CATERINA SFORZA
PIER DESIDERIO PASOLINI
CATERINA SFORZA
" Sum prima per sentire lo liotte che Lavere paura. „
(A Lokknio De' Medici, 2S ottobre U9S)
Volume III
DOCUMENTI
ROMA
ERMANNO LOESCHER E C.°
1893
, fi , .s ...~<-'-> è
Proprietà letteraria e artistica
IMOLA, TlfOUKAFIA GALLATI
AVVERTENZA.
Il presente volume contiene un regesto di tutti i documenti che
(oltre le cronache contemporanee^ e le storie posteriori ed un gran
numero di manoscritti anonimi e di origine ignota) mi hanno servito
per compilare la biografia di Caterina Sforza.
Li ho raccolti principalmente dagli archivi di Milano, di Firenze,
di Ravenna, di Cotignola, d' Imola, di Forlì, di Bologna, di Mantova,
di Venezia, di Modena, di Siena; dall'archivio dei Eiario-Sforza di
Napoli, e dall' archivio segreto Vaticano a Roma. Nulla fu trovato
nell'archivio dei Feo di Savona.
Ho cercato e fatto cercare anche all'estero : nulla è a Vienna, nulla
ad Innsbruck ove dimorò sua sorella imperatrice. Ma notizie pre
ziose e lettere di Caterina trovai a Parigi nella Biblioteca Nazionale,
e a Londra, nel Museo Britannico, lettere di Giacomo Attendolo Sforza
e di Girolamo Riario.
Volevo dapprima avvalorare il racconto con la pubblicazione di
tutti i documenti inediti, scavati con tanta fatica, ma presto la loro
mole diventò tanto grande e la importanza della più gran parte di
essi mi parve cosi poca, sia per le moltissime ripetizioni di argo
menti consimili, sia per le tediose lungaggini cancelleresche con le
quali nel secolo XV si avvolgeva qualunque minima pratica, che la
sciata come inopportuna l'idea di una pubblicazione completa, mi
decisi di pubblicare soltanto i documenti più importanti o più ca
ratteristici, facendo però un regesto di tutti gli altri.
Ho creduto bene di citare nel testo col numero progressivo anche
quei documenti meno importanti di cui non ho pubblicato che l'argodec loi«02 169293
V
VI AVVEETENZA.
mento, perchè nel regesto il lettore troverà l'indicazione dell'archivio,
e cosi saprà dove cercarli. Per tal modo rimarrà per sempre una trac
cia di tutto quello che io ho trovato, e, seguendo questa, chiunque po
trà fare il riscontro del mio racconto. E se mai nel tempo avvenire
sorgerà un nuovo biografo di Caterina, questi troverà qui, io credo,
tutti i materiali possibili, tutte le orme che questa donna ha lasciato
nel mondo, e potrà usarne meglio di me, potrà farne un ritratto più
conforme a quel modo (che oggi non possiamo indovinare) nel quale
i posteri vorranno rappresentata la storia.
Avevo pensato di pubblicare tutte le lettere (sono più di cinque
cento) che ho trovato di Caterina, intitolando questa raccolta : Epi
stolario di Caterina Sforza. Ma presto vi ho rinunciato, perchè gli
antichi, e sopratutto le donne appartenenti a famiglie principesche,
scrivevano ben poco; gli affetti dell'animo erano espressi di rado, e
rimanevano schiacciati entro solenni e pedantesche formolo di cancel
leria. Di più, Caterina per dodici anni (1488-1500) fu a capo di uno
Stato, quindi la maggior parte delle sue lettere sono pensiero e for
ma de'suoi cancellieri, i quali il più delle volte di propria mano vi
apponevano anche il nome di lei. Essa non vi aggiungeva allora che
la corniola, o sigillo.
Gl'intimi sentimenti dell'animo di Caterina, possono tutt'al più
risultare da quelle firmate manti propria, dove lo stile ardito e vi
vace ci avverte che furono proprio fattura sua.
Tutte queste io le ho riportate; ho riportate anche molte delle
cancelleresche quando riguardano fatti importanti.
Trattandosi di un personaggio storico, è talora assai più utile il
vedere le lettere che ha ricevute, e più ancora quelle che i terzi si
scrivevano, narrando e giudicando i fatti suoi.
Per questo le mie ricerche non si fermarono alle lettere di Ca
terina, ma si estesero ad ogni maniera di documenti che potessero
gettare luce sopra di lei. E questi pure riporto, integralmente o solo
in parte secondo la loro importanza, e li ricordo tutti nel regesto.
Ad illustrazione del testo, riproduco in zincotipia alcune lettere
cancelleresche, tutte le firme autografe di Caterina che potei tro
vare, e le poche lettere che si credono scritte interamente da lei.
