino grande doro e sei taze di cinque libre luna doro e uno Altaro tutto fornito doro e perle e seta. Pareva il paradiso a vedere e chontemplare tale chose. Finis. 164. Filippo Sacramoro al duca di Milano. — // conte Girolamo parti da Perugia senza aspettare^ le fe.ste preparate in suo onore. Si crede chiamato dal papa. — 15 luglio 1481, da Firenze. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Firenze.] DOCUMENTO 165-167. 79 165. Francesco Casati al duca di Milano. Girolamo e Caterina Riario sono entrati a Forlì. Si mormora di lui perchè poi non è quasi uscito di camera. — 18 luglio 1481, da Bologna. [Milano, Arch. di Stato. Potenze estere, Bologna.] ....Per uno quale vene heri da Forlì si ha, como el conte prefato entrò domenicha alle 20 hore per puncto de astrologia nel medesmo modo et ordine in Porli, che '1 fece in Cesena, salvo che '1 era ve stito de brochato doro bianco epso et la Contesa et como dapoi che el ce è, mai è uscito de camera vel rarissimo, in modo che quelli homeni de Forli cominzaveno a murmorare, et che l'altro zorno ello feci la mustra deli argenti et robbe sue, che fu una grandissima cosa, et Zoanne Francesco da Bagno domandò al conte se '1 aveva facta quella mostra per dare bene animo a quelli Forlivesi de metterli a sacho come sogliono li altri signori loro.... Bononie die xvm Julij 1481. 166. Antonio Appiani al duca di Milano. — 18 luglio 1481. [Milano. Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.] // duca di Ferrara ha fatto invitare il conte Girolamo a venirlo a visitare e cosi Caterina in nome della duchessa. Veduto il conte « poi- ' chè prefata Madama possava (riposava) » il messo visita intanto la rocca, « mentre (Caterina) si levava.... Levata prefata madama, vi- « sitò sua signoria et gli fece l'ambassate sue.... hebbe conforme ri- « sposte.... dolce et humane affermando il parentado como fiola della « felice memoria del Duca Galeaz et molto desiderava vedere Fer- ' rara et quella madama Duchessa, ma quel che hora non potere « essere, saria col tempo. » Il conte diceva di essere favorevole a Galeotto Manfredi e non voler disturbare alcuno. 167. Antonio Appiani al duca di Milano. Visita a Girolamo ed a Caterina. Si discute un viaggio a Milano desiderato da Cate rina. Il conte non vuole andarvi, nè mandarvi la moglie. — 19 luglio 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.] ....Circha '1 mio andare alo illustre Conte Hyeronimo et madona Contessa sua consorte, già era deliberata l'andata mia, cum voluntà de questo illustre Signore, havendogli repplicato in varij rasonamenti a buon proposito che l'andare mio la era tutto ad buon effecto di Sua Signoria. Cusl vista poy dieta littera et facta intendere a Sua S.' DOCUMENTO ir,7. confirmò era contentissimo ch'io andassi, et non bixognava altra lìt tera del magnifico messer Johanne Bentivoglio per questo, et luy anchora li mandaria uno suo a visitarlo. ringratiarlo del favore et expedictione gli fece havere per la sua investitura del Stato. Et cusi heri matina questo prefato Signore me dette sey servitori deli suoy insieme cum li mey et un trombeta et poi Neapolione suo cancellero: andassimo a Forli et jo manday il cayalaro denanti per prehendere logiamento in la megliore hostaria, et smontati ala hostaria del An gelo, subbito fu li Zohanne Francisco da Tolentino, dolendosi per parte di prefato Signore Conte non havesse saputo la venuta mia . perchè haveria facta digna demonstratione ver vostra Celsitudine in vedere voluntera li suoi servitori. Fecime levare da l'hostaria et allogiare in casa de messer Francesco da Oriolo et dissemi, El conte è andato a messa cum madama: vuy disnareti et poy vi farò fare motto quando sarà l' hora de venire a parlare cum Sua Signoria. Et mentre fu portato el disnare cum molti argenti, eto. prefata Ma dama mandò a me un suo cancellero ad avisarmi che Sua Signoria haveva tentato havere licentia de venire a Milano, et lo Signore Conte suo consorte ve l' haveva negata et non senza qualche alteratione de questa rechiesta. Però se jo era andato a questo fine de do mandare licentia per sua Signoria, como dubitava, me carichava non domandasse questa licentia, perchè la mettaria in rotta cum prefato Signore suo consorte, qual credaria ch'essa fosse stata casone de farmi venire. Respuosi ad ipso Cancellero ch'io ringratiava Sua Signoria del aviso dato et me governaria talmente nel reflerire mie ambassate a prefato Signore suo consorte, ch'io non gli daria carico alcuno. Doppo disnare immediate fu lì prefato Governatore et lo Signore ,lor dano Ursino cum liquali anday a corte. Giuncti in palazo andassimo per parechie camere tutte dignamente parate de drapi de setta(sei!a) et di pani de raza; credo fosse per farne vedere. Arivati ala anticamera sua trovay che Sua Signoria usciva di camera cum prefata Madama, tochay la mane a l'uno et al' altra et intrassimo in camera. Prefato Conte me tirò da canto et cusi in pode ambiduy presso una tavola, gli deti la littera credentiale et fecegli l'ambassata secundo l'instructione dela littera di vostra Sublimità facta 5. presentis videlicet; doppo le salutatione et conforti gli feci intendere che vostra Subli mità haveva havuto singularissimo piacere et contenteza dela sua venuta in questa Romagna cum la illustre Madona sua consorte et signori suoi fioli: havesse havuto tante grate accoglienze et degni honori per questo camino, reputando omne bene, reputatione et for tuna di Sua Signoria comune a vostra excellentia, quale molto se con gratulava havesse augumentate sue facoltà et stati et li havesse tro vati in questa Sua venuta cusi quieti e pacifici; per conservatione di quali et de Sua Signoria offeriva mettere el stato et omne sua fa DOCUMENTO 167. si cultà cuin le proprie persone ad omne sua richiesta et bixogno, si per dicto respecto, che li vostri stati et facultà sonno comune, como etiam per reverentia dela Santità del Pontifice, dela quale V." Ex." fu sempre et vole essere affectionato fiolo, et per potersi meglio vi sitare insiema et congratularse, V.' Sublimità confortava et pregava Sua Signoria volesse venire a revedere quella patria et casa sua de Milano, che cusì la poteva reputare; fargli venire la illustre Madama sua consorte vostra sorella et li signori suoi fioli, per golderse qual che giorni insiema, et vedere tanti Ill.'"' et Ill.' Signori et Madame suoi parenti. Questa fu la substantia cum più parole. Sua Signoria ringratiò assay longamente V." Sublimità cum ornate et conveniente parole di questa visitatione facta fare, dela contenteza recevuta d'o gni suo bene et honore et stato augumentato, dele offerte faceva fare et del invitarlo ad revedere quella patria de Milano; et ultimate se extese circha la parte del venire a Milano che 'l non era possi bile perchè haveva durato grande faticha ad obtincre licentia dal papa per venire fin in Romagna; et dappoy era venuto haveva littere da Sua Beatitudine sollicitasse la ritornata, quale saria infallanter questo septembre. Sichè in questo poclio termine deliberava vi sitare queste sue terre, cognoscere questi suoi nomini de Forlì et de Imola et mettere qualchi buoni ordini de molte cose che manchano. Io pur circha questa sua venuta repplicay, et cum multe rasone per suasi et pregay volesse venire. Sempre respuose, non era possibile. Dixigli lassasse adunque venire la illustre Madama sua Consorte cum 11 Signori suoi fiolini. Me respuose non saperia vivere senza lev. Et rasonando poy, como si fa, dissemi faceva pensero, retornando a Ro ma, de lassarla lei di quà in Romagna. Alhora dixigli: ben remanendo de' quà prefata Madonna, V." Signoria sia contenta lassarla poy venire a Milano. Non volse may dire sì.... Presimo licentia da S. S. et ella se partite et disse a me : stareti hora un pezzo cum Madama mia consorte. Cusì uscite fora de camera, et io anday a S. S., (Caterina) gli presentay la littera de credenza, et doppo la salutazione et conforti la visitay, mi congratulay con sua Signoria et la invitai volesse venire e vedere la patria et casa sua. Subbito facti li ringraziamenti convenienti ale prime parte , saltò a quest'altra et disse: desidero grandemente venire a vedere quelli Ill.*' et Ill.' Signori et Madame, et per una cosa non potoria avere la più grata: et domandome se ne haveva parlato col Signore suo consorte. Dixigli de sì et volse intendere la resposta : yo la dixi et subiunxi, quantunque prefato conto non abia voluto dire si, tamen si V. S. vole, rimarà contento. Et poi gli dixi anchora, che restando di qua Sua Signoria in Romagna, potrà alhora venirgli liberamente. Respuose non voleva restare in Romagna, andando prefato Signore suo consorte a Roma, salvo restaria bene por venire a Milano cum f DOCUMENTO 167-171. questo pacto expresso, che dimorata a Milano uno mese, fosse poy acompagnata de dirrecto a Roma. Dùcigli se faria tutto. purchè la venisse a Milano. Et molto ho pregato prefato signore Conte et Ma dama Contessa a venirgli. Per quanto posso comprehendere prefato Conte non vole venire, nè lassarla venire lev. Prefata madama Contessa ha dui fioli et è gravida de 5 mesi, bella, pomposa et ben fornita de Zoie. Prefato Conte ha facto monstra de tante argenterie che è un stopore, dico vaselami grandi et picoli et d'ogni sorte.... Faventie 19 Julij 1481. In foglio separato : Essendo heri a disnare in Forlì, venerono sei trombeti a sonare. Et perchè gli erano gente assay, gli feci dare tri ducati d'oro, a tri piffari un altro ducato, a tri tamborini un altro ducato; et a dui tamborini in la camera di madama la Contessa, che sonano quando Sua Signoria mangia, un altro ducato, che sonno insumma ducati sey d'oro zenovini.... 168. Antonio Appiani al duca di Milano. — Il conte Girolamo e Cate rina non stanno più a dormire nella rocca a Forlì, ma ieri dopo cena sono tornati a dormire in palazzo. — 26 luglio 1481. [Milano. Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.] 169. Antonio di Andrea Boldù è eletto per recarsi con dieci cavaili presso il conte Girolamo Riario per rallegrarsi del suo ingresso ne' suoi stati di Romagna e per invitarlo « simul cum Consorte » (Caterina Sforza) a venire a Venezia, come già egli aveva an nunziato di voler fare. — 27 luglio 1481. [Venezia, Arch. di Stato Sen. Secr. Delib. Reg. N. 30 c. 26. t.] 170. Antonio Appiani al duca di Milano. — La mattina prima è pas sato da Faenza il conte Girolamo. Caterina era passata prima col Tolentino. — 13 agosto 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.] 171. Antonio Appiani a Caterina Sforza. — La prega di intercedere DOCUMENTO 171-173. 83 presso il conte Girolamo la grazia di un famiglio del signor di Faenza. — 14 agosto 1481. [Milano, Arco, di Stato, Potenze estere, Faenza.] Illustrissima et excellentissima domina observandissima. Como Antonio de Apiano citadino de Milano et privata persona in questa parte et como divoto servitor di vostra excellentia, pigliarò ardire de pregarla se degni persuadere et pregare lo illustre signor conte suo consorte ad fare relaxare Bernardino famiglio de questo illustre signore de Favenza, et non sia tenuto più incarcerato per una cosa legiera, et se pur la fortuna permettesse che '1 havesse dicto vel operato qualche cosa che meritasse punitione, (che non se crede) degnassi sua excellentia far intendere tale errore che ale cose rasonevole se haverà patientia. Tutto dico a buon fine et in hoc deus michi testis. Ala excellentia vostra me ricomando. Faventie 14 Au gusti 1481. Excellentie vestre Divotus servitor Antonius de Aplano. 172. Caterina Sforza ad Antonio Appiani. — Ha tanto pregato il ma rito, che questi ha coocessa la grazia al famiglio del signor Galeotto. — 15 agosto 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere. Faenza.] Magnifico messer Antonio. Visto quanto me scrive vostra magnificentia, sono stata cum lo illustre signore mio consorte et tanto pregato per amore del signor galeotto et de vostra magnificentia, che è tutto contento se relaxi quel vostro amico, qual però ha parlato in modo che'l meritava altra punitione. Pur come è dicto se relaxarà per ompne modo. Ricomandatime al signor galeotto. Ex Imola 15 Augusti 1481. Caterina Vicecomes de Riario. Forlivij ac Imole, ecc. 173. Caterina alla duchessa di Ferrara. — Le chiede cani da caccia. — 16 agosto 1481. [Modena, Arch. di Stato. ] Illustrissima ac Excellentissima domina, domina mea observandis sima. La vera relatione et optima informatione me e facta da infinite persone de la summa benignità et singulare munificentia di Vostra Excellentia, me presta audatia a pigliare de quella et de sue cose 8t DOCUMENTO 173-174. securità. So che lo Illustrissimo Signor ducha vostro Consorte et la vostra Illustrissima Signoria se delettavono de cazare et ozelare : et perho stanno sempre forniti de optimi et perfecti cani de ogni conditione, prego efficacissimamente la vostra Excellentia se degni farmi uno singularissimo et cliarissimo dono, cioe de uno paro de levereri avantazati et gran corredori che siano sufficenti alli capri de le cam pagne de roma quali son velocissimi: uno paro di boni segusi, et uno paro de brachi da astore : boni ed tali chio per loro prodezo spero dichi quando prenderano qualche fera, forono li cani me donò la Il lustrissima duchessa di Ferrara : benche so certa non me mandaria vostra Excellentia sinon cosa bona. Vene lì J a como di Condulmeri scudero de lo Illustrissimo Signor mio Consorte per vedere li suoi quale è iovene discretto et virtuoso: prego la vostra Illustrissima Signoria che habi lui, et chasa sua in ogni loro occurentie per mio amore sempre racomandatti: benche so certa non bisogni racomandarli li suoi subditi maxime li boni : Et perche dicto Iacomo tornara in qua presto nanti ne partiamo: prego quanto piu posso vostra Ex cellentia se degni mandare per lui li predicti cani che mazore servitio non poteria al presente ricevere : Se posso cosa alcuna per vostra Illustrissima Signoria prego quella me comandi: Et a lei sempre mi racomando: Data Imole die 16 augusti 1481. Eiusdem Illustrissime Dominationjs Vestre Filia ac servitrix C'atherina Vicecomes de Riario Forlivij ac Imole etc. Illustrissime ac Excellentissime domine domine mee observandissime Domine Lionore Ducisse Ferrarie etc. 174. Antonio Appiani al duca di Milano. — Narra come per interces sione di Caterina ha fatto graziare un famiglio di Galeotto Manfredi che il conte Girolamo voleva far impiccare. — 17 ago sto 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faeuza.J ....Scrissi questi giorni passati a vostra excellentia d'un nepote de Irate Silvestro facto retinere in Forlì, per lo illustre conte Hieronimo; et quello era seguito fin a quel hora. Prefato conte mandò a repplicare che '1 haveva preso licitamente, et col tempo intendaria tutto. Questo signore omne dì, era cum nuj residenti quà, et se doleva di questa cosa: poi diceva, sapeti perche l'ha preso, perchè vorria che '1 irato Silvestro andasse a parlargli; nuy sempre havemo dicto, non sia lassato andare per modo alcuno et sua signoria diceiia, non cre dati (sic) questo. La vigilia de nostra Dona sua signoria venne ala ca DOCUMENTO 174-177. 85 mera mia et disse tutto mal contento : Antonio, intendo che 'l Conte Hieronimo vole fare apicare questa notte quel mio famiglio. Se vole provedere fra vui tutti che questo non segua. Insumma non paren done de scrivere al conte Hieronimo per questo, dixi puramente sei pariva a sua Signoria et a questi miei magiori compagni, scriveria como mi citadino de Milano et privata persona, doe parole alla il lustre madama contessa. Fumme resposto, era bene. Cusi scrissi co-, mo per l'inclusa copia vostrà sublimità potria vedere et sua signo ria me respuose secondo la forma dela copia quà inserta, pur el pre sone non è anche mandato, nè altro è seguito.... Faventie 17 Augusti 1481. 175i II duca di Milano ad Antonio Appiani. — Si compiace del fami glio fatto liberare per intercessione presso Caterina. — 22 ago sto 1481, da Milano. [Milano, Arcu. di Stato, Potenze estere, Faenza.] 176. Antonio Appiani al duca di Milano. — Imputazione a carico del fa miglio liberato per intercessione di Caterina. — 24 agosto 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.] ....Del famiglio de questo illustre Signore relaxato, ho per altre mie avisato: per la liberatione del quale io scrissi ala illustre madama Caterina, como avisay et mandai la copia de la mia littera et dela sua risposta. La inquisitione facta ad epso familio fu questa. Che esso doveva havere dicto che '1 Signore Francesco Maria deli OrdelafR hora defuncto, era stato alias travestito da frate in la camera de questo prefato Signore et a tramare certi tractati. Esso sempre negò. Fu trovato un homo in Forlì che diceva haverli oldito dire que ste parole, et ipse sempre negavit, dicendo che cum verità non se trovaria may questo essere vero. Tandem fu lassato senza essergli fatto alcuna altra mollestia contra la persona. Questo si cerchava per potere dare caricho a questo prefato Signore. Nè per altra cosa scio (so) interpretare questa inquisizione a lui facta.... Faventie, 24 Augusti 1481. 177. Antonio Appiani al duca di Milano. — Ha mandato a Imola per informarsi sul viaggio di Girolamo e Caterina a Venezia. Il di della partenza è ancora incerto. — 30 agosto 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere. Faenza.] 86 DOCUMENTO 178-180. 178. Antonio Appiani al duca di Milano. — Provviste per la cena dei Riario a Ravenna in via per Venezia. Voci di permuta di Forlì dove il conte non è amato. — 31 agosto 1481. [Milano, Arch. di Stato, Polenze estere, Faenza.] ....Da Ravenna so ha questa sera, che quel potestà ha facto coman dare per quella sua iurisdictione, grandissima quantità de pollastri, anedrazze, oche et vitelli, per fare la spexa al illustre conte Hicronimo, quale se aspeta a Ravona lunedi 3 septembris la sera a cena, et io foj avisato da Imola che '1 partiva mercuri 5: como se sia andarà a Vinetia, per le demonstratione se fanno. Alcuni vogliono dire ch'el porria accader faria qualche vendita aut per mutatione de Forlì, cum quella illustrissima signoria, attento (atteso) che quelli cervelli Forlivesi, non lo amano puncto.... Faventie ultimo augusti 1481. 179. Si delibera mandare il bucintoro all' arrivo dei Riaria Venezia. — 1 settembre 1481. [Venezia, Arch. di Stato, Seniito Secr. Dillo. Heg, 30, c. 33 tergo.] 1481, die primo Septembris, quia non data in tempore. Deliberavit hoc Consilium et sapienter quidem respectu Summi pontificis honorare Illustrem Comitem Jeronymum et eius consortem in hoc eorum adventu : et ad hunc finem ad Suam Excellentiam missus est orator noster, ut illos invitet et huc comitentur. Quapropter ut, Initio, dato omnia convenienter succedant, Vadit pars. Quod ad ingressum prefati domini et consortis in hanc urbem Serenissimus Dominus Dux comitatus prout Collegio videbitur cum bucinatorio et platis sibi obviam eat usque ad Sanctum Clemcntem : et preparentur palaschermi octo, qui ultra barchas contractarum dictum buziuatorium comitentur ut moris est: Prefatis autem dominis, et universe Comitive sue fieri debeant expense donec in ditione nostra manserint : quibus dum erunt in hac urbe mitti debeat unum munus singulo quoque die prout sivfficiens et conveniens videbitur Collegio pro honorabili victu totius Comitive predicte : Et accipiantur pecunie ab officio nostro Salis: Reservatis tamen pecuniis depositi. De parte 98 — De non 32 — Non synceri 7. 180. Antonio Appiani al duca di Milano. — Manda una lettera del ca pitano di Cotignola. — 4 settembre 1481. [Milano, Arch. di Stato. Potenze estere, Faenza.] DOCUMENTO 181-182. 87 181. Il senato veneto decreta onori a Caterina Sforza e a Girolamo Iiiario. — 5 settembre 1481. [Venezia, Arch. di Stato, Senato - Terra Delib. Eeg. 8, c. 129.] 1481 die quinto Septembris. Ut ex toto honoretur Illustris Comes Hieronymus, cum eius Con sorte, sicut jam deliberatimi fuit respectu Summi Pontificis Illos honorare. Vadit pars. Quod eis fiat unum Festum solenne in Sala nostra maioris consilij pro quo festo fiendo, detur illi Societati, que illud faciet, IHam summam pecunie, que data fuit pro festo facto Serenissime Regine Hungarie, quando in hanc urbem venit ex Neapoli. De parte 83 De non 20 Non synceri 1 182. Antonio Appiani al duca di Milano. — Il conte Girolamo è par tito per Venezia. Si mura il suo palazzo in Imola dove (come a Forlì) non è amato. — 7 settembre 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.] ....Questa nocte è ritornato un provisionato mandato a Ravena, dice che '1 illustre conte Hieronimo, partite heri circha le 20 hore per andare a Vinetia, cum la illustre madama contessa sua consorte, ef suoi fioli, et dal canto della illustrissima signoria gliè facto gran dissimo honore, quanto dire se possa, et cusì è ordinato per la via che '1 fa, fin a Chioza, de honorarlo in omne loco, et per carastia de allogiamenti, sonno mandati paviglioni como per altro ho avisato. Alcuni de li suoi, sonno anche montati in barcha per andar a Vine tia per acqua; domenica se dice intrarà in Vinetia, et se dice ha portato cum luj tutte le sue robbe, per lassare la maiore parte in Vinetia : li suoi carriaggi che giunserono in Ravena forono mulli 36 et carre xxi cariche de forceri sive casse.... Ha menato cum si (con sè) prefacto conte Hieronimo octo homini di principali de Forli et quatro de Imola, extimasi li lassarà confi nati in mane di prefata signoria. Ritornando dicto provisionato da Ravena, dice vene in compagnia d' un homo vecchio Imolese qual dice , che '1 conte Hieronimo ha lassato cento homini che lavorano al suo pallazo principiato in Imola, et la majore parte sonno boni magistri chi per amurare et chi per ordinare el legname, acciò habia buon principio ala sua retornata da Vinetia. Et cusi rasonando fra loro duj, fu recordato de la Rocha, che fu presa li giorni passati, et disse quel Imolese : maladeta sia la 88 DOCUMENTO 182-18fi. fortuna, se colui che la prese l'havesse tenuta mezo un di più ne pur quatro hore, quella terra se rebellava contra el conte Hieronimo, et molte altre parole disse per le quali se può comprehendere che '1 non è ben amato in Imola, benché Imolesi stiano più continenti in zanzare che non fano Forlivesi. Bona parte doli carriagi del conte Hieronimo forno missi in barcha a Ravena per mandare a Vinetia.... Faventie 7 Septembris 1481. 183. Privilegio di nobiltà veneta concessa a Girolamo Riario (a stam pa.) — 14 settembre 1481. [Napoli, Arch. privato Riario Sforza, Busta H 2, fase. 2.] 184. Antonio Appiani al duca di Milano. — Sulla venuta del conte Gi rolamo a Ravenna. Un francese, mandato con lettera dal re di Francia va a Imola per spingerlo a tornar presto dal papa. — 21 settembre 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.] 185. L' ufficiale Pietro Andrea Inviziati al duca di Milano. — Caterina Sforza in via per Venezia, è festeggiata a Cofignola. — 22 set tembre 1481. [Milano, Arch. di Stato. Comuni, Cotlgnola.] ....Ceterum essendo passato questa mattina il conte Hieronimo apresso la porta de Cottignola cum la sua illustre consorte, adviso la vostra excellentia comò molti nomini li hanno tocato la mano et facto invitationc cridando Sforza, Sforza, et cosi alla contessa se fa cto più careze, dicendole che la venisse a casa sua. Lo conte et la dona se son demonstratij molto humanamente ad ogniuno, et an dati al suo camino, et intendo tornano ad Roma fra x giorni. Lo ambassatore de venetiani messer Antonio Boldu, qual lo condusi ad Venetia, è romaso ad Cottignola per audire messa ed disnare, et mi ha fatto chiamare et ha voluto vedere la terra. 186. Antonio Appiani al duca di Milano. — Il conte Virolamo va a Roma, Caterina vuol seguirlo. — 5 ottobre 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere. Faenza.] .... Hogi è passato Zohanne Francesco da Tollentino da Imola ad Forlì et ha facto quasi la medesima via che fece prefato conte Hie DOCUMENTO 186-189. 89 ronimo quando andò da Forlì ad Imola et passò per questo terri torio quasi nel far del di cum circha xvm cavalli tutti inacapuzati, et fu creso (creduto) et tenuto fosse prefato conte in quella compagnia. Subito mandaj un fante ad Imola per intendere la verità, è ritornato et dice che sua Signoria è d' Imola, et se dice partirà Lunedi proximo 8 presenti. Ha mandato via la majior parte dei suoi carriaggi, ca valli grossi et regazi che sonno passati {per) Forlì in più volte, et aviati al camino de Roma dicendo ch'esso vole poj passar presto et farà picola dimora in Forlì ; et se dice farà la via di Arimino, et che la illustre madama sua consorte vole omnino andare cum sua Signo ria benché sia grossa, et li filij rimaranno ad Imola. A la excellentia vostra me riccomando. Faventie 5 octobris 1481. 187. Gli ambasciatori Milanesi al duca di Milano. — 6 ottobre 1481, da Roma. [Milano, Arch. di Stato, Polente estere.] Si apparecchia la casa del conte Girolamo. Sono giunti 20 ca riaggi « de le sue robbe grosse, comò sono tapezarie et altri forni- « menti de casa. » Con lui si aspetta il papa. 188. Gli ambasciatori milanesi al duca di Milano. — 11 ottobre 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.] Sono giunti i famigli ed i cavalli grossi del conte Girolamo a Roma, dove gli si apparecchia la casa « et intendemo the '1 lassa tutte le « sue vestimenta et quelle de la mogliera che sono ad uso de la « estate con altre robe de pretio ad Imola. » 188. Antonio Appiani al duca di Milano. — 14 ottobre 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.] Caterina chiede di passare entro Faenza. Il signore le risponde che non è più in tempo di venire a farle onore. « Tandem è passata « fora via la ditta città cum circha 50 vel 60 cavalli tutti bene mon- « tati et bene in ordine, et Sua Signoria cavalcava una muleta et « haveva nove vel x donne in sua compagnia. • !I0 DOCUMENTO 190-191. 190. Antonio Appiani al duca di Milano. — Segrete informazioni mlle mosse del conte Girolamo. — 20 ottobre 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.] Illustrissimo et excellentissimo Signore mio. Questa matina è ve nuto da Forlì uno de li fanti di vostra celsitudine deli duj ch'io te neva continuamente là per intendere la partita del illustre conte Hjeronimo, et suoj progressi, qual dice sua signoria partite questa matina circha le 13 hore, et circha le 14 partite la illustre madonna sua consorte. Debbeno andare a disnare a Savignano et questa sera ad Arimino; et cum sua signoria è andato l'oratore venetiano messer Antonio Boldu. Non so si esso passarà Arimino perchè alcuni dicono andarà fin ad Roma cum prefato conte Hjeronimo, qual in questa sua partita ha facto exemptione fin in vita sua tutti l'homini de Forlì de pane et vino et de omne altra cosa per loro vivere. Ben pagarano li datij de omne altra cosa che vendessero. Non so dire troppo particularmente questa exemptione anchora; ma grandissimo beneficio sarà a quelli nomini. L'altro fante di vostra excellentia an darà fin ad Arimino per intendere più oltra qualche cosa, et sei farà la via de Urbino vel de la Marca etc Faventie 20 octobris 1481. Devotus servitor Antoni us de Aplano. A tergo: ....Duci Mediolani Per postas, cito cito et volantissime die (sic) noctuque cito cito. 191. Antonio Appiani al duca sullo stesso argomento. —22 ottobre 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.] ■ Illustrissimo et excellentissimo signore mio L'altro fante sive provixionato di vostra excellenza che andò ad Arimino, como avisai, dreto a prefato conte Jeronimo, è ritornato questa matina et dice partite hcri d'Arimino circha 20 hore. Prefato conte haveva disnato et immediate doppo disnare haveva facto inviare suoi carriagi, cani, cavalli et certe donzelle di madama sua consorte cum pubblica voce et delibcratione de partire questa matina. Si doveva fare una certa giostra, ma non era acomenzata ala partita sua. Zobanne Fran cesco da Tollentino retornarà a Forlì al governo como soliva. Disse etiam che l' ambassatore venetiano se diceva apertamente andava a Roma cum prefato conte, qual conte menava etiam cum sua sogno DOCUMENTO 191-195. 91 ria alcuni citadini de Imola e parechj più de Forlì ; sotto colore de dare li offici et fargli del bene, e più li mena per mezo obstaggi. Faventie 22 octobris 1481. Divotus servitor Antonius de Aplano. 1 tergo: ....Duci Mediolani.... — Per postas cito, cito, cito et sine mora, die noctuque. Cito, cito, cito. 192. // senato scrive a Roberto Malatesta da Rimini, capitano generale agli stipendi della Signoria veneta, che accorra in soccorso del conte Girolamo Riario se mai negli stati di lui accadesse qual che novità, mandando (anche) delle sue genti, qualora ne fosse richiesto dai governatori di Forlì o d'Imola. — 23 ottobre 1481. [Venezia, Arch. di Stato, Se». Secr.. Delib. Reg. N. 30, c. 37.] 193. // senato al podestà e capitano di Ravenna e suoi successori. Accorra con genti a piedi ed a cavallo in aiuto del conte Gi rolamo Riario se mai accadessero tiovità ne'suoi stati e stia pronto alle chiamate dei governatori d'Imola e di Forlì. — 23 ottobre 1481. [Venezia, Arch. di Stato, Sen. Secr- Delib. Reg. N. 30, c. 37.] 194. Gli ambasciatori milanesi a Roma al duca di Milano. — 26 ot tobre 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.] Sono andati incontro al conte Girolamo e a Caterina a due miglia fuori di Roma. « La illustre Consorte sua (Caterina) era posta « suso uno mulo in doi cesti perchè è grossa de nove mesi et è facta « tucta bela. » 195. Gli ambasciatori milanesi al duca di Milano. — Caterina ha par torito una femmina con poco dolore. Il conte Girolamo di cesi più contento di una femmina che di un maschio. Non gli hanno parlato a lungo, perchè la moglie puerpera ha man- , dato a chiamarlo. — 30 ottobre 1481, da Roma. [Milano, Arch. di Stato Potenze estere, Roma.] 92 DOCUMENTO 196-202. 196. A Francesco Diedo oratore veneto a Roma. — II senato veneto ha difeso e difenderà il conte Girolamo dalle congiure che potreb bero farsi sotto pretesto di essere mosse dagli Ordelaffi. I cospi ratori di una congiura scoperta a Forti se, ritrovati a Ravenna, saranno cacciati. — 5 novembre 1481. [Venezia, Aron, di Stato, Sen. Secr., Beg. N. 30, c 40,; , 197. Il duca di Milano a Caterina. —Si rallegra per la nascita della sua « putina. » — 8 novembre 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Forlì.] 198. Lettera al duca di Milano sul turbamento del papa Sisto IV e del conte Girolamo per il tentativo di Galeotto Manfredi, U quale aceca tentato di impossessarsi della persona di Girolamo perchè il castellano di Forlì gli avesse ceduto la rocca. — 9 no vembre 1481, da Eoma. [Milano, Arch. di Stato.] 199. Caterina al duca suo fratello. — Si unisce al marito nel raccoman dargli Giovanni Alberto da Castiglione <. perchè è pure mio parente et juvene virtuoso et costumato. » Si firma « Minima soror ac servitrix. » — 17 novembre 1481, da Roma. [Milano, Arch. di S*ato, Potenze eetere, Roma.l 200. Notizie intorno al conte Girolamo Riario estratte dalla cancelle ria segreta della repubblica di Venezia. — 1481. [Napoli, Arch. privato Riario Sforza: Voi.: Bozze di memorie (iella famiglia Riario, pag. 45.] 201. Caterina scrive al duca di Milano in favore di Alberto e di Gio vanni da Castiglione. — 4 gennaio 1482, da Roma. [Milano, Arch. di Stato.] 202. Gli ambasciatori milanesi al duca di Milano. — 29 gennaio 1482. [Milano. Aroh. di Stato, Potenze estere, Roma.] Il conte Girolamo dice che la contessa voleva venire a Milano con lui « per sedare e pacificare queste cose. » DOCUMENTO 203-206. , 93 203. Francesco Ricci al duca di Milano. — 10 giugno 1482, dal campo della Lega a Grottaferrata. [Milano, Aron, di Stato, Miniare, Guerra.] Caterina ha mandato un trombetta a cercare « certi boni brachi > fuggiti con un famiglio. 204. Il duca di Milano al duca d' Urbino e agli ambasciatori della Lega. Il pontefice ed il conte Girolamo inclinano alla pace. Bi sogna chiamare Caterina alla corte di Milano, ecc. — 8 luglio 1482. [Milano, Arch. di Stato, Potimi, altre, Roma J 205. Caterina Sforza annunzia ai Sanesi la disfatta del duca di Ca labria. — 21 agosto 1482. [Arch. di Slena, Alti del Concistoro.] Magnifici Viri tanquam patres honorandi. Su questa hora 6 di nocte, lo 111.™° S. mio consorte per uno suo stafferò manda a signi ficare a N. S. corno hogi alle xvj hore apizo el fatto darme cum lo duca de Calavria quale durò fin a le xxiij, et finalmente cum sommo honore et Victoria nostra lo ropcro et fracassorno. Non scrivo più particolarmente alle V. M. perchè non ho altro. Me è parso darvi questo aviso alle V. M. per loro consolatione et anche per satisfactione de la bona volontà mia verso di quelle. Rome die xxi au gusti Mcccclxxxij hora 6 notte. E. M. V. Catherina Vicecomes de Riario Forlivij ac Imole etc. A tergo : Alli mei M.ci S.ri et Padri S. Senesi etc. 206. Gli ambasciatori milanesi al duca. — 11 febbraio 1483, da Roma. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.] Hanno mandato a sentire dal vescovo di Alessandria quando il conte Girolamo potrebbe riceverli ma « trovandolo essere con la illu stre contessa in solazo » ed essendo « el di de carnevale » a tutti parve di non insistere per l'udienza che avrebbero poi Chiesta l'indomani. DOCUMENTO 207-2 LO. 207. Gli ambasciatori milanesi al duca di Milano. — Visita fatta a Caterina travagliata dalle febbri. — 17 febbraio 1483. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.] Quibus dictis, visitassimo la contessa la quale trovassimo as sai afflicta per la quartana da la quale è molto vexata già quatro mesi passati. Et poso li debiti saluti et conforti in nome de vostra signoria, gli usassimo quelle parole havevamo in commissione, et per essere da quella in congratularse de la pace et per essere reinte grato el Conte etc. Pregandola ad tenerlo ben disposto, alle cose no stre etiam che non ne paresse bisogno. Sua signoria ne ha visti voluntiera rengratiandone de la visitationc, et dicendo che non era necessario affaticasse in tenere prefato conte disposto, però che lui era venuto ad quello che sempre haveva desiderato con molte altre bone parole, concludendone che andando quest'anno el prefato conte in Romagna, ella voleva venire a Milano insiema cum li suoi doi filioli ad fare reverentia alla vostra signoria; ne domandò poi suc cessive de le cose vostre. Et stati cum sua signoria per bon spacio se ne partessimo, et cossi qualche volta andaremo da quella.... Rome xvii februari 1483. 208. Caterina scrive a (de'Medici?) di prestar fede a Francesco Bonfiglioh (Bonfiolo) suo cancelliere. — 18 aprile 1483, da Forlì. [Firenze, Arch. di Stato. Mediceo avanti a Principato, filza 49, n. 596.] 209. / Savi di Ravenna scrivono a Costanzo Sforza signore di Pesaro di fare intendere al capo degli Stradiotti o a chiunque avesse qualche buon cavallo corridore, che a Ravenna per la fiera e festa di S. Vitale si correva un palio di 30 braccia di dama schino verdc. — 23 aprile 1483. [Havcuna, Arch. comunale.] 210. Ephemeridi de te cose fatte per el duca di Calabria di Joampiero Leostello (?) da Volterra. — Dal 23 maggio 1483 al 6 feb braio 1491. [Parigi, Bibl. Nat. Ma. Ital. 414.] Cartaceo, pagg. 600, sec. XVI, nella sua legatura originale. V. Marsand, Mm. italiani nella H. Bibl. parigina, voi. I, p. 273. — Questo ms. è pubblicato da Gaetano Filan gieri, Documenti per la storia, le arti e le industrie napoletane, voi. I. Napoli, Tip. del l'Accademia delle Scienze, in 4", di pagg. lxxix-419. 1)5 211. Gli ambasciatori milanesi al duca di Milano. — Partenza di Gi rolamo e Caterina. — 27 maggio 1483. [Milano, Arch. di Stato, Potenze Estere, Roma.] ....His dictis venne uno messo al conte che disse essere hora de montare, et cossi subito la sua signoria al ponto dele xml hore montò a cavallo acompagnato da tutti li oratori de la liga et molti altri cortisani, et factoli compagnia fin fuora da la porta, sua si gnoria ce dete licentia et non volse che andassimo più ultra per es sere l'hora tarda et caldo grande, pregandone volessimo racomandarlo a vostra eccellentia la quale advisamo como la Contessa so partite insiema col prefato conte, havendola noi visitata heri alla camera sua in nome dela vostra celsitudine.... Rome die xxvii maij 1483. 212. Il duca a Caterina sua sorella. — Si rallegra della sua venuta in Romagna cosi l'avrà più vicina. Scrive al conte suo marito che la lasci venire a Milano dove tutti la desiderano. — ló giugno 1483. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 213. Bartolomeo Redditi, da Faenza dove era Podestà, scrive a Lo renzo de' Medici tre lettere nelle quali espone le cose occorrenti al signore di Faenza. — 7 e 28 luglio e 3 ottobre 1483. [Firenze, Arch. di Stato, Med, or. Pr., filza 54, c, i, 5. 6 I 214. Gli ambasciatori milanesi al duca. — 6 novembre 1483. (Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Iioma.I Hanno visitato il conte Girolamo « con la sua illustre consorte » ritornato a Roma quel giorno « circa le xx hore. » 215. Girolamo Riario signore d'Imola e Forlì capitano generale di Santa Madre Chiesa, scrive a Giovanni Lanfredini orator fio rentino presso la Regia Maestà (?) dolente di non averlo potuto compiacere nel far dare a suo figlio la parrocchia di S. Jacopo sopra Arno in Firenze già accordata ad altri. — 23 gennaio 1484, da Roma. [Londra, British Museum, ltal. 21515, 62.] no DOCUMENTO 216-2W. 216. Minuta di lettera della duchessa di Ferrara a Caterina Sforza sul conferimento della abazia di Nonantola a Ippolito suo figlio. — 13 maggio 1484. [Modena, Arch. di Stato.] 217. Minuta di lettera del giovane principe Alfonso d'Este a Caterina Sforza sul conferimento dell'abazia di Nonantola a Ippolito suo fratello. — 13 maggio 1484. [Modena, Arch. di Stato ] 218. Lettera di Girolamo Riario ai Protettori delle Compere di San Giorgio di Genova. — 31 maggio 1484. [Londra, Britlsh Museum, EG 19S0 Farnb.] Magnifici viri patres amantissimi. Ho visto quanto le V. M. mi scriveno per le sue de xil del presente richiedendomi ad esserle fa vorevole circa quanto scriveno a la Santità do N. S. per la conser vatione de Serzana et de petra Sancta, ad che io non responderò altro, se non che vedranno quanto li responde la S. de N. S. per suo Breve, le quale possono esser certe che sempre sum ad tuti soi pia ceri per quanto mi sia possibile. Cosi me li offero di continuo. Quao bene valeant. Rome ultimo maij Mcccclxxxtiij. Hieronimus Vicecomes de Riario Forlivij ac Imole et S. R. E. c. (capitano). A tergo: Magnificis viris tamquam fratribus amatissimis Proctectoribus Comperar'um S. Georgii Civitatis Janue. 219. Girolamo Riario all'oratore Giovanni Lanfredini. — 23 giu gno 1484. ILondra, British Museum, Uni. 21515.| Magnifico oratore. Per la vostra de' XVI havendo inteso il desi derio havereste che a vostro figliolo fosse stato provisto de la pa rocliia de S. Jacobo sopra Arno de Fiorenze, certo ho recevuto non piccolo despiacere che le cose sieno poste in termini che deno (sic) più non sia possibile compiacervi, conciossiache di tal beneficio sono alcuni giorni ne è stato compiaciuto un altro che per dio inteso il desiderio vostro me e stato molesto, quale quando ad tempo si fusse sciaputo non li seria mancato de lopera mia possibile perchè ne fussi rimasto satisfacto. Cosi vi certifico in futurum quando occorra che 07 in simile o qualsia altra vostra ocourrentia per me si possa cosa al cuna ad vostro beneficio, facendomelo intendere, sempre mi trouerete prompto et ben disposto ad tutti li comodi et propositi vostri. Valete. Rome xxm junii 1484. Hieronimus Vicecomes de Riario Imole ac Forlivii et S. R. E. cap. generalis. A tergo: Magnifico ac prestantissimo domino Joanni Lanfredino ora tori Florentino apud regiam maiestatem. 220. Passo Patres honorandi, conimendatione premissa etc. Doppo la morte della Sanctità del Papa è successo che questi Signori Eev.mi Cardinali tucti andorono ad Palazzo la nocte mede sima et deputorono per fare inventario delle robe et guardie di quelle elie sono in Palazo, e' Rev.mi Cardinali Novara, Matiscone, Molfetta et Agri. Demum il Magnifico Messer Joann-Angelo et il Rev."10 Oratore Ferrarese et io andammo ad condolerci con li pre fati Cardinali rappresentanti tutto el Collegio, della morte del Pon tefice, et offerire e' nostri S.ri ad ogni honore et comodo della Sede Apostolica et del Sagro Collegio. Il simile facemmo singulariter a li Rev."1, Cardinali San Piero in Vincula, al Camarlingo et Parma, e quali tucti monstrorono haver gratissima la nostra visitatione, et risposono ringratiando et offerendo, secondo che si richiede in simili visitationi. Vero è che il Rev." 0 Camarlingo strectamente richomandò il Conte, et mostrò star di franco animo, et maxime perchè quel Sagro Collegio molto se li era offerto. Tornando da Palazo, vedemmo uno grande tumulto di gente in torno alla Casa del Conte, la quale la mecteva a saccomanno: non era perciò gente se non plebeia, nè vi era chi contradicessi. In Casa non era altro da poter saccomannare se non legnami et vectovaglie: et tucto quello è stato tolto, et portatone tutti gli usci et le finestre, et una gran parte delle finestre serrate : divelti gli arbori et herbe erano nello horto, et una fonte di marmo che era in decto horto, el piombo delle doccie, le trameze della stalla, et le rastrelliere dellegname (di legname), et le mangiatoie, et erano tucte di travertino murate: et alcuni di camini et di finestre gittati in terra, et infino a ima parte delle rose dorate del palcho, che mai si vidde tal vili pendio et strage : et anchora non si cessa di guastare et cavare in fino agli arpioni et aguti di decta Casa, che veramente si può dire essere pocho meglio decta Casa che quella de'Colomnesi. Qui è la Terra tucta in arme, et hieri fu messo ad Sacchomanno certi Fondachi et Barche di Genovesi ad Ripa. El Fondacho de' Centurioni sarebbe ito ad saccho se non che si ricomperò per Du cati Xxx. Tutt'homo sta a buona guardia, et la natione Genovese si lascia pocho vedere. El Sig. Jacopo Conte è deputato alla guardia dol Palazo con alchune Fanterie: et similiter questi Caporioni, che sono come a noi Gonfalonieri di Compagnia, alla guardia della Terra. La Excellentia del Conte si trovava hieri mattina anchora in Campo perchè hier sera ci fu lettora del magn." Oratore Ducale DOCUMENTO 221-222. 99 de' 13, per le quali monstrava non havere anchora hauto la nuova della morte del Pontefice. E Rev.mi Cardinali Colomna et Savello, a questa hora, che siamo a hore 12, non erano anchora venuti, ch' io sappi. Questi Sig.' Rev.rai Cardinali, secondo il loro costume, ogni di si ragunarono due volte in Casa del Camarlingo. Credesi habbino electo questo luogo, perchè chi li volesse nuocere perda l' ardire ; nè si potrebbe cominciare ad saccomannare la Casa sua, che le altre non portassero grandissimo pericolo. A xvi di si comincierà ad fare le exequie, et a xxv si stima en treranno questi Sig.1 Rev."" in Conclave. Nè altro.... Rome xml Augusti 1484. E. V. M. Servitor Guidantonius Vespucci orator. 222. Guidantonio Vespucci a Lorenzo de' Medici. — La contessa Cate rina Sforza Riario è entrata in Castel Sant'Angelo. — 15 agosto 1484. [Firenze, Arch. di Stato. Med. a. Pr., filza 39.I Magn.co Laurentio de Medicis. Magn." Vir. Hier sera el Conte con lo Exercito, chiamato dal Collegio, giunse a Ponte Molle, et quivi sta accampato secondo la volontà di decto Collegio. El Castello si tiene per lui: et hieri sera la Contessa, tornata col Conte, entrò in Castello accompagnata dal Sig." Paulo Orsino. La S. Excellentia sta molto animosa, et dice vo lere stare insino alla nuova creatione. La sua animosità si funda nell' exercito, nella parte Orsina et nell' havere il Castello ad sua devotione : et presuniesi havere alchuni Cardinali a' sua disegni trai quali è il Vice Cancelliere, che non so come gli riusciranno. Qui è dua Capi usque nunc. El Vice Cancelliere et S. Piero in Vincula. Questi Vinculesi hanno proposto nelle ultime Congregationi due cose: la prima che il Collegio facci ogni cosa di havere el Ca stello nelle mani: l'altra, che le Congregationi non si faccino più in Casa del Camarlingo. Peranche nè dell' una cosa nè dell' altra si sono risoluti, come più diffusamente scrivo ai Dieci. Hoggi andrò a vicitare el Conte, condorrommi della morte, et offerirommi etc. et credo sia bene con li effecti fare ogni forza nel suo Stato non sia novità, perchè ogni novità potrebbe essere causa far venire quello Stato nelle mani dei Vinitiani. Et di questo pa I00 DOCUMENTO 222-224. rere è il Magn." Orator Duchale, atteso la reputatione hanno acqui stata in questa pace. . Rome die 15 Augusti 1484. E Cardinali Savello , Colompna et Vinitiani non sono ancora nella Terra. Guidantonius Vespucci. 223. Guidantonio Vespttcci ai Dieci di Balia. - 18 agosto 1484. iFIrenze, Arch. di St«to. ited. a. Pi ., filza 39.1 Scrive che il conte Girolamo si è commosso alle sue offerte, e che è pronto ad impedire con le armi l'elezione di certi cardinali ai quali è contrario. 224. Lo stesso scrive a Lorenzo de' Medici un'ardito risposta data da Caterina Sforza Kiario in Castel Sant'Angelo. — 18 ago sto 1484. [Firenze, Aron, di Stato. Med. a. Pr, filza 39.] Magnitìce Vir, etc. Questa solo per advisarvi come el Conte per sua sicurtà mandò la Contessa in Castello, la quale udendo certe parole dire a certi da Imola le quali gli generorono qualche umbreza, nonobstante el Conte per suoi fidatissimi gli havea messi per Conestabili in Ca stello, pur Lei gli ha cacciati, et est res non parvi momenti. Item è accaduto che hoggi andando Messer Chatelano per parlargli in Castello per parte di San Giorgio, Lei ordinò che non fussi messo drcnto se non con uno compagno. Il prefato Messer Chatelano si sdengniò, et così sdengniato, Lei gli fè dar licentia con dir: costui vuol giuocar meco a ricatto di cer vello. Egli non sa bene che io ho il cervello del Duca Galeazzo et son fantastica come Lui. Tutto questo mi ha detto el Magnifico Messer Johanni Angelo : Vedete come stanno questi piati Roma 18 Augusti 1484. Guidantonius Vespuccius Or. A tergo: Magnifico Laurentio de Medicis Benefactori meo etc. Florentie. 101 225. Lo stesso a Lorenzo dei Medici. — Loda la prudente condotta del conte Girolamo. — 21 agosto 1484. [Firenze, Arco, di Stato. lled, a. Pr., filza 39.] 226. Guidantonio Vespucci scrive ai Dieci di Balla che il Sacro Col legio si è accordato col conte Girolamo il quale ha cosi feli cemente terminata la sua impresa. —23 agosto 1484, da Roma. [Firenze, Aron, di Stato ol. X, dint. 4, n. 3.] 227. Il medesimo ai Dieci di Balla. Sulla partenza del conte Giro lamo. — 24 agosto 1484, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, ibid.l 228, Lettera di Guidantonio Vespucci a Lorenzo dei Medici. — Ritratto del nuovo papa Innocenzo Vlll che da cardinale era avverso al conte Girolamo. — 29 agosto 1484, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato. Med. a. Pr. filza 39.] 229. Istrumento di composizione fra Giovanni Bentivogli di Bologna e Girolamo Visconti Riario signore d' Imola^per la verifica del molino di Caxale del detto Giovami. — Rogato da Tom maso del fu ser Jacopo de' Mongardi notaro d'Imola. — 5 no vembre 1484. [Napoli, Arch. privato Riario Sforza, Busta Imola, piccola.] 230. Tommaso Feo scrive dalla rocca di Forlì a Caterina Sforza Riario sulle circostanze presenti, e si rimette in lei pel ma trimonio di una sua sorella. — 7 novembre 1484, da Torli. [Firenze, Arch. di Stato. I 231. Conti, crediti di Girolamo Riario quando lasciò Roma morto Sisto IV. — 1484. [Roma, Arch. di Stato, Mandali! 232. Caterina scrive ad Eleonora di Aragona duchessa di Ferrara in favore di Lodovico del Ponte. — 10 gennaio 1495, da Forlì. [Modena, Arch. di Stato.] DOCUMENTO 233-238. 233. Lettera di Lorenzo (de' Medici?) a Galeotto Manfredi signore di Faenza, esortandolo ad allontanare Antonio Maria Ordelaffi di cui si era scoperto un tentativo contro alla vita del conte Girolamo. — 5 maggio 1485.[Firenze, Arch. di Stato.] 234. Gli Otto di Pratica scrivono a Galeotto Manfredi signore di Faenza esortandolo a vivere in pace con Girolamo Riario signore d'Imola e Forlì. — 7 giugno 1485. [Firenze, Arch. di Stato, Lettere Mianive. 4.] 235. Gli Otto di Pratica a Bernardo Rucellai sul curare le buone relazioni fra Girolamo Riario e Galeotto Manfredi. Si allude alla guerra coi Genovesi. — 17 giugno 1485. [Firenze, Arch. di Stato, Lettere Mimlre, 4.] 236. Giovanni Galeazzo Maria Sforza duca di Milano rimette « a « don Gentile Virginio Orsini, de Ursinis il vessillo Sfor- « ziano. » — 19 dicembre 1485. [Roma, Arch. Orsini, Camera 2, A, XIX, n. 32.] 237. Caterina al marchese di Mantova. — Manda a comprar letti di piuma. — 16 gennaio I486. I Mantova, Arch. di Stato.] Io seria desiderosa de fornire questa mia casa de piu cose che vi sonno necessarie, sed in primis de qualchi boni lecti, de quali in vero ne ho gran bisogno, et per dar effecto a tal mio desiderio, ho inviato ad le bande di là Psalterio hebreo presente exhibitore qual ha buona pratica et cognition de piume, cum ordine chel ne conduca qua qualche migliara : unde prego la E. V. instantem." che li piacia ad sin.' mia satisfazione concedere licentia al prefato de poter comprare vinti o 25 lecti de piuma como ad epso piace et pare etc 238. Caterina Sforza nomina suo luogotenente auditore e procuratore nella terra di Bosco, suo feudo nell'agro Alessandrino del di stretto di Milano, l'Ecc."" Giovanni da Castiglione di Milano. Rogato da Fabio Oliva. — 31 gennaio 1486. [Napoli, Arch. Klario Sfulza, busta Imnhi piccola.] DOCUMENTO 239-246. 103 230. Caterina scrive da Forlì ad Eleonora duchessa di Ferrara di farle restituire dagli ufficiali di Modena certe robe di lino, una catena d' oro « ed altre frasche » da lei mandate a Mi lano ad una sua cugina, e che essi avevano prese. — 9 lu glio 1486. [Modena Arch. di Stalo ] 240. La stessa alla stessa sul medesimo argomento. — 19 luglio I486. [Modena, Arch. di Stato.] 241. Girolamo Siario scrive al duca di Ferrara sulla faccenda delle robe di Caterina sequestrate a Modena. — 26 luglio 1486. [Modena, Arch. di Stato.] 242. Caterina scrive alla duchessa di Ferrara di un tal Bernardino de li Guanti. — 2 dicembre I486, da Forli. (Modena, Arch. di Stato.l 243. Caterina scrive al duca di Ferrara pregandolo a scusare il ri torno ritardato di Simone ebreo, dichiarando che essa era stata causa dell' indugio. — 19 dicembre 1486, da Forlì. [Modena, Arch. di Stato.] Caterina rimanda Maestro Tommaso sarto alla duchessa di Ferrara, dichiarandosi ben contenta dell'opera sua. — 10 marzo 1487. [Modena, Arch. di Stato.] 245. Caterina al duca di Ferrara. — Gli manda il dottor Lodovico Paolucci forlivese per esporgli alcune cose. — 7 aprile 1487, da Imola. [Modena, Arch. di Stato.] 246. / sedici riformatori dello Stato di Libertà di Bologna a pieni voti (per omnes fabas albas) deliberano clic coi fondi straor dinari della Camera si facciano le spese alla comitiva di Ca terina moglie del conte Girolamo signore d'Imola, la quale passeri per Bologna diretta a Milano. Il luogotenente ed il DOCUMENTO 246-249. gonfaloniere di giustizia debbono esaminare e determinare la spesa, e sulla somma da loro fissata sarà poi fatto il mandato. — 9 aprile 1487, da Bologna. [Bologna, Arcll. di Slato, Arch. del Comune, Partitorum, voi. 10, f. 293 v ] 247. Mandato del luogotenenti- a Pirro de'Malvezzi vicetesoriere della Camera perchè sui fornii straordinari della Camera stessa paghi a Leonardo ostiere all'insegna del Leone, lire settantatre e soldi undici de bolognini, per rimborsarlo delle spese fatte alla comitiva della moglie del conte Girolamo Iliario signore di Imola, ricevuta nei giorni scorsi nel suo passaggio per Milano. — 27 aprile 1487, da Bologna. [Bologna, Arch. di 8tsto, Arch. del Comune, Mandatomi», voi. 20 f. 337 v.] 248. Caterina alla duchessa di Ferrara in favore dei barcarola datile dal duca di Milano, che, dopo averla condotta, ritornano in dietro. — 1 giugno 1487, da Imola. [Modena, Arch. di Stato ] 249. Caterina al duca Ercole di Ferrara scrive risentita per l'insulto fattole da un suo famiglio. — 24 luglio 1487. [Modena, Arch. dt Stato.] Essendo venuto qua uno de la famiglia de la Excellentia vostra cum sue littere directive al Illustre Signor mio Consorte: per le quale sua Signoria è richiesta ad remandarli una spalliera quale la Excellentia vostra dice essere rimasta a Forlì, ultra che lo Illustre Signor mio Consorte habia resposto a la Excellentia vostra, non posso fare, che essendo venuto qua, questo suo messo, et usando una incredibile importunità, et parole insolente per questa spalliera : per la quale ne dà carrico inferrando che per Noi sia stata retenuta, non ne habia grandissima admiratione et displicentia, considerato che essendose facto per il signor mio tutto quello che è stato possibile per honorare la Excellentia vostra in la venuta sua ad Forlì, altri ne vogliano dar carrico per simile cosa, che veramente molto se in gannano chi ha questa opinione che per Noi o per altri de li nostri questa spalliera sia stata retenuta, peroche non fu mai, ne è nostra natura voler quello de altri indebitamente, uè anche tanta necessità ne costringe che lo debiamo fare, che per gratia de Dio de simile et multe altre cose ne siamo assai ben forniti, ita che di una tal spalliera non no havemo bisogno. Credo firmamento de In temeraria DOCUMENTO 249-251. 105 presumptione da questo suo famiglio, la Excellentia Vostra non ne sapere cosa alcuna, che quando fusse altrimente, io ne staria cum magior dispiacere, perche non seria condignamente corresposto a la figliale affectione quale il signore mio et io habiamo a la Excellen tia vostra, et per questo mi è parso de quanto accade dargline co pioso adviso cum certificarla che per noi se è facto omni diligentia possibile per retrovare questa spalliera la quale non se retrova in alcun modo esser restata in casa nostra, che quando ce fusse stata, la Excellentia vostra habia per indubitato che subito gli haveressimo remandata fin ad Ferrara, etiam sella fusse stata del valore cento volte più, chella non è: et perchè il predicto suo fameglio ha cli cto qua publicamente che se alcuno de li nostri capitaranno ad Fer rara, o in le terre de la Excellentia vostra ne farà fare represaglia, usando molte altre parole minatorie et da non tolerare, La Excellentia vostra intenda che se li è havuto riguardo per suo respecto, persuadendoci che simili portamenti de li suoi verso Noi non li habiano ad piacere : Li quali soi vogliono coprire le loro perfidie, et ribalderie per questa via, dubitando non ne bavere ad patire danno di quello che loro medesimi hanno facto. fiecomando Mi de conti nuo ala Excellentia vostra. Imole xxim lulii mcccolxxx Septimo. 250. Caterina a Francesco Gonzaga marchese di Mantova a favor? di Bernardino de li Guanti. — 29 novembre 1487. I Mantova, Arch. di Stato.] 251. Innocenzo Vlll, udito il reclamo di Caterina e dei suoi figliuoli, scomunica tutti coloro che hanno loro rubato gemme, masserizie, bestiami, se tosto non ne fanno la restituzione. — Sexto decimo kalendas januarii (17 gennaio) 1488. [Arch. Hecr. Vat. Innocenzo Vili, Cam ninniiim An. V. T. LXXIII, 770, f. 107.] Innocentius etc. Dilectis filiis venerabilium i'ratrum nostrorum Imolensis et Forlh iunsis Episcoporum in spiritualibus vicariis generalibus salutem etc. Significarunt nobis dilecta in Christo filia nobilis mulier Catherina Sfortia Vicecomes de Riario Imole et Forolivii pro nobis et Romana ecclesia in temporalibus vicaria et nobiles pueri ipsius Catherine utriusque sexus nati qui, ut asserunt, dilecti filii nostri Raphaelis sancti Georgii ad Veluni aureum diaconi Cardinalis nepotes existunt, quod nonnulli iniquitatis filii quos prorsus ignorant perlas jocalia lapides preciosos zonas texutos anulos taxeas ciphos coclearia plactos vesteH tunicas pannos laneos lineos sericos libros litteras auctenticas instrumenta publirn contractus documenta ll>i DOCUMENTO 251-263. equos jumenta boves vacas porcos oves capras et alia animalia lectos culcitras linteamina mapas manutorgia domorum utensilia auri et argenti monetati et non monetati quantitates pecuniarum sunimas debita eredita deposita jura jurisdictiones et nonnulla alia mobilia et immobilia bona ad Cathermani et natos prefatos ac eorum fainiliares et servitores legitime spectantia temere et malitiose occultare et occulte detinere presumunt non curantes ea ipsorum dominis exhibere in ammarimi suarum periculum ipsorumque dominorum non modicum detrimentum super quo Cntherina et eius nati prelati apo stolico sedis remedium implorarunt. Quocirca discretioni vestre per apostolica scripta mandamus quatenus omnes huiusmodi occultos detentores perlarum jocalium et aliorum bonorum predictorum ex parte nostra pubblice in ecclesiis corani populo per vos vel alium seu alios moneatis ut infra competentem terminum quem eis prefixeritis ca Catherine natis familiaribus et servitoribus prefatis a se debita restituant et revelent, ac de ipsis pleuam et debitam satisfactionem impendant, et si id non adimpleverint infra alium compe tentem terminum quem eis ad hoc peremptorie duxeritis preflgendum ex tunc in eos generalem exeommunicationis sententiam proferatis et eam fuciatis ubi et quando expedire videritis usque ad satisfactionem condignam solemniter pubblicari. Volumus autem quod detentores predicti a sententia exeommunicationis huiusmodi ab aliquo absolvi non possint nisi prius bona predicta eorum dominis restituerint et revelaverint cum eftecto etiam si illa aliis amori Dei erogaveriut, seu in elemosinasi dare voluerint. Non obstantibus contrariis quibuscumque. Quod si non ambo hiis exequendis potueritis interesse alter vestrum ea nihilominus exequatur. Datum Rome apud Sanctum Petrum anno ete. Mcccclxxxviij sextodecimo kalendas Januarii Pontificatus nostri anno quinto. A. DE Bui'CAHELMS. 262. Capitoli dell'arte della Lana del conte Girolamo Biario signore di Forlì e d'Imola e governatore delle genti del dtica di Milano. — Ultimo febbraio 1488. [Napoli, Arch. privato Rlario Sforza, Busta Imola grande.] 253. Il castellano di Forlì scrive ai canonici d' Imola che, Caterina vuole che l'elezione di un canonico soprannumerario sia fatta rome gli manda a dire per certo D. Desiderio. Prega i cano nici « a far sostenere » Galeotto da Cai-ina. — 5 marzo 1488. [Imoln, Arch. Capitolare, voi. I, lettpra XXXVII. 107 254. L'assassinio di Girolamo Riario. Passo della cronaca inedita di Andrea Bernardi detto Novacula. — 14 aprile 1488. [Forlì, Bibl. Comunale ood. cart. — V. anche le Cronache di Leone Cobelij pubblicate nel Monumenti storici pertinenti alìe Provincie della Romagna, Tomo I. Bologna 1874, p. 316-322.] di subite al dite checho s'auiò innenzo e costore dreto ; come di sopra ariuate che al fu a la dita canbara, la quale era la seconda comenciando di uerse al ponte dal pane e uignande in uerse rauena la quale se chiamaua quela da li ninfe, e li soleua stare per stancia el dite nostre S.' pino quando lui uiueua (Pino degli Ordélafjp), e immediate come lui fu ariuato di subito dite gasparino al lasò intrare, per che fra el signore e dite M. lodouigo e dite checho non acadeua mai alcuna resestentia, per che lore aue hotorità de tuta quela casa de potere intrare a tuta soua uoglia; e per queste dite gasparino lasò intrare: e intrate che lui fui al signore era come le braze in suso quela finestra che era dal cante de uerso rauena, e con eso lui iera tre persone al nome de li quali erano quiste; uno M. coradino fiole de M. zuliane feuo de sauona de la soua lineia parentella, al seconde era uno so canzelerio chiamato zironimo da casale, al terze uno nicolò de cremona so canmarero ; e lì lore erano da l'altre cante a dita finestra. Alora soua signoria se uoltò e dise; che andaue fasande checho mio?; alora lui se i apresò e dèi una botta in tale pette dal cante drito : alora soua S.' se mese a defesa e comenciò a cridare e volere fuzere per quele usse che andaua uerse a la camera de la signoria de M." la quale camera si era quela che era in uolta li propinque al canpanile : fate che aue dite checho queste, come al signore fui li inpete al prime use che ueneua de la sala granda, di subito al prefate le douigo saltò dentre e preselo per li capile e tiróle in tera per mode che infra lore dui ie dóno le molte ferite, per mode che li in dite logo soua S.' rese al spirto a l'onipotente eterno idio al quale lui per soua misericordia e bontade se uolglia degnare de perdonareglie li soi pecade e po Jonarie la gloria beata .... 255. Gli Otto di Pratica a Migliore Cresci capitano di Castrocaro. Hanno ricevuta la nuova della uccisione del Piarlo. Provve deranno ai fanti. — 16 aprile 1488. [Firenze, Arch. di Stato, Carteggio Mimive.] 108 DOCUMENTO 256. 256. / figli di Caterina minacciati di morte dinanzi alla ròcca di Ravaldino. — 16 aprile 1-488. [Bernardi, Cronaca inedita. Forlì, Bibl. comunale.] .... Da po queste a hore 22 dite checho torno a la porta de sam piero e fe tore dui de li nole de dita M." el quale fu otauegliane e liuio e la madre de dita M." e la sorella et una soua balia e menolie a la dita roca de raualdine e feno la uia di ualuerde e li introne in una guardiola. Ariuate che lore fune mesene fora dita balia e fene chiamare dite castelane e li ie dise che per lamore de lonipotente eterno idio che lui uoglia dare dita roca al dite monsignore e che lui non uoglia esere casone de tanta gram cordelita quante siria questa per che li dite soi nomice uolene amazare al dite hotauiano e 1 dito cesare le quale eno qui de prexento. Alora al dite castelano fe respondre le molte parole infra le quale fe dire come di sopra e che lore aperisino molte bene li soe hochi e che lore guardaseno molte bene quele che lore feseno e che lore considra bene che tale putte non e per nacione pero de la stirpa de caino ance piu preste sone de quela gram potencia dal duca do milano come di sopra. E li ie fe dire che lore sandase con dio e che per niente lui non ie uoleua dare dita roca. Fate che fu queste di subito lore mese fora M.' stela sorella de la dita M." E li cora populo comencio a chiamare quante piu lei potea la signoria de M." soua sorella e pregandela per al dolze amore de dio che lei uoglia pregare dite castellano e dite M. coradino che uoglia aperire li ochie de la piata (pietà) e cognosere tanta gram cordelita quante sera quela se lore non uogliano dare dita roca al dite monsignore per che lore aue zurate sopra la fede soua che tute li soi 7. fiole lore li metirano per al file de la spada et ecia mia madre e mi che lore se meterano in gram uergogna e uituperio e queste ie fara lore per la #ram disobidencia de ti cara sorella credando lore che uoi fustiue intrata in dita roca per acunzare le uostre diferencie ance piu preste uoi li auite guaste. Alora dite castelano respose a dita M." stela e dise che lei sandase (andasse) con dio che per niente lore no ie uo lene dare dita roca ne eciam dita M.' la raxone si e questa quande bene dita comunita se rendesse li dite putte che ueramente lui crede che loi e ie le renderia come tosegho atermenato (con veleno a tempo) che in breuo tenpo lore moreria. E l simile faria a la dita M." quande nui ie la deseno a cio che fuse tenita la lineia de dita casa. Fate che fu queste li dite soi nomice mesene fora al dite hotauigliano. E lu come noce pina (piena) comencio a chiamare o mia cara madre io ue prego per lamore de lonipotente eterno dio che uostra S.' si uoglia degnare de pregare quele mio in logo de bom padre spirtuuale dal dite castelane che ce uoia restituuire dita roca a mio fratelle liuio e a mi a rio clie nui la potiama dare al dito monsignore e a dita DOCUMENTO 256-2n!'. imi comunitade le quale siane in te le loro forcie a cio che nu se poteama reparare al gram pericole che nui tute fratelle siema per che se per case auegna che al dite castelano non credfa dita roca da dare al dite monsignore come de sopra io crede ueramente che queste sera lultimo termino de nostra uita per che quiste nostra aduersario se lano promese sopra la fede soua si che per queste nui pouere fradelette nui veramente auema perse tuta la sperancia di queste mi sero e transitorio monde ultimadamente io me uoglio butare in le braze del redemptore et per ihesu criste et de la soua immacolata maria soua madre la quale sempre ie sta a li soi piede a pregare per nui miseri pecatore che de tale fortuna lui se uoglia guardare consi derando nui poere fratelle desere nocenti de tale erore. Alora al dite castelano fe cridare tute li soi famiglie a uoce pina dicande lore andatiue con dio se ne no nui u'amazarema tute. E queste tale cridare fece dite castelano solom per quela pouerina de dita M." soua madre non hodese al gram lamento che dite so fiole facena per che lore laueua fate andare a riposare int una certa camara in dita roca la quale era molte denistante del dito loco considerande dite castelano quando la dita pouerina soua madre auesse intese tale cosa che ne ramente ie seria saltade al core del corpo considerande lui al grande amore che e quello de li fiole. Alora uedande lui che dite aduersario non se uoleua partire di subito fe dare al fogo a uno arcobuse e trese di sopra da lore per no ie fare male alcuno .... 257. Giovanni Lanfredini scrive da Roma a etc. — 4 maggio 1488, da Vigevano. [Mantova, Arch. di Stato.] 293. Manfredo Lando a Gian Galeazzo duca di Milano. — Si ralle gra della notizia datagli della vittòria di Caterina « .... et « ringratio l'eterno Dio che li abbia missa la mano sua » etc. — 5 maggio 1488, da Eipalta. [Milano, Arch. di 8tato. Patenze estere. Forlì.] 294. Bando di Caterina Sforza contro gli assassini del conte Giro lamo suo marito. — maggio 1488. [Milano, Arch. di Stato.] Per lhorrendo et execrando caso de la morte del Ill."° Sig." Conte Hieronymo bone memorie quale non solamente debe essere condo luta da li amici et servitori, ma da onnie altro l' Ill."" M." Contessa Madonna Catherina olim sua Consorte et S.' Octaviano suo figliolo. Mad.' et Sig.' de Forli et de Imola han deliberato in lanimo suo non lassare cosa alcuna intentata per castigare et punire li perfidi et ma 135 ledecti traditori quali tolsero la vita al pred." Signore suo Consorte et Patre et pero se notifica a tutti et ciascuna persona, como li pred. 1 Ill. Madonna Contessa et Sig. Octaviano hano posto taglia contro li pred.' traditori nominati qui disotto in questo modo: cioè ch| dara uno in le mani de li Ill. Signorie sue o del suo Gubernatore alcuno de questi traditori, habia per ciascuno vivo ducati mille doro, et chi non li potesse dar vivi et amazzasse alcuno de li dicti, ita che se lusse certo de la morte sua habia per ciascun morto ducati cinque cento et se questi tali che persequitarano questi traditori russero re belli di questo Stato purche non habiano posto le mani nel sangue del pred." DI."" Sig. Conte bone memorie serano restituiti a la patria et in gratia de li pred.' Ill. Mag. Contessa et Sig. Octaviano et seralli renduto li loro beni et robbe che havessero perduto et haverano insieme cum questo la taglia de li denari sopradicti nel pred." modo, et ultra questo seranno sempre in gratia de le loro Signorie et golderanno quelli beneficj che goldono li altri boni servitori soi, et in promissione di tutte queste cose li pred.' Ill. Madonna et Sig." obligano la fede sua de observare integramente tutte le supradicte cose et cosi confortano ciascuno ad attenderci che omni giorno se ne retrovera più contento. Li nomi de li sopradicti traditori sono questi: Lodovico et Checho del Orso Jacobo da Ronco Lodovico Pansecco et Mattheo de Garlasso. 295. // duca di Milano ed re d'Ungheria. — Relazione dell'assassinio di Girolamo Riario. Coraggio e vittoria di Caterina sua sorella. Di qui si rileva che in quel tempo Caterina era incinta. — 5 maggio 1488, da Vigevano. [V. Monumenta Ilungarìae hi»lorica, ad annum, n. 253, p. 402*4.] Serenissime Rex. Pater et affinis honorandissime. Quoniam ea est inter nos necessitudo et animorum conjunctio, ut comuni merito esse debeant, que alterutri nostrum magni momenti et digna memorata eveniunt, significabimus Maj estati Vestre quanta nuper fortune varietate jacte sint soror et nepotes nostri. Est in latore Italie ad Hadriaticum mare vergentis regio Romandiola inveterato apud nos vocabulo dieta. In ea Urbis vetustate, potentia nobilis Forilivii imperium multos jam annos legitime adeptus Comes Hyeronimus Riarius, Il lustrissime Domine Catherine, sororis nostre conjux in hos usque dies quietus tenuit. Et quamquam benigne subditos omnes haberet, non defuerunt tamen qui summum scelus in eum auderent. Cichus Ursus 136 DOCUMENTO 295. familiaris, atque adeo ex prefectis militaribus ejus, Nobilis alioquin Foroliviensis civis, frivola nec juxta causa superioribus mensibus iritatus animum cepit perdendi Principis. Assumtis itaque in conjuratione tribus amicis, diem statuit patrandi sceleris ad xiv preteriti mensis, quo die ad Principem profectus, qui dum Ministri cenarent, cum paucis admodum custodibus in cubiculo agebat, literas obtulit ac legenti Comiti ventrem gladio haurit. Exiliit Comes magno edito ge mitu ac procurentem ad ostium Ludovicus Pansiccus alter coniuratorum capillis aremptum ad terram prosternit, et pectus ingente vulnere ferit. Ceteri exanimem quoque confodiunt, accurrere ad primum gemitum conati cubiculares partim occisi, partim vulneribus detur bati: tum Sorore nostra et filiis comprehensis libertatem Civitatis inclamantes palatium diripuerunt. Conversis ad rebellionem civium animi, nonnulli etiam urbis porte rebellium presidium acceperunt, arx tamen, que munitissima est, in fide permansit. Hanc cum frustra tentassent habere hostes, soror nostra operam ejus tradende poli sta est, si permitteretur ingredi, coacturam enim se prefectum ad oa, que vellet, obsides promissionis et ipsa filios suos, qui jam omnino captivi erant, reliquit, et fidissimus Ministrorum qui in arcem evaserat duos liberos tradidit. Arcem ingressa virago, aperte negavit, se venturam in potestatem inimicorum, sevirent modo in filios, quantum liberet, superesse adhuc in utero (gravida enim est) qui omnium injuriam ulcisceretur. Interim allatus cedis et rebellionis nunctius nos gravissime perculit, qui sine mora validissimum exercitum ad comprimendos motus restituendamque Sororem et nepotes nostros in patrium Statum misimus. Apropinquantibus igitur ad ultimum mensis diem copiis ad forumlivium erecti sunt civium animi et tumultua in urbe factus. Optimatibus a rebellium facinore dissentientibus, nam profecti ingenti manu ad carcerem filios sustulerunt deduxeruntque ad matrem ejus et Octavium primum geniti nomenmaiori favore clamitantes, Cichus et reliqui conjurationis prin cipes cum in tumultiI jam vircs suas deficere sentirent et prohibiti aperte essent, majorem vim captivis filiis inferre per eam portam que adhuc in potestate erat Urbe egressi, fuga saluti consuluerunt. So ror autem nostra arce egressa pristinum Urbis imperio deferentibus sacramentum Civibus accepit, et atque ita pacatis rebus, copias nostras revocavimus. Hec paulo latius ad majestatem vestram scribere volumus ut quamquam ex adverso casu merorem ingentem senserimus, tamen cum non minori gaudio nos postea afecerit felix summe rei exitus, eandem letitiam capiat Maestas (sic) Vestra qua, nos recreati sumus, qui etiam non mediocriter, invicem hac de causa gratulandum censemus. 137 296. Gian Galeazzo Visconti Duca di Milano ripete al Marchese di Mantova * come Mes. Galeaz da Sanseverino intrato ne la « cità, haveva fornito il palazo et la piaza et cavalcato epsa « cità insieme cum la Ill""l Contessa, haveva accompagnato « la Signoria Sua in Palazo e lì l' haveva constituito in piena i e pacifica possessione del Stato e gli dice poi « ha- « vemo ordinato alli capitanei nostri che lassate quelle gente « che pareno necessarie al presidio et sicurezza del Stato de « la Contessa, ritornino alli lochi soi cum le altre gente d' ar- « me et fantarie. Del che è parso darne aviso a la S. V. como « recercha la mutua benevolentia nostra, et perchè se alcuno « era qual dasesse altre interpretatione al movimento de le « gente nostre cognosca lo onore suo, et che el costume et in- « stituto nostro è de ajutare li oppressi contro Justicia e « non occupare quello d'altri et che non pensamo cosa alcuna « se non quieta et moderata, et che ante omnia risguardamo « la conservatione del riposo de Italia. » [Così voleva smentire le dicerie corse che Forlì doveva cadere nelle sue mani.) — 6 maggio 1488. [Mantova, Arch. di Stato. E. XLIX. 2.] 297. Giovanni Corbisà, scrive a Nicolò Ridolfi le vendette fatte da Caterina Sforza in Forlì ed altre nuove di Romagna. — 7 maggio 1488, da Castrocaro. [Firenze, Arch. di Stato, ci. X, dlat. 1, filza 13.] Advisovi come la S. di Madonna si ha mandato a' Confini ad Milano Lorenzo di Guido degli Orselli, Maestro Antonio di Montexo medicho, ser Niccolò Panseccho Simone de' Fiorini : Questi erano de' Signori al tempo gridavano, Chiesa : tucti gli altri Pansecchi che erano parenti di Lodovico Panseccho, sono a confini ad Cotignuola. Bartholomeo di Guardi moratino, confinato ad Venetia. Madonna ha messo di taglia, chi li da vivi Ducati mille, et morti Due. 500, drieto ad Mess. Lodovico et Checco dell' Orso, Lodovico Panseccho, Iacopo del Roncho, Mattheo di Galasso, per ciascuno et tucte le sue Case sono spianate in sino in terra, che mai non fu visto tanta ruina. Li Castellani sono ad posta di Madona et li figliuoli, delli nomi non so per anchora, ma le forteze sono per Madonna et per i figliuoli. Le genti d' arme vanno et vengono come vogliono, et simile tu cti li Sig. che sono in Campo. Hierimactina tucti li Sig.'i desinarono in Cittadella con Madonna, et l1 stectono tucto il giorno ad consi glio insino alla sera. I38 DOCUMENTO 296-299. ' Quelli che furono morti furono questi. Orso padre di Checco, Pngliarino nipote di Jacopo da Roncho, Piero Matto Albanese, Marco Soozacarra, Giovanni Grifone: questo fu impiccato in Cittadella secretamente. Li presi per cagione della morte del Conte: Mattheo dal Ron cho, Nicolò di Paladino cognato di Lodovico Panseccho, i quali sono in Cittadella. Madonna sta sempre in Cittadella con li Putti. Governatore resterà qui M. Giampiero Bergamino Conte, et per anchora non si sa con quante gente .... Noi tucti siamo sani et stiamo benissimo : simile si spera di voi, che a Dio piaccia. Di nuovo non ho altro che dirvi: Raccomandomi ad voi, et si vi prego mi racchomandiate a Madonna Catherina, Benedecto, Giovanni Bini et ad tucta l'altra Brigata, che Xripsto vi guardi. Ex Castrocaro die vii Maii 1488. Servitor Franciscus Machietta. Post scripta. — Ho inteso Madonna mandare a Milano per Ambasciadori gl' infrascritti Ciptadini et huomini di Frulli i nomi dei quali sono questi: Messer Luffo, Messer Giovanni delle Se (Selle), Messer Maso Maldente et Messer Simone d'Ambrona, i quali, per adventura, vi staranno più assai non sarebbe la voglia loro, secondo si bucina. Iterum bene valete. 298. Francesco Macchietta scrìve da Castrocaro a Giovan Tomaso Kidolfi a Firenze le giustizie fatte da Caterina dopo la ucci sione del marito ed altre novità e dicerie di Forlì. — 7 mag gio 1488. [Firenze, Arco, di Stato. Legai. Comm. Miss. Resp. ci. X, diat. 1, filza 13.] 299. Caterina dalla rocca di Forlì scrive al duca di Ferrara di aver udito quanto in suo nome gli ha detto Nicolò Cocapano Commissario del Duca di Romagna « qualcosa mi è stata ad « singulare piacere et consolatione in questo mio acerbis- « simo caso. » Gli ha « risposto a bocca » quanto gli occor reva. — 8 maggio 1488. [Modena. Aron, di Stufo.] I39 300. Il Duca di Milano al Vescovo di Tortona. Lo incarica di pa lesare al papa la sua gratitudine per le buone disposizioni che ha mostrato per Caterina. « Havendo inteso che li per- » cussori del Conte Jeronimo devono essere capitati in lc « terre dei Rev."!1 Sabello et Columna » manda lettere per loro dicendo al Vescovo di parlare di questo anche a voce in suo nome. — 31 maggio 1488, da Pavia. Milano. Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.; 301. /{acconto del Bernardi, cronista inedito, sulle cagioni secrete per cui Francesca Bentivoglio fu condotta ad uccidere Galeotto Manfredi suo marito. — 31 maggio 1488. [Forlì, Bibl. Manie. Cod. cut.] 302. Francesco Macchietta scrive da Castrocaro a Giovati Tomaso de' Ridolfi (Florentiae, in via Maggio) la morte di Galeotto Manfredi signore di Faenza fatto assassinare dalla moglie. — 3 giugno 1488. I Milano. Arch. di Stato.] 303. Branda Castiglione al duca di Milano sulla uccisione di Gian Pietro .... <7 Faenza. Novità di Forlì. — 5 giugno 1488. [Milano, Arch. di Stato, Potenze entere, Forlì ] 304. Istrumento di procura della contessa Caterina e dei suoi figli vicari in Forti ed Imola per giurare fedeltà alla Chiesa. — 2 luglio 1488. [Arch. Vaticano. Innocenti! Vili, Vicariata», voi. 38, fol. 93, h.] 305. Caterina scrive al duca di Ferrara chiedendo di venir rein tegrata dei danni recatile dai sudditi di lui entro il suo terri torio dopo la morte del marito. — « Messer Tito Strozzi non « ha mai restituito quelle mie vacche che lui ha, ne anche « questi suoi subditi le caldare che erano a lo uso della « cassina etc. » — 11 agosto 1488. [Modena, Arch. di Stato.] 1 40 DOCUMENTO 306-311. 306. Il generale de' Servi scrive da Bologna a Lorenzo dei Medici il matrimonio di Ottaviano figlio di Caterina Sforza con Gio vanna Bentivoglio. — Condotta di Annibale Bentivoglio per Generale e Governatore di tutte le genti sforzesche. — Matri monio della figliuola di Bianca Simonetta con Hermes di Giovanni Bentivoglio. — 21 agosto 1488. [Firenze, Arcli. di Stato. Mei, a Pr. Carteggio privato, filza LX, c. 401.1 307. Caterina scrive da Imola al duca di Ferrara che gli manda Alessandro dalle Selle suo cittadino imolese a dirgli alcune cose. — 29 agosto 1488. [Modena, Arch. di Stato ] 308. La stessa alla ducltessa di Ferrara per lo stesso. — 29 ago sto 1488. I Modena, Arch. di Stato] 309. Caterina scrive da Imola al duca di Ferrara chiedendo la re stituzione delle cose tolte, e riparazione alle violenze fatte ai suoi sudditi lamentandosi come « non che siano castigati eho « li ha presi, sonno ritenuti li miei ih ferri et in fondi di c torre etc. » — 1 settembre 1488. [Modena, Arch. di Stato.] 310. Caterina scrive al duca di Ferrara dalla rocca di Forti lietis sima come per intromissione del duca di Milano, sia stato de ferito l'esame dei danni da lei ricevuti a Giacomo Trotti, con obbligo di reintegrarla entro otto mesi, e stabilito che deb bano demarcare i confini fia lo Stato d'Imola e queUo di Fer rara. — 25 ottobre 1488. [Modena, Arch. di Stato.] 311. Il duca di Milano avverte Caterina che malgrado tutto il suo buon volere per comporre la questione, il duca di Ferrara si rifiuta assolutamente a pagarle i danni. — 10 novembre 1488. [Modena, Arch. di Stato. 141 312. Caterina avverte i canonici della cattedrale d'Imola di aver scritto ad un cardinale in loro favore. — 17 novembre 1488, da Forlì. [Imola, Arch, Capii Voi. I, A B, lett. I.i 313. Arbore della discendenza de' Riario di Bologna legato in carta pecora. Vi si dice che Caterina Sforza si rimaritò con Giaco mo detto Insacroveste di casa Fei. (Questo strano soprannome di Giacomo non è ripetuto in altro luogo.) — 1489. [Napoli, Arch. priv. Sforza Riario, doo. lettera (I),u. 1 rosso.] 314. Jacopo vescovo ariminense governatore di Cesena scrìve a Lo renzo dei Medici sulle cose di Faenza. È disgustato dei Man fredi e poco propenso pei Fiorentini. — 6 gennaio 1489, da Cesena. [Firenze. Arch. di Stato, Med. a. Pr.] 315. / Sedici Riformatori della Stato di Libertà di Bologna scrivono a Caterina che Corradino di Giovanni da Bergamo sarto « homo cativo et de mala natura » bandito dallo Stato di Bologna per omicidio e ribellione, ha recato gravi danni nel loro territorio tagliando canape e viti. Lo faccia prendere e non lo lasci prima che abbia indennizzato tutti i danni e data buona sicurtà di noti recarne altri. — 29 gennaio 1489. (Bologna, Arch. di Stato, Arch. del Comune, Liiterarum, 1484 90, p. 420-21.) 316. Pietro de Nasi Commissario Fiorentino scrìve a Lorenzo dei i Medici alcuni colloqui avuti con Caterina, la quale per me glio scoprire le mene degli Ordelaffi, avrebbe voluto che Lorenzo si fingesse suo nemico e mandasse a Forlì ed altrove alcuni loro partigiani perchè riferissero poi a lui quanto potevano sa pere in proposito. Lo scrivente è alieno da questa finzione. Parla del matrimonio della figlia di Caterina con Astorre Manfredi che Lorenzo approvava. Caterina teneva una spia a Ravenna per sapere Se il Fracassa vi arrivava. — 3 feb braio 1489, da Faenza. [Firenze, Arch. di Stato Med. a Pr., filza 54, c. 92]. 142 DOCUMENTO 317-323. 317. Caterina chiede al marchese Francesco Gonzaga la facoltà di far venire senza dazio certa quantità di piuma. — 12 feb braio 1489. dalla rocca di Forlì. Mantova. Arch. di Stato. I 318. Ripete la stessa domanda. — 19 febbraio 1489, dalla rocca di Forlì. [Mantova, Arch. di Stato ] 319. Caterina scrive da Forlì atta duchessa di Ferrara perchè con senta che siano esportate cinquecento corbe di frumento com prato nel territorio di Argenta dagli uomini di Dozza. — 22 feb braio 1489. [Modena, Arch. di Stato.] 320. Jacopo, vescovo ariminense Governatore di Cesena scrive a Lo renzo de' Mettici sidle cose di Faenza. — Da questa lettera e da quella del 6 gennaio risulta : Che Giovanni Bentivoglio vo leva rimettere la figliuola in Faenza. Che i Faentini odiavano i Manfredi. L'arcivescovo vorrebbe tenere uniti i Faentini ai Fiorentini. — 8 marzo 1489, da Cesena. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. pi-., Carteggio privato, filza 41.1 331. Caterina ringrazia il marchese di Ferrara per il dono di an guille salate • presente conveniente in questi tempi » (di quaresima). — 11 marzo 1489, dalla rocca di Forlì. [Modena, Arch. di Stato.] 322. Caterina raccomanda al marchese Francesco Gonzaga, Rodolfo da Forlì. — 16 marzo 1489, da Forlì. [Mantova, Arch. di Stato.] 323. / Sedici Riformatori dello Stato di Libertà di Bologna i ingra ziano Caterina di avere, ammonito Corradino di Giovanni da Bergamo « homo iniquo scelerato et pernicioso. » Se rinnova DOCUMENTO 323-329. 143 l suoi delitti sul bolognese, la pregano a farlo carcerare. ■ 17 marzo 1489. [Bologna, Arch. di Stato. Arch. del Comune, Litterantm 1484-90, c. 429.] 324. Il conte di Pitigliano capitano dei Fiorentini in Imola, scrive a Lorenzo de' Medici quanto gli sia devoto, e lo prega ad aiu tarlo a pigliar modo « con quelli suoi uomini » — 20 marzo 1489, da Pitigliano. [Firenze, Aron, di Stato. Med. a. Pi:) 325. Caterina raccomanda vivamente al marchese di Ferrara il ♦ magnifico Rodolfo nostro familiare antiquo et fidelissimo « servitore. » — 27 aprile 1489. [Modena, Arch. di Stato.] 326. / Sedici informatori ecc. di Bologna scrivono a Caterina intorno al ratto di una giovane sposa commesso a Dozza da alcuni loro sudditi di Castel S. Pietro, assicurandola che hanno co mandato che la giovane sia restituita ai suoi. — 17 aprile 148!>. [Bologna, Arch. di Stato. Arch. del Comune, Litterarum 1484-90, c. 436.] 327. Caterina prega la marchesa di Ferrara (Eleonora di Aragona) di accogliere ed ascoltare Michele Macchirelli. — 3 maggio 1489, dalla rocca di Forlì. [Modena, Arch. di Stato.] 328. Caterina, stando nella rocca di Forlì, manda al marchese di Mantova una spada, come questi altra volta le ha richiesto per lettera. — 7 maggio 1489. [Mantova, Arch. di Stato.] 329. Istrumento steso su pergamena da Spinuzio di Francesco de Aspinis notaio forlivese col quale Caterina Sforza de' Riario in qualità di tutrice degli lll.mi Ottaviano primogenito, Cesare, Livio, Galeazzo e Sforza, figliuoli di lei e del defunto conte Girolamo, paga a Gaspare Piechlet « teutonicum de monachoca 1 ti DOCUMENTO 329-333. merariuin et Cithareda ipsius illustris Domine, » e a donna Bianca sva moglie , figliuola del già morto ser Cristoforo de Corpis da Milano, la .somma di dugento ducati d'oro per dote ad essa Bianca promessa dal conte Girolamo. Tale istrumento è stato fatto nella cittadella di Forlì. — 20 giugno 1487 (in dinone 7*).' Napoli. Arch. privato Rlarlo Sforza. Busta Imola, piccola.] 330. Caterina scrive alla duchessa di Ferrara sui riguardi che i ga bellieri ferraresi dovrebbero avere per le lettere .tue, e dice che solo allora i gabellieri suoi avrebbero rispettate le lettere della duchessa che si era lagnata di loro. — 8 luglio 1489, dalla rocca di Forlì. Modena, Arch. di Stato ] 331. Caterina a Virginio Orsini a Roma. — Non può mandargli lo sparviero che le ha chiesto. — 14 luglio 1489, da Forlì. [Roma, Arch. Orsini;. Ili us Domine tamquam pater honorande. Non posso senza dispiacere fare excusa cum la S. V. che io non li mandi il sparviero mi ha richiesto; tameu per haver facto cer care da per tutto acciò la ne fusse servita, infine non ho trovato cosa nè trista, nè bona da poter fare cum la V. Si. circa ciò il de bito mio. Che par ad puncto sieno dispersi che nullo se ne trova. L'è vero che n'ho mandato un paro al nostro Reverendissimo Ca merlengo de' vecchi. Ma non ni' e n' è rimasto più alcuno. Si che prego La V. Si. uoglia havermi excusato (sic) quae bene valeat. Ex nostra Cit.1" For. 14 Julii 1489. 332. / Sedici riformatori ecc. di Bologna scrivono a Caterina la gnandosi che i suoi sudditi abbiano aiutato alcuni che rom pendo le tregue fatte, avevano commesso uccisioni atroci ed in cendi nella montagna bolognese. — 17 luglio 1489. [Bologna, Arch. di Stato, Arch. del Comune. LUttrai-um, 1484-90. c. 462-531 1 Questo tedesco cameriere e musico di Caterina era nativo di Monaco di Baviera : Caterina vedova manteneva un impegno contratto dal marito Infedele. DOCUMENTO 833-335. 145 333. Caterina scrive dalla rocca di Forlì ai canonici d' Imola sopra faccende di ecclesiastici, ricordando un « Baldeserra Tozzon. • Gasparo e Joannantonio Marcone. » — 31 luglio 1489. limola. Arch. Capitolare, voi. I, A B, lctt. II.l 334. Caterina dalla rocca di Forlì scrive alla duchessa di Ferrara dicendole che per la nomina del dottor Jacopo da Canale siio Hentiluomo a vicario del vescovo d'Imola^ scriva anche al ve scovo stesso. — 3 agosto 1489. [Modena, Arch. di Stato.] 335. Caterina scrive al vescovo d'Imolai sul modo di punire aldmi rei. — 24 agosto 1489. [Imola, Arch. Comunale. — Pubb. dall'ALvisi, Cesare Borgia duca di Romagna, p. 458.] Reverendissime in Christo pater. In resposta de le litere de la Si. V. li dico il medesimo che a principio li dixi, che senza respecto epsa debia procedere ad la castigatione de quelli che veramente ha retrovato esser degni da essere castigati. Nam pestilente flagellato, stultus sapientior fiet. Ben exorto la Si. V. ad haverse maturamente in onmi sua operatione acio justamente altri non possino darli gra vezza che per qualche passione epsa proceda tanto severamente. Rendendosse ex nunc certissima, che la Si. V. non habia tare se non justitia : et però da Me non li sera in modo alcuno impedito quo minus el possa fare. De la chiesa de fornioni ho scripto al mio Gubernatore che debia dire a la S. V. che non vogli fare altra provisione che quella ch'io ho facto, et in questo restarò multo satisfca (satisfacta). De le altre enormità che la S. V. desyderaria moderare et casti gare, Per hora epsa non ne farà altrimenti che le habia resposto epso mio Gubernatore et como Io serò 11, se ne farà bono examinc et providerasseli oportunamente. Valete. Ex Citadella Forlivij xxmi Au gusti Mcccclxxxix. Catherina Sphortia Vicecomes UE RlARIO Imolae ac Forlivii etc. l Symon Bonadies, Slmouo Bonglornt, romano. Fu fatto vescovo d' Imola 11 17 set tembre del 1488 da Innocenzo Vili. Poco prima del suo arrivo, Caterina Sforza aveva ottenuto che la chiesa e l' immagine della B. V. del Ptratello fosso data al frati del Terz' ordine di S. Francesco. j 1 Hi 336. Dionisio Pucci commissario fiorentino a Faenza, scrive a Loreiìzo de' Medici sullo stato di Faenza dopo l'assassinio del Manfredi. — Qui si vede il modo tenuto nello imporrl' le paci fra le parti col crocefisso. — 29 agosto 1489. [Firenze, Aron, di Stato, M«<ì. a. Pr. Cart. Prlv., filza LIV. o. 99.1 Ier sera a hore due di nocte hebi la vostra con una al Castel lano la fualc gli mandai questa matina in rocha et ne ha preso tanta consolatione et conforto quanto dire si possa, et la risposta sua sarà con questa: Come vederete per la lettera che io scrivo all'officio. a me pare essere stato da ieri in qua un san Bernardino o uno fra Jacopo lle la Marcha, tanto me adatavo bene col Crocifixo in mano a fare gri dare pace et misericordia ; et veramente per insino a questa hora siaYno a più di cento venti cinque pace, et infinite ve ne sono di morte de homini da chi non si poteva pure havere le triegue per dua mesi per volta, et chi non la faceva al primo tratto tochava una croeifissata et gridavassi pace pace et venivane. Et cossi do mani tra paci, processioni et giuramenti se n'anderano (sic). Quanto que ste cose s'abbino a durare io non lo so : perchè da un lato mi pare che la brigata habia voglia di vivere con qualche giustitia et ti more, et tuttavia e' tristi ci son cresciuti perchè tutti quelli che erano iti fuori dalla morte del S." in qua per sospecto di Stato, son tornati et noi habiamo facto pace con loro et con gli altri tuti et perdonato ad ogni homo. Dello stare mio di qua vederete quello che io ne scrivo agli Otto. Se quello modo vi piace, me ne facte scrivere. Di Madonna ve ne farò intendere il vero. Ser Piero dite (disse) a Ber nardo Rucellai che mi manda da potere allegiere (eleggere?) il giudice de la mercadantia a mia posta et che questa matina el popolo m' adi mandò di gratia un collateralle col podestà et io lo promesse (sic) lar gamente che non era tempo a negare nulla. Et in verità potendossi, direi che si servisse perchè l'adimandono per un giovine da bene. Se havete nulla di novo factimene parte. Io ho tanta sciese negli ochi che io non ò potuto scrivere di mia mano. Altro non occore. Faventie, 29 aug. 1489, hora 21 noctis. Dionisius Pucius. 337. Giovanni Bentivoglio scrive da Imola a Lorenzo de' Medici di cendogli che pregato dai Faentini a cercare una figlia di Cate rina per moglie ad Astorre suo nipote, non vuol fare un passo se prima non conosce le intenzioni di esso Lorenzo. — 7 set tembre 1489.[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., filza XM, e. 814.] DOCUMENTO 388-340. 117 338. Il duca di Milano a M. Branda Castiglioni. — Sulle faccende della confessa d'Imola e sulla discussione fattane dal Castiglioni stesso con Lorenzo de'Medici. Al duca non risulta che essa in tenda di rimaritarsi. — 11 settembre 1489, da Pavia. [Milano, Arcta. di Stato, Potenze intere, Firenze.] Messer Branda; havemo inteso la prudente consideratione vostra quale de propria mano secundo l'ordine ce haveti scripto per la vo stra de 25 del passato, et veduto li rasonamenti in li quali cum la consueta circnmspectione vostra seti stato col magnifico Laurentio; de le cose de la Contessa haveti dicto quello che è il vero, cioè che a noi è incognita omne praticha eh' el habia de maritarse , perchè epsa non si governa altramente ch'ella sia consueta ne le comunicatione sue, significando che non pattiressemo però che alcuno met tesse le mane alla usurpatione de quello Stato, perchè nè l'honore, nè lo interesse nostro el comportarla. In questo non posseti errare omne volta che la opportunità vi accada de farvi ben intendere, a ciò che se forse per el desordinato vivere de la Contessa fosse facto pensiero de exaltare Francescheto 1 in quello Stato, lo impedimento quale noi indubitatamente li metteriamo (metteremmo), facia retirare li auctori de simili pensieri .... Papié kalendis septembris 1489. 339. Giampietro de Petrasancta a Bartolomeo Calchi primo segretario ducale. — Sopra interessi della contessa d'Imola. È malato da 18 giorni con febbre. — 26 settembre 1489, da Forlì. [Milano, Àrch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 339.''" Guglielmo Lambertelli governatore d'Imola per Catei-ina scrive al duca di Ferrara lagnandosi del guasto arrecato dai suoi sudditi alla via ed agli argini di confine con lo Stato d'Imola. — 19 ottobre 1489. [Modena, Arch. di Stato, Cancelleria ducale. Lettere di Rettori esteri.] 340. Caterina scrive da Forlì a Lodovico il Moro duca di Milano, chiedendogli, attesa la scarsa raccolta, di permettere di prov vedere grano « in Parmesana o Placentia » e poterne pwtare a Forlì mille sacchi per compiere quanto manca al biso gno della sua casa e dei suoi soldati. — 23 agosto 1489. [Milano, Arch. di Stato]. 1 Francenehetto Cibo nipote di papa Innocenzo Vili. 148 DOCUMENTO 341. 341. Caterina al duca di Ferrara. — Aspri lamenti per i danni ri cevuti nei suoi Stati. — 30 ottobre 1489. [Modena, Aron, di Stato.] ....Vostra Excellentia non ha havuto respecto ala iustitia ne al ben vicinare, ne a questi signori mei figlioli, aliquali pur per essere pu pilli, et havere la excellentia vostra in loco de bon patre, et protectore epsa li doveria far satisfare. Ha dato parole senza fructo de alcuna conclusione, et solo attende ad prosequire quello è a suo pro posito in voler fare nova via et argine, et per anichilare le entrate di questi stati et per fare inundare questo resto del teritorio d'Imola. Il che non importa altro che volerse usurpare parte del stato nostro. ohe mai etiam che io sia vidua et questi pupilli, non sum per quanto sera possibile per' patire. Questa è la bona volontà dice vostra Ex cellentia bavere verso noi, et che vol fare quel tanto è obligata de ragione. Creda Vostra excellentia che Idio et li Potentati de Italia, et Populi cognoscono bene che non ce volendo fare satisfare li predicti danni, et volere innovare questa via et argine procede de havere havuto et havere in animo de offendere, et usurpare il nostro. Qual signor seria quello, che havesse tolerato, che li soi officiali et subditi havessero commesso un tanto excesso impune, et poi in excusatione allegare, chel non consta, chi abbia commesso tale errore, et che ha dato il sacramento a rIesser Tito Strozza et ha iurato non essere culpevole ne haver cosa alcuna de le nostre. Ben dicono li subditi de vostra Excellentia che non sonno obligati a questo restauro, per che lo excesso, incendio, et rapine facto per epsi furono commesse per commissione del suo Commissario, et Petro antonio rosetto sem pre ha dicto, et dice che messer Tito ha tredice o quatordice vacche dele nostre. Perchè adonque (sic) non se dovea constringero il Commis sario ad satisfare la indemnità nostra? Forsi perche aluj etiam fu commesso, et Idio il scia, et li huomini el judicano. Mi è dato causa, che se li miei subditi provocati committessero qualche excesso in quello de vostra excellentia, io possi excusare non sapere chi habia commesso tale excesso, o, quando fusse notorio, chi lo havesse com messo darli il sacramento, et poi excusarce de tale debilissime accusatione, ma serebeno corespondenti ali termini usa vostra Excellentia verso me. Epsa conclude amare et mi como sorella, et mei figlioli como soi proprij figlioli, si per lo respecto de la Illustris sima Casa Sforcesca, si per la affiuità habiamo cum epsa, et essere in optima despositione de vicinar bene, et couseruare la bona amicitia, et faro tale dimostratione, che corespondano ala soa bontate, et bona volontà, et che di questo omni giorno ne vederò migliore experientia. Veramente se li successi, et efiecti corespondessero ale parole et offerte, come doveresimo. si per la iustitia, si per esserli DOCUMENTO 341-342. 119 noi in luoco de figlioli, cessarebino questi errori, et li mei Illustri figlioli, et io ce poteressimo reposare in vostra Excellentia comò in lor patre et protectore : ma cum venia de vostra Excellentia quella predica bene, cum li effecti ce offende. Se quella vole, che noi cre diamo essere quello ch'ella dice, faciace satisfare li nostri damni, non ci innovi vie o argine in usurpatione del stato nostro, et per que sti megii cognoceremo quella amarce grandemente, et haverce per suoi figliuoli, et noi attenderemo haver quella in reverentia de buon patre et verso de li soi usare quelle amorevole dimostratane che se russerò proprii subditi. Et questo è il megio et vero ca mino, che altrimenti provocata, et lacesita, me exponerò ad omni periculo in conservatione del stato de l'honore, et per reputatione di questi mei Illustri Signori figlioli li quali insieme cum mi reco mando a la prefacta vostra Excellentia. Imole, penultimo Octobris mcccclxxxxix. Caterina Sfortia Vicecomes de Riario Imolae Forlivijque etc. 342. Caterina a Gio. Corbizi da Castrocaro. — Sopra ima faccenda , delicatissima che solo può trattare a viva voce. — 27 dicem bre 1489, da Forlì.) (Firenze. Arch. di Stato Med. a. Pi:, filza XLI. f. 420.) Magnifice amice precipue. Di quanto la M. V. mi ha scripto per la sua de hoggi, portata dal presente exibitore suo mandato non ho saputo prima cosa alcuna, se non heri, che Ioanniantonio, mi fece intendere li ragionamenti havuti circa la M. V. Tamen in resposta de dieta sua li dico, che di quanto quella mi scrive, cognoscendo pro cedere da un animo ben disposto, et affectionatissimo verso me, ho recevuto piacer grande, et ho inteso tutto volentieri : Tuttavia, es sendo la cosa de la natura ed importantia, che la M. V. vede, sic come quella dice, è, da procedere cun grande advertentia, et matu ramente et da non se fidare de persona viva; perche quando tal cose incominciano ad esser manegiate, pare che quodammodo neces sariamente vengano ad trapellare, et se ne dica molto più, che ve ramente non si fa. m Questo è. in proposito de dicto Ioanniantonio, quale quantunque sia fidato assai, non mi piace però, che simili importantie siano tractate per le sue mani, ne manco di qualunque altro se sia, perchè non scio in quanto me fidassi bene di mio figlio. Ma quando V. M. baverà quella resposta che la dice, haverò caro non li sia grave transferirse sin qua ad la presentia mia, dove ragionando confer DOCUMENTO 342-ÌU4. riremo tutto, et a lei liberamente farò intendere il coneepto intrin seco de la mente mia circa ciò. Interim la prego cum efficacia, che in questa parte la voglia esser ben cauta, che minima scintilla non ne venga ale orecchie d'altri, acciò, quando trapellasse, io non sia ad periculo d'essere imputata di quello, che nedum io habia tractato. ma forsi non ci pensassi mai. Che quanto vusse fuori de omni mio bon proposito, la M. V. da se lo po facilmente giudicare quale havero piacere , non facia dimostratione alcuna cum Joanniantonio per la quale, el se potesse accorgere, ch'io lo habia prohibito da questa pratica, perche essendomi pur buon servitore, (lo) amo e non voria chel ne ricevessi sdegno. Et como ho dicto cum primum la V. M. haverà dicta resposta non li serà grave fari per modo che subito io la intenda que bene valeat. Ex nostra citadella Forlij, 27 decembris 1489. OatHERINA SFOR. VlCECOMBS DE RlARIO Imole Forlivijque. 343. Caterma, passando l'estate nella sua villa detta il Giardino presso Imola, dà credito alla voce che trattasse nozze con Antonio OrdOaffl. — 27 dicembre 1489. [Imola, Arch. Cum., Cromica Marconi.] 344. Caterina tiene in onore il santuario della madonna del Pirateltn presso Imola. — 1489. [13EKNArDI, Cronaca di Ferii, clt. °. 190 v.] LA CHIESA DI S. MARIA DEL PERADELLE. .... alora la signoria de M." inseme come aldite popule la teneua sota bona guardia come grandenisima alegreza e solenita conside rando lore che dita razina (regina) madre se sia degnata de fare tante stupente e gram miracole in quele logo come lei faceua e per queste sona S.* nereceuiti gram consolatone alaude de dita rezina ede tuta la corte celestiale inseme come tute le soi fiolete acompagnate come dite so popule e dequeste io uenepose rendre neramente bona testi monianza che la dita rezina per soua misericordia se digo (digno) dasundire (di esaudire) una mia nepote gia fiole de zorze mio fradelle chesichiamaua nana laquale disubite come lei intese tale deuocione saricomando alei edisubito fu liberata de una certe soua infermita che lei auena in li soi hochie da la soua natiuita. . . . DOCUMENTO 345-351. 345. Biglietto di Caterina Sforza al suo auditore per farai pagare te tasse. — 1489. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., filza CXXV f. 217. — V. zincotlpia unita al testo.] 346. Lodo di maxlonna Caterina Sforza coperto con cartapecora dei tempi di Martino V. — 1489. [Firenze, Arch. di Stato. iled. a. Pr., filza 87, n. 1.] 347. // duca di Milano scrive a Caterina contessa d' Imola sulla cattura di alcuni imolesi sospettati rei di certo trattato. — Si profferisce in suo servigio, ecc. — 1489. [Milano, Arch. di Stato.] 348. // duca di Milano alla contessa d' Imola auffa carcerazione di alcuni imolesi fatta da Caterina che li sospettava rei di co spirazione. — Senza data (1489? bis?) [Milano, Arch. di Stato.] 349. Caterina a Puccio Pucci. Lo ringrazia dell'invio di una lettera del re di Napoli. — 1489. [Firenze, Arch. di Stato, Carte Slmziane, filza 848, p. 135.] 350. Ricorso del dottor Cosimo Pallavicino a Gian Galeazzo Sforza duca di Milano sopra alcune angherie di Caterina che aveva fatto cacciare da Imola le sue figliuole ritenendone le doti. — Si allude anche ad altre prepotenze. — 148... [Milano, Arch. di Stato.] 351. Caterina a Lorenzo de' Medici sulla uccisione del Todeschino oste alla Cosina. — 4 gennaio 1490, da Forlì. [Firenze, Arch. di Stato. Med. a. Pr. Filza 41, n. 436.] Li giorni proximi essendo occorso che ad un loco dicto la Cosna iurisditione di questo nostro Stato di Forlì su le confine cum Faentia fu de nocte tempo con tradimento cauato de casa il Todeschino quale era hoste in quel loco et fui da più persone assassinato cum più ferrite et demum mozzatoli il collo tanto crudelmente quanto I52 DOCUMENTO 351-356. mai dir si possa, hauemo voludo investigare li auctori di questa gentiletia et tandem trouiamo essere stato Cicognano Comestabile de la. IH."* Signoria de Fiorentia; unde ne habiamo recevuto quel di spiacere eho per tal cosa meritamente si conviene, si per Facto vil lano et dishonesto, si etiam per la M. V. ne habia' ad sentire dispia cere assai, et preghiamo quella instantemente che la uoglia fare di questo caso tal dimonstratione che possiamo cognoscere per li effecti ch'ella habia dispiacere che da li soi sia turbata et uiolentata la ju risditi on nostra per questa via, siccome faressimo noi quando da li nostri fusse incorso di là in simile mancamento. Il che certamente receveremo dalla M. V. per a piacer sing.'"" offerendone di continuo a tutti soi beneplaciti. Quae bene valeat. Ex Citadella Forliuij 4 Januarij 1490. 352. Caterina dalla cittadella di Forlì scrive a Lorenzo de' Medici che gli manda Bartolomeo degli Orcioli preposto forlivese, a parlargli ifi suo nome. — 7 gennaio 1490. [Firenze, Arcii, di Stato, Med. a Pr. filza 11, n. 441.1 353. Caterina insiste presso Lorenzo de' Medici perchè risolutamente con un bel si o un bel no gli dica il suo avviso sul matri monio della figlia col giovane Astorre Manfredi, Signore di Faenza. — 7 e 21 gennaio 1498. [Firenze, Aron, di Stato Med. a. Pr. Filza 41, n. 467.] 354. Caterina scrive al duca di Ferrara che si adoprerà a favore di Gian Maria de Franco, raccomandatole dal duca. — 8 feb braio 1490, dalla cittadella di Forlì. [Modena, Arch. di Stato.] 355. Caterina Sforza Mario come tutrice dei suoi figli, insieme al Comune ed ai magistrati d' Imola concede in enfiteusi 600 tornature di terra a Cristoforo di Nicoletto Tartagni d'Imola. — 16 febbraio 1490. [Napoli, Arch. privato Riarlo Sforza, Busta Imola grande.] 356. Caterina scrive dalla cittadella di Forlì in favore di donna Fiordiana de Mondaino, per certa sua causa. — 19 feb braio 1490. [Forlì, Bibl. com ] DOCUMENTO 357-359. 153 357. Caterina scrive dalla cittadella di Forlì alla duchessa di Fer rara, pregandola a favorire Domenico Vaini cittadino imolese « amato inter alios da noi grandemente » che va a Ferrara per riscuotere un credito di bestie grosse vendute. — 18 feb braio 1480. [Modena, Arch. di Stato.] 358. Caterina dalla cittadella di Forlì, ringrazia il duca di Ferrara che per mezzo del suo mulattiere le ha mandato cento anguille « secondo il suo antiquo costume. » E dice: « per suo respe- « cto ne mangerò volentieri al tempo conveniente. » (quare sima.) — 21 febbraio 1490. [Modena, Arch. di Stato ] 359. Caterina a Bartolomeo Calchi segretario ducale. — Sue angu stie e necessità. — 21 aprile 1490. Magnifice ac prestan."" tanq. pater etc. Per le littere humanissime de la V. M."" recevute novamente ho inteso quanto messer Azzo Anguissola vicario de la sala di sopra de Genua li ha dicto de la venditione de le zoglie mie facta ad in stantia de Centurioni per il credito che loro asseriscono haverc cum li Sig." mei figlioli. Del qual adviso ne regratio la M."" V. summamente ponendo questa cum le altre obligatione ho cum lei : Ben mi seria stato ad singular gratia, chio vussi stata certificata della dcterminatione che hanno preso questi Centurioni avanti la predictu venditione, perche quando li havessi cognosciuto disposti ad questo. haveria cum la solita mia fede requesito la V. M.,u ad dare tal opera che me fusse stato conceduto qualche dilatione per la quale, o, in un modo o in un altro hav«ssi potuto commodamente prov videre al bisogno mio, che spero lo haveria impetrato per il megio suo. Ma quel che se sia non posso fare che per lamore qual scio me porta la M."" V. non li declari li dispiaceri et angustie, ne quali me retrovo. Quali sonno che per non essermi dato adiuto alcuno da quello Illust."" et Excel1."" Stato, devengo in iactura de le piu preciose cose chio havessi, che se in qualche modo io fussi stata adiutata haverei provisto cum qualchaltro subsidio al imminente periculo de le cose mie: unde prego la V. MS" che li piaccia recomandarme al IHus."° Sig. mio Barba (Lodovico il Moro) et in mio nome supplicarli, che voglia porgermi qualche subventione in quello modo che piacerà all'Ex. Sua, acioche in tutto io non sia coacta lassar periclitare quello che vale venticinquemilia ducati per quattro o sei 154 DOCUMENTO itòa-Stio. milia: Spero in la bona opera de la V. M."* quale scio che ama et me, et li Signori mei figliuoli, che in qualche modo serò adiutata, et me sera havuto compassione. Così expecto cum summo desyderio intendere che epsa faabia operato, ala quale me offero et reccomando. Ex Citadella forlivij xxi aprilis 1490. 360. Caterina dalla cittadella di Forlì scrive a Francesco Gonzaga marchese di Mantova sopra un cavallo che questi le ha ri chiesto e di cui non può dargli buona informazione. — 2 maggio 1490. [Mantovl, Arch. di Stato.] 361. Caterina dalla cittadella di Forlì scrive ai canonici d'Imola di accettare nel loro numero Biondello de Lardiano di cui fa grandi elogi. — 1 luglio 1490. [Imola, Arch. Caplt. Voi. I, A. B., lettera IH.) 362. Pietio Nasi commissario fiorentino a Faenza scrive a Lorenzo de' Medici sulle cose faentine e sopra te carcerazioni e gli esami fatti con la corda di alcuni rei. — 13 luglio 1490, da Faenza. [Firenze, Arch. di Stato, iled. a. Pr. fllza 54. c. 117.] 363, Giovan Pietro Londerano castellano di Forlinpopoli scrive a Caterina promettendole fedeltà. - 30 luglio 1490. [Firenze, Arch. di Stato.] 364. Caterina dalla cittadella di Forlì scrive al duca di Ferrara suila lite fra « Giovaimantonio de Calabria e madonna An tonia Bigacia de la Massa. » — 2 agosto 1490. [Modena, Arch. di Stato. I 365. Ciderina annunzia al duca di Ferrara che non potendo aver fiducia nella fermezza della fede di Tomaso Feo castellano di Ravaldino, e necessitata daisuoi « indecenti portamenti » lo ha DOCUMENTO 365-366. 155 fatto prendere, e cosi ha libero il dominio di quella sua for tezza. — 30 agosto 1490. | Modena, Arch. di Stato.] Illustrissime ac Excellentissime Domine Compater, et tanquam pater honorandissime. L'affectione, che sempre me ho persuaso es sere me portata da la Excellentia Vostra et habiando me io etiam reputato, et reputando me quella in loco di patre, recerca, che di qualunque mio successo bono, o, adverso debia farla parti cipe, te nendo per firmo, che secondo la qualità di quello, la Excellentia vostra ne prenderia piacere, over molestia sicomo io faria in qua lunque suo caso. Hogi circa le quattordici hore necessitata da la poca firmezza chio potea fare de la fede da Thomasin Feo, qual era mio Castellano in questa Rocca, et dali indecenti portamenti, che epso tutto '1 giorno usava in mio contempto, lo feci prendere, per la qual captura sum in libero Dominio, et bailia de questa mia fortezza : Novità alcunaltra non è intervenuta: Omni cosa sta in quiete non solamente in questa Rocca et Citadella, sed etiam in questo mio Stato. Altro perhora non mi occurre significare ala Excellentia vo stra senonche dicontinuo meli li recomando. Ex arce Forlivij penul timo Augusti MccccLXXXX. Commater et filia Caterina Sphortia Vicecomes de Riario Imole ac Forlivij etc. 360. Lettera del Governatore d'Imola suW inganno col quale Caterina aveva tolta la rocca di Forlì a Tomaso Feo. — 1 settembre 1490. [Imola, Arch. Capit. voi. I A, epistola XXX.; Egregio viro ser Michaeli de sancta Cruce compari suo etc. D. Compater. Questi canonici dicono non volere più seguire la causa per la via ordinaria , però voleno li mandiate le scripture sue legate in un farsetto et sugillate et etiam satisfacto sarite per vui il resto de quelli denari, per lo aportator di questi cusi ci mandarete. Scio hauerete inteso come Lune di la (l'altro lunedì) quella mia Madonna ha tolto la Roccha de forli al castellano che v'era in questo modo. Lei invitò epso castellano a descendere de Rocca nel giardino de la citadella per coglier de' fichi, et como fu in cittadella, ordine dato, fu fatto captivo: et il fratello de epso castellano che era re masto in Roccha in suo loco, subito, preso il castellano consignò la Rocca ad sua Ex.'" et al sig.' Ottaviano suo figliolo, chè cusi inter Ini! DOCUMENTO 366-372. eoa era ordinato, quali sonno in Roccha, et hai la ad suo dominio, et le cose sono successe et stanno quiete. Altro di nouo non ci habiamo. Valete. Imolae Kalen. Septembr. 1490. Gulielmus Lam."-"' Imolae Guber. 387. Caterina scrive dalla rocca di Forlì al duca di Ferrara sopra i disordini e le cruente contese di alctmi privati per cui il duca temeva avere avuto offesa nel suo territorio. — Caterina nega avervi preso parte i suoi balestrieri, e quando ciò fosse, sarebbe sempre stato contro la volontà sua. — Dice fra le altre cose: « Niun freno può continere altri che sieno posti in dispera- « tione. » — 10 settembre 1490. [Modena. Arch. di Stato.] 368. Caterina scrive dalla cittadella di Forlì al duca di Ferrara pre gandolo a lasciar passare senza dazio 240 corbe di frumento che ha venduto per pagare un debito a Venezia e che ha man dato per il fosso Zaniolo. — 27 settembre 1490. [Modena. Arch. di Stato.] 369. Il duca di Milano scrive a Caterina contessa d' Imola che manda il dottor Battista Sfrondati ambasciatore suo « a fare residentia » presso di lei. — 4 dicembre 1490, da Vigevano. [Milano. Arch. di Stato.] 370. Istruzioni date dal duca di Milano a Battista Sfrondati die andava a Imola presso Caterina. — 4 dicembre 1490, da Vi gevano. [Milano, Arch. di Stato.] 371. Sullo stesso argomento. — 4 dicembre 1490, da Vigevano. [Milano, Arch. di Stato.] 372. Caterina risponde al duca di Ferrara che non ha li argenti e le tappezzerie che esso le aveva chiesto per onorare le nozze di Alfonso suo figlio. — 5 gennaio 1491, dalla rocca di Forli. | Modena, Arch. di Stato.] DOCUMENTO 373-378. 157 373. Caterina scrìve dalla rocca di Forlì al duca di Ferrara di non poter accettare U dottor Federico Margotti come pretore a Forlì perchè aveva promesso ad altri questo ufficio. — 8 febbraio 1401. [Modena, Arch. di Stato.] 374. Verbale della seduta consigliare nella quale il segretario di Ca terina espone il desiderio della Signora di fabbricare settanta case ad uso dei soldati per liberare i cittadini dal fastidio e dai danni degli alloggi militari. — 27 febbraio 1491 [Forlì, Arch. Gom. Lib. Madonna.] 375. Caterina ringrazia U duca di Ferrara pei l'invio di cento an guille. — 1 marzo 1491, dalla rocca di Forlì. [Modena, Arch. di Stato.] 376. Patti e convenzioni tra Caterina, gli Anziani da lei deputati e maestro Rodolfo ed altri suoi compagni maestri di legname per fabbricare 70 case di legname verso la porta Cotogni. — (Atti rogati da Francesco Palmeggiani). — 22 marzo 1491. [V. Indice del Contigli Segreto e Generale di Torli, 1491-1728.] 377. Caterina manda al duca di Ferrara « una soma de pomi da « rosa, et una di maroni confecti, fructi de li nostri de Ro- « magna » in occasione della quaresima. — 22 marzo 149I . dalla rocca di Forlì. ! Modena, Arch. di Stato.] 378. Caterina risponde alla duchessa di Ferrara dolente di non po terla compiacere nominando alla sua pretura d'Imola il giureconsulto Bartolomeo di Quieti. — « Dolmi grandemente che non « sia possibile il satisfarli et questo per le multe electione « già comesse dall' illustre Signor mio Consorte bona me- « moria, quale la intention mia è che prima finiscano che io « obblighi dicta pretura per servare le promissioni facte et « etiam per non prometter cosa ad altri che poi li inducesse « a gravarse quando non li fusse cosi presto come sarà il « loro desiderio osservato. » — 15 maggio 1491, dalla rocca di Forlì. [Modena, Arch. di Stato. ] DOCUMENTO 379. 379. Caterina scrive al duca di Ferrara lamentando aspramente le ingiurie sofferte dai suoi sudditi. — 4 luglio 1491. [Modena, Arch. di Stato.! Illustrissimo ac excellentissime Domine tanquam pater et Com pater observandissime. Per le littere de la Excellentia vostra de xxviij del passato recevute hogi ho inteso quanto epsa me scrive de la diferentia de li soi subditi da la Massa, cum li mei per l' homicidio perpetrato in le selve a li mesi passati: et respondendoli dico che la resposta facta dal mio Gubernatore al suo potestà de la Massa è honestissima, et iustificatissima, nè altrimente era da rispondere, essendo la offensione intra particulari: che epsa dica sia da comune ad comune, non intendo qual comune voglia includere in questa offensione che anche scriva lhomicidio sia stato comesso in le selve sue, questo non ho mai affirmato, nè affirmo, imo penitus contradico, perchè le selve non sonno sue, ma de la iurisditione mia d'Imola, non obstante qualunque declaratione, che incontrario fusse facta, quale non habiando havuto exequutione in parte, non debe etiam sortire effecto in le altre cose: ma quando ben le selve in le quali fu facto l'omicidio fussero sue e stata nondimeno cosa crudelissima, et inconvenientissima a boni vicini, che per una soma di legne se sia tolto la vita ad un homo, como anche non se dovea per mille. In niun tempo da li mei questo non è stato facto contra li soi, che in mille modi ne sono stati lacessiti : Dal Illustre Signor mio Consorte bona memoria et da me sonno stati tenuti ad freno per voler ben vicinare : habia, por indubitato la Excellentia vostra che ali subditi mei dole intolerabilmente , che iniustamente li sia stato morto quel suo homo, et per questo non possono inducerse ad alcuna corcordia : quando epsa havesse castigato 1 insolentissimo incendio et facto restaurare la preda do la Cassina mia , como me ritamente dovea, non seria di poi accaduto questo excesso, ne qualchaltro : qual sa ben quante volte se gli ne è facto querela per il Signore mio prefato, et per me, et dolutose in spetie eho Messer Tito Strozza non ha mai voluto restituirme quello bestie vaccine che epso furti vauionte ha de le mie: ha valuto più la falsa excusationo de li soi apresso se, che la iustitia. Seria horamai tempo, che la Excellentia vostra providesse al damno mio como a lei se conviene et quando per minore incomodo de li soi volesse commodita de un anno, o, de più per satisfarli, seria contentissima axpectarli : epsa como prudontissima, et sapientissima voglia pensare de si inaltri.' Scio quando havesse recevuto simile offensione non la portaria cum pquo animo. Quello che adunque non voria che li fusse facto, non 1 Intendi : voglia mettersi noi panni altrui, e vedere ohe co«a ai possa pensare delle suc azioni. DOCUMENTO 379-383. L59 doveria fare ad altri et multo manco ali Signori mei figlioli, et a me che li siamo optimi vicini et figlioli. Non doveria etiam tanto ultra concedere a la temeraria presumptione de soi officiali, et sub diti de Romagna, quali non studiano in altro che offendere li mei in mio vilipendio et danno, che se non havessi havuto respecto a quello che altri doveriano anche considerare, seria stato impossibile tolerarli sin hora : et quando da la Excellentia vostra oportunamente non li fusse provisto de qui avanti. Io laxaria etiam il freno a li mei. Sonno tutti Romagnoli , et ciascun defensaria la causa sua : quanto specta ad me, sum disposta ad ben vicinare, et ad havere in observantia la Excellentia vostra como ho sempre havuto: epsa voglia anche dimonstrarmi cum effecto che li rencresco del damno mio, e farmi restaurare integramente como fu declarato et como è ragionevole: Al mio Gubernatore d'Imola scrivero dandoli comissione che facia omni opera possibile per la concordia de li mei cum li soi, quali è sempre stato et è mia intentione che vivano, et praticheno insieme como boni amici et vicini. Ala Excellentia vostra me ricomando. Ex Arce Forlivij iiij Iulij 1491. Catherina Sphortia Vicecomes de Riario Imole ac Forlivij D. 380. Caterina dalla rocca di Forlì scrive alla duchessa di Ferrara che faccia non solo espellere ma bandire dal suo Stato Enea Vaini che stando a Massa Lombarda era venuto nel suo ter ritorio a commettere « insolentissimi eccessi. » — 3 agosto 149I . [Modena, Arch. di Stato.] 381. Gli Anziani ed il Consiglio di Forlì scrivono a Bernardino do Feltre (che fu poi Beato) perchè da Ravenna venga a pre dicare a Forlì dove la sua venuta era universalmente deside rata. — 19 agosto 1491. [Forlì, Arch. Com. Lib. MaitonMa, p. H.I 382. Caterina dalla rocca di Forlì scrive alla duchessa di Ferrara perchè faccia esigere un credito a Luca de Quattrino da Imola. — 20 agosto 1491. [Modena, Arch. di Stato.] 383. Caterina dalla rorca di Forlì scrive alla dw-hessa di Ferrara Irti DOCUMENTO 383-888. che faccia esigere a Pierpaolo Pantaloni da Imola i crediti che ha contro certi beccai di Ferrara. — 20 agosto 1491. [Modena, Arch. di Stato ] 384. Il governatore d'Imola a Giovanni Bentivoglio sulla vialferma salute di Caterina. — La contessa va migliorando. — 21 ago sto 1491. [Milano. Arch. di Stato.] 385. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — « ....La Contessa <■ per anchora è ad Forli, havendo mandati lo illustre Signore « Ottaviano et Cesare ad Imola per essere indisposti ed admalati de febre terzana l'uno et l'altro de loro — 22 agosto 1491. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.] 388. Caterina dalla rocca d'Imola scrive alla duchessa di Ferrara che bramerebbe risposta su quanto ha scritto al duca inforno ad Enea Vaiai. — 23 agosto 1491. [Modena, Arch. di Stato.] 387. Lettera di Caterina a Francesco Tranchedini sulle offese fatte dai Ferraresi ai suoi sudditi. — 19 settembre 1491, dalla rocca d'Imola. [Modena, Arch. di Stato.] ....non poterò contenere li mei che scio non vogliono essere batuti nec extorti per li subditi do lo Illustrissimo signor Duca di Fer rara, sonno tutti Romagnoli, et cognoscono molto bene, nè dubito che habiamo ad defensare il facto suo; io non voria che ne accadesse altro scandalo. 388. Cateriiui serire al duca di Ferrara che ha conceduto passo li bero al messo del duca che portava salnitro nel regno di Na poli. — Siccome ha affittato i dazi, essa pagherà del suo. — 19 settembre 1491, dalla rocca d'Imola. [Modona. Arch. di Stato.] DOCUMENTO 389-394. 181 389. Caterina scrive al duca di Milano pregandolo a farle rendere ragione dal duca di Ferrara per le angherie lasciate fare a danno de' suoi sudditi. * ...Non vogliono esser batuti et tuto « il giorno iniuriati, lacessiti et offesi : furor fit laesa saepius « patientia etc. » — 28 ottobre 1491, dalla rocca d'Imola. [Modena, Arch. di Stato.] 390. Caterina scrive a Bologna a Francesco Tranchedini oratore e segretario ducale come ha saputo che la notte passata per man dato di Brunoro e Meleagro (Zampeschi?) suoi fratelli, è stato ucciso Ettore di Antonello da Forlì che altre volte aveva occu pata 1/x rocca di S. Mauro già concessa da Sisto IV al fu conte Girolamo. Sente che Brunoro e Meleagro hanno offerta la rocca al papa, se no la daranno ai Veneziani. Essa ha scritto a Ro ma per rivendicarla ai suoi figli. Cerca l'appoggio del duca dl Milano suo zio presso la corte di Roma. — 1 novembre 1491, dalla rocca d'Imola. [Milano, Arch. di Stato ! 391. Caterina scrive a Francesco Tranchedini oratore e segretario du cale sul feudo di S. Mauro che essa vuole recuperare senza sborsare somme per ium pagare due volte ciò che è già suo. Ceral l'appoggio del duca di Milano. — (Senza data.) [Milano. Arch. di Stato.] 392. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Sopra un certo inolino che i Cotignolesi desideravano da Caterina la quale gli ha scritto per essere aiutata dal duca a ricuperare il castello di S. Mauro. — 20 novembre 1491. [Milano, Arch. di Stato, Potenet e&tere, Bologna.] 393. Caterina scrive al duca di Ferrara che gli manda Achille Macchirelli suo cancelliere per esporgli alcune cose. — 4 dicembre 1491, dalla rocca d'Imola. [Modena, Arch. di Stato.] 394. Caterina al duca di Ferrara. — Non può compiacerlo nella rac comandazione richiestale. — 6 dicembre 149I. [Modena, Arch. di Stato.] dico di novo che io non potria fare questa restitutione senza gravezza del honor mio. et iniuria del altra parte, ala quale se tok DOCUMENTO !i!i4-100. glieria iniustamente le ragion sue: il che non habiando io mai fa cto, ne essendo ragionevole, la Excellentia vostra se dignera excusarmene anche hora se non condescendo ad farlo, persuadendomi che sicomo io non la recercaria se non de cose iuste et ragionevole : cosi non voglia da me quelch'ionon posso concedere iustamente: se altro posso che li sia grato, me li offero sempre, et recomando. Ex arce Imole vi Decembris 1491. 395. Caterina scrive al duca di Milano pregandolo ad aiutarla a re cuperare il castello di 8. Mauro. — 7 dicembre 1491, dalla rocca d'Imola. [Milano, Arch. di Stato.] 396. Caterina serico aila duchessa di Ferrara che non può compia cerla nominando pretore Pamfilo Bonaccossa, perchè vincolata da promessc fatte ad altri. Cosi non ha potuto compiacere nep pure sua sorella nuora della duchessa. Quando essa avrà un posto libero, si intenda con la nuora, ed essa favorirà il loro raccomandato. — 7 dicembre 1491, dalla rocca d'Imola. [Modena, Arcii, di Stato.] 397. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Il castello di San Mauro è stato restituito al papa dal quale Caterina spera di riaverlo. — 19 dicembre 1491. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.] 398. Caterina scrive al duca di Ferrara che gli manda Michele Macchirelli a parlargli in suo nome. — 31 dicembre 1491, dalla cittadella di Forlì. [Modena, Arch. di Stato.] 399. Libro Madonna esistente nell'archìvio comunale di Forlì. — Atti ufficiali di quella Comunità. — 1491-1502. 400. Il duca di Ferrara scrive a Caterina che faccia soddisfare del suo credito Carlo Veniero da Lugo, suddito suo. — gennaio 1492. [Modena, Ardi, di Stato.] DOCUMENTO 401-405. 401. Caterina scrive alla duchessa di Ferrara come sapendo che essa ne è contenta, per compiacere Anna sua sorella e nuora della duchessa, darii la pretura di Forlì ad Alessandro da San Vi tale. — 19 gennaio 1492, dalla cittadella di Forlì. [Modena. Arch. di Stato.] 402. Caterina al duca di Ferrara. — Sopra una faccenda relativa a Carlo Venier. — 21.... (gennaio?) 1492. [Modena, Arch. di Stato.] non li è stato mai negato ragiono, et di nuovo dico sei verrà ad dimandarla, li sera ministrata summaria, et favorevole, quale io voria fusse facta ali miei subditi proprij : in modo chel non havera cagion iusta de querelarse. Che la Excellentia vostra dica, quando se li mancasse de ragione che li seria necessario providere ala indennità sua, respondo che tal provigione po fare ciascun si gnore ogni volta li sia mancato de iusticia da qualunque sia. Ma io sicomo ho per instituto per de non negare iusticia , a persona alcuna in le mie terré, cosi non la ho negata ne la negaria a Carlo, et tanto minus per respecto, et reverentia de la Excellentia vostra ....adonque essendo iustificatissima in tutte le sue operatione, non accaderà innovare caso, confidandomi, immo tenendo per certo, che per lhonesto, et per il dovere quel conto et reguardo ale cose de li miei subditi, che la voria Quello de li soi proprij ' 403. Caterina scrive a Gian Galeazzo Maria Sforza duca di Milano rallegrandosi « de la intelligentia et lega novamente instau- « rata et consolidata.... » tra lui « et la Maestà del Christia- « nissimo Ee de Franza. » — 22 gennaio 1492, dalla citta della di Forli. |Milano. Arch. di Stato.] 404. Caterina scrive al duca di Ferrara come non può far di meglio per soddisfare il credito che Carlo Ventero da Lugo ha con Do menico Vaiili. - 22 gennaio 1422, dalla cittadella di Forlì. [Modena, Arch. di Stato.] 405. Guglielmo Lambertelli governatore d' l mola, scrive a Francesco Tranchedini oratore del duca di Ferrara a Bologna, lagnandosi di certo dazio imposto ai sudditi di Caterina. — 26 gennaio 1492. I Modena, Arch. di Stato.] i Lacune per guasti nell'originale. DOCUMENTO 406-410. 406. Caterina scrive al duca di Milano che rinunzia ma a malincuore al ricupero di S. Mauro. — Si scusa dell'essere ricorsa a Lo renzo de' Medici « vedendosi che in questi tempi el manegia < l'intrate de la chiesa et chel può molto presso la Santità < de Nostro Signore. Non se tractando altro che de danari. <• me parve in proposito havere la commendation sua etc. » Del resto rimane sotto la protezione del duca di Milano. — 30 gennaio 1492. dalla cittadella di Forlì. [Milan,. , Arch. di Stato.] 407. Caterina scrive al duca di Ferrara che sarà fatta ragione a Toan Maria « et per intuito de la justicia quale voglio se • renda indifferentemente a ciascuno in le mie terre, non se • mancara a Ioan Maria de una bona ragione. » — 6 febbraio 1492, dalla cittadella di Forlì. I Modena, Arcu. di Stato j 408. Hi scrive da Milano a Caterina inviandole una lettera del duca di Ferrara sul dazio di cui essa Caterina si era lamentata. — 20 febbraio 1492. [Milano, Arch. di Stato.] 409. Caterina ringrazia il duca di Ferrara che per mezzo del suo mulattiere gli ha mandato anguille salate. — 8 marzo 1492. dalla cittadella di Forli. | Modena, Ard,, di Stato.] 410. Caterina al duca di Milano suo fratello. — /•,' in grande miseria. — Con parole commoventi implora aiuto da lui. — 10 marzo 1492. IMnano, Arch. di Stato.] Respondendo ale lettere de la Ex. V. de xxvii del passato, per le quali cpsa Me significa haver havuto piacere del honore , et demonstratione amorevole. che io ho facto al Magnifico Messer Baptista Sfondrato. resto cum grandissima consolatone che io habia facto cosa che li sia grata, che ultra il debito mio recerchi questo, non ho altro desiderio, che cum efficacissimi effecti io possa demonstrarlì la deditione et devotione del animo mio, et insieme Me dole grandimente, che al prefato Messer Baptista io non habia potuto ren dere magior honore, che quanto ph'i havessi potuto honorarlo, tanto più haveria reputato satisfare a Me medesima per li oblighi immor DOCUMENTO i LO. li ir, tali, che io ho cum la Ex. V. Et quanto ala excusatione de la impossi bilita sua circa il porgermi qualche adiuto, et succurso de denari, voluntieri expectaria, chella ne havesse il modo, et facuita, se io non fussi in tutto coacta da la extrema indigentia et necessita in la quale me retrovo. Et sicomo col mio sin quest'hora cum gravis simi interessi, dispendii, et alienatione de le cose mie Me sum sustenuta : cosi prosequeria per non essere molesta ala Ex. V. quando havessi qualch'altra faculta cum la quale potessi adiutarme. Como la Celsitudine vostra ha piu volte inteso da Francesco Bonfigliole mio Cancellero, quale ho tenuto multi, et multi mesi appresso quella, ho impignato et venduto cio che io ho per conservar Me in devotion sua: Ne altro me resta se non questi stati nudi et exhausti. et la propria vita, unde la prego, et supplico, che se degni, in quel meglior modo che li parerà, succurermi talmente senza altra procrastinatione ch'io possa andarne ultra, ne sia constrecta dare in tutto in precipitio le cose mie. La Ex V. dette pur al sig.' mio Con sorte qualche adiuto. Ne è alcun suo stipendiato, che in questi tempi non sia stato adiutato de denari, et de altro : et a Me che I i sum sorella et serva cum tanta tede quanta alcun altra sia, non sia subvenuto in qualche modo , e signo che la Celsitudine vestra non me ama, et chel non li grava ad dir cosi. che io me mora di fame. Non merito desser così postergata et parvifacta, che non mi sia succurso ad vivere et conservare questi mei figliolini et stati in devotion sua, perche non ho trangresso in modo alc uno il debito mio, che epsa debia volere. che in tutto io me consumi. Nondimeno quando non voglia, o, non possa adiutarme, per essere reduete le cose mie ad termini che senza adiuto non posso più sustenermi, La prego, che li piacia darme in scriptis bona licentia et epsa Medesima voglia condur Me cum qualche altro potentato, et cum sue lettere recomendarmeli in modo, che io habia cumeffecto qualche stipendio, col quale io possa sustentare questi poveri soldati, che io ho ale spalle et Me insieme : Ne per questo sero alienata da la devotione dela Ex. V. da la quale etiam la morte non potera dividerme. La prego etiam, che se degni costringere Ioanandrea de Saona gia Castellano de Imola ad restituirme li mei denari, che lui me ha expilato et robbato iniustamente et senza alcuna iustificatione, como ad pieno li e stato explicato da li nominati Messer Baptista et mio Cancellero, peroche non ha havuto ragione, ne actione alcuna de extorquermeli , como sei se condursi al suo conspecto non dirà altrimenti. Et di poi che la Celsitudine vestra se excusa non potermi subvenire, li supplico chella non voglia patire più ultra la perfidia, et proditione del dicto Ioanandrea faciandol constringere ad la restitution de li denari mei, quali in tanta mia necessita me seranno el magior succurso, che se fusse, ut ita loquar revocata da morte ad vita: et reputarolli da la Ex. V. la DOCUMENTO 410415. quale essendo Signore et a lui et a Me, non debe in alcun modo tolerare tanto prodimento (tradimento) si per la naturale inclinatione et protectione che epsa debe havere ale cose sue et per la iustitia si etiam perche altri habino exemplo portarse fidelmente verso li Signori. Recomando Me humilmente et di continuo ala Ex. V. Quam Deus incoi umen diu servet. Ex arce forlivij x Martii 1492. Delectiss.'" Soror et Servitrix Catherina Sfortia Vicecomes de Riario Imole ao Forlivij etc. 411. Caterina scrive al duca di Milano di prendere a cuore il ma trimonio di Bianca sita figliuola con Astorre Manfredi. — 10 marzo 1492. dalla rocca di Forlì. [Firenze, Aron, di Stato.] 412. Dionisio Pucci commissario fiorentino a Faenza, scrive a Lo renzo de' Medici un finto discorso fattogli da un tal Marchionne Panzavolti il quale diceva di aver avuto ordine dal commissario di avvelenare Astorre Baglioni. Gettato in un ptó di torre e posto alla corda, il Marchionne confessò esser tutto falso. Che cosa deve fare di questo ribaldo? — 10 marzo 1492. ' [Firenze, Arch. di Stato. Ned. a. Pr, Filza 54, c. 129. I 413. Caterina scrive alla duchessa di Ferrara che xebbene « mi im- « porti assai il concedere simili licentie» pure consente a che le monache dell'ordine di S. Benedetto estraggano quattro carra di vino dai suoi Stati. — II marzo 1192, dalla citta della di Forlì. [Modena, Arch. di Stato ] 414. Minuta della lettera di ringraziamento della duchessa a Cate rina per tale concessione. — 14 marzo 1492. [Modena, Arch. di Stato.] 415. Caterina al duca di Milano sull'incendio di una sua cascina 1 Forse è etile fiorentino o deve leggerei 1493. Dal contesto non può rilevarsi, ne si sa se il Pucci lungi da Firenze adottasse lo stile comune. Km arsa e depredata dai sudditi del duca di Ferrara. — 15 marzo 1492, dalla cittadella di Forlì. [Milano, Aron, di Stato.] 416. Caterina manda al duca di Ferrara per mezzo del sito mulat tiere « una soma de pomi da Rosa et un' altra de maroni « confecti, che se recogliono dal lato di qua. » — 17 marzo 1492, dalla cittadella di Forlì: [Modena, Arch. di Stato.] 417. Dionisio Pucci commissario fiorentino a Faenza scrive a Piero de' Medici quanto sia stato il dolore di Caterina per la morte del magnifico Lorenzo suo padre, e come non abbia mandato al cuno a fare le sue condoglianze per paura di incorrere nel bia simo del duca di Milano. — 11 aprile 1492. [Firenze. Arch. di Stato. Med. a. Pr. Filza 54, c. 133 ] Magnifico vir maior mi semper bene. Adrivato che fu ieri il fante, subito mandai per messo aposta la vostra ala S. di M.1 di Forlì la quale poco da poi mandò la risposta che sarà con questa, et a bocca per il Baldracane mi fece intendere non avere ancho manco dispia cere et affanno della morte della buona memoria del M." Lorenzo che lavesse ' suo Consorte perche come m'era noto aveva nella sua buona memoria posta tutta la sua speranza et fede ne ad latri ricorreva per qualunque suo bisogno, benche a qualcuno fosse mole sto. Ora sendo piaciuto all' onnipotente Dio, chiamare a se la sua benedecta anima, intendeva che in luogo della memoria di Lorenzo vo stro padre, rimanesse Piero suo figliuolo, et a voi offerissi in suo nome lo stato et faculta sue et che quella speranza et fede aveva nella buona memoria di vostro Padre, intendeva avere in voi, et in quel luogo vinputaua (vi riputava), suggiugnendomi molte parole amorevoli e offerte grandissime, pregandomi che in tutto vi dovessi dare notitia et farvi fede della sua optima et bona dispositione la quale in verità io tengo essere verissima prima per i benefitij ricevuti dalla bona memoria di Lorenzo, da poi perche non ha dove ricorrere si curamente etc. Rispondeteli come iudicate essere ad proposito ad man tenerla, in questa bona dispositione et fare intendere alla S. S. (Sua Signoria) parte di quello che io vi ho scripto perche io da poi san za darvi molta molestia la manterro in questa bona dispositione harebbi voluntieri mandato costi per condolersi, ma dubitando da Milano non 1 Manca la carta ìfiH DOCUMENTO 4I7420. essere ripresa come piu volte anno fatto et tenere tanta amicitia ha pre sa questa via. Fateli intendere la buona dispositione di tutti cotesti ciptadini e popolo inverso di voi et che la dispositione universalmente di tutta la citta è di conservarvi nel luogo tenevano la bona memoria di vostro Padre perchè la S. S. desidera assai dintendere come le cose di costa passano et di questo pigliera piacere grandissimo benchio [benchè io) gli abbi facto intendere la bona dispositione universalmente ,logni homo verso di voi. Et di questa ne vi era sicurissima Sa ravi una di M. Iacopo Pheo che è quello che insieme con la S. M.' convennono questi stati, e a chi la sua S. porta affectione grandis sima et mi ha pregato che io ve l'offerì et raccomandi. Rispondeteli e li fate intendere lo scrivere mio. Et abbiate hora pacentia a tanta molestia sopraggiuntavi. oltre alla iactura ricevuta etc. Raccomandomi a voi. Eaventia 1I Aprili* I4!r2. DioNisirs Prrcirs. 418. Fram esco Tranchedini al duca di Milano. — Lo avverte'che i riandanti rhe attraversano lo Stato di Caterina, e specialmente i pellegrini che tornano da Loreto, sono vessati da pedaggi gravissimi. Il Bentivoglio se ne risente pe suoi Bolognesi. — 4 maggio 1492. I Milano. Arch. di Stato, Potanze enlere, Bologna.] 419. Lunghissima lettera dì Catenna al duca di Ferrara sopra tutti i danni, torti e vessazioni inflitte dal « Massaro di Lago homo " maligno et perfido, » e dagli altri ufficiali del duca che questi si rifiutava a punire noti curandosi di risarcire lei degli in rendi e delle mberie di coloro. — I0 maggio 1492. IMUano, Arch di Stato.' 420. Caterina scrive a Francesco Tranchedini pregandolo a persua dere il duca di Milano a non attenderli più alle parole del duca di Ferrara che si negava sempre a risarcirla del danno della sua cascina depredata ed incendiata, e che aveva imposto un dazio odioso a d pericoli della guerra. — 21 ot tobre 1494. [Firenze, Arch. di Stato. Urti. a. Pr, fllz» 72, n. 316.] Illustrissime et Excellentissime Domine aftìnis honorande. Tucti li partiti et modi che la Excellentia V. per la sua portata dal presente exibitore me scrive bavere examinato per soccorso et defensione delle cose mie sono de natura che poco mi satisfanno, però che ven gono prorsus contra ogni mio proposito ed disegno. Conciosia che dove io imprimis havevo pensato ed deliberato quando mi condussi con la Ser." lega de non volere la guerra in casa nè anche di volere danno nè perdere del mio alcuna cosa ma più presto guadagnare, vedo infino qui molto male mi son riusciti li pensieri mei la quale ho perso un castello et cum epso molti servitori et ciptadini et dove io ne doveria expectare ristoro et essere integrata del danno mio la Ex. V. non mi ci mostra altra provisione se non de doverme tirare tutto el peso della guerra in casa et su le spalle cum dubbio et pericolo manifesto di perdere tuttavia più. tale che insino qui nedum ci vedo via di potermi valere et vendicare di quello che ho perso. Ma parme non se possa attendere ad altro se non ad fare tutto quello che si può che non mi siano strecti più oltra li panni adosso che se pure se obterrà questo non me parrà che si faccia poco. Si che veda la Ex. V. dove mi trovo et pensi et speri che non posso se non stare con taminata et de una mala vogla che de poi le opere ed portamenti die ho facti per accomodare quella et le cose sue, habbia ad axpectare questa remuneratione. Dallato mio non credo mai essere inan ellata di cosa alchuna. Ma la Ex. V. mi perdonerà, se lei havessi ma turamente examinato et havessi voluto fare dallato suo quello che fare si dovea non se seria lontanato tanto di qua et lasciato me et le cose mie imbocha alli inimici dove quella vedeva non poterme succurrere in ogni caso commodamente che come si sia io ho detto sem pre et cosi dico che mia intentione non è di volere perdere nè manelio di volere la guerra in casa, nè mai sono per mutarmi in questo de oppinione. Però concludo che li disegni facti per la Ex. V. quantun que oognosco essere amorevoli e crivellati con prudentissimo exa mine et consiglo non dimeno quelli non portandomi effecto de le varmi dadosso la guerra nè de assecurarmi da maggiori danni anzi tutto lo opposito dico che non mi pare nè che la Ex. V. vengha con 10 exercito nè che la mandi il S." Conte di Pitigliano come la scrive essendo max.' che quando si tentassi per lei qual si vogla di que sti due effecti non se potria se non suspicare anzi tener per certo che 1l inimici se avessino a provocare in rabia de voltarse prima contro a Bubbano de poi anche non desistere de farmi contro in ogni modo al peggio che sapessino et potessino. Il che saria uno aggiungere danno a danno et male a male che non è de intentione mia come è decto. La quale prima voglo fare ogn' altra cosa che ricevere danno et vergogna. Onde di tutti li altri remedii uno ce ne vedo salutifero et bono, quale è che la Ex. V. attenda cum ogni studio ad ingros sare lo esercito suo et fortificare in modo che la possa resistere alle forze delli inimici et presentarse alle frontiere loro senza dubbio de reportarne vergogna, max.' colle spalle et aiuto delli luoghi mei et di tucto quello che per me fare si potessi in aiuto ed favore delle cose sue. Et io interim anderò temporeggiando con costoro et tenendoli in tempo che spero cum industria de fare che non molesteranno li luoghi miei. Et intanto V. Ex. se accomoderà se fortificherà et provederà talmente che senza tirarme el peso della guerra adosso se verrà a rimanere cum honore et forse ad assectare più oltre delle cose secondo che Dio et il tempo ne spirerà. Sino a qui scripto, ho l'altra della Ex. V. iterata del medesimo tenore et substantia che è la prima. Alla quale non acchade dire altro excepto che harò caro intendere quando li 3000 fanti saranno arrivati in campo et di que sto et d'ogni altro progresso la Ex. V. sarà contonta darmi adviso di mano in mano et io risponderò ad ciascuna parte et secondo che le cose subcederanno; cosi di volta in volta si poterà prendere nuovi partiti et consigli. Alla quale di continuo me raccomando. Imole xxi octubris 1494. 547. Lodovico il Moro annunzia a Caterina la morte di Galeazzo Marni suo fratello e ch'egli è stato acclamato duca di Milano. — '21 ottobre 1494. [Milano, Arch. di Stato.; Credemo che la S. V. bavera inteso como è piaciuto a Dio doman dare a se lo Ill."" S.' Duca suo fratello et nostro nepote, ne dubitamo che la ne havera recevuto quella molestia quale ricerca el vinculo del sangue, como havemo facto anchora noi. per la quale morte es sendo heri venuti qui per satisfare al officio nostro como el caso recerca, questa matina li principalissimi do] stato rum li zontiluo 220 mini cittulini et populo de questa cita cum tutti li collegi et ordini sono venuti a noi a condolersene et depoi demonstrando la devotione sua verso la persona nostra circa el successore ne hano dicto havere facto electione de la persona nostra pregandone universalmente ad voler essere contento de tore al peso de essere noi Signore suo cum declarare che a loro non possa esser satisfacto quando non li sii pro veduto de la persona nostra alla quale electione et requisitione non ne è parso dovere manchare per non lassare in quello caso causa de malcontenteza in questo populo essendo quello dal quale el resto del stato prehende norma ejt per parerne che chi ha dependentia alcuna da questo Stato non possa tanto repossarsi d'altro quanto in noi dal quale tutti sono cognosciuti et amati. Eperò questa mattina cum universale contenteza et leticia et cum generale acclamatione del nome nostro havemo cavalcato la cita et siamo stato salutato et invocato per Signore et presentato alla Chiesa de S." Ambrosio como protectore ot patrono desso populo, la quale cosa se ad alcuno po , esser grata deve per rasone esser gratissima alla S. V. quale ce è nepote et sa esser amata da noi como fiola et sorela et se in cosa alcuna mai cognosce in noi et non amorevole verso se po esser cer tissima che multo più lo ha sentire in lo avenire dovi accada fare cosa alcuna in beneficio suo. Et pero in questa significatione quale ne è parso darli de questo che è sequto (accaduto) pertenere al vinculo quale ha cum noi la S. V. et al amore quale li portamo: como a fiola et sorella confortarla che la vogli dal canto suo fare segno quanto li sia grato, che in questa jactura quale è facta del S. Duca suo fratello et nostro nepote Dio habia inspirato questo populo a volerne noi per successore suo et mettere el Barba de V. S. Del animo del quale ha havuto tanti expe rimenti in el loco dovi haveva il fratello : la quale cosa cum nissuno modo melio po fare la S. V. como sela ritorna subito al loco suo naturale cum noi : como la confortamo et pregamo per suo singulare beneficio et por conservatione de li fioli vogli fare. D. Cardinali Vicecomiti usque ad locum signatum. 548. Bernardo Bibbiena a Piero de' Medici. — Indizi che Caterina mole accostarsi ai Francesi. — 24 ottobre 1494. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr. filza 18, n. 355.1 .... Questo timore {che levino il campo da Faenza per l'ingrossare dei nemici e per V invilimento che quei Signori cominciavano a mo strare) come dico è da hieri in quà per lo ingrossamento che ogni dì s'intende fanno li inimici, et anche perchè stasera Madonna di Furli. alla richiesta che se li era facta delle vectuarie, ha risposto DOCUMENTO 548-550. 