Il doc. 1424, riprodotto nel testo, è indicato a p. 584 di questo
volume come unica lettera autografa di Caterina Sforza. Ma più
AVVERTENZA. VII
tardi ne ho trovate altre ugualmente probabili, come la lettera ai Se
nesi (21 agosto 1482, doc. 205) pure riprodotta nel testo, ecc. La let
tera di obbligazione a frate Lauro, scritta nella prigione di Castel
S. Angelo, che poi ho voluto aggiungere, sembra sicura.
Avverto poi, che fatto ogni riflesso , mi parve più opportuno di
collocare tutti questi documenti provenienti dagli archivi delle va
rie regioni d'Italia , secondo la data che portano. Ricorderò qui
tuttavia che prima della riforma gregoriana del calendario (Bolla
14 febbraio 1582) l'anno cominciava da un giorno diverso nelle va
rie parti d' Italia. E noto il sistema col quale venivano datati i brevi,
le bolle, le lettere dei papi e della curia romana. — A Firenze l'anno
incominciava ab incarnatione (25 marzo), a Venezia il 1° marzo, a
Milano il 25 decembre per gli atti notarili; per gli atti cancellereschi
si usava lo stile moderno. — In pratica queste differenze, già per sè as
sai complicate, non erano mantenute sempre, e ne consegue una con
fusione spesso inestricabile. La grande difficoltà deriva spesso dalle
carte che venivano di fuori, poiché gli ambasciatori ed i viaggiatori
fiorentini, veneziani, milanesi, ecc. inviati all'estero, talvolta mante
nevano lo stile cronologico patrio, e talvolta adottavano quello del
paese nel quale si trovavano. — « Nel medio evo (dice il Gloria ') non
« fu osservato sempre nè quello nè questo dei principii dell'anno su
< notati, e ciò nè presso una stessa nazione, nè presso una stessa
« provincia. I documenti c' insegnano perfino, che parecchi de' sistemi
« stessi furono usati in un medesimo luogo e tempo. Farebbe quindi
« mestieri, per non cadere in anacronismi, di conoscere precisamente
c quale sistema o quali dei sistemi enunciati furono in uso presso
«ogni luogo ed in ogni tempo, ma a ciò bisognerebbe consultare
« tutti i documenti e tutte le cronache di ogni singolo paese. Non
« essendosi eseguito ancora cosi ingente lavoro , torna impossibile
« per adesso siffatta cognizione. >
I documenti che provengono dall'archivio di Stato in Milano fu
rono trovati, per la massima parte, nelle Potenze Sovrane (Sforza,
lett. C alla D) e nel Carteggio Generale.1
1 Compendio delle lesioni teorico pratiche di Paleografia e Diplomatica del dott. An drea Gloria, Padova, 1870, p. 206. V. anche Carraresi, Cronologia. 2 Nel documenti non fa annoverata una lettera di Caterina al duca di Milano In data 5 gennaio 1197, che riguarda le sue contese col signori di Bimlni. — Il doc. 1109 multa del 1494 e non del 1499. - Ilettiflca Voi. II, pag. 176.
Vili AVVERTENZA.
Quelli dell'archivio di Stato in Firenze vengono quasi tutti dal
Mediceo, avanti il principato.
Molti documenti ebbi dall'archivio di Modena e da quello di Man
tova, e qui debbo avvertire che quelli provenienti da quest'ultimo,
che con nome generico ho designato come « archivio di Stato » si
trovano precisamente nell'archivio Gonzaga.
I documenti di Ravenna provengono dall'archivio privato della
mia famiglia.
I documenti d'Imola vengono dall'archivio comunale, dall'archi
vio Monsignani-Sassatelli, e dall'archivio capitolare.
Quelli di Forlì, dall'archivio comunale dove è il libro detto Ma
donna, che racchiude gli atti ufficiali durante il governo di Cate
rina Sforza.
All'archivio comunale venne unito quello di S. Mercuriale, nel
palazzo Paolucci, oggi del Municipio. I libri di questo secondo ar
chivio, contemporanei al governo di Caterina, sono contraddistinti
coi nomi di:
Pesce, dal 1491 al 1504
Pietro, dal 1491 al 1492
Topo, dal 1498 al 1499
Cantone, dal 1493 al 1507
Tempio, dal 1498 al 1501
Vi sono pure i libri: Acta, Sacco e Vite.
II lettore vedrà che questa storia è principalmente condotta con
le guide di due cronache forlivesi contemporanee, quella di Leone
Cobelli, pubblicata dalla Deputazione di Storia patria per le Romagne,
e quella di Andrea Bernardi, detto Novacula, tuttora inedita, di cui il
primo volume è nella biblioteca comunale di Forli, il secondo nella
Nazionale di Parigi. A Forli ne esiste una copia fatta eseguire dal
conte Pietro Guarini, quando era a capo di quel municipio.
Forli era ricca di cronache, ma parecchie andarono perdute.
« A questo proposito ho sempre sentito dire » (scriveva a me
nel 1889 il compianto conte Cesare Albicini) « che Sigismondo Mar-
« chesi, autore del Supplemento alla stona di Forlì, si fece prestare
« dai suoi amici le memorie e le cronache che possedevano, affine
« di giovarsene per la compilazione dell' opera sua , e che il mate-
« riale che aveva raccolto non fu più restituito. Cosi si perdette la
AVVERTENZA. IX
« cronaca di Paolo Guarini che con Girolamo Albicini soprainten-
« deva alle fortificazioni di Forli al tempo di Caterina Sforza, cro-
« naca che dicono fosse di grande importanza, di cui in casa Gua-
« rini è rimasto il ricordo fino a che fu data al Marchesi , e dopo
« non ne hanno più saputo nulla. Potrebbe darsi che della cronaca
« del Corbizzi, sia avvenuto lo stesso. »
A Roma cercai nell'archivio di Stato, in quello del Campidoglio ;
nelle biblioteche Chigi, Barberini, Corsini; nella Vittorio Emanuele,
nella Casanatense, nella Vallicelliana, nell'Angelica ed in parecchie
altre. Più fruttuose mi riuscirono le indagini nella biblioteca Vaticana;
lunghissime furono poi quelle da me fatte in quell'archivio. Dopo aver
vi esaminato io stesso tutti i regesti di Sisto IV e d'Innocenzo VIll i
(nei quali trovai solo pochi atti ufficiali riguardanti questa storia) e
dopo avere ottenuto che il dott. Romolo Brigiuti sotto-archivista
nell'archivio di Stato di Roma, li esaminasse di nuovo per mio conto,
compresi anche tutti quelli di Alessandro VI, (esame che non fruttò
nessun documento utile pel mio lavoro) io feci speciale domanda
perchè venissero fatte le più minute ricerche anche nell'epistolario
di Alessandro VI e in qualunque luogo potesse trovarsi memoria
del processo fatto a Caterina per l'imputazione di aver tentato di
avvelenare quel papa. Dopo alquanto tempo mi fu risposto che nulla
era stato trovato.1
La sufficienza e la ricchezza delle ricerche non si misura sem
pre sulla quantità dei documenti che si sono potuti scavare ed am
mucchiare. Anche in questo lavoro per certe parti ne vennero fuori
troppi; per altri periodi, impprtantissimi della vita di Caterina, le
mie ricerche ebbero ben poca fortuna; sopra alcuni punti capitali
mi avvidi che nulla era rimasto.
Adunque il rischiarare il percorso di questa storia per mezzo
di documenti con la misurata regolarità con la quale le vie di una
città ogni tanti metri sono illuminate da un fanale, mi fu assolu1 I Regestl di Sisto IV vanno dal n.° 646 al 681, volami 136. Quelli di Innocenzo Vili dal n» 682 al 771, volnml 90. Quelli di Alessandro VI dal n.° 772 all' 884, volumi 113. Così, oltre il resto, nell'archivio Vaticano vennero da me esaminati e fatti esami nare 330 volumi, moltissimi dei quali sono sprovvisti di rubricella. Nel voi. II a p. 2GG si accenna solo al secondo esame. * V. voi. II, p. 26G, nota 2.
AVVERTENZA.
tamente impossibile, perchè sopra alcuni punti i documenti si ac
cumulano fitti fitti, e col moltiplicarsi con lo accavallarsi, col con
tradirsi, confondono, acciecano per modo che occorre una critica ben
ponderata per stabilire come realmente andarono le cose, in altre
parti, e talora per un lungo periodo, scarseggiano, si fanno sempre
più rari, scompaiono affatto.
E allora la narrazione si porta avanti col lume delle cronache
contemporanee o di poco posteriori. Ma nessuna di queste comprende
la vita intera di Caterina; di più, tutte hanno lacune, ed allora si
procede sulla fede di storici dei secoli seguenti, e anche sopra ma
noscritti antichi, sopra scartafacci anonimi che non si saprebbe come
citare, ma che pure furono compilati sopra fonti credibili o sulla
tradizione costante.
Siccome poi i documenti, per quanto frequenti e ben distribuiti,
non ci dànno mai una narrazione continuata, ma attestano solo ora
l'uno ora l'altro fatto successivamente, può talora essere necessaria
l'induzione per riunire i punti staccati e descrivere, per cosi dire, la
linea degli avvenimenti. Ma, per quanto è possibile, l'induzione va
limitata a congiungere avvenimenti tra loro molto vicini, si che ri
mangano sempre in vista i due fatti accertati dai documenti.
La ricerca di questi documenti fu lunga, paziente ed anche molto
fortunata, ma in essa io non ho altro merito che la perseveranza nella
buona intenzione , la quale, come tante altre, sarebbe rimasta vana,
se, più o meno, in ogni luogo io non avessi trovato chi si investi della
mia idea e la aiutò con speciale perizia e cortesia.
Documenti preziosi mi scavò l'ingegnere Emilio Motta biblio
tecario alla Trivulziana di Milano. In quell'archivio di Stato mi
aiutarono molti, incominciando da Cesare Cantù, e dal cav. Cesare
Biancardi; ma dal cav. Pietro Ghinzoni io ebbi tali e tanti docu
menti e notizie cosi importanti, che a lui debbo riconoscenza come
a vero collaboratore. — Il cav. Damiano Muoni mi favori indicazioni
e notizie a viva voce sulle sue pubblicazioni.
A Firenze ebbi incoraggiamenti dal compianto Cesare Guasti,
dal professore Antonio Virgili, dal comm. Guido Biagi, ed amichevole
aiuto dal cav. Alessandro Gherardi.
Il comm. Carlo Malagola di Ravenna mi comunicò quanto si tro
vava su Caterina Sforza nell'archivio di Stato di Bologna da lui di
AVVERTENZA.
retto: il dottor Corrado Ricci, anch' egli mio concittadino, mi diè
modo di aggiungere alcune tavole, e mi comunicò notizie esistenti
in manoscritti della biblioteca dell'ateneo bolognese.
Al compianto cav. Cesare Foucard debbo di avermi procurato i
documenti importantissimi dell'archivio Estense di Modena e di quello
Gonzaga di Mantova, dove, come pure a Siena, i direttori eseguirono
per me le più diligenti ricerche.
Alla gentilezza del conte Filippo Guarini di Forli sono debitore
di informazioni e di aiuti di ogni maniera, e cosi pure alla benevola
cortesia del prof. Giuseppe Mazzatinti, del prof. Brando Brandi (il
quale al tempo delle mie prime ricerche stava appunto riordinando
l'archivio storico di quel Comune) e del cav. Santarelli, ispettore degli
scavi e monumenti, dal quale ebbi disegni importanti.
Il cav. Innocenzo Fanti d'Imola, il sig. Morsiani di Bagnara, l'in
gegnere Nazareno Trovanelli di Cesena, il dott. Olindo Guerrini, mi
comunicarono alcuni altri disegni, e di consigli preziosi sono debi
tore all'amico Ernesto Masi.
Non debbo dimenticare la cortesia del principe Orsini di Roma
che mi aperse il suo archivio ricchissimo , dell' abate Wenzel cu
stode dell'archivio Vaticano, del signor Luigi Borsari addetto alla
Divisione di Antichità e Belle Arti al Ministero della Istruzione, del
signor Monetti segretario dell'Accademia Carrara a Bergamo ; di M.'