22I nol volere fare, et per tucto si dice che s'è accordata con l'altra parte. ne a l' huomo del Duca che è là nè per lettera sua fa intendere niente a questi Signori, che è cattivo segno et nel campo inimico vanno ad ogni hora huomini suoi et maxime Cancellieri, et stanno assai col Conte di Caiazo in secreto In campo a Faenza Die xxiiij octobris 1494 hora vij. Ser.' Bernardus Bibbiena. 549. Caterina al mardiese di Mantova per avvertirlo come essa non avendo avuto soccorso alcuno dal duca di Calabria suo alleato mentre i Francesi espugnavano il suo castello di Bubano, ha lasciato lui e U re Alfonso di Aragona per accostarsi a re Carlo Vlll di Francia. — 24 ottobre 1494. (Mantova. Arch. di Stato.] IH."" d."' tam. fiat. etc. Per che mi rende certa che la S. V. in tendera como io ho concesso per li stati miy vittuaria et passo a lo exercito de lo Cristi.'"" Re di Franzia et de lo IH."" D."" de Milano, che forse quella ne prendera admiratione, mi è parso per levare quella de tale admiratione farle intendere che non senza urgentiss.' ocaxione et necessitate, si condusse el nominato exercito suso lo ter reno mio de Imola, et acampato ad uno mio bono et importantiss." castello, et tandem lo ha expugnato, posto a sacchomano, brusato et spianato, ita che non li è restato forma, in la diffesa del quale io piu volte et cum instantia recercai lo Ill."° S." ducha de Callabria, qual non scio per che respecto, poco curò la mia rechiesta et facil mente l'haveria potuto fare, quo viso: et retrovandose dicto exercito qui in fra le altre terre mie, et potentissimo da spaventare nedum mi, ma ogni potente Sig.'* et vedendomi destituita de ogni ajuto per non ruinare al tutto, mi è stato necessario prendere questo partito : denotando a V. S. che el p.'° M." S. Ducha gia non dovea meco uxare tal termino pero chio le havea observafco et facto molto piu che quello li era obligata in ogni cosa: ma mala remuneratione ne ho havuta, et zircha zio non mi estendero piu ultra cum'V. S., perche la cosa è se evidente che non bisogna excusa, et a quella mi reco mando. Ex arce Imolae xxiiij octobris 1494. 550. Caterina Sforza a Piero de'Medici. — Il duca di Calabria non l'ha aiutata. — 25 ottobre 1494. [Firenze, Arch. di Stato, .Veii. a. Pr. filza 54, c. 165.] Mag." tamq.'" fr. hon. La M. V. havera che io novamente mi sono condocta at dare victuaglia et passo negli stati miei alo exercito del 222 DOCUMENTO 550-552. christianiss."° Re di Franza et de lo Ill."'° dominio de Milano, il che è stato per respecto che ne li giorni passati lo prefato exercito mi ha expugnato, posto a sachomano, brasato et spianato un mio Castello, a la difesa del quale Io recercai più volte lo Ill."° Signor Duca de Calabria, si come dovea et potea fare, e nulla mi valse, che non li venne ne mandò, et vedendomi cosi destituta de adiuto : el dicto exercito potentissimo da spaventare nedum (non solo) mi ma ogni potente signoria et essere in megio [in mezzo) le altre mie terre, mi è stato necessario prendere questo partito. denotando a V. M. che già el Sig. Ducha non ha hauto cagione ueruna de tractarme in que sto modo perchè io li ho facto et observato molto più che non li era obbligata. Ma mala remuneratione ne ho havuta. Come se sia, mi è parso per mia justificatione farlo intendere a quella cum la quale molto non mi extendo perchè scio ne è informata ad ple num et avisata. Cui me offero et commendo, ex arce Imolae 25 Octobris 1494. 551. Bernardo Bibbiena a Piero de'Medici. — Del modo tenuto da Ca terina nel voltarsi ai Francesi. — 25 ottobre 1494. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., filza 18, c. 858.] Magnifico Piero. Stanocte vi scripsi quanto ci era della Madonna di Furli. Hoggi è tornato l' huomo che li teneva appresso il Duca, el quale lei ha licentiato, et manda a dire al Duca che ha capitulato et si è ferma col Re di Francia con altre et migliori conditioni che non haveva con questa Legha, et così sanza dire altri particulari licentiò decto huomo, et alli fanti che erano in Bagnara di questo exer cito fece fare comandamento che sgombrassino et poco discosto dalla terra era ordinato vussino svaligiati, ma loro si portarono molto va lentemente et condussonsi salvi sino a Salarolo sempre drieto con la caccia. Siche vedete come questa Madonna ne ha tractati. Attende hora a fornire doppiamente di gente le terre et castelli suoi. ... In cumpo a Faenza a dì 25 d'octobre ad hore 6. 552. Ijorenzo a Piero de' Medici. — Caterina si è voltata ai Francesi. — 25 ottobre 1494. (Firenze, Aroh. di Stato, Med. o,. Pr. t. 18, n. 356.] Magnifico vir maior honorande.... Costoro ' sono sbigottiti et spau riti per la crudeltà che hanno intesa di Mordano et anche perchè si 1 Del campo. DOCUMENTO 552-558. 228 dice che Madonna sta per voltare; Io non replico per fretta quanto ho scripto alli signori Octo. V. M. vega la lettera; Rispondete e fa temi respondere alli Signori Octo. Faventie, die xxv octobris 1494. Laurentius de Medicis Commissarius. Post scripta s'intende che Madonna ha voltato come scrivo alli Signori Octo et Bernardo so che scriverà ad voi. . . . 553. Caterina, stando in Firenze, a Gianfrancesco di ser Carlo.... Siilla revisione e sul saldo di certi conti. — 29 ottobre 1494. da Firenze. [Firenze, Arch. di Stato, iled, a Pr., filza 78, e. 76.] 554. Caterina al duca Lodovico. Sa che il conte di Caiazzo l'ha av visata « circa lo essere io venuta a la devotione del Christia- • nissimo Re. . — 29 ottobre 1494, da Imola. IMilano, Arch. di Stato. j 555. Caterina al duca Lodovico. — Ha ricevuto Francesco del Quar tiere mandatole da lui. — 4 novembre 1494, da Imola. [Milano, Arch. di Stato.] 556. Caterina ai canonici d'Imola. — Raax)manda d. Battista Gen tilità come sacrista. — 9 novembre 1494, da Imola. [Imola, Arch. Capitolare, voi. I, A B, lett. V ] 557. Gian Battista da Imola a Lodovico il Moro. — Lo supplica ad intercedere presso Caterina per la liberazione dei suoi fratelli cacciati in un fondo di torre. — 9 novembre 1494, da Bologna. [Milano. Arch. di Stato ] 558. Lodovico il Moro a Caterina. — La prega a liberare i fratelli di Giovan Battista Brocco fatti carcerare da lei. — 15 novem bre 1494. da Milano. [Milano, Arch. di Stato.] 22 I DOCUMENTO 559-560. 559. Caterina a Lodovico il Moro. — Gli manda il vescovo di Forlì a riferirgli alcune cose. — 18 novembre 1494, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.] 560. Caterina scrive ai Forlivesi esortandoli amorevolmente a Mit rare gli eccessi dei Francesi ai quali era stata obbligata a con cedere il passo. — 19 novembre 1494. [Forlì, Arch. Manie., Cons. Gener. Segr., n. 1, Lib. Madonna.] Congregato et cohadunato Consilio Magnificorun Dominorum Antianorum in pallatio Residentie Magnifici Domini Thomasini Phoei Gubernatoris Civitatis Forlivii pro Ill."" Domina nostra Domina Catherina Sphortia Vicecomitissa do Riario, Forlivij ac Imolae etc. In Camera ipsius Magnifici Gubernatoris et in presentia multorum Civium Civitatis Forlivij prefatus Magnificus Dominus Gubernator pre sentavit supradictis Magnificis Dominis Antianis literas directivas prefatis Antianis Comuni Consilio et hominibus Civitatis Forlivij per prelibatane Ill.""" Dominam uostram missas ac compositas. Quae omnibus Magnificis Gubeniatore et Antianis ac hominibus per me Jamdictum Notarium et Cancellarium patefactae fuerunt ac alta voce perlecte omnibus circumstantibus audientibus. Invento fuerunt infrascripti tenoris: Dilectissimi nostri. Il nostro Gubernatore ne ha scripto più volte de le occurrentie di là et de li modi et portamenti sinestri usati verso voi da questi Franzosi et qualmente vi trova tuttavia be nissimo desposti ad tutte le fatiche quale occurre fare per il ben pubblico de la terra et del stato nostro. Di che quantunque mai habiamo havuto contrario parere per le demostrationi che in effecto ne è accaduto vidore piene di amore e di fede verso noi; tamen havemo recevuto singular satisfactione di mente et piacere, et ve con fortame ad perseverare cusi, perchè ultra principalmente farete l'u tile, l'honore et debito vostro, ne poterete sempre expectare da noi meriti secondo li tempi et commendatione. Non ve sia grave de es sere soliciti et assidui a le continue guardie de la terra et providere a le cose de mano in mano che uoi medesimi cognoscite bi sognare e chel Gubernatore profato ve dirà per render salve le cose uostre, da tutti li sinestri, per le quali mi move ad dovervi usare queste parole, et non tanto per le mie, le quali cognoscete che da se sonno forte assai, et non già per dubio alcuno che ce sia ragionevol mente, ma perchè questi Franzosi, quantunque sieno nostri amici, essendo bestiali et senza lege come sonno, tali che non temono pa troni, nò altri superiori, li quali scio hanno grandissimo dispiacere de li disordini loro, et non li basta l' animo de providerli , quando DOCUMENTO 560-565. 225 non se li havesse cura e che altri se lassassino trovare imprevisti et sencia advertencia del facto loro, poterieno fare de le cose assai più in detrimento pubblico vostro che del mio particulare come è dicto. Per il qual vostro (pene?) in omni tempo io sum parata ad exponere omni mia facultà et stato como se conviene et come vederite che mai io non ce mancharò de cosa alcuna possibile. Ma voi dal lato vostro anche vigilate, solicitate, affaticativi in li bisogni, et state di buona voglia et non dubitate de cosa alcuna, tenendo per certo che queste fatiche sonno per durare pochissimi giorni. Imolae xix Novembris MCCccLxxxxquarto. Caterina Sfohtia Vicecomes de Riario Imolae Forliviique, etc. 561. Francesco Quartieri al duca Lodovico sull' alloggiamento delle genti del conte di Caiazzo. — 17 dicembre 1494, da Faenza. IMIIano, Arch. dì Stato.] 562. Caterina a Lodovico il Moro. — Si duole delia prigionia del car dinale Ascanio Sforza carcerato da papa Alessandro Borgia. — 19 dicembre 1494. [Milano. Arch. di Stato. I 563. Il duca di Milano ad Ettore Manfredi signore di Faenza. — Lo ringrazia dello alloggio dato alle sue genti. — 26 dicem bre 1494, da Milano. [Milano. Arch. di 8tato.l 564. Al castellano di Faenza per lo stesso. (Milano, Arch. di Stato.] 565. Carlo Barbiani al duca Lodovico. — Ha parlato al « Christia- « nissimo Ite in le cose de la Ill." Contessa de Himola cum « quella efficacia ho in commissione de la Ex." V." Ho trovato « sua Maestà benissimo disposita de observarsi quanto li è « stato promesso, et me ha dito che assettato habia queste « cose qui de Roma pigliarà qualche bon partito de mandarli « li denari de la conducta sua. Userò ogni diligentia che l' ef- « fetto ne segua. » — 2 gennaio 1495, da Roma. [Milano, Arch. di Stato.] 226 DOCUMENTO 5:3K DOCUMENTO 623-626. 623. Caterina a Lodovico il Moro. — Come essa abbia sempre aiu tato il vescovo di Forlì c et si non fusse stato mi che ho obviato * a molti suoi creditori restava il più vituperato vescovo che « fosse al mondo. » — 12 gennaio 1496, da Forlì. I Firenze, Arch. di Stato.] 624. Il duca di Milano a Francesco Tranchedini. — Sui dubbi di Caterina intorno alle trame dei Veneziani contro U signore di Faenza. — Caterina ha detto al Tranchedini che Giovanili de' Medici forse si sarebbe riconciliato con Piero e col cardi nale. — 14 gennaio 1496. (Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.! 625. Il duca di Milano a Caterina. - Ha scritto in favor suo a Vene zia ed a Roma. — 15 gennaio 1496, da Imola. [Milano, Arch. di Stato, Polente estere, Forlì.] 626. Caterina a Lorenzo e Giovanni de' Medici sul broccato che ha fatto fare apposta a Firenze. — 22 gennaio 1496. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., Alza 71.] Magnifici amici optimi. Il presente exhibitore di questa sera Vanni Barone qual mando per il resto di quello broccato facto aposta. Prego le V. M. gli lo vogliono mostrare et poi anche operare et providere che '1 pretio di quello non mi sia contato più ingordo di quello che sia el dovere et l'honesto et che per nullo respecto nè ad complacentia de persona alcuna io sia tractata in questo caso se non corno le V. M. voriano essere tractate in qualunque occurrentia propria corno non dubito faranno per la bontà loro et per l'affectione che scio mi portano: pregandole insuper che li piacia consignare liberam." epso broccato al nominato Vanni che me lo porti cum chia rirlo del denaro intiegram." che per quello io restarò ad darli et io insin hora obligo la fede mia de remetterli il tutto incontinente. Et quando anche le V. M. o per difiidentia del mercatante o per altro respecto non volessero mandarlo sencia denari, poteranno significarme il tutto per una sua lettera, et Vanni restarà lì sin tanto haverò proveduto per li denari aciò epso lo possa omninamente por tare cum sè perchè ad questo effecto l'ho mandato, offerendomi et recomandandomi ale V. M. di continuo. Forlivii 22 Januarii 1496. DOCUMENTO 627-634. 627. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Sa da Giovanni Bentivoglio che Caterina tiene pratiche per allearsi ai Vene ziani. — 27 gennaio 1496. [Milano, Arch. di Stato, Po*enze estere, Bologna.] 628. Caterina al duca di Milano. — Gli spedisce Antonio Baldraccani. — 31 gennaio 1496. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Imola.] 629. Caterina al duca di Ferrara. — Raccomanda sia resa giusti zia a certi suoi sudditi. — 1 febbraio 1496, da Forlì. [Modena, Arch. di Stato.) 630. Francesco Tranchedini a Bartolomeo Calco secretano ducale. — Gli trasmette una lettera di Caterina per il Baldraccani. — 5 febbraio 1496. [Milano, Arch. di Stato. Potenze estere, Bologna.! 631. Severe ingiunzioni di Caterina per la riscossione delle tasse. 6 febbraio 1496. [Forlì, Arch. Com. Lìb. Madonna.] 632. Caterina ringrazia il duca di Ferrara delie anguille salate « ...per « amor suo le gauderò de bona voglia al tempo debito. » — 14 febbraio 1496, da Forlì. [Modena, Arch. di Stato.] 633. Caterina al duca di Ferrara. — Per « Hi Ilario » suo mulattieri) gli manda « una salma di pome rosee et un' altra de maroni « secchi et confecti. » — 18 febbraio 1496, da Forlì. I Modona, Arch. di Stato.] 634. Ascanio Maria Sforza al duca di Milano. — Gli scrive per co mando del papa che il cardinale di S. Giorgio è falsamente 240 DOCUMENTO 634. sospettato da Caterina che calunnia lui per far dimenticare i suoi eccessi. — 22 febbraio 1496. [Sfilano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.] .... Ho facto intendere a nostro signore come la excellentia vo stra mi ha scripto, le cose de mala natura quale la contessa de Himola imputa al cardinale de San Zorzo et quello che alla prefata vostra excellentia è parso fare in questo caso. La sua santità ha re sposto non conoscere il cardinale de natura da fare cose de la qua lità che li sono ascripte et sapere chel cardinale non ha alchuna cosa più a core che la conservatione de li noli de conte Hieronjmo et del governo de la contessa in quello stato; de la quale la sua santità se maraveglia et dole che cum tanto poco rispecto la pro ceda contra uno cardinale et Camerlingo de questa santa sede pen sando forai justificare cum questo le sanguinolentie inaudite quale ha commisso li zorni passati per satisfare alle passione sue, le quale epsa quando si governasse cum rasono doveria sepelire. Dicendo la sua santità che prega la excellentia vostra che non volia prestare fede alli processi et inventione de la contessa, perchè la è certa che non sono veri et anche non volia la excellentia vostra per false sugestione damnare el cardinale quale li è affectionatissimo servitore et la ha in singulare reverentia, et non audita ne intesa la sua signoria riverendissima levarli li benefitij cum tanta sua graveza, cosa la quale dice la beatitudine sua non parerli degna de la excellentia vostra, quale è sapientissima et j ustissima et anche essere cosa cheaborisce da omne rasone et bona consuetudine, pregandola che quando la havesse levato li benefitij al cardinale li volia per amore suo et singulare satisfactione, fare restituire, et non fare questo caricho ad epso car dinale quale non lo merita, et che etiam che alla sua santità paresse come crede debbe etiam parere alla excellentia vostra per la sua sin gulare prudentia che queste cose et le actione de la contessa se met tessero in silentio et si copresseno, che nondimeno quando para pur che le se habyno ad vedere et conoscere la sua santità è certa chel cardinale demonstrarà la sincerità sua et che forsi rincrescerà alla contessa chel si habj ad fare iuditio de queste cose et de le actione sue, non havendo la sua santità voluto che de queste cose sia facta alchuna mentione col cardinale sinchè non si habia resposta da la excellentia vostra ala quale la sua santità dice che vole conservare el cardinale servitore et levare queste zizanie de mala natura et ignominia de la contessa et una perpetua jnimicitia quale epsa con tessa se toglieria non solamente del cardinale ma de tutto el sacro collegio il quale in simile caso non poria manchare alla sua signoria reverendissima più come faria anche la sua santità la quale mi ha ordinato che debba scrivere tutto questo alla excellentia vostra et DOCUMENTO 634-635. 241 iterum atque iterum pregarla che per amore suo la sia contenta non alterare li benefitij del cardinale ne darli questa graveza. Io ho re sposto a nostro signore che scrivaria quanto la sua santità mi ha commisso et significaria anch' io alla excellentia vostra la observantia et affectione del cardinale verso quella il quale per quello che posso comprehendere non poterla havere la ex. v. in più veneratione et amore, et se altramente cognoscesse quella sia certa che non li tacerei el vero Rome 22 februarj 1496. 635. Caterina Sforza al duca di Milano. — Contro il Bentivoglio si gnore di Bologna che dà ricetto ai suoi nemici. — 27 feb braio 1496. [Milano, Arcn, di Stato, Potenze estere, Forlì.] . . . .Per Antonio Baldracano nostro secretario in questo suo ri torno ho inteso quanto vostra excellentia ha facto in demonstratione al cardinale de San Giorgio il dispiacere ha havuto de le machinazione fabricate per lui contra mi. Di che ho ricevuto singulare consolatione per cognoscere che quella me habia per quella bona et vera figliola li sum et facia intendere ad altri che recognosca le mie iniurie como sue proprie et così gliene rendo infinite gratie; ma perchè ho havuto respecto in li processi et examini de questi scelerati machinatori, de non volere che il magnifico meser Joanni Bentivoglij sia expressamente nominato, j stimando meglio andare cum luj dissi mulando et temporigiando sino a qualche più opportuno tempo, se condo era anche stato il sapientissimo consiglio de la excellentia vostra. Et non me potendo eciam persuadere che epso non havesse ad cessare et desistere da simile machinatione; et al presente ritrovo che pur persevera in la sua bona natura et dispositioue verso me; poiche sum certificata che Johanne Baptista Brocho da Imola, quale è stato mini stro de tutti questi prodimenti (tradimenti) se ritrova allogiato hora in casa sua; che lasso considerare a vostra excellentia ad che bono effecto possa essere venuto, siando stato mandato da San Georgio como è stato. Pertanto veduti questi suoi boni deportamenti et che non ha riguardo ne a me ne etiam a vostra excellentia non jntendo nè anche io havere respecto a lui et però haveria charo che la excellentia vostra per megio del magnifico meser Francesco Tranchedino suo oratore in Bologna li facesse de queste machinatione et pratiche ti rarli molto bene le aurechie in modo cognoscesse siano in despiacere de quella et in futurum se ne havesse ad guardare, cum declararli che quando vada dreto a questi modi non se haverà ne ancho poi lui ad maravigliare se ad me sarà forcia ad resentirme et si usarò termini alieni dal suo proposito et darrò recepto ad chi torsi li sa- /' 242 DOCUMENTO 635-641. ranno pocho grati ; diche sino hora me ne excuso cum vostra excellentia; et de quanto luj responderà, haveria piacere che la excellentia vostra desse commissione al prefato meser Francesco me ne desse adviso aciò sapesse meglio como governarme circa ciò. De le altre cose raxionate per Antonio predicto in mio nome cum la excellentia vostra veduto dove se resolveranno queste cose de Italia, farro poi intendere a quella quanto me occorerà. . . . Ex Forlivio die xxvii februarj 1496. 636. Il duca di Milano alla contessa d'Imola. — Sulle faccende del cardinale di S. Giorgio (Raffaele Iliario). — 2 marzo 149«L [Milano, Arch. di Stato.] 637. Caterina a Lodovico il Moro. — Sulle rose di Faenza. — Chiede che mandi a risiedere presso di lei M. Branda Castiglione con cui conferire sulle cose politiche. — 5 marzo 1496, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.; 638. Caterina scrive a Lodovico il Moro accennando alla superbia del Provveditore mandato a Faenza dai Veneziani ad istanza di Astorre suo genero che si era raccomandato a quella Signo ria. — 5 marzo 1496. [Milano, Arch. di Stato.] 639. Caterina al duca di Ferrara. — Ha disposto perchè sia fatta ra gione a certi suoi sudditi. — 6 marzo 1496, da Forlì. I Modena, Arch. di Stato. 1 640. Caterina al duca di Milano sopra una questione col vescovo di Forlì sopra alcune terre che Caterina riteneva sue perchè già confiscate e possedute dagli Ordelafjì. — 6 marzo 1496. [Milano, Ardi, di Stato, Polenze estere, Forlì.J 641. Lodovico il Moro a Caterina. — Lo informi sulle cose di Faenza. — 14 marzo 1496, da Milano. [Milano, Arch. di Stato.] DOCUMENTO 642. 243 642. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Risposta del Bentivoglio alle accuse di Caterina. Di qui si rilena come essa lo sospettasse autore o complice della uccisione di Giacomo Feo. — 17 marzo 1496. [Mflnno, Areo. di Stato, l'otenze estere. Bologna.; .... Ad doe de vostra excellentia de xi del presente respondendo dico havere facto intendere al magnifico messer Zoanne la doglienza che de sua magnificentia ha facta la contessa de Imola per la mentione facta in quelli tali processi chel havesse machinato contra de lej etc. et per esserli stato referto che Ioanne Baptista Brocho ministro de quelli tractati de proximo habi havuto recepto in casa d' epxo mes ser Zoanne ; decorandoli quanto più particularmente in epse littere de vostra celsitudine se contene exhortando et pregando la magni ficentia sua ad remediare perchè tra loro non incorra inconveniente alcuno; quella mi respose, primo che maj non si troverà essere vero che ne contra di lej ne di meser Jacomo quondam Pheo machinasse cosa alchuna, ne pur anche maj pensasse di farlo, et habinolo no minato chi si voglia che non l' hanno potuto fare ne cum verità ne cum fundamento alcuno. Del havere allozato in casa sua Johanne Baptista Brocho dice che l' è vero che ad questi dì venne cum lit tere del cardinale, al protonotaro suo fiolo per doj effecti l'uno per dubio haveva havuto uno Antenoro che uno suo fratello destenuto qui non patisse pericolo quale conduxe epso Joanne Baptista per aiutare la sua liberatione quando fusse bisognato cum l'auctorità del cardinale de S. Zorzo, ma questa cosa era asseptata prima che giongessero qui, l'altro per operare con il mezo del Magnifico meser Zoanne che una nepote de messer Jacomo Luparo et de Michele da Casale maritata in uno sciagurato o più presto promissa de darse in matrimonio non havesse effecto, et dovesse essere maritata in un altro de chi li parenti tutti più se contentavano; et a questo il magnifico messer Zoanne dico haverli prestato favore per amore del cardinale quale porta amore a questi da Casale, et Lupari anchora, et facto questo epso Zoanne Baptista tolse licentia et domando scorta perchè hebe jndicio che la contessa haviva mandato qui, et alli passi verso Fiorenza per farlo tagliare ad pezi et che sij vero pare ne sieno stati presi ben cinque alla Scarperia. Toccando jo la parte che la contessa si potria resentire et dare anchora lej recepto a di quelli che sariano pocho grati a sua magnificentia. Rispose che non li daseva casone di fare questo et che credeva la non lo havesse ad fare. Se desiderava di ben vicinare, ma quando pur la lo facesse per qual che sua passione, che havendo anchora epsa de li jnimici et de quelli che li portano pocho amore anchora sua magnificentia faria di quelli tracti et servaria deli modi che facesse lej , et questo fu 24 i DOCUMENTO 642-645. quanto mi rispose la sua magnificentia : deche darò adviso alla pretata contessa come mi impone la vostra excellentin per una de di ete soe. Ex Bononia xvii Martii 1496. 643. Caterina scrive a Lodovico il Moro le macchinazioni ordite con tro di lei dal cardinale di San Giorgio e dal Bentivoglio. — 21 marzo 1496, da Forlì. IMHudo, Arch. di Stato. I 64'!. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — 24 marzo 1496. [Milano, Arch. di Stato, l'ottuse estere, Bologna.] . . . .De novo qui non se intende altro. Messer Alexandro ' è ri tornato da Laureto et pare che la Contessa al andare in là et al re tornare non habi voluto che allogi nè ad Forlì, nè ad Forlimpopulo : et questa tale demonstratione dà non poca alteratione al magnifico meser Zoanne. . . . Bononiae xxmr martii 1496. 645. Caterina scrivo a Lodovico il Moro come il Provveditore vene ziano cerchi di mutare il governo di Faenza. — Confessa di avere cercato di far uccidere Giovanni Battista Brocchi suo nemico, che era presso il Bentivoglio. — 27 marzo 1496. : Milano, Arch. di Stato.] .... quando quella [la eccellenza del duca Lodovico) me abandonasse, siando destituta da ogni parte, bisognarla pensasse de andarme ad anegare. De le cose de Faventia non accade V. Ex.* me ne rengratii, peroche tutto quello ho facto, reputo essere mio debito per molti respecti: Di novo non cè altro più de quello li significai per lultime mie: questo proveditore va pure perseverando cum diverse arte in volere cavare il S." Astorgio et laudientia de Roccha, et retirare ogni cosa in Pallatio dove luy habita et non tende ad altro se non ad fare cautamente uno novo modo de governo al suo proposito, et per quanto posso presentire sta in pensiero et pratica de darli principio in questa Pascha : il che comò li sia reusito, dubito non proceda più ultra, peroche fra lui et il Castellano 11 in lo intrinseco, è poca benivolentia. . . . i Alessandro fluito di Giovanni Bentivoglio signore di Bologna andò a H. Maria ili I.or"io con 10 cavalli bardati alla francese. DOCUMENTO 645-647. 2-I5 Che M.' Ioanni Bentivoglii habia facto intendere a la Ex." V." che io ho mandato per fare amazare Io. Bapta Brocho: a parlare cum quella liberamente non glie voglio negare la verita; quale è che siando inteso da qualchi servitori, che si non siamo bene de lessere de M.' Iohanni, haverno pero pure qualche persone ne vogliono bene, che il dicto Io. Baptista era in Bologna, et in casa de epso M.' Io hanni più presto ad altro effecto che de parentadi: como vogliono dire, Me vennino molti de loro ad recerchare et offerire chi de vo lermelo dare vivo in le mano, chi de amazarlo: io che da lui sum stata si gravemente offesa, et che desiderava anchora più haverlo in le mane, ad magiore confusione de quelli hanno machinato contra me: non recusai ne luno ne laltro; il che confesso non essere bene facto, como dice V." Ex." Ma non doveria parere de tanta me raviglia a Messer Iohanni, si pensasse che io sia composta de quelli medesimi elementi è lui. Quale et in li loci sacri ha facto persequitare molti di quelli da li quali non era stato offeso, como io da Io. Baptista. Ogni homo se resentono le cose proprie, et si lui ha facto tanta demonstratione de resentirse in le sue; non li debbe parere de novo si anchora io sum contenta se intenda che non sia morta. La Ex." V." intende mo il tutto. Me ricomando devotamente a quella, que felicissime valeat. Ex Forlivio die xxvii Martii 1496. deditissima filia Catherina Sfoiicia Viceuomes de Riario Imole Forliviique etc. 646. Lodovico il Moro a Caterina su Gio. Brocco e sulle relazioni col Bentivoglio. — La consiglia a non lasciare lo Sfato. — 2 aprile 1496. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 647. Caterina si duole con Lodovico il Moro che Giovanni Bentivo glio cospiri alla sua rovina. « Non dubitando che quando da « la Ex. V. le sia alquanto tirato le aurechie (gli orecchi) non « se impazarà de me ne de alcuna mia cosa : Et io se non « serrò lacessita (provocata) non me impazarò di quelle de « altri. » — 9 aprile 1496. [Milano, Arch. di Stato.] .24' : DOCUMENTO «►48-051. 648. Caterina avvisa Lodovico il Moro delle mene del provveditore ve neto a Faenza per mutare il governo di quella città. — 10 aprile 1496, da Forlì. [Milano, Ardi, di Stato.] 849. Caterina scrive a Lodovico il Moro quanto ha dovuto patire pa le nude arti di Raffaele Riario cardinale di S. Giorgio. — 11 aprile 1496, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.] Non scio se istimi havere ad fare cum putti o pure per essere io donna se persuada menarme con queste sue belle parole: Che ultra le cose ho facto a la Ex. V. si li dicesse tutte le angu stie et guay me ha facto patire : li pareria fosse stato più che mar tire per li suoi deportamenti et continue fabricatione facte contra me, et cognosceria che segni amorevoli siano stati li suoi: non sonno adonche state le suggestione de alcuni, che me habia mossa ad fare intendere a la Ex." V." questi suoi modi et machinatione : ma le sue cative opere et le iniurie et obprobrij recevuti da luy et per subornatione sua: quale si particularmente recontasse a la Ex." V." remaneria stupefacta de tanta sua iniquita et meravigliariase de la mia grande patientia. Serria ben contenta che luy havesse usato quello ha scripto a la Ex. V. havere facto perchè a me non haveria dato tanti fastidii et lui seria stato reputato più grato verso la bona me moria del Sig.' conte mio consorte: al quale luy confessa poi non lo può negare essere tanto obbligato : ma si doppoi la morte sua ha usato tanta ingratitudine in li modi et termini servati cum me. non è da prenderne tanta admiratione , habiaudo cominciato cum luy sino vivea ad pagarlo cum questa moneta de tanti beneficj como in parte ne può havere qualche memoria la Ex." V." 650. Caterina al marchese di Mantova. — È lieta e sempre pronta a compiacerlo in riguardo di certo Antenore, etc. — 12 aprile 1406. da Forlì. [Mautova, Arch. di Stato.] 651. Caterina a Lodovico il Moro sulle ostilità del Bentivoglio e nulle insidie dei Venezianicontro Astorre Manfredi signore di Faenza. — 14 aprile 1496, da Forlì. ; Milano, Arch. di Stat,).] IH."' Princeps et Ex."" Domine Domine et pater observandissimc. Cognosco il consiglio me da la Ex." V." in non volere pigliare exemplo 247 da altri in vindicare le iniurie me sonno state facte, anzi in volerle ri mettere, è digno de la singulare sua sapientia et bonta, et io da epsa lo accepto da bono et observand."" Patre et Sig." Bene voglio che quella sia certa che se non fossi stata provocata et lacessita si atrocemente et più de una volta haveria tollerato questo cum bona patientia, como ho passato de molte altre : sed furor fit sepius lesa patientia, et il monstrare ancho de non se resentire de tanti mali et iniurie, fa prendere animo a li cativi de fare pegio, tuttavia me forciaro per quanto poteranno li portamenti de altri, tendere piu presto a la remissione che a la vindecta. De le cose de Faventia non ce è altro, se non che il Consiglio significai a V. Ex.' fu facto et in quello non fu tractato altro che de tuore il Governo de Rocha et redurlo in Pallatio: al che il S." Astorgio quantunque sia putto non volse consentire. 652. Lodovico il Moro a Caterina. — Contro la politica dei Fioren tini in favore dei Faentini. — 17 aprile 1496. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 653. Lodovico il Moro a Caterina sulle sue relazioni ostili col Bentivoglio. — Procuri di rimanere in pace. — 18 aprile 1496. [Milano, Arch. di Stato.] 654. Caterina a Lodovico il Moro. — / Martinelli di Cesena hauno preso un castello dei Tiberti. — La contessa invia aiuto a que sti. — 22 aprile 1496, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.] 655. Caterina a Lodovico il Moro. — Teme che i Veneziani rettifi cando i confini col suo Stato, vogliano occupare la villa di Casomarata. — Tentano di dare la rocca di Faenza a un Vene ziano. — 22 aprile 1496, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.] 656. Caterina a Lodovico il Moro. — Esclude il sospetto che i Fio rentini tentino novità in Faenza. — 24 aprile 1496, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.] 248 DOCUMENTO 657-660. 657. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Contesa tra i Mar tinelli ed i Tiberti di Cesena. — Caterina aiuta i Tiberti. — 26 aprile 1496. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Bologna.] 658. Caterina a Lodovico il Moro. — / Tiberti riprendono il castello dei Martinelli. — Questi sono impiccati coi loro cagnotti. — 30 aprile 1496, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.) Ill."' et Ex.** Domine, Domine et Pater observandissime. Per al tre mie la Ex." V." fu advisata del movimento facto per li Marti nelli contra li Tiberti, et presa haveano facto de un castello nomi nato Montcghiottuno : hora per non maneliare dal debito mio, inten dera come siando andati li Tiberti per recuperare tale castello et ha- biando havuto favore dal Il1."o Sig. Duca de Urbino et ancho da li mei quali ce andorno como scripsi a V." Ex." habiando strecto quello loco ghajardamente et vedendosi manehare quelli erano obsessi, il succurso li havea promesso il Sig." de Arimino, tandem veneno in deditione cum questi modi et pacti : Che tutti li forestieri erano den tro fossino salvi, solamente de le persone loro, alcuni de li Marti nelli che ce erano cuna circa viginti de li loro cagnetti da Cesena se remisseno a la discretione de la Comunità sua de Cesena, sperando in la Patria loro trovare forsi più misericordia et pieta che non hanno facto. Perochè partiti forno quelli del pred." Signor Duca et li mei, uno commissario mandato da dieta comunità li fece impichare tutti a li merli intorno a la Rocha, spetaculo molto horrendo. Li figlioli de Mes." Polidoro quelli erano stati presi in dicto castello da dicti Martinelli se habbeno salvi et illesi. Dico tutto per satisfare al debito mio, no ho voluto dare adviso a V. Ex." a la quale devo tamente me ricomando. Ex Forlivio die ultimo aprilis 1496. 659. Caterina al duca di Milano. — Gli spiega perchè si è mossa a favore dei. Tiberti da Cesena. — 3 maggio 1496. [Milano, Arch. c11 Stato, Potenze erfere, Forlì.] 660. t'uterina al duca di Ferrara. — Lo prega a far valere i diritti di Antonio Panzavolti da Brisighella suo « homo d'arme. » — '.S maggio 1496, da Forlì. [Modena, Arch. di Stato.} DOCUMENTO 661-664. 249 661. Gli ambasciatori milanesi in Venezia al duca di Milano. — 9 maggio 1496. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Venezia.] In questo rasonare lo illustrissimo principe dixe ad me Archiepiscopo che '1 non intendeva bene la illustre contessa de Himola, et domandome quello che credeva fosse per fare dicendo non saperse molto bene intendere con femine, al che se bene io respose dimonstrando ch'ella se intendesse bene con l'Ex." V." non volse però affirmarli in tutto ch'ella stasesse in voluntà d'epsa; ma ben li dixe che la Ex." V." non li mancava per tenerla bene edificata et disposita che credeva che ad ogni bisogno la faria quello vorria la Ex." V." Venetijs die 9 Maij 1496. 662. Caterina al duca di Milano. — Gli chiede consiglio sul da fare in attesa della calata dei Francesi in Italia. — 10 maggio 1496. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì ] 663. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Caterina — 11 settembre 1498, da Forlì. [Firenze, Arch. di SUto.J 859. Frate Lauro (o Lorenzo) Bossi 1 al duca di Milano. — Morto Gio vanni dei Medici, i Veneziani tentano spaventare Caterina. — Bisogna confortarla e mandarle qualcuno. — 11 settembre 1498, da Bologna. [Milano, Arch. di Stato.) 860. Giovanili de Castronovo a F. Fortunati — Gli ha scritto una lettera dettata dalla contessa che sta sema febbre. — 12 settem bre 1498, dalla rocca di Porli. [Firenze, Arch. di Stato, Mtd. a Pr.] 861. Caterina a . . . . — Si lamenta de' pericoli in cui si trova. — Supplica non le siano richiamate le milizie milanesi. — 14 set tembre 1498, « ex terris nostris. » [Ravenna, Arch. Pasolini. — Riprodotto nel testo in zincotlpia.] 862. Gaspare Sanseverino al duca di Milano. — Caterina è andata a trovare Giovanni de'Medici. — 15 settembre 1498. [Milano, Arch. di Stalo, Mllitnre, Guerre.] ....Arivuto che fui ad Forlì cum le gentedarme et smontato da ca vallo, atrovai questa 111."" Madona volerse partire de 11, facendome intendere volere andare ad uno certo suo castello in montagna longi 1 Questo è quel BosbI ool quale Caterina trainò poi una fuga quando essa era in Castel Sant'Angelo prigioniera. DOCUMENTO 862-866. 311 sei miglia per mutare uno poco di aiere, per havere hauto alcuni parosismi de tebre. Pure per quanto per bona via me fu fatto intendere secretamente, se ne andò adli bagni ad trovare Zohanne di Medizi per havere inteso epso essere agrevato.... ....lei per essere dona non sta senza grande paura dele cose sue, maximamente essendo concluse le cose de Favenza cum Venetiani : da l'altro canto questi suoi populi sono tanto malcontenti contra de epsa che è una cosa terribile, et non so quello debia dire.... Cotignole 15 Septembris 1498. 863. Gio. de Castronuovo a F. Fortunati. — Vuol notizie della con tessa. — Ha sulle spalle il difficile governo della rocca e degli uomini d'arme, ecc. — « Ma penso portare da paladino » per la salvezza della sua signora, che spera di sapere sana, etc. — 15 settembre 1498, dalla rocca di Forlì. [Firenze, Arch. di Stato.] 864. Caterina a Lodovico il Moro. — Ringrazia di altri 100 uomini inviati « et quando a me non sieno necessarii io serò sempre « contenta vadano in servicii dei S."' Fiorentini. » — Cose di Faenza. — Quella notte a Ravenna i fornai avevano avuto ordine di far pane a furia ed erano stati ordinati i carri per portar via le artiglierie veneziane. Teme non riesca loro qual che colpo. — 16 settembre 1498. [Milano, Arch. di Stato.] 865. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — È morto Gio vanni de'Medici. — 16 settembre 1498. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.] 866. Caterina a Lodovico il Moro. — «Questi Venetiani hanno pure « deliberato fare ogni conato per andare a danni dello Stato « della Rep. Fiorentina e per remettere Piero in casa. » — Si meraviglia del Bentivoglio che aveva osato « uccellare » il duca di Milano nella faccenda di Faenza. — Movimenti della milizia veneta. — Nuove quistioni private con Domenico « Ritio » a Savona. — 17 settembre 1498, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.] 1312 DOCUMENTO 867-868. 867. Frate Lorenzo Bossi a Lodovico il Moro. — Morte di Giovanni de' Medici. — 17 settembre 1498. [Mil»no, Arch. di Stato.] Ill."° et Ex."" Signor mio. Essendome io fermato qua per qualchi giorni per riposarmi et guarirme de li pedi, me è sopragionto la morte del M.co Iohanne de Medici, la quale tanto più me dole quanto che ero certissimo che in ogni mio extremo bixogno may me serebe manchato: poi sono cavalcati et Iuliano et M.' Haniballe et vanno quasi certi de la Victoria, et la ordinaria arrogantia de chi va a tale imprese. Et per essere io contumace a questi de Medici cioè a Piero et a li altri, ho electo di fermarme ancor per qualchi dì più per più mia securtà. Ne adviso la Ex."" S.ria V.' acio che quella sapia dove io sia, per poterse servir di me in ogni loco dove a quella piacera. Con forto a la Ex."' Sig.' V." subito expedire qualchuno a quella Madonna de Forlì, perchè sera periculoso che ella non vacilli, non havendo chi la tenghi dritta, et so quello che dico. Ho inteso che questi oratori de Veneti che sono qua dopoy che è venuta questa nova, hano deliberato domandare il passo a M." de Forlì, et se ragunano in Faventia tuti, solo per spaventarla et già dicono volerli protestar contra quando ley non ly dia il passo. Sera iterum periculoso chella non gli lo concedi, et il judicio et forse con siglo di M.' Ioh. Bentivoglio è che per necessita ella gli lo debba dare, il quale fa etiam il giocho di Piero corto vinto, non ritrovandose Lorenzo in Firenze et Io. morto et M.' Guido Antonio et Ber nardo fuori. Il che ad ogni modo fa asay a potere molto turbare Ma donna in questi principii. Scrivo molto confuso a la Ex."' Sig." V." por il mortale dolore de Ioh. morto et per il desiderio dogni felicita de la Ex."* Sig." V." a la quale di continuo me racomando. Bononie xvii Septembris 1498. Servitor opt.' Fr. Laurentius Bossius. 868. Caterina a Lodovico il Moro. — Pericoli da ogni parte in- « grossando questa gente come veniranno ad ingrossare, se- « ranno apte a fare tutto quello vogliono in questa Romagna « non se li providendo gagliardamente e cum celerità. Qui « sono in tutto de la E. V. cinquanta nomini d'arme do quelli « Cento primi forno deputati. De li altri Cento quella scripso « bavere ordinati non c' è ne anco uno cavallo, ne scio quando « co saranno. Advertisca la E. V. como il non havere man- e dato al tempo li Duecento uomini d'arme li scripsi a prin- « cipio, sono stati casone de farce perdere Faventia. Cosi ora, « il provvedere tardo a tanto bisogno non lasci pigliare ad DOCUMENTO 868*71. 313 « altri tale pede che poi non se li possa obviare. L' amore « grande me fa parlare liberamente cum la Ex. V. » — 18 settembre 1498, da Forlì. [Milano, Aron, di Stato.] 869. Leonardo Strozzi a F. Fortunati piovano di Cascina. « Piovano « mio dolce. » — Gli chiede come regolarsi sui cavalli e muli ordinati già dalla contessa in Spagna. — Caterina vedova li vorrà ancora? — 19 ottobre 1498, da Firenze. [Firenze, Aron, di Stato, Me,ì. a Pr., filza 69, c. 22.] 870. Lettera a Caterina. — Aneddoti sulle cose di Faenza. — Super bia del Provveditore veneto che non è accostato mai da alcun cittadino. — 20 settembre 1498. [Milano, Aron, di Stato.] Ill."" Madonna. Eri matina venne in Rocha el Proveditor e do mando al Castellano uno allogiamento che disse glie lavea promisso per Io. Paulo Manfrono: el quale era alloggiato in uno loco che glie steva cum gran suspecto, per rispecto de la Ill."" S." V." donde el Castellano glie respose che lui non li havea mai promisso tale allo giamento : el Proveditore cominzio a turbarse, similiter el Castellano incominzo ancho lui a curzarse, in modo il Proveditore biastimò Dio et la Vergine Maria e partesse turbato, in modo el castellano ha dicto che è disposto a non volere più parlarne per cosa alcuna a dicto Proveditore, e non se confida dicto Castellano per cosa alcuna e or dinare le guardo bone et molte altre provisione, et credo che in breve se vira con loro a qualche cosa non sera bone, et questo è per li desordini de quelli stradiotti e soldati i quali sonno venuti già a noglia (noia) a tutto questo populo. El Proveditore sta in Pallatio non glie va homo de questa terra: et quando va fuora solamente cum li suoi et non persona de questa terra, le cose stanno cosi : di cono volere cavalchare a la venuta de M.' Hannibal, al quale glie andato in contra circa 70 stradiotti e certi hominidarme, perche se dice che a Imola gliè il contrasto che non voleno che passano, altro non habiamo et quando altro accadera ne sera advisata la V. Ill."" S," a la quale di continuo me ricomando. Faventie die 20 septembris 1498. 871. Caterina e Gaspare Sanseverino (Fracasso) a Lodovico il Moro. («Cito cito cito»). — Sulle provisioni necessarie per difen B14 DOCUMENTO 871-877. dersi tra i vari pericoli che minacciavano gli Stati di Cate rina. — 20 settembre 1498, da Forlì.[Milano, Arch. di Stato.] 872. Relazione ai Fiorentini dei provvedimenti presi da Caterina e dal Fracasso. Si esortano a secondare i loro sforzi. « Poiché « lo 111.°'° Signore Duca nostro ne vene de bone gambe, vo- • gliano non mancare ad sè stessi.... che vincendose qui si « può dire avere vinto per tutto, etc. » — 20 settembre 1498, ila Forlì. [Milano, Arch. di Stato,] 873. Caterina a Lodovico il Moro. — Novità di Romagna. — Mosse delle milizie. — / Faentini diffidano dei Veneziani. — Il duca dovrebbe accorrere in loro soccorso e cosi guadagnare Faenza, ecc. — 20 settembre 1498, da Forlì. [Milano, Arch. di StatoJ 874. Leonardo Strozzi al piovano di Cascina. — / Dieci di Libertà instano perchè madonna Caterina « riscaldi la Ex." del duca, » perchè mandi gente armata. — 20 settembre 1498, da Firenze. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr., f. 69, n. 23.] 875. Lorenzo Strozzi a F. Fortunati. — Crede che Lorenzo de'Medici cu rerà le cose di Caterina, ma è riflessivo, quindi lento al risolvere. — Funerali fatti a Gio. de'Medici. — 20 settembre 1498. [Firenze, Arch. di Stato. Med. a. Pr.] 876. Lettera di ignoto ad ignoto che si vede di parte veneta.. « Spectabilis vir Cognate Carissime. » Sulle mosse delle milizie in Romagna. — 21 settembre 1498. [Milano, Arch. di Stato.] 877. Simone Ridolfi commissario generale di Romagna a F. Fortu nati canonico di S. Lorenzo e piovano di Cascina. — Fa quanto richiedono le circostanzi-. — « Dal canto mio non si « resta d'instare e fare quelle provvisioni a me possibili, nè « mai trovo requie ne riposo in me perchè le cosse non vanno « secondo vorrei. • Verranno molte forze « secondo li bisogni DOCUMENTO 877-881. 315 « come intenderete da la Ex. di Madonna alla quale ho facto « intendere il tutto, che ne ho avuto gran consolatione, etc. » — 21 settembre 1498, da Marradi. [Firenze, ArcU. di Stato. Med. a Pr., f. 70, n. 2J 878. Caterina e il Fracasso a Lodovico il Moro, (t Cito cito »). — Grandi apparecchi militari. — Mandi tosto a Imola il conte di Caiazzo con 200 uomini d'arme e con quanti più provin ciali può. — « Dal canto nostro de qua non se manca ad l'are « tute le provisioni si possejno et (con) Jo. Gaspare (Fracasso) « domatina andarò alla volta de Marate che è uno passo de « Fiorentini in detta Valdelamone per vedere el paese e per « far fortificare li passi dove me parerà necessario, si per « confirmare li animi di quelli homeni, si anche perchè altri « intendano che dal canto nostro non se dorme. » — Spedisce messi in più luoghi — « non dubitamo de non consequire cum el « favore de questi Stati, honorevole Victoria la quale consi- « ste in la celerità de le provisione, etc. » — 21 settem bre 1498, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato. | 879. Caterina e il Fracasso a Lodovico il Moro. — / nemici sono forti di 1100 uomini d'arme e più « se le provisioni nostre « non sono preste e gagliarde.... faranno ogni cosa vogliono. » — Solleciti la venuta del conte di Caiazzo. — 22 settembre 1498, da Forlì. [Sfilano, Aivli di Stato. | 880. Caterina al duca di Milano. — Lo prega di aiuto contro il duca di Urbino e contro i Veneziani. — 23 settembre 1498. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 881. Caterina a Lodovico il Moro. — Le sue previsioni sonosi avve rate. — Le armi veneziane cuoprono la Romagna. — Essa, perchè donna, non fu creduta ! — 24 settembre 1498. [Milano, Ardi, di Stato ] La Ex. V. per le mie de heri intese del venire del Duca de Ur bino, et corno li inimici haveano preso il Borgo di Maradi passo im portante in la Valle de Lamone: Per non mancare dal d'obito mio Sili DOCUMENTO 881-884. adviso quella corno questa matina il predecto Duca è venuto suso il Savio a li confini de Cervia et de Ravenna et dornatina serà suso il Fiume de Faventia : A Ravenna sonno arrivate quattro barche car ene de Artellaria grosse et altre munitione et li si expectano tre cento Cavalleggieri domani di sera. Loro ogni di ingrossano, et fanno de grandissime et ghagliarde provisione, et dal canto nostro io sino qui non vedo cosa al bisogno. Mi rencresce non essere stata creduta et che quello ho dicto sia stato tolto, come da donna et timorosa. Ma la Ex. V. cognoscera che io havevo dicto il vero, et bora non li voglio tacere, che si non se fanno altre provisione et non se mandi più Gente de quelle sonno ordinate et cum celerità, vedo manifesta mente sonno per fare quello vogliono, poiché non si cercha alta mente obstare ali conati loro. Ad che bisognarà altro che parole: Passano per la Valle de Lamone, et tuttavia ingrossano et lassano ancho a Ravenna tal presidio che quando altri li volessino sequitare li possa essere alle spalle. La Ex. V. è sapientissima et meglio in tende il bisogno che mi : facia quanto li pare una volta, non voglio mancare dal obbligo ho cum epsa. A la quale humilissime mi reccomando. Forlivii 24 septembre 1498. 882. Piero degli Alberti a F. Fortunati. — Ha mandato Anton Giacomini a levare il Fracasso, eie. — Notevoli espressioni di af fettuosa devozione per Caterina. — 25 settembre 1498, da Firenze. [Firenze, Arch. di Stato.] 883. Lodovico il Moro alta contessa d'Imola ed a Gaspare Sanseverino (Fracasso.) — Ha scritto al conte di Caiazzo che vada a Imola « et così vuy et epso Conte ve havemo ellecti per nostri Capi- « tanei generali in quelle parti, sapendo che essendo de la « virtù et sufficienza che siete, il tutto reuscirà bene. » — 25 settembre 1498, da Milano. [.Milano, Arch. di Stato.] 884. Leonardo Strozzi a Caterina. — Le manda 2000 fiorini d'oro j>er parte dei Fiorentini perchè li spenda come le pare e piace. — Se spenderà di più verni rimborsata. — 25 sottombre 1 198, da Firenze. [Firenze. Arch. di Stato.] DOCUMENTO 885-886. 317 885. Caterina a Lodovico il Moro. — Come essa abbia risposto alle offerte degli Orsini alleati dei Veneziani. — 25 settembre 1498. [Milano, Aron, di Stato.] Ill."" ac Ex."" Domine Domine et pater observandissime. Questi Signori Ursini, quali se ritrovano essere qui cum Piero di Medici me hanno mandato uno homo darme suo gia allevo nostro, ad accordare prima l'amicitia et benivolentia antica è stata fra noi, dopoi a chiarirme la totale deliberatione de Venetiani al remettere Piero in Casa : cum advertirme de non mi volere tirare qualche ruina a le spalle, siando questo exercito grosso qua vicino et siando per essere ogni di più potente, cum offerirme quando io volesse piu una cosa che unaltra, li bastaria lanimo essere bon megii a farmi con seguire ogni mio desiderio. Li ho resposto rengratiandoli prima de le amorevole demonstratione usavano verso me, il che recognosceva procedere da la affectione me portavano et da la memoria serva vano de li beneficii receputi per casa "Orsina dal Ill."" Signore Conte mio consorte. Del remettere Piero in casa che volesse fare Venetiani, io non ne havea ad fare cosa alcuna: et se il Sig." mio nolo era a li ser vici da la Ex." Republica Fiorentina, li era como soldato et in que sto faceva il debito et officio suo, ne de altro se intrometteva, et se io facea o fosse per fare cosa alcuna a satisfacione de la Exce1." V.', questo era per lobligo tengo cum quella: per la quale era per exponere non solamente le faculta, ma li stati et vita propria: non dubitando quando anche me volessino nocere, seria et aiutata et defensata da la Exce1.' V." Quanto a le offerte loro che io non havea bisogno nè voleva cosa alcuna. Dicendoli che me reccomendasse et offerisse a le loro Sig."' Ho voluto per non mancare dal debito mio dare adviso del tutto a la Ex.' V." A la quale non me occorre dire altro: se non rccordarli le provisione preste et gagliarde. Che cosi recercha el bisogno. Ricommandome a la Ex." V." Que felicissime Valeat. Forlivij 25 septembris 1498. 886. Antonio Giacomini a Caterina Sforza. — È giunto quella sera. — Sapute dal Corbizo le intenzioni della contessa e del Fra casso, va a Rocca San Casciano per raccogliere più armati che può e poi verrà a lei. ' — 26 settembre 1498, da Castrocaro. [Ravenna. Arch. Pasolini.] ' Antonio Giacomini fu nno del più celebri capitoni della repubblica fiorentina noi hocoIo XV. Jacopo Nardi ne scrisse la vita. Nacque a Flronze nel 1453 o mori nel 1M7. 318 DOCUMENTO 887-888. 887. Taddeo Vimercati' al duca di Milano. — La Siffnoria ha man dato 2000 ducati a Caterina per scrivere fanti. — 26 settem bre 1498. [Milano, Arch. di Stato. Potenze estere» Firenze.] 888. Caterina a Lodovico il Moro. — Il Fracasso non vuole andare in aiuto dei Fioren tini — Essa fa il possibile per compiacerlo, per abbonirlo, ma invano. — Quistioni c bestemmie. — 26 settem bre 1498. [Milano, Arch. di Stato.] Illustriss."' ac Excellentiss."' Domine Domine et pater observandissime. Quando comenciorno le suspitione in queste parte, siando man dato gente dai Veuetiani a Ravenna per disturbare le cose nostre : pregai la Ex. V. volesse essere contenta de mandarne ducento no mini darme per seeureza de li stati nostri, et per il bisogno de que sta Romagna: Piaque a quella de mandare il Signore Fracasso: de la venuta del quale hebbi singular piacere : parendome et cum lumbra de la Ex. V. et cum la reputatione do la persona sua che le cose non potessino se non passare al proposito commune: et la Ex.* V." scià quando la prima volta se ne parti qualmente me ne dolsi : Me sum forciata lionorarlo et accarezzarlo cum fare dal canto mio tutto quello mi è stato possibile et per reverentia de la Ex. V. et anclie per demonstrare quanto mi fosse grato lo essere suo qua. Non ho mai potuto fare tanto che li habia possuto satisfare. Il che non scio istimare unde possa procedere: sonno occorsi da alcuni giorni in qua per le provisione da fare in questi casi de Signori Fiorentini qualchi rasonamenti in li quali sua signoria ha ditticultato landare al succorso de le cose loro: et benché io in zio me ne sia sempre remesso al parere suo : Tuttavia lui a le volte se ne è alterato non altrimente che se io fosse quella glie lo volesse mandare. Hogi siando In Firenze vi è una strada intitolata al suo nome. Il Giacoiuini è lodato dal Machia velli nel decennale secondo. (Opere di Nicolò Machiavelli, Milano, Silvestri , 1820, voi. V., p. 342, terzina IX.) Fu capo degli eserciti fiorentini, e come tale sconfisse Bartolomeo da Alviano che voleva sottrarre Pisa, dalla Signoria di Firenze. (Machia velli, voi. VII, p. 184.) Il Machiavelli (Opere, II, 472), da la biografia di questo illustro fiorentino, e lo dice uomo di gran senno, di gran valore e di fraudi virtù, e soggiunge: u le quali " sue qualità fecero in breve tempo che 11 popolo di Firenze non credeva sotto altro * governo potere o espugnare i nemici, o difendersi da quelli: ne veruna cosa forte, * animosa o pericolosa era conceduta ad altri che a lui, nò altri più volentieri l'ac- * cettava. D'onde non solo crobb*1 il suo nomo in Firenze, ma In fotta Toscana; e cosi " Antonio, incognito prima ed oscuro, acquistò riputazione in quella città, dove " tutti gli altri chiari e riputati cittadini l' avevano perduta. „ 1 Ambasciatore del duca di Milano a Firenze. DOCUMENTO 888-890. 310 venuto a me S." Sig."" cum Messer Joanni da Casale et Sigismondo Campegio Capitaneo di Balestrieri del Signore Marcheso, et rasonando do certo allogiamento de alcuni soldati et de biave per il bisogno, intrò da se in nova disputatione del suo andare et non andare al subsidio de le cose de predicti Signori, et siandoli per me resposto che ne facesse il suo parere: che sciapeva le commissione havea da la Ex. V. e che io non era quella li volesse dire del andare ne del stare, se persevero poi in lo rasonamento de le biave et alogiamenti de questi soldati: et de alcune querele erano state facto che non se verificavano por la parte de li soldati : quali havevano alle gato essere stati morti dui loro saccomanni: et non se trovava li fosse pure stato dicto una parola : Dicendo mi che mi meravigliava che alcune cose dicevano: et che già ce erano stato molte piu gente de la Ex. V. che queste : et non se erano sentiti questi lamenti : adimandandome quando era stato questo : et siandoli replicato per me al tempo che ce fu Zampiero del Bergamino, et il Conte Borello: Comenzò a biastemare la Vergine Maria e maledire San^Piero: cum dire che io lo voleva equiperare a dui Poltroni ed Imbriaghi: Li re plicai non parlare de la persona sua; ma solum che diceva a quelle tempo essere stato più numero de soldati : se ne parti alterato et scruciato : cum demonstrare de volerse andare cum Dio. De la quale cosa como me ne possa retrovare satisfacta: per videre quello che in uno bisogno se po sperare, lo lassaro considerare ala Ex. V. Ala quale ho voluto significare tale caso si per non mancare del debito mio in notificarli quanto occorre : si anco perchè si altri forsi li havesse scripto do zio cosa alcuna, intonda la verità. Me roccomando alla Excellenza Vostra di continuo. Forlivij 26 septembris 1498. 889. Caterina a Lodovico il Moro. — Lo ringrazia deqli aiuti promessi. Mandi a Imola " cum omni possibile celerità il conto di Ca- « iaza un' hora veramente importa mille. » — 26 settem bre 1498, da Forlì. (Milano, Arch. di Stato.] 890. Caterina a Lodovico il Moro. — Il Giacomini mandato da Firenze per condurre il Fracasso a Modigliana, è giunto. — Fu disgu stato del capo dei balestrieri del marchese di Mantova perchè non volle cavalcare dicendo volere aspettare lettere del padrone. — 27 settembre 1498. (Milano, Arch. d1 Stato.] 320 DOCUMENTO 891-896. 891. Caterina a Lodovico U Moro. — Movimenti militari, apparecchi, offese, minaccie. — Voci varie di possibili novità. — 28 set tembre 1498. [Milano, Aroh. di Stato.] 892. Il Fracasso a Lodovico il Moro. (« Cito, cito ») — « Hogi dopo « desenare me parto de qua insieme col commissario Fioren- « tino, M. Andrea de Pazi et Zoane da Casale » per andare a Modigliana. — Venga il conte di Caiazzo a Imola con le sue genti. — Allora « sono certo che costoro tenirano la briglia c in mane, etc. • — 29 settembre 1498. [Milano, Arch. di Stato.] 893. Caterina a Lodovico il Moro. — Il Fracasso è partito per Modigitana. — Il capo de' balestrieri del marchese di Mantova non ha voluto seguirlo, e fa intendere che il marchese è scontento del duca « per non essere pagato. » Provveda per valersi anche di lui in questi tempi c quali non sono da voler vedere nè cono- « scere ogni cosa, ma reservarle a più comodità » perchè i ne mici potrebbero tirarlo a se. « Parlo liberamente cum la Ex. V. « per il singulare amore che li porto, etc. » — 29 settembre 1498, da Forlì. [Milano, Arch. ili Stato.l 894. Caterina al duca di Milano. — Minaccie dei Veneziani. — « ...il « movere artellarie grosse corno fanno quale se ha ad isti- « mare se possano condurre per le Alpe, domonstra che om- « ninamonto designano in questa parte qualche altra cosa. » — 30 settembre 1498. [Milano, Arch. di Stato.l 895. Caterina al duca di Milano. — Essendo presenti i capitani fratelli Sanseverìni, Insederà a loro la cura di informarlo di quanto accade. — 2 ottobre 1498. [Milano, Aroh. di Stato, Potenti elitre, Forlì.) 896. Caterina a G. F. Sanseverino conte di Caiazzo. — Ricognizione militare spedita da lei al passo di Belfiore. — B ottobre 1498. [Milano, Arch. di Stato.] 111." Domine affinis et tamquam frater hftnorandissime. Questa nocte passata habiando spie et advisi de diversi loci corno DOCUMENTO 896-900. 321 de Ravenna erano usciti multi cavalli et che venivano successive drieto il fiume nostro del Roncho, et dopoi como passavano tra li confini nostri et quelli de Bertinoro et andavano per la via de Maiano nostra villa verso Meldula, feci montare a cavallo il Bologneso cum questi cavalli leggieri et tutti questi hominidarme armati legieri et li mandai accortamente verso quello camino a li confini no tori a uno loco chiamato Belfiore fortissimo passo, aciochè nel tor nare adrieto havessino ad fare conto cum noi et perche dubitava non adassino (andassino) a Chiazolo dove pareva havessino qualche intelligentia : pertanto ancora che ne havessino facto attento il Conte Ni colo da Bagno, per scuprire magiormente questa cavalcata, feci trahere alcuni colpi de bombarda, acioche per li contrassegni habiamo qua intorno la brigata stesse tanto sveghia (sveglia) : li mandai anco per sone battando quali li havessino ad levare il rumore drieto, acioche tanto più facilmente se li interrumpesse li disegni. Per ancora non intendo altro se non che la cavalcata è pure stata grossa, di che tutto ho voluto dare nptitia a la Ex." V.' que bene valeat. Forlivj 5 octobris 1498. 897. Caterina al duca di Milano. — Sui casi della gueira. — 7 ot tobre 1498. [Milano, Aron, di Stato, Potérne estere, Forlì.] 898. Andrea de'Pazzi commissario generale a F. Fortunati piovano di Cascina. — Apra puie tutte le lettere sue. — Passò la notte in arme. — Ha atterrata la casa di quel Tabomcllo che condusse la cavalcata, etc. — 8 ottobre 1498, da Galeata. [Firenze, Aron, di Stato.] 899. Simone Ridolfi commissario e governatore generale a F. Fortu nati. — Scrisse più volte alla contessa e non ebbe risposta. — Gli manda varie lettere da distribuire. — Lo raccomandi alla contessa. — 8 ottobre 1498, da Imola.[Firenze, Arch. di Stato.] 900. Caterina a Lodovico il Moro. — Oli trasmette un avviso ricevuto da « Polidoro Philiberto » di Cesena sulle macchinazioni dei Veneziani. — 8 ottobre 1498, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.] r/. DOCUMENTO 901. 901. Caterina a Lodovico il Moro. — Il marchese di Mantova ha defezio nato ed è passato ai Veneziani. — / fratelli Sanseverino (Fra casso ed il conte di Caiazzo) discordi fra loro, nulla fanno. — / Veneziani mirano ad insignorirsi di tutta Italia. — Parla ardita al duca perchè di animo sincero. — 8 ottobre 1498. (Milano, Arch. di Stato.] Ill."* ac Ex."* Domine Domine et pater observandissime. Questa matina il Bologneso Capo dei Balestrieri del S." Marcheso de Mantua erano qui, si è partito cum la Compagnia sua insalutato hospite, sencia fare motto ad alcuno, et benchè quando havosse voluto li haveria potuto fare dispiacere, tuttavia non mi è parso darli noglia (tioia), ma lassarlo andare al suo camino : si è adricto alla volta de Ravenna et ha dicto il prefato S." Marcheso essere acconzo cum Venetiani et fra pochi giorni doverse retrovare in Romagna a questa impresa, che quando sequa, como è verosimile, per le rabie hanno i Venetiani de obtinere et Pisa et remettere Piero in casa, la Ex." V." pensi dove me retrovi et como possa stare di bona voglia, vedendo che per havere operato quello ho facto non ho se non da expectare ogni malo possano : che certo a parlare cum la Ex." V." liberamente et da flola come li sum, questa conducta del marcheso a questi tempi, non potria essere più fori de ogni proposito et duolme che lambitione d'altri habia ad essere casone de mettere le cose de Italia in tanta ruina. No tochai a li giorni passati et de questo et de M.' Johanni Bentivoglio a la Excel1." Vostra; vedemo lo exito de uno: non scio quello sequira de laltro. dubito non dia parole: quella veda che una volta se ne facia resolutione, perche niente me pare piu pernitioso che de tenere la cosa in praticha: che potria poi fare de quelle del Marchexo : di che ne resultala tanto magiore incommodo et periculo. La Ex.' V." havera visto como il S." Fracasso havea designato fare la impresa de Brasighella: et qualmente per non essere stato in accordio cum il S." Conte de Caiaza, non è reuscita , si è il bi sogno che uno desegni una cosa, et l' altro ne voglia unaltra, lo lassaro iudicare a la Excell." Vostra. Il Conte di Caiaza è venuto tardo et poi standose sencia fare uno minimo fructo, ne de succurrerc la Rocha de Castinuzo (Marradi), ne de fare altra cosa, o in beneficio nostro o in danno de li inimici, dara tale animo ad altri, che serra fori de ogni bisogno. Cognosco chel S." Marchexo serra qui cum ogni celerita in modo che prima serra a li danni nostri che ce pos sano essere alcune gente de la Ex. Vostra al succorso : è necessario che quella pensi a fare tale preste et ghagliarde provisìone, che quando bene venga il Marchexo, se possa non solamente defendere le cose nostre, ma etiam stare alopposito. Che altrimehte in pochi giorni se DOCUMENTO 901-904. fariano patroni de questa Romagna: che non bisogna expeotare che siano qui conducti ad mandare il subsidio. Dal canto suo Venetiani fanno ogni cosa per insignorirse de tutta Italia: si la Excel1." Vo stra non ce provede et de gagliardo sforzo et de diversione, dubito che le cose passaranno male : è sapientissima voglia cum la pru denza sua singulare et cum le provisione bene et celere obviare ad ogni periculo. Se io parlo forsi più largamente de quello che se conveneria cum la Excellentia Vostra : quella lo ascriva al mio animo sincero et anco al periculo, nel quale vedo non solamente me, ma le cose commune. Si il Marcheso venira de qua como se dice, cognosco che serrò la prima strecta, per havere tanto più libero adito a li disegni loro; et si il succorso ghagliardo non ci è : non scio como potro resistere : et tanto più quanto si M.' Ioanni Bentivoglii se adherisse a la vo glia de Venetiani, che dubito non vada dando parole, sino havera veduto concluso le cose del Marchexo. La Ex." V." consideri il tutto e proveda secundo il bisogno, et io spero in epsa. A la quale me ri comando. Forlivij die 8 octobris 1498. 902. Caterina al duca di Milano. — Gli chiede gente per resistere ai tentativi dei Veneziani « e providere per via de diversione. » — 9 ottobre 1498. # [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 903. Caterina al duca di Milano. — / Veneziani la odiano e la mi nacciano. — Lo persuade ad impedire che si estendano in Ro magna. — 10 ottobre 1498. [Milano. Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....io scio seria la prima battuta: che hanno concepto grande odio et rabie contra me, cum dire che per opera mia li è stata impedita la victoria, et me fanno grandissime minacie, ot non dubito fariano li facti ogni volta non se li obviasse. ....A Ravenna ogni giorno fanno fanti et fanno artellaria da Venetia, che arguisse non siano per intermettere così presto questa impresa, in la quale è forcia ad uscire del generale, non volendo se faciano magiori in questa Romagna, de quello siano, che ne hanno troppo.... 904. Caterina a Lorenzo de'Medici suo cognato ' sugli eventi della guer ra. Bisogna assicurare le vallate dell'Appennino e ridurre i nemici 1 Era fratello di Giovanni de' Medici terzo marito di Caterina. 324 DOCUMENTO 904-906. a cercare sicurezza in Ravenna o nelle sue pinete. — 12 ottobre 1498, da Forlì. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., filza 79, o. 7.] 905. Caterina al duca di Milano. — Le cose della guerra sono ben disposte. — Esorti i capitani a spiegare maggiore energia. — . 12 ottobre 1498. [Milano, Arch. di Stato, Potenze eliere, Forlì.] In questa matina ho havuto le incluse lettere del signore Fra casso, quale me ha pregato le voglia mandare ala Ex." V." et così per seguire ordine suo, et aciò quella veda il successo dele cose de quà, le mando a quella, la quale sia certa che se li nostri sequitano como possono la impresa non solamente per megio del signore Ot taviano deli Manfredi, se assecuraranno dela valle, ma serra forza che Faventia o a uno modo o a uno altro venga ala voglia nostra et li inimici se reducano o ali muri de Ravenna o ala Pigneda per loro secureza; che bene scio io in che dispositione se ritrovino li no mini de Valle de Lamone. Ma questo bisognaria farsi presto, nanti che li inimici se ingrossassino altrimente, perchè a Ravenna giungeno ogni di cavalli et fanti, et epsi fanno in tutte le terre qui in torno grande numero de fanterie, cum menaciare de volere venire ali damni nostri : et benchè non ce habiando magiore exercito io ne temo poco, nondimeno seria bene che la Ex." V." cum sue lettere tenesse solicitati questi Signori Capitanei ad non pretermettere puncto de diligentia de assecurarse dela Valle de Lamone, como possono facilmente, et di sequitare li inimici nanti li venga magiore aiuto et siano sì grossi che possano stare al opposito deli nostri et damnegiare noi altri qui. Io glielo ho scripto, ma de molto magiore efficatia seranno le lettere dela Ex." V." quale ha ad pensare si Venetiani voltassino de qua il Signore Marcheso {il marchese di Mantova) de providero presto talmente che non ce possa nocere, como sum certa essere animo dela Ex.' V.".... Forlivij 12 octobris 1498. 906. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Fracasso vuole lasciare Marradi. — 1 soldati non pagati si sono sbandati. — Mancano uomini, mancano denari. — / Veneziani sono furibondi contro Caterina. — Se almeno essa vedesse risoluzione e prontezza, spe rerebbe ancora, ma non si fanno che parole. — ? 1498. [Firenze, Arch. di Stato, iled. a. Pr.] In questo puncto dal Sig. Octaviano de Manfredi et da uno mio ho a Modigliana, sum advisata como el Sig. Fracasso ha diliberato DOCUMENTO 906. de levarse Dominica di matina da Maradi. nè se vole andare ad unire cum li altri se non ha la gente li sonno stati promesso: che credo voglia dire per li fanti se sonno partiti per non havere havuti dinari. Quando tale cosa succedesse non potoria essere se non de poca reputatione de la impresa, et farria dare varie interpretationi a questi modi et prendere a li nimici tanto magiore animo. Io ho scripto più volte a li Magn.ci Sig.' Deci vogliano mandare li di nari per questi fanti : sempre hanno risposto di farlo ma mai ne ho visto altro che parole. Questo non è el bisogno, et in questo non se può dare se non raxone ad epso Sig." Frachasso, perchè li fu pro messo, quando se fece cavalchare a Mudigliana, che haveria doa millia fanti : che si hora ne havesse pure mille cinquecento boni se vederia farlo stare quieto. Li inimici ingrossano ogni dì et li no stri se diminuiscono. Et per quanto se comprehende, Venetiani non hanno cominzato questo ballo per finirlo cosi presto, et secondo sum advisata per spie tengo in Campo, et loci loro qui intorno, io sola sum la minacciata, che pare se tengano da me summamente iniuriati per quello ho facto in favore de le cose vostre, et dicano li ho levato la victoria de mano. Et como vederà la M. V. per una inclusa de Messere Joseph Columbino, el Sig. Marcheso non è per venire se non a li damni de Forli, et presto se debbe ritrovare de quà: et dubito non ce sia prima che siano ordinate et resolute le provisione se harano a fare per lo opposito suo. Bene sum certa che non ce possono essere al tempo ce serrà lui. Et examinando questo et che le forze nostre de quà non siano mantenute, ma ogni di se diminuiscano per le debite provisione se fanno, Quella può pen sare de che voglia me possa ritrovare, che si vedessi le provisione necessarie se facessino al tempo et promptamente, non me ne piglia ria affanno. La M. V. serrà contenta fare intendere il tucto a li pre fati Sigg. Deci, et advisarme resolutamente de le provisione particulare se fanno per mantinere questi fanti, et quando venisse el Marcheso, che gente hanno ordinato per l'obstaculo. Che quando non fossino per mandare dinari, non vorria parere una bestia cum questi quà li quali ho tenuto cum bone parole et speranza li ho dato : che non ce serria l'honore mio che li nominati se chiamassino de lusi da me, perchè non è il bisogno me perda cum li amici el cre dito. Che si ne havesse havuto più de li mei non seria stato a que sta hora ad exborsarli in beneficio delle cose nostre. Et de quanto serrà provisto et deliberato la M. V. me ne dagha subito resposta.i Così expecto del tucto particulare risposta. La Magn."' V. vederà per la copia de una lectera Ducale al Conte de Caiaza et Sig. Frachasso, quanto li è commesso circa el rumpere 1 Le parola In corsivo sono cassate nell'originale. DOCUMENTO 906-908. la strada de Faventia, et cum quanto respecto vada il Sig. Duca: che si S. Exc." vole andare cum tale riguardo, se può considerare quello debiamo fare nui altri : ma siamo a termini che ce bisognarà cavare le maschere, che loro non hanno tanti respecti, et non andaranno se non tanto quanto dubitaranno essere inferiori. Scrivendo questa ho lettere dei Sig.' Deci degli xi, in risposta di quanto li replicai de la Conducta del Marcheso de Mantua per la quale dimostrano prima confidarse che per essere nui horamai in la vernata, non siamo per tale conducta potere fare grandi cose et poi per una postscripta dicono per lo adviso hanno de Vinetia havere facto dieta conducta per mandarlo a Pisa : Il che non scio como possa succedere; perchè siandoli preclusa la via de potere succorrere Pisa, como è noto, e non potendo havere il passo da Bolognesi, se le cose de Messer Joanni sonno assettate, non vedo como pos sano usarlo a Pisa. La invernata ancho non è per essere de questi giorni tale che quando mandassino il Marcheso, siando loro supe riori, como scrivano, non potessino....' 907. Caterina al duca di Milano. — / Veneziani la minacciano. — / Fiorentini non hanno che parole. — Occorre prontezza ed energia. — 13 ottobre 1498. [Milano, Aron, di Stato, rotenze estere, Forlì ] ....per quanto si sente in campo loro et in le terre qui intorno, io sola sum la menaciata sapiando la rabie hanno concepto Venetiani contra me, perchè dicono pubblicamente sum stata quella li ho impedito la victoria, considerato la natura loro, non me pare sia se non da stare cum paura non habiano a fare contra noi qualche novità, maxime potendose retrovare in octo giorni molto superiori de forzo in questa Romagna.... ....La Ex." V." voglia providere al bisogno et cum tale celeritate non se venga a recevero nè vergogna nè damno, perchè le forze deli inimici ingrossano et le nostre diminuiscono per li fanti se parteno per non havere denari. Io ho cum il mio proprio facto più de quello ho potuto. Il Signore Fracasso non se vole levare da Mutigliana per esserli mancato le fantarie havea. Ho scripto Fiorenza et sino qui non se ne vede se non parole.... 908. Caterina al duca di Milano. — / nemici hanno fatto una corI Manca la fine, forse p r esser perduto il foglio seguente. DOCUMENTO 908-910. 327 reria a Modigliani. — Guai se essa avesse avuto paura! — Discordie fra i suoi capitani. — 14 ottobre 1498. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.) ....Per altre mie ho significato ala Ex." V." quanto mi è occorso. Hora quella intenderà per la inclusa del Signor Fracasso la correria feceno heri li inimici a Mudiana, che Sua Signoria me ha ordinato la mandi ala Ex." V.s Sum poi advisata che in la scaramuza forno dal canto nostro morti tri et ferriti certi altri: et dal loro morti più de deci -et ferritoni circa 40. Hanno menato via bestiame et presoni: sino qui non hanno mai facto più simile correrie et prede. Menazano mo le cose mie, et si fosse stata persona de natura pau rosa me haveriano za chazato de questi stati.... 909. Caterina a Lorenzo de' Medici. — La lettera del 12 è ostensi bile. — Apra l'animo al piovano di Cascina. — Mandi a lei 2000 ducati. — 14 ottobre 1498. [Firenze. Arch. di Stato, iteri, a. Pr., filza 79, c. 8.] Voi vederite quanto ve scrivo per la alligata, quale ho facto aciò la possiate monstrare corno a voi parerà : et veramente me ritrovo de mala voglia, veduto corno vanno le cose, et considerato in che periculo me sum messa, andandoce il Duca et li Signori Vostri cum tanto reguardo del non volere rumpere ad altri, ma ad stare suso le difese, hanno ad essere obligato a le ossa de chi non ce è: sum per amore vostro per fare ogni cosa. Scio bene anco che voi non amarite tanto la Repubblica V. (vostra) che vorristeyi vedere la no stra ruina : che non se facendo altre provisione, cognosco siamo in manifesto periculo. Provedite mo corno ve pare et advisatime del parere vostro. El Piovano è venuto là informato de l'animo mio et de tucto el bisogno. Eimandaritelo bene resoluto de tucta la intentione vostra ' et che una volta se dia forma et expeditione a quanto se ha a fare. Me ritrovo senza danari per bavere spexi quelli havea per que ste nostre cose occorse. Mandatime doa millia ducati, aciò in uno caso me ne possa valere. Forlivii 14 Octob. 1498. 910. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sulle circostanze politiche. - Vuol sapere le intenzioni dei Fiorentini. - 14 ott. 1498. (Per Staffetta.) [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] Significai a V." M."" per le ultime mie de hieri lo adviso havuto 328 DOCUMENTO 910. da Mutigliana corno lo 111.'° Signore Frachasso era in dispositione de volersi partire di là hogi per non si ritrovare havere li fanti pro messi. Doppoi per lectere de S. Sig.'" hebbi il medesimo, et che siando partiti li fanti , corno erano, non voleva neancho restarli epso : et cosi già heri di matina havea inviati li nomini d'arme havea cum se a la volta de Castrocaro. Per la quale cosa di che animo et dispositione me ritrovasse lo lassarò iudicare a quella, considerando maximamente che habiando tante volte scripto et facto intendare a li Mag.' Sig. Deci il biso gno, doppoi molta sua promessione de mandare li dinari per questi fanti, mai non se ne sia veduto altro che parole, parendome che cum qualunche altro se havesse avuto ad usare questi termini, non se dovessino usare cum me, che meglio era a chiarirme subito de la mente loro che darme de di in di speranza, comò hanno facto, et farme parere una bestia apresso ad altri: che si me havessi ritro vato in Capsa el modo, prima haveria voluto gittar via ogni summa de dinari, che essere rimasta cosi scornata. 11 che in ogni tempo haveria istimato, ma ne facio magior conto bora che per ventura poteria havere bisogno de essere reservita. Ma habiando satisfacto et al debito mio et a me medesima in havere sollicitato quello ho cognosciuto al proposito, non potrò mai essere imputata in ogni si nistro ne potesse occorrere. Me rincresceria bene sia stata poco cre duta, contra il merito de la fede et opefatione mia. Non scio se ad altri sia forsi parso che per esseresi succorso la Rocha de Castrancho (sic) et fugiti linimici da Marradi habiano la Victoria in mano; et per questo non se siano curati de providere al mantenere questi fanti corno spexa superflua: che quando questo sia, dubito non se ingannino : perchè ora che si havevano linimici in piega era da man tenere le provisioni facte per redurli nanti se ingrossassino et pigliassino magior forza in loco, che non fossino poi per potere fare alcuno nocumento. El Campo loro et de Cavalli legieri et Fantarie che vengono a Ravenna, et che se fanno in molti loci in questa Ro magna, cresce ogni di, et li nostri sonno minuiti et per diminuire più: et temo el Sig.1 Frachasso sia levato da Mutigliana: cognosco essere diminuito tanto de reputatione a le cose nostre, che si bene se lassorno 200 fanti a Mutigliana et quello loco et li altri qui in torno restaranno in preda de linimici, maxime actenta la natura de questi vostri nomini, et quanto pocha fede se li può avere, et Dio voglia non dica il vero : Che si stando li epso Sig. Frachasso hanno havuto linimici animo andare sino là corno fenno heri, se può pen sare quello faranno in absentia sua. Et io per quello sum advisata da Faventia, intendo che vogliono andare ad alogiare in certo loco in lo territorio de Mutigliana, che heri quando se atachò quella scharamuza pare fosse andato el Duca d'Urbino a provvidere tali allo DOCUMENTO 910. 329 giamenti : dove dicono volerse fermare et aspectare il Sig. Marcheso de Mantua; quale giunto non potendo passare, hanno designato ve nire a Forlì a li danni nostri. Che quando succedesse, ritrovandose le forze nostre minuite et le loro più potente, non e da dubitare le reusiranno ogni loro disegno, et tanto magiormente, quanto me pare comprehendere che li nostri siano per considerarse più suso la vernata, se especta, che suso la provisione siano per fare, como per diete mie scripsi ala Magn." vostra. Che quando siano in que sta opinione se può facilmente coniecturare a che termine se habiano a ritrovare le cose nostre. Unde importandome ala salute de li stati nostri sapere che provisione sieno facte per questa ve nuta del Marcheso de quà, de la quale io per diverse vie sum advisata, priego la M. V. voglia essere cum li prefati Signori Deci et chiarirse, et advisarme particularmente del tucto cum ricordarli non vogliano esser lenti al fare in zio le oportune provisione, perchè epso Marcheso sarà prima in facto, che loro se lo persuadano; per chè ha la Compagnia sua in ordine: et questa septimana omninamente sonno per mecterse a camino. La Mag."" Vostra vede quanto questa cosa me importi, et io per tale casone li expedisco la pre sente Staffecta. Voglia subito cum le loro Signorie chiarirse del tucto et parti cularmente responderme cum questa medesima cellerità de la Staffeeta aciò che, intesa la resolutione loro, sapia meglio como governarme, et conformarme ale provisione faranno, quale non me posso se non persuadere habiano ad essere sufficiente et gagliarde. Io questa nocte passato, examinando di che importantia saria la partita del Sig. Frachasso da Mutigliana, ho scripto et mandato uno mio a supplicare Sua Signoria non si voglia partire, et ho mandati qualche pochi dinari per fare almancho le spexe a certi pochi fanti ne sonno restati. aciò non se partano sino che haverò la risposta de la V." M." quale me chiarisca si sonno per mandare dinari o non, aciò non venissino a moltiplicare magiori inconvenienti. Non posso credere S. Sig."" non sia per supersedere, che quando resti, bisogna se provveda volando de altro che de parole, quando pure se parta, è necessario pensare a quello loco et a li altri vostri de qua de qual che altsa ghagliarda provisione, che altrimenti le cose non passariano bene: se seria recuperato Marradi et perderasse Mutigliana etforsi altro. Bene valeat Magn." Vestra. Cui me offero. Forlivii 14 Octobr. 1498. 911. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sulle presenti circostanze po B30 DOCUMENTO 911. litiche. — Non vuol perdere in modo alcuno i suoi Stati. — 14 ottobre 1498. [Firenze, Aron, di Stato, iled. a. Pr.] Si cum parole et cum dare speranza se fossino possuto mantinere li fanti, siate certo che a questa hora non ne saria partito uno da Mutigliana : ma bisognando al vivere loro altro che zanze, habiandoli intertenuti molti di più del tempo erano obbligati servire per li dinari havuti, et non li potendo più subvenire per havere spexo in beneficio delle cose vostre tutto quello me ritrovava havere in capsa, sonno stati necessitati a partirse per andare in loco dove non li manchi il pane: Questo dico per quello che per una vostra de' xii me scrivite, demonstrandome bona speranza de la provisione del danaro per li bisogni de qua. Desideraria doppoi tante parole vederne qualche necessario effecto, maxime considerando quanto pe ricolo et detrimento importi queste lente provisione, chè si se fossino mantenuti li fanti erano a Mutigliana, nè li inimici ce serriano ve lluti a correre Meri et menare via bestiame et prisoni; nè il Sig.' Frachasso haveria dicto de volerse partire : quale, como sia levato, tengho per firmo essere spazata Mutigliana; et veramente non era da moverlo nè lassare partire sino li mmici non fossino al tucto callati al piano: quali se vengano hora ad allogiare in quello terreno, se può iudicare come andaranno le cose, stante la natura et infidelità de la magior parte de quelli homini, de la quale se ne ha a vivere cum grande suspecto : nè vedo che ducento fanti possino essere suf ficienti alla difesa. Pare forsi a voi altri perchè havete recuperato el Borgho de Marradi, non habiate a dubitare più de le cose vostre : ve trovarite in grande errore: che si li nimici non ha vessino ani mo a sequitare la impresa, non bisognaria facessino tanti fanti como fanno, et mandassino altri Cavalli legieri in queste parte. che ogni di ne giungono a Ravenna. Non spendono ne ancho loro volentieri per gittare via. Non bisognariano neancho mandare de quà al Sig. Marcheso de Mantua, como per diverse vie sum certificata lo mandano, se faces sino pensiero de retraherse. Se ingannano li Sig.' vostri si. se per suadono siano Venetiani per abandonare questa impresa; si me havessino creduto, Marradi non se perdeva, et li nimici non passavano Faventia. Non crederanno nè ancho la venuta del Marcheso se non quando serrà qui et haverà facto qualche novità, et non ce potranno nè occorrere nè providere. Me hanno scripto per una loro rocivuta questa mactina recerchandone del parere mio circa la distributione de quelli soldati et fanti, domonstran lo volerli quodammodo me stere a la stantia. Ho resposto a loro Sig." como vederite per la in DOCUMENTO 911. 331 elusa copia. Queste cose, a parlare largamente cum voi, me paiono molto male pesate et consultate. Li nimici sonno a la campagna, corrono suso il nostro , se ingrossano a la giornata et expectano fare uno exercito grosso da potere campegiare : et voi volite dissolvere li vostri et mectere a le stantie, che nanti li havestevi messo dinovo in uno bisogno insieme, loro poteriano già essere passati dove volossino per forza, o campegiato et preso quale Castello volessino de li vostri o de li mei. Le gente d'arme se sogliono bene levare da le Stantie et mecterle in Campo per secundare linimici et non li las sare pigliare impresa, ma non de campo per mandarle a le Stantie. Quale examine me fa ritrovare de mala voglia per l'interesse mio non sapiando quello me possa sperare in li mei bisogni quando man chino et de iudicio et de provisione in li proprie. Questi Capitanei nostri me pare se ne vadano anchora loro molto lentamente nè siano per stare se non suso le difese, che cognosco il Sig. Duca mio Barba et altri ce vanno tucti cum respecto: che si lo fanno loro, possite pensare quello debba fare io che forsi sino hora sum andata tropo inanti, maximamente non habiando alcuno obligo cum li Stati como sapite: che si uno flolo è vostro soldato, lui satisfa bene in servirvi a l'obligho suo. Io quello che ho facto lo ho facto voluntieri como per sona avida del beneficio de la vostra Exc." Republica, sperando che in ogni mio caso fustevi per fare verso me el medesimo, ma si man cate in le prime necessitate quale concernono la salute de li Stati comuni, ma anchora più sino que'del vostro, che posso io expectarme in li mei particulari bisogni? Mectere li Stati nostri senza alcuno pa gamento et obligo suso il tavolino non vedendo fare altra provi sione, non scio como lo debba o possa fare; et io ve chiarisco che si non si provede , delibero de andarce più advertita non ho facto sino mo: che me persuadeva per el scrivere me era facto se prove desse altrimenti, non me pare vedere siano per fare. Et l'ultima cosa voglio fai j è el perdere li Stati, che non trovana chi me ne desse de li altri, nè de questa sorte. Me pare vedere che per la tar dità de le provisione, per il lento procedere de questi Capitanei, per le discordie sonno fra loro per ambitione, ne sia, per seguire qualche grande scandalo a' nostri Dominii. Se doveranno pur faro una volta unire tucti et guardare li passi, fermarse in loco dove in uno caso potessino essere alla coda de li inimici per impedirli ogni loro di segno. Chi tira a uno verso chi tira à uno altro, et questo non è il modo nè via de havere honore, ma vergogna et danno. Et il Signor de Piombino non vole unirse, Sig. Frachasso il medesimo: doverestivi pure providere che le cose se governassino altrimenti: Che gente se habiano a mectere a l'opposito del Marcheso de Mantua non se è anchora pensato non che provisto: Lui serrà a li danni nostri, che io sum la minaciata, et voi al hora scriverite a Millano et vor 332 DOCUMENTO 911-913. rite disputare del modo de providere, et in loco de l'aiuto et soc corso, farrete le examini quali bisognariano essere eseguiti. Scio amate la Repubblica vostra, et credo non me vogliate malo a me: ve priego procuriate se veda cum effecto votiva resolutione circa il comune bisogno et me advisiate del tucto aciò sapia anchora io comò ritrovarme et governarme in li presenti casi: che non mi pare vedere altro se non che una matina habiano facto centra nui la 'mpresa. Ho spexo qualche migliari de Ducati in le cose occorse per pro videre quando fu il caso de Marradi per obviare ali nimici non facessino magiori progressi: haveria caro retrovandome exhausta de dinari operassivi me ne potesse valere per ogni caso me potesse ac cadere, che così expecto intendere me sia provisto cum effecto; et io in questo megio farro mectere in ordine il conto del tucto. Bene valeat Magnificentia Vestra, Cui me offero. Forlivii 14 Octob. 1498. 912. Caterina al duca di Milano. — Nuove correrie dei nemici sul suo territorio. — / capitani sono troppo irresoluti. — 15 ot tobre 1498. [Milano, Arch. di Stato, Potenze teiere, Forti.] ....Sino questa hora non mostrano sia per levarse, anci usano molte parole et menaze contra noi; che non possono nascondere la rabie ce hanno contra: non scio quello faranno. Ma se li nostri fossino girati ala coda deli nominati, corno doveano, non se seriano assecurati de venire suso il nostro, nè slargarse ali nostri damni, corno hanno facto, che ne ho despiacere, non manco per el scorno che per il damno. Questi nostri capitanei vanno cum troppo respecto. A noi è fa cto damno, cerchato ogni malo: et loro hanno reguardo a non tore una gallina, ne mettere pede suso il terreno de altri; che se haves sino facto quello doveano, haveriano facto resentire et a Faventia et altrove li inimici, in modo se serriano domentigati li facti nostri.... 913. Caterina al duca di Milano. — Si lamenta di non essere stata corri.iposta con l'energia da lei usata per difendere gli altri. — Si trova quindi a pessimo partito. — 16 ottobre 1498. [Milano, Arch. di Stato, Poterne estere, Forlì.] Tre cose ho sentito per antiquo proverbio essere quelle che gua stano il mondo : Il respecto, suspecto, et despecto. Io hora cognosco che DOCUMENTO 913-914. 333 una de queste mette le cose mie in travaglio et periculo, Ho facto per persuasione et satisfactione de la Ex." V." in beneficio dele cose de' Signori Fiorentini, quello che epsa ha potuto intendere. Il fructo et bono effecto ne sia successo, sum contenta che altri lo dicano, più presto che mi. Hora per havere impedito li desegni deli inimici, quali publicamente dicono che io li ho tolto la victoria dele mano, me retrovo il campo ale spalle cum grandissima ruina del paese, et manifesto interesse deli citadini et homini nostri, nè anco sencia pe riculo del Stato. Lo havere havuto respecto ad non volere pertur bare le cose de Faventia et andare cum tanto reguardo, è potissima causa de questo, Che se li nostri se havessino facti sentire, in molte cose haveriano potuto, et non fossino andati cum tanti respecti como hanno facto : scio che li inimici haveriano pensato ad altro che ad venirme ad offendere et campegiare. Li ho scripto vengano ad succorerne et vindicare queste nostre iniurie cum altro che cum parole et dare a Faventia quale ha voluto ponere il foco in queste parte, de quello è dato hora a nui ; cum chiarirli che si lo faranno ce serrà la salute commune. Quando mancassino, non poteressimo se non trovarce de mala voglia, parendome che le demonstratione non fossino correspondente ale mie optime et proficue opere in beneficio commune. Non scio quello faranno. Li inimici mostrano non essere per partire se non ne sonno chazati per forza. Hanno facto venire in campo Antonio Ordelapho era a Ravenna et dicono a uno modo o a un altro volerse assecurarse de questo Stato nanti si levino: Che non pare vogliano fare altro se non girare il cervello o ali subditi o a me, per redurli ala voglia sua, como anco cercano cum molte offerte. Si li nostri faranno il debito et bisogno, scio non se ne levaranno. Quando mancassino, che non me lo posso per alcuno modo persuadere, la Ex." V." sia certa che io non mi potria ritrovare se non malcontenta , vedendo che per havere facto bene, ne fosse talmente recognosciuta. Quella sia con tenta scriverli, vogliano providere ala indemnità et restauro nostro, in modo che ogni homo intenda quanto le cose mie siano a core a quella. Forlivii 16 Octobris 1498. 914. Lorenzo de'Medici a Caterina « Mater honoranda. » — Le fa ogni maniera di offerte e di assicurazioni. « ....La Signoria Vostra « si chiarisca molto bene » col duca di Milano « et non tema « di cosa alcuna che non mancherà mezo a salvarci con tucti. « Stia pure in propria virtù come ha facto sempre, e pensi DOCUMENTO 914-916. « bene a fare qualche bello tracto relevato, etc. » — Si firma « Devotissimo servitore. » — 17 ottobre 1498, da Firenze. [Firenze, Arch. di Stato, Meri. a. Pr.] 915. Caterina al duca di Milano. — Nuovi lamenti per trovarsi inai corrisposta ed abbandonata. — 17 ottobre 1498. (Milano, Arch. di Stato, Potenti mere, Forlì ] 916. Caterina al duca di Milano. — Petulanza del Fracasso. — Essa non può più tollerarlo. — 17 ottobre 1498. [Milano, Arch. di Stato, Potenze etlere, Forlì.] ....Per le mie de heri scripsi ultimamente ala Ex.* V*. quanto me occorse. Hora intendo che '1 Signore Fracasso è per partire, et non volere per alcuno modo unirse cum il Conte de Caiaza suo fratello et me ha facto usare certe parole hogi, (perchè dopoi è qui non è mai venuto dove sia) a quale se non fosse stato per la reverentia de la Ex." V." haveria resposto convenientemente. Ma poiché vedo che quella ce va cum tanto reguardo, per quanto me scripse a questi di, sum stata contenta per amore suo havere respecto, anchora che non sia mia natura tolerare queste cose. Lui pretende dovere ha vere da uno Leone hebreo certe migliara de ducati, et voleva che uno Ventura pure hebreo, quale tiene Bancho in questa cità, fosse obligato a questo debito. Ho commisso li sia facto rasone; messi da parte li capituli et privilegij che per noi sono stati concessi a epso Ventura: et per non se trovare che la rasone lo adiuti, immo che che sia tutto in opposito suo, nè haverli io voluto consentire, se non quello tanto permettesse la justitia, non pare lo possa patire, et parla de me corno li piace. Se mena drieto Leone predicto quale allega es sere suo debitore, et vole che un altro pagi per lui, che li ho offerto fare cognoscere tale causa al Collegio de tutti li nostri doctori. Ha veria voluto li havesse facto una iustitia a suo modo, che ne cum bona conscientia, nè cum honore mio lo haveria potuto fare. Che si la Ex." V." la facesse cognoscere a quelli suoi excellenti Jureconsulti trovaria havesse ogni torto. È ben vero che epso non manca de fare per la terra tutte le provisione necessarie, ma ad parlare liberamente cum la Ex.* V." questi termini et modi non me piaceno, et io per mi non ce sum usa, et in uno longo andare non li potria supportare che non seria nè cosi savia, nè cosi paciente, comò la Ex." V." La quale voglia examinare quanto importi l' havere suso le imprese per sone de questa natura, et che cum il fratello proprio non possa vivere DOCUMENTO 916-918. 335 in pace et tranquillità. Il che quanta bona conditione possa dare in li presenti tempi, lo lassarò indicare ala Ex." V." Forlivij 17 Octobris.1498. 917. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Confida nei Fiorentini. — Aspet ta il conte Ranuccio, e si consulterei con lui. — 18 ottobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato.] A le lectere de la Magnificentia Vostra de' 16 non me occorre al tra risposta se non che io me persuado che li Sig.' vostri siano de quello bono animo et dispositione me scrivono et le S.'° V." et epsa V." M.'"; attenderò ad vederne li boni effecti secondo ricerca il mio bisogno. Questa matina se expecta qui il Conte Ranutio per consul tare quid agendum. El Sig.' Conte de Caiaza è alquanto amalato a Castrocharo: non scio se poterà venire. Se vorria sollicitnre che la Compagnia del sig. de Piombino venisse via distintamente per potere stare a l'opposito de li nimici. Per el restare del Sig.' Frachasso ho facto et facio il possibile, ma non se può de altri più vogliano loro medesimi. Expectarò il Piovano cum resolutione de tucte le cose, et mente de la Magnificentia Vostra. A la quale me offero. Forlivij die 18 Octobris 1498. 918. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Si lagna che ad Ottaviano sia contestato il bottino di guerra. — 18 ottobre 1498. [Firenze, Aron, di Stato, Mrd. a Pr.\ Ho havuto adviso per lectere del Sig. Octaviano mio fiolo como guadagnato in questi dì dui cavalli de linimici, de li quali uno suo Ballestriero ne era a parte, Victelozzo li havea voluto per se; di che non solamente dicto Ballestriero, ma tucta la Compagnia se ne è ritrovata de mala voglia, parendoli li sia tolto per questa via il gua dagno et rata del Buttino suo. Io malvoluntieri vorria havere ad ve nire a le mano cum alcuno, ma non sum già per tollerare simili scorni, et però haverò caro provediate cum effecto non siano usati tali modi cum nui, ma la preda se divida proporcionalmente secondo la rata aciò che non sia necessitata a revocare de là epso Sig. mio Fiolo, che pri ma serria contento morire che patire queste ignominie. (Qui continua ma è cassato tutto sino alla data.) Del Zanecto ve ho scripto, siate certo che non ve ne haveria recusato, ma li bisogna andare dietro go vernando cum tanto riguardo, che scio stando in campo scrria spa 336 DOCUMENTO 918-919. zato. Al conte Allamano ho scripto mandi uno suo qui per fare resolutione al bisogno, ma Pigliatali mo voi opportuno rimedio. Valete. * Forlivii die 18 Octob. 1498. 919. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Sulla posizione politica. — Necessità di danari. — Caparbietà del Fracassa. — Non darà al trimenti la figlia Bianca ad Astorre Manfredi e perchè di età troppo tenera, e per non impacciarsi col Bentivoglio suo avo. — Gliel'ha chiesta il conte di Caiazzo: ha un po' troppa età, ma è uomo conosciuto in tutta Italia. — Le dica il suo parere. — 18 ottobre 1498. [Firenze, Aron, di Stato, ifed. a Pr.] Ho havuto singulare piacere, veduto quanto me havite scripto et affirmato de la bona dispositione de vostri Sig.' verso me in non havere respecto in vendicare le iniurie comune in qualunche modo me occorra, quando bene la gente de Millano non fossino per volere se guire. Credo bene che si S. Ex. andava forsi prima retenuta, hora ve duto l'impulso facto contra nui et il Campo posto suso il nostro, non posso istimare non sia per resentirse: Tuctavia voi vene possite me glio chiarire che me dal canto di là; perchè a me qui è dato e per lettere et per li suoi bone parole, et anoho sino qui de l'animo suo non se è veduto se non bono signo, et ogni manchamento successo è causato da questi suoi ministri, ma è necessario che voi invigilate in investigare bene li pensieri d'altri et me adrizate in modo ce possia mo salvare sempre, che anchora ce sia dato bone parole da ogni canto, bisogna che voi advertiate et siate actento per nui : le prime lectere veniranno dal Duca ce daranno grande lume si intendino andare più cum respecto. Li ho scripto et mandato uno mio cum demonstrare de resentirme per li modi de questi suoi quà, como ho ancho mostro cum li Commissarii vostri et questi Signori aciò habiano a pen sare a providere cum altra diligentia et sollicitudine : che credo abiano a considerare bene quanto li ho scripto et dicto a boccha : Cognosco serriano per fare ogni cosa, ma queste gente disturbano il tucto. Frachasso persevera in proposito suo, nè se muta de sua natura. Hogi siando venuto qui il Conte Ranuzo, non ce è stato remedio habia voluto nè dire parole nè fare cosa alcuna. Si fosse stato solo forsi haveria facto meglio. Quando se ce potesse disponere, credo saria bene restasse. Sino qui non ce vale nè preghiere nè raxone. Non scio si se muterà per el mezzo del Sig. Conte di Caiaza, quale DOCUMENTO 919. 887 da dui di in qua è stato oppresso da grande febre. Credo che lui habia in ogni modo qualche praticha a Baverina, ma poteva essere per tirare qualche suo proposito. Sino questa hora non sonno arrivati denari : quando ce saranno io cercharò de non li gittar via, ma sarrà forza spenderne in li bisogni occurrenti che se io ho spexo per le cose vostre, pensate quello ho a fare in le mie. Ho qui molti fanti per le guardie et sicurezza de qui et altri loci nostri, a' quali me è ne cessario farli le spexe et dare dinari. Ce è il Pretone da Mutigliana, Ser Cesare de Galleata cum fanti quali ho levato de quelli loci per qualche umbra se ha de loro : a tucti questi me bisogna dare dinari. Achylle ce è cum 40 Balistrieri a cavallo, quale mabisogna substinere et pagare : cosa che non se può fare senza dinari : et si a voi pare mo de fare providere de là per il bisogno de li nominati, me remecto al parere vostro : che non sia conveniente che habiandovi aiutato ce avesse a mectere del mio. Me havite scripto del Sig. Alamano et da Dionisio, ma non me parlate de Achylle, quale non è da lassare si per l'importantia de la Terra che lo havere Cesena per suo megio al proposito, può servire in molti disegni che quando fosse contrario, potoria fare del malo asai. Bisogna che voi ne pi gliate de tutti li nominati, peculiare cura, che in ogni tempo pos sono essere in servicio et beneficio. Intenderò Dionisio et ve adviserò. Al Sig. Octaviano,' quale è povero, è necessario se li destini quanto li è stato promesso a ciò possa venire, che a me ha facto adimandare qualche ducati in presto. Del levarlo de quà corno vorria Messer Joanni Bentivogli, concorro nel parere del Sig. Duca che non se facia si non se vede la certezza et effecto de Faventini che vengano a la voglia nostra che non è da credere a parole loro, perchè ce hanno più volte ingannato. Desideraria quando se potesse de remetterlo in Casa aciò liJ fosse persona de la quale ce ne potes simo valere. Io non facio conto havere a dare più mia fiola a quello putto 3 et per la etate tropo tenera, et per sapere che per megio di messer Ioani * non me ne poteria mai retrovare consolata. El conte de Caiaza me l' ha facta dimandare : in lui è qualche respecto del tempo, s per el resto siando homo de reputatione in Italia, non me dispiacerla. Examinate questo caso, et advisateme del parere vostro perchè non intendo fare sanza suo consiglio, che faccendomene in stantia me ne voglio resolvere. Cosi expectarò vostra risposta. Quando el Marcheso de Mantua vengha a questa volta, sollicitate, che siano tante gente in ordine I Ottaviano flanfredi. t Cioè a Faenza. 3 Aatorre Manfredi. 4 Giovanni Bentivogllo avo materno di Astorre. 5 Vale a dire : è d'età un po' troppo matura. V 338 DOCUMENTO 919-921. da potere mandare a l'obstaculo : che non è tempo da dormire : la spexa se faceva in lui se può dispensare in tante altre gente d' arme da poter sene valere. Ma voi che cognoscerite li andamenti de le cose non mancharite dal bisogno perchè le provisione non sonno da indusiare quando altri se trovano (?) in facto. Forlivii 18 Octob. 1498 hora xi noctis. Per el cavallaro de Portico. 920. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Gli manda Giuseppe Colombmi perchè provveda a' suoi balestrieri che sono in campo senza un capo, e sopratutto perchè, con buoni consigli su quanto è utile ed onorevole a farsi, corregga la inesperienza di Otta viano. — 19 ottobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 79.] Veduto che ali Balestrieri nostri de Campo non sia Capo alcuno mando messer Ioseph Colombino presente exibitore ad haverne cura et ancho aciò ricordi a mio Fiolo tutto quello cognosce esserli di honore et beneficio: che siando pure homo experto et de ingenio spero habia ad essere ad grande medicamento de le cose nostre che sonno in desordine. Ogni di epso me fa intendere del vivere caro li è, et como li bisogna aiuto et subventione. Vorria oh' el soldo suplisse a queste spexe et bisogni de la Compagnia, nè ce vorria meetere più de quello de Casa, che li altri guadagnano del soldo et io non vorria se non starne in capitale : però desideraria che voi ne pigliastevi qualche cura in non lassare passare le cose cum desor dine, nè mancharli ancho il modo da substinerli per il bisogno del vivere, mandando uno vostro che vedesse et tenesse conto del tucto. Octaviano è giovane et pocho praticho, ha bisogno d'indrizo in que sti principii. Haverò caro scriviate al Capitaneo voglia havere respecto a non li fare perdere la Compagnia et a non invilirla cum tuorli la rata del guadagno loro, eho si altri si ò forzato farli honore a lui li doverria havere più respecto. Poterite instruire messer Ioseph de tu cto quello iudicarite opportuno, che lo rimecto a la magnificentia V." que bene valeat. Forlivii die 19 Octob. 1498. Per la Cavalcata questa nocte passata ho scripto a lungo a la M. V. Altro sino a questa hora non habiamo di novo. 821. Caterina a Lodovico U Moro. — Raccomandi maggior zelo ai suoi ministri. I nemici osano tutto. Il conte di Caiazzo è am DOCUMENTO 921-922. 339 malato. Che cosa faranno oragli altri capitani? Si raccomanda a lui. — 20 ottobre 1498. [Milano, Aron, di Stato.) 922. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Giungono da Firenze 2000 ducati. — Di alcuni impegni che ha contratti sotto la fede sua. — Vorrebbe piuttosto morire che mancare. — Conforta Lorenzo a ca varsi la maschera, solo allora potrà aver fortuna, ecc. ecc. — Il Bentivoglio cercò di subornarle il suo capo de' Balestrieri ma questi si mostrò soldato d'onore, ecc. — 20 ottobre 1498. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr., f. 79.] Sonno tandem arrivati li 2000 Ducati quali si possono dire niegio serviti per bavere io intertenuti alcuni sotto la fedo et promissioni mie a quali prima vorrei morire che manchare. Li instanti bisogni per chazzare li nimici de casa, et per assecurare le cose nostre hanno necessitate de più gagliarde provisione che voi là non istilliate. El C.impo de li inimici, corno scio dov'ite intendere per lettere de li Commissari, ogni di ingrossano et de gente danne et de fanterie, el nostro minuisse, che ce sonno nel nostro horamai pochi fanti : et si non se fa uno sforzo de altri che de comandati, non vedo se possa fare cosa bona, maximamente siando nui inferiori et de gente darme ot de cavalli legieri : però provedito si possa havere il biso gno aciò non se stia a perdere tempo. Del Marcheso de Mantua che sia per fare la via de Lunisana per andare per forza a Pisa, può essere ogni cosa, ma andando verso Livuorno corno andano, (sic) me pare una strata molto difficile et dove se li possa facilmente obstare: tenere in ordine tante gente quante siano per poterli obviare et da potere voltare dove lui so adrizasse seria al proposito, che a le volte se dice una cosa et se no fa una altra. Siando amalato el Conte de Caiaza ce è parso dare lo lectore al Sig. Frachasso aciò questa impresa non restasse destruta. Se ve chavarite la maschara, et non andarite cum tanti respecti faccendo le debite provisione siate certo che serite per vin cere, et io quando vederò provediato alle occurrencie opportunamente non crediate sia per manchare de quello potrò, ma io vorria vederne altro che parole. A le vostro de' 16 et 17 per altre mie risposi heri do nocte di visamente. Actendo circa quella el parere vostro. Io sto in spexe, interesse et periculo dico de le cose de li stati perchè li nimici non cessano insidiarce da ogni banda. Messer Hannibal ha novamente havuto animo de tenctare Hercule mio capo de Ballestrieri, quale haveva mandato a la guardia de Frompoli (Forlimpopol/)1 che li vo1 Forllmpopoll. In dialetto romagnolo : Frampul. 340 DOCUMENTO 922 924. lesse dare quella Terra cum farli molte offerte, ma lui ha facto da borio servitore et li ha risposto da homo da bene. Questo è signo del bono animo di Bentivoglii. Questi Capitanei non sonno anchora resoluti de quello vogliano fare : li nostri sonno venuti ad alloggiare a Castrocaro, credo che hogi se resolveranno. Tucti li facti nostri vanno in con sulte : la resolutione Dio ce conceda sia bona. Bene valeat, Magn."" Vestra Cui me offero. Forlivii 20 Octob. 1498. 923. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sopra Ottaviano suo figliuolo che era al campo, etc. — 21 ottobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato. Meri. a. Pr., t. 79.] 924. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Mosse dei nemici. — Occorre ce lerità. — Apprezzamenti su Piero de'Medici. — 21 ottobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. T9J Vederite quanto se scrive a Signori Deci de lo adviso havamo del sforzo vogliano fare linimici per questa Romagna et da li 3 milia Todeschi o Sviceri fanno conto mandarli in uno puncto: loro se fanno in ogni loro actione molto vivi et prompti, ma nui altri an diamo pure in tutte le cose nostre tropo lentamente. Vogliate sol lecitare se pensi et proveda cum tale cellerità al tutto che non ven gano a restare una volta cum le forze loro superiori : che se inter venisse, se può pensare non andarano cum tanti respecti corno vanno li nostri, ma se bisogna uscire de parole, et de Cavalli depinti. Se è inteso per uno trombetta del Campo do li nimici comò Piero havea mandato al Sig. Duca di Millano a pregare Sua Ex. volesse essere contenta lasarlo intrare in Casa sua cum offerirli, quando 11 fusse, de essere sempre a ogni sua voglia et satisfactione : la rispo sta havuta da quella non se è intesa, ma volendo Piero mandare dicto Trombecta al Sig. Conte de Caiaza a pregarlo non li volesse in questo caso essere inimico, cum ricordarli la bona amicitia havuta cum il padre et casa' loro: epso Trombecta non volse andare sanza licentia del Capitaneo o Comandatore del Campo, aut saltem del Pro veditore; quale Proveditore intendendo la cosa usò pure qualche parole demonstrative, che questa praticha non piacesse ala Signoria Sua : et che per questo pure sia nato qualche umbra de Piero, unde lui è andato a Vinetia per iustificarse : il che non può essere se non al proposito. Ma voi havite ad advertire a questa praticha del duca DOCUMENTO 924-926. 841 che lui quando quella cosa li venisse in proposito non volesse fare pensiero de servirsene cum qualche suo vantagio, anchora che mi paia difficile a crederlo. Tuttavia li pari suoi pensano a quello che meglio li viene: però voi aprite bene li ochii et al generale et al particulare, et non pensate de potere campare (?) cum Piero, nè essere cum lui a miglior conditione chefustivi cum il padre, imo ad pegiore, per essere più dischosto de la raxone et da ogni civile vivere. ' Ho voluto significarvi il tucto aciò examinate meglio li casi nostri. Bene valeat M. V. cui me oifero. Forlivii die 21 octob. 1498. 925. Tornano Cono a Lodovico il Moro. — Riferisce un lungo di scorso politico avuto la sera innanzi con Caterina Sforza. (Do cumento con molte lacune.) — 22 ottobre 1498. [Milano, Arch. di Stato.] epsa vede con quale rabie et disordinato appetito procedano Venetiani in tutte le cose dove metteno bocha.... Me ha poi dicto che voglia pregar la Ex." V." li piacia mandare una littera a M.' Io. Petro Suardo oratore suo, perchè ad uno homo de li suoi che la vole mandare in hispania li sia concesso licentia de potere cavare xii cavalli o mulle secondo che meglio li parira del reamme de Spa gna: et che la Ex." V." la manda quanto più presto. 926. Istruzione di Lodovico il Moro a Battistone.... che tornava presso la contessa d'Imola. — Tolleri le parolaccie del Fracasso: lo vinca con la cortesia, ecc. — 22 ottobre 1498. [Milano, Arch. di Stato.] Tu ritornerai a la Ill." contessa nostra nepote, et gionto a la sua S. la salutarai in nostro nome cum dirli che havendo ben inteso et consyderata la expositione tua: ce pare che gli siano molte parte da notare : la prima de le parole et termini se usano per el S. Mes." Gaspar, li quali ce rincrescono, ma como più volte gli havemo si gnificato chè necessario tollerarlo, axiochè sei dice bene qualche male parole el fa poi megliori facti, cosi la pregamo quando lhabbia ad restare de la, la sii contenta de supportarlo, perchè la lo vincera cum cortesia, in la secunda comprehendemo la dica che li nostri non vogliano la volpe ache non ce accade anche replicare altro; salvo che essendo persone quelle quali serveno più per amore che altramente, se deve judicare che quello non hanno facto non sii 1 Questi apprezzamenti di Caterina sulle persone della famiglia Medici sono assai curiosi ed Importanti. 31'-' DOCUMENTO 926-928. stato salvo per non potere per li tempi contrarij o per fare meglio, di che non ce pare sii de parlarne più 927. Caterina a Lorenzo de' Medici. — fissa non ha paura, ma nes suno provvede ai pericoli! — 25 ottobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato, Men., a. Pr„ t. 79.] A la vostra de heri data a hore xi, non me occorre altra rispo sta se non che expecto el Piovano cum bona resolutione del tucto: nè bisogna me conforti a stare di bona voglia perchè sum prima per sentire le botte che havere paura, me rincresce bene che vedo per negligentia et tarde provisione le cose nostre ogni di pegiorano de conditione, che in questo punto havemo nova como li inimici sonno entrati in Bibiena cosa de non poclio momento. Sapite quante volte se è scripto et predicato se advertisse a questi passi et quello se era presentito per la via de Bologna, del Casentino. È una disperatione che non se pense nè proveda a cosa alcuna. Cognosco anche so farra in modo che linimici haveranno liboro adito da potere pas sare dove voranno. Non scio unde proceda si pocha cura et si lento studio al guardare le cose vostre: il chc non può se non fare stare me et li altri de mala voglia pensando si mancliate a voi medesi mi, quello so possa sperare in li casi nostri. Vogliate sveghiare la brigata a reserare talmente li passi che si bene ò perso Bibiena , non li possa passare magiore sforzo de li nimici più de quello è passato fino questa hora; che se vogliono fare el debito li possono facilmente obviare. Io e questi signori Capitanei, et Commissarii ho facto intendere il parere mio circa li provedimenti necessarii: non posso più, poichè a li tempi non se exeguiscono li ricordi de altri. La magnificentia V." tengha sollecitate lo cose che bisogna, et ipsa bene valeat. Forlivii die 25 Octob. 1498. 928. Caterina a Lodovico il Moro. — Si trova in pessimo termine. « Pò pensare de die animo me possa retrovaro et in che despe- « tione sieno li subditi : io in beneficio comune et per satisfa- « re a la Ex. V. sum per patire ogni incommodo.... » Ma non si è provveduto a nulla ! Che il Duca solleciti V aiuto che t altrimenti non sono per passar bene: nè creda che io « dica questo per non voler patire ogni incommodo per « amore de la Ex. V. ma perchè vedo malo ordine a le cose... » — 25 ottobre 1498. [Milano, Arch. di Stato.] DOCUMENTO 929. 349 929. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Sui pericoli che la circondano. Si duole che i suoi sagrificii non sveno riconosciuti. — 26 ot tobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Fr., f. 79.] Heri feci intendere per altre mie la venuta del Campo de li inimici ad allogiare suso il nostro, la preda haveano facto et bestiamo preso. Doppoinon ce è altro, se non che loro sonno anchora lì vicino ala Cità doa miglia et megio, nè pare siano in proposito di levarse se non ne siano cazzati per forza. Hanno facto venire in Campo Antonio Ordelapho quale era a Ravenna , cum demonstrare che se vogliono chiarire de me o a uno modo o a uno altro. Fanno grandissimo danno a questi mei Cittadini et Subditi non altrimenti che si pensassino de dare guasto. Hanno pure restituito qualche parte del Bestiame havevano preso ma se ne pigliano ancho qualchi Ducati che è una viltà a questi mei nomini. Ho sollicitato li soldati vostri a venire a succorrere quà, et istimo ce debbiano essere domattina. Vorria che corno linimici non hanno respecto a nui, così li nostri non havessino a loro, che quando non se demostri de restarse de queste iniurie et danni nostri, io non sum per ritrovarme se non de mala vo glia. Siando tractata io in questo modo saria conveniente che a Faventia, quale ne ha messo il foco et linimici , ad essa fosse da li nostri facto el medesimo. Non intendo tanti respecti: non ne ho hauti tanti io in ponere le cose mie in.... et compromesso. Il che si vederò sii cognosciuto in vindicare le iniurie me sonno facte per amor vostro che dicono pubblicamente sum stata mi li ho impedito la Victoria, et che da me dipende ogni loro vincere et perdere, me sarà grandissimo aleviamento de li danari vostri : quando che non me lo posso persuadere, me rincrescerà che a me sia havuto si po dio reguardo in recognoscere li meriti mei, et ad altri se glie ne habia tanto in non farli resortire do li suoi dominii. Ho sempre proposito a quelli de Faventia in volerli dissuadere ad non pigliare il camino de altri, che se tiraranno il campo de li amici et inimici ale spalle. Scianno hora epsi che poteranno dire sia per haverli mi, che più me rincresce del gioco cognosco sum per dare ad altri che non fa da ogni interesse et detrimento ne potessi recavare. Sum contenta et cusì ve priegho faciate intendere il tucto a li Signori Deci cum ricordarli et farli quelle opportune provisione che merita la devotione et fede mia verso la Ex. Republica vostra , et corno spero in loro Signorie. A quale me ricomandome. Bene valeat Magnificentia Vestra, cui me onero. Forlivii die 26 Octob. 1498. 1344 DOCUMENTO 930-933. 930. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Sulla opportunità di forti ficare Marradi, ecc. — 26 ottobre 1498. [Firenze, Aron, di Stato, JM. a. Pr., t 79.] Si bene sum pocho creduta et che voi altri non curiate de providere a li loci et passi periculosi, nondimeno siando de natura che non sum mai per manchare d'alchuno officio cum chi amo, non vo glio nè ancho restare do ricordarvi ad advertire che Marradi se fortifichi et guardi in modo che non ritornasse in mano de li nimici, et che a Fiorenzola et in l'altri loci circumvicini Ramazotto e al cuno altro non possa fare qualche machinatione et tractato , che siando rabidi Venetiani como sonno in le cose de Pisa , et non la potendo soccorrere là, se attachariano a ogni cosa per generare perturbatione et disturbo : però è necessario che stiate vigilanti in te nere guardati tucti questi passi , che non se ne venga a recevere magior danno et vergogna; et fra l'altri, habiate l'ochio a Montedoglio dove pare che linimici habiano adricto qualche loro pensiero che se li reuscisse dicono potere venire a suo piacere sino a Sichè advertite al tucto et fatene actente li Sig. vostri. El Sig. di Piombino non me pare sia levato : uno colonello de' fanti andò a la volta de Galleata questa nocte, et io ho levato da Trompoli ' Ser Ce sare de Galleata cum 200 fanti et mandato a la via de Valle de Bagno. Per anchora non intendemo si el Campo è levato. Io per beneficio publico ho facto intendere a questi signori che se postpongha ogni mio particulare interesse. Di che tucto ho vo luto advisare la M. V. que bene valeat. Porlivii die 26 Octobr. 1498 hora xv. 931. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Riterno del suo messo da Milano. — Pericoli ed ansietà. — 27 ottobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato., Med. a. Pr., f. 79.] 932. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Si sente sfiduciata. — Non si fanno provvedimenti, ma parole. — 27 ottobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato., Med. a. Pr., f. 79.] 933. Il duca di Milano a Francesco Tranchedmi e Tomaso Corio. — Sulle cose di Caterina e della Romagna. — 28 ottobre 1498. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Bologna.] 1 sic: oioè Forllmpopoll DOCUMENTO 934-935. 345 934. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Lo rimprovera di non averla creduta. — Bisogna provvedere e risolversi finalmente. — 28 ottobre 1498. [Firenze, Aron, di Stato., Med. a. Fr, f. 79.] Per le mie de hogi haverite inteso quanto me è occorso : doppoi ho le vostre de heri per le quale me significate la intrata de l'inimici in Bibiena. Non è mia natura volere pungere alcuno , ma l'interesse mio particulare de li Stati et la salute comune me ha facto a le volte parlare et antivedere, et non posso se non dolerme non essere stata creduta: si me fosse stato dato fede, Marradi non se perdeva et li nimici, non voglio dire fossino suso il mio, ma non sariano securi in la Pigneda de Ravenna. Si ancho se fosse provisto a li passi de questa Montagna per li advisi ho comunicati cum li Sig.1 X. Bibiena non saria stata occupata. Non scio si io facio bene ad insistarvi tanto, che forsi li tanti mei ricordi ve sonno molesti, che quando credesse cosi me ne abstinaria per non dispia cere ad altri. Mille fanti assecuravano tucta la Montagna nostra et tolleva l'animo a li nimici de pensare a simile machinatione, etc. 936. Caterina a Lorenzo de' Medici. — La disperazione V ha fatta parlare con violenza. — Biasima il proposito di mettere le mi lizie ai quartieri d'inverno con danno del prestigio e rovina dei sudditi. — Nel caso preferirebbe la compagnia di Ottaviano che spera meno rapace. — 29 ottobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., t. 79.] Si li ricordi et scrivere mio è stato forsi più vehemente de quello a voi altri là russino parsi convenienti, ascrivetelo a tropo et amore et desiderio de la salute comune et beneficio vostro, et al non ve dere le cose procedere in quello modo che ricercha il bisogno : che intervenendoce anchora lo interesse mio, non iudicava alieno dal mio officio ricordare efficacemente le provisione necessarie. Ma poiché non ve pare che se habia ad correre a tanta estrema desperatione, non pigliarò più questa faticha per non essere anche ad altri fasti diosa et molesta, maxime vedendo del rompimento mio del cervello in ricordare ad altri li bisogni, quanto pocho fructo ne segua. Il che non ho voluto tacere per rispondere a l'ultima vostra de 24: in la conducta de messer Achylle non credeva siando a tanto proposito de questa impresa, et a satisfactione mia se dovesse fare difficultà. Me rincresce sia stata in una cosa di questa natura si pocho esaudita. Lo ho mandato al Sig. Duca mio Barba per levarlo da la infe 346 DOCUMENTO 935. statione li era facta da li tiimici, et per vedere S. Ex. fosse con tenta concorrere a questa spexa. Non expectava già, a parlare libera mente cum la M. V. essere si pocho et creduta, et in ziò satisfacta. Se è cominzato per qualcuni de questi nostri Sig. et Capitanei a raxionare de volere mettere le gente d'arme nostre a le Stan tie cum dire che quando li nostri ve seranno andati scrrà forza a li nemici andare anchora loro. De la quale cosa non posso se non restare cum admivatione et dispiacere : nò scio pensare unde proceda che se viene da questi Signori che pensino al commodo loro, è malo a ogni modo che se prepongha qualche loro particulare commodità a l'universale beneficio: che si bene pensano, non ce trovaranno nè honore nè reputatione dentro. Ma si procede da li superiori, è anchora pegio perchè, ultra che non se habia respecto a la reputatione quale è quella mantiene ogni cosa et precipita li Stati, non se viene a pensare de levarne li nimici do Casa. Sonno xv giorni ho il Campo a le spallo cum gravissimo interesse de li nomini mei quali per dono le stantie lcro et recevono el guasto a le case et possessioni loro de fori. Se era concluso de fare venire li 150 nomini d'armo de Messsr Iovanni Bentivolio e de Messer Alexandre suo fiolo , et de havere 4." fanti per chazzarli del mio : per anchora non se ne vede provisione: et quando credeva so havesse attendere a questa expeditione se raxona de de (sic) andare a le Stantie et lassare tucto el peso a me de li nimici suso le spalle : che si lo merito, Dio e tu cto el mondo lo scia. Di che animo io me ritrovi ve lo lassare- mo considerare a voi. Io suso el mio non voglio uno Cavallo, nè facio pensiero de volere che questi ce sonno ce habiano a stare per al cuno modo, che non posso havere patientia a questi modi, et habiandone havere alcuni, vorrò più presto la Compagnia de mio Fiolo che quella de altri , perchè almancho haveranno respecto a rubare et sforzare li subditi, et a non rumarli le case per vendere li legnami, como è facto ora. Et così quando habiano andare a le Stantie, vede nte operare che lui cum la Compagnia sua me sia rimesso de qua : et quando pure la Compagnia la volessino aliogiare de là , operate me sia rimandato la persona sua perchè a me valerà assai per le cose nostre a ritrovarse qui. El Piovano expocto cum desiderio, che quando lui serrà quà, ve chiarirà anchora più diffusamente de l' animo mio. Sum per stimare l'amicitia, ma ruiuare le cose mie in quosto modo non me pare il bisogno: del fare li fanti ed altre cose de quà non voglio più que sto impazzo. Ramentà (sic) pure queste cose ali Commissarii vostri : bene ve priego vogliate procurare che io habia quello ho spexo del mio aciò me ne possa valere in li mei bisogni: et cosi attendo cum effecto da la Mag."" V." a la quale me offero de continovo. Forlivii 29 Octob. 1498. DOCUMENTO 936. 347 936. Caterina a Lorenzo de' Medici. — E disperata. — Cercò il conte di Caiazzo, gli disse il da fare, ma questi si adirò e si rifiutò. — È stimata quanto una scimmia. — Cosi a forza di inerzia e di spregiare i suoi consigli, i capitani hanno perduto uo mini, occasioni e paesi. — 30 ottobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. Pi: t. 79.] Heri vi scripsi a longo quanto me occorso. Doppoi ho doe vo stre, una de xxvi a hore 8, l'altra de xxvni, per le quale resto advisata de la bona dispositione de li nomini vostri del Casentino a chazzare linimici , et de le nove havute dal Sig. Duca mio Barba de le 400 lanze inviate in Parmesana per costegiare il Marcheso de Mantua, cum lo adviso havuto del Preto levato contra epso Mar cheso: il che tucto me è stato gratissimo intendere per essere in confirmatione de quanto havevamo anchora nui de qua : che mercori di (mercoledì) passato dovea partire epso Sig. Duca da Millano per ri trovarsi in persona a Parma, che serra in grandissimo adiumento et favore de la impresa: che istimo el movimento del Prieto et la rivocatione de li subditi che erano a li stipendi del Marcheso, facta per S. Ex., non possa essere se non ad impedimento et disturbo del levare del dicto Marcheso, quale se intende pure non se ritrovare molto di bona voglia, et credo cum il tempo, se accorgerà meglio del suo errore, quando per il prefato Sig. mio Barba, et Sigg.' vo stri se facia vivamente il bisogno in ogni loco. Doppoi la Cavalchata expedita, fui ieri sera cum il Sig. Frachasso et el Magnifico Comissario, et poi ancho andai sino a la casa dove in la terra è allogiato el Sig. conte de Caiaza per raxonare de questo andare a le Stantie vituperoso et damnoso : dixi a l'uno et l'altro quello me par se: monstrano cum parole volere fare quello tanto li sia ordinato per me, che cosi dicono havere in commissione, et in eft'ecto non vogliono reuscire a cosa bona: in modo me è stata forza a chiarirli non se persuadano havere a fare cum Babioni. Io li proposi la impresa de Brasichella che ce daria una indubitata Victoria : la posserono ha vere a mano salva, et io lo sciò, non la volsino: Quando linimici forno partiti da Marradi et venner suso el mio ad allogiare, li con fortai nel venire loro a Castrocaro facessino uno alloggiamento suso quello de Faventia et damnificare il terreno de Faventini, non li parse farlo: Li ho persuaso al fare qualche correria suso il terreno di Faventia, cum mostrarli la facillità grande et el poterse sempre redurre a salvamento, non lo hanno voluto fare. Che se una volta havessino facto una de queste cose, linimici non sariano hora suso il mio, nè passato a Bibiena, ma serriano necessitati a guardare il suo: vorebono li consentisse fosse el vero quello dicono, et io non sum, prima di natura de saperlo fare, et poi la conditione de le 348 DOCUMENTO 936. cose et importautia de li Stati vostri et mei non lo consente: Et como se li dice una parola contra el parere et voglia loro, saltano suso in alterarsi et cruciarse. Io sum doventata qui una Bertuccia (cioè una scimmia) et quan do non vussi per interesse de la Ex. Republica V.", non crediate che fusse per havere patientia a questi modi. Pensate mo voi de che animo me ritrovo, et si a le volte li lectere mie ve paiono corre re, a disperatione, non ve meravigliate: Se sonno potuto fare le provisione nanti la offensione de linimici quale tucte se sonno prevedute, non se sonno facte : Se è potuto vivere securamente, non se è voluto : Se è potuto obviare che l'inimici non damnificassino nè voi nè noi, et anchora che sia stato ricordato, non se è voluto fare. Cosa da fare disperare ogni saldo cervello, non che me che sum pure donna. Ho scripto al Sig. Duca me mandi uno suo fidato che vengha a vedere la verità del tucto, aciò S. Ex. venga ad essere chiara como passino le cose, purchè scio altri non li scrivono se non quello tanto li viene bene, et a le volte poteria essere prestato più fede a le sue lettere che a nui. Non sum per volere acceptare uno Cavallo , et quando pure ne volessino, non intendo che alcuno de li suoi, nè loro ce habiano a stare, che dentro et de fuori me rubano li homini nè vorriano se ne facesse querela. Vedite quando mio Fiolo sia per andare a le Stantie, che me sia rimesso de quà, che al mancho haverà più amore et farrà havere più riguardo a li subditi vostri et nostri. Credo pure per le parole se sonno usate supersederanno in questo andare a le Stantie, et redurassino tucti insieme a Castrocaro , perchè heresera se rimase che el Sig. Frachasso andasse là cum el Magnifico Andrea de Pazzi a fare questo effecto. Non scio si se mutaranno de opinione , che secondo succe derà, così se advisarà. A le cose del Casentino non se è manchato per me nè se mancharà ricordare et fare tucto quello se poterà, ma bisogna che voi ancho faciate vivamente perchè se el sforzo serrà ghagliardo, se vincerà presto : si serrà lento ve mecterite una febre in le viscere che non la potente poi cavare sì facilmente. Advertite anchora voi chi mandate ad exeguire lo commissione, et providete a le cose del Stato, che simili homini vogliono havere altro che fede. El Piovano expecto hogi cum desiderio per essere raguagliata del tutto. Credo haverò fermato il conte Albertino Buscheto (?) per el Go verno de la Compagnia del Sig. mio Fiolo : hogi se stipularà el contracto, advisarò poi del particulare. Vedite como hanno volontà questi Signori de levarme il Campo da linimici da le spalle , che habiando havuto commissione dal Sig. Duca de mandare in Campo a dolerse che siano venuti in DOCUMENTO 936-939. 349 questo modo ad allogiare suso il mio, cum chiarirli ohe questo era uno rumpere guerra, et che volevano intendeno havessino a vivere insieme, che quello era facto a me, S. Ex. intendeva fosse facto a se medesima: non lo hanno voluto fare, anchora che sia qualche di havessino questa commissione : che si non vogliono exeguire et satisfare al bisogno mio cum le parole, non scio quello ne possa spe rare cum facti. Il che ho voluto significare a la M. V. que bene valeat. Forlivii 30 Octob. 1498 hora xiii. Si el Campo de linimici se leva como ho per le nostre spie, non hanno bisogno de l'opera loro a questo effecto: ma dubito vada a la volta del Casentino dove pare habiano facto qualche preda. 937. Caterina a Lorenzo de'Medici. — I nemici hanno levato U campo. — 30 ottobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato.] 938. Lorenzo de'Medici a Caterina. — La prega in nome de' Dieci di mandare fanti e cavalli leggieri in Casentino. — 1 novem bre 1498. [Firenze, Arch. di Stato.] Havendo la Signoria Vostra in beneficio di questa Eepubblica già sopportato tanti giorni li nimici in casa, et non che manchato dello officio di bona amicitia, ma exposto il suo proprio stato: et obligatosi in modo questi mia Signori et tutto el popolo fiorentino che in aeterno (sic) si ricordara di tal beneficio e di vostra Signoria. Ma hora essendosi levati li inimici di costà tanto maggiore obligationo haremo con quella quando la mandassi più numero di fanti et ca valli leggeri che fusse possibile alla volta del Casentino acioche si interrompessino i loro disegni: di che la Signoria Vostra mostra per tutte le sue lettere esserne desiderosisima : Io di questo efficacissimamente et excorde ne la prego; certifi candola che questi Signori Dieci hanno expressamente per loro par tito facto che Vostra Signoria sia rimborsata di tutto quello ispendessi per loro conto in questa impresa. Et oltre la comune utilita che ne resulterebbe di tale expeditione io in particulare ascriverò questo da Vostra signoria in sing."" beneficio. Alla quale mi offero del continuo et mi racomando. Faventie ka1. novembris 1498. Laurentius de Medicis. 939. Caterina al duca di Milano. — Pregata dal marchese di Man 350 DOCUMENTO 939-941. tova ha richiamato Guido Vaini' bandito da Imola. — Non può però restituirgli i beni. — 13 novembre 1498. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....Fui contenta, ad instantia del illustre Signor Marcheso de Mantua, fare gratia a Guido Vaino del bando havea de Imola. Promis sione de restit uirli le robbe sue non li volsi mai fare.... Come debia o possa restituire tale robe, lo lassarò iudicare a quella. Porno con fiscati (i beni) per li demeriti del patre et altri suoi , et io le ho do nate a molti antiquissimi servitori de casa, ali quali non potria torle (le robe) sencia mio gravissimo carrico, et preiudicio, perdermi deci fideli et experimentati servitori per uno, del quale non scio, per avere bisognato punire li suoi, quanto me ne potesse mai fidare.... 940. Lorenzo de'Medici a Francesco Fortunati. — Riguardo a per sone e cose della casa di Caterina. — 13 novembre 1408. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pri 941. Polidoro Tiberti 2 a Caterina Sforza. — Udienza avuta da Ales sandro VI e dal Cardinal di S. Giorgio. — 13 novembre 1498. [Firenze, Arch. di Stato, iled. a. Pr.] Gionto in Roma incontinente fui recevnto dal Papa in audientia dove stetti fino a quattro hore de notte cum tante grate accoglientie et careze cho non lo potria refferire, et facendo io lo recomandationi et offerte debite per parte de Vostra excellentia Sua Santità lungamente me adimandò de Vostra Signoria commo si mantineva bella : como stava contenta, como si portava nel suo stato , com mo era forte o ben fornita la rocha de forli como Vostra Excellentia havea dinari, et quanti fioli havea, e como erano facti : a tutti li quisiti risposi , convenientemente cum multa satisfactiono de la Sua Santita laudando Vostra Excellentia de optimo ingegnio et facen domi intendere che quella li era comare: et quando io fui alla refferenda del Signor Cesare dissi Padre Saucto, Madonna ha molta spe ranza in Vostra Santita però ha determinata che decto Signor Ce sare pieno de ogni virtu e modestia sia^'prete, che la clementia di 1 Bamino da Imola per la pretesa traina del novemnro 1491, di cui già xì è detto nella nota della lettera 28 gennaio 1498 di Francesco Tranchedini al duca di Milano. J Polidoro Tiberti era In voce di essero amante di Caterina. DOCUMENTO 941-942. 351 quella lo promova a qualche dignita ecclesiastica benchè crede che el cardinale de San Giorgio sia recognoscente delli benefitii recevuti, rispose el Papa: questo è rasone; e voltossi al cardinale de Perosa et disse che se rinunci (?) e riserò inseme in modo che ritrovai molto ben disposto Nostra Santita verso Vostra Excellentia e soi figlioli commo più diffusamente refferiro a bocca a Vostra Excellen tia alla mia ritornata che spero sia presto. Appresso feci reverentia al Cardinale de San Giorgio, alla Signo ria del quale accomodatamente feci longo rasonamento de quanto me rasonò Vostra Excellentia, et cum tale dexterita che rispondendo sua signoria fu costrecto aprire el core cum parole, cum optimo volto e cum affectionatissime promesse et in modo che io gli rimasi schiavo e servitore, et faro intendere a Vostra Excellentia el successo del parlare, che mi rendo certo sara gratissimo a Vostra Signoria, et circha la particularita del Sig. Cesare ho ritrovata (la) desiderata conclu sione, e perche ogni cosa non si puo ne debia scrivere concludo che il cardinale non potria meglio esser disposto cum effecto e gia semo re soluti inseme ch'el Signor Cesare non intri in Roma che abbia dignita episcopale cum bona entrada conveniente cum uno castello che fa trecento homini, alla mia venuta. Diro el tucto et chiariro a parte per parte vostra Excellentia la quale credo remarà consolata e satisfacta : Me se offerto accompagnare el Signor Cesare a sua S. R."" suo pa dre nel quale ha collocato tutta la sua speranza : el prefato Cardinale vole fare secura Vostra Excellentia in ogni modo del Vescovato del castello de la entrata fino in octocento ducati lanno ultra quello che , el signor Cesare permectemiomi fra poco tempo dare molto magiore cose e fare in modo che non havera invidia ad altro episcopo cortisano et diceme volerlo tenere cum summo honore e farli preparare le stantie sue de tanti paramenti che in Roma non parera vescovo novo, ne di pocho honore, et questo con tucto el core. Resta che Vostra Excellentia se dispona e prepari mandare el Si gnor Cesare a Roma per suo presente e futuro honore et bene : et per ogni cosa che possa succedere di bono stato de vostra Excellen tia e soi figlioli et se io parlo temerariamente la mia fede et servitu sono digno de excusatione e venia quella se digni roferirsi allo animo mio vero affectionato a Vostra Excellentia alla quale vivo e morto me recomando et offero et felix valeat. Rome xm novembris 1498. 942. Caterina al duca di Milano. — / Veneziani hqfmo deciso di rom perle guerra aperta. — 14 novembre 1498. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....hora li adviso como de loro fidedigno et di auctorità sum certifi 35'2 DOCUMENTO 942-944. cata che a Venetia di novo è stato determinato in Pregaij ' de rumperme guerra, et mandare gente ali damni mei : et a questo effecto se hanno ad firmare mille cavalli a Ravenna di quelli levano nel Polesino.... et uno loro zentilhomo dili primi parlando cum uno suo con fidato dixe che se si possano assecurare del Turcho, vogliono esperi mentare quello che possa fare tutta Italia; che per quello se ha per diverse vie se può comprehendere il malo animo loro.... al iuditio mio seria ad providere al tempo per obviare che non se perdesse, che volere poi recuperare le cose perdute; et io per me non voria perdere alcuno deli mei castelli per sperare di rehaverli cum parole non se possono defendere li Stati 943. Caterina a Lorenzo de' Medici: « non creda a nessuno finchè « se parlamo, perchè c' è poca fede et poco amore verso quella t benedetta anima 2 et finchè viverò non sono per sentir altro « mai. » — 15 novembre 1498. fFlrenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., filza 78, n. M9.] 944. Caterina al duca di Milano. — Si lagna dei Fiorentini che di visi tra loro non concludono nulla e non l'aiutano. — / Vene ziani ingrossano a Ravenna. — 20 novembre 1498. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....fieri forno le ultimo mie ala Ex." V." per le quale li significai il giungere de queste gente darmo Venetiane a Ravenna, et li modi servati per Signori Fiorentini verso me nela conducta de Achille Tiberti deli quali non posso chiamarme se non poco satisfacta, paren done me habiano tractato como se fosse una putta, che meglio era al principio ne havessino dicto non lo volere fare , che prometterme et poi uccellarme per questa via. Questo insieme cum le tepide et lente provisione fanno in ogni loco, non procede da altro se non dala poca unione de quella cità; perchè chi tira in qua et chi in la, tal mente che si la Cels. V." non è epsa ce metta la mano, et adrizi le cose loro, non sonno per andare bene. Bisogna como per altre mie li ho di cto, che la Sub.u V." interprenda questa cura per commune beneficio et salute. Pare a loro como hanno mandati Commissarii assai, ha biano fato tutte lejsro visione, et poi non curano de altro. Scio la Ex." V." ha inteso in che periculo se siano retrovate le cose de Àretio, (Arez1 Nel Consiglio dei Pregadi. 2 Giovanni de' Medici suo defunto marito V DOCUMENTO 944-949. 353 zo) et como se sia presa Bibiena et io posso dire havere visto queste de Romagna, che si non russe stato la cura et sollicitudine mia, scio che a questa hora teneriano poche cose de qua da l' alpe.... Li fanti et guastatori de Venetiani tuttavia arrivano a Ravenna et per la marina passano ala volta de Arimino per sequire il campo, et sino qui ne è passato grande numero, et magiore pare se ne expecti.... Mando ala Ex. V. il nome de tutti li loci hanno presi, et il desegno del Casentino, a ciò epsa li possa meglio videre cum l'ochio. 945. Lettera di Leonardo a F. Fortunati suila grande difficoltà di dare tutti i conti della Compagnia ben divisi, specificati e par ticolareggiati, come Caterina li esigeva. — È come seminare in un campo stesso molte qualità di biade, e poi volerle mietere e raccogliere una per volta. — Si allude a cavalli fatti venire di Spagna e di Fiandra e ad un cavallo leardo che si ri manda a Forlì. — 22 novembre 1498, da Firenze. [Firenze, Aroh. di Stato.] 946. Caterina al duca di Milano. — Lo ringrazia della fiducia; essa non farà nulla senza consultarlo. — Se il Bentivoglio avesse fatto ciò che doveva « Faenza non seria stata casone de met- « tere il foco in questa Romagna. » — 22 novembre 1498. [Milano,' Aroh. di Stato, Potenze estei e, Forlì.] 947. Caterina ad Astorgio de'Manfredi. — Si mostra propensa ad un accomodamento per danni recatile dai suoi sudditi. — 22 novembre 1498. [Milano, Aroh. di Stato. Potenze estere, Forlì.] 948. Caterina al duca di Milano. — Comunica il carteggio col si gnore di Faenza. — I nemici ingrossano ed insolentiscono sem pre più e « ce vedemo nudi de ogni presidio Li nemici « stanno da ogni canto forniti et a me non è stato prov- « visto de uno cavallo. » — 23 novembre 1498. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 949. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Relativa alla Compagnia del figlio. — Farà tirare le orecchie al conte Caldarino perchè sol leva gli altri. — Darà punizioni, esempi tali che nessuno le 354 DOCUMENTO 949-954. verà più la cresta, ecc. — È esausta di danari ecc. — 24 no vembre 1498. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 79.] 950. Caterina al duca di Milano. — Non speri di esser sicuro dai Ve neziani finchè a loro non torni a conto di fargli proposte d'ac cordo che tornino bene ai loro disegni. — Movimenti di truppe da Ravenna verso Rimini. — 27 novembre 1498. [Milano, Ardi, di Stato, Potenze eetere, Forlì.] 951. Lodovico il Moro a Caterina. — Si duole che i Fiorentini l'ab biano ingannata ricusando di condurre Achille Tiberti. — Lo condurrebbe egli se abbassasse le sue pretese. — Non gli par necessario di spedire a lei quelle milizie che aveva domandate. — I Veneziani si ritirano ai quartieri d'inverno. — 29 novem bre 1498, da Milano. [Milano, Arch. di Stato.] 952. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Si rallegra delle vittorie nel Casentino. — Vorrebbe attaccare il conte di Sogliano. — Non vuole condottieri, ma uomini d'arme spezzati alle stanze inver nali. — 2 decembre 1498. [Firenze, Arch. di Stato.] 953. Caterina a Lodovico il Moro. — Lo ringrazia del pensiero di condurre egli il Tiberti. — Ha scritto ai Fiorentini dolendosi di essere stata trattata « da putta » — Le si è detto che un nuovo magistrato dei Dieci di Libertà e di Balia entrava ap punto quel giorno. — Sentirà che cosa delibererà. — (Il docu mento è rotto e imperfetto). — 3 dicembre 1498. [Milano, Arch. di Stato.] 954. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sul completare la Compagina di Ottaviano volendo riportarla al numero di 100 come essa si era obbligata. — Vuole i conti per vedere i servigi di ciascuno. — Nessuno deve arrogarsi quella autorità che spetta a lei sola. Vi devono essere gli inventarii di tutto, ecc. — 4 dicembre 1498. [Firenze, Ard), di Stato, Med. a. Pr., t. 79, c. 86.] Ho inteso per lettera de la M. V. et del Sig. mio Fiolo, la ve DOCUMENTO 964-959. 