Couderc addetto alla Biblioteca Nazionale di Parigi, del signor Muntz,
così benemerito della storia dell'arte italiana, del signor Middleton
professore all'università di Cambridge che mi facilitò le ricerche
a Londra, raccomandandomi al signor Maunde Thompson principal
Ubrarian al British Museum, dove ebbi il cortese aiuto di M," Garnett.
Rimango grato al conte Arneth il quale per questo mio lavoro fece
eseguire minute ricerche nell'archivio imperiale di Vienna, mentre il
prof. Emanuele Loewy faceva fare lo stesso in quello di Innsbruck.
Schiarimenti e cortesi aiuti ebbi da M.' Maulde de la Clavière
che sta pubblicando VHistoire de Louis XII, e finalmente dal com
mendatore Oreste Tommasini , intento tuttora a compire La vita e
gli scritti di Niccolò Machiavelli.
Nè so bene se un sentimento di giustizia e di riconoscenza, o
piuttosto di amor proprio, mi conduca a ricordare che in queste ri
cerche fui confortato da Alfredo Reumont, da Ferdinando Gregoro
Xll AVVERTENZA.
vius, da Michele Amari, tutti scomparsi ora : vivi tuttora, tra quelli
che pure mi aiutarono sin da principio, sono Marco Tabarrini, Pa
squale Villari, Giacomo Burckhardt.
Tali nomi rallegrano la mia memoria, e mi è doveroso e caro il
ripeterli qui.
Questi sono coloro dai quali in più modi ebbi aiuto : dichiaro che
io lo ebbi anche da altri, ma commemorare eos desino (come dice
Cicerone nel suo libro della Repubblica) ne quis se, aut suorum aliquem pretermissum queratur.
Debbo però ricordare con speciale gratitudine il cavaliere Raffaele
dei duchi Riario-Sforza di Napoli, dal quale ebbi facoltà di studiare
nell'archivio della sua Casa, e di far copiare un bel ritratto della sua
gloriosa antenata.
t
DOCUMENTI.
1369-1463.
1. Gli Sforza ed i loro primi rivali.
Compendio di gesti del magnanimo e gloriosissimo Signore Sforza
incipiente] dal tempo de la sua natiuità fino a la morte sua com
pilato in uulgare da Antonio Piacentino (Antonio Minuti') nel anne
MCCCCLVIII in Milano sotto lo Ill.mo Signore Francesco Sforza
Duca quarto. Bartkolomeus Gambagnola Cremonensis scripsit man dato Magnifici] domini Marchesini Stanghe ducaUs secretarii Die
vigeshno septembris MCCCCLXXXX primo.
[Parigi, Bibllothèquo Nattonale, Ital. Cod. 372.]
Membran. con miniature bellissime a pag. 1 e 5. Il foglio 4 è occupato da una mi rabile miniatura rappresentante un guerriero a cavallo; sotto si legge: Sforila Aleu- d'Jun italicorum Dncum clarissimus. (V. GITJS. MazzatinTI, Inventario dei manoscritti ita liani nelle biblioteche di Francia, voi. I, 78*79; e Habsand, / manoscritti italiani nella regia biblioteca parigina, Parigi, Stamperia Beale 1835, voi. I, p. 249. — Nel catalogo fatto a
BIols nel 1544, v. n.° 1457; * Autro livre en parchemin convert de vel. rouse Intihilc De gestis Sforce Atemlnli patrie Ducis Franrlscl en italica et ferrò d'argent de 4 cloux d'argent sur l'nn des contez. „
....Et facto animoso et gagliardoto nel mestiero et comenciato a
portare l'arme, retorno a casa ad reuisitare il padre et li parenti
suoi nel Mccclxxxiiii0 nel uerno che se ua alle stantie, non perno con
intentione de stare a casa. Stato a casa pochi giorni, il padre vedendo
la dispositione del Sforza.... etc.
....da poi Sforza essendq nel anno Mcccclxxxviii ad linuernata a
codognola per uedere et uisitare il padre et li parenti et amici comò
susa fare trouo il padre et tutta la casata de Attendoli sotto larme
per certa inirnicicia uenuta per una femina con un parentato dicto
paxolini da granardo 1 longe da codognola uno miglio et de quello de
fauenza : ad euidentia de la quale nemicicia e da sapere che hartholo
germano del Sforza hauendo promesso o uero affidato de tollero per
1 Cloe: Granarolo. — Questo o gli altri documenti sono riportati fedelmente nella loro forma grammaticale, dialettale ed ortografica. Solo fu corretta alquanto la Inter- punziono per renderli meno oscuri.
a
2 DOCUMENTO 1.
mogliere una johanna figliola de da codognola speciosis
sima giouene : essendo inamorato uno figliolo de uno martino di paxolini predicti: et udendola per mogliere in ogni modo inuito del
padre et de la madre et de parenti dessa iohanna: Respondendo il dicto bartholo luy non se ne curaua, et cosi il padre del Sforza: et
del dicto bartholo et li parenti : purche li parenti d'essa fusseno con
tenti dicendo loro questo non per patira (sic). Ma udendo bene pacifi
camente liniere con loro et con ciaschuno come era loro costume et
(erano) usati fare: quello et lo figliolo tenendo pur quelli attendoli il
facessero per dispetto essendo quelli paxolini più homini che gli atten
doli ma gli attendoli erano meglio ueduti et amati da ogniuno. Uno
giorno senza fare moto (motto) ueruno alli attendoli de nemicitia nè di
guerra andarono li paxolini ad trovare li attendoli sprouuedutamente,
et assaliti amazorono matheo et tenduzo fratelli di boso di attendoli
nanti nominato, et cosi cominciosi guerra tra loro per la quale guerra
ogni giorno se trouauano insieme : per modo et forma ne furono
morti et feriti assay de l'una parte et de l'altra. Et anchora sforza
fu ferito como qui poclio inanti se contene. Si che per questa guerra
fu bisogno se facessero mutare il nome de parentato per l'acerrima
persecutione faceuano gli attendoli in ogni terra et loco sapeuano
gli attendoli fosse uno di dicti paxolini ; di quali paxolini uno il quale
era stato principale et origine di quella guerra, cioe martino, da pos
ando de facto senza salvoconducto ne licentia con la coreza al collo
ad trouare il Sforza il quale era ad pisa per stantia: quale martino
Sforza subito lo cognobbe et marauigliose assay do la sua uenuta in
quella forma et senza saluoconducto, et più per duino de parenti
suoy che dy lui proprio. Et dicto martino era stato principio et ori
gine de quella inimicitia et de tutto quello male a torto: gionto Mar
tino dal Sforza se gitto con quella correza al collo in ginochioni a
piedi del Sforza dicendo : Sforza io son stato principio et fundamento
della inimicitia et guerra uostra et d'ogni male è occorso; ueruno
altro del nostro parentato non gli ha colpa se non io, quantunque
se ne portino meco la pena et il danno, et andiamo tutti sparsi, ne
trouiamo loco ne tegna. Io ui prego per amor de dio et della nostra
dona vogliate hauere misericordia di noy. Io son quello che ho com
messo perpetrato et facto ogni male: gli altri parenti miei non ci
hanno colpa: occideteme o fatime occidere come uoliti, ch'io solo il
merito: et li altri miei et del mio parentado non ci hanno colpa nè
diffecto: pregoui gli habiati misericordia et che li perdonati: Et con
infinito lachrime in ginochione con la correza al collo con gran humilità et pieta molto pregaua il Sforza de luy facesse como uolesse,
et degli altri como insonti et non culpevoli perdonasse. Sforza mosso
a pieta et che non haueua in se niente del crudele ne hebbe may
infine alla morte sua, udito ch'il ebbe il fece leuare et menare in casa
DOCUMENTO 1-2. 3
ad fare collatione, poy li disse che non haueua facto bene andare cosi
senza saluoconducto, non per luy che esso non se ne curaua : ma per
rispecto di lorenzo, boso, micheleto et gli altri suoi: feceli dare di
nari da uiuere et fecielo acompagnare doue il uolse andare : poy gli
fece fare una tregua che durò molti et molti anni: et che puoteno
ritornare a granarolo a la terra: uolsegli in tutto fare la pace et
perdonare: ma non li potè mai conuertire nè reducere lorenzo, boso,
micheleto, ne ueruno degli altri per li soi fratelli erano stati morti
corno e dicto in drieto. Si che stando sforza a codognola et trouato
i suoi in tal nemicitia et guerra andando luy imo giorno fuori di co
dognola a solazo corno quello che haueua uno animo senza timore :
ne dubitando di quelli soi inimici, dicto martino et paxolini lassaltarono et ferironlo molto grauamente per forma che non essendo
stato secorso l'harebbero anchora luy morto: scampo et guarite.'
2. La Vita di .Sforza per il Sig. Marco Adendoli da Cotignola.
[Vaticaua, Urbinate n. 871. Cod. cartaceo.]
Sforza nell'anno mille e trecento ottantotto, la invernata essendo
andato à cotignola per uisitare il Padre et li Parenti et amici come
è usanza, trovò il Padre et la Casata de li Attendoli sotto l'Arme
per una certa inimicitia, la quale uenne per una femina con un Pa
rentado de Pasolini da Garnarolo, che è lungi da Cotignola un mi
glio, et per sapere il principio di tale inimicitia Bartholo fratello di
Sforza hauendo promesso una gioitane di Cotignola chiamata Giouanna , un figliuolo di Martino de' Pasolini da Garnarolo disse che
uoleua la detta giouane et ch'era sua; sentendo questo il Padre di
Sforza rifiutò la giouane et disse al padre della detta giouane; da
tela a chi ui pare, che non uoglio metter guerra fra noi, et niun'altro. Intendendo questo li Pasolini pensarono che per dispetto o man
camento della giouane gli Attendoli l'auessero rifiutata. Martino de'
Pasolini et il figliuolo, con molti altri Parenti suoi andarono ad as
salire gli Attendoli li quali erano sproueduti et non se guardauano
credendosi che col rifiutare la giouane hauer fatto piacere alli Pa
solini, et non dispiacere, et ammazzarono Mattheo et Tenduzzo fra
telli di Buoxo Attendolo et cosi la guerra et la inimicitia s'incominciò,
1 Di quelita vita esiste un codice a Milano nella biblioteca Trlvulzlo, pubblicato dal conte Oiullo Porro Lambertengbi nella Miscellanea di Storia Italiana, Tomo VII. Torino. Stamperia Reale, pag. 117-119. — Un altro Bi trova a Roma nella biblioteca Vaticana (Urbinate n. 509) De Sfortiae Attenduli origine et genere. Codex papgr. anliquua. Tra questi codici corre qualche lieve differenza. Abbiamo riprodotto alla lettera 11 codice parigino. Il quale artisticamente è certo il più Importante, e che 11 Marsand suppone posseduto dal duca Lodovico Sforza detto 11 Moro.
4 DOCUMENTO 2.
per la qual gara molti huomini uennero morti dall'una parte et dal
l'altra in poco tempo, et fu molto asprissima guerra.