355 nuta de S. Sig.'i" in Fiorenza per ritornarsene a Casa. Serria stata desiderosa ohe lui o se ne fosse ritornato gia xx" di, o fosse almancho tardato tanto che se fosse visto el fine de le cose de Casentino perchè serria stato più honorevole. Haveria havuto caro la M. V. li havesse liberamente et senza respecto facto intendere il bisogno, che lui, como giovane, nonjnensura le cose. 955. Caterina al marchese di Mantova. — Gli manda e raccomanda Paolo Riario affine de' suoi figliuoli « desideroso de acconzarse « a li servigi » di esso marchese. — 6 decembre 1498. [Mantova, Aron, di Stato.] 956. Il duca di Milano a Francesco Tranchedini. — 10 dicembre 1498. [Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Bologna.] ....Laudamo quello che ha ricordato el magnifico messer Joanne per fare movere la Contessa de Himola et Signore de Favenza, et per questo tu haverai scriverne alla Contessa perchè lo habia fare como se persuademo che la farà et per el Signore de Favenza per essere acconzo cum altri nui non li possemo scrivere.... 957. Caterina a Lodovico il Moro. — Parla di 2000 sacchi di grano, del poco ricolto di biade già consumate, dei bisogni della sua casa, « E sopragiuncto il S." mio Fiolo a le spalle » con ca valli. — Chiede potere estrarre vena e spelta dal Piacentino. — Gli comunica una lettera di un suo fattore. — (Documento rotto e consumato.) — 11 decembre 1498, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.] 958. Caterina a Lorenzo de'Medici. — È senea danari, ecc. — 16 de cembre 1498. [Firenze. Arch. di Stato, Med. a. Pr., filza 79. c. 89.] 959. Taddeo Vimercati al duca di Milano. — Caterina ha fatto prendere nel territorio di Cesena un amico di Piero de' Me dici. — 26 dicembre 1498. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Firenze.] La Contessa de Himola ha facto prehendere su quello de Cesenna uno certo capo de squadra de li mimici faentino nominato Bastiano S56 DOCUMENTO 959-963. Pescatore, homo de condictione, quale de campo se ne andava ad casa, et per essere intrinsìco de Petro (de'Medici) la predicta Con tessa l'ha mandato qua in le mane de costoro. Per la liberatione del quale el Signore de Faenza ha scripto qua caldamente: non so quello ne seguirà.... Florentie 26 decembris 1498. 960. Caterina a Lorenzo de'Medici in favore di Dionigi di Naìdo preso e chiuso nétta rocca di Urbino. — 27 dicembre 1498. [Firenze, Arch. di Stato, Xed. a. Pr., t 79. 0. 6.] 961. Caterina a Lorenzo de'Medici. — La sua compagnia è ridotta a metà. — Dice che non può continuare a servire la repubblica fiorentina. — 29 dicembre 1498. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr. t. 79 c. 41.) 962. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Jla preso un amico di Piero de'Medici. — Non sia liberato che per suo mezzo ecc. — 31 decembre 1498. [Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr. t. 79, o. 42.] ....cum ricordari a quelli Sigg. vostri che non vogliono havere tanto riguardo a chi ve hanno offesi, che faciate perdere l'animo a chi ve ha servito. Bene valeat Magn."" V." cui me offero. Forlivii ultimo xbris 1498. 963. Lodovico il Moro a Caterina. — Farà ritenere come essa vuole le entrate a Raffaele Riario cardinale di g. Giorgio che l'ha offesa. — Parla delle cose di Faenza, pregandola di avvisarlo di quello che accaderà. — È proprio vero che essa ha man dato gente per ammazzare Giovan Battista Brocco? — Senza data, 1498? El M.c° M.' Jo. Bentivoglio per mezo del suo che è qui apresso noi ne ha facto intendere como la S." Vostra haveva mandato 5 per sone per fare amazare Jo. Baptista Brocho, el che quando fusse vero non seria ben facto et pero ne parso darline adviso perche ne vogli far intendere se è vero o non. DOCUMENTO 964-968. 357 964. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sul figlio Cesare destinato al chiericato. — La madre vuole mandarlo e mantenerlo a Roma. — 1 gennaio 1499. [Firenze, Arca, di Stato., Med. a. Pr.] 965. Ottaviano Riario annuncia (forse al Medici) che le genti fran cesi assediano Forlì dove è Caterina, il conte Alessandro, il conte di Meteo e Giovanni di Casale con 1000 provisionati, e chiede soccorso. — 3 gennaio 1499. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr., f. 79.] 966. Caterina al duca di Milano. — Chiede il suo aiuto perchè Do menico Ritio (Ricci) è entrato in possesso dei beni del fu conte Girolamo Riario, contro le convenzioni fatte. 1 — 8 gennaio 1499. [Milano, Arob. di Stato, Polenze estere, Forlì.] 967. Caterina al duca di Milano. — Dichiara non dovere essere te nuta responsabile per la sorpresa e lo svaligiamento praticato dagli uomini d'arme di don Alfonso di Ferrara a danno delle genti del Bentivoglio, sul territorio di Faenza. — 8 gen naio 1499. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....si suso il terreno de li altri sonno stati svalisati, non scio quello me ne possa fare io. Questo è il ringratiamento me è facto, del havere facto accompagnare molti suoi nomini d'arme sino in loco si curo. Temo pocho del menaciare de alcuno vivendo la Ex." V.' 2 968. Caterina al duca di Milano. — Manda Cesare suo figliuolo a passare col duca alcuni giorni del carnevale. — 9 gennaio 1499. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.] 1 II duca di Milano nel 21 gennaio risponde alla contessa d'aver scritto In sno favore al presidente ducale in Genova. £ Il duca di Milano risponde a questa lettera nel giorno 23, invitando a scegliere due delegati per parte della contessa e del signore di Bologna perchè si rechino in luogo a constatare la cosa. 358 DOCUMENTO 969-973. 969. Caterina al duca di Milano. — Movimenti delle milizie in Monia gna. — Il campo dei Veneziani è diminuito di più di 300 uo mini d'arme tra svaligiati e partiti. — 10 gennaio 1499. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.] 970. Caterina al duca di Milano. — Si scagiona dall'accusa data le da Ginevra Bentivoglio di aver tenuto mano ad uno svaligia mento commesso dal conte Achille Torelli a danno dei soldati di essi Bentivoglio. — Il fatto avvenne fuori del suo territorio lei insciente e repugnante. — 12 gennaio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 971. Caterina al duca di Milano. — Lo prega a volerla proteggere contro la rapacità di Domenico Ritio che non contento delle gioie che aveva in mano era entrato in possesso dei beni patrìmoniali del fu conte Girolamo in Savona. — Il Ritio era stato molto beneficato dal conte e si portava da ingrato. — Chiede al duca che quei beni sieno consegnati a leiper conto del la sua dote, ecc. — 13 gennaio 1499. (Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....Che quando non desista da questa impresa, dubito non me facia fare qualche desordine, del quale poi ne sia malcontenta, per chè non sum perjtolerare tanta iniuria.... 972. Caterina a Lorenzo[de'Medici. — Accetta la tutela del figlio Lo dovico. — Rivorrebbe le sue gioie impegnate a Venezia special mente perchè appartengono all'amministrazione de'suoi figli. — Vuole che in ogni tempo apparisca sempre chiaro il conto dei loro averi. — 14 gennaio 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr.] ....Fra l'altre cose, queste me è summamente a cuore, per essere pertinente a l'administratione de quelle de li Sig.' mei Fioli de la quale voglio che in ogni tempo se ne possa vedere bono conto. Bene valeat M. V. cui me offero. 973. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Propone di togliere alcuni ca stelli per punire il conte di Sogliano, ecc. — 15 gennaio 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] Si ben le parole mie habiano facto et siano forsi per fare sempre DOCUMENTO 973-974. 359 poco fructo, o per non essere istimate, o per le voglie et dissensione de la cità vostra ; nondimeno non voglio restare de ricordare quello ricerca l'amore porto a la Exc." Republica vostra, et lo essere io po sta in la medesima fortuna cum voi altri : che si non ne seguirà il votivo effecto , almeno non haverò mai rimorso del non havere satisfacto a me medesima : Grande differentia iudico del fare le cose, o a uno, o a uno altro. Peci intendere ai giorni passati che siandose por tato il Conte de Sogliano nel modo se è portato contra vui, serria bene facto a farlo rinsavire talmente che se avedesse del suo errore, et quello importava a procurarse inimica la Cità vostra. Ce site andati cum qualche rispecti quali io non posso persuaderme siano se non pieni de maturo examine et prudentia. Quando se fuse facto quello meritava il prefato Conte se li serriano tolti tri o quatri Castelli et facto domentegarse de offendere il Stato vostro. Hora ve site resoluti che se li facia bona guerra et da Hercule Bertano (?).... quella valle di Bagno com 40 di nostri Ballestrieri era advisata che serria stato facil cosa a torli dui loci che importano a le cose vostre, haveva richiesto il Mag.0° Andrea de Pazzi per l' andare là suso. Cognosco che per non essere venuto anchora, per qualche poco malo ha, la cosa se è comenzato a divulgare, et non serrà per riuscire, che lui forsi li haverà forniti talmente che ogni sforzo serrà in danno. De le quale cose a me rincresce per il comune interesse, et ho voluto advisare la M. V. aciò me possa esere in ogni tempo testimonio che io non sum mancato all'officio mio verso la Cità vo stra, et si a le volte fosseno stati meglio auditi li ricordi mei, le cose non serriano in questi termini : che me pare ancho vedere che per li modi de Fracasso le cose del Casentino non siano anchora bene expedite. Ricordatevi che in uno longo andare possono intervenire de' periculi et mali assai. La Mag."' V." pigli il scrivere mio da exuberantia grande de affectione, et non da alcuno altro respecto et così lo porgia dove le pare. Et ipsa bene valeat. Forlivii die xv Jan. 1499. 974. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sulla spedizione di un Breve. Chiede siale spedito un certo abito religioso. — 17 gennaio 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] ....Se usa certa fogia de panni in peglime, l' abito de questa reli gione de la quale scio che lì ne debbe essere la mostra. Priego la M. V. voglia ordinare se ne habia una impresto, o veramente se ne facia una de bocassino simile, et che poi me sia mandata: et ritro vandosi lì, quella facia scrivere al nunciato Maestro Bartholomeo che 360 DOCUMENTO 974-975. per la via vostra ne siamo forniti, perchè a lui anco scrivarrò de ziò, che vinendo forniti per lo megio vostro, non volemo dare altra noglia a Maestro Bartholomeo. Bene valeat M. V. a cui me offero. Forlivii 17 Ianuar. 1499. 975. Caterina incarica Francesco Fortunati di lagnarsi fortemente con Lorenzo dei Medici. — 18 gennaio 1499. [Firenze, Arch. di Stato., Med. a. Pr., t. 70, o. 81.] Ho le vostre de' 15 del presente per la quale me significate la ca sone del vostro tardare, demostrando esservi dato speranza de darvi expeditione de le cose nostre. Seria contenta che li buoni effecti corrispondessino a si lunga speranza, ma cognosco sono tucte parole : Et io horamai ne sum tanto satia che non sum per volerne più perchè vedo è tenuto poco conto de chi ha speso del suo in be neficio di quella Città, et de chi non ha hauto sencia alcuno obligo , respecto de mettere li Stati in ruina, et si manifesto periculo. Ce fu dato lo assignamento de Alphonso Strozo per la prestanza; poi è reuscito in niente. Questo me pare el più bello dare licentia del mondo, et io non sum più a dimandarla, nè bisogna se pensi che io voglia stare più, nè servire in questo modo. Et cosi sum con tenta chiariate là a quelli Exc." S.', perchè siando talmente tractata, non potria durare: et siando stata scornata ne la conducta de M. Achille, me pare se curi poco de me del interesse et honore mio. Et se Mes. Achille non fosse stato de quella affectione et fede è verso noi, me lo haveria già perduto, como ho facto el Signore de Faventia, per li casi nostri : et retrovariame da ogni canto circumdata in questo Stato da li inimici. Fatime la excusatione mia cum el Magifico Laurentio, perchè io non posso più lungamente supportare questi modi poco amorevoli : per lui sum sempre per exponere la facultate, Stati et fioli proprii. Scio non voria postponere lo interesse nostro al com modo de qualunche altro : nè per fare beneficio a la Cità, ruinare noi. Tutti li nostri soldati sonno stati pagati a peso doro (d' oro) et sino a uno minimo carato. A noi per essere comparsi pegio in ordine de li altri, et per havere facto manco per la conservatione de le cose nostre, è stato interrupto lo assignamento ce fu dato de la Prestanza, nè se fa pensiero de sati sfarne. Et forse le passione particulare hanno alcuni verso il Mag." Laurentio noceno a le expeditioni nostre. Trovaranno chi li farà me glio che noi, et che li sera più al proposito, et noi ne viviremo più quietamente et non mecteremo le cose nostre in periculo: che multo DOCUMENTO 975-978. 361 meglio è a noi starcene a videre, che spendere, immo zettare il no stro et mettere li Stati in ruina. Et tenite per certo che questa non saranno zancie , nè le pigliate per parole : perchè mia natura non è de usarne molte, ma ne vederite li effecti: et cosi apertamente dirite al Mag. Laurentio aciò per alcuno tempo non se possa dolere che non glielo habbia facto intendere. Et voi non supersederite più là, ma veneritevene subito, perchè i' ho bisogno de vui qua per alcune altre mie cose che importano. De li tremillia Ducati, si li haveriti, che non credo, sapite l'ordine ve ho dato. Sollecitate el vostro ri torno sencia indugiare più, che ve expecto cum desiderio, nè voglio restiate più là, perchè non è sencia nostro scorno : et non expectiate che ne facia altra replicatione. Bene valete. Forolivii xviij Januarii 1499. 976. Caterina al duca di Milano. — Sopra affari diversi. — Si lagna fortemente del modo di procedere dei Fiorentini. — 18 gennaio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....quanto sia honesto, è facile cosa a iudicarlo. Tutti li altri sol dati loro hanno havuto la prestanza et sonno satisfacti de le paghe sue. Io ce ho spexo del mio circa xii o xim" ducati et non ne posso rehavere uno soldo. Ho exborsato circa tria millia ducati deli mej in bisogni suoi de qua; adimandandone la restitu tione, non me è dato se non parole. Como me habiano scornata in la conducta de messer Achylle in farmelo mandare a Fiorenza, et tractare non luy, ma me da bestia, la Ex." V." lo ha inteso per altre mie. Si lo ho meritato quella il scia. Si pensassino che io non me resentesse serriano in grandissimo errore. Priego la Ex/ V." a volerli tenere sollicitati a renderme denarj ho spexo per loro de qua.... 977. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sui conti delle spese e sulle pa ghe dei soldati. — 19 gennaio 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Fr.] _ 978. Caterina al duca di Milano. — Chiede di poter favorire le prati che fatte da Ottaviano Manfredi per riprendere lo Stato di Faenza. — Questo sarebbe un gran bene perchè toglierebbe il pericolo presente che Faenza cadesse in mano di altre potenze. — 19 gennaio 1499. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....Le neve grande sonno venute a questi di in queste montagne S62 DOCUMENTO 978-983. impediscono che non se può fare cosa alcuna per questi soldati et amici et inimici, ecc. 979. Caterina al duca di Milano. — Gli manda Cesare suo figlio destinato al sacerdozio. — Come era stato educato. — 24 gen naio 1499. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.] Habiando designato Cesare mio fiolo ala milizia clericale cuia proposito vada a Roma, me è parso nanti lo adrizi altrovi, mandarlo a fare reverentia ala Ex." V." per non havere nè miei fioli, nè io ad recognoscere altro patre et Signore che la V." Cels.' È ucello nidaso ; (sic, cioè di nido) si non sapesse cosi bene satis fare al debito et officio suo, la Ex." V." lo haverà excusato, et consi derai che è stato allevato da donne.... 980. Caterina al duca di Milano. — Allude allo svaligiamento dei soldati del Bentivoglio di cui è ingiustamente accusata. — Sul rilasciare il figlio di un ravennate preso dopo la correria fatta da Manfrone nel forlivese. — Chiede consigli al duca in proposito. 1 — 29 gennaio 1499. [Milano, Arca, di Stato, Potenze estere, Forlì.] 981. Caterina al duca di Milano. — Notizie sutte soldatesche venete fuggite dal Casentino che si raccolgono nei contorni di Ra venna. — 1 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 882. Caterina a Francesco Tranchedini oratore ducale a Bologna, si scagiona dello svaligiamento dei soldati del Bentivoglio fatto dal conte Achille Torelli. — 1 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 883. Caterina al duca di Milano. — / Veneziani hanno mandato 25000 ducati per levare fanti a Ravenna e per tutta Romagna. 3 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato , Potenze estere. Forlì.] i A questa lettera rispose il duca nel giorno 5 successivo febbraio rimettendosi a lei di fare quanto le piaccia, e dando qualche savio consiglio. DOCUMENTO 984-988. 36B 984. Caterina a Francesco Tranchedini. — Sullo svaligiamento dei sol dati del Bentivoglio. —Desiderosa di chiarire la verità manderà uno o due dei suoi per essere interrogati sul come andò la cosa. — 8 febbraio 1499. [MllaDo, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 985. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Sullo svaligia mento dei soldati del Bentivoglio. — 6 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.] Sonno stato certificato che si trovorno con epso conte Achille ( Torelli) ad fare il svalisamento, cum li quali si trovò anchora uno Capo di squadra di Balestrieri dela contessa chiamato Rondinellei, quale pocho li manchò che non fusse tagliato ad pezi da quelli delo illustre Signore Don Alphonso, perchè conduxe la preda ad Castrocharo et poy ad Forlì et fu il primo che incommenzò ad volere ve dere che cose et robe erano in quelli carriazi.... Ex Bononia sexto Februarij 1499. 986. Caterina al duca di Milano. — Lo prega a far soddisfare il Bentivoglio dei carriaggi svaligiati essendo stato verificato che lo furono nel suo Stato. — Nella questione « io non ce voleva e intervenire come parte, ma como quella avea caro de inten- « dere la verità. » — Tra Ravenna e Cervia vi sono circa mille cavalli dei Veneziani e male in ordine, che aspettano fra due giorni il conte di Fitìgliano. — Forlì è minacciata. — Farà buone guardie. — 11 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 987. Caterina al duca di Milano. — Il conte di Pitigliano è arrivato a Ravenna. — Sono giunti colà danari da Venezia per fare i fanti, e ne sono levati per tutta Romagna. — 12 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì ] 988. Caterina al duca di Milano. — Notizie delle soldatesche venete. — Danni avuti dalla rapacità degli uomini d'arme che le ha mandati. — È disgustata dalla ingratitudine dei Fiorentini. — 13 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere.] ...Priego li voglia mandare tale capo sia da loro riverito et temute, perchè questi hominidarme sonno stati qui, non hanno hauto timore de 304 DOCUMENTO 988-989. alcuno et hanno desfacto sei o octo case bone in questa cità, cavando li legnami deli solari per fare foco ; per una somma de strame levavano, ne consumavano dece, che si se fossino governati corno dovevano , li strami non se serriano marzi, et hora se ne potoria havere altrimenti in questo bisogno : li portamenti deli quali in rubare et rompere apoteche et fare mille altri assassinamenti a questi nostri citadini et subditi sonno stati de natura si la Ex.* V.' li intendesse particularmente , gliene veneria pietà. Nondimeno ho tollerato il tutto per reveren da de quella, nè sum mai per manchare da tutto quello intenderò esserli grato. Nè pensi la Ex." V.* che siano stato maltractati. imo hanno havuto ogni cosa a saccomanno, corno dal Conte Achylle et da altri se ne può informare. Cosi se fossino bene portati loro Ho spexo il mio et messo li stati nostri in grandissimo periculo per amore prima dela Ex." V." et per qualche amicitia ho cum el magni fico Laurentio de Medici, parme chi serve a uno diserva al resto, et io non sum per volere ingrossare più el debito, nè per exponerme più a simili periculi. Cum fiorentini, corno ho dicto, non ho obbligo alcuno cum li stati. Si me farranno il nostro dovere non se li mancharà in servirli secondo l'obligo havemo cum loro: ogni di sum menaciata; et quando non facia dispiacere ala Cels." V." serviremo fiorentini si ce pagaranno, ....et io siando sollecitata per diverse vie cum grandissime offerte, che novamente per megio de Ser Piero da Bibiena me ne è stato facto summa instancia1 cercarò de assecurarnie cum stare a vedere, et non me impazare da alcuna de le parte et vederò dare qualche principio a Galleaz mio fiolo, quale ha comenzato a farse homo et non ha a sperare havere altro modo de vivere che l'arte militare, cum aconzarlo cum Venetiani.... 989. Caterina a Francesco Tranchedini. — Spiega all'oratore ducale di Bologna perchè fard passare per altra via il figlio Cesare che deve tornare da Milano. — 15 febbraio 1499. [Milano, Arcb. di Stato, roteine estrre, Forlì.] La magnificentia vostra non se debe maravigliare si ho facto in tendere al Ul.mo Signor duca mio barba quanto quella mi ha scri pto del non mandare Cesare mio fiolo per la via di Bologna, perchè non recognoscendo io altro patre nè superiore che la Excollentia sua, non mi paro fare se non mio debito ad communicare ogni mia occurrentia con epsa: et siando questa dela natura è, che o in lo an dare, o nel ritorno potria importare, non mi è parso tacerla. Il che 1 II duca rispondo nel glorno'lB confortando la contessa a con seguire 11 cattivo esemplo altra! e a confidare nel suo appoggio. 365 non ho facto per darli carico, nè imputatione, ma per participare le cose mie cum Sua Cels.", et da epsa expectarne debito consiglio et favore , maxime non mi parendo meritare che per li errori Riaves sero facto li soldati de altri, io o mio fiolo ne portasse interesse et scorno. La Mag."* V." sa quante volte gli ho scripto le mie justificatione, et epsa sempre monstrando siano state pocho intese, mi ha dato qualche punctura. Son viva, et non posso fare non me resenta et tanto più quanto ce vedesse il periculo de mio fiolo. Et perho la Mag."" V." non se persuada l'habi facto per darli gravezza, nè per diffidentia habia di quella, ma per obviare a quelle cose che se havessero ad tirare dreto magiori scandali. Dela Mag."" V.' pigliarò sem pre ogni confidentia, et cosi epsa po fare di me. Alla quale me offero. Forlivii die xv februarij 1499. 990. Caterina al duca di Milano. — Ringrazia del benevolo giudizio fatto su- Ottaviano suo figliuolo. — Allude alla quistione dei car riaggi del Bentivoglio. — Notizie delle milizie venete a Raven na, ecc. — 15 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....Ho recevuto in un medesmo di le lettere dela Ex.' V." de vii et xi del presente, per le quale resto molto consolata intendendo che in Cesare mio fiolo siano qualche parte li satisfaciano, che anchora me persuada che il paterno amore ne porta glielo facia dire, nondi meno istimo grandemente il sapientissimo iuditio dela Cels." V.", et parme per questo de lui non potere se non bene sperase, si non correspondesse cum li modi convenienti, quella lo excusarà per es sere il primo volo, et allevato como li scripsi da donne i quali ser rammo tutti hanno ad essere sempre boni fioli et servitori dela Ex.' V.°... 991. Instructio Alexandri Orphei de Ricano ituri Forlivium.2 — Mediolani, 18 februarij 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 992. Caterina al duca di Milano. — Notizie sulle mosse del conte di ■ Cesare Mario era nato 11 24 agosto 1180. * Nel dubbio che 1 Veneziani avessero a fare movimenti contro 1 Fiorentini, rac cogliendo gente a Ravenna sotto la condotta del conte di Pitlgliano, 11 dnca di Milano manda Alessandro Orfeo a Forlì, porchè abbia a risiedere presso la contessa, onde possa soddisfare alle occorrenze giornaliere e tenerlo avvisato del temuti movimenti. ;scìg DOCUMENTO 992-995. Pitigliano e delle milizie venete presso Ravenna. — 21 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potente estere, Forlì.] ....Fra quelli del Conte di Pitigliano et li altri erano in Ravenna et Cervia, possono essere circa milletrecento cavalli, muli da soma, et cavalli da tirare artellaria per questi monti : ne sonno arrivati de Paduana, Trivixana, Vicentino et Veronese asaj. Hanno facto carrigare in barcha xvm pezzi de artellaria grossa et non molto longha : al condure ala barcha duj cavalli li era per pezzo a tirarla, che comprehendo ad ogni modo ala relatione de chi li ha visto siano più che falconetti.... 093. Caterina al duca di Milano. — Lo ringrazia per la benevolenza che mostra a Cesare suo figlio. — Notizie varie. — 22 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....Dela satisfactione grande che la Cels.' V.' dimostra havere deli portamenti de Cesare mio fiolo, non posso se non restarli obligata, perchè scio procede dal paterno amore suo verso nuj tutti. Et ve ramente ne resto consolata, parendome che per il sapientissimo judicio de quella non vengha havere perso tante fatiche, quante ho durato in alevarlo, siando il primo volo et alevato da donne : quando manchasse in cosa alcuna, la Sub.li V." lo haverà excusato.... 904. Caterina al duca di Milano. — Lamenta che il signor dì Faenza non permetta il transito delle robe per uso suo proprio, attra verso il suo Stato. — Notizie di Ravenna, etc. — 23 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....Che raxone voglia, non siando rupto guerra , che le robbe non passino per le strate consuete, non lo intendo. Possono bene dire che vogliono paghi, ma obviarne il transito non Di novo non c'è altro, se non che heri sera a Ravenna, Cervia et Faventia se fece grande festa de fochi, bombarde et campane per la lega dicono essere facta tra Papa, re de Franza et Venetiani, quali demonstrano de ziò grandissima leticia et ellatione. Forlivij die xxiii februarij 1499. 095. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Le truppe sforze sche mandate a Imola sono state trattate male da quel gover DOCUMENTO 995-999. 367 iuttore. — Di qui si capisce che cosa possano sperare da Ca terina. Facesse essa la metà di quello che sa si ben dire! — Di questo egli qualche volta l'ha punta, e da ciò è nato un battibecco con lei. — 24 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.] 996. Caterina al duca di Milano. — Notizie varie. — È venuto da lei Malatesta de'Malatesta nemico di llamberto suo fratello. — Egli si offre al duca di Milano. — Per 400 o 500 ducati si avrebbe, e potrebbe esser utile contro Ramberto conte di So gliano. — 25 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 997. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Novità di Cesena. — È stato ucciso Corbizo da Castrocaro tornando da Caterina, che è accusata di averlo fatto assassinare. — 25 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.] Qui è adviso che in Cesena è seguita novitate per via deli fuo rusciti, alli quali pare che habino facto spalle alchune gente Marchesche cum consentimento del papa, havendo cacciato di fuora quelli dela parte de messer Polydoro. E stato morto anchora Corbezo da Castrocharo, primo homo di quella terra : il quale qui è significato che la contessa l' haviva mandato ad dimandare , et stato da ley , nel ritornare ad casa fu assaltato da alcuni balestieri, ferito et morto nel modo che fu il quondam domino Francisco da Saxatello : et da più canti è afSrmato che lo ha facto fare epsa Contessa: et ad mi lo ha scripto l'amico nostro secreto.... Ex Bononia xxv februarij 1499. 998. Caterina al duca. — Trecento cavalli dei Veneziani sono entrati a Faenza. — Alcuni devoti a quella Signoria e odiati nella loro città, li hanno chiamati. — Faccia avvertire quel castellano di stare con gli occhi aperti, ecc. — 27 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 999. Caterina al duca di Milano. — Notizie varie. — Dacchè egli non può provvedere Galeazzo suo figlio, essa lo manderà al soldo 368 DOCUMENTO 999-1002. di qualcuno come fanno anche persone di maggior grado del suo. — 27 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potente eetere, Forlì.] ....A Galeaz mio fiolo scio la Cels.' V." per essere gravata de molte altre spexe più necessarie , non potoria fare quello serria il suo bono animo verso nuj tutti. Luj non ha a vivere de altro exercitio che de questo. La Ex.' V." sia contenta che io li possa dare qualche principio , quale poteria essere hora de natura che non li mancharia mai puoi in vita sua. Io non riguardo lo exemplo de al tri, ma bene dico che siandoce deli altri, lo essere deli quali im porta più che el mio, che habiano deli noli da ogni parte al soldo, non me pare che a me, che per essere donna et per ogni altro conto sum de minore importantia , debia essere denegato potere fare il medesmo in beneficio del nominato mio fiolo.... 1000. Caterina al duca di Milano. — Notizie varie sulle milizie venete e sul conte di Pitigliano. — 28 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Forlì.] 1001. Il nuovo provveditore veneto è andato a Rimimi con 200 cavalleggieri e con 600 fanti che erano a Ravenna. — 1 marzo 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Forlì.] 1002. Alessandro Orfeo da Ricano al duca di Milano. — Lo rag guaglia di un colloquio avuto con Caterina. — 6 marzo 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Forlì.] ....Questa matina sono gionto qui, dove hono stato racolto humanamente dala illustre Madonna Contessa et signori suoi figlioli, et havendomi sua signoria questa sera voluto oldire , longamente ho discorso quanto havea in instructione dala Ex.* V.", et è occorso a tochare tutte le parte. Nè si potria dire circa la observantia et divotione che la prothesta volere in omni tempo havere ala Celsitu dine Vostra, tanto che fosse bastante, perchè in questa voluntà affirma de volere morire, et che la non no vole nanche ringraziamento alcuno, parendoli che questo sia il suo dritto, senza il quale non DOCUMENTO 1002-1003. B60 saperia dove fondarsi nè per lei nè per suoi figlioli in alcuno acci dente di fortuna.... Mi mottegiò doppoi cossi sorridendo perho del caso del signore Galeazo quello medesimo che l'ha scritto a Vostra Celsitudine che da Venetiani gli era facto offerta grande de darli soldo, et che quella doveria contentarsi che l'havesse questo principio; perchè in omni evento lei non mancharia del debito officio, como l'ha facto fin qui.... Forlivij vi Martij 1499. 1003. Cristoforo Lattuada oratore al duca di Milano. — / Vene ziani sono molto irritati contro Caterina. — Parole del doge sulle cause di questo esasperamento. — 6 marzo 1499. [Milano, Arcii, di Stato, Potenze estere, Venezia.] Commemorando (il doge) molte cose quale doveva havere facto contra questa Signoria la predicta Contessa, per le quale meritava li havessero usato altri termini che non hano, cioè che la ha preheso uno capo di squadra del Signore de Faenza, et tenelo in pre sone : che la ha facto prehendere soi citadini de Ravenna, deli quali haverne anche adesso uno in fondo di torre, et doppoi prendere altri soi soldati, cum nominare anchora che l'haveva facto robare li carriazi de messer HanibaI Bentivolio, et molte altre cose dixe el predicto Principe che la illustre Contessa doveva bavere facto contra questa Signoria, le quale non voleva racontare ; ma dixe ad uno secretario che dovesse fare mettere tutto in scripto , dicendo in fine epso Principe che '1 mi haveva facto questa risposta et par latomi liberamente senza consultare altramente li soi Consiglieri, perchè le cose erano cossi manifeste che non havevano bisogno de consultatione.... ....Et questo è quanto fo dicto in questo rasonamento de la illu stre Contessa de Forlì, contra la quale io ho conosciuto essere molto indignati costoro, perchè ultra el parlare del principe nel modo pre dicto, se levavano quasi tutti quelli del Collegio ad uno ad uno ad parlare in graveza sua, resolvendossi tutti in questa sententia, che li havevano usato troppo rispecto, et factoli melio che la non me ritava per amore dela Ex." V.'.... Venetiis 6 Martij 1499. Postscripta La indignatione grande dimostrata verso la illu stre Madona Contessa de Forlì accompagnata da la prohibitione facta dal Signore de Faenza, denota che costoro quando le cose non se componino in questa venuta del Signore duca di Ferrara, sa riano per fare quella impresa de Forlì, como già fo ordinato, et ul 370 DOCUMENTO 1003-1006. tintamente fo dicto al homo del Conte de Pictiliano per quelli doy savij de terra ferma, corno scripsi alla Ex.* V." 1004. Caterina al duca di Milano. — TI Bentivoglio propone di in tendersi cordialmente con lei. — Pare poi che i Veneziani lo abbiano istigato a farle qualche cosa contro. — Prega il duca a definire una buona volta la questione dei carriaggi svali giati. — 6 marzo 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze etere, Forlì.] Siando advisata per diverse vie dele querele faceano de me li magnifici messer Joanni et messer Hannibal Bentivoglij per que sti benedecti carriagij, mandai uno mio ad farli intendere la verità dela cosa et le iustificatione mie. Demostrorno restare assai bene satisfacti, immo messer Joanni intrò cum dicto mio in rasonamento lungo demonstrando grandissima inclinatione de benivolentia verso noi, narrando che non aspirando noi ale cose de Bologna, nè loro ale nostre, seria al proposito de l'uno et l'altro servare bona amicitia et intelligentia insieme cum multe offerte. Me parse remandarli il nominato cum farli intendere la mia bona dispositione a fare il medesmo et pregarlo ad volere chiarire in che cosa se poteva chiamare de me male satisfacto cum narrarli tuto quello in che me poteva dire offesa da lui ; perchè a volere resolidare la benivolentia fra noi, era prima necessario evomere et espurgare ogni cativa materia se retrovasse nel stomacho de l'uno et de l'altro, etc. 1005. Caterina al duca di Alitano. — Notizie varie sulle mosse delle soldatesche venete. — 7 marzo 1499. [Milano, Arch. di Stato, Volente etere, Forlì.] 1006. Caterina al duca di Milano. — È arrivato M. Alessandro Orfeo a risiedere presso di lei pel duca. — Essa dunque ri ferirà le cose a lui e non scriverà più direttamente. — 7 marzo 1499. ' [Milano, Arch. di Stato, t'olente estere, Forlì.] I Coll'aprlle 1499 lo lettere di Caterina si fanno assai rare, e per questa ragione: Il duca di Milano, per meglio sorvegliare la contossa od altro, mandò ad Imola Ales sandro Orfeo por risiedervi qual suo ambasciatore e riferire. All'Invio, Caterina ri spose dichiarando che da quel momento trovava inutile scrivere essa stessa, ma che DOCUMENTO 1007-1008. 371 1007. Caterina al duca di Milano. — Il signor di Faenza ha ri sposto che permetterà il transito di biade, frutti delle posses sioni, grano per uso della casa di Caterina, ma non armi nè cose pertinenti al governo, perchè durando tuttavia la guerra, i suoi superiori non se ne possano dolere. — 7 marzo 1499. [Milano, Aron, di Stato, Po*erai estere, Folli.] 1008. Alessandro Orfeo al duca di Milano. — Lo informa delle cose di Caterina. — Egli diffida del Baldraccani. — Caterina è molto sensibile alle buone parole. — Gli chiede di mandare a Milano Galeazzo suo figlio, sul quale essa ha grandi speranze. — 8 marzo 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] La Sua Signoria, como ho dicto, dimonstra optima volontà, et cum me parla omni di tanto reverentemente et teneramente de V." Il1."" S.' che non dubito puncto dela constantia sua, perchè la non dà evidentia de havere altro idolo al mondo che quella; in la quale tuttavia prothesta di havere collocato il firmamento d'omni suo essere : et pur questa sera la mi disse che la desyderava sopra modo se queste cose quietavano, venire anche una volta ala patria, solo per fare reverentia ala Celsitudine V.", et vederla. Quanto mi dispiace si è che la presti orechie ala malignità di costui, (del Bal draccani) benchè per ventura la lo potria fare anchora cum misterio. Et perchè levato esso Baldrachano de qui, il campo restaria a noi altri molto libero, perchè da luy infori et uno Achille di li berti da Cesenna che è qui, tutti sono dispostissimi al desyderio nostro, havendo la prefata Madona ditto de volere de proximo man dare uno da V." Ex." ; spero de farle mandare luy cum l'opera d' uno messer Francesco Fiorentino pievano de Cassina, qual può assai cum lei, et che è sincero servitore de V." Cels.' et de Signori fiorentini, per essere creatura del magnifico Lorenzo de Medici; di che ne se guirà dui boni effecti; l'uno che gliel toremo dapresso per qualche di, l'altro che quando sarà al conspecto de V." Ce1.' lei cum la prudentia sua saperà disponerselo o impaurirlo, como più la judicarà a propo sito : et per alcuno modo non bisogna che quella dimonstri per anchora di avvedersene, nè cum la sua Signoria scopre umbra alcuna; ma non serà se non opportuno che la scriva ad la prefata Madona una bona lettera dimonstrando piacere di quello l'ha inteso da me avrebbe comunicato tntte le sue occorrenze all'ambasciatore, perchè le riferisse al duca. E così, invece delle tanto caratteristiche Iettere della contessa, si hanno quello numeroso e assai prolisse dell'ambasciatore milanese, dalle quali torna oltremodo fa ticoso il levare I brani che possono in qualcho modo interessare la biografia della nostra eroina. R72 DOCUMENTO 1008-1011. del sincero suo animo, perchè le bone parole la prendano assai ; et cum fede ricordo anche a V." Il1."" S." che '1 sarà gran stabilimento dela cosa, se in essa lettera la gli domandarà il Signore Galeazo suo figliolo, et che la preghi a darglielo ala corte sua, perchè se bene l'havesse altro animo, che non credo perno, la non saperà negar glielo, et questa amorevole dimonstratione la obligarà anche più, et levarà la speranza a chi fa mal officio di malignare cum questo mezo; il quale a lei preme forte, perchè la fa gran dissegno su questo putto: mi riporto perho al prudentissimo suo iudicio, et quella se degni acceptare tutto da fidelo animo.... La Celsitudine Vostra se dignerà anche nela risposta farà a me tochare una bona parola del Signore Cesare, perchè non poteria exprimere quanta divotione il monstra al nome suo , et non vidi mai tanta fede in uno giovane, che como si parla de V.' Ex.'; il dice miraculi: ma quella adverta a non farne mentione alcuna in la lettera scriverà a Madona sua matre per bono rispecto.... Forlivij vm Martii 1499. 1009. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Caterina ha scoperto che Ottaviano suo figlio ha permesso ad alcuni di svaligiare i carriaggi del Bentivoglio. — Dolente, vuol fare la restituzione delle robe tolte. — Si è forte doluta con Ot taviano. — 8 marzo 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze etere, Bologna ] 1010. Ottaviano Sforza e Cesare Denano ad Ercole duca di Ferrara. — Il duca Valentino ha tolto loro ed occtipato certi terreni nello Stato ferrarese. — Chiedono giustizia. — 8 marzo 1499. [Modena, Arch. di Stato, cane. due. Lettere prlno. esteri.] 1011. Alessandro Orfeo al duca di Milano. — Notizie di Caterina. — Sue inquietudini. — Sua fiducia nel duca. — 9 marzo 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....Hier sera al tardo capitorono qui alcuni fanti che si facevano deli nostri, che dissero a questa Madona che cavalchava, che li inimici haveano presa la bastida de Signori fiorentini : di che non trovando fondamento in loro si alterò molto di questa nova che andavano seminando, et hebbe animo de farli despiacere. Questi nostri adversarij omni di non cessano do insinuare ala Si DOCUMENTO 1011-1012. 873 gnoria sua novelle di favore ale parte loro: e pur questa matina la mi ha monstrato una lettera venuta da Cesena ad Achille li berto che parla assai dela lega del re di Franza cum Venetiani, et del luoco reservato al papa, del matrimonio consumato da Va lenza cum la principessa de Taranto et dela venuta de Sancto Po tro in Vincula a Roma, et molte altre parole che se conoscono tutte drizarsi ad uno fine medesimo; et non ho anche veduto aviso al cuno qui che non sia de questa sorte, per modo che sorridendone cum la Sua Signoria ; la mi disse queste formale parole : togliamo quello che ce danno, et crediamo quello che volemo, perchè de niente se ha a dubitare per quelli che vivono sotto l'umbra delo illustrissimo signor duca, como facio mi.... Forolivij viiij Martij 1499. 1012. Alessandro VI investe Cesare Borgia dei vicariati d'Imola, di Forlì, etc. dai quali, dichiara decaduti come indegni i figli di Girolam Riario, e Caterina Sforza loro madre. — 9 marzo 1499. [Aroh. Vaticano, voi, il, t. 86.] Regestum vicariatus Alex. VI et Julii II. Alexander episcopus servus servorum Dei. — Dilecto filio nobili viro Cesari Borgie de Francia.... Celestis altitudinis potentie que in sui dispositione non fallitur ac statuit et decrevit ut homo hominibus preferetur humanum genus sub potestatum regiminibus submittendo, ut divisionis occasione sublata per unitatem superioris regentis ad iustitie et honestatis opera perpensius deducatur, vices, quamvis im meriti, gerentes in terris, inter curas multiplices quibus assidue prerimus illam libenter amplectimus ut ad regimen civitatum terrarum et locorum nobis et Romane Ecclesie subiectorum viros deputemus idoneos, fide preclaros, providentia circumspectos, experientia doctos et solicitudine vigilantes, qui prefate Ecclesie statum et honorem diligant, pacem ament, et concordiam nutriant, ac sine personarum exceptione unicuique iustitiam administrent, si eque prudenter et iuste populos regant atque gubernent quod laudabiles se recepisse rectores merito gratulentur. Cum itaque iniquitatis filii Octavianus Galeatius, Cesar et Sfortia alias Franciscus fratres filii et heredes quondam Hieronymi de Riario olim in nostris Forlivii et Imole civitatibus ac castro Sancti Mauri Cesenatensis diocesis earumque comitatibus territoriis et districtibus ac pertinentiarum terris castris locis et fortilitiis pro pre fata ecclesia in temporalibus vicarii qui ratione vicariarum huiusmodi civitates comitatus territoria et districtus, castra locaetfortilitia 371 DOCUMENTO 1012. predicta sub obedientia et devotione prefate ecclesie conservare et manutenere, ac ratione Forlivii mille et Imole civitatum ducentos florenos auri de Camera ac castri Sancti Mauri duas taceas argenteas ponderis unciarum sex pro qualibet ratione census Camere apostolico annis singulis solvere tenebantur, ac etiam iniquitatis filia Catherina etiam Sfortia eorum mater, tutrix curatrix et administratrix, nulla subsistente causa temere et de fa cto in solutionem dictorum censuum multis annis cessaverunt ac in continuata mora notoria et manifesta dictum censum non solvendo fuerint, et propterea venerabilis frater noster Petrus Archiepiscopus Reginus alme Urbis nostre Gubernator et Vicecamerarius de consensu et in presentia dilectorum filiorum presidentium et clericorum dicte Camere eosdem Octavianum Galeatium Cesarem et Sfortiam alias Franciscum ac Catherinam eorum matrem, tutricem, curatricem et administratricem et eorum quemlibet censuras et penas etiam privationis vicariatuum predictorum in concessionum feudorum vicariatuum et bonorum quorumeumque ab eadem Romana Ecclesia prò tempore factarum ac aliis nostris contra feudatarios vicarios et censuarios census per eos debitos non solventes emanatis litteris contentas et fulminatas ob illarum non paritionem et non solutionem Canonia censuum et iurium tam per ipsum Hieronymum dum in humanis agebat eorum patrem, quam deinde per eos diete Camere occasione vicariarum huiusmodi debitorum damnabiliter incidisse et incurrisse, ac civitates huiusmodi cum iuribus et pertinentiis suis illorumque vicariatuum caducitati subiacuisse et subiacere ac ad Cameram predictam devoluta fuisse et esse per suam diffinitivam sententiam declaraverit, eosque omni iure quod eis in illis alias competebat pri vaverit, et ab illis amoverit ac amoveri mandaverit, litteris executorialibus desuper et in forma solita decretis.... ....Octavianum, Galeatium, Cesarem et Sfortiam alias Franciscum prefatos ac illorum posteros et successores a vicariatu illosque et ipsam Catherinam tutricem et curatricem a regimine, gubernatione et administratione civitatum terrarum ac Sancti Mauri et aliorum castrorum, locorum, fortilitiorum, territoriorum,comitatuum et districtuum predictorum prorsus cecidisse.... decernimus pariter et declaramus ac illos vicariatu et omni iure huiusmodi dictamque Cathe rinam tutricem et curatricem omni administratione quatenus opus sit omnino privamus.... eisdemque Octaviano, Galeatio, Cesari et Stòrtie alias Francisco, posteris et successoribus ac aliis quibuscumque de eorum parentela, ac sanguine super vicariam, ac illis et dicte Catherine super regimine et administratione nec non gubernatione, et bonis ac omnibus aliis predictis perpetuum silentio cmnino imponimus. Et nihilominus ad personam tuam quamplurimis meritis pollentem, et singularibus virtutibus insignitam, ac aliis multipli DOCUMENTO 1012-1013. 375 cium gratiarum muneribus altissimus insignivit Datum Rome apud Sanctum Petrum anno Incarnationis dominice MCCCCLXXXX nono, septimo Idus martii pontificatus nostri anno octavo. Ego Alexander Catholice Ecclesie episcopus subscripsi. Segue il sigillo, e poi vengono le firme di 17 cardinali. 1013. Alessandro Orfeo al duca di Milano. — Il Baldraccani e il Tiberti confidenti di Caterina possono essere la rovina di lei; ma è impossibile il levarglieli da vicino. — 12 marzo 1499. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....Bisogna si sforzino di non mettere questa Madona in disperatione, perchè io non scio più che mi dire : et se ben la dica de continuo che '1 ha a stare in omni fortuna sempre unita cum Vostra Celsitudine, et io gli habia attestato che quella de Signori fioren tini è la sua propria, nè si può manchare cum l'uno che non si manchi cum l'altro; tuttavolta sarà iudicato più cauto ad assicurar sene più presto si può, et gli adimando de gratia a commandarmi como mi habia a governare per non lassare il campo cussi libero a quelli adversano ale parte nostre, qual non pretermittono alcuna occasione di precipitarla.... Havendo scritto fin qui è venuto a me quello messer Francesco Pievano che per altra ho scritto a V." Ex." et discorrendo meco di questa novità, me la dipinse anche più ultra ; et dice pur che sono quelli dui che precipitano questa Madona, et dimonstra che gli sia pocho riparo, se non stare a beneficio de fortuna, perchè se '1 si pensasse di levarglieli da presso, la è di qualità che la ruinaria il mondo per una sua voluntà. Se anche gli stanno, non solo perseveraranno in la malignità loro, ma porta pericolo che uno dì non ar discano di fare qualche grande scandolo, per essere il Baldrachano mimicissimo naturalmente de questo sangue ; et quello Achille homo facinoroso. Quella intende dove si trovano le cose, le quale Dio et la sapientia sua indrizi a bon camino. Il Signore Cesare et Madona Biancha ne stanno in una disperatione mirabile, ma non ardiscono a parlare. Il Signore Octaviano non pensa più ultra.... Forolivij xii Martij 1499. 376 DOCUMENTO 1014-1018. 1014. Caterina al duca di Milano. — Gli manda Antonio Baldraccani suo segretario. — 18 marzo 1499. IMilano, Arch. di Stato, Polirne estere, Forlì ] 1015. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Come voglia completare la sua Compagnia in modo che i nuovi ascritti non dipendano più dal conte Albertino che li comanda, ma da lei, sì che se que sti parte non ne conduca via seco. « Li uomini d'arme voglio « spezati et non conductieri, et tali che sieno bene a cavallo et « possino servire et fare honore Faccia le cose in modo « che nui siamo conosciuti per li padroni, etc. » [Firenze, Arch. di Stato.) 1016. Caterina al duca di Milano. — Gli raccomanda il conte Al bertino Buschetto che essa ama molto e che è alcampo al comando della Compagnia di Ottaviano. — Il Buschetto ha una que stione col duca di Ferrara per certe gabelle a cui sostiene non essere obbligato. — 24 marzo 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì-] 1017. Lodovico il Moro a Caterina Sforza. — La ringrazia delle notizie dategli di Cesena. — 2 aprile 1499, da Milano. [Milano, Arch. di Stato.) 1018. Alessandro Orfeo al duca di Milano. — Caterina vorrebbe venire a Milano. — 13 aprile 1499. {Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....Il Signore Cesare partirà fra 6 o 8 di per andare a Roma, et mi ha facto instantia che di novo lo raccomandi ala Celsitudine Vostra, et la preghi a dignarse de racommandarlo strectamente alo jjev »d C£ iii_mo monsignore Vicecancellero. La illustre Madona Contessa doppoi l'aviso di questo laudo, parla assai del volere per omni modo venire questo Mazo o Zugno a visitare la Sublimità Vostra, et dimonstra volere menare cum Sua Signoria il Signore Octaviano et Madona Biancha. Pur non mi dice giù anchora che gliene scriva; et potria essere et non essere.... Forolivij xiii Aprilis 1499. DOCUMENTO 1019 977 1019. Alessandro Orfeo al duca di Milano. — Descrive l'assassinio di Ottaviano Manfredi. — 14 aprile 1499. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....La Ex." V." haverà veduto quello li ho scritto dela partita del Signore Octaviano de Faenza per andare a Firenze. Hora che siamo ale xvi, sono tornati li suoi indreto, qual hanno portato no velle che heri matina il fu morto suso il zovo, et dicono che essendo stato la nocte a San Benedetto como se aviorono per montare suso l'alpe, se li misse dreto uno villano scalzo cum una roncha in mane, sempre seguitandoli lentamente, nè loro li havevano risguardo, como si fa : et quando furono in uno passo stretto sul ascendere la cima d'esso zovo, se li fecero incontro da xxv, a 30 homini, et uno vechio grande che era inanti a tutti, lassato passare il Pievano de Cassina, di chi ho molte volte facto mentione a V." Sublimità, qual era in sua compagnia, dede uno colpo nel pecto al prefato Signore Octa viano cum uno spontono ; ma trovatolo forte per la corazina, non li fece male alcuno; et lui voltato il cavallo subito se misse a correre al ingiù: et quando fu lontano uno pocho, se riscontrò in quello villano che ho dicto scalzo, quale cum nominato traditore li dede uno colpo de roncha sula testa che gliela divise; et quell'altri che lo seguitavano tuttavia sopraggiongendoli li detteno molte ferite, et il lassarono quasi morto, et senza dare altro impazo ali altri che erano octo cavalli et uno staphero, se ne andorono et in pocho d'ora spirò, senza potere mai parlare, solo cum spacio de havere la recommandatione de l'anima dal dicto Pievano. Per quello si ha fin qui, si crede che l'auctore de la morte sua sia stato uno figliolo de uno capo de parte da Castrocaro chiamato il Corbizo, qual tre mesi fa, fu ta gliato a peze tornando de qui a casa sua, et hanno sempre extimato che'l ne havesse havuto qualche causa lui, perchè era partiale grande del Signore Hestorre : et pur l'altro heri quando so parti de qui, esso figliolo de Corbizo li scrisse una bona lettera che lo scontrò per la via, per la quale li offeriva la casa et quanto lui posseva. Si dice anche che li erano de quelli delli Bosi di Val de Lamone. Il corpo è stato ri portato a San Benedetto et sepulto nela abbatia là. La Illustre Madona Contessa dimonstra grandissima displicentia de questo caso ; del quale se intenderò altra origine, ne darò aviso a V." Sublimità. De quelli da Casteldelzo non posso dire altro perchè fin adesso non si ha che '1 Conte de Pitigliano sia levato, nè li altri principiali. Si diceva bene a Ravenna heri che se li aspectavano, et hanno facto retrahere al sicuro quelli pochi strami li sono rimasti : credo perchè faciano factione cum magior misura nel mandare le gente ale stantie. So ben anche che V." Celsitudine dovette havere noticia de quelli 378 DOCUMENTO 1019-1025 spagnoli licentiati da Signori fiorentini, quali furono raccolti di là cum meza pagha.... Forolivij xim Aprilis 1499. 1020. Caterina al duca di Milano. — Gli manda Antonio Baldraccani .iuo segretario. — 16 aprile 1499. [Milano. Arca, di Stato, Potenze estere, Forlì.] 1021. Il piovano di Cascina manda un paniere di mandorle fresche a Caterina in Forlì. — 18 aprile 1499, da Firenze. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a Pr., filza 125, c. 69.] 1022. Istrumento rogato da Fabio Oliva notaio di Forlì, col quale Ot taviano, Cesare, Galeazzo e Sforzino figli del fu Girolamo Riario restituiscono « le doti » a Caterina Sforza Visconti madre loro e vedova del detto Girolamo. — 22 aprile 1499. INapoli, Ardi, privato Sforza. — Busta d'Imola, piccola.] 1023. Caterina al duca di Ferrara, — Gli manda Antonio Baldracani. — 23 aprile 1499, Forlì. [Modena, Arch. di Stato.] 1024. Francesco Fortunati a Caterina. — La guerra di Pisa è al ter mine. I Signori Quattro vogliono che Caterina elegga podestà di Forlì Gio. dalle Selle imolese. — 27 aprile 1499, da Forli. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr.] 102 S. Sul matrimonio di Pensiero Sassatelli da Imola impedito da Caterina. — 29 aprile i499. [Imola, Arch. Sassatelli.] In Christi nomine Amen. Anno Domini 1499 die vero 29 mensis Aprilis — Constitutus personaliter coram magnifico ac generoso equite aurato Domino Joanne de Castronovo Imolae Gubernatore dignissimo, eximius jurisperitus Dominus Penserius olim Thomae de Nobilibus de Saxatello Civis Imolensis cui prefatus Dominus Gubernator prout asseruit ex commissione et mandato Ill. D. D. Catherinse DOCUMENTO 1025-1026. 879 Sfortiae Imolee ac Forlivii Domin», obtulit velle eidem Domino Penserio dare in uxorem quandam mulierem mihi notario ignotam, sed ipsi Domino Penserio notam dixit et reddidit et asseruit , ac gratias egit, predictae Ill."" Dominae et predicto Magnifico Domino Gubernatori pro ea recipient. hujusmodi rotat. et oblation. asserens suae intentionis non esse se maritari, nec aliquam ducere in uxorem, quinimo effici Sacerdos, et ita promisit et se obligavit predicto Magni fico Domino Gubernatori et miti notario stipulanti vice et nomine om nium et singulorum quorum interest nec cum licentia nec sine licentia IH." D." N." se velie unquam maritari sub obligatione om nium suorum bonorum etc. et rogatus me Notarium infrascriptum ut de predictis essem rogat. et publicum conficerem de auctoritate etc. et fiat plenum et extendatur ad sensum mei sapientis ncn mutata stipulatione con." Actum in Palatio residenti» predicti Magnifici Domini Gubernatoris in eius Cameram, praesentibus Joanne Stephano olim Do mini Joannis de Castronovo, Marsino olim Petri de Pasqualibus de Sanct. Agatha, familiaribus predicti Magnifici domini Gubernatoris, testibus de praedictis adhibitis vocatis et rogatis. Ego Sigismundus Marconus Notarius rogatus scripsi, etc. 1026. Bolla d'Alessandro VI con cui toglie il Vicariato di Forlì e d'I mola a Caterina Sforza. [Firenze, Arch. di Stato, Carte di Urbino, ci. I, div. F. Ex libro Dhersorum Alexandri VI, fol. 132.] Alexander Papa Sextus. Dudum per alias literas monivimus omnes et singulos feudatarios Gubernatores , Censuarios Emphiteotos, administratores Civitatum. Terrar. Castror. et bonor. Sante RomanaeEcclesiae census, canones. taleas subsidia vel alia regalia sine jure Oamerae Apostolicae solvere debentes, cujuscunque dignitatis status gradus et preheminentiae forent ut tam pro praeteritis quam futuris temporibus infra certos ibi expressos sub excommunicationis ac omnis juris Vicariatus, Guberni feudorum et Emphiteoticorum bonorum hujusmodi a Sede Apostolicae sive Camera predicta eis Concessorum privationis poena ipso facto incurrendis, census, canonem taleas subsidiae et alia jura hujusmodi praedictae Camerae solvere deberent nec a solutione hujusmodi aliquo compensatione vel alterius quam solutione excusari ac defendi possent, decrevimus quoque ut literae suae dictae in Principis Apostolorum de Urbe ac Cancelleria Apostolica et Audientie causarum Palatii Apostolici valvis et in Acie Campi Floris affigi ac in audientia nostra harum predictarum legi ac publicari, ac omnes feudatarios, Vicarios, Censuarios 380 DOCUMENTO 1026. Canonem Censum et alia jura dictae Camerae solvere debentes per affictionem et publieationem hujusmodi (?) arctari poenas et censuras predictas incurrere perinde ac si eis personaliter intimatis et publicatae forent, nec non Dilecto etiam filio nostro Raphaeli Sancti Georgii ad velum aureum Diacono Cardinali Camerario sive ejus in dieta Camera locum tenenti presidentibusque et Clericis predictis per easdem literas commissionis ut contra Vicarios, feudatarios Censuarios, Gubernatores Administratores et debitores hujusmodi in solutione Censuum, Canonum, talearum, subsidiorum et aliorum jurium predictorum in terminis expressis cessantes ad declarationem censurarum et poenarum aliam privationis predictarum devolutionis quoque Civitatum, terrarum ac bonorum hujusmodi ad dictam Cameram eorum aggravationem et reagravationem et Interdictum Ecclesiasticum et brachii secularis inclusive absque aliqua monitione, requisitione , citatione procederent prout in eisdem literis latius continetur. Et quia quondam Dominus Hieronimus de Riario Civitatum nostrarum Imole et Forlivii Juriumque et pertinentiarum earumdem suo Ecclesia prefata Vicarius dum vixit et post ejus obitum illius filii et heredes ac Dilecta in Xsto filia Catharina Sfortia eorundem filiorum et heredum mater et tutrix, filiorum illorum Civitatumque predictarum et bonorum ac personarum filiorum et heredum pre dictorum Curatrix et Gubernatrix, in solutione censuum et Jurium dictee Cameree occasione Vicariatuum Civitatum predictarum debitorum per annos que (quinque?) cessaverunt et diu licet expectati fuerint et dietse Camerte census hujusmodi solvere deberent, tamen filii et heredes Coiuitis et Catherina Mater, tutrix, Curatrix et Gu bernatrix predicta, obstinato animo a solutione Censuum predicto rum semper cessaverunt ac cessavit de presenti in gravem dictae Camerae praojuditium et mandatorum nostrorum contemptum. Et propterea censuras et poenas etiam privationis et devolutionis suae dictas temere incurrorunt et quoniam sicut accepimus a nonnullis revocari in dubium propter comparitionem cujusdam Augustini Spinolae asserti dictorum heredum conjuncti ex defensorio illorum no mina in Camera Apostolica factam vel alia de causa aut contra Catherinam matrem et tutricem curatricem et Gubernatricem praedictam, ac filios et heredes dicti Comitis tam a minoribus vigintiquinque quam impuberes poenas et censuras juris et in dictis nostris literis contentas quoad privationem Vicariatuum et jurium Civitatum et honorum predictorum ac illorum caducitatem et devolutionem ac declarationem pretextu tutelae dictae Catheriuae tutricis in dicta Camera non exhibitae ac specialis citationis in personas dictorum heredum in pupillari sive minori aetate existentium postea non factae seu ob culpam et tirannidem dictae Caterinae, DOCUMENTO 1026-1028. 381 vel ob expiratam seu cessatam de jure et non de facto tutelam seu curam filiorum et heredum predictorum procedi prout nos attendentes quod tam dictus quondam Hieronimus Comes dum vixit quam ejus filii et heredes ac Catharina eorum mater, tutrix, curatrix et gubernatrix p." (?) tam ante quam post publicationem et intimationem dictarum nostrarum literarum ut premittitur facta in solutione censuum predictorum semper particulariter cessarunt et cessant de presenti in mandatorum nostrorum contemptum dicteque Camerae prej udicium ad summovendas hesitationes et altercationis materiam et ne per cavilationes et subterfugia solutio Jurium dictae Camerae solutorum alterius defecerit, tenore presentium Motu proprio et ex certa nostra scientia declaramus in et sub dictig literis nostris omnes et singulos cujusqae aetatis vel sexus etiam impuberes et infantes comprehensos fuisse et comprehendi , nec non Vice Camerario, praesidentibus et Clericis predictis eidem motu et scientia committimus et mandamus quatenus praemissis defectibus et aliis non obstantibus, ad declarationem dictarum censurarum et poenarum Juris et aliorum in literis nostris contentarum nec non declarationis privationis dictorum poenarum Terrarum Vicariatuum feudorum et omnium Jurium quae in dictis Terris habent aut possunt habere possunt, tam contra dictam Comitissam et administratricem quam filios et heredes impuberes et minores dicti quon dam Comitis omni postposita appellatione et exceptione procedant et procedere debeant ac alia faciant ac fieri mandent, quae in dictis literis mandent premissis ac quod de Tutela seu Inventario Tutricis non appareat, Constitutionibusque et ordinationibus Apostolicis stilo Palatii coeterisque in contrarium facientibus non ob stantibus quibuscumque statum et merita omnium praemissorum etiam si majore expressione indigerent pro sufficienter expressis habentur. Placet et ita Motu proprio declaramus admittimus et mandamus. 1027. Caterina al duca di Milano. — Lo ringrazia delle premure mo strate per le cose sue. — 1 maggio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 1028. Caterina a FrancescoFortunati. — Si lagna che Steno trascurali i suoi uomini d'arme. — 4 maggio 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] Ho havuto tucte le vostre, per le quale me scrivite de tucte le cose de là et insieme inclusa la nota de la nova declaratione facta per 382 DOCUMENTO 1028-1030. lo Ill."° Sig Duca de Ferrara. Per havervi per altre mie scripto quanto me occorre, non dirrò hora altro se non che non posso se non retrovarme molto male contenta del modo servato per Ser Pier Francesco in mandare quelle nostre gente d'arme senza alcuno governo : che non si siando il Conte Albertino, serria stato suo officio andarli lui a portarli dinari e a trovarli et condurli unitamente sino a li loro allogiamenti. Vole bene essere paghato, et le regalie sue : Me ma raviglio eciam de voi in questo caso, et anco del Magn.c°Laurentio, che se dovea pure considerare ad che periculo se exponevano venendo como vengono; e, quanto scandalo ne succedesse, como facilmente poteria accadere, ce serria et danno et scorno; quale cosa io cerco fugire al più posso. Cognosco bene ce ha pocha advertentia et cura a tucte le cose nostre: non credo però da alcuno canto meritarlo. Valete. Forlivii 4 Maii 1499. 1029. Caterina a Leonardo Strozzi. — Allude ad una commissione di cavalli che voleva far venire di Spagna per sé e per alcuni suoi amici. — 6 maggio 1499. Spectabilis vir et amice carissime. Ho veduto quello che voi me rispondete del non potere havere havuto risposta de le lectere scripte a Don Zannico.... Ciancio de Sibilia in Hispania, et la richiesta me fate do intendere la somma de li denari se ha ad exborsare là. Ad che non farro altra risposta se non che dovite havere la lectera quale ve feci scrivere dal Pievano in quello tempo ; et da lui che hora se ritrova li, ve ne poterite in formare. Haverò bene caro intendere si la Commissione è andata in buona forma, perchè habiando scripto là, et promisso quà, a qualche mei amici servirli, non vorria restare cum vergogna; et quando per la via vostra non potessi essere servita, cercheria qual che altro megio per non restare cum questo scorno.... Forlivii 6 Maii 1199. La alligata adrizarite a suo camino. 1030. Caterina al duca di Milano. — Ha mandato Ottaviano a Lo reto, etc. — 11 maggio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze calere, Forlì.] Havendo mi obbligo di un voto a Sancta Maria da Loreto, et non tornandome a proposito 1' andarvi adesso, l' ho facto trasmu tare in Ottaviano mio Colo; et perchè desidero che'l vada cum bona compagnia per ogni respocto, ho preso securtà cum la Ex." V." de DOCUMENTO 1030-1032. 383 fare electione de messer Alexandro Orpheo insieme cum Andrea de Pazi commissario et oratore qui residente, per Signori fiorentini: et benchè sapia per Immanità di quella essermi licito servirmi deli suoi cum fiducia in ogni caso, nondimeno ho voluto advisarnela, et pregare V." Cels." ad havermi per excusata si ho preso arbitrio de mandarlo, sencia expectare licencia da Lei, perchè l' ho facto, aciò che Octaviano si trovi qui ala partita de Cesare per Roma, quale ha ad essere presto: et seranno tornati loro fra sei di, o octo al più tardo. In questo mezo li resta il Cancellero suo, et occurrendo cosa de momento non se mancarà dal debito officio, sin che'l retorni.... Forlivij xi Maij 1499. 1031. Alessandro Orfeo al duca di Milano. — Di un voto fatto da Ca terina di andare a Loreto. — 11 maggio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenei estere, Forlì ] .... La illustre Madonna Contessa mi ha ditto da duj di in qua volere mandare per satisfactione d'uno suo voto il Signore Octaviano suo figliolo a Sancta Maria da Loreto ; et che la faceva dissegno di mandare il Commissario fiorentino et mi in compagnia sua: et io le ho sempre risposto, como soglio fare in tutte l' altre cose, che la mi può commandare senza alchuno respecto, perchè il principal commandamento ch' io ho dala Ex." V." è di doverla obedire, como la persona sua propria. Et veramente io non stimava però che la dovesse farmeli andare senza licencia de quella. Ma hogi la mi ha fatto intendere avere deliberato mandarlo domane, perchè essendo statuita la giornata del partire del Signore Cesare per andare a Roma alli 20 de questo, che pare li sia data per felice, vole che '1 sia tornato prima che '1 si parta. Et cosi ha astretto il Commissario et mi a volerli per omni modo andare, per suo amore domatina, di cendo che '1 non sarà viagio più che di otto di.... Porolivij die xi Maij 1499. 1032. Caterina scrive a Lodovico il Moro pregandolo a mandarle in secreto messer Giovanni da Casale. — 12 maggio 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. Pr.] ....Illustrissime princeps ac excellentissime Domine Domine et p.' observandissime. La excellentia vostra sa quanto questi giorni li feci intendere per Antonio Baldracano mio secretario circa le cose mie particulare da Fiorenza et qualche altre occurentie nostre: mi DOCUMENTO 1032-1035. Et perchè non posso remandare più epso Antonio per non lo mettere a periculo della vita per le insidie li forno poste da questi da Faventia nel suo ritorno per amazarlo : Pertanto desiderando io proce dere per ogni mia actione con il sapientissimo consiglio favore, et auctorita de la Excellenza Vostra quale sola recognosco amo et reverisco per superiore, et Padre ; Priego quella voglia essere contenta mandarme secretamente fino a qui messer Joanne da Casale quale fra li altri suoi sonno pratichati di qua me e parso retrovarlo et ala Excellentia Vostra fidelissimo et verso me amorevolissimo.' Per che per lui faro intendere a la Ce1." Vostra tutto quello me accade a Firenze che assai me importa et prima havero resoluto el bisogno cun epsa che se sia potuto saper per altri: Ala Excellentia Vostra e a Messer Joanni intendo habia a correre alcuno interesso o spexa; perche io li provedero opportunamente al tucto; Quella adoncha se degni sa tisfarme quando non sia cum suo grave prejudicio et sinistro, ma non ne facia parola cum alcuno sino che circa a zio non serra fatto fir ma doliberatione : Il che conumerarò fra li altri oblighi immortali ho cum la Excellentia Vostra. A la quale devotamente me ricomando. Forlii die xii Maij 1499. 1033. Catorbia al duca di Ferrara. — Relativa ad ima faccenda trat tata tra loro. — 14 maggio 1499. |Modena, Arch. dì Stato.] 1034. / figliuoli di Caterina Sforza cedono alla madre l'amministra zione dello Stato. — 18 maggio 1499. [Napoli, Aron. Sforza, busta H, 2, Bozze di memorie della famiglia Riario.] 1035. Caterina a Francesco Fortunati piovano di Cascina. — Il Ri sortoli smarrisce un libro di conti. — Caterina, vista la mala amministrazione da lui tenuta, gli dà commiato. — 19 mag gio 1499. [Flronze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] Non se retrovando certo Libro de li nostri, quale Risorboli monstrava per certo suo inventario havere assignato ad Antonio da Ri mino, habiandone facto amonitione più volte aciò venisse in luce, non ne è reusito alcuno effocto, feci intendere a l'uno et l' altro che diliberava se ritrovasse, et che non voleva se partissino de Cita1 Questo Messer Giovanni da Casale era creduto amante della contessa. DOCUMENTO 1035-1038. 385 della si non me lo assignavano. — Risorboli mostrò che questa cosa 10 gravasse molto, et me adimandò licentia: unde examinato come sieno passate le cose mie già tre anni, et quanto poco fructo me ne sia seguito circa la expedictione de le cose, le ho rimesse in mano che sapite, me ne sum più volte doluta cum voi, vedendo che le gharre (le gare) loro vengano in mio detrimento. Sum stata contenta dare bona licentia a Risorboli, et ho voluto che Antonio me assigni li libri et scripture ha de le mie in mano : che cercharò uno me sati sfacci meglio non hanno voluto fare loro. Voglio faciate intendere i1 tucto al magnifico Laurentio aciò sia informato de la verità, et aciò scriva a ciascuno che loro me assegnino tucti li libri et scri pture mie ancora fussino.... (parola indecifrabile) perchè rateando mene alcuna, non saria a suo beneficio et a nui poteriano generare grande interesse che scio le lectere de S. M. valeranno in ziò pure assai. Valete. Forlivii die 29 Maii 1499. 1036. Caterina a Leonardo Strozzi. — Sopra vari affari tra i quali si ricorda la commissione de'cavalli in Spagna. — « Bene vi dico « che de ora inanti non doviate nè fare pagare dinari nè « dare robbe se da me non havite lectera sotoscripta de mia « propria mano, che intendo le cose vadano altrimenti non « sieno andate finqui. » — 22 maggio 1499, da Forlì. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr.] 1037. Caterina a Leonardo Strozzi. — Vuol cambiare tre muli. — 24 maggio 1499. [Firenze, Arch. di Stato, lled. a. Pr.] Mandiamo tri muli per cambiarli ; quando ce sia il modo da farlo haveremo caro li cambiate, si bene ce andasse qualche giunta, che sapite voi il gosto de li nostri, che per mano vostra forno pagati. Quando non li fosse comodità da cambiarli, remandateli subito adrieto. Valete. Forlivii die xxiiij Maii 1499. 1038. Il duca di Milano a Caterina. — Impossibile la pratica di un matrimonio che essa voleva combinare. — « Messer Galeaz zo » (?) non intende maritarsi. — 27 maggio 1499, da Ferrara. [Modena, Arch. di Stato.] me, DOCUMENTO 1039-1042. 1039. Caterina al duca di Milano. — Non può rimandargli il Baldraccani perchè era stato minacciato di morte in quel di Faenza. — 29 maggio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] Ritornandosene messer Alexandro Orpheo chiamato dala Ex.' V." habiando havuto per li suoi opportuni deportamenti dela stantia sua qua singulare piacere et satisfactione per haverlo cognosciuto vero servitore de quella- et a me affectionatissimo : non potendo reman dare a V." Cels." Antonio Baldracano mio secretano sencia gran periculo per le demonstratione facte in questo suo ultimo retorno per questi da Faventia da volerlo o amazare, o havere in le mano, ho conferito cum epso messer Alexandro alcune cose quale habia ad referire ala Sublimità Vostra. La prego se digni auscultarlo sepa ratamente et prestarli fede non altrimente facesse a me propria si personalmente parlasse cum quella.... Forlivij 29 Maii 1499, da Imola. 1040. N. N. al duca di Milano. — Aspetta da Caterina risposta alle cose riferite. — 4 giugno 1499. [Milano, Arch. di Stato.] 1041. Fra' Paolo da Tortona, priore del convento di S. Domenico d'I mola, scrive a Lodovico il Moro di aver dette le cose da lui com messegli alla contessa sua nipote, la quale gli è parsa avere udito tutto con volto ilare ed animo gratissimo. — 4 giugno 1499, da Imola. [Milano, Arch. di Stato.] 1042. Caterina al duca di Milano. — Cesare suo figlio le ha scritto da Roma che il cardinale Raffaele Riario « li ha facto resignatione « de lo archiepiscopato de Pisa. » — 6 giugno 1499, da Forlimpopoli. [Milano, Arch. di Stato, Potenza estere, Forlì.] Havendo havuto nova in questo di per littore de Cesare mio nolo, como il Reverendissimo Cardinale de San Georgio li ha facto resignatione delo Archiepiscopato de Pisa, ancora me persuada che per la via de Roma quella ne possa havere havuto notitia ; tuttavia per non mancare dal debito mio, ne ho voluto dare adviso ala Ex.' V." sapiando che quella ne haverà piacere insieme cum noi, per la fi liale nostra observantia verso epsa, dala quale speramo ogni adiuto et favore, a ciò possa ascendere a magior grado : Perchè dala Cels." V.' DOCUMENTO 1042-1043. B87 depende ogni nostro bene et exaltatione, et cosi di continuo recommandiamo noi et cose nostre a quella.... Foripompilij 6 Iunij 1499. 1043. Pegaso a Caterina. — Ragguagli sopra le negoziazioni e i trat tati di Caterina con Roma ; e sopra le cose della Romagna. — 20 giugno, senz'anno, ' da Roma. [Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr., t. 78. n. 210.] Illustrissima et Excellentissima Domina Domina Mea honorandissima post Comen: Per più vie ho scripto a questi di alla Excellentia Vostra per quel sdegno, chel Balestrieri che ultimamente non volse venire per le mie et so bene che appieno quella havera inteso in che dissen sione si trovino Monsignore Ascanio : el Reverendissimo Camarlingo, per il che sara tolto a Vostra Excellentia hora ogni suspecto et anco se scopriranno se inganni o tradimenti ci furono mai : che me ne alegro per quel poco de lo interesse chio ce havevo, che e stato tenuto et reputato tramatore ingannatore et mezo ribello di Vostra Excellentia la quale da ogni tempo trovara esser vero quello li dissi al Reverendissimo Cardinale nostro, et di me anchora et più etiam chio non dissi: dolmi bene essere stato io el battuto et desgratiato, da luna parte e l' altra, et me desperaria se io non aspectassi ristoro in qualche modo, et se Monsignore Ascanio, se conci liato, et se riscatta per amor de vostra Excellentia et anco per que sta discordia, et aiuti a una bona conducta, sara stato questo un bono sdegno. Per la lettera de Zuan Zavatta sono etiam le cose in miglior ter mine, et ogni di spero meglio cosi facci sempre la Excellentia Vostra, che al stringer del chiodo stringe più la Camisa del Giuppone, ognuno dextramente, et secretamente, che il tempo e il meglior maestro che sia, quando vel dico la Excellentia Vostra mei creda chel Car dinale e disposto di volerne piu ne meno, che quella vogli, et se qualche uno volesse malignare con Vostra Excellentia e con Messer Iacopo2 non li date horecchie, anzi savij et prudenti, vogliate toc care le cose con mano, et basta. El Cardinal Savello, et il Colonna sono andati ad hostia (a Ostia) dove si debbe trovare Don Federico, et lo accordo si stringe et si tracta forte. El Signor di pesaro anco non ha fatto la mostra, et si cominza 1 Debb' essere del 1498 o 1499 parlandovlsl della renunzla che il duca Valentino fece alla dignità cardinalizia. * Giacomo Foo. La lettera è dunque al più tardi del 1495. DOCUMENTO 1043. a trovar di mala voglia, perche non hara mai alli segni che lui vede, ne in dota, ne in presenti ne in soldo de uno anno, ne di duj, quanto ha speso, che prima si partissi da pesaro si trovava haver speso de ducati ventotto milia, poi per la via, et poi in Roma spende dal or dinario ottanta ducati il giorno, che faranno un numero infinito, alfine se messo a grande sbaraglio, che se de questi due o tre anni el Papa mancassi, non li basterebbe Pesaro, et quante terre ha, poca gratia ha havuto, et ha a Roma, la Excellentia Vostra mi perdoni si bene, è suo parente, la moglie non è troppo bella anco. i La pratica di far cardinali pel la venuta dello Imbasciatore de Spagna et per il tractar che si fa lo accordo, è alquanto sopita et Monsignor Aschanio sta in travaglio ben che poco si curi che vadi come vole la cosa, ha da star bene a casa sua, cioè in Roma, et in corte, che questa chiamo la casa sua. Queste grandi concordie di ponente fanno etiam suspecto et paura alle cose di questa corte et anco de Italia perche non si da credo senza grandissimi vantaggi non habi seguito la ingiuria Maximiliano, contra el Re di Francia, et senza gran desegni de tetti doi. In questo accordo il Papa se ingegnera di far grandi li soi fi glioli el Duca et quello era arcepescopo de Valentia, che più non vole esser prete,2 et totti doi cerchera assettarli bene in Italia, et creda la Excellentia Vostra che fa lochio in Romagna, et qualche pensiero et qualche ragionamento, tutti stemo ali Erta, et vigilanti, el Camarlingo me ha imposto, ne vole che io tutto el dì facci altro, so non che pratichi, dove el so bene li advisi chio ogni sera li do, et con tanto piacere che se puncto la Vostra Excellentia me favoreggiasse, et me aiutasse, haveria meglio el modo de starmi tutto el di su le scolte et su le vedette, ma son ridocto a tale, et gran meze a voi et al Cardinale che spesso per guadagnare qualche cosa me bisogna at tendere ad altro : Quanto poco manco laltro di, che non dette nella rete Iacomo da Ronco, 3 che se vostra Excellentia vedesse come ve gliati et perseguitati si tengono, ne haveria piacere ; hor basti. Altro al presente non occorre scrivere di mano in mano, el Si gnor Livio sta benissimo et se reccomanda alla Excellentia, cosi Bernardino, et il suo maestro molto singulare persona, il simile el protonotario, et Messer Ottaviano, et io insieme con essi sempre me reccomando alla Excellentia Vostra. La qual prego se digni rispon dere al parer suo, et delli benefitii, et del farmi qualche (bene?) at teso tanto danno che so rimasto mezo desfacto. Et bene valeat. Rome xx Iunij. Servus Pegasus. 1 Lucrezia Borgia? * Cosare Borgia. 3 Uno di coloro che nudioi auul prima avevano ucciso Girolamo Kiarlo. DOCUMENTO 1044-1046. 389 1044. Francesco Tranchedinì al duca di Milano. — Caterina è accusata di essere stata causa della uccisione di Ottaviano Manfredi. — 20 giugno 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.] Io intendo da certo altro locho che contro la Contessa si machinano alchune cose deverso Forlimpopulo, ossia per via et designo di quello deli Ordilaphi, o di quelli Bosi et altri che hanno aspirato alla morte del Signor Ottaviano di Manfredi, et che questi che go vernano il Signore di Faenza sonno in mala dispositione verso epsa Contessa. Donde proceda nol saprei ben judicare; laxaronne fare judicio alla Ex." V." quale sia certa che la Contessa ha de grandi emuli per la morte di quello Corbizo da Castrocaro et per il caso seguito del Signore Ottaviano de Manfredi, se bene da ley fusse stato favorito: judicando Faentini et deli amici soy proprij che la non se sia saputa governare nè con il Signore di Faenza, come genero et fiolo : et cum questo altro essere stato causa di condurlo ad mal capitare. Del che dimostrando mala contenteza, non basta ad expurgarse appresso, chi intende et cognosce : et di ciò ho voluto dare notizia a V." Ill."* S.« per quanto intendo da bon loco; et subgiongo che dubito grandemente per queste cause non habino ad seguire qual che altri inconvenienti, alli quali era assay bono remedio la restitutione deli carriagi de messer Hanniballe et la reconciliatione con il magnifico messer Zoanne, per li odij et improperatione tra loro se guiti, et persuasi da più anni in qua; donde io dubito cum qual che occasione si cercaranno vindicare l'una parte et l'altra... Ex Bononia xx Iunij 1499. 1045. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sopra vari affari. — Vuole i conti e il pagamento dei debiti di un tal Pierfrancesco suo cancelliere « che per certo la robba nostra pare molto suave « et dolce ad altri, et noi non siamo per zetarla via per darse.... « troppo grande fatica et difficultà ad acquistarla. » — Ha no minato un altro cancelliere. — 21 giugno 1499, da Forlì. [Firenze, Aron, di Stato.] 1046. Caterina a Francesco Fortunati. — È angosciata dalla ingra titudine dei Fiorentini. — 28 giugno 1499. [Firenze, Aron, di Stato.] Havemo visto quello ne scrivite, unde volemo siate cum quella Sig." et cum il Magn.eo Laurentio, et faciate instantia che, quando il servizio nostro non siano per acceptarlo, ce vogliano almanco sati sfare de quello restiamo ad havere como è conveniente et rasonevole. 390 DOCUMENTO 1046-1049. Ma bene saremo contenti che voi recordate a le loro Sig/i' che il servire et la fede nostra non merita questo premio. Che noi, como è manifesto a tucto il mondo, havemo messo suso il Tavoliero la Robba persone et Stati per farli beneficio, ancora che a questo non fossimo obbligati. Cosa che da nullo altro Signore nè Conductiero suo è stata facta : et per tale cagione haveressimo creduto, quando mai non fos simo stati al Soldo di Sue Sig.'*, haver meritato perpetua provisione da quelle. Da le quale non ce potiamo persuadere procedano queste cose, ma più presto da la malignità de qualchi malevoli. Tuctavia la cosa è qui. Noi provideremo per altro verso a le cose nostre, facti più accorti a la nostra spesa, et potria occurrere de li tempi che forsi non saria manco al proposito il servitio nostro di quello sia stato fin qui ad altri. Non è nostro instituto zettare li beneficii facti in ochi ad al cuno, ma in questo caso la passione ne fa parlare liberamente. Voi potete rendere amplissimo testimonio de la fede et innata dispositione nostra verso quella Excelsa Signoria de la quale non siamo mai per mancare et similmente de le opere nostre promptissime in li travagli passati. Però extenderitive in farli intendere il tucto cum quello modo ve parerà più expediente, aciò cognoscano loro Signorie che noi ce resentiamo, secondo che ne la fede, prudentia et virtù vostra ci con fidiamo. Et cosi ve stringemo a fare omnimamente. Valete. Forlivii 28 Iunii 1499. 1047. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Manda al campo Stasio Pro gnato per pagare i soldati e per mostrare al conte Albertino (il co mandante) « et a ciascuno le raxone loro. » — 30 giugno 1499. [Firenze, Arch. di Stato.] 1048. duca di Milano a Giovanni da Casale. — Pregato da Ca terina, provvederà ai bisogni di Chiara sorella di lei. — 6 luglio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 1049. Francesco Fortunati a Caterina. — Verrà a lei in legazione Ni colò Machiavelli. — / Fiorentini sono fermi nel tenersi ainica Caterina. — Finita la guerra di Pisa, la compenseranno di quanto ha fatto. — 11 luglio 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr."] Per Baccino di Piero Rodolfi hara hauto la Signoria Vostra lultima mia, e per quella intesa la deliberactione factasi per questi DOCUMENTO 1049. 391 Ex. Signori e nomini chiamati ad questo assetto, di poi sono stato con loro Signori per intendere chi veniva e quando da quella : Diconmi havere deputato, Nicolò Machiavelli Cane." de Signori Dieci no bile e docto giovane fiorentino, quale ha commessione partire subito meco, ad che ho risposto, non potere satisfare, per havere commes sione da vostra Signoria non mi partire de qui sanza licenzia di quella. Fannone el diavolo, et io per questo ho risposto che egli hanno facto tale deliberatione, che mi toglie lanimo ad venire dinnanzi ad Vostra Excellentia : risposonmi che quando e' non piacessi e' modi si propon gono ad quella, la satisfaranno in ogni modo, et che hanno deliberato che questa amicitia duri e perseveri sempre ; e però venga a ogni modo ; Ho risposto scriverò come loro Signori vorranno, e cosi farò. Credo che costui partirà lunedì e fermerassi almancho con Vostra Excellentia dieci giorni, e tanto infine che e' si convenga seco : a me pare che solo Vostra Signoria habbia ad pensare, quale gli satisfa più o lessero condocto a tempo di guerra e havere ad cavalcare, o ad tempo di pace e haversi a stare alle stanze che puo essere come non sarà rassegnata se anche casi a tempi debiti pagare come se fussi fora, e potrà dire di farsi più questo capitale con questi.... Signori che in fine sono per satisfarlla {sic) indubitatamente, et indicando la signoria Vostra essere bene fermarsi per piu duno anno dicalo, che in ogni modo, come ho detto sara satisfacta, perche cosi è stato consigliato, per ciascuno, si che pensi hora quella quel che fa piu per lei, e do mandi, che alfine sarà consolata, e faccia in contrario chi vuole, e operi a suo modo: che la cosa è in loro, nessuno si puo disdire, è vero che questa città è in disordine di denari per le spese ha haute sopra le forze sua tanti anni che e ragione che questi Signori cercano alleggerire spese con Vostra Excellentia, et non sarà prima hauto Pisa, si leveranno da dosso altucto di molti loro condottieri ritenendosi sempre (dicono) Vostra Excellentia e restorandola delle opere facte, e danni ricevuti per loro a questi tempi; e però Vostra Signoria non pigli admiratione se eloro (il laro) mandato, gli comincia ad preporre prima alle stanze con X" ducati o con provisione tanta o simili agiramenti, perche ha commessione di fare ogni opera si alleggerischino con Vostra Excellentia non per dannificarla, ma per poterla meglio satisfare, con modo (come ho decto) ricognoscere comulare e'beneficij ricevuti da quella : siche non si adirassi seco : dica quello che lei vuole e stia ferma che sarà compiaciuta ricordandole chella pensi bene a facti sua, che lasceno (?) gli bisogna ; ne gli posso dire di qui altro: bastigli che in ogni loco sempre io sono suo dadovero : e che io non sono pero, ne da essersi vilipeso comunche mi sia, voi sola ne havete a disporre, e cosi havendo loco sero, con L." insieme me li racomando, confermandole che io lho servita bene in ogni parte. — Florentie die xi Iulij 1499. 392 DOCUMENTO 1050-1053. 1050. Caterina al duca di Milano. — Negozi pubblici e privati. — Ha seco la sorella Chiara, povera e derelitta, etc. — 11 luglio 1499. [Milano, Area, di Stato, Potenze eetere, Forlì.] ....Riccommendai ala Ex." V." Madona Clara, mia sorella, quale se ri trova qui como desperata per mancarli il modo del vivere. Intesa la resposta me ha reportata Antonio predicto, la ho confortata asai. Secundo mi è parso expediente, et rasonando cum epsa, mi ha dicto il marito essere stato recerchato da San Piero ad Vincula a passare de là, et se le cose se involvessino per la venuta di Franciosi, me pare comprendere non siando tractato altrimente, se adherirà facil mente a quella volta per retrovarse in mali termini. La Ex." V." scia si può fare cosa de momento: io per fare mio debito ho voluto significarli il tutto. Laudaria bene che la V." Cels." pigliasse per più respecti tale modo che potessino havere da substentarse. Che quando la Ex." V." li provedesse del modo da vivere, credo pure se interteniriano cum speranza che poi cum il tempo epsa li havesse ad fare migliore provisione. Porlivij xi Iulij 1499. 1051. Caterina alla Signoria di Firenze. — Richiesta di milizie dal duca di Milano, chiede se la Signoria intende di trattenere per un altro anno Ottaviano e la sua Compagnia ai servigi della re pubblica. — 12 luglio 1499, da Forlì. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., Legazioni e Commissioni.] 1052. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Lodovico il Moro suo zio duca di Milano le chiede 50 uomini d' arme e 50 balestrieri a cavallo « accadendo che per queste cose de' Francesi ne havessi biso- « gno. » — Ma essa è obbligata a fornire gente ai Fiorentini, e scrive per sapere come si deve governare. — Attende pronta e determinata risposta. — 12 luglio 1499, da Forlì. [Firenze, Arch. di Stato, Me,ì. a. Pr.] 1053. Caterina a Francesco Fortunati piovano di Cascina. — Manda una lettera per Lorenzo de'Medici. — Lo solleciti onde essa « habia quanto più presto se può resoluta resposta. » — 12 lu glio 1499, da Forlì. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 70.] DOCUMENTO 1054-1057. 393 1054. Giovanni da Casale al duca di Milano. — Caterina vorrebbe maritare la figlia col duca di Monferrato. — 14 luglio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....Apresso sua Signoria desideraria sopra quanto la po sperare dela Ex." V." che quella operasse che la figlola (sic) fusse maridata nel Marchezo de Monferato, pregando quella con ogni bon studio et mezo voglia adoperare per far sortire lo effecto, per el qualle Sua Signoria manda ley anchora un Ser Spinuccio ad messer Zoanne Iacomo Triultio, qualle nel transito farà capo 11 : in questo mezo epsa li potrà fare quello conveniente pensiero che recercha el desi derio demonstra la Ex.' V." in voler volontieri gratificare la prefata Madonna et etiam li meriti soy verso quella.... Forlivij 14 Iulij 1499. 1055. Caterina al duca di Milano. — Gli raccomanda messer Girolamo de' Ludovici da Bologna « quale è mio amicissimo » come capi tano di Cotignola. — 18 luglio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 1056. Caterina a suor Elena badessa delle monache Murate. — La ringrazia della cassetta di fiori speditale. — Non mandi altro e preghi per lei. — 18 luglio 1499. I Firenze, Arch. delle Morate.] Veneranda Mater in Cristo. Havemo ricevuto la Cassetta et Fiori ne havete mandato quale cose ce sono state iocunde assai et ve ne rengratiamo ma non vo gliate intrare più in simili spexe, che seria uno pagarce de le ele mosine facte et che siamo in dispositione de farve a la giornata. Pregate insieme con quelle altre matre l' onnipotente Idio per noi et tutti li nostri del continuo: che in questo veniremo da voi singularmente compiaciuti: et così ve exhortamo ad fare omninamente. Benevalete. Forlivii 18 Iulii 1499. 1057. Biagio Bonaccorsi a Nicolò Machiavelli. — Si rallegra del fe lice esito della sua legazione a Forlì, e lo prega a mandargli un ritratto della contessa. — 19 luglio 1499, da Firenze. [Machiavelli, Lettere famigliari. — V. testo, voi. II, pag. 110, nota 8.] 394 DOCUMENTO 1058-1059. 1058. Il duca di Milano a Giovanni da Casale. — Sopra la venuta del Machiavelli a Caterina. — 22 luglio 1499. [Milano, Arco, di Stato, Polenze estere, Forlì.] Zohanne, Rengratiaray quella illustre Madonna dela noticia quale ha voluto che habi havuto per la expositione quale ha facto el se cretario fiorentino alla Sua Signoria: et parendo che la habi tolto tempo ad responderli per intendere el parere nostro, dirai alla Si gnoria Sua che noi se remetemo a lei perchè la facia quello che pare sij più de mente sua et ad suo proposito : et quello che noi te havevamo scripto è stato perchè quando Signori fiorentini non havessino voluto aceptare suo fiolo, noi lo volevamo tore per dimo strare ala Signoria sua l' amore che li portamo, havendo non meno caro el beneficio et honore suo che il nostro proprio. Circa quello ne scrivi de dare qualche disturbo ad quelli confini dela Chiesa, per el male animo che ha el papa et ricordando le cose de Cesena per la via de Achille de' Tiberti, a noi non ne pare che de presente se li debe fare novità alcuna, per essere le cose in li ter mini che sono, ma expectare megliore ocasione. Mediolani 22 Iulij 1499. 1059. Giovanni da Casale al duca di Milano. — Caterina si è rallegrata pel ritorno dei Francesi in Asti ma esorta il duca a sorvegliare tutte le mosse dei nemici, ecc. — 27 luglio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] Le lettere de xxi dela Ex." V.* hanno portato incredibile contenteza a questa illustre Madona et Servitori da quella, havendo per epse inteso in che modo le gente francese siano retornate in Asti, nè scio che dire altro circha ciò, se non che l' alegreza è tale quale la deve, sperando de si felice principio, optimo mezo e fine, quem Deus etc. Ma perchè nulla più secureza si può havere delo inimico suo che estimarlo, con ogni humile e debita reverentia questa pre fata Madona ricorda ala Cels.' V." se la vole essere senza paura la pensa de estimare ogni minutia deli inimici soy, perchè cosi quella non serà trovata ala scoperta, et in ciascuno evento le paure seranno divise. Restami solo recommandarmi ala Ill."" S." V.' cum pre garla fazi participe deli progressi la prefata Madona, perchè non potria sentire cosa li fusse più a core, dolendosi che '1 non li sij li cito et permisso il potere seguire personalmente la S." V." et voglie sue, come la fa con l' animo et desiderio. Li 50 balestreri suy se rano ali 28 a Bologna, e credo satisfarano. Uno solo aviso aspectasi da Firenze; poy credo quella sentirà come la Signoria Sua è refer DOCUMENTO 1059-1061. 395 mata con fiorentini cum li medesimi capituli haveva, cioè per l' anno del beneplacito in tempo di pace, et con obligo dal canto deli predicti Signori de scorrere una pare fortuna in deffensione delo Stato de Sua Signoria, quale per mille et mille volte si recomanda Forlivij 27 lulij 1499. 1060. Caterina al duca di Milano. — Lo ringrazia delle offerte di prendere Ottaviano a' suoi stipendi. — Se non avesse già come firmato quell'anno del beneplacito coi Fiorentini, le avrebbe ac cettate. — 27 luglio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 10 61. Giovanni da Casale al duca di Milano. — Caterina scontenta delle offerte fattele dai Fiorentini per mezzo di Nicolò Machia velli fa chiedere al duca consiglio e licenza di accordarsi con chi le tornasse più a conto. — 29 luglio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Forlì.] ....Questi di passati la illustre Madonna fece intendere al oratore fiorentino che se soi Signori si volevano obbligare ad deffensori deli Stati soi, era contenta aceptare l' anno del beneplacito, ad che Sue Signorie gli hano facto rispondere per el prefato oratore, dicendoli che '1 non fa di bisogno obligarsi altrimenti in scripto, essendosi già gran tempo obbligati con l' animo et mente loro, et per la convicinitate dey comuni Stati, e si anchora per benefitij ricevuti da Sua Signoria, non gli erano per manchare per alcun tempo, come non haveveno may facto in ogni evento agli altri loro vicini et amici per comune salute: et però quella non volesse innovare altro, ma fusse contenta de acceptare l' anno del beneplacito dechiaratogli per lì prefati Signori ad tempo di pace con xii" ducati di soldo. Ad che la prefata illustre Madona disse che non era per rispondere de pre sente ad tale loro deliberatione, ma resoluta li faria intendere per uno de suoy proprij, qual fusse l'animo suo; et su questi raggionamenti li dete licentia di partirsi. Dopoi si volse a me che ero stato testimonio al tutto astringendomi ne scrivessi a V." Ex,' do lendosi acramente che la fusse si male tractata et riconosciuta dala prefata Signoria, et che non sapeva per quale suo demerito a ley havesse ad essere diminuita la compagnia et declarata al tempo di pace : et agli altri fusse et in su la guerra, con dire che la non co nosceva chi più de ley havesse facto in questi loro bisogni: et quello li dispiaceva più era che non li facevano mentione alchuna di satisfarla del credito vechio e mancho si parlava del novo se lo 396 DOCUMENTO 1061-1068. acceptasse ; et che non sapeva nè voleva più servire ad credenza e spendere il suo in questa forma. Et imperò ricerchasse la S.* V.* de 1' animo et consiglio suo aut de libera licentia di potersi acon ciare con chi gli piacessi, perchè nulla pacto intendeva stare cosi, montrandomi anche non volere fare deliberatione alchuna senza ley; il perchè ho spatiato questa mia volando si per fare intendere ala Ex." V." quanto occorre, come per pregarla che de celere risposta voglia levare la prefata Madona de suspensione.... Forlivij 29 Iulij 1499. 1062. Giovanni da Casale al duca di Milano. — Riguardo agli uomini d'arme Caterina si atterrà ai suoi consigli. — 29 luglio 1499. [Milano,*Arcb. di Stato, Poterne estere, Forlì.] ....Questa matina ho recevuto le lettere de la Ex." V.' de 26 in executione dele quale ho parlato con Dionisio de Naldo circha li fanti : se risolve che dal di che li denari sarano gionti, se obliga condurli ad Parma in tempo de octo giorni, deli quali ne vadi 5. in spexa ala' S." V." Circa li 50. cavalli lizeri disse per le mie de 28 come la nocte inanti eravano inviati sotto el governo de messer Giorgio attendolo da Cotignola, estimato homo da bene. Thomaxino Torniello ha intexo la via che ha a tenere per le mie lettere proprie per haverle aperte. Quanto ali altri cinquanta balestreri et hominidarme se vano mettendo in ordine, ma lentamente per la penuria del dinaro, senza li quali non credo che la S.* V." li possa fare gran fondamento. Tamen se soliciterà et farasse el debito, nè questa prefata Madona è per manchare dal canto suo per de buoni effecti per gratificare la Ex." V.* et per fare pubblico testimonio del suo animo e bona dispositione verso quella, le exhortatione dela quale farano che la Si gnoria sua restringerà la resolutione che 1' a ad fare per la reconducta sua con Signori fiorentini, se da loro non mancherà come de siderosa de obedire et satisfare ala 111."" S.° V." si anche per lo mutuo amore et reverentia che la porta a quella Excellentissima Signoria, ala quale humiliter mi recommando. Forlivij 29 Iulij 1499. 1063. Caterina al duca di Milano. — Sul modo di compensare equa mente Dionigi di Naldo che si era lagnato con Caterina di esser mandato alla guerra con condizioni mino ottone del so DOCUMENTO 1063-1067. 397 lito, e stillo acconciare le faccende di Giovanni da Casale che premevano molto alla contessa. — 31 luglio 1499. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.] 1064. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Manda il suo auditore a Fi renze pel beneplacito di Ottaviano. — Il suo piccolo Lodovico (Giovanni dalle bande Nere) sta peggio. — Essa non sa più che dire. — 3 agosto 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Meà. a. Pr.] Mando il spectabile Messer Ioanni mio Auditore exibitore de la presente a quelli Exe.'' Sig.' vostri per la casone che la M. V. intenderà da lui, al quale ho commisso conferisca prima cum epsa il tucto. Priegola li presti indubitata fede circa le cose del beneplacito del Sig." Octaviano mio fiolo et de la protectione adimandata, non altrimente facesse a mi propria si personalmente parlasse cum la Magn.*'* V." De Ludovico ' nostro non scio quello ma ne dire horamai. Hozi la febbre gliè anticipata de le hore circa dodeci, et è stata magiore che l' altro parosismo precedente corespondente a questo. Quella serrà contenta far fare oratione per lui, aciò Idio cel salve si è per il meglio. Secondo succederà, cosi ne adviserò la M. V. que bene valeat. Forlivii 3 Augusti 1499. 1065. Caterina ai Signori Fiorentini. — Partito Nicolò Machiavelli, spedisce a Firenze Giovanni da Casale. — 3 agosto 1499, da Forlì. [V. Machiavelli, Opere. — Legazione a Caterina Sforza.] 1066. Alessandro degli Albizzi scrive a Caterina per un contratto fatto con un mercante che ha comprato il legname di un bosco: parla di un prete di Rimini che vuol rinunziare la chiesa di Giovedio; degli uomini di S. Mauro che vogliono un prete, e di certe differenze fra loro con quelli di Savignano che spera saranno accordate come ha promesso il governatore. — 7 ago sto 1499, da S. Mauro. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., t. 77.] 1067. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Ha mandato Giovanni da Cal Giovanni dalle Bande Nere. DOCUMENTO 1067-1068. sale suo oratore all'osteria per prudenza. — n bambino è mi gliorato. — 8 agosto 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Ned. a Pr. t 79 e. SU La Magnificentia Vostra ha usato troppo Immanità in andare a ritrovare sino al hostaria Mess. Ioanni mio Oratore là : havea havuto commissione da me venire a quella et conferire cum epsa el tucto et governarse secondo il sapientissimo consiglio suo. Lo es sere smontato al hosteria, la M.u Vostra non lo ha ad ascrivere se non al respecto che ricercha la condicione de li tempi et de quella vostra Città, maxime cognoscendo che epsa (M.) V. ce bisogna, et mostra ancho andare cum grande riguardo. Et io ho pensato più presto de farli cosa grata che dispiacente. El libro de li inventarii adomandato non è stato per diffidentia se sia mai pensato havere de la Magn.u" V." ma per fugire ogni calunnia me potesse essere per alcuno tempo data eh' io havesse istimato pocho il presente da chi me ha havuto a consigliare nel modo ordinario di questa cosa. Quella cognoscerà, et per il governo libero ho determinato lassare del tucto nelle mano sue et per le altre cose occurreranno quale sia il mio bono animo, 1' amore le porto et la fede ho in la M.'s V." et ritrovarà che li sciaperò (saprò) meglio corrispondere cum li boni effecti che cum le parole, et che non habia persona al mondo sia per fare più per epsa che mi: et così me offero di continuo a quella. Qua bene valeat. Forlivii die vili Augusti 1499. M. L.° 1 è migliorato in modo che si altro non li accade, speriamo se possa.... di questo male. Idio sia rengratiato del tutto. 1068. Caterina a Leonardo Strozzi. — Sopra certi denari che doveva pagargli. — 18 agosto 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] Io non posso se non dolermi de facti vostri che in tanto tempo non habiate riscosso quelli benedecti denari da li obligati per Antonoro, che se non posso dire altro se non, o che voi fusti ingannato quando pigliasti tali obligati che mi dicesti essere tanto securi et uomini da bene, overo che voi li andate comportando a qualche vo stro proposito: et io non intendo ne le cose mie raxonevole voi ha biate havere più rispecto ad altri che a me. Et quando io veda an dare la cosa qualche giorno in lungo manderò a voi per tali denari, perchè dal primo di li puosi sopra le spalle vostre, et essendome confidata suso a la relatione vostra non intendo in questa cosa col Lodovico il Giovanni dallo Bande Nere. DOCUMENTO 1068-1078. 399 gnoscere altri che voi : et non per altro se pigliò la via de tali obligati se non per non havere a disputare più la causa de Antinoro. Le alligate adrizate al nostro Arcivescovo. Valete. Forlivii die xviii Augusti 1499. 1060. Caterina a Lorenzo de'Medici. — II Fortunati (Piovano di Ca scina) viene informato di quanto risguarda la tutela diLodovico. — Si rimette alla sua relazione. — 18 agosto 1499. [Firenze, Axch. di Stato.] 1070. Caterina a Giovanni de'Pittori oratore fiorentino. — Gli manda un'altra mulaper il piovano Fortunati. — 18 agosto 1499, da Forlì. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr.] 1071. Caterina a Leonardo Strozzi. — Relativa alle gioie che essa ha a Venezia. — Allude a « Joanni Testadoro nostro Ministro. » — 21 agosto 1499. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr.] 1072. Caterina al duca di Ferrara. — Costringerà Tomaso de'Broccardi imolese a pagare il debito che ha col duca. — 22 agosto 1499. [Modena, Axch. di Stato.] 1073. Caterina commette confetti a Leonardo Strozzi. — 22 agosto 1499. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr., t. 79, i.] Voi ci mandavate li anni passati, vivente il Magn.° Ioanni de bona memoria a le volte qualche scatola de seme de Melloni, de Cocumeri et de altra sorta confecti quale haviano più del delicato che non hanno li coriandoli. Harò caro che ce ne mandiate qualche scatola de ciascuna, ma siano de zuchero fino et facto de fresco, et cosi le axpectiamo. Bene valete. Forlivii die 22 Augusti 1499. Questi confecti voria havessino alquanto de Muschio. I00 DOCUMENTO 1074-1077. 1074. Caterina ad Alessandro Orfeo. — Si rimette alla risposta che farà M. Giovaimi da Casale. — 22 agosto 1499, da Forlì. [Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr., t. 79.] 1075. Caterina a Leonardo Strozzi. — Gli dà varie commissiotii. — 27 agosto 1499. [ Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, L 79.] Havemo recevuto le vostre lectere cum quelle directive a Vinetia : useremole secondo il bisogno et provideremo del suplemento de quà. Le Scarselle remandiamo: sonno tropo dure per il corio li è dentro : le voressimo solum fodrate de tela gracile et cosi ne farrite fare due che siano polite. De li confecti ordinassimo ve fosse scripto, ma non fu dicto a Risorboli: lui ve scriverà difusamente il bisogno. Vedite remaner servita secundo la voglia nostra. Mandate le pome ranze dolze et brusche, che hora sonno li tempi da usarli. A Roma addrizate cum ogni possibile cellerità le alligate cum ordine sieno mandate per messo a posta in mano de lo Arcivescovo nostro, sia dove si voglia, et che ne riporti risposta quale commectorite ve sia mandata cum diligentia, e voi ne la mandarite poi per proprio messo senza indusio perchè ne importano. Valete. Forlivii 27 Augusti 1499. 1076. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Gli chiede se deve accettare Vanno del Beneplacito offertole dai Signori Fiorentini anche senza l'obbligo di proteggere il suo Stato. — È persuasa chela repubblica non farà mai contro a lei, ma pure ebbe certi avvisi che crede opportuno di communicargli, e perciò gli manda un messo apposta. — « Sum advisata che fra pochi mesi li Ex."l t Signori Vostri sonno per scoprirsi contra me in una cosa « per la quale conseguiranno certo loro intonto, et a questo « haverannola scusa. E'Vinitiani se scopriranno prima contra « nui in favore de Antonio de li Ordelaphi. ' » — 28 agosto 1499, da Forlì. [Ftronzo, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 79, 5J 1077. Francesco Fortunati a Caterina. — Faccia danari iti ogni modo. — Sirivolga a Leonardo Strozzi che ne troverà indubitatamente. 1 Le parole riportato m trovano cassate. DOCUMENTO 1077 1083. I01 — Non se ne faccia beffe perchè il bisogno che élla ne ha è grande. e Questi sono tempi d' haver danari et nomini.... quando egli è « tempo, e' bisogna spendere Illustrissima Madona, se la « Signoria vostra ama la sua e mia salute, non mostri le mie « lettere altro che a Messer Ioanni da Casale, altrimenti l'a- « uerto che io fermerò la penna; la cagione sono contento « dirle al mio ritorno. » — Gli mandi la sella della muletta * ....et faccia vezzi a Lodovico » (Giovanni dalle Bande Nere che aveva un anno.) — 31 agosto 1499, da Firenze. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] 1078. Caterina a Leonardo Strozzi. — Commissioni varie. — 1° set tembre 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., t. 79.] 1079. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sulla tutela del piccolo Lodo vico. — 2 settembre 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Med., a. Pr., t. 79J 1080. Caterina a Leonardo Strozzi. Dia dieci ducati di più a messer Puccio Pucci venuto per le cose della tutela di Lodovico, che si lagnava di essere stato trattato come il notaio. — 13 settembre 1499. [Firenze, Arch. di Stato, iled, a Pr., filza 125, c. 69.] 1081. Caterina a Francesco Fortunati a Firenze. — Chiede le « mele « ranze » etc. che ha ordinato. — Tenga conto del debito. — 19 settembre 1499, da Forlì. [Firenze, Arob. di Stato., Med. a. Pr.] 1082. Bernardo B.„. a Giovanni Bentivoglio. — Parla di Caterina Sforza alludendo al tempo della guerra dei Veneziani contro i Fiorentini aiutati da lei. — 21 settembre 1499, da Rimini. [Firenze, Arch. di Stato.] 1083. Caterina a Francesco Fortunati. — « Parendome esser obbli- « gata havere maggior cura (a le cose) do Ludovico » (il pic colo Giovanni dalle Bande Nere) ha incaricato Leonardo Stroz zi che si informi di quanto spetta a M. Piero e al Notaio che ha aa .102 DOCUMENTO 1083-1088. Il per le faccende della tutela, e li paghi. — 25 settembre 1499, da Forlì. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 70, n. 86.] 1084. Caterina alla badessa delle monache Murate. — Si raccomanda alle sue orazioni. — La ringrazia delle melegranate e degli altri frutti dell'orto del convento. — 25 settembre 1499. [Firenze, Arch. delle Murate.] Veneranda Mater. Ho con summo piacere lecte le lectere vostre vedendo che non ve siate domenticata de me : et che ne le oratione vostre ne faciate di continuo qualche commemoratione : il che tanto me è grato quanto alcunaltra cosa havesse potuto intendere. Priegove siate contenta cum tutto quello sacro Collegio in tutte le ora tione vostre fare de mi qualche ricordo acioche Idio fra tante agi tazione del mondo ne habia a difensare et adrizare al camino più salutifero. Le Pome Granate et altri fructi dell' orto vostro ne sonno state gratissime per multi respecti. Golderemle per amore vostro, ringraziandove de zio, et offerendome a voi di continuo. Benevalete. Forlivii die xxv Sept. 1499. 1085. Federico Flavio a Caterina Sforza. — Si è adoperato per lei presso gli agenti del re Cristianissimo. — Avvisa che i Francesi sono entrati in Lombardia. —26 settembre 1499. [Firenze, Arch. di Stato.] 1086. Bartolomeo de' Nerli scrive a Caterina che le fa credito di du cati 3500, e si fa un contratto di pagamento in danaro e gioie. — 8 ottobre 1499. [Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr., t. 77.] 1087. Nicolò Machiavelli a Caterina. — L'ha obbedita dichiarando al re di Francia che essa è alleata della repubblica fiorentina. — (V. testo). — 16 ottobre 1499. 1088. Gli Anziani di Forlì annunziano a Caterina la morte di frate Bartolomeo « priore della casa da Dio. « — 21 ottobre 1499. [Forlì, Arch. Com. Lib. Madonna.] DOCUMENTO 1089-1090. 403 1089. Risposta di Caterina agli Anziani di Forlì. — Sulla elezione del priore della casa di Dio a Forlì. — 21 ottobre 1499. [Forlì, Arch. Coro. Lib. Madonna.] 1090. Vincenzo Calmeta a Caterina. — Intenzione che era in tutti i potentati della Lega di tradire e di rovinare Caterina. — 31 ot tobre 1499, da Milano. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., Cart. Prtv., t. 78.] Secondo le cose che occorreno cosi de hora in hora me bisogna esser vario nel scrivere e non solo scrivere quello che me decto, ma quello chio vedo e quello che me par di comprendere. Fin qui per vera forza de ingegno tra me e per amici habiamo prolongato limpresa. E molti amici habiamo avuto come per Hieronimo a. s. plenamente ha possuto comprendere, perche credo lui acompimento havere a quella el tucto referito. E quando non me fusse aiutato per qualche modo bono como ho facto glie dece giorni chel campo saria invia. Costoro prima per levare el papa da tale fantasia, li hanno recusato di non voler pigliar la impresa allegando non haver denari e che hanno speso assai in questa impresa de Milano. El Papa ha domandato alla maestà del Re solamente gente imprestito e l' arti giana e che lui vuole fare del tucto la spesa. La Maestà del Re li imprestò certe bocche di artigliana et ultra di questo per guardia de l' artiglieria manda da cento lancie. Io me lamentai heri cum el Signor Messer Ioan Iacobo e che questo non hera el parlare che Sua Signoria me haveva facto. Lui me resbose (sic) queste formale parole, se ve facti el male voi medesimi non ve posso ajutare io. Io non seppi intendere che cosa sia questo ; finalmente me stato chiarito che altri trama questa pra tica senza mi, e per essere una parte de quello stato purche l'altra resti a li figliuoli de vostra Signoria donec se venga questo quelle se puo imaginare, e che gli e tradita da ogniuno e per ognuno sat tende a la desfactione e ruina de Vostra Signoria stien larma maximamente dal canto de Roma donde viene tucto el male de quella. In summa el Cardinale de San Giorgio fa tucto el male a Vostra Signoria, e San petro invincula e quello che prucura piu questa cosa che nisciuno altro. Per non lasciare cosa alcuna che fare, ho facta la ultima prova heri sera parlai a la Maesta del Signor Re, la audientia hebbi grata exposi per el meglio modo chio seppi el bisogno do Vostra Signoria. Et in summa in due parole fui resoluto, me disse queste poche pa role in francese: Noi non siamo judici del papa, che li possiamo I04 DOCUMENTO 1090-1091. vetare che in le terre sue non possa usar la jurisdictione a suo modo, et che soj Capitani da ogni altra potentia ne potevano defendere ma contra del Papa al quale siti censuarie non era licito. La Vostra Signoria hormai comprende le cose ache stanno che nel meglio quando sperava haverle imposte quietate, non so che sia venuto da parte de Roma che ogni cosa ha sottosopra revoltato. El figlio del Papa questa mattina incomincia a dare denari a doi mila fanti, fra due giorni saranno forse in cammino, lui è Capitano de tucti. Non bisogna più qui mandare cosa alchuna ne atributare ne presentare, ma attendere a la defensione e pigliar altre vie. Ben recordo a Vostra Signoria che voglia fare el preparatorio animosamente e non perdersi di coraggio perche bon partito non li porra mandare. Ma perdendosi danimo li ne seguiria dishonore danno e delegramento. Non nominarò più nisciuno particularmente da questa volta innante Fiorentini per scaricarsi loro non se hanno curato che la impresa venga sopra Vostra Signoria che altrimente il Papa voleva Pisa per el figliolo. La impresa del Reame non si fa per questa invernata. Unde per contentare el Papa ad istantia del quale si faceva, è stato necessario permecterli che venga allimpresa de forli (Forlì), e fin hieri la cosa e stata in disputatione e suspesa, poi questa mattina e stata conclusa. Io recominzaro cum dextro modo altra particulare pratica, e tanto l' andaro temporegiando et ascoltando finche havero resposta, da Vostra Signoria di quanto debio exequire. E so parera che io mi trasferisca fin da quella, me advisi chio lassaro qui Hieronimo quando sara tornato instructo de quanto dovera fare. Et io fra questo mezo che havero resposto, preponero diversi partiti, tenendoli suspesi, e sforzandomi, investigare la intentione di qua per essere del tucto meglio resoluto. Mediolani die ultimo 8bris 1499. 1091. Girolamo Sacrati al duca di Ferrara. — Il papa ha sottoscritto di sua mano la deposizione dei Riario. — 1 novembre 1499, da Roma. [Modena, Arch. di Stato.] Contra el Signor de Furli, e Imola si procederà per la camara appostolica cum grando rigorosità et perche Monsignor Reverendis simo di Santo Georgio faceva in escusatioue de li nepoti continue comparire et alegava epsi non citati legitime perche non hano ne la matra (sic) ne altri curratrice (sic) ne tutrice et anche dimandavano por li censi non pagati gli russe compensato sexanta milla ducati che mostrano gia prestò el Conte Hieronymo al papa e collegio (ys non DOCUMENTO 1091-1094. 405 obstantibus) el papa ha voluto se dij sententia la quale di mano propria ha sottoscripta et cussi insieme cum li altri sono declarati decaduti e privati ....El Cardinale di Santo Georgio sta mal contento per vedere la ruina de nepoti e non gli potere soccorrere, tamen non resta dal servitio continuo del papa supportando cum sua prudentia, ne si rumpe per alcuno modo, il che da admiratione a tutta questa Corte. Si confida nel tempo che tutto provede. —Rome prima Novembris 1499. 1092. Caterina a Francesco Gonzaga marchese di Mantova. — Gli manda il Rosso da Reggio (da Rezo). — 2 novembre 1499. [Mantova, Arch. di Stato.] 10 93. Caterina alpiovano di Cascina Francesco Fortunati. — Gli mandi subito « palle tre de vetro tondo che abbiano il buco piccolo, etc. » — 2 novembre 1499, da Forlì. [Firenze, Arch. di Stato, iled. a. Pr., f. 71, n. 87.] 1094. Caterina al marchese di Mantova. — Gli manda due cavalli « Zanetti » (Giannetti). — Il papa la peiseguita. — Dio e gli uo mini avranno compassione di lei che si difenderà fino all' ultimo. — 4 novembre 1499. [Mantova, Arch. di Stato.] Ill. et Ex. D." tanq. frat. hon. Ricordandome chela S. V. me fece già intendere havere desiderio de la mia cavalla zanetta, et sapiando che quella ne ha la razza, li mando et la cavalla et anche uno stal lono zanetto, et acio de luno et de laltro se ne venga a servire et essere satisfacta. De le cose nostre sapiando quella haverne notizia, non me extendero in altro più de quello li habia significato, se non che il Papa contra ogni justicia ne perseguita per dare questo stato al fiolo, che siando senza alcuno nostro demerito o rasone non pos siamo credere che Iddio et li homini del mondo non ce habiamo compassione, nui del canto nostro siamo per non ce abandonare, ma defendere sino poteremo le cose nostre, che forse non le trova- ranno si facile como se persuadino: Me ric.d° ed onero di continuo a la S. V. Que bene valeat. — Forlivij die iiii Novembris 1499. 406 DOCUMENTO 1095-1097. 1095, / Fiorentini sono accusati dal papa Alessandro VI di aver aiu tato segretamente Caterina. — 16 novembre 1499. [Canebtrini e Desjabdins, Négotiations diplomatiquea de la France aeec la Toscane, voi. II, p. 88-34, nota.] 1096. Breve di Alessandro VI ai Priori di Libertà ed al gonfaloniere di Giustizia in Firenze sopra l'avvelenamento tentato su di lui da Caterina Sforza. — 21 novembre 1499. [Firenze, Arch. dipi., Atti pubblici, n. 223.] Alexander Papa VI Dilecti filii, salutem et Apostolicam Benedictionem. Ex literis vestris quas hodie dilectus filius orator vester apud nos agens nobis ostendit , ac per ipsum oratorem coram abunde intelleximus opti mum istius Excelse Republice in nos animum ac dispositionem erga expeditionem quam dilectus filius Nobilis Vir Cesar Borgia de Fran cia, Dux Valentinensis Christianissimi Francorum Regis Locumtenens contra perdictionis filiam Catherinam Forlivii Imoleque Comitissam suscepit, ac proclamata sive Bannimenta que pubblice in ea re edita istic fuerunt, que nobis fuere gratissima: agimusque propterea vobis et excelso isto Dominio condignas gratias. Libere enim vobis persuadere, ac pro certo tenere potestis nos in rebus nostris pares vices relaturos, ac buic vestrac in nos affectioni mutuo responsuros, prout latius hec omnia ac proditionem et veneficium quod ipsa comitissa contra nos moliebatur, et quemadmodum, Dei bene ficio, detecto negotio , deprehensisque veneiìcis liberati sumus, ex ipsius oratoris literis latius intelligotis. Datum Romo apud Sanctum Petrum sub annulo Piscatoris, die xxj Novembris MCCccLXxxXViiij Pontificatus nostri anno octavo. 1097. Girolamo Sacrati oratore estense a Roma al duca di Ferrara. — Fuga del cardinale Riario. —Arresto di due fanti travestiti che volevano avvelenare il papa. — 22 novembre 1499. [Modena, Arch. di Stato, Cane, due,] Illustrissime ac Excellentissime princeps et domine domine mi Colendissime etc. Debita comendatione premissa. Questa mattina si è scoperto la partita del Reverendissimo Cardinale di Santo Georgio il quale parti eri sera trasvestito cum alcuni pochi cavalli e zia havea sgombrato segretamente la casa degli meglioramenti a che via habij drizato il camino per ancho non se intende benchè si dica per la plebe sia ito a monte rotundo che è de Ursini. DOCUMENTO 1097-1099. 407 La causa di sua partita, è inparte notoria, scilicet per non po ter tolerare la impresa de Imola et siegue cum danno e vergogna sua e de suoi alaquale non ha potuto cum tutte le sue sumissione al papa, e priegi trovare rimedio, e ancho opinione di alcuni chel non si voglia trovare sua Signoria Reverendissima in Roma per questi conflitti di Romagna acio sei seguitasse qualche scandolo, contra il Duca di Valentia, che forse potria achadere cum dubius sit belli eventus, et anche non bene se intenda il core de li potentati etc. perche dubitar non iafusse imputata a lui e ne avesse a por tare periculo ; una altra causa ge è più secreta et mercuri] di nocte nel borgo di Santo Pietro circa le 7 hore furono presi secreto due certi fanti vestiti da villano et menati in castello Santo Angelo gli fu trovato indosso diverse specie di veneno el quale portavano per venenare il papa per quanto si dice et dubitasse el prefato Reve rendissimo Cardinale non ne fusse conscio et ideo arripuit fugam. Et cussi li tre ufficiali di Santa Chiesa sono per fuga absenti da la Corte non redituri per quanto si crede mentre vive questo pontefice ciò è il magior penitentiero che come Vostra Excellentia per altre mie da eri hara intenso resta mal contento. El Vicecancelliero e il Camerlengo hormai sono tanto absenti che Idio voglia non parturisca la loro absentia qualche scandalo a questa povera Chiesa et altro non gli mancha a periclitarla Idio gli proveda chel bisogna. In gratia di Vostra Illustrissima Signoria humilmente mi rac comando. — Rome die xxij. Novembris 1499. 1098. Galeazzo Sanseverino al re di Francia. — 26 novembre 1499. [Parigi, Blbl. Nat. fond. Frantale, cod. 2933, p. 100.] 1099. Giovan Battista Lardi a Ferdinando d'Este. — La rocca d'I mola tira sulla città perchè si è arresa, etc. — 28 novembre 1499. [Modena, Arch. di Stato, Cane, due.] De novo se dice che lo castello de Imola tra (cioè tira) a la terra perche se è renduta : et lo strepito delle bombarde se sentute da varie persone qui a ferrara. Questa matina lo Signor duca doveva andare a comachio, ma se crede andara domane a bona hora. Item sum etiam passato cento fanti franciosi: -che vano ad Imola.... Ala Excellentissima Signoria Vostra humilmente basiandoge la mano me racco mando, quae semper foeliciter valeat. — Ferrariae die xxviij No vembris 1499. 408 DOCUMENTO 1100-1102. 1100. Lettera della Signoria di Firenze ad un ambasciatore della Re pubblica sopra un avvelenamento che si diceva tentato da Ca terina Sforza su papa Alessandro. — 28 novembre 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Registro di lettere ad Ambasciatori della Repubblica.] Scriuendo habbiamo lettere da Roma con molti et varii aduisi, et fra li altri come alla S.li del Papa è stato rivelato certo pericolo di veleno del quale haueuano ordine dna Romagniuoli et lo portauano in una lettera quale haueuano ad presentare al Papa in nome di alcuni Forliuesi: ma con ordine di M.u" (Madonna) per la quale signiflcauano come si uoleuano dare etc. essersi scoperto per reuelatione di uno di loro el quale sperò maggior beneficio dal Pontefice che da Madonna. — Li altri aduisi ue li scriueremo quelli soli che sieno necessari!, per il primo abbiamvi deto perchè se ne fa mentione in uno breve di S. Santità directo a noi, del quale ui man diamo copia; perchè dubitiamo il Papa hauer scripto costa alla Maestà del He et a Monsignor de Roano et dolendosi che noi li impediamo la impresa di Romagna che è quella cosa per la quale noi vi scri viamo sua Santità hauere a dì passati intratenuti li Pisani etc. Acciò voi intendiate di poi che gli è stato fatto intendere ben lo animo nostro et quello abbiamo facto : che Sua Santità come si conveniua, ha mutato animo et opinione di noi et ci scrive tale breue. Noi non abbiamo pensato non che dato alcuno ajuto alla prefata Madonna, e ne siamo stati tanto alieni, che oltre a mandare altre prouisioni, fatte a questo fine, habbiamo per bando pubblico pene grandissime et di rebellione ad chi dei nostri Cittadini, o subditi la andassimo a seruire, et di questo animo saremo sempre per fare cosa grata a cotestà Maesta et insieme anche con quella alla S.u del Papa, et cosi potrete parlarne arditamente coloro a chi ce ne imputassi cosa alchuna. Die xxviij Novembris 1499 oisdem oribus. 1101. Caterina al duca di Ferrara. — Obblighi i Valentini di Mo dena a restituirle un suo vaso d' argento che tengono a garan zia di certi interessi, avendo essa offerta loro sufficiente sicurta a Modena, a Venezia, a Bologna, a Milano o dove loro piace, etc. — 29 novembre 1499, da Forlì. [Modena, Arch. di Stato.] 1102. Passo del Bernardi relativo all' accusa data a Caterina di aver tentato di avvelenare Alessandro VI. ....perche perfine al di doze soua signoria molte de mala uoglia savata per esere retenuta aroma in neliforze dal pontifico nel pa DOCUMENTO 1102. I0! I lazo de belle uedere anno domini 1600 die decima iunii. E qui stete per infine adi 26 dalmese dizugno anno domini 1500 dite pontifico la fece metre incastello sante agnolo per piu soua saluacione concio russe cosa secunde che ami fuse riporte soua santita auea soua si gnoria inorma inalquante soue cose la prima parea che per al tenpo dela prosperita del stato disoua S.' che lej auese date ordine deuolere atosegare ouere amorbare per uia de certe soue litre aldite pontifico per esere lanno 1499 alquanto ' specia dimorbo inquesta nostra cita deforli et auere lej mandate dite litre per uno sofamiliare chiamato batista de damedula alias cento lanzo eper queste fu reporto asoua santita che dite litre lej leauea fate tocare et te nere adose ad alcuno nostro infetado eche dite portadore le auese apresentare aldite pontifico come uose lasoua mala uentura come lui fu a roma arjuato habito come uno cristofaro balatrone alquale zia era stato familiare del conte ieronimo insoua uita et auea de contenuo molte amato al so fiole S." hotauigliano e per qualque so desturbito de M." e de miser iacome feo 2 aluj era stato forcia a partirse esiande luj alprexente indite loco de compagnia de uno altre sofratelle che steua ala guardia del papa eper queste dite portandore iabe areuelare parte delisoi secreto dicando seuoi cristofaro uolite fare lauoglia mia ami basta lanimo detornarne in gratia adita no stra M." et alnostre aleuo zoe S.° hotauigliano alora dite cristofaro sentendo tale soua dolcecia de parole molte iepiaque equj grandamente la tento in mode che luj iabe adire che uoria dare dita litra alpapa epotandie luj darela che lede tale mestura che uista la pre sente che ueramente luj credea che dite papa in breuita moreria morte che alfuse dita M." sarebe secura che piu lui non ietoria elso stade ede li soi fiolette eper queste noj emi starema bene alora al dite cristofaro come home pesato iefece granda amonicione dicando non satubene che tale tua cosa per alcune mode non potoria venire adefecto siande soua santita dio interra eper queste quale seria le forze che nocere iepotesse siche cara mente teprego che detale cosa tu debi metre fine epiu niente non uolere andare ance piu preste io uoglie che tu reuello hogne cosa asoua santita perche ueramente luj te perdonarae e quj de comuna concordia andone a pregare uno nostre forluuese che al presente era socamarere al quale auea nome tomasine zia fiole de uno nostre becare chiamate mastro di cospe alquale luj ie uolesse fare auere hodencia da soua santita perauere lore litre deinportancia e per che zia siande sera luj resposa che per niente aluj non ie bastava animo i intale ora faro tale cosa mo che 1 II testo ha per errore " alquato. „ ■ Aggiunto nell' interlinea. 3 Aggiunto neir Interlinea. 410 DOCUMENTO 1102-1103. lamatina prosima lore tornase che faria hognicosa alora dite cristofare ando dal dite sofratelle equj ienaro seconde che ami fu reporte attenore detale cosa disubito lui fece intendre also contestabile equi immediate atramenduj ie fece metre sota bona guardia per infine alamatina prosa (sic) che elpapa intese hognicosa equj fece piare dito tomasine equj soua santita come quelle che auea le inzegno spicolatiuo iefece fare granda asaminacione sole per potere intendre al tuto tamen non altre pote trouare sene come disopra tamen tuta trj fune messe incalcere solom per poterene fare gram paragone in verse de dita M." equj decontinuuo era stato inegatiua per fine che lafumenate indite loco alipedi de soua santitade tamen hogne so paramgone iomaj peralcune tempo non alpotete intendre salue che adito futolta daldite belle vedere perche fu anzi reporte che lej tenea certe soua pratica dapotere fuzire efumesse in dite castelle sante agnelle hoche alfusse uere oche alnon fusse hogne sopra (sic) cosa que ste discrete mei liture io non ualuoglie migha hotenticare perche le cose deli grande homene sone deficile dapotere intendre basta che per li piu persone gram targa netenea equj si trouaua soua S.' perfine adi 15 dal meze de maze anno domini 1501 se mai per mia vita dio iepresta gratia noua memoria da quj innente nefaro ' come adio piacque siando uenuto monsignore dalegro locotenente dela M.u delodouico re deferancia alacjpta de roma come multe asercito per uolere andare aquistare el regno denapole equj luj tenne 2 tale mode euia come lasantita dalpapa che lameze fora dedito ca stelle sante agnello che fu adi 30 dal mese dezugno die mercurio Anno domini 1501. perche parbe seconde che anzj fureporte che dite monsignore dalegro molte se era lamentato deldito papa dicando che dita M." non potea stare in dita carcara (sic) per non neser lej soua persone ance era dalre de francia come piu indreto in questo pinamento noparlato equi steto dita M." indita cita de roma per infine a di 24 dal mese de luio prosimo epo se nando alacipta de fiorencia dove in quelle loco setrouaua li soj fioletto lalegrecia che lore nabe lasse ati indicare descreto liture. 1103. Cesare Borgia al duca di Ferrara. — Gli raccomanda un suo conestabile mandato a procurare il necessario per espugnare la rocca d' Imola. — 1 decembre 1499. [Modena, Arch. di Stato.] Illustrissime Princeps et Excellentissime Domine tanquam pater honorandissime Comendatione etc. Non resto continuare in quella 1 Da qui sino alla fine muta Inchiostro. 8 II testo ha " steene „ evidentemente va letto " tenne. „ DOCUMENTO 1103-1106. -Ili sicurtà che de se me ha facta la Illustrissima Signoria Vostra non solamente in aver facta tanta commodita et honorij ad me et alli mej, ma ancho in haver tolerate queste genti Regie per le quali imposto me ha obligatione perpetua. Et pero pregola quanto maiormente posso che al exhibitor de questa Francesco de Guelva mio Conestabile faccia dare qualunque necessario favore et adsistentia ad effecto de certe provisioni de quali adcademe bisogno per oppugnatione di questa Rocha la quale spero omninamente havere presto expugnata : et ad quella me Recomando. — Imole. Primo Decembris M°cccc°Lxxxx°viiij°. Vostre dominationis uti filius Cesar Borgia de Francia Dux Valentinensis etc. ac Regius Locumtenens Generalis. 1104. Brano del Sanuto (Diarii ///, col. 62.) — 3 dicembre 1499. Da Ymola si have il fiol dil Papa spera haver la rocha a pati, dove vi era Dionisio di Naldo, et dovea lassar zente li et venir a campo a Forlì, et madama mandoe 12 some a Fiorenza di haver, et li figliuoli, et lei solla rimase in rocha. Si dice Ciriacho dal Borgo con cento fanti dovea venir in suo ajuto, havia fato taiar arbori e aque atorno Forli. Zuam da Casal è suo favorito al presente et è con lei suo fra tello Signor Alexandro Sforza, in rocha. Il successo scriverò di soto. 1105. Cesare Borgia al duca di Feirara. — Si ritarda V espugna zione della rocca d' Imola per perdere menogente. (Nel testo.) — 5 decembre 1499, da Imola. [Modena, Arch. di Stato, cane. due. Lettere di principi esteri.] 1106. Lucido Cataneo ambasciatore al marchese di Mantova. — Il car dinal di Sangiorgio « parente de Madonna di Furli et filioli » non sentendosi sicuro, è andato in terra degli Orsini, poi a Pitigliano sul senese, e poi imbarcatosi a Talamone sopra un bri gantino si è diretto a Savona sua patria. — 6 decembre 1499, da Roma. [Modena, Arch. di Stato ] .11-2 DOCUMENTO 1107-1112. 1107. Cesare Borgia narra al duca di Ferrara l'espugnazione e la resa della rocca d'Imola. (Nel testo.) — 9 dicembre 1499, da Imola. [Modena, Arch. di Stato.] 1108. Le scuse fatte dalla repubblica non hanno calmato Alessan dro VI che eccitato da suo figlio si lagna del rifiuto di polvere e di munizioni da guerra fattogli dai Fiorentini. — 14 dicem bre 1499. [Canestrini e Desjardinb, ììigotiatione diplomatiques de Ui France avec la Toscane, voi. II, p. 33-34 Dota.] 1109. Caterina ai canonici d'Imola. — Si meraviglia come non l'ab biano obbedita nominando a sacrista un don Battista de' Gentilini. — 15 dicembre 1499, da Forlì. [Imola, Arch. Cap., voi. I, AB, lett. X.] 1110. / Fiorentini si sforzano di mettere Caterina sotto la protezione della Francia e di mettere in guardia il re contro l'ambiziosa politica dei Borgia. — 18 dicembre 1499. [Guicciardini, Storia d'Italia, llb. IV, cap. Ili e V.] 11H. Gio. Lucido ambasciatore al marchese di Mantova. — Caterina si è voltata ai Veneziani offrendo loro il suo Stato ; respinta, ha avuto ricorso al papa, ma invano. — 23 dicembre 1499. [Mantova, Arch. di Stato.] 1112. Giovanni Sforza al marchese di Mantova. — Caterina si difende nella rocca. — Può durare ancora quattro mesi. — 28 dicembre 1499. [Mantova, Arch. di Stato.] El campo del figliolo del papa è in Forlì, et per quanto in tendo ha cominciato a trare alla cittadella: quella Mad." sta forte, et monstra virilmente volersi tenere, et puol fare, se la vole, et como è da credere fare, si per la cittadella che è forte, et de sito, de repari, sì per essere fornita de ciò che bisogna et haver li drento 700 homini da facto et valenti, et per il judicio di chi è stato in epsa et ha cognitione del mestiero a despecto de li inimici la se tenira 4 mesi. Me rac.d° alla S. V. — Pisauri 28 decembris 1499. DOCUMENTO 1113-1114. 418 1113. Cotenna manda « M.r Giovanni suo auditore a quelli Ex. Si- « gnori per la ragione che V. M. intenderà. » Gli creda co me a lei stessa € se parlasse a bocha. > — 1499 ? senza data nè direzione. [Firenze, Arch. di Stato.] 1114. Testamento originale ed autentico di Lodovico Maria Sforza, detto il Moro, duca di Milano.— Senza data. [Parigi, Eibl. Nationale, tu». UaUttu n. 821.] Membranaceo in 8», di caratteri tondi di pag. 70, secolo XVI, di ottima conserva zione. Codice forse unico. Autentico perchè sottoscritto dal duca. Lodovico Maria Sforza detto il Moro divenne duca di Milano nell'anno 1494 enei 1500 fatto prigioniero a Novara da Luigi XII re di Francia fu poi chiuso nel castello di Loches ove morì 11 27 maggio 1508. Questo documento non ha data. Pare lo si debba collocare prima del 10 aprile 1500 giorno in cui Lodovico eadde in mano del Francesi. Con queste disposizioni testamentarie si stabilisce il sistema governativo che Mas similiano suo figlio e successore doveva seguire dopo la sua morte. Il Moro dà ordini e prescrive la regola del governo, e nel caso di dlsobbedienza o di trascuratezza, minac cia severamente al figlio la paterna sua maledizione dall'altro mondo. ■ 11 codice è nella sua prima legatura coperto di velluto nero. — I fermagli pro- * babllmente d' oro massiccio che Io chiudevano non lasciarono che 11 luogo e le " tracce loro. „ (Maiwand). Ora è legato di nuovo con cartoni e 11 dosso di velluto rosso. Bellissima la prima iniziale miniata. Il titolo dei paragrafi è scritto In inchiostro diverso. Questo è un documento di importanza suprema perchè ci mostra le intime idee di Lodovico il Moro, e l' ordinamento tipico di uno Stato nel principio del secolo XVI. Ludovicus Maria Sfortia Anglus, Dux Mediolani, btc. Papié anGLERIEQUE COMES, AC CrENUE ET OrEMONE DOMINUS. Mancandoui quello fundaniento quale havevamo facto ne la virtù et prudentia de la nostra illustrissima consorte de felice recordatione al bono governo et redricio de nostri fioli et de la successione no stra, quando secundo el corso de natura fosse piaciuto a Dio de con servar la poso noi, 1 vole la rasone et offitio de prudentia che non 1 Questa moglie tanto rimpianta da Lodovico il Moro era la bella e fiera Beatrice d' Este. All' Ambrosiana di Milano rimane un ritratto di lei opera di Leonardo da Vinci. * Beatrice, al 29 di gennaio del 1497 moriva di parto a soli 23 anni; era stata nella giornata stessa a diporto per Milano in carrozzella ; aveva pregato sulla tomba di Bianca Sanseverlno, figlia spuria di suo marito, la sera haveva danzato. — Atterrito per la morte così inattesa della diletta consorte, Lodovico, abbandonate le cure dello Stato, e rifintando ogni parola di conforto si era racchiuso in una camera • tutta di * panni negfì, serada la finestra, « lume di candela Renza visitatione. m Sanato, Diarii, 1497. ■ Poi abbandonandosi ad una reazione di sentimenti religiosi, per un mese di se guito, nella chiesa di Santa Maria alle Grazie fece ardere cento torcle e celebrare 414 DOCUMENTO 1114. expectamo l' ultimo puncto del vivere nostro a pensare et ordinare la forma cum la quale el fiolo nostro, quale ne sara successore, ne habii el bono governo suo, se manchassimo inante che lui fosse per venuto alli vinti anni de la età sua et se conservi la tranquillità de li subditi et populi nostri, alla quale Dio ne fa debitori de pensare per el dominio et principato nel quale ce ha constituiti sopra loro. E pero havendo tra noi stessi examinato assai questa materia, et havuto etiam el parere de li consiglieri nostri, quali havevamo electo alla interventione de le cose del stato appresso noi, in li quali reponemo gran fede, et quali cognoscemo prudenti, et pieni de amore et bontà verso noi. Discusso diligentemente quello che e caduto in consideratione de una cosa de tanto momento, per non mancare de la charità paterna verso nostri fioli ; et del offitio de bono principe verso tutti quelli el governo et dominio de li quali Dio ne ha dato, havendo dal canto nostro proveduto à tutto quello che per noi in vita nostra si è possuto et dovuto fare per redriciare le cose à bono camino poso noi, siamo venuti in la deliberatione de le cose subxequente, la quale lassamo che nostro fiolo, quale ce sara successore nel stato sii obbligato servare fin ch' el sii alli vinti anni, et quelli quali deputiamo alla administratione et consiglio del stato poso noi et in el governo de epso nostro fiolo habiino jurare che observarano et farano observare, et cossi fare che eftectualmente segua fin al tempo predicto ch' el fiolo nostro habii vinti anni. La prima ordinatione. In prima adunche, perche omne possanza e principato è dato da Dio, ordiniamo et volemo che quelli quali haverano el governo del stato poso noi , principalmente mettano studio che quelli , quali haverano cura de la persona de epso nostro fiolo, lo instituiscano a religione et al ricognoscere el creatore suo, como datore del bene ne la successione del quale sara pervenuto, et in terra poso la reverentia debita alla Santita pontificia, como à vicario de Dio, recognosca per superiore suo cum omne segno de observantia et veneratione el sacro imperio, et in specie la persona del serenissimo Re et invictissimo segnore Maximiano, Re de' Romani, 1 et quando Sua Maestà non li fosse, quello che si trovera succeduto allo regno de'Roceuto messe di suffragio alle quali egli assisteva : più tardi donava alla chiesa molti paramenti ricchissimi di broccato d'oro e di velluto, argento, croci, candollleri, il tutto da servire nello offlciature u per l'anima delia quondam W.ina Ducìssa felici» u memoriae. „ Luca BEI/rnAMI, le statue funerarie di Lodovico il Moro e di Beatrice d'Este alla Certosa di Pavia. — V. Arch. Star, dell'arte, anno III, fase. IV, settembre-ottobre 1891, p. 857. 1 Marito di Bianca sorella di Caterina Sforza. DOCUMENTO 1114. 415 mani et al imperio, et subito poso la morte nostra mandi à fare la recognitione et tore la confirmatione del Ducato, perchè cossi ricerca el debito verso la Maestà Sua e lo sacro Imperio essendo per beni gnità sua havute le rasone de questo nostro ducato, et reponute in la persona nostra cum nostro singulare honore, havendole sempre negate el serenissime segnore suo patre alli segnori nostri patre, fratello, et ultimamente al duca Ioanne Galeazo, nostro nepote, al quale epso serenissimo Re de' Romani expresse le ha etiam negate, et poso epsa Maestà per retenere el stato fermo, etiam cum la conjunctione de amici facii fundamento speciale in l' amicicia de li segnori amici et confederati, quali al passare nostro de la presente vita li lassaremo, cum li quali se havera governare cun sincerità et amore et fare che in epso si trovino segni et effecti correspondenti ad una vera constante et sincera benivolentia et conjunctione. La secunda ordinatione de la dettone del governo et consilio, et corno se ha intendere. Quello che appresso volemo è che mancando noi prima che nostro fiolo, quale sara Duca poso noi, sii majore de vinti anni, per che dovi non è la età, non po anche essere la experientia, la quale è matre de la prudentia, li ordinamo per sui governatori, col nome de tutori o cu ratori sive arrogatarii secundo che la lege per la età li dara el nome, et per consiglieri cum li quali se habii governare el stato, quelli li quali lassamo notati de mano nostra propria, nel thesoro cum la pre sente ordinatione, in la cassetta coperta cum le piastre de ferro ar gentate alla damaschina, sopra el coperto de la quale è l' arma nostra ducale, conjuncta cum quella della Illustrissima nostra consorte, cum li nomi di tutti dui, et al lato dextro li è el leone cum le secchie, et al sinistro el caduceo, et le lassamo cum ordine che non si vedino se non posso (cioè dopo) la morte nostra; al quale tempo volemo ch'el primo secretario quale si ritrovera appresso noi, secundo che per una lettera fin adesso, li ordinamo a lui ò à chi posso epso succedera se lui mancasse prima che questo se exequisse, domandi el camerlengo nostro sive pri mo camerero, et insieme vadi in la rocha nostra de porta zobia ' et monstrata al castellano la lettera nostra como è dicto continente que sto ordine, vadino tutti tri nel thesoro, et tolte la cassetta sopradicta, ne la quale saranno questi ordini, col nome del governatore uno o più, et cossi li consiglieri quali haverano intervenire al governo del stato, et presente uno notario et testimonii, idonei, aprino la cassetta et faciano fare uno instrumento autentico de la apertura et de quelli quali sarano notatti de mano nostra alla electione del governo et consiglio, como è predicto, et tutti tre se trovino subito alla prei Il Castello di Milano detto di porta Globia. 4 LG DOCUMENTO 1114. sentia de nostro fiolo successore, et dagino el juramento a chi sarà deputato per governatore, uno ò più, volendo acceptare la impresa, e' trovandosi absente el primo quale haveremo ordinato, li scriverano de la electione facta per noi, e' domandarano sei vole acceptare la impresa, et venire à fare residentia à Milano, et interim darano el sacramento a 1' altro, quale poso 1' absente per grado de la notatione nostra se troverà primo presente ; è lo effecto del sacramento sarà eh' el governara secundo questi ordini fedelmente, a beneffitio de nostro fiolo, postposito orane altro rispecto et consideratione, adjungendo questo à chi jurera in absentia del primo, che venuto quello o quelli quali noi haveremo deputati alli primi lochii deponera el governo, et lo lassara à chi noi l' haveremo assignato, et lui stara contento al segno, al quale 1' haveremo posto, et venuto poi el primo uno o più, che fossero trovati absenti, quando acceptino de stare appresso nostro fiolo à fare quello per che li havemo electi, se faciano jurare nel modo predicto in mane de nostro fiolo quale sarà successore, et lui o loro venendo, o se non volessino venire, quelli de li presenti, quali saranno primi poso el juramento suo, farano poi jurare li altri ordinati per noi de mano nostra alla interventione del governo el consiglio del stato, Et li tre predicti, cioè el Castellano de Porta Zobia, el primo segretario el primo camarero, facto el ju ramento di questo, scriverano unitamente à tutti li castellani de le fortezze et capitanei de Cittadelle et conestabili de le porte, et cossi à tutte le communitate el nome de quelli che sarano lassati da noi al governo el consiglio del stato, et gli ne faranno fede cum uno exemplo auctentico del instrumento facto dal notaro, qale sarà in tervenuto alla apertura della cassetta, perche epsi Castellani et com munitate hano el juramento de obedire poso noi al governo, quale sarano certificati da loro tre che noi haveremo lassato, et che sarà trovato ne la forma descripta de sopra. Como hano stare le fortezze. Al governo et consiglio quale lassamo per aiuto et stabilimento de la successione de la posterità nostra conjungemo per la principale cosa el rispecto de le forteze et gente d' arme, in le quale due cose consiste la fermezza et conservatione de li stati ; et per non man care dal canto nostro che de l' una e 1' altra cosa la successione de nostro fiolo sii bene munita, havemo posto lo fortezze in mano fidele et renovato li contra segni et juramento secundo la forma subsequente. Forma del juramento quale è dato alli Castellani del stato nostro in la reformatione facta per noi poso la morte de la fe'ice memoria de la illustrissima Consorte nostra. Tu juri sopra li sancti Evangelii de Dio in mano nostra che tu DOCUMENTO 1114. 417 ne guardarai fidelmente, et cum omne cura et studio, à tutta tua possanza, fin che in te sara spirito, questa nostra forteza à nome nostro, et de lo Illustrissimo Maximiano Conte de Pavia, nostro pri mogenito, et de lo Illustrissimo Sforza secundogenito nostro, quando lui mancasse, sotto li ordini quali hai havuto in scripto, et sotto la pena contenuta in epsi quando contrafacesti, nè la consignera (consegnerai) ad creatura alcuna vivente, se non te sara portato el contrasegno con forme al presente, quale te facemo dare, è le lettere sotto scripte de mano nostra, secundo li ordini, et poso noi cum la sottoscriptione in el contrasegno et lettere de mano de chi sara lassato governatore da noi. Item, quando venesse el caso che Dio disponesse altro de la vita nostra, ch'el prefato Illustre Maximiano, Conte de Pavia, quale sara duca poso noi non fosse anche pervenuto ad anni vinti de la età sua, tu juri de guardare questa forteza a nome suo cum li mede simi obligi et contrasegni, et sotto la obedientia de li governatori, tutori o curatori o arrogatarii, uno ò piu, et sotto li consiglieri de putati al governo del stato, quali sono ordinati da noi, li quali per el castellano nostro de Portazobia de Milano per li primi secretario et camerlengo nostri per documento auctentico de notaro te farano constare essere trovato nel Thesoro scripto de nostra propria mano in una cassetta de ferro argentata alla damaschina, cum le arme notate de sopra, ne li ordini, serrata et sigillata cum la corniola de la effigie de la illustrissima nostra consorte al governo del stato, fin che nostro fiolo havera vinti anni, al quale governo volemo presti obedientia fin al tempo predicto, et pervenuto che sii alli vinti anni nostro fiolo quale ne sara successore, tu obedirai la persona sua, como tuo signore; quale sara in pieno suo arbitrio et potesta, et de la forteza disponerai, como da lui te sarai ordinato. Appresso questo ordine de le forteze, havemo facto le conducte quale lassamo nel modo che a l' hora se vedera cum condicione che le gente d' arme, cavalli lezeri et provisionati nostri de le guardie, cum li capitanei et capi sui se intendano cossi obligate alla posterità nostra como à noi per el tempo che durera la conducta loro. E pero volemo et ordiniamo che le forteze siano lassate ne le mane dovi le havemo poste noi cum l' ordine predicto, fin che nostro fiolo sii pervenuto alla età di vinti anni ; ne possono essere remossi li castel lani, se non per delieto o causa urgente per la quale se vedesse ch' el stato ne havesae recevere detrimento, quando fossero lassati, et in tale caso volemo che la causa quale se opponeva sii conosciuta in consiglio, e non vaglia a fare removere dal loco suo quello a chi sara opposita, se la majore parte de li voti del governo et consiglio quale sara presente non sarano conformi. E in questo, quando se deliberara de removerlo havendoseli a deputare successore, volemo bb 418 DOCUMENTO 1114. ch' el si proposa la cosa in el consilio del stato, per examinare la sufficientia de chi sara proponuto, et la propositione et electione sii nulla et vana se del consiglio et governo non consentira la maiore parte, intendendo del numero quale sara presente che sopra l' anima sua quello in chi li voti inclinarono, sii el meliore de fede et suffi cientia alla impresa, et facta la electione ad epso quale sara remosto (sic) o morto è uno contrasegno novo cum l' ordine notato in el libro nostro de li contrasegni. De le gente d' arme et forma quale se ha servare cerca epse. Medesma forma volemo et ordinamo sii servata circa le gente d' arme, cavalli lezeri et provisionati, quali lassamo cum li loro capitanei et capi, cioe che in la famiglia et lance spezate nisuno possa essere cassato ne mutato quando fosse opposto mancamento, senza el consenso de la maiore parte del governo et consiglio quale se tro vera presente, ne alcuno sii substituito, o per remotione, o per vacantia de loco, se non chi sara approbato, como è dicto, et cossi dicemo de li capitanei, conducteri et altri capi de gente d'arme et de li cavalli lezeri et provisionati cum loro capitanei et capi, sive se havera tractare de remotione, sive de substituire altri, ò fare nove conducte, s' el bisogno el ricercasse. E statendo le cose in pace, non se havera a crescere el numero quale lassamo noi, che è de mille ducento homini d' arme, videlicet ducento de la famiglia, trecento do lance spezate et el resto de camareri et zentilhomini de casa nostra et de capitanei, conducteri et altri capi ; cinque cento cavalli lezeri et fin à sei cento provisionati : per che el bisogno de tenero le cose in reputatione à tempo de pace questo bastara, supervenendo alteratione di guerra, sccundo le cose bisognera provedere, e questo si consultera. Et volemo che circa le provisiono se servi le medesimo che è dicto de sopra, cioè che se exequissa quello che da la maiore parte del governo et consiglio ut supra sara comprobato. La fami glia d' armo et lance spezate non volemo possano essere diminuite del numero, nel quale le lassamo, cioe ducento de la famiglia et tre cento de lance spezate ne datone parte alcuna ad conducteri, ma si servino ne la forma quale noi li havemo dato: et pero se bene sarano sotto governo de qualche capo, volemo pero se servi l'ordine consueto, che siano pagate da li deputati à questo, secundo li ordini antiqui del stato servati fin qui, et cossi li cavalli lezeri, quali las samo sotto el nome nostro, et li provisionati, et tutte le fantarie, quale se farano secundo li bisogni, li homini d' arme et cavalli lezeri de li capitanei et conducteri lassamo in arbitrio de li patroni sui de pagarli secundo l' obligo specificato in le conducte sue et cassarli et remetterli, bastando solo de advertirli à tenere compagnie bone fidele et bene ad ordine, como el debito vole che iaciano. DOCUMENTO 1114. 419 De li commissarii generali de la gente d'arme. Alle gente d'arme tutte sono per noi deputati dui commissari generali, quali hano havere cura di epse, de li loro alozamenti, fare che le taxe se compartissano intra li subditi justamente et scodino et dagino secundo li ordini, et che li commissarii particulari de le cità siino diligenti alle exatione, et non excedino li ordini, et uni versalmente advertire che ne li soldati patiscano mancamento de quello che li è ordinato, ne faciano alli subditi quello che non deveno, havendo noi ordinato l'offitio in dui, lassamo che ne lo avenire se conservi, anche in dui per piu satisfactione de li soldati et populi, ot l'offitio loro non sii alterato, ma dovi bisognasse siino admoniti dal governo ad fare el debito et servare li ordini, et tenere j usti li compartiti, in modo che nissumo resti aggravato piu del de bito ne fraudato de quello che li vene. Dovi la persona del fiolo successore habii stare et del modo quale se ha tenere verso epsa. La persona del nolo nostro quale ne succedera ordinamo stagi in Milano in castello dovi è la stantia ducale, e volemo che la rocha se servi più salvatica che si po,' sola in potesta del castellano senza commixtione de altre gente cha de le sue, e chi sara capo de la porta de la secunda guardia per la quale se intra alla habitatione ducale cum li provisionati sui, sii sotto el castellano, como è adesso, è lo numero de li provisionati sii el consueto, excepto se per beneffitio de nostro nolo successore paresse al governo et consiglio quale li lassamo, che si dovesse azonzere piu nomini, in el quale caso vo lemo se cogli quello numero che si azonzera de li provisionati de la guardia, et che epsi jurino fidelita in mano del castellano, et sciano ad obedientia sua, como li altri provisionati consueti ad epsa guardia. Cum quanti hauerano mirare in la seconda guardia li governatori et consiglieri. El capo di epsa guardia volemo ch'el castellano del castello de porta zobia limiti el numero, col quale li governatori et consiglieri habiino intrare per andare alla persona del signore , ò al loco del consiglio et proveda che nisuno intri cum arme. In questo loco volemo sii l'habitatione del fiolo successore nostro et perseveri fin ch'el habii quatuordeci anni, excepto se per gravi casi de peste ò altra urgente causa bisognasse ch'el si levasse ; e in questo caso non volemo se levi se la majore parte del governo 1 Clou oon ornata come palazzo, ma munita come fortezza. 120 DOCUMENTO 1114. et consiglio quale se trovera presente non consente. Se per piacere et recreatione desiderara andare fora fin al tempo predicto de quatordeci anni, non passara Cusago, Abiate, Monza Dece ò Melegnano per essere in le circonstantie de epsi lochi modo sufficiente per darli recreatione fin à quello tempo. Passati li xml anni piacendoli potera poi meglio extendersi qualche cosa piu lontano et passare Ticino ne al' hora ni volemo arctare l' arbitrio , ma lo confortamo ben et consigliamo ch'el si elongi da Milano manco ch'el potera et non faci longa dimora de fora, non possendo seguire cosa più salu tare, como lassarsi de continuo vedere da la principale cità, ne la quale Dio ce lo fa successore, et pero absentandosi advertira de re tornare presto. l Dovi se ha fare el consiglio de le cose del Stato. El consiglio volemo sii facto dovi sara la persona de nostro fiolo et se usi omne studio per asuefarlo alle faconde, ricogliere ambassatori, et praticare cum loro et cum li altri grandi, et se per indipositione ò per la età non potera sempre intervenire in consiglio, volemo se facii in le camere contigue alla sua, e la reputatione del governo et administratione del stato se tenga conjuncta cum la persona sua et in li loci dovi lui stara. Quando accadera che la persona de nostro fiolo se absentera, ò per piacere, ò per bisogno, volemo ch'el governo et consiglio quale li lassamo vadi cum lui, et similmente la guardia, quale li lassamo, cum lo capitaneo suo, et si servi la norma del consiglio dovi sara la persona sua, como è predicto; et à Milano restino el primo secretano et lo camerlengo , quali omne di so habino congregare in rocha col ca stellano, per attendere allo occurrentie del stato, et circa epse haverano servare bona intelligentia cum li governatori et consiglieri del stato, quali sarano appresso la persona de nostro fiolo, avisandoli omne di de quello che sara occorso, driciando pero le lettere al signore suo nostro fiolo. E ordinamo che andando epso nostro fiolo de fora, la guardia sua et capitaneo alozando in forteza alcuna, j urino fidelità in mano del castellano, in modo che per ingresso de nova gente la forteza non habii manco restare in possanza del ca stellano che la fosse in ante, et le chiave, quale è consuetudine se portino la nocte alla camera del signore, el Castellano le tenera ap presso se, fin che nostro fiolo havera vinti anni , al quale tempo li castellani de le forteze dovi epso andara servarano li ordini de portare le chiave alla camara sua la nocte. Exceptuamo bene le for teze infrascripte in le quale pare per bono rispecto et cossi ordi namo, che nostro fiolo non possi andare finche non sii pervenuto alli vinti anni, talmente ch 'el sii in pieno suo arbitrio. I Non si allontani dagli occhi dui sudditi porche non si allontanino da lui 1 loro cuori. DOCUMENTO 1114. Nomina de le forteze dovi nostro fiolo non andava fin che non habii XX anni. Trezo Cassano Pizghitone Cremona Et se per caso di guerra, o per altro accadera che al governo, cum la majore parte del consiglio para che se habii mandare nove gente in alcuna forteza, volemo et ordinamo che quelli, quali sa rano mandati, siano facti jurare in mane del castellano de la for teza dovi andarano, che starano a sua obedientia, et per farli rice vere li siano mandati li contrasegni secondo li ordini. Del modo del consiglio. El modo et forma quale se havera servare in consiglio sara ch'el governatore, ò lassandone noi più de uno, quello che sera el primo, propona, et manchando lui, quello cho succedera per ordine faci questo offitio de proponere, et domandi poi li voti, et quello in che concorrera la majore parte del consiglio et governo conforme se habii per conclusione, et non altramente. Intendendo che chi sarano governatori habino una voce per uno, como li consiglieri, et questo che per el consenso de la majore parte se stabilira, volemo se faci mettere in scripto, et à libro per che se possi sempre ren dere bono concto de le actione tutte del governo; exprimendo ben in la annotatione de le conclusione, etiam le rasone per le quale sara inclinato in quello che sara concluso. Como se ha assuefare in consiglio et instruere nostro fiolo. Accadendo che nostro fiolo intervenga nel consiglio, se la età sua sara capace, l'offitio del proponere sara el suo, et cossi de doman dare li voti ; et lo carico de assuefarlo sara de li governatori, fa cendo el principio de cose lezere, insignando li como le materio se hanno narrare et distinguere per parte, domandare li voti, et fare respondere alli articuli necessarii, ' in modo che cum la età cresca etiam la institutione , et noticia de quello che l'offitio suo ricerca, et che el possa reuscire quello ch'el debito paterno ne stringe noi, et chi sara al governo in loco nostro à desiderarlo; et el consiglio, cum li altri subditi deveno cercare ch'el sii per havere principe digno de tanto stato, et'apto a saperli bene governare in pace et deffendere in guerra. 1 Tutto questo per abituarlo a presiedere 1 Consigli e ad esercitarvi 1* ufficio di principe. 422 DOCUMENTO 1114. Como se hano fare le consulte sopra la materia de fare pace, ò guerra, ò lege. E accadendo che poso noi nel tempo che correra prima che no stro flolo successore habii li vinti anni vengi necessita et consideratione de fare pace, ò guerra o legi, per che questa è materia importan tissima, et quale tocca l'interesse universale del stato, se ha etiam deliberare cum precedentia de piu circunspectione et maturità ne le consulte : et pero volemo et ordinamo ch' el governo et consiglio, quale lassamo à nostro fiolo, domandi de tutto el dominio le persone, quale per la qualità de la grandeza, ò prudentia loro judicara a propo sito per consultare et examinare cum loro quello che sopra tale ma teria parera sii el meglio ; et havuto el parere loro ' se restringa poi el governo et consiglio lassato da noi per fare la deliberatione in quello che parera alla majore parte di loro el meglio et piu secundo el bisogno et beneflitio del stato et de nostro fiolo. De la deputatione de chi ha havere la atra de la persona de nostro fiolo. Al governo de la persona de nostro fiolo lassamo quelli quali quando mancharemo se trovarano al primo et secundo loco appresso lui, et ne faciamo piu de uno, acio che accadendo qualche sinistro ad alcuno de loro, la persona de nostro filio non sii destituita de monitore et redriciatore nel vivere et costumi soi : et questi volemo lo habino servire in questo oflitio fin ch'el havera li vinti anni. Et accadendo morte ò altro caso per el quale havesse mancare el servitio loro, volemo se facii electione de altri idonei alla impresa, quali siano de casa, costumi, età et experientia digni del loco, et che in la electione concorrano la majore parte del consiglio col go verno. Et per che questi haverano accompagnare la persona de nostro fiolo in omne loco, e la intentione nostra è che siino contenti de que sto grado, ne pensino piu ultra cha à questo effecto alli quali li deputamo, che è de havere cura dela persona de nostro fiolo circa el vivere et costumi soi. Ordinamo che non possino alcuni de loro andare in consi glio, etiam che havessero el nome de consiglieri, se non quando la per sona de nostro fiolo li andara, et a l'hora non possono sedere ne dare voto se ben intervenerano a quello che se agitara. 2 Et questo facemo per obviare a quello a che l' ambitione humana qualche volta col pretexto de questo nome de governatore de la persona del si gnore ha transportato in li tempi passati et alli di nostri qualchuno cum poco beneflitio de chi si e trovato signore. 1 II Governo doveva cercar lume nel consiglio di tutti, poi decidere liberamente da solo. 2 L'esperienza consiglia Lodovico ad escludere dal voto nelle cose politiche i tu tori e governatori del suo figliuolo. DOCUMENTO 1114. 423 Appresso la institutione de li costumi in la persona de uno signore essendo le lettere non solo ad ornamento, ma anche ad necessità per molte cose, lassamo ad nostro flolo per institutione (sic, institutore) suo et maestro de lettere quello che si trovera per noi deputato, quando Dio ne domandara a se, e questo fin ch'el habii anni quindeci, ò dece setti ; e quando accadesse che epso magistro manchasse prima che nostro fiolo sii instructo ad sufficientia, et habii passati li anni predicti, volemo che per el governo et consiglio gli ne sii proveduto d'uno altro, in el quale se advertisca che non siino manco boni co stumi cha bone lettere, et ch' el non sii de grande conditione per rispecto antedicto in li governatori de la persona. E la electione de quello se habii per ferma, nel quale sara concorde la maj ore parte di voti del consiglio col governo. Del modo del donare. Cognoscemo che la largità et beneficentia ne li principi e una do quelle cose quale ornano grandemente la persona loro, et li accre sce di servitori et fama, ma dovi non è electione et juditio circa el dare, quello che ha nome de virtu, essendo el dare governato cum rasone, si convertisse in vicio , et passa in nome de profusione, et questo facilmente accade ne li zoveni et piu ne li puti in li quali la benignità del sangue li fa largì nel dare, et manchando la experientia non possono havere juditio dovi donare et abstenerse da dare. Et pero ordinamo et volemo che nostro fiolo fin alli quatuordeci anni non possa donare cosa alcuna immobile de alcuna sorte, ne mobile et dinari , se non in piccola quantità, et rare volte ; et si mile donatione non possa fare senza el consenso de la maiore parte del consiglio col Governo.' Passati li quatordeci anni fin alli xx, non volemo che ad alcuno del stato possa donare maiore summa de cin quecento ducati per una volta sola à chi li parera de donare, et el dono sii de dinari o altra roba mobile et non immobile. Et se pur la importonità de qualchuno vincesse per vie indirrecte de indurlo ad donatione de cose immobile et el governo et consiglio havesse rispecto ad discompiacere nostro fiolo, ò cercasse col consenso di farselo benivolo, declaramo, statuimo et ordinamo che talle do natione sii irrita et nulla, ne vagli in alcuno modo, se epso no stro fiolo passato ch' el havera li vinti anni non la confirmara. Et se dentro de li vinti anni li parera de donare a' foresteri di nari, ò altre cose mobile, volemo se facii secundo el parere de la maiore parte del consiglio col governo. Et perche levandose la spe ranza de le profusione, alcuno de quelli quali sarano al servitio suo 1 Lodovico prevede 11 pericolo che un giovane principe per spensieratezza e desi derio di popolarità profonda i suo! tesori in doni Inutili e smisurati. DOCUMENTO 1114. del stato non habiano mancho voluntera servirli (sic), constituemo alli governatori le provisione et soldi quali al fine nostro se trovarano havere, e à li consilieri deputati al stato cinquecento ducati per uno l'anno, e li altri, quello che se trovarano havere a l'hora, de le quale provisione se ne poterano accontentare et reputare bene pro veduto al grado loro. Et pero volemo che ne loro ne altri deputati al suo servitio, alli quali secundo li gradi loro sara ordinato la pro visione sua, possino farsi dare altro, fin che nostro fiolo non sii alla età predicta , per che li deve bastare che siino tractati honorevolmente ne le provisione et soldi sui per recognitione de le fatiche, quale durarano, et expectare poi che nostro fiolo sii in la età con firmata, per havere poi piu copiosa remuneratione, secundo che sa rano stati li deportameuti sui, ordinamo adunche se alcuno de loro presumera farsi donare ò acceptare contra questa nostra ordinatione, la donatione non habia effecto, e quello ò quelli a chi sara donato, se acceptarano, statim siino privati del ofiBtio et honore quale haverano, et cossi noi li privamo fin adesso. Al loco de governatori et consiglieri del stato lassamo scripto de mane nostra le persone quale volemo siino deputato appresso no stro fiolo, como è dicto in principio, et perche la fragilità humana non lassa promettere che chi sara nominato possi vivere fin che nostro fiolo havera vinti anni, per non manchare de circunspectione per quello che possemo a questa parte, havemo similmente de mano nostra scripto chi volemo sii posto al loco de chi mancasse nel go verno et consiglio, ordinando a ciaschuno lo substituto suo, et man cando chi sara substituto, declaramo etiam chi volemo succeda al substituto ad homo per homo; alli quali quando accadera de essere tolti per substituiti se havera dare el j tiramento como sara dato alli altri alli quali succederano. E move etiam el medesimo rispecto designare li successori al Castellano de Porta Zobia, al Capitaneo de Castello, al primo secretario et al camerlengo, per essere li offitii tali che habiamo desiderare che le siino persone da noi electi, fin che nostro fiolo sii in suo arbitrio. Et pero volemo che ne loro ne li altri possano essere remosti fin che nostro fiolo non sii per venuto alli vinti anni, et facendo mancamento se servi la forma dicta de sopra in li altri de proponere et justificare la causa cum approbatione de la majore parte del governo et consiglio. Et cossi dicemo de li camareri do camara, quali li lassamo cum Brunoro de Preda, de li altri zentilhomini, camareri et regazi et offitiali de casa, lassamo alla circumspectione et prudentia del governo et consiglio che li possano provedere, como cognoscerano ricercare el bisogno per el servitio et honore de nostro fiolo. E per che circa li governatori et consiglieri del stato porria accadere che quello che habiamo notato de mano nostra ad supplire DOCUMENTO 1114. 425 cun nove persone a chi fosse manchato non bastaria, in tale caso volemo per fare la electione de novo successore si servi la norma data de sopra, quando se havesse proponere de fare guerra, ò pace, cioè che per essere de summo momento la consideratione de chi ha ascendere al loco de governare et consigliare al governo de li al tri, siano domandati da tutto el Dominio le persone, quale parerano essere à proposito alli governatori essendoli loro, et al consiglio : et cum loro se ventilino le persone quale se hano nominare alla suc cessione del loco vacante et facta la nominatione, el governo et con siglio del stato se restringera poi nel loco et forma sua consueta, per fare electione de chi sara nominato, e quello se habii per electo nel quale se trovera concorsa la maiore parte de li voti, e in questo caricamo la conscientia de tutti ad adriciare l'animo, et el voto suo al piu sufficiente postposita omne passione, et quello quale sara electo se fara jurare nel modo che e ordinato alli altri per noi electi, et sei si trovasse havere altro offitio, volemo lo depona et se li deputi altra persona per che non volemo che li consiglieri del stato habiino altro offitio, essendo pur assai se poterano atten dere bene à questo del consiglio del stato.1 Da li governatori et consiglieri del stato sara posto cura non solo alle cose quale tractarano loro in consiglio appresso la persona de nostro fiolo, ma anche ad chiarirse che di fora li offitiali faciano el debito e li populi è li subditi siano ben tractati,2 et pero omne anno uno de epsi governatori, quando siano dui, andara cum dui de li conservatori de li ordini a fare la visitatione, et trovandose solo uno governatore li andarano dui de li conservatori. Et facto à questo modo una volta l'anno, la visitatione se repetera poi un'al tra ò due volte per uno, o dui de epsi conservatori, a cio che la reiteratione del visitare faci che ogniuno scii cum piu rispecto ad fare el debito. Et in la visitatione quale se fara andando la persona de uno de li governatori per l'effecto predicto, havera etiam de ve dere le forteze, maxime le piu importante, e lo camerlengo del quale è la cura de le forteze andara insieme ; et non andando el governatore, li andara pero el camerlengo una volta l'anno alle forteze impor tante, lassando poi che per l'anno li collaterali i vadino per fare le monstre a che deveno essere facte, secundo li ordini, e li governa tori et consiglio advertirano s' el sara facto el debito, et trovando che alcuno de li castellani, ò altri offitiali li habino manchato non se li perdoni, ma se castigino secundo li ordini, per che nisuna cosa piu accresce consuetudine di errare cha (sic) la speranza de impunità. 1 Così è impedito il cumulo dogli impieghi. 2 Misura savia di provvido ed onesto goveruo. 126 DOCUMENTO 1114. Chi deve essere admisso in consiglio del Stato. In consilio, ultra li Governatori et consiglieri del Stato, Castel lano de Portazobia, primo secretano magistro generale de casa ca merlengo et commissarii generali de le gente d'arme, li governa tori de la persona de nostro fiolo quando epso li intrara non volemo possi intervenire altra persona, se non li dui o tre cancelleri, quali haverano le imprese de le pratiche de le legatione, et chi altro dira lo primo secretano sii necessario admettere per bisogni supervenienti ultra le pratiche predicte, et ultra li governatori et consiglieri non volemo che alcuno altro possi sedere et dare voce in consiglio, se non havera lettere in le quale sii specificato expressamente ch' el possi dare voce. ' Del numero col quale se ha tenere el consiglio secreto et modo quale ha servare. Havendo portato la necessità de tempi ch' el consiglio secreto sii multiplicato nel modo ch' el è, volemo sii lassato in questi termini, cioe che non se li possa azonzere piu numero, ma si expecti cb'el consiglio sii reducto al numero di vinti, non computando in epso numero quelli quali lassamo deputati al Governo del stato, et quando del numero predicto ne manchara poi alcuno, si havera supplire al loco vacante de altri tacendo la electione de persone generose, cum proponerne molte, cossi di fora como del stato, de le quale se pro veda al loco vacante, ne si risguardi tanto le cose 2 quanto le virtu et industria de la persona, acio che ne l'ordine quale e facto al go verno de li altri non si metti persona quale habia lei bisogno de essere governata, et el stato non se ne possi valere, et la electione so havera fare per el consiglio col governo, et che la maiore parte de li voti concorrano, caricando la conscientia de tutti a non pre stare consenso ne voto, se non a chi sara havuto per piu sufficiente. Del consiglio de Justitia. Quello che havemo dicto del consiglio secreto et dicemo ancora de quello de justicia, fin ch'el sii reducto al numero de cinque, et a l'hora manchandone alchuno, se supplisca al loco vacante col medesmo modo de proponere quatro o sci de li piu famosi de doctrina bontà et conscientia; et la electione se firmi in quello nel quale la maiore parte de li voti concorrerano. Et circa quello che habiano fare piu ultra li consiglieri predicti de l'uno et l'altro ordine, se remettemo I Questa misura ora fatta necessaria dallo continuo intromissioni. * Le qualità personali prevalgano sulla condizione e sul censo. — Si JCtfga come si cerchi di eliminare la nomina di consiglieri pericolosi. DOCUMENTO 1114. 427 alli ordini facti in l'assumptione nostra, et a quello che poi li è azonto per reassetarli, et cossi a quello che piu ultra in questo accadera farsi per noi. Et per che e consuetudine in li stati dare el titulo et ho- nore de consigliero molte volte per honorare,i o per qualche altro rispecto fora del bisogno del consiglio, in questo caso lassamo l'arbi trio al governo et consiglio, quale lassamo de possere dare questa dignità de consigliero a chi li parera, che le condictione de le cose et tempo ricerchi, ma advertiscano a simili de fare fare la lettera senza la parte quale li dagi arbitrio de intrare in consiglio et dare voce, per non lassare che li residenti excedano el numero quale limitamo , ne li lassarano anche in la littera assignare sallario. Et per redurre che in consiglio et li altri magistrati sii manco numero si po in questa multitudine quale de presente si trova, per levare la confusione et impedimento alle expeditione, lassamo che in le legatione et altre imprese de fora se usi piu numero che si potera de consiglieri, et altri magistrati numerosi sopra el bisogno, per che a questo modo se servira el stato piu honorevelmente et li subditi restarano cum le expeditione sue piu facile et prompte alli magistrati, restandoli manco numero. De le cose civile. Perche nisuna cosa genera maiore confusione ne li popoli como la avocatione de le cose civile da li ordinarii sui.2 statuimo che se habii speciale cura de lassarle alli ordinarii sui, quando li sono, et se non li fossino li siino adriciate, ne se li dagi orechie, se non in caso che de li ordinarii fosse facto lamento, in el quale caso li gover natori col consiglio del stato odano , per remediare sei si trovasse mancamento nel ordinario, et per non volere avocare a se la causa et la provisione se habii fare, secundo la majore parte de li voti del consiglio col governo. El medesmo dicemo de lo supplicatione quale sarano exporte, cioe ch'el primo secretario le habii adriciare alli or dinarii, excepto se contenessero lamento de li ordinari, in el quale caso se servara quello che è dicto de sopra, o gratie, et queste se examinarano in consiglio, et non se deliberara se non secundo el parere de la majore parte del governo et consiglio, servandosi li decreti nostri dovi bisognera. De le cose criminale. Essendo anche le cose criminale de grande momento , ordinamo che dovi andara gratia non se possi fare, se non col consenso de la 1 Nomine onorarle. — Più sotto accenna come vincere la difficoltà di trattare gli affari quando sono troppi gli impiegati. 2 Questo ricordo 11 prinoiplo di non sottrarre nessuno al suol giudici naturali. 428 DOCUMENTO 1114. maiore parte de li voti del consilio col governo, servando el decreto fa cto ne la assumptione nostra. Et similmente, dovi andara confiscatione, non si possa componere se non col consenso del maiore numero del governo et consiglio, como è predicto: Dicemo etiam el medesmo s'el fosse ricercata remissione o extinctione perche se li advertisca et habi bona consideratione. De le cose benefitiale. Occorrendo vacantia alcuna de benefitii, perche da la S." de nostro signore se ha el rispecto che se fa de expectare la nominatione de quelli quali proponemo noi alli beneficii del Dominio nostro ordinamo che si togli li nomi de li competitori et si proponano in consi glio, per elezere quello, quale se havera nominare alla S." di Nostro Signore o al ordinario, per promoverlo, e la electione se havera fare de quello quale per la maiore parte de li voti sara judicato più idoneo. E caricamo in questo la conscientia de tutti ad elezere chi sara più sufficienti, risguardando chi havera altri beneficii, per che non se impiisca uno, et se lassino li altri iemmi (sic) : et similiter che in questo non corra labe de simonia. Et facta la propositione volemo se deliberi circa la electione prima che uscisca da consiglio. Altra mente, non volemo se ne possi più parlare et se lassi che la S.u de Nostro Signore proveda lei, como li parera, senza expectare altra nominatione. Remettiamo etiam al governo el consiglio che circa le renuntie se deliberi quello in che la maiore parte concorrera per consentire che si possi domandare la ressignatione in favore de quello nel quale la maiore parte sara concorsa. Advertendo simil mente che non si cometta simonia, et che non si consenta a renun tie de vescovati o benefitii grossi, como abatie le dua milia de du cati in suso (sic). De li maestri de le intrate ordinarie. El governo et consilio a l'administratione del stato giovaria poco, se le cose de le intrate non havessero ancora loro bono governo : et pero essendo le intrate el nervo et fermeza de li stati, senza la quale quello che fosse bene veduto et consigliato non haveria diuturnità, ma andara in fumo; a questa parte bisogna se usi singolare circumspectione, perche la forma et ordini del stato siino servati, la quale impresa contenendosi ne li magistrati ordinarii, extraordinarii et commissarii del sale, et taxe de cavalli, et havendo tutti le imprese sperate, se ha etiam usare circumspectione particulare a tutti, el ma gistrato ordinario ha la cura de le intrate ordinarie , et questo e al numero che se vede de presente maiore del bisogno, havendo cossi ricercato li tempi, ma per questo el numero presente non si ha alte rare per non fare ignominioso alcuno, non apparendo demerito, al DOCUMENTO 1114. quale per el stato sii dato loco et nome de honore. Volemo ben anche non li sii piu agionto alcuno, ma si expecti eh' el Magistrato se reduchi al numero de quatro ; e a l' hora manchando alcuno de li quatro, se suplisca al loco vacante cum l'ordine et forma dieta de sopra, proponendo le persone de le qualita idonee a questo offitio, como de sotto se tractera, e l'offitio loro sara a li tempi debiti de incantare li datii a Milano, e farli incantare de fora per el Dominio da li Referendarii, et procurare che le intrate crescano quanto si po, fare delibe rare li datii alli tempi sui, et servare li ordini, et omne anno per tutto zenaro havere facto uno quaternetto de tutta la intrata e sale, e mandarlo sottoscripto de mane sua, et per el rasonato generale a no stro fiolo, et alli governatori del stato, hano poi usare principale studio a fare scodere le intrate e mandarle al Thesorero generale secundo li ordini, et farne fare le scripture opportune, secundo el stillo (sic) de la corte, ne li governatori et consiglio del stato ne altro magistrato se hano impazare de l'offitio de epsi magistri per metterli mano, excepto li deputati del Dinaro, de li quali qui a basso diremo, perche volemo che unitamente habiino essere cum loro per ajutare in le cose ardue, dove l'opera loro sii necessaria. E quando accada ch'el sia facto querela che li magistri non observino li ordini, et contra li ordini facessino cosa alchuna, in tale caso volemo che li go vernatori et consilio del stato facino domandare epsi magistri, et li deputati del dinaro per odire la querela et provedere che li ordini siano servati sei si trovasse ch'el si manchasse. In altro el governo et consiglio non se havera impazare del offitio de li magistri per met tervi bocha, ne in modo alchuno alterare li ordini del magistrato ; et el medesmo si havera fare cum lo judice de li datii, che è cosa conexa al magistrato in caso che sii facto querela per excitarlo a ser vare li ordini sui, et non per metterli mano ne alterarli.i De le Magistrati extràhordinarii. Alle intrate extraordinarie, è deputato el magistrato extraordina rio, e la cura sua è de le cose quale fora del ordinario tochano a la camara, como è per confiscatione, et altre cose contenute ne li ordini sui. Questo offitio è similmente cresciuto per li tempi sopra el bisogno et per la causa antedicta, non volemo se li dazi (gli si dia) altera tione; ma si expecti che la natura reduca l'offitio a cinque, in li quali siano dui jurisconsulti, como la qualità del offitio ricerca per con sultare le cose, quale toccano a l'offitio suo, et a judicare secundo li ordini sui, et instructione quale hano in scripto li governatori et consiglieri del stato, questi doverano essere solicitati che non manl Questo per Impedire che si confondano e si invertano le parti pur esercitando un controllo. 130 DOCUMENTO 1114. chino del debito, attendendo alla exactione de le condemnatione, et liquidatione de le confiscatione. A le cose de li navilii de Abiate, Bereguardo, Martesana et alla Muza, lassando pero che le intrate de questi navilii et aque siano curate per la camara ordinaria, et cossi atten dano alli arzeni de po (del Po), ne la cura loro per alcuno modo extenda la mane a cose de intrate ordinarie, etiam che de novo venesseno alla camara per quale se voglia causa. Similmente li governatori et consiglio advertirano de fare che sempre in li incanti de li datii in Milano uno de loro intervenga, secundo l'antiqua consuetudine et li ordini vechii de la camara, insieme coljudice de li datii, ne in altra manera per el governo et consiglio se mettera mano al dicto magi strato extraordinario, excepto sei fosse facto querela de le actione sue, in el quale caso se servara el termino et forma dieta de sopra in li magistri ordinarti per tenerli adriciati alla observantia de li ordini soi, se havessino deviato, havendo presenti li magistri et de putati, et non per evocare cause da loro, ne fare revedere sententia data per el Magistrato, ne alcuna altra coxa, se non secundo li or dini. Perche si como la observatione de epsi ordini retone ferme et solide le cose de la camara, et per consequente del stato, per con trario l'alteratione de epsi tiraria la ruina de omne cosa cum se. De li commissarii del sale. Si come el sale è uno potissimo membro de le intrate, cossi li commissarii deputati sopra la exatione del sale, se hano havere in spectiale rispecto, el numero suo non se mutara piu como li al tri dicti de sopra, ma reducendolo la natura a tri, non se accrescera, et li lochi vacanti poso la reductione à questo numero, se supplirano de homeni experti et allevati in corte, quali ne possano havere noticia, et si servera la forma dicta ne li altri magistrati le sue factione al scodere et solicitare hano essere divise, è la divisione se fara per li magistri et deputati, et le mutarano omne anno, et farano che omne anno el sale del Ducato sii levato da l'uno Aprile a l'al tro et pagato alli termini: et omne anno mutati li libri ali cancelleri soi, che solicitino lo administratore che non lassi manchare bono sale. Labiino cura de le saline de Bobio, et pozzi do salso che faciano quanto sale possono, et participano spesso alli magistri et de putati le cose del ofiitio suo. De li deputati del dinaro. Li deputati del dinaro sono uno magistrato trovato da noi in le difficultà et pressure de guerra, per supplire al bisogno do trovare dinari et spendere extraordinariamente, como ricerca la guerra, quando l'ordinario non attinge, et redriciare la intrata, et spesa per che l' habii l'ordine suo, li quali cessando la guerra, et reducte le DOCUMENTO 1114. 481 intrate al netto, se hano unire col magistrato ordinario, et venendo altro bisogno se renovano, tollendoli tutti o parte de li magistri, quando sono idonei; et li altri de condictione che siano richi habiino credito et experientia, et sopra el tutto siino fidati al stato, el numero no ha essere più de tre per che la potestà se li da am pia. Adunche, l'offitio loro sara de intendere l'intrata de l'anno, et ordinare la spesa, cioe fare el quaternetto de li salariati, la lista de le boche de la casa de nostro fiolo successore ; et de le altre spese or dinarie, et cossi el quaternetto de li provisionati, balestreri a ca vallo et cavalli lezeri, quali sono ordinarii et stano sotto el nome del signore, et non de conducteri. Cum questo ordine hano vedere la intrata et spesa, et quello che avanza, et fare le assignatione a tutta la spesa, como faria la persona del signore proprio, quando lui stesso volesse tale fatica. A questa impresa nisuno havera mettere mano se non loro; ma solum sara cura de li governatori et consiglieri finche nostro fiolo sara alla età per noi limitata, soliticarli che al principio de l'anno faciano li quaterneti et liste predicte, cum le assignatione sue, et non manchi che per tutto zenaro non siano facte, e loro haverano participare el tutto cum li governatori, da li quali haverano essere admissi omne volta che ricercarano, et da epsi have rano fare sotto scrivere le liste et quaterneti de le spese ; e questa impresa de fare li quaterneti et liste sopra diete, quando per pace li Deputati se uniscano al Magistrato, volemo sii solum de quelli quali sarano stati li Deputati al tempo de guerra advertendo etiam che alla lista grande della spesa, ultra la sotto scriptione de li go vernatori sii posta la corniola per el Camarlengo, et loro deputati per essere lo offitio suo fondato ne la impresa de li magistri ordinarii hano servare bona intelligentia cum loro, assignarli a ciaschuno de loro la parte sua de le intrate, quale habino curare separatatamente et fare exigere, et mutarli omne anno le factione, et similmente fare alli cancelleri del Magistrato, provedere che le scripture se accon cino cum diligentia, et loro servan le instructione sue facte nel 1493, et havere cura che li rasonati non manchino a l'offitio loro, et ni suno possa spendere dinari de nostro fiolo senza contrascriptore. E circa li ordini de la casa, fin che nostro fiolo sara alla eta de li vinti anni, ne pare basti ch'el habii al servizio suo ducento boche, lassando alli governatori et consiglieri del stato la cura de fare quello che al maiore numero de loro parera, per redure le bo che. quale lassaremo noi a questo numero de ducento, pur che non mettano alli camareri de camara mano quali lassaremo , li quali volemo habiino cum nostro fiolo el loco et offitio quale se trovarano havere cum noi, et cossi Brunoro da Preda, quale volemo sii cum lui tra li camareri de camara, e a questo numero di camareri de camara non volemo sii facta additione alchuna fin che per corso de 43'2 DOCUMENTO 1114. natura se reduchi a dodeci, el quale numero volemo non si possa acrescere, e accadendo poi manchare alcuno de li dodeci, li gover natori et consiglieri supradicti fin alli quindeci anni de la età di nostro fiolo farano la electione de quello che havera essere posto al loco vacante havendo rispecto ad elezerlo de casa generosa , de età et costumi convenienti al loco. Poi fin a li vinti anni de no stro fiolo nominara quello che li piacera, et li governatori et consi glieri lo confortarano a volere fare electione de persona quale li sii honorevole. De la capella, et stalla.' De la stalla, perche la sii honorevole, perche la capella sii tenuta fornita de boni cantori et de le altre cose particulare, per bisogno o piacere de nostro fiolo, non ne pariamo, lassando questo alla discretione de li governatori et consiglieri del stato, per che li habiino la advertentia necessaria. De la forma de le lettere de pagamenti fora de la spesa ordinaria et doni. Le lettere de li altri pagamenti, quali se farano ultra la sposa or dinaria de l'anno, como è predicto, volemo non habiino effecto, se non sarano cum le corniole consuete, de le quale una habii el primo secretario, et l'altra el camerlengo. Li buletini de le taxe et allozamenti de soldati, de arme, lanze, barde et penachii et simile robe, quale se dano a sotto camareri, regaci et soldati, et le lettere de compositione, remissione de cose confiscate; item de doni de drapi et pani, non volemo fassino, ne habiino effecto senza la corniola de la effigie de la illustrissima consorte nostra de felice memoria ; e questa stii ap presso el guardaroba nostro et custode del thesoro. Del Thesoro. El thesoro lassamo che resti in Rocha, essendo la qualità sua ch'el se ha tenere in el loco piu munito, come l'havemo tenuto noi : el volemo sii sotto la custodia et serraglio de tre chiave diverse, de le quale l'una stii appresso el castellano de Portazobia; l'altra del Camerlengo, et la terza del Guardaroba ; e lui no habii lo inventa rio et descriptione , et sii in sua speciale cura, finche nostro fiolo sara alla eta limitata como de sopra. Similmente, volemo che la guar daroba stagi in Rocha, et ne habii cura fin alla età predicta quello quale se troverà essere lassato per noi. Del Thesoro Generale. Segue la consideratione del Thesoro generale, che è offitio de gran dissimo momento, ricercando persona fidele al stato, bono, rico et 1 È strano questo ravvicinamento. DOCUMENTO 1114. 438 pratico, et pero quando accadesse se li havesse ad provedere ultra el modo quale noi lassamo , bisognera ch' el governo col consiglio , quale bavera fare nova electione, habia advertentia a queste parte, et proveda che tutte le intrate ordinarie et extraordinarie de omne qualità siano portate in thesoraria et se tengino cum diligengia (sic) li concti de le intrate et spese. De li referendariì de le Cita. Volemo che se advertisca alle qualità de li referendarii de le cita, che siano fideli et pratici, per che in la diligentia et iede loro con siste el fundamento de la exactione de le intrate, ne si lassino stare piu di tre anni per loco, et deportandosi bene siano poi transmissi alle cità piu honorevole, et de questi manchando alcuni de li magistri se havera proponere le persone per provedere alli loci vacanti de li magistri, perche de altra sorte nomini non possono essere piu experti de la condictione et natura de la corte de le intrate et del stato. Alli altri offitii minori, como sono cancelleri rasonati, et simili, lassamo anche se habii grande cura per tenerli tutti adrizati al ca mino bono, et non lassarli, che el male tractamento o el levarli la speranza de ascendere per virtu non li facesse cadere l' animo. E pero ne la consideratione de provedere alli offitii quali vacarano, cosi ne la corte, como per el stato, el governo et consilio dal quale se havera fare la eloctione, havera bene advertire che se elezino persone idonee et sufficiente, et in specie che siano qualificate alla natura del offitio. Tolendo piu che se porra de le persone allevate in corte in la qualita de epsi offitii, per fare che provandose de grado in grado de l'uno offitio a l'altro, maiore cresca l'animo de ben ser vire, cum la speranza de possere crescere etiam in honore, e a que sto modo el stato sara meglio servito, se recognoscera la industria de li ben meriti , et cum lo bono exemplo se excitarano li altri a virtu et alla faticha per acquistare merito de potere ascendere,' et quanto al tempo de dare epsi offitii et alle altre cose pertinente a questo, se remettemo alli ordini facti in l'assumptione nostra. Del Administratore del Sale et thesaurarie de le citò. L'Administratore generale del Sale, le thesaurarie de le cita et canepari del sale, finiti li tempi loro se haverano dare cum questo modo che li deputati et magistri proponano quatro o sei idonei, so pra la conscientia sua, e se eleza quello che sara approbato de la maiore parte del governo et consilio, facta prima bona discussione. i Vuole eccitare lo zelo degli ufficiali pubblici con speranza di grado e di paga sempre maggiore. CC DOCUMENTO 1114. De li Vicarii Generali. Li vicarii generali per fare li sindicati sono necessarii, ne hano essere più de quatro , tre forastieri , acio possano senza passione fare li sindicati, et uno de Milano, per dare questo honore alla cità primaria, et lassare questo adito alli doctori Milanesi de possere per virtù ascendere a dignità. Del Capitaneo de justitia, potestà et vicario de le provisione. Del Capitaneo de justitia, del Potestà de Milano et del vicario de le provisione essendo offitii importanti, è dato forma necessaria al governo de le imprese loro per el decreto facto in l' assumptione nostra, et pero se remettemo ad quello, ricordando solum ch'el Po destà si eleza zentilhomo bono et forastero , et de qualità eh' el possi stare cum la dignità conveniente à l'honore de la cità, secundo li riti antiqui. De le deputatione al governo de le cità. Similmente ordinamo che al governo de le cità siano mandati consiglieri ò capitanei de gente d'arme o conducteri, in modo eh' el grado loro possi tenere el governo de epse cità in più reputatione, e volemo non se impazino del civile, ne tengino alcuno vicario, ma attendino alle cose del stato, et fare che li offitiali faciano el de bito suo. Ad epsi volemo che per le comunitate sii proveduto de massaritie grosse et alozamento conveniente, secundo li ordini de le cità ove saranno, ne possino loro stare per loco più de dui anni, ne bavere altro offitio simile fin a dui altri anni , secundo el de creto e la electione loro non se facii so non de uno mese in ante al principio de l'offitio, la quale electione se habii fare dal governo et consiglio, secundo l'ordine sopradicto, che la maiore parte se ac cordi, ne volemo che alcuno in questi offitii ne in altri possi usare la interpositione de signori o ambassatori per domandarli , sotto pena de essere privato de la dignità senatoria o de altro pubblico honore quale haverà, chi contrafara a questo ordine , et se alcuno pur domandasse offitio per qualcuno, non volemo che quello per el quale sarà domandato possi andare a tale offitio, se pur accadesse che per qualche rispecto fosse assentito et compiaciuto a chi avesse interceduto. 1 Del offitio de le biade. Ordinamo ancora se tengi spetiale cura che l'offitio de le biade sii administrato cum omne diligentia secundo che in li ordini se 1 Questo può dirsi stabilito contro l'abuso ed 11 pericolo dolle raccomandazioni. DOCUMENTO 1114. 435 contene, perche in la vigilantia et bono governo di epso consiste el modo de tenere el Dominio copioso de victualie, ne si po molto temere de cosa scandalosa, quando è preveduto alla carestia. De V offltio de sanità. Similmente, si havera advertire cum omne diligentia al offitio de la sanità, senza la quale le cose del stato, et maxime le intrate andariano in confusione, e in questo se reniettemo alli ordini facti. De le potestarie de la cita et altri boni loci. Lassamo ancora per ordine, quale non se immutti, che alle po testarie de le cità se elezano homini de honorevele grado, docti et boni, et se dagi questo honore alla sufficientia et virtù, et non per dinari, 1 corno la necessità di tempi qualche volta ha strecto, perche non si po sperare sincero offitio , ne l' administratione de integra justitia da quello che habii obtenuto el loco per pretio. Volemo etiam se advertischi che tengano li judici et vicarii sufficienti et j usti, et familie al numero et qualità quale deveno bavero. Alli al tri lochi boni, quali non sono cità, se advertisca etiam de mandare persone idonee elezendose la industria ettvirtù, et che altro infe riore rispecto non habii valere ; medesma diligentia se havera etiam usare per le qualità sue alli altri loci minori. De li conservatori de li ordini. Circa li cinque conservatori de li ordini, che è quello offitio in la qualità del quale consista la provisione che nel stato le cose vadino secundo li ordini sui, et nisuna uscisca do la norma debita, per essere data la forma corno se ha servare questo offitio, lassamo che si sequa quello stillo et siino spesso admoniti dal governo et consiglio ad trovarsi insieme, per examinare sei si havera per loro provedere ad cosa alcuna, et in la cura loro haverano spetiale risguardo circa l'ordine de le exatione cum li judici de le victualie, et strate, in le quale se sole manchare assai et fare patire li subditi senza beneffitio, imo cum detrimento del stato, et accadendo haversi ad supplire de altro alli loci loro quando vacassero, volemo che si togliano dal nu mero del consiglio le persone quale se hano proponere, et se facia electione de li più sufficienti , seguendo la forma dieta de sopra , ch'el sii electo quello nel quale concorrerà la maiore parte de li voti, del governo et consiglio ; et sei accadesse che alcuno de quelli quali lassaremo scripti de mane nostra per consigliero del stato so trovasse essere del numero de li conservatori , volemo deponi el nome et offitio do conservatore et resti solo el titillo de consi1 Questo è contro la venalità delle nomine. 436 DOCUMENTO 1114. gliero del stato ; et al loco suo de conservatore sii facta electione de uno altro, secundo el modo dicto desopra e lo numero loro non volemo possi essere più de cinque, ne fora de le qualità contenute ne la instructione et lettere del offitio loro. Al governo de la casa havemo facto l'ordine necessario cum la distinctione de li gradi, et loci, et persone; et pero lassamo che etiam in questo se observi la norma data, et se tengi el magistro generale de la corte, cum la forma quale li havemo dato, et epso observi la instructione sua et li ordini de casa, et faci servare da li seschalchi, perche in questo consistendo la norma del ben vivere de casa, tra (trae) dreto quello de la corte et la dignità et honore del principe cum reputatione del stato. De le cose de Genita. El stato de Genua è cosa de grandissimo momento, non solo alla reputatione, ma anche alla conservatione de questo nostro primario stato de qua da l'alpe et alla salute de tutta Italia, come l'experimento ha demonstrato questi anni proximi. e nel presente. E pero cum quello studio che si è veduto ridussimo le coxe de quella cità, et stato alla obedientia consueta cum noi, et per conservarle non ha vemo pretermesso cosa alcuna possibile, lassamo adunche a nostro nolo, quale sarà successore nostro, et a chi per noi è deputato al go verno et consiglio del stato appresso lui, che usino singulare circumspectione ad queste cose, observino li capituli sui alli magnifici fra telli Adorni, et a magister Ioanne Alvisio dal Fiesco, et li accarezino et tengino gratificati loro, e la casa Spinula, per che la experientia ne ha insignato, che cum nisuno freno se possine meglio governare quelle cose de Genua cha col dolce, et cum l'amore,1 et pero non li hano manchare de questo instituto et provedere che le forteze siino tenute bene fornite et provedute, non solo in Genua, ma per tutta la Rivera. De la ordinatione al Illustre duca de Barri pertinente. Volemo ancora che succedendone lo Illustre Maximiano conte de Pavia, nostro primogenito, quelli quale lassamo al governo suo, habiino otiam cura de lo Illustre Sforza duca de Barri, nostro secundo genito, perche sii instituito cum religione et moralmente, habii familia condecente al grado suo, havuto rispecto alla età, la quale in li primi anni non ricerca quello numero che li convenera passati li vinti anni. Et del stato et intrate quale li lassamo, non volemo che alcuno se ne impaci se non Burguntio botta de li deputati nostri del Dinaro, quale ne habii cura, et lui li faci l'assignamenti de le spese 1 Importante apprezzamento politico. DOCUMENTO 1114. 437 sue sopra le intrate sue al principio de l'anno, et ne faci tenere bon conto. Et perche le intrate sue quali li havemo dato sono piu cha per il bisogno de questa prima sua età, advertira alli avanzi sui, et li fara omne anno impiegare in tanti loci in la Cita nostra de Genua, a cio che quello che ne la eta tenera sara stato sopra el bisogno in le in trate sue, se lo trovi avanzato, et cresciuto cum multiplicatione de intrata ne li anni adulti, et ne riceva adjumento ad possere poi vi vere piu splendidamente secundo la dignità de la casa et secundo la decentia sua, havendo nome de nostro fiolo. De li Judei et marrani. Ne dovemo omettere che havendo ne li ordini facto mentione de quello che specta al temporale, ordinamo ancora che essendo per noi ad honore del Salvatore nostro Jhesu Christo cazati li Judei dal dominio nostro, et prohibito che alcuno de loro non li possi di morare, se non per il tempo limitato in el Decreto nostro, ancora el governo, quale lassamo poso noi non patisca che li stagino ne loro, ne marrani, i quali fin al presente volemo siino como li Judei licenciati dal dominio nostro, acio non li stagino piu mali christiani, como Judei. Et cossi lassamo che per honore de Dio facia ancora nostro fiolo quando sara pervenuto alli vinti anni, di tutta la poste rità nostra, acio che de questo honore Dio se habii movere ad es serli propitio di non levare la mano de la protectione sua. De la Cancellarla secieta. Similmente ordinamo che alla cancellaria nostra secreta se ser vino li ordini per noi facti circa la forma quale se ha servare ne le expeditione de le lettere de le pratiche de fora et dentro el stato, et circa la obligatione de la fidelità et taciturnità, et accadendo manchare quelli li quali al tempo che noi mancharemo sarano alle imprese, se li provedera de altri de la cancellaria, elegendo li piu sufficienti et idonei alle imprese. Et per haverne sempre de suffi cienti se observara l' ordine de mandare fuora appresso li ambassatori de le pratiche principale cancelleri de la cancellaria secreta, perche se farano più pratici, et le cose passarano per mane più fidele. ' Si advertira etiam de fare che li oratori omne sei mesi al più remandino tutte le lettere, quale haveranno havuto ne le imprese sue, per che non resti appresso loro scriptura publica, se non quanto parera che li possa accadere à proposito per le occurrentie. 2 1 Così la diplomazia riusciva ,ma scuola di impiegati anche per l'amministrazione iuterna. 8 I carteggi politici ed unciali non potevano rimanere come proprietà privata dei diplomatici a cui erano diretti. 4B8 DOCUMENTO 1114. De quello che ne ha fare ne la morte nostra. Ne sara inconveniente che appresso le altre ordinatione subjungamo la forma quale se ha servare quando Dio evocara a se el spi rito nostro. E questa è che volemo et comandamo, sotto pena de la malcdictione nostra a nostro fiolo successore non cavalchi la terra per farsi invocare signore, ne facii altro acto per segno de tore el dominio, prima che sarano facte le exequie nostre, e lo corpo nostro sara reposto al loco suo, e ne le exequie fara observare che siamo vestiti de le veste et insigne ducale quale tolsino ne la assumptionc del ducato, et cum quelle siamo sepulto. De le cose reposte nel Thesoro pertinente al Stato et cum qitale modo se hano vedere. In el thesoro lassamo li privilegii del Ducato nostro, cum le al tre scripture pertinenti ad epso , inclusi ne la cassetta qualificata como de sopra, ferrata et sigillata de la corniola, cum la effigie de la Illustrissima nostra consorte; de la quale casseta el Castellano nostro de Portazobia ha la chiave. Questa cassetta ordinamo et volemo non si possa aprire fin che nostro iiolo successore habii li vinti anni, excepto in caso de biso gno. E a l'hora non volemo anche se apri se non sarano presenti quelli quali lassamo al governo et consiglio del stato, cum el Castel lano, primo secretano et Camerlengo. Et in quello caso, veduto che sara el bisogno, volemo che subito epse scripture siino restituite nel loco suo, cum la afrontatione del inventario, quale sara attaccato sotto el coperto de la cassetta, et se serri et sigilli dieta cassetta como era in ante. E questo faciamo perche li originali non si smar riscano et perdino, che sara cosa de grande detrimento, et bisognan do vedere l' efìecto do epse scripture , quanto per sapere el senti mento loro, essendo li li registri, dovi extesamente sono notati, se poterà satisfare a quello ch' el bisogno ricercarà senza usare li ori ginali ne tenirli de fora à periculo. La finale conclusione. Questi sono li ordini quali ce e parso lassare al governo et la posterità nostra, secundo li quali essendo adriciate le cose de no stro fiolo se po expoctare che de dentro el stato le cose haverano riposso et tranquillità, et de fora honore et reputatione. Et pero volemo che chi è lassato da noi al governo et consiglio de nostro fiolo, juri de osservarli, insieme cum la fidelità verso epsi nostri fioli, de li quali, como e predicto, chiarimo che lo Illustre Maximiniano nostro primo genito, conte de Pavia, è lassato da noi successore nostro, et mancando lui senza fioli maschii et legittimi, DOCUMENTO 1114-1116. 439 lassamo successore lo Illustre Sforza,' nostro secundo genito. Et cum questo ordine havemo facto dare li juramenti alli Castellani et communitate del Dominio, como in principio è dicto, et cossi ordinamo et volemo se exequissa. Nui, Ludovico Maria, Domino de Milano, afirmamo li bordini soprascripli essere quelli coti li quali volemo che poso nui sii gover nato el Stato sotto nostro fiolo, quale ne sarà successore nel ducato. Et in fede de questo li havemo sottoscripto de nostra propria mano, et facto apendere el nostro ducale sigillo. 1115. Ottaviano Riario a . . . . — Scongiura di venire in aiuto alla madre assediata nella rocca di Forlì. — 3 gennaio 1500. [Firenze, Arcii. di Stato, Med. a. Pr., f. 77, n. 8.] 1116. Notizie dell'assedio di Forlì. — 6 gennaio 1500. [Milano, Arch. di Stato.] Illustrissimo et excellentissimo Signor mio observandissimo. Per lettere de homo degno de fede se ha che anchora che il duca valentinoso faci tyrare di et nocte la artigliaria et che habia pure ruynato del muro, niente de meno quelli de dentro mostrano asai bono animo : ma si che la contessa che era ne la rocha e partitta et andata ne la citadella per stare più larga da li strepitti : E poi ve nuto da poj uno che fa professione de Ingegneri quale dice che li inimici se sonno tanto accostati cum le cave a la forteza che el muro de fora de le fosse li scusa uno reparo che el muro ruina come se fusse de cyra essendo pieno de giarina che non ha molta calcina pure non se li da molto creditto non se havendo altro adviso de questo per lettere. A vostra Illustrissima signoria me rac comando. Ferrariae die vi Januarij. Certifico V. Ill."" Sig." che el cavallaro vene cum diligentia et ha facto el debito suo ma lo ho tenuto Io in questa hora. I Questo figlio di Lodovico non si trova nelle tavole del Litta. Qnanto a Massi miliano, pel quale sono dettati questi ordini, (nato nel 1490 e battezzato col nome di Ercole e chiamato poi col nome dell' imperatore che lo aveva accolto alla sua corte) rientrò in Milano il 29 dicembre 1512 e fu il quinto duca di casa Sforza. — Fu prìncipe inetto e funesto. — Cacciato da Milano nel 1513, vi fu ricondotto dagli Svizzeri. Ma poi disfatti questi da Francesco I re di Francia alla battaglia di Mari gnano, Massimiliano si ricoverò nel Castello dove a' 5 d'ottobre 1515 rinunziò lo Stato alla Francia, e condottovi prigioniero, morì a Parigi nel 1530 con la speranza di es ser fatto cardinale. lII) DOCUMENTO 1117-1120. 1117. Cesare Borgia al duca di Ferrara. — Annunziala presa di Ca terina Sforza. — 12 gennaio 1500. [Modena, Arch. di Stato.] Illustrissime Priucipes et excellentissime Domine tanquam pater honorandissime. Per satisfactione dela Signoria Vostra la quale se piglia de li successi mei piacere si come e de quelli precipua fau trice: la fo advisata como venerdì proximo passato ali x del pre sento li Cannoni forniti de allocare comensarono ad battere questa Rocha de Forli: et hogi Domenica xu del predicto Ihavemo presa per forza de battaglia cum le soe parte totalmente insieme cum Ma donna Catherina Sforza. Del resto daremo più pieno adviso per al tre ala Illustrissima Signoria Vostra. Forlivij xii. Ianuarij mc(:ccc." Caesar Borgia de Francia, Dux Valentinensis etc. 1118. Gio. Lucido oratore al marchese di Mantova. — Ultimi tenta tivi di Caterina. — 14 gennaio 1500, da Roma. [Mantova, Arch. di Stato.] 1119. Guido Vaini al marchese di Mantova. — Caduta di Forli. — 14 gennaio 1500. [Mantova, Arch. di Stato.] A lo Exce1."* S.' mio domenega a hore 23 fo data la batalglia (sic) a la rocha et citadela de forli et cussi fu pressa subito de che madoua fu preson del S.' duca el contin da melze el conte alexandro fu preson de mons.' alievo et cusi fu morto circha persone 400 tra una parte et l'altra in anti che la roclia fose presa madona vedendo non se poter tegnir cazo fuogo in lo fornimento de la rocha et ci tadela. A me parso dar adviso a V. S. non se maravelia quella si io non sum venuto per servir V. S. como ho facto per lo passato io desidero a quella servir piu cha cossa del mundo la causa è per non essere sta spazato et per essere sta le cose sotosopra.... Non altro die 14 Ianu." 1500. Guido Vaino dicto Visixo. 1120 al duca di Milano. ' — Presa della rocca di Forlì. 14 gennaio 1500. Benchè malvolunticri io significhi ala Ex. V. cosa che li habi a portare displicentia, nientedemeno essendo necessario che in ogni ' Probabilmente fu mandata da Ferrara, come la precedente del giorno 6 sul me desimo argomento. DOCUMENTO 1120-1121. -I4I modo quella lo habi a intendere, me è parso per ogni respecto cum cellerità advisarla, come havendo a li XII del presente circha hore xxi el duca Valentinose facto principiare la bataglia ala rocha de Forlì dali Spagnoli, quali mostrando magiore animo de expugnarla che quelli dentro de deffenderla, salirno subitto dentro de la rocca cum grande occisione de quelli dentro : et de loro Spagnoli non ne mori da vii a vm in modo che el paradiso ancora subito se li resse; et in uno momento pressono poi ancora la cittadella dove era la Contessa, la quale fu facta presone inseme cum el conte Alexandro conte de Melze, Zoanne da Cassalle, Angelo dala Velia, Antonio Baldracano et multi altri. La Contessa fu conducta fora dal duca Va lentinose, et, secondo che dicono le lettere, la fece cenare cum hij. Pure se crede la habi a tractare male, et farà ogni cosa per havere etiam quello che se dice habia salvatto de bono.... xml Januarij. 1131. Giovati Giorgio Seregni oratore estense a Milano, al duca di Fer rara. — Strana conversazione aviila con Gian Giacomo Trivulzio e con altri. — Sulla caduta di Forlì. — 15 gennaio 1500. [Modena, Arch. di Stato, Cane, due.] Havendo questa sera circa 23 hore recevute le lettere de vostra Excellentia de heri spazate con la celerita dela staffetta sopra il caso dela perdita dela rocha et citadella do Furli captura dela Madona Conte Alexandro Sforza, conte de Melze et altri etc. Subito andai al Illustrissimo Signor messer Zohan lacomo quale quantuncha russe in lecto per lindispositione de che scrivo per le precedenti mie, incontanente me admisse, et sebene era con sua signoria el Ve scovo di Novara causa visitationis, tamen factolo rctirare da canto et chiamato me a se, li explicai servato lordine del scrivere me fa vostra Excellentia quanto circa cio haveria in commissione, et poi li presentai la littera sua. Epsa, prima che respondesse restete alquanto atonita, poi dixe che lera pur sta grande viltà de chi era in quello castello haverlo perso cussi tristamente, perche sua signoria haria creduto che per forza non l'havessero dovuto havere fino a parechij zorni. Poi dixe, o bona Madona hora non te manchera da f..... f..... ; questo fu nel discorso de la narratione mia ....Poi montassemo tutti a cavallo, et io acompagnai sua signo ria fino alla sua habitatione. Et andandoli ragionando meco sopra cio me dixe che questo le pareva piu presto iudicio divino che altramente perche intendeva pur che dieta Roccha et Citadella erano si forte et ben munite che per forza non se doveria havere pen sato haverla cussi legermente, dimostrando maravegliarsene molto. Poi facendosse il signo de la Croce: dixe hor sa li Sforceschi son 4I2 DOCUMENTO 1121. pur mo in tutto spazati Sit nomen Domini Benedictum, et arrivato a casa facendomi mirabile instantia de tenerme seco a cena me repplichete che Agebat gratias Immortales Illustrissime Dominationi Vestre et me pregava che volesse andare qualche volta a manzare con sua Signoria aciò potessemo fare bona cena et goldersi in scieme : il che li promisi de fare. Venuto a casa il Reverendo vescovo de Como me mandete per il cavallero suo a pregare che andasse fin da lui. Et cussi li an dai che non fu per altro che per intendere noviter a che modo era seguita dieta perdita. Il che feci, et sua Signoria squasando la te sta, formaliter me dixe: o Zoan Zorzo quanti desegni sono hora rotti, credi tu chel Signor Ludovico se nhabij resentire et contri stare? et io resposi il non puo essere altramente. poi li subiunsi per farlo meglio reuscire de qualche cosa, bene Monsignore crede mo la Signoria Vostra sei Signor Ludovico haveva animo de fare im presa, habij per questo ritrarsene, et lei me respose nol sapere, ma ben posseva dire che limpresa li seria stata molto più facile, per che retirandosse mo qua quelle gente darme bisognera chel pensi più ultra, et che sua Reverenda Signoria teneva per certo che se questa povera Madona se havesse potuto mantenere anchora xv zorni havesse havere ogni modo suceorso et tale che seria sta cum fundamento alle cose del predicto Signor Ludovico quale hora per questo hanno perso molto più de quello che altri pensino. Poi di xe : che fara mo il povero cardinale di San Zorzo e che sera de la bona memoria. Io, iudico che da f.... f.... non li manchara, et ultra il stato che la perso bisognera che anche perda tutto quello chel haveva mandato a Firence (sic), et sij certo chel Re de Pranza la vora insieme col conte Alexandro et continuo et forsi anche li altri in mano. Poi dixe o Papa unatra volta tocchara a toi noli, quante volte ho considerato quella auctorità de Christo che dice de Inimicis meis Vindicabo inimicos meos, et sempre veduto essere venuta vera veditu como son passate le cose del conte hicronymo. Passerano an che col tempo cussi quelle de costui. ' Tu vederai anchora capitare questo stato in mano do Venetiani et dicendoli io bene crede la signoria Vostra chel re de Franza gli l'habij comportare , sua Si gnoria alezando li occhij in aiere non me respose altro se non maravegliarse di me, con dimostrarme in effecto non tenere molto stabile le cose de sua Maesta in Italia. Poi stato alquanto sopra se, non volendo forsi chio applicasse li movimenti et parlare suo a que sto sentimento, me subiunse creditu sel Re de Franza morisse che veneri l'assassino il mondo como e , et io li respose Signore non che noni credo che gel comportasse ne repplichete che voristu gel I Cioè: como è fluito Girolamo Riarto, cosi finirà anche Cesare Borgia. DOCUMENTO 1121-1122. 4 13 vetasse, et respondendoli io nol sapere non mi parendo altramente intrare sopra limperatore, sua signoria dixe ben stiamo pur a vedere che vederemo de belle cosse: Et io allora subridendo li ricercai sei intendeva como passasseno le cose de Alemania, me respose de si che pur pareva se preparaseno et che a Covra se facesse una dieta per questo, et finissemo in questo modo li ragionamenti nostri.... 1122. Il card. Sanseverìno al duca di Milano. — Notizie sulla espu gnazione della rocca di Forlì. — 16 gennaio 1500, da Bres sanone. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.] ....E agionto qui el cancellero del conte Joanni Francesco dela Mi randola, el qual ancora che '1 non si adrizi a me, ma a la S." V." a securtà l'ho intergato (interrogato) de alcune cose, tra le quale non mi è parso tacere questa, como anchora lui farà intendere ala S." V." cioè che la Contessa se tiene forte; che'l conte Alexandro spesso vene fora et qualche volta anchora la Contessa et amatiano gente asai de fran cesi, et che ritrovandosi nel castello uno bombardero, qual non lassa scoprir persona alcuna che '1 non lo saluti. Che Valentia gli ha misso taglia adosso per crida chi gli lo consegna morto mille ducati, et vivo doa milia. Et che inteso questo la Contessa ha misso taglia per crida a Valenza (cioè sul capo di Cesare Borgia) chi gli lo consigna morto cinque mila ducati et vivo dieci milia. Et questo m' è parso significare ala Ex." V.'... Brixine ' die xvi Januarij 1500. 1123. Cesare Borgia al duca di Ferrara. — Si duole della sua ma lattia. — Espugnazione della rocca. — Presa della signora di Forlì. — Morte del card. Borgia. — 16 gennaio 1500. [Modena, Arch. di Stato.] Illustrissime Princeps et Excellentissime Domine tanquam pater honorandissime. Doe lettere de vostra excellentia, ho reccepute hogi date insieme ali xiiu. del presente alequali respondo che de la le sione successa in persona de quella, ho tanto dispiacere quanto fosse in la mia propria, et laudo molto che quella sia sopra seduta alandata de Roma finche ben guarita sia et confirmata. Ne me era dubio che la Illustrissima Signoria Vostra se ralegraria cordialmente de 1 Probabilmente è Bressanone, ove 11 card. Sanseverìno erasi riparato dopo la par tenza del Moro. Il cardinale, lontano dal teatro della guerra, dà notizie dell'assedio ignorando la espugnazione e la capitolazione della rocca già avvenuta da quattro giorni. IH DOCUMENTO 1123-1126. questa mia nova Victoria, come faria de qualunque altra mia pro sperita, et cum tale Confidentia subitamente ne dedi adviso ad quella. Come el venerdì passato x. del presente forono piantati li cannoni contro questa Rocha et per tutto el sabato inmediate sequito fu abbatuta tucta la parete per noi designata. La domenica poi veniente che fu ali xii per Battaglia solamente de meza hora vincemmo la llocha, la Citadella et l'altra terza parte chiamata el paradiso cum occisione de circa quatrocento de quilli da entro che deftendendosi perirono, et pigliammo Madonna Catherina Sforza cum dui soi fratelli conti, Ioanne da Casale et altri principali in bon numero. Et perche per la intrinseca affectione porto ad vostra Illustrissima Signoria et quella de qualunque mio prospero et adverso caso participe li fo anchora intendere come in questa matina ho havuto lo adviso dela morte del Reverendissimo Cardinale Borgia mio fratre passato de questa vita in Urbino, dove catharro sopravenutoli , lo agravò andando da qui ad Roma in pressa chia mato da la Santità del Nostro Signore , son certo la Vostra Excellentia reputara haverce damno generalmente per lo interesse ha in tutte le mie cose, et spetialmente per che lui concurreva cum me clio in amare observare quella cordiamente alaquale mi recomando. Forlivij xvi Januarij Mccccc." Caesar Borgia de Francia, Dux Valentinexsis, etc. 1124. Gio. Lucido al marchese di Mantova. — Caterina è a Roma in Belvedere « sta indiavolata e forte de animo, etc. » — 27 febbraio 1500, da Roma. [Mantova, Arch. di Stato.] 1125. Gio. Lucido al mardi, di Mantova. — Caterina èsemprein Bel vedere guardata da 20 fanti. — 20 marzo 1500, da Roma. [Mantova, Arch. di Stato.] 1126. Reintegrazione di Gasparino « de Moratinis » chierico di Forlì nel canonicato, prebenda, priorati, etc. di cui era stato privato da Sisto IV. — « Nonnullis falsis suggestionibus inductus sub pree textu videlicet quod dilectus filius Gasparinus de moratinis « clericus forliuicn. Civitatem nostram Forliuensem et illum « populum, ab obedientia et devotione quondam Ieronimi Vi- « cecomitis de Riario inibi pro eodem Sixto predecessore et Ro DOCUMENTO 1126-1127. 445 « mana ecclesia in temporalibus Vicarij, et Gentium armorum « ad Sixti predecessoris et ecclesie predicte stipendia tunc mi- « litantium Capitanei generalis, et in eiusdem Sixti predeces- « soris et apostolico sedis obedientia et seruitiis existentis, sub- « traxerat et nonnulla alia Crimina tunc expressa commise serat. » Alessandro VI riferendosi a ciò, si esprime cosi : « Nos qui de innocentia dicti Gasparini, ad plenum infor- « mati sumus : et sumus unicuique in iustitia debitores, vo- « lentes desuper debite prouidere, etc. » — aprile 1500. 1 [Arch. Vaticano, Socr. Reg. 832, Alessandro VI, fot. 163 r. 106 r.] 1127. Ottaviano Biario a Caterma. — Sia calma. — I figli cercano li berarla. — Lo faccia far cardinale. — 11 maggio 1500. [Firenze, Arch. di Stato.] La SJ" V." intenderà quello che noi habiano commesso a Ser Allexandro faccia per trarla de servitù, però non le dirò altro se non che lei fa male a calunniare persona de chi noi ci fidiamo perchè presto sarà certa nell'errore che lei si trova et dolorassi forse havere facto cosi : certificola bene che usando simili termini che la fa male a noi et a se: però non si lassi più sedurre, ma creda che si fa per la liberatione sua ciò che si può de bono : vedrà a quello che siamo descesi, però operi se vole liberarsi che le provisione no stre habino loco perche noi siamo descesi a domandare mancho non ce fa intendere non sono per dirli altro, nè la speranza nè le pra tiche che noi habiamo che non è bene. Certificola bene che siamo a megliore termine che mai, però stia de bona voglia. La S. V. sa che sono obbligato alla tutela di Lodovicho et perchè io me ne vo glio disubbligare e non lo posso fare se la S. V. non rinuncia alla tutela di Lodovicho presa. La prego se mi vole bene che la renuncij subito, ad ciò che escha da questo obbligo, et procuri che que sto capello 2 venga per me. Et a la S. V. me recomando. Florencie die xi Maii Humilis filius Octavianus marni propria. Alla mia Madonna matre carissima. 1 Questo documento può avere qualche importanza come testimonio di un atto di apparente giustizia fatto in odio del dominio precedente. 2 Da cardinale. 446 DOCUMENTO 1128-1129. 1128. Caterina prigioniera giurando sui Vangeli si obbliga a pagare 400 ducati d'oro a fra Lauro Bossi di Milano per molti ser vigi ricevuti da lui. — 23 maggio 1600. Roma , dal Castel S. Angelo. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., filza 72, a. 510.] 1129. Alessandro Bramio a Ottaviano e Cesare Riario. — Si parla dell'arcivescovado del quale Ottaviano supplicava il papa. — Alcuni familiari di Caterina sono presi. — Caterina stessa è stata occasione involontaria di questo fatto e ne piange. — Ebbe un colloquio col Valentino. (Questa lettera è misteriosa ed importantissima). — 26 maggio 1500, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, ileii, a. Pr. Cart. priv. f. 78, c. 127.] Havendo questa mattina all'alba ricevuto la lettera che mi scri vono le Signorie Vostre de xxii, et parendomi che quelle si russino resolute molto prudentemente et moderato in modo ac limitato le commissione et petitioni loro, che fusse da sperare indubitata mente la conclusione mi parve mille anni di potermi ritrovare con la Excellentia di Madonna per communicare seco il tutto et per recrearla et per ritornarla in speranza della sua liberatione, giudi cando che questa lettera Vostra li havessi a porgere grandissimo conforto. Sed nihil est tam dulce, cui fortuna invida aliquid fellis non immisceat. Sendomi condocto ad Belvedere per essere colla si gnoria Sua et per leggerli la vostra lettera dove prima quando andavo ad lei mi soleva essere aperta la porta liberissimamente, fui tenuto di fuora sul pratello dove venne Messer Aloysio con cera non come era usato, ma alquanto turbata : e havendomi ricercho quello volevo dire a Madonna, et io dettoglielo, mi rispose lei non era ancora levata perchè si sentiva indisposta et però non mi cu rassi di parlarli : ma che lui li direbbe quel medesimo li volevo dire io per darle quel conforto: E che io vedessi de ritrovarmi con Messer Adriano Secretario di Nostro Signore et a lui conferissi la mia commessione acciò che ne potesse dar notitia al papa et che hoggi io mandassi Baccino da lui et potendosi parlare a Madonna me lo farebbe intendere, et cosi decto si ritornò dentro di mala vo glia. Il perchè non potendo fare altrimenti mene andai in palagio, fui con Messer Adriano et pregai la signoria sua che fusse contenta farmi havere audientia dal Pontefice perchè havendo risposta dalle Signorie Vostre di quanto havevo scripto loro ultimamente, deside ravo farla intendere a Nostro Signore et credevo che la Santita sua fusse por restare al tucto satisfatta dalla Vostra resolutione. Sua Signoria mi rispose che non bisognava che io pigliassi questa fa DOCUMENTO 1129. 447 ticha, ma bastava io referissi a lui quello volevo dire alla Santita del Papa havendomi quella rimessa ad se. Onde fui constrecto dir li tucto che mi scrivono le Signorie Vostre il che inteso, mi disse che non poteva più commendare la Signoria Vostra di questa loro savia resolutione, e sperava che Nostro Signore ne resterebbe molto satisfacto : et che quanto allo archiepiscopato per il Signor Octaviano, era di ferma opinione che Sua Santita non ce faria alcuna difficulta et etiam circa lo stato : ma che bene desiderava intendere da me se io sapevo , o , che Nostro Signore havessi disegnato , o , voi chiesto più uno stato che un altro: a che fu da me risposto che io ero certo che Vostre Signorie in questa parte se ne rimettevano alla dispositione della Santita sua pure che lo stato fusse securo e necto: pregando la Signoria Sua che per quello spectava a lei ne volesse essere propitio et fautore con Nostro Signore in beneficio vostro et havervi compassione. Promise lo farebbe volentieri per molti obblighi haveva con la Santa memoria di Sixto et con la Ex."" del quondam Signor conte vostro Patre, e perche la causa li pareva degna di pietà e di favore : e dopo alchune altre mie exhortationi et con dirli che le Signorie Vostre della opera sua non seriano ingrate ; mi partii da lui havendomi decto prima che io ri tornassi da lui domattina: perchè in questo mezzo sarebbe col Papa e li farebbe nota la commissione havevo dalle Signorie Vostre ultimamente. E successo di poi che mandando hoggi Baccino ad Belvedere se condo l' ordine datomi da Messer Aloysio : sua M.lia era in palazo , e vedendo non li potere parlare, se ne venne in banchi (cioè nella via dei Banchi passato il ponte S. Angelo) dove trovò due fami gli di messer Corvarano del quale con una mia de xxv ho dato particular notitia al piovano , e quali cercavano di fra Lauro por dirli che s' andassi con Dio : perche essendo stato preso Corva rano lui anchora portava pericolo, e in fine costoro dixono a Bac cino come questa nocte passata era stato sostenuto el patrone loro Corvarano, e Giovanbattista da Imola che stava in compagnia di Madonna: et andando con Baccino nella stanza dove si tornava fra Lauro perche loro non la sapevano , trovarono come lui anchora questa mattina avanti giorno era stato preso nel letto da' famigli del governatore. Ritornando dipoi Baccino ad Belvedere, li fu decto dal portinaio che si andassi via perche ci era il diavolo delle cose di Madonna et grandissimo scandolo, et che Corvarano e Gio vanbattista erano stati presi. Baccino se ne ritornò: et non di mancho poi dopo cena ritornò lassu mandato da me per vedere se io potevo intendere la cagione di questo disordine. Parlò con Messer Aloysio dal quale non potè ritrarre cosa alcuna in particulare se non che scandolo era nato, et che Madonna in tucto dì non 44* DOCUMENTO 1129-1132. hauea facto altro che piangere ne voluto anchora mangiare , et ri tornandosene vide la Ex.i'" del duca (cioè Cesare Borgia) nella vigna : et intese che poco avanti era stato con Madonna a parlamento. Dipoi raffrontandosi con li medesimi famigli di Corvarano, li fu decto da loro che il principio di questo scandalo era nato da una lettera che fra Lauro haveva scripta a Madonna e lei haveva data a Corvarano, et la quale li era uscita del cinto e venuta in mano del duca. Hora io non so quelli si contenga la lettera ne che pra ticha si sia questa, ne modo vegho per anchora ad certificarmene, e a Madonna non si può parlare : ma da qualchuno è che sia cosa d'importanza, et qualche chimera et fantasia di quelle di fra Lauro ; che hara messo Madonna e Corvarano in qualche disegno bestiale; et che lei che si vede prigioniera e li pare esser destituita cusi sara attachata ; di cho io sto di pessima voglia, et non so che mi fare : starò alla vista e farò ogni cosa per intendere che materia sia que sta e millanni mi pare di essere con messer Adriano per intendere se sua signoria ha parlato a Nostro Signore et di quanto seguirà sa ranno advisate le Signorie vostre alle quali mi rachomando. Ex Urbe Die xxvi Maij mccccc. Servitor Alexander Bramio. 1130. Ottaviano e Cesare Riario. ^Lettera senza direzione, ma scritta forse al card. frio. de' Medici che fu poi Leone X). — Si ac clude una minuta di lettera per monsignore Orsini ed una per Mess. Alfonso.... « ci voglia mandare all' hauta almanco 200 « ducati perchè siamo in maxima necessità » tanto più che hanno « havuto ad fornire del tucto questa casa. » — 27 mag gio 1500, da Firenze. [Firenze, Arch. di Stato.] 1131. Ottaviano Biario a Caterina. — Prega la madre gli ottenga un arcivescovato dal papa. — 27 maggio 1500. [Firenze. Aron, di Stato, lled. a. Pr. Cart. priv, f. 78J 1132. Ottaviano e Cesare Riario a Caterina Sforza loro madre. — S'e il papa non si contenta della loro petizione, non possono altro per lei. — Maggio 1500. [Firenze, Arch. di Stato, M«d. a. Pr., t. 85.] Ser Alexandro referirà a V. Ex.'" la resolutione che noi bahia mo facto sopra le vostre et sue lectere et ad che per satisfatione DOCUMENTO 1132-1135. di V." Sig.'" siamo discesi : diciamo bene a V." Ex." che se la Sanctita de N. Sig.' non si contenta che (sic) queste nostre petitione, non aspecti più da noi per questa via aiuto alcuno perchè noi non siamo in veruno modo per volere tanto bene a V." Signoria inpoveriamo afacto, però quella si adiuti con la Santità de N. Signore in quello modo gli pare adciochè tale acordo segua, che per essere quella Clementissima et lustissima, siamo certi, essendo tanto humiliati, ne la contenterà; et quando pure altrimenti seguisse , che nol crediamo, la Sig." V." stia secura perchè se non altri, Iddio ci aiuterà. Questa gli basti per ultima nostra conclusione , et suo conforto et ad Vostra Signoria ce raccomandiamo. Florentie die.... Maii 1500. 1133. Lettera importantissima di Ottaviano e Cesare Riario (forse al cardinale Giovanni Medici) perchè interceda appresso al papa per un accomodamento cedendogli essi tutti i diritti su Imola e Forlì. — 27 maggio 1500, da Firenze. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., I. 77, n. 10.] 1134. Luigi Cicha(?) scrive a Ottaviano a Firenze dicendo non essere ancora partiti gli ambasciatori tedeschi che dovevano andare in Francia per la conclusione della pace, e che il re di Fran cia fa grandi apparati per venire in Italia, avendo già inviato 800 cavalli e 3000 fanti che sono arrivati nello Stato di Mi lano. — Chi dice che viene per abboccarsi col papa, chi dice per andare nel Reame e per aver conclusa nuova lega coi Vene ziani. — Segue chiedendo se gli han fatto bene le pillole mandate dal marchese di Mantova, e pregandolo a raccomandarlo a madonna Caterina. — 31 maggio 1500, da Mantova. IFironze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 77, n. 11.] 1135. Ottaviano e Cesare Riario a Caterina. — Praticheper liberarla. — Cenno alle lettere magnanime avute da lei. — La confor tano a pazienza. — Mandano minute di lettere di cambio a Lorenzo de'Medici per avere aiuti e danari. — 4 luglio 1500. IFircuze, Arch. di Stato.] La Signoria Vostra ci advisi se ha havute piu nostre lettere circa la provisione che ella debbe fare per conformare e solidare bene la tutela di Lodovico, e se quella vostra provista o, no, perche l'acdd 450 DOCUMENTO 1135. certiamo che gli bisogna et e forza che la Excellentia Vostra ci pensi e non poco. La Signoria Vostra harra inteso da Ser Alexandre ad che ci sia mo ridotti per liberarla, e perche e ci abbia ad esser ridotto ogni giorno el mandato non sta bene rifatene un altro, o che questo ci pare non sia altro che mettere tempo in mezzo ad qualche altro doloroso fine per noi : habbiamo facto uno libero senza domandare cosa alcuna: et sebbene ogni homo ci ha decto che noi siamo stati matti, come, e, el vero: noi abbiamo voluto cosi fare: per chiarire la Signoria Vostra che noi l'amiamo in verità, piu che matre, e dato che noi sapiamo che quella è patientissima a sopportare ogni disa gio como ella ci scrive, confortandoci ad non havere rispecto a lei accio non impoveriamo aftacto, siamo certissimi nondimeno, che gli sarra gratissimo, habiamo facto cusi, per uscire uno tracto de tancta servitu , et molto volentieri per amore di Vostra Signoria e duolci benche infino ad qui non ci sia stato mandato una minuore (?) in la forma si satisfaceva al Pontefice, perche saremo per adventura fuora di questa briga e molestia : Infine noi abbiamo facto più che la signoria Vostra non ci ha richiesto c ogni nostra cossa per amore di quella habbiamo messo in mano d'altri adconsentendo ancora di perdere e benefici) chio Arcevescovo ho in liomagna che oltre gli altri danni, ne termini ce retroviamo, questo non e piccolo e siamo contenti per trarla uno tracto di tanta servitu , e mise ria. Il che essendo ci piacera quanto noi (ancora non potendo fare di più che quello habbiamo facto) ne saremo scusati appresso de Dio e de tucto el mondo: e stimerolla per adventura megliore no vella piacendo cosi allo eterno Dio, e la Signoria Vostra si dovra conformare col volere suo et acconciarsi a sopportare questa pationtia quanto e piacera alla summa Clementia, sperando del conti nuo nella bonta e misericordia e justitia del lledentore nostro X." Yhù : certissima sempre che lui non la abbandonara : e che questi affanni li siano dati per la salute dell'anima sua e del continuo si raccomandera allui perche indubitatamente egli vi exaudira : aduertcndo di non vi lasciare conducore dal diavolo in disperationo quando bene lui vi mettessi inanti agli occhi tutti gli errori vostri perche una sola goccia del sangue di Cristo e bastante ad ricom prare tutti e peccati dello inferno non che iustitìcare la excellentia vo stra : non vi sbigotite adunque Madonna Nostra Matre carissima ma state forte et lasciate fare a Dio perche siamo certi che ne voi ne noi e non abbandonerà, e che se laccordo non siegue, e sarra per più honore nostro e sallute; confortatavi adunque e raccomandatevi a dio: perche tutte l'altre speranze sono vane: Egli è forza Madonna nostra ca rissima che la Signoria Vostra scriva una lettera ad Lorenzo in la forma vedra questa inclusa copia, altrimenti ne lei ne noi hara mai 451 uno soldo: Se la Signoria Vostra ce ama come noi facciamo quella: Scriva una lettera in questa altra forma parendogli che la cer . . . . . . ono (manca la carta) che voi ce ne (manca la carta) e aremo el dover nostro e con lui e con ciascuno, e rivedremo in fino ad uno minimo denajo, altrimenti ogni nostra cosa andra male e Vostra Excellentia e noi ne pateremo insino all'anima et altri se ne ingrasserà et godera : e perche questo importa molto manco ad fare, alla Signoria Vostra che quello che noi habbiamo facto per amore et sallute di quella e non ha repugnantia alcuna da non si fare siamo certissimi che Vostra Excellentia lo farra et scriverra e manderalla subito e cosi como noi si potera substentare et adiutare, in tanti affanni sua : Crediamo che sera bene che la Signoria Vostra strazi subito questa lettera ad cio non venisse in mano del Papa e vi restringessi ad qualche piu suo (?) disegno, e raccomandiamci alla Signoria Vostra del continuo. Florentie die 4 de lujo 1500. 1136. Gio. Lurido al marchese di Mantova. — Il papa ha fatto chiu dere Caterina in Castel S. Angelo. — 5 luglio 1500, da Roma. [Mantova, Aron, di Stato.] 1137. Gio. Lucido al marchese di Mantova. — Caterina è sempre in Castello. La Signoria di Firenze ha sollecitato l'accordo tra il papa e i figli per liberarla. — Ma nulla è conchiuso. — 12 luglio 1500. . [Mantova, Arch, di Stato.] 1138. Gio. Lucido al marchese di Mantova. — Non si parla più di accordi per liberare Caterina sempre prigioniera in Castello. Essa è « amalata di passion de cuore e se le lassa andar quel « medico la vol. » — 30 luglio 1500. da Roma. i Mantova, Arcb. di Stato.] 1139. Giustificazione di Giovanni da Casale creduto amante di Ca terina dalla calunnia di aver tradito al Valentino la contessa e la rocca di Forlì. — 1500. [Firenze, Arch. di Stato, MeA. a. Pr., Cart. Prie. f. 99, 81.] Jnsbifichacione di Me, Joanni da Caxalle. Como ne le pratiche se fecero verso Milano, Madonna sa cum quale studio : et diligentia furono li andamenti mei. DOCUMENTO 1139. Como deliberata la guerra principalmente per me fu richiesto ala prefata Madonna uno Capo de auctoritade et experientia alla quale me offeriva de ubedire : per il che fu concluso dal Signore Antonio Maria de Sancto Severio (Severino) et expedito el spazamento suo de mia mano, se lasciò el Signore Fracasso per li cinque millia ducati domandava da quel tempo insino al Magio. Como sopravendo dalamagna (dalla Germania) el conte Alexandro in quelli Stati: et adomandando alogiamento per mesi due insino acontiasse le cose sue con Francesi, fu acceptato, lassando el partito et praticha d'ogni altro per essere fratello della prefata Madonna: et si per lopinione se haveva di sua Signoria et fatto Capo di quella Imprexa, li fu dato il Caricho de Imola et suo distrecto. Como riduto poi esso Conte ad farli la renuntia cum voluntà de dessa Madonna et per el debito mio ogni locho : et grado haveva, sopra il che fu dopoi per esso Capi: et Bombardieri discorso tutto quello era fatto: et che restava da fare in el quale discorso fu concluxo non se fornise li repari già incomintiati in tondo la rocha et eho tuttora se fornireno maxime dove poi fu battuto. Como fu di parere: et concluxe con el prefato Conte che la Si gnoria di Madonna per ogni respetto se dovesse absentare di quella sua Fortezza; poi li mandò adire esso Conte pere el Fratello che se usciva la imprexa era ruinata, iterum mutato proposito li remandò che laudata sua fora era ad preposito et la confortò a questo dummodo rimanesse in mano sue cusì la rocha come la Citadella etiam non li fusse divisione alchuna, il che considerando la prelibata Madona deliberò restare, piacendoli che gia comintiasse ad fare de le cose sue disegni che davano non boni inditi). Como usai ogni studio per havere nomini boni : et maxime fideli come anche lo demonstrerò in ogni loco deliquali ne fu destribuito gran parte per le Castelle: ita che ne restareno asai manco del bisogno ad Furlì. Como fui costretto ad interrare el soccorso : et essendo perdecta Cagione tolto a suspecto ne offersi la iustificatione, ma non volendo chi me imputava a torto venir a prova, ricerckay per salute de limprexa uscire del locho, parendomi che le discordie daltri et non mie havessero ad indure come fecero ruyna ad quella Fortezza quale desiderava salva come me proprio. Como el di primo che se prexe dicta Fortezza Madonna con vive ragione se volse accordare et io ne parlay con el Conte quale ulti mamente non li asentendo : et alegando molte ragione se obligò sustenere tre Bataglie et dopoy pigliare accordo secondo andasseno le Cose. Como de tre giorni prima esso conte deliberò con mi de habandonar la rocha: et io ne adussi Madonna per il che fu concluso te DOCUMENTO 1139. 45: ì nerla più se potesse, cam ordine che se per advento non se potesse diffondere per la ruina fatta per l'artiglieria : et streteza sua per la quale era irreparabile, se li ponesse foco el di della bataglia ne la parte verso la Casina perchè non facendo cosi era troppo favo revole ali inimici per expugnar l'altra parte. Como el di de la perdita el Conte giudicò, et disse che l' inimici non veneveno per dar Bataglia ma per investigare li movimenti de sua Signoria et tamen essendo io in rocha con li Fanti dove quella me haveva deputato ala guardia de la bateria vene el prefato Conte et mando: et poy riviene a fare levare li Fanti et me commentendome che ponesse foco secondo lordine suo non obstante li fusse recor dato poco inanti che lui medesimo haveva detto questo non essere il giorno de la Bataglia, sopra ila quale era fatto tal ordine : et per chè ho sempre sentuto dire che la prima convenientia di chi è sotoposto al governo d'altri è de ben obedire maxime in lo exercitio de l'arme, impose la Commissione al cospetto suo ad antonio pisanello: et Compagni quali exeguiro. Como dandosi la battaglia el prefato Conte fece richiedere pacti per el statere del Cavaliere Santo Giorgio. Me pare adunque stando le cose soprascripte intieramente haver exeguito loffitio mio et cum fede in specie operatomi in ogni chosa circha ciò : se pur vi fusse alchuno de altro parere me offerisse ve nire andare et stare al cospetto de qualunche ne sia et in qual se voglia loco asustenere quello è dito: et che di ragione potrò substenere ne contradico a pena alchuna per ancor che la possa essere che justamente me sia dato per questo conto, altramente ne obmetterò de dire con ogni verità chel non vive hogi persona che habia havuto più dolore ne ad chi sia stata più noyosa la perdita di Furi! che di me. Circha el manezo del dinaro : et roba li Thex.ri : et libri vi sono : però non ne parlo. Dirò bene questo che per havere voluto tirare le cose a tropo utilitate de Madona ne ho acquistato più presto mal nome che bono ultre il danno ne ho patito per le spexe occorse co me in staffette et cose simili. Intendo chel vi una altra spesa de mal dire che vogliono che alchuna cosa sia stata facta con trattato et intelligentia malitiosa, ad questo io dico chel non è homo di qual si voglia conditione al mondo che per la parte sottoscripta de mia mano non lo mentischa per la sua falsa golia : et al paragone me basta l'animo de farlo re vedere de questa incirconspecta e falsa Calunnia datami contra ogni debito. Como sia stato corresposto al bisogno di quella impresa da tutti quelli li havevano più obbligo: et interesso di me: et che poi par lano facilmente per le Camere questo lo voglio tacere perhoraper 454 DOCUMENTO 1139-1145. chè mi par di fare così, ma non per debito ne per paura mancho riserbando a maggior bisogno e tempo. Joannes Caxalis marni propria. 1140. Compendio delle cose più notabili occorse sotto il pontificato di papa Alessandro VI e altri pontefici romani. — 1500. [Parigi, Btbl. S. (ìéneviève. Ms. Indicato In catalogo I K L. Vedi ciò che ne dice Mabsand nel suo Catalogo dei inM. italiani nelle Bi blioteche di Parigi, voi. II, p. 898. | 1141. Ottaviano e Cesare Riario a (sembra diretta a un cardinale). —Dicono di rinunziare agli Stati d'Imola e Forlì. — Poiché il papa non vuol dare ii cappello da cardinale, dia al meno un arcivescovado con molti ricchi benefizii: uno Stato che frutti 2000 ducati per i fratelli, la liberazione di Caterina loro madre, dote e marito per Bianca loro sorella, etc. — 1500. [Firenze, Arch. di Stato ] 1142. Francesco Fortunati ad Ottaviano e Cesare Riario. — Rim proveri per le loro pazzie. — Quistioni d'interesse con Cate rina. — 1500? [Firenze. Arch. di Stato.] 1143. Francesco Fortunati ai figli di Caterina. — Li rimprovera aspramente per le loro pazzie e per la durezza verso Caterina loro madre. — Accenna a grandi perfidie. (Sei testo) — 1500. [Firenze, Arch. di Stato.] 1144. Faolo Riario a Caterina. — Parla dello stato delle cose di lei e dei suoi figliuoli. — 19 giugno 1501, Firenze. [Firenze, Arch. di Stato.] 1145. Francesco Fortunati ai Dieci di Balia. — Caterina è uscita libera dal Castello S. Angelo. — 30 giugno 1501, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Leti, ai X di balia, ci. X. Di»t 4, N. 05, c. 313.] DOCUMENTO 1146-1147. •155 1146. Paole Iiiario a Caterina. — Si duole non aver notizie della sua liberazione. — 1° luglio 1501. (Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., Cart. Prie., t. 78.] pensi in che termine io mi trovi domandato da ciascuno se Vostra Signoria no scrive e como sta questa sua liberatione: e non potere rispondere: e non è banco in Roma che non habbia scritto qui rallegrandosene tutta la brigata sta bene , e qui e ad Milano ; Lodovico sie fatto grande e uno bellissimo figliolo e gagliardo; e ciascuno desidera la Signoria Vostra qui, che a Dio piaccia sia presto, non lasciero di ricordarli che al ritorno e venire suo in qua quella sia cauta e venga talmente accompagnata non capiti male e quando quella pigli qualche seguito di quelli si gnori franzesi, si pensa gli sara bona sicurta 1147. Francesco Fortunati piovano di Cascina ad Ottaviano ed a Cesare Riario. — Particolari nulla liberazione di Caterina. — 8 luglio 1501. [Firenze, Arch. di Stato.] Come per due altre mie lettere venute per staffetta ad Milano le S.' V.' haranno potuto intendere , Madonna fu libera et tracta de castello, et e in casa sua in Roma, e vogliamo dire, in casa de Monsignore Rev."° di Sancto Giorgio, et dicie ch'el Troscia, camenero del Papa la menò di Castello in casa el cardinale de S°. Cle mente et li stette circa hore tre: et per mano di publico Notaro renuntiò a li stati in suo nome proprio et come tutricie de' sua figlioli : et inoltre si obligò sotto la pena de 25" Ducati di non si partire di Roma sanza licentia del papa : che tale licentia dicie ba ra come se li manda due milia Ducali, quali dicie bavere spesi por questa sua liberatione in diverse persone, come particolarmente la S." V." vedranno per le sue incluse in questa et altre copie di let tere ad me, che mi hanno forzato mandare Francesco vostro staf fiere ad posta ad ciò che quello proveghino in modo S. Ex. (Cate rina) possa uscir di mano di quelli diavoli incarnati, et tornarsene a sua figlioli: et credo sia bene fare presto ad ciò non incorressi in qualche maggior laccio, che ogni minimo accidente la farebbe ritornare in più servitù che prima. Però provedete subito, et fate d'essere qui: frate Lauro scrive che si è acconcio con sua Signoria per Cappellano, che non potrebbe essere più ad proposito, essendo in quella gratia et bono credito che è qui et tenuto uno frate da bene et bono: che se cognioscie pure che le cose nostre sono per indi rizzarsi bene : maravigliomene veramente assai, scrivendomi pochi 450 DOCUMENTO 1147-1149. giorni fa Madonna di sua mano, che lui era fora, et che le S.# V.* si guardassino da lui come vedesti, che hora se lo habbia messo in casa: che se lui viene qui seco, farete una buca in terra, essendo lui in odio a ciascuno et maxime a questi Frateschi : hollo scripto ad sua Signoria non so corno se ne governerà : dicovi solo che questa cosa importa , et che quelle persone che lo hanno in odio qui , et che lui ha offeso, doventeranno mimiche vostre, corno sono e Salviati, Soderini et tucti gli homini che vogliono vivere bene : et però fate che monsignore Rev.mo ce provegha se havete paura non rie scila a voi. Florentie die 8 Julii 1601. 1148. Francesco Pepi oratore fiorentino ai X di Balia. — Fece inten dere a Caterina il perchè non la visitava. — Essa gli fa dire che va a Firenze e che la raccomandi alla Signoria. — 10 lu glio 1501. [Firenze, Arch. ili Stato." te», ai X rfi Balia, oh V, dlat. 4 N. CG. e. 20.] 1149. Lettera di Alessandro VI alla Signoria di Firenze. — Ilaccomanda Caterina che si reca cola come in sua patria. — 13 luglio 1501. [Firenze, Arch. di Stato, Reform. Atti Pubblici, N. 237. pubbl. dal GREOOROVius nella Lucrezia Borgia.] Dilecti filii salutem et ap. ben. Proficiscitur isthuc dilecta in Christo filia, nobilis mulier Catherina Sfortia quam cum aliquandiu, ut nostis, ex certis rationabilibus causis detineri fecerimus, gratiose postea liberavimus, et quia prò nostra consuetudine et pasturali officio non solum cum eadem Catherina clementia usi sumus, sed etiam quantum cum Deo possumus ipsius etiam commodis paterna benignitate consulere cupimus, scribendum vobis duximus ipsam Catharinam devotioni vestrae non mediocriter commendantes : ut sicut ipsa benevolentia vostra summopere freta, isthuc tamquam in propriam patriam se recipit, sua spe nostris etiam commendationibus non frustretur. Erit igitur nobis gratissimum si intellexerimus illam prò eius erga istam civitatem observantiam nostro etiam intuitu beni gne a vobis susceptam et tractam esse. Dat. Romae ap. S. Petrum sub annulo Piscatoria die xm Iulii mccccci. Pont, nostri a. nono. Hadriani's. 157 1150. Giovanni Fortunati a Francesco. — Si rallegra dell'aver sa puto che Caterina è giunta a salvamento in Firenze. — 15 luglio 1501, da Monte Gonzi. [Firenze, Arch. di Stato.] 1151. Giovanni Lucido al duca di Mantova. — Caterina « per dubio « de soi inimici de Fin-li et Imola monstrò andar per terra « et andò per maro e va a Sancto Jao. de Galicia. » — 20 lu glio 1501, da Roma. [Mantova, Arch. di Stato.] 1152. Raffaele Riario cardinale di S. Giorgio al gonfaloniere ed ai priori di Firenze. — Ringrazia la Repubblica Fiorentina per le accoglienze fatte a Caterina Sforza. — 7 agosto 1501, da Milano. [Firenze, Arch. di Stato, Lettere esterne alla Signoria. Glasse X Distlnz. n. n. SO c. 138.] 1153. Giambattista Tonelli a Caterina. — Novità d' Imola. — Discorsi temerari sidla vita privata di lei. — Feste nella rocca; si aspetta il duca Valentino, ecc. ecc. — Tormenti e tormentati. — 7 ot tobre 1501, da Imola. [Firenze, Arch. di Stato.] ....El papa se ritrova col duca Valentino a Civitacastellana per ordenare de finire una forteza li ; et anco li venea adricto la Ma donna Lucrezia sua figlia , et cussi se dice ebe a San Martino el Valentino con la Madonna Lucrezia se hanno a retrovare dentro in Ferrara a fare le dilette noce (nozze) dove che serano visti volentieri la : Qua in questa rocha d'Imola se lavora zorno e nocte, e feste e de ogni tempo, se estima che espenderanno sey , o octo milia Ducati doro : Sonno messa tutta per mane corno altre fiate ne scripse (sic) : appresso quello sagurato de Ioanni Coradino a questi zorni, e, stato a Lugo elpoveretto se avantato de cosa et avantesene più che mai chel seria mercede de darli su per la testa talmente che non havesse mai più forza de dire tal cosa: ma sua natura non fu mai altramente; me ricordo che quando giunse qui a Immola quando meparti da Roma : Io andai in Rocha dove che io li parlay : lui se doleva grandemente di Vostra Signoria et ebbe ardire de dirme che Octaviano era suo fiolo havuto da Vostra Signoria, et io li risposi chel poteva parlar meglio, e fiezolo tasere: si che Vostra signoria pensi mo: quello che ha qui con altre persone: el paga Vostra Signoria molto bene de ingratitudine DOCUMENTO 1153-1157. Como gia ne scripse quel poveretto de Ianmaria ragazzo fo preso in ciptadclla con quella Catalina in modo che quel Castellano glia tolti certi pochi denari che havevano et gli a facto sposare la dita Catalina et lassatoli andare, a questi zorni erano a Lugo con la briobela (?) qual tiene al bandiera li : quello Rizzo de rondone ha havuto tanta corda et lo focho: In modo che poy lo lassorno andare perche non confesso may nulla el non serra may più homo : piero Carato et bastiano dal tinello sonno ancora in prigione et hanno havuto della corda e tormento assay in modo che stanno malissimo, e non sintendo già che habbiano confessato nulla : Altro non ce de novo , se non che el Valentino se aspecta questo inverno qua a dan zare con le nostre Imolexe.... 1154. Pier Paolo Venanzio da Spello ad Ottaviano Riario. — Inca ricato da un Baldassare Bulgarini di ragguagliarlo del successo delle cose sue, scrive: « io son di parere che omnino le S. V. « partano di cotesta Ciptà et dal suo Dominio et se reduchano « in loco securo como scria in Lombardia o in Saona, el me- « desimo partito prendere da Madonna Bianca et de tute le « faculta.... etc. » — 12 novembre 1501, da Roma. [Firenze, Arch. dt Stato.) 1155. Caterina a Francesco Gonzaga marchese di Mantova. — Gli annunzia che i Fiorentini lo hanno detto loro capitano gegenerale. — Hanno scritto al re di Francia che ne sia con tento. — Bisognerebbe provvedere acciocchè tal licenza vetiisse di Francia e di Alemagna « perchè chi me ne parla ce vede « dreto summa gloria de V. Ill. S. et bono ordine de la ma- « giore parte de Italia. » — 22 dicembre 1501, da Firenze. [Mantova, Arch. di Stato.] 1156. Brevis Casus — IU.ma Domina Catharina Sfortia, etc. — Espo sizione della questione legale circa il diritto di Caterina alla tu tela di Giovanni de' Medici che si diceva perduta per essere essa stata fatta prigioniera di guerra dal papa. — Si affer ma che quella guerra non era lecita. — 1501. [Firenze, Arch. di Stato., Med. a. Pr.] 1157. Caterina al marchese di Mantova. — Lettera di complimento. DOCUMENTO 1157-1160. 459 — Assicura il duca della sua devozione a lui. — 6 gennaio 1502 (1501 stile fiorentino), da Firenze. [Mantova, Arch. di Stato, E, XVIII, 3.] 1168. Caterina al marchese di Mantova. — Si raccomanda alla sua protezione ed a quella di Giovanni Gonzaga suo fratello in Alemagna perchè raccomandi « tutte le cose mie » presso « quella maestà imperiale e la Christianissima Regina.' > — 21 gennaio 1502, da Firenze. [Mantova, Arch. di Stato.] 1159. Luigi Ciocha al marchese di Mantova. — Lo prega a seconda delle premure fatte già dall'imperatore, a fiorire Caterina « contro Lorenzino de' Medici che li tiene molte migliara de « ducati et la tutella del suo putino che fu figliuolo del ma- « gnifico Zoanne, acciò che provedano che Lorenzino non li ha- « bia a tenire il suo nè farli tanti torti quanti ha facto fino a « qui, etc. » — 30 gennaio 1502, da Firenze. [Mantova, Arch. di Stato.] 1160. Giambattista Tonello da Imola a Caterina. — Le manda una li sta di traditori. — Rimpiange la presenza ed il governo di lei. — Ne augura il ritorno con parole piene d'amore e di fede. — Lucrezia Borgia è passata per Imola. —21 febbraio 1502. [Firenze, Arch. di Stato, lied, a Pr., t. 78, c. 217.] ....Vi mando qui aligato una lista e nota de Ribaldi traditori che se son impazati pubblicamente a dare il stato de V." S." al Marano.... {cioè a quel traditore del Valentino). Noi tre may non habiamo perso la fede, sempremai siamo stati costanti et forti : bene quelli altri servituri che sono notati la suso la lista : ancora loro sono stati sempre may al bene e male con epso noy : et sempre may la sera ce retrovamo la mag gior parte de noi in casa mia a parlare et raxonare insieme sem premai di Vostra Signoria che se ce havessi visto: vene sareste ma ravigliata : et bora facciamo più che prima perchè cognosciamo et vediamo che Vostra Signoria sera in casa et in elstato suo. In poche septimane che dio e la nostra donna gliene presti quella gratia : cusi corno desideriamo; et uno zorno ce pare mille miara de anni.... prego Vostra Signoria ce vogliate dare un poco de consulatione e conforto : cusi corno dette Gesù Crispto a li suoi dissipoli quando 1 Era Bianca Maria Sforza sua sorella. 4<;o DOCUMENTO 1160-1161. glie aparse visibilmente acio non havessero a perdere la fede: e cussi Vostra Signoria sia contenta de farmi intendere a mi como e concluxo le cose di Vostra Signoria, a cio chio possa confortare tutti li servitori di Vostra Signoria che stanno de hora in hora con le braza aperte per intendere che Vostra Signoria venga a li berarsi de man di questi porzi Marani che Dio li profonda a casa del Diavolo: si che dunque quella non me denienghi questo, acio non habia a morire de dollore, se io dormo pare che io sia con Vostra Signoria, se io vieghio el simile, se io magno lasso de ma gnare e parlo de Vostra Signoria, se io vo fazo simiante (cioè il simile), fazzame quello chio voglio ve ho scolpito nel core; si che adunque Vostra Signoria me chiarisca e diame bona nova che non aspecto altro : qua se dice che Vostra Signoria ha havuto il stato vostro , et a Bologna se dice anco per tutto : de questi poltroni traditori vanno molmorezando e comenzano a stare de mala voglia a ferrara se dice anco el simile : voce del populo voce de Dio : niente de meno Vostra Signoria scia como a andare ogni cosa : et pero sera con tenta de farmelo intendere : Messer Remiro ' a questi zorni ando a Faenza et condanò il populo de Faenza per averli tolto uno chel faceva impicare ducati diece milia termine tutto questo mexe de febrajo. Pensi Vostra Signoria in chc termine se ritrova quella Comu nità a Bologna.... per dare al duca Valentino de ducati diese millia; altro non ce de novo la spesa che se fatta per la Madonna Lucretia2 nel passare la fece de qui a Imola e stata per L. tre milia e no vecento ottanta de Bolognini.... 1161. Benedetto Balear Sforza Riario a Caterina. — La ringrazia di avergli fatto sette mmicie. — 26 febbraio 1502, da Blois. [Firenze, Arch. di Stato.] 1 Quello che fu fatto squartare da Cesare Borgia sulla piazza di Cesena per sca gionare sè delle atrocita commesse da Ini suo ministro. 2 Lucrezia Borgia di passaggio per Ferrara. — Lucrezia aveva detto che si sarebbe fermata a Imola " tutto il venerdì per lavarsi il capo mentre non avrebbe potuto far * olò oho più tardi finito il carnovale.... L'ambasciatore ferrareso dava notizie al suo ■ signoro di questi disegni di Lucrezia come d' impedimento deplorabile pel qnalo " l'ingresso di Madonna in Ferrara doveva esser differito sino al due febbraio. E don * Ferranto scriveva similmente da Imola aver quivi Lucrezia desiderato un giorno * di riposo per mettere in ordine i suol ornamenti e per lavarsi il capo, la qual cosa * come essa diceva, non aveva più fatta da otto giorni, e cominciava perciò ad aver * dolore di testa. „ Così Ferrante ad Ercole. — Imola 27 Genn. 1501. — Gbegobovios Luneeta Borg,a, p. 225-226. DOCUMENTO 1162-1166. 461 1162. Caterina al marchese di Mantova. — Si rimette a quanto le dira Luigi Ciocha « dei progressi delle cose sue di qua, etc. » — 27 febbraio 1502, da Firenze. [Mantova, Arch. di Stato.] 1163. Benedetto Balear Sforza Riario a Caterina. — Ègiunto a Blois ove è la corte del re di Francia. « Sono parecchi giorni che « io non havvei lettere delle Signorie Vostre del che ne sto « molto admirato, pertanto prego la Signoria Vostra insieme « cum le altre che ne voglia advisare e scrivere più spesso « che ne sia possibile, perchè dal canto mio non resto de « scrivere tre o quattro volte la septimana. » — 17 marzo 1502, da Blois. [Firenze, Arch. di Stato.] 1164. Lltigi Ciocha a Caterina a Firenze. — Le rivela come ei le scrì vesse di nascosto perchè non lo sapessero a Firenze e a Man tova, come egli le rivelasse tutto quello che succedeva e si po teva sapere dai Commissari del signor di Pesaro, del conte Filippo Rosso, del conte Guido Torello, del Visconte, della corte di Mantova avendo prima bene appurato tutto, e come egli cercasse i mezzi per rimetterla nello Stato. — 23 marzo 1502, da Mantova. [Firenze, Arch. di Stato, iteii, a. Pr., t. 77, c. 85.] 1165. Domenico Campana ' a Caterina (calamo volanti). — Graziose parole di M. Paolo Bilia alla Cesarea Maestà in favore di Caterina. — L' imperatore si mostra ben disposto in servigio di lei. — 24 marzo 1502, da Innsbruck. [Firenze, Arch. di Stato.] 1166. Benedetto Balear Riario a Caterina. — Faccende diverse. — Espressioni di affetto. — Camicie ordinate per un arcivescovo. — Notizie della corte di Francia. — 11 aprile 1502. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr. Cari. Prlr. t. 78, c. 199.] 1 Dell'Ordine del Predicatori. DOCUMENTO 1167. 1167. Caterina a fra Domenico dell'Ordine dei Predicatori in favore dell'imperatore al quale raccomanda Firenze e gli Italiani. — 22 aprile 1502, da Firenze. [Firenze, Arch. di Stato, Sfed. a Pr., t. TI, o. 64.] M. fratre D.co nostro car.m° La vera servitù mia verso quella M." Imperiale me fa dello honore e gloria di quella essere si gelosa che io non sento o vedo cosa che subito nolla esamini per salute de sua M." et me exponghi ad non perdonare ad cosa alchuna per farla gloriosa faccendo intendere ad ciaschuno quello che me occorre : e perchè o per innata perfidia de qualche uno o propria subgestione de malevoli io sono stata poco cresa (creduta) insino ad qui con gran de detrimento e dishonore di quella M.u Cesarea, me è suto forza per non mancare in parte alchuna secondo ricercha la vera servitù e devotione mia verso quella, pel presente latore nostro m. Ant.° de Melozzo scrivervi quello che occorre ad ciochè cum ogni humilitate et reverentia da mia parte lo facciate intendere ad quella imperiale Corona, chiedendole perdono se con troppa securità io parlerò con quella abstringendo Sua M.a ad pigliare la bona mente et core mio verso de quella quale me spinge ad essere così ardita per bene de epsa : e non altro partir." interesso. Questi dua soi oratori haveano redocto questa città tucta ad devotione della M.u Cos.* in modo che tucto questo popolo la expectava per vero suo consolatore et defensore sperando per le mani de epsa dovere uscire de tanta impresa e servitù in la quale è stata tanti anni. Hora loro S.'1' hanno exposto cose che do directo con ducono questa città a desperatione congnioscendo non ce essere in parte alcuna l'honore et bene loro et non mi è giovato fare inten dere a loro S.*" el modo che epse debbono observare per acquistare questo popolo a sua corona e fare mostrare al proposito che le cose de Italia e maxime de qui non se hanno ad governare ad questo modo che sua S.'u ha voluto exporre con dire che questa è la voluntà di quella M.tt Cesarea e noi sapiaino onde questo nascie benissimo e che egli è chi crepa che sua Imp.1' Corona se habbia guadagnata que sta città si facilmente e san za colpo de spada e la perfidia e sub gestione de qualche uno ha hauto più forza che '1 dovere, non se accorgendo che questo popolo ha aperto gli ochi e che lui ha facto el callo per le botto nè si muove per minaccio o spaventi de passo ma più presto è per doventare restio e per gittarsi in mano de chi instantemente lo ricerca e vuole con prometterli non mancho bene che gli altri, e perchè questa cosa importa assai per la salute e glo ria de quella, non me ne sono vergognata advisarvi gliene facciate intendere certificando sua Corona che se quella vuole questa città e dello altre per sua e servirsene ad maxima sua Victoria non usi o DOCUMENTO 1167. 463 facci usare questi termini ma faccia apunto el contrario de quel lo che ha facto el re Carlo e Re Lodovico de Francia e conferisciia qualche gratia e bene a questo popolo quale lo ha per suo protectore e conservatore e varrassene in molto più non sapra doman dare, e cosi del resto de Italia etc. Et se el S. Mar." non havessi hauto tanto respecto ad chi cerca in ogni modo l'anima di quella como presto sua Maestà cognoscerà, per adventura le cose di quella corona sarebbono hoggi in tale despositione et ordine che beata lei , et non me posso dare pacie che '1 proposto se sia con tanto dishonore de sua Maestà lasciato condurre ad questo che bene ha mostro la perfidia sua sanza distinctione e satisfactione de persona, il che non cresi (credetti) mai, dato che '1 poco honore faceva del continuo al s. mar." sanza respecto alcuno dello interesso ha con la M." Cesarea me lo demostrassi fortemente appasionato, ma non cresi già mai si per fido contro al signore suo, crepando che m. Paulo gli sia ad presso e advertischa delli pernitiosi modi e andamenti sua per poterlo adgirare ad suo modo, che se io potessi scrivere tucto farei stupire el mondo e quello che mi duole più e che t-ucta questa città el sa il eho quanto mi dispiaccia per honore de quella Maestà non lo scrivo. Ho confortato el s. Mar." ad havere patientia perchè presto quella corona cognoscerà e intenderà el tucto. Qui ce è varie e diverse nuove : e per la andata ad N. S." de Averardo Buglion cameriere del christianissimo re per staffetta, si dice l'accordo essere rotto fra la Imperiale Corona et el suo re e nuove lege con offerte grandissime a sua Beatitudine il che quanto sia bene per honore de l'una e l'altra corona e delli veri servitori e partigiani de epse, lo lascio iudicare ad voi. Et però ho ricordato ad quella Maestà Cesarea che se lei non è presta ad fare questa impresa e amorevolmente tractare questi Italiani, gli sarà rotto ogni disegno con maxima ruina de ciaschuno che lo ama e desidera sanza potere, volendo, remediare. Ho voluto farvi legiermente questo discorso per pagare per ul timo el debito mio con mia satisfactione, remettendomi ad ogni correctione e sapienti."" resolutione de quella Corona in la cui bona gratia del continuo mi terrete ricordandomi humilmente ad quella. Et perche el nostro m. Ant." vi raguaglierà più largamente de tucto, non replicherò altro remettendomi alla relatione sua alla quale presterete como a me propria indubitata fede exequendo quanto da lui vi sarà decto subito e bene valete etc. Ricordatemi alla M.,l della Regina con ogni efficacia, ad m. Galeazzo e ad tucti quelli altri signori parenti e amicis."' nostri. Florentie die xxij aprilis 1502. Caterina Sf. Manu pp." A tergo: Al nostro Car."" m. frate Dominico delio ordine de frati Predicatori etc. 464 DOCUMENTO 1168-1171. 1168. Luigi Ciocha a Caterina. — Notizie varie. — Ragguagli sul re di Francia e sull'imperatore. — Voci di guerra. — « Questi Fer- « raresi dicono mirabilia del Duca Valentino, del Stato grande « ha ad havere et che in Romagna fa fare provvisione per « andare a campo a Castrocaro et poi a Firenza et che a « Perosa farà un altro exercito per contro Fiorentini. « Madona Costanza prega V. Ex."" a mandarli qualche « profumi et polvere di cipri, et io la prego a compiacerla « perchè anchora le ha de le gentilcze da recambiare V. S. « Etiam che la vicina sia morta, tamen perchè V. Ex."a « non sia corozata meco, mando qui inclusa ad essa la re- « cepta vera et probatissima che tanto bisognava a la dita « vicina, et prego V. Ex."' ad non essere più corozata con mi « quale vi sono servitore et partigiano fidelissimo a farne « tutti li esperimenti del mondo etc. » — 5 maggio 1502. da Mantova. [Firenze, Arch. di Stato.] 1169. Fra Giambattista priore di S. Salvatore a Caterina. — Non può compiacerla in quanto gli ha richiesto. perchè non è gene rale ne visitatore. — Ha però scritto al padre generale, ed avu tane risposta la comunicherà, — Si raccomanda a lei insieme alla sua Religione, — 19 maggio 1502, da Bologna. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 71, 67.] 1170. Ottaviano e Cesare Riario a Caterina. — Sulle gioie che sono a Venezia, — Necessità di danari per provvedere la famiglia di vino, ecc. — 21 maggio 1502. [Firenze, Arch. di Stato, Med, a Pr. f. 78, c. 228.] 1171. Caterina ad Ottaviano (Riario?). — Allude alla prossima sua li berazione. — 21 giugno 1502. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 76, n. 73.] Io mando alla S. V. la Maria, Ioam e batista, Benedecto et Petro Palarino con le mia bestie, quali riterrete con le bestie ad presso di voi, et la Maria stinva. (schiava) manderete ad Milano ad mia madre che la servi, et io me ne vo in loco secretissimo et bono, et non temete ne pensate de mi: perchè ho apresso lo scriptore che sapete non mi abbandonerà. Per altra vi farò dire dove sarò condocta atten DOCUMENTO 1171-1173. 465 dete ad stare sano et cosi fate intendere all' arcivescovo ma habbiatevi bona cura, per che el vi bisogna et non pigliare alcuno af fanno di me, per che le cose qui sono per posarsi presto et in bona forma. In Castello die 21 Iunij 1602. ' Caterina Sp. Manu pp.s 1172. Alberto de'Marzi ad Ottaviano Riario a Piacenza. — Cose dome stiche. — Usi prudenza per potere far fronte ai molti bisogni. — È rimasto a guardare la casa vuota. — 4 luglio 1502, da Firenze. [Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr., f. 77, n. 115.] ....Tute le cosse di casa como disi (sic) a V. S. per l'altra mia ho posto in recapto e sono restato più lezieri è stato possibile a guar dare le mure di questa casa in la quale starò fino che per forza ne sia cacciato bene che creda non debia bisognare perchè de ogni altro se parla excepto che del patrone che fu de quella. De la Exce1."' de Madonna non so che dire a V. S. perchè poi che soa Ex."" parti de qui non ho havuto nova di quella. El pio vano ne darà nova ad V. S. el quale ne sa el secreto et a lui e soa Ex."" me reffero de haver electo la migliore parte a la S. di M." Biancha ho facto la imbasciata di V. S. la quale se aricomanda a V. S. e prega quella voglia haverla per aricomandata in la venuta del cardinale in Italia sigondo cognosce V. S. che importa la eta soa e lo honore de la casa et anchora la fede che ha in V. S. tro vasi in uno monesterio molto secreta et con molta comodità soa la quale non habandonerò per fino che me resterà la vita si che stia V. S. de bono animo de quella.... 1173. Francesco Fortunati ad Ottaviano e Cesare Riario. — Novità, giudizi politici. — Il duca Valentino non avrebbe voluto liberar Caterina. — Sieno concordi. — Quistioni tra Lorenzo e Cate rina pel possesso di Castello. — 8 luglio 1502. [Firenze, Aron, di Stato.] ....o bene ad certificare vostre Sig.'' chel duca si è doluto col Vescovo de Volterra che questa città vi tenga qui con tanto favore reputatione et credito, et abstringendolo S. Rev.ma Sig.'" chiarirlo se lui lo diceva particularmente per amore de M." vostra matre, li 1 Parrebbe doversi lecere 1501, e che Castrilo non significhi la villa medicea presso Firenze, ma il Castel S. Angelo di Roma dove Caterina prigioniera attendeva la pros sima liberazione. ee 166 DOCUMENTO 1173-1174. rispose che non teneva conto di Donne, ne la stimava, et che e' fusse el vero non Ha harebbe lasciata uscire de Castello Sancto Agnolo. Si che vostra Sig.'" pensino in che termine elle sono: ma quello che non mi duole manco è chel si è levato una voce che voi non siate bene daccordo con vostra matre , et manco col Cardinale vostro. Il che come vi faceva tutti richi et felici vi fa poveri et meschini.... Lorenzo per questo si è messo ad rivolere Castello 1 o per amore o per forza, di che bisogna nasca qualche grandissimo scandalo per chè Madonna se è resoluta non uscire se non a pezzi et Lorenzo obstinatamente lo rivuole.... 1174. Francesco Fortunati ad Ottaviano Riario. — Sui dispiaceri do mestici di Caterina Sita madre. — 22 luglio 1502. [Firenze, Arch. di Stato, ifed. a. Pr. f. 77, c. 94.' La vera servitù mia fora de ogni merito mi stringe a fare in tendere alla S. come Mad.' Vra. matre per queste pazzie d'Alberto et mali tractamenti sua mossi da vre. S. se è resoluta in tutto et per tutto partirse da voi , et credo che a questa hora habia tolto una casa et va assestando tutte cose sue per starsi da se. Con tanta passione et dolore verso vostre S. che è una cosa incredibile, et fa venire ciaschuno che la ode in maxima compassione de' facti sua : et veramente le S. V. harebbono facto meglio et più saviamente havergli decto de bocha et datoli licentia tacitamente , più presto che permettere che Alberto si sinistramente et con tanto dishonore et vituperio vostro lo habia facto: di che vi dico non si può dar pacie, et dicie la più pazze cose contro di V. S. che la natura cre assi mai. Io non ci posso più perchè l'offesa è si pubblica che lei nolla vuole inghiottire nè rimettere, et sono certissimo che lei ha ad incorrere in qualche grande inconveniente se le S. V. non sono preste a provedervi, o in persona, che lo potete fare sicuramente o con lettere di monsignore Rev.mo Cardinale vostro , altrimenti ogni cosa va in mina: et credimi li S. V. che questa sarà maggior rotta et perdita per voi che quelli delli stati et farete contento chi male vi vuole che mai non ha expectato altro , et vedete che non ad caso e' pubblicava questa divisione fra voi, corno quello che la haveva per adventura intesa da Alberto, o da altri, venuta pur da lui, poiché corno sua S. è stata fora, costui li ha fatto questo scherno. Io per mi sono d'oppinione certissimo, che voi, se lo havete promesso, che male sì può stimare in conti , ve ne pentirete senza liaverci rimedio : e se vi ricordate bene di quello eh' io più volte vi ho detto e ultimamente scripto intorno a questo caso, voi l Intendi la villa medicea di Castello. DOCUMENTO 1174-1175. 467 nollo stimarete di mancho importanza che accidente ve sia occorso insino ad qui, et secondo la gravezza del caso farete le provisioni et con prestezza ad ciò non si divulghi più questa cosa, et io dal canto mio farò quello poco del bene potrò, che sono certissimo sarà poco perchè non vuole udire nessuno che gli parli contro ad questo suo obietto: Tanto li dissi. Ho decto ad Franceschino Merenda lo dica ad Madonna Bianca, et che faccia che lei mandi queste tova glie et lenzuola et provedimenti gli bisognano con sei forchette et cucchiari ad ciò si mitighi tanta sua passione. In fine lei anche non si è mosso a farlo, e lui dicie havergliene decto, che noi posso cre dere, per cognioscere pure lei di natura da moversi ad uno caso di tanta importanza , non essendo cosa da non la poter fare , che mettendo presso ad quelli che S. S." ha domandato non vogliono dieci ducati; e non ci è suto mai mezzo ne forza che costui habbia voluto contentarla ne' fornire la casa per la Brigata sua, come letta (letti) ad altro appartamento alla famiglia : et corno messer Scipione fu giunto, io mandai per Franceschino ad Madonna Bianca' li pro vedessi da dormire, et subito fu facta la provisione di che S. Ex. ha preso ancora maggiore sdegno non che habbia per male che lui sia stato provisto , ma che lei sola sia quella che abbia ad essere exclusa da ogni bone et comodo domandassi, et gli altri no, che oltre allaltre questo nonlli è parsa poco. Hora io non so che dirmi più alle S. V. Quelle sono prudentissime, governino con prestezza questa cosa et ponganvi quello bono termine desiderano et non altrimenti, et Dio vi dia gratia la pigliate bene et con salute. Raccomandomi alla S. V. Florentie die 22 Julii 1502. 1175. Caterina ad Ottaviano. — Gli ha fatto scrivere ciò che le oc corre dal piovano. — Mandi la Maria a' servigi di sua madre. — Dei suoi midi. — Spese, miserie, affanni per vedersi trattata senza amore. — 22 luglio 1502. [Firenze, Arch. di Stato, Meri. a. Pr.] Per lettere del Piovano la S. V. intenderà quello che me occorre: Quale sarà contenta subito mandare per la Maria et farla menare a mia matre quale la tenga et facci imparare quello che si può, advertendo non si inbastardissi di qualcuno : lei ne harà bono servitio et correggeralla di qualche suo tristo modo, et adiuteralla ghovernare quelli putti, che so che ne ha bisogno, et io li scriverò do1 Bianca Rossi figlia di Caterina. 468 DOCUMENTO 1175. poi quello me occorrerà. Tate che questo non manchi , et advisate mia matre del tutto. Et se ritornate de quà menatene la mia mula et l'altre mie be stie che sono in casa Messer Joanni da Casale, et fate chel Melozzo se faccia dare conto de quello che lui ha speso in substentarle con la mia brigata, perchè gliene voglio fare bono in ogni modo : et me natene con voi el ragazzo e il famiglio di stalla. Benedetto non vo glio io più de qua, perchè non ho bisogno al presente : se lo volete per voi pigliatelo e cosi gli fate intendere da mia parte. Et se per caso non tornassi subito, rimandatemi la mia mula et l'altre mie bestie col Melozzo et col ragazzo et Ioanni Maria fami glio di stalla: Et Nicolò vada per la Maria et menila a mia matre et ritorni subito a voi. La S. V. faccia che questo non falli per niente et supratutto con prestezza; et non mi voglia riprehendere se la bestia con la brigata mia sono stati ad casa messer Ioanni da Ca sale, 1 perchè io non vo le indirizzai mai, ma sibene a vostra S. et chi ne è suto causa voi sapete : ma poi ch'io non ho male se non da' mia proprii, et dishonore, io l' ho auto ad caro , perchè pure sono stati substentati insino ad qui; ma la vergogna Sig. mio, è quella che mi havette (sic) fatta voi, et permesso che altri me la faccia: ma sia con Dio, et anche ad questo ho trovato rimedio. Io mi trovo alle spalle 24 boche: 5 cavalli et tre muli et a tucti ho ad fare le spese, et non ho uno soldo : et qui non ho trovato bene alcuno, nè persona me ha voluto subvenire pure da uno bicchiere d'acqua, con dire che non ha el modo, ma, quello che è peggio di una tovaglia, o salvietta, o uno paro de lenzuola, o providere per questi che sono venuti con messer Scipione. Starò cosi infino ad tanto habbia vo stra risposta e poi saprò quello che harò a fare : che poi ch'io nac qui non fu mai si male contenta, nè offesa quanto al presente. Idio me adiuti: ma ad tutto porrò bono termine et presto, ma voi po tevi pure come boni figlioli darmi licentia voi, et dirmi che io mi provedessi più presto che farmela dare da Alberto con tanti stratii. Dio vel perdoni, che io vi contenterò. Florentie die 22 Julii 1502. Caterina Sfos. Manu propria. A tergo : Ill."° D. figlio benedicto D. Octaviano Sfor. de Riario. Imole de Forlii etc. 1 L' antloo cancelliere e preteso suo amante : l'infelloe difensore della rocca df Forlì accusato poi di tradimento. DOCUMENTO 1176-1177. 469 1176. Caterina a Cesare Riario suo figlio — È trattata male, e gra vata di troppe spese. — Generosi sentimenti. — Amorevole rimprovero ai figliuoli. — 22 luglio 1502. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] El mi occorre poco rispondere alla lectera de vostra Sig.'" salvo che in ringraziarla de quanto epsa me scrive et abstringerla che in mio nome ne renda infinite gratie ad Monsig. nostro Hevdmo. et da quanto me offerite et dite da sua parte, con certificare quella, che non ho voluto presentare la sua a Lorenzo per non alterare più questa causa de Castello quale pare posata : et non mancho per chè io sono certissima che lui non harebbe facto altro conto de que sta che dell'altra de sua Sig.' Revdma. Et perchè per una altra mia ad Vostra S.'' et al Sig." Ottaviano comune , quella harano possuto intendere in che mala contentezza io mi trovi per tristi portamenti de ciaschuno , non replicharò altro, salvo che io sono peggio tractata hoggi che el primo di, et non posso havere pure un lenzuolo o una tovaglia : et ogni homo se ne è venuto qui alle spalle et spese mie: che fra qui et Castello per la tornata de messer Scipione mi trovo xxiiij bocche a dosso, con cinque cavalcature et tre muli, et qui non è fiato et io non ho danari nè voi non me ne date, ma io non ho voluto fare ad altri quello e stato facto a me, che de quello pocho che io ho hauto ne ho facto et fo parte ad ciaschuno, tantochè la risposta de quello che io ve ho scripto vengha de qua. In que sto mezzo io attenderò ad ordinare tutte le cose mia, ma voi do vevi pure como boni figlioli tucti darmi licentia voi o dirmi mi pro vedessi da me, non mi volendo con voi, più presto che farmela dare da Alberto per questa via. Idio vel perdoni che io vi contenterò presto. Florentie die 22 Julii 1602. Caterina Sfortia Manu propria. A tergo: Rev.dmo Dno. et figlio benedicto Dno. Cesari electo Pi sano, etc. — Papie. 1177. Francesco Fortunati piovano di Cascina ad Ottaviano Riario. Caterina sua madre è sulle furie. — Ciò che a tutti è dato in casa a lei sola si nega. — Teme scandali rovinosi. — 22 luglio 1502. (Nel testo.) (Firenze, Arch. di Stato, Jfrf. a. Pr.] 470 DOCUMEMTO 1178-1181. 1178. Il Fortunati ad Ottaviano Mario a Piacenza. — Confida nel ristabilimento dei Riario nei loro Stati. — Dubita dei Francesi. — 30 luglio 1602, da Firenze. [Firenze, Art-h. di Stato, Meri. a. Pr., t. 77, o. 05.] Io non vi ho da dire se non che parendo ad monsig." vostro R.m° voi torniate a vostra posta: ma chiaritevi bene prima se questi franzesi dicono da dovero, o sono per farci bene, et non dondolarci o non ad ciò non pigliassi uno granchio : questo vi dico S. mio per chè le lettere di Corte ce dicono che ad questa hora sono certi ce sareno insignoriti de tucte le cose nostre, et per ancora non se ne vede pure segno et e Franzesi hanno ogni cosa in mano , che vi pro metto S.r' ce da che pensare non poco, non per dubio di loro , ma per cognoscere chel eie chi va differendo ogni nostro bene, che dio gliel perdoni se lo merita : vostra madre non può essere peggio contenta, et io sto corno potete pensare : et è forza torniate almeno uno di voi , che io per me non posso più di questa altra setti mana. Credo fare qualche bene per vostra S. alla quale mi racco mando inseme con tucti. Florentie die 80 Iulij 1602. F. F. Plebanus.

1179. Il Fortunati a Ottaviano Riario a Piacenza. — È bene che ritorni. — 3 agosto 1502, da Firenze.