1389. Sforza essendo andato à uisitare il Padre come di sopra è
detto, et andando un giorno a sollazzo, non se ricordaua della inimicitia quasi più, perchè erano stati molti di che l'una parte et l'altra non
s'era mossa per farsi nocumento, fu assalito da Martino de' Pasolini,
i quali ferirono Sforza malamente, et se non fusse stato soccorso,
l'haueriano morto. Gli Attendoli, per dispiaceri che haueuano li Pa
solini fatto à Sforza li cresce il rancore uerso li Pasolini, et faceuanli
maggior guerra che prima, però fu di bisogno che li Pasolini si fa
cessero mutar nome del Parentado per aspra guerra che li faceuano
gli Attendoli, et uennero a tanto che non haueuano da mangiare,
perchè non poteuano andare fuora, si che ne bisognaua a molti par
tire, et andare fuor del Paese, et ancora non se teneuano esser sicuri,
che se mutauano i nomi loro e del Parentado.
De li a un certo tempo essendo Sforza a Pisa, (forse neW ottobre
del 1405) questo Martino de' Pasolini se deliberò di andare a trouare
Sforza et mettersi nelle sue mani, che ben sapeva che Sforza era
molto pietoso, et così senza sahiocondutto, se n'andò à Pisa et con
la correggia al collo buttosse ingenocchione innanzi à Sforza dicendo
io son quel misero scelerato che son stato causa et principio di quanto
male è occorso tra il uostro Parentado et il mio , et niun' altro ne
hà colpa, et pure portano la pena insieme con me, onde pregoui che
per l'Amor di Dio ui siano riccomandati et se ui piace fatemi occidere ch'io lo merito.
Sforza mosso a pietà, et che non haueua in sè niente di crudele,
nè l'hebbe mai, udito che hebbe il detto Martino, il fece leuar suso
et menar in casa à far colatione, et poi li disse: Martino, tu non hai
fatto bene a uenire senza sahiocondutto,' et tu ti sei messo a gran
pericolo, et questo diceua non perchè se ne curasse ma per rispetto
di Micheletto et di Buoxo e Lorenzo et de li altri suoi. Sforza per
pietà e mesericordia gli baueria perdonato, et fatto la pace, ma non
puote conuertire Lorenzo ne Buoxo ne Micheletto; lo fece accompa
gnare, et feceli una tregua a disdire, et Sforza scrisse al Padre et
à suoi Parenti, come haueua assicurati li Pasolini, et fattoli una tre
gua, et che per suo amore non li facessino più guerra et nocumento.
Sforza essendo guarito et fatta l' inuernata con il Padre presto se
delibero di tornare all'arte militare, et perchè uedeua la guerra fra
gli Attendoli et Pasolini, incominciò à lusingare et à dire à Lorenzo
figliuolo di Thomaso Attendoli da Cotignola : Lorenzo tu sei giouane,
et hai buona apparenza, io temo grandemente che in questa nostra
inimicitia tu non sia morto; se tù tarai per mio consiglio uenirai
con meco al soldo, et leuarati da queste suspicioni. Sforza seppe tanto
ben predicare, et lusingare, che Lorenzo fu contento di andare con
5
Sforza. Il Padre di Lorenzo gli comprò tre caualli, et Sforza et Lo
renzo se partirono et s' acconciorono con lo Marchese Alberto da
Este, Marchese di Ferrara con lance quindeci, et stettero con il detto
Marchese circa mesi 18.
3. Memorie domestiche suUe lotte avvenute in Cotignola fra gli Atten
dalo Sforza e i Pasolini. [Ravenna, Arch. Pasolini, Prot. I.]
Molto magnifico signor Parente.
Grande obbligo s'à davere a quel gentilomo che voi scrivere le
istorie de la provincia in generale, noi poi in particulare, poi che
cosi prontamente faria memoria de la nostra famiglia quando hauesse cosa degna di storia : o, trouato qua Simonetta il quale parla
di Sforza assai ma de Pasolini non mai, però non lo mando. Haueuo
un libro latino il quale si domanda la Sforciade, e non mi ricordo a
chi io l'abia prestato, penseroui e tornandomi a mento procurarò
hauerlo e lo mandarò, fatto da un Atendolo o de gli Atendoli ch'era
prima il cognome de li Sforzi; che se dice cosa a fauore de Pasolini
se li po credere, ma per dirui credo che non sia a proposito dire il
principio nostro in la cosa de li Sforzi, per che intesi già o ch'io lo
letto in sun strazzafoglio, che un Martino Pasolino si uantò di hauere dormito la notte innanzi che andasse a marito (con) una donna
sposata a uno de' Sforzi, chiamati a quel tempo Atendoli, li quali per
suo onore derno molte ferite a detto Martino: il quale guarito che
fu, ammazzò tutti gli Atendoli eccetto quello che fu poi cosi gran
capitano : li Pasolini poi li mandorno de nostri li più uechij a Fiorenza
doue si trouaua con l'esercito, con le coregie al collo a domandarli
perdono il quale ottenne; ma nel partirsi li disse che si guardassero
da due soi nipoti ch'era un Micheletto e l'altro non mi si ricorda il
nome. Referta la cosa da li nostri, consultorno che si douea fare; quelli
che si trouoro hauere meglio il modo e quelli che più haueuano offesi
gli Atendoli, si partirno, e chi andò a Ravenna, chi a Bologna, chi a
Faenza, chi a Pisa e chi a Cesena. Gli altri si mutorno quasi tutti co
gnomi, e di Pasolini si chiamarono Santoni, Drai, come meglio si potrà
sapere da qualche uechio di quel paese : messer Frosino non mi ha ri
sposto sino ad ora cosa alcuna circa a quello ch'io li scrissi in nostra
causa; credo sia stato per rispetto alla causa del Viano successa in
questo tempo : raccomandatemi a tutti li uostri e a voi che il Sig. Idio,
ui dia ogni vostro contento. Di Cesena il di 15 di Ottobre 1575.