[Firenze, Arch. di Stato, Med. a . Pr., f. 77. n. 97.]  Io non vi dirò altro che quello vi ha soripto Ioambattista, certificandovi che io non sono mai per mancarvi ..... ..... et pel bisogno vostro et fermare la mente de vostra madre sarebbe bono ce fussi stato ad questa hora 6 giorni..... 1180. Caterina ad Ottaviano. — Risposte a Francesco. — Aspetta la relazione di Melozzo. — Ringrazi il Proposto del presente man datogli. — 3 agosto 1502, da Firenze. [Firenze, Arch. di Stato, Mtd. a. Pr.) 1181. Antenore Giovannetti a Caterina. — Notizie della Mirandola. — / signori bolognesi sono favorevoli a Caterina. — « Tornato « eh' io sarò di Lombardia che in questo punto monto a ca DOCUMENTO 1181-1184. 471 « vallo » verrà a trovarla. — Lo tenga « bon servo come sono « stato sempre ; diriga le lettere a Girolamo Casale, etc. » — 9 agosto 1502, da Bologna. [Firenze, Arch. di Stato.] 1182. Ottaviano Riario a Caterina. — SiaUude apratiche relative ad Imo la e Forlì. — Chiede denari. — 20 ottobre 1502, da Bologna. [Firenze, Arch. di Stato, iled. a. Pr. 1. 78, c. 228.] 1183. Luigi Ciocha a Caterina. — Notizie politiche. — Parlamento segreto tenuto a Trento. — Commissione di una collana di corniole. — Allusione a Lucrezia Borgia. — 25 ottobre 1502, da Mantova. [Firenze, Arch. di Stato, ifed. a. Pr. t. 78, n. 220.] 1184. La filza CXXVdell'Arch. Mediceo innanzi il Principato (Arch. di Stato, Firenze) è ricchissima di documenti riferentisi in qual die modo alla storia di Caterina, ma essendo essi di molto se condaria importanza, e di più avendo già registrati i principali, per amore di brevità ci limiliamo ad indicare il numero che portano e la data a cui si riferiscono : 1502-1508. 1. 1" gennaio 1504 (i. 12 7. Senza data 10. 13. 16. 19 gennaio 1504 17. 20 19. 21 » » 21. Senza data 23. 27 gennaio 1504 24. » » » 25. 29 gennaio 1504 28. Senza data 30. 13 gennaio 1505 31. 15 32. 16 » » • 37. 6 aprile 1504 42. 23 maggio 1501 43. 25 » » 44. » » » 47. 30 » » 52. 18 giugno » 53. 22 » » 55. » » » 56. 24 » » 57. 27 » 61. Senza data 64. 26 luglio 1604 65. 28 » » 66. 29 » » 67. » » » 68. » » » 69. Senza data 70. 11 agosto 1504 172 DOCUMENTO 1184. 71. Di Caterina, senza data. 163. 12 luglio 1502 72. 1 164. Senza data 75. ■> 167. » 76. 21 agosto 1504 168. » 77. 22 » » 172. 23 giugno 1508 78. Senza data. 173. 8 agosto 1502 80. 24 agosto 1504 174. 12 » 1507 81. Senza data 177. 17 » . 82. 29 agosto 1504 179. 20 » » 83. Senza data 180. 28 » 92. » 182. 20 , 93. » 183. » » » 97. , 184. 6 settembre 1502 98. 9 marzo 1505 185. 8 » 1507 99. 18 aprile .... 187. Senza data 100. Senza data 188. , 101. » 190. 14 ottobre 1507 104. » 192. 18 decembre » 105. » 193. 21 ottobre » 108. 29 maggio 1505 194. 23 112. 14 giugno » 195. 25 » 1502 114. Senza data 196. 29 » 1507 115. » 198. 8 dicembre » 116. 20 settembre 1505 199. Senza data 117. 11 ottobre 1503 202. » 118. Senza data 204. » 120. » 207. » 121. 9 novembre 1505 208. , 122. Senza data 209. . 126. 6 settembre 1505 127. Senza data 212. 17 gennaio 1508. 128. » 213. Senza data 129. » 216. 23 gennaio 1508 132. » 216.»" 24 » » 133. 23 maggio 1506 218. 6 febbraio 135. 29 marzo 1507 219. 26 febbraio 1605 140. 26 aprile » 222. Senza data 141. 5 maggio » 223. 15 febbraio 1508 143. 27 maggio » 224. 16 146. Senza data » 230. 24 marzo 1502 150. 22 maggio » 234. 5 aprile 1508 152. 1° giugno » 236. 8 maggio » 158. 25 » 237. 9 aprile » 162. 9 luglio 242. 17 » DOCUMENTO 1184-1188. 473 246. 28 maggio 1505 249. 17 giugno 1508 253. 8 » » 257. 9 aprile 1502 259. 27 agosto 1507. Sono quasi tutte lettere a Caterina Sforza. 1185. Bianca Riario nei Rossi ad Ottaviano suo fratello. — Gli annuncia di essere arrivata il 28 luglio. — Ricorda le feste aviile a Reggio ed a Parma. — 7 agosto 1503, da S. Secondo. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 77, n. 117.] 1186. Giambattista Tonello a Caterina. — Tutti i prìncipi sono rientrati nei loro Stati « perchè non hanno havuti tanti rispetti como ha voluto fare Vostra Signoria. » — Mandi almeno Ot taviano con milizie « et in questo modo conoscerà che li ho- « meni de Imolla non voleno così male a Vostra Signoria « come altri dice. » — Ci fosse almeno Guido Vaini « lui ha ri- « cevute al presente ingiurie assai dal Duca in modo che « non è male al mondo che lui non facesse, e senza anche que- « sto l'averia fatto, etc. etc. — 9 settembre 1503, da Roma. 1187. Galeazzo Riario ad Ottaviano suo fratello. — Narra le pratiche che si vanno facendo per rimettere sè e la madre in Imola. — 10 settembre 1503, da Bologna. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., t. 78, c. 254.] 1188. Gio. Battista Ridolfi, commissario generale dei Fiorentini in Ro magna ai Dieci di Libertà e di Balia di Firenze. — 12 settem bre 1503, da Castrocaro. Circa alla requisitione fate di Madonna di Imola per più mie n'ho decto alle S. V. ritragho che e' non ci hanno parte. Comprendo bene che, se madonna fussi morta, a parte del contado et del popolo di Furli non dispiaceria el Sig. Optaviano, quale hanno per bono homo. Ma vivente madonna ognuno che se ne intrametterà havendoli ad [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., 1. 78, c. 253.1 [Firenze, Arch. di Stato. — Dieci di Balia, Carteggio. Responsive. Registro 74, o. 185.] 171 DOCUMENTO 1188-1189. indurre per volontà n' harà malgrado perchè lei vi è forte odiata et temonla assai. 1189. Cesare e Galeazzo Riario al fratello Ottaviano. — Lamenti con tro la madre come ostacolo alla loro restaurazione perchè i sudditi non la vogliono, etc — 15 settembre 1503, da Bologna. [Firenze, Arch. di Stato, lleii, a. Fr,, t. 77, n. 129.] Ill."° fratello honorando : havemo ricevuta una vostra che ricercha li scriviamo quanto di qua et ocorre li rispundemo che expectamo la resolucione da Roma tenendo sempre questi signori Bentivoli bene dispositi como veramente sono et eredemo che ocurendo cel munstrarano continuamente de li successi quella sera avixata cusi quella farà cum nui altro non ocorre per risposta de la vostra. Da canto : intendemo qualche operacione de la Ill."" nostra Ma ire quale non ne poseno sumamente dispiacere per continuar Lei in li termini primi non che emendarsi de li pasati come ricercharia el bisogno : et a nui potissime se osptano li populi nostri per la su spicione hano de la restauratone di Madona qual mai admetarano se non cum la morte : et el secundo qual e di momento che im porta la disposinone de M. nostro R."" et l'uno et l'altro de que sti: e pubicamente se procede in malignità do sorte che faceno la foscha per privarla de ogni speranza, mostra che non po se non dolerci fin al core et precipuamente che pur esendo V. S. in legittima età teleri queste pratiche eho fano far mal iudicio de essa a chi le in tende siche V. S. proveda cum prudencia et quando vediamo cuntinuar in queste pratiche pertenacissime et maligne non la lasatila ad haver a pensare a li facti nostri se la continua per che ne se guirà la comune ruina. In altro non ce extendiamo pensando che poche parolle nostre siano satisfactorie a questo caso : la nostra comune sorte presente et futura expectando risposta di questa no stra: desiderosi principii de effecti che se farano star lieti et cuntenti per che le parolle non satisfano quando el bisogno necessita: Et la V. S. suplisca li errori passati cum eficace presente acciò ne et teniamo Munsignor nostro R."° ben disposito per che el sengno de V. S. ce cundanna et ce aiuta et non.... laboret V. S. cuntra pro pria comoda ricordandoli che el pentirsi in fine ne poi el facto non vale. A vostra S. ce rechomandiamo. Bononie XV Septembris 1503. Fratebes (sic) Cesar et Galeaz de Riario Manibus pp.'" A tergo: Letera de Oalliaco (sic) e larcive scovo i Autografo di Caterina ?j DOCUMENTO 1190-1192. 475 1190. Il Fortunati ad Ottaviano Riario a Bologna. — Allude alla conclusione di una questione privata sul possesso di Careggi, ete. — 17 settembre 1503, da Firenze. [Firenze. Arch. di Stato iled. a. Pr., t. 77, n. 130.] Sua Ex.,ia venne et si rimesse che veramente è stato uno tracto da savia et molto existimato dalla S. del Confai."" Girolamo de Pilli rimase mezzo biancho con dirmi che non credeva chel Conf.°" iusse si caldo per la parte nostra et mille chiappole insomma S. mio unico, Careggi vi costa 4800 ducati larghi d'oro in oro.... Hora noi habbiamo commesso ad G. Batista si faccia dare la chiave su bito a causa vi rimanghino tutte quelle masseritie che cosi ha or dinato el Confalon."' ad ciò vi rimangiia più fornito che si può : dicie vi andrà domattina ad farsi consegnare l' inventario con Gi rolamo de Pilli quali tutti vi vogliono una camera maxime non ci essendo la S. V. Madonna ha decto di farlo. Ho solo ad ricordare alla S. V. che se quella riha li stati, come togniamo per fermo che dalla mattina alla sera la S. V. harà di questa possessione X." ducati: et in ogni modo egli è bene haverla: et havere facto questo par tito, perchè non ne ritraevi mai la metà, et che havendola aveva pegnio li harebbe dati por ogni prezzo per rihavere il suo: et il Confai."" l'ho ha hauto molto caro , et tanto più quanto Mad."" ha rimesso tucta questa cosa in sua U1."* S. che vi prometto S." mio che è rotto l'ovo in bocha ad più di septe; et questo che io vi scryvo è la mera verità.... si ius violandum est, regnandi causa violandum est : et pregho quella se ricordi di me, che sa se in verità io li sono sempre stato di quelli veri servitori o no, et del continuo tenghu nel core sua madre , che per Dio è per fare et presto cose di foco per vostra S. et tucto non si può diro et che legha spesso e' ricordi li ha dati sua madre quando rihabbia li stati sua : et alla S. V. del continuo mi racomando. Florentie die xvu xbris 1503. 1191. Gio. Battista Cat a Caterina. — Pratiche per rimetterla in signoria. — Stato della Romagna dopo la morte di Alessan dro VI. - 17 settembre 1503. I Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 78, 257.] 1192. Caterina ad Antenoro Giovannetti. — Il papa Alessandro VI è morto. — Essa è risoluta e fiduciosa di riacquistare il suo Stato. — 18 settembre 1503. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 78, n. 259.] Io ho haute più tue, fra le quali ve ne è una delli xij, due delli DOCUMENTO 1192-1193. xiii et questa mattina nho nauta un'altra delli xiiij con una di m. Bonaparte al quale meracomanderai da core , ringratiandolo del tutto etc. Piacemi quanto mi scrivi et te ne commendo assai : et sappi che per havere io mandato di costa el nostro fratello Vescovo di Lodi per fermare bene le cose nostre et tochare con mano in quanta acqua semo, io non te ho risposto fino qui ad nessuna tua, expectando da sua S." et da te la conclusione del tutto : et poichè alli ix non è stato teco, me fa stare de malissima voglia dubitando non li sia occorso qualche male. In somma, Antinoro io non expecto si non el ritorno de S. S." per intendere particularmente quello che occorre, et che favore ce abbiamo, et subito monterò ad Cavallo, et in questo mezzo non attendo che mettermi in ordine. Con dispia cere grande non intendere (sic) per la tua hauta di presente che l'amico tenga quella cosa per noi, como mi hai sempre per l' altre scritto : che mi fa dubitare non si sia mutato de oppinione. Però , stando lui fermo, damene per la prima tua uno motto, et advisami dove ti pare che io vada a smontare, et pigliane parere da Messer Bonaparte. Et tenete tutti per fermo che quelli stati hanno ad es sere del Signore Ottaviano et mia , come sua matre , et faccino li altri mia boni Figlioli quello che pare loro, et ogni altro chi ci si vo glia malingniare, perchè ho fermo le cose per tutto in modo che ogni cosa andrà per l'ordine suo. Sichè state di bonavoglia et at tendete a tenere bene disposti tutti gli amici et inimici , perchè sono risoluta al tutto che ciaschuno si ghoda quelli stati come me , et cosi farai intendere loro recordandomi ad ciaschuno. Elorentie die 18 7bris 1503. Caterina Sfortia Manu propria. Darai le incluse, raguagliando ciaschuno di quanto vi scrivo. Maestro G. Spagnolo manda al suo ragazzo per rihavere e sua ferri da Messer Batista Rinucci : vedi che egli rihabbia, perchè dicie nolli ha a dare : et io ne scrivo a Messer Bonaparte et cosi a mes ser Batista detto. 1193. Messaggi di Bartolomeo d' Alviano all'oratore veneto per otte nere dalla repubblica la licenza della propria compagnia, affine di adoperarla a combattere il Valentino. — 1 ottobre 1503, da Roma. [Vedi VlLLArI P., Dispacci in A. Giustiniani, n. DOCUMENTO 1194-1197. •177 1194. Gian Francesco di Ciechi « de Cichi » a Caterina. —Maneggi vari con prelati e cardinali. — « Questa nocte passata se' fugito da « Valentino certi de' soldati cum multi muli da soma et ogni « dì se ne fugie qualcuno de li soi. » Esso sta pur male allo- « giato « in la casa de San Clemente et ha qui con sè 200 « nomini et 15 cavalli leggieri, et 400 fanti, et el Principe « de Squilazo suo fratello è con sè. » — S ottobre 1603, da Roma. [Firenze, Arcb. di Stato.] 1195. Giovan Francesco di Ciechi a Caterina. — Suoi maneggi in favore di lei. — Il vescovo di Lodi ed il reverenda Ascanio si adoperano per lei. — Il card, di S. Giorgio (Raffaele Riario) le è contrario. — 12 ottobre 1503, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., I. 78, c. 268.] 1196. Ottaviano Riario al fratello Cesare. — Il papa ha fatto prendere vituperosamente Cesare Borgia. — Chiede danari. — 18 otto bre 1503. [Firenze, Arch. di Stato.] Questa serra solum per advisare V. S. corno qui a lo 111."0 Sig." messer Ioanni Bentivoglio è venuta la staffecta con lettere corno el Valentino è stato prexe {sic) vituperosamente dalla Santità di nostro Signore et sachezatoli la caxa per mane de Orsini et Collonexi et non scio se V. S. ha hauta la tal nuova. Io la tengo cer tissimo e mi è stato una bona nova. Prego V. S. voglia tenere bene disposta questa 111."* S.* et la S. del Gonfaloniere ricomandando meli che non mi voglia abandonare et farce quello ce hanno pro messo: preterea prego anco V. S. mi voglia mandare quanto più presto si può quelli dennari ordenasseme insieme, e non state più perchè importa grandemente : che le cose comenzerano havere bon fine, et astrengerasse talmente che V. S. se ne maravierà. Per que sta non acade dire altro ad V. S. continuo me racomando. In Bollogna adi 18 di Ottob. 1593. 1197. Giambattista Tonello a Caterina. — Trame per rimettere i Ria rio in Imola. — Aneddoti. — Si parla di Lucrezia Borgia e di altre gentildonne. — 22 ottobre 1503. [Firenze, Arch. di Stato, Mal. a Pr., filza 78, c. 285.] Instamatina avisai Vostra Signoria de le cose se feci eri, etque .178 DOCUMENTO 1197. sta sera per quello se fatto hogi : ad Imola se scripse como per l'al tra mia scripsi a Vostra Signoria, za a li antiani consiglio e populo el uno cavalaro bolognese in stamatina gliela porto, et per tutta la terra fiece intendere como el portava lettere del Signor Octaviano e le dette agli antiani, in modo che apena la volseno aprire uno guardava alaltro, pure glie fo uno che l' aperse e che la lesse forte che ognun luditte, de poy auendo detto al cavalaro che an dasse abevere et chel tornasse che li seria data risposta , et cosi fiece, de poy li prefati antiani mandorno per et dicto cavalaro et li disse sei non fusse di quelli di Messer Zoanno Bentivoglio che laveriano impicato per la golia, et per farli paura mazore commandorno auno che andasse per lo baricello, e tutto fo mene de messer Aniballo do Verona Michele da dozza et piero Paulo de Codionco : et partito el cavalaro dal palazzo con gran timore porche li fo detto chel popolo lo taierano a pezzi , dapoy pier paulo de codionco per detto Ioanne de la comunita: li tenne drieto et conduselo in caxa de messer Aniballo suo cognato sopraditto, et li fiezoli uno bel ser mone, in modo che al povero cavallaro li venne anoglia et pregolo che lo spazzasse, e alora ando et li feceno la risposta et scrisseno al signor messer Zuanno, e non al signor Octaviano la quale sera qui inclusa la copia : hoge a mozo giorno capito qui uno corriero che mandava Artes, et la comunita dimola con certe lettere a Ma donna Lucrezia da ferara et a la quale e in quel de Modena, et al tre lettere a parma et a milano a quelli signori Franzoxi, quella de madonna Lucrezia si e di questo tenore za che questo artes la prega che la manda zente piu che la puo a Imola, et denari , et messer Zuanno non ha voluto che le so mande , et cussi a Parma et a Milano scriveva el simile: ma quelle se sono restituite al cor riero che le porti al viaggio , et me ha permesso de ritornare qui con la risposta. Io fui tanto drieto a questo corriero perche io lo conosco, che me dia le lettere, et io li portai a Madonna Zanevara et a Ma donna Ipolita, e loro le lesseno , et poy lo portai a Messer Zu anno et soa Signoria dimando et Signor Octaviano, et lui le lesse tutte, dimostra ancora questi imolexi chel Valentino habia a venire in Romagna: questo si e quanto e acaduto: el Signor hoge e stato a corte da Messer Zuanno, et a le doe Madonne : et hanno parlato inseme non se ha amovere ancora nessuno a far limpresa sino a tanto che Messere Aniballo Bentivoglio non sia arrivato, quale mar tedì proximo se aspetta, et hoge e sabato: siche Vostra Signoria pensa se questa cosa va a le lunghe : non scio se questa morte del Papa Nuovo Pio, disturbera questa nostra impresa, ogne uento che tira si e contra de nui: horamai sum stracco de tanta lunghezza. Larcivescovo ha parlato hoge con Madonna Zanevara et Madona DOCUMENTO 1197. 479 Ipolita le quale non gli anno facto quelle carezze che fanno al Signor Octaviano, per qualche rispecto: et como per l'altra mia di eri el Signor e lui forno eri inseme aparlare e Messere Zuanno, et hoge el prefato arcivescovo non ha parlato al Signore Octaviano ma glia mandato doe o tre volte Messer Tomaso de riario a parlarli ogne volte poche parole glia detto, ma non scio de che cosa, el Signor ha scritto a San Zorzo de quelle lettere tolte al Corriero de Imola, et cussi ancora ne scrive a Vostra Signoria et altre cose como quella vedra : el Signor Galeazzo e tornato hoge dal cognato e era andato a Milano a lasciato ordine a Madonna bianca che como le venuto chel meta in ordine le gente queste de Imola non sono ben daccordo con el Castellano : et pare anco che non voranno aceptare ne Guido ne Zuanno et dice che non vogliono esser venduti da due zoveni: et glie stato Messer Aniballo Michele da doza et altri che volevano mandare da la Signoria de Vostra per capitulare e darli Imola, et assai se dubita che non labiano facto, ma questi nostri Illustrissimi Signori, pare che non dubitino et che non habiano paura : hoge ce stato gente de dozza a proferire la Roca et el Castello, Messer Zuanno non vole che nessuno per anco se mova: Dapoi chel Signor Otaviano e qui ogni zorno ve ho scri pto, non scio se le havete havute : Soa Santita per fin qui me pare chel stia bene disposto con Vostra Signoria , et cussi con mi referisse quaxi onni coxa : et ancora Madonna Ipolita nostra Illustrissima me dice, de hora de hora quello che se fa incorte per lui, in modo che non po fare cosa che nol sapiamo, non so quello voglia fare qui larcivescovo ; omni zorno avisarone qualche cosa, de Antenorre mai non se saputo da poy che se parti de qua per andare a ravenna : Vostra Signoria scriva doa parole al Signore Octaviano con racco mandarmeli chel madopri adeio che de hora in hora sapia meglio gli andamenti soy, et cussi quella me scriva anche a me una bona lettera in modo che gliela possa mostrare: me volevano metere la casa a sacho; ma Mastro feraldo et Francesco di Mezamici et alcunaltri non hanno voluto di questi vicini: et me hanno mandato a diro che io non dubiti de niente che loro piglieranno le armi per ino in difendermella non scio como la cosa passara facciano el pegio che sanno : per tutte le mie lettere avisaro et confortaro Vostra Signoria ad venir qua perche sera el facto vostro, et cussi tutti ve pregano ad venire presto presto. Hoge ho havuto una esposta si como la Madalena ha hauto uno fanzullo : la se ricomanda a Vostra Signoria , pur assai non altro per questa, a Vostra Signoria umilmente me recomando, la prefata Madonna Ipolita se ricomanda a Vostra Signoria. In Bologna adi 22 8bris 1503. irtO DOCUMENTO 1197-1198. Non posso scrivere se non con mio discuruzo perche non voglio vega el Signore quello ch' io ve scrivo. E. Ill. D. V. Servitor Joan Batta Tonello. 1198. Gf. B. T. a Caterina. — I Fiorentini hanno rimesso a Forlì gli Ordelafp. — Lamenti contro questo tradimento. — 23 otto bre 1503. [Firenze, Arca, di Stato, ifed. a. Pr., t. 77, n. 168.] Como vedrete per l'altra del S. nostro Octaviano a hore 23 venne nova qui che Forli era perso nel quale era intrati li Ordelaffo per aiuti li ha dati quelli firentini. Questo si è stato el benefit io li facestive quando li sagurati se morevano de fame : hora ve hanno pagata de una grande ingratitudine. La S. V. doveria andare in palazo et li cridare tanto ad alta voce vendetta et far maraviar tutto el populo de tanta ingratitudine ve hanno facto, et farli intendere che lo R."° Mons.' Ascanio et San Zorzo et tutto el mondo ne farà vendetta de la lor malignità e tradimenti. Ce ne crepa il core a quanti siamo. Mad."" mia in questo punto adoperate lo ingegno vostro e fate bon animo et recercate tutti li vostri amici et parenti subito inanti che le cose vadano più inanti che forse serran piu al proposito de V. S. Cussi che non era prima. De qua non se dorme ma la tardità de Aniballo (Bentivoglio) ohe ancora non è venuto ce fa stare tiiti de mala voglia e mal contenti. El populo d'Imola aspetano con grandiss."" divocione che Madonna se li apresenti perchè subito lo toriano in caxa ecepto da quatro o sei ghiotuni che tiene un poco suspexi gli altri, et o de bon luoco che anno mandato un omo a la Sig." do Vinetia per darli la terra. Io lo ditto al Signor Octa viano et a questi IH."i S.' di Bentivogli tuti dimostratono non esserci dubio alcuno e non ce fanno alcuna provisioue aspetando sempre questo Mes. Aniballo: et venuto chel serrà Idio voglia che anco se faza bene : li popoli et li amici et li servituri tutti stanno maravioxi et di mala voglia al tardare tanto e tanto più faranno, ma horamay videndo che Forlì è perso per nui si che V. S. se adoperi la con tuto el vostro ingegno , et qua anco el Sig." e nui altri fa remo el simile scrivendo del tuto particularmento a Roma a Mons.' Ascanio et San Zorzo et a Vinetia, et in tute le parte del mondo del tradimento ve hanno facto questi ladri Firintini che Idio li farà a onni modo venire una ruina adosso per li soy maliss."' et ribaldi portamenti.... DOCUMENTO 1199-1201. 4SI 1199. Ottaviano Riario a Caterina. — Chiede danari per far proce dere l'impresa. — L'Ordelaffi era già entrato a Forlì. — Franceschetto Cibo a Faenza. — L'Ordelaffi è già uscito da Forlì. — Procuri coi Fiorentini che non rientri più. — 23 ottobre 1603, da Bologna. [Firenze, Arch. di Stato, f. 78, c. 294.] 1200. Giovan Francesco di Ciechi a Caterina. — Sulla lite che verteva fra li Riari e li Zampeschi per V investitura del feudo di S. Mauro e di Giovedio. — Dello scrivere in cifra. — Le cose, perla morte del papa, rimangono irresolute. — 25 ottobre 1503, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. Pi:, t. 78. c. 292.1 1201. Caterina ad Ottaviano. — Consigli al figliuolo sul modo di go vernarsi tra gli uomini e le vicende del mondo. — 28 otto bre 1503. [Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. Pr, t. 77, e. 187.] 111.'"° fiolo mio car.™° quella ne scrive li manda quelli danari li ho promisso se Antenoro fusse stato qui o ritornato corno se credeamo che dovesse tornar o scrivere il successo, vi haressemo già mandati li dinari comò por un altra mia vi ho avixato: pur io faro quanto poterò per expedirme et mandarolli. Circha la littera vi manda lo faro ma si maraveglamo che vi lasati cundurre che habiati essere sugetto a niuno ne star a sindichato di quell (sic) vi e scri pto ; quello si fa si fa per vui non per altro pero niuno non se ha ne impazarse ne a guardarvi quello taciti ; guarda de chi ve fidati ne che ve consiglia, sapcti li pestiferi umori vano atorno se ve lasati guidar da tal forsi vi sarà facto la beretta in su li ogi (sugli occhi) pero risvegliave (svegliatevi) anchora da roma sono avixato de le prateche se fano siche guardavo innante; sapeti ve lo avixato per un altra mia : vui siti grande et haviti tempo positi conoscere le persone dil mundo. non altre a vui me ricomando vi ricordo vi sono matre et de la pro messa facta; io atendaro a la mia; atendite vui ala vostra fede; de 1' Ordelaffo me piace asai tanto che el ferro o caldo si debbe bat tere; non perditi tenpo che el favore e una gran cossa in questa in presa: et questo consiste solo in el cominzare. siche solicitati. el fra cioccha e passato qui et vasene a roma Credo lo manda lo arcive scovo o che lo sapete o no, di questo vi do avixo: non altro, me ri comando per mille volte. Florencie 28 Octobre 1503. Caterina Sf. marni propria. ff 482 DOCUMENTO 1202-1204. 1202. Giovati Francesco di Ciechi a Caterina. — / Francesi già in cattivo utato peggiorano sempre. — La consiglia di non man dar le cose politiche in tante mani. — SitUa lite con gli Zampeschi. — 28 ottobre 1503, da Roma. [Firenze, Aron, di Stato, Wed. a. Pr. t. 78, c. 800.] 1203. Alessandro Sarti a Caterina. — Aneddoti del viaggio. — Ni colò Machiavelli gli prestò danari. — Il Valentino. — 30 ot tobre 1503, da Roma, [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 78, o. 302.] Per la gratia de Dio dopo molte fatiche et periculi de la persona giunse vcgnere (venerdì) matina in Roma. La causa de non essere giunto più presto è stata, che passato Siena tutti li cavalli de le Posto sono scorticati in modo che non possono stare in piedi et mè bisognato il più delle volte far la metà delle poste a piedi.... Vostra Signoria ha speso do molti danari, li qualli sono butati via. Ultimamente qua e Bacino e ser Fabiano li quali stano in su le spese senza fructo alcuno. Valentino e in castello non sapiamo dare iuditio di lui ; decto Valen tino ancora tiene Roca Soriana ; nepe (Nepi ;) et orvietto (Orvieto) ; per unaltra mia scrivero a Vostra Signoria più Longhamente de tutto quello accadera; per la via ho spesa dui Ducati di più in le poste, • perche d'ogne posta al presente vogliono septc Carlini; e vogliono dare lo guide altrimenti non vogleno dare cavalli ; Nicolò Machia velli Fiorentino me li ha prestati per la via; priego Vostra Signo ria che ordini qua che me siano dati per poterli restituire al dicto Nicolo; anchora Vostra Signoria ordini che ali mei bisogni me sia subvenuto di qualche cosa: Io non portai denari cum mi, Io me portaro in modo che Vostra Signoria si laudara in modo di me che quella restara dal canto mio satisfacta in ogne cosa; et le opere lo mostraranno.... Rome xxx octobris 1503, hora xxiiij. Volantissime. Le cose de Francesi vanno pegiorando. 1204. Gio. Francesco di Ciechi a Caterina. — Le cose dei Francesi peggiorano. — Importantissimi particolari sul duca Valentino dopo la morte di Alessandro. — 2 novembre 1503, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 78, e. 308.] Aviso la Signoria V." como al presente Valentino sta alogiato in palazo con el cardinale de Salerno pur secreto (segretamente) ha hauto 483 hostia (Ostia) e fornita da li soi et avanti se intrasse in conclavi, e que sto intendo gli ha dato San Piero ad Viucula per secureza sua, hora che e Papa (Giulio II) non so a che reuscira, io non ho ancora possuto cavar constructo alcuno dal decto Valentino et fa ben quel che può per haverneli (cifra) ; pur fine a qua non intendo chel gli abia hauto et io ancora lavoro per vedere se posso fare qualche cosa; ho inteso ma non lo so certo che San Giorgio in questa electione del Papa ha dato la Casa de la signoria Vostra ' al Cardinale di Bolo gna; presto si sapra se e vero; lo Campo de Franzosi sta male, e pre sto credo e sera rotto over se redura in gaieta (Gaeta); dove poi non li porrà star molto tempo; intendo ancora che San Piero ad vincula che e papa ha tolto la figliola de Valentino per mugliera per il prefecto ; pur non lo so ancor ben certo ; ma glie rasone che forsi eporia esser vero; perche Valentino l' ha facto Papa con le sue voce spa gnole ; altro non glie de novo, ma ogni di credo li sera de novo e de tuto advisaro 1205. Alessandro Sarti a Caterina. — Scriva al cardinale Ascanio Sforza, ed Ottaviano al cardinal Riario. — Chiede due du cati prestatigli per viaggio da Nicolò Machiavelli. — Affari. — Condizioni del Valentino. — Roma, 3 novembre 1503. [Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. fr., t. 78, c. 30C] ....Priego Vostra Signoria me facia dare dui ducati; li quali mi presto Nicolo Malchiavelli per la via; perche mi mancavano li da nari a pagare le poste; perche le poste erano più care et ogni posta volevano dare uno famiglio a cavallo che costava septe carlini... El Duca al presente e in palagio, et ogni di parla cum lo Papa, et al presente pare che sia favorito : per sua securita el papa li ha dato ostia (Ostia) ne le mani; de quello seguirà avisaro Vostra Si gnoria alla quale sempre me recomando. 1206. Sebastiano abate di Goleata a — Caterina lo ha man dato al duca di Urbino, etc. — Sta pronto in servizio dei Riario. — 3 novembre 1503, da Mercato Saraceno. [Firenze, Arch. di Stato, Mrii. a. Pi:, f. 77, n. 144.] 1207. Giovati Francesco di Ciechi a Caterina. — Maneggi politici. — « li (a Pesaro) se intendeva chel Signor Octaviano doveva 1 Forno il palazzo Riario, oggi Altempa, pronao la piazza Navona. 484 DOCUMENTO 1207-1211. « essere entrato in Imola ma non lo aveva de certo e che la « Rocha gridava Marchof Marcho!. etc. » — Rotta dei Fran cesi a Salso in Sicilia. — 7 novembre 1503, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Meiì. a. Pr., f. 78, o. 836.J 1208. Giambattista Tonello a Caterina. — Pratiche per rimettere i Riari nei loro Stati. — 9 novembre 1503, da Bologna. [Firenze, Arch. di Stato, ile,ì. a. Pr. t. 78, c. 265.1 1209. Giovan Francesco di Ciechi a Caterina. — Colloquio col car dinale Ascanio Sforza sopra un fi'jlio di Caterina che vorrebbe mettere a' suoi servigi. — Novità d'Imola. — Si prepara la co ronazione del papa Giulio II. — Roma, 10 novembre 1503. [Firenze, Arch. di Stato, J/r'f. a. Pr., f. 78, c. 614.] 1210. Giovan Francesco di Ciechi a Caterina. — Il vescovo di Lodi non è giunto come essa gli aveva scritto. — « Tuto quello me e scrive in zifara la Signoria Vostra farò e exequirò. » — Le ha scritto ampiamente delle cose di Roma, etc. — 12 novem bre 1503, da Roma. [Firenze. Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 78, c. 318.] 1211. Giovan Francesco di Ciechi a Caterina. — Sulla lite con gli Zampcschi. — San Giorgio (card. Raffaele Riario) el « quale tutt'oggi è stato nel castello con el Papa perchè se « è mutato el castellano e è facto el Castelano el Vescovo de e Scnigaglia la quale la S. V. lo deve conoscere, era frate de « quelli de Papa Sisto: aviso quella come domane se aspecta « qua el marchese de Mantua amalato e a Sermoneta pure « non so certo se venerà, ma cosi dicono li soi. — Lo campo « Franzoso sta pur al Gariano (Garigliano) e dicono loro che « hanno messo il ponte sopra el Gariano che ne passato una « [parte] non lo so ancora bene intendere se nonfossino passati « tutti stanano male, ancor non se po intendere il vero quello e fanno e quello sia di loro, se crede che over saranno rotti « over se redurranno a salvarsi se porranno; se Idio non di- « spone altramente se vanno consumando a pocho a pocho « e sminuendo ci campo loro o do homeni d'arme e de fanti « sono tornati meglio de 200 armati e quasi tuta la fanteria DOCUMENTO 1211-1213. "185 « italiana se è partita, non so quello me dica. Vero è ohe le « cose di guerra sempre stanno in dubio e molte volte chi « se stima debba vincere perde, ma spero in Dio, deba oramai « favorire li fati nostri. Io ho scripto senza questa 7 lettere « a la Signoria Vostra per la posta de Ferrara da che se « partito de qua Bachino.... conoscerà che io fo la mia dili- « genza de scrivere e ancora di trovar chi le porta. Se non « riescono poi non posso più. » — 12 novembre 1503 , da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Meil. a. Pr., t. 78, c. 318.] 1212. Giambattista Tonello a Caterina. — Pratiche a favore dei Mario. — Non riescono. — « dubita quel populo (d'Imola) che la Signo- « ria non li metta la granfie addosso per questa tardità se « fa; horamai per tutto si dice che questa impresa è stata una « cosa molto lunga e ognun dice qua che è stata intesa e go- « vernata molto male e ora so comenza a dire se vostra Signo- « ria fosse venuta a l' Impresa che quella haveva fatto molto « miglior fructo Stiamo molto pegio che non faciamo al « tempo del Valentino, meglio saria per nui che lui fusse in « stato che puro almanco goderemo il nostro che ora non « lo potemo godere. So vostra Signoria non ci aiuta, stiamo « molto male.... » — Per tutta Bologna si sparla dei fiali di Caterina: « noi ce vergognamo per amore de Vostra Signoria « che pure son vostri fioli, omni zorno andiamo a corte da « Madona Zianevera (Ginevra Bentivoglio) se non fosse questo « poco spasso che habiamo con le loro Signorie et che pure « ce conforta assai, a quest'ora saresscmo morti et desperati, « etc. otc. » — Bolcgna, 24 novembre 1503. Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., 1. 78, e. 354.] 1213. Galeazzo Sforza Maria Visconti ' ad Ottaviano Sforza suo ni pote. — Si offre di servirlo e di aiutarlo nelV impresa del riac quisto del suo Stato. — 26 novembre 1503, da Innsbruck. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 78, c. 829.] i Figlio naturale del duca Galeazzo Maria e di Lucia Koverti che gli aveva ceduto Il titolo di conto di Melzo. Aveva servito il Moro nol 1499 nella guerra contro i Francesi. Era andato a Forlì in soccorso di Caterina sua sorella ed insieme a lei era rimasto prigione del duca Valentino. Mentre era condotto a Roma aveva trovato modo di fuggire in Lombardia per combattere i Francesi, ma era rimasto loro pri gioniero a Rivalta insieme al card. Ascanio- 4H«i 1814. Marin Sanuto, Diarii. Voi. V, pag. 210. — 13 novembre 1503. Di Ravena , di rectori e proveditor di 30 hore 10 di note. Come mandono il colateral a domino Lazaro Grasso, con li do sopranomi nati domino Guido Paxolini i in la terra e domino Julio di Schaziate in la rocha per far levar le offese, e lui proveditor poi andar ozi. Dai qual hanno lettere che li scrivono da Russi che zonti appresso '/2 mio (miglio) a Faenza li vene contra domino Cabriel di Caldaroni prior di loro consejo e Piero Francesco Paxolini canzelier dil Signor Astor 2 pregandoli non dovessero intrar per ozi, perchè essendo andati suoi oratori da' Fiorentini expetavano sta note (questa notte) risposta e non voleano intraseno et da matina a terza li manderiano soi etc. et che dovessero restar a Russi, etc. Et intesa tal cossa subito essi rectori e proveditor spazono Vincenzo di Naldo in Val di Lamone acciò an dasse in Brixegela e vedesse non lassar passar fiorentini in caso volesseno venir, etc. E vi mandò li cavali lizieri e ordinato levarsi esso proveditor con le gente e andar verso Russi per esser più pro pinquo a Faenza. 1215. Gio. Battista Guasconi ad Ottaviano Mario. — Post scriptum. — Si accenna a certa scena violenta saggiamente fatta da Ca terina presso il gonfalonìerq. — 11 decembre 1503. [Firenze, Arch. di Stato.] Post scripta. — Mi sono deliberata dire allc V. S. come gli amici di quella sono Madonna vostra madre, el Piovano di Cascina, e sia cierto la V. S. che so non fussi suta (stata) vostra madre che im (sic) persona èsta sù al Gonfaloniere e gridato acoruomo (accorr' uomo, cioè: aiuto!), absolutamente V. S. non haveva mai uno quattrino, perchè sanno molto bene dire che danari questi sono danari (sic), e, come piu volte ho scritto a quella, vi portate tanto male inverso di Sua Signoria atendendo che ex latore (sic) mai non gli iscriviate niente, et ho gram paura che Iddio non vi facci che lei, como di sperata, non lasci andare ongni cosa in rovina, e non vo dire altro sè non chella S. V. benissimo lo conoscie, et che se sua Signoria si precipita, come ne dubito, che la V. S. non vadi in una manifesta ro vina. Pertanto fate che sanza mancho nessuno usate qualche modo 1 Qnesto Guido Pasolini nel 1503 aveva persuaso i Veneziani che Faenza si sarebbe data a loro. I Veneziani la presero solo nei 1504. {V. Tonduzzi, Storta di Faenza, p. 578.) — Dolio la disfatta doi Veneziani sull'Adda, l'esercito di papa Giulio II per astuzia la riprese. Allora Guido cadde in mano del pontificii, e non si seppe inai più nulla di lui. » Plorfruncesco Pasolini era cancelliere di Astorre VI Manfredi signore di Faenza. DOCUMENTO 1215-1216. 487 d'acatto di fare el debito inverso di Sua Signoria, che sapete beno sanza dimostratione come potete fare, che nihil difficile volenti, etc. In Firenze, addi 11 Diciembre 1503. Servitor Jo. Batista Guasconi. 1216. Alessandro Sarti a Caterina. — 11 camerlengo è disposto a rimet tere Ottaviano nei suoi Stali. —Sia calma. — Consigli sul modo di governarsi tra i ìnaligni, ecc. — Notizie varie. — Cenno sul duca Valentino. — 12 dicembre 1503. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. f. 78, c. 341.] ....ogne cosa non se po fare in uno giorno, basta che quelli che non volevano audire nominare Vostra Signoria quando io venni a Roma, adesso sono benissimo disposti al favore de quella, et a prin cipio me fue facto de brutti visi in casa del camerlengo per amore de Vostra Signoria, hora me sono facti boni, et me fue dicto a prin cipio che non dovessi parlare in quella casa de facti di Vostra Signo ria, hora ne posso parlare a mio modo, ma pur ancora io vado cum qualche respecto in fino che non e expedito questa cosa de Imola Ulterius quanto a quella parte che me scrive Vostra Signoria de fare qualche paccia (pazzia) verso quelli ribaldi servitori che sono restati in casa: priego quella per lo amore de Dio, per honore et utile di epsa non lo facia, et poiche quella ha tolerato tanto, che ancora voglia uno pocho tolerare; che queste cose harano optimo fine , ma non bisogna fare da desperate ; perche vostra Signoria e stata sempre reputata sapientissima ; hora non voglio che quella a po sta de siagurati sia reputata pocho prudente Vostra Signoria non dubiti ehel Signor Octaviano sera optimo et obellientisshno figliolo di quella, quelli maligni spiriti lo hanno po sto in tanto affanno, che qualche volta el povero Signore vorria essere stato piu presto morto che vivo, et tucte le sue lettere che me scrive sono pure de lacrime, et affanni ; ma spero cum la gratia de Dio che la vostra innocenza vincera la loro malignita, hanno dato gia gran dissima calunnia al nostro Messere Bonaparte apresso el Reverendis simo Camerlengho, da Benedecto Aldrovando, e d'altri non dico nulla... Dopo di me el Signor Octaviano mandò qua uno gia servitore dela bona memoria del conte chiamato Francesco da Parma, el quale se amalo de uno picholo male, et e morto de disagio, come uno cane, che molto me ne duole per honore del Signor Octaviano. Non altro sempre me recomando a V. S. Rome xii lOmbris 1503. El Duca Valentino sta in palacio ben guardato. Servus Alex. Sartius. 4&S DOCUMENTO 1217-1218. 1217. Gio. Battista de' Cat.... a Caterina. — Notizie ed aneddoti. — Imola. — Stato della Romagna, morto Alessandro VI. — Bo logna, 15 decembre 1503. [Fironzo, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 78, c. 343.] ....Havero ben caro che quella parendoli scriva a Madonna Ginevera et a Madonna Hippolita che ci racomandano al Signor Octaviano che almanco quando sarà ad Imola non ci voglia abandonare di qualche favore che non restamo del tutto disfacti et mal veduti, che aqui uno non habia a dir bene li sta ogni cosa, che a noi non perteneva mettere in casa il Signor Otaviano. Caeter heri il popolo d'Imola levato in arme andò a la rocha pregando li castellani che li levassino un tracto d'affanno, ve n'erano alcuni che li volean far gridar duca duca, loro respondevano zanze zanze, bubule, bubule, cioè dela venuta del Valentino, chel duca havea scritto essere per venire di curto. Onde Ramazotto quasi da tutto il popolo e stato pregato et electo come procuratore gettandosi nelle braza che lui voglia pi gliar quel partito del facto d'Imola che li pare buono et salutifero. Per il che sarebbe conclusa la cosa per il Signor Octaviano 1218. Giovan Francesco di Ciechi a Caterina. — Essa diffida a torto del papa. — Affari. — Notizie. — Pretendenti alla rocca d'I mola. — Il Valentino è ridotto a mal partito. — Roma, 15 decembre 1503. [Firenze, Arch. di Stato, Afeci. o. Pr-, t. 78, c. 342.] Secondo ho possuto comprendere perche la Signoria Vostra havia hauto qualche dubio de Sua Santità et quasi non se ne fida; me ha dicto, che la signoria vostra stia secura, che per quella farà sem pre tucto quanto per lei proprio, et che ala fine la Signoria Vostra lo conoscerà con effecto, et cosi trovo ha facto; che poi è venuto messer Iacobo, per essere io stato infermo, sua santità ha facto quello doveva far io. Messer Iacobo stete dui o tre di che non possette par lare al Reverendissimo Ascanio, el Vescovo andò lui proprio et fece palo (parola?) al prefato Rev.mo Ascanio e cosi feci el medesimo con el Cardinale de San Giorgio, corno Messer Iacobo del tutto debe haver havisato la Signoria Vostra et prefato Vescovo fra quattro di se partirà de qua et venera da la Signoria Vostra et abocha inten derà multe cose et circa el facto do Alemagna, et quando la Signoria Vostra hara parlato con el prefato Vescovo sopra se bisogna io vada in Alamagnia, bisognando sono prompto ad andarvi et fare quello volo la Signoria Vostra; da doi di in qua io sto assai bene et ogi sono uscito di casa le cose de Valentino tutavia vanno pegiorando DOCUMENTO 1218-1221. .180 et se extima habia in tuto a fare male, sta pure in palazzo destenuto guardato da don Micheleto. 1219. F. F. P. (Francesco Fortunati Pievano) ad Ottaviano Riario. — Si allude ad un accordo per affari privati di Casa Medici. — Quistione per Careggi valutato ducati 4800. — Tratto savio di Caterina, etc. etc. — Firenze, 17 dicembre 1503. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] 1220. Giacomo Torresani dottore imolese ad Ottaviano Riario. — Lo assicura che in Imola i Riario hanno molti amici, etc. — 20 dicembre 1503, da Imola. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 77, n. 141.] Se io potesse vorria aquistare omni hora ad la Casa de Riario amici: bisogna dilatare la mano et bavere la liberalità per amica, et in questo modo in poco tempo tutti li Imolesi et Citadini et con tadini diventaranno molto più magiori amici : benchè non sia alcuno inimico di V. S. et de li IH. Fratelli che mai non facesti male ad alcuno. Et li homini Imolesi sonno imperllo di bona natura, et quella creda ad mi che li aquistareti per boni servi : et non daga quella audientia ad delatori, ma mandatili via quando parlano così. Io scrivo da bono amico et non como simulatore Imole die xx decembris 1503. Servitor Iacobus Torresanus Doctor Imolonsis. Credo che li frati dal peratello (del Piratello) siano venuti a Caterina sua sorella. — Usi prudenza con le lettere. — Si diffonde su molte cose pol Figlio naturale del duca Galeazzo Maria. Alessandro VI lo fece vescovo di Lodi il 27 ottobre 1497, ma egli abbandonò la sede nel 1499 per la venuta dei francesi. Rientrato nel 1512, 11 duca Massimiliano lo fece poi governatore di Milano. Nel 1515 496 DOCUMENTO 1231-1235. litiche e domestiche. — Ne speri bene. — Avrà il figlio (Lodovico) e i beni. Cenno a maneggi segreti e a litigi con la Casa Medici. — Notizie di Roma. — Le spedisce un confessionale. — 20 gen naio 1504, da Roma. [Firenze, Arco, di Stato., Med. a. Pr.. f. 125, n. I7.] et quella non dubita che havemo facto uno tal principio che li adversarii vostri non sano dove tener la testa et al suo dispecto li faremo venir cum la coregia al collo Se farite al mio modo, madonna mia non solo non fariti acordio, ma hanchora non ne parlariti per che sono certissimo che sariti vincitrice di questa causa et al dispecto loro vi darano el fiolo vostro et tutte le robe sue se li crepasse la barba et pensate che quando vi domandano acordio che si vedano conducti a locho non pensate che li farà in diavolare 1232. Frate Bernardino di Garibaldi romito a Caterina. — Le manda tre fiaschette di acqua celeste, l'una per il male di testa, l'altra per il male di fegato. — Fiorenzuola, 21 gennaio 1504. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., filza; 125, c. 19.J 1233. Colloquio del vescovo di Lodi coll' oratore veneto relativo ai nipoti del card. Riario. — Roma, 22 gennaio 1504. [P. Villam, Dispacci di A. Giustiniani, n. 723.] 1234. Nicolò Lomel... a Caterina. — Accenna alle nozze di Galeazzo Riario, ad un debito che la contessa ha per certe gioie, e ter mina dicendo che aspetta che gli mandi da persona fidata due diamanti. — 27 gennaio 1504, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. f. 125, n. 24.] 1235. Gian Battista Tonelli a Caterina. — Pratiche per rimettere in fu messo ad aspre torture dal cardinal di Sion che governava la Lombardia sospet tando che avesse pratiche coi nemici. Risultò Innocente, e fa mandato in Germania. Nel 1519 Leone X lo fece vescovo di Arezzo : egli si dimise nel 1519. Nel 1626 quando il duca Francesco II fu assalito dagli Imperiali, Ottaviano assoldò quattordicimila fanti per difendere l'indipendenza della Casa Sforzesca. Venuta la signoria di Carlo V, si ritirò In Milano a vita privata, e morì nel 1541. DOCUMENTO 1286-1240. 497 Stato i Siano. — Dappocaggine , discredito di Ottaviano, eie. — 24 marzo 1504, da Eoma. [Firenze, Aron, di Stato, Mtd. a. Pr. Cari. Priv. t. 126, o. 189.] 1236. Antenore Giovannetti a Caterina. — Suo colloquio con Gine vra Bentivoglio sulle cose di Caterina. — Poco amore dei figli di Caterina per la madre. — Madonna Ippolita « ghajarda- « mente glie rispose e disseli che mai saria creduto che vo- « stri fioli fossero tanto crudi verso V. S. » — 30 marzo 1504. [Firenze, Arch. di Stato, lied. a. Pr, f. 125, n. 85.] 1237. Antenore Giovannetti a Caterina. — Notizie politiche. — 6 aprile 1504, da Bologna. [Firenze, Arch. di Stato, Meit. a Pr., filza 125, n. 87.1 1238. Antenore Giovannetti a Caterina. — Reduce da Cervian Bologna trova due lettere di Caterina di cui una scritta di mano pro pria del 30 marzo che gli commette di lasciare ogni altra cosa « e vadi subito a Venetia volendo tanto che lì me trovi « a dì 4 o dì 5. — Ma ritornando « da una devotione » incon tra Galeotto de' Medici che viene da Firenze per staffetta e lo persuade a rimanere finché non ha nuovo avviso da Caterina e da lui, senza il quale non si poteva far niente, etc. — Un fratello di Lodovico Ordelaffl castellano a Forlhnpopoli ha veiir duto la rocca al papa per 300 ducati ed è fuggito a Ravenna. — Giovanni Sassatelli ha corso il territorio di Forlì e danneg giato quel di Ravenna, etc. etc. — 8 aprile 1504, da Bologna. [Firenze, Arch. di Stato.] 1239. G. B. Catani a Caterina. — Notizie diverse. — 18 giugno 1504, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., {. 176, n. 62.] 1240. G. Francesco d. Cichi (di Ciechi) a Caterina. — Di un caso di coscienza. — Forlì ha gridato « Spagna ! Spagna ! » — Peste. — 22 giugno 1504. da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 175, n. 53.) HO 40S DOCUMENTO 1241-1244. 1241. Antenore Giovannetti a Caterina. — La dissuade dal progetto che essa ha di recarsi a Milano, a Genova, a Lione ed a Pa rigi per vendere le sue gioie che per questo allora erano a Ve nezia. — A Milano non ve n'è richiesta, a Genova c'è la pe ste ed a Lione ed a Parigi « questi non sono tempi, per non e farsi maridazi (nozze) con questi caldi, ecc. — Parla di af fari. — 22 giugno 1501, da Venezia. [Firenze, Aroh. di Stato, Meil. a. Pr., f. 125, n. 56.] 1242. /. B. T. (ignoto) a Caterina. — Le narra un conflitto sangui noso avvenuto in Imola. — 24 giugno 1504, da Imola. [Firenze, Arch. di SUto, Med. a. Pr., t. 125, n. 66.] 1243. Gabriele Piccoli a Caterina. — Suo affetto e devozione per lei. — 27 giugno 1504, da Casola Valsenio. [Firenze, Arch. di Stato, Med. n. I — 8 maggio 1507, da Firenze. [Firenze, Aroh. di Stato, Mal. a Pi:, aita 125, n. 135.] 1289. Bianca de' Rossi a Caterina sua madre. — 1° giugno 1507, da San Secondo. [Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pi; t. 125, n. 152.] 1290. Nicolò Serristori a Caterina. — Ragguagli di due visite fatte a Raffaele Riario cardinale di San Giorgio. — Una volta « male » volentieri mi dette risposta ed audientia » , un' altra invece « mi parlò largo. » — Circostanze politiche relative alle spe ranze di Caterina. — 19 giugno 1507, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. Pr. t. 125.J 1291. Ottaviano Riario vescovo di Viterbo al piovano di Cascina Francesco Fortunati. — Varie commissioni di faccende e di oggetti privati. — 20 giugno 1507, da Viterbo. [Firenze, Arch. di 8tato.] 1292. Ottaviano Riario vescovo di Viterbo a F. Fortunati piovano di Cascina. — Cose private. — Chieda a Caterina sua madre 1 Giovanni dalle Bande Nero. DOCUMENTO 1292-1295. 515 che gli mandi « una peza de Ciammellotto grande de color « negro , o tale , ovvero pagonazo perchè ogni dì me trovo « qui con Monsign. nostro Rev."° et per non essere fornito « di veste secondo prelato, pensate come me trovo de bono « animo, et tanto magis venendo fora la Santità de N. S. quale « de curto se aspecta. etc. ...Postremo serrite (sarete) colla « Sig.'i" de Madonna che venendo l' imperatore, come da quei « de continuo se afferma, li piacia operare che habia il Cap- « pello roscio (rosso, cioè da cardinale) etc. « Avisate se havete qualche nova dello Imperatore per- « chè qui si dice di no. » — 9 luglio 1507, da Caprarola. [Firenze, Arco, di Stato.] 1293. Bianca de' Rossi a Caterina. — Annuncia alla madre di aver partorita una bambina. — 9 luglio 1507, S. Secondo. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 125, n. 162] 1294. Antonio Melozzo a Caterina. — Affari privati. — 10 luglio 1507, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 125, n. 164.] 1295. Gabriele Piccoli poeta e soldato a Caterina Sforza in Firenze. — Notizie politiche e militari. — Parole di straordinario amore e d'illimitata devozione. — Rime in onore di lei. — 10 lu glio 1507, da Faenza. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] Confirmano per certo che Casteldario è caschato forte, et chel papa noi vole più vedere, ' et che Sam Piero a Vincula et (é) montato suso et chel Collegio per la più parte sonno in suo favore et nimici de Pavia 2 talmente che le lettere dicono ch' el restarà una be stia, et molto confortano stiano di bono animo , mostrando havere gran speranza et forte s'alegrano de la vinuta de l' Imperatore. E già site (voi siete) più adorata che mai : e tutti sperano in V." S." nui stemo con le mani a celo levate , et se qualche disegno reusisse che asai lo credono quà, et como a loco et tempo lo aricordarò a V. Sig. vi farò vedere con effecto cosa che non vi potrà se non piacere et che io non sonno (sono) tanto extinuato che non ve vaglia più che forse non i II cardinale Francesco Alidoslo assassinato poi a Ravenna dal dnca d'Urbino 11 24 maggio 1511. ? Francesco Alldosio era detto il cardinale di Pavia. 516 DOCUMENTO 1295. credito ma adesso non posso dire più ultra. Ricomando ala Exce1." V.' li servituri, partisani et amici soi, perchè potriano esser boni, multi fanno capo a mi, et io li dispongo et confermo el più et me glio che scio. Talvolta qualche vostra (lettera) da poter mostrare non può se non zovare, che serò experto in fare l'officio et si scio con chi. Se ho a fare cosa alcuna ancora per V. S. significatilo , che se mai , fui disidroso servirla , adesso ne sonno necessitoso ecc. La prefata Sig. V." me reprende che io uso troppo del silvatico verso lei nel scriver mio : et usa certi termini amorevoli blandi, cordiali et ghiotti da comovermi per tenerezza a lacrime , et farme non tanto incendere, ma si vampare il core: et stare firmo nel proposito de non tanto recusare ogni altro partito: ma d'abandonare ogni mia cosa et mi primo per farvi cosa grata a stare sotto l'ombra et spe ranza vostra : la caxone fo perchè me maravia non havere mai hauto risposta di tante lettere et advise che io vi havia mandato, et presertim di quelle doi al Mag." Rizzo da Cavina il quale m' ha perfectamente chiarito : et perzò stava admirativo et dubioso : ma poi ho intexo per le vostre non le havite havute , non dico altro , se non che tale salvatichezza m'è stata cara haverla usata per havere ricevuta quella di V.' Excel1."" tanto più amorevole et cordiale. A la quale più che mai et infinite et infinitissime volte me ricomando pregandola se degni scrivermi più spesso può per potere stare più contento sia possibile, et se in alcuna cosa, o in alcuno loco havite bisogno de mi, comandatime, che io abamlonerò tutte le altre cose per servire V.' Sig." — Nicolò dal Sale vostro strozero non tanto ve dissidra, ma adora et tanto quanto homo del mondo ve brama et multi altri ancora che col tempo ve lo farò intendere: hora non è staxone. Io ho qualche sonnitti et de diverse materie : questi an cora col tempo spero poterveli mostrare. Il messo vole partire. Bene et feliciter valeat semper Dominatio Vostra, o Divinitas et spes mea. Ex Faventia x Iulii 1507. E. Il1. et Exc. D. V. Servulus Gabriel Piccolus. Segue l'altra metà del foglio segnata in filza 397, ma non staccata dalla prima metà, colla quale d imita e forma un tutto. Ecco i versi; la sincerità che li anima dà loro un particolare signi ficato storico: Ogni hora aspecto ben, dissidro e bramo Ch' in Talia arive il Sacro Imperatore Più per tuo aflfecto e per tuo grande amore La quale adoro, riverisco e amo. DOCUMENTO 1295. 517 E che l'esser mio sconsolato e gramo Lieto si può tornare al tuo valore Perchè in me fa fructo ogni tuo honore E nocte e zorno ordisco, tesso e tramo. Si manzo, bevo, si stò desto o dormo In te ho fisso il cuor, l'animo, el pinsero Ogne partito fugo: ognaltro stormo. Speranza me contenta e in dessidero Vivo; aspectando l'animo conformo De te Signora : che sempre fo altero alias, sincero Discreto, e mainerò Grata, benigna, humile, è gratiosa E più d' ogni altra virile, è animosa. Da me che vo tu? ch'io t'ho dato il core Tu hai la fè; tu hai la servitudine Regnare in te, non di ingratitudine: Spirto gentil non vive senza amore : Chi più è excelso mostra più valore El tuo favor (alias viso) a me è beatitudine Com può tu tenirme in solitudine? Che l'uno e l'altro fa non poco errore: Amore e fortuna inseme contrasta Speranza d'altro canto me pontella Niuna cosa trovo che mi basta. Nacque in tal fato e sotto di tal stella Servarte la mente pudica e casta E scaldarme al foco di tua facella Forte Vulcan martella Intendi mo se sciai il mio latino Ogniun segue sua stella e suo destino. Con l'ardente core me raccomando al mio Magnifico Zoanni il quale dissidro et bramo vederlo. Item, al mio Hev.'"" Messer Francesco Fortunato Piovano de Cassina il quale voria vedere ad minus Car dinale : et ita dii faxint et fortunent. Et omnes iterum bene valete. Idem Servitor Gabriel Piccolus. 518 DOCUMENTO 1296-1300. 1296. Galeazzo Riario a Caterina. — Eaccomanda sè e i fratelli alla madre. — Proteste di affezione e di obbedienza. — 21 luglio 1507, da Caprarola. [Firenze, Àrch. di Stato, Med. a. Pr. t. 78, n. 2*1.] 1297. Ottaviano vescovo di Viterbo a F. Fortunati piovano di Ca scina. — Gli chiede panni per vestiario, etc. — € hora se « volete fare la pace con me, fate che io habia una pezza « di Zambellotto pagonazzo.,.. 82 Braza de saja milanese per t farme uno mantello et uno Gabano. » — 27 luglio 1507, da Caprarola. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 70, n. 248.) 1298. Gio. Batta. Catana al cai: Della Volpe. — Tratta di un matrimo nio con una figliuola di madonna Alessandra Acciajuoli che il Catano propone al Della Volpe in moglie. — 25 luglio 1507, S. Quirico. IFirenze, Arch. di Stato.] 1299. Il piovano di Cascina a Giovanni Fortunati suo fratello. — Interessi privati. « ....Spendi poco che ti certifico che si pre- « paran tempi più crudeli russino mai, et tanta gente ne viene « a la volta de Italia che non so dove ci possiamo trarre da « pascerli, etc. » — È nominata Caterina. — 28 luglio 1507, da Firenze. [Firenze, Aron, di Stato ] 1300. Boccino da Cremona 1 a F. Fortunati piovano di Cascina. — È disperato in orrido carcere postovi, a quanto sembra, da Ca terina. — Supplica esser liberato. — luglio 1507 (?) [Firenze, Arch. di Stato.] Pregove per l'amor de Dio che voi siate contento di volermi chavare de questo inferno dove ne sono mezo amorbato fra la puza grande et le polici et pedochi et il chaldo grande, pensate come io me trovo, che un' ora me pare mille di usire , e tuta note non ho mai dormito per aspectare questa benedeta ora che ne sia fora; che Dio ne guarda a' chani non che alle persone del mondo de tal cosa. Si che vi priego per l'amor de Dio, per l' amor di Dio (sic) che per 1 Iu altri documenti un Baccino è ricordato come ravallnro o corriere. DOCUMENTO 1300-11302. 519 1'aportatore di questa che voi mandiate uno che venga a fare l' offi cio. Et perchè costoro qui vollono essere pagati, io non (ho) il modo, et se voi non lavessi anchora voi il modo, toliate tutte quelle chose che ho innel forciere et vedetelle (sic) che non mi churo a rima nere in chamisa per usire di quà. Non altro per ora; aracomandatemi ala Signoria de Madonna per mille volte et ditele che sarò più savio un' altra volta, et a voi marachomando per mille volte. Data in nel Bargello die.... Lulio 1507V II vro Ser." Baccino da Cremona malcontento. 1301. Gabriele Piccoli a Caterina. — Notizie politiche. — Sua povertà. — Chiede di poter andare per sostituto potestà a S. Secondo presso Trotto e Bianca Rossi figlia della contessa. — 8 ....(?).... 1507, da Faenza. [Firenze, Arch. di Stato.] 1302. Ottaviano Riario a Caterina. — Affari. — Cerca danari « per- « chè V. S. sa in quanta estrema necessità me trovo, speran- « do che de quanto me bisogna V. S. me sovenga del suo non t solum del mio si che suplico ad quella me voglia adiutare. » — Non avendo modo di mandargli 50 ducati « saltem man- « dimi una peza di Ciammellotto pagonaza larga de la quale « possa fare una guarnazza che venendo la S. de. N. S. fora « come si dice, possa comparire adpresso li altri prelati si « che V. S. non me manchi che non havendo del mio bisogne- « ria me desse del suo et quella gli piacia pensare per lo mio « honore sapendo la mia necessità et besogno.... » Chiede la sua corniola (cioè il sigillo) « et el libro da canto et mandatelo « subito La S." V.' si faccia dare da Ser Bartolomeo de « Rossi la Bolla del mio chiercato et mandatelo con queste « altre cose. La S. V. sa quello che io li ho mandato a dire « per frate Domenico del fatto del Cappello (da Cardinale) « et dipoi scritto: hora per questa mia la prego di novo la * voglia fare el possibile che io sia servito del desiderio mio. « La prego, se mai l'ama de fare servitio, la me voglia fare « quello che io li scrivo e scrivere spesso delle nove della « Magna (di Alemagna ') perchè M. S. Remo nostro me do- « manda spesso: bene, domine episcope, madonna ve scrive « niente de le cose de li todeschi? — et non so che me dire Caterina era cognata di Massimiliano imperatore e sorella di Bianca Imperatrice. 520 DOCUMENTO 1302-11307. « e sto lì come una bestia etc. > — 12 agosto 1507 da Bagn [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n. 175.) 1303. Tomaso Riario a Caterina. — Le manda un porchetto selva tico ed un capriolo. — Ha commesso per lei limoni confetti in zucchero. — 12 agosto 1507, Rassignano. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n.'m.] 1304. Galeazzo Riario a Caterina. — Ebbe lettere di sua mano che lo consolarono assai. — « Non ho voluto al presente mettermi t in via benché ogni minima paroluzza de V. Ex. me po c mandare da Eoma a Jerusalem. » — Credendo meglio il re stare, le manda un tal Giovanni fidatissimo, « che se pur bi- « sogna che venghi, V. S. lo spazi subito clie monterò in « uno tracto, ben secreto più che potrò et me ne verrò vo- « landò, etc. » — Indugia la venuta pel meglio de' loro maneggi, « pur sono per lassar a un tracto ognuno et fare il parer « suo.... > — Le raccomanda le cose di Ottaviano vescovo di Viterbo * benché scio non bisogna, etc. » — 15 agosto 1507, da Bologna. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 126, n. 176.] 1305. Ignoto a Caterina. — Le dà novelle della madre Lucrezia Landriani. — 17 agosto 1507. (Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. 1. 126, n. 177.] 1306. Gabriele Piccoli a Caterina. — Minuto ragguaglio dei fatti e delle voci che correvano sulle cose d'Italia e specialmente di Lombardia e di Romagna. — « ....In Imola stanno di mala- c voglia, a Forlì il simile, et ogni di se li fa de le novitate « con tristi cose. » — 28 agosto 1507. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. Cari. Prie. I. 125, c. 181.] 1307. Ottaviano Riario a Caterina sua madre. — Vuole che gli faccia avere il cappello da cardinale, ovvero il suo Stato. — 29 ago sto 1607. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., 1. 125, n. 182.] DOCUMENTO 1308-1812. 521 1308. Ottaviano a Caterina. — Vuole il cappello rosso. — Particolari su cose domestiche. — 29 agosto 1507. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pi:, f. 125, n. 183.] 1309. Cesare Riario al piovano di Cascina. — Assicuri Caterina sua madre che non le scrisse perchè non ricevette lettere da lei, etc. — 12 settembre 1507. [Firenze, Arcli. di Stato, Med. a. Pr.] 1310. Antenore Giovannetti a Caterina. — Le chiede un diamante ed un rubino da donare alla novella sua sposa, e le commette to vaglie larghe da tavola. — 6 settembre 1507. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. l'i:, f. 125, n. 184.] 1311. Gabriele Piccoli a Caterina. — Notizie politiche. — Chiede con siglio se deve andare a cercar fortuna. — Vuole i?i ogni caso lettere di Caterina « con grandissimo favore et che sieno tanto « caldo che le scotte. > — E mollo povero e carico di famiglia « non posso vivere de Spirito Sancto, et ho la famìa ale spalle, « non tanto povera, ma mendica : qui non posso guadagnare « un soldo. Questi Viniciani voleno tutti li emolumenti et c grassi per sè, etc. » — 8 settembre 1507, da Faenza. IFirenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., f. 126, n. 185.] 1312. Vincenzo da Monferrà beccaio in Sassuolo. — Propone a Ca terina un precettore pel suo figliuolo Giovanili de'Medici. — 21 settembre 1507.[Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., 1. 125, n. 188.] Magnifica et 111." Signora mia poi la debita recomendatione. Es sendo io servitore fidelissimo de V. IH."" S. et amandola singularmente sono constrecto anchor che non volesse sempre cercare et fare con effecto cose, le quali possa comprendere possero essere utile et honore di quella. Pertanto 111. et honoranda madonna mia m'è parso dare aviso a V. S. de quel che credo 1' hara diarissimo. Se non erro me pare havere inteso che V. 111.™° S. desidera havere un homo da bene per governo et instructione d' un suo figliolino et del condam (quondam) Mag. Ioanni de Medici suo marito, me per suado haverglinne trovato uno al suo proposito. Glie accapitato qui in Saxolo un homo de età de circa trenctacinque anni , homo de bella presentia et molto ben vestito, tale che solo a vederlo se po 522 DOCUMENTO 1312. facilmente comprendere essere de gentile sangue nato et da tenere più presto lui famigli che de star con altri. Ma li descasi del mondo sono spesse volte cause de molte cose. Costui è parente del pode stà nostro de Saxolo et in questo modo io l'ho conosciuto et sa puta la sua intentione perchè l' altro hieri el predicto podestà me mandò a chiamare et me disse : io intendo che già fusti Mastro Vincentio alli servitij de la Ill."* Madonna d' Imola , io ho questo mio parente, al quale per un certo suo infortunio gli è stato ne cessario se sequestri alquanto da la sua patria. Tu vedi la qualità sua se demonstra esser nato de vile casa si o no, me è stato dicto che la prelibata Madonna cerca un homo da bene per suo figliuolo, se te paresse che questo tal mio parente fusse al proposito, haria charo notificassi a sua Signoria el tuo parere scrivendoli una licterina. Gli resposi che volentieri el farria per compiacerlo come me rita. Et cosi accadendomi per chi mandare la lictera, ho scripto a V. Ill.'" S. pregandola voglia acceptare costui perchè so che V. S. me ne restara obbligatissima. Quanto posso comprendere dal suo gentile aspecto demonstra essere homo accostumatissimo et nato et allevato in alto luoco. De la sua doctrina ne rendo testimonio per el dir d' altri. Ho inteso da più et più persone da bene che glie doctissimo. Ve exhorto insumma Madonna a .toglierlo per governa tore del dicto vostro figliuolo perchè ognihora se ne trovarà più contenta. Et anchora dirrò questo che se V. Ill."" S. ne havesse alcuno altro a tale officio el caccie via per toglire questo perchè credo che non sia simile a questo nè anchora nè porressino trovar un altro se cercassino tre anni. Io so cio che dico. S. V, Ill."" S. el volesse veder, scrivame che subito el farrò venir da lej. Omninamente V. S. se degne rescriverme quanto più presto po de tucto el suo animo accio questo homo da beno non stia suspeso ed acciò non pare che io l'abbia delleggiato. Non altro al presente se non che sempre a V. Ill."" S. umilmente me reconmando et ogni di prego l'altissimo Dio venga tempo che la possa vedere in la sua pristina altezza. Et che Dio per sua summa clementia presto exaudisca. Saxoli die 21 Septembris 1507. La lictera responsiva a questa facil mente V. S. porrà mandare qui Saxolo per qualche vecturale Thoscano o che portasse olio o altro perchè questo è el passo de Podena o anchora per uno messo a posta se la desiderasse aver questo homo da bene e li sui servitij. De V. Ill."" S. El fidelissimo servitore Vincentio de Monferra beccaro in Saxolo. DOCUMENTO 1313-1314. 523 1313. Ignoto a Caterina. — Affari. — Ricerca di una mula. — No tizie politiche. — 9 ottobre 1607, da Roma. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Fr., f. 125, n. 186.] 1314. Ser Bartolomeo Massaconi al piovano di Cascina. — Condi zioni, trattamento che esige per venire in casa di Caterina co me maestro di Giovanni (dalle Bande Nere) suo figlio. — 4 decembre 1507. [Firenze, Arch. di Stato.] Aciochè di oblivione o forse di poco stimare vostre parole non mi incresciate, dilettissimo Piovano, io vi fo avisato come sono con tento di venire a insegnare a Giovanni, et essere prontissimo a tutti e vostri comandi dummodo che io non habbi a lasciare Carlino , perchè, quando io credessi havere a farlo, lascerei, non che Giovanni ma tutti i Medici, tanto è l' amore che porto a lui et a sue strectissime cose : quanto che non sia in suo detrimento sono a vostro co mando. Questo intendendo come non mi voglio ubrigare a stare in casa, ma quando mi verrà bene et comodo starò, parendomi, maxime dandomi la mia camera dove io possi posarmi, et quando avvenis se bisognassi andare et cavalcare con lui, ero promptissimus et fi nalmente farò tutti gli altri exercitii che de' fare el vero maestro. Non pensando però come quelli passati, e quali ho inteso mangiare co' servi et patire disagio grandissimo della necessità loro : dormirà in sulle materasse e coi famigli in villa. Se questo credessi havere a intervenire, o voi havete affare, non sene parli più perchè sono uso a essere governato come un passerino et patire pochi disagi excepto gli spontanei : orsi che, honorando nostro piovano, voi havete inteso, ut questo ho facto nisi aliquid postea eveniret ne admiremini. Et volendo tractare el maestro sicut Cesar et alii; ho decto di sopra. Hoc autem sciente (sic) che mia natura non è nè fu , nè sia ardita, et però vorrei intendere quale havessi a essere el mio pre mio et quanto el mese, acciò io di voi, et voi di me in spatio temporis non v'habiate a dolere , et arecandovi alle cose ragionevole come so è vostra natura et costume, verrò a vostra posta. Non al tro. liaccomandateci alla Ill."" Madonna et a tutti. Son vostro. Addi 4 di Dicembre 1507. Ser Bartolomeo Massaconi Florentie. r.24 DOCQMENTO 1315. 1315. Nicolò Serristori a Francesco Fortunati. — Sull'incarico avuto da Caterina di trovarle un precettore per Giovanni (dalle Bande Nere). — Feste a Uòmo per le vittorie dei Portoghesi alle Indie. — 30 dicembre 1507, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 70, n. 28 6.] Quanto alla commessione mi date, sapete quanta copia è di furfanti, et perdonate et con grande difficoltà si può l' huomo dirizare a dire questo è buono ancora, che vi conosca tucte l' altre parte che voi ricercate, maxime che mi pare che uno tale havendo astare con la Ex."" di Madonna, ricerchi essere integro , et homo da bene di là da mediocre; pure non cesso d'andar discorrendo con la fantasia et di già me ne va uno per la mente, che quanto a quella parte dell'homo da be ne me ne tengo sicuro, e dell'altre parte quali voi ricercate, alcuna ne ha abondantemente et qualchun' altra satis. Non è in Roma : aspectolo, che non passerà quattro giorni che ci sarà. Arrivato che sarà lo tenterò, non scoprendo alcuna cosa, perchè non mi pare a pro posito di Madonna che questa cosa si facci altrimenti che in uno pezo et sanza menare la pratica a pricissione (senza tirarla in lungo). Onde vorrei che più a pieno mi spianassi la voglia di sua Ex." cioè, quello che epsa vuole che in casa sua ei sia stimato per l'ordinario, cioè, se can celliere, se Preceptore di giovanni (sic) o se altra cosa, perchè que sto è il membro principale, cioè per dare un titolo : et così la pro visione a che S. Signoria si lasserebbe andare. Quando io saprò que sto andrò più al sicuro, havendo dove io possa dirizare l' occhio. Et ingegnerommi fare che Madonna sia satisfacta : ancora eh' io reputi tal cosa non molto facile, per essere glhomini quelli che voi cognoscete meglio di me. Si chè rescrivete, et interim io cercherò et terrò in pratica generale sanza nominare persona Et rescrivendo non vi dimenticate dirmi di nuovo. — Qui ci è de Todeschi quello havete voi. Et che di nuovo e' Portoghesi sono arri vati in Traprobana, che hoggi, dicono, si chiama Zeilon, et facto bat taglia con certa armata in quei mari, et sopra ciò el Re ha scripto al Papa, et per tale Battaglia si sono facte processione, et el Ca stello ha sbombardato, et al parer mio molto leggiermente , che da lettera del Re è una scempia cosa, la copia della quale vi man derei se mi paressi cosi per darvi piacere. Dipoi so che ne è venuta molte copie costà, et però farò sanza pigliare tal noia sanza propo sito. Iterum vale. Rome die xxx Decembris 1507. Vester NlCOLAUS DB SeRRISTOKIS. DOCUMENTO 1316-1320. 525 1216. Ottaviano Mario vescovo di Viterbo a Caterina (cito). — Gli trovi un buon vicario. — Condizioni e paga. — « quando fosse homo « virile et docto in U. J. (utroque jure) faria qui capo d'oro per- » chè non c'è homo licterato in iure et che advochi se non « uno el quale è questo vicario che ho adesso. » — Cerchi un altro « adciò ch'io non stia in tanta servitù come io sto con « questo chel pare non sia altro homo al mondo che lui, etc. » — 16 gennaio 1508, da Viterbo. IFlrenze, Arch. di Stato.l 1317. Bianca de' Rossi a Caterina sua madre. — La ringrazia per le carezze che da nonna affettuosa ha fatte a Pietromaria suo ni potino. — 17 gennaio 1508. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 125, c. 212.] 1318. Fr. Domenico Campano a Caterina. — Grandi lamenti per certo scorno patito * Ceterum madona debe penssar la S. V. in che « termino rimane l'honor mio; in omni locho me fate restar « scornato e ad ognuno me bisogna andare cum la berreta in « mano e essere obligato a honi (ogni) persona e in oni cossa « restar cum il volto biancho et el sangue smarito.... » — Al lude a pettegolezzi. — 23 gennaio 1508. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. TV. t. 125, n. 118.] 1319. Bianca de' Rossi a Caterina sua madre. — Spedisce un messo a Firenze per le nuove della salute « del mio Pietro Maria » insieme con le sue « che aspecto ad vota insieme col magnifico « Zuane mio fratello , etc. » — 3 febbraio 1508, da S. Secondo. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 125, n. 260.] 1320. Ottaviano Riario a Caterina. — Scongiura la madre di rispon dere alle sue lettere specialmente sul fatto « di Benedecto de li.... « el quale ogne dì me importuna et menacia de excomuniche, « volere fare et dire la S. V. me perdoni che la necessità ut « dicitur non ha legge, etc. » — Bagnarola, 10 febbraio 1508. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n. 221.1 52fi DOCUMENTO 1321-1323. 1321. Ottaviano Riario a Caterina. — È pieno d'affanni. — Chiede risposta ed aiuti. — 23 febbraio 1508, da Bologna. [Firenze, Arch. di Stato, Meri. a. Pr., t. 78, n. 234.] 1322. Galeazzo Riario a Caterina. — Ha saputo che essa si è doluta di non aver lettere di lui nè di Ottaviano. — Si scusa di non averle scritto e ne spiega il perché. — « Per Zuanne mio fami- « gliare, et suo li feci intendere chT io non li scriverla molto, « et maxime di cosa importasse per essere li tempi come sono c etc. et confidandomi in la prudentia sua. » Pure talora le scrisse « se le lettere non sono capitate, io non scio che me dire, € sicché quella sia certissima ch'io non sono per scordarmi c d' epsa , nè la tengo se non per honorevolissima madre et « patrona , et spero de quella recevere grandissimo honore c et utile et fine oplimo, poiché de quella ho havuto il primo c principio di havermi facto, et sempre col core sono dove « essa. Et se non li ho scripto è stato per quello di sopra li t dico : pur per lo advenire li scriverò di bona voglia et non < dirò de le cose, etc, et de core me li recomando, pregandola « non si pigli all'anno nè pensi mal di me mai, che io non li son « se non per darli tutti li contenti et alegrezze che mi sarà « possibile. » — 3 marzo 1508 da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Meri, a Pr., t. 125, n. 232.] 1323. Ottaviano Riario a Caterina. — Supplica perchè la madre lo soccorra nelle sue necessità, gli trovi un vicario pel vescovato, gli procuri dall'imperatore il cappello da cardinale e l'aiuti per una sua figlia naturale. — 8 marzo 1508. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n. 225.] 111." Dna D. Mater mea honoranda Salutem. Io ho receputo una de V. S. et certamente me doglio assai che le mie lectere siano andate male, perchè ve prometto da real figliolo che ve ho scritto almanco 25 lettere se non più, et resposto a tutte le vostre; ma certamente credo che la S. V. me uccelli , et credo che quella lo faci per prolongare questi dinari più che la può: ma se la S. V. sapesse in quanto tormento io sto, la me haveria compas sione, perchè costui è bestiale come sapete, che fa del no , si, et del si, nò; et più cè che lè tanto al bisogno che non se potria dire: immo lè desfacto per questo suo piato. Et sappia quella che già ho pagati 100 Ducati che li ho tolti in presto: siche, Madonna mia cara, ve prego per l'amor de Dio che me cavate di tanto affanno. DOCUMENTO 1323-1325. 527 adciò che costia (sic) non me fatia qualche vergogna, et maxime in patria mea, perchè queste cose se extimano qua assai : Apresso del facto di colui che vole venire per vichario nostro, prego V. S. me ne trovi uno che sia valenthomo et che sia da bene ; et el salario se sole dare quà è questo ; sei vole le spese lui et el famiglio, gli darò 20 ducati di Carlini et 8 Carlini et el terzo de la bancha el terzo de li malifitii : et se non vole le spese, gli darò 60 ducati, et pure el terzo di le cose predicte. Sichè , Madonna mia cara , ve prego per l'amor me portate me ne vogliate trovare uno como ho dicto. Me piace che Io. Baptista ve habia date tucte le mie scripture; me tile (sic) tutte in uno forciero, excepto quello libro grande di canto dove è scritto tutte le cose de la Settimana Santa che ha pure Io. Baptista, et mandatimelo subito per studiare innanzi ch'el venga el tempo, et non mancate di tutte le sopraditti cose per quanto amore me havete mai portato: et recordative de mi al tempo quando l'amicho ' sera in Italia, che se le possibile habiamo quella cosa rossa,- chè serà più vostra che mia : o vogliate o non vogliate : et se voi non me volite mo, io voglio voi io, a despetto vostro: et dove po trò mai mancharò del debito mio di bono figliolo. Della Cornelia (sic) mia ; non la posso fare per mancho de 25 ducati per Breve, ma me è stato promesso che io serò servito per mancho d'assai. Sichè la farò quanto più presto potrò per certi officii facti novamente : et la S. V. ne stia sopra de me che la servirò in ogni modo, et a quella mille volte me racomando insieme con el Magn." Io. Fratello Car."" et quello sordone del Piovano: que felix valeat. Balnearie die 9 martii 1508. Humilis Filius OOTAVIAN. Sl'ORTIA DE RlARIO Electus Viterbiensis. 1324. Anna Hebrea a Catenna. — Le manda lisci per il viso, aven dole essa fatto dimandare tutti quelli che ha, e descrive il modo di usarne. — 15 marzo 1508, da Roma. [Firenze, Aron, di Stato. Med. a. Pr., t. 125, n. 228.] 1325. Ottaviano Riario a Caterina. — Le manda messer Antonio da 1 Cioè l'Imperatore Massimiliano. * Il cappello da cardinale. 3 Fare fosse sua figlia naturale. DOCUMENTO 1325-1881. Melozzo. — Prega la madre a credergli come a lui stesso. — 23 marzo 1508, Balneariae. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 105, d. 229.] 1326. Galeazzo Riario a Caterina. — Affari privati. — Raccomanda alla madre Giulia figlia sua e di Maria della Rovere. — 26 marzo 1508, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n. 231. | 1327. Lettera a Caterina di un suo antico soldato prigioniero a Fi renze. — 5 aprile 1508. [Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. Pi:, f. 125, n. 234.] 1328. Antonio di L.° Vaini fattore al Trebbio a Francesco Fortu nati piovano di Cascina. — Avverta la eccellenza dì viadonna che non ha potuto trovare « l'ocho mastio e l'anitro » che e.tsa desiderava. — 6 aprile 1508. [Firenze, Arch. di Stato, Me<ì. a. Pr.] 1329. F. Soderini card, volterrano a Caterina. — Sopra affari che non dichiara. — « Crediamo che saviamente habbiate confor- « tato quello amico a patientia et che se per ora non si vede il « frutto che la fa, si vedrà in tempo che se iudicarà sia stata « bona opera, etc. » — 8 aprile 1508, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 125, c. 235.] 1330. Nicolò de' Serristori a F. Fortunati piovano, ecc. — Parla d'una tetterà che vuole pel card, de'Medici. — Gli duole di non aver potuto finora servire Caterina ne' suoi affari, parendogli si possa credere che egli l'abbia ingannata. — 15 aprile 1508, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] 1331. Caterina al cardinale Soderini. — Risponde sopra affari e quistioni private. — 15 aprile 1508. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., 126, n. 240.J Dio voglia che cosi sia corno la vostra Revma Sig.1" crede et spera, che io per me , per quello che io intendo, noi credo : Immo DOCUMENTO 1331-1332. 529 atteso in verità la natura de una parte, iudico quasi impossibile, lo assectarla, non che in se et fora di se posarla tutta, corno essa mi dicie, et non ci so vedere meglio che tagliarla subito ad ciò non marcischa el tutto, et el modo me pare sia dare tutta la casa ad colui, poiché questa casa è quella che fa ogni male, et ad Jh .... darne un'altra; perchè quando bene si dividesse per metà, non vegho rilevassi altro che la divisione totalmente del l'una et l'altra parte, et una inimicitia mortale et uno odio da non si spegnere in eternum. Et crederrei senza dubio alcuno che ogni volta ch'io diciessi allo amico lassù, dite ad Jho che voi li havete trovato una casa, et che lasci quella agli altri, perchè cosi indicate meglio età, che Jho lo facessi, ancora che li paressi duro, et potrebbeseli dare la casa nuova d'Agostino Biliotti, in sul Canto de Biliotti in via Maggio, che è una bella e buona casa et puossi havere in compera di presente per uno pezzo di pane; ma noi farei senza el volere et commissione di quella, perchè so che l'animo di vostra Revma Signoria è li rimanga come sarebbe ragionevole: e poi, se io mi ricordo bene, quando Jh volse comperare la casa di Bono gli fu detto che nolla comperassi per nulla, perchè harebbe quella dove habitava , et l'altra parte in quello tempo mostrò de consen tirlo: però vostra Jlevma Signoria, parendogli, me ne dica l'animo suo ad ciò provi se io posso fare qualche bene : che le do la fede mia, che la cosa in questi tempi me preme assai, et per la servitù ho con V. Eevma S.* et honore et pacie de tutta la casa, non posso fare non ci pensi parendomi di momento grande, et altra via non ci so vedere che non sia tutto foco et fiamma per la obstinatione in che vegho colui di volere tutta questa casa, al quale se non si satisfa totalmente, questo foco fia inextinguibile : et questo vostra Revma Sig. tenga per cosa certissima, che se viviamo qualche poco l'accerto confessarà che habbia hauto bono ochio. So che quella mi può dire che entro troppo in là : prego V. Eevma Sig." mi perdoni et incolpine la natura mia, quale è così facta inverso di chi io amo de core, come fo quella et tutta casa sua , a la quale humilmente me offero et recomando. Ad Castello die xv aprilis 1508. E. V. Rev.ma D. Hum. Ser. et figlia Caterina Sfortia manu propria. 1332. Bianca de'Rossi a Caterina sua madre. — « Prego V. S. me « voglia far fare due fiashi d'acqua de pigne et io manderò « per Cechino una soma delle nostre fructe de qua, et quello i? 530 DOCUMENTO 1332-1835. c per lo Viturale me li potrà mandare. Ancora la prego volere « fare imparare {cioè istruire) Pietro Maria (suo figlio che stava t presso Caterina sua nonna) perchè oramai l'è tempo. » — 23 aprile 1508, da S. Secondo. (Firenze, Arob. di Stato, lied. a. Pr., t. 125, n. 243.] 1333. Domenico Campano frate predicatore al piovano Fortunati « nel palazo de Medeci in Casa de la Ex.* di Madona di Imola. » — Monsignore Gisperto lo aveva accolto bene per amore di Ca terina ed aveva dimandato affettuosamente di Giovanni, se era cresciuto ecc., come se fosse suo figliuolo. — 24 aprile 1508, da Roma. [Firenze, Arcta. di Stato, Med. a. Pr.] 1334. Tomaso Soderini a Caterina. — Le chiede il pagamento di 200ducati dovuti da Caterina e ritenuti per opera di un Luca da Pon zano specialmente perchè il non pagare le fa danno e disonore. — « So benissimo a quella non manca denari.... altra volta « potrei mettermi a saccomanno benché, ringratiato Dio, io « so che quella potrà servire me nè che li bisogni più accat- « tare. Et a quella mi raccomando scusandomi se son troppo « importuno. » — 9 maggio 1508. [Firenze, Arch. di Stato.] 1335. Antonio Baldra a Caterina. — Novità di quel tempo, e spe cialmente de' Veneziani. — Di Castello, 29 maggio 1508. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pi:, Cari. Prir. t. 125.] Habiandome scripto el M.° M. Antonio Melozo che io debia man dare una nota de tutte le nove ho: per le lettere receute heri et ogi da diuersi loci et persone : Ho summariamente recolto quanto vedarà qui de sotto senza esprimere altrimente li nomi de chi scrive. Cosi sia contenta la Ex. V. de lacchii (?). La Cesarea M." ha fatto tagliare el capo al castellano de Goritia ha fatto prisone el fiolo del conte Palatino Verzio : et tenelo in le forcie sue, perche ipso menava certo tractato contra la persona de la Ces. M." a instantia de Re di Franza. Pare non habia facto fare processi et mandati a M. S. et al Re de Inghilterra : et il tutto e passato de consentimento de li Baroni quali sonno in grandissima Unione cum S. M." Le gente de Venetiani erano andate per accam parsi a un Castello vicino à Trento et già il campo era in cum l'artilaria et passato Lathesi, comparseno suso li confini alimprovisa DOCUMENTO 1335-1337. 531 14." Tedeschi, di che tutti se sono maravigliati , et per questo el campo de Venetiani se retiro adreto: Sonno comenzate a comparire nel Friuli Brigate assai de lo Im peratore. Per certo se tiene li Svizzeri tutti essere ala voglia dela Cesarea M.i* Non se dubita, anzi se mette per certo la venuta delo Imperatore omnipotentissimo. Covano Venetiani de Trieste, tutti li nomini Triestini che sonno de conto. Venetiani hanno novamente mandato uno Ambasciatore a lo Im peratore che se chiama M. Zacharia Contarino : Praticha et graffi : de accordo lo Imperatore et Venetiani, et li Rectori de Ravenna lo dicono quasi per cosa facta: el Papa ne fa il Diavolo, et non voria che la cosa succedesse. Staremo a vedere quello seguira. Ricordo alla Ecc."' la cosa de M. Ludovico Thomasolo, et prego procuri per ogni via possibile venga servito. Doman veniro a quella ala quale me ric." Castelli die 29 Maij 1508. Servulus Antonius Baldra. 1336. Suor Domicella e Stior Elena del convento di S. Maria di Ripa a Caterina. — Dopo la partenza della contessa, private delle sue visite e de' suoi amorevoli aiuti sono cadute in gran dissima povertà e disagio. — Descrivono le loro sofferenze ed implorano aiuto. « ....Nui semo quelle semo rimase bisognose « de Vostra signoria et potemo dire che semo private de omni « nostro bene patimo grandissimi sinestri et necessitate e tutte quante, et precipue de poterce vestire perchè non c' è « el modo nè per nui nè per le altre. Anchora stemo cum le « toniche che ce fece vostra Signoria et andemo senza pel- « licce come nostra usanza. El monastero non è altramente « facto come quando V. S. li veniva per el che patimo « grandissimo fredo nel tempo de lo inverno, etc. » — 8 giu gno 1508, da Forlì. [Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, u. 253.] 1337. Antonio Baldraccani a Caterina che ha un piede malato. — Faccende domestiche. — Le propone V acquisto di un cavallo per il suo piccolo Giovanni. — 18 giugno 1608. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 125.] Carlo manda quella scioppa (sic) et prega V. Ex."" la facia vendere o baratare et cum qualche giunta compararli o uno gabano o una Cappa alla Franciosa como raxonai heri cum quella, a la quale se rimette et ricomanda, desideraria haverla a questa festa de S. Io 532 anni. De Ioanni V. Ex."* non se pigli affanno, ma attenda a guarire del pede. Ho scripto ad Anthenore la alligata per li dinari de la Cia Dominica. V. Ex."" la poterà sottoscrivere si sta a suo modo et sigil lare. Le altre al nostro Melozo V. Ex.u* se degni mandarle cum quelle di Mon.' nostro de Viterbio lassate in mano del Piovano. La Ex.1'* V. dica al Piovano che Carlo attende cum diligentia a li soi ucelli : ma che dubita che quelli sonno serrati in la capsa non patiscano per il caldo et per la puza è in decta capsa. Quelli mei parenti de Brasichella hanno menato dui cavalli de precio a vendere a Fiorenze : non adverti de dirlo a V. Ex."* Si quella havesse animo volerne uno per Ioanni si fossino al proposito me disseno che ne torriano tanti drappi de seta M.ro Andrea debite t'errare hogi li Cavalli, me recomando a la Ex."" V. que feliciter valeat. Castelli die 17 junii 1508. Servulus Antosius Balduacanus. 1338. Ottaviano Riaria al piovano Fortunati. — Gli ottenga dalla madre, il nudo che gli promise di prestargli e 10 ducati. — Chiede perchè essi Steno sbanditi da Firenze. — Cosi non pos sono stare. — 19 giugno 1508, Castello. [Firenze, Arch. di Stato.] 1339. Jlarione Pirzioal piovano Fortunati. — Non gli è capitata per sona soddisfacente da spedire a Firenze per le cose di Madonna « di cui mi pretendo servitore. » — 5 agosto 1508, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato.] 1340. Già. Batta Guasconi al piovano Fortunati. — Sopra faccende di Caterina. — 14 ottobre 1508, Firenze. [Firenze, Arch. di Stato.] 1341. Fr. Domenico Campano a Caterina. — Stia pronta per gli av venimenti, aspettando i cenni dell'imperatore suo cognato. — Usi prudenza nello scrivere. — Senta data, 1508? [Firenze, Arch. di Stato, Aferi. a. Pr., t. 125, n. 213.] DOCUMENTO I342-1314. 1342. Tomaso da Fonna a Caterina. — È in estrema necessità. — Supplica di soccorrerlo. — Senza data, 1508 ? (Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n. 208.] 1343. Il Fortunati a Caterina. — « ....Non tema che Dio la aiuterà e ....et lasci fare a me che questo putto mi move a fare quello « non posso immaginare, solo per l'amore di quelle benedecte « ossa che vi amavano tanto. Tengha per fermo che io non mi « ricordo d'offesa o scorno che mi sia suto volerlo fare nè da « vostra Ex." nè da altri e che io li sono servitore de core » — Senza data. — 1508? [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Fr., f. 125, n. 209.] 1344. Antonio di Lodovico Vaiai fattore al Trebbio al piovano di Ca scina F. Fortunati. — Sue speranze in Giovantii de'Medici fan ciullo. — Migliora i poderi lasciatigli dalla madre. — 14 gen naio 1509 (1510 stile conune). [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr.] Io ho hauto piacere quanto mi dite di Giovanni che voglia es sere buono, ch'el magiore contento ch'io possa havere è di sentirne dire bene, che sia il primo giovane di Fiorenza, chome egli è, e che sia stimato : che quanta speranza io ho in questo mondo è nel piovano e in Giovanni de Medici, e imprometovi che io n'ho bisogno anchora io che voi viviate da pregarne Idio ad ogni hora, e cosi Gio vanni perchè io l'ho veduto a questi di che Gioanni ha pochi huomini che gli vogliono bene chome el piovano, e chome Ser Antonio: di quello pocho cho io posso, pure se io escho questo tracto di questo pelago, e che si saldi uno tracto questi conti, io mostrerò chi è Ser Antonio, e chosi non mi arò da vergogniare che le cose di Giovanni io non sia per farle usfrutarle e aconciarle per modo che , se noi andiamo per vita, che Giovanni non mi abia a volere bene quanto huomo : e anchora ch' el Piovano s'abia a vergogniare de facti mia io ho disposto se noi andiamo per vita, che voi vegiate aconcio que sti poderi che sarà una Signoria a vedergli e magiore rendita asai : ma e bisognia che voi m'aiutate anchora voi, e lasciate combattere a me con questi sassi, che io vi promecto che io gli fo andare a stare altrove. El magiore contento che io potessi avere sarebbe che Giovanni fussi in età che conosciesi le chose sua chome le stanno et chome io gniene choncio acio che o conosciesi chi gli vole bene. Pure io ho speranza che lo conoscierà. Io ho chominciato tre di fa a raguagliare el giornale e levomi hogni mattina innanzi di 2 o 3 534 DOCUMENTO 1344-1345. ore a raguagliare, el dì vò al merchato e a fare le mia faccende che mi ocorono, e se altro non mi acade, frà 15 dì io lo voglio avere spaciato se mi compariscie come io o facto questi di, che credo mi comparirà più asai, tra che io novoglia (sic) e parmi mille anni d'uscir ne di questa cosa per potere perdere un pocho di tempo con questi la voratori a fare asetare le cose a mio proposito Xsto vi guardi : Adi 14 di Giennaio 1509 (1510 stile comune). Ant." di L." Vaini al Trebbio. ' 1345. Antonio di L.° Vaini fattore al Trebbio al piovano Fortunati a Castello. — È maravigliato di alcune scapataggini di Gio vanni dei Medici (dalle Bande Nere). — 20 gennaio 1509 (stile comune 1510). [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr.] Io ho inteso quanto mi scrivete.... ....Io ho inteso di Rubino, come e fu giunto quasù e disse mille mali a questi contadini per modo che mi ritornò agli orecchi che vera mente mi a facto venire la stiumia (cioè la schiuma) a la bocha a udire le cose che gli a dette di Giovanni, che non vole legiere nè fare bene nessuno e che none atende se none a fare baie; e che fora lo menò una sera in Bordello, e che Giovanni chominciò a trarre de sassi, e che gli usci fora uno rufiano e volle dare a Giovanni, e che gli fu dicto, hoimè non fare che gliè Giovanni de Medici, e che lui lo lasciò e che M. Lucretia aveva mandato per el Fora.... e acomiatatolo che non fussi tanto ardito che gli entrassi in casa, e cosi Bonganni, e che non voleva simile compagnia che loro erano tropi grandi a usare con Giovanni, e tutte queste belle cose, sichè pensate chome io ho auto a grado queste cose che non lo posso patire di vedere: e che Giov. Battista gli voleva far fare uno saione e uno giubone e uno paio di Calze e non le ha volute, che non voleva stare con Giovanni, e che non gli darebe el quore di regiere chon esso. Io harei caro che voi mi avisassi le chose che egli ha decte costagiù particularmente e che io sapessi come io mo (mi ho) a governare. Io none arei mai stimato che gli avessi auto si franca lingua a uno pezo Adi 20 di Giennaio 1509 (stile comune 1510). Aut." di L." Vaini al Trebbio. 1 Era fattore al Trebbio, castello in mezzo a vaste possessioni di Casa Medici nel Mugello, presso San Piero a Steve. DOCUMENTO 1346-1349. 535 1346. Lodovico Aìbertini speziale di Forlì a Caterina. — Le chiede affettuosamente notìzie della sua salute. — 22 aprile 1509. Firenze, Arch. di Stato, KM. a. Pr., f. 125, 256, 1347. Antonio di Lodovico Vaini fattore al Trebbio a Francesco For tunati. — 27 aprile 1509. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] ....Priegovi mi diate hogni di aviso di Madonna, perchè chi sta quassù sta molto di malavoglia in fino a tanto chel vecturale torni la sera. Adi 27 d'Aprile 1509. Mandovi St." (staio) 13 di Spelda e St." uno di Veccie. Ant." di L." Vaini al Trebio. 1348. Luigi Ciocca a Francesco Fortunati. — Lo prega ad inter cedere perchè Caterina volti ai suoi creditori un débito che esso ha coi suoi cugini, e cosi faccia che egli sia liberato dalle prigioni delle Stinche. — Caterina sia certa che avrà in lui « uno schiavo in catena. » — In Lombardia « col Re di Fran- « eia o in Alemagna o a Roma o dove la vorà io la servirò « da valentuomo et con ogni animosità et fede mi rabio « di dolore ad stare qui in presone et vedere tutta Italia in « arme. » — 28 aprile 1509, da Firenze. [Firenze, Arch. di Stato, A/ed. a. Pr., t. 69, n. 88.] 1349. Ottaviano Riario al piovano di Cascina F. Fortunati, da Vi terbo. — Si duole amaramente di non essere stato avvisato della malattia di Caterina sua madre. ' — 29 aprile 1509. [Firenze, Arch. di Stato, lled. a. Pr.] Ve ringratio grandemente. Hora cognosco el bene et l'amor me portate : che essendo la S." de Madona mia Matre in su la morte, e non me avisar subito per uno messo a posta: essendo la cosa de tanta importantia : non na (ha) già facto cosi M. Tomaso a li soi che ne mandò uno a posta, e non recusò a spesa alcuna. Ma io, poveretto, non no (ho) nessuno per me : so abandonato da hogniuno : patientia : poi che la sorte mia maledetta vole cusl : Io haveva più fede in voi J si riferisce ad una prima malattia da cui Caterina si era riavuta sopravvivendo poi poco più di un mese. * ma DOCUMENTO 1349-1354. che persona fosse do là, dapoi Madonna mia matre : ma ora ne so remasto molto ingannato : la littera me scriveste de 14 l'ebe (l'ebbi) alli 21. Sichè intendite el tucto. Per una mia alla Sig." de Madonna intenderite como ho saputo la malatia sua. 1350. Sebastiano Vescovo al Fortunati piovano di Cascina. — Si rallegra che tanto egli quanto Caterina sieno guariti. — Poichè Caterina vuole andare alla madonna di Loreto, egli potrà ac compagnarla. — 6 maggio 1509, dalla rocca di Caste1... [Firenze, Arch. di Stato, Meli. o'. Pr.] 1351. Antonio di L.° Vaini fattore al Trébbio al piovano Fortunati. — Il frate Pietro da Padova ha dètto messa e pregato Dio « per « la Ex." de Madonna, etc. — Egli « desidera stare a Scan- « dalona (sic). » — 17 maggio 1509. [Firenze, Arch. di Stato, Hed. a. Pr.] 1352. Lo stesso allo stesso. — 18 maggio 1059. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 70, n. 341.] Datemi adviso come la fa la S. de Madonna, e ditegli che io farò pregare Idio per lei Adi 18 di magio I509. Ant. di L." Vaini al Trebio. 1353. Antonio di L." Vaini al Trebbio al piovano Fortunati. — Chiede in fretta e con grande trepidazione novelle della salute dì Caterina. — 21 maggio 1509. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 70, n. 342.] 1354. Fra Domenico Campano a Caterina. — Allude alla sua con valescenza. — « Si dice pubblicamente del fatto d'arme dei « Veneziani che hanno hauto grandissima scossa e rovina e « se spera che el Chistianissimo Re de Pranza serii, victo- « rioso.' » — Vigilia dell'Ascensione 1509. [Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr.] i È la rotta dei Veneziani ad Aguadello, 14 maggio 1509. DOCUMENTO 1355. 5;!7 1355. Testamento di Caterina Sforza. — 28 maggio 1509. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Fr., Cari. Prlv., t. 99, n. 12.] Fit fides per me Notarium infrascriptum qualiter in protocollis et in breviaturis Ser Antonij quondam Ser Petri del Serra Civis, et Notarij pubblici Florentini defuncti, existentibus in Archivio Floren tino apparet infrascriptum Testamenctum ut infra de verbo ad verbum transcriptum videlicet. In Dei nomine amen. Anno Domini ab eius salutifera Incarnatione, millesimo quingentesimo nono, Indictione xii. et die xxviii. Mensis Maij. Actum Florentiae in populo Sancti Laurentij in Domo habitationis infrasoriptae Testatricis presentibus infrascriptis Testibus ore proprio infrascripte Testatricis vocatis habitis, et rogatis videlicet: Fratre Augustino quondam Ser Venturini de Brescia Priore in Ecclesia Sanctae Caterinae de Florentia, ordinis Sancti Hieronimi de Fesulis. Fratre Vettorino. Magistro Iuliano olim Bartholomei Guidonis de Anterigoli, Me dico habitatore Florentiae. Magistro Ioanne olim Gabriellis de Malingegnis de Colle, Medico habitatore Florentiae. Ioanne Baptista olim Caroli de Guaschonibus, Cive Florentino, populi Sancti Laurentii predicti. Danthe olim Benedicti de Ghoris cive Florentino populi Sancti Laurentij pred. et Laurentio olim Ugolini Dominici Vaiario, populi Sancti Nicolai ultra Arnii de Florentia. Quoniam nihil est certius morte, nilque incertius hora eius: sa lubre autem sit homini, dum vita membra tenet et mens regitur de bonis suis et su'istantia providere et disponere, hinc est quod : Ill."* Domina Domina Chaterina Sfortia et Comitissa et Domina Ymolao et Forlivij ad presens habitatrix Florentiae in dicto Populo Sancti Laurentij : sana per Dei gratiam mente, sensu, et intellectu licet corpore languens: nolens intestata decedere, sed de bonis suis et substantia per hoc presens nuncupativum testamentum quod dicitur sine scriptis disponere, et ordinare omni meliori modo quo potuit, et potest, fecit, disposuit et ordinavit de bonis et substantia suae Ill." Dominae in hunc qui sequitur modum et formam. Esclude ogni pompa dai suoi funerali. In primis quidem animam suam omnipotenti Dco Patri et Filio et Spiritui Sancto et gloriosissimae Matri Mariae Virgini totique ce lestiali curie Paradisi recomendavit ; corporis vero sui sepultura 538 DOCUMENTO 1355. quando ex hoc seculo migrati contigerit eligit et esse voluit in Ec clesia sive Oratorio Monasterij Sancte Mariae delle Murate de Florentia in funere cuius nihil expenditur aut expendi voluit, nec fieri aliqua pompa sed necessaria tantum. Legati : 1° alla Fabbrica di S. Maria del Fiore : 2° per la costruzione delle mura di Firenze. Item jure legati reliquit et legavit operae Sanctae Mariae del Fiore, Novae Sacrestiae, et constructione murorum civitatis Florentiae secundum ordinamenta in totum libras tres solidorum parvorum. Suffragii per l'anima sua. Item voluit, et disposuit quod celebrentur et dicantur Missae mille ut vulgariter dicitur messe piane amore Dei, et pro remedio animae suae ipsius Ill."* Dominae Testatricis in illis Ecclesiis, et diversis temporibus et eo modo et forma Florentiae tantum, et prout ordinabitur per venerabilem virum Dominum Franciscum olim Thome de Fortunatis Plebanum Plebis Oascinae dummodo celebrentur infra duos menses proxime tunc futuros a die mortis ipsius Ill."" Dominae Testatricis. Item jure legati ad pias causas amore Dei et pro remedio animae suae et suorum reliquit et legavit ac voluit et disposuit quod fiat et fieri debeat quolibet anno in perpetuum unum officium sive anniversale cum missis xxx. submissa voce seu ut vulgariter dicitur piane, et cum presbiteris, cera et aliis consuetis in similibus officiis in dicta Ecclesia sive Oratorio Sanctae Mariae delle Murate, et cum piatantia seu elemosina dictis Monialibus dicti Monasterij consueti secundum quod videbitur Abbatissae dicti Monasterij pro tempore existenti, in quibus omnibus expendantur in totum Fior, quatuor auri larghi in auro pro quolibet incipiendo die obitus ipsius IH.'" Do minae et sequendo quolibet anno in perpetuum ut supra. Legato per l'abitazione del priore dell' ordine di S- Girolamo di Fie sole, nella chiesa di Santa Caterina. Item similiter et simili modo ad pias causas et amore Dei et pro remedio animae suae ut supra reliquit et legavit ac voluit et dispo suit quod in Ecclesia Sanctae Catherinae predictae ordinis Sancti Hieronimi de Fesulis edificetur et construatur una camera sive cella dictis Fratribus, et Conventui pro usu et habitatione Prioris pro tempore existentis dicte Ecclesiae per ini'rascriptum Iohannem ejus lilium et secundum qualitatem et condecentiam similium Religiosorum et sine pompa. In qua et ejus construtione expendantur per dictum infrascriptum Iohannem ejus filium id quod sue discrectioni et seu gubernatorum ejus infrascriptorum videbitur et placuerit. DOCUMENTO 1355. 539 Legato alla Cornelia sua nipote e figlia naturale di Ottaviano. Item jure legati reliquit et legavit Corneliae ejus nepoti et filiae naturali tunc Ill."' Domini Octaviani Filij sui legiptimi et naturalis, hodie vero R.mi Electi Viterbien. Florenos Duomilia auri larghi in auro quos voluit solvi per infrascriptum Iohannem ejus Filium legiptimum et naturalem, quando dieta Cornelia erit aetatis nubilis, et pro ea dotanda et viro tradenda et pro dote ipsius Corneliae, et quos solvi voluit ejus futuro viro, quando viro tradetur ut supra; et per ipsum ejus virum confidend. et satisdand. jdonee prout moris est civitatis, dummodo et in hoc quod donee sit nubilis aetatis et nuptui tradetur, interim educatur, et retineatur et educari et retineri voluit et retineatur in dicto Monasterio Monalium Sanctae Mariae delle Murate prout ad presens est et solvi dictis Monialibus illud quod, et prout de presenti solvitur, et conventum fuit solvi dicto Monasterio pro dieta causa. Cum hoc quod si dieta Cornelia decederet antequam nuberet et viro traderetur ut supra, tunc et eo casu ad nihilum teneatur dictus Iohannes ejus Filius. Et casu quo monacaretur, tunc habeat et h abere debeat de dicto legato Florenos trecentos in auro, et residuum vero remaneat dicto Iohanni. Legato alla Giulia sua nipote figlia legittima di Galeazzo. Item similiter et simili modo reliquit et legavit Iuliae eius ne poti, et filie legiptime et naturali Magnifici Viri Domini Galeazzij ejusdem Ill.""' D. filij legiptimi et naturalis pro dote sua et pro ea dotanda et viro tradenda Florenos Mille auri largh. in auro , quos solvi voluit per dictum Iohannem eius filium legiptimum et naturalem, quando dieta Iulia erit aetatis nubilis et pro ea dotanda, et viro tradenda, et quos solvi voluit ejus futuro viro, quando viro tra detur ut supra et per ipsum virum confitenda et satisdanda idonee prout moris est civitatis, dummodo et cum hoc quod donec sit nu bilis aetatis et nuptui tradetur, aeducari et retineri voluit, et reti neatur prout supra dicitur de dieta Cornelia, et solvi, et fieri ut su pra de ea dictum fuit. Cum hoc quod si dieta Iulia decederet ante quam nuberet, et viro traderetur ut supra, tunc et eo casu ad nihi lum teneatur Dominus Iohannes ejus Filius, et casu quo monacaretur, tunc habeat et habere debeat de dicto legato Florenos trecentos in auro et non ultra, residuum vero remaneat dicto Iohanni. La sua biancheria sia divisa tra le sue nipoti Cornelia e Giulia. Item jure legati reliquit, et legavit prefatis Corneliae et Iuliae ejus nepotibus predictis ultra predicta cuilibet earum, pro earum et cuiuslibet earum donamentis ex dictis pannis lineis qui de presenti inveniuntur in Forzeriis ipsius Ill."" Domine existentibus clausis in dicto 510 DOCUMENTO 1355. Monasterio delle Murate illam quantitatem, et illos pannos et mensuras eorum quae discretioni dicti Domini Francisoi et sp.1'" viri Iacobi et Iohannis de Salviatis simul videbitur. Quos pannos voluit et disposuit stare debere penes dictas Moniales in dicto Monasterio prout ad presens sunt, usquequo maritabuntur ut supra et quelibet earum maritabitur ut supra singula singulis referendo, et consignari futuris viris cujuslibet earum eo modo et forma' prout de dote supra dispositum fuit, neque possint extrahi voi inde haberi modo aliquo ab aliquo vel ob aliam causam nisi dicto tempore nuptus cujuslibet earum ut supra, et casu quo aliqua earum decederet antequam nuberet ut su pra et viro tradita foret, tunc et eo casu possint dispensari et dari omnes alteri superviventi si eis videretur per dictos Dominum Franciscum et Iacobum simul vel ab eis vel altero eorum in casu decedentie substituendis prout eis ut supra videbitur et placuerit, sive declarabitur, residuum vero pertinere voluit dicto Iohanni ejus filio, et casu quo decederent omnes antequam viro traderentur per carnalem copulam intelligendo tunc ea omnia legavit dicto Iohanni ejus filio et eidem pertineri voluit. Legati alle sue ancelle. Item jure legati reliquit et legavit Iohannae Filiae Dominae Ceciliae suae servae existente modo in Monasterio Sancti Luce, et Mo rette ita vocate serve dicte Ill.'" Domine libras centum quinquaginta bononiorum pro qualibet earum pro dote dictarum puellarum et pro eis dotandis, et viro tradendis eo deponendae per dictum Iohannem ejus filium secuta morte dicte Ill."" Domine Testatricis sub nomino dictarum puellarum et cujuslibet earum deperse penes mensam montis pietatis de Florentia pro earum, et cujuslibet earum dote et pro solvendo eas futuris viris cujuslibet earum quando maritabitur (sic) et non aliter. Volens etiam et mandans dicta Ill."" Domina quod dictae puelle quam primum poterit mittantur ad domum earum parentum ibi custodiende et nutrionde donec nuptui tradentur ut supra et isto interim retineantur in domo dicti Iacobi de Salviatis, cui Iacobo pre senti predicta exequi deprecavit ; et casu quo aliqua earum vel omnes decederent ante eventum solutionis dicti legati, tunc predicta quantetas (sic) legata revertatur ad dictum Iohannem. Legato a favore di Bartolomeo detto Buccino, suo familiare. • Item jure legati reliquit ^t legavit Bartholommeo alias Bacchio filio totum illud quod videbitur et placuerit discretioni dicti Ia cobi presentis cui etiam predicta exequi deprecavit, dummodo deserviat, et deservire debeat dicto Iohanni prout usque modo fecit. DOCUMENTO 1365. 541 Si liquidino tutti i conti col Fortunati piovano di Cascina. Item voluit et mandavit dieta 111."" domina Testatrix quod solvatur et solvi debeat ex bonis immobilibus ipsius 111.°' Domine Testatricis existentibus in comitatu Florentiae ad electionem et beneplacitum ipsius domini Francisci seu in contantis dicto Domino Fran cisco totum illud quod dicto domino Francisco debetur seu deberetur ab ipsa domina illus.™* quacumque de causa et ad hoc ut sibi: facilius satis fiat de suo credito ut supra, voluit et declaravit stari debere computo fiendo de predictis per dictum Iacobum de Salviatis cum dicto plebano, quae Iacobum presentem deprecata est quod revideat computum predictum et in saldo ponat ad eo quod sibi satisfactum sit de predictis et de omni et toto eo quod modo aliquo recipere vel habere deberet quacumque de causa ut supra. Et prò maiori facilitate exactionis crediti predicti et securitate dicti domini Francisci voluit et mandavit et declaravit de veritate et quantitate crediti dicti domini Francisci stari debere simplici dicto et declarationi dicti Iacobi. / libri, le scritture, le carte, le sue lettere, lega a Francesco Fortunati piovano di Cascina suo agente e confessore. Item jure legati reliquit et legavit dicto domine Francisco sine prejudicio tamen supra vel infra dispositorum per dictam Illus.*" do minala omnes et singulos suos diete Ill.me Domine testatricis libros scripturas et literas et alias quascumque scripturas publicas vel privatas et omnes et quoscumque libros scripturas et literas qua scumque penes eam quomodo libet existentes cujuscumque et cujusvis qualitatis vel condictionis existerent ita quod possit de illis prefatus dominus Franciscus disponere et facere vel suum tam de eis quam de omnibus que in eis et quolibet et qualibet earum scripte essent vel notate vg. quatenus in eis vel aliqua earum vel eorum apparerent descripti debitores vel creditores fili ipsius Ill.me domine testa tricis unus alterius vel e converso vel eorum vel alterius eorum parentum etiam si sibi videretur ea omnia comburere vel laniare et omnia alia facere prout de sua processerit libera voluntate, et prohibuit vo luit atque mandavit non posse cogi ad eos vel eas vel aliquam partem eorum vel earum exibendum vel ostendendum ab aliquo quovismodo nec etiam ab eo qui pretenderet jus habere in eis vel aliquo eorum vel earum etiam virtute superius vel inferius dispositorum. Neque possit de predictis vel aliquo eorum impediri ab aliquibus suis filiis vel ab aliquo alio cujuscumque quantitatis esset neque videri aut tangi vel aliter disponi salvo quam per dictum dominum Franciscum quia asseruit de predictis vel confideri de eo et non alterius cui asseruit commisisse et imposuisse quod facere debeat de predi- 542 DOCUMENTO 1355. ctis et voluit in effectum quod de eis et quolibet eorum disponere et facere possit prout de sua libera processerit voluntate. Legato a favore di Carlo figliuolo legittimo e naturale suo e di Gia como Feo di Savona suo secondo marito legittimo, nato nel 1489. Item jure legati reliquit et legavit Carolo ejus filio legiptimo et naturali nato ex ipsa Ill."* domina testatrice , et magnifico viro domino Iacobo Feo Savonense eius secundo viro legiptimo ' florenos duo millia auri larghi in auro solvendos sibi de bonis ipsius IH."" domine testatricis vel in pecunia numerata per dictum et infrascriptum Ioannem alterum ejus filium legiptimum et naturalem infrascriptum quandocumque sibi Ioanni et Gubernatorum ejus infrascriptorum videbitur et placuerit dummodo solvantur ad plus infra tempus quo pervenerit dictus Carolus ad etatem triginta annorum completorum et interim quandocumque et cum salvis et modis et condictionibus infrascriptis. Lascia a Giovanni figliuolo legittimo e naturale suo e di Giovanni dei Medici ultimo suo marito legittimo tutti i beni mobili ed immobili esistenti nella città e nello Stato di Firenze, etc. ete. Item jure legati reliquit et legavit dicto Ioanni ejus filio legi ptimo et naturali nato ex dicta Ill."" domina testatrice et quon dam bone memorie Ioannis olim Pier Francisci de Medicis cive fio rentino ultimo viro legiptimo ipsius Ill."" domine omnia et quecumque bona mobilia et immobilia jura nomina et actiones ipsius Ill."' domine existentes et existentia quomodolibet in civitate florentie vel ejus comitatu destrictu vel dominio , et in quocumque loco in dicto dominio fiorentino infra quecumque eorum vocabula demonstrationes et confinia, vel eidem Ill."" domine quomodolibet spectantia vel pertinentia ut supra. Que integra voluit prestari et observari deberi dicto Ioanni et sine contradictione vel molestia alicuius vel alio quovis impedimento. Cum hoc onere tamen sol vendi omnia legata per ipsam IlI.""" Dominam supra facta in quibus facta est mentio quod solvi debeant per dictum Ioannem vel de bonis predictis et omnibus aliis creditoribus ipsius Il1."" Domine testatricis existentibus de dicta civitate, comitatu vel districtu Florentie vg. illis tantum factis et oreatis si qui forent postquam venit ipsa Ill."* Domina ad habitandum in dominio fiorentino, de quibus teneatur dictus Ioannes conservare indemnes alios filios ipsius Ill."* domine, omnibus vero aliis creditoribus extra dominium florentinum existentibus si qui essent extra dictum domil Questa è prova irrefragabile che Caterina 81 unì in legittimo matrimonio con Giacomo Feo. DOCUMENTO 1355. 543 nium florentinum factis et creatis per ipsam Il1.mam dominam et tam dicto tempore de quo supra quo venit ad habitandum in dominio fiorentino quam ante quocumque tempore et quocumque modo solvi et satisfieri debeat per infrascriptos alios filios excepto Carolo ut in fra, et ipsi teneantur conservare sine danno dictum Ioannem ut infra. Hac etiam cum onere solvendi legatum predictum dicto Carolo altero ejus filio predicto dummodo non possit cogi dictus Ioannes ad solvendum legatum predictum aliter vel alio modo quam supra sit expressum vel aliter quam de sua libera processerit voluntate dum modo solvantur infra tempus predictum quolibet anno ratham. Cum hoc quod si dictus Carolus decederet quandocumque antequam facta foret integralis solutio dicti legati sine filiis legiptimis et naturalibus, tunc et eo casu totum illud quod restaret solvere de legato predicto libere pertineat ad dictum Ioannem, declarans tamen Ill."" domina testatrix quod liceat et licitum sit dicto Ioanni et gubernatoribus ejus et possit et seu possint dictam summam et quantitatem legati predicti expendere et convertere in bonis inmobilibus in do minio fiorentino vel etiam consignare de bonis in mobilibus dicti Ioannis eidem pertinentibus sitis in dominio fiorentino ut supra modo et forma infrascriptis extimationis et valute dicti legati vel ejus quod de dicto legato restaret solvere dicto Carolo redditus quorum pertineat et spectent dicto Carolo libere et de quibus disponere possit prout de sua libera processerit voluntate. Que bona emenda vel consignanda ut supra emantur vel consignantur (sic) dicto Carolo. Cum hoc quod si contigerit dictum Carolum decedere quandocumque sine filiis legiptimis et naturalibus dicta bona libere revertantur ad dictum Ioannem et ejus heredes. Precetti, raccomandazioni per la educazione di Giovanni suo figliuolo diletto. — Desidera che prenda moglie più presto che si può. Et quia dieta IH."' domina desiderat summopere dictum Joannem ejus filium dilectum vivere bonis moris (sic) instructum et modeste secundum qualitatem patrie et multum confidit de infrascriptis domino Francisco et Iacobo: prefatum legatum factum dicto Ioanni fecit cum hoc quod dictus Ioannes educatur et educari debeat apud prefatos venerabilem virum dominum Franciscum olim Thome de Fortunatis plebanum suprascriptum et spectabilem virum Iacobum olim Ioannis de Salviatis civem florentinum et super viventem ex eis et non ad alios secundum quod et prout de eorum comuni processerit discreptione et voluntate, donec saltim dictus Ioannes perveniat ad etatem legiptimam decem et octo annorum completorum. Et quia desiderat eum quam primum fieri potest uxorem accipere et donec et quovisque uxore acceperit etiam si eam acciperet post etatem predictam quibus etiam domino Francisco et Iacobo ambobus in con 541 DOCUMENTO 1355. cordia vel altero decedente deputando ab eo et tunc tali deputando et superviventi ambobus in concordia per tempora predicta referendo singula singulis reliquit administrationem gubernationem et regimen dicti Ioannis et eius persone et honorum rerum et aliorum legatorum per ipsam Illustrissimam dominam ut supradicto Ioanni fatorum prohibens per alios quam per suprascrfptos dictum Ioannem et bona et legata administrari vel gubernari donec perveniat ad etatem predictam et quovisque postea uxorem acceperit ut supra prohibens etiam dicto Ioanni et cuioumque alii per eo petere a prefatis domino Francisco et Iacobo redditione rationis (sic) eorum administrationis et ex mme totum illud quod ab eis peteret occasione dicte administrationis eis legavit quia voluit stari debere eorum coscientie neque possint molestari vel interdici ab aliquo modo jure vel causa in predictis vel aliquo eorum et ulterius, dedit eis omnem potestatem auctoritatem et balìam circa predicta et quodlibet eorum que dari potest seu consuevit cuicumque tutori vel curatori in omni bus et per omnia. Et ulterius voluit quod succedant loco et in locum ipsius Ill."' Domine quoad administractionem ipsius Ioannis et alia quecumque quam de quibus et prout dicta Il1.ma domina habet cum officialibus pupillorum et adultornm civitatis Florentie tutoribus et pro tempora curatoribus dicti Ioannis et cum eisdem pactis et conventionibus que et quas sua Il1.ma dominatio habet cum prefatis officialibus in omni bus et per omnia de quibus pater asseruit instrumento marni publici Notarii et rogavit prefatos officiales quod placeat eis pacta conventiones et capitula initas et inita et firmata cum ipsa Il1.ma domina firmare et tacere continuare et prosequi cum prefatis domino Fran cisco et Iacobo. Et quia dieta Ill.'"' domina desiderat summopere predicto observari et executioni mandari in omnibus et per omnia prout supra per eam dispositum fuit et non impediri per dictum Ioannem ne que por alium quempiam pro eo putatum etiam rem utilem facere dicto Ioanni et ut voluntas sua in predictis omnibus observetur; fecit ut supra predictum legatum digto Ioanni cum hoc quod casu quo dictus Ioannes vel alius pro eo impediat predicta vel aliquod eorum fieri vel effectum sortiri contra voluntatem dictorum domini Francisci et Iacobi vel suhstituendis ab eis ut supra seu quod non educaretur dictus Ioannes ut supra voluit et disposuit quod prefatum legatum nullam habeat effectum quo ad commodum dicti Io annis, salvis tamen rcmanentilms aliis legatis factis ut supra. Et di cto casu omnia dicta legata facta dicto Ioanni pertineant expectent ad artem et universitatem artis camini civitatis Florentie cum eisdem honeribus et incarichis de quibus bonis fieri debeat in di cto casu prout infra disponitur. 545 Se Giovanni non segue le prescrizioni della madre, o se muore senza figliuoli, i beni legati a lui saranno devoluti all' Arte del Cam bio. — Coti le entrate di questi beni si dovrà edificare tm con vento di monache nel luogo e col nome che piacerà al Consolo dell' Arte. Hac etiam ultra predicta voluit et disposuit dicta Ill."" domina testatrix et casu quo dictus Ioannes ejus filius quandocumque decederet sine filiis et descendentibus legiptimis et naturalibus quod omnia bona immobilia dictoloanni legata perveniant, in dicto casu ea reliquit et legavit Arti et Universitati artis cambii Civitatis Florentie cum prohibitione quod non possint modo aliquo salvis infrascriptis in perpetuum vendi alienari vel distrahi per aliquem quomodocumque, quia vo luit quod dicto casu stent et permaneant in perpetuimi in bonis diete Artis et Universitatis predicte et pro effectibus predictis et infrascri ptis, fructus quorum voluit deservire ut infra : quia voluit et disposuit quod de eis per dictam Artem et per Consules pro tempore existentes retineatur diligens computum et conservari et accresci prout dictis Consulibus pro tempore existentibus et duabus partibus eorum una cum prefatis domino Francisco et Iacobo et superviventibus seu ab eis substituendis ut supra videbitur seu ordinabitur usque in triginta annos proximos a die quo dictum legatum suum sortiretur effectum, quo tempore sive ante si ante prefatis gubernatoribus et administratoribus et superviventibus seu substituendis ut su pra videretur seu declareretur, teneantur dicti Consules pro tempore existentes et duo partes eorum ut supra in omnibus predictis et in frascriptis semper aggravando eorum coscientias fieri lacere et ae dificare ad laudem et gloriam omnipotentis Dei et gloriosissime Matris Virginis Marie unum monasterium monalium sacratarum in eo et cum titulo et eo modo et forma et prout et sicut libere vidibitur et placuerit seu ordinabitur a dictis Consulibus pro tempore existentibus et duabus partibus ut supra una cum prefatis domino Francisco et Iacobo et superviventibus sive substituendis ut supra. In quo monasterio et edifitiis ejus expendi voluit totum illud quod perceptum et conservatum fuisset ut supra de intratis bonorum predictorum in dicto tempore et secundum predicta ut supra et ulterius illud quod videretur et seu placuerit libere seu declaratum fuerit per dictos dominos Franciscum et Iacobum vel superviventes vel sostituendos ut supra quando eis videretur dictam intratam non fuisset tunc ad sufficientiam ad predicta , et preterea et tali casu vendi possint ot alienari de bonis predictis legatis diete arti in dicto casu illam partem et eo modo et forma et prout et sicut videbitur et placuerit seu ordinaretur per prefatos dominos Franciscum et Iacobum et superviventes vel substituendos ut supra. Jj 546 DOCUMENTO 1355. / Consoli del Cambio debbano pure con le rendite di questi suoi beni dare doti a fanciulle povere. Et factis predictis de intrata honorum predictorum teneantur dicti Consules et duo partes ipsorum ut supra cum dicto consensu ut supra maritare puellas pauperes cum illis dotibus et eo modo et forma prout declarabitur per dictos consules et duas partes eorum cum dicto consen- . su ut supra et sic prosequatur in perpetuum quolibet anno et de mense cujuslibet anni quo videbitur dictis Consulibus pro tempore existentibus ut supra. Et cum stantiamentis predicta fiant et conservetur ordo in predictis prout consuetum est fieri in dieta arte de similibus et in omnibus predictis aggravando coscientias predictorum et cujuslibet eorum singula singulis referendo. Lascia in legato al figliuolo Giovanni la sua serva o ancella chiamata Mora Bona della quale potrà fare liberamente ciò che vuole. Itemjure legati reliquit et legavit dicto Ioanni ejus filio legiptimo et naturali servave seu ancellam ipsius Ill."' domine vocatam Moram Bonam, de qua facere possit dictus Ioannes ut de sua libera processerit voluntate. Prelegato a suo figlio Galeazzo Riario del castello di Castel del Bosco ; se questi muore senza figli , rimarrà a Sforza Riario, e se questi morirà pure senza figliuoli, sarà di Giovanni de' Medici fratello uterino dei suddetti. Item jure prelegati reliquit et legavit magnifico viro domino Galeatio ejus filio legiptimo et naturali nato ex dieta IlI."* domina et IH."° domino Comite Hieronimo de Riario castrum vocatum il Castel del Bosco cum omnibus suis juribus et pertinentiis et coheretiis (sic) ac preminentiis et honoribus et servitutibus suis et ipsumde eo et om nibus suis juribus et pertinentiis et aliis predictis investivit in dominum, cum hoc quod si decederet dictus magnificusdominus Galeatius quandocumque sine filiis masculis legiptimis et naturalihus, tunc et eo casu dictum castrum et jura predicta reliquit et legavit magnifico viro domino Sfortie altero ejus filio legiptimo et naturali ex matrimonio predicto , et casu quo decederet dictus dominus Sfortia sine filius masculis legiptimis et naturalihus quandocumque ut supra, tunc et eo casu dictum castrum cum suis pertinentiis et juribus predictis reliquit et legavit dicto Ioanni ejus filio suprascripto. / beni fuori del dominio fiorentino lascia ad Ottaviano vescovo di Vi terbo, a Cesare arcivescovo di Pisa, a Galeazzo ed a Sforza, fratelli Riario, figli del conte Girolamo suo primo marito. In omnibus autem aliis suis bonis mobilibus et immobilibus juri- DOCUMENTO 1355. 647 bus nominibus et actionibus presentibus et futuris tam activis quam passivis existentibus vg. extra dominium florentinum et salvis suprascriptis, suos ered#s universales instituit fecit et esse voluit Keverendissimum in Christo Patrem dominum Octavianum Dei et Apo stolico Sedis gratia electum Viterbii et Tusculanum et Reverendum in Cristo Patrem dominum Cesarem Dei et Apostolico Sedis gratia Archiepiscopum Pisanum et magnificos viros dominum Galeatium e Dominum Sfortiam, omnes filios legiptimos et naturales diete Ill."* domine testatricis et dicti Ill."' domini Comitis Hieronimi quemlibet pro rata in qua instituit et declaravit etiam venisse et venire dotem ipsius Ill."" domine confessatam per dictum olim Il1.mum domimum Comitem Hieronimum quas dixit et asseruit fuisse et esse summam et quantitatem florenorum quindecim millium inter dotem et donamenta ac etiam iocalia que dixit fuisse summam et quan titatem florenorum decem et octo millium in auro et quantacumque fuisset , cum hoc quod teneatur et obligati sint dicti ejus heredes et sic eos gravavit quod teneantur conservare indemnem et penitus sine damno dictum Ioannem alterum ejus fllium predictum ab omni bus creditoribus predictis si qui essent extra dictum dominium flo rentinum, vel quomodolibet recipere debentibus ab ipsa Ill."" domina sive in eius bonis pro debitis contractis vel factis modo aliquo quocumque tempore extra dictum dominium florentinum. Et hanc dixit et asseruit esse et esse velle suum testamentum et ultimaiti voluntatem, quam et quos valere voluit jure testamenti, quod si non valeret vel non valebit jure testamenti, valeat, valebit et va lere voluit jure codicillorum seu donati onis causa mortis et cujuscumque alterius ultime voluntatis et dispositionis. Ego Pontanus Bencius quondam magnifici Matthei ab Aqua Pen dente filius, Imperiali auctoritate Notarius Publicus ac Florentie approvatus et unus ex Coadiutoribus Archivii predicti quia suprascriptum testamentum in presenti et aliis septem precedentibus paginis mea manu transunctum cum proprio originali collatum concordare inveni ideo in fldem subscripsi signumque meum apposui consuetum die 21 Iunii 1572. Vinc* Gode.' C. Conservator vidit. 548 DOCUMENTO 1356-1357. 1356. La morte di Caterina (dalla cronaca del Bernardi). — 28 maggio 1509. Catterina Sfortia già S.ra d'Imola e di Forlì mori in Fiorenza l'anno 1509 d' età di 42 anni bellissima et generosissima. — Forlì. (Postilla). Madonna Catarina Sforcia morta. La dieta M.* Catarina Sforcia intrauenno la dita suoa morte corande gli ane. del Signor 1509 inela M.ca cipta de fiorencia in que ste modo e forma concio fusse cosa che suoa ex.tia dipoi la suoa partita dala cipta de forli lei fuse andato ad abitare com suoi fi glioli in dita fiorencia dipoi la morte del conte Ieronimo rearia zia suo marito che fu quando l'ex.tia da cesaro borgia de forli la cacioe la quale suoa morte secondo li signor medici pare che fuse stato causato da male de costa tamen per quelo lore non steteno per con tento che da uolonta di che era a lei mazore dito medece la focene aperire per lo corpo per modo che fu retrouata che lei auea al figato atacato ale rine, secondo che a mi fu reporto tamen o per quello o per altre suoa ex.tia rese al spirito a Dio a di 28 dal mese de mazo dio luni ano predictis la quale potea auere cercha ano 42 ed era di gram statura bianca e colorita molte bene proportionata testa, tonda e capile bianco hochie grose e nase e boca de comuna statura lengua uelocissima de suo animo e no secondo cesaro (sic) come molte seuerita perche zia lei auea in soua vita tucta spaventata la romagna et facto castigaro palese e secreto alcuno suo delinquente che nocere iavese uoluto com de mia mane neli suoe instorie ad plenum ne parla per eser lei stata gram tempo dominatrice de doe cipta zoe Imola e Forli et de continuo auer lei molte ben gouernato suoi popule et abondanta de ogne suoe helementatione et faciando senpro stare al pouere apreso al rico : morte che la fui de lei romasti hotauiano e cesare e galiazzo ligitimo e naturale et spione (Scipione) inlezitimo fiole dal dito ieronimo e da lei uno figliole che fu dal M.co Zohano de medici zia incognito suo marito , e poi fu sepelita nel monestero de1 com suoe grande honore et ueneratione per eser stato da quelle popule fiorentino bene amato e reuerito (sic) laus deo. 1357. Dolore per la morte di Caterina. — Lettera al Fortunati. — 3 giugno 1509. (Firenze, Aron, di Stato, Meiì. a. Pr., t. 70, n. 344.] Io non so da qual lato exordirmi questa lacrimabil lectera per chè undique michi sunt angustie et vere si fiere muliebrium est, me I II copista dell'autografo esistente a Parigi forse non capì la parola Mwatt, e l'ha lasciata in bianco. DOCUMENTO 1357-1368. 549 in hoc assero preceteris muliebrem existere , che quando io penso alla perdita d'um (sic) tanto tesoro non so donde muover la penna a scrivere al mio piovano quello che tanto me affliggie quod lingua penitus heret palato. Et però dolciss." mio più che fratello ricevi in questa lectera quello affecto che chon parole non mi è permesso dichiararvelo. Io mi dolgho asai della morte di Madonna, ma più mi dolgho che io non sono stato costi insieme chon esso voi a vederla et aiutarla con quella carità che meritava la cordiale affectione quale io l'ò sempre portata. Pure sendo piaciuto cosi al sig.r* (al Signore) è ne cessario conformarsi cholla sua voluntà et cosi comforto voi a patienza et attendere a pregare Iddio per lei. Io mi truovo qui orfano et parmi esser privo d'ogni auxilio, nè so più che farmi. Preghovi non mi abandoniate al meno costi chogli amici vostri et che mi rachomandiate a Giovanni chon tucto el quore che io non sia abandonato nè da voi nè da lui che sapete quanto io vi stimo, si che di nuovo mi vi rachomando che per dolore io non so quello mi scriva. Vor rei mi rachomandassi a Iacopo Salviati et M." Lucretia et tucti e' vostri cordiali amici. Et respondetemi due versi se desiderate la vita mia. Aliud non occurrit se non che di nuovo vi comforto a patien za et che mi rachomandiate a Giovanni et bene vale. Viterbii die iii iunii 1509 tuus si tuus est Castellanus Imfelix. 1358. Albertino speziale di Forlì ad uno dei Riarii. — Suo dolore per la morte di Caterina. — 3 giugno 1509, Forlì. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n. 258.] Io ho inteso de la morte de la nostra Ill.° M." de la qualle molte m'è rincresso più cha morte io mai sentesse et mai non (ho) sentito el magior dollore insemo con Bastiano e tuta la famiglia mia et mai più non vivrò contento perch' io ho perso la mia dolce patrona e più me dolle ch' io non me so ritrovato a la fine ali servitie sol lo sa Dio quando nui ce partissimo quello io fice per non me partire, sua s. volse ch' io andasse con M." Bartolomio et non stava molte grava quando nui ce partisimo M." Bartolomio disse che' 1 mal serebe lun go e che sua s. stesse sul regimento della vita e de questo lui se ne da amiratione asai, non di mancho confortarò V. S. R."* a pigliare uno bon megio in questo caxio (caso) perchè nui siamo tuti mori turi et in quello , locho io aveva M." vostra madre io terò V. R."* S. et sempre serò (sic) parato per quella.... etc. 560 DOCUMENTO 1959-1363. 1359. Antenore de'Giovanniti al piovano Fortunati. — Si duole per la morte di Caterina. — 8 giugno 1509. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] Per le tre scripte da Firenze a Bologna, ho sentita la morte de la Il1.ma et Ex.ma Madonna nostra. Al mondo non ebbi mai la pegior nova : Dio abia mixerichordia a la anima sua, poi che cossi li è piazuto, bisogna pregare per lei.... etc. 1360. Ottaviano Riario al piovano Fortunati a Viterbo. — Ha deciso coi fratelli di considerare Giovanni de'Medici come fratello. — 16 giugno 1500. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 89, n. 91.] 1361. Ottaviano Riario al piovano Fortunati. — Chiede i cani e gli sparvieri. — Farà perfetta divisione tra i fratelli Riario e Gio. de'Medici « de le robe partenente a la bona memoria de « Madonna etc. » — 20 giugno 1509, Viterbo. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] • 1362. Giacomo de' Silvestri a Francesco Fortunati. — Intorno al te stamento di Caterina. — Luglio 1509. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. f. 70, 351.] Ven.bilis Domine etc. ho riceute vostre lectere le quali mi sono state gratissime, ma bene m'è suto molesto che chrediate v'abbi schripto la bo. me. di Madonna v'abbi lasciato 1500 ducati per achre- sciervi dolore. i Siate certo V ò scripto chredendo chosì essere vero et assai m'era grato v'avessi rechonosciuto in qualche parte; il che non essendo, mi duole assai.... etc. 1363. Antonio di Lodovico Vaini, fattore al Trebbio, al Fortunati. — Propone di far celebrare certe messe per la festa di S. Cosimo e Damiano, senza però la messa in canto, e di mandar via i preti di mano in mano.... « e mandargli via e far senza pio- « vano per non gli avere a tenere a desinare, perchè e' non 1 L'onesto piovano offeso da tal voce, avea risposto che non era vero, e che egli aveva servito Oaterlna sua signora oon animo devoto e disinteressato. DOCUMENTO 1363-1365. 551 « mi pare chonveniente per amore della morte di Madonna « che s'habiaafare festa. » — 23 settembre 1509. [Firenze, Arch. di Stato, ited. a. Pr.] 1364. Lodovico Albertino speziale di Forlì al piovano Fortunali. — Credito rimasto con Caterina. — 8 settembre 1509. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] Benchè per la fidele et cordiale servitu qual portava verso la ili."* mia madonna et soi ili."' fioli rememorare le cose lhore me sia uno accressere di doglia, niente di meno cum quella fidutia mi da dicta mia vera servitù et per la fede et servitù qual non mancho porto verso p." V. B. S. piaro ardire ricordarli chomo so quella ne può essere in qualche parte informata, benchè quando fui ad vi sitare nela infirmità p.ta: ili."" mia Madonna, non mi parse conve niente a notificarlo nequiquam parlarne, mi essere vero creditore dela prefata bona memoria di Madonna mia ili."* de F.' 587 et ul tra in magiore somma per resto de robbe date a prefata sua Ill."' Signoria in Forlì como appare uno clarissimo conto per li mei li bri. Item de la bona memoria del magnifico Ziovanni di Medici per robbe de la mia botega date a sua Magnificentia zioè per resto lib bre 86 de boi.... etc. E. R. D. V. Ludovicho Albertino Spetiale da Forli. 1365. Suor Ubbidienza delle Murate al piovano di Cascina. — Sulla limosina fatta alle suore per l'anima di Caterina. — Ottobre 1509. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 61, n. 968.] Con sicurtà colla Paternità vostra ricordo a quella le messe e la cera per l'anima di Madonna d' Imola: e el simile la pietanza per le nostre Suore ' le quali per quella preghono el Signore la con duca ad vita eterna. Pertanto ve la rachomando che non vorei rima nessi dalla mia negligentia; mi rendo certa per la vostra ebarità darete opera si faccia. Aremo charo la facessi potendo per S.cto Mar tino : et perchè S.cto Martino viene in Venerdì, indugiereno alla Do menica, et non harete briga a torre pescie. Et le messe faremo quando ci provederete la cera e e' denari. 1 Quella pietanza o limosina era stata destinata nel testamento di Caterina in suf fragio dell'anima sua. 552 DOCUMENTO 13G5-1369. Pella piatanza Staia 7 di pane, una soma di vino fra bianco, e vermiglio. Libr. 60 di Carne. 25 lib. di Lasagne e 15 di Cascio. Uova 300, o veramente 200 rochi di Salsiccia se non potessi havere nuova. Un paro di Capponi pelle inferme, et qualcbe fructa se potete. Ho decto l'ordine solito : nientedimeno fate come pare a voi che sareno {saremo) contente a quello farete. Et sopratutto vorei da voi padre mio, facessi questa gracia cioè che mi facessi intendere qualcosa della mia cara Cornelia : 1 et datemi di tucto risposta più presto po tete. Nè altro. Suor Ubidientia nelle Murate. 1366. Ottaviano Riario vescovo di Viterbo al piovano Fortunati. — Chiede alcuni danari e cose che gli spettano, dipendenti dalla eredità di Caterina sua madre. — « Recomandatime al mu- « tolo » (?) — 10 giugno 1510, Viterbo. fFIrenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] 1367. Suor Ubbidienza nelle Murate al piovano Fortunati. — € ....vi « ho a ricordare come sapete che ho passato el tempo dello € offitio per la benedetta anima de la buona memoria de Ma- • donna in modo che tosto ne viene el tempo dell'altro, per- « tanto, messer Francesco mio, io ve lo richomando anchora, « che forse non fia di bisogno, ma fo per fare il mio debito, « etc. » — 28 agosto 1512.[Firenze, Arcb. di Stato, f. TI, c. 848.] 1368. Bartolomeo Tigrino da Bagnacavllo « Phisicus in urbe » al piovano Fortunati. — Chiede esser pagato di un suo credito di 50 ducati d'oro verso Caterina, e dice aver le lettere della contessa « la quale confirma recordarse, et che non dubiti, etc. • — 8 ottobre 1512, Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] 136 9. Tigrino da Bagnacavallo medico in Roma al piovano Fortunati. — Insiste per riavere 50 ducati d'oro « de li quali servitte S. 1 La figlia naturalo di Ottaviano Riario la quale, per disposizione testamentaria di Caterina Sforza sua nonna, era atata educata in quel monastero delle Murate. DOCUMENTO 1369-1372. 553 « S."° (Caterina) quando uscitte de prigione qua in Roma per « vegnire a Fiorenza. » — Ha lettere scritte di mano della con tessa che confermano il debito. — 16 ottobre 1512, da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.] 1370. Antonio di L.° Vaini fattore al Trebbio al piovano Fortunati. — « Io ho inteso quanto mi avisate de la piatanza che s'ha a « fare per l'anima di Madonna. Io vedrò di ordinare el bi- « sogno, ma l'uova bisogniava saperlo prima, vedrò di fare e quello che sia possibile. » — 12 novembre 1512. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr.] 1371. Antonio di L.° Vaini fattore al Trebbio al piovano Fortunati. — Manda comestibili alle Murate in memoria e suffragio del l'anima di Caterina. — 13 novembre 1512. [Firenze, Arch. di Stato, lled. a. Pr., 126, n. 240.] Mandovi per el Moro nostro vetturale B1. (barili) dua di Vino cioè Bl.' uno di Trebiano, e B1.' uno di Vermiglio, e St." sei di grano, e para due 'di Chaponi e Libre 20 di Chacio in 11 copie : Uova non ho potuto mandare : bisognava lo sapessi mercholedi. Vedete di mandarle cho (con) l'altre chose alle Murate aciò posino fare la piatanza della bona memoria de la Exc. de Madonna, mandovi uno paniere di pere.... etc. etc. 1372. Cama tra li Riarii dall' una parte, e dall' altra la Comunità d'Imola e molti privati, singolarmente li Sassatelli. — (Terminò con transazione a' 2 luglio 1516. — 1513-1516. [Imola, Arch. Sassatelli, mazzo A, XV, 1-6.] I. Memoriale della Comunità d' Imola al Papa Leone X. — Espone i gravissimi danni sofferti dal pubblico e dai privati per opera di Giro lamo Riario e di Caterina Sforza sua moglie « foemina sanguinaria et « tyranissa » che aveva fatto precipitare » Rosariam et eius filios in- « fantes in putheos ferratos etc. etc. » — La Comunità chiede di essere rifatta dai loro eredi, anche in virtù della donazione fatta da Giulio II alla città, dei beni, gabelle e palazzi spettanti alla Camera d' Imola ed ai Signori di essa. — Donazione fatta anche prima da Cesare Borgia. — (Fine del 1514, o principio del 1515). II. Lettera di Nicolò a Gio. Sassatelli (13 giugno 1513). — • Mandate quanto più presto meglio, qualche testimonij che provino 554 DOCUMENTO 1372-1374. « per la Comunità e per voi in questa causa de' Riario , et non in- « dugiate niente dubito che non ci diano prima sententi a contra « perchè hanno favori inordinati, e noi non habiamo per rispecto de « Sangiorgi (?) ne Dio : nè il diavolo : si che solecitate : et non guar- « date a spese, e presto. > Chiede testimoni per la causa. III. Breve di Leone X 12 febbraio 1615. — D papa non dà ra gione nè agli uni nè agli altri. — Manda il Buonsignori suo came riere a Imola. IV. Nomina di Francesco Bonfiolo a rappresentante della città d'Imola nella causa (9 maggio 1516) per venire ad un accomoda mento coi Riari. V. Stipulazione tra i Riari e la Comunità d' Imola e relazione al Consiglio (14 luglio 1516). — Da Caprarola nel palazzo di Raffaele Riario cardinale di S. Giorgio. — La transazione era vantaggiosa agli Imolesi che in sostanza avevano ragione. 1373. Ottaviano Riario vescovo di Viterbo al piovano Fortunati. — Sul riavere certe « robe mie, che non sono in conto de Madonna « bona memoria. — 18 marzo 1514. [Firenze, Aron, di SUto, Meit. a. Pr., t 125, n. 2S1.J 1374. Giovanni dalle Bande Nere a don Francesco al Trebbio. — Manda uno apposta a cercare un certo libro di ricette che non ha trovato nei suoi forzieri di Roma. — (Sembra alludere agli Esperimenti scritti di mano di Caterina sua madre.) — 29 dicembre 1525. [Firenze, Arcn, di Stato, Med. a. Pr. Pubbl. nell'Arch. Stor. /(., Nuova se rio, voi. IX, II, p. 127.] APPENDICE. DOCUMENTI PERVENUTI NEL COESO DELLA STAMPA. 1375. leronimus Vicecomes de Reario constituitur Vicarius genera li gentium armorum ac Gubernator Civitatis Imole eiusque districtus. — Dat. Rome ap. S. Petr. 1473 17 kal. Febr. an. 8.» [Aroh. Vat., reg. 646, Sisto IT, t. 27 v.] 1376. Confirmatio armorum et insigniorum concessorum per D. Vice- comitem Ier.m de Riario, dominum Imole, Ioh.' , Thoma, et Geor gia fralribus ac Hemico et Conrado Avunculis Amman. Ratisponen. diocesis eorumque heredibus et successoribus. — Dat. Eome ap. S. Petr. 1474 8 kal. Oct. an 4.° [Aroh. Vatio., reg. 678, Sialo IV, Bai. Dlv. an. I ad V, t. XIX, f. 82 t.] 1377. « Hieronymus Riarius Saonensis, procurante Sixto Pontifice Maximo, et Duce Mediolanì Galeatio, Imolae dominium accepit, inde sine armis ejecto Thadeo Manfredo cum filiis multis etc. » — Anno Domini 1474. [De Bubsellis fr. Hiebonvm. Annales Iicmonienses ab a. 1418 ad 1497 apud Musatosi, R. I. 8., t. XXIII, p. 900.] 1378. Bona di Savoia duchessa di Milano al castellano di Novi. — 4 febbraio 1477. [Londra, Brittah Mnsenm, E. G. 2016, fol. 13.] Dilecte noster. Siamo contenti et volemo ohe recevute queste, debij liberamente consigliare quella Bocha de Novi al Spettabile 656 APPENDICE. Conte Marsilio Torello con tucte le Munitioni gli sono dentro, de la quale Consignatione et de la Rocha et de la Munitione ne faray fare publico Instrumento et ne lo manderai. Et non possendo li ve nire dieto Conte Marsilio la consigneray ad qualunque suo legit timo procuratore. Ex Castro Nostro Porte Jovis Mediolani de liu Februarii mcccc" lxx septimo. Bonna duchessa de Milan manu propria. Cichus. A tergo : Nobili Viro Leoni Stampe dilecto Castellano Nostro Arcis Novariensis. 13 79. Girolamo Riario a Galeazzo duca ed a Boria di Savoia duchessa di Milano. — Conformandosi al desiderio del papa, aspetterà a far venire a Roma Caterina Sforza sua sposa, che l'aria sia mi gliore. — Promette di trattarla bene. — 3 maggio 1477. [Milano, Àrcb. di Stato, Poterne estere, Roma.] Illustrissimi et excellentissimi signori miei. Io ho recevuto una lettera de vostra Excell." de xxim del passato et anchora ho inteso quanto me ha detto el suo ambasciatore a che respondero breve mente perche io cognoscho per luna et latterà cosa intesa che li obligi mei sono tali che se li apartene altro che regratiamento (sic) che de parole. Solo questo li diro et per risposta a et per concluxione. Io cognoscho che la speranza in che sempre me ha nutrito la mia devotione e servitù verso lo Illustrissimo Signor nostro de bona memoria, et verso la Excell." vostra non me mancha ponto perche adesso vedo per effetti che la mia fede e recognosuta et vedo quanto la benignità et amore de quelle se extendeno verso mi : non dirò altro a questa parte se non che per opere esse cognoscerano che ogni beneffitio che le fanno a me lo colocano in signore non ingrato et questo basti quanto a questa parte. Quanto autem ala deliberatione per le excell.' vostre presa per satisfare a li dexiderij de nostro Signore in le cose mie et ale mie preghe sporte come sa dio non ad altro fine che de bene et che el ditto amba sciatore po più che una volta bavere scripto et certificato quelle et maxime per contentare quelli mei subditi come in questo principio era de necessita de acertarli che non haveseno de bavere tale gravesa (tic). Ringratio le sublimita vostre che cosi prudentemente et amorevolemente habino pensato et deliberato et havendolo comunicato cum nostro Signore : la beatitudine sua, e concorso in lo medesmo vedere et parere per le proprie raxoni anteditte come più a pieno ha inteiso (sic) APPENDICE. 557 el vostro ambasciatore : Sera la, un mio per mettere tutto ad effecto autentichamente dal quale intenderano se lanimo mio mai fo ne mai sia per essere alieno da ogni volonta et bizogno che dio ne goardi de quel statto anzi li acerto bene che per esso non che Imola qualle me hanno datto. ma el proprio sangue ho amettere per loro sensa alchuno respecto. A la parte de le arecomandicie che elle me fanno de la mia con sorte solo li diro che io cognoscho e li soi meriti et mio debito vorro che le opere le certifichano et non le mie parole. Spero la se con tentera : Grandissima consolatione et obbligo me e statto tale amonitione et recomanditie. Le conditione de questi tempi et natural mente de questo aire et lo soperchio amore che io porto ala prefacta mia Consorte, et la carita che li porta nostro Signore per amore de le excell." Vostre hanno fatto che Sua Santita sia concorso in pa rere che al presente non la volere mettere a questo pericolo del venire qui fino che laire uno pocho sia reinfreschato ali pareri de la qualle perche sono amorevoli bisogna concorrere, et così per non la tenere cum molcta expectatione li pare che per qualche di io dia una volta a Imola et poi la se ordine che ella venga qua dove spero de farla stare da fiiola de duca de milano et nutrita da vo stra excel1." Daro presto ordine al presto ritorno qui per la commodita de quelle che e el maiore pensere che habia al mondo : A Vo stra Excellentia continue me arecommando. Ex urbe die III Maii 1477. Eiusdem excel1.' Vestrae umilis servitor HlERONYMUS VlCECOMBS DB RlARIO manu propria. 1380. Ieron.° Vicecomiti de Jteario in Civitate Imole, concessi(i cudendi monetaiti auream, argenteam vél ramineam pro se et heredibus ad perpetuaiti rei memoriam etiam in districhi illius Comitatus. — Dat. Rome 'ap. S. Petr. 1477 8 ka1. Oct. an. 7." [Aroh. Vatic, reg. 547, sisto IV, t. 8 r.] 138 1. Caterina a Bona di Savoia. — Intorno ad un beneficio accor dato al cappellano di un suo benefattore. — 18 novembre 1477. [Milano, colleziono Bertolottl.] Illustrissima et ex.""" Madonna mia matre. La Santità di N. S. ad contemplatione del R."° monsig." Sirasono, mio benefatore, ha concesso jam dandum (sic) la prepositura de Santo Stefano de Marliano a prete Iohan Maria de la Magrella, Capellano del prefato reverendissimo 558 APPENDICE. e essendo io pregata dal prenominato Sirasono, supplico V. L S. che esso prete ioanmaria vi sia ricomandato per modo possa conse guire la possessione del prenominato beneficio, e a me sarà cosa gratissima a la quale continuamente me ricomando. Ex urbe in pallatio apostolico die xvm novembris 1477. I. D. V. S. Fidelissima filia Caterina Vicecomes de Riamo Imole, ecc. 1382. Giostra fatta a Roma in piazza Navona in occasione del Ma trimonio di Girolamo Eiario con Caterina Sforza. — Cenno di un contemporaneo. — 1477. [Li Kuptiali di Marco Antonio Altieri, 1 pubblicati da Enrico Naeducci, p. 26, Boma, tip. Romana 1873 ] ....Et infiniti anche vene furono in quel tempo, per benché non fossiro alla militia dispositi, comparevano studiosi al cavalcare, reprovandose spesso et demonstrandose portar sua lancia da veterano et strenuo guerriero. El che ben se comprese in nella iostra factase in Nagoni dal Conte Ieronimo, menandose con gran pompa et molta festa madonna Caterina Sforzesca, figliola del Duca Galeazzo, sua mogliera, in nella presentia delli primi ambasciatori de'Cristiani, infeniti signori et valorosi Conductieri, al iudicio delli magnifici homini signor Stefano Colonna, Signor Octaviano Feltresco, el signor Cancellieri Cristofano del Bufalo, elio molto honorato homo Baptista Arcione, deputati iudici et soprastanti alla iostra, Iuliano Magdaleno Capodeferro, mio consobrino, assequirsene lo honore, come già ve costa et haverne el primo pregio, con intonarne al cielo de alegrezza; et tanto più magnificato, che mai per guerra se demo strassi portare armi. In nella quale anche Chiriaco Saragona con atterrirve ogne homo, demostrosece da generoso et strenuo guer riero perdendo sua visiera, dispostpse prima pericularse della vita che volersi sequestrare dalla iostra. Nicolao Copodeferro, Cencio de' Rustici, Stefano Paloni, Iuvanni Muto, Menico de Victorio Lelio et Iacovo Ciambetta, Gentile Porcaro, Alexandro Arberino, Lucio de Misser Porcello, tutti da veri et nobili romani, animosamente infra delli infiniti altri veterani et strenui guerrieri concursero allo ho nore. Imperhò fulli premio singolarissimo et tanto più exceliente, trovandose con stupore universale esserne tutti ad una voce et da ogni homo indifferentemente laudati. 1 Nato nel 1150, sepolto in 8. M. sopra Minerva 11 9 novembre 1532. AH' età di 27 anni potè essere spettatore della giostra ohe descrive. APPENDICE. 559 1383. « Catherina Dueis Galeatti ex concubina fitta, Hieronimo Riario nupsit Domino Imolae, quae transitlmi faciens per Bononiam, honorifice in Palatio Domini Ioannis Bentivoli recepta est » — Anno Domini 1477. [De Bubsellis fr. HrEroimii, Annales Bomniemee ab a. 1418 ad 1497, apud Musatosi, R. I, 8., t. XXIII, p. 901.] 1384. Lettera di Girolamo Riario scritta da Roma agli Officiali di Balìa in Siena, con la quale prega la Signoria a voler ascri vere alla nobiltà senese la famiglia Cinuzi di quella città. — 26 gennaio 1481. [Siena, Arch. di Stato.] 1385. Familiaribus Card."" S. Georgiiad Velum aureum et Ieronimi Comitis Rearie Imole daiur declamilo super eorum paritate in assignatione beneficiorum. — Dat. Rome ap. S. Petr. 1481, 14 ka1. martii, an. II. [Aroh. Vat. Reg. 688 Steli ir, Bull. dly. an. I ad XI, t. XVI, f. 374 v.] 1386. Lettera di Girolamo Visconti Riario, signore di Forlì, d'Imola e capitano generale della Chiesa diretta da Roma ai Signori di Balìa della città di Siena, nella quale raccomanda messer Guido Antonio Boninsegni, dalla repubblica senese confinato a Padova. — 20 maggio 1481. • . [Slena, Arch. di Stato.] 1387. Lettera di Roma, scritta da Girolamo Visconti Riario, signore di Forlì e d'Imola alla Signoria di Siena per raccomandare l'elezione di ser Melchiorre Siaia (Ciaia) senese a rettore della Chiesa di S. Martino. — 3 gennaio 1482. [Slena, Arch. di Stato.] 1388. Lettera di Girolamo Visconti Riario, signore di Forlì e d'Imola, diretta al Concistoro di Siena, nella quale raccomanda messer Giovan Marco de'Medici da Lucca per V ufficio di pretore. — 9 dicembre 1482, da Roma. [Siena, Arch. di Stato.] 560 APPENDICE. 1389. Girolamo Visconti Riario, signore di Forlì e d'Imola, scrive da Roma ai signori di Balia della repubblica di Siena, raccoman dando di conferire l'uffizio di pretore al magnifico cav. messer Azza de Lupis da Cesena. — 14 decembre 1482. [Siena, Aron, di Stato.! 1300. Lettera di Girolamo Visconti Riario, signore di Forlì e d'Imola, scritta da Roma e diretta al Concistoro, nella quale risponde avere volentieri appreso la notizia della lega conchiusa e fir mata per anni 25 tra la repubblica di Siena ed i Fiorentini. — 23 giugno 1483. [Siena, Arch. di Stato .J 1391. Girolamo Visconti Riario, signore di Forlì e d'Imola, prega con sua lettera scritta da Imola, la Signoria di Siena di con ferire l'ufficio del giudice forestiero de' malefizi della città di Siena a ser Baldassare di Catoli di Faenza. — 7 ottobre 1483. [Slena, Arch. di Stato.] 1383. Istruzioni rilasciate dal duca di Milano a Branda Castiglioni mandato ad Imola e Forlì dopo l'uccisione del Riario per as sistere e consigliare Caterina nei primi passi della sua vita po litica. — 13 maggio 1488. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] Viglevani die 13 Maij. Instructio spectabilis jurisconsutti domini Brande de Castìlionoi con siliare ituri Himolam et Forlivium ad Ulustrem dominam Comitissam. Messer Branda. El grado nel qual resta la illustre Contessa no stra sorella per la perdita del illustre Conte suo consorte ricercha che por esserli noi fratello pigliamo spetiale cura de lei , deli fioli et del stato loro ; et veduto che lei è pur dona licet prudente et de gran sentimento , et li fioli se trovano nela età tenera che sapeti, che tuti hano bisogno de favore et sustegno , estimamo , non dovere altramente sporgere le spalle all' aiuto de quello governo , 1 A proposito di questo consigliere si leggo a pag. 354, T. I, parto II, dell' AnoE- lati : u Forltvlenses civcs intestino bello Inter se jamdudum diesidentes ad pacem , ■ atque concordiam revocavit. „ APPENDICE. 561 quanto faciamo alle cose nostre proprie non havendo la contessa et fioli in manco amore che ricercha el grado et vinculi con li quali ne sono coniuncti. Havendo adunche noi con la expulsione de li ri belli et traditori loro restituito el stato in mano de epsa contessa et con la stantia del conte Iohanne Pedro Bergamino insieme con le zente d'arme et fantarie lassate lì de commissione nostra dal magnifico messer Galeaz de Sancto Severino, proveduto alla secureza del stato, resta che alle cose occurrente al governo de quello stato subveniamo de uno aiutore la predicta Contessa , el consilio et ricordo del quale non solo la tenga redriciata dove el bisogno de quelle cose ricercarà, ma ancora li diminuisca et facia più legiere le molestie et fatiche del governo. Havemo aduncha deputato la persona vostra a quella impresa, sapendo per la experientia del passato et per la prova qual faciamo de hora in hora de la virtù fede, et prudentia vostra che supplireti copiosamente a tutte le parti qual desideramo in questo officio. Expedito aduncha quanto havereti a fare in Bologna per el ringra ziamento et congratulatione quale vi havemo commisso, ve inviareti de longo a Forlì, dovi ve apresentareti alla illustre contessa et sotto le nostre lettere de credenza poichè brevemente vi sarete condoluto de la morte de lo illustre conte suo consorte et del caso adverso et periculi ne li quali è stata lei et li fioli, ve congratulareti da parte nostra de la felicità recevuta da nostro signore Dio nela liberatione et restitutione sua in quello stato realegrandose con lei con quelle più tenere et amorevole parole che potereti con dirli che essendo intentione et proposito nostro non mancarli più nelo avenire delo amore fraterno quanto habiamo facto in questo caso , ve havemo mandato per fare residentia presso lei et che havemo facto electione de uno paro vostro cognoscendo che la condicione sua presente ri cerca che non solo habia uno segno nostro apresso sè de la qualità usitata per el passato per declararne le occurrentie sue, ma ancora uno quale et per auctorità possa dare reputatione al governo suo et per prudentia et fede sappia possa et voglia proponere et ricor dare li remedij et consilij necessarij alle occurrentie del governo suo. Facta adunche questa prima expositione de la causa del andata vostra de la quale epsa ha però noticia, et ne sta in grande expectatione havendone già per doi suoi nuncij factone sollicitare ad mandarvi presto, l'officio vostro sarà de essere assistente alle hore conveniente alla persona de epsa contessa, et nelle cose che li occorrerano così in quelle che sono pertinente alli bisogni da Causa Civile, como dele altre qual tocano el stato, examinareti et proponereti quello che vi parerà più expediente al loco de justicia et al beneficio del stato , acciò che egualmente ad ogniuno sia administrata rasone, et neli articoli et casi quali occorrerano si expedikk APPENDICE. scano le difficoltà con quelli megliori modi che la condicione et na tura de le cose patirà. Et perchè occorrerà che spesse volte la di eta contessa da qualche potentato o da altro signore circumvicino serà ricercata de qualche cosa, dove serà necessario ne la risposta andare con gran circumspectione, li ricordareti per norma generale che la voglia in simil caso dire sempre che per esserne sorella, la condicione sua non patisse che la responda cosa alcuna prima che l' abia consultato con noi quello che occorre, perchè faciendo a que sto modo la sapientia de lo illustrissimo signore nostro barba i nella quale ripossa el governo nostro, insieme cum la persona nostra et cum P aiuto de epsa omne di la existimatione nostra piglia augumento , tonerà parimente redriciata de là le cose de quello stato ; del che seguirà che dove epse andarano per el verso suo, ad lei se diminuirà faticha et molestia de pensare circa el governo. Circa li citadini Forlivesi quali se hano mandare per oratori a di mandarne perdono del excesso facto et ringratiare de la liberatione loro, sollicitarete che, quando noi daremo aviso, se possano inviare, et cossi circa la assecuratione de li suspecti se mecta in effecto l' ordine facto col magnifico Galeaz de Sanseverino, et circa questa parte se più ultra bisognarà fare altra opera, non li manchareti de studio et vigilantia insieme col conte Zohanne Petro , aciochè la illustre contessa et fioli habiano e quieto et securo el stato, et stiano in mancho suspecto che se poterà. Restando la successione de quello stato in mano de la contessa et fioli como meritamente deve, quello che principalmente poso el stabilimento suo occorre , è la investitura feudale o confirmatione sia quale se ha ricercare dal pontifico, la quale cosa essendo neces saria per voler bene confirmare la successione et stato loro , non si po schivare che non se pigli. Et però direti alla contessa che laudamo ch' ella mandi al pontifice a pigliarla, ma in questo è ne cessario advertire bene alla persona qual serà mandata a procurare questa confirmatione, perchè si possa stare con l'animo quieto che '1 non habia praticare altro che questo che li serà commisso ; et la commissione quale li serà facta volo essere de questa natura che trovandose epsa illustre contessa con li fioli liberati dali periculi ne li quali erano conducti per la provisione facta nella persona de lo illustre Conte suo consorte et patre et trovarse havere acquie tato el stato per essere suo firmo proposito de servare verso la sanctità del pontifice et quella sancta Chiosa quello obsequio et re verenda che a boni et fideli vicarij de la Chiesa convene, manda ali pedi de sua Beatitudine per farli reverentia como a superiore et principale signore, congratulandose cum epsa che cum la gratia de 1 Lodovico il Moro, futuro duca e già onnipotente nel governo. APPENDICE. 563 Dio e lo aiuto nostro, essendo epsa liberata et restituita in stato , è conservato la dignità et fortuna ad li vassalli et vicarij de sua Sanctità, del che epsa si persuade ne debij havere piacere, essendo debitrice sua beatitudine conservarli nel essere quale legitimamente li hano dato li predecessori suoi , et con questo la supplica ch' ella se degni farli la confirmatione dela investitura come è solito et de bito. Con queste o simile parole ne pare si habia notare la expositione de chi ha essere mandato ad fare tale effecto con ordine che se dal pontifice o da altro cardinale li fosse parlato de altra cosa, se ne passi sul generale , dicendo che la contessa et fioli farano sempre quello ch' el debito gli astrenze et che è de consuetudine verso la Chiesa, et aciochè più facilmente possa obtenere la expeditione et demonstri che la contessa è cum noi non altramente ch'ella debia. Se vorrà imponere a questo che andarà ch' el facia capo al oratore nostro residente in Roma , el quale non altramente lo aiuterà como se da noi fosse mandato et como se la cosa fosse no stra propria. Apresso poterà accadere che dali altri potentati de Italia, o con scrivere o con ambassate, serà recerchata da qualche cosa la predieta contessa. Con tutti la confortareti usare parole umane et dolce, et dimonstrare de essere con optima opinione de la dispositione loro, dissimulando le cose temptate contra lej per essere officio de pru dente godere ogniuno nel modo che meglio si pò, et temporezare dovi la demonstratione de havere suspecta la voluntà de altri poteria portare oifensione, et questo benchè ricordamo ad farlo con tutti, tamen in specie ne pare se habia observare con signori fiorentini, non dimostrando de fare altro caso del loco de Piancaldo (Piancaldoli), perchè de questo ne volemo noi la cura, insieme con le altre sue cose, et cognoscemo che omne demonstratione qual da la Contessa ne fosse facta, saria più presto ad irritatione de signori fiorentini ch'a apta ad parturire alcuno bono fructo secundo el desiderio de la Con tessa. Con li altri signori finictimi (confinanti) in Romagna la confor tareti parimente ad governarsi amorevolmente , et benchè tra epsi sia el signore de Faenza, la natura del quale pare che poco lassi fare fondamento in lui, tamen laudamo che con quelli megliori modi se poterà se temporezi con lui. De quanto fructo et momento sia ali bisogni de quello stato , l' amore et coniunctione del magnifico messer Zohanne Bentivoglio et del magnifico regimento de Bolo gna, lo ha declarato el presente caso , nel quale el bon animo per epsi demonstrato et el subsidio gagliardo con tanta promptitudine exporto , ne strenze a ricordare che sopra li altri la illustre con tessa voglia demonstrare de extimarlo, et in specialità servare particulare et strecta intelligentia con lo magnifico messer Zo hanne et in omne cosa dove gli occorra commodamente poterlo 564 APPENDICE. fare, vogli demonstrare non solo memoria del beneficio recevuto, ma ancora desiderio de corrispondere con pare gratitudine, et in questo laudamo et confortamo che epsa mandi a ringratiare el predicto regimento et anche el dicto messer Zohanne con ambasatore honorevole como havemo facto ancora noi, cum fare dire, alla magnificentia sua da canto che tutto l'aiuto exposto da quel regimento si recognosce da la magnificencia sua sola. El medesmo ne pare che epsa debia ancora fare con lo illustrissimo duca de Ferrara, el quale et per la vicinita et per la coniunctione quale ha con noi, sarà sempre opportuno et commodo a quello stato, et quanto è stata la garra quale ha servata con la excellentia sua el conte, tanto magiore ne pareria debia essere el studio quale haverà usare la contessa per conservarse in amore con epso signore duca ; et sicomo per il respecti supradicti el parere nostro è che la contessa mande in questi dui lochi a rengratiare et congratularse con mezo de ambassadori, così, non comparendo altro, non laudamo che epsa mandi ad altro loco nè potentato. Remanendo al governo de le gente d'arme et fantarie nel presi dio di Forlì el conte Zohanne Petro Bergamino nostro conductero el bono loco di gratia et la condicione honorata nella quale el tenemo per la fede, virtù et meriti, de la sua longa servitù, ricercha che ancora da voi el habia honore et sia tenuto in bona extimatione. Et però comunicareti li occurrentie cum lui, et ne le consultatione che fareti con la Contessa lo domandareti quando el sia in loco dove commodamente li possa intervenire perchè licet epso non habia titulo de consiliere nostro, nientedemeno non l'admettemo nancho confidentemente in li consilij nostri quanto se '1 fosse uno de li consilieri propri, perchè se ben epso non fa professione de doctrina, la fede et bontà sua insieme con una longa experientia supplisse al tutto, per questo da lui non si poterà havere se non bon ricordo et tenendosi in maiore existimatione che '1 non haveria quando non fosse admesso in li consili, sarà anchora più al proposito. Et que sto fareti intendere alla Contessa cum declarare al conte Zohanne Petro questa impositione qual vi facemo, et dirli che non haveti li esserli altro che bon fratello, perchè scrivemo anchora a luj qual habia usare modi consimili verso voi perchè nostra intentione è che siate ben uniti insieme. Prima che accadesse le caso del Conte e dopoi ancora, rasonando de li deportamenti de epso, ne è stato significato che una de le cose qual teneva epso Conte in poco amore de li populi soi era perchè li aggiongeva carichi insoliti e li haveva levato molini et possessione contra loro voluntà per convertirli in suo uso. Parendone dovere per omne via tenero più conciliati de amore et fede che si po' quelli citadini et populi alla Contessa et fioli, havemo facto significare ad APPENDICE. 565 epsa che la voglia fare remettere li carichi inconsueti et restituire o pagare el iusto pretio de le cose tolte per el Conte a quelli citadini. Epsa ne ha facto respondere che molto voluntera se accontentarà de farlo, et che queso lo differiva alla venuta vostra. Volemo adunche che quando sareti de là insieme col conte Zohanne Petro, se sareti a Forli, investigate con omne cura se ne le gabelle et datij et carichi ne è alcuno novamente et contra il consueto im posto dal Conte, et cosi se cosa alcuna fosse tolta al Conte da li citadini, operareti che li carichi se remettino, et le cose se restitui scano; et direti alla Contessa che questo non se fa per diminuirli le intrate et facultà sue, ma perchè essendo noi quelli ad chi spo eta de aiutarla quando la cade in periculo, sustenemo ancora obligo de pensare como stabilirla in amore de li populi soi, et fare in modo che'l desiderio de goldere qualche cosa più per jniuria, non li facia perdere quello che debitamente deve goldere, como etiam epsa pru dentemente ne ha facto ricordare essere sua intentione. De la custodia de le forteze noi ne lassamo liberamente el ca rico alla Contessa, como quella a chi anche debitamente el specta, et ne rencresce assai quello che el magnifico messer Galeaz ne ha scripto del studio quale epsa usa in questo. Pur perchè la cosa è de grande momento dove picolo errore porrla portare con se gran ruina, non restaremo che per satisfactione del debito nostro non ve imponamo che li recordate et confortate ad volere essere bene advertita alla qualita et condictione de le persone quale ha posto et metterà nelle forteze, et considerare diligentemente li andamenti loro verso li officiali soi, et quelli ad chi è commissa la cura de fare rasone pigliareti più cura de sollecitare che ciascuno de loro fa cia el debito suo, perchè da qui dipende la satisfactione et contenteza de li populi, in le quali è collocata la quiete et conservatione di Stati. Nel passare vostro a Imola, visitareti el Signore Octaviano pri mogenito de la Contessa, el quale è riducto lì, e cosi confortareti el governatore, el castellano et tutti quelli cittadini cum fargli intendere, la bona disposinone nostra, extendendovi secundo la qualità de la cosa. 1393. Giovanni Stefano Castiglioni a Bartolomeo Calco suo suocero. — Riferisce alcuni sfoghi fatti dal doge di Venezia contro Cate rina : « fin a dire che deportandosi a questo modo l'a voglia « di fare la fine che fece il marito, etc Vero è che '1 se in- « tende che la prefata illustre Contessa rege un puoco in virga « ferrea quello populo de Forlì che non me pare la drita via. » — 22 giugno 1490, da Venezia. [Milano, Arch. di Stato, Votrme e»tere, Vcnozia.] 566 APPENDICE. 1394. Caterina a Bartolomeo Calco. — Ha scritto al duca di Milano per avere licenza di portare dalla Lombardia cento vacche. — 26 lu glio 1490, dalla cittadella di Forlì. (Nel testo). [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] 1395. Caterina al duca di Milano. — Lo prega ad ottenerle dal papa la restituzione del castello di San Mauro, promettendo al papa die avuta la fortezza, per non cagionareperturbazione nello Stato della Chiesa, la fard abbattere, facendovi edificare un'abitazione di piacere, e tenendo quel luogo solo pel prodotto della terrra. — 14 novembre 1491. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.) 1396. Nel 15 maggio 1491, Ottaviano Riario e « la nostra Madona Cac talina Sforcia sua madre » donarono « al Monastero de Sanc cto Mercuriale uno palio de brocato de argento de braza tre- « dese che sono braza 15 al brazo Fiorentini. » Essendo stata bandita due volte una corsa « mai ce venne barberi, si che « parve a Sua Signoria, corno fo justa cosa, donarlo al detto € Monastero » [Forlì, Arch. San Mercuriale, libro Pesce, fol. 2, 1491-1504.] 1397. Caterina Sforza a Cosma de' Gentili. — Sulle doti delle sue fi gliuole. — 11 gennaio 1492. [Milano, Arcb. di Stato, Poterne estere, Forlì.] In resposta de vuna vostra recevuta ultimamente, dico che quello vi ha (lieto misser Jacomo circa le cosse vostre et de le vostre fi gliole è stato vero; et di novo io vi replico che ala Hyeronyma mia intentione non è de darli assignatione alcuna per la sua dote, perchè li portamenti del marito sono stati et sono de presenti di tal natura verso me che nedum meritano da me simile comodità et subventione, ma eh' io debia perseguitare et lui et le sue cosse sin dove mai li possa agiongere. Et poi che l' ha voluto et vole cossi, non po già esser non mi doglia summamente per l'afectione singulare sempre li ho portato; tamen cosi habia et non se lamenti dela fortuna nè de altra cossa, se non de se medesimo et deli soi mali costumi et pesimo (sic) vivere; et circa ciò non bizogna più oltra replirare, perchè non sum mai per mutare proposito in questo caso. De la Biancha son beu con tenta se revaglia dela sua dote sopra la possessione li ho facto assignare, quale è judicata recepiente ad tal debito largamente, et che ella APPENDICE. 567 se possa adiutare dele intrate de quella per quanto sia il credito suo molto bene; et anche del denaro quando la volesse vendere. Se mo voi sete de altro parere ne lasso a voi la cura : a mi pare de non farli pocho, ni crediati ch' io mi disponga ad darli mai de quelle cosse ch' io voglio per mi, et che ho designato cedere in acontio et gran proposito mio, non tanto per conto grande ch' io facia dela robba, ma perchè il caso non mi pare meritare ch' io debia pigliare minimo sinestro per acomodare voi, come intendite. Il perchè vi conforto a pi gliare quello vi vien dato volentieri, essendo maxime ch'io non ho fantasia per niun tempo de poterme voler far meglio circa questa parte. Del putto insin hora che se alevi et sia ben governato, quando io habia idonea cautione che per tempo alcuno el non habia ad esser remosso del dominio mio, nè preferire quello in alcuno modo; quale cosse dovete credere mi sono se non despiacere et affano, nondimeno convene per satisfare al bizogno mio exequire cosi. Ex Citadella Forlivii xi Januarij Mcccc Lxxxxii. Catherina Sfortia Vicecomes de Riario Imole Forlivijque, etc. 1398. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Enea Vaini chiede perdono a Caterina. — 14 aprile 1492. [Forlì, Aron, di Stato, Potenze estere, Bologna.] Ho ancora questa matina noticia da bon locho che la illustre contessa de Imola vostra sorella ha facto andar ad Forlì Enea Vaynini il quale essendoseli buttato ad li pedi con la coregia al collo et dimandatoli perdonanza, la lo ha recolto in la sua gratia, et in tendo che alla pasqua relaxerà il fratello et gli rimanderà ambidoy ad Imola.... l^c Bononia xml" aprilis 1492. 1399. Lo stesso allo stesso. — Caterina tiene in prigione Enea Vaini. — 27 aprile 1492.[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.] Da Enea Vaynino ho indicio come da Benedecto Aldrovando citadino qui Bolognese et suo cugnato fu conducto alla illustre Con tessa sotto salvoconducto : nel qual salvoconducto se faceva ìnentione che '1 fusse securo domentre che 'i havesso data segurtà, quale epso Enea haviva offerto de volere dare : Gt cosi l' ha voluta dare se condo mi è dicto et ad Imola et qui et altrove. Ma pare che la con tessa la voglia in Venetia o per iii.", o im." ducati, et là non havendo 568 APPENDICE. Enea chi gli la voglia prestare, se trova stare in districto et sutto custodia in una camera, perhò honestamente, in la cittadella de Porli. Questo è quanto io ne ho di certo.... Ex Bononia xxvii Aprilis 1492. 1400. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — 30 agosto 1492. [Milano, Ardi, di Stato, Potenze eetere, Bologna.] Dela Contessa sono certificato che la febre sua è reducta termine di quartana, et non gli è periculo se non che gli potria durare qualche mesi.... Bononia penultimo Augusti 1492. 1401. Cosma Pallavicino de' Gentili al duca di Milano. — Lamenta le durezze di Caterina contro le sue figlie ed i suoi generi. — 7 settembre 1492. [Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Forlì.] 1402. Francesco Tranchedini a Lodovico Sforza. — Dissapori tra Ca terina e Giacomo Feo. — 27 maggio 1494. [Milano, Arch. di Stato, Potenze eitere, Forlì.] uno fameglio d'epso contestabile ha havuto ad dire chel magni fico Petro de Medici ha mandato ad donare un bello corsero ad messer Iacomo Pheo, etc. Ho anchora inteso da bon loco, che tra la contessa et epso domino Jacorno Pheo ad questi giorni sonno state parole rincrescevele per ca sone de certa argenturia {argenteria) quale la contessa haviva facta condurre ad Forlimpopulo et epso messer Jacomo haveria volutj non fusse mossa da la Eocha de Forlì, et mi ha dicto questa persona che epso messer Jacomo sta molto infiato (irritato) et dubita che un qualche giorno non transcorri ad qualche incovoniente et faccia pa rere la contessa manco che savia, per havere questi tutto quel stato in sue mane et delli suoi, et essere ambitioso et cupido de havere conditione nel mesterò de le arme.... etc. 1403. Gli ambasciatori Milanesi a Bologna a Lodovico Sforza. — Di scordie tra Caterina e Giacomo Feo. — 2 agosto 1494. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.] Fin beri da Morgante et da altri intesemo essere state alcune indecente, parole tra la illustre contessa de Imola et messer Jacomo APPENDICE. 569 Pheo prima che il Reverendissimo cardinale de San giorgio venisse ad Forlimpopulo dove essendo poi gionto.... etc. 1404. Gli ambasciatori Milanesi a Bologna a Lodovico Sforza. — Il card. Raffaele Riario, venuto in Romagna, trova Caterina gua rita e contenta. — 3 o 4 agosto 1494. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Bologna.] Guido Antonio facendone intendere da parte del cardinale che per doe casone era partito da Roma, et mossosi ad venire alla contessa, l'una perchè gli era stato scripto che messer Jacomo Pheo la teniva molto depressa et in grande subiectione et quasi in una servitù et malcontenta, et che in questo caso quando fusse stato vero, haveria desiderato apportare qualche bon remedio ; l'altra casone perchè li era stato scripto anchora como la contessa era admalata et agravata in modo che li era periculo de la vita, et perchè li pa reva officio suo de non manchare in tale caso alli floli d'epsa contessa per la coniunctione del sangue ; se ne era venuto via battando (.ne) havendo comunicato di questa sua venuta con il cardinale de Lonato et cum domino Stefano Taverna, prima che se mettesse ad camino, et per havere trovata la contessa guarita et sana ; et da epsa esserli fa cto intendere como da messer Jacomo la se tene ben servita et non essere vero che la sia in alcuna subiectione ne servitù con epso ; ma essere lei la Madonna et quella che governa, et che messer Jacomo fa tanto come la vole et non più ultra, in governare, et aiutarla ad go vernare. Pariva ad epso reverendissimo cardinale cessare tutte doe le casone dela sua venuta, et dovere acquescere alla testificatione et voluntà d'epsa contessa dimonstrando trovarse ben contenta d' epso messer Jacomo, et perhò sua reverendissima signoria deliberaria re tornarsene indreto, et non esserli parso venire più avanti.... 1405. Gli ambasciatori milanesi a Bologna a Lodovico Sforza. — Gia como Feo è onnipotente presso Caterina. — 6 agosto 1494. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.] La V.' Ex.' scriva qualche bona lettera ad epsa Contessa et ad messer Jacomo anchora.... cum qualche altre dolce et bone offerte con veniente alli casi et occurrentie de li tempi presenti, come più accommodatamente parirà alla S." V.', et maxime verso messer Jacomo quale pare a mi Francesco che sia il temone di quelli stati et forteze, et de epsa Contessa possi quello che vole. Ex Bononia vi Augusti 1494. Ó70 APPENDICE. 1406. Francesco de'Quartieri agli ambasciatori sforzeschi a Bologna. — Riferisce un colloquio avuto con Caterina. — 16 agosto 1494. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.] Quando gli ò facto (a Caterina) la proferta deli 4000 ducati a dicto nome , se n' è facta grandissima derisione, et dice li pare essere beffata : et che quando lo illustrissimo signore Ludovico glie ne volesse dare 10,000 l'anno per suo filiolo, tanto essa non li aceptaria; ma quando il prelibato illustrissimo Signore gli dia condicione li para conforme al essere et stato suo, più presto se redurà al ombra de sua Illustrissima Signoria che de altro stato, et questo se intende senza messer Iacobo, qual non se contentarà forse de li 4000 secundo il di mostra et me fa intendere.... Forlivij 16 augusti 1494. 1407. Francesco de' Quartieri a Lodovico Sforza. — Giacomo Feo è on nipotente presso Caterina. — 18 agosto 1494. [Milano, Arch. di Stato, Poterne estere, Forlì.] Et cusi fece intendere separatamente a messer Jacobo il qual, secondo il credere mio, a luy sta ogni cosa, e lei non po disponere ultra la voluntà d'esso messer Jacobo ; e questo hè el vero, benché luy se excusa esser il contrario. Ma secondo el comprendere mio, voriano soldo per el Signore Octaviano per cento nomini d'arme, senza quelo che voria poi messer Jacobo.... 1408. Gli ambasciatori milanesi a Bologna a Lodovico Sforza. — 27 agosto 1494. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.] ....corno ha inteso V." S.a la Contessa ha pure facto de le sue: li no stri hanno comenciato darli qualche pellata per quello suo paese, comò la merita.... Ex bononia xxvn Augusti 1494. 1409. Gli ambasciatori milanesi a Bologna a Lodovico Sforza. — Biso gna imputare al Feo la politica ambigua di Caterina. — 2 set tembre 1494. [Milano, Arch. di Stato, Poterne estere, Forlì.] ....Credemo che per littere del conte de Caiaccio la excellen.'1* vostra bavera inteso comò pare che la contessa de Imola cura poco de vo APPENDICE. 571 lere essere de la nostra quantuncha gli sij stata facta l' offerta etiam de ducati xvm" el che havendo facto intendere al magnifico messer Joanne (Bentivoglio) ha demonstrato receverne despiacere grande per el desturbo che ne seguita in li presenti tempi, dicendo che lei è stata sin al ultimo a pigliare partito per cavare più dinari che pos sibile sia, et ch' el ha però servato tal modo in vendere la merchantia sua tanto cara che li adversarij nostri anchora gli hano havere pocha obligatione, et che al ultimo lei non sarà ne cum l' uno ne cum l'altro tanto son stati tristi li deportamenti soi essendo de parere ch' el campo nostro habia procedere avanti como altrevolte ha dicto. Noi credemo che vinti di fa lei habia pigliato partito com la parte nostra adversa, et sia stata opera de messer Iacomo Pheo per havere lui sempre dubitato de recevere punitione dala excellentia vostra, como merita per li deportamenti soi tristi et per questo non ha havuto confidentia in quella quantuncha facesse demonstratione del contrario. Et cosi ne pare comprehendere per lo effecto seguito de averla sedutta da noi per più sua segureza.... Ex Bononia die 2 septembris 1494. 1410. Francesco Tranchedini a Bartolomeo Calco. — Si duole che il duca di Milano abbia perduta l'alleanza di Caterina. — 6 set tembre 1494. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.] 1411. Caterina a Benedetto Soranto arciprete di Nicosia. — Lettera esistente a Venezia, e visibile in vetrina nella sala Regina Margherita. — 9 settembre 1494. [Venezia, Arch. di Stato.] Visto quanto scrive la Signoria Vostra Reverendissima sopral credito ha cum questi Baldracanni : Subitto ho facto parlare cum loro : et chiaritto che la Intention mia he che habiano ad satisfar et contentare la Signoria Vostra la qualle conforto ad stare cum lanimo quieto : per che faro tal opera che la vedera chio son desiderosa com piacerla in questo : et in omni altra cosa : et quando non si dispongano ad farlo como vol il dovere : Certifico la Signoria Vostra che non li mancaro de raxion adla qualle me offerro : (sic) Ex ciptadella forlivij die vim.° Septembris 1494. Catheiuna Sforza vicecomes de Riario Imole ac Forlivij etc. 572 APPENDICE. 1412. Francesco de' Quartieri a Lodovico Sforza. — Suscettività di Ca terina a proposito di una lettera. — 26 novembre 1494. I Milano, Arca, di Stato, Potenze estere, Forlì.] In questi di passati hebe una de messer Francisco Tranchadino cum una alligata dela Ex." V." directiva ala illustre contessa per la liberatione deli fratelli de Zoanne Baptista Brocho detenuti in la rocha do Imula, e cusì deto dieta lettera ala prefata Contessa. Et havendo lecta dicta lettera, steto alquanto sopra de se , et io vedendola stare cussi suspesa, me parse recercharla quale era il rispecto. E circha pocho spatio de tempo, me dete dicta littera da legere, da poi me domandò e me dise : te pare che queste sianno littere amorevole che me scrive lo Ill."° mio barba, perchè in la coda dela littera li era cer te parole che pareva che la Ex." V." havendo questo piacere, lo reconosceria da altri che da lei : {per la) qual cosa se turbò assai, dicendo che questo non era littera che l'aspectase dala Ex." V." e che a peticione de soi inimici de lei, e che la prefata Ex." V." doveria fare più stima de lei, che de simile generatione, et quando quella a conoscese bene Zo anne Baptista Brocho , non li daria audientia ma repulso, dicendo lei essere Patrona de questo stato, et pensando che la recognitione de tale piacere fosse per messer Iacobo, la quale dice, benchè lui habia quello credito e favore cum lei, non po disponere se non tanto quanto ala prefata contessa piace : e che la prega la Ex." V." che accadendoli an dare niuno de questi soi inimici e ribelli, la ge voglia dare repulso e farli conoscere che l'ama lei e le cose sue.... Forlivij 26 novembris 1494. 1413. Francesco Tranchedino a Lodovico Sfoì-za. — Sopra pratiche segrete di Giacomo Feo a Venezia per distaccare Caterina dal duca di Milano. — 27 novembre 1494. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.] 1414. Francesco de' Quartieri al duca di Milano. — Accarezzi Giacomo Feo. — Caterina non si staccherà mai da lui. — 2 dicembre 1494. [Milano, Aron, di Stato, l'utenze estere. Forlì.] Dela Contessa non dico niente, perchè non ha altro desiderio al mondo se non eho 'l predicto messer Iacobo sia acarezato dala excellentia vostra, la quale sia certa che la Contessa inanti che privarse de messer Iacobo, prima abandonaria il stato et filioli soi ; e di questo ne so dare certeza ala excollentia vostra, perchè la predieta Contessa più volte mi ha facto intendere , ragionandone cum lei e conoscendo APPENDICE. 573 la voluntà sua, la exoellentia vostra, secundo el mio debile parere, non po errare in acarezarlo , et bisogna qualche volta fare de necessità virtù.... Forlivij ij decembris 1494. 1415. Deposizione di un testimonio che attesta come madonna Caterina Sforza signora d'Imola e di Forti fece trasportare da'suoi fetidi certi grani svi territorio fiorentino. — 19 aprile 1496. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr., i. 85.] 1416. Parte presa dalle donne nella difesa di Pisa contro i Fioren tini il 10 agosto 1499. [Bernardi, dal Caplt. Onera di Fiorentino contro risane à cart. 360, c. 812 r. copia Chiarini.] ....aprese alore iera uno grandenissime numare de soue done pi sane che ueramente faceane cosa che quase me pare mateza anarare pure per al so honore necontaro qualque cosa delore magnanimità et gaiardeza acio che anca lore demi seposane recordare se per al cune tenpo io uenese maj in quelle soue parte che uolentiera me farane qualque bone torte in prima ei fu una che siande insuse li soj repare come uno dardo inmane che lore done contenuuamente portauane uiuande a dite homine chi in cape chi in spala perche saueuano fate li pimaziole ale spale per potere portare come fa li mura ture in mode come questa tale fu ariuata ce fu uno nemico che uenea suse per una schala et alcio li ochie euide questa tale dona e quj comencio a dire sta salde p che adese e zunte lora el tempo che io te menaro al b alora lej sefe inanze e chinose e come queste dardo per da cante de la schala ie paso una cossa e tante tenne forte che lai buto zose eli more (e II mori) etuta uia le altre soue com pagne faceano gram defese e tutauia lore erano ferite da pasadure disubito lore lepiana come mane etirauale fora non auande alcune ri spetto a dite soue carne che ueramente pareano cane rabiato epiù che le multe soi nomice lore namazone come i sasse. Carte 875 v. 1417. Spoglio delle lettere dei Sedici Riformatori dello Stato di Bo logna a Caterina Sforza. — 1488-1499. [Bologna, Arca, di Stato. — V. Arch. del Comune, Litterarum del Sedici Riformatori alle rispettive date.] 1488. 9 settembre. Che non siano molestati i figli di Melchiorre de Samachini per i loro beni in Dozza. 574 APPENDICE. 1488. 15 1489. 29 » 17 > 22 novembre. gennaio. marzo, aprile. » 18 luglio. 20 28 31 » 17 ottobre. 1490. 28 marzo. » 26 aprile. » 5 luglio. 28 18 U agosto, settembre 23 ottobre. 1491. 4 gennaio. Che costringa i Ramberti di Castelbolognese a pagare lib. 70. Che sia preso e custodito Corradino da Bergamo per i diversi reati da lui commessi nel Bolognese. Riguarda lo stesso soggetto. Rispondono circa il rapimento di una giovane di Dozza, Si lamentano che alcuni sudditi di lei abbiano aiu tato Ramazzotto de Sandrom nell'uccisione di Gaspare Panzacchi. La ringraziano perchè ha disposto che i sudditi suoi che si trovavano con Ramazzotto, si riti rino dal Bolognese. Che sia restituita la sua parte di raccolto a Tarsia figlia di Giraldone da Carsegio, toltale da alcuni sudditi di Caterina Sforza. Sono dispiacenti di non poter far grazia al bandito Giovanni de Pirazzolo da Montemoresino, chie sta da Caterina. Che provveda affinchè i sudditi di lei non ven gano armati ad assalire i sudditi bolognesi. Fino all'Ottava di Pasqua non possono deliberare per abrogare il provvedimento che nessun fore stiere possa possedere entro la loro giurisdi zione. Assicurazione che i sudditi di lei saranno trattati come cittadini bolognesi. — Si lamentano poi che in Forlì sia stato imprigionato Andrea Grati per causa di debiti fatti da Cristovalo Grati. Che sia posto in libertà Bartolo da Casale suddito bolognese venuto a Forli in compagnia dei Gal lanti da Fontana, sudditi di Caterina, che ave vano inimicizie coi Magnani di Fontana. Insistono che sia posto in libertà il suddetto Bartolo. Sul medesimo soggetto. . Che sia imposto al Governatore d' Imola di ri mettere in libertà Domenico do Gardoni de Qua derna da lui ingiustamente imprigionato. Che sia restituito agli eredi di Melchiorre de Samachini la proprietà e i raccolti dei loro beni in Dozza. Pregano che sia preso e consegnato il malfattore Filippo Piazo suddito bolognese. APPENDICE. 575 1491. 19 marzo, Che faccia restituire a Giovanni de Lanconada i buoi ed il prezzo dei marroni statigli tolti. » 14 aprile. Insistono sul medesimo oggetto. » 21 maggio. Sempre sul medesimo oggetto. » 23 giugno. Pregano che i sudditi bolognesi non siano obbli gati a pagare passando sul ponte di Bagnolo. » 7 luglio. Pregano che sia preso e consegnato Pollonaro da Siban coi suoi figli e parenti per diversi delitti commessi. » • » Che i sudditi bolognesi non siano obbligati a pa gare passando sul ponte di Bagnolo. — Si scu sano per non tributarle tutti i titoli, adducendo che seguono lo stesso sistema anche per gli altri. » 29 ottobre. Pregano che non permetta che i Tartagni d'Imola ' molestino Pirro Malvezzi nei suoi possessi in quel di Castelguelfo. » 81 » Riguarda lo stesso oggetto. 1492. 30 gennaio. Tregua da farsi tra la famiglia dei Borghesi e quella dei Torresani di Castelbolognese tra loro nemiche. • 17 marzo. Rispondono che il Luogotenente loro ha fatto pa gare alcuni sudditi di lei che passavano di qui, perchè l'Auditore di esso Luogotenente dovette pagare passando sul ponte del Ronco. Ed a que sto proposito ricordano che i sudditi bolognesi furono costretti altre volte a pagare sul ponte di Bagnolo etc. » 15 maggio. Pregano si restituisca a Dialta moglie di Teseo Tartagni una parte dei beni del marito equiva lente alla sua dote. 1493. 16 marzo. Causa di Astorre de' Mercati contro Rainaldo da Toranello ed Alessandro da Marradi. » 81 maggio. Pregano che siano restituite ad Alessandro e fra telli della Volta le cose rubate da Astorre de' Mercati. » 12 giugno. Sullo stesso soggetto. » 25 » Sullo stesso soggetto. » 28 agosto. Avvisano che Giacomo ed Andrea del Gesso si contentano che sia restituito un terreno ad Ugolino Zanone e Carlo fratelli Zampi, venduto dal loro padre Taddeo, dietro restituzione del prezzo. » 81 » Pregano che siano lasciate passare le robe del con testabile Matteo Panzacchi e dei suoi compagni. 576 APPENDICE. 1493. 14 settembre. » 14 novembre. » 19 1494. 7 gennaio. » 6 agosto. » 4 novembre. 1495. 11 febbraio. » 16 » » 28 marzo. » 27 giugno. » 2 luglio. 1596.28 aprile. » 12 luglio. Pregano che non permetta che quei d'Imola im pediscano a Battista e Giovanni di Lanconata sudditi bolognesi di trasportare la loro uva. Che tanto i sudditi bolognesi quanto quelli di Caterina paghino per i beni che possedono nei territori che dipendono da Caterina e dai Bo lognesi. Sul medesimo oggetto. Che si provveda perchè sia fatta pace tra Ales sandro de Mazzone da una parte e Franceeco de Casolini e Marco Margante dall'altra. Si risponde che i sudditi di Caterina possono es portare liberamente i raccolti dei beni che pos seggono nel territorio bolognese, avendo essa concessa la stessa facoltà ai Ridditi bolognesi. Che siano restituiti alcuni buoi degli uomini di Castelbolognese che si trovano presso certi uo mini d'arme in Imola. Che sia liberato Serra da Casale suddito bolognese per avergli trovate monete tosate, ricevute in pagamento da uno di Tossignano suddito di Ca terina. Sono contenti che Baldessera di Giov. da Manzacollo suddito di Caterina venga a Bologna per chè gli sia fatta giustizia di alcune cose toltegli dal podestà di Casale. Che siano restituiti a Belvisio di Casale i denari pagati da lui per essere liberato dalla prigione in cui era stato posto dal Bargello d' Imola in seguito ad una zuffa avvenuta a Casale fra i soldati d'Imola e quei di Casale. Pregano che non sia impedito a quei di Castelbo lognese di trasportare i prodotti dei loro beni che hanno nel contado d' Imola. Rispondono che hanno provveduto che i sudditi di Caterina possano trasportare i prodotti dei loro beni che hanno nel bolognese. Che sia costretto Bernardino da Cavaltone a pa gare il prezzo o restituir la roba rubata ad Er cole Bolognetti. Che quelli d'Imola possano esportare i prodotti dei beni che hanno nel bolognese e quei di Castelbolognese possano esportare i frutti dei beni che posseggono in quel d'Imola. * APPENDICE. 577 1496. 15 luglio. Sullo stesso oggetto. 1497. 25 gennaio. Pregano che Giovanni da Lanconata, suddito bo lognese, abbia il suo raccolto statogli tolto, e dal contado d'Imola lo possa condurre a Castelbolognese. » 4 febbraio. Sul medesimo oggetto. » 17 » Sul medesimo oggetto. » 4 novembre. Che sia restituita al pollarolo Ambrogio di Fran cesco da Manzollane la roba toltagli in Imola, avendo egli presa licenza in buona regola. » 20 decembre. Che Calderino de' Calderini non sia molestato nella sua possessione e che gli siano restituiti i raccolti di essa. 1498. 8 gennaio. Che siano restituiti al castellano di Castelbolognese i danari fattigli pagare indebitamente in Imola per dazio di transito. » 19 » Che gli ufficiali bolognesi non abbiano a pagare per le cose loro dazio di transito. » 26 » Che a Giovanni de Lanconata sia restituito il suo frumento. » 6 febbraio. Che ad Andrea di Bartolomeo siano restituiti i denari fattigli pagare indebitamente. » 17 maggio. Che siano puniti i Gabellini e i Contuli per aver ucciso uno dei Bressani, amico dei Cani e Balducci, coi quali avevano inimicizie. » 26 maggio. Che provveda perchè da Imola non vengano uo mini armati a Castel S. Pietro. » 13 giugno. Che sia restituita una dote. » 17 luglio. Che il governatore d'Imola desista dal dare il bando a diverse persone in seguito alle inimi cizie fra i Gabellini e i Contuli da una parte e i Cani e i Balducci dall'altra. — Che provveda che ai sudditi bolognesi non sia imposta alcuna gravezza mentre passano per le terre di lei; minacciando, in caso diverso, eguale misura. » 7 agosto. Sul medesimo oggetto. » 9 » Che sia liberato Museto figlio di Ventura di Abra mo ebreo di Bologna imprigionato a Forlì per delitti già imputati ad un suo fratello. > 30 » Che Lazzaro ebreo, suddito bolognese, sia prosciol to dall'obbligo di pagare ducati 200 a cui era stato costretto dal bargello d' Imola. » 20 settembre. Che si lascino passare liberamente le masserizie di Matteo Panzacchi. Il 578 APPENDICE. 1498. 2 ottobre. Insistono che sia liberato Museto di Ventura ebreo suddetto. » 20 » Allo scopo di liberare il suddetto Museto, mandano a Forli Francesco Lanza. » 23 » Che siano revocati i bandi contro diversi di Castelbolognese in seguito alle inimicizie fra quattro famiglie. » 21 novembre. Che si lascino passare liberamente le masserizie di Matteo Panzacchi che ritorna a Bologna. 1499. 14 febbraio. Sul medesimo oggetto. » 17 maggio. Che Alessandro Locatelli suddito bolognese sia pa gato di quanto gli spetta da Guglielmo Tempione e Gabriele da Paolo. » 13 luglio. Che sia lasciato a Girolamo Caldarini rettore di S. Giovanni di Val di Senno il quieto godimento del suo beneficio. » 7 agosto. Sul medesimo oggetto; e a questo scopo mandano per trattare messer Francesco Lanza. » 21 » Sul medesimo oggetto con insistenza. » 13 settembre. Si scagionano perchè fu fatto pagare il transito a Castelbolognese a certa biada. > 26 » Sul medesimo oggetto. 1418. Estratti da! Codice Magliabechiaiw cartaceo II, II, 131 — Pa renti Pietro, Istorie fiorentine. — 1498-1504. [Firenze, Blbl. Nazionale.] 1498 luglio. A ritorno messer Guidant." Vespucci andò a uicitare la Madonna d' Imola, et ringratiarla de' receuuti benefici'] , inoltre a confortata tenerla perseuerassi nella sua buona uoluntà uerso di noi , max." sendo il duca di Milano della medesima sententia , et mandando gente d' arme per obstare a Vinitiani se scorrere, o passare uolessino a danni suoi. Tomo III, c. 87 v. 1499 giugno. Da Imola venne uno Mandatario di Madonna a richiedere il seruito di danari per i tempi passati. Inoltre mostrando essere nato legiptimamente di Giovanni di Pier Frane." Popolani uno figliuolo maschio di lui, domandaua a Lorenzo suo fratello la metà della sua roba, come giuridicamente si li apartenessi. Giudicauasi questa , APPENDICE. 579 strana materia max." per Lorenzo, et non sanza suo carico tali pra tiche da suoi adversarij si diuulgauano. In effetto si stimaua che scandolo a uscire n' harebbe. Il che però non seguì. Tomo III, o. 180 r. 1499 novembre. Madonna di Imola , uisto gli huomini di quella Città non l' es sere suti fideli, tagliò la testa a certi statichi Imolesi, et attese a guardare Furli. L' artiglierie Franzese s' accostorono di poi alla Rocca d' Imola , et quella percoteuano , dentro u' era per Madonna Dionigi di Val di Lamona, il quale fieramente rispondeua; percoteua ancora lui la terra, et danno inestimabile faceua. Il perchè ragionò colli aduersarij , che restassino di molestare lui : et lui farebbe il simigliante alloro, andassirio a Madonna, et accordassinsi seco, che lui seguirebbe quanto li fussi commesso. In Furli scadde certa quistione tra soldati : Leuossi romore ; alcuni gridorono Francia Fran cia, questi tali furono dalli altri messi a sacco, et tagliati a pezzi. La qualcosa mostrò fauore per Madonna. Tomo III, c. 205 r. 1499 novembre. Madonna d' Imola forte ci richiedeua d' aiuto ; e Cittadini Ducheschi erano desiderosi seruirla, e Franzesi al tutto uietauono tal cosa ; et perchè erano di presente potenti nella Città, lo aiuto si dinegaua: ancorchè si sapessi non seria fare dispiacere al Re di Francia. Tomo III, c. 206 v. 1499 dicembre. A di x sendo combattuta la Rocca d' Imola forte dalli aduersa rij : el Castellano perso ch' ebbe il riuellino, alla seconda battaglia si dette : saluo l' hauere, et le persone. Fra tanti di et benchè molta gente ui morissi dell' una parte, et dall'altra : non dimeno fu oppenione che corruptela ui giucassi (vi giuocasse): max." sendoui dentro molti fanti Svizzeri. Da questo e Forliuesi si ristrinsono, et leuorono in capo, presono due delle porte : et chi chiamaua in aiuto i Vinitiani : chi la Chiesa. Madonna rifuggi nella Rocca, et gagliardamente si difendeua. Tale che usci un' motto, che quando crederono e Franzesi ha uere a fare con huomini, trouorono donne: quando hebbono a fare con donna , trouorono huomini. Chiedeua lei soccorso et aiuto da noi: ma non li ualse; andò qualche pratica a torno di corrompere e Capitani Franzesi, acciò andassino adagio. Differissi tanto la cosa : che poi non si fu a tempo ; tutto pagaua madonna ma niente s' appiccaua in suo fauore. Di che grande causa era la mala dispositione della no 580 APPENDICE. stra Città, non però entrorono e Franzesi in Furli : perchè e terazzani nolli uollono acceptare, rispetto a' loro portamenti, tutti in ef fetto cederono alle genti della Chiesa , et cosi si dette termine a Madonna , che ancora lei cedessi , altrimenti peggiorerebbe sua conditione. Tomo HI, c. 208 r. 1499 gennaio (1500). A di xviii" uenne nuoua come Madonna di Furli era presa : et perduta hauea la rocca per forza et tuta la sua Sig.' dispiacque assai a molti qui questa nouella, altri cittadini se ne rallegrorono, come desiderosi della rouina totalmente de Ili sforzeschi. In effetto datosi la battaglia terribile da Franzesi alla Rocca ; et mandatone giù buona parto : per forza la presono, doue mori circa di 450 huomini. Madonna, la quale gagliardamente, et fieramente s' era fino preseruata, non hauendo hauto mai di fuori alcuno sussidio : forzata fu a perire, onde uscitasene, fino quasi a Castrocaro camminò con poca compagnia, in tale luogo sopragiunta da Balestrieri a cauallo, rimase prigione di Monsig." d Allegrò Franzese. Cosi questa Donna bel lissima pruoua fece in conseruarsi : come gli huomini del Castel letto di Milano sciaguratamente si portorono in uolontarij darsi. Rimasoui etiam prigione Christofano da Risorboli nostro Fiorentino stato al seruigio di Madonna più tempo, posongli la taglia etc. ' Tomo IV, c. 1 r. e v. 1501 luglio. Madonna d' Imola per intercessione de' Franzesi maxime di Mon sig." d' Allegrò fu liberata della Carcere a sodamento di non si partire di Roma; et rinuntiato che ebbe alle ragioni haueva in su Imola et Furli. Vennesene di poi in Firenze in casa Piero de' Medici. Tomo IV, c. 144 r. Gennaio 1503 (1504). Imola uenuta a diuotione del pontefice, lui finalmente per com piacere ancora al Cardinale di San Georgio et ad Ascanio la dette al terzo figliuolo di Madonna (e) del conte Gerolamo chiamato Galeaz zo con cui foco parentado; non però intera li concesse la possessione ma riseruossi la roccha: non molto si contentorono gli huomini di quella di tale signoria per l'odio haucano ancora contro a Madonna et per i suoi tristi portamenti, secondo diceano.Tomo V, c. 152 r. i " Non fu nero che se ne uscisse, anzi nella Rocca fa presa, et prigioniera te- ■ unta In casa mescer Luffo Forliuese Inimico suo. Giudicossl otiam che tradimento " dentro usatoli fussi, ma più presto fu disauentura, et dis^ratla. a Postilla aggiunta dopo, di mano dell'autore. APPENDICE. 581 1504 maggio. Mori el Signor delli Ordalaffi a Rauenna, stimossi per ueleno a termine, ma che operasse prima che il bisogno. Imperò che s'ordinaua da Venetiani fare giostra a Faenza , et sotto tal protesto ri mettere tal signore in Furli, et che di poi Purli, dopo la morte di quello peruenisse nelle mani a Venetiani. Tomo VI, o. 18 r. 1419. Guarino Belli a Cesare Sforza (sic), arcivescovo di Pisa. — Scrive che i Bolognesi han fortificato Castelbolognese, e che il Valentino ha detto: « M. Giovanni Bentivoglio ha dileggiato avanti tratto « il Papa, il Ee di Francia e me : col tempo, se ne potria pen- € tire, etc. » — Parla dei pericoli in cui è Faenza. — 12 marzo 1500, da Castrocaro. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 77, n. 6.] 1420. Strani conviti e feste delle milizie del Valentino in Forlì. — 1500. [Bernardi, dal cap. Cesare Borgìen Signore de Forlì criato a cart. 398 — c. 349 v., Copia Guarinl.] dapo (sic) queste me resta adnotare certe soue zentileze che lore facea alosanza soua alprime et alseconde di de zenare in prima al dite signore de Benino e Signore Galuane al quale era aloziate in casa de M.° Zohane Monsignane come di sopra hordenone de fare uno belle desenare e qui iauesse à uenire al dite Monsignore d Alegre e Monsignore de Sam Dio al quale seconde che à mi fu reporte erano soi parenti dal dite Monsignore de Samdio e qui de dui zurne irniente fecene andare per li nostre uile à coiere pule et agnele e boue e case e qui li pagaua come li soi dinare et alcune come le molte bastonate in mode che a di 2 come di sopra fecene uno belle aparechie sota li soi portighe et eciam de una parte deli uicine equi serone tute dite porteghe dà hogne cape come certe legnane (sic) equi era forcia che hognome che pasase zeneralmente andase per al tra uia se ne no le bastonate lauoraua e po erano butate nela malta e tuta uia quelle zorne fu la nebia come male tenpo e qui ordenate che al fu uene tute le inuitate et le multe altre zoe fantaria come certa quantità de (donne di inala vita) come li tamburo inente e pifare et altre sone e qui come fune nel pine desinare se comencio à dare lo soue benedicione ale tauole in queste mode prima montò uno in ca pe deli -dite tauole e qui sacalo le soue braghe ò uere calze perche non aueua braghe equi se mese uno dose nel so c di paglia e po ie 582 APPENDICE. monto uno altre et aueua una candella inpizata de foghe in mane e qui inpizo dite so dose paglia, e tuta uia tramedui corande dal une cante el altre per dite tauole per mode che fu forcia che la più parte andase per tera rompandese hogne soua masaricia e qui pensa che aueano atrouate in prestancia tra per forza e per amore mantile di rese e piatelle de gram ualuta perche lì si trovaua li soi cappe come di sopra la seconda zentileza toleuane certe de quelle.... (donne) et meteuale insuse al reste de li dite tauole e qui ie montauano adose per fornire tuta l'arte, e qui cantando a soua uoce prima certe soi stanboche (strambotti) in mode che nente che se partisene hogne cosa andò à fracase zon tole e trispide e pane e uine carne tute se li treua dreti per la riueria tute al male non fu d'alcune nostre pouerete perche se ne portone da quelle innande àcasa per otte zorne e qui lore, auenano mazzate in pede senza asetarse e infra queste tenpo ne soprazunse uno gram numare de dita fantaria come uno à caualle come la mitria in cape aparate in pontificale ele multe uestite come le maschare ali soi uolte e qui se partine tuti dui à dui come quelle femene a hraze e uene in piaza e tute quelle zorne andone per la tera cantande soi stranboche à guisa de li nostre anelli. Carta 368 v., 369 r. 1421. Cochus o Coechus della Guardia d'Imola a Ottaviano Riario in cui gli parla di cose private e gli «ribatte» la «frase» detta « non potersi fidare degli uomini di Imola. » — 12 maggio 1500, da Correggio. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr„ f. 77, n. 7.] 1422. Morte di Leone Cobelli cronista. — 14 maggio 1500. [Bernardi, c. 433 v.] M." lione cobello da forlj Morte. El prefato M." lione historico uero: ezia fiole de batista cobello nostre forloueso. intra uenno la soua prefata morte : che fu ali anne dal signor 1500 die decima quarta mai: el quale per soua natura era stato bom dipintore : ederase inela soua infacia (infanzia) almolte tenpo notrito nela prouencia de francia: ene li molte loco dedita soua arte gram esperiencia si nera uiste. e masime nela corte de papa paule seconde nela cipta de roma' per esser stato luj alquante tenpo so familiare. ultimatamente home di bona fama, et uere e digne instorico come disopra per auer luj conposte quase hogne cosa memorando APPENDICE. 583 da beneficio de questa nostra magna cita deforlj per infine al pre sente. dele quale nauea arecolto et conposto uno grando edegnisimo uolume molte ornatissimo. come per ora indita nostra cita eramanefeste: et piu ancora che luj era stato alpiu copiose home desonare baldosa che hogie seritrouase in questa nostra prouencia de italia: edera home bene proporcionato bianco e colorito, et molto amabele infra hogne persona emasime dali nostre signore et principe pas sate : che senpre de contenuo iauea date qualque prouisione : e quj poteua auer per soua natura cercha anni 60 efusepelite aprese ala ghiesia dal nostre dome santa croce del qualle lo eterno emagno dio iabia perdonate lisoj pecatj. 1423. Caterina cede le me gioie a Pagolantonio Soderini in pagamento di un suo debito. — 17 febbraio (?) 1505. [Firenze, Arch. di Stato, Me,t. a. Pr., f. 83, n. 532 ] Notificasi per la presente esser la verità come la il1."" M." Catherina Sforza ha ricevuto in più partite et tempi da Thomaso di Pagolanto nio Soderini la somma di ducati 2464 d'oro, ciò è f. dumila quattro cento sesantaquattro d'oro in oro, et questo dì 17 de febraio 1505 la dicta Madonna consegna in pagamento di decta somma di danari al prefato Thomaso le infrascripte gioie cioè perle 110 in xj fila et uno balaseio cum uno smeraldo, et uno diamante picolo, et uno balascio ciottolo cum 2 perle pere, et uno diamante a facciette , state stimate da più gioielieri minor somma che due. 2464 d' oro, cum questi pacti che infra xx giorni proximi a venire per lei et qualunque de sua fi glioli si possino le decte gioie riscuotere et ricomparare pagando al decto Thomaso la sopradecta quantità di danari et passati li di xx s' intendano esser libere del decto Thomaso o di chi per lui et di suo consenso le pigliasse. Et por fede del vero la decta Madonna et el prefato Thomaso si soscriveranno esser cosi contenti obbligandosi alla observantia della scripta in tutti quelli modi che obligare si pos sono renuntiando ad ogni privilegio che per ciascheduno di loro fa cessi, et sottomettendosi a qualunque luogo di iudicio. Et io Damiano di Biagio de Manthy da Imola a preghiera della parte ho facto la presente scripta questo di sopradecto. Io Thomaso di Pagolantonio Soderini sopradecto sono contento a quanto di sopra si dice et per fede mi sono sottoscripto questo dì so pradecto. Io Caterina son contenta a quanto si dice di sopra e per FEDE J1E SONO SOTTO SCRITTA QUESTO Di SOPRA DETTO. (Autografo.) Io m. Franc." Fortunati Piovano di Cascina fui presente a quanto 58I APPENDICE. di sopra si contiene et como testimonio mi sono sotto scripto questo sopra decto di. Io Bastiano di Filippo da Lutiano fui presente a quanto di sopra è detto et chome testimone mi sono sotto schritto questo di sopradetto. 1424. Caterina raccomanda uno spagnuolo al duca di Mantova. — ( Unica lettera autografa di Caterina che si conosca. — È ripro dotta nel testo.) — Firenze, 21 dicembre 1506. [Mantova, Arch- di Stato.] Ill."° et Ex,'" Si." Venne dala S. V. ellator presente dimandato Arifia Spagniolo qual desidera molto de essere ala servitu de V. Ex."" el me ha richesto lo voglia ricomandare ala prefata Ex." V. essendo al proposito di V. Ex." me sara piacere abia la gratia di quella ala qualle mi offero: Florentie 21 decembris 1506. Ill. D. V. Caterina Sf. manu propria. Ill."° et Ex."" D." D."° Francisco De Gonzaga Marchioni Mantuano etc. armorum etc. Sante Matris Ecclesiae Capitaneo Generali Domino suo. Mantue. 1425. Ricordanze. — Furto di un cavallo. — 1507. [Carte del monastero di S. Mercuriale di Farli. ] Ricordo come a di 15 di novembre Nicolò di messer Ettorre chia mato da forli ebbe in presto dal monastero uno cavallo leardo per dua di che cosi lo domandò et dipoi lo foce vendere ad un suo fami glio che si chiamava l' agnello, ma era peggio ch' un lupo , ad Bolo gna a uno mercatante fiorentino ducati dodici et d' uno de'quali com prò velluto nero et arme, che tutto questo ritrasse dicto Alexandro ad Bologna da Mes.' Ant.° Nichilini (?) doctore forlivese che alhora si trovava in detta cipta con Mes.r Giovanni Morattini da forli quivi podestà. Et ricorrendosi da noi al Ghovernatore et Signori adoprando ancor al mezo de più ciptadini, non lo potemo mai rihavere ne et lequivalente in danari, perchè ognuno temeno della sua insolentia et bestialità, perchè havea seguito di molto bravi et cagnotti et facevasi per la potontia beffe d' ognuno. Se mai si po contra di lui o di sue fa cuità, et Monestero si facci satisfare ducati xi. ' I Postilla posteriore : Cavallo leardo brueato al Monestero da Niccolò Forìh eae ,hso- Untlnlmo. APPENDICE. 585 1426. Sentenza di Lionardo di Rinieri Buonafede spedalingo di S. Ma ria Nuova comegiudice compromissario tra i figliuoli di madonna Caterina Sforza, nati dal suo ultimo marito Giovanni de' Me dici, e quelli nati da Girolamo Riario, in ordine al suo testa mento del maggio 1509. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. ì'r. I. 89.] DOCUMENTI MODERNI. 1842-1844. « Posizione relativa al rinvenimento delle ossa di Ca terina Sforza nell' ex-convento delle Murate in Fi renze. » / 1427. L'abate Missirini al gonfaloniere di Forlì. — Annuncia che ilcavalier Liverati manderà in dono alcune ossa di Caterina Sforza. — 28 ottobre 1842. [Forlì, Aroh. com.] Prestantissimo Sig. Cav. Gonfaloniere, Firenze, 28 ottobre 1842. Per nuove costruzioni fatte in un antico Convento di Monache detto le Murate, posto qui in Firenze in fondo di via Ghibellina , av venne all' ottimo dipintore , Sig. Cav. Liverati di scoprire e verificare la Tomba di Caterina Sforza. Siccome egli potette raccorre da detto Sepolcro alcune reliquie di questa rara Donna, già Signora della no stra Patria e che ha meritata la menzione di un Machiavello , ha cre duto il Sig. Liverati che queste memorie preziose potrebbero venir grate alla Comune di Forlì, e perciò Egli ne awanza un dono a code sta Magistratura : ed io mi compiaccio di accompagnarlo all' Ecc." V.' con questo scritto che mi porge occasione di ricordarmi alla sua grazia e bontà colle espressioni del mio rispetto. f.° Melchiorre Missirini. A Sua Ecc." Il Sig. Conte Cav. Pietro Guarini Gonfaloniere di Forlì. DOCUMENTI MODERNI. 587 1428. Il cav. Liverati al gonfaloniere di Forlì. — Manda in dono al cune ossa di Caterina Sforza. — 4 novembre 1842. [Forlì, Arch. com.] Eccellenza, L' antica Chiesa e Convento delle Murate di Firenze essendo stato profanato non è gran tempo, nel disfarsi dai muratori l'antico pavi mento, si scopri casualmente la tomba di Caterina Sforza : la lapide era stata rovesciata (evidentemente dalle suore all' epoca dell' asse dio della Città, quando l' indegnazione popolare si era persino rivolta ad insultare le ceneri de' Medici) cioè la parte scritta voltata sulla buca della sepoltura : l' iscrizione era la seguente : CATHERINA SFORTIA MEDICES ' COMITISSA ET DOMINA IMOLAE FOROLIVII OBIIT IV KAL. IUNII MDIX. Fu mia ventura poter conservare le poche ma preziose ossa ivi raccolte, le quali incoraggito dalle parole del Chiariss." Prof.' Missirini, uno dei più nobili ornamenti della lor Patria , io mi faccio un pregio adesso di offrire per mezzo di V. S. Ill."* alla benemerita Città di Forlì lusingandomi che non riuscirà questa mia doverosa e devota offerta del tutto sgradevole, attesochè sò la memoria di quella Illustre Donna esser tuttor da ognuno riverita , nelle terre ove già tenne si glorioso dominio. Ho P onore co' sentimenti del più profondo rispetto di protestarmi D. V. Eccellenza Firenze, 4 Nov. 1842. Devotiss." Osseq."" Servitore f.° Cav. Carlo Ernesto Liverati.' A Sua Ecc." il O Cav. Pietro Guarini Gonfaloniere di Forlì. 1 II professore Melchiorre ÌVIissirlnl forlivese pubblicò una biogiafia di Carlo Erne sto Liverati (Firenze, Tipografia Fabrls 1844). È un libretto di 24 pagine. — Carlo Er nesto Giuseppe Liverati di famiglia bolognese, era figlio di Giovanni e di Maria Annun ziata Terzaghi " donna ingegnosa, prudente, di molta probità. „ Nacque a Vienna 11 10 marzo 1805.— Suo padre era compositore dì musica, e fu ai servigi prima di Gugliel mo II re di Prussia, poi dell' Imperatrice d'Austria seconda moglie di Francesco lì ; finalmente della duchessa di Kent madre della attuale regina d' Inghilterra. Carlo studiò la pittura in Inghilterra e poi a FireDze. Il Missirinl descrive di ciannove quadri dipìnti da lui, molti disegni ed ottantadue ritratti, tra i quali uno di Massimo d'Azeglio. — Il Liverati scrisse molti articoli sulla storia dell'arte. Fu uomo ottimo, cortese, piacevolissimo. Morì in Firenze per morbo polmonare, il 27 ot tobre 1844, nella verde età di aDni 39. DOCUMENTI MODERNI. 1429. Il gonfaloniere di Forlì all'abate Missirini. — Ringrazia. — Chiederà al Liverati alcune spiegazioni. — 26 novembre 1842. [Forlì, Arch. com.J N. 8877. LI 26 novembre 1842. Signore Chiarissimo e Molto Reverendo, Mi perveniva gradito il gentile suo foglio delli 28 8bre p." p." con che accompagnava l'altro di codesto Sig. Cav. Liverati unito alle preziose reliquie dell'antica Signora di nostra Patria, ed io atten devo di comunicarli entrambi alla Magistratura onde poi evadere ai dovuti officia. Solo jeri potei aver Questa riunita in seduta, e j eri solo potè la medesima esternare il suo buon grado verso della S. V. Chiarissima per l'amorevole pensiero di suggerirne la trasmissione a questo Mu nicipio, e verso al Sig. Cav. Liverati per la cortesia di prontamente assecondarlo. E mentre deliberava che siffatti sentimenti di ricono scenza venissero subitamente manifestati ad ambedue, mi incombeva poi di interessare la compiacenza del prelodato Sig. Prof. Cavaliere a dare risposta ad alcuni quesiti diretti a provare sempre più l'auten ticità di reliquio storico : che non son mai troppe le ragioni che si ac cumulano per tal fine. Vado io dunque ad esaurire col ripetuto signore quanto devo ; e prego la S. V. Chiarissima ad accettare unito a quello che le porgo in nome del Magistrato, il parziale tributo della mia stima e conside razione. Firmato P. Guarini. 1430. Il gonfaloniere di Forlì al eao. Ernesto Liverati. — Lo ringrazia e lo invita a giustificare ed a provare che le ossa mandate fu rono indubbiamente di Caterina Sforza. — 28 novembre 1842. [Forlì, Arch. com.] K. 2,177. Il1.mo Sig. Pr.one Co1.mo. Non avrei tardato un momento ad esternare il mio buon grado al gentile cortesissimo pensiero della S. V. Il1.ma a rimettere a que sta mia patria lo poche preziose ossa di Caterina Sforza antica pa drona di questa città che le avvenne di trovare nel disfacimento di cotesto vetusto convento delle Murate; ma siccome voleva io che non solo miei, ma sibbene della intera rappresentanza, cui ho l'onore di presiedere, fossero inverso della S. V. Il1.ma gli officii, così mi fac cia scusa all'indugio, l'avere voluto in prima convocare questa, per DOCUMENTI MODEENI. 589 parteciparle il preg.mo suo foglio delli 4 corrente e presentarle le ricordate reliquie. Ora dunque di quella guisa che debbo alla S. V. Ill.ma rendere azioni di grazia in nome del Magistrato Forlivese pel dono che a questo Municipio ha fatto, mi è pur d'uopo assecondarne un desiderio e venire incomodandola perchè si compiaccia di dar risposta ad alcuni quesiti non per altro fatti che per ottenere maggiore autenticità di una memoria cotanto interessante e progievole. Condiscenda quindi cor tese a chiarire : 1." In qual epoca fu soppressa la Chiesa e Convento delle Mu rate? 2.° A qual uso fu successivamente destinato : quando venne po sto mano ai fabbricati per variarne la primitiva integrità? 3. ° Il Sepolcro di Caterina Sforza era nella chiesa esteriore, o nella interiore? in qual luogo del pavimento era collocato relativa mente all'Altare Maggiore: era esso capace di un solo o più Cada veri? 4. ° Il rovesciamento della Lapide non sembra potersi attribuire all'epoca indicata nel foglio della S. V. Ill.ma, ma piuttosto quando le Leggi Francesi soppressero l'uso dei Sepolcri nelle Chiese e voller rimosse le Lapidi che ne indicavano il luogo, e tutti gli stemmi gentilizi tanto sulle arche, quanto in qualunque altro luogo. Siffatta opinione è convalidata dall' ex Gesuita Antonio Burriel scrittore della vita di quella illustre Donna, il quale si esprime di tal modo « Fu sepellito il Cadavere a tenore della sua disposizione nella chiesa delle Monache Murate, ed in essa si legge questa iscrizione » quella pre cisamente riportata nel foglio di V. S. Ill.ma; dunque la iscrizione era visibile nel 1795 al tempo del Burriel. 5. ° All'apertura del sepolcro erano presenti persone le quali pos sano contestare dello stato e della giacitura nella quale si rinvennero le ossa? fra queste vi si rinvenne il cranio? vi sono indizii che faccian sospettare anterior violazione di quel sepolcro? Non le sembri per avventura indiscretezza il domandar tanto, pe rocché in tale argomento non son mai soverchie le prove, e nella molta sua gentilezza, col gradire l'officio presente, non isdegni di quelle ulteriori ragioni che Ella trovasse conducenti a maggior certezza dell'identità delle cose da Lei donate. Approfitto intanto dell'incontro presento per contestarle la mia distinta stima e considerazione. Della S. V. Ill.ma. Forlì, 28 novembre 1812. Sig. Cav. Ernesto Liverati Firenze. 590 DOCUMENTI MODERNI. 1431. Il cav. Liverati al gonfaloniere di Forlì. — Cercherà di racco gliere le prove occorrenti per rispondere ai suoi quesiti. — 7 decembre 1842. [Forti, Arch. com.] Eccellenza, L'esser stato assente di casa sabato scorso fu cagione che non ho potuto aver l' onore di accusare per ritorno di posta il veneratissimo suo foglio del di 28 corrente. Nel tempo istesso in cui mi trovo altamente lusingato dalle cortesissime espressioni di V. S. Ill."" inviatemi anche per parte del l' onorevolissimo Corpo Municipale della Città di Porli di cui è si degno Capo, approvo pienamente la domanda che mi si fa di ulte riori prove per stabilire l'autenticità delle reliquie della illustre Ca terina Sforza, da me testè indirizzate alla loro Città. Ansioso di ob bedire a brame si giuste, non tralascierò niuna premura onde fare tali indagini, che potranno servire di risposta ai varii quesiti invia timi. Spero però che a cagione delle gravi mie occupazioni , mi si vorrà perdonare V indugio di qualche giorno per ritornare una ca tegorica risposta. Il degnissimo Prof. Missirini che mi comunicò pure la lettera da esso ricevuta sull' istesso argomento, la ossequia distintamente e si raccomanda alla di Lei bontà. Mi pregio intanto pieno della più di stinta devozione ed ossequio di ripetermi Di V. S. Il1.ma Obb. Dev. Oss. Servitore f.° C. E. Liverati. Firenze, 7 Dee. 1842. S. E. Il1.ma Sig. Conte Pietro Guarini Gonfaloniere della Città di Forlì. 1432. Il cav. Liverati al gonfaloniere di Forlì. — Non ha risposto causa i suoi viaggi ed una malattia mortale. — Gli manda un certifi cato della scoperta della tomba di Caterina, dicendogli che se questo non gli basta, gli rimandi le ossa. — 17 maggio 1844. [Forlì, Arch. com.] Il1.mo Signore. Neil' epoca in cui Forli era lieta nel vantare V. S. Il1.ma a capo del suo Municipale Reggimento, ebbi ricorso alla di Lei gentilezza onde trasmettere quale doverosa mia offerta alla Città medesima le ossa della illustre Caterina Sforza già reggitrice di quelle con DOCUMENTI MODERNI. 591 trade. V. S. nell' accusare il ricevimento di que' resti mortali, Del l' atto in cui mi era generoso di cortesi espressioni, mi chiedeva bensì qualche documento onde constatare viemaggiormente l' auten ticità de' medesimi. Ebbi l'onore di risponderle che di buon animo mi adoprerei onde soddisfare la giusta di Lei domanda. Impedimento al mio sollecito desiderio di obbedirla sono stati alcuni viaggi che ho dovuto intraprendere e principalmente una mortale infermità che per sei mesi mi ha afflitto e della quale sono tuttor conva lescente. Non prima di quest' oggi dunque mi è stato dato procu rarle il qui accluso certificato sulla scoperta del sepolcro della Sforza. Mi auguro che questo attestato basterà a persuaderla del l'autenticità di quelle ossa, le quali furono da me ottenute dal sig. Niccola Marchetti, la persona medesima citata dal Prof. Pampaloni ; Ciò che a parer mio vince ogni dubbio è la descrizione che in ter mini analoghi dà il P. Richa nella reputata Opera intitolata Chiese Fiorentine parte 2% pag." 110, ove favellando del Monastero delle Murate in tal guisa si esprime : « Appiè dell' Aitar maggior in let- « tere di bronzo di carattere Longobardico si legge : Sepulcrum Io- « annisi Americi de Bencis etc... Evvi altra lapida contigua alla de- « scritta e questa fece il Granduca Cosimo I a Caterina Sforza de' Me- « dici come a sua Zia, ' mercechè fu moglie di Giovanni de Medici « padre di altro Giovanni per lo suo valore addimandato Giovanni « delle Bande nere, di cui figlio fu Cosimo. » Se poi, malgrado queste incontestabili prove, restasse pur qual che sospetto nella mente di V. S. Il1.ma, e in quella de' suoi rispet tabili colleghi circa quelle reliquie, per cui dovrebbero riescire a loro di verun conto , io sarei a pregare la cortesia sua a volermele restituire onde le riponga in condegna custodia , rinfrancato dalla persuasione che ho della loro autenticità, sentimento che soltanto mi mosse per quanto mi fossero preziosissime, a farne tributo a quella Città ove ebbe glorioso dominio quella donna immortale. Ho l'onore col più profondo ossequio e distinto rispetto di protestarmi Di V. S. Il1.ma Firenze, 17 maggio 1844. (445 Borgo degli Albizzl). Obbed."° Devot."° Servitore f.° Cablo Ernesto Liverati. Il1.mo Signore Marchese Luigi Paolucci Forlì. 1 Veramente Caterina Sforza fu nonna e non già zia del granduca Cosimo I. 592 DOCUMENTI MODERNI. 1433. Lo scultore Pampaloni e l'architetto Giraldi attestano di essere stati presenti allo scoprimento del sepolcro di Caterina Sforza. — 3 e 15 maggio 1844. [Forlì, Arci:, coni.] Invitato a somministrare le notizie che conosco su ciò che ri guarda lo scoprimento della tomba ove riposavano i resti mortali di Caterina Sforza, dichiaro quanto segue : « Che correndo l'anno 1835 essendo obbligato a cedere al R. Go verno il mio antico studio di scultura situato nella soppressa chiesa delle Murate di Firenze (stabilendosi in quel locale il nuovo erga stolo) mi trovai presente ai primi lavori eseguiti sotto la direzione dell'architetto comunitativo signor Domenico Giraldi, e alla demo lizione fatta da' muratori de' gradini e ripiano che formavano l'antico presbitero innanzi l'altare maggiore. Nel centro preciso di questo ri piano sotto ad una pietra liscia fu rinvenuto un sepolcro della profon dità di circa braccia 1 '/, nel mezzo del quale era stata rialzata una piccola cassa quasi quadrata formata di mattoni per taglio, avendo per coperchio una lastra di pietra sulla quale leggevasi: CHATABINA SFORTIA MEDICES COMITISSA ET DOMINA IMOLAE FOROLIVII OBIIT IV KAL. JUNII MDIX Aperta la cassa suddetta, fu visto contenere alcune ossa che sem bravano essere state a bella posta colà ammucchiate. Da quella io estrassi la testa d'uno dei femori, il rimanente passò in altre mani ; l'iscrizione fu conservata presso di me nel mio nuovo studio, ma non mi vien fatto adesso di rinvenirla malgrado le mie ricerche, essendo stato di ciò richiesto da chi mi domanda questo ragguaglio. Testi moni della scoperta del sepolcro e delle ossa furono il Capo Muratore ora defunto, il Signor Niccola Marchetti di Carrara, attualmente as sente da Firenze, e il Signor Girolamo Torrini miei creati nello Studio. Firenze, 3 maggio 1844. Firmati Luigi Pampaloni Scultore » Girolamo Torrini » Io sottoscritto Architetto Regio affermo che i lavori delle nuove Case Penitenziarie nel soppresso Convento delle Murate ebbero prin cipio nell'anno 1835, nella quale epoca, come mi viene confermato a DOCUMENTI MODERNI. 593 voce dal chiarissimo Sig. Professore Luigi Pampaloni testimone ocu lare, ebbe luogo lo scoprimento del sepolcro ed iscrizione sopraccitati. Firenze 15 maggio 1844. Firmato Domenico Giraldi Ar. M. Io sottoscritto affermo sul mio onore che le ossa che trasmisi al Sig. Marchese Luigi Paolucci nel decorso anno 1843 mi furono con segnate dal Sig. Niccola Marchetti (la persona nominata nell'atte stato dal Sig. Prof. Pampaloni) il quale me le consegnò il giorno istesso nel quale le aveva 'estratte dal Sepolcro di Caterina Sforza. Firenze 17 maggio 1844. Firmato Prof. Cav. Carlo Ernesto Liverati. (Sigillo del Liverati) 1434. Il gonfaloniere di Forlì restituisce le ossa al Liverati perchè la magistratura non reputa abbastanza provato che esse abbiano appartenuto a Caterina Sforza. — 13 agosto 1844. [Forlì, Arch. Com.] N. 1312. All' Ill.mo Sig. P.rone Col.mo Il Sig. Cav. Carlo Ernesto Liverati Firenze. Forlì, 13 agosto 1844. Ill.mo Signore Egli è qualche tempo che da questo Sig. Marchese Luigi Pao lucci mi fu rimesso un foglio della S. V. 111. ma in data 17 maggio scorso cui erano unito altro di attestazioni tendenti a provare l'au tenticità delle ossa a questo Comune già dalla S. V. Ill.ma inviate perchè ritenute avanzi mortali di Caterina Sforza. Credeva V. S. Ill.ma di avere per tal mezzo evase le diverse dimande che sull'argomento le furon fatte ne' cinque articoli del N. 2377 direttole sotto la data delli 28 9bre 1842. Ma questa Magi stratura, comechè stimi moltissimo le firme di que' rispettabili che testificano il modo ed il luogo ove le ossa sud.' furon rinvenute, non trova poi di che convincersi in ciò della identità di esse, avvegnaché possa essere accaduto in tanto volger di anni, ed in tanta mutazion di cose , che , ov' erano quelle di Catterina ne fosser poste di altri corpi : tanto più che : sendo queste una tibia ed un pezzo di femore non presentan caratteri indubitati che fosser di femmina piuttostoo chè di maschio. mm 594 DOCUMENTI MODERNI. Rimanendo così incerto che dette ossa appartenessero al corpo di quella celebre Signora, la Magistratura stessa, onde soddisfare al desiderio della S. V. 111. ma, determinò che le si ritornassero, locchè 10 adempio al presente,1 ripetendole le maggiori azioni di grazie che 11 solo pensiero gentilissimo di V. S. Ul.ma ha meritate da questa Rappresentanza. E replicandole in quest' incontro i sentimenti della più alta stima, ho 1' onore di raffermarmi f.° P. GUARINI. 1 Dalla lettera che 11 17 maggio 1844 11 Llveratl scriveva al gonfaloniere dt Forlì, risulta evidente l' intenzione di riavere le ossa di Caterina per riporlo in condegna ntstodia. È adunque da credere cho il lavorati le abbia sempre conservate religiosa mente, rinfrancato (come egli scrive) (tallii persuasione della loro autenticità. Ma egli morì solo due mesi dopo averle riavute. Dopo molte ricerche a Firenze e poi a Bologna, mi è risultato che nessun ram pollo, nessun erede conosciuto è rimasto della famiglia Llveratl, e così, per ora al meno, è perduta ogni possibile speranza di rintracciare le ossa di Caterina Sforza. 595 1435. Verbale di esumazione del cadavere di Bianca Landriani sorella di Caterina Sforza. — 14 novembre 1889. [Repertorio n. 5255.] Regnando Sua Maestà Umberto Primo per grazia di Dio e vo lontà della Nazione Re d' Italia, l'anno milleottocentottantanove, oggi Giovedì quattordici 14 Novembre 1889 , nella Chiesa dei Reverendi Padri Osservanti Minori Riformati, situata in Sobborgo di Porta Montanara della Città d' Imola, Frazione Croce Coperta, annessa al Convento, segnato col civico N." 183 centottantre. A seguito di richiesta fatta dall' Illustrissimo Signor Conte Commendator Pier Desiderio Pasolini alla Commissione Conservatrice d' Arte e Monumenti, residente in Bologna, la medesima nella sua tornata del trenta 30 Ottobre ultimo scorso , delegò gl' Illustrissimi Signori Commissari Senatore Scarabelli Giuseppe, e Panzacchi Pro fessore Enrico, ad assistere all'esumazione dei resti mortali di Bianca Landriani, sorella uterina di Catterina Sforza Contessa d' Imola e di Forlì, deceduta nel 1496 millequattrocentonovantasei e tumulata in questa chiesa. A tale effetto si sono : Davanti a me Luigi Alvisi fu Paolo , notaio, inscritto presso il Consiglio Notarile del Distretto di Bologna, con residenza in Imola, ed alla presenza dei Signori Nardozzi Dottor Antonio fu Giacomo , e Paterlini Dottor Ermanno fu Lodovico, ambedue possidenti, nati e domiciliati in Imola, testimoni idonei e richiesti, costituiti gl' Il lustrissimi Signori : Pasolini Conto Cavaliere Pier Desiderio, fu Conte Giuseppe, Se natore del Regno, nato e domiciliato a Ravenna. Scarabelli Gommi Flamini, Commendator Giuseppe, fu Giovanni, Senatore del Regno, nato e domiciliato in Imola. Fanti Avvocato Cavalier Professor Innocenzo, del fu dottor Giu seppe, Membro della Deputazione di Storia Patria dell' Emilia, e Re gio Ispettore Onorario degli Scavi e Monumenti di questo Circon dario, nato e domiciliato in Imola. Onorevole Bonghi Commendator Professor Ruggero, fu Luigi, De putato al Parlamento, nato a Napoli, domiciliato in Roma. Cacciò Avvocato Cavalier Giovanni , del fu Giuseppe , nato a Pieve di Teco, Regio Sottoprofetto di questo Circondario. Fantini Professor Felice, del fu Giovanni, Capitano Medico, nato a Imola, domiciliato a Montefiascone. Tutti maggiorenni di loro diritto a me noti. Fatte avanti tutto le escavazioni nella Cappella quarta a sinistra di chi entra nella Chiesa, a cornu epistole dall' altare, e precisamente 596 DOCUMENTI MODEBNI. dove si trova la lapide in sasso in tempi posteriori verniciato, del seguente tenore : ' D. BLANCE IOANS PBTRI LANDRIANI MEDIOLAN NOBILISS. ORIGINIS IDEM ONICE CONIUGI CASTISS. AC DILECTISS. IN PUERPERIO PREMATURE DEFUNTE D. TOMAS FEUS SAONEN. NOBILISS. IMOLE PRESIDEN. MERITISS CONSORS INCONSOLABILIS SUMIS CURA LACRIMIS PIENTISS. POSUIT vix a. xxii m. xi d. xvmi OccUBUIT ANNO SALUTIS MCCCCLXXXXVI PRIDIE kl IUNI1 IN AURORA. Si è giunti fino alla profondità di un metro e non si sono rin venute che poche ossa, poste alla rinfusa in terra mossa mista a residui di mattoni, il che fa congetturare che la tomba stessa sia stata visitata anteriormente. Tali ossa sono state visitate dal Profes sor Fantini, e descritte come appresso: Un cranio mancante della base che appoggia alla colonna ver tebrale , una cresta superiore anteriore del bacino , un femore in tatto, una tibia conservatissima, alcune vertebre, vari capi artico lari , una porzione di clavicola destra, una mascella informe con molti denti segnatamente mascellari , una mandibola superiore , ed altra inferiore, frantumi di coste, alcuni ossi del metatarso e del carpo , il tutto di persona adulta , e di natura femminile , desunta dalla conformazione del cranio , depresso nell' osso frontale e protuberante nell' osso occipitale. Da un' altra porzione di teschio della parte superiore occipitale unitamente ad altre piccole ossa, una delle quali si può stabilire per clavicola, si è desunto che col cadavere esumato fosse sepolto un bambino, molto più che, come la lapide accenna, la Bianca Landriani mori di parto. Le dette ossa raccolte, e deposte in una cassa di legno rovere, vengono ricollocato entro lo scavo suddetto, fatto a piedi della lapide. Successivamente, all'oggetto di meglio accertarci della esattezza del fatto che si ricerca, i prelodati Signori con me e testimoni si ' Riporto la lapide quale venne trascritta nell' atto notarile. Per la sua riprodu zione esatta, vedi voi. II, p. 402- DOCUMENTI MODERNI. 597 sono recati all' esterno della chiesa stessa , e di preciso sotto al portico ove nella prima arcata esiste al muro un Sarcofago di sasso con sovra la effigie di una donna giacente, e sotto l' iscrizione che BLANCAM LANDRIANI SI PETIS TEMPLVM HOC NOSTRVM OSSA ET MONVMENTA TENET. Si sono quindi praticati degli scavi nel pavimento che non han dato alcun risultato, e così pure nel muro intorno al monumento stesso, il risultato dei quali è pure stato negativo. Fatto e da me ricevuto il presente atto, scritto da persona di mia fiducia e che viene firmato qui in fine ed in margine dell' altro foglio dai Signori comparenti, dai testimoni, e da me notaio. Prima delle sottoscrizioni ed in presenza dei testimoni, io no taio ho dato lettura dell' intero atto ai Signori precostituiti, i quali da me interpellati, hanno dichiarato che il tutto è conforme alla loro volontà. L' atto presente è scritto in due fogli di carta bollata, di cui si sono occupate per intero le prime sei pagine, e linee ventuna della settima. Pietro Desiderio Pasolini G. Scarabelli Innocenzo Fanti R. Ispettore Scavi e Mo numenti R. Bonghi Firmati { Giovanni Cacciò Felice Dott. Fantini Ant. Nardozzi testimonio Dott. Ermanno Paterlini testimonio Alvisi Luigi fu Paolo notaio residente in Imola, rogato. Registrato a Imola il 21 Novembre 1889 al N. 299-21 del vol. 35 Atti pubblici. — Esatte L. 1, 20. Il Ricevitore — firm. Necchi. SAGGIO DEGLI « EXPERIMENTI DE LA E X.MA « S.s CATERINA DA FURLJ « MATRE DE LO INLLUX.M0 S.R GIOUANNI DE MEDIVI COPIATI DAGLI AUTOGRAFI DI LEI dal conte LTJCANTONIO CUPPANO COLONNELLO AI SERVIGI MILITARI DI ESSO GIOVANNI DE' MEDICI DETTO DALLE BANDE NERE. | Kavenua, Arch. Pasolini, Cod. cartaceo, aec. XVI. INTRODUZIONE. i. Questo ricettario è forse il documento più completo e più impor tante conosciuto finora sulla profumeria e sulla medicina del princi pio del secolo XVI. « Di questi ricettari ne furono pubblicati altri 1 (scriveva a me da Venezia Guglielmo Berchet) « ma a mio avviso questo è ancora più « interessante per la storia di lei (cioè di Caterina Sforza) e del suo « tempo.... Molto galante la signora Caterina.'.... » Queste ricette « danno un' idea dei costumi dell'epoca e dello stato « in cui era allora la scienza, ed in esse si trovano i segreti di tutti « gli empiastri ciarlataneschi che tuttora figurano nelle quarte pagine « dei giornali, osi trovano divinate scoperte assai posteriori, come quella « della cloroformizzazione per le operazioni chirurgiche. » A sempre meglio dipingere i costumi dei tempi, riportiamo qui ' LE DISGRAZIE D' UN POTERÒ MEDICO DEL SECOLO XV » (Baldassarre Cristiani.) « Baldassarre Cristiani da Crema, medico, il cui nome oggi invano si ricercherebbe nei libri di Storie generali e tanto meno in quelle particolari della medicina, ebbe nondimeno a' suoi tempi, cioè dal 1470 I V. Ricettario Galante del principio del secolo X VI edito per cara di Olindo Gckr- itiM. Bologna, Romagnoli 1863. Vi si allude ad Isabella d'Aragona figlia di Alfonso II re di Napoli, duchessa di Milano, moglie di Gian Galeazzo Sforza, e ad Elisabetta di Federigo Gonzaga, moglie dell'ultimo Guidobaldo da Montefeltro duca d'Urbino, eome a persone ancora vive. Isabella morì nel 1524, Elisabetta nel 152G. II Segreto dei Segreti — Che segreto sarà ? — Ms. cart. sec. XVIII, Inedito (Ravenna. Arcb. Pasolini). Alexandri radutimi Forliciensis Philosophi ac Medici, de Fette libri HI. Ms. cartaceo, sec. XVII. Ilbid.) 602 GLI EXPERIMENTI DI CATEEINA. al 1480 circa, il suo quarto d'ora di celebrità, e sopratutto la sua odissea di piccoli e grandi fastidi. Di questi appunto si trovano cu riose notizie in due diverse suppliche da lui indirizzate a Bianca Maria Sforza duchessa di Milano, la quale allora esercitava, o per lo meno divideva il comando col figlio Galeazzo Maria. Nella prima lettéra, data del 1471, si lamenta che il podestà di Pavia, sotto pre testo che doveva avere alcuni denari per una condanna, ancor que sta indebita, contro suo fratello Bartolomeo Cristiani, gli aveva quindi fatto aprire la casa togliendone i chiavistelli, ed asportandone de nari ed effetti di sua particolare spettanza. E che dovrà uno sof frire pei delitti degli altri? osserva il povero medico. Non sappiamo se giustizia gli fosse resa, ma troviamo invece un'altra lettera senza data, la quale indirizzandosi, dopo vari anni, alla stessa signora, si lagna che non gli fossero pagati gli onorari convenuti per la cura di un certo Papio, probabilmente un servo o cortigiano della duchessa. Questa lettera merita di essere completamente conosciuta, per al cuni dettagli che ci fanno conoscere alcune curiose medicine che venivano usate in quei tempi. Ecco dunque la lettera, quale si trova nell'archivio di Stato di Milano, tra gli autografi dei medici, al nome di Bartolomeo Cristiani: Illustrissima princeps. Nelli mesi passati per parte dello illustris simo vostro figliolo et de la Excollentia Vostra, rechesto el vostro rì- delissimo servitore Maistro Buldissarro Cristiani da Crema a la cura de la gravissima infermitade de Papio con promissione a lui facta per Zohanne Leonardo Vincemala1 da parte de la Vostra Signoria de farli satisfare; esso esponente per fare eossa grata ala Signoria vostra, pigliò tale cura dando licentia ad li altri infirmi per attendere die noctuque al dicto Papio, perchè la sua infermitade era di tale natura, che haveva bisogno di continovo solicitudine de medico. E lui non se sdegnò non solo squartare li cani et pippioni da metterli in sulla testa, ma a met terli li servitiali et soferire ogni puza per farlo guarire. E poiché fu megliorato volendosc partire, esso Papio con grande instantia pregò non lo volesse abandonare sinché non fusse ben libero, promettendo darli undèci ducati o servare modo che Vostra Signoria gli donaria lo panno de grana per farse uno bello vestito. E cussi posposita cum utilitate (sic) se è dimorato fin tanto è stato ben libero, come sa la Signoria vo stra, e fin a! presente non gli è provisto de cossa alcuna. Però recorre ala vostra Signoria et supplica ut bis attentis et at tento che elio è povero expulso di casa' per amore del Stato vostro et che non ha di che vivere se non mediante la dieta soa industria; se degna di provedergli de ciò gli pare et piace; acciò «he non reporte tanto danno, come spera in la libéralissima Signoria vostra a la quale ilovotamente se raccomanda.é 1 Tesoriere di Bianca Maria. 2 Essendo egli di Crema, appartenente allora al Veneziani e non agli Sforza. INTEODUZIONE. 603 « Ho creduto che per la sua curiosità, sì dal lato della storia come da quello della scienza, la pubblicazione di questo documento po trebbe riescire di qualche interesse.... etc. Dott. A. Paglicci Brozzi. ' » Ora, come la duchessa Bianca Maria pare che non si curasse di pagare Bartolomeo Cristiani medico della sua corte, cosi Caterina mori lasciando un forte débito verso Lodovico Albertini suo speziale in Forlì. Già da dieci anni essa non abitava più Forlì, ma V intelligente e fi dato speziale era per lei persona troppo intima, troppo necessaria ai suoi studi, alle geniali sue esperienze sulla medicina e sull'alchimia, perchè potesse rinunziare alle sue relazioni con lui. E la familiarità che questo speziale aveva con lei, che chiamava « mia dolce patrona », la premura per aver nuove della sua salute, l'essere accorso a Firenze al tempo della ultima sua malattia, il do lore sincero da lui provato per la sua morte, e finalmente la somma di oltre 587 fiorini di cui era ancora creditore « per robbe date a sua « Ill."" Signoria in Forlì.... de la mia botega etc. 2 » dimostra che egli era specialmente caro a Caterina, e che essa continuò a valersi di lui per quelle sue ricerche, per quei suoi esperimenti, i quali, malgrado la politica e la guerra, assorbivano, a quanto pare, gran parte dei suoi pensieri e della sua vita intellettuale e privata. II. Le lettere che seguono sono una prova delle relazioni che Caterina manteneva con scienziati e con alchimisti, per raccogliere notizie e per venire in possesso di segreti sempre nuovi. Sapendosi poi che Caterina era sommamente erudita in queste materie e pratica di molte esperienze, alla sua volta da molte parti veniva richiesta di medicine e di ogni maniera di unguenti e di profumi. Lorenzo de Mantechitis prigioniero a Caterina. — Qui si allude ad una burla fatta all'Auditore della contessa. — Si accenna pure ad alcuni tentativi di alchimia, ecc. — Lo scrìvente prega Ca terina di non aversene a male, a volerlo liberare di prigione, ed a tenerlo ancora al suo servizio. — (La lettera si trova tra le carte dell'anno 1504, ma facendovisi allusione a Giacomo 1 V. Il periodico Converaaeioni della Domenica, Milano, 8 luglio 1888. * Leti. 8 settembre 1509, V. doc. 1364. GLI EXPERIMENTI DI CATERINA. Feo secondo marito di Caterina, deve essere stata scritta dopo il settembre del 1490 e prima del settembre del 1495.) [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr., t. 125, n. 202. - V. doc. 1259.] III."* Madonna. Io mi credeva che la Ex."" V. havesse piacere di questa piasevoleza usata per mi verso del maestro, ma parmi l'habia havuto in summo dispiacere, che invero me ne dole sino a l'a nima et mille volte ne domando perdonanza a la S. V. Et adziochè sappia che '1 mio confessare questa bubula a l'auditore non è stato ad altro fine se non per vedere se quello che me havea dicto el maestro era la verità zoè che quando la S. V. et m. Iacomo intendesseno questa cosa essere vera, che nol credevasi che fusse, che o per uno modo o per un altro la vorissidi havere; in modo tale che me persuadeva ad andarmene cum Dio, dubitando lui forsi di quello m' è intravenuto. Ma io che sapeva la cosa essere niente , non me ne deva pensiero alcuno, sperando che la Ex.i'* V. et m. Jacomo in sieme cum mi pigliasseno piacere de lui che se reputa in questa arte grande philosopho et molto intelligente, de lassarsi demonstrare una cosa et non volere vedere la vera experientia. Et ad ziochè la S. V. il sapesse più presto, io lo disse avanti a lo auditore cre dendo subito lo refferisse ad quella et che ne pigliasse piacere et non dispiacere. Li disse ancora che io era conducto cum lo Re Maximiano,1 cosa incredibile che uno mio paro havesse modo et via de condurse cum cussi alto S." L'è vero che gli lo disse in secreto, dimonstrando non volere se sapesse, adziò corresse a dirlo a la S. V. per potere poi cum quella havere piacere de dicto maestro; el quale anchora lui se credeva che andasse cum dicto Maximiano. Havea bene ancora tenuto Scipione 2 in questa pratica uno bon pezo et solum perchè non intendesse quello che se lavorasse, como da la S. V. hebbi in commissione; pure a l'ultimo li disse che non era nulla, immo non credeva fusse possibile ma che faceva per dare ad in tendere al maestro, el quale era pertinace che non se potesse fare arzento nè fusse possibile affarne per questa via alchimica, dove che monstrandoli questo argento calcinato et in sua presentia redurlo in corpo cum sapone negro, salnitrio overo borace, che in si mile forma pare cenere, che lui remanerà stupefacto a vedere che quella polvere sia reducta in arzento. Sichè, Ill."" Madonna, intenda la S. V. la cosa de che natura è et piglila per piacere et non per dispiacere, facendo questa conclusione che se mai per alcuno tempo la S. V. intende che io sabbia fare si1 Massimiliano I re dei Human! poi imperatore. Era marito di Bianca Maria so rella di Caterina Sforza. 2 Forse 11 figlio naturale di Girolamo Riario. primo marito di Caterina che essa te neva In casa. INTRODUZIONE. 606 mil cosa ne che in arte de alchimia habia cosa alcuna che vera sia, salvo se Idio, per lo advenire non mene prestasse gratia, ma dico sino al presente voglio che me faza squartare a quattro cavalli. Et Dio volesse che havesse cosa bona : chè biato (beata) la S. V. et li vostri Ex."i figlioli et mi : et non seria quasi in extrema necessità como sonno se havesse tale vertù. Pigli adunque la Ex." V. questa cosa per il dricto suo et non per lo contrario, et pigline piacere et non dispiacere, che la supplico grandemente quanto so et posso etiam verso Scipione, el quale ancora lui li seria stato colto se non gli 1q havesse dicto; imperoche lui non sappeva quello se facesse, como ho dicto di sopra, per il comandamento che io havea da la S. V. Per la qual cosa humilmente priego la Ex." V. se digni per suo et mio honore liberarmi che possa andare fuora et ritornare a mio piacere. Chè, quando quella non vorà che stia più cum lei, mene andarò ; quando ancora vorà che la serva fedelmente como ho facto per lo passato la servirò de bonissima voglia. Cum questo che quel pocho me ha promes so me lo voglia observare de mese in mese adziò possa substentare mi et la mia famigliola; similmente comandare a Baptista de Olivero che me assigni per le tasse debituri exigibili et non zente che non se ri trovano in rerum natura, imperoche de le vechie ne ho a riscotere più de uno terzo. Et anche quando la Ex.Ua V. me provedesse de le gno gli seria maziormente obligato et cussi de biava per li cavalli, volendo che ne tenga. Quando ancora non se contentasse che ne te nesse me sara sommo servitio, perchè accadendo cavalcare- de li suoi et questo perchè non ho per li mei cavalli da la corte se non uno poco di remolo, molto tristamente misturato. Quando ancora la S. V. o vero m. Jacomo ' vorano che se faza alcuna prova de quelle cose che io ho, quale tengo per bone, se farà; et maxime circa quanto se contiene in quello libretto, per haverli qualche bona spe ranza perchè ultra di quelle mai più intendo sopra ad ziò affati carmi. Quanto che non vorano se lassarà stare et non se farà se non tanto quanto comandarà V. S. et il prefato m. Jacomo. A li quali sempre me recomando. Servitor Laurentio de Mantechiti. A tergo: A la mia Ill."" Madonna. 1 Giacomo Feo secondo marito di Caterina, assassinato a Forlì il 27 agosto 1495. V. Voi. I, cap. XXI, p. 355-384. GLI EXPERMEST1 DI CATERINA. Caterina « Ven. viro domino Francisco Fortunato Plebano Cassine secretarlo nostro. » — 2 novembre 1499, da Forlì. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 70, 1 n. 87. — V. doc. 1093.; Pievano. — Mandatice palle tre de vetro tondo habiano il buco picolo et che tengano doi bucali de mesura et xn cipolle marine che se chiamano schille, che quanto più presto le mandante ne serra più grato. Valete. Forlivij die 2 Novembris 1499. Caterina Sfou. Tanto scriveva Caterina mentre già preparava i cannoni per re spingere Cesare Borgia. Neppure il pensiero dell'assedio imminente ba stava a stornarle la mente dai suoi esperimenti ! Luigi Ciocha a Caterina. — Termina una lettera politica che le scrive di nascosto, mandandole una ricetta molto segreta e destramente carpita alla corte di Mantova. — 23 marzo 1502, da Mantova. [Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. /•>•., f. 77, n. 85. - V. doo. 1164.] ....passate queste feste io sarò con M.' Costanza e glie parlerò si dela Recepta come del oncto. Ma sio vi zuro, chio la fece pigliare el più crudele sacramento del mondo che la mi dava el vero oncto et la vera Recepta che ha M.1 marchesana et lè per el volto et per le mane, et sei Diavolo vole che l'havesse meglio et none havesse compiaciuto V. S. mai più glie saria amico. ....La Recepta megliore del ovo et del Zaferano non la voglio mandare per esser cosa tropo mirabile et de vera substantia. Ma zuro a V.' Ex."" di portarvela se ben dovesse venire aposta perchè io anchora mi voglio trovar presente a uno tanto experimento et a una tanta satisfactione che veramente non vorria esser Re di Franza quando mi trovi ad experimentare si mirabile cosa, et anche V.* Ex."' noii trovaria mai homo simile a mi perche ce bisogna animosità, zoo non temere spiriti, fede, zoe credulo, secreto, zoe non se scoprire con homo del mondo et haver li instrumenti necessarii a tanta opera che ne in el studio di Bologna ne in Ferrara ne a Parigi ne a Ro ma non furono mai simili a li mei, et anche ne patisco per none havere voluto servire a Bologna a chi si dilectava di questa arte.... Mantue xxm Martii 1502. Alois. Ciocha sine spiritu. 1 Nel documenti per errore ù Indicata la fllzn 71. INTRODUZIONE. L/uigi Ciocha a Caterina. — 5 maggio 1502. [Firenze, Arch. di Stato, V. doc. 1168.] Madona Costanza prega V. Ex."" a mandargli qualche profumi et polvere di cipri et io la prego a compiacerla perchè anchora le ha de le gentileze de recambiare V. S. Etiam che la vicina sia morta, tamen , perchè V. Ex."" non sia corozata meco, mando ad essa la recepta vera et probatissima che tanto bisognava a la dita vicina, et prego V. Ex."" ad non essere co rozata con mi quale vi sono servitore et partigiano fidelissimo a farne tutti li esperimenti del mondo, etc. Gariboldi romito a Caterina. — Le manda acqua celeste. — 21 gen naio 1504. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 126, n. 19. - V. doc. 1232.] IH."* Madona con mille saluti, ecc. Da poy la debita salutacione per mille volte me arecomando a vostra S." post mando a la vostra S.' tre fiaschete de aqua celeste per il compagno mio Don Piero dove che io stago in cassa sua a Fiorenzuola perche e messo fidato de le quale fiaschete et ge ne una per il malle de la testa e del stomaco. L'altra si e per el figato ma el ge bisogna metere dentro onze j" de diarodon abbatis. L' altra si è contra peste pigliandone uno poceto la matina per quelo zorno non piara peste e così e scrito e ligato uno breve al collo per cadauna fiasceta. Io seria venuto da la vostra S. ma me venuto male ad uno zinochio, non posso caminare et per questo o mandato el mio compagno azio (perchè) la vostra S. non patischa desasio; como sia guarito vegniro a trovare la vostra S. la quale sempre Dio la mantegna con felizitate. De li oley non o potuto lavorare, ma de curto la vostra S. li havera, non altro se non che Dio sia sempre con la vostra S." A di 21 de zenare 1504 in Fiorenzola. El vostro Frate Bernardino di Gariboldi romito. A tergo: Ill."* Contesa (sic) Madona Catelina Sforzia Florenzie. Un ignoto scrive a Caterina da Mantova per dirle che mercè le pre ghiere che essa gli ha fatte, egli ha ottenuto dal marchese Gonzaga che Camillo de Sala sia salvo nella vita e negli averi, 608 GLI EXPERIMENTI DI CATERINA. pattuita però certa composizione. — Le manda un lustro pel viso adoperato dalla marchesa Gonzaga. — Chiede la ricetta per fare l'oro a XVIIII carati. — Senza data, (1504?) [Firenze, Aron, di Stato. lled. a. Pr., t. 125, n. 10. - V. doo. 1257.] ....Cossi mando a la Ex."" V. quel lustro del volto qual la pregò ohe li volesse fare havere et mai insino al presente non è stato possibile per la persona che l'adopera, cioè la Madonna nostra. Et prego che la Ex."" V. me voglia attendere ad quel che la me promisse cioè de mandarme quella ricetta da fare oro da xviiij" carati et mandarmela intieramente et al più presto drizandome sue lettere a Milano per la via li dira Anthenoro qual a pieno li exponera ad nome mio assai cose al suo bisogno et io del tutto expectarò su bita resposta Quel Fidel Servo etc. Anna Hebrea a Caterina. — Le manda un unguento nero ed amaro per far liscia la carne, ecc. — 15 marzo 1508. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 125, n. 228. - V. doc. 1324.] Illustrissima mia Madonna, post debitas commendationes, salutem. Missere Antonio Melozo Cavaleri è stato qui per parte de V. Ill."" S." et domandatone io debia darli di quante sorte io fo lisso per el viso. Primo io li ho dato uno Unguento negro el quale è per livare ogne panno grosso che fosse nel viso et assotiglia la carne et fala lissa. El quale unguento lo ponircte la sera et tenetelo fino ala matina e poi ve laverete con l'acqua pura di fiume, poi bagne rete el viso con l' acqua ne la quale è scripto Acqua da Canicare : poi ponirete un poco di questo unguento bianco: poi prenderete manco di un granello di cece de questo sulimato e lo distemperarete con quest' acqua dove è scripto Acqua dolce, e poneretila nel viso : et ogne cosa ponirete suttilissimamente perchè è meglio. Lo unguento negro vale Carlini quattro l'oncia, et l'acqua da Canicare vale Carlini quatro la foglietta : la Ceretta, cioè l'unguento bianco vale Carlini octo l'oncia : lo Sulimato vale un Ducato d'oro l'oncia et l'acqua dolce vale un Ducato d' oro la foglietta. Se Vostra Ill."" S.r'" ne adopcrarà io mi rendo certa che continuo ce mandarete. Non altro a V. IH."* S. continuo me aricomando. In Roma adi 15 di Marzo 1508. De V. Il1.- Sig." Serva Anna Hebrea. INTRODUZIONE. 609 Lo unguento negro è amaro, abattendose ad andare in bocca, sapiate non essere cosa cattiva e la amaritudine vene perche c' entra lo aloe. A tergo : Ala Ill." Madonna Caterina de Reariis, S. F. V. C. (Sfortia Vicecomes) Contessa de Imola mia unica padrona honoranda. Ubicumque sit. In. codice che noi pubblichiamo ha per titolo : Expimeti d la ex."" s' Caterina da furlj Matr d lo inllux""< s Giouani d medici. Il colonnello conte Lucantonio Cuppano, che stava ai servigi mi litari di questo Giovanni de' Medici detto dalle Bande Nere, lo formò circa l'anno 1525, copiando egli stesso e facendo in parte copiare un altro codice che Caterina aveva lasciato scritto tutto di propria mano. Sono esperimenti intorno alla medicina, alla chimica, ed ai lisci. Le ricette che si propongono appaiono veramente singolari, in particolar modo quelle dei lisci che vanno sotto la rubrica : « Acqua a far bella. » Il volume di formato in ottavo di 554 pagine, senza quelle che ser vono per l'indice, conserva ancora la sua legatura antica in tutta pelle, ma nella costola venne restaurato modernamente. Sui due piani del libro è ripetuta un'arme impressa a diaccio : oggi non si distingue più molto chiaramente, ma sembra e potrebbe essere quella dei Cuppani. Questo manoscritto fu acquistato molti anni addietro da Pietro Bigazzi bibliografo fiorentino in una vendita fatta in Firenze di antichi libii di scienza medica appartenenti al dottor fisico Giovan Battista Mannajoni. Rilevato poi con altri manoscritti del foiulo Bigazzi dal libraio signor Casimiro Bocca, questi lo vendè al sig. Dario Giuseppe Rossi negoziante di libri antichi in Roma, ed il Rossi al sig. Enrico Le Lieure, dal quale passò nelle mie mani nell'ottobre del 1887. Questo codice fu descritto in una vita di Caterina Sforza compilata dal romanziere inglese Adolfo Trollope. ' Più recentemente ne ha parlato un altro libro divenuto già assai raro: Les femmes blondes selon les peintres de l'école de Venise, par deux vénitiens. 2 1 A Decade of Italia* Women by T. Adolphtjs Thollope. London , Chapman and Hall 1859. V. pag. 264-268. 2 Paris, Aubry 1865 , p. 303-305. — Ivi si legge : * Nona avlons déjà termine notre chapltre portant pour eplgraphe Pharmacopolae , quo de nouvelles notlons sont parnn 610 GLI EXPER1MENT1 DI CATERINA. IV. Il codice viene oggi pubblicato sopra una trascrizione eseguita nel 1888 con esattezza scrupolosa dal dott. Romolo Brighiti di Roma addetto a quell'archivio di Stato. Il Brigiuti valente in paleografia e fornito di speciale erudizione in quanto riguarda la medicina, Val chimia e le scienze occulte immaginate e trattate dagli antichi, com pito il suo lavoro, dopo avermi minutamente descritto in una sua let tera, il metodo da lui seguito per interpretare le abbreviazioni dei pesi, etc. ed ogni più minuto particolare, « Ho altresì rispettato sci*upolosamente (continua) gli errori del « testo (correggendoli, per quanto mi è stato possibile, nette note). Ella « m'insegna come gli errori abbiano anch' essi la loro importanza nello * studio dei manoscritti. Sarebbe certo un bello studio per lei che co- « nosce bene la scrittura della Caterina, il verificare se da tali errori venues et que nous avons été à même de connaître quelque manuscrits, un entre au tres dont nous aurions fait ressortir l'importance et la valeur dans le cours de nos pages si nous l'eussions connu plus tôt. Nous voulons parler des Esperimenti della Eccellentissima signora Caterina di Furi). — Catherine Sforza de si grande mémoire dans les annales Italiennes au temps de l'expédition de Charles VIII au deçà des monts, cette Catherine Blario Sforza Dame de Forlì et mère du valeureux Jean des Médicls des Bandes Noires. Le livre de ses Recettes et secrets tenu et conservé par Luca Antonio Cuppano secrétaire de Jean des Médicls, fait aujourd'hui partie de la bibliotèque d'un bibliophile florentin, M. Bfgazzi, et 11 nous a paru curieux d'y trou ver mentionnée la recette des blondes comme étant d'un usage déjà habituel : or, Ca therine Sforza étant morte en 1509, après neuf années de solitude dans le couvent des Murate à Florence, ce n'est pas trop présumer que d'attribuer la date de 1490 au recueil de la Dame de Forlì, alors en sa fleur. * Les recettes N.°» 78, 81, 82, 86 et 89 de son livre sont toutes inventions employées pour se blondir, et la célèbre formule tant repétée depuis dans les autres JSicettarii ■ a far capelli biondi come oro „ n'y manque point : * Prenez du cinabre, du Bafran et du soufre, distillez-les à l'alambic, répandez la mixture sur votre tête, et vous pei gnant et repeignant au soleil, le peigne constamment empreigne do cette eau, laissez sécher vos cheveux au soleil, et vous atteindrez à une beauté de blond rivalisant avec l'or. „ * Les Esperimenti, comme les appelle le secrétaire Lucantonio Cuppano qui nous en a conservé le précieux texte, n'ont jamais été imprimés, mats nous avons la convin- otion que plus d'un alchimiste et d'un pharmacopole des temps qui suivirent les ont connus, et nous ne croyons pas aller trop loin en estimant que ces livrets ont été une source féconde do renseignements et de données pour tous les curieux de recettes qui ont eu comuniration du recueil que la Dame de Forlì avait écrit de sa main. u Ce n'est pas que nous voulions inférer de là qu'elle lit autorité dans l'alchimie on qu'elle se livrât maglstralment à de telles compositions, mais il est certain qu'elle tenait note attentive et scrupuleuse de ce qu'elle recueillait de la bouche des pra- cticiens et de gens de savoir, et ainsi qu'elle a aidé à la tradition de ces faits de la vie domestique. Il paraîtrait quo certaines eaux propres à embellir, citées dans son curieux ropertoir, auraient aoquis et conservé longtomps après sa mort une renom mée transmise dans les livres sous le patronage de son nom devenu classique. „ INTRODUZIONE. 611 « potesse trarsi indizio che il suo Ms. fu copiato sull' originale di « mano della medesima e non su d'una copia, o se il ricettario della « Caterina fosse scritto da lei o da altri per suo ordine ed uso. Intanto « la lettura attenta del testo mi fa rinunziare alla ipotesi che emisi air « tra volta che il continuatore del Cuppano notato da me (B rosso) « scrivesse sotto dettatura. Ciò desumo appunto dal tipo consueto di « errori. Il (B rosso) sbaglia normalmente saltando da una parola « ad un passo che comincia con la parola stessa. Per esempio, a pa- « gina 231-32, ' ricetta 179, trovo « setaccia et poi fa pillolle grosse » « incorpora.... » egli ha errato saltando appunto alla linea prima della « pagina 232 che comincia « et poi fa pillole grosse. » Ora questo è « il tipo degli errori di copiatura. Egli quindi copiava. Un' altra prova e danno gli errori che la trascrizione procedesse de visu , prova eh' è « un bell' esempio di disattenzione. A pag. 473 egli ha scritto « bon « stagni * poi V ha cancellato correggendolo « 60 stagni. » Evidente- « mente egli ha preso 60 per l'abbreviatura bo' di bon. « Ilo altresi notato i luoghi ove mancano delle carte; ciò ho de- « sunto dal salto che presenta il senso nel testo, e dalla numerazione « antica a carte e che ancora può leggersi sotto la nuova numera- « zione a pagine. Cosi Ella potrà vedere come e quanto il mano- « scritto sia mutilo. « Relativamente alla sostanza delle ricette, Le segnalerò (come pro- « misi) quelle che contengono un elemento fantastico di qualche im- « portanza. — Di fantastiche ve ne sono moltissime ; ma non mi sem- « bra importino mollo quando la genesidell'elemento fantastico non è tro- • vabile. Cosi, per esempio non si sa perchè 9 fogliette d'acqua di 9 mo- « lini, bevutaper 9 mattine debba curare i lunatici (p. 203). Qui non v'è « d'evidente che il compito del numero 9. Ma perchè? Quale relazione ha « il quadrato del numero perfetto (3X3 = 9) colla malattia? Cosi l'olio « di scorpioni colti al sole quando è in scorpione, cura la peste (p. 210), « e qui v'èsimpatia fra * scorpione » (animale) e scorpione (costella- « zione. — È per la stessa simpatia che le pietre che trovansi nella « testa dei gamberi d'acqua dolce, bevute con vino guariscono la pietra « (calcolo uretrale) pag. 244. « Ma perchè il dente del cinghiale in polvere, bevuto, sana la pun- « tura ? (pag. 228). Questa simpatia è più intima quando proviene « da medesimezza d'organi: cosi ad uno affetto da enfiagione di milza, « si leghi per un giorno sulla parte malata la milza della capra, poi « questa si tolga e si esponga al sole od al fumo; mano mano cheque- « sta calerà disseccandosi, calerà la milza al malato (p. 361). « Talora la simiglianza che rende le cose simpatiche , ciò è dotate « di qualità simili, non risulta che da un giuoco di parole, da un puro I Cita le pnglno del mB. 612 GLI EXPER1MENTI DI CATERINA. * fenomeno filologico. L'identità logica mutasi in identità reale. Così t la radice di celindonia (chelidonium majus) che ha un succo cau- « stico fa cadere i capelli, e lo stesso fanno le rondini distillate (pac gina 162.) — Ecco l'equazione tra y sXiòóv.ov (erba) e ysXiSiùv (rondine). « Cosi il finocchio entra come ingrediente nelle acque « a miglio- « rare il vedere » (p. 391) forse per U nome fino-occhio, ed anche: € Lo corallo molto conforta lo core (pag. 341). « Per una disposizione di spirito analoga forse , la cintura di c pelle di lupo Xwoc, non conciata, portata sulla carne (pag. 259) la « carne od il cuore mangiato (pag. 307) il sangue bevuto (pag. 311) « guariscono il mal caduco (di cui una forma nota all'antichità era la c XoxnvOpourcta, cfr. le loup-garou) e la pelle del capo della volpe (àXró- « irr]£) bruciata con altri ingredienti si usava a guarire la calvizie t (àXoMtsxio) (p. 290.) « Talvolta questa simpatia proviene da rapporti più remoti: il « talco per esempio, è adoperato a far bello il viso, forse perchè « se « troua nell' isola di Cipri » V isola sacra a Venere, la dea della bel- « lezza, la « Ciprigna Diva » dei poeti 1 (p. 1). < È per una di queste vaghe relazioni che a frenare l'emorragia del « naso si prescrive di lavarsi il capo con una decozione nel ranno di c scorza di idivo, ma l'ulivo deve esser giovine se il malato è giovine, « vecchio se è vecchio (p. 480.) Tra i giuochi di parole, noto il grani ciò (cancer fluviatilis) i cui gusci in polvere entrano come ingre- « dienti nella cura del cancro (cancer malattia) (p. 458). t Alcune volte l'elemento fantastico consiste nella applicazione di una « qualità reale di una cosa, ad un caso in cui però non può at;er « alcun effetto. E così che la calamita (magnetes) nota per la virtù « di attrarre il ferro, toglie la discordia (cioè li attira) tra marito e « moglie (p. 370) e che essa tenuta in mano, facilita il parto (p. 378). c Altre volte questa opinione si rilega ad elementi leggendarii o tra- « dizionali : cosi la rasura di ossa di datteri data a bere con vino li- « bera le partorienti, perchè « sopra lo loco doue parturi la uergine « Maria era la palma desso » (!) (p. 377) ed il diaspro (diaspro san- « gnigno?) di cui le macchie ritenevasi fosse sangue aggrumato, è sti- « metto frenare le emorragie (p. 330). I * Solea creder lo mondo in suo periclo * Che la bella Ciprigna il folle amore * Uagglasse, volta nel terzo epiciclo ; " Perchè non pure a lei faceano onore % Di sacriflcj e di votivo grido * Le genti antiche nello antioo errore : " Ma Dione onoravano e Cupido, * Quella per madre Bua» questo per figlio, a E dicean eh' el sedette in grembo a Dido; „ rmuiii, vili, 1.9. INTRODUZIONE. 613 « Ma la fonte più, copiosa del fantastico sta nella persuasione (comune tra i selvaggi) che assimilare una parte di un essere sia assi- « milarne le proprietà. Così le cipolle di giglio (p. 43) le « scorze « delle oua » (p. 45) U « colombo bianco » distillato (p. 78) la * rasura « d'auorio uechio » (p. 128) sono ingredienti per far la pelle « bianca » « e bella. « Le t corna de castrone » ricurve fanno i capelli « ricci > (p.143.) « Il latte di capra ed il grasso di orso o di cavallo, animali pe- « losi o con criniera, fanno crescere i capelli (p. 144, e p. 152). « Il pettinarsi al sole, ajuta a far bionda (p. 153). « La midolla di asino (animale durae cervicis) è ottima per lerot- « ture del capo (p. 271). « Il serpente polverizzato od il serpente bollito in vino, mangian- « done e bevendone, è ottimo contro la leprosia (lebbra) perchè esso « conferisce la qualità sua di rinnovare la pelle (p. 272 e p. 385). « Il cervello dei passeri (animali lussuriosi) è afrodisiaco (p. 274). « Il cuore o capo di vespertiglione (nottola, che sta desta la notte) e portato in dosso, fa stare sveglio (p. 299) ecc. ecc. » Tanto basti ad indicare i criterii generali che pare abbiano ispi rato gli esperimenti di Caterina, o per dir meglio le cognizioni e le di vinazioni, gli studi e le fantasticherie dei cultori della medicina nel secolo XV. E qui ricorderemo che chi insegnò l'arte, chi diffuse in Fran cia l'industria e l'uso dei profumi, fu la regina Caterina deiMedici di scendente da Caterina Sforza. In quel tempo nessuna città uguagliava Firenze nell'abilità di pre pararli. Un fiorentino (un tal Renato) venuto in Francia con la re gina italiana, fece da maestro a tutti i francesi. Piii tardi venne l'uso del belletto. L'uso dei nei fu pure importato in Francia da Caterina de' Medici. Quello della polvere incominciò nel 1590, e fu introdotto dalle mo nache giovani « le quali per un sentimento di mortificazione volevano « nascondere con uno strato di polvere la freschezza della gioventii. In- « trodotta quindi a poco a poco di moda onde modificar gli effetti del « rossetto, l'uso penetrò dappertutto e fu il più tenace a cadere; e quando « Murat volle abolire l'uso della coda e della polvere fra ì soldati, in- « contro una resistenza che fu forza vincere con molta energia. In In- « ghilterra quest'uso durò sino alla fine del secolo passato : questa moda « essendo stala tassata abbastanza forte, i gran signori trovarono allora e mere di buon gusto farla portare ai loio domestici ; quest'uso tuttora « si mantiene. ' » l V. il giornale La Unzione, 9 novembre 1865, Storin detta profumeria. 614 GLI EXPERIMENTI DI CATERINA. VI. A proposito di questo manoscritto, io qui debbo lasciare memoria come il senatore Marco Tabarrini più e più volte mi abbia detto che ora mai venti e più anni sono, rovistando egli in Firenze i manoscritti del Bigazzi (dal quale come ho detto è uscito questo nostro) e ciò prima che il fondo venisse acquistato dal libraio Bocca, trovasse tra quelli un mano scritto intitolato : «A FAR BELLA » Era un libro di ricette diprofume ria e di medicina, ma il titolo mostrava come l'intenzione primitiva e predominante fosse stata quella di raccogliere ricette destinate all'orna mento della persona. Il libro era scritto con ordine, e come il pensiero della eleganza aveva guidato l'animo di chi lo scriveva, cosi anche la sua apparenza, la sua forma rivelava uno spirito elegante. Ciascuna pagina aveva una ricetta e non più. Il libro era in sedicesimo; era grosso ed alto; la legatura era di sfatta; Vinsieme era stretto, tion da fermagli, ma per quanto pare, da striscie di cuoio; tutto oramai era logoro e disfatto. Lo scritto era al l' incirca della fine del secolo decimoquinto ; evidentemente non era di un copista; mostrava anzi caratteri personali molto spiccati. Lo scritto dalla prima all'ultima pagina era, senza dubbio alcuno, della stessa mano ; ma si vedeva fatto in tempi e con inchiostri molto diversi. Il carattere andava modificandosi seguendo le mutazioni della età : qualche volta sembrava perfino tradire lo stato dell'animo, % vari luo ghi, le varie circostanze tra le quali era stato vergato. Il libro insomma si presentava come il compagno di una vita lunga e variamente vis suta. E sulla prima pagina, vigorosamente scritto, si leggeva il nome di Caterina Sforza. ' Esaminando diligentemente il codice del Cuppano che ora dò alle stampe, il Tabarrini si convinceva sempre più che esso era davvero una copia di quello primo. Più esaminava il codice del Cuppano, più gli tornava a mente il libretto veduto vent'anni piima. Che avvenne di questo prezioso originale ? I A questo libro alludono forse lo parole sogueuti di Giovanni dalle Bande Nere u Ci trovammo manco nelli forzieri da Roma uno libro scritto a mano di ricette ■ di più e varie cose operate, che senza fallo nisuno lo rttrovamo, che In ogni modo lo ■ volemo. " Mandame* el Tiribilli apposta dal piovano, come esso vi dirà, et bisognando, far- * rite quello vi commetterà. „ (Lett. a D. Francesco Suaslo al Trebbio, 29 die. 1525. — Flrouze, Arch. di Stato, lled. a. Pr., Arch. Storico ItaL, Nuova Serie, voi. IX, disp. II, p. 127.) Infatti egli doveva avere ereditato e tenersi caro il manoscritto materno, ed 11 conte Lucantonlo Cuppano, suo soldato, vedendo in qual conto esso era tenuto dal suo signore, dovè chiedergli licenza di copiarlo come cosa preziosa. INTRODUZIONE. dir, Portato a Roma da Casimiro Bocca un quindici anni sono, fu ven duto per qualche centinaio di lire. Il Bocca mori, e per quanto io abbia interrogato il fratello Silvio suo successore, questi non seppe ricor darsi, nè ripescare memoria alcuna dell'acquirente nè del luogo dove andò il manoscritto. Stilla prima pagina del codice si legge: Mascalcia. Cerusica del capo et. Fisica. Cerusica delli occhi Copiati l' incanti b f. h. p. x A E I O V. Lxcbntpnhp Lucantonio1 1 Chiave della cifra che Caterina adopera ogni tanto nei suoi manoscritti per le ricette che vuole rimangano segrete. ExPERIMENTI DE LA EX."» S." CATERINA DA FURLJ MATRE DE LO IN- PLLUX"0 S." GlOUANNI DE MEDICI In nome de dio in questo libro senoteranno alcuni experimenti Cauati da lo originale de la inllux"* madonna Caterina da furli Matre de lo jllux™" S" joanni de medici mio. S." et patrone et per essere lo originai scripto de man propria de dieta madonna maxime quello non uolea da altri se sapesse et per essere dicti libri inmio potere non me curaro durare fatiga arescriuerli per esser tucti extimiati experimenti mirabili et per hauerne da alcuno el S" mio ame factone fare proua et sonno uenùtj uerissimi doue se deue extimare tucti li altri essere ueri per essere experimentati da cusi alta madonna e scriptj de sua propria mano et perche questi mirabili secretj non siano ascosi per me se ne Tira memoria — El nome mio sie lucantonio Cuppano Nato de gentil homo e gentil donna et sommi posto al seruitio ■) de Tal S" che spero el medemo P- 2. crearmi et Tucti quelli che nascono de la casa mia de gener Mascu- ') aw margine su lino Nascono Conti et caualieri Cum incredibil autorità imperiale et tale autorità e circa Trecento cinquanta anni e più che in la casa nostra se troua et io son nato da messer ysidoro cuppano de li no- Bap Mannujoni., bili et de madonna lucia sotia et nacquj Nel 1507 De Marzo de Gio- Nec1e™illeecct'0nq,/<;" uedj Giorno de lagloriosa uergine Maria et cusi prego lo Altissimo /« stessa mano.) idio et sua Gloriosa matre me prestino felice et uirtuosa Vita et pri ma la Morte finisca me che maj me induca acosa captiva et come generoso me faccia uiuere et morire et Cussi darò principio A fare acqua De Talcho El Talcho e stella de la terra et a le scaglie lucide e se troua ne lisola de ciprj et il suo colore e simile al cetrino et guardandolo Cap.° 1. essendo insieme in massa dimostra uerde et uedendolo uerso laria p, 3t dimostra come christallo et a le infrascripte uirtu senza le altre che non sonno in libro noctate quale seria el disiderio de li alchimisti saperlo — Prima per fare le donne belle e leuarsi omni segno e machia del uiso de sorte che se una donna fuse de sesanta annj la farà parere pertore della p. 2 legytsi di matto del XVII tee. ca dente "E* lib Io 618 GLI EXPERIMENTI de uinti II La sera quando la donna ua alecto, Pigli de lamulica del pane ela ponga in acqua necta et la lassa stare amollo e poi Cum dieta mulica bagniata se laui ben le mano e il uiso Poi se soiucti bene Cum uno Panno neto poi pigli un pocho de Acqua del dicto Talcho et se la ponga in le palme de lamano et cumesso se fregi e sic. Ripetuto bagni el uiso e lassi sciutare de se ') et il simile «) et il simile faccia cancellato. lamatina quando se leua che li fara lacarne bella lucida et colorita Miracolosamente et li leuera omni segnio e machia del viso si como uarolj uolatiche Panne et omni sorte de segnio che li sia uenuto o per infirmita o per altro modo nel uiso — p" 4» Ancora dieta acqua de talcho o uero poluere de esso chi ne beuesse inuino biancho guarisse uno che fusse auenenato et chi inquel giorno ne hauesse preso in uino biancho sera sicuro de ueneno et de omni morbo e peste — Ancora chi hauesse Perle guaste et bructe et le ponera in uno filo una destante da laltra et le ponera in dieta acqua per una hora epoi per una hora al sole et come seranno bene asciucte tornale a mectare in dieta acqua et cusi seguitando quanto pare a te ueneranno J) Dallo tpazio ri- de beleza marauigliosa et augumentate de beli 2) ed de groseza Tinca plò^'argo- 3) Per non essere le altre sue uirtu notate in dicto originale sinon multarei che la per infinite, lassaro inquesto uolume lo spatio a causa si mai persona parola fosse in- 1 r r (era • beb(eza) . armasse aquesta cognitione si degni comunicarlo perche e mortale mancante* "siasi peccato Tenere ascoso tanto tesoro — ".) perduta per un Ancora se fa mentione che dicta acqua fa de lo argento oro m et fallo della carta. u Oli 3)-3) cancellato. de le zoie false le fa perfecte et fine — p. 5. Acalcinare el talcho El Talcho se calcina in diuersi modi, ma chi localcina con il foco Cap.° 2. li fa perdere lauirtu perche la forza del foco la lieua uia et chi lo calcina in li sachetti cum le petre et cum acqua medesimamente guasta el talcho perche se incorpora cum lacqua, ma iluero modo de calcinarlo sie questo, como usaua madama da furli — Piglia el talcho et apezo apezo ponilo in suna petra de marmo ouero de porfido et poi habbi unaltro pezo de dicta petra et per forza de bracio et di mano, calcina el talcho inel modo che simacina li co lori et fa cusi tanto sinche uiene impalpabile et passalo per setaccia suctile che quello che sera ben calcinato passara et el resto torna acalcinare cumle diete pietre et ritorna a passare per lasetaccia per in fin che passa tucto — Poi piglia el dicto Talcho et lo Pesa poi lomecti in uno uaso inuetriato et coprilo bene che non eie possa intrare alcuna cosa et mectilo in una fossa alumido et lassalo stare per parechie giorni poi locaua et caua lacqua la quale se caua a questo modo DI CATEEINA SFORZA. 619 Acauare lacqua del talcho p- 6- Piglia el talcho calcinato nel modo dicto de sopra et ponilo alam- Qap." 3. bicho inquesto modo farai um fornello dauento e mectiui dentro un catinecto de ramo che sia copoluto infondo e sempre') se uada a- i) ai posto dcsemlargando incima et mectili dentro dfllb sbbbkb sftbcckbtb chf nfl lenni 'Tàu^e*' fpndp nf skb qxbttrp dktb et kntprnp blp prknblf pfr kn sknp kn poi f» cancellato. ckmb et lp xrknblf skb bfh cppfrtp cpn fi sxp Cbpfllp che fhtrk nfl sxp rfckpkfhtf et Ben (sic) s et benserato intorno che non possa uaporare. poi li darai focho lemtamente de carbone cuntinuando sin che uederai uenir lacqua agocia agocia et duna livera de talcho caueraj doi oncie de acqua uel circa quale saluerai bene aturata cum cera et carta Pargamena et tiella cara che e una cosa miracolosa e diuina et adopera come sai — Questa e unaltro modo miracoloso et secreto raro de dicta madama, da _ o conuertire in acqua quanto talcho alternato tuuoli Cal,. 4. Piglia argento uiuo 2) et amalgama in questo modo. Piglia un cu- p. rizolo et mecti dentro lo argento uiuo et mecti su li carboni e como *J i" a"° *' ""<'" ,tt t* 3 . -, .t. .. mano (B) fi ug- e caldo buctah dentro una oncia de stagnio limato et mistica cun giunto: "l.uua.„ um bastoncello finche el dicto argento uiuo a mangiato tucto lo stagnio alora lo bucteraj in acqua fresca in una scudella et farrassi duro dipoi piglia un'oncia de sulimato et pista con i) el dicto argento uiuo et il stagnio amalgamato inseme 4) sun nuna pietra di marmo 4' 11 " semf « * "bo porndo ouero mortaro poi piglia un oncia de succo de apio e mi- ne rtìl9u™. Piglia solforo viuo et fanne poluere et mettila in aqua rosa et n o 40 con questa medicina lauate la facia et per spatio de tre o 4. di serai guarita. Ad idem Piglia solforo. sal comuno et fanne poluere et mestica con oleo comuno et albume de ouo ognete la faccia et sensa dubio guarirai perfettamente | Ad jdem Piglia solforo viuo orpimento sapone an on. 1. et mistica inseme et nanti che ti laui la faccia fregate con panno de lino et vgne | p. 52. A far aqua perfettissima per far Bella \ amarauiglia n,° ^x. Piglia L. 3. de mele cruda granellata Biancha | Item L. 2. de tre mentina Laualo | 9 | volte con vino bianco et tolli L. 1. de mastice fine | et mettilo inseme con el mele et la trementina in uno lanbicco et mettili del sabione de sopra. Poi tolli uno fiasco de maluagia et tolli L. 1. do gomma dra ganti bianchi et L. 2. de gomma rabiche et tolli Lume de rocho Brusado on. 4. et tolli bocali doi de Latte de capra | et lassa stare in mollo queste gomme | in lo latte et maluasia | per quaranta bore Poi tolli argento viuo on. 6. smorza lo argento viuo in una amp. 53. polina con la salvia et fa che sia Bene smorzato Da poi tolli L. ij. *) /( • go „ * staio de solimago 2) che sia bono et mestica con lo argento uiuo in vno corretto m to. . mortaro de pietra et pistalo con vno pistone de noce Da poi tolli ditto solimago et legalo in una peza de lino a tre doppi con vna DI CATERINA SFORZA. 63 J cordella forte Ben legato accioche non crepi | et fallo bollir in aqua, et lassali leuar el Bollore et la prima aqua buttala via Da poi tolli quella aqua et mettila in uno parolo et tolli scudelle doi de orzo mondo et legalo in pezza forte che non crepi | et tolli lo solimago ') i) a * 8° >lal° et lorzo et lassale bollir che calli la terza parte et Butta via la pezza de lorzo et tolli el sulimago et mettilo in ditta aqua et messida. pPoi tolli L. ij. de Biaccha de trezo et caua el pionbo in vno forno con la pasta et vna chiara de ouo intorno poi tolli la ditta Biacca et tolli on. 6. de Lume Zucharina on 6. de Lume scagliola | lassali bollir con bocali duj de vernaza, che calli la mita et messida. Poi tolli L. 1. de canfora | on 6 | de mirra fina. garofani fini on. 3. geme fino on 4. spica nardi fina on. 3. litargirio de argento on. 4. la bollir con Bichieri nove de aceto bianco et mesticali 2) ....ij *) Slcde fior de talco el quale sia stato amollo in prima hore | 40 | in lo argento et tritalo et lassa bollir queste cose che calli la mita et mesticalo inseme Poi piglia oua de gallina freschi et falli cocere et tolli la chiara p. et messida poi tolli quindici limoni tagliati et diece pomaranzi ta gliati minuti et mestica Poi tolli canestro uno de Lumache et tienli viue vn giorno con el latte et coprele et metteli sensa guscio. Poi tolli duj galline ingrassate aposta 21 | di et amazali et pe lali sensa lauare, et falle in quatro quarti poi messida tutte queste soprascritte cose inseme molto bene con una pala de legnio | et fa stillare a Bagnio maria | et salua laqua Et nota che hauerai una delle bone et perfette aque che possi trovare et adoperali sera et matina | a modo si fa laqua del talcho p. 56. et sappi che non fara troppo manco effetto. A fare Bella Piglia fiori de oliuella et mettili nel capello col caso fresco et n-° 42. chiara de oua fresche | per omne libra de fiori vna man de cascio et quatro chiare de oue et dalli foco lento et chiaro | quando sera fatta ditta aqua mettili drento doi bolognini de chiascuno alume saluo de quel de rozzo 3) tre quatrini Basta II Lume zucharino Lume 3) roce;<- - scagliola Lume de piuma Lume de Borace II quel do4) borace vole *) ■ ) piglia la meta delle sopra ditte cose et pone V torte dm lrp alanbicco " bozze- • A far Bella Piglia farina de spelta setacciata et fanne pane et fallo leuitar *) n «rondo * n . come se fa li altri panni 4) che se magnia et nanti che tu lo metti s'°'° ea"ce"""'- a leuitare mestica con quello le infrascritte poluere P' Piglia. Canfora. Borace porceletti. alume zuccarino. Sai gemme | alume gentile fior de pietra | mestica Bene ogne cosa, et come e Ie llato mandalo al forno a cocere in Bona forma poi caualo del forno | 634 GLI EXPERIMENT1 caldo caldo et ponilo a mollo in latte de capra nera o pecora nera | insino che ditto pane sia Bene inzuppato | Da poi metti el pane et el latte a lanbicare et quella aqua ne vscira | mettila in vaso de ve tro et seruale, et adopera come saj .4 far Bella i) l. " «oidi. „ Piglia Canfora alume scagliola an so1. ') ij fiore de pietra alumen p. 67. de piuma argento sodo an so1. ') j. alume de roccia alume zuccharino an quatrini ij. Sal gemme quatrini vno | piglia tutte queste cose senza pistare et mettili in vna sacchetta de panno nouo vn poco rara et legala Bene | et metti la ditta sacchetta in vna pignatta de terra noua inuetriata che tenga vno Bocale de aqua | in modo chel vaso sia pieno et metti la sacchetta nel ditto vaso per modo che non tocchi el vaso et ponila al foco a bollire tanto che reentri per meta I poi tolli la sacchetta et pistala Bene in vna scutella de legnio netta con vno pistello de Legnio poi laua la sacchetta nella ditta p. 68. aqua et spremi poi in fra quella aqua per insino che nesce tutta la substantia et quelle aque mettili al sereno la nocte et auanti che tu lo adoperi al uolto prouali si sonno forte et si sonno forte | farali Dolce con la aqua de frasanella et De giglio A far Bella Piglia Sale comuno L. 1. Biaccha L. argento solimato on. 1. canfora on. 1. argento viuo on. 1. ogne cosa fa bollire in vno bocale de aqua che si consumi el terzo dapoi adopera et lauate le mano et el viso quando vol.j A far Bella Piglia litargirio de oro spoluerizato on. ij. aceto forte bianco on ij cocilo tanto remanga on. ij. et e fatto et adopera A far Bella Piglia aqua rosata o uero canfora on ij alume de piuma on ij p. 69. Sale comuno on. j. et metti a bullire in ditta aqua et bulli et poi metti a freddare et de poi mestiga con muschio o altro come a te piace | la operatione de queste doi aque sono queste Tolli nella pianta della mano tanto de luna quanto delaltra et con el dito mestica bene inseme et deuinera bianco a modo Latte et poi ognite el uiso et le mano quando vai adormire et cusi fa ogne sera quanto ate pare et non temer aque ne altra cosa et poi lauarti el viso come te pare. et vederai questa Cosa mirabile et nobilissima A far Bella Piglia vna gallina concia come sai et poi piglia , Gumma. ara- DI CATERINA SFORZA. 6155 bica gumma carabe. gamma elimj. gumma ederum gumma Lache gamma luni peri | masticis turis | sandaracie | mirre | bidellj sarcocolle | draganti an on. 5. boracis on. 1. siano tritate le preditte cose | p. 70. et poste nella sopraditta gallina et ponila nella Boccia et destilla come sai et come comenzara a vscire la aqua | moui la boccia et destilla et salua la aqua et adopera come sai A far Bella | con facilita Piglia vna gallina che sia stata in stiua et Lauala come se fa per magniar poi tolli vna L. de sauone et grattelo con vna gratta cascio et tolli vna L. de Lardo et on. sei de grasso de gallina et tutte queste cose poneIe nel corpo della gallina et poi metti questa gallina in vno orinale con Lanbicco et destilla et habbi mente che la prima aqua venira Biancha et poi la roscia | piglia ogne vna da perse et se fusse vna Donna che fusse pallida, piglia de laqua Bian- p yj cha et della rossa et mestica inseme et lauate la faccia | et se fusse roscia lauate con la biancha sola et uederai la proua excellentissima Acqua ') A leuar via le panne et li segni del viso et del petto alle Donne 1) « " c . > ag giunto in alto. Piglia aqua Rosa semplice L. 1. et mezza on de Solfaro in canna et pistalo impalpabile | poi metti in vna ingrestara omne cosa | aqua n' et solfaro | poi serrala bene | poi metti alla spera del sole per | 15 | dj o 20 | et omne giorno mestica piu spesso che tu poi et quanto piu lassi al sole tanto e meglio et maxime la estate | et poi quanto vole 2) Laqua via dal solfaro fa in questo modo. Butta la tua aqua ,.S/f ^ancaUver- in vno Cadino de preta nouo et habbi unaltro simile et piglia vna come ' manstrichetta 3) de panno bianco et metti vn capo de ditto panno in p_ 7«j." ditta aqua et laltro in laltro Catino voto qual stia più basso de 8) t. • «trlsoiett». quello che e drento laaqua | che tutta laqua andara nel voto | (tra vaso per capillarità) et come e andata tutta saluala poi con questa aqua lauate bene doue sonno le panne et li segni | et Guariraj Aqua da fare andar via le volatighe Piglia vn legnio de cerenolaro secco et fallo aguaglio de sopra et falli apiccar di foco, et fa che habbi vno Badil nouo et mettilo n' sopra lo ditto legno, facendo star sopra quel badile tanto che fara vscir la aqua | acolgj quella aqua et Gouernala in vetro et tienla 4 paroma "aUr'Jo! Coperta et comai (come hai) bisognio ognete con ditta aqua la vola- V- 73. tiga in pochi giorni guarirai [ et si bisognite aqua fanne al modo de sopra Aqua a far Bella Piglia aceto forte | Limoni tagliati in pezzi et ponilo alanbicco n „ ^ de vetrio et ponili de garofani fatti in poluere et garofani integri -3-4) «36 GLI EXPERIMEKTI poco de vno et delaltro | et metti ogni cosa alanbicco | et salua la aqua che e perfetta | et adopera Aqua a far Bella Piglia nerba pignola et porcellana et pistali vn poco poi mettile in vno Lanbicco de pionbo a destillare come sera destillato metti in p. 74. vno Lanbicco De vetro | la ditta aqua con . 14. caratti de borace na turale et fa destillar et come sera destillato piglia la tua aqua et metti drento garofani integri et noce moscate tagliate sottile et fa che stiano in ditta aqua, et non adoperare laqua per insino non ci sonno state 24 hore | come ci sonno . 24. adopera a tuo piacere, che farai la faccia bellissima et Lucida | Aqua da leuar via li cossi della faccia Piglia — Limoni. pomi moscati on. 12. zucche piccole on. 4. ta- n'° gliate in fende ') et Lanbiccate* in Lanbicco et poi bagnia con ditta i) l. • fette. „ aqua ]i cossi che andaranno via et e cosa prouata A leuar le panne del viso n." 48. Piglia solfaro et fallo pistare inpalpabile et mestica con acqua rosa et adopera ditta acqua p. 75. Cantra la rosseza de vivo et de omne loco per causa del Sole | et cre pature | Piglia cerusa et acqua rosa et oleo violato et incorpora in seme [insiemel et mestica Bene poi ogniti la faccia et e perfettissima | A far Bella n" 49 Piglia argento solimato on. 2. Lume zucharina so1. vno | fior de . _ . . christallo sol dui fior de pietra sol vno Borose 2) natural sol quattro I *) l. " borase. „ .. .... , ,. Lume de aroccho pisto sottilissimo sol vno piglia tutte queste cose suttilissimamente pistate et metti in vna ingristara grande et im pila de acqua dolco de fiume et fallo Bollir tanto che calli lo terzo 3) Cancellalo e^ metti drento so1. 3. 3) tre de canfora | poi Colela et metti al sole per vinti giorni | poi come la voli adoperare | Lauate prima la faccia p. 76. ct sciugate poi piglia vna goccia de ditta acqua et mettila sulla palma della mano et fregati bene el viso, et vsa questo che farai <) sic. el viso Bollitissimo 4) Lucido et Colorito Acqua da guarire et leuar le lentigine dal viso n.° 50. Piglia acqua de vita Biancha et del fono greco ct dello aceto et 5) Sic Manea " il fa clie s) fieno greco sia pista inpalpabile et mestica inseme omne Cosa molto Bene | et lauate la faccia omne matina uederai Cosa che te piacera DI CATEEINA SFORZA. 687 A guarire le mano Crepate Piglia succo de ortiga et vn poco de sale et mestica inseme bene | n° ') et ognete le mano Doue sonno Crepate SicAcqua da leuar via \ le lentigine et Cossi 2) Del viso «) u * c , i stato corretto aV altro Piglia formento vsato et altre tanto de quel nouo che non sia inchiostro in' a. „ usato ciò e Bagniato et pestalo poi mestica inseme et mettilo in n.° 51. tanto oleo comuno che siano coperte le ditte cose I et stillate ?) per P; 17• r 1 ' r 3) lume va letto lanbicco et con questa stillatione adopera | * stillale. , Acqua da far bella Piglia litargirio de argento et Cenere setacciata et lo litargirio sia pisto et sia L. 1. acqua pura L. 3. et fa bollir inseme in vna n° 52. pignatta noua fin che e consumato la mita poi Colela per feltro et sal itala in vaso de vetrio come la voli adoperare ponila sulla palmo (sic) della mano et fregate bene el viso, te farà bellitissima et Lucida. Acqua da far Bella Piglia canfora sol. 2. Lume Zuccarina sol. 2. Lume scagliola sol. 2. sublimato sol. 2. uno poco de Lume de roccho et incorpora omne cosa inseme et metti a Lanbicco vitreo et con questo liquore ba gniate el viso come sai et venerai più bianca che neue | P- 78. Acqua da far Bianco el viso et le mano Piglia Salesi radice de ortiga et falle Bollir inseme in aqua tanto che calli la mita et con questa aqua lauate le mano et la fazza et scranno Bianche. Acqua da far andar via le macchie dal viso Piglia radice di serpentaria et cocila in vino et bolla tanto che calli la mita poi colala et lauate el viso con questa acqua 4) 4) li * o , è aggiun to in alto. Acqua Da far bella Piglia vn Colonbo bianco et pelalo et tagliali le ale | el collo, et piede et tutti li interiori | butta | poi piglia mezza ingrestara de maluagia | et mezzo bichiere de olio de amandole Dolce et tanto (sic) frasenella come seria per doj Colonbi et lauala bene poi metti p 7^ tutte queste cose alanbicco, et con questa acqua lauate la fazza Acqua da clarificar el viso come christaUo Piglia delle irondine et destillale con le piume et con le interiore et de questa metti in la mano, et bagniate el viso | inante el cibo la matina et sera OLI EXPERIMEXTl Acqua da viso et mano iì non scritta ') D'altra mano Piglia aceto destillato on. 2. acqua 7) vita on. 2. Succo naranci i) nei margine. on ij Ceruse. on 3. canfora on. 1. et destilla omne cosa inseme per *) n * c „ fu nlI- lanbicco et con questa lauate el uiso matina et sera inante el cibo giunto in alii,. A 3) sic. l. " d'aranci. „ et vedersi cosa mirabile p. 8d Acqua da leuar via omne machia et segnio dal uiso n.° 53. Piglia chiari de oua fresca et Battilj Benissimo poi mettili a lani) n • c fu aa- b'cco de vetro et destilla con lento foco et con questa acqua ♦) che giunto sopra. vscira ogniti et fregate bene et spesso la macchia et el segnio et andara via A far andar via le volatighe n.° 54. Piglia dello Lauazzo mandorle de persego herba de S." maria | oleo comuno et piglia tanto che basti et pista bene et metti in una pezza et metti in aceto et ogne volatiga andera via Acqua da conseruar la faccia a vn segnio n." 55. Piglia scorze de amandorle fresche et oua freschi de quel di et grasso de castrone che sta apresso li rognoni et limoni et tagliali et de omne cosa fa acqua a lambicco et mettili vn poco de muschio che te mantenera la faccia come trouara p, 81. Acqua da leuare uia le lentigine Del viso Piglia oua de gallina freschi et rompi et metti in aceto più forte n." 56. poi hauere et lassali star noue giorni et noue notte poi pistali et mettili in vna bozza con el suo lanbicco a destillar con lento foco et suaue et come sonno destillati Salua la tua acqua et come la voli adoperare fa che habbi del succo de cucumari siano fatti et pistali et caua el succo et acompagnia tutti questi licori inseme | ma poco alla volta solum quanto tu voli adoperare | et con questi lauati doue te bisogna | Andarano via | A far bella 58. Piglia agresta Bona, Biancha et fanne acqua per Lanbicco poi piglia L. 3. de ditta acqua et Biacca on. 3. maluasia gotti tre Boraso naturale vn sasso Lume de rocco on. 2. Lume de ouo tanto che impasta tutta la alume sia liquida poi piglia 15. oua freschi et omne cosa acompagnia et metti a Lanbicare ogne cosa con lento foco et suaue et quella acqua che vscira saluela che e una cosa preciosa, et questa adopera come sai che vederai la vera proua | DI CATERINA SFORZA. 639 A fare una acqua \ che se chiama mater balsami \ con doi altre acque p. 84. virtuosissime | le virtù delle quale se Dechiararanno qui de sotto et se fanno in questo modo \ Piglia L. 1. de trementina chiara Lauata 9 uolte on sei de mele colato et spumato acqua de vita L. 16. Ligno aloes et San- ') /' *s « * correità dali Citrini cubebo galenga noce moscate, garofali Spigo nardo S) jvr interlinea i macis mastico zenzego ') Benedi cardamono cinamomo carda- IZ'^m ""grana ?nom1) paradiso incenso mirra an. grossi m, mos. 3) gomma ara- paradiso. , «. - <• i t-, n ■ i -a 3) Cancellato. bica mosco fino an. grossi. 1. foglio Doro tino grossi. 1. margarite robini smeraldi iacinti coralli rossi grossi, ij. silobalsimo Carpo Balsimo an grossi vi | tutte le ditte cose polveriza cadauda 4) da 4j Sic. Leggi * ca per se poi metti in la sopra ditta acqua De uita con la tremen- daana- - tina et miele insieme in una Bozza Ben lutata con el suo Lanbicco de sopra et bene Lutate le iunture et Bene incorporate insieme et p. 85. lassali stare cusi per vno di naturale inanti che le metti al foco | poi metti la bozza con el suo lanbicco in lo fornello in Cenere et dalli el foco lento Decarboni La prima acqua destillara chiarissima et questo sarà lo primo elemento et come vedrai lo collo dello Lan bicco mutar colore et tu muta lo recipiente et dalli lo foco de legnio apoco a poco et venera la seconda acqua in color Citrino et come tu uedi mutar colore al collo del Lanbicco et tu muta reci piente et cusi hauerai lo secondo elimento et questa e la seconda | et si e la mater Balsami della quale se parlerà in la sotto scritta Popera | poi venera lo terzo elimento el quale sera de color negro, et cusi haverai tre acque in tre elimenti, la prima e chiara et se po chiamar balsamo vale et e perfettissima alle parte interiore, che vna persona che fusse in fine de morte, o per ferite, o per altro beuendoni guarirà, la seconda si e Citrina et e la mater Balsami, la quale vale et e perfettissima et interiore, et exteriore per omne malo ferite, o segne che netta sana et monda [| La terza si e negra et se domanda olio de Balsamo siue Balsamo artificiato | vale et e perfetissima alla parte exteriore, ugnendeno de quella, per omne male come ferite gotte. Doglie lepra et omne male Acqua Celeste se fa nel modo qui De sotto | et se po chiamar p. 87. acqua De iouenezza et de vita ciò e che fa regiouenire la persona et de morto fa viuo ciò e si una persona fusse tanto grauata de int'ermitate che li medici labandonassino per incurabile et morta la reduce a sanità et se fa in questo modo Piglia garofani noce moscate zenzebero Benedi Galenga peuero qq Longo peuero rotondo grana de ginepro scorza De cetrangoli foglie de doppia 5| saluia foglie De basilico De rosamarino De maiorana fina De menta ro- ' nefmargine. tonda Loribache pulegio gentiana Calamento fior de sambuco rose bian- p. 88. GLI EXPER1MENT1 i) For»e jnanca a che et roscie spigo nardo Legno aloes Culebe ') Domestiche et Saluagre,ìiente. tiche Cardamomo cinamomo fino calamo romatico Sticados Camadreos Camapiteos Meligette mastico incenso bianco aloe patico Semenza et foglia Di anesi Semenza de artemisia an grossi. 1. fichi secchi '' il'ÙT vna passa vltra marina et 2) Carne de Dattili mandole Dolce pignoli mandole amare an on. 1. mele spumato on vi poi tolli tanto zuccaro fino che sia el doppio de tutte le ditte cose et omne cosa per se sia Bene puluirazata quelle che se possino poluerizare et le altre p. 89. siano peste inseme, lo quale 3) le quale 3) tutte cose ut supra polue- 3''m-ore''' P'r rizate et peste incorporate •!) inseme et mettile in tanta acqua de <) L' forse ' incor- uita che sia tre uolte tanto a peso quanto sonno le sopra ditte cose la quale acqua sia destillata cinque volte alanbicco de vetro pigliando sempre la Bona et questo fatto metti tutte le ditte cose in lacqua de vita una bozza ben chiusa et Lutata et lassala star cusi per dui di na turale et poi mettilo nel suo fornello col suo Lanbicco Lutato le iunture fa destillare con foco Lento et meglio seria con Bagnio 6i Hineiuto per er- maria et uscira una acqua chiarissima et pretiosa et continua lo lo rar'' p qq foco per fin tanto che lacqua mutera colore et come tu uedi venir acqua bianca muta lo recipiente et receui quella acqua Biancha II «)-«) Sic. la quale 6) 6) vale a fare la faccia et la pelle odorifera chiara et Lustra et colorita et leua omne Segnio et macula della faccia sia per che male si voglia se bene fosse nata con essi | et leua segni de varoli de von.° 61. latiche de scrofole de lentigine le voglie et le panne. Ma quella acqua la quale e vscita prima chiara pigliala et met7) sic. tila in peso con tanta acqua de vita chiamata mater Balsami fff 7) et anbe doi inseme mettile in vna Bozza Ben turata et lassala star per Doi giorni naturali poi mettili adestillaro per lanbicco con foco p. 91. lento et destillara vna acqua chiara et odorifera la quale receui per se et quando uederai mutar Color allo lanbicco et che vene amodo de acqua pluuiale muta lo recipiente et piglia quella acqua che vscira per fino che tu uederai vna acqua che venira in Colore de Sangue et sera fatta Acqua Celestis la quale receui in vna ampolla Ben tu rata con cera et saluala como caro tesoro per ciocche in essa e magior segreto che non e in la pietra Della Philosophia. Primo delle uirtu Della prima et Della seconda aqua soprascritte. nota che quelle doi acque anno quasi vna medesima virtu | et prima p. 92. se tu ne metterai vno poco sopra vna piagha fresca non bisognia altro medicamento pero che in xxiiij hora la sanara pur che non sìa piaga mortale Cap." 62. Ancora se fosse piaga antica | o uero cancero | o fistola | o lupa f>) t. " Ungere. „ aut noli me tagnere 8) et la lauarai di tre in tre giorni in capo de xxv giorni sera liberato et se ne butterai una gozza sopra vno carboncho in spatio de tre hore el carbone morira DI CATERINA SFORZA. «41 Ancora se una persona hauesse male in lo ochio et che lo ochio non sia totalmente destrutto metta una gozza de vna de ditte ac que de tre in tre giorni in lo ochio in otto giorni sera guarito Infenite sonno le uirtu de ditta acqua et non se porriano narrare, ma in conclusione te Dico che vale et e Bona a tute le infermita che possa venire alla persona La terza acqua la qual viene in Color De sangue e acqua Celestis virtutis et vite | che chi de xv. giorni in xv. ne Beuera la meta de uno cuchiaro in capo de doi mesi sera mundato ogni leproso | Cap.° 63. liberato omne Idropico | tisico. paralitico, gottoso et De semile malatie et infermita passionato II Questa acqua e De tanta uirtu che De p* uechio fa deuenir giouene cio e che chi continuara De beuerne ogne ogni') matina tanta de ditta acqua che pesi vn grano de formento %$£?>0 con uno Cuchiaro de acqua de fior de Boraso in capo de uno anno Renouera la Carne lo Sangue la pelle et le medolle Delle osse et se fusse De eta de ottanta cinque anni lo fara Douenir de aparentia Cap.° 64. De anni trenta cinque | fa de morto viuo cio e in questo modo che se una persona fusse malata et fusse in tanta graueza che li me dici non sapessino dare remedio alla sua infermita et lo abandonassino per morto come incurabili mettile in Bocca vna gozza de p. 96. ditta acqua pur che la inghiottisca in spatio de dire tre pater noster repigliara fortezza et con lo aiuto De Dio repigliara sconuale- scentia 2) et guarira Dandoli de tre in tre giorni una gozza De *) 8lcditta acqua aiutandolo poi con li cibi Restauratiui II Laus Deo Acqua mirabile a far bélla et leuar omne xegnio et macula Detta faccia Piglia on. vi | de Biacca poluerizata et ponila in Boccia con una n." 65. ingristara De optimo aceto Biancho et lassala star cusi per un di naturale poi falla lanbiccar con lento foco et saluala bene coperta et adopera | Acqua da leuar via Gossit) Brozee panne et ognaltra machia detta faccia p. 97. Piglia Solforo oncie . 1. 5. mirra incenso an. grossi 1. canfora 8)r",*° scupoli . ij. Alume scagliola | tartaro calcinato an. grossi. II. polue- riza sottilmente le ditte cose et ponila in una ampolla Ben sigil- n' lata con Libre vna et mezza de acqua Rosa et oncie. vi. de aceto Distillato et ponila al Sole per xx di poi Bagnati spesso el Di per insino serai guarito Aqua che lieua Omne Segnio, Natte. Lupie, Glandole Scrofole, et porri sensa alcuno fastidio ne Dolore. Piglia oleo Laterino L. 5 incenso Biancho electo | mastice gom- p* ma arabica trementina an. oncie iij. Sieno piste le cose da pistare, n° 67. PP 842 GLI EXPERIMENTI et omne cosa sia incorporato insieme et Destilla per Lanbicco et quello che destillarai incorpora con mezza L. de cenere de cerro et vn altra volta destilla et quello che destillarai serua in vaso de vetrio Ben chiuso et adopera | A far la faccia Alle Donne Bellissima et chiara n.° 6*8. Piglia radice de yreos et Radice de Cucumeri asinini I Lupini p. 99. cicer Biancho faua orzo seme De melone an II polueriza sottilmente et inpasta con acqua de melone | o uero aqua de orzo Ben Cotta | et inpastala in piccola forma et ponilo a seccare Allo aere, o uero sic l • lini- al vento et come e secca polueriza de nouo et piglia de quella pol- njent<£ „^ uere | et con albume de ouo fa vn liuimento ') sopra la faccia et moie. i lassa star per una hora et poi Lauela con Sembola 2) et acqua te pida, che e mirabilissima Non mi pare fora de proposito interponer. vn Breue parlamento prima che piu memoria | Delle Acque | me estenda a notificare II et non me pare che nisuna persona poteraggia, mai in lo aduenire Dire che io non sia stata de omne mio hauere participe | et se bene se trop. 100. uara memoria De molte sorte de Acque che per me et in mia Corte se osaua non voglio mancar in breue narrarui el modo se Deue te nere | A chi desidera belletti adoperare n." 69. Pigliate adonche, semola de fromento et orzo integro an. on. 6. et fateli bollir tanto in acqua chiara che se consumi la terza parte | poi colata con feltro lauate la faccia | o quello vorrete et poi pi gliate una padella de ferro noua et scaldata bene al foco, pone so pra essa mirra sottilmente pista con uno chiaro de ouo recente me scolata, et copriteui con uno panno de lino accioche el fumo de essa non se perda, et stalli sopra et profumateui insino chel fumo sia p. 101. fenito | De poi con quel modemo panno fregateui el viso et asciuchateue con Diligentia, et cusi poi ponete animosamente nel volto, o quale altra parte Del Corpo, rossi, lissi, Bianchi che quelli certo et facilmente teneranno e leuara via la cagione de omne macula che potesse per tale effetto succedere Seguitattio le Aque Aqua a far Bella a marauiglia et se adopera una volta la set timano, et in quel mezzo quanto più la faccia se laua tanto De magior bellezza deuenta | Piglia argento de Copella Battuto in Lamine Sottile on cinque [ p. 102. et mollica De Doi pani de formento con octo once De Lacte de capra 3) gle Ben Bollito et agiugnenci 3) tartaro Biancho on dui amandole on sei Ben piste et chiara de oue fresce 3) molto Bene sbattute | et cusi pone el ditto argento a vicenda strato sopra strato nel lanbicco de terra DI CATERINA SFORZA. 643 vitreato, et dalli foco lento, et caua la acqua che fa el ditto effetto et e cosa Diuina | Acqua a far Bella Piglia alume zuccarino et coralli bianchi an on. 2. et scorze de oua calcinato et talcho calcinato an on. 5 et tutte queste cose facte sottilmente in poluere | poi tolli la mollica de tre pani Quanto più bianchi poi et fanne fette sottilissime . et ponile in Doi bocali de lacte Caprino per spatio de cinque hore stia in fuso poi adgiongi p. 103. nel lanbicco diece limoni sottilissimamente tagliati et chiara de Dodeci oua Ben battute, et fresche et Destilla per Bagnio maria et salua lacqua in vaso de vetrio Ben serrato | et adopera che con essa farai la faccia Bianchissima et Bella | et Quello loco che vorai Acqua a far Bella la faccia et altro loco Piglia Alume de Rocco crudo alume Brusato Alume zuccarato | Alume scoriola et alume de piume an. on. Quindice | li quali tutti sottilmente pisti poi tolli on. 4 de fior de faua con el succo de tre cetrangoli et tre chiare de oue Ben sbattuti | poni omne cosa in vna p_ J04. ampolla Di vetrio Ben renchiusa II et ponila nel Bagnio Maria per vno quarto de hora II Da poi agiugne canfora pasta de Borace et sollimato vna on. de ciaschuno, tornali nel ditto Bagnio | a Bollir per spatio de mezza hora | et sera perfettamente fatta et cusi ado peral Doue voli che mirabilissimo candore fara per tutto Acqua Mirabile a far Bella Piglia vino maluatico fiore de faua an. L. 1. de Borace on. 3. Alume Scagliola on. 4. De Alume zuccaro on. 1. Argento Solimato anna una Dramma ] chiaro de oua otto con la loro scorza inseme p. 105. sbattuti | giunto inseme ogne cosa se destilli Alanbico, et saluala et Adopera che hai vna acqua perfettissima Acque Doi afar Bella Piglia on. tre de Litargirio De argento con vna L. De aceto de stillato che Bolla tanto che se consumi el quarto De poi salua in una ampolla de vetrio Da parte fino al Bisognio L altra acqua Piglia alume de roccho abrusciato Alume de piuma pasta de Borace calcina viua Canfora . sal gemme con oleo de tartaro an. on. vna et ponili in sei Boccali de acqua Rosa et fior de faua, falli bol lir insino se consumi la terza parte poi salualo in vaso De vitreo p. 106. Ben serrato, Quando le voli adoperare piglia Doi gozze de ciascuna de esse, et Bagniate doue voi che vederai mirabil effetto | 644 GLI EXPERIMENTI A far Bella ciò e de Aconciar el Solimato in pezzetti come te piace Piglia L. vna de argento solimato, et pistalo Bene in vno mortaro De legnio, con pistello medemo de legnio | poi piglia on. 4. De argento viuo, et passalo per vna pezza de Lana quattro volte et mestica poi piglia grani quattro de mastice in Bocca et masticalj Bene et con quello sputo, o uero Saliua mestica inseme con el ditto pistello per insino deuenti Biancho | poi ponili in vna pignatta vitreata et noua con vna libra de acqua de radice de Brionia et falp. 107. lo Bollir lentamente per insino a tanto tutta se consume | Da poi expremi con una pezza de lino bene poi poni per quattro giorni continui al Sole poi piglia onze Quattro de draganto Biancho de sciolto in quella acqua che delle sopraditte cose harai expressa formarai li pezzetti con el sputo et saluali come te piace et adopera L altro modo Ipilglia argento solimato et argento viuo an. on. 2. et se condo e detto con el sputo macina in vnó mortaro de legnio poi piglia pasta di Borace canfora et Biaccha preparata II come intenderai || an. on. 2 bene incorporando nel sopradetto modo, in forma de pezzetti o p. 108. de pillole li componj, et falli seccare Bene Al sole, et come li volj adoi) Cancellato, perare | piglia della acqua rosa, o acqua ros ') chiara, et poni vno de quelli pezzetti tra luna et laltro mano et destempera, et lauate la faccia o uero el petto, la gola et quello voli, cosi con questa come con lo sopraditto modo | che tutto venera de mirabilissima Bellezza De sorte che la carne se farà morbida et bella che amolle Bambace et uno finissimo et biancho auorio se porranno asimigliare Questo e el modo de Aconciar la Biacca Piglia biacca venetiana sottilmente poluerizata L. 4. et in stoppa de canape Bagniata con chiaro de ouo resolui et quella con vno p. 109. panno De lino Bene Atorniata, poni in vna pignatta de terra noua de acqua de fonte piena talmente operando che de essa el fondo non si tocchi. Doue per una hora integra de continuo spumandola lassala Bollire poi leuala dal foco et accio meglio se facci expurgala Dal piombo Secondo Larte (l'arte) et cusi fatto fanne pillole o pezzetti con Dragante et conserua in loco inondo et adopera al Bisognio II Questo e vnaltro modo nel quale se adopera alquanto più tempo Piglia la sopraditta quantità de Biacca venitiana nel modo ditto *) Sic. l. ■ inui- in poluere redutta poi in goluppala2) in carta pecorina et sopra vna p. 110. *-e'a ^e ''no Dupplicata come de sopra e ditto et lassa Bollir in ac qua de fichi bianchi tanto tempo che più non spumi, poi manegiala S) sic. con dita acqua e con spatola de legno Al sol per spatia 3) de svi giorni cho se cura della salsudine | poi fanne pezzetti a tuo modo con Dragante come e detto, conserua et adopera al bisogno | 645 Acqua a far Bella con facilita et sema spesa Piglia pane porcino poluerizato on tre semola de formento on. 4. orzo mondo on. 6. tartaro Biancho calcinato on. 1. et doi Radice de cocumeri saluatichi, in poluere tutte sottilmente le quali cose me scola inseme et poni in boccali quattro de acqua de fonte et fa bol lir sin che se consumi el terzo, Da poi cola, et salua et adopera che mirabilmente fa Bella A inbiancare et guarire El viso arso Dal Sole p. 111. Piglia acqua de Brionia tanto che sia on. 2. zuccaro candido n.° 70. on. 1. sottilmente pisto, et sbatteli molto Bene con el vitello de de quattro oua fresche in uno vaso vetriato et reducelo a modo de ontione et quando vai al letto, ogne Destramente et la matina lauate con decotion De semmola et presto mandara via quella ar sione , et ancora la carne Dal sole o altra macula questa marauigliosamente raconcia | et bella | A guarire le panne ') et cossi ') et machie de omne sorte Dal viso 2) et >^rf'aUro de Ogni locO 2) *'"*) D'altro inchio stro. Piglia chiara de oua bene sbattute et ponili drento, Doi on. de verde Ramo sottilmente poluerizato | poi fallo bollir lentamente p. 112. in vno Bichieri De vetrio sopra la cenere calda sempre mesticando con vno Legnio poi lo leua | et quando voli vedere la sua virtu | pi glia Doi grani de mastice in Bocca et mastica et con quello sputo piglia vn poco De composizione detta | et ponelo sopra al loco che voli leuare li segni et le machie che marauigli osamente se leuaranno Questo e vnaltro Sperimento Da leuar via omne machia et segnio della faccia et altro loco Piglia L. 1. de tartaro brusato Del piu biancho poi hauere Ma stice perfetto on. 1. et '/2 mezza de Bona Canfora et pistate benis simo incorpora con Chiara de oua insieme | et Destilla per Lambicco p. jj3 et salua Lacqua in vna ampolla De vetrio Ben renchiusa et Ado pera Doue voli che vederai il frutto Acqua che caccie le lentiggine Dal viso et Rende lustro et bella Piglia oua fresche n° vinti et cocili in acqua chiara finche siano dure poi mondali Bene dal Biancho loro et cauali tutti li vitelli et in loco de quelli poni termentina et oleo de amandole ana parte eguale poi poni nel lanbicco de vetrio et caua Lacqua | et la sera quando vai alletto purifica la faccia | et adopera lacqua | che non so lamente fa andare via le lentigine | ma de mirabilissimo lustro et bellezza la faccia Rende. 646 GLI EXPERIMENTI p. 114. Acqua Da viso che fa Biancho lisscio ') colorita et Lustra n!° 72. Questo experimento e Degnio de ogne Laude sensa punto de Du- *) sic. bio et pretiossissimo 2) consiste et e cosa per certo a nullo altro con cessa | per far lisse colorite relucente et Bianche et chi una sol volta assaggiato ne abbia poco del Resto se cura Piglia Biaccha come de sopra detto habbiamo on. doi et mezza | 3) sic? Tartaro Biancho an. 1. car 3) di argento sollimato dragante e nitro soria an. on. 5. et omne cosa inseme Ben poluerizata piglia poi vn colonbo pisano et cauali li interiori et laualo bene con acqua de p. 115. fonte, et ponili drento poi cuscilo Bene accioche le ditte poluere non possano vscire | poi piglia vna pignatta noua et ponici drento acqua de Brionia et fa bollir sino atanto sia cotto | poi pone ogne *) sic. cosa a destillare | fino tanto che questo liquore preciossimo 4) sia vscito tutto con el quale la sera quando vai a letto lauati el viso o che loco tu voli, et la matina lauati con acqua frescha che vederai miraculoso effetto Per el Medemo ottimo expirimento Piglia la mollica de Doi pani freschi tagliati in sottil fette et falle bollir in una pignatta de terra con acqua de brionia poi cola p. 116. et in quella colatura poni pasta de Borace Canfora et argento sollimato an. on. 3. et fa rebollir per insino alla consumatione del terzo Da poi sopra giogni Biacca preparata on | 10 | et per quattro ebulitioni De nouo al foco lassa | poi lassala freddare et ponili drento el chiaro de tre oua Ben Battute poi poni in uno vaso De vetrio et salualo in loco humido et adopera quando voli che vederai lo effetto Acqua che Rende el viso relucente et liscio Piglia vn Canestro de vua (uva) non matura Alume zuccarina pa gnotte cinque zuccaro candido on. tre | et destilla tutte inseme alla p. 117. Campana | poi pone quella acqua in vno vaso vitreato de terra che B) Sic. habbia el collo stretto alquanto traboccato poi sepilisce s) sotto el lita me, et prima un di inanti Bagnalo Ben de acqua et lassalo stare per spatio de giorni cinque poi leualo et ponilo in vna anphora do ve trio mezza coperta Al sole et al sereno per otto giorni | poi saluala et adopera eho sensa dubio perfettissima la trouarai A far Bianca molla et Liscia Compositione Piglia radice de esula radice de malua an. on. tre et leuali del mezzo el legnio I et mondale Bene poi metti in acqua a sufficientia p. 118. a bollir finche se consumi el terzo poi colala con el feltro o altro 6) sic et con quella radice Quando vorrite 6) far el loco Biancho liscio et bello te fregarai | De poi metti nella ditta colatura vna on. de farina DI CATERINA SFORZA. 647 de orzo et recola et adopera poi laua con acqua fresca che fara marauiglioso effetto Liscio per el viso et altri lochi perfettissimo Piglia grasso de anetra recente on. sei farina de faua on tre verde ramo pisto et allume de roccho Brusciato an. on . 1 . et falli Bollir in acqua de Decottione de faua per vn Quarto de hora | De poi leuali dal foco et come e freddo sbattili drento Quattro chiara de oui et la sera Quando vai a Dormire Adopera, et lamatina laua con p, \iQm acqua fresca et vederai lo effetto. Acqua de adomare il volto o altra parte mirabilissima Piglia trementina chiara L. 2. et destilla et in quello olio poni mastice perfetta on. mezza incenso candido on. doi Dragante eletto on. vna et mezza et omni cosa ramescolate torna a destillar et al liquore che ne escie ponilo da canto | poi piglia assognia de porco maschio sensa sale che non puzzi libra vna et mezza et disoluela poi Destilla con un panno de lino Doppio poi componi con zenzeuero bianco otto et garofani perfetti an. on. 2. noce moscate numero tre cinamomi euforbij spica celtica an. on. mezza | spico nardo on. 2. Canfora on. tre tutte queste cose ben piste | poi agiungeci otto on. p. 120. de argento viuo, et on. dui de limatura de argento fino | Bene manegiando Accio chel ditto argento viuo in tutto se mortifichi | poi pone ogne cosa inseme a destillare | nel principio con lento foco | et nel fine con gran foco et con Diligenzia questa destillatione Da parte Salua et gouerna | poi mestica inseme in questo modo piglia della prima acqua L. mezza et della seconda doi volte tanto, et saluale in ampolla de vetrio ben serrata che la possanza non spiri | et Quando la voli adoperare | prima lauati la faccia et quello loco voli far Bello con Decottione De Semola | poi frega Bene con vno P* panno de Lino sottile te netta II poi piglia doi gozze delle ditte Ac que mescolate sopra la palma della mano la fregarai | poi reuolgete lo mano in uno panno Biancho de modo chel panno non tocchi et lassale stare per spatio de vna hora | poi adopera Ne questo te rencresca perche tal fatiga te resultera a maximo contento et in summo piacere te tornera perche cusi facendo, la tua adornezza et bellezza in tal modo se accrescera che ognuno per gran marauiglia te guardara | Poluere che fa la faccia et altri lochi in gran Bellezza p_ J22. Piglia argento viuo | limatura de argento fino an. on. 1. et su blimato II Borace sal Al. ') Sal gemma Alume de rocco Brusciato alume >) *'«.• zuccarino an. on. 2. et polueriza tutte quelle che poluerizar se pos sono | et la prima volta incorpora con vno chiaro de ouo fresco poi 648 GLI EKPERIMENT1 el di seguente vnaltro chiaro de oua la componi | et cusi de giorno in giorno sino allo ottauo giorno continua | poi sopragiugne on. 5. de sapone venetiano sutilmente raso sapone tenero | oleo de tartaro bianco an. on. 6. et poni omni cosa inseme in vna pignatta noua 123. vitriata coperta bene con luto sapientie et ponile nel Bagnio maria a bollire per spatio de xxmj hore | poi leuala et descopri | et cerca intorno alla pignatta che trouarai la marauigliosa poluere | et saluala in vaso de vetrio Ben chiusa | et quando la voli adoperare | pi glia della acqua Rosa o acqua fresca | et mestica et adopera cusi nel viso come nel resto della persona che de eximia et Ill." bellezza fara la carne. A far pezzetta De Leuante sopra ogne altra bona et perfetta Piglia Cimatura de grano on. 6. et quella Al consummar delle 124. Doi parte in Capitello ouero liscia con calcina viua Solamente fatta : fallo Bollir secondo Larte se rechiede | poi cola et in la colatura poni on. 2. de Brasile de leuante sottilmente raso et agiugni alume de rocca on. vna | et falli Bollir tanto che se consumi la mita | et in questa Decottione pone pezze de lino Ben sottile et uecchie | et re chiude ben el vaso et lassali stare | che se bagnano Bene per spatio de vn giorno et una nocte | poi cauali et ponili a seccar a lonbra | et cusi saluali et Adopera secondo el costume » 73. Rossetto ligiadrissimo et eccellentissimo Piglia sciandoli rossi on. vna acqua vita on. tre | et pista sottil125. mente li sciandoli, et lassali Bagniare in ditta acqua per spatio de doi ore | bene poi cola | et questa colatura serrala in una ampolla de vitreo che non respiri | et quando voli adoperare | mondifica la faccia | Da poi metti el rossetto et questo basta fare omni giorno una volta perche questo Rossetto Basta tanto et in questo mezzo Quanto piu se laua, tanto de magio viuacita | ligiadria et bellezza deuiene | onde facilmente se comprende De Quanto longo interuallo | la pezzetta de leuante a Questa cieda | concio sia che quella ognie volta che la faccia sia Bagniata | se deturpa et questa et per un 126 £'orno appena dura | et questo come dico non teme acqua per otto giorni integri | ansi se conserua con mirabil Bellezza Questa è vna acqua de tanta virtu et precisissima che qualunche persona la usara vedera mirabilia \ et efficaci expirimenti et in Diuersi modi | Piglia limatura de argento | et de oro et de ferro | et de pionbo . . . . ') et de bronzo. et storace. et de queste cose pigliane alla '• possibilita et ponila per vna nocte in ur De putti | et vnaltra nocte in vino bianco caldo, l'altra in succo de finocchio | laltra in DI CATERINA SFORZA. 649 lacte de donna che dia lacte a putto maschio laltra nocte in vino p. 127. rosso laltra nocte in chiara de oua che sia alla quantita de sette volte dellae ') limaturae ') | poi poni ogni cosa inseme in Boccia et ì. ì) " e a con lento foco destilla | et come e destillato repone Questa acqua in " e" . in vaso' de vetrio o de Argento Questa acqua e de tanta virtu che monda omne lepra, et lieua ogne macula et segnio della faccia | Quando bene fusse naturale | et sia de che sorta voglia | et fa la faccia bellissima et Diurna alle Donne et lieua le crespe et le grappe | et una Donna De eta la fa parere vna puttina et sana omne infermita delli occhi et conserua p, 128. la creatura in eta giovanili et ha molte altre ottime virtu che la eloquentia de tullio (di M. TuUio Cicerone) non le poteria narrare A far la faccia bella et Colorita n» 75 Piglia lacqua de vita et ponela in vna ampolla | et lassala al sole et al sereno et de essa te ne laua la faccia et faralla colorita et bella vsandola A far uenir el Color nel viso Piglia della rasura dello auorio vechio et beuini con vino | o con acqua per vinti di et e prouato A far la faccia bianchissima Piglia sapone de pecora o uero de castrato Ben collato et oleo rosato et argento viuo | et ognete la sera et la matina laua con acqua calda A far bella p. 129. Prima fa acqua de fressinella et tollini vna ingrestara de ditta acqua et mettici drento de tutti li alumi tanto quanto stariano in suno grosso | poi falla vn poco Bollir sulla cenere che Bolla pian piano poi ce metti su quando sera fredda | de questa Cosa cerusa L. 1. sauone L. 5 poi macina et mestica tanto inseme con acqua rosata | che ne facci pezzetti et lassali seccare | et remittili in ditta acqua a tua discrezione poi Quando li voli adoperare destenpera sulla mano con acqua rosa et Adopera che fara bellissima | Acqua a far Bella p. 130. Piglia pomaranzi et tagliali menuti et piglia fior de faua fior de mater silue et fior de sambuco et Lumache con coccia et metti a stillare et mettici dello Alume | et adopera la acqua che fara lustro come un Sole Acqua a far bella Piglia limoni freschi n." xx. et tagliali minuti et ponilo in vino (360 GLI EXPERMENT1 Bianco et lassali stare per otto giorni | poi tolli la chiara de xx oua treschi et mescola inseme con lo vino et limoni | poi tolli mollica ■) sie. de pane et grattala menuta | et in pasta ') ogne cosa inseme con p 131 once ^e mace I et; poi cne e fatta la acqua per lanbicco mettili drento grani tre de musco et adopera | et e eccellente | Acqua a far beUa. Piglia litargirio de argento macinato on. iij poni in vna pignatta vitriata con vna L. de aceto fortissimo bianco et fa bollir inseme poi destilla per feltro poi tolli L. 2. de Acqua rosata et ponili drento doi pugni de sale et fa bollir per modo che se desolua poi destilla per feltro et reponi in vno altro vaso, et quando lo voli Adoperare tolli del ditto aceto vna gozza et una gozza della ditta acqua Salata et pop. 133. nila sulla mano in sulla palma deuentera come un Latte congelato | fregalo per il volto et doue voli fara bellissima | A leuar ornni segnio et macula della faccia et far bella. *) Ripetuto per er- Piglia oleo de tartaro fatto de vino 2) de vino 2) Biancho Alume zamene canfora et destilla per lanbicco | et lauate la faccia | che le3) • a corretto in ua le machie le lentigine le panne et omne Macula 3) del viso et fa " M- « la faccia serenissima et Biancha con bellissimo colore | ma prima te laua con acqua comune et sciugate | A far belletto Piglia grana maluagia verzino raso con vno vetrio et metti ogne p. 133. cosa a mollo in una pignatta vitreata et lassalo stare per doi giorni et poi el metti a bollire et inseme con le altre cose mettili un poco de cotiga de porco che sia ben raso el lardo et tolto via et mettili vn poco de Alume de rocco et quando a bollito vn pezzo guarda se colorisce et tienla serrata Quando Bolle | poi Adopera. A far belletto Nobbilissimo Piglia litargirio de argento on. 1. Bene macinato, vno Bicchieri - « - tra acqua de fiore de vliuella et acqua rosa | et aceto destillato | lo aceto un dito alto nel Bicchieri lacqua rosa doi dita et el resto del ditto Bicchieri sia acqua de oliuella et falla bollir pian piano in p 134, ditto Bicehieri | o in vno pignattino invetriato che calli poco poco poi lo cola per feltro et quando el voli adoperare metti una goccia de que sta acqua sulla palma della mano et vnaltra goccia de oleo de tartaro et mestica con el dito, et venira come latte et Adopera Doue uoli che non vedesti mai la più bella et più mirabil Cosa | A fare acqua da far Bella. Piglia Cerusa quella quantita che te piace et legala in pezza de DI CATERINA SFORZA. 651 lino et falla Bollir in acqua per doi hore poi la caua fora et lassa stare vn poco et de nouo la metti a Bollir per doi altre hore | poi la tra ') fora et mettila in vno pane de pasta con ditta pezza et metti ') su. l. • tira , al forno per finche se coce el pane et cusi fa tre volte poi tolli ditta p. 135. Cerusa et pistala con un poco de fior de faua s) Lardo poi la metti in Sj cancellato. acqua de che . fiore te piace | che se farà come latte et sempre se mantenera come latte et quando la voli adoperare | maneggia la am polla et Bagnia Doue te piace che vederai opera marauigliosa A far acqua per Donna perfetta come oro Piglia acqua rosata on. 6. cerusa on. 5. canfora on. ij Borace on. 5. musco grani. 2. teranda terantur, et mitte in vno mortaro et trita bene et mista omne cosa inseme et Quando voli adoperar adiugne ac qua spessa et laua la faccia che la farà et saluara mirabile come oro | Non ce pare fora De proposito interponere in Questo mezzo Alcuna P- 136. Altra Sorte de Acque et olio, et secondo, succederanno | poi | le Al tre Acqua et Belletti | ponerli | medamente 3) Appresso a Queste | et 3) «e. l. » medecusi se lassara memoria | De omne sorte De acque et olij, et exsperi- ' " mentate che Da noi sonno state tenute per vere et cusi comenzarimo a sequitar et poner in scritti | A fare acqua Della Quale se tu ne metterai ima mezza on. sopra L. 7 n° 40. de acqua rosata 4) Communa parerà acqua rosa perfettissima | *] ^""""'^ _ 5) D'altra mano. Piglia succo de rose quanto voli et ponilo in vaso de vetrio o vi- 8) sj[gy " 6ei' * triato a putrefar in Litanie per quattro, o se 6) giorni 7) poi destilla T)'n,i màrgini Inter- per lanbicco con foco temperato perche non sappia de fumo et met- "° a"Ua f!"f" c no, ma di nitro in- tici drento vn poco de muscho et de Canfora et poi fa vna pallotta chiostro, è ucritto amodo de una noce de Bambagio | nella qual sia un poco de muschio » a far'venlr'vn co- et de canfora I o uero anbra et ponilo sotto la canna dello lanbicco '°re M'»biie I ai r viso | s! Bene foB- per modo che l'acqua che destilla cada a gozza | a gozza sopra que- ae giallo | sta Ballotta | poi la lassa stare otto o dieci di al sole Bene coperta et p!'ta "freatica sera cosa perfetta I c"m °p"mo vinu r 1 ot mele et fa Bol lire ad luuicem et bene Sera et ma- Una che te farà allegro et de co piglia solforo viuo on. 1. 'U mirra et incenso an. on. 1. canfora lor 1 m'r°biiìs*iscrupoli ij. Alume scagliola tartaro calcinato an. on. ij polueriza sottil- p. 138. mente le ditte cose et pone in vna ampolletta ben sigillata con L. 1. '/2 de acqua Rosa et on. vi de Aceto destillato et ponila al sole per xx di poi Bagniate tre o quattro volte el di continuando per insino sei guarito. A scacciar via cossi panne Brozze et omne altra machia della faccia 662 GLI EXPER1MENTl Seguitarno. Altre per la adornezza Delle Donne * PRIMA * A far crescere li capelli Piglia oua de gallina et falli cocere per insino a tanto deuentino n.° 77. dure | poi tolli li vitella | o uero resummi | et lassali tanto stare nella padella che exprimendo con uno panno de Lino ne caui olio | poi piglia rane marine et Lacerto che vulgarmente ghezze se Do mandano et leuali prima la testa con la coda et falli seccar nel forno p 139 ^n tanto se Reduce in poluere | et mestica con el sopraditto oleo | et ogne el capo o che altra parte che tu voli | che li capelli vegniano | o uero ognaltra sorte de pelo | che in hreue tempo mirahilmente na sceranno. Altro modo Piglia agrimonia pista con latte de Capra et adopera nel sopra detto modo che sensa dubbio nasceranno Altro modo i) v • i è aggimi- Piglia noce et quella herba che se Domanda Lanziola ') | et luna to in aito. et laltra fanne seccare et fanne poluere poi agiugne mele crudo et fa amodo onguento alquanto liquido | et ognete la testa et de poi tre giorni lauate con acqua calda De poi tre giorni De poi de nono in capo de tre giorni torna a fare il medemo et in poco tempo marauigliosamente fara grande effetto | p. 140. «." 78. Acqua da far crescere li capelli Belli Longhi insino at terra \ Piglia maluauiscio de trifoglia | et Radice et foglie de petrosemelo | tanto de Luno quanto de Laltro | et falli Bollir in una pi gnatta noua con acqua et aceto \ et poi che haranno alquanto Bol lito | colale per feltro et spremili Bene | et con tal colatura Bagniate spesso la testa che vederai Mirabile et marauiglioso effetto | p_ A far olio perfettissimo per el Medesime .l) Jtaina nel mo- Piglia malua et una Bona Quantita de Lumache | et poni in vno 'vato°2^ramem° mort'aro de Bronzo con vno coperchio de ferro a sufficientia Largo | et coprilo de sorte chel calore nou possa vscire poi falli sopra bon ' mano. ' ° foco | et in questo modo le lumache a poco a poco consumandosi se conuertaranno in olio | et colalo dal ditto mortaro et Ben colato salualo in vaso de vetrio | et quando te hai lauata la testa poni vn poco de ditto olio nella palma della mano | Da poi che sera la testa mezza asciutta ogne li capelli et frega Bene | che cresceranno per insino Alli piedj et verissimo DI CATERINA SFORZA. 653 A confermare li Capelli che cadessino \ o per infermità | o per altro p. 142. caso che fosse Piglia liscia con cenere ') de cerro ') fatta de sterco de colonbo C("K'"1"0- et laua la testa et seguita | Alquanto spesso | che uederai per modo confirmar li capillij che mai più hauerai paura te caschino | n 0 79 A far andar via li Capelli et li peli che sonno nati et sonno nella fronte | che e Bruttissimo. Piglia vna pezza che sia tanto Larga Quanto el loco che voli far andare via li capelli et peli | poi piglia chiaro de ouo et ponici drento poluere De mastice I poi la sera Quando vai a letto Bagnia la pezza rI) Cancellalo. et ponila et legala con vna pezza 2) Banda | et fa cusi per 4 o 5| volte | de continuo II poi Tolli vna piastra de pionbo Sottile et ado- **' pera poi tolli la ditta pezza grande et Bagnala nel sangue de uespertillione | et ponila nel medemo loco al ditto modo | et cusi cascaranno li capelli | et peli della fronte et restaranne la fronte Bella et spatiosa sensa macula Alcuna et nisuna cosa per questo se troua Meglio De Questa A far venir li capelli Rizzi n° Piglia Corna de Castrone et Brasali et fanne poluere poi piglia de lo olio comune et mestica inseme Benissimo et come te laui la testa | ogneti Bene lo Capo con lo olio in poche volte verranno Riccj | A far li capelli Biondi che durano doi mesi p. 144. Piglia delle foglie di ellera et falle Bollir in lissia ciò e in quella che tu fai in casa et che Bolla Bene et con quella Lauati el Capo n» tt farai li capelli Belli | et volendo far meglio piglia del Legnio de hellera et Brusalo et fanne Cenere et con quella cenere et ditte fo glie fa la tua lissia et adopera A far Capelli Biondi et Belli per vnaltro modo Piglia semenza de ortiga | et falla Bollir in la lissia che fai con „ ^ la tua cenere Al solito et Lauate et veneranno Bollitissimi A far li Capelli Canuti || i) Negri pelo che seranno come erano in p. 143, (s?'c) iuuentu 3) 3H) JggiUHt0 rt. ,. -r . ... , , . . ._, . tro inchiostro. L>t Piglia Litargirio de oro soldi dui cornino ìntegro soldi vno Legnio parola " Negri . Dolce soldi vno scorza de pomo granato manipulo vno Acqua de pozzo vna pignatta | et fa Bollir omne Cosa inseme per modo Cali la mita | w.° 83. poi usati a bagniar spesso con vna spognia «54 A far Capelli negri et la Barba alii Hominj Piglia tre ingristare de Lissia de sauone et vno fiele de manzo n' et on. 6. de Letargirio de oro pisto inpalpabile et on. 4 de archenna et metti inseme omne Cosa | poi falli Bollir tanto che remanga doi 144. (sic) ingrestare [ poi leua dal foco ligiermente | et Bagnate con ditta acqua | et pettenati per vn quarto de hora sempre Bagniando et pettinando | che uederai verranno negri | poi lassa siucchar Bene et Lauate con acqua calda et sapone A far Nascer peli et capelli Doue voli et Spensi n.° 85. Piglia agrimonia. Scorze de olmo | verbena Radice de felice | acenso | abrodano | Seme de Lino | et abruscia et fanne poluere | et agiogni poluere de radice De canna et tutte Queste cose cocile in Latte de Capra et non hauendo Latte cocile in acqua et con queste Laua et bagnia el capo | et quello volj A far nascer Capélli et pelj Piglia pane de orzo et sale et carta tanto de vno Quanto de Laltro et brusali et fanne poluere | poi habbi del grasso de orso et pista et incorpora | Bene | et ogne El loco Doue voli che nasceranno | p. 145. A far nascer Capelli o peli Doue volj !) slc. Piglia scorzo ') de olmo de mazo che e in tra el primo scorzo et lo legnio et cocilo in aequa et fallo Bollir assai | et quello che viene de sopra e come vn grasso | et cogli quello et Salualo | et ogni el loco che veniranno Capelli et peli in gran Quantita | se bene fossero andati via per scottature de foco Ad ident Piglia el scorzo interior della Radice Delolmo et pesta et falla Bollir longamente in acqua et venera de sopra come grasso | lieualo et salualo et ogne doue volj | che fa venir et nascer Capelli I et barba et peli in testa in Cegli (nelle ciglia) in barba et omne loco se bene fossino caduti per malatia et per scottature | Questo medesimo fa la poluere della Lucerta uerde et De sansuga (sanguisuga) fatto incorpora inse me con mele crudo et ogni el loco doue voli nasca | A far nascer capelli | o peli. Piglia grasso de talpa et delle ape che fanno el mele et vn poco de mele crudo, et mestica tutto inseme et pistale molto bene et fa a modo de onguento con el quale ogni doue tu voli che nasca peli | o capelli che sensa dubio nasceranno | 666 A far tornare li captili1) \ et peli A una persona che fosse calua | ') SicPiglia rane et Lucerte uerde et tagliali La testa et la coda [ et ape che fanno lo mele tanto de vno Quanto de Laltro et Brusciali, o uero seccali in una olla noua in forno | et quella poluere Destempera con olio de Rossi De oui et de quello ogni doue tu voli che nasceranno p. 147 . li capilli et peli et e Certo | Ad idem vnguento fatto de farina de .... 2) et oleo de ouo fanno nascer () s/(.. li peli Dove vorrai presto A far Biondi li Capelli come Oro Piglia erba detta Centaura mazor on. 4. Lume de fezza L. vna. n.° 86*. arabi on. 2. Lume de Rocca on. 1. acqua de pozzo L. 7. et pista bene et fanne lissia et fa Bollir che cali la terza parte | poi colela et con quella ogne el pettine et li capelli pettinando Al sole caldo et- prima Lauate la testa | et sciugate Bene poi pettina Al modo detto I che verranno li capelli corno oro resplendenti A far li capelli Longhi et Belli p. 148. Piglia della indiuia et falla Bollire Benissimo per modo sia Ben desfatta poi piglia quella acqua et fanne lissia | et con quella lissia n' ^m lauate el capo doi volte la settimana | che verranno longhi et de Co lor de Oro A far nascer peli et Capelli Piglia delle Sansuge et falle destillare et con quella acqua me stica un poco de muschio | et ogne el loco Doue voli vegniano peli et Capelli A far venir li Capelli et la Barba longa Piglia acqua de Boraso acqua de fumusterra acqua de piantagine, „ et con questa acqua bagna doue uoli et el pettene | et pettenate Be nissimo | et vederai lo effetto A far venir li capelli 3) et la Barba et omne pelo 3) De Color Casta- P- 149. . , . . . . Aggiunto d'ai- gnaccio ■») || se ben fossino canuti tra inchiostro. 4) Corretto aopra al- Piglia mele Cruda et fanne acqua con Lanbicco de vetrio | et •£°£"™'a Dalli foco Lento perche el mele monta forte suso et come | e fatta ditta acqua piglia vna spognetta sottile | et Bagniala in ditta ac qua et Bagniate 4 o 6 volte la settimana | et veniranno Eccelenti et questo e stato fatto per noi proprij 666 GLI EXPERIMENT1 A far li CapilU Biondi de Color de oro n.° 89. Poi che hauerai Lauata la testa Come se usa | habbi uno Bic chieri de Lissia et mettici drento quanto soriano doi faue de Renbarbaro del ottimo [ et lassalo stare infuso per vno giorno integro p. 150. et jje nouo Bagniate la testa con questa et sensa far altro | involta la testa nel panno I et lassalo stare sino al sequente matino | et da da poi te pettina che sensa dubio verranno relucenti come oro Al medesimo i) l. font ' Dn- Piglia sapone tenero on. 1. et mezza. Draganeo ') et sapon duro ] De ciaschuno on. 3. et mezza | Alume de Rocco on. 3. et fece de Biancho alume | L. doi | Quale cose tutte inseme ponili in L. dodeci de acqua Comune et falle bollir sempre mesticando con vno Bastone | che la terza parte se consumi | et con questa Bagnia li capelli con vna spognia che in pochissime volte li capelli veniranno Come oro | come uederai et non solo fa Questo | ma ancora | ma leua macchie de sorte se sia de Qualunche sorte De pannj | p. 161. A fare li Capelli negri vitro modo Belli, et anco la Barba n.° 90. Piglia on xviij de galletta Bona et Quella et ponila in vna pa della De olio de oliua piena et falla tanto Bollir che ella se crepi | De poi leuala et ponila sopra vna assa stesa per sei bore | Bene a i) Kipetuto per errore, sciuggare | et involui et infarina con tanta de alcanna che che2") Basteuol sia | De poi falla pistare et redurre in sottilissima poluere | passa per setaccio | poi tolli terretto De Spagnia | terra sigillata Creta Biancha poluere de garofani an. on. vna | et ponila in vna pi gnatta noua ] per sino che se consumi el terzo abollire | con parte de Lissia. parte de vr parte De Acqua parte de vino | poi cornp. 152. poni la sopraditta poluere con Questa amodo vno vnguento | et cusi ogne Bene la testa o altro Loco che vogli far negrissimo | et cusi Lassa stare per diece | o vero Quattordice hora poi Laua con diligentia Come se costuma | et cusi venera negrissima et Bella | et con ') Sic. bello Lustro | ma Quarda 3) de non toccar la carne et De questa poluere se Deue tener De continuo per poterne al bisognio et ad omne tuo piacer adoperare A far nascer Capelli Doue inanellano | Prendi del grasso del cauallo et ogni Doue voli che manchino li peli et veniranno | n." 91. A far capelli Biondi et come oro n °~ 78 *) Sic. Numerazioni Piglia cinabro zaffrano et solfo et fa destillare queste cose per antica non cor- lanbicco et Quando te hai lauato el Capo I pettinate Al Sole et Ba- retta. DI CATERINA SFORZA. 657 gnia el pettine spesso in Questa acqua stillata et cusi te asciutta p- 163. al Sole | et verrà bella come, oro A far li Capelli Biondi Piglia Cornino et requilina et cocila in lissia fatta de Alume de fezza | et de quella Quando te hai lauato el Capo te resacqua che verranno Biondi et dureranno Assai et ancora fa Questo effetto fiori de ginestra et scorze de pomi Arancio A far li Capelli negri o vero Citrini Piglia acqua Decoctionis Lupinorum. et ponila in vno orcio et n.° 92. Lassala stare cinque di | Da poi Lauato li capilli che verranno in Color de oro A far li Capelli | Biondi et negri Piglia L. 3. de Cenerò de Cerro et metti drento Boccali tre de Acqua | et fa bollir insino che calli la Quarta parte | poi habbi L. 1. p. 154. de litargirio de oro Ben poluerizato et mettilo in la lissia et lassalo vn poco Bollir | et cusi Bollendo | mettili vn poco de pelli con li peli negri ') drento et lassala stare tanto che Deuenti negra | et cauala i) cancellalo. Dal foco et e fatta | poi colela et serua || et Quando voli far De ca pelli o peli Canuti | negri | o uero Biondi Lauate con essa | Quando e Ben Calda et Quando li voli Biondi Lauate con essa tiepida | o uero come e el latte Quando le munto Allora | A far li Capelli et peli negrissimi Piglia ferretto de spagnia osso de Dattilo ossi de persichi. galle. n.° 93. scorze de pomi granati, vetriolo an. on. iij sai comune, polueriza le ditte cose et incorpora inseme in humidandole con vn poco de ot- P- WS» tima lissia et agiugne poi che e inhumidita per farla Bene sciugar et presto vn poco de archenna et Quando voli far negri Capelli o peli Lauati prima Bene | et sciuga poi inhumidisse la ditta poluere con lissia et pigliala con vna pezza accioche non ti tigni le mano | et in bratta quello voli far negro et lassa star cusi per. 5. o | 6. hore | et più alquanto poi ti sciugga et pettina | verissima | A far Capelli et peli Negri et Eossi Piglia vna pignatta netta con doi 2) on. de Acqua et Buttali dren- w.° g^ to tre on. de calcina viua pista 3) al Sole 3) sottile et on. 2. de litar- *) u» buco ha portagirio de oro pesto et fa Bollir sopra el foco sempre mesticando in- media della pasino atanto che se incorpori amodo vnguento et de quello Bagnia | jg« o uero ogni li capilli et peli | et come e vnti involtali dentorno vno 3^S) cancellato. fazzolo et Lassa sciuggar | et come sonno sciutti fregti con mano che resteranno negrissimi et Belli | et non fa male alcuno | et Quando 658 GLI EXPERIMENTI voli che siano Lustri fregali con vn poco de oleo de amandole Dolce | et Quando voli che siano rossi piglia parte tre de litargirio de oro et vna de calcina et incorpora ut supra II ancora chj se Lauasse con vn poco de aqua de salnitrio | o de verde rame | o de orpimento Questo fanno tutti li capelli et pili rossi et Durano assai et sempre se pote Lauare p. 157. A far li Capelli Biondi Come oro Piglia Radiche de ellera et radile Bene et tritale menute et cauane acqua per Lanbicco et con ditta acqua Bagnia el capo con vna spognia et in otto giorni veniranno come oro | A far renascer Capelli o peli che fussino Caduti per causa De tigna | o Altra infermita \ n.' 95. Piglia delle oue et Cocili fin che siano dure | et poi tolli el roscio de essi et stilla et cauerai lo olio | et questo olio e perfettis simo | A far li Capelli Bettj Piglia vna ingristara | De Acqua de pozzo et on. tre de alume p. 158. de fezza Della più grossa [ et metti questo alume Desfatto nell'ac qua | poi metti in vno sachetto de tela et remetti in vna ingrestara et ponila al sole | poi adopera | A far andare via li peli detti ciglia et doue voli ottimo modo n." 96. Piglia on. tre de pecie greca on. vna de cera on. doi de termentina et on. 5. de oleo et fa Bollir tanto che omne cosa inseme se incorpori | et de questa compositione scaldala vn poco et ponila doue voli et lassala stare tanto che se freddi et poi leuala con de strezza che li peli inseme con quella ne verranno et se de ditta compositione ne remanesse nel loco | tolli dello oleo et frega che sensa dubio se leuara et Restara la pelle sottile et morbida p# J59_ Poluere al medesimo effetto più volte experimentata. Piglia orpimento parte una sottilmente pisto | et parti sei de Cal- n.° 97. cina sottilmente poluerizata et mestica Luno Laltro et mesticando | Componi | et quando la voli vsare incorpora con Lessia amodo de pasta liquida et tenera et destende sopra li peli che tu voli grosso come una costa de coltello et lassa star tanto che deuenti duro et secco | poi bagna con acqua calda et sfrega che li peli andaranno via Benissimo sensa Alcuno fastidio Lesione | o Doglia | n.° 98. m A far cadere el pelo che non torni mai p. 160. Piglia garofani on. 4 ambra Balena manipuli sette Legnio aloe DI CATERINA SFORZA. on. 1. '/a solimato on. 1. et dramme tre et fa omne cosa suttilissime | poi in pasta inseme et mettili Del Bono vino Biancho et vecchio et poni al lanbicco et lanbicca Benissimo | che venira la acqua et con quella acqua Bagniate dove voli non vegnia pelo che non li vegnera mai piu et e cosa prouata Al Medemo Piglia Sapone L. 1. griopola Bianca on. 3. oripimento on. '/2 sugo de cicuta on. 3. et fa come unguento | et doue voli caschino li peli et non tornino piu ogniti la sera et la matina ma inmediate lauate con acqua calda cioe tepida, et fa cusi per fin sono andati via quelli tu voli et el Sapone vole esser negro Al Medesimo p jg^ Piglia Calcina uiua on. doi orpimento on. 1. Lume de rocco tanto de uno Quanto Delaltro come vna castagnia et spolueriza tutto Be nissimo | poi impasta con or et inpasta doue voli che caschino et Lassa star tanto che Dichi Doi pater nostri poi Lava A far andar via li peli Doue voli et che non tornin più Piglia Lardo vn quarto de on. et un Bechiero de mostarda Dolce ') Bona et forte et Destempera con vino Bianco et fa che in ditta mo starda non ce sia niente de Dolce Drento et fa chel ginaprio sia Bene Brusato poi destempera con ditto vino poi un Bischiero | de Lardo De porco descolato et mestica inseme che venga spesso et mettili drento . 3. spighi 2) de aglio Bene pisto | che venera a modo vnguento l et 3) poni de questo in quel Loco Doue voli vadino via et che non tornino piu et mettili sopra una pezza de Lino et Lassa star cusi . 6 di poi Laua con Acqua chiara mai piu torneranno A far cascar Capelli et peli Doue volj Piglia delle yrondine et falle destillare et con quella Acqua Bagnia el loco che tu voli che vadano via li peli et li capelli che e cosa probatissima | A far cader li peli sensa detrimento nisuno. Piglia cenere de cerro L. 1. et L. mezza de pionbo Destenpera con Acqua corrente poi fa Bollir inseme et Bagnia con questa Ac qua Doue voli tutti li peli caderanno Ancora piglia on. 1. de orpimento on '/2 de calcina viua mestica inseme et mestica con vno Bichiere de acqua et fa Bollire tanto che Deuenti spesso amodo de unguento et Adopera | Ancora tolli oua de formiche gomma edera orpimento an. met tili in vino | et tocca quelli Capelli o peli che tu voli et caderanno et mai non renasceranno | I) Cancellato. 2) Sic. p. 162. 3) AW margine inter no della cartù, di altro inch iostro, ma della stessa mano , è scritto : * a far andar via li capelli et omne sorte de pelo che mai più toma- ranno I ■ Piglia la radi ce delift Celido nia et piatala et fanne succo poi tolli vn poco * De bombaselo * et bagnia nel dit to et adopera Do ni voli. e *-* Aggiunto di altro inchiostro. p. 163. 660 GLI EXPERIMENTl A far cadere capelli et peli che piu non renasceranno. Piglia herba chiamata dente Cauallino manipulo vno sal gemme on. 1. sale armoniaco on. '/2 pista omne cosa et incorpora inseme con li salj et destilla et fanne acqua ed de questa acqua Laua doue sonno li peli piu volte et cascheranno et mai piu tornaranno A far Cadere peli che mai piu tornaranno Piglia poluere de Botte farina de Lupinj alume de Rocco arso an on ij et falle Bollir con vno Bocale de Acqua et come Leua el p 164 bollore | tolli dal foco et colale per feltro et lassa reposare nel vaso per otto giorni poi Laua el Loco doue voli che vada via lj peli con 1)-i) Ripetuto per acqua poi Bagnia | ') poi Bagnia ') vna spongnia in ditta Acqua ( et errore. Bagnia el Loco Doue voli pelar piu volte | et tutti li peli Casche ranno et mai piu Rinasceranno n,° gg. A fare la Barba negra et Bella \ et omne pelo Piglia galla L. 1. et mettila in vna pignatta noua Coperta et sia piena de oleo Comuno et falla Bollir tanto che La Ditta Galla schioppi | poi cauala et ponila a sciuttar per. 3. giorni | poi piglia tutte Queste Cose | Archenna della piu fresca che possi hauere on. 3. ferretto de spagnia on. 3. terra sigillata on. 2. Litargirio de oro p. 165. on- ^- ^al comuno on. 2 '/2 garofani integri on. 4. e tutte 2) Queste 2) Nel marg. tnt. Cose siano Bene poluerizate sottilmente et tamisate Benissimo I! poi wKto.^'it»rj messeda 3) tutti inseme II poi habbi Bon vino negro et falli Leuar el la Barba i che Bollo et subito Leualo via Dal foco et metti drento tutte Queste sin Bianca o Ros- . a -r* .. sa neRrissima et cose cio e le ditte poluere sempre mesticando .benissimo accio sia Cauai'net simile Bene incorporato et fa sia a modo de mostarda spesso poi Laua la Piglia galla pista Barba con Lissia chiara et Dolce | poi impasta la Barba con ditta per aLanhiccol'| mistura Bene | Quanto piu Calda poi soffrire et legate con vna pezza gne" u barba cho Accio non caschi giu lo impiastro et lassalo stare Cinque hore et vonira negrissf- piu se poi soffrire poi Lauate con Lissia chiara che vera in ecce- ma et Bella et f r . . * . . 80 vn Cauallo e lentie negrissuna et Bella | piu volte latto | Bianco o Rosso 3) l™ mescola" ^ far oleo per far ^a Barba ef pelo negrissimj p. 166. ijhe ne1 mese de marzo | o in primo de aprile tu pigli vna n° 100 in6res'ara piena de Bono oleo migliore tu poi trouare poi va in Loco oue sia vna nociara et caua tanto che troui vna radice de ditta nociara et quella taglela et metti quel Capo che e Alla nociara in *) sic. ditta ingrestara et concela. per modo sia segura 4) non se rompa et che lo olio non vada fora et mettila piu giu che tu poi | ma guarda a coprirla con vessiche | o pezze | che sia Bene Coperta | poi reco5) sic. prila Bene et Lassala stare sino a san martino et come Landarai <) I! p. 167. -A- torre trouaraj el tuo Oleo che hauera receputo la substantia della 661 nociara | negra et poi con quella Bagniati la Barba et quello voli vegnia negro, che verranno negri amarauiglia et Bellissimj A fare Acqua Da fare La carne humana negra et simile la Barba et li Capelli Piglia noce de galla | Ruggene de ferro vitriolo romano an. on. vi 101. (6) | chiara de ouo L. 1. mistica et pista Benissimo et incorpora in seme et poi metti in ona Bozza et destilla per Lanbicco et come tu voli far negro Bagniate che verranno negri perfettamente A fare la Baiba negra Piglia della galla maschia et Brusala poi pistale l) piu sottile che 11 S|ctu poi | poi piglia della cassia de quello e drento tanto de uno come del altro et fanne vna pallotta et Quando tu voli fare la barba ne gra piglia vn poco de questa pallotta et destempera con vn poco p. 168. de oleo et ogneti la Barba et sta cusi piu che tu poi | poi Lauate con Lissia Dolce et tepida | honestamente | che venera negrissima et perfettamente Bella | A fare la Barba Capellj et peli \ et la Carne humana negra Be nissimo Piglia scorze De noce fresche galla impalpabile meloni saluatichi an. et pista inseme et Lassa stare vn di | o Doi cusi poi metti Alanbicco et stilla | et con quella Acqua Bagnia Doue voli che fara negro Benissimo | A far la Barba negra et Bella Piglia delle noce Quando comenzano a fare lo gaton et tagliale in quattro pezzi poi taglia via quel poco de mezzo | poi poni alan bicco et fanne Acqua | poi con quella acqua Bagniate la Barba et peli bene | che la farai negrissima | et sepius est experta A fare li Denti Bianchissimi netti et Belli et confirmar et consolidarle p. 169. gengiue perfettamente \ et li denti se incarnano Madama CK&totìn. i. , n s n i . ^ t 3 .na Adopcraua Piglia sangue de drago ;) Bonbice 3) passato de ciascuno de essi questa t) on vna y poluere de coralli on tre | Alume de Rocco Brusato mastice !' ""*""' e canella an on vna | et fa de Queste cose sottilmente piste pol- 3)-3) cancellato e eouere poi componi con mele Rosato | quanto ate pare sia Bastante | J^",','"" ,«"„!,"'.- che sia a modo de ontione | et con questo fregati Benissimo li denti " osso do seppia | | che veneranno | Bellissimi et eccelenti, et se incarnano | et se con senta li gengive optimamente A far li denti belli et fermar le gengive. ^#3. Piglia Cornetti de Capretti et pistali et fanne poluere et falla GLI EXPERIMENTl Bollir in vino Bianco fin tanto che se consuma tutto el vino | et che resti ppluere et con quella poluere fregati li denti et le gengiue. p. 170. A incarnar Li denti 104. Piglia vn Bichiero de Acqua de pontagine ') et falli Bollir drento i) sic. Piantarne. Queste cose II gomma draganti mastice Alume de Rocco an. on. 1. et de tutte fanne poluere sottilissima et fa Bollir per mezza hora in ditta Acqua et con ditta Acqua Lauate le gengiue spesso Ad idem Piglia acqua de camomilla on. 1. mele Rosato Colato on. iij et mestica omne cosa inseme et Bagnia delle pezze et poni su le gen giue et muta spesso che se incarnaranno Benissimo | A incarnar li denti et fermar Le gengiue Piglia oldano et mastice an. on. 1. canfora grani vj. et de omne cosa fanne poluere et impasta con Acqua rosa et fanne come pasta et destendi sopra le gengive che se fermaranno et incarnaranno | Be nissimo | p. 171. A fermare li denti che se mouessino per causa de che Malatia che se voglia | o altro Piglia on. 4 de aceto fortissimo et on. 1. de galletto pisto suttilissimo et metti detto galletto in ditto aceto et poni a hollir in vna pignatta et lassalo bollir tanto che se Asciugghi lo aceto Bene poi piglia de questa poluere et fregate le gengiue et li denti che se fermaranno Benissimo | A stagniare li denti Piglia foglia de oliua fresca et fanne sugo poi piglia altro tanto sugo de cepolla et messeda inseme et metti in vna ampolla et po nila Al Sole per quattro giorni poi Bagniate et fregate li denti se fermaranno Benissimo | 2i-a) Aggiunto nei ^ far poluere per far Bianchi li denti 2) margine inferiore a ro tnc ios r . piglia Corallj et Lume de rocco Brusado et macinato molto Bene et passa per setaccia et Adopera | 2) p. 172. A fare li Denti chiarì lucenti et Belli Piglia dui gambo del Rosamarino et fanne carboni, et da que sti fanne poluere setacciata et metti ditta poluere in vna pezza de Lino et sfrega spesso li denti 663 A far li dmdi belli Piglia Sal Comune on. sei Alume Salnitrio an. on. 3. pista in seme et fa acqua a Lambicco || la prima acqua che viene non e Bona || ma la seconda e Bona | et prima fatte nettar li denti poi usa que sta acqua Doi volte la settimana A far li denti Bianchi et consolidar le gengiue 105 Piglia marmo Bianco . Corallo Bianco | osso de seppia sal gemma incenso | et mastice polueriza Bene ogne cosa et metti la ditta poluere in un saccuccio de tela fato come un deto et con esso frega li denti poi laua con Bono vino II poi frega con una pezzetta de panno Scarlatto Modo de Aconciar Le Radice de maina per far Bianchi li denti p. 173. Poi che hauerai fatti Bianchi li denti nel sopradetto modo II Pi- >^'ìi'^\nì''r'coì glia Radice de malua ') et mondala et netta Bene | poi ponila Alom- {!'i'^° u " co' ~ bra per tanto che si secchi bene | o uero in stufa poi ponila in ac qua odorifera de che sorte voli con aqua 2) de Brionia ane parti S"' equale et oncie tre de Alume de Rocco et falle Bollir tanto finche se consumi la meta de ditte Acque poi leuali et retornale a lonbra a farle siuttare, et come sonno asciutte |] ponili Alquanto de compositione odorifera et maneggia con mano sin tanto ha preso 106 1o odore et con quelle poi frega li denti che sensa dubio de marauigliosa Bellezza Deuentaranno | 3) A fare le mano Bianche et Belle tanto che pareranno de Auorio p. 174. 107 Piglia L. 1. de assognia de porco maschio et chiara de oua trenta 3) yel margi„e ita. i 11 et limoni numero venti poi piglia vna forma de Cascio fresca che "ritto: ' Piglia Co- . . r ° . rallo rosso et fallo sia tenera et grassa poi pista omne Cosa Bene in vno mortaro II macinare et passare poi ponilo al Lanbicco de vetrio et dalli foco Lento | et caua Lac- ^"neij'^'sVhi'o et qua I Quale adopera in questo modo I Laua prima Le mano con ac- po1 PI81Iavna pcz- '' 1 -1 za nett& et l'abbi qua netta et sciutta bene poi Bagnia con ditta acqua | che vederai netti li denti senza cosa | mirabolissima | et e de tanta virtu che simile ognaltro Loco per p°ra pofper dolore Brutto che sia adoperando in simil modo I fa amarauiglia Bello I de dentl p'b'1" vn * '' pignattino nono con vna Scudella A fare pasta per il medemo effetto \\ mirabilissima | Bono^tvn pocode sale et saluta et ro- Piglia Amandole Dolce. Seme de Zucca Alume de fecce an. on. vj | smartno et vn popignoli Boni on. 4 | et pista in mortaro de marmo con libra meza p'co de "q„esla po]. de Mele iioi ponici acqua de Brionia et maneggia bene con la mola uere et fa bollire r r ^ 00 tanto che rentri el 1in clie deuenta alquanto liquida in torma de Salsa | poi repom in terzo et mettilo in vna pignatta de terra uetriata II poi piglia sapone venetiano sotil- sofferire°oaldo Dal (ì(<4 GLI EXPERIMENTI canto che Dolo et mente Raso L vna et ponilo in vaso de terra de ') vitreato con acqua Cusi farai per va de Brionia fa Bollir sino atanto se liquefacela |] poi agiugne | storace che" non u'potessl calamita et garofani fatte in poluere an. on. 1. nel vaso Doue le snfferire freddo ne ditte cose macinato seranno poste | poi ponili on. 3. de farina de faua Riuc°fossonoe traa- sensa scorze et on. 6. de Amito 2) Bianco | et sia bene mescolato per mcr^tte" el" 'dente sPat'o de dieci giorni se lassa stare | poi ce agiugni Lacte de machain bocca. „ leb. on. 3. musco et zibetto an. denario vno II poi poste tutto le so- *i sic! praditte cose inseme | agiugni chiara de oua diece | Bene sbattute et p. 176. spumate et salua in vno vaso Ben serrato con un poco de sale ac- 3) Sk' cioche non se corompa 3) || et Adopera | che vederai vno effetto mi rabilissimo | vnaltra Compositione afare le mano Bellitissime et dilicate et Maxime 108 per Saluarle dal freddo. Piglia vno Bicchiero de oleo de Amandole Dolce et fallo Bollir sin , „, tanto se consumi la quarta parte |j poi ponili drento tanto de cera noua *) Ripetuto per * * errore. Biancha che lo faccia spesso | et fallo liquefare | poi abbi vno vno 4) piatto spatioso et capace | et poni drento vn Becchiero de acqua ro sata poi metti sopra questo lo olio con la ditta cera et lassalo stare tanto finche se refredda | de poi ponilo in mortaro de marmoro et maneggia Bene con tre acque | poi Adopera che in grandissima Biancheza farai le toi mano | et dal freddo le guardarai | p. 177. 4 fare che le mano non crepino per el freddo onto perfettissimo \ 109 Piglia Butiro fresco | olio de oliua | grasso de capretto | o de Agnellino tanto de Luno Quanto de Laltro et Laua da perse ognuno Bene | poi lassali infondere per vn giorno integro in acqua Rosa | poi agiogni cera noua Bianca tanta che aguagli la terza parte de tutti questi | poi poni in vaso mondo et fa liquefare inseme poi acompagnia con acqua odorifera come a te piace | et adopera alle mane che non solamente [ te guardara dalle rotture | Ma guarira le crepature che in esse seranno | et non solo alle mano | ma alle Labra [| et an cora e mirabilissimo | Questo onto | Alle crepature et fissure che a noi Altre de poi el parto Remane nel ventre | adoperando Quando se va a letto | et come a noi e piaciuto Deue ad omne Altra pia cere | verum | p 178. -4 guarire le fissare Della Mano et Del viso Piglia oleo Comune et Cera noua con grasso de gallina et ma stice an. tanto de vno Come ile Laltro et mettilo in vn vaso Al foco a bollir vn poco et lassa freddare poi adopera DI CATERINA SFORZA. 665 A guarire tutti li mali delle tette Alle Dotine do ') delle Mammelle i) ste. l. * cioè „ Piglia delle grasselle che stanno allato la pancia del porco et sia ."' d lttJ) porco maschio et sia sensa sale et fallo Bollire in vino Bianco et *) D'altra mano. mettici drento a bollir Canella fina noce moscate garofani an. et sei grasso sera doi L. le spetie vogliono essere mezza on. per vna pi sta grossamente et fa Bollir che Calj per terzo et cola in vno piat tello de vino freddo I poi lassa freddare et acapalo 3) dal vino et poi jJ'JJr 1o liquefa et reponilo in vno vaso Ben netto et quando la mamella fosse enfiata per nisciuna 4) cagione ognela che guarira et se fosse 4) Swaperta che hauesse Bocche cura con ditto vnguento et presta s) sera guarita | et se hauesse magagniati li Capitelli | o ci hauesse Alcuno male ogne con ditto vnguento et sera guarita | et Questo e ottima cosa a vna Brusciatura | et fa remaner sensa Segnio | A quarire le fissure che vengono in li Capitelli delle mammelle alle n doppia C) Dontie. C) D'altra mano, come sopra. Piglia Cenere de Radiche de felece setacciata et impasta con vno poco de trementina et metti in le fissure et sera guarita A guarire Doglia De Dente Piglia acqua de uita et ponili drento un poco de zafarano et metti in vna ampolla et fa chel zafarano sia sutilissimo et fa sia ben disfatto | poi piglia ditta acqua in Bocca et Lauate Bene | et maxime Doue hai la Doglia | A guarire la doglia deludenti et delle Gengive p 185, Piglia Santoreggia | pillatro | Spigo nardo origano pepo Longo - 9 7( _ Carpo Balsimo | mastice an. on. 1. et metti in acqua vita poi te Ba- n° U9. 1) D'altra mano. gnia li denti et le gengiue A guarire Doglia de Dente Piglia marmoro pisto et fallo foco in vna coperchia de ferro et - 10 8) amortalo in vino Bono quattro volte | poi metti do quel vino in bocca s) tfam come «opra. caldo Quanto poi sofrire | che la doglia andara via et sei dento fusse Buso et guasto mettili drento vn poco de gomma de ellera et non te dorra mai più por lo aduenire | A guarire li Denti putrefatti et marci — 11 - o) 9) D'altra mano. Piglia radice de ortigu. Saluia. ruta | pilatro scorza de mela gra nate | et fa Bollir in tre foglette l°) de vino | por fin che se consumi io) .<%. 1i doi parte | et laua con questo vino li denti ") tanto che calli' la quarta parte et con essa Decozione fa vna p. jgg stufa secha per 4 volte | poi ognerai al caldo con la infra ") scritto Cancellato. Tra vnguento || Piglia Bertonica Berbena herba yua malua viole mamole Pcano alcune'"ùeie. Infatti la nume razione antica va da e. 98 a 103. («56 CLT EXPEIUMENTI maluauisco an. on. 1. 5. pista minutamente le ditte herbe | poi pi glia oleo comuno L. iiij vino bianco L. 1. medolla de Boue on. iiij fa Bollir oinne cosa insenie insino Calli la terza parte poi cola per i) sic. Canauazo et expremi forte | poi poni in vna pignatta vitriaata «) con xxxi Rane viue et copri con el suo Coperchio et fa bollir con foco Lento sin tanto le Rane son tutte desfatte I poi cola con el torculo t) Sic. Ma ca . , . , ,. , , r. , _ , omesso. sin che caui tutto el suo liquore el quale poni al Sole per J) in una ampolla per quaranta giorni et opera P- W7. ^ guarire omne percossa et sputo de sangue 3) Dopoj J^»^* Piglia reubarbaro 3) on. 1. mummia grani ij rubea tintorum celiato^ ^ grani 1. 5. con el vino stitico Dosis est. grossi 6. Mano come sopra. . 5) cancellato. Questo e vno oleo de Balsamo che guarisce che s) gotte et podagre ar- 6) Sk. l. » artrite^. igffea 6) sciatiga | et omne piaga fistida cancro. Scorfola et male Nascente - 15 - 7) Piglia termentina | o uero oleo de termentina e meglio L. iiij. '1 Mano come sopm. Qjeo Laurino Rasa de pino oleo Communo an. on. vj. armoniaci ode8) Sic L * bdeiij. 8) opoponaci serapini galbani gumi arabici gummi edere gumtni 9) Sic. demi scarcacolle ') euforbij turis mirre masticis aloes epatici an. oncie. 1. cinamomj on. ij garofali on. 1. 5. nucis muscate Laudani p. 188. l'8ni al°es bacharum Lauri granorum Iuniperi Castorei an. on. vi. Diptami albi gentiane consolido maioris et minoris an. on. v. et le cose da pistare siano pistate grossamente | poi pone omne cosa in seme in una retorta per tre di naturale Bene serrata poi destilla secondo se vsa et hauerai lo oleo | mirabilissimo et Santo per gotte, podagre | vt supra Experimento contra asmaticos ex catorros (sic) tussientibtts vale atti sto122 machi frigidi et indegisiione et Dolore et sana la debilita De le Rena Piglia elempnj on. 1. 5. seminis maratri on. 1. piperis on. vi. Cimini on. iiij mele tanto che basti Dallo la matina o uero la sera com vino Callido | 123 Experimento Segretissimo et Mirabile contra morbo caduco et Altre - 16 - io) infermità ì d altra Mam.^ Piglia delle Irondine del nido o de Altro Loco secondo poterai hauere circa a trenta et pistali in uno mortaro integramente con piume et penne et con x* parte de Sai comune et ponele cusi pistate in una Bozza de vetrio grande De sorte che questa materia non passi La mita della Boccia et pone in litame de Cauallo Caldo per 15 di naturalj a putrefare poi poni a lanbicco et Destilla cum lento foco per . ij. hore | et la acqua destillata prima Buttala | et DI CATERINA SFORZA. 667 poni vnaltro recipiente et continua el foco per xxiiij hore et piglia la seconda acqua et Lassala freddare | poi remettila in la Boccia so- \QQ pra la sua feccia et questo fallo tre volte Eeponendo et destillando poi salua questa acqua et le feccie fanne Sottilmente poluere et Serua Prima virtù vale a 4.*™ ') si ne pigli omne di 3 o 4 . gotte con- L- * Quartanam. » tinuando per insino a xij di sensa fallo guarirà Seconda virtù se pigli de ditta acqua alla quantità de mezza noce continuaando 2) Quindici di sensa fallo guarirai. ' Terza virtù si nisuno ha infermità nelli ochij de che sorte si vo glia poni de questa acqua una gotta in lo ochio la sera Quando vai 3) gfc Mmca {l p#ri)() A Dormire et ancora se ci 3) della poluere ditta con ditta acqua forse " poni. „ et ognerai Sopra li ochij per cinque giorni Serai guarito | A guarire omne passione de milza \\ Bevanda ottima /<>*^" Piglia foglie de frassino con la sua radice an. manipulo vno tamarascio scoloprendia foglie de Bosso orzo manipulo mezo vua passa on. vna fa Bollir omne cosa inseme in una ingrestara de Bon vino Biancho tanto che cali La mita del terzo poi cola et danne a Be- uere al patiente omne matina et poi dalli grosso i) vna de Sena *) Sic. L. " onci». „ preparata A guarire dolori colici 126 5) 5) Sic. Manca il Piglia Camomilla, melliloto Centaura Camadreos Camapiteos. Co- * „ mino. Calamento. Siler montano an. manipulo mezzo, agarico. Colloquintula on. mezza tutte le sopraditte cose siano piste grossamente ( t ( ') et siano piste grossamente 6) et poste a Bollire in tre Bochali de errore. " P acqua tanto che calli la mita poi piglia della ditta cocitura tanto che Basti per vna Borsetta et piglia cassia sereprica Benedetta an. p. 192. on. 1. poi mettici drento oleo de camomilla olio de ruta olio de aneto an. on. 2. incorpora omne Cosa tepida amministrata al patiente | A guarire omne Dolore et che non se sappia la Causa 127 Piglia oleo de Camomilla masticis turis cera noua termentina an. oncie . 1. croco. 4.to . 1. et fa onguento | Ancora piglia mollica de pane et coci in vino ottimo che sia in modo de pultriglia | et prima poni questo per di et per nocte poi sopro 7) poni el preditto ') Sic. onguento grosso amodo de impiastro id est ceroto A guarire nerui atratti et la schiaticha Piglia grasso de tasso | de orso | De oca da porco an. on. ij. me- (lolla de Boue et de asino an. on. iiij ermodattilj euforbio castoreo bdelio an. on. 5. oleo Laurino on. 1. Sugo de radice di ebuli on. vj. fauum mellis on. vi ruta matricaria pulegio menta asentio nepitelle an on. 1 tutte le ditte herbe falle Bollir in acqua insino alla con- 668 GLI EXPERIMENTI p. 193t sumatione della acqua et poi fa La expressione delle herbe poi tolli vna Bona ingrestara de Lonbrici de terra piena quali vogliono es ser Lauati in Bono vino Bianco poi pesta et incorpora con sopra ditte cose et incorporato metti omne cosa in una Bozza de vetrio | quale vole esser coperta tutta de pasta grossa doi dita et Lassali vn picolo forame Da poi cauato el pane metti in forno et Lassa che se coqua et e fatto | A guarire omne Contraltione De nerui Cusi in le mano Come nelli piedi Quando fustino atratte scranno sanate \ Piglia Lombrici de terra et Laua Bene con Bono vino poi poni in oleo Comuno in vna Boccia Quanti tu voli | et poni Sopra la Ce nere Callida et la Boccia Sia Bene otturata che non possa expirare et passati tre Di I Leua dal foco et cola et Quando sia Bisognio scalde et vgne che vltra la Sanita delli nerui | Leua omne passione de ossa et de neruj | p. 194. A guarire omne Doglia cusi De ossa Come De nerui sia per Qualun130 che Causa doppia 1) Piglia termentina L. 1. olei Laurini on. iij olio Laterino ouero *) sic. l.' petrolio. . Benedetto L. 5. olio petrolli2) on. iij Laudano Lacte castorei an. on. 5. cinamomi on. 5. garofani on. 1. nuce moscate euforbij an. grosso ij. mirre masticis olibani an. grosso 1. omne Cose miste siano Destil late prima Lento foco poi cresci che hauerai lo olio pretioso et poni in esso ambra et legnio aloes optimo an. grosso 1. et ogni Quando voli gire adormire fregando Bene Doue e el Dolor | poi la vntione poni impiastro de osso erocio | che guarira omne Doglie et passione sia come voglia | doppia 1) 129 I ) Mano come sopra 132 Onguento per podagre Piglia Succo de radice de ebolj | vermi terrestri an. parto 1. olio vechio parti. ij. poni omne Cosa in vna pignatta vitreata Ben ser rata inel forno et Bolla tanto che se consumi el Succo | et adopera | 13$ A guarire omne Durezza et guarire le scrofole sensa Taglio Piglia Semenza de Senepa Semenza de ortica aristrologia longa solfaro viuo an. on. 1. bdelio armoniaco an, on. 5. olio antiquo et cera quanto Bisognia | 3) sic. yl guarire porri Carne superflua et Quarire "<) Callj - 16 - *) Piglia Lissia forte fatta de Alume de feccia mezzo Bicchiero inel 4) Mano come aopra, quale poni. ce. grani de fromonto et Lassali stare per un di natu DI CATEEINA SFORZA. 6fi9 rale et se se deseccano troppo agiungnie vn poco della preditta Lissia poi pista le ditta grana alle quale agiogni poluere hermodattilorum oncie. 5. et mestica inseme ad modo de onguento et de que sto poni vn poco sopra porri carne superflua o calli et guarirai sensa Dolore Anl~)fragnere vn Carbone presto et vero 137 1) La * II „ ^ aggiunta Piglia poluere de Sema de edere et mestica con vino o uero aqua '''""' <' "•<"•<>■ et danne Beuere a chi ha el Male | A maturare vna postema o vero nascentìa in vn giorno p 197, Piglia v. 7) o | G. denari de Croco poluerizato et vno ventello 3) de ouo crudo et oleo rosato et mestica omne Cosa inseme et diuide in 4) 2, Leggi.. » 6. . 4 parte | et poni vna parte sopra la nascentia et lassa stare sei hore | Jj'^v;^/'^,!^" Da poi leua et poni laltra parte et cusi fai de sei hore in sei hore. " |n in • P'r poni poi la 4 parte et agiugni vn poco de trementina et ponela So- ' pra et De poi sei hore Leuala et trovaraj la nascentia maturata et Rotta | Questa e vna vntione mirabile Segreta et experta per Curare gotte. 139 podagre. Sciatiche, nerui retratti consumpti et Deboli et vale ad omne deseexa de catarrj Piglia ganasse do porco fresche | o insalate Come te piace nu mero iiij ganasse do vno manzo con li soi stinchi et rompili molto bene con vno martello et ponilj in vna Caldara piena de acqua o p. 198. De vino come te piace et falli Bollir per spatio de otto hore et che siano Ben desfatti poi Colali con vno canauazo et expremi bene la Substantia in la quale ponerai le infrascritte cose id est Lonbrici de terra rossi scudelle tre herba yua manipulj 3. Saluia menta rosma rino Bertonica absentio Calamento pulegio vrtighe Sauina an. on. 1. 5. grani de iunipero grani de elera an. oncie 4. misce 5) mestica et 5) Sic. fa Bollir dexramente 6) per vno 4.t0 de hora poi li Cola per vn cana- 6) ,s,v. l. * dextrt- uazo | et in la ditta expressione metti drento rasa de pino colata m0Dt0— trementina Butiro vechio oleo Laurino an. L. 1. 5. Lardo de porco colato medolle de Boue an. oncie vi. grasso de orso de cauallo de cane de gatto de gallina de odia Dialtea marciaton agrippa an. on. iij olio volpino on. iiij mele ottimo on. vi tutte le Ditte cose falle Bollir Dextramente fin tanto che tutta la humidita sia Consunta La qual conoscerai al foco | se stride buttandone suso non e consunpta se non strida Leualo dal foco et ponili le infrascritto cose polueri- n. 199. zate [ piglia mirra incenso mastice an. on. iij sarcocolla hermodat- tilj Storacis liquida aloe patico an. on. ij. misciaT) omne Cosa in- i) 8ir. seme amodo De vnguento et sema per vna Cosa pretiosa Bene ot turata | et se volo che sia in somma perfettione falla stare vno mese al Sole Ben otturata et ogne Bene Quando Bisognia et ogni Caldo | 670 Questa e vna poluere che fu fatta in Constantia Allo imperatore (forse Massimiliano I cognato di Caterina.) Piglia Seme fenicoli on. 1. Dittamo Bianco on. iij termentilla 140 on. 1. reubarbaro on. ij. diagridon on. iij De tutte queste cose fanne poluere Ben sottile | poi danne. grosso 1. o Doi secondo La virtu del patiente Questo purga la testa lo stomaco et el corpo et se hauesse verme alcuno in Corpo Lo cacciara fora per Bocca et sera libero et Sano | A guarire omne Cottura che sia | o de foco | o de acqua Bollita o uero p. 200. de ferro infocato et Sia de che Sorte se voglia de foco l Piglia Litargirio de argento on. 2. Ben macinato oleo Comuno Bichiero vno et metti in vna pignatta noua et Battilo Bene per tre i) Mano come soin-a hore sensa foco | et poi ponilo nelle fronde delle verze Callido La sera ot matina et presto guarira Sensa segnio nisuno A fare Nascere la pelle Piglia galla alume arso scorze de pome granate et falli Bollir inseme et Butta sopra Questa e una poluere che se vole pigliare subito che viene el male | et non prima et non se vote niente demorare per scampare dallo Acci dente et e Cosa prouatd per el Christianissimo Re (forse Carlo VIlI o più facilmente Luigi XII.) 142 Piglia Cardo Santo et et 2) tolli delle foglie de vno arboro che se 1 Errore!" '"r assomiglia alla fragan" noi chiamamo pomiselle | et seccale alombra p. 201. an. de Luno et Laltro | et pista et passa per Setaccia et habbi de Bon vino et metti questa poluere drento et fa piu volte et subito andara via et e cosa expertissima et sensa Dubio A guarire Della Sciaticha (Bagno a vapore) 143 Piglia grasso de Castrone grascia de porco maschio Senza Sale grasso de pollo L. 1. et piglia doi Bocali de vino Bianco et fa Bollir li ditti grassi in questo vino tanto che cali il terzo | poi li metti 3 nella 1"snrtaj v" Suttanella 3) fina noce moscate garofani an. on. ij. et poi le pista va passa. grossamente et fa Bollire le ditte spetie in ditti grassi che cali pur el terzo et poi lo cola in vno vaso netto et come sera congelato el *) Inlenai: separa. „ r 5I cancellalo. ditto vnto et tu lo Capa 4) da quello vnto s) vino Doue a Bollito et metti Al foco Aliquefare | et como e liquefatto et tu lo reponi in p. 202. vno vaso Ben netto et mundo et adopera alli Bisogni ogni la Scia si sic. tica al foco et al Sole'') ') et prima fa vna stufa delle sotto scritte herbe | piglia asenso fior 7) sic. l. • tsopo. „ de camomilla fior de milleloto radice de ortica rose rosse isapo?) DT CATERINA SFORZA. 1571 «oh è di certa let tura. serpillo maiorana an. n.° ') 4. resta de aglio et altre simili cose et ') Forse ha voluto fa bollire in Lessia de gineprio et de vite poi fa stare el patiente manipolo, i"" i ', in vno tinello asciutto Bene Coperto et fa andar el fumo de ditte cose inel tinello per vna Canna | che li vscira gran quantità de su dore | poi lo sciucha et ogni con el ditto vnguento et sera guarito et fa più volte et se Bisognia fallj seruitialj con Cose calide con decotione de ipericon et de nerba yua et Sappi chel ditto onguento e ottima Cosa al Cotto et Remane sensa segnio et guariscie in omne di et e provato et Certo 144 A guarire omne persona Lunatica fantastica et malenconica p. 203. Piglia nove foglette de acqua de noue molini et toglila sotto el rottocime et tolli doi foglette deacqua stillata de radici de nibbi et metti inseme et fa Bollire che torni per terzo et dalli Beuere omne matina a digiune per noue Matine vno Bichiero per volta et poi li fa questa vntione | piglia grassa de troia et terra et pista inseme poi li ogni tutto el fil della schiena Dal Collo sino al groppone et denanti al petto et allo Stomacho et ogni più volte et sera guarito | A guarire la Sciaticha 145 Piglia acqua de Scabiosa acqua vita an. et metti in vna Scudella et Drento li metti amollo vna pezza Larga et Longa comò tu hai La mano poi piglia grasso de orso et de tasso an. et incorpora in- p. 204. seme in ditti grassi et piglia vite secche et fanne foco et fa chel patiente stia apresso et come e Caldo el loco della Doglia che non po Soffrire onge molto Bene Con li ditti grassi | per modo che li grassi entrono drento poi tolli la ditta pezza sensa premerla niente, et mettila Sopra la Doglia et sopra li vnti et sopra la pezza ce metti vn poco de stoppa de Canape et lega Bene et fa Doi volte et e prouato | Acqua che guarisce male De Costa ciò e Doglia de petti *)et ponta Aggiunto d'ai- . . . tro inchiostro. et pontura 2) Piglia Salnitrio Sai comuno gerapigra termentina an. | et destilla con lento foco per Lanbicco | et recoglie la pretiosa acqua et Salua || poi tolli un poco della ditta acqua che sia un poco calda et ogni allo amalato li polsi et doue e la Doglia et coprilo Bene che sudi in tre giorni Sera guarito | Questo e un lettuario per guarire, la viltà el quale mando papa ino- P- 205. centio 3) allo abate de . S . Patdo da Pisa \ che era de età de settanta rf„'io ''/'f// anni et aueua perduto el vedere et per questa confettione guari et li ' ''",!f,Z"T°4-ìi92' retorno el vedere come a a 4) giovene di xxv. Anni *) Ripetuto per errore. Piglia Seme de fenochio L. ij. Sormontano libbre . j . eufragia 5)Afo)l0— 18-5) come sopra. «i7-J GLI EXPERIMENTl libbre. 1. camadreos libbre. 1. '/a- radice de Celidonia libbre. 1. '/» ') sic. Seme de apio anisi petroselino an. on. iij polegio Isapo ') fior de Borrane granella de ginepro sassifrica an. oncie iij Qual cose sopra dite polueriza in seme et configile con mele cotto schiumato a sufficientia et poi ne usa la matina et la sera vn poco per volta | che torna la Luce a chi la perduta nel modo sopra scritto p. 206. Oleo Santissimo et experimentatissimo per La Memoria Piglia Dialtee termentine an. L. 1. anacardi L. '/2 castorei grossi iij. aceto fortissimo destillato L. '/2 poi poni el castoreo et anacardo in seme pisto abollir con lento foco in ditto aceto | tanto che lo aceto Sia consumato et remanera Lo anacardo et el castoreo madefatto | poi poni lo anacardo et el Castoreo inseme con la termentina et la Dial tea | adestillare a Lanbicco con Lento foco j| Poi le preditte destillate piglia | preditte destillate L. 1. oleo Laurino on. vi. anacardo grossi iiij Castoreo grossi .1. et de nouo Siti destillato come prima | piglia delle preditte destillate grossi viij Some de edera on. iiij | turis albi !) sic. Manca grossi iij anacardo et sal comuno an. grossi. 1. sian destillate come 2) pr ma. „ e£ qu6sta destillatione poni grossi . 1 . de musco fino et salua in 3) S,c una ingrestana )) Bene otturata | et salua et quando voli vsarla | ogne le tempia vna hora auanti giorno etc p. 207. Questo e uno oleo santìssimo et prouato per la peste et per el cencno et 4' lì'cwcto^w-j'os. fo fa^o per paPa paulo Secondo 4) et Sua santita non le tenne segreto | per grande che sia el Segreto | — 19-5) Piglia scorpioni olio Comuno per omne on. de olio tolli otto scor ti Mum come imprfi pioni et fa ln questo modo. piglia vna inerestana et impela de ditto oleo tolli ditti scorpioni come e ditto de sopra et habbi vna Caldara piena de acqua et metti la ditta ingrestara in la ditta Caldara et atacca con una corda che non tocchi la Caldara et fallo Bollire otto hore et quando vene scemando Lo olio adiugni delolio fornito che e de bollir le ditte otto hore | tolli et repone et quando e Bisognio per el ditto Male fatto el cauterio | o non fatto II ogni el Male et tutti p. 208. li polsi et la fontanella della gola et le nare del naso più volte che certo guarirai et se vno animale venenoso te mordesse | o altro venenollogne al ditto Loco Doue amorso fa de poi Come de sopra et non potera hauer vittoria nisuna Alcun veneno Sopra de Te expertum est | Remedio prouato al morbo et altri mali come dira de Sotto — 2o — 6) Piglia armodattilj turbetti eletti Diagrido anasi crudi fenochio , ,, Seme eenzouo rosso zuccaro fino an. grossi. 1. et Danne Doi ottaue 6I Mano come sopra. i) sic. l. " pesti- per presa a quello che e pestenlitiato 7) et agiungni vna ottaua de an- ìeutiato. „ lJra Qane p6r presa et dam con vmo inanti sette hore et Sera libero DI CATERINA SFORZA. 673 Sensa Dubio | et e Bono che remedio | sensa | anbra a quelli ohe hanno postema de stomaco I et atutte Collere de Stomacho et con giunture et tienlo per grandissimo Segreto | Bemedio contro veneno et Cantra peste p. 209. Piglia scorpionum on. 1. quas munda et mundos pone in aceto 150 forte fin tanto che putiscano | et poi li caua et pesali in peso de una on. et adiugni reu ■) Barbaro on. ij. Santonici marini on. iij ') sic. omne Cosa Suttilmente fanne poluere et pone abollir in xxij on. de olio vechio in una padella de ferro mentre Crepen. Con foco suave chiaro et sensa fumé et suaue et come non Crepan più remoue Dal foco et sensa che se refreddi. Cola abice feces. et Salua quella Co latura in ampulla de vetrio | et affina el Ditto olio al Sole nel mese de mazo et Iugno et al sereno in La notte et guarda mentre tu fai questo | Dal fumo Questo guarisce el veneno preso in Beuere | o in magniare | vale amorsicatura De animale venenoso | vale alla peste et a ferite vene- p. 210. nose | Si adopera ognendo | uno dito distante dalla ferita et lo oleo non entri in essa | et per omne altro veneno et morbo se onga el cor dello stomaco et li polsi et chi ha el male Sudi in Letto II et guarda a non lo pigliar per la Bocca che e mortifero | Acqua perfettissima a guarire peste et vermi II ad uno homo Se ne da ^gj vno Quarto ad vno mammolo mezzo Quarto ad vno piccolinono 3) ,, ' - 21 - «) vna Ottawa t) afano come «opra. 3) Sic. Ripetuta l'uì- Piglia mezzo Boccale de acqua vita nella quale poni le infra- Urna sillaba forse scritte Cose Ientiana Termentilla Dittamo Carlina an. on. mezza mele ?no , era venuto cotto et despumato Quanto te pare et adopera | maleQuesto e vn Remedio cantra La peste et Se Domanda oleo de Santo Bernardino Piglia olio de oliua Del più vechio troui on. 1. scorpioni x. o xij colti quando el Sole e in scorpione et metti detto oleo in la incre- p. 211. stara et serrala Bene che non spiri niente et mettila in vna caldara de acqua fredda et concia per modo che lo olio stia sotto la acqua et che la encrestara 4) non se volti sotto sopra et metti la caldara e cosa inseme ') Remedio prouato per mitigar Dolori De fianchi 162 Piglia farina volatile et farina de meglio et falle Bollir in vn poco de olio de oliua et ogne el Loco Doue Senti li Dolori et cessaranno et se cusi presto non potessi hauer delle ditte Cose piglia della cru sca et impini vn Sacchetto et fallo scaldare in vna padella poi metti *) sic. l. ■ sera- el ditto Sachetto Sopra el male | poi metti la rembola 2) Sopra le moia. , Brascie et al fumo fa scaldare li panni et metti vno sopra laltro A guarire Dolori De ventre Piglia Zuccaro Mastice et Cornino et fa bene Bollir in acqua chiara poi dallo Beuere allo amalato A guarire una schizzatura \ o uero percossa De omni menbro 3) ■ rosato „ è cor- , _. _ retto in ' rosa- Piglia olio rosato 3) et violarum. foghe de ruta foghe de maiorana foglie de assentio et taglia ogne Cosa grossamente et fa parimente 221. Bollire et colato lo oleo poni el ditto empiastro grosso et Calido so pra la schizzatura et la percossa et guarirà | rum „ V u et „ e aggiunto in alto. 167 A guarire vno che fosse amorbato Piglia tiriacha on. vna acqua vite on. 3. incorpora omne Cosa in seme et ponili per vna notte Al sereno Da poi Dallo allo infermo et guarirai | A guarire vno che hauesse preso veneno Piglia seme de Bettonice con vino Bianco A guarire spasimo oleo perfettissimo et per altri remedij Piglia vermi terrestri Lauati con el vino perfettissimo | o uero ~ M<) ^ maluagia et lassali Stare a mollo Alquanto | poi mettili in vno testo 4) Mano come uopi-,,. Caldo tanto che ne possi fare poluere et piglia vna on. della ditta p. 223. poluere et falla bollir con L. mezza de olio rosato tanto che manchi el terzo | poi metti on. Doi De olio De iperico et on. 1. '/i de oleo de Bene et incorpora a Cenere Calida uel tepida et opera in ogni male DI CATERINA SFORZA. 077 che e Cosa perfettissima et vederai Saldare omne piaga profondis sima mettilo drento con vno schizzo Doue e profondo | , ■ A maturare omne male nascente 169 Piglia del fieno greco Seme de lino malua asognia vechia de porco Butiro farina de orzo tanto De uno Quanto De laltro et fa tanto Bollire che sia desfatto et fanne inpiastro et adoperalo con la pezza A guarire ima morsicatura De vno Cane I — 24 — 1 1 Piglia foglia de vrtica et tritala Bene con el Sale | et ponila so- l> <»»» *v>">- pra la morsicatura et guarirai et guarisse 2) ancora. Sordida vulnera p. 224. et Sanat cancros | A guarire omne male De góla et la schirlantia et scrofole \ HO Piglia olio de oliua et in esso fa Bollire radice de irios Suttilmente tagliate et ogne con ditto olio la gola la matina et la Sera et sia caldo et poni Sopra Stoppa de canape calda || Irios si è la Radice delli grizzoli o uero de quelli gigli Celesti ortulani | A Guarire la milza Dura et infiata *** Piglia foglia de marubio | et radice et falli Bollire in vino Bianco ^°5s in una pignatta noua tanto che manchi el terzo poi Dalli allo in- 3) Mano come sopra. fermo a beuere in tre matine et sia Tepido | A Guarire Doglia De Denti vero expirimento et provato p. 226. Piglia vino Bianco | aceto. Sale rosomarino. ysopo. menta et fa Bollir omne cosa per finche manchi la terza parte et ponilo tanto Caldo quanto poi sofrire nel loco del Dolore et si il Dente fosse mar cito fallo nettare con vn ferro | gpi piglia testam nucis ignitam et cusi calda ponila Sopra el Dente et uederai marauiglia | Ad ideìn Piglia vino Bianco | Capelli 4) de giande et Lume de Rocco et fa 4) eie chel vino Bolla Con ditte Cose tanto che manchi Doi terzi poi Ba- gnia el Dente con vno Ramo de Roso marino et con el vino Caldo 5) Sic- Manca guai- . cne ""a. et guarirai et libero | s) A maturare uno Bognone o uero postema p. 226. Piglia 15 foglie de oliua 6) Saluia et mastichele Bene con Bocca «) cancellato. poi ponilj in vna Scudella cusi poi mastica ancora Doi fichi Secchi et mestica con ditta Saluia poi mestica Con uno chiaro De ouo et poni Sopra la postema | o Bugnone | 678 GLI EXPERIMENT1 Remedio a guarire veneno et peste | Piglia vn fegato de porco quale sia extratto Da esso porco masculo et si e possibile el porco sia viuo et quanto piu presto lo hauerai aperto piglia quel fegato et atturalo Bene in vna pignatta inuetriata con vna foglia de pasta come quelle che se fa alle torte et i) sic. cusi Bene aturata ponile ') nel forno a seccar et come e Secco pistalo et fanne poluere | et ogni volta che habbi suspetto de veneno | o De p. 227. peste pigliane omne Matina | vno mezzo Cuchiaro con Bono vino | o vero Brodo De Carne | Remedio Quando vno avesse pigliata la peste | Piglia. Radice de Valentiana Radice de meloni Saluatichi Radice de Rose che nascono nel fromento alias papauero negro | secca tutti questi Allonbra et fanne poluere et pigliane la quantita de mezzo Cuchiaro | vna volta inanti li 24 hore che Lui e appestato et certo guariraj I p 228. ^ guarire al Male della Costa et della puntura | ?; sic. Piglia farina de orzo et fanne doi fogaccie 2) et Cocile Sotto la 174 Cinige poi Cotte cusi Calde ponile sopra la doglia et l'altra per lo opposito Calda Quanto se po soffrire - 27 - 3) doppia 3) A guarire el male Della puntura \ *! «?" ""cignaiT"' Piglia uno dente de porco Cinzale 4) et fallo Cocere nelle Brascie et quando e Ben Bianco pistalo et fanne poluere et Dalli Beuere con vn poco de acqua tepida | o uero olio De Linosa Ancora Lima el ditto Dente et fanne poluere et danne Quanto sta su vn Carlino in olio De Linosa f o vero Acqua | A profumare Casa et Camere nel tempo Della peste Piglia pecie de spagnia rascia de pino turis albi an. on. vi mirra on. iij legnio aloe on. '/a polueriza omne cosa grossamente et ponilo in mezzo della camera sopra le Brascia sin che fa el fumo | p. 229. Elettuario Contra la peste 5) sic l ■ «risto- Piglia nucis xx Caricarum xv. Ruta absentio Scabiosa pugillo vno lochla. „ astrologias) rotunda on. 1. '/2 astrologia longa on. 1. trementilla 0) sic L * Baccf- Dittamo albo pinpinelle Broccarum 6) Lauri an. on. iii 7) '/a tìorum Bornm. . raginis Corticum Caperarum. galange ossis de Corde cerui macis In""'i."'?'"" mire8) | Bolli armenij terre Sigillate Salis Comuni an. Sagios. ij. om ai sic. l. ' «lJ»*»-^ nia ista Simul poluerizantur et conflciantur con 9) tribus libris mellis Bene spumati et conficiatur elettuarium quod in mane et in sero DI CATEEINA SFORZA. G79 debes dare ad quantitatem nucis pacienti ') et Dato Bulias ipso cura •) sic. aceto Albo | Oleo Contro veneno ffl Piglia scorpione on. 1. poni in aceto fortissimo stillato et lassali doppia morire drento et lassali stare tanto per fin che siano putrefatti poi ') Mano <•«<»' sopra, piglia Reubarbaro on. iij Santonici marini on. 1. et siano pisti sot tilmente poi pigli quelli Scorpioni et infundeli in L. vna et mezza 230 de olio comuno vechio | poi piglia lo olio Supra ditto con li Scor- ^' pioni et le poluere et poni al foco in pignatta invetriata noua et fa bollir poi moui Dal foco | et guardati dalli vapori che sonno pesti feri | Da poi cola con panno De Lino et agiugni alla Colatura reu barbaro ottimo on. ij. et poni in 3) ampulla de vetrio per Doi mesi 3, Aggiunto in aito. guarda non ognere apresso Al core a quattro Deta | per uermi ogni apresso la Bocca dello Stomacho et ad omne Cosa venenosa et alla postema pestilentiale inanti hore sette | et in conclusione ad omne ferita venenosa ma non ognere appresso a Quattro Dita | A guarire el Morbo Piglia gentiana. Carlina. Dittamo Bianco termentina. garofelita fjg pinpinella an. on. 1. le radice de ciascuna et seccale Alombra et fanne poluere poi piglia Bolo armenio on. ij. terra Sigillata on. 1. p_ 231. et omne matina Basta a pigliarne quanto che una auelana con vn poco De vino et per quel Di che la pigliarai non temer De morbo II et Quando fosse vno che hauesse el morbo Dallini in Continente con vn poco de tiriaca destemperata col vino et coprilo Bene et guarirà et cusi fa operatione a chi fosse morso Da Serpente A fare pillole Contro peste Piglia euforbio triacha fina an. on. 1. mastice gilebbe violato an. on. ij. spico nardo quarta vno poi pista le cose che sonno Da pistare et passa per setaccia et poi ■*) fa pillole erosse 4) incorpora omne r, . ■ 1 4 j- , \ -e ■„ , *)■*) Cancellato. Cosa inseme in un mortaro et la la compositione et poi fa pillole p. 232. grosse come ceci et danno s) allo infermo Cinque per volta nanzi 6) jj) *'(cche passi dodeci hore che elio habbia Sentito el segnio della peste et preso che ha le ditte pillole Coprilo Bene che sudi assai et gua rirai sensa Dubbio | A far Cadere li denti che Dogliono Sensa ferro 180 - 27 - 7, Piglia gomma de edera et frega quelli Denti che voli che Caschino '» Ma'"' emu mprache cascheranno Ancora Della Radice si tu coci in aceto forte Radice de edera | Leua el Dolor Delli Denti fi80 GLI EXPERIMENTI A guarire el Male Caduco Piglia vno Racano et mettilo in una pignatta noua et Coprilo Bene che non spiri et Dalli foco tanto che tu ne possi fare poluere et dalla in noue volte allo amalato con vino et fallo stare noue Di che non veda aere in Loco Bene oscuro et falli fare Bona Dieta De Cose Contrarie et Sera guarito Questo e Segreto del Re Ranerj A guarire el Male Della puntura | Piglia vna Cipolla et Cauala de Sopra et impila de olio de oliua 184 et poi la poni al foco et lassala Bollir finche la Cepolla sia Cotta poi la premi Sin che ne escie omne Substanza et Dalla Bere al patiente et vorria esser piu de mezzo Bichiero | poi falli questo empiastro Sulla Doglia piglia cicuta et falla Bollir in acqua poi la premi tra doi taglieri et ponila Cosi Calda quanto poi sofrire Sulla Doglia et questo renoua piu volte | et falli fare quella Dieta che se conuieni II *) sia Nota che 2) a darli a Beuere come sente el male vno Bichiero. 183 - 29 — 1) I ) Mano come t p. 235. ') Cornilo d'altra Questo e vno Remedio Da guarire omne sorta De febre mano in " dei. . prouata per Cosimo De 3) Medici 34 ^ 190 Piglia Sterco del Lupo et fallo seccare al Sole molto Bene et Mano come sopra, fanne poluere sottilissima et Danne Beuere allo infermo in Brodo De Carne et guarira | p. 248. ^ guarire febre Quartana Cottidiana et terzana \\ pure che vegnia fredda al principio et se e fredda et e quartana Bisogna ognere 191 Noue fiate Quando Deue venire | se e Cottidiana et terzana ognili tre volte et verum sp Sic. l. "Danui. „ Piglia aragon on. ij. olio Laurino on. iij olio Daniti s) oleo De ') sic. l. ' petrolio.. Camomilla an. on. iij. olio petriolo 6) olio Balsamo olio de amandole 7) amare an. on. ij. Oleo de euforbio olio De Costo triaca an. iij. Cera noua on. 2. ragia de pino. Acqua de Ruta Butiro an. on. ij. grasso de ocha grasso de grua grasso de Cecognia an. on. iij | Tolli tutte le sopra ditte cose et mettili al foco in vna Caza de ferro o De Ramo et falla Bollir infino che sia Bene incorporata omne Cosa in seme Sempre mescolando con la spatola et poi tolli dal foco et tolli p. 249. vn vaso inuetriato | et Colla con vna pezza in questo vaso et fallo stare Ben Coperto et quando Senti che la febre te viene fredda apparechia vn foco De vite et volta le spalle et falle Bene sfregare con vna pezza da Capo sino al groppone | poi piglia la ditta ontione | Da poi fatta la ontione habbi vna bona mano de stoppa che sia Calda quanto poi soffrire et fascialo Bene et poi vada aletto | stia Ben Caldo tanto che suda et sera guarito | 681 A guarire la febbre Quartana et terzana 192 doppia 1) Piglia Succo de menta Romana tanto che copra el fondo De vno ,, ~ 35 — 11 0 r 1) Mano come sopra. Bicchiero | et mettici per mita aceto | et piglia tanta triaca Quanto staria in vna Avelana et incorpora inseme et Dallo Al patiente vna hora inanti che vegnia la febbre et in tre volte sera guarito | J) Si vna persona ha preso el veneno et sia Mortale Come se vo- p. 250. glia ') per Bocca | o in qualunque modo || subito et al più Longo fra Ca"^"'°j 1,ra xii hore Beua Del Sopra ditto olio, grossi 1. vsque ad iiij. con mezzo 250 mancano al- Bicchiere de mistura Aquoruni Indiuie rosarum buglosse acetose m»nfr.Cn»'(iVo w milisse Scabiosa Solatri | vini de pomis granatis aut cum brodio *• 137 " li3- pulii aut cum vino albo Aut 3) cum aqua cotta et aceto postea vn- 3) prima „a « et gatur Cor pulsus epar tempora Renes et vngatur locos Dolens et -t) ; sic. nelino per modo chel fumo entri imbocca poi quando la spugnia p. 282. sera frusciata mettila sotto la lingua un pochettino per uolta cum um j) poco de aceto e questo falasera quando uaj aletto et fa il dicto fume piu uolte per quindice giorni poij tollij lucerte et poncele cioe quelle che stanno sotto le petre e sotto legnami in piu luochi se trouano per guarire uno basta tre lucerte e poncile adescritone 3) e fa bulire in olio tutte dui queste cose poj cundicto olio li ungerai el gozzo per fin che guariscie auisandote che in uinti di guarira omni gran gozzo II p. 283. A guarire scrofole unguento aprouato Piglia lardo de porcho maschio uechio libbre mezza ben netto e colato. Tramentina L. mezza raggia depino. pecenauale. cera noua 'sic.l. • portusa? „ delosso dentro loquale epertssa s) arsa epoi data a beuere sana el caduco. <) sic. l. ' pietra. , Ancora la pera 4) rossa la quale se trova nel uentre de le rondine portata adosso sana | 5) Sic. l. • cboIo. „ Ancora lo patiente per fin chel portara lacentura de cuoro s) de lupo gia mai non sara caduco | Ancora la carne del lupo mangiata sana li fantasimatichi | Ancora el core del lupo mangiato sana diuisa una parte de quella sia beuto | Ancora el uiscio de laceresia beuto o passara sana per certo. Ancora arde la dundula elarondine et da da beuere cum aqua et sana efficaciemente | Ancora el pelo del cane bianco che non sia niente negro perfectamente sana | Ancora la poluere del fegato del nibio esummo remedio. Ancora lo sangue dela dundula prouato edato abeuere perfectamente sana | « sic. l •' cai™?" Ancora lacane 6) del porcho negro ouero de la porcha la quale nascie unita in lo parto tolle questo infirmitade | Ancora lerba laquale sadomanda lingua passarina spoluerizata et beuta sana. Ancora lo pillatro suspeso al collo ouero posto ale nare del naso sana || Ancora el piu tosto che quello el quale a il male caduco cadera %l Aggiunto in alio. accide lo cane e dalli a beuere lo fele del cane eia lauatura sua. 8) sic. Ancora laltro expirimento patre 7) del caduco meni quello lo sa- 248 bato al mercore s) ala ghiesia e oda tucta la messa e poi audita DI CATERINA SFORZA. G99 tutta lamessa ladome ') lo preite dica sopra lo capo de quello el l)sic. Lederneuangelio inloquale se contiene questa coniuratione dej 2) demonij *) sic. l. « che. „ non se descaciano se non con loration et cum degiuni ouero che lo infermo sia caduco ouero lunatico et sera deliberato. Ancora la poluere de corno de ceruio beuta cum uino cura li caduchi. Ancora el core el fegato lo polmone | etucti li legamenti de dentro del cane li quali se tengano insieme se facen tenere inel letame ouero altroue se facen poluere et dianse al caduco omni di abeuere e quando quello cadera in ciascuna acressione sia data abeuere a p. 309- quello la poluere del sangue del cane sicato tucti li caduchi si sana cioe insino atanto che lo usara questa poluere non cadera | Ancora la pionia ligata al collo del caduco conserua quello dal cadere insino che loportera al collo II Ancora la poluere facta de la preta de la rondine data al caduco senza dubio sara liberata dal male Ancora el core del ceruio da abeuere cum lacqua et sera liberato. Ancora el core de laultor poluerizato edato a beuere cum lacqua sara sanato | Ancora tolli larana e spartila cum el cortello per meza e tolli lo fegato de quella e uolgelo in una fronde de caulo cotta in una pigniatta noua ben serata poi da quella poluere cum bon uino al caduco quando ello epreso dal male e se in una fiada quello non e curato fa quella cosa medesima dunaltra rana et usitando fa in- 3) Sembra corretto sino che lo si sana e non dubitare dela 3) cura che 4) impero che "^jq'8 la' " senza dubio sanera lo infermo ì) Cancellato. Ancora se dice che idio concesse per certo al tre Re li quali ado- raro li signore che qualunche portera lonome di quelli seco non 5) sic. l. * Questi. „ hauere caduco. Qusti 3) sonno li nomi de li magi 6) in lingua he- «) ° J * correlbrea 7) | Apellius amerius domascus in lingua greca. Galgabat. Ga- ^'^s \£°9' ratim. malgalar 8) in lingua latina | Gaspar baldaser Melchior. 8i sic. Contro la xinania o) Cap.° xiiij°. 9) sie- L- ' smania- . Dicono li experti che lo surge '°) arostito;l) sana li smani !?) sJf- L- * «orcio- « 1 ° ' ' 11) Il testo ha per or- Ancora la petra celidonia russa portata ligata impanno delino rare • arostico. „ cposto sopto la spalla sinistra sana li smani e li mati Ancora lo rafano trito e ligato sopra lo celebro | Ancora la carne del lione manducata sana li fantasimi Ancora loquallio de lo lepore receputo spesse fiade resolue lo morbo caduco | Ancora lo celebro del camello secato receputo per bocca sana la pilentia questo medesimo fa il sangue suo a beuere fl 7no innanzi a • o. Ancora de lagnio overo lagniello beuto caldo cuto ') uno l) tolli cmicenato. l. foree la pilentia questo medesimo fa quando e caldo ello di de mercore scodala,00 ' <""" et de S'o0i8, 6 uenere e sia in nafta 2) de pane asino cacqua xij di. *) l. * 'na fetta? „ Ancora la petra del ceruio trouata inel suo capo data a beuere p. 311. sana locaduco || Ancora se lo primo cadimento sera tracto sangue ello non cadera oltra piu | Ancora la poluere de la ruta esumata nele nare del naso sana immantinente lo caduco | Ancora lo celebro del camello desfacto cum olio rosato onto de nanti e de rieto per tucto | sana li caduchi — Ancora la petra trouata neli nare delo alicorno et portata adosso descaccia li demonij Ancora lo litame de pauoni onto sana li caduchi | Ancora le rondene ouero rundulini mangiati sana la pilitia Ancora le petrelle che se trovano in nel uentre de le rondine portate continuo legate al bracio ritto cura perfectamente li caduchi | Ancora se alcuni beuera lo sangue del lupo sello sera smanioso et ultra non smanira | Ancora la vcella la quale fa el suo nido in le ripe del fiume sotto a sie. l. • uoicar- terra la quale e il color liuido et e chiamata ulgarmente 3) serena mente. „ pero che e quasi simile al ciel sereno quando ella e arsa poluerizata etrita ebeuta humilia li demoniatj. p. 312. Ancora tolli lo tartaro et farina de grano et mecti in lo uino per tucto el di e lanocte et fa pillole et da alamalato Ancora sopre acqua benedetta dicto. vij lo salmo lxvj lo quale incomincia Deus misereatur | edata abeuere allo indemoniato esana sello portera adosso queste figure A A T digiuna molti di | 2Qo Contra il mal de li ochi Cap.° xv.° <) sic. Piglia la chiara do louo ben trita et be 4) spumata tolle lardore e portane posta in sulochio incontinente scacia la macula. Ancora lo sugo de lacoregiola purga messo in lochio uale amolte passionde fiochi | J) «mi-zio " n"" Ancora lo sugo de nastruzo s) lacte de femena et acqua rosata mesticate queste cose insieme impiastate sopre li ochi mitiga il do lore et tolle il sangue elemacule | Ancora lochio de lacornachia apiccati al collo sana omni infermita | s Ripetuto ptr errore. Ancora asenso asenso 6) fresco trito cum la chiara de louo et posto sopra lochio tolli lo sangue e roseza domni humore | Ancora se li ochi sonno agrauati do sangue ouero de lacrime ') sic? calde pone le cime de li roghi del busco 7) cum el bianco de louo e banbagio esanase p. 313. Ancora cascio fresco lauato molte fiade in lacqua e confecte cum DI CATERINA SFORZA. 701 albume de ouo et acqua rosata epoi posto in lochio sanguinolente ouero caricato e pieno de umore caldi tosto giova | Ancora questo medesimo fa che lochio sia ben infusso in acqua curente ancor ') 11 Canoaaio. Ancora le -rose poste in sachetello e ben bolite et poste sopra lochio tolle el dolore e la infiagione | Ancora al forte dolore tolli cenera de fronde de cauli uentello douo posto ecotto in fuocho e lacte de femina et un pocho de mele mesticato omni cosa insieme e pone in sullochio per sin che se sana. Ancora dexcresciendo la luna caua la radice de corigiola e por tela cum teco al collo non lassa infiamare lochio — Ancora se li occhi anno ardore tolli lacte cumino con succo de corigiola miste insieme e poi unge | Ancora el polmone de montone ouero de pecora caldo posto in sul lochio tolle el dolore. Ancora il sangue colombino posto in lochio tolle il sangue Ancora el fele de la pernigie posto in lochio tolle lacaligine II Ancora el fele de laturtura sa 2) quel medesimo *) sic- L- " fa- « Ancora el succo de laruta misto cum mele spumato e messo a p. 314. poco apocho in lochio tolle lantica caligine | Ancora laradice dela bectonica ele fronde ele radice deli fenochi essendo lessi in acqua ede quella se laua li ochi eie lacrime se secano | Ancora lo succu de ?) de lomors *) de galina descacia lamacula 3' Ripetuto per errore ' *) sic? de li ochi sonno ben purificate | Ancora lo sugo de lacelindonia messo in lacqua e poi lauati gli ochi tolle lamacula de li occhio umano | Ancura succo de piantagine posto sopra lochio cum bambagia sana in. viiij de s) la plaga ouero posteme che fusse in lochio in al- s) sic. l. • ai. „ cuna parte | Ancora lo smiraldo e lo zaffirro sana li oche spesse fiade tocatoli cum essi | Ancora la tutia lauata in lacquarosata in fin che l'acqua muta colore equella acqua poi posta inlochio tolle lo sangue elardore ello fluxo dele lacrime deli humori Ancora lua acerba arsa impigniatta noua efacta poluere et de quela poluere staciata cum panno sutile esposta in li ochi tolli lo rosore ele lacrime. Ancora lo uentello de louo confecto cum acqua rosata et farina dorzo et lacte de femena mitiga omni dolore et tolle lo rosore. Ancora latutia sopre omni altra medecina desecca le lacrime et p. 315. desecca 6) e clarifica li ochi e uera la materia acuta currere in li ochi | 6) cancellato. Ancora la ruta trita cum cumino emista cum uentello douo posta sopra lochio marauigliosamente purga lochio del sangue constrngie 7) 7) l. " constringio. „ inquello. 702 OLI EXPERIMENTI Ancora unti li ochi e li pulsi del succo de satizione la quale erba nascie in limonti ouero in li prati senza dimoranza sana et tolle 1o dolore. Ancora ala caligine del sangue de li occhi trita lo aloe patico cum albume dono e pon su merauigliosamente gioua ■;-i) Cancellato. Ancora ungi lo loco ') mareuigliosamente gioua ') mitiga el dolor de li ochi spitialmente misto cum uentello de ouo et olio rosato poi impiastato | Ancora la betonica trita et impiastata sana la percusione de 1i ochi Ancora laua liochi cum lacqua inlaquale e cotta la betonica ouero la sua radice perde la caligine bolita e cotta et omni uitio che in lochio fuxe | *)•*) Aggiunto in aito. Ancora oncia una 2) de succo 2) de betonica beuta cum acqua sana reducendo lacaligine elo sangue de li ochi ala parte de sotto | Ancora la bettonica mangiata stringe le lacrime p. 316. Ancora lo sugo de li cauli uerdi amangiare necta la caligine de liochi | 3) poco leggibile. Ancora el comino in 3) abrusciato ma non arso trita cum albume de ouo et molica de pane mestica epone sopra liochi toran fora lo sangue | Ancora trita la berbena cum albume de ouo e stando ella legata <) sic. per una nocte sopra lochio tolle el fluxo del sanguen 4) Ancora la faua scorticata mista e confecta cum albume douo im5) sic. l. * nengano. „ piastata ale tempie retiene li humori li quali ungano s) aliochi ema sticata imposta suso sana li ochi | Ancora latutia impiastata sopra li ochi gioua mareuigliosamente aliochi | Ancora poluere sopre pretuse 4) la quale mareuigliosamente de- "^ìu'ìpe^o'per sta6) la macula de lochio et remoue lo sangue 7) et remoue lo san- enore. gue ") et stringe le lacrime | Piglia oncie duj de tutia oncie 1 de sangue de drago e oncie una de zucaro etrita estacia sotilmente et un pocho ne getta ne lochio et sira sicuro senza periculo nisuno | 8) l. " salgemma? „ Ancora la poluere facta de zucaro e de sangomo8) tolli an. epoi metti sulamacula de liochi incontinente solue quello Ancora la radice de li finochi boliti in acqua eimpignata noua 9) l. ' prende. „ ala quale soprapone bacile de ramo elacqua laqual se prede 9) al ba cile serua e pone una gocia su la macula e questa disfa la macula p. 317. Ancora a torre lagran macula de liochi laradice dela lidonia ,0) 1") * celidonia. ... „ ... „ ben pistata et conrecta cum acqua rosata epoi poni m un sachetello de lino appresso el fa destilare et quello che se destilla da se me desimo pon sopra lamacula ma cio non fare se la macula non e grande percio che lochio quasi se resoluera. DI CATEHINA SFORZA. 703 Ancora poni la canfora sopra lamacula picchela ') cum succo de i} L " piccola. . finochi pistata e confencta et colata | Ancora lacennere del corno del ceruio arsa impigniata noua epoy pista in lochio tolle lamacula. Ancora lamido posto in lochio tolle le lacrime e tolle li humori quali curgano 2) ali ochi et depura | D sir. Ancora el lacte de la scorza de la salce fiorito posto ne li ochi sana quelli et clarifica e conforta molto Ancor el sucho de la coregiola in unto lochio tolle lo dolore de quelli — Ancora albume de ouo tepido posto ne lochio dolente rende sa nita incontinente. Ancora olio comuno mondo posto ne li ochi incontinente guasta lamacula — Ancora la poluere de canedi 2) posta nelochi clarifica efa acuto uiso | Ancora lo solatro posto ne lochio sana la fistola de lochio e fa crescere la carne | Ancora le fronde de lamalba 2) agresta trita cum un pocho de sale e posto desopra lochio mulifica la fistola de lochio | Ancora la cenere del stercho culumbino arso e confecto cum aceto e succato i) e poi ben trito estemperato cum succo de finochi ouero S) l. " asciugato. „ cum morso de galina e poi lo succo de questo posto sopra la mecula e summa medicina | Ancora louino in loqual sia cotta lacamomilla omni di senza altro beueraggio el erba cotta omni nocte impiastata sopra li occhi per tre mesi o piu restituiscie louiso, e la uista aquelli liquali anno li occhi belli e non vedono | Ancora la ruta trita epista cum aceto et colata e posta ben chiara nello ochio molto stinge 4) le lacrime. 4) l. • stringo. „ Ancora ala caligine cioe ala scurità de li occhi mareuiglioso coririo S) distempora uitriolo romano cum lo biaco6) de louo emistica 5i collirio. „ , , . , . . . , „ 6) X,. * blancLo. « insmo atanto che se facia ben sciuma 7) epoi lassa possare equello 7) l. * schiuma. „ che curre si pone in lochio omni nocte infino atanto che lo se sana — Ancora destempera 8) me et uitriolo romano epoy cola per panno p. 319, et una gocia pone ne lochio in fine a tre di tolle la macula. 1 rame ^8?te™pcrl Ancora elsucco de la radicie del giglio posto ne lochio leua lau- 9) sic. glie ') de liochi | Ancora el sangue de languilla uiua posto nellochio tolle le unglie. 9\ Ancora la poluere del uetrio molto arso messo nelochio fa quel medesimo et e prouato Ancora attore la tenebria de li ohi 9) tolle larosata dela matina e succo de ruta euin biancho emistica emetti nelliochi | 701 OLI EXPERIMENTl Ancora la bettonica trita cum albume de ouo e posta sopra li ochi tolle la infiagione la scurita elo sangue de li ochi. ',' Aigit"'° !" Ancora el fele de laultor I ouero ') del montone A misto cum san- scritto in alto. ' ' J Sotto ri è, ma con- gue 2) umano et cum uin biancho epoy ben turato eposto ne lochio celiato • e posto so- . , . , , . pra li ochi. „ mareuighosamente sana etiam ala clanta del uiso — Ancora la cerusa messa ne lochio de scacia lamachia e clariflca lochio | 3) conc«liato. Ancora el uino de lacotura de laruta insino ala ter 3) terza parte p. 320. eposto ne lochio clariflca li ochi de omni sozzura de sangue securamente Ancora el mele spumato per lambicco de uetrio mareuigliosamente mundifica li ochi e mittiga el dolore. Ancora atorre lo sangue de liochi ual molto lo succo de loppio misto cum el bianco de louo eposto dentro Ancora el fele del gallo misto cum succo de cilindonia e mele e poy menato sopra gli ochi certo sana el uiso. Contra langustie de lorecchie Cap.° xvj.° Piglia lo succo de la fronde del citriolo agresto cioe el seluagio eposto in lorechie descacia lo dolore e ripara laudito | Ancora tolli li lombrichi de laterra et oua de formiche e fronde de ruta e trita insieme et fa bolire in olio rosato e poy cola emette una goccia de quello tepido in lorechie e poi serra quelle cum la bambagia e poy unge defora dentorno alorechie elodito perduto se arauera | Ancora cipolla cauata inmezo eponi dintro olio et succo de porro edasentio elacte de femena epoi lacoce sotto la bragia ecomo ecotta spreme forte et una gocia poni in lorechia et serra ben con el banbagio da lasera per fino alamatina | ouero de poy vij ore apre e reuolgi lorechia amalata di sotto e mondase Ancora la stoppa de canapa bagniata in chiara douo e posta sopra molto uale | Ancora se petrella o grano o altra cosa simile a quella cadi in lorechia et alcuna persona pona la bocha alorechia espire eforte mente tire ase — Ancora seliuermi intraranno in lorechia tolli succo de scorza de noce ouero succo de persico e poni dentro et ucidera li uermi | Ancora olio de amandole amare de anime e de osso depersicho pon dentro et ucidera li uermi et apre molto lorechie | <) s,c. Ancora contra breoma de la orehia4) uale lo succo de lasenso stilato eposto dentro la orechia | Ancora lo succo de la serpentina olio de oliua succo de porri 251 p. 321. DI CATERINA SFORZA. 705 lacte de femena lacitante el mascio ') pone in ampolla de uitrio et i) sin. lassa per tre di etre nocte a laiere con la bocca aperta et poi de questo posto a lorechia molto restaura et recouera laudito. p. 322. Ancora el fele caprino misto cum succo de porro e posto in laurechia tolle el dolore et restaura laudito. Ancora el fele de capra o lacte de femena temperato cum un poco de mele e un pocho de mirra posto in lorechia e summa medicina Ancora lo succo de lo rigano 2) misto cum lacte de femena posto *) sic. l. - origano. „ in lorechie mareuigliosamente leua el dolore. Ancora el succo de la betonica tepido messo in lorechia mare uigliosamente gioua al dolore de lorechia esurdita et altri vitij. Ancora el grasso de la volpe posto in lorechia restaura el dolor de quella. Ancora el succo de la fronde de lauro posto in lorechio non lassa remanere surdita ne altri soni stranij | Ancora lolio confecto de Cenamo posto in lorechia e sopra il dolor 3) de lorechie. '' SS^Si^E Ancora la uerma de lorechie moreno per lo succo de lasenso e succo de persico e succo de laradice delo cetreuolo 4) saluatico | 4) s,c. i.'cetreuoio „ Ancora la songia de languilla cum succo de cipolla et de sepre- uiua posto in lorechia tolle el dolore del capo s) | 5) /^"1£''r loMla dolorj de li fianchi et uale ale potrache 3) osia in le mani osia in 3) l. » podagre. „ li piedi osia in ciascuno loco che lo mal sia senza dimora sana li smatici IH) et li atcticis) Se tu *J ?fc-_ .. . ' ' 5I l. " etici. „ lo metti sul stomacho senza dubio cura ciaschedum male che lo se mette suso sana et e prouato lo dicto vnguento et fosse cosi | | Piglia Galbano Pece grecha Poponago deciascuna dramma j. pgola 6) de galofana 7) de ciascuna dramme jj. senapin 4) dramma, j. e) i,. " pegola. - e tucte queste cose mette ,}n una olla suso la brage cum picol fuocho "' L- * colofonia. - epoy mecti farina de faue efa um pocho bulire et poy mecte zafa- rame i) litargiri bedellio de ciascuna dramma j. mirra olibano oncie ^ una mastice drame una fin greco scropulo uno emezzo emectilo abulire e confecilo epoy la cola cum un drappo epoy le mecti uia che le prouato et lolio sedeue mectere intro olio do Solimano ollio tassato cum quello Cap.° xxiiif 25.9 Puluis suauissimus et ueracissimus ad plagain desiccanda •') et cosolidanda ') Piglia Aloe Mirra olibano Mastice macis an. on. j. terrantur et super plagam ponantur adde litargirium pice greche puluerizatis et 8) de a R) crebetatis et uulneribus positis desicat et consolidat [] »)-8) cancellato. Ad piscies capiendum Cap." xxv. p 345 Ad piscies capies'J capiendum | Piglia fabam et terram emiscie ^S9 i°) oI'lose cum sanguine bouis et asongia irci et pone in camestro ") et statim 1») Wr. Xwuenu. an- 1 . . . 3. . . tica d'altra mano. congregabuntur piscies cum posuens m acqua predicta | n) x,. " canestro. „ A far maturare nascito (?) in lmo I2) Cap." xxvj n) Manca fame "di. „ Vnguentum perfectum ad maturandum boctìum Piglia maluauiscium et brancam corsinam. 4. foglia istarum er- barum terre 's) eam 4) epista in mortario et dimitte stare tribus diebus l3) L- * tere „ nel quatuor sic quod quasi putrefiat et postea quoque m) ad igniem ti) l. ' coque.„ et miscie cum eis ceram | EXPLICIT LIBBR SBCUNDUS. INCIPIT TBRTIUS. Contra te postemeUe del pedo Cap." uexy ls) ì5J l. • xxvij, „ Fa fare siroppo de scabiosa cum le sue radici, libbre j. corallo ^qq roscio oncio duj. ede zucaro tanto che e basti edallo alinfermo ade- 716 GLI EXPERIMENTI giuno una bona sorbita et incontinente la postema del pecto saprirà et romperasse | Ancora ungi la bocca del stomaco cum olio rosato e olio de sola tici esucco de asenso an. et mistica e fa che siano caldi e restrengera lo uomito | Ancora lo impiastro facto de roso menta mastice incenso comuno et aceto fa questo medesimo | p. 34-6! Ancora el pane partito per mezo et abrusiato al foco epoi ba gniate de sopra tolle lacqua rosa uino odorifico et aceto e posto sopra lo stomacho prouoca lapetito | Ancora se facia impiastro bonissimo de farina desemola e de se- i) Sic. mente de lino et ') tomni cosa bolla in olio uiolato bottirro et mista cum malua disfacta et asogna fresca de porcho e tucto insieme re scalda et impiasta sopra lo loco | *) - conseguo » nei Ancora lo primo consolarlo 2) e la fiobotomia 3) facta de laltra parte seuso d, ricetta. i 3) l. " flebotomi». „ de li contrari) et de poi la infermita cioe ala fine facciase la flobo tomia i) da quella medesima parte. *) Cancellato. Ancora uale fichi sechi boli ti 4) cum olio cumuno triti ouero asognia et impiastate et in questo modo curo ysaia e sachia — 263 Contra, la collera e lamalitia de litestini et de li humori crudeli — Ancora data la triaca grande cum uino in loquale sia disfacti garofani — Ancora lo gallo anticho cotto fortemente in acqua tucta nocte s) l. " e le. . cun molto sale ale <) carne sue | date alo patiente amangiare e lo ?) t. 'brodo. - bro6) dato1. abeucre molto uale Ancora la cenere de li tursi de li cauli arsi cun asognia impiastata tolle il dolore de lo uentre et de li fianchi e de li reni — Ancora la betonica data a beuere cum acqua tepida tolle lo do lore e la torsion del corpo ouero del uentre — Ancora olio ueglielino cioe antiquissimo e buttirro antiquo et aceto fortissimo e sale e omni cosa mista insieme in fino che deuentino spesse e sciucche o poni in lo bagnio lo feltro ouero lana suc cida et pone al loco espesso muta quando e infrigidita uale ad omni dolore — -) mr. Ancora la paretaria cum uino uecchio beuta onpiastata ") ouero fermentata tolle il dolor del fiaucho — !.. ' colica*. - Item per lupi collo ligatus coligans 8) tollit — p. 353. Ancora marubio bianco f) cotto in olio de oliua trito e posto sopra ) Aqnlmdo in ',l,o. . lo dolore mareuigliosamente cura — DI CATERINA SFORZA. 717 Ancora uno cagniolino de viiij di | uciso cotto mangiato cura li dolori dentro de libudelli Ancora la scorza del pino cotta cum uino epoy il uino beuto Tolle tucta la torsion del uentre — Ancora la radicata de liamandoli beuta cum uino tolle lo dolore de li fianchi — Ancora octaua una de agarico data abeuere tolle il dolore del uentre cocctando ') fora li humori freddi2) crudi — 1! L- " cacciando. „ 1t" r t i *) Canaio. Ancora il corno del ceruio arso efacto poluere edato a beuere m continente tolle lo dolore — Ancora la radicata del giglio data abeuere cum lacocitura del marobio Tolle lo dolore deli fianchi — Ancora la soposta facta de castoro et opio in modo deli pini e utilissima cosa a mitigare el dolore del uentre de le orechie de li ochi et de la febre Ancora la lana dele pelle de le pecore lequale lo lupo amorte tracta senza ferro e de quella la faccia filare adoy sorelle duna matre et dum patre lo 3) quale faxa 4) si sera ligata intorno al uentre tolle Jj \ « lo dolore de li fianchi Ancora poluere de coralli beuta cum acqua pluuiale leua il dolore de lo stomacho edel uentre Ancora farina de somente de lino et de orzo cotta cum olio de p. 354. camomilla o calda posta de sopra molto gioua — Cantra la infermita che e dicta temimene Cap." xxxj Piglia ruta bulita et trita posta sopra lo loco impiastata sana incontinente — Ancora el tasso barbasso trito e cotto et factone farinne epoy impiastato molto gioua — Ancora le scorze de mele grane ede la radicata de fraxino cotte in uino dolce dato a beuere sana — Ancora pignia uacante acesa equando le infiamata sparge de sopra la poluere de lapece grecha e de aneti e receua quello fumo da la parte de socto et gioua molto Contra lombrice euermen in lo uentre o uero lo stomacho Cap." xxxij. 264 Da a beuere alo patiente contra questo difecto a digiuno stomaco lo lacte pura iiij di et lo quinto di daglie abeuere aglio trito cun aceto Tepido et ucidera tucti li uermi Ancora la somente del caulo beuto uale a tucti li mali de lo uentre | 718 GLI EXPERIMENTI Ancora lo succo de basilico o de menta date cum lacte caprino >) Sic. ucid ') il lumbrice — Ancora se il lumbrico e unto con lacte de amandole amare e cum nocelli de persico eficacemente ucide il lombrico — Ancora la limatura del corno del ceruio data a beuere ucide el lombrico — Ancora sumac disolutum in acqua bibitum et mirabilem contra vermes. Ancora si cortices melarum granatarum et radix fraxani coquantur in uino dulci uel dulcorato et tale uinum bibatur ieiunio stomaco mire modo interficit lunbricos — Ancora si li lombrici offendono la bocca de lo stomaco poni una fiada del mele im bocca adegiuno stomacho ucide li uermi — p. 358. Contra lopilatione del sangue Cap.° xxxiiij 267 Se tu uoli curare et aprire unge adegiuno quella parte tucta in la qual sta lo fegato cum questo unguento — Piglia olio comuno butirro asognia de anetra et de gallina et de a) L. * omni. , cirogrillo e mistica oni 2) cosa insieme acioche se disfacia et imprima fa bulire impigniato nouo cum questa mestura tolle semente de ne- 3) La " e „ è cor- glosole saxofragia anesi 3) maratri et coruini. santoreggia calamento e " " 4) "sic. an. onium. 4) oncie iij et radicata de finochi e de petroselli e cola et conserua per usare et dapoi che tu haueraj unto lo loco vj o | vij giorni poni questo impiastro. Piglia cera pece nauale buttirro | 5) l. " agiunge. „ e mestica et agunge s) questa polue tolli saluia secca fantoreggia 6) secca an. onium Cenamo quanto uoli semente de meglalsole anasi maratri quanto de Tucto et mestica e impiastra ma non se tenga lo impiastro doppo mangiare dapoy chelo hauera te7) L. » senna. . nuto da un podio de sene 7) et agaricho cum gengeuo e uale effica cemente Contra la opilatione de lo fegato et sana idropico de fredda cagione 268 Contra idropitia de cagion calda Cap.° Contra idropitia de cagio 4) calda la quale non e molto confer mata tosto se sana mangiando spesso la indiuia et beuendo la co citura de quella §4) p. 369. Ancora empise uno pignatto nouo de succo de piantagine quasi insino a somo 4) e poni de sopra et liga impanno de lino | e impia stra de sopra cenere chel fumo non possa uscire et fa bulire sopra la brascia infino alamicta oda a beuere questo omni matina ade guino et e sopra omni remedio ala milza et ala idropitia — Ancora vino beuto de citruolo asinino tosto sana lo idropico — DI CATERINA SFORZA. TI!) Ancora decotio supradicti cucuberis asinini cito sanat idropice de frigida Ancora lo lacte de la capra scaldato al foco delaqua fa quel me desimo cioe perfectamente sana la idropitia Ancora sanguis capre calefactus ad igniem potui dactus ') per- i) sic. fecte idropide ') sanat — Ancora si idropici lineantur luto comuni quod in carereris ') inuenitur sanatur — Ancora lo succo de lauite bianca cioe saluatica la quale non fa p. 360. nino dato a beuere cumele 2) cura la idropisia et questo medesimo 2) l. ' cum mele. . fa la cocitura de la radice sua beuta | Ancora la radicata del sambuco lesata e beuta dona grandissimo remedio ali dropici — Ancora la somente de la senepa beuta cum uino de la cocitura de la radicata de quello beuto sana li ') dropico secando lumidita et curando el calore del fegato. Ancora la cocitura de lisapo tolle lo humore idropico anticho Aucora la grascia del dalfi.no ') marino disfacta ebeuta cum uino munda la idropitia — Ancora la poluere de la calamita cum lacte resolue lidropitia Ancora splenem dolentem. Piglia radice de urtica e pista e mi stica cum aceto e poni sopra spemem 3) et liberabitur patiens. Cantra il male de lamilza Cap.° xxxvj Piglia uino de lacocitura de la ') scorze del fraxino beuto a degiuno viij giorni e poi ungase. vij || giorni cum dialtera e olio lau rino epoy facia impiastro cum forte aceto epona de sopre spesse fiade renoue insino a tanto che se cure e quando ello tiene lo impiastro facciase torre sangue de lauena dalamano sinistra e 4) nonne in nate 4) et si fuerit multum durum pre- t . non inante.- cedat in untio potionem. Ancora acimonno posto s) data in cibo molto gioua posta cum 5) Cancellato. mele mista in sieme rompe et apre lo carbonchio. Ancora la lingua ceruina beuta cum uino xxx di desecca in tucto la squimantia ') et asotiglia la milza. Ancora lacocitura de le scorze de salce beute disfacte cura la dureza de la milza. Ancora le fronde de la salce trite cum un poco de sale inpiastrate sopra la milza che dole incontinente lo dolore cessara. . 3) /i primo " m „ è corretto in * 1. „ Deve farne aver vo luto scrivere * sple nem. a 269 7'jri i) l. * ima. „ Ancora le fronde de la Iella ') cocta in aceto etrite e impiastate asotiglia molto lamilza Ancora lega lamilza de la capra sopra la milza de lo infermo che stia per uno di e poi apendi quella al sole o alfumo equando ella seccara tanto mancara etanto mancara la melza de lo infermo. Ancora la cocitura de la radice del sambuco infine a terza parte beuta mareuigliosamente gioua. è stato scritto * im- Ancora laradicata de lo raponzolo cocte in forte aceto trita e tirili* " m<> P<>i 2) soPra posta 2) tolle in tucto la desperata infiagione de lamilza si sotto qurtta parola Ancora la fronda 3) de li rapacioli cotti in forte aceto et impia- ■Ucata. , state fanno questo medesimo impiastrato sopra |] p. 362. Ancora lo polmone della volpe seccato impremis poluerizato et dato a beuere consuma in tucto linfiagione de melza Ancora le cime de le salse cotte in acqua e dalle a beuere cum um poco de zucaro cumsuma la milza Ancora pulegio cum sale trito e posto sopra cumsuma li mali humori de la milza et tolle linfiagione dequella Ancora il corallo ben poluerizato et cum acqua beuto sicca la milza Ancora la graminia cotta e trita e impiastata sana — *) l. * Umarici. „ Ancora de latamarisse *) cotte in aceto etrite eposte sopra la milza molto vale 275 Contro, li makfitij de li dcmonij Cap.° xly. Iperion ouero la fuga deli demonij tenuta in casa descacia tuctj li demonij. Ancora se tu tirai in casa rafan descacia lho demonio 5| l. - maguete3. „ Ancora la pietra la quale se chiama magniates s) cioè calamita in tucto tolle la discordia intra el marito eia mogliera. Ancora a torre lo malefitio sia dato a beuere la triaca cum succo de inpericon sia posto ali reni et ancora la furmiche cum lo dente de lhomo. Ancora beua lo succo de lerba la quale sia cresciuta per mezo la petra forcita Ancora se le beuto el corrallo in casa solue tucti li malefitij. Ancora el sangue del cane menato in tucte le parte de la casa 6) l. • el. „ tolle e 6) malefitio sei eie — DI CATEBINA SFORZA. 721 Ancora lartemisia impesa alo limitare de la casa fache nullo ma lefico nuoce a quella casa. Ancora si tu porteraj cum techo de la pionia ') tucti li malefitij i) ii " p „ è romito fugiranno da te | u ' brl°- Ancora chi portara el core de la cornige 2) maschio o femena *' "^Óragccnla ?° ' portera quello de la femena lo marito e la mogliera staranno bensempre may insieme. Ancora si alcuno portara la radicata del remce 3) eia 4) mai non s ste ? li auera inganno da demonij et si la radicata sira posta sopto li 4) L' gle- " uestimenti de lo demonico la demonia incontinente confessera chi le edonde elio e | efugira. Ancora se in la luna noua in lo nascimento del sole tu tagliaraj lo capo aloppapa s) lo core de quella palpitando trasgutirai tu sa- 5) • upnpa. peraj omni cosa che se fa etiamdio lamenti de li hominj Contra 6) podraca artetica ") et omni dolore e infiagione de omni gion- iffl l. » podagra tura per fredda cagione Cap.° Liy" ",rlllcl « eoo Piglia lo cardamolio lo quale e dicto atriacon asongia trita et impiastata tolle lartetica Tolle lartetica antiqua speso facto Ancora lacqua de la cocitura de le rape con lo suo formento ") 7) l. * fomento. . ha la proprieta mittigare lo dolore artetico de podrachi — Ancora el rosto 8) impiastato sopra la petraga etiam la sciatica 8) sic? sana traendo di fondo gli umori coropti. Ancora Tolle larana in lora in laquale e sole in la luna luce | e taglia li piedi dirietro suoi e lega quelle impelle ceruina elega lo pe derito alo pe derito e lo pe sinistro alo pe sinistro del patiente e sanera senza dubio la podraga | Ancora tolli somente de senape molicha de pane fichi sechi miele e aceto quanto uole mestica omni cosa insieme et impiasta e que sto sana la cotta et e prouato. Ancora atorre mareuiglioso dolore sia fortissimo | Piglia cera molica oncie j° de la misto facto de orzo e succo de berbena e de lacqua rosata tanto de luno quanto de l'altro oncie mezza e mistica tucte queste cose cum albume de ouo e fa ceroto e poni de sopre — Ancora pece nauale armoniago equaliter miscie e post 9) de so- s') l. ■ posto. „ pra e singulare remedio ali fianchi e ala podraga — Ancora Trita lasognia uechia cum aglio cotto I°) esta al foco et l0) Concettato. unge e sana la gotta — Ancora la cennere de li ossi de licauli uechissimi confecta cum p* 380. aceto et impiastato poni de sopre. uu 722 GLI EXPEMMENTI Ancora lo grasso de lacarne de la uolpe trita efa bolire cum olio comuno epoi spreme forte ede lolio che nescie ongi ede quello che remane impiastra et daeffecto mareuiglioso. Ancora ladondola cotta in olio in finche le disfacta poi cola e mestice lacera et unge perche lasana la siatica et omni uitio de nerbi cura potentissimamente — Ancora experto remedio fa formento de lacqua in la quale sia bolito lacennere de la uite aneti ruta et restidali — Ancora la molica del pane antiqua trito e cotta cum succo de solatro ouero de serpe uiua et impiastata Tepida uale De crepature ede piago saldare Cap" Liiìj'' 284 Piglia le fronde de la cicuta Trita et abrusciate sana omni cre- x) Manca "di. . patura infra x- Q xi;j ,) *) l. " ìiinochj.^. Ancorala radicata de quel erba la qual se troua in leleochi 2) pa- *) Scruto sopra altra iudosi e chiamasi ulgarmente 3) lesca ouero bossa 4) e le fronde lunge parola. ' come spade et una entra m laltra e dentro a una uerga et m quella t. ""mazza. " issapta s) una mezza 6) laquale se chiama papel improuenza in laquale diascorides la chiama Tipepi et secondo chel dice mareuigliosamente rompe e sana le piago profonde etrita et impiastata sana le cre pature. Ancora li peli del lepore trite e confecti cum mele e sangue de dracho amodo de pillole date salda fortemente p. 381. Ancora le fronde de li porri trite et impiastate poste sopra le piage cum sale incontinente sana le rocture — Ancora li uentelli de louo Trito cum altre tanto sale impiastato sana li carboncelli. Ancora losso humano uechissimo rade e poni sopra la piaga quella rasura tosto sana et e prouato. Ancora Tolli pece nauale oncie. iij. de letargirio oncie. ij. de cera de colafonica cioe de pece greca oncie. iij. de mirra de incenso an. on- 7) CanceUajo. cie vj <1e armuniago galbano oncie ij. de uisoT) uiscio de cerqua liuer 8) meza de aloe oncie iij de mastice oncie ij de bolarmeniaco oncie vij de gessi oncie vij de arestrologia longa e aritonda ugualmente oncie iiij de li de radicata de arigalco de consolida maiore et minore ugualmente oncie ij de sangue humano libere una I ma poy fa 9) l. • cocere. „ cosi 9) la pelle del becco cioe quella infine che le difacta cum li peli e questa acqua cum le cose predicte fa bene incorporare poluerizando primamente tucte quelle cose le quale se possano poluerizare e quando le saranno meste insieme falle cocere in fine che se fanno como unguento et questo uale a tucte le piage sanare saldare e sana la crepatura senza tagliatura ouero coctura DI CATERINA SFORZA. 723 et e prouato | onde se lochio del cane fusse unto de questo unguento e fosse tenuto serato per tre hore tante fortemente seriano serati che non se poderiano aprire. Ancora el sangue del caurello cioe capretto sana spetialmente le intestine rocte quando e receputo per bocca ouero posto de sopre. Ancora la poluere de losso de 1 auoltore posto sopra la piaga optimamente sana quella — Cantra Ientrare ') o morso venenoso Gap" I/o p. 382. f) sic. Aproxima lo collo2) de lagalina pelato e tanto sia tenuto in lo *) L- * . loco infin che la more epoy poni laltra epoy poni laltra infin che la galina non ha male epoi serra el beco de quella ad insieme acio che latria 3) ase piu forte. s) L- * tlra- „ Ancora se lamateria sira dal collo in su fa sanguinare la uena 285 de quella medesima parte. esi quella sera dal collo in giu fa fare la insegnia 4) de la uena del fegato o da la parte del coro de la uena 4i ^"»s^g!ilifena ' " cordiale ma si ella sara da la parte de mezo sicome li lombi fa fare la insegnia de la uena comuna epoi cocere la brenda cum laceto e poni de sopre. Ancora fa beuere latriaca eponi de sopra aglio trito cum sale Ancora lo cerebro de lagalina ouero lo core mangiato e posto de sopra quasi ual sopra omni cosa — Ancora lo scorpione Trito eposto de sopra ecomtrario a la ferita propria e de le suoi — A trare spina ouero lignio Piglia radice de canna epista ben forte emesticace del miele et uscira fuora la spina esendo posta sopra lo loco doue e intrata la spina ouero altro legnio Ancora Tolli la lucerta epista forte e poni de sopra e uscira fuora Ancora Piglia polipodio e pistalo forte e mistica cum miele epone de sopra et uscira fuora — Ancora maiorana la quale a li fiori cilestri impiastrate sopre po sta tira fuora — De piage piagate e de loro segni Cap Lvj — Per Trare fora lo ferro de la piaga | Piglia radicata de dictamo 286 cum succo de la perforata minore et farina bianchissima et impia stra sopra lo loco — Ancora cum asognia de lepore unge la parte contraria e ligier- p. 383. mente uscira fuora. Anchora lochio de christo ual contra lo ueneno e salda la piaga si ello e posto in tagliatura. Ancora unguento per omni piaga piglia gomma de bocte oncie vj te- mentina s) oncie iij ceranoua oncie iij e meza et tucte queste cose l. * trementina.„ disia insieme e cola poi cum panno mondo. 724 GLI EXPERIMENT1 Àncora lerba la quale se chiama trefoglio pista et posta sopra la piaga fresca sana infra tre giorni — Ancora lerbe mercuriale trita et impiastata sopra le piage epo stema de gambe rose infino alosso le sana plenissimamente Ancora a curare li nerui rocti e tagliati tolli lunabrice de la terra eponi in una pigniata noua sopra lo foco asai lencto infino atanto che seconuertano como poluere epoy ungi lo loco intorno ala piaga cum poluere de miele et poi se pona la poluere calda sopra lo loco fesso e legase e coprase cum panni e banbagio et la poluere non se debia ponere sopra la carne tagliate ma sopra la tagliatura esera curato e questo e prouato Ancora sedia la pimpinella trita cum acqua et si ella uscira per ') Cancellato. la piaga ello uscira ') murira — et si ello uomera e morira Ancora lo suco de la pelosella beutolo et se lo infermo lo ar- *) l. " arigetta. „ getta 2) se morira Contra, lì uaroli e che li abino a uscire presto Cap Lvij 2g7 Piglia fichi sechi e farina 3) de lentichie mondate ugualmente on- /; testo ha per er- eie x lacca de agarici ugualmente oncie v e cuocase in lire v emezo r*lSL. • tallr 'ohe. „ de acqua ifinche 4) torna aliquatro emecte oncie j de zucaro e da p. 384. beuere inante alo cibo equando ello ua adormire et questo fa infine che finira de uscire et alora cessa Ancora inuolge tucto el corpo in acqua de la cocitura de lentichi monde ouero de lengua de cane e per questo experimento la materia uscira fuora. Ancora impie lo loco de la piaga de fronde de basilico empie ') la qual piaga fa locarboncello pero che non se troua niuna cosa che piu fortemente impie le piage — Ancora formento de grano cum sale misto e posto de sopra Tolle li humori uenenosi e rompe la postema. Ancora omni panno tinto ingrana e apropriata a trare fuora p. 385. Contra unguento ') larognia e mai leproso Cap.° Lviiij Unguento optimo contra la rognia de fiema salso confecta aloe et calce cum olio eunge 289 Ancora a curare la lepra confirmata. Piglia serpente de montagnia munti sicco e subitamente toglia lo capo eia coda sua elassa bene uscire lo sangue e poi lo mondifica de tucti li suoi interiori cioe | de quel dentro e fallo cocere imbon uino elo infermo ne mangi una oncia el giorno e beua de quel uino che fu cocta la serpe e infin che lo lebroso se imfia e conturba e comenza a starnutare e alora sia posto in stufa cum lolio in lo quale fu cocta la uipera ongi 5) l. "onte. „ tucto eia carne se renouaranno et lacota s) e cusi se sanare6) perfe- 6) L. sanera. r ' ' r ctamente. 725 Ancora questo unguento sana per certo la rognia. Piglia pece liquida oncieiij. solfano uetrio uiuo incenso ugualmente oncie ij. olio quanto basta et confecta ede questa ontura serua Ancora trita le fronde del gilio et impiasta cura lo mal morbo. Ancora lo panno de lino infuso in sego de porcho disfacto e po sto de sopra sana le postemelle de le gambe e altri mali. Alenare le giazole Cap.° Lx Confecta solfino ala broda del formento cioè del grano e con tra mentina impiastata et molto disfa Ancora la radicata de li rapaciolj cocta in uino et impiastata sparge et desfa le scrofole e questa radicata medesima apesa al collo non lassa nasciere le scrofole. A sanare arsura de fuocho o de acqua Lolita Cap.° Lxy Piglia pelle de lepore ben menute esparse de sopre marauigliosamente sana — 2Si Ancora Tolle olio de noce e cera ugualmente mistica et onge e fa gran profecto ') '> L- " profltto * Ancora lo uelo de louo Temperato cum olio eposto de sopre mi tiga omni arsura Ancora lo sale trito2) cum olio e posto de sopre ramorta el *> ££f°r*ao " fuoco sacro Contra la fcbre acuta Cap.° Lodi) 292 Tempera farina de orzo e succo de solatro o de cotura3) eponi de s, sut sopra lo stomacho Ancora lana li piedi doue sia bolito le fronde de la salce e poy unge le piante de li piedi et li pulsi cum olio uialato 4) e quieterà — «)■£•* oioiato. „ Ancora ala febre in lo capo s) quale non lassa lhomo dormire ne p. 387. requiare Piglia capite6) papauero sedie ouero semente de latuga &i 'Sqna\e\T"mT i'"ì viole e fronde de ruta | eponi abulire in acqua infinche lerbe se de- a) ""api' de sfanno et de quella cocitura se laui li piedi eie Gambe et poy se sciuchi fortemente epoy se unga cum olio di uiole epartirasse lan gusta eposerasse — A la Terzana Experimento prouato da succo de piantagine cum _\ ,. os . . . 7) Prima era scritto zucaro 7) mantino 8) et sira liberato — • auCaro. „ Ancora la sumente del curiando trita nante el termine de laces- 8) Slc' sione cura la Terzana — Ancora se lo corpo del patiente unto inante lacessione cum piratro cotto in uiuo — 726 Contra la febre quartana Cap. Lxiiij 293 Piglia lerba che se chiama Pentafilon mangiata a degnmo sto maco e poy beuto uno poco de uino fortemente cura eziandio conserua lhomo in sanita et alegreza epurga li reni ele besiche facte i) sic. imboca et la radicata etiandio magiata ') o beuta cura la podraga — Ancora la cilindonia tolle et radicata de ebuli umpuoco de miele e cuoce omni cosa insieme cum uino e poy trita bene elo succo 2i Aggiunto in aito. tracto 2) de quello dato al quartanario sana — Ancora succo de perforata herba beuto cura la quartana in la I 40 I 3) . r 3) Mano come sopra, pnma accessione ouero m la seconda iiada — Ancora el core del lepore legato impanno de lino bianchissimo e portato legato sopra lo polmone perfectamente sana la quartana * i l • qnartuim-ki'" Ancora la spina del quantanario 4) onge cum olio de ginepero inante lacessione esira curato Ancora receua pece greca per bocca innante lacessione et sira curato '•<) L'ultimo * x „ è corretto in ' v. „ Contra la Cotidiana Terzana o quartana Cap. Ixx s). Inante 1 acessione se ongera lo capo la fronte el dosso infino al 294 uiso e la stremita de le mani ede lipiede cum olio in loquale sia morto o lassato stare lo scorpione comune in la demenutione de la luna et curase et gioua le lunatichi et indemoniatj ma guarda che non sia piena la luna perche alora recaderia — Delisegni de linfcrmi Cap." Lxtg e; cancellato. Necta la facia calda 6) et maxille cum pasta calda eia gola de linfermo edalla al cane et sei cane la mangiera loinfermo sira libero se non lo mangiara linfermo se morira Ancora Piglia caniara e menta domestica ugualmente e pista bene etra lo succo e del succo onge la fronte da una orechia a laltra i) l. » orbe. „ equellc cibe 7) poni ala fronte per modo de impiastro e lega bene e stando umpoco se lo infermo dormira sera libero senon dormira fa si cancellato e scritto segnio che dormira 8) sopra * morira. „ 29r, 296 Cap.° ') Lvy p. 389. Ad impinguendum illum qui esset effectus macer per factura sibi facta uel alia egrotatione etiam si iacet in lecto. '.<) l. • uincis. „ Acipe lumacas que inuenuntur in ueneis 3) et impratis et coque eas in caldario et munda eas apta et aperi eas cum subula et quassa eas inter duas parasides ueluti esscnt castanee et postea pista eas bene in mortario et cum essent bene pistate acipe de asongia ueteri DI CATERINA SFORZA. 727 porci et miscie simul de spetibus habentibus bonum odorem et fac 0 i<. • paruos. „ ex eis turtellos parunos ') ut qui patitur comodat 2) per nouem dies *j i'. "^uauantó „ im mane et deo adiuuiante 3) erit liberatus et hoc probatum est — 4' ^"smo1'"''ubera- , tum. „ Cap.° Lviij 297 Vt equas s) non dormiet et auis non uolet. Acipe semen iusquiami ') l. ■ equa. „ et pone infecibus uini e 7) pannum lini et modum sachij factum et «| Mano come sopra. postea exprime fecem quod remanebit reserua scuteca 7) et polueriza 7) s,eet rarsus 8) reserua et si tu uis operari da eis bibere. 8) l. * rursus. „ Vt auis non uolet pone de hoc puluere in loco hubi 7) aues utuntur 49 6) et sicomedent 7) non poterunt uolare — A ritornare li capelli in locapo Piglia de le ape e mettile in un p, 390. uaso soctile e ardile e poy Tolle de lo miele e stemperalo cum la poluere ede quello ongete lo capo | | A mal de li ochi Cap.° iij. Ala roscietta 9) de li ochi = Piglia una scodella de argento o de 298 uetrio et Tolle de lacqua de la rosata del prato o del caneto e la- 9I L' roSLlezza- « uatehe li ochi spesse uolte et e prouato A la roseza de li ochi | Tolle albume de ouo ducto 7) asay cum succo de palectaria i0) emectine in lochio del patiente cum banbagio "i) l. • pariotaria. et in tre di sera liberato — Al colore ") de li ochi Piglia succo de piantagine cum albume n> L " cai0re. „ de ouo molto uale et e prouato — A fare chiare li ochi tolle del grasso del pescio del fiume epo nilo al sole e mista cum mele e ") mise ") ongite lochio "I-1*) Cancellato. A la caligine deli 1 ochi tolli la radice de li finochi e cocili bene in lacqua ede quella acqua te ne laua li ochi et e prouato Al dolore de lochio et omni infermitade Piglia la lana sucida e mistala cum olio e uin caldo e ponila sopra lochio et e prouato — Ancora a omni piaga de ochio Piglia lana sucida et albume dono e lacte de femena che alacti figliol maschio e ponilo sopra la piaga et e prouato — A fare uno Colirio da ochie | Piglia una oncia deuerde ramo e. p ggj ij oncie de Tutia et oncie ij de oncie ,2) osso de segna epista Tucte queste cose insieme efa bulire im bon uino bianco tanto chel uino arentri per mita et pony tolle de questo uino e freddo mectine in lochio cum una penna — Ancora uale molto ali ochi che lacrimano mangiare laruta cruda — Queste sonno le ccose 7) che Nocano ali ochi la poluere lo piangere el fuoco el fume la fame aglio le noce el beuere al troppo 728 GLI EXPERIMENTI i) l, • qnei. „ uegliare lo lacte eguel ') che se crea de lacte li Porri le cipolle et omni agrume la faua et omni legume lo Troppo scriuere et omni ti Cancellato. COsa frigida 2) fricta al lacrimare | Tutte queste cose noceno i A migliorare el uedere A fare bona acqua da ochi Piglia del finochio edelauerminaga Eose celindonia Buta et destilla queste cose efanne acqua ede quella lauane la mane ') sera quando Tu uay alecto te ne bagnia gliochi egioua molto ala luce — i) l. ' collirio. , A fare bon coIorio 3) da ochi Tolle la canfora e sercocolla berbena rose celindonia ruta miele aloe maratro Tutia mirra lacte de femena acqua Rosata sangue de dracone sange de colombo efallo stare al sereno asay A fare la faccia bella e colorita Piglia acqua de uita e cogliela in una ampolla al sole e al sereno edessa lauate la faccia e faralla colorata e bella Vsandola — p. 392. A fare uenire il colore ne la facia | Piglia de la rasura de lauorio uecchio ebeuila cum uino o con aqua per xx di et e prouato Ancora Tolli la ruta emangelacruda lamatina adegiuno e beui um poco de uino cum acqua e utile et aguza lo vedere — A male de lorechia 299 Piglia de li ossi de persica e misticale cum olio uechio 4) e fallo i noce o. „ k0]jre asay e p0j coiai Den quando le Tepido e mectene in lorechia del patiente iij gocie e questo rode le uerme etolle lo sonare — 5) • In „ ron'etto in Ancora al dolore de lorechia. Togli de le 5) noce e pistale bene " le' " elegale in uno panno de lino e ponile sopra laqua calda in fin che se bagnia epoy mectine sopra 2) in la orechia Ali uermi de lorecchia Tolli succo de mentastro cum uino uechio caldo emectine in lorechia Vcide li uermi e tolle el dolore Al dolore de lorechia. Piglia del fraxino uerde emectilo al fuoco epoy tolle lacqua che nescie e mectila in una ampolla o coccia dono e del miele e del capo del porro ede la barba de lagiobia e mestale insieme e colale bene e mectilo in uno uaso de uetrio e poy ne mecti in lorechia e udiray 6j l. » l'assenzio. „ Ancora a fare udire Tolle del fele de lagnio de la 6) senso de la somente de languilla e mecti in la cipolla nocturnina e mectila al fuoco efalla bulire fortemente epoy preme lo succo in lorechia — p 303 ^ uc^ere liuermi de lorechia et farli uscire fuora •= Piglia del fele del uerro edel sego ugual mesura e mectilo caldo in lorecchia efallo stare al sole ol uerme morirà o uscirà fuora 729 A restregniere lo sangue de la, piaga Piglia albume de ouo misto cum fuligina bene e tolli de la stopa 300 efanne impiastro e ponilo sopre la piaga — A fare stagniare lo sangue del naso o daltra piaga scriue questi nome ne la fronte desciendendo per ') la fronte ') lo naso cum penna i)-') cancellato. nona — ') sion gregie ') Anco Arestrengere al sangue del naso scriue questi nomi de christo sopra una petra e legali al collo. O creaton teteon opilon — 51 Questa e una recepta de una medicina prouata per molte persone le quale haueano le potrage et homini e donne in fioreza (Firenze) eia medicina e questa | Volse pigliare omni matina adegiuno quanto e una nociola de tramentina in una calda 2) o in biada acioche non J) l. * cialda. „ se apiccia e impiastri la bocca e non e pericolosa ne de guardia et questa medicina e bona a piu malatie et e fina a lo stomacho aluedere et como e dicto de sopra e bona alo stomacho e optima ale gotte e questa medicina fu mandata da un cardinale a messer fil philippo magalocti che auea le gotte e la moglie lo mal del stomacho e guariero impochi di e questa medicina non noce a couelle 3) — s) sic. A fare olio buono | piglia serpe bianche e scorticale e tagliale 302 como tu say epoy le mecti a bulire cum olio cum li ossa del porcho insalato e se poy hauere de quelli de la testa sonno meglio e rompeli e falli bulire insieme quanto a te pare poi cola emecti in uno uaso de uetrio e socterralo per xv. di ouero el mecti nel litame del cauallo poy el caua fora e mectice un poco de cera e fanne unguento e opera dicto unguento a quello che uoj che e bono a molte cose. Ancora habi una pigniatta e mectice del dicto olio e mestico in censo mastice an. on. j e fallo bulire um pezo epoy mectilo socto et litame ben coperto per tre di e poy mecti ') habi lolio tuo bono e se eie uoi mectere umpoco de cera eie la poi mectere e dicto olio e bono aomni doglia de nerui ede gotte frede — A fare olio buono p. 394. Acqua per guarire pelle *) e porri 4) Corretto in " Calle. „ Piglia solimato oncie v 303 aceto forte oncie — 6 acqua uite oncie — G Mista omni cosa insieme e fa bulire al fuoco tanto che calli per micta quando lauoi operare fa sanguinare um poco poy tolli de que sta acqua e mecti suso e guarira uu * 730 GLI EXPERIMENTI 304 per fare una ontione ouero unguento per molte cose a ferite de nerui i) sic. Piglia de dicti uermi e fiali') stare tre di in uno uaso poi li laua cum la maluasia e mectili in una pigniatella piccola cuna tanto olio p 396. c^e ^ copri et falli bulire tanto che deuenti ben rosso e quando ') l. • schiopare. „ comenzano a sciopare 2) siran cocte 3) presso che facto lasalo bulire <) l. ipastaó* umpoco piu et e facto il decto olio el quale e bono al passimo 4) et ad omni pontura de nerui eferite de nerui ma non e bono doue fusse osso scoperto da poi che sira facto questo olio. Piglia del dicto olio libbre j. olio dasenso libbre j. olio de termentina libbre j. olio laterino libbre j. Termentina libbre j. 5) l • nerui „ Tucti li decti olij sonno buoni per uermi s) retracti per ferite uechie che fussero salde eli nerui russero retracti per farli restendere 20Q Tolli acqua aceto olio litargirio infrascripti e triti 6) e triti 6) bene " b°ta" dissimo erebidaio *) el quale al suo tempo in cerusia fece marevip. 401. gliose cose senza tagliare et senza Vnguento ma solamente cum acque'') 1 L "acquei cum 'e 9ua^ medicava et era tenuto per um diojn friuolj. et questo DI CATERINA SFORZA. 733 e il modo hauto da lui in excripto edoppo la morto sua fu Muta la confirmatione dal figliuolo che medicaua in quel proprio modo che medicaua el patre et cum questi remedij lui guadagnio molti honori edenari et mai uetaua uino per alcuna ferita. Olio pretioso per ferite et piaghe e postematione in capo Piglia olio cumuno libbre. 4. 313 Termentina oncie. 6. camephetheos i ... (Jomandreos r, , yue 1 an. manipolum. i. ) r J Siano pistate le diete cose et incorporate emesse in uno lambicho edistilate a picolo fuoco poy tolli da per se lolio da laqua et poy Tolli armoniaci picis albe ') Termentine Sarcocolle i '"i. 0]"'i0' sarapine oppoponacis Galbani on. 2/, 2) 2) sicMasticis on. j. Tucte queste cose siano ben piste et incorporate cum lo sopredicto olio e distilato unaltra uolta como di sopra e dicto e poy destilaraj unaltra uolta da per se el dicto alio che uscira de le dicte p. 402. gomme et questo olio e bono aferite apostemationj de capo et in qualunque altro loco fusseno. maximamente circa el capo perche tira eresolue el sangue che adunato ouero posto sopra la dura matre ouero pia matre et optime consolidat Aliud oleum pro ulneribus carnosis Piglia saponis nigri 1 „ „ ° . * 6 an. lire. 8. UaJcis Viue ) Omnia incorpora et pone in lambicho et destilatum oleum preserua deinde Piglia Thuris laudani gume hedere olibani et iterum destiletur lento ignie et recipiatur oleum pro se et acqua pro se et oleum iterum destiletur et est eficax in ulneribus carnosis Aliud oleum pro ulneribus (sic) cancris et fistulù Piglia Talpas 4or recentes et frixentur in libbre 4. olei uetustis- 314 simi donec sint bone consunte Deinde Recipe j lacterum nouorum uel antiquorum et incidantur infrustre parua ut nux uel circa et bene ignantur et extinguantur in dicto oleo postea sotiliter pistentur et totum ponatur in dextilatione ad lenctum igniem et exibit acqua et oleum. Sed oleum per se recipiatur et tunc acipe marchesite albi fl corretto in albe. „ 731 GLI EXPERIMENTI libbre '/a et cum ignita fuerit extinguatur in diete oleo et iterum i) l. " accendatur ? „ destilentur et bene obturetur uas ne exeat uel eteendatur ') et oleum ' 'ore"'infrasóiptis!„" coligatur et iterum destiletur cum infrascriptis 2) gumis. Recipe opo ponaci, armoniaci. mastiois galbani. storacis calamite bedelij sera- s) sic t pini, euforbij sarcocolle laudanj turris ligani 3) an. oncie tre olei late- um e. *. an. grossi 5. pillorum leporis Combustorum ' DI CATERINA SFORZA. 739 an. grossi 2. picis grece Mesticio sumach Seminis rosarum Terre sigliate sanguinis draconis mirre olibani uernicis uisci quercimi ') armoniaci ; et conficiantur cum termentina quantum suficit per una uice mu tando quando cadit idest seperatur de per se et hoc ponitur pluribus uicibus sicut tibi uidebitur expedire. Infine ponitur infrasciptum cerotum uel emplatrum et hoc quando nihil descendit factum et sine 2) hoc nihil ualeret et non duraret quia minus leuis esset consolidatio et hoc emplastrum ponitur super corium forma scuti ad quantitate unius castanee et non remouebis donec cadat de per se et Tunc renouatur et sit 3) usque ad tempus duorum uel trium mensium et etiam 4) portatur bracale post consolidatura per menses sex uel plus prò maiori securitate cuius permixios) est Piglia picis naualis. gr. 4. litargiri. gr. 2. Gerie uarie uel rubee Colofonie Aloes Armoniaci G-albani Masticis Tormentine Boliarminii gr. vij Arestrologie tonde et retunde an. gr. 4. Vermium terestium 6) Visculi preparati idest lauati gr. ij Pulueris sanguinis hominis libbre 9. postea quoque unam pellam aretinam 7) cum pilis usque ad liquefactionem deinde cola et adde pulueres suprascriptos et fiat empla strum Item utatur infirmis per xv dies omni'mane ieiunio stomachu parum de semine lini in uno ouo cocto et sorbilis Item utatur de puluiris consolide minoris in pane idest quando conficitur panatur 8) de pulueres consolide cum farina videlicet gr. v. in libbre vj farine et fiat panis Item fiat hoc emplastrum ') Piglia pulueris consolide minoris pulueris fiori cardi id est illius erbe cum qua coangulatur lac in romandiola uidelicet arimini pulueris radius sigillis IO) salomonis miscie simul cum mele et utatur partiens mane ieiunio stomacho H L. ' quercini. , p. 412. 2) Aggiunto in aUo. 9) L. * sic. , 4) li tento ha per errore * etla. „ 5) L, * permlstio. an. gr. 3. an. gr. 5. «) Sic. ?) L. 8 orictlDam. „ an. oncie — ij. p. 413. 8) L. * ponatur. * 9; S!e. Ma dovrebbe chiamarlo u ele- ctuarinm. . 10) V * 8 „ fumU t cancellato. 740 GLI EXPERIMENTI an. gr. v. ad quantitatem castanee Item utatur isto sirupo per mense imprin cipio — Eecipe e mille campati libbre iij et buliat in acqua comuni videlicet in libbre 4 acque usque ad cumsumptionem trium partium deinde coletur cum exprexitudine et addatur huic colature zucari j) L >}^ef taborset ') — libbre iij e2) fiat sirupus et summat omni mane ieiunio stomacho duas uel tres uncias tepidum deinde utatur ellectuario predicto Cibo huius est frumentum coctum visum et similia carnes si carnalium animalium ut 4° pedes Item ac potet uinum rubeum si potest inuenire panis uero sibi sit supradictos 3) l. • «trictiuum. „ Cerotum strictuam 3) ad crepatos. 325 Piglia Draganti ' Gummi arabici I an' Gipsi sanguinis poluerìzati an. oncie. j. Arestologie longe et retunde | Mummie > an. oncie. 5. p. 414. lapidis amatiti I lentium et coriectarum | orobi caligenis Bolli armenicj Terre sigilate Sanguinis draconum mirre Mirtj olibani Balaustiarum Gallarum Corticum granatarum 4) Prima v'era scritto Nucillm ciprexi 4) Rosarum rubearum Sumach Visci quercini i an. oncio vi Glutmi pistium J " pilorum leporum contritorum. oncie ij pellis aneti recentis decotto in acqua et acetum forti multum. eie. vi cere noue oncie iij picis naualis oncie viiij colofonie. gr. iiij Termentine ) Rasine pini [ an" oncie- 3- '/a Olei mertiui quantum suficit ex omnibus fiat cerotum an gr. iij an. gr. nj. DI CATERINA SFORZA. 741 an. gr. j. 1) sic. Tenax et solidum Item Recipe p. 415. Ciprexi , nucum I. oncie . 5 mumie ) Cinamomi Galange Gengiberis folij Sanguinis draconis gr. ij Mirtillorum gr. 5. fiat ex eis puluis et detur in mane ieiunio stomacho Item Piglia Consolide maioris Nocum ciprexi Colofonie Draganti Masticio Boli armenii Pilorum leporum grossi. j Melis libbre. j . Fiat electuarium de quo summat mane et sero Item Piglia Radicum consolide maioris in quantitatem et extrahas inde sucum et de illo in mane cum tota radice potet per medium ciatum et etiam super locum ponatur et super ligetur et in lecto maneat quindecim diebus et ligatum fiat ut scisan. grossi ij. lA Emplastrum constrictiuvm ad crepatos Rasine Aloes Lin) Glutinj Mirre Mumie Masticis lictargiri.j lapidis amatitis cipsi eborli 2) boli armenicj Sanguinis draconis sarcocolle Carube Terre sigilate Colofonie Piglia p. 416. 326 > an. on. 5 *l Cancellato. l. ' e. bull? „ 742 GLI EXPERIMENTI p. 417. Terbentine Visci quercini Radicum bruscj Cipari Picis naualis radix nauole equine grossi, ij Valeriane I Tele aranee Volatirre molendinorum Pilorum lepori combustorum sanguini yrci cicatie antere ypoquasidos Gallarum corticum Thurris \) Il testo ha per er rore * copularum.„ *)-*) D'altra mano. 3) "b farine cicoreule isulorum an. an. grossi ij . 5 an grossi, ij. 5 2) questo libero è di fra gio : dalle primo marzo. 1676 Che prima era delle Padre fra gostantino Che passo altra uitta il di 5 frebraro A ore 15. e mezzo il Anno. 1676 2) p. 418. , corr, in* p. f 327 maria Barsotti Balaustiarum coppularum ') Glandium Nucum ciprexi Draganti Plidie Aristrologie rotunde Olibani Gummi arabici Sumach Alcane Stercus leporis cortices interiores castanete consolide maioris Sanguinis humani Suoi plantaginis spodi lambrusche Grana granatorum fiat hoc modo disoluenda disoluantur in acqua in qua cotta sit pellis 3) una bona arietis alie uero speties puluerizentur et addantur et incorporentur in mortario et fiant magdaleones Vnguentum ad spinani dorsi et ad omnem grauedinem Piglia Olej de camomille Olei mertini Oley masterini cere munde an. grossi, iij. an. oncio — 5. DI CATERINA SFORZA. 713 Sanguinis draconum Boli armeny \ an. grossi. j. '/2 Acatie fiat unguentum A marnare flcho 0 porro sicome fece una che haue ') prouato fuoco e ì ' f * h , s «»'«». molte altre medecine et non li ualse niente se non questa Piglia Aceto bianco fortissimo e corze de poma granati puluerizata ed uerde rame e fa bulire omni cosa insieme Tanto che aren- 328 tri per micta epoy el poni sul porro o ficho e amazalo chomo fu ex- perimentata in la dicta donna che guari 2) cum questo e non cum 2' 0ui 11 l'Mo sembra , ripeta * cho „ ; niii altra medicma II cancellato. Dragundea minore que habet incemos 3) sanat omnem dolorem 4) i^)c^l'JelJ^0emo*'' " plagara quantum uis antiquam et desperatam. Pone implaga unam tentam de folia diete herbe et uidebis mirabilia in effectu eius Ita p. 419. optime curat eam et cito remouet dolorem et purificat plagam et mundat et abstergit eam quam poteris postea consolidare cum aleo s) 5) L- " Mo- « unguento ut tibi placuerit — Per guarire el mal caducho Piglia Vna Talpa et mectila in um forno et falla secare et fanne 329 poluere ben suctile et dalla a beuere cum uino o in acqua o im brodo o in qualunque modo possa beuere et in quaranta di sira libero certo. Vnguento da fistola. Piglia Armoniaco \ • 330 sarcocolla [ an. Verde ramo ' Fa Vnguento de olio de oliua e se uoi fare più forte agiongi umpocho dastrologia et e meglio e piu forte II § FINIS § Vnguenlum probaiissimum ad omnia uulnera p. 420. et pro omnibus plagis pro 6) ,> L . prtmo p piglia . 3 . une. cere et poni in uno uaso et facias aliquantulum 331 feruere prima habeas 1. unce de rosis puluerizatis et pone super ceram illam dum et ") feruet et postea 3 une. termentine et pone super 7) Cancellato. ceram dum feruet et ista tria supradicta ferueant aliquantulum similiter postea habeas unam parasidem boni aceti et unam plenam lactis mulieris lactie 8) masculum et ponatur in uno uaso simili lac et 8) l. • ìactantts ? . acetum et postea et leua illam ceram dum feruet et miete supra 7) cum manibus 7) estatim 9) congelabitur primo extrahas cum ma- 9) sic. 744 nibus per magnum spatium cousque sit bene confectum po stea habeas 3 une oleij rosateij et miete in isto uaso unde extrasisti ceram et facias aliquantulum feruere et habeas . 1 . une. fabe fracta bene puluerizate et miete super illud oleum rosatum dum feruet et postea remicte super illud oleum rosatum et illani confectionem pantatim et facias tantum feruere quod bene destemperenp. 421. tur postea infine cola et reconde et non debet Tasta poni in uulnere sed unguentum debet poni impetia in acqua fìat modicum et per unum foramen in medio 332 Vnguentum perfeetum ad uulnera primo. piglia ceram uirginem — grossi — 8. et dimidiam gumme pini — . grossi, x et dimidiam gumme o de mastice olibani lac mulieris nomini — grossi, ij et aceti feruenti quod suficiant 333 Vnguentum ad omnes plagas et omnes guttas et omnem dolorem ■ri'issi'nnc! " 1ue inflantes tolit certissime ') sanat omnes carnea peruincit et conso lidai sagita et spinam de carne trait et lignum si non fuit in ossibus et ») Sic t es 2) degigitus J) et narres suntus 2) positum fuit et in . v . diebus glutinaret et debet parura pone intus et plus de foris post quartum diem posquam factum est plaga et non mictetur nisi duabus uicibus in die et in . x . diebus sanabitur primo, piglia Incenso ) p. 422. Termentina } an' S1088* « picis naualis. — . grossi . 3. pilloga — — grossi, ij. galbani oncie iij picis grece — grossi . ij . Masticis — oncie . 8 . mirre o. *) — oncie . j . asunge norcino oncie iiij felix boni — — oncie. iiiij. Aloes de suco galio 2) ubnie prius sicato — oncie — 8 — olei — oncie 3 Terre resoluantur et coquatur efac unguentum Vnguentum 3) aregniationem 3) camis primo Piglia Turris partes duas Aloes parte nil 2) duas picis . 1. sepi arietis Duas oleij rosati, j . asungia anseris due partes medule bouis parte una et terre quan tum suficiat confice et sic exture et aloe mastice puluis fiat hoc fa3)-3) /,. » ad rcjjouc- ratioxicm. „ 334 DI CATERINA SFORZA. 745 cto sanguine desoluantur conligo ') oleum adatur super dictum dem- i) sic? mei 2) prima aliquantulum buliant etobignie ponatur deinde recor- ' ^^temobet „ datur 3) ut sui 3) reseruetur. 3)-3) l. " usui. „ Vnguentum de succo de giaio Piglia Sugo de giaio liuere. ij. Termentina tre. ij. cera noua oncie. iiij. mastice ) saroooolla / an" oncie- ^ cummarabica oncie. 6. Imprima funde lacera eia termentina epoi la leua dal foco e ponice apoco a poco el succo de logiaro menando cum uno bastone e come e refredato poni le4) poluere et incorpora molto bene e da poy 4) „ ron'c"° lassalo scolare per xxiiij ore come scolato uolse lauare cum acqua rosada e serua in uno alborcello et e prouato e tucte le piage uechie e noue e cura et salda mirabilmente — A fare roctorìo el quale rompe in una ora la carne salda masule ha- p. 424. seleniie s) opera piu presto Piglia calcina uiua e cenere de cerro e fa maestra in questa 335 forma | Tolli uno bigoncio e mecti dentro questa calcina c cenere epoi mecti su lacqua calda efa pasare | quanto piu passa tanto e piu forte. poi tolli questa acqua cioe questa maestra e mectila in uno caldaro a bulire | e quando le alaconsumactione e tu eie mecti dentro una oncia de alume de rocco e fallo bulire finche se stringe e poy el consersua in ampolla de uetrio ben serata E quando tu uoi operarne tolli farina e chiara douo efa pasta e mecti dentorno doue tu uoi mecterne el roctorio e fa uno dectale de piombo e me cti dentro el dicto roctorio incorporato cum la saluia e copre il de tale cum la dieta pasta e quando e roctto che tuay alaciato la uena elacura cum la grascia per sei o secte dj epoi la salda cum lun- p. 425. guento resino equando el rotorio non hauesse bene operato Piglia poluere dorpimento i de oppio ; an. de seme de iusquiano 6) ' 6) L- " 'usuiamo. . e mortificara mirabilmente A destrugere le scrofule che sonno rode 336 Piglia radicina de rafano la quale e simile ala brionia epistata cum la sognia porcina e posta sopre lo loco destrugeralli tucti | A fare olio benedecto 337 Piglia madoni ') de terra che non siano troppi cocti e mectili in 7) l. • mattoni. „ vv * 746 GLI EXPERIMENTI i) l. " spegni. . lo foco poi li spigni ') ne lolio bono e ueehio poi lj 2) meti denouo in " co'"'"° '" lo foco e poy li spegni in olio e fa cusi tre o quatro uolte e poi li 3) Aggiunto inulto. Speza si cae entrino in una bocie de uetrio atta 3) a destilare e poy tura forte la bocia cum luctu de sapientia si che non possa refia- *) sic. ctare epoi miete adestilare al fornello efa foco de socta 4) e da prima p. 426. fa foco lento acioche dicto loto se atachi- meglio e tucta uia forti fica el fuoco equello olio che nescie e olio benedecto | Le uirtu de questo olio sonno queste Imprima Vale ad omni cosa como el balsimo e tanto uale questo olio quanto el balsimo et e piu caldo epiu utile ne le infiagione fredde epiu fa mectilo sopra la mano la fossa e passa tosto | Ancora e bono ungere li ochi doue sonno humori freddj Ancora al freddo de le orechie — Ancora uale aliparaleticj — Ancora a quelli che anno torta la bocca per alcuna infirmita quando se ungano cum questo olio ouero beua desso | '.•) l. " sciatica. „ Ancora uale adolor de la gotta siatica s) | Ancora uale aldolore de legiunture — Ancora uale adolore de reni uenuto per freddo Lo impiastro de questo olio armoniago disfa la postema de la milza eia sua durezza impoco spatio de tempo e similmente omni postema dura et aquelli che anno el morbo caduco alcuna gocia de questo olio se mecta in nel naso — p. 427. Ancora uale ale opilation de le rene rescalda lo celebro a quelli che limanica el ceruello ouero la memoria Ancora manda uia el dolor de denti anco apre le bocce de le uene chiuse anco disolue el sangue che russe per freddo strecto insieme | Ancora quando alquante gocie do qnesto olio fusse messo in siroppo rosato epoi beuto el dicto siroppo purga il polmone de li hu mori grossi | uale aquellj che non possono berne racogliere el fiato | Ancora uale molto alacqua che desciende si se fa lo colerio — Questo olio benedecto uale ali ueneni freddi et almorso del scor pione Vale aquelli che anno proso per bocca oppio iusquiano et si li pescatori ungesero la rete cum questo olio molto pescio piglia- fi) Su parola con- riano aquelle rete e sapjate6) che questo olio benedecto et7) meglio 7) i. • c. „ quel che piu grosso che agrande odore e piu sustantia et ungese el ferro cum questo olio et apresalo al fuoco subito ardera el dicto ferro e uolsi tenero el dicto olio in una ampolla de uetrio che habia el collo strecto et la bocca picola esia la dicta ampolla grossa ben coperta Cum cera = p. 428. Lectuario de uermi del corpo et intempo de la pistilentia a fan- DI CATERINA SFORZA. 747 ciullj. et homini grandi ] e nobilissimo a pigliare una uolta la setimana tucti li uermi del corpo ucide e gecta fora del corpo | e fa al tempo de la pistilentia comentzando como la uiene ne piglia doi uolte la setimana la matina quando te leui de lecto quanto una ca- 338 stagnia per uolta e non temere ne pestilentia ne uermi che non te possono nuocere pero come la nel dicto tempo uxato a pigliare uiuera de bona uoglia || Piglia de triaca fina — — oncie — j. dictamo bianco e ben poluerizato oncie — j. aloe paticho erba sena seme sancto corno de ceruio arso puluerizato ) an. on. '/a acqua de radichio acqua de grameghia seme de cauli ] sei quatrini de seme doppio ben poluerizato ] sey quatrini de zafarano pisto > an. grossi j. tramentilla ' monda e purgata poluerizata e>fresca Miele libbre j. p. 429- facto bulire e sciumato a sufitientia e poi lo lieua dal fuoco emetinj dentro tucte cose auna auna sempre mesticando e poi lassa fro dare esira facto lo electuario repollo in un arborzello ') inuetriato 0 L- " "boreiio. et usane apigliare como te ho dicto de sopra. Vnguentio Pretioso sopra tucti li altri unguenti el quale se ebbe dal He Adoardo de quella terra el quale a tucte le piaghe noue e uechie 339 auelcnate et et afistole de capo e aomni uembro 2) e esso e uermi e ?' L. " membro. . meglio hopera in una setimana che li altri in uno mese | Piglia pimpinella . betonica l an. manipulo. j. Vermencha J e pistale uno poco epoi lo mecti in lo meli in uno quarto de uino bianco per tre di e tre nocte e poi fa bulire 3) e poi fa bulire 3) in- 3I el™1"'"'° p'r sieme omni cosa in uno uaso invetriato tanto che se possa premere 4' L« l"em"la " z» * * aggiunta in atto. in una pezza 4) de lino biancha e necta molto bieno s) e quella su- 5) sic. ctantia che nescie mecti duj oncie 6) de asenso 6) sugo da senso cum 6'"c' c"""""'°- marobio emastice an. oncie j. pegola oncie vj. p. 430. Tramentina oncie j. cera noua oncie iiij. et fa resoluere queste cose tanto che la decta sustantia sia necta che nesia dentro uno bichiero o piu de succo poi Piglia lacte de 748 GLI EXPERIMENTI fenrina che alacti fanciulo maschio nato da lei et senon poi hauere de donne tolli de quello de lacapra e lassalo fredare sempre mesti cando e remenando ben cum mano che nesca omni humore ungen doti le mani spexo cum olio rosato e uiolato e prova per te o per tuoi e questo e prouato si como ho trouato scripto | | Vnguento da trare e purificare la piagha. 340 Betonica jncenso pisto rasa de pino ben grassa mastice pista pece grecha olio rosato cera noua grasso de castrone stringe insieme et e facto oncie mj. oncie j. oncie iij. oncie iiij. oncie iij. oncie iiij. oncie iiij. oncie ij p. 431. poluere a radere omni mala carne 341 Piglia uno neruo de bo e fallo secare sopre a uno Testo al fuoco lento epoi pistalo sotilmente quanto poi e gectalo suso et anco e bono a rompere le morise mescolato cum torlo douo 3^2 Piglia Aloo scoitinio ') i) l. " succotrino. „ Mirra Mastice *) Sic Zafarano 2) Bolarminio e fac pillolarum | | Pillole contra la peste oncie ij. oncie j. oncie '/a oncie l/2 Vnto da milza an. oncie '/2 343 Piglia Dialtera grasso de anetra merolla de uitella buttirro olio de amandole dolce Aceto uno poclio cera quanto basta on cie j '/a et e facto Vnguento de uermj 344 Piglia una mela ranza et cauene lanime dentro poi cie mecti dentro le socto scripte cose Cioe p. 432. Olio petronio grossi j. olio de amandole amare grossi ij. olio deasenso grossi ij. DI CATERINA SFORZA. 749 olio de ruta grossi ij. olio de mastice grossi ij. olio de mele cotognio grossi ij. olio de spigo grossi ij. poluere daloe grossi j. corno de ceruio arso grossi j. dictamo bianco grossi j. poluere de lupini grossi j. poluere de menta grossi j. poluere dasenso grossi j. coralli rossi | Coralli bianchi grossi j. '/a poluere de garofani grossi j. Mastice grossi j. Mecte tucte queste cose in la dieta mela suso la cinise tanto') 11 *,8»* che sia calda poi unga el stomaco de li fanciulli eguariranno presto A laude de dio Amen A scaldare la testa a chi lauesse fredda p. 433. Piglia radice de cinque foglie saluia trasmarino tanto de uno 346 quanto de laltro efallo bolire 3) in tollranno3) e de quello te laua a) Mj£ *' la testa e impochi di lauerai caldissima 3J-3) L- ' rauuo. „ Vnguento da infialare 347 Piglia olio de oliua molto chiaro cera incenso e mastice biacha e prima mecti lolio in uaso stagniato e quando comenza a bulire metice la biacha efa che bolla poco e poy eie mecti incenso mastice che siano ben pistj 4) et leuale dal fuocho e unge doue e il male " e , con-- '" " J' A chi infilasse le orechie Piglia succo dasenso et foglie debio e mestale insieme e mectice 348 una gocia in lorechia || Ala tignia Piglia dialtera cera noua e sale e olio e mitte lolio al fuoco et fallo bulire e quando bolle metice la cera epoi el sale eia dialtera efa bulire umpoco mescola bene epoy cola cum una peza e unge e guarira A ogni dolore de corpo che nascie alluom s) in locorpo 5' Parola corretta. Piglia una brancata de ruta et una de pulegio e tanta cera quanto 350 a te pare e metti a bulire in sieme omni cosa cum uino tanto che torni al terzo et ungie quel dolore 750 GLI EXPER1MENTI J)-J) L p. 434. A tremore de membra 351 Piglia artemisia 1 I's"- olio rosato} an-') e scaldase et ungase lo membra che tremano e andara uia el dolore Res probata et experta ad creuatos 352 Piglia lumaces cum gussio et fac bulire a) in qua 2) diu deinde 3) i,'n"aq2oa " a°ipe oleum pro 3) super natauerit et miscie cum unguento quod *i ■ onei . con: in dicitur apostolicum et sint due partes dicti ollei 4) et tertia partes ') dicti unguenti et pone super malum et sic dimicte per tres dies et sic fac per tres uel quatuor uices et fies bene sanus A chi entra la serpe in corpo 353 Piglia sanguine capre et bibat s) et statim exibit foras 5) " biblt „ con: in ' bibat. „ Contra Tussiin periculosam 354 Piglia Radicem narantium bene pistatum destemperatum cum ur et da patiente jeiunio stomacho bibere Ad uocem clarificanda ') et est probatum 355 Piglia frlorem6) sambucj et sica ad solem et caue ne pluet su- 1 l. » florem. „ ipsum florem et fac puluerem e stempera cum bon uino eda patientj bibere omni ') dj ') in mane Contra tusim et omnes dolores pectoris 356 Piglia pimpinella et quoque in aceto acerbo e da patienti bi bere et comedere estatim sanabitur p. 435. Vt facties hominis uel mulieris a sole denigrata albescat 357 La sera quando uai a lecto lauate la facia esfriega forte cum sa pone de lapide e lassa seccare eia matina lauate con lacqua calda. Ad fatiendum carnes albissimas 358 Piglia sapone de petra secum castrati bene colatum et oleum rosatum et argentum uiuum et unge in sero et mane laua cum acqua calida |] A polmone tosse e fianco 359 Piglia seme dopio seme daniti pepe | mele um pocho cum uino stempera insieme bene e mectilo in uno uasello ela sera eia matina ") l. " schiarira. „ ne mang'a uno chuchiaro Tancto che sia guarito sciarera 7) la uoce , DI CATERINA SFORZA. 751. A mal di ponta o di stomacho Piglia acqua uita quanto uoli Garofani ootaua j. 361 (Zanella oct. ij. nocie moscate oct. ij. gengero | zafarano jan.oct.j. Polueriza omni cosa suctilmente et incorpora cum la dieta acqua uita e lasela stare al sole per uinti di ben turata cum la cera uerde a mal de stomacho a mal di ponta piglia quanto una cocia de nocie e coprii molto ben com ') li panni fin che passa el sudor cosa prouata | som T com. A mal de la peste e de carbonj J) cosa prouata per m" Alexandro de 21 "(1°?r L- " fall°- » r °) * P , con: in ' b. . Acqua pretiosa da ochi Piglia una brancata de choli 7) e queste altre erbe come finochio 8) 365 ruta berbena cilindonia indiuia schiaregia cilindonia ischirola latuga gj fj, o**"",^,-,,,,. saluatica bettonica magiore eminore eufragia capiluenere | incenso 10 '« ""<>■ mirra rose rosse tante uno quanto laltra eponi omni cosa per uno di et una nocte amollo in uino biancho el secondo di poni imeapana i) 9) L- ' 'n campana. , a distilare la prima acqua argentum la seconda aurum la terza balsemum arpone ben turate in ampolle de uetrio et operala che e cosa perfecta — Atti ochi spalpebratj 10) p. 438. 10) Prima v'era scritto Piglia Tutiam alisandrina grossi ij. "«palpebrato».. Aloe patici ) canfore an' erossi 1" 752 Il * dopio „ ( . IH 367 spoluerizalo subtilmente e incorporalo in modo de unguento cura asugnia de porcho liquata in uaso dopljci ') colata per peza bianca Confection de acqua nòbile a ricuperare la memoria e maxime eperfccto per li studenti Piglia florum rosmarini boraginis camomille -) L. * follarnm. „ 3) Sic. <) II tetto ha per er rore a poamodu. fl >; La* s ^ finale era prima una * c. n L. 6) L. * custodita. „ 7j * yemes „ corr. in " yenils. „ 8) Corretto. uiolarum rosartim I, an. gros. j. Sticados filiarum 2) lauri maiorane saluie opinia 3) incide et pone in octimo uino et stilla postmodum 4) per lambicum et acquam exinde destilata serua in ampulla uitrea in qua pone una libra termentine Turris albi optimi grossi iij. Masticis ] mirre , an. oncie iiij. folej anacardi ' p. 439. omnia pone e demicte indestilactione predicta per v. dies postea destilla deinde in ista et 5) ade stilatione pone uncis muscarum gariofilorum cubebe macis cardamomi an. on. j. pulueriza omnia et dimicte in destilatione predicta per v. dies postea destilla et in fine fatias 5) magnum igniem de 3) habeas totum oleum et pone in am polla uitrea bene clausa | Modus utendi dicto oleo ad habendum memoriam perfectam | Imprimis custias 6) te alux amalis cogitationibus a rebus dure digestionis etc. Et hoc incipias yemis ") in festo 8) sancti micaellis et ungas te semper in sero quando uadis dormitum in locum me morie et ilio tunc facta untione capias imam ginetta 5) turris albi boni et hoc sume 3) et postea uadis dormitum et scies et adiscies omnia que quaque uolueris et quot uolueris etc. Siuis habere me moriam perpetuam ungas te in modo supradicto per quinquaginta dies uel uicibus et habebis perpetuam | Memoriale illud fratris Matei fiorentini doppia 9) 9) Mano come sopra. Canfore salis nitri salis gieme Musei grana Gummi edere Cinamomi octaua oncie otaua uncias octauos J-i.i j- iijiiij. DI CATERINA SFORZA. 753 spice I nuois moscate [ an. octaua j. storacis calamite ' termentille uncias vj 440. laudano octauas vij hec omnia diligenter terantur et conficiantur et destilentur et de acqua destilationis ') ungatur tempora et ocipite capitis etiam quando i) " es „ corr. in * ls. „ uadis dormitum optima quidem res est et aprobata facit enim mirabilem memoriam ita quod potes apprehendere quicqaid uis et retinere per optime: si tamen 2) discrete ea fuerit usus | a) * Uma„ corr. in * tamcu. . Ad memoriam unguentum Aristotilis Piglia de pinguedine ursi da pinguedine castoris de pinguedine mustelle dundule de pinguedine Topi de berbena de bertonica et conficiatur et fiat unguentum et ungatur loca memorie quantum sufitiat | Ad clarificandum capud et memoria Piglia ellera de muro. rosimarino lauro pratano marubio et fa bulire cum lisia e lauate il capo | Acqua da disecare le ferite p. 441. Piglia Acqua uite ter destilatam et pone istas erbas scilicet betonica berbena rosmarino et ipse bene tritas utere probatum est | Si mamilla sit fistulata lauetur cotidie cum uino albo puro calido ubi bulierit mirram et postea disichetur presta Piglia sarcocolle aloes puluerizentur et misceantur cum mele inuoluantur tenta et in fistula mittatur et est de secretis contra fistulam. A mal de stomacho e de Testa medicina experta Piglia Cassia frescha in canella oncie 5. Lectuario indo gros. vj. diafuricon gros. ij. 869 XX 754 GLI EXPERIMENTl pillole de gera ierepierra . , , > an. eros. 1. stroppo de calamento siroppo de sticados ' Acqua de saluia acqua de menta quanto Basta e destempera ladicta medicina — El di seguente i) Me. Faccia un cristiere cum uDa oncià ') de poluere de zucaro 2) uno *' 'zatctmo""'""" uentello douo e acqua dorzo et lauactura de remolo e olio e sale Quanto basta et faciase el cristiere Ancora Piglia dia radicon abate Aromaticho rosato plerixartoticon an. on. 5. p. 442. dia galanga gros. iij. zucaro bugalosato gros. j. zucaro rosato onc. 5. 3) l. ■ syrupo ? „ Cum syp° 5) esia mescolato tucto insieme et de ladicta mestura to gline mezo chuchiaro per uolta doi ore nantj desenare e questo uole essere el di seguente presa la medicina Per lo capo e cerebro Piglia pane purcino et sauina e falla bulire cum bon uino e poy 371 eie mecti scorze de mele granate succo de saluia mezo bichiere rose seche efa lauanda noue uolte al capo cum gran guardia si da laere si del veneto e mangi del bono e purghi lo stomacho de medicina 443. senza guardia ouero de pillole de iera et mantenghi bene li piedi necti e caldi — Per il dolore del capo e de le spalle Imprima se uol fare le frege ale spalle al fuoco cum panno de 372 lana e poy ti gecta tre cope a secho e lassa ben acogliere epoi lamatina le gecta a sangue e la sera a mezo uespero le resciaqua bene e guardasi da aiere e non mangi el contrario e per tre sere si se unga le spalle cum asugnia uechia e buctirro e dialtera et asungia de galina Prr la opiktetion de lo stomacho Piglia nicolitia j an- gr09si 3. aniti | 373 Galanga fìnochio fichi sechi DI CATERINA SFORZA. 756 cummo mele lirej. e fa bulire in sieme cum acqua corente e di questa acqua ne beua omni matina e omni sera et a mezo dj per infino a noue di emangi del butirro con el pane abrusticato al foco molto bene — per le fanctasie fantastice spiriti et umbre Imprima facia legere questo euangelio sopra lo capo suo noue dj 374 incomenzando de domenica o de guobia (giovedì) e facctili el fume noue sere de tucte queste cose — p. 444. Incenso benedecto palma benedecta candela benedecta mirra lignum aloes ') 8icincenso grecho ruta solpho asafetida sauina radice de optima isapo corno de ceruio e comenza al primo euangelio de la prima domenica de laduento (del l'avvento) e seguita tutti li euangeli per in fino alo euangelio de lascensione excecto che lo euangelio de la domenica de le palme per infino al uenerdi sancto et seguita poi secondo lordine e se gli bisogniasse fa che se lega la legenda de sancta margarita et il breue de santo Cipriano cum lo soprascripto suo et falli uno aspero fume de le soprascripte cose Per la conturbation de lo stomacho Piglia Aromatico rosato grossi ij. et omni sera ne piglia con el uino caldo destemperato tanto che sia 375 mezo bichiere per in fino a cinque di e mangi del buono e poi fa- 2| „ omnl cto questo fa che pigli tre 2J matine 3) uno bichiere de agua 4) de * tre- « asenso a degiuno. "aquà. per Gotta e sangue adormeto p. 445. Piglia rosmarino ben pisto et ruta optima ualonnea cum le ra dice sue e pista da per se tucte queste cose e poi le poni amollo in uno uaso cum el uino per una nocte epoi remecti dentro um bi- ^76* chier de succo de marobio et omni cosa mescolato bene in sieme et lassa refredare e cola ben tucta questa acqua che sia ben necta 756 GLI EXPERIMENTI et omni matina ne piglia mezo bichiere et cusi la sera et a mezo di e seguita cum diligentia — Per lo mal del corpo e fluxo Piglia dia cumino stemperato cum buon uino oncie ij. dicota- i) £. ■ cotognata. , gniata ') senza spetie e mescola omni cosa insieme Tolle una de cotagniata e piglia in tre uolte una parte lamatina laltra amezo di s u j laltra la sera quando uai a dormire e non falli et mangi del bouo aliato. et beua uino uermiglio et la sera quando uai *) alecto stia meza ora 3) ■ e , corr. in " j. „ a suo gjorno >) che eie sia bulito scorze de cerquelle eie radice suoi eie scorze eradice de sorbe eie copulecte de le giande et questo fa cinque sere. | per sciatica et artetica Piglia uino bono et fa bulire cum saluia trasmarino eruta sauina "1° rose secche scorze de mele granate edequesto ne laua ben doue e la doglia epoi li fa lo susorno(?) de pancaldo et asciuga ben quel su dore et poi li fa launtion ben calda cum olio laurino olio petroso olio daneto olio uulpino olio rosato olio uiolato et olio de camo- *) l " bolognini. , milla dialtera buttirro tolli quattro boi. 4) infra omni cosa | Ancora P- 446. asognia de Porcho maschio uechio asognia de galina asognia dorso e mescola bene omni cosa insieme al fuoco per modo che sia molto ben confetionata et cosi calda | ogni. Ancora fa bulire cum uino um sterco de uacca et pollo in una sacula et sopra la ontione lo pon 5) * e „ corr. in " i. „ caldo e sequita 5) più uolte — Per la demenution del corpo e de tucti li membri. 6) £. « uino j Piglia triaca fina distemperata cum uina 6) confetionata cum zucaro rosso et armuniacho rosato tanto che sia boi. tre infra omni 379 cosa e piglialo in doi otre matine mezo bichiere per volta et faccia per in sino a cinque seruitiali che sian dulci de cassia et poco sale e olio — p. 447. Ala sordin prouato Si alcuno hauesse uitio ne lorechia et auenuto fosse che non 381 udisse oper altro modo qual se fusse saluo che non fuxe nato sordo per omni altro modo mirabile experientia. 61 7) Piglia una cipolla bianca grossa quanto più tu poi;cauala dal canto o comt topra. ^ 80pra et non (Ja le radicine et falli uno buco grande quanto fusse um pano de meza taglia et poi hauerai olio uechio quanto al mondo tu potrai hauere et feli de galli tanti che sia el tele quanto lolio mecti in la dieta cipolla et poni la dieta cipolla in la cennere calda tanto che habino a bulire in sieme et arontri um pochetino DI CATERINA SFORZA. 757 et arentrato che e leualo dal fuocho et habbi bona cura che non centri bructura Perche perderia la uirtu sua quando uorai adope rare el dicto cholerio haueraj colerio et fanne amodo taste lunge et si lo bambagio fuxe filato seria meglio et quando la sera uoli andare alecto infonde le taste nel dicto liquore et le diete taste mecti ne lorechie et aconciale si che non ne possino uscire fora le diete taste e seria meglio se fusse auna orechia per uolta che te nesse lorechia sopra che liquore hauesse macteria de intrare dentro lorechia et il medesimo poi fare dipoi alaltra e cusi continuando per 13. di sira libero como el primo di che naque et questo e uno grandissimo secreto infra li altrj Poluere alarena prouata ')per Renella ') p. t. .. ... M-1) Aqgiuuto di nia- Piglia mastice oncie y. „<< dei x vii secolo. Galanga oncie 5. Giubebe oncie j. 382 Zucari oncie 5. polueriza tucte queste cose | e pigliane la sera quando uaj ador mire um cuchiaro cum bon uino — ad omnes dolores ubicumque fuerit — Piglia Vinum uetus cum oleo | asungia ueteri et fac ut omnia ferueat 2) postea lanam sucidam intus intingue et postea exprime fortiter jta ut totum sucum quantum potes exprime et ubi dolor est ^g^' pone tot quot uicibus tibi uidetur probatum est — Poluere lassativo optimo Piglia Florum sene oncie iij. cinamomi electi oncie ij. Gummi uini oncie ijj. et omni cosa polueriza sotilmente e cribella et uolsene pigliare la 384 mane uerso 3) uno cuchiaro opiu o mancho secondo la sua complen- sion et cucina mesto et e asa 4) delecteuole e molto utile 3) *) Cancellalo. Tra r * ' p. 489 e p. 470 man cano alcune carte. A fare sonifero per fare durmire La num. antica ra • 1 *r ' da c. 275 a c. 277. Piglia hopio thabaicos) drama 1 '/2 loio6) ouero imbriaca como 430 lo chiami manipulo 1. mandragore cioe la radice dramme. 2. simenza JJ ^ Vaglio " de faua inuersa oncie 4 seminis iusquiani papauero bianco an. on cie 3. et fiat acqua per lambicco uel infusione in optimo uino maluatica cum predictis rebus per tres uel nouem oras et dalli beuere oncie una e meza per qualibet uice et omni oncia opera 24 ore 768 GLI EXPERIMENTI 1) Mano cotue sopra. A fare sonifero per fare dormire Piglia semenza de papauero bianco oncie 4 nose morella n.° 3 radice de faua inuersa imbriaca oncie 4. Tucte queste cose mecti atorno in acqua de uita per um giorno et una nocte poi mecti umpoco de oppio tebaico Poi mecti orni cosa in una boccia a distilar cum lencto foco et suaue et diccta acqua che uscirà poi adoperala corno uoi che omni oncia fa dormire tre hore A fare sonifero per fare dormire Piglia acqua de iusquiamo oncie 9. tra una de acqua de papasi uero bianco et oncie 3. de simente de papaueri nigri la quale pista molto bene in uno mortaro di bronzo Poi piglia acqua de cicuta oncia una '/« et cum acqua destempera lo dicto seme in una pi gnatta noua laqual ponila al foco et falla leuare lo boglio poi cola m'ccuie™ serUtc la dieta acqua cum uno panno de lino poi mestale1) insieme tucte li diete acque et salua enota corno meza oncia farà dormire 24 hore A fare sonifero per fare dormire p. 471. Piglia loio in lacte cioè imbriaca et formento in lacte oppio te baico cicuta an. et Poni alambicare cum lencto foco et suaue et fanne acqua et quando tu uoi adoperare tante hore come uoi dor si l. * gocoie. » mire tante coccie J) danne amangiare — A fare sonifero prouato | Piglia mele liuere duj ben spumato oppio tebaico oncie una epistale sutilissime poi mestele in una boza emectile per spazio de giorni otto sotto el litame de cauallo caldo poi lambicca et conserua lacqua laquale meza oncia fa dormire 12 hore mo il lectame uoi es sere ben caldo — — A fare sonifero perfecto \ Piglia semente di latugha dj papauero rosso biancho e negro simen- *) l. * ooncnmero ì , za de cancuo 4) saluatico simenza di eleboro negro e biancho somenza de loio cioè imbriaca succo de cicuta succo de iusquiamo semenza de Sl f£'^th J0* porcelana semenza de faua inuersa ortulus archangi s) mecti el peuer lungo mectila semenza de tucti questi et pista omni cosa insieme cum li suchi in una boccalecta tutte ben misitate et del succo di sambuco e mectile de lo asedo cun di lacqua rosa e meza incristara de uin bian- «) l. * copre. „ cho e tucti insieme poi scopre 6) benissimo et mectilo nel lectame de cauallo per cinque giorni Poi fallo stilare tucto ma quando lo ?! L. » carato. „ uoi stilare mecti unum caratro ") de muschio distemperato cum acqua 8) L. • sodato „ rosa ma sia ben sutiato 8) el muschio poi corno e stilato danne um (unito!) pocho a beuere e uederai cose mirabile DI CATERINA SFORZA. 769 A fare sonifero bono p. 472. Piglia sumente de latuga di papauero bianco e de olio nasci in 431 li fermenti an. e pista insieme tucte queste cose suptilissime e me- aupbchata ac. i) ctile amollo in acqua de latuche poi mecti dictta acqua in una incre- 276 *' stara et mectila socto terra in loco humido per 8 di I poi leuela e II ^"ra „„,. r i * 2) Cancellato. La e. 276 falla lambicare cum fuoco suaue poi salua questa acqua che un manca; ma dorml quarto de um bichiere fa dormire hore 12. ^"p^lìo?" P' Pillole sonifere Piglia 3) Cassie lignee croci oppij an. gr. 1 fiant pillule cum sy- **(pJnùe2r*sìjulg'" ropo de papauero et datur una quando itur dormitum || A fare dormire una persona per tal modo che parai operare in cini gia 4) qualche uorai e non te sentira et est probatum. 4) L- ' chirurgia. „ Piglia opio | succo de iusquamo succo de papauero succo de man dragora succo de foie de edera succo de faua inuersa succo de ci- ' 6451 ° » •<) Mano come sopra. cuta | mecti Tucti li suchi et lopio in uno uaso de ramo al sole 6) Sic. ouero al foco lencto et mecti dentro a bombarsi una spunza 6) et p- 473. lassala dentro finche si suga omni cosa e rimagnia sola la spugia 6) la qual spumza 6) quando uoi operare falla tenire per una ora al naso et sindormentera et alora leuela uia et opera cioche uoi et quando lo uoi destare mectile al naso umpocho di pane brusticato bagniato in aseto forte et desterassi Quo modo talchi) 432 7) sic. Manca qualche Recipe de Talcho siuis ipsium calcinare Pone in fra saculum8) „ „ ' 8) .£ « » * aggiunto et micte ipsum in 9) in fiafra 9) brodium fabarum et calcinabitur ibi in alto. sublima per eum totiensi salarmuniacum donec disoluatur in acquam c<"i"1lat°- super lapide aut in ur clauso 9) et in balneo et una pars tras- ìo) scritto in aito. mutat I°) 60 stagni I°) in ueram lunam et probatum est — f era scri"° ' ° ' r * bon stagni. . Ad disoluendum talchum in acquam claram Recipe ur puerorum unam scutellam unam scutellam cineris ") i ') Scritto in aito. Sotcerri duas scutellas calcine uiue et ponas ad buliendum per quar- ttriuo" auia.'^'" tum unius ore aliquando misciendo q° ") 12) sicAd mamas tumefactas Piglia marciaton agrippa dialtea butirri olei rosati olei uiolati 434 olei laurini florum camumille an. quantum uis et hoc remouet do lorena et tumefactionem spargit yy 770 GLI EXPERIMENTI Nota pro columbia et colombari ss i) Si exibebis glandes fractas columbis multiplicabunt mirabiliter i) ano coma sopì a. ^ fectum producent toto anno et multi culumbi uenient ad columbarum 435 Si radicitus pilos extrahere uolueris in unge ex succo iusquiami et auripimenti an. equaliter simul confectis et nunquam amplius renascientur — Ad ungues reparandos 436 Piglia serapinum et puluerem auripimenti et miscie cum oleo et indo fiat implastrum et pone super unguem sine dubio cadet — Pillole cantra siatica cum guardia Piglia pillole agregatiue maiores pillole fetide maiores pillole de *) l ■ grana ermodactili maiores pillole de euforbio turbit 33 2) enile 3) an. gr. 5 3) l. * ennie? „ diagridi grana xi}. misciantur omnia simul et conficeantur cum oxi- *; l. " squlllitico. mei scuglitico 4) et sumat pro. v. uel vij pro uice Pillole contra dolorem capitis et ad recuperandum uisum cum guar dia — Piglia pillole lucis maioris pillole cotie pillole de iera simplice p' ^"^gg pillole aure an. gr. 1. diagridi scrupoli i misciantur inuicem et comficeantur cum oximel scuillitico quantum sufficit et formeantur pil lole dosis eius est . v . postea vij postea viiij secundum naturam ») l. ■ comodai. , recipientis ii ore an. dies et non comodat s) usque ad nonam A Trare uia li cossi e roseza de la faza — Piglia 4 oui freschi et cum le sue gusse polle in optìmo uino b) 6) cancellato aceto tanto che stiano ben coperti et lassali dentro tanto che le scorze siano distante | poi piglia solum gli rossi et cum gr. 1. 5. de zucaro fino sutiliter puluerizato incorpora a modo de linimento et cum esso te ungi la sera quando uai a dormire poi lamatina ti laua la faza cum acqua clara et presto serai guarito — — Ceroto perfetto per curare omni piaga e ferita de la testa senza scortecare ne trapanare caua fora losso condenato et uale a omni altra piaga — ') Aggiunto in aito. Piglia succo de betonica oleo de abiezo cera noua an. 7) on. vi 59 8) betonica sutilmente poluerizata on. vj aceto biancho on. iij lacte di 8) Mano come sopra. ^Qnna mascuium lactantis on. vj el modo di comporlo e questo | Piglia el succo de la betonica et lolio di abiezo et la cera ta440 gliata minuta et mecti in una caza monda sopre un lento foco e fa dileguare omni cosa insieme e disleguato leualo dal foco et la DI CATERINA SFORZA. 771 um pocho fredare de poi mecti dentro el lacte sempre misticando p. 476i acio se incorpori bene omni cosa poi ritornela al focho et lassa bulire dextramente per dui pater nostri poi leualo et lassa fredare uno poco sempre mesticando poi mecti dentro laceo ') sempre mesticando cum i) l. ■ l'aceto. . la spatula e ritornelo al focho sempre mesticando azo 2) sein .orpori >) " acciò. „ omni cosa ben insieme et fallo bolire dextramente fin tanto laceto sia consumato e consumato leualo dal focho e lassa alquanto fre dare poi li poni dentro la betonica poluerizata sempre mesticando cum la spatula equando sera freddo azungzi el lacte de la donna et incorpora bene insieme amodo de ceroto poi fallo in magdaluni unzendoti le mano cum oleo rosato acio non se atachi ale mani poi ponilo alumbera per spatio de xv giorni et omni altro di remouali per mano per spatio de unquarto de ora acio che meglio se afini poi usalo a tuo piacere e faratti grande honore 3) | Nota bene ha- 3) v • h „ è aggiunto uanti che tu mecta lo ceroto su la fractura o piaga prima fa che tu li pongi la chiara de louo per purgarla e purgata lauala cum uino nero tepido e poi gli mecti um pocho de olio de abiezo in la piaga | Deinde poni sopre lo ceroto che pigli largamente tucto lo male inteligenti pauca — A curare le mantelle et leuare uia el dolore Piglia unguento dialtee on. j. medolla de stinchi de uitello bu tirro recente an. on. — 5. olio rosato gr. 1. miscie et fiat unguen- 441 tum del quale unzi le maruelle dentro edi fora secondo che le sonno e uederai una mirabile experientia A Cauare fuora da la carne ferro spina o uetrio Piglia Galbina raza de pino on. 3 ij conagie4) teste de lucerte *^J^C? numero ij. miscie pista omnia simul in modo de impiastro e ponilo sopra euederaj una bella experientia — Vnguento da saldare omni piaga uechia et focho saluaticho — Piglia berbena pimpinella an. on. vj pista et fac bulire in uino albo tanto che sia cunsumato in tre parte s) quarti poi cola per 444 panno de lino poi recipe libre tre termentine cera bianca facta uerde J) " "' cum uerde rame on. ijj. mastice poluerizata on. 1. lacte di donna on. 4) incorpora omni cosa Tanto che siano cotte | Impiastro maturatiuo a omni mal nascientj corno e bugnoni carboni anguinaie giandusse Piglia succo de cirindonia succo de oppio an. bichierj viiij 6) sal p. 478. gemme pesto libbre 1. zaferano pesto gr. ij Terbentine libbre ij lenato ^J^" ' " ' cm"lMo' de tormento pani tre rossi de oui numero xv. Poni tucte leditte cose 772 GLI EXPER1MENT1 in uno catino uetriato et incorporale bene insieme poi poni al sole insino atanto che se reduce amodo de impiastro o uoi ceroto e omni di una uolta mescola cum la spatula de legnio sotto sopre | e poi composto usalo a tuo piacere e faratti honore i) Sic. Ceroto mirabile per fare dinfanfare1) omni male nasciente ut supra — Piglia armuniago bedelio serapino oppoponago Galbana an. on. 1. Taglia le diete gomme impezi picholi et disoluile in libbre 1. de aceto biancho a foco lento poi colale per una peze de canoazo et colato ») Cancellato, retornale in lacenere calde sempere consur 2) mesigando per sin che laceto sia disfacto che lo saperai quando ne bucterai in sul foco che non striderà alora stara bene e poi mectili dentro on. vj de diagnilon biancho Tagliate impezi picholi et redducilo in forma de ceroto — — A cauterizare una persona senza dolore Piglia arseniche biancho sutilmente poluerizato on. 1. più man44g i) cho secondo che a te piace et incorpora cum succo de solatro ouero de piantagine amodo de sugoli et lassa secare al sole e secco p. 479. renfrescalo cum uno de dicti succhi 3) ut supra et fa cusi insino a 3) n secondo * o . i x uoite imbeuendo et disecando sempre al sole et secco serbalo al aggiunto in alto. bisognio e quado tu uoi usarlo fa una peza pizola tanta grande quanto Tu uoi cauterizare et imbractila cum qualche umguento e butta su di quella poluere poi lametti imezo dunaltra peza de un4; l. » seruiratu. , guento et mectila corno uoi rompere e seruitatti 4) pulitamente olio perfedo a male de nerui et uale ale marueUe et adolori de fian chi et folle uia omni spasimo ogniendo cum esso caldo quanto poi suferire Piglia porceletti bertini per 2) che stanno sotto li sassi et in canaue numero 200 lumbrici um bichier pieno mecti omni cosa insieme in una increstara et impila de olio cumuno et coprila cum una ue- ^ scica e falla buire s) in balneo maria per spatio di tre hore | poi ca- 5; l. * bullire , Uela fuora e cola omni cosa insieme per canoazo 6) expremendo cum 8) l. * canonacclo. . lemano tucta la scolatura la quale poni in una increstara ben se rata al solo per 50 di poi lusa et faratti grande honore — — Nota bene quando lo budelle discendono zuso nelle burse maxime ali pucti zouinetti parale al suo loco | Deinde ponili sopre questo infrascripto impiastro caldo — Piglia farina di faua libbre 1. et falla cuocere cum optimo uino 448 uermiglio si che uenghi a modo di salsa soda et poi azunzeli quep. 480. ste cose Piglia olio de aneto on. 1. 5. olio de camumilla olio de abiezo an. on. '/2 zafarane Pesto gr. 5. miscie diligenter et fac implastrum. DI CATEEINA SFOEZA. 773 Ad faciendum muscatum finissimum Piglia uno o dui caprioli et dalli a mangiare per 8. ouero 10 giorni spigo nardo macis canella garofoli et fa che non manzino al- 449 tro ne beuino de poi cauali sangue per la uena del collo comò si fa ali caualli et fa chel sangue si mantenga sempre caldo per sin che lo mecti in una impolla de uetrio dentro alaquale mecti mezo ducato di moscato fino e poi socterra la dita ampolla in uno necesario per v3 ') mesi o più quanto ti pare poi cauela e tienla a ij sic. l. » vn. , lombra 2) per alquanti giorni et haueraj muscho finissimo ad omni ì) • p , coi r, in * b. , cimento — — A chi uscisse sangue dal naso oltre misura Piglia la scorza de luliuo zouine si la persona e giouane si le Doppia 3) uechia Toglie de luliuo uechio et falla chociere nel ranno et di quel 3j Mano come sopra. ranno se laui el capo tre uolte et si lo continua sira guarito Centra tussim et omnes dolores pectoris Piglia pimpinella et coce in aceto acerbo et da al patiente a be- 451 uere et amangiare et presto sanerà — — Contro arsuram narius 4) . probatum est . 4) £ « narium. Pigliai cera bianca cum olio de oliua et grasso de galina e fa on- p. 481. gere al loco ne le narre S12 5) 5) Sumer. antica. Vt faties homines uel mulieres a sole denigrate 6) albescat «) * » , coir, in • e. , Di nocte quando uai a lecto laua la faccia et frega fortemente 452 cnm sapone de lapida e lassa seccare et la matina laua cum acqua calda — — Contro malum matricis et matronis \ Sancta 7) anna malum matris habebat et per dolorem plangebat 7) n " <= , ? aggiunet inde transiuit uirgo maria et dixit quid habes tu santa Anna dui- " cis mater mea sancta Anna Eespondit et dixit sentio in corpore meo 453 magnum dolorem. S. Maria Eespondit et dixit comodo ego peperit 8) 8) sic. christum sine dolore et sicut felix qui non educit florem et sicut sanctum 7) daniel liberatus fuit de hore 5) drachonis et sicut sanctus lazarus resuscitauit de monumento ita debeat liberare famulam dei ■ Talis ab omni malo matris uel matronis modo et semper et omni dolore corporis ut uermium transeat et uadat et libera ne 8) remaneat ab omni malo ad honorem dei et omnium suorum sanctorum + Amen -+- fiat ■+- Amen -+- 774 GLI EXPEHIMENTI 454 Ad clarificandum et ad acuendum uisum et extraendum sanguineià de oculis et ad stringendum lacrimas p. 482. Piglia litargirio Tutia alexandrina an. on. iij Sarcucule ') gr. iij ^doppia0*0)°"" * Canfore gr. j. Aloe paticho scrupoli j. omnia puluerizat 3) subtiliter et a) Mano come «gira. ponas dictus puluis in uino subtili ssimo 4) et micte in ampula uitri s, sii et bene claude cum cera et de isto uino ponas patiens in oculis et ) fecem de cucurbita et eas terere et tritas imbibere DI CATERINA SFORZA. 781 de aqua iam destillata et fac inde sucum in cucurbita vel in am- p. 518. pulla vitri quam Claude cun suo cuperculo postea locabis ipsam in fimo equino ubi sit quinque diebus vel circa ') postea extrahe et in- ' Littwa dubbia. venias aquam rubeam quam extrae et pone eam in cucurbita cum Alanbicco vt distilletur sub qua fac ignem comunem et destillabitur inde aqua virtutem predittam quam collige et vsu eam tybi reserua cum autem volueris vgnere 2) Laminas argenti vel eris in vero Co- *) L- " OKDere- » lore auri circa ') 14 karatorum. qui tibi perpetuum produraturum erit eas primo ignias et ingnitas extingue multotiens in thali aqua | recepiunt enim tinturam Coloris auri 14l" karatorum. qui sibi per- p. 519. petuo durat nisi liquidetur qui tunc ipse color diminuitur sed fatto operere 3) si igniatur et extinguatur Color predittis omnia Restau- 3' L- ' opero. „ rantur. Aqua rubea ad Solem tingnens Laminas eris et argenti et etiam plumbi et stagni in colorem Aureum perfettum | Accipe Sulfuris citrini partes. iij. salnitri partem vnam tere et misce simul postea predittam puluerem pone in ampulla vitri prius 485 Bene Lutata de foris et cum cinere calido tene vna Die naturali que Cinis sit in olla super os fornelli ignis vero sit medio oris me- p. 520. diocrisl) ' *) Rjetuto per erDesuptus et talis decoctio Dicitur assatio Die vero secunda ex trae puluerem que iterum tere et ipsam in vaso vitriato pone et desuper iacta aquam Bullientem et sic tene callidam et puluer cito conuertitur in aqua multe rubedinis uel alicuius citrinitatis | cuius virtus est tignere laminas auri heris et argenti in aureum colorem et ita de plumbo et stagnio si liquidetur et intus iactetur | Idem etia s) Deuenit si paurum argentum uel hes liquidetur et intus ia- B) siectetur multotiens nota quod si huic aque rubee addatur tantundem olei vittollorum ouorum. uel olei phisici quod erit que tingit et cetera que aqua est supra | color omnino meliorantur hic quidem co lor aureus per se non perseuerat multum vltra quinque annos et tunc multum deficit | quare precipimus quod quam cito tale aurum est nouiter factum assotietur perfecto auro sit vna pars noui auri et Duas auri perfetti et tunc perpetuo Durant in omni opere facto et faciendo | Aqua albotini idest trasentine siue Largati que est magne virtutis et p. 521. vtUitatis et ponitur Loco Balsami licet non sit Balsamum sed pro nero Balsamo uenditur et emit ut ab episcopis causa propria habendi Balsamum ad suas necessitates a medicis cirurgis causa soidandi plagas factas ut sic fit 486 Accipe de glutino albotin idest trebentine sine largati quantum uis et quod inde accepisti pone in cucurbita vetri vt fit de melle 782 GLI EXPERIMENTI et cera uere sciendum quod exient Due aque per destillationem alanbicci quarum prima exeiet alba et clara que valet ad album et ad humiliandum neruos indignatos et ad dura corpora humilianda | secunda erit aliquantulum colorata in colore olei siue puri Balsami quod ducitur de vltra mare suam veram similitudinem seruans in i) uttura congetiu- Collore et pondere nobilitate ') odore et virtute ad probam sollidando plagas vnde multi Decipiuntur credentes habere purum et p. 522. verum balsamum nature quod non est balsamum sed trebentina de stillata sapienter causa Lucri et est spes Lucri | verum est quod utrunque cognoscitur sed a paucis propter consimillia signa comunium probarum | valet enim ad rubeum nouiter componendum cuius fex dicitur esse oleum pretiosum cuius virtus est omnes plagas omnino consollidare et ideo ponitur in vnguento causa consolidandi plagas | es et argentum tingit in aureum collorem cui si adiungatur ellemi. id est pix piniarum virtus omnino Duplica tur ad preditta et ad alia plura valere probatum est | Aqua rubea fixa ad rubeum qua tingit omnia in rubeo collore id est 487 colorì» auri sic fit 24 karatarum. Accipe tussiani Citrini L. 1. ipsum euapora in L. 1. anore idest calcis viue et L. x aceti albi Bene fortis tunc renoua anoram super tussiassi tribus vicibus | Iterum renoua anoram super tussiassi et sic iterum renouando Donec acetum optime rubiflcetur cum autem fuerit Bene rubificatum Diuide ipsam in Duas partes et in vna mep. 523. dietate infunde quartam siue de misadiret mizadir et limature martis et veneris extinte cum arsenico et dimitte in eo Septem diebus et omni die remoue 4. et omni vice contere illam limaturam in mortario et ablue eam cum aceto | in Die autem ottaua Diuide ace tum et limaturam et ignias eam cum Cacea ferrea et extingue in ipso aceto 4.' et omni vice contene illam limaturam in mortario et ablue eam cum aceto priusquam remittas eam ad ignem et sic rei tera 4r postea omni Die moneas Donec ipsa limatura in eodem aceto Disoluatur et quod ipsum acetum efficiatur rubeus ut Sanguis viuus | Tunc pone ipsum in vasu destillationis et inde destillabitur aqua quam reducas super suam fecem et hoc totiens reitera quod dittum acetum rubicodissimum egrediat per continuam Destillatio nem quod vsui reserua I tunc accipe mediatatera aceti et adiugne sibi quartam partem De musadir et uitrioli assati contere et contrita fap. 524. cito remanere ibi ipsam tribus diebus naturalibus et omni die renoue 4' et tere et sic faciendo ibi disoluentur | postea pone ad destillandum et eice fecem | tunc recipe de atramento L. 1. quod ignias et contere prius extinguendo in aceto destillato et destillationem reiterando Decies addendo sibi quartam partem musadir | nam in 4." vice destillabitur aqua rubicondosissima fixxa (sic) et non fugitiua per DI CATERINA SFORZA. 783 euaparationem ') cuius virtus et proprietas est tingnere omnia que n l. * euaporatio- intus mictitur in rubeum Colorem videlioet auri et si laboratum De " " ferrum et ignitum extinguatur in eadem aqua fiat durissimum et rubeum cuius rubedo nunquam recedit et hoc esset pulcrum videre in gladio vel ense | tunc accipe de hiis duabus aquis prescrittis equali pondero et eas congiuge (sic) et eis adde tantum musadir prepa rati rubei et on. ij mercurij calcinati rubei pro una quoque libra huius aque et Dimitte resolui post dissolutionem pone ad distillandum super suam fecem decies quam aquam reserua caram tibi et alteri recolora quicquid vis de argento et ere cuius color tunc probetur veri auri 24 Kratarorum. ut est florenum Auri et talis co- p. 525. lor nunquam recedit per ignitionem neque per fusionem || nota "T8 Aqua preciossissima que congelai mercurium Sine odorem plumbi uel 488 Stagni Sic fit Accipe anguillam viuam Salnitrium Sal comune Sal gemma Sal alkali alumen plume siue scagliolum et alumen rocie omnium an. partem 1. mellis cotti et despumati on. ij.etc omnia misce Simul et Loca in vase vitri quod claude clausum Statue sub fimo equino ubi Sit 9 Diebus ut omnia ibi disoluatur | postea tolle ipsum vas et aperi et invenies aquam in eo quam pone ad destillandum in cucur bita cum alanbicco lento igne vel comune postea tolle fecem et tere tritam imbibe de acqua destillata et iterum pone totum in cucur bita et destilla cuius aquam destillata collige postea pone ad congelandum in cruice ') calido L. sed os ampulle sit apertum ut fumi i) siei humiditatis recedat congelata, vero 2) Tere tritum vero pone ad inhu- 21 cancellalo. mandum quinque diebus sub fimo equino tunc aquam tolle foras p. 526. et eam sic reserua uel destilla et eam vsui reserua cuius virtus est talis et tanta quod ipsa congelat mercurium sino (sic) odore plumbi uel stagni cuius congelatio vtitur in magnam Duritiem quare dicitur valere alkieram vero valet multum vere serendo quod si tollis De mercurio quantum vis et ipsum ponas in eadem aquam et facias bollire super ignem satis et in ea r . , . , . . , 3) Prima ai era sa-illf ipsum 5) conserues 4) congelatur vehementer et mauratur | . T3 " in. „ i) * a „ con: in • e. „ Aqua Calcinatiua quo mercurium Calcinat rubificat et fixat quod sustinet ignem omnino nec fugit a facie ignis Lanam vero perfettionìs soluit in aquam claram et currentem que quidem est tante virtulis et talis quod absque dollore omnium superfluitatum mallorum 480 umorum et carnem additam in Loco vt porum etc. tollit et conso lidai plagas que quidem aquam sic fit \ Accipe vitrioli romani L. 1 alumen iamenei L. 1. Salnitri L. ij. p. 527. Cinabri L. iij Salis armoniaci L. mediam uel unam hec tere et commisce quorum puluerem pone in cucurbita vitri cui superpone alam- 784 GLI EXPERIMENTI bich. uinturam vero Lutula Luto forti ne aliquid respiret et cucurbitam Locabis in cinerea olle quam ollam statue super os fornelli et de subto facito ignem paruum ut Duorum liquorum uel trium vnius similitudinis et cum pauco carbone et destillabitur indi aqua clara quam collige et usui reserua cum autem voluerit eam exercere recipe follia argenti Bene suttilia uel eius limaturam et pone in predittam aquam et quod intus positum fuerit de argento Soluitur cito in aquam claram et currentem. que quidem flnitur quam cito mutat Color et collum Campane alenbicco quod deuenit ruM u Mime lettere beum. quasi rubedine vini Clari parum rubei et tunc ') muta anpulla «embrano cancellate. receptionis et ilam Colige donec potest exire quam collitam vsui re serua | Cum autem volueris eam exercere recipe follia argenti bene Subtilia vel eius limaturam et pone in predittam aquam et quod vel eius limaturam et pone in predittam aquam et quod intus fue528 pos^um de argento Soluetur cito in aquam claram et curren- ' tem | hoc est in vna hora uel duabus uel tribus etc. si autem ponatur mercurius intus ibi Cito calcinatur et cum aliquid interponitur cito corroditur et ipse aqua ualde bulit sine mouetur. mercurius uero incipit dealbari in Superfisce aque et talis dealbatio Debet colligi Sapienter id est paulatim Donec totus sit Calcinatus Talli modo et ipsa Calix ponatur in vaso vitri quod locetur super ignem Lentum et ibi rubificat sed primo citrinatur postea rubificatur ipsius puluer ponderosus et sic perpetuo perseuerat nisi aliud fieret ex eo Hj*- nota ^ed si incineritio postea reponatur dealbatur et fixum reperitur. et sic potest fieri De talco | Experimentum eccellentissimum ad sanandum omnem piagam de vulnere | Accipe Bolo armenio on. ij mirabolani citrini an. ottaue ij || alume d-ì) Cancellato. <1e rocco brusciato 2) litargirio an. ottaue ii ì/» 2) litargirio ad oro it^)runcellatoescrit- „ . . invi mpra " anti- on. 3. 3) incenso maschio 3) opoponago 4) an. on. '/2 4) Biaccha minio monito dramma 2 an^ o^aue gei canfora ottaue ij cera bianca on. 4 sego de Castrato *\-<) Cancellato e eeru- Colato 2) oleo Laurino2) an. on. 1. oleo Comuno on. 2 '/2 et fa vn- tovi eopra * ottaua ' ' -i 1. „ guento a modo de ceroto che se possa poner sulle fila et per farlo a questo modo agiogni come te piace cusi dello oleo come altro etc. p. 529. Aqua que Cito toUit Litteras de Carta pecudis quam cito madefit ab ea confricando Litteram cum panno aspero et recedit quantuqun491 1ue sit antiqua uel nona et conuertit aurum et argentum in aquam Currentem siue Lignum petra etc. — — — Accipe vitrioli romani 2) rocum Libre. 1. Salnitri L. iij Cinaprij on. 4 aluminis yamem L. mediam uel amplius | ista tere quorum puluerem pone in cucurbita vitri et ei constitui alanbich etc. Sub qua facito Ignem Lentum et inde destillabuntur Duo aque magne DI CATERINA SFORZA. 785 virtutis | quorum vna est clara et alba Secunda est quasi viridis et tamen clara et fixa quam non facile euaporat | materia quolibet earum est corisiua et sollitiua Cito omnia rerum que ponuntur intus perseuerare Quoniam in aquam curentem cito conuertuntur siue sit p. 530. metallum uel auri. Argentum. ferrum hec siue Lignum petra etc. cum autem prima aqua sic sit fortis Aqua Secunda est fortioris vir tutis ad corrodendum ad disoluendum et ad consolidando omnia | Item si super aqua preditta Callida teneatur Carta nouiter impressa ut a notario etc. Carta illa statim recipit qualitatem magne antiquitatis per quam qualitatem uidetur quod sit scripta iam x annos uel amplius | et per hunc modum multi Sunt iam Deceptis De suis portionibus Item aqua preditta cum sit suttilis et penetratiua cito intrans omnia tingit unguem et carnem si super cadit uel super ponatur cuius macula cito non recidit de loco quare Bona est ad bullandum hominem mallificum in fronte in golta in nasu et in manibus | Item aqua praditta propter suam Suttilitatem cito intrat et in omnem rem et ideo perforat petras ferrum argentum etc. vnde valet hominibus Carceratis qui haberent de ipsa et possunt constituire pedes in ea quia ipsa ferrum cito corridit et consumat | Cognoscitur prima aqua a Secunda quoniam quando aqua Secunda in- p, 531. cipit fieri collum alanbicchi rubificas ') vehementer et tunc debet i) l. " rubificat. „ mutari ampulla ut coligatur in ea que vsui reserua 2) Alchitran vero aque predicte ualet ad albendum per modum *) Q«i comincia u*'al- ' A r * tra mano, che note- languenti cum alijs rebus et facit citius fundere mettallum scriptura remo X. facta nouiter uel antiqua octo modis fit et taliter quod non potest legi sino certa conditione et omnis talis scriptura dicitur inuisibilis ex liquore quorundam conposita et inlegibilis primo enim littera dicitur esse illa que ex antiquitate temporis uel ex confricatione cartarum non potest legi nisi supponatur gemma cristalina uel uitrina lmde sub tali corpore diaphono littera minuta nimis apparet grossa et melius legi potest uelut est lamina cristali uel vitri albi clari que dicitur oclearia in circulo ligni etc. Vero littera non potest legi quia non uidetur ut illa que fit ex succo cepe nisi ducat ad fumum ignis et prope ignem quod albescat tertio littera ncn potest legi nisi do nocte silicet illa que fit ex compositione felix tortuce uel turtnce marine cum alijs rebus quarto littera non potest legi nisi molle fiat cum aqua uel cum saluia comisturata certo puluere rej Quinto littera non potest legi nisi cum baculo quia prius escribitur super cartam tortuosam super baculum sexto littera non potest legi nisi cum speculo et cum est quia scripta est ad retrorsum sinistre 3) l. "superfricetnr.„ manus Septimo littera non potest legi nisi suporficietur 3) puluis 4';?"i,"''^'^io^ó'"s" palee combuste 4) triti Octauo littera non potest legi nisi per euer- ad f""° dilln carta, in cui dovera Sionem carte leggerai * uel car boni» „ tcfn. p. 511). ZZ 786 GLI EXPERIMENTI p. 532. l)Aqua mirabile et piu volte prouata a fare la Barba che sia canuta 492 de color castagniazzo et nel modo che tu uoli et Cusl poi fare li l) Torna la mano B. ... . ,. a)-J) l. " Piglia do- captili alle Donne verum deci Scudetto de cenere che sia fai- 2) pkglkb dpdfck Scxdfllf df cfnfrf che skb fbttb df cfrqxb et nPn ta do cerqua et 3 ° r "x r nou noie essere xplf fssfrf dbltrb sprtf | ppk pkglkb dkttb Cfnfrf2) et ponila in piglia ^duu' ce- suna tavola et fanne vna massa poi piglia 3) tbntb cblcinb qxbntp , 2.cr,e „\ , sfrkb xnp pxp chf skb xkxb 3) et non sia stata in acqua I et fa vna 3)-3) /,. • tanta calci- ree / i i d» quanto seria fossa in i) dkttb Cfnfrf 4) et metti drento s) lb Cblcknb s) | poi piglia m'ua.0"° Ch° *'* dell'acqua netta et mettila drento | poi Coprila Con 6) dkttb Cfnfrf6) | 4 'nére"" d'ttS C° et lassala Stare tanto | finhe ha bollito et fatta crepare la cfnfrf7) | 5) 5) (,.• ia calcina. „ poi piglia omne cosa inseme | et mettilo in una pignatta inuetriata ' nere! . dltt* C° noua | ma prima perche | la inuetriatura | non se Beua | la mistura 'i L' • cenere. . faraci prima bollire altra acqua | poi farai in ditta pignatta vno buxctto nel fondo | piccolo | poi metterai sopra ditto fondo | tre cop. 533. perti de pagliacio e strato sopra strato | poi piglia tucta quella mi stura | et mettila in ditta pignatta poi ce metterai Da Dodici Scu delle de acqua netta et mestica inseme [ poi metti Ditta pignatta in qualche sedia che habbia Buscio che l'acqua possa calare giu | et metti sotto un vaso che recoglia ditta acqua et come e venuta tutta lacqua | reseruala in vaso Serrato | et quando la voli adope rare farai in questo modo | piglia vna pignattina da una scudella | et faraci prima bollire dell altra acqua poi pigliarai | della ditta ac qua stilata I et metterala drento | et ponerala al foco | poi pigliarai | 8)-8I l. * oncia de li- vna 8) pnckb df lktbrgkrkp df brgfntp 8) | et sia benf 9) pista et pol- Bent'o.'0. D° uerizata ,c) Bene et passata et mettila drento in ditta acqua stillata 9) L- * bene- - et farala bolire tanto che .reentri el terzo poi Salua ditta acqua et 10] lì trìtona per erro- r * re * poluerazata. „ adopera in Questo ") modo || Lana prima la barba o Capelli | et Sciutrf«"s'°/'(ro ^ìn"."" ta Bene | et come e Sciutta piglia ditta acqua | et Colata et poi p. 534. alquanto Calda | bagnia li peli che voli vegnano castagni et come 12) Aggiunto in aito, bagniato sciutta cosi a poco apoco ma non ,2) te aproximare molto al foco ne alle brascic che li peli se aricciarino | et come sei asciutto | Laua de nouo con acqua calda epoi asciutta [ et vero | et Quando se volesse fare venire li poli barba e Capelli piu negri | agiogni piu 13)do)arl'ento.ta.r8lri0 dcl ") lktbrgkrkp de brgfntp'3) et vera prona | 14) Torna hi mano x. l'0 Aqua bona rubicunda tingens omnia de firmo colore et nunquam re493 cedit Accipo limatura fcrrj partem vnam quam terre in mortario cum tanto atramento siue quantum est quarta pars ipsius limature postea proyce super ipsum pulaerem de aceto albe forti et distempera ).'')" a„ rerr. in't. „ ad modum salse postea pone in cucurbita ad distilandum et 's) sic lento igne decies uel duo decies destiletur renouando qualibetvice atramentum in aqua et inde destilabitur aqua rubicundissima quam DI CATERINA SFORZA. 787 tibi vsui reserua cuius virtus est tingere argentum et es rubeum in colore vero auri qui nunquam deficit per fussionem neque per ignitionem hoc autem est propter virtutem aque que est in distilatione firmata Aqua saponis duri congelans mercurium sic fit et fiat etiam sapo qui 494 uocatur sapo alexandrinus Accipe cineris lignorum vitis fauule ') calcis viue herbe2) filicis 1) La * f „ umbra et alge maris omnium an. uel in quantum vis pro parte sua. Que j) Aggiunto inculi». quoque 3) satis in aqua fluminis E 4) inde facias capitellum et tale Jj °°3 Fuoco Scotature 466 Fuoco guarire senza che rimangano liuidure — 466 Fistole 469 Lisci Faccia conseruare 18 Faccia colorita 18 Faccia Bianca 49 Faccia Bianca ^0 Faccia Bianca 42 Faccia Bella 44 Faccia Bella 46 Faccia Bella | Acqua 46 Faccia Bella Faccia Bella 62 Faccia Bella con altre 6 ricette 58 Faccia Bella Acqua 68 800 GLI EXPERIMENTI Faccia Bella Acqua 6o Faccia Bella con più ricette 66 Faccia Bella con più ricette 68 Faccia Bella ^SS Faccia Bianca 435 Faccia Bella 613 I Medicine Gotte 195 Gosso guarire 262 Gamberaccie Vnguento 271 Gosso 281 Gotte della faccia 223 Gotte 379 Gambe unguento 398 Gotte 445 Gotte 456 Grasso humano buono à molte cose 464 Gotte 493 Medicine Idropico 263 Idropico 358 Infermità | chè esito deba auere 388 Lisci Incocitura del Sole alla faccia 481 Chimica Imbiancare ogni cosa 38 Medicine Lepra | e Scàbia guarire 272 | Lisci Lentiggini leuare 76 DI CATERINA SFORZA. 801 Lentiggini 81 Lentiggini. . . . 48 Leuare ogni Segno 49 Leuare ogni Segno 42 Lentiggine 505 Leuare i segni della faccia 80 Medicine Maturar ogni Postema in un giorno 197 Medicina per Febre | et altro 200 Memoria | olio 206 Memoria 216 Morzo di Serpente (aie) 221 Milza 224 Memoria non perdere 298 Malenconico 299 Morici 355 | Milza -360 Morsi uelenosi 382 Milza 431 Milza 191 Memoria recuperare 438 Morfea 442 Malinconico 203 Malie 370 aaa 802 GLI EXPERIMENTI Lisci Mani bianche 9 Macchie leuare 18 Mani bianche 1° Machie della faccia levare 112 '48 Mani bianche 174 Musco artificiato . . . 480 ! Chimica Molificare | et indurire lauolio (avorio) 40 Molificare l'osso (l'osso) 39 Medicine Nerui retratti | e Sciatiche i92 Nerui retratti 193 Nerui | et ossa 194. x Nerui I et ferite 395 Nascenze 228 Nerui ritiratti 469 Nerui ritiratti 465 Lisci Medicine Ossa rotte | Vnguento 270 Occhi | Acqua 284 Occhi Acqua 289 Occhi male 312 Orecchi 320 Oppilatione nel Sangue 358 Occhi male 390 Occhi male 392 Olio Philosophorum | detto benedeto 42i> Orecchi 433 I Occhi acqua 43^ Occhi spalpebrati 43^ Occhi 449 Olio di grande Virtù 600 Olio di Ginepro w8 DI CATERINA SFORZA. 803 Medicine Porri 15 Porri 97 Poluere per la Sanità 199 Petto dolore | e Coste 204 Peste I et "Veleno | Olio 207 Peste 208 Peste | e Veleno • 209 Peste | et Veleno | Acqua 210 Peste I olio 210 Peste 216 _Peste 217 Peste 217 Peste 218 Peste • . 218 Peste non pigliare Peste. . Percosse I e Sciatiche D . 222 Peste „Peste. 227 Petto aperto Petto male .... : f* Peste Perfummo 228 a . 229 Peste m„ t, . 230 Peste Peste „ . 231 Pietra ~ . 232 „Puntura . 235 Pietra gittare Pietra cauare Peste 258 Polmone 338 Paralitico 339 Puntura 345 Pietra | et arenella 863 Partorire chi non può 377 Piaghe uecchie 382 Porri 386 Porri 418 804 GLI EXPERIMENTl Piaghe putrificare 43^ I Poluere per leuare la mala carne 431 Peste 431 Peste | dolore | e Tosse 434 Polmone 435 Punta | e mal di Stomacho 436 Peste 436 Poluere lassativa 43^ Prurito | e fiamma Salsa 449 Porri 454 Petra romper nella Vescica 4^4 Punta • 466 Pietra butar 467 Peste 486 Porri 394 Lisci Panne del Viso 1 Panne del Viso 74 Chimica I Medicine Quartana | e Terzana 249 Quartana 387 Medicine Romper la Pietra etc 239 Riscaldato • 263 Rogna 284 Rogna 285 Rottario 424 Renella 448 Rogna 450 Rogna 469 Rottario | cioe Ceroto per mal nascente 478 DI CATERINA SFORZA. 805 Lisci Rossori leuare 18 Rossori leuare 50 Medicine Sangue Sputare 187 Schiatiche 201 Schiatiche 203 Spasimo Olio 222 Scarancia | mal de Gola | e Scrofole 224 Sordo delle Orecchi ..." 261 Spasimo Olio . • • 268 Stomaco Olio | conforta Core | e Reni 269 | Spasimo 273 Scrofole | ò Fistole 419 Stomacho 285 Saldare Carne | et ossa 288 Sangue del Naso 329 Sperienza per male della Lingua 333 Singhiozzo | et Stomaco 340 Soluere il Ventre 346 Saldare piaghe 380 Segni dello Infermo 388 Sangue ristringere 393 Serpe entrata in Corpo 434 Stomaco 441 Stomaco 443 Stomaco 444 Sciatica 445 Sordo 447 Spasimo 451 Sordo 451 Stomaco 454 Soluere il Corpo 455 Stagnare Sangue di ferita 460 Soluere il corpo 467 Saldare una piaga 469 I Sciatica 474 Sangue del Naso 480 Saldare poluere 486 806 GLI EXPERIMENTI Sangue ogni piaga 528 Stagnare Sangue 460 Medicine Tigna 276 Tigna • 398 Tigna . . . ■ 433 Tremore de membra 434 Tosse Pericolosa 434 Tremore di Membra 454 Trare fuori l'ossa | et legno dalla carne 459 Tigna 468 Trare ferro | et osso dalla Carne 477 Tosse | edolore di Petto 480 Trouare Tesori 482 | Lisci . Tintura d'ogni colore 37 Tingere Caualli | e Cani 39 Tingere il Viso Eosso IH Tingere li Peli 149 Tingere la Barba 168 Tingere li Peli negrissimo • 154 Tingere li Peli neri | et rossi 155 Tingere la Barba 164 Tingere la Barba 166 Tingere la carne | et i peli 167 Tingere il pelo rosso 229 Tingere la Carne Bianca 435 Tingere rosso la faccia 507 Tingere castagno i Peli 532 Tingere d'ogni colore Acqua 532 Tingere | e fare belli li Capelli 538 Chimica Tintura d'oro 519 1 Tintura d'oro 522 Tintura d'oro 535 Tintura d'oro 536 DI CATERINA SFORZA. 807 Tintura d'oro sopra il rame &37 Tintura d'argento 540 Tintura d'argento 642 Tintura d'oro 444 Tintura sopra il Rame MS Medicine Volatiche 18 Volatiche 72 Volatiche 80 Veleno remedio | Olio 229 Vomito 252 Viso molestie guarire 323 Vaiuolo 383 Veder perso ricuperare 452 Vedere Clarificare 455 Veleno in ferro curare 464 Vngie mantenere 474 Vecchie piaghe | e fuoco Saluatico 477 Vedere Clarificare 482 Veleno à termine 484 Fine LAMENTO DI CATERINA SFORZA RIARIO. [Milano, Trivulziana, sego. 48, 4.] • • Pubblico qui la trascrizione e le dichiarazioni favoritemi dal bignor ingegnere Emilio Motta. Avvertenza. 11 conte Luigi Bossi traduttore della Vita e pontificato di Leone X del Roscoe (Mi lano, Souzogno, 181G) nel volume I, p, 236, nota a, a proposito di Caterina Sforza, dice : * Questa è quella sorella i di Lodovico 11 Moro che dagli scrittori di quel tempo * vlen dotta Canarina di Fori). Io posseggo una canzone stampata rarissima, e forse a unica del Nobel uomo Marsilio Compagnon a Caterina di Farlivo, Della quale l'Autore " invoca l'intervento di quella principessa perch'essa si adoperi nullameno che a sai- " vare l'Italia. La Canzone non porta data, ma sembra anteriore alla detta conveu- " zione fatta co' Francesi, perchè vi si parla molto degli amori del loro Ho, e del u loro generale. „ Mi fu Impossibile ritrovare questa canzone. Il Lamento da me riportato qui, non allude alla discesa di Carlo Vili, ma eviden temente all'impresa di Cesare Borgia. La stampa, che componesi di 4 facciate in 1" p.° senz' altra Indicazione di data, ti pografia ed anno, è mal eseguita. Se ne fece esatta trascrizione letterale; quindi niente punteggiatura, minuscolo ed ora maiuscolo il principio di verso; ora catherina ed ora Vhaterina come ilà lo stam pato. In margine si è creduto utile dar qualche schiarimento. Le ottave sono stam pate a 3 colonne per facciata. Il Lamento dev'essere del periodo 1499-1500, tra l'ab bandono di Milano per parte del Moro nel sett. 1490, e la disfatta di Novara (1500) con relativa sua deportazione in Francia. La stampa è dell'epoca per 1 caratteri suoi estrinseci. 1 si sa che invece era uìp' del papa Alessandro VI, a forma dell'obbligo da esso Baldassarre fatto per lei a detto Gio vanni Soriano « ad requisitionem et de commissione diete domine Catherine pro liberatione ipsius. » Ivi, a c. 238. Il 3 di novembre del detto anno, e nel detto luogo, Girolamo di Naldo Baldi come procuratore di Naldo suo padre, di Pellegrino suo zio e di Raffaele suo cugino, eredi della compagnia già cantante in Baldo di Gio. Baldi e compagni di Roma, fa quietanza alla sudd. Ca terina « olim consorti recolende memorie d. Hieronimi de Ryario » 8S0 ESTRATTO DI DOCUMENTI. della somma di fior. 300 d'oro in oro larghi, ricevuta da lei e da sè medesimo per lei per saldo di fiorini 350, soldi 3 e den. 9 d'oro in oro di Camera ; della qual somma essa era debitrice alla suddetta com pagnia « occasione drapporum et pannorum laneorum auri filati e aliarum rerum » ch'essa Caterina avea ricevuto da detta Compagnia ne gli anni 1481, 1482, 1483. Ivi, a c. 240. Lo stesso di 3 di novembre , in detto luogo. Il notaio Braccesi dà alla detta Caterina un mundualdo per poter fare la infrascritta recognizione di debito e obbligazione. Ivi, a c. 240. Lo stesso giorno e nello stesso luogo, la sudd. Caterina e Otta viano suo figliuolo si riconoscono al prefato Girolamo di Naldo Baldi procuratore c. s., debitori dei sudd. eredi della compagnia c. s., della somma di fior. 300 d'oro in oro larghi pagati e come volgarmente si dice fatti buoni per essa a detti eredi ecc. da detto Girolamo, come risulta dal precedente contratto; e più di altri fior. 300 simili in contanti gratuitamente mutuati nell'atto presente da detto Girolamo procuratore a essi Caterina e Ottaviano, che a sè li trassero; ob bligandosi a restituir le dette due somme dentro 15 mesi ; e dando intanto per pegno a detto Girolamo i paramenti e le suppellettili descritte nell'annesso inventario, le quali debbono restare in libera proprietà dei detti creditori se non restituiranno i detti 600 fiorini nel sudd. termine. E detti paramenti ecc. sono : Uno panno d'arazo stretto con la historia di Cristo alla grecha Uno portiere d'arazo fine con la historia di Salomone Uno panno d'arazo fine a fighure Uno panno d'arazo con l'arme di Innocentio Sei pezi di Spalliere a verdura con l'arme sforzesche di br. xx lungo et largo br. 4 lf2 in circa Uno cortinaggio di velluto chermisi zetani di braccia 160 in circa in 4 pezi Uno paliotto di domaschino biancho a poste d'oro chon l'arme di casa Uno paliotto di domaschino biancho a andari con l'arme di casa Uno paliotto di domaschino rosso a poste d'oro chon l'arme di casa Uno paliotto di domaschino brocato d'oro rosso Uno paliotto di domaschino brocato chon pelo rosso Uno paliotto di domaschino paonazo a poste d'oro con l'arme di casa Uno piviale di domaschino biancho a poste d'oro chol fregio d'oro Una pianeta di domaschino paonazo chol fregio d'oro Una pianeta di brochato d'oro col pelo semplice col fregio d'oro Una pianeta di domaschino rosso chol fregio d'oro ESTRATTO DI DOCUMENTI. 831 Una pianeta di brocato col pelo rosso et chol fregio d'oro Una pianeta di domaschino biancho a andari col fregio d'oro richo Una pianeta di domaschino biancbo a poste d'oro chol fregio d' oro Uno chortinaggio di domaschino biancho di braccia 120 in circa in 4 pezi Una coperta di velluto pagonazo di braccia a1." in sei tele sop pannata. Ivi, a c. 242. Lo stesso giorno parimente e nello stesso luogo Naldo del fu Giovanni di Naldo Baldi aromatarius florentinus, promette ai suddetti Caterina e Ottaviano che nè essi nè i loro eredi saranno mai mole stati in giudizio o fuori di giudizio per conto dei fior. 350 soldi 3 e den. 9, dei quali il sudd. Girolamo procuratore ecc. fece quietanza a detta Caterina. ESTRATTO DAL DIARIO FIORENTINO DI LUCA LANDUCCI DAL 1460 AL 1 5 1 6. 1 ....E a dì primo di novembre 1499, la Madonna d'Imola isgornbrava la roba sua e mandavala a Firenze, e mandò le sue fanciulle e missele nelle Murate ; perchè '1 Papa, col caldo del Re di Francia voleva torgli la Signoria e darla a un suo figliuolo. Onde la Ma donna deliberò di stare lei a difendersi.2 E a di 27 di novembre 1499, ci fu come el figliuolo del Papa aveva preso Imola, ma non aveva avuto la ròcca ; e bombardava la ròcca in modo che io sentivo le bombarde insino da Dicomano, al mio luogo, che stringevano la fortezza; e que' della fortezza travano per la terra e disfacevano tutte le case. La Madonna s' era par tita e andata a Furll, e quivi s'affortificava ; e dissesi eh' ella aveva lasciato nella fortezza uno che gli aveva dati per statichi e' figliuoli e la sua donna, se dava mai la fortezza, che Lei ammazzassi la detta donna e figliuoli. 3 E a di 16 dicembre 1499 ci fu come la Madonna d' Imola s'era accordata col Papa di dargli Furll, e che '1 Papa gli facessi cardi nale un figliuolo, e anche dargli danari. E a di 21 di dicenbre 1499 ci fu come Furli s' era perduta, e non restava se non la rócca, che v' era dentro la Madonna. * 1 Pubblicatosi codici della Comunale di Siena e della Marrucclllana con annota zioni di Jodoco del Badia. Firenze, Sansoni, 1883. a Pag. 204. 3 Dionigi di Naldo, p. 204. * Pag. 2Q5. ESTRATTO DAL DIARIO FIORENTINO. 833 E a di 9 di giennaio 1499, 1 ci fu come la Madonna chiedeva la sua dota al Papa, e come la Regina di Francia voleva ch'ella l'a vessi. E a di 13 di giennaio, ci fu come la Madonna aveva perduto la fortezza di Furll, dove ella era, ed era rimasta prigione. E moriwi circa 500 uomini, e ammazzorno tutti quegli della rócca, eccetto lei ch'era ferita.2 E a di 16 di giennaio 1499,3 ci fu come la Madonna era mandata al Papa, e poi fu ritolta da' Franciosi ; e cavorono fuora detti Fran ciosi, come el Papa aveva fatto la lega co' Viniziani e col Duca, e ch'egli era contro al Re ; e non volevano dare le fortezze al figliuolo del Papa. E a di 25 di luglio 1501 venne qui a Castello la Madonna d'Imola, che si parti da Roma ; che la chiese al Papa Monsignore Begni, * e lei se ne venne a stare qui. s 1 Stilo fiorentino. È il 1600 in stile comune. 2 Pag. 206. — Ciò spiegherebbe sempre più 11 fatto che Caterina neir uscire dalla rocca e nello scendere per la breccia dovè essere sorretta da Cesare Borgia e da Ito d'Allegri. 3 Stile fiorentino. t Chi la chiese al papa, fu veramente Ito d'Allegri ; ben può averlo fatto in nome del D'Aubigny, oapo dell'esercito francese che di nuovo era sceso in Italia. 5 Pag. m. CCC Vaglienti Piero. Storia de'suoi tempi, cioè dall'anno 1492 al 1513. — Fatti, voci corse, giudizi politici relativi alla storia di Caterina Sforza. iBiblioteca Nazionale, Magllabechlana, Begn. antica II, IV, 42 rosso; moderna Manoscritti XXV, 8, 193.) Sotto la data 1 giugno 1498, c. 37 r., col. 1: ....ella madonna de frullj (Forlì) mando 100 uominj darme e 100 balestrierj a chauallo e 600 prouigonati. Sotto la data 6 agosto 1498 c. 66 v., col. 1 e 2: ,...e detesi boce veniuano chondottj da fioren | tinj el sing." lodouicho dalla mirandola chon 100 uominj darme e 150 balestriera a chauallo e da frullj el figluolo della madonna de frullj chon 100 uo minj darme e 150 balestrierj a chauallo e stetono in valdenieuole tanto quanto penaua a spirare la legha tra venizianj e luj (il duca di Milano) che finiua per tuto 1 mese de luglo. Sotto la data del novembre 1499, c. 83 r., col. 1 e 2: ....lasco chomesione (il re di Francia) a stanza del papa le gente douesino andare a chanpo a imola e frullj e torre lo stato alla ma donna de frullj donna fu del chonte girolamo e chosi in pochi di dopo la suo partita si partinno da milano anche a 3000 scuizi (svizzeri) e qual che 600 lance e venonne alla uolta de frullj egiuntj a imola li uo minj della terra se ribelorono dalla madonna e chosi chiamonno per loro sing.° nuouo el figluolo del papa quello el quale era suto chardinale essi disse perche e di volonta d esso papa el deto stato era tolto alla detta madonna per fare e figluolo sopranominato sing." siche vedette quello al di d oggj fanno e ponteficj che vno gran vi tupero della chiesa e anche non troppo onore ne achrescimento di fede della legge christiana peroche quello che douerebbe eser ch | ausa e mezo fra christianj di metere pace e unione e quello chessi ingengna metere zizania e schandolj e tribulazione e anghustia ma dio ch e giusto Signore promette alle volte che luno diauolo paghi 1 altro della moneta che a speso ; questo chonte girolamo fu nipote CRONACA DI PIERO VAGLIENTI. 835 di papa sisto; el detto papa li chonpro questa Signoria di denari della chiesa e fecenelo Signore le quali sono terre che sono ragoneuole mente della chiesa , si che questo papa ora chome di sopra sintende ne lo uiole chauare e tollj la Signoria per dalla al figluolo, un altro uerra e toralla aluj che lo permetera idio perche non sono chose giuste ne ragoneuole ne che dio 1 abj per bene ; per anchora la forteza d imola si tiene pella madonna e lej se n e ita a frullj nella fortezza; idio sia quello lasci seghuire el meglo di questo e di tute altre chose. c. 85 v., col. le 2: dipoj ci fu lettere da roma de xxiij detto (novembre 1499) chome 1 chardinale di san gorgo s. era fugitto di roma e preso la uia di mola e in Roma funno presi dua e qualj si dice doueuano apresen tare una lettera auenenata al papa, dicesi era chon intenzione di detto chardinale di santo gorgo, ora vedette a quello al di d oggi s atende, e quello fanno e prelatj , ma io o speranza idio un di a tutto prouedera. io quello che al presente diro, non lo diro perche io sia profetta, ne che titolo ne nome desso profeta vogla mi s abbi a dare , ma visto li andamentj e vogle de venizianj e qualj sono statj chausa di questa sichonda volta di fare venire e pasare ere (il re) di franca in italia per li sdengnj chonceputj chol sing." lodovicho e per la loro ambizione grande si uede che anno, dicho chosi, che loro anno gran volonta di farsi sing.0 d italia e tuttj que | stj gharbuglj chonmessi aloro un di veranno a proposito, inpero erre (il re) non e per te nere la sing." di milano e un di lanno a vendere loro e questa e 1 antenzione ella uolonta anno e venizianj e chosi questj garbuglj di romangna di chauarne que sing" vi sono per meteruj nuovj Si gnori nonne per altro saluo anno un di animo per la sopradetta via d auellj, inpero el papa nonne per viuere senpre, e morto questo papa erre sara asetatosi nel suo reame e pocho churera queste chose di qua, e per via di danarj ariuscire loro ongnj disengno se chi dorme non si desta etc. (allude al Comune di Firenze). c. 84 r., col. 2 e c. 84 v., col. 1: addi viiij del mese di dicenbre anno 1499 e franzesi di volonta di papa alesandro papa 6. detono un aspra e chrudele batagla alla forteza d imola dipoj a di noue detto la presono saluo le persone inella quale forteza morj cirche a 120 uominj el medesimo di fu data a figluolo del papa, eoe a quello era stato chardinale, e chosi se ne trouo fuorj la madonna d imola. addi xiiij de genaro 1 anno detto (anno fiorentino, cioè 1500 stile co mune) el figluolo del papa eh era siuto chardinale essi disse cholle 836 DOCUMENTI. gente franzese presono frullj e la forteza d essa, e presono la madonna d imola ch era figluola del ducha ghaleazzo di Milano non legitima chessi fugiua di detta terra per irsene in chastracharo | per suo saluazione in sun uno ganetto (ginnetto) e trouo le uie sbarate e chosi fu presa lei e l figluolo i ed e restata prigone di uno uomo d arme di monsing.0 di lengnj franzese, et sopradetto figluol del papa se asingnorito della terra ed eziendio d imola, idio vogla seghuitj e sia in bene ed esaltazione della nostra patria di che fo gran dubio ; stimasi n andranno a pesero, fuuj morto asaisima gente e gran fragelo e stato. c. 85 r., col. 1: ....e detesi al arme (U Valentino) e fessi sing." de frullj e d imola e sentendo la madonna eser presa da franzesi, o per via de denari o d altro, opero auella nelle manj e mandolla a roma al papa suo padre che ne seghuise la suo volonta el figlolo si saluo in chastra charo eoe el sing." otaviano, tutti li altrj suoj figluolj e figluole ne venono in firenze per loro saluazione. c. 87 v., col. 2: io per me per la pace d italia epel bene uniuersale di tuta, dicho che sarebbe molto meglo 1 italia fusse ghouernata da talianj che dallj oltremontanj, pero che questo sara el giudice della apelagone di tutta italia, e chol tenpo tuttj beremo a una fonte, ma di ragone per eser firenze el perno d italia e auendosi portato verso de suo maesta senpre bene , saluo da prima, rispetto la parte di piero de medicj che non lo voleuano, benche dipoj abino chanbiato mantello, doverebbe farej di ragone chapi d italia perche in vero nonne in italia e piu antichj amie] de francesi che fiorentini, e quellj chellj sono itj senpre in verita e de buone ghanbe chome senpre suoj partiganj. Sotto la data 3 giugno 1500, c 93 r., col. 2 e c. 93 v., col 1 : ma che bisongna tantj parerj, una volta esendo chostuj Re di franca e ducha di milano ed esendo in su chanpi cholle gentj e quj innitalia tuttj eser nemicj 1 uno de 1 altro e non si potere fidare 1 un de 1 altro e nonche le signorie, malia nostra citta trouarsi in gran chonbustione 1 uno cittadino cholaltro, e forzato fare tanto quanto suo maesta vuole e none usare de suo volonta , ed e de questo 1 Questa cronaca era » fritta a Firenze, lontano dal luogo degli avvenimenti, sulle voci che correvano. — Dallo cronache del Bernardi, presente ai fatti, e da altri docu menti si desume che la fu^a di Caterina dalla rocca venne Ideata, ma non ebbe luogo, e che anche Ottaviano era stato mandato da lei al sicuro In Toscana dopo gli altri figli minori, e prima che 11 Valentino si accostasse a Forlì. — Vedi 11 racconto. CRONACA DI PIERO VAGLIENTI. 837 fato come interuiene in una schuola di fancullj quando el mae stro non v e che tuttj gracidano e metono | la schuola a romore ma chome el maestro viene, tut uomo sta chetto, chosi interviene a tutto italia, che questo a eser el nostro maestro e acj a fare stare chettj tuttj, a nostro dispetto, e vogla noj onno, abiamo a fare a suo modo nonche noj ma tutto eresto d italia. Sotto la data 8 luglio 1500, c. 95 v., col. 2: ....dipoj lascato (il « chapitano i ganotto » dai Fiorentini) e andosene a ritrouare le gente derre (del re di Francia) dipoj venne per la suo maesta a imola e frullj, e quella prese e chonsengnata al figluolo del papa e auendone andare la madonna a roma, tocho a luj e alla suo chonpangnia achonpangnalla. I Questi era un venturiero francese, come rilevasi da c. 98 r. col. 1. II Vaglienti sembra scrivere con poco esatta cognizione del fatti, ma con criterio politico molto sano ed acuta. INDICE ALFABETICO Dfcr NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI CITATI NEI DOCUMENTI. * Abate di San Benedetto m Alpibus 285. Abate di S. Paolo di Pisa 671. Abazia di ChiaravaUe 65. Abiate 420, 430. Acciaioli Alessandra 518. — fra Zenobio 510. Achille da Cesena 816. Adda 486. Adorni (fratelli) 436. Adorno Prospero 58. Agnadello 536. Agostino da Gravanago, notaio pa vese 22. Agri (cardinale) 98. Alamanno 337. Albertini Ludovico 535. Albertino, speziale 549, 551, 603. Alberto 466, 469. Albicini Pier Francesco 170. Aldrovandi Benedetto 261, 262, 271, 487, 494, 495, 567. Alemagna 252, 253, 282, 298, 443, 458, 459, 488, 535. Alessandria 19, 209, 210. Alessandro da S. Vitale 163. Alessandro VI 175, 196, 225, 227, 291, 350, 373, 379, 406, 408, 412, 445, 475, 488, 495, 502. Alfonso d'Aragona 221, 237, 601. Alidosi (famiglia) 495. — Francesco cardinale 515. — Giovanni 110, 115, 123. Altemps 483. Alvisi Edoardo 145. — Luigi 595, 597. Ambrosino 21. Amoris (De) (tic) vescovo di Cesena 37. Amerius (sic) 699. Andrea da Monza 48. Angelini Battista 282. Anguissola Antonio 18, 20. Anguissola Azzo 153. Annibale da Verona 478. Annoni Giorgio 10, 11. Antignanum 34, 35, 37. Antonello da Forlì 77, 97. Antonio da Braccello 72. da Busseto 25. — da Fogliano 42. — da Rimini 384. — de Pietrasanta 24. — di Montexo 137. Apellius (tic) 699. Appiani Antonio 74, 75, 79, 82, 88, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90. Aragona (Ragona) 55. Arberino Alessandro 558. Archivio Orsini, Roma 102. * Il numero è quello della pagina. 840 INDICE ALFABETICO Archivio Pasolini, Ravenna 5, 15, 65, 202, 289, 290, 310, 317, 599, 601. Archivio Sforza-Riario, Napoli 19, 21, 35, 68, 66, 88, 92, 101, 102, 141, 144, 152, 214, 237, 378. Arcimboldi Giovanni 19. Arcimboldi Guido Antonio 250. Arcione Battista 558. Arciprete de Varzi (sic) (Gio. Anto nio) 22, 26, 34, 63. Arcivescovo d'Arles 228. Arcivescovo di Milano 210. Arezzo 496. Argelati 560. Argenta 142, 178. Ariman spagnuoio 513, 584. Arlotti Buonfrancesco 117, 130. Artes (sic) 478. Asti 394. Attendoli 1, 2, 3, 4 e segg. Attendoli Agnese 8. — Bartolo 1, 2, 3. — Bosio 2, 3, 4. — Cav. Sforza 8. — Giorgio 6, 7, 300, 396. — Giovanni Battista 9. — Lorenzo 3, 4. — Marco 3. — Matteo 2, 3. — Messer Giacomo 8. — Micheletto 3, 4, 5. — Monsignore Costanzo 8. — Monsignore Giacomo 8. — Sforza 1, 2, 3, 4. — Tenduzo 2, 3. — Tomaso 4, 7. Aubry 609. Avunculis (sic) Corrado 555. Avunculis (sic) Henrico 555. Bacuino 416, 417, 482, 485, 500, 510, 511, 518, 540. Baccino di Piero Ridolfi 390, 446. Badessa delle Murate 402. Baglioni Astorre 166. Bac'naeavallo 203. Ba-nara '212, 211, 216, 222. Bagnarola 525. Bagno 306. Baklaser (sic) 699. Baldra Antonio 530. Baldraccane Antonio 167, 185, 237, 239, 241, 262, 269, 278, 293, 309, 371, 375, 376, 378, 383, 386, 441, 507, 531, 571. Balnearie (Bagnarola) 527, 528. Barbaro Zaccaria 73. Barbiani Carlo 225. Barsotti fra Gio. Maria 740. Bartolomeo da Locamo 17. Bastiano 549. Bastiano Pescatore 355. Battista 464. Battista di Romolo, fattore 509. Battistone 341. Beatrice d'Aragona 272. Beccaro Cesare 192. Bedeschi Alessandro 9. Bedeschi Elisabetta di Alessandro 8. Belfiore 320, 321. Belli Guarino 581. Beltrami Luca 414. Belvedere 444, 447. Bencivieni Girolamo di Pagolo 508. Benedetto 138. Benedetto del Castellano 190. Benoli Gio. Battista 9. Bentivogli 253, 309. Bentivogli Alessandro 244, 346. — Annibale 140, 278, 369, 870, 478, 480. Bentivogli Francesca 139. — Francesco 169. — Ginevra 358, 478, 485, 488, 497. Bentivogli Giovanna 140. — Giovanni 42, 46, 80, 101, 110, 112, 114, 123, 133, 142, 146, 160, 168, 170, 171, 178 190 e passim. Bentivogli Hermes di Giovanni 140, 178. Bentivogli Ippolita 478, 479, 488, 494, 495, 497. Bentivogli Isotta 251. Berardi Berardo di Bernardino 9. Berchet Guglielmo 601. Bereguardo (sic) 430. Bergamino Giampiero 138, 561, 564. Berlino 277. DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 841 Bernardi Andrea 107, 139, 150, 408, 548, 573, 581. Bernardi Giovambattista 192, 275. Bernardino da Feltre 159. Bernardino de li Guanti 103, 105. Bernardino, famiglio del signore di Faenza 83, 388. Bernardo 223, 312. Bernardo B.... 401. Bertano Ercole 359. Bertinoro 178, 321. Bettino da Bressa (Brescia?) capi tano 15. Bib.... Piero 173. Bibbiena 342, 345, 347, 353. Biblioteca Trivulzio 3. Biblioteca Vaticana 3. Bibliothèque Nationale (Parigi) 1, 11, 12, 13, 16, 30, 32, 33, 42, 44, 59, 94, 272, 401, 413. Bibliothèque S. Géneviève (Parigi) 454. Bigaccia de la Massa Antonia 154. Bigazzi Pietro 609, 610, 614. Bilia Paolo 461. Biliotti Agostino 529. Bini Giovanni 138. Biondello de Lardiano (sic) 154. Blois 1, 460, 461. Bocca Casimiro 609, 615. Bocca Silvio 615. Boldù Antonio di Andrea 82, 88, 90. Bologna 5, 20, 41, 43, 46, 62, 103, 257, 259. Bomtempo Giovanni 505. Bonaccorsi Biagio b93. Bonacossa Pamfilo 162. Bonadies Sjmon (Bongiorni Simone) 145. Bona di Savoia 10, 26, 30, 31, 32, 33, 34, 36, 38, 39, 40, 41, 42, 50 e segg.; 555, 556, 557. Bonfiglioli Francesco 94, 165, 176, 208, 211. Bonganni 534. Bonghi Ruggero 595, 597. Boninsegni Guido Antonio 559. Bono 529. Borgia Cesare 373, 388, 406, 410, 411, 412, 440, 442, 460, 477, 510, 553, 606, 810. Borgia Lucrezia 227, 289, 291, 388, 456, 457, 459, 460, 471, 477, 478, 544. Borgo degli Albizzi 591. Borgo di Marradi 330. Borgo di Val di Taro 67. Borgo S. Donnino 36. Borso 286. Boscholi Antonio 133. Bosco 102, 507. Bosco di Alessandria 19. Bosi 377, 389. Bossi, frate Lauro 196, 279, 310, 312, 446, 447, 448, 455. Bossi Gian Luigi 26, 39 , 40, 43, 45, 46, 47, 52, 53, 55. Bossi Gian Paolo 37. Botta Burguntio 486. Botta Leonardo 33, 34, 73. Bramio Alessandro (correggi : Brac cio) 446. Bressanone 443. Brigiuti Romolo 610. Brisighella 322, 347, 486. British Musenm, Londra 10, 95, 96, 355. Broccardi Tomaso 399. Broccardo Cornelio 171. Brocco Gio. Battista 223, 231, 241, 243, 244, 245, 28-4, 356, 572. Brugnolo Stasio 298. Bubano 189, 214, 216 , 218, 279 , 281, 287. Budrio 25. Bugato Antonio 261. Buglion Averardo 463. Bulgarini Baldassarre 458. Buonsignori 554. Burcardo 112. Burriel 272, 298, 589. Buscheto (sic) conte Albertino 348, 376 , 382, 390. Cacciò Giovanni 595. Cafaggiolo 279, 280. Cagli 74. Calabria Citeriore 35. Calchi Agostino 232. Calchi Bartolomeo 39 , 40, 147, 153, 842 INDICE ALFABETICO 169, 282, 239, 276, 281, 284, 565, 566, 571. Calchi Battista 68. Calmeta Vincenzo 403. Camera del Papagallo (Vaticano) 50, 52. Campania 499. Campano, fra Domenico 461, 462, 505, 512, 525, 530, 532, 536. Campeggi Giovanni 287. Campeggi Sigismondo 819. Campo di Fiore 48. Canestrini Giuseppe 206, 406, 412. Cantalupo 171. Capitano di Cotignola 86. Copodiferro Giuliano Magdaleno 558. Capodiferro Nicolò 558. Caponi Troilo albergatore 65. Capponi C. 276. Caprarola 507, 515, 518, 554. Capua 6, 8. Carato Piero 458. Cardello Giovanni 175. Cardinale Borgia 448 , 444. — Colonna 98, 100, 387. — di Bologna 483. — di Pavia 515. — di S. Clemente 455. — di S. Giorgio (Biario Eaf- faele) 100, 105, 116, 123, 126, 131, 188, 233, 234, 239, 240, 242, 243, 244, 258, 284, 350, 380, 886, 408, 404, 405, 406, 411, 455, 477, 480, 481, 484, 488, 494, 503, 512, 514, 580. — V. Biario Raffaele. Cardinale di Sion 496. — di S. Pietro in Vincoli (Giuliano della Bovere) 85, 48, 52, 65, 74, 77, 98, 99, 802, 892, 483. Cardinale d'Urbino 50, 55. — Foscari 78. — Grimaldi 776. — Savelli 99, 100, 189, 887. Careggi 475, 489. Cariati 85. Cariobola o Creobola 493, 500, 501. Carlino 523. Carlo da Meleto 121, 138, 134 , 351, 356. Carlo degli Ingrati (?) 112. Carlon Gianantonio 208. Carlo V 496. Carlo VOI 207, 252, 253, 275, 298, 610, 670. Caro, Annibale 192. Carpi 27a Carretto, marchese Giorgio da Sa vona 10. Casale Girolamo 471. Casamurata 247. Casati Francesco 74 , 79, 182, 186, 187, 198. Casella Simone 217. Casentino 288, 342, 347, 348, 349, 354, 359, 362. Casola Valsenio 498. Cassano 421. Castel Bolognese 111, 112, 295, 591. Casteldario (Castel del Bio, cardi nale Alidosio) 515. Castel del Bosco 546. Casteldelzo 377. Castellami» infelix 549. Castelletto di Genova 282. Castello, villa medicea presso Firen ze 466, 507, 530, 581, 532, 534. Castelnuovo 282, 233, 234, 235, 236. Castel Nuovo di Napoli 216. Castel S. Angelo 99, 100, 810, 407, 446, 451, 454, 465, 466, 502, 511. Castel S. Pietro 43, 46, 62, 110, 143, 277. Castiglioni Branda 73, 139, 147, 504, 560. Castiglioni Giovanni Stefano 565. Castrocaro 107, 109, 110, 112, 114, 121, 183, 187, 178, 182, 183 e passim. Catani Gio. Battista 475 , 494, 495, 497, 5ia Cathaneo (Cattartif) Gio. Battista 255. Cavalcanti 60. Cavi 97. Cecchino da Belforte 506. Cecilia.... 540. Cerenzia 85. Certenese Angelo 198. DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 843 Cervia 363, 366, 497. Cesare 286. Cesare da Salerno 508. Cesena 5, 37, 62, 74, 113, 116, 117, 131, 133, 178, 212, 216, 227, 228, 250, 367, 373, 560. Cesenati 127. Cesenatico 256. Chiusa 199. Ciambetta Giacomo 558. Cibo Franceschetto 147, 481. Ciccha o Ciocca Luigi 449, 459, 461, 464, 471, 535, 606, 607. Cicerone Marco Tullio 649. Cicognano conestabile 152. Cinuzi (famiglia di Siena) 559. Cipri 612. Cirone 179. Cisterna 511. Civitacastellana 457. Cobelli Leone 107, 582. Cocapano Nicolò 138. Cochus (sic) 582. Coira 443. Cola Montano 14. Collenuccio Antonio 212. Colleta Alessandro 22. Colombino Giuseppe 325, 338. Colonna Stefano 54, 558. Colonnesi 98, 477. Cominato Costantino 284. Condulmeri Giacomo 84. Contarino Zaccharia 531. Conte Borello 319. Conte Caldarino 353. Conte di Belcastri (aie) 216. Conte di Caiazzo (Galeazzo Sanseve- rino) 212, 221, 223, 225, 315, 316, 320, 322, 334, 335, 336, 337, 338, 340, 547, 570. Conte di Melzo 357, 441, 485. Conte di Pitigliano 109, 143, 216, 218, 363, 365, 366, 368, 377. Conte di Sogliano 354, 358, 359, 367. Conte Filippo Rosso 461. Conte Ranuccio 335, 336. Corbizi Giovanni 110, 112, 113, 114, 137, 149, 187, 188, 267, 317, 367, 377, 389. Cordello Giovanni 171. Corio Tomaso 341, 344. Corio Zannone 10, 11. Cornelia, figlia di Ottaviano Riario 527, 539, 552. Corradino di Giovanni da Bergamo 141, 142, 457. Corrado da Fogliano 28. Corregio 582. Corvarano 447, 448. Cosercoli 501. Cosimo I 591. Cosina 151, 453. Costanza 670. Costanza, figlia di Corrado da Fo gliano 28. Costanzo 22, 54. Cotignola 1, 2, 3 e segg.; 174, 184, 194, 299, 304, 393, 396. Crema 602. Cremona 16, 46, 413, 421. Cresci Migliore 107, 109. Cristiani Baldassarre 601, 602, 603. Crivelli Boniforte 197. Crivelli Margherita 41, 53. Croce Coperta 595. Cuppano Isidoro 617. Cuppano Lucantonio 599, 609, 610, 611, 614, 617, 621, 687. Cusago 420. Da Alviano Bartolomeo 318, 476, 510. Da Bagno Nicola 321. Da Canali Matteo 48. Da Feltre Ottaviano 558. Da Forma Onorato 204, 205. Dalamasa Girolamo 492. Dal Borgo Ciriaco 44. Dal Fiesco Gian Luigi 436. Dalla Velia Angelo 441. Dalle Selle Alessandro 140. Dalle Selle Giovanni 138 , 263, 269, 379, 378. Da Londerano Giovan Pietro 507. Da Lubiano Bastiano 584. Dal Poggio Cristoforo 172, 173. Dal Ronco Giacomo 119, 120, 135, 137, 383. Dal Ronco Matteo 132, 138. Dal Ronco Paolo 115. 844 INDICE ALFABETICO Dal Tinello Bastiano 358. Da Spello Pier Paolo Venanzio 458. D'Aubigny Mons. 214. De Andreis 60. De Anterigolis (Da Anterigoli) Mo- gister Ioannes olim Bartholomei Gui doni» 537. De Bagno Rizardo 37. De Bencis Americi 591. De' Borselli frate Girolamo 555, 559. De Canneli Niccolò 281. De Cat.... Gio Battista 488. Dece 420. De Corpis (sic) Cristoforo e sua fi glia Bianca 144. De Franco Gian Maria 152. De Galeata Cesare 337, 344, 501, 502. De Galeata Riccardo 508. De Gentilini Battista 412. De Ghia 229. De Ghoris (De' Gori) Dante olim Be nedica 537. De'Giustini Lorenzo (de Cintiate Ca stello) 22. Degli Agostini Silvestro 498, 499. Degli Alberti Piero 316. Degli Albizi Alessandro 279, 296, 397. Degli Orcioli Bartoiomeo 152. De Guasconibus (De' Guasconi) Joan- nes Baptista olim Caroli 537. De Guelva Francesco 411. Del Bcccarino Antonio 186. Del Bergamino Zampiero 319. Del Bufalo Cristoforo 558. Del Campanile Margherita 41. Del Fiesco Ibreto (sic) 50 Della Rovere Giovanni 70. Della Bovere Giuliano 175. Della Rovere Maria 528. Della Volpe Cav. 518. Del Majno Andreotto 17. Del Nero Bernardo 187. Del Nero Simone 511 Del Ponte Lodovico 101. Del Preto (sic) 347. Del Quartiere Bartoiomeo 180. Del Quartiere Francesco 180, 184, 187, 210, 228, 225, 570, 572. Del Serra Ser Antonio di Ser Pietro 537. De Ludovici Girolamo 393. De Lupis Azzo 560. De Malingegnis (De' Malingegni) Ma- gister Joannes olim de Gabrielli» 537. De Mantechitis Lorenzo 505, 603. De Manthy (sic) Damiano 583. De Marcha Ridolfo 190. De Marzi Alberto 465. De Melozzo Antonio 462, 509, 515, 528, 530, 531, 508. De' Moratini Gasparino 444. Denano Cesare 372. De' Nasi Pietro 141. De' Nerli Bartolomeo 402. De' Pazzi Andrea 320, 321, 348, 359, 383. De' Pazzi Bartolomeo 192. De' Pazzi Jacopo 192. De' Pittori Giovanni 399. De Ricano Alessandro Orfeo 69, 365, 368, 870, 371, 372, 375, 376, 377, 383, 386, 400. De' Rossi Lorenzo 272. De Sala Camillo 607. Desjardins Abel 206, 406, 412. D'Este Alberto Marchese di Ferra ra 5. D' Este Alfonso 96. D' Este Anna 197. D'Este Beatrice 413, 414. D'Este Ferdinando 407. De Vayrio (.»«) Andrea 596. De Vegiano Battista 203. De Zeloni Nicolò 170. Di Bagno Francesco 77, 79. Di Calderoni Gabriel 486. Di Catoli Baldassare 360. Di Ciechi Giovan Francesco 477, 481, 482, 483, 484, 488, 494, 497, 502. Dieci di Libertà 297, 298, 314. Diedo Francesco 74, 92. Dionigi 191, 195, 337, 511, 512. Dionigi da Brisighella 816. Dionigi di Valdilamone 597. Di Queti Bartolomeo 157. Di Rinieri Leonardo 385. Di Zuccoli Pierantonio 180. ' - * DEI NOMI DI PERSONE E DI .LUOGHI. 845 Domascus 699. Domenico da Boiogna 69. Don Desiderio 106. Don Federigo 217. Don Francesco (cappellano di Cate rina) 60. Don Jovano (rie) 492, 493. Donne di Santa Orsola di Milano 61. Don Pier Lorenzo da Camerino 776. Don Piero 607. Don Zannico Ciancio 382. Doria Domenogazo 48. Dovizi Bernardo (detto il Bibbiena) 212, 213, 214, 215, 218, 220, 222. Dozza 142, 143. Drai o Diei, (soprannome preso dai Pasolini) 5 e seguenti. Duca di Bari 67, 436. Duca di Calabria 93.94,201,212,213, 214, 215, 218, 221, 222, 265. Duca di Candia 207. Duca di Ferrara 26, 60, 71, 220, 239, 251, 270, 357, 369, 372, 382, 384, 404, e passim. Duca di Monferrato 398. Duca di Savoia 256. Duca d'Urbino 178, 248, 299, 302, 805, 306, 315, 828, 483, 515. Duca Valentino 372, 387, 407, 441, 443, 451, 457, 460, 464, 465, 478, 482, 483, 485, 487, 493, 495, 500, 508, 581. Duchessa di Calabria 16. Duchessa di Ferrara 66, 70, 83, 96, e passim. Duchessa di Kent 5S7. Eduardo IV re d'Inghilterra 67. Ettore di Antonello da Forlì 121, 161. Fabricio Elphiteo («e) 22. Faentini 247, 389. Faenza 1, 5, 82, 83, 112, 269, 297, 299. Fanti Innocenzo 195, 597. Fantini Felice 595, 596, 597. F. de Noxeto (sic) 69. Fedado Lazaro 22. Feo Carlo 542, 543. Feo Corradino 107. Feo Giacomo 141, 168, 172, 178, 181, 182, 183, 184, 186, 187, 188, 193, 200, 209, 211, 214, 215, 216, 229, 230, 2-48, 252, 258, 271, 337, 505, 542, 568, 569, 570, 571, 572, 604, 605. Feo Tommaso 101, 154, 155, 200, 224, 596. Fernando re 24, 55. Ferdinando di Spagna 252. Ferdinando re di Napoli 35, 258, 275. Ferolfino (rio Antonio 22. Ferrara 105, 272, 513. Ferretti Nicolò 176, 202, 203. Fiandra 353. Filangieri Gaetano 04. Filippo da Cremona 290. Fiordiana de Mondaino (rie) 152. Fiorentini 120, 247, 251, 259, 263, 264, 265, 268, 298 e passim. Fiorenzola 344, 496, 607. Firenze 5, 26, 44, 47, 60, 95, 98, 99. 100 e passim. Foresti Filippo 272. Forlì 50 e passivl per l'intero volume. Forlimpopoli 120, 129, 175, 178, 186, 210, 244, 271, 339, 344, 497, 569. Fornaro Simone (procuratore e no taio pavese) 22. Fortunato Francesco piovano di Ca scina 285, 304, 305, 306, 310, 311, 313, 314, 821, 350, 353, 368, 371, 378, 381, 384, 389, 390, 399, 400, 405, 454, 455, 457, 465, 466, 469, 470, 475, 489, 510, 511, 514, 517, 518, 521, 523, 524, 528, 530, 532, 533, 535, 536, 538, 541, 543, 548, 550, 551, 553, 554, 583, 606, Fortunati Giovanni 457, 511, 518. Foscari Pietro 71. Fra Bombozzo 255. Fracassa (capitano) 111, 184, 194, 293, 2%, 297, 298, 299, 304, 307, 316, 318, 319, 324, 325, 328, 329, 331, 334, 336, 341, 347, 348, 359, 452. Fra Costantino 710. Fra Cristoforo de li Marchesi 177. Fra Giambattista 464. Fra Jacopo della Marca 146. Franceschino da Predappio 196. Francesco 455. Francesco barbiere 509. Francesco canonico 301. Francesco da Parma 487. 846 INDICE ALFABETICO Francesco I re di Francia 439. Francesco II d'Austria 587. Francesco II Sforza 496. Francesi 203, 249, 250, 264, 265, 482. Franchino 66. Francia 88, 259, 260, 261, 268, 458. Fra Paolo da Tortona 386. Frate Bartolomeo 402. Frate Bernardino da Gariboldi 496. Frate Domenico 506, 519. Frate Piero da Padova 536. Frater Augustinus quondam Ser Ven turini de Brescia 537. Frate Silvestro 84. Frati di S. Francesco 177. Frater lacobus Philippw Bergomensis 272. Frate Vettorino 537. Frate Matteo 752. Friuli 288, 531, 732. Frosino 5. Galacius Tomasius magister domili 37. Galeata 321, 344. Galeotto da Carina 106. Galeotto della Mirandola 292. Galgabal (»ic) 699. Gambagnola Bartolomeo da Cremo na 1. Garatim (sic) 699. Gariboldi romita 607. Garigliano 484. Gasparambrosio 41. Gaspare 499. Gasparino 107. Gaspero 699. G. B. T. 480. Generale de' Servi 140. Genova 36, 40, 50, 58, 153, 174, 176, 198, 201, 258, 292, 357, 413, 436, 437, 498. Genovesi 98, 102, 206. Gentile Cosma 506. Gentilini Battista 223. Ghiaradadda 52. Ghinzoni Pietro 22, 29. Giacomini Antonio 316, 317, 319. Giambattista da Imola 223, 447. Gian Francesco da Bagnano 121. Gian Francesco dal Pian di Mele to 48. Gian Francesco di Ser Paolo 223, 257. Gian Luchino da Legnano 506. Gian Pietro 139. Gian Pietro da Brisighella 147. Giardino (villa) 150. Giorgi fra Arcangelo 507. Giovan Giacomo 22, 66. Giovanna da Cotignola 8 e seguenti. Giovannantonio da Calabria 154. Giovanetti (De') Antenore 197, 234, 246, 254, 398, 399, 470, 475, 479, 481, 497, 498, 503, 521, 532, 550, 608. Giovanni Alberto da Castiglione 92. Giovanni Andrea da Savona 197. Giovanni Angelo 98, 100, 308. Giovanni Bettino 259, 361. Giovanni da Bellinzona 26. Giovanni da Casale 101, 120, 262, 319, 320, 357, 383, 384, 390, 393, 394, 895, 396, 397, 398, 400, 401, 411, 413, 441, 444, 451, 468, 509. Giovanni da Castrocaro 304. Giovanni da Castronovo 310, 311, 378, 379. Giovanni da Novate 63. Giovanni dipintore 170. Giovedio 397, 481. Girard de Collis 12. Girardi Domenico 592, 593. Girolamo da Beccaria 22. Girolamo da Bologna 66. Girolamo da Casale 107. Giulia (figlia di Galeazzo Riario) 528, 539. Giulio D 175, 269, 484, 486, 553. Giustinian A. 496. Glandéves 283. Gonfaloniere di Forlì 586, 587, 588, 589, 593. Gonzaga Corrado 19, 24. Gonzaga Costanza 28. Gonzaga Elisabetta 601. Gonzaga Francesco 55, 105, 142, 254, 271, 283, 287, 405, 458, 584. Gonzaga Gabriella 21, 22, 23, 24, 28. Gonzaga Isabella 254, 256, 258. Gorizia 530. Governatore di Cesena 116, 133. Governatore d' Imola 37, 159. DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 817 Governatore di Rimini 114. Grabsola da Castrocaro 198. Granarolo 1, 3 e seguenti. Grasso Lazzaro 486. Gregorovius 456, 460. Griffo Ambrogio 22, 26. Grifone Giovanni 188. Grifus L. 29. Grottaferrata 98. Guardamiglio 88. Guacini Pietro 878, 581, 586, 587, 590, 594. Guasconi Gio. Battista 486, 582. Gubbio 74, 806. Guerra Guido 191, 228, 233, 235. Guerrini Olindo 601. Guglielmo II re di Prussia 587. Guicciardini 412. Guidiccioni Mons. 192. Guido Antonio 169. Guidobaldo da Montefeltro 601. Hyeronyma (Girolamo) 566. I. B. L 498. Ilario 289. Il Bello 182, 188, 185, 187. H Moro 553. D Negro (Pasolini) 6. E Rosso 405. Imola 18 e passim per tutto il volu me; rocca d'Imola edificata 18. Indie 524. Infessura 97. Inghilterra 67. Innocenzo VHI 101, 105, 125, 130, 147, 671. Innsbruck 461, 485. Insacroveste (soprannome di Giaco mo Feo) 141. Inviziati Pietro Andrea 89. Ippolito 96. Isabella d'Aragona 601. Isabella di Spagna 252. Jabeta dangello (sic) 58. Jacomo da Volterra 131. Jacopo da Canale 145. Jacopo vescovo riminese 141, 142. Janmaria 458, 468. Joan (sic) 464. Joanmaria 164. Joannes advocatus (sic) 29. Joannes de Castilliono 87, 102, 169. Joanniantonio 149, 150. Joanni Francesco de la Mirandola (sic) 448. Julio di Schagiato (sic) 486. Lamayrola Gio. Maria (sic) 61. Lambertelli Guglielmo 147, 168, 170. Lambertenghi Giulio 8. Lamellino Nicolò 494. Lampugnani 80. Landò Manfredo 134. Landriani Bianca 261, 595; sua la pide funeraria 596, 597. Landriani Lucrezia 520. Landriano (Da) Pietro 26, 596. Lanfredini Giovanni 95, 97, 109, 115. 138. Langha Mateo (sic) 505. Lardi Gio. Battista 407. Lathesi 530. Lattuada Cristoforo 281, 283, 369. Lazzaro ebreo 182. Le Lame 6, 7. Le Lieure Enrico 609. Lelio Menico de Victorio 558 Leonardo 868. Leonardo da Vinci 418. Leonardo ostiere 104. Leone 260, 834. Leone X 448, 496, 564, 810. Leostello Giampiero 94. Leroux 18. Lione 10, 11, 498. Lipranda (Da) Carlo 77. Liverati Carlo Ernesto 586, 587, 588, 590, 591, 598, 594. Livorno 339. Loches 413. Lodi 298. Lodovico il Moro 129, 188, 177, 181, 184, 185, 186, 187, 189, 193, 194, 196, 198, 199, 200 e seguenti ; suo testa mento 413. Lombardia 177, 402, 470, 485, 496. Lomel.... Nicolò 496. Londerano (corr. : Landriani) Giovan Pietro 154. Londra 10, 555. 848 INDICE ALFABETICO Loreto 168, 244, 382, 383, 536. Luca de Panzano 530. Luca de Quattrino (sic) 159. Lucca 569. Lucido Cataneo 411. Lucido Giovanni 412, 440, 444, 451, 457. Lugo 178, 457, 458, 492. Luigi XI 11, 12, 13. Luigi XH 413, 670. Lunisana (Luniyiana) 339. Luparo Jacomo 243. Machiavelli Nicolò 31S, 390, 391, 393, 394, 895, 397, 402, 482, 483, 586. Macchietta Francesco 138. Machirelli Achille 161. Machirelli Michele 143, 162. Maddalena fiorentina 290, 479. Madonna Costanza 464, 606, 607. Madonna Fiordolixe (Fiordalisa) 504. Madonna Ixabeta (Elisabetta) 41. Madonna Lucrezia 534. Madonna Stella, sorella di Caterina 509. Maestro Ambrogio 306. Maestro Andrea 532. Maestro Bartolomeo 859, 360, 549. Maestro Feraldo 479. Maestro Giorgio 292. Maestro G. spagnolo 476. Maestro Bodolfo 157. Mafeis don Celso (sic) 30. Maffei Mons. Agostino 66. Magagnone 230. Magalotti Filippo 729. Magenta Carlo 68, 69. Maiano 321. Manieri Danesio 18. Malatesta 250, 283. Malatesta de' Malatesta 367. — Pandolfo 233, 284, 286, 288, 203. Malatesta Boberto 91, 367. Maldente Maso 138, 203. Malgalar (sic) 699. Malvezzi 203. Malvezzi Pirro 104. — Virgilio 62. Mancino da Bologna 202. Manfredi 18, 194, 296. — Astorre 141, 152, 166, 185, 193, 194, 226, 242, 244, 246, 264, 269, 270, 291, 336, 337, 358, 486. Manfredi Ettore 225. — Galeotto 83, 84, 92, 102, 109. e seguenti. Manfredi Ottaviano 324, 837, 861, 877, 889. Manfredi Taddeo 38, 89, 45, 50 79, 293, 555. Manfrone Paolo 300, 813, 362. Mannajoni Giovan Battista 609, 617. Mantova 226, 230, 254 , 256 , 258, 271 e passim. Marca 90, 802. Marchesa Gonzaga 608. Marchese Costa di Beauregard 30. — di Mantova 24, 102, 133, 134. 137, 143, 154, 178, 221, 230, 246, 278, 307, 308, 319 e passini. Marchese Gonzaga 607. Marchesi da Cotignola 9. Marchetti Nicola 591, 592, 598. Marcone Gaspare e Joanantonio 145. Marconi (Cronaca) 150, 189. Marconi Sigismondo 879. Margotti Federico 157. Maria (schiava) 461, 467, 468. Malignano 16, 139. Marino 489. Marino da Mercatello 217. Marradi 315, 322, 324, 325, 328, 329, 344, 347. Marsand 1, 8, 94, 418, 454. Marsilio Compagnon (sic) 810. Martelli Carlo 87. Martelli Gio. Battista 59. Martesana 430. Martinelli 247, 248. Martino V 151. Marullo Tardi ianota 508. Massaconi ser Bartolomeo 523. Massa Lombarda 158, 159, 178, 228, 251, 281, 282, 287. Massimiliano conte di Pavia 417 , 436, 438. Massimiliano imperatore 252 , 255, 414, 519, 603, 670. DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 819 Matiscone 98. Matteo da Acquapendente 547. Matteo de Garlasso (sic) 135, 137. Mattiolo 15. Mazzatinti Giuseppe 1. Medici (De') Bianca Maria 17. Medici (De') Caterina 618. — Cosimo 620, 676, 680, 782. Medici (De') Galeotto 497. — Giovan Marco 559. — Giovanni Cardinale 448, 528. Medici (De') Giovanni 238, 258, 260, 261, 263. Medici (De') Lorenzo 95, 99, 100, 109, 110 e segg.; 187, 222, 249, 257, 263, 278, 327, 833, 886, 339, 349, 350, 352, 860, 861, 864 , 885 , 389 , 449 , 459, 465. Medici (De') Lodovico (Giovanni dalle Bande Nere) 397, 399, 401, 496, 508, 511, 514, 521, 528, 524, 530, 531, 533, 534, 539, 542, 546, 548, 550, 551, 554, 585, 591, 599, 609, 610, 614, 617. Medici (De') Pierfrancesco 308. Medici (De') Piero 173, 175, 176, 177, 181, 183, 185, 186, 189, 194, 196, 288, 257, 262, 805, 352, 452, 580. Melchior 699. Meldola 114, 321, 501. Melegnano 17, 44. Melozzo 468, 470. Mercato Saraceno 483. Merenda Franceschino 467. Messer Adriano 446, 448. — Alessandro 386. — Alfonso 448. — Aloysio 446, 447. — Antonio secretarlo 262, 468. — Bartolomeo 490. — Battista 165. — Bonaparte 476, 487. — Corradino 108. — Filiberto 505. — Gio. Andrea da Forlì 285. — Gio. Giacomo 403. — Guido Antonio 312. Messer Luffo 138. — Manfredo 177. — Marchesino 290. — Paulo 468. — Remiro 460. Meyer C. 277. Mezamici Francesco 479. Michele da Casale 248. Michele da Dozza 478, 479. Milanesi 126, 127. Milano 8, 10, 11, 12, 18, 15, 16 e passim per l'intero volume. Millinus (Mellini) 76. Minuti Antonio 1. Mirandola 470. Missirini Abate Melchiorre 586, 587, 588, 590. Missirini Giovanni 587. Mocenigo Giovanni 69, 70. Modena 41, 42, 46, 70, 83, 96, 101, 103, 117, 180, 138 e passim. Modigliana 320, 824, 325, 327, 828, 329, 330. Molfetta 98. Monache di S. Benedetto 166. Monaco di Baviera 144. Monastero di San Mercuriale 560. Monastero di Santa Maria delle Mu rate 538, 539, 540, 548, 552, 586, 587. Monastero di San Luca 540. Monferrato 285. Mongardi Tommaso 101. Monsignani Giovanni 581. Monsignor di Roano 408. — di Sandio 581. — di Trans (sic) 502. Monsignore Gisperto 580. — Orsini 448. Montechierulo 278, 292. Montecristo 251. Montedoglio 844. Montefiascone 595. Monteghiottuno (sic) (Monte-guti- gnano?) 248. Monte Giordano 97. Monte Gonzi 457. Montesecco Gio. Battista 48. Montino da Cavina 177. Monza 272, 420. ddd 850 INDICE ALFABETICO Mora Bona (serva o ancella di Ca terina) 546. Moratino Bartolomeo di Guardi 137. Morattini Giovanni 584. Mordano 214, 215, 216, 217, 222, 500. Morea 55. • Moretta (serva di Caterina) 540. Morgante 568. Motta Emilio 30, 809. Mozzapè (soprannome dei Pasolini) 6 e seguenti. Mugello 280, 286, 288, 534. Mulinella 218. Murat 618. Muratori 97, 555, 558. Muto Giovanni 558. Naldi Dionigi 356, 396, 411. Naldi Vincenzo 291, 293, 308, 486. Napoleone (cancelliere di Gio. Ben- tivogli) 80. Napoli 19, 21, 35, 58, 66, 160, 267, 493. Nardi Iacopo 317. Nardozzi Antonio 595. Narducci Enrico 558. Nasi Pietro 154. Nichilini Antonio 584. Nicodemo 38. Nicolò 468. Nicolò da Cremona 107. Nicolò del Sale 516. Nicolò di messer Ettore 584. Nicolò forlivese 584. Nicosia 571. Nonantola 96. Novalesa 18. Novara 98. Novi 555. Numai Francesco 76. Numai Gismondo 76. Obizzo (d'Este?) 115. Obizzo di Castel del Eio 509. Olgiate (Da) Agostino 26. Oliva Fabio 102, 378. — Giacomino 14. — Girolamo 14. Ordelaffi (Gli) 92, 115, 120, 122, 141, 150, 2-12, 389, 480, 481. Ordelaffi Anton Maria 102, 122, 124, 291, 293, 294, 300, 338, 348, 400. Ordelaffi Francesco Maria 85. — Lodovico 497. — Pino 107. Oriolo (Da) Francesco 80. Orléans 11. Orselli Lorenzo di Guido 137. Orsi 110, 113, 118. Orsi Francesco e Lodovico 76, 107, 111, 114, 115, 119, 122 e segg. Orsini 48, 49, 55, 74, 80, 217, 411, 477. Orsini Paolo 99, 183. — Virginio 102, 144, 206, 207. Orvieto 74. Ostia 175, 887. Padova 559. Padovani Alessandro 601. Paduana (sic) 366. Padre Richa 591. Padri Minori Osservanti Riformati 595. Pagliano (teatro) 60. Pagliarino 138. Paglicci Brozzi A. 603. Paladino Nicolò 188. Palarino Benedetto 464. — Piero 464. Palazzo Apostolico (Vaticano) 59, 60. Palazzo di S. Caterina a Roma 61, 63, 64. Pallavicini Galeazzo 504. Pallavicino Cosimo 151, 171, 174, 175, 198, 200, 568. Pallavicino da Scipione, marchese Nicolò 19, 86. Palmeggiani Francesco 157. Paloni Stefano 558. Pampaloni Luigi 591, 592, 598. Pandolfini Pier Filippo 187. Panicarola Gian Pietro e Luigi 11, 12. Panicarola Gottardo 17. Pansechi Lodovico 114, 116, 182, 135, 136, 187. Pansechi Nicolò 187. Panzacchi Enrico 595. Panzavolti Antonio 248. — Marchionne 166. Paolo II (Barbo Paolo) 672. Paolucci Lodovico 108, 258. DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 861 Paoluooi Luigi 591, 593. Papio 602. Parenti Pietro 578. Parigi 1, 10, 11, 12, 13, 16, 30, 32, 33, 44, 59, 94, 272, 407, 413, 439, 454, 498. Parma 19, 35, 39, 41, 50, 52, 98, 227, 396, 473. Parmesana 147, 347. Pasolini 1, 2. — Alessandro 192. — Giasone 5. — Guido 486. — Marco 6. — Martino ; si getta ai piedi di Sforza; è perdonato 2, 3, 4, 5. Pasolini Niccolò 5 e segg. — Pier Desiderio 595, 597. — Pier Francesco 291, 486. — Romeo 196. — Vincenzo 179, 191, 195. Paterlini Ermanno 595 , 597. Pavia 19, 20, 21, 22, 24, 26, 68, 139, 147, 169, 185, 215, 413 , 602. Pegaso 387. Pellegrino 500. Pepi Francesco 456. Perosa (Perugia) 464. Perugia 74, 78. Pesaro 94, 180, 187, 188, 195, 296, 387, 388, 412. Petrus Arch. Reginus (sic) 374. Piacentino 355. Piacenza 20, 38, 147, 465, 470. Piancaldoli 120, 123, 562. Piasentino (buffono) 45. Piazza Navona 480, 558. Piccoli Gabriele 498 , 500 , 515 , 519, 520, 521. Piechlet Gaspare 143. Pierantonio armaiuolo 508. Pierantonio da Forlimpopoli 230. Pierfrancesco 389. Pier Matteo Albanese 338. Pier Paolo da Codronco 478. Pier Vittorio 199. Pieve di Teco 595. Pigneda (pineta di Ravenna) 324, 315. Piratello (santuario presso Imola) 145, 150, 489. Pirzio Harione 532. Pisa 4, 5, 58, 194, 255, 306, 322, 326, 339, 344, 378, 386, 390, 391, 403, 573, 581. Pitigliano 143, 411. Pizzighettone 421. Piacentino Antonio (sic) 1. Po 430. Podena 522. Poggibonsi 10. Polidoro Philiberto (sic) 321. Pontano Giacomo 207. Pontanus Bencius (sic) 547. Ponte Molle 99. Ponte (regione di) 66. Pontremoli 267. Porcaro Gentile 558. Porcello Lucio 558. Porta Cotogni 157. Porta Giobia a Milano (castellano di) 415, 416, 417, 424, 425, 438. Portoghesi 524. Pretone da Modigliana 337. Primalcore 501. Principe di Salerno 294. Prognolo Stasio 390. Pucci Dionigi 146, 166, 167, 173, 196. Pucci Lodovico 177. Pucci Puccio 151, 175, 177, 180, 181, 183, 185, 186 e segg. Ramazzotto 295, 344, 488. Rangone Nicolò 259. Ranuzzi Girolamo 62. Rassignano 520. Ravaldino (rocca di) 108, 120, 154. Ravenna 5, 65, 87, 88 , 94, 121, 227, 233, 249, 296, 298. Re Adoardo (Eduardo) 747. Re Alfonso 206, 207, 208, 209, 212. Re Carlo 463. Redditi Bartolomeo 95. Re di Francia 163, 221, 222, 366, 373, 388, 402, 407, 442, 458, 461, 503, 530, 535, 536, 579, 581, 606. Be d'Inghilterra 530. Re di Napoli 151, 203, 283. Re di Spagna 254. 852 INDICE ALFABETICO Re d'Ungheria 135. Re e Regina d'Italia a Forli 58. Reggio (Emilia) 42, 46, 405, 473. Regina di Francia, moglie di Lui gi XI 10, 11. Regina d'Inghilterra 587. Regina Margherita 571. Reguardati Benedetto 16, 17. Re Lodovico di Francia 463. Renato 613. Re Raineri 676. Re Ruberto 690. Reverti Lucia 485. Riario Bianca 226, 305, 336, 375, 376, 414, 454, 465, 467, 473, 479. Riario Cesare 71, 108, 143, 255, 259, 357, 362, 364, 365, 366, 372, 373, 374, 375, 378, 386, 448 e pastim. Riario Girolamo 18 e passim sino a pag. 145 circa. Riario Livio 108, 143, 388. — Ottaviano 108, 124, 134, 135, 143, 188, 194, 211, 213, 227, 229, 235, 237, 251, 254, 263, 264 e pastivi. Riario Paolo 355, 454, 455. — Pietro cardinale di S. Sisto 22, 23, 24, 30. Riario Raffaele cardinale di S. Gior gio 65, 210, 246, 255, 259, 386, 457, 499, 554, 569. Riario Scipione 287, 469, 603. — Sforza 143, 373, 374, 378, 460, 461, 546. Riario Tommaso 479, 520. — Violantina Gentile 36. Ricci Francesco 93. Ricio (o Ricci) Domenico 71, 266, 288, 311, 357, 358. Ridolfi 266. Ridolfi Filippo 267. — Gio. Battista 473. — Giovan Tomaso 138, 139. — Nicolò 137, 187. — Simone 305, 309, 314, 321. Rigo 285. Eimini 8!), 90, 133, 202, 235, 236, 218, 280, 281, 283, 285, 286, 288, 301, 353, 354, 368, 397, 401. Rinucci Battista 476. Ripa 98. Ripalta 134. Risorboli Cristoforo 271, 288, 289, 295, 309, 384, 385, 400, 508, 580. Rizo de Rondone 458. Rizo (Ricci) Gio. Giacomo 31. Rizo Nicolò 59, 63, 289. Rizzo da Cavina 516. Rocca di Cast.... presso Marradi 322, 328. Rocca S. Cassiano 317. Rocca Soriana 482. Rodolfo da Forlì 142. Roma 18, passim per l'intero volume. Romagna 81, 177, 265, 291, 292, 294, 296, 299, 302, 303, 314 e passim. Romagnoli Gaetano 601. Ronco 321. Rondinello 363. Rosaria 553. Roscoe 810. Rosette Pietro Antonio 148. Rossi Bianca 467, 514, 515, 519, 525, 529. Rossi conte Luigi 810. — Dario Giuseppe 609. — Pietro Maria 525, 530. — Ser Bartoiomeo 519. — Troilo 519. Roversano 501, 502. Roverso Antonio 494. Ruberto da Rimini 116. Rubino 534. Rucellai Bernardo 102, 146, 187. Russi 190, 486. Rustici Cencio 558. Sabelli Bartoiomeo 129. Sacrati Girolamo 402, 406. Sagramoro da Rimini, vescovo di Parma 30, 38, 55. Salso 484. Salviati Francesco 540, 543, 544, 545. — Giacomo 540, 541, 543, 544, 555. Salviati Giovanni 540, 543, 544. San Benedetto 377. Sau Bernardino 146. San Clemente 86, 511. San Francesco 97. DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 853 San Giacomo di Gallizia 457. San Giacomo sopra Arno 95. San Giorgio di Genova 96. San Girolamo di Fiesole 357, 358. San Marco (convento a Firenze) 296. San Martino 457, 551. San Mauro 161, 162, 164, 207, 279, 280 , 282 , 283 , 285 , 373 , 374 , 397, 481, 566. San Piero a Sieve, 534. San Quirico 518. San Secondo 473, 514, 515, 525, 530. Sanseverino Antonio Maria 452. — Bianca 413. — Galeazzo (conte di Ca- iazzo) 134, 137, 272, 407, 561, 562. Sanseverino Gaspare (Fracasso) 260, 296, 299, 300, 301, 308, 310, 313, 322. Sant'Agata 214, 215. Santa Maria del Fiore 538. Santa Maria di Loreto 244. Santa Maria di Ripa 531. Santa Sara 272. Santo Antonio de Vianne (sic) 270. Santoni 5. Santo Stefano de Marliano 557. Sanuto 290, 300, 411, 413, 486, 512. San Vitale 94. Saragona Ciriaco 558. Sarti Alessandro 482, 483, 487. Sassatelli 553. — Francesco 113, 125, 367. — Giovanni 497, 512, 553. — Pensiero 378, 379. Sassuolo 521, 522. Savona 10, 288, 311, 358, 411. Savonarola fra Girolamo 276. Scandalona 536. Scarabelli Giuseppe 595, 597. Scarampo Nicolò (familiare di Si sto IV) 22, 37. Scarperia 243. Schiavonia 120. Scossacarri Marco 138. Sebastiano abate di Galeata 483. Sebastiano vescovo 536. Sedici Riformatori di Bologna (spo glio di lettere dal 1488 al 1499) 573, 578. Sementi Paolo 226. Semiramide 272, 273, 274. Senesi 93. Senigallia 70, 295. Serai Gian Piero 60. Ser Antonio 533. Seregni Giovan Giorgio 441. Sereni Giacomo 37. Ser Fabiano 482. Ser Lorenzo 195. Ser Mattia 61. Sermoneta 484. Ser Piero 146. Ser Piero da Bibbiena 364. Serristori Nicolò 514, 524, 528. Ser Stefano 112. Sforza 88. — Alessandro 17 , 41, 357, 413, 441, 442. 443. Sforza Ascanio cardinale, 40, 171, 194, 196, 225, 233, 237, 239, 250, 289, 291, ' 387 , 388, 477 , 480 , 483 , 484 , 485, 488, 510, 586. Sforza Bartolo 2, 3, e seguenti. — Bianca Maria duchessa di Mi lano, 10, 11, 16; suoi medici 17, 602, 603. Sforza Bianca Maria imperatrice, so rella di Caterina 459, 519. Sforza Carlo 17. — Caterina 6, 15, 17, 21, 22, 23, 24, 25; doni di nozze 27, 28, 34, 36, 37, 38, 39, 40; ottiene da Sisto IV la facoltà di entrare nei conventi di frati e di monache 66; è dichia rata da Alessandro VI decaduta dallo Stato come indegna, insieme ai suoi figli 373; suo testamento 537 ; e passim per l'intero volume. Sforza Chiara 41, 53, 390, 392. — Costanzo 54, 94. — Francesco 1, 12, 180, 267, 272, 276. Sforza Filippo Maria 173. — Galeazzo 11, 12, 14, 15, 17, 18, 19, e segg.; 100, 102, 129, 133, 134, 151, 204, 219, 364, 367, 368, 369, 372, 375, 454, 473, 474, 485, 518, 546, 548, 602. 851 INDICE ALFABETICO Sforza Giacomo (o Muzio); è ferito dai Pasolini, li perdona 2; assalito di nuovo 3, 4, 180. Sforza Giovanni 296, 412. — Ippolita 170, 171. — Lodovico il Moro 3, 15, 30, 59 e passim. Sforza Ottaviano Maria 50. Sforzesca 30. Sforzino 272, 276. Sfondrati Battista 156, 164, 262, 269. Siaia Melchiorre (Ciaia) 559. Sicilia 484. Siena 10, 36, 226, 482, 559, 560. Signora Filippa 776. Signor di Benino ttic) 581. Signor di Galvano (sic) 581. Signor di Pesaro 461. Signor di Piombino 331, 335, 344. Silvestri Giacomo 499, 500, 506, 510, 550. Simone 217. Simone d'Ambrona 138. Simone de' Fiorini 137. Simone ebreo 103. Simonetta Bianca 140. Simonetta Cicco 15, 18, 26, 34, 35, 37, 41; sua moglie 59, 61, 68, 69; Gio vanni suo padre 69, 73. Simonetta Francesco di Cicco 511. Sirasono 557, 558. Sisto IV 28, 29, 30, 32, 52, 55 e segg. 92, 97, 98, 101, 116, 117, 161, 444, 484. Siviglia 382. Soderini F. cardinale 528. — Paolo Antonio 187, 583. — Pier Vittorio 197. — Tomaso 506, 530, 583. Solarolo 180. Somenza Agostino 504. Sora 70. Soranzo Benedetto 571. Sotia Lucia (sic) 617. Spagna 55, 252, 253, 313, 353, 382, 385, 497, 500. Spagnoli 441. Spinola 436. Spinosis (sic) 67. Spinuzio di Francesco de Aspinis (sic) 143. Stampa Leone 556. Stanga Marchesino 1. Stefano 175. Stefano da Castrocaro 113, 114, 115, 118, 122, 124. Stella, sorella di Caterina 10S. Stinche (prigioni) 60, 535. Stradiotti 94. Strozzi Leonardo 306, 313 , 314, 316, 382, 385, 398, 399, 400, 401. Strozzi Tito 139, 148, 158. Suardo Pietro 341. Suasio D. Francesco 614. Suor Domicella 531. Suor Elena 393, 531. Suor Ubbidienza 551, 552. Svizzeri 340, 531. Tabarrini Marco 614. Tabomello 321. Talamone 411. Taranto 373. Tartagni 284. Tartagni Cristoforo 152. Taverna Giovanni 213, 214, 215, 504, 507. Taverna Stefano 233, 569. Tedeschi 340, 531. Tempioni Guglielmo 500. Terzaghi Maria Annunziata 587. Testadoro Giovanni 399. Tevere 34. Thuasne L. 112, 121. Tiberteschi (Tiberti) 227. Tiberti 247, 248, 271. Tiberti Achille 249, 352, 354, 364, 373, 394. Tiberti Polidoro 202 , 248 , 256, 301, 350. TigrinoBartolomeo da Bagnacavallo 552. Todeschino 151. Tolentino (De) Giovan Francesco 37, 48, 76, 77, 80, 82, 88, 90. Tomaso da Forma 533. Tomasoli Ludovico 531. Tomi Carlo, oste all'albergo dell'An gelo a Castel S. Pietro nel 1477 62. DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 855 Tonardello Gio. Battista 513. Tonduzzi 486. Tonelli Giambattista 457 , 459, 473, 477, 484, 485, 496, 499, 513. Torelli Achille 358, 362, 363. — Guido 461, 504. — Marsilio 556. Tornello Zambono (sic) 256. Tondello Tomasino 396. Torresani Giacomo 489. Torrini Girolamo 592. Toscana 297. Toscanella 188. Tossignano 121, 199. Tozzoni Baldassarre 145. Tradate 285. Tranchedini Francesco 160, 161, 163, 168, 170, 172, 174, 175, 209, 210, 212, 229, 280, 231, 232, 233, 234, 236, 237, 238, 239, 243, 244, 248, 249, 251, 253, 254, 256, 257, 258, 259, 260, 261, 264, 267, 269, 270, 277, 279, 280, 281, 282, 283, 284, 287, 288, 2!)3, 297, 298, 311, 344, 355 e seguenti; 567, 568, 571, 572. Tranchedini Nicodemo 267. Traprobana (Isola di Ceylon) 524. Trebbio 512, 523, 534, 535, 536, 550, 553, 554, 614. Trento 471, 538, 530. Trezzo 421. Trieste 531. Trivisana 366. Trivulzio Gian Giacomo 393, 441. Trollope Adolfo 609. Troscia 455. Trotti Giacomo 140. Turchi 117. Turco 67, 117, 352. Umberto I 595. Umbriatico 35. Ungheria 87. Urbino 74, 90, 356, 444. Vaiario Laurenzio olim Ugolini Domi nici (sic) 537. Vaini 113. Vaini Antonio di L. 528, 533, 534, 535, 536, 550, 553. Vaini Domenico 153, 163. Vaini Enea 159, 160, 169, 174, 567. — Guido 284, 287, 350, 440, 473. — Lodovico 512. Valdarno 511. Valdilamone 236, 291, 310, 315 , 316, 324, 377, 486. Valentini 408. Valenza 372, 388. Valle di Bagno 344. Vanni 238. Varadeo Girolamo 281. Vecchiazzani 207. Venezia, Veneziani 6, 7, 34 , 51, 52, 67, 71 e passim. Veniero Carlo 162, 163. Ventura ebreo 334. Vercellonibus (De) Thomensus de Tau rinensis 25, 26. Veronese 366. Verzio conte palatino 530. Vescovo di Alessandria 93. — di Como 442. — di Forlì 508. — di Lodi 476, 477 , 484 , 496, 502. Vescovo di Novara 441. — di Tortona 139. — di Volterra 289, 461. Vespncci Guidantonio 97, 99, 100 e segg.; 578. Vettori Pietro 188, 194. Viano 5. Vicentino 587. Vienna 587. Vigevano 17, 20, 129, 133, 134, 135, 156, 174, 177, 197, 203, 234, 237, 259. Villari Pasquale 496. Vimercati Taddeo 233, 234, 318, 355. Vincemalla Giovan Giacomo (sic) 37. — Giovanni Leonardo 602. Vincenzo da Monferrato 521. Visconte 461. Visconti Battista 14. — Carlo 14. — Francesco 14, 124, 129. — Gio. Galeazzo 137. — Gio. Maria e sua moglie 37. Vitelli Paolo 287. 856 INDICE ALFABETICO. Vitellozzo 335. Viterbo 188, 514, 525, 535, 550. Volterra 94. Zampeschi 481, 482, 484, 490. — Brunoro e Meleagro Zaniolo 156. Zarabbini Matteo 8. — Ugo di Biagio 7. Zavatta Giovanni 387. SPIEGAZIONI ED AGGIUNTE. I documenti 118, 119, 120, 121, 122 si trovano nell'arch. di Stato a Bologna collocati secondo la indicazione data di ciascuno a pa gina 64. Pag. 101 Dopo il doc. 228 si deve registrare una Lettera di Luigi Andrea Lotti a Lorenzo de'Medici sulla elezione di Innocenzo VIll. Firenze, Arch. distato, Med. a Pr. t. 39. Pag. 141 Dopo il documento 316 si aggiunga: 7 febbraio 1489. Pietro degli Assi (?) commissario fiorentino a Lorenzo de'Medici. — Congiura de gli Ordelaffl svelata a Caterina. — Si accenna anche ad un pos sibile matrimonio per Ottaviano. Firenze, Arch. di Stato, itei, a. Pr., t. 54, c. 92. Pag. 112, doo. 321 il marchese di Ferrara leggi il duca di Ferrara. Pag. 113, doc. 327. la marchesa di Ferrara leggi la duchessa di Ferrara. Pag. 119, prima del documento 312 16 novembre 1489 — Pietro Luctorio (sic) commissario fiorentino a Lorenzo il magnifico. — « Delle cose d' Imola non intendo altro « salvo per esserne ritornata la Madonna ad Forlì. » Firenze, Arch, di Stato, Med. a, Pr. t. 51, c. 104. 18 novembre 1489. — Lo stesso allo stesso. — Conferma la notizia che correvano dicerie sulla intenzione che aveva Caterina di ri maritarsi. — / castettani, fedeli al card. Raffaele Mario, ne erano malissimo contenti e scandalizzati all'estremo. Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 51, o. 105. eee 858 SPIEGAZIONI ED AGGIUNTE. Pag. 104, dopo il docilmente; 361 10 luglio 1490. — Pietro Luctorio de Nasi (sic) commissario fioren tino a Lorenzo de'Medici. — Parla dell' intenzione che ha il duca di Milano di voler mandar soldati a Forlì, di che madonna Caterina era assai mal contenta. Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. L Si, c. 114. Pag. 156, doc. 369 e 370 Sfrondati leggi Sfondrati. Dopo il doc. 372 aggiungi : 5 gennaio 1490 (stile moderno 1491). — Dionisio Pucci, commissario Fiorentino a Lorenzo de'Medici. — Parla della venuta dello Sfon drati, specialmente per impedire che il castellano d' Imola andasse a mal cammino. Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 54, c. 120. Pag. 175, dopo il doc. 449 Bi aggiunga : 13 marzo 1493. — Lettera del Pucci a Caterina nella quale le chiede conto della venuta del duca di Milano a Ferrara. Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. f. 64, c. 140. Pag. 200, doc. 604 a Lodovico il Moro leggi a Gian Galeazzo Sforza (?) Come è noto, Gian Galeazzo era duca, mail governo era in mano di Lodovico il Moro. Pag. 201, doc. 505. Risposta di Lodovico il Moro leggi di Gian Galeazzo Sforza (?) Pag. 202, doc. 608 che il duca leggi che egli. Pag. 208, doo. 626 ....Lodovico il Moro duca di Milano.... togli le ultime tre parole. Lo dovico reggeva il governo, ma non era ancora in possesso del ducato. Pag. 209, dopo il doc. 526 aggiungi : 8 luglio 1494. — // Bibbiena a Piero de' Medici. — Suo colloquio col re di Napoli. — Si allttde alla condotta della Madonna di Forlì. Firenze, Arch. di Stato. Med. a. Pr. t. 18, c. 265. Pag. 210, dopo il doc. 530, aggiungi : C agosto 1494. Puccio Pucci a Piero de'Medici. — Caterina voleva condursi col papa e non con altri. Firenze, Arch. di Stato, Med. a. pr. t. 18, c. 267. SPIEGAZIONI ED AGGIUNTE. 859 Pag. 212, dopo 11 doc. 534, aggiungi: 23 agosto }494. — Puccio Pucci a Piero de' Medici. — II) papa ha voluto concorrere soltanto per la quarta parte della spesa per la condotta della Signora di Forlì. Firenze, Aron, di Stato, Med a Pr., t. 18, o. 270. 25 agosto 1494. — Antonio da Colle a Piero de' Medici. — Ha spe dito per staffetta il mandato a Forlì. ibid. 11 settembre 1494. — Bernardo Bibbiena a Piero de'Medici dal campo del duca di Calabria in Romagna. — Difficoltà di conchiudere la condotta della Signora di Forlì. ibid. 20 settembre 1494. — Lo stesso allo stesso. — « Madonna di Furll « va bene, et darà bisognando 1000 fanti. » Ibid. f. 18, c. 291. Pag. 213, dopo 11 doc. 537 29 settembre 1494. — Antonio da Colle a Piero de' Medici. — Ebbe una lettera con la conchiusione della condotta della Signora di Forlì. Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., t. 18, o. 293. Pag. 356, doc. 963 Senza data, 1498? — N. B. Questa lettera è del 1496, forse del febbraio. V. la risposta di Caterina, doc. 636. Pag. 392, doc. 1050 Questa Chiara, altra figlia naturale di Galeazzo Maria e sorella ca rissima a Caterina, aveva sposato il conte Pietro Dal Verme, fatto poi avvelenare (così si legge) da Lodovico il Moro nel 1485, il quale poi nel 1488 la obbligò a sposare Fregosino Fregoso per assicurarsi il dominio di Genova. — (V. Litta, Famiglia Attendolo-Sforza). Pag. «3, doc. 1114 Testamento di Lodovico Maria Sforza, detto il Moro intendi Testa mento politico, cioè istruzioni sul modo di governo. Pag. 406, doc. 1096 sopra l'avvelenamento tentato. E spiegato nel testo e dai documenti che seguono che tutto fu sospetto ed errore. ' Pag. 446. doc. 1129 Alessandro Bramio leggi Alessandro Braccio. 860 SPIEGAZIONI ED AGGIUNTE. e a pag. 448 ALEXANDER BRAMIO leggi ALEXANDER BRACCIUS. Pag. 4S4, doc. 1145 Francesco Fortunati leggi Francesco de' Pepi. Pag. 459 Si avverta che i documenti 1158 (21 gennaio 1502) ed il seguente 1159 (30 gennaio 1502) datati da Firenze in stile fiorentino, si riferiscono al 21 e al 30 gennaio 1503 in stile comune. Pag. 461 doc. 1162 27 febbraio leggi 28 febbraio, 1502 (è stile fiorentino , in stile co mune è 1503. Pag. 475, doc. 1192 Antenoro, Antenore o Antinoro. Pag. 481, doc. 1199 23 ottobre leggi 25 ottobre. Pag. 486, doc. 1212 24 novembre leggi 24 dicembre. Doc. 1213 ....ad Ottaviano Sforza suo nipote etc. intendi ad Ottaviano Biario Sforza figlio di Caterina. Pag. 497, dopo il doc. 1238 aggiungi : 8 giugno 1504. Bo...ghi (sic) a Caterina sopra affari diversi. Firenze Arch. di Stato, Afed a. Pr. 15 giugno 1504. G, B. Tonelli a Caterina. — Discorsi e pratiche con più persone. Pag. 506, doc. 1263 17 febbraio 1605. E stile fiorentino ; in stile comune è 150G. Pag. 607, doc. 1267 20 maggio leggi 24 maggio. Pag. 608, doc. 1271 di madonna Caterina Sforza, Pierfrancesco di Lorenzo de'Medici e Giovanni di Giovanni suo figliuolo intendi di Pierfrancesco di Lo renzo de' Medici, madonna Caterina Sforza e Giovanni di Giovanni suo figliuolo. SPIEGAZIONI ED AGGIUNTE. 861 Pag. 596, nota linea ultima Voi. Il p. 402. leggi Voi. I, p. 402. Pag. 837, nota 1 Questi era un venturiero francese, etc. Vedi Voi. II, p. 237 linea 9 e il richiamo di questa pagina nelle spiegazioni ed aggiunte di questo volume. KRRAT A-CORRIGE. «6 Dm. in nelle regione di Ponto nelle regione di 101 , 18* 10 gennaio 1493 10 gennaio 1485 103 , 230 0 loglio 8 loglio 161 353 7 e 21 genato KOS 1400 i7) 1(3 157 i8 febbreio 1480 1400 i7) 164 e 507 . 303 9 1267 Giovar* Pietro Londerano OlOran Pietro L. 105 10M f. 71 £ 70 ili 1108 IMO I4M FINITO DI STAMPARE IL XX DI FEBBRAIO MDCCCXCni NELLA TIPOGRAFIA D'IGNAZIO GALEATI E FIGLIO IN IMOLA. r

記載日