Di V. S. M.« Parente Jasone Pasolino.
Al molto magnifico messer Nicolò
Pasolino, Parente honorando.
Rauenna.
0
4. Estratto di un Processo fatto a Cotiynola negli anni 1581-1588 per
provare che gli Attendali di Capua discendevano da quelli di
Cotignola. 1
[Cotignola, Arch. notarile, Basta 14.»]
Die 24 mensis Septembris 1581.
JOANNES QUONDAM FkANCISCI DE MbSSIROLIS DE DreJS DE PaSOLINIS
de Granarolo testis inductus.... etc... dixit ut infra:
Che la verità fu et è che esso testimonio più e più volte et in di
versi tempi a buon proposito ha sentito dire a suo padre e ad altri
vecchj del territorio di Granarolo, che tra la parentella degli Attendoli da Cotignola e quella delli Pasolini da Granarolo detti da Mozzapè, anticamente furono inimicitie capitali, et d'una parentella et
dell'altra vennero morti et feriti assai signori, et in ispezie un Mar
tino Pasolini, et un fratello del signor Giorgio Attendoli da Cotignola
Capitano dei Venetiani, il quale era stretto parente del Duca di Mi
lano, et che il detto fratello del signor Giorgio Attendoli fu morto dalli
Pasolini presso Granarolo in una terra che si chiamano le Lame di
ser Marco Pasolini, che veneva da Faenza; et cosi più e più volte
intese questo fatto da suo padre et da altri vecchi del detto terri
torio di Granarolo, et che nel tempo che mietevano li frumenti detti
de' Pasolini, per causa di dette inimicitie portavano li piastrini in
dosso, et le picche legate alle gambe per potersi difendere dalle sor
prese delli Attendoli, per causa di dette inimicitie erano tra loro....
Che delle cose per esso testimonio deposte, sa esserne stato ed es
serne pubblica voce e fama presso li vecchi del territorio suddetto
di Granarolo, et ha sentito dire a suo padre et a Marco de' Drei, et
a Balante do' Drei, tutti de' Pasolini, i quali erano d'età quando mor
sero di ottanta et novanta anni per cadauno.
Il testimonio ha 70 anni et ultra, possiede per un valore di 600
lire. Si è confessato e comunicato in quell'anno nella chiesa di Gra
narolo coli' usata forma.
Die 24 Septembris 1587.
Antonius quondam Joannis Baptistae adpellatus il Negro de
Drisis de Pasolini».... testis inductus.... dixit ut infra:
Che la verità fu et è che esso testimonio più e più volte ha sen
tito dire a suo padre mentre vivea et a duoi suoi barba che si chia1 falle deposizioni del testimoni risalta ebe spirata la tregua, malgrado il per dono accordato dal gran capitano, tra 1 Pasolini e gli Attendolo-Sforza rimasti a Co- tignola si riaccesela guerTa, e continuò più cent'anni, sino al finire del secolo XV cioè per tutto il tempo del governo di Caterina Sforna.
7
mavano uno Francesco e l'altro Gerino, che tra la parentella delli
Attendoli da Cotignola et quella delli Pasolini ovvero de'Drei da
Mozzapé territorio di Granarolo, anticamente furono ininiicitie ca
pitali, et che per causa di tali inimicitie da una parte et l'altra ve
nero morti degli huomini, et in ispezie un Martino Pasolini et un
fratello del signor Giorgio Attendoli da Cotignola Capitano de'Venetiani, il nome di questo esso testimonio disse non saperlo, nem
meno haverlo inteso dire, ma sibbene che era fratello dell'anzidetto
signor Giorgio; tutti gli dicevano era parente del Duca di Milano,
et che per causa delle inimicitie detti de' Pasolini mentre andavano
a mieter li loro frumenti nel tempo delli raccolti, portavano li loro
piastrini indosso et le loro picche cinte alle gambe et ligate avendo
tema delli detti Attendoli da Cotignola, et che delle cose per esso
testimonio deposte, ne è pubblica voce et fama nel territorio et Ca
stello di Granarolo, appo li vecchi di detto luogo, et che esso testi
monio più et più volte a buon proposito ha udito dire al sudetto suo
padre et agli altri sunnominati, che erano d'età d'anni 70 et più
quando morsero. Post ista a se subjunxit: Che il fratello del predetto
signor Giorgio Attendoli quando fu morto veneva da Faenza a ca
vallo, et fu ritrovato nelle terre di Marco dei Drei dette le Lame,
morto, et che la detta questione poi durò da molti anni tra li sudetti duoi parentadi degli Attendoli et Pasolini.
11 testimone ha 64 anni; possiede in circa per 4000 scudi; si è con
fessato e comunicato in quell'anno nella chiesa di Granarolo.
Corani nobis etc.
1." Per giurar et far fede intende come la verità fu ed è che tra
la parentela degli Attendoli da Cotignola et quella delli Pasolini da
Granarolo, altrimenti detti da Mozzapè, anticamente furono inimi
citie capitali.
2." Che dell' una e dell'altra parentela vennero morti huomini et
feriti.
3. " Che tra gli altri venne morto un fratello del signor Giorgio
Attendoli da Cotignola.
4." Che il detto signor Giorgio et frate Tomaso Attendoli erano
fratelli, et in vita loro per tali si havevano et chiamavano et ripu
tavano si tra loro stessi, come dagli altri che li conoscevano et di
loro havevano pratica.
5.° Che il detto frate Tomaso era frate Terzarolo di san France
sco, et morse in Cotignola nel suo letto d'infermità, et non di ferite
o per altro accidente.
6." Che mai non si è saputo che detto signor Giorgio havesse al
tri fratelli che il predetto frate Tomaso, et l'altro che fu morto dalli
Pasolini.
s DOCUMENTO 4.
7. ° Che detto fratello tu morto come di sopra dopo la morte del
padre loro.
8.° Che della parentela degli Attendoli da Cotignola molti et molti
si sono dispersi per diverse parti d'Italia, altri ritenendo il nome
di Attendoli, altri pigliandolo di Sforzeschi, ma però tutti sono stati
et sono uno istesso e tutti derivano dalli Attendoli di Cotignola.
9." Che di presente nella terra di Cotignola non si trovano altri
degli Attendoli nè di Sforzeschi, che il molto Reverendo Monsignore
D. Costanzo e Monsignor Giacomo fratelli et figli d'il già illustre
signor Cavalier Sforza Attendoli, et i figli d'esso Messer Giacomo,
che ritengono il cognome d' Attendoli , et l' insegna loro è il leone
col codogno, arma et insegna antica della casa degli Attendoli.
10." Che delle predette cose nè pubblica voce e fama presso i vecchi.
Die 6 mensis Octobris 1587.
M. Ugo quondam Blasii deZarabinistestisinductus dixit utinfra:
Che esso testimonio ha più et più volte sentito dire a Messer
Matteo Zarabini mentre vivea et ad altri vecchi da Cotignola, che
sempre fu tra la parentela delli Attendoli da Cotignola et Pasolini
da Granarolo detti da Mozzapè, inimicitia capitale, et che per tal
causa tra dette parentelle vennero morti et feriti pur assai, e che
fra gli' altri venne morto un fratello del signor Giorgio Attendoli
da quelli da Granarolo, come li venea detto a detto testimonio da
M." Gnese Attendoli moglie già del detto signor Giorgio Attendoli
et che per causa di dette inimicitie detti de' Pasolini andarono a
stare a Granarolo.
Il testimone ha 69 anni e possiede pel valore di 500 lire. Si è con
fessato e comunicato in quell'anno.
In Christi nomine Amen. Anno 1588 indictione prima tempore
Sixti quinti indictione tertia mensis junii. Instar est copia dictorum
quorumdam testium examinatorum ad instantiam Domini Sfortiae
Blancoli proenratoris Multi Illustrissimi.... Baptistae de Attendolis
de Cotignola Capuae commorantis per me notarium.... de commis
sione Multi Illustrissimi Comissarii Cotignolae super casum per di
etuni Dominum Sfortiam Blancolum d. n. ad eternam rei memoriam
ultimo loco productis, tenor quorum est talis ut infra:
Dio tertia Junii 1588.
Domina Elisabet flit quondam mag. Alexandri de Bedeschis, et
uxor Jacobi de Ramensis seu Benolis de Cotignola testis inducta per dominum Sfortiam Blancolum peoccbatorem SUBSTItutum a domino vlncentio mllano principali procuratore m.
illustrìssimi Baptistae de Attendolis de Cotignola Capuae
COMMORANTIS ET EXAMINATA SUPER CAPITULIS ULTIMO LOCO AD AETERNAM REI MEMORIAM PRODUCTIS SUO JURAMENTO DIXIT SE TAN
TUM SCIRE QUANTUM INFRA EST:
Io mi ricordo di haver udito da mio padre Messer Alessandro
Bedeschi, che mentre egli era giovanetto, fu morto dalli Pasolini da
Granarolo un fratello del signor Giorgio Attendoli da Cotignola, et
che la moglie di questo ucciso, che era Milanese, dopo la morte di
suo marito, si parti da Cotignola con un suo figliuolo maschio, et
se n'andò in Regno, nè mai pii'i se n'era saputo cosa alcuna nè di
lei, nè del figliuolo, se non che un pittore delli Marchesi da Coti
gnola fu in Regno, et trovò questi discendenti di quel figliuolo che
s'era partito da Cotignola con la madre, di che ognuno se n'era ral
legrato : et che suo padre quando morse era d'età d'anni 85 in circa,
et possono essere da venti et più anni che morse, et tanto affermar
disse per la verità.
In causa scientiae et per ea de quibus supra et quid audivit....
et fuit intellexit et recordatur ut supra.
Dicta die 3 Junii 1588.
Mao. Joannes Baptista de Benolis de Cotignola alius testis
inductus et exam1natus sub dictis capitulis ad aeternam rei
memoriam suo juramento dixit ut infra:
Che ha sentito dire a' tempi passati dalli vecchi suoi, et altri della
Terra di Cotignola, che anticamente una donna delli Attendoli si parti
di Cotignola con un putto maschio, et terminò in Regno, et che dopo
poi ha sentito parimenti dire, che sono degli Attendoli da Cotignola
nel Regno, ma per non averne avuto più che fare, che tanto, non
ha posto cura di sapere, et intendere chi fusse quella donna, et chi
sieno questi Attendoli, ma tiene per fermo che non essendosi sco
perti al tempo suo et per innanzi altri degli Attendoli in Regno,
che il Molto Illustre signor Giovanni Battista, et fratelli degli At
tendoli che hora si trovano in Capua, et li suoi antecessori, che que
sti signori primadetti siano li discendenti di quel putto condotto in
Regno da quella donna, et tanto asserisce per la verità.
In causa scientiae et per ea quae supra et quia audivit a suo patre dum vivebat, qui erat aetatis annorum 61 in circa et sunt 20
anni in circa quod obiit.
De loco et tempore ut supra.
Sub caeteris recte.
Ego Jacobus Berrardus quondam Bernardini de Berrardis de Cotignola in quorum fidem sic me subscripsi etc. etc.
Firmata da Berardo di Bernardino de'Berardi.
LO
5. 1403. Sforza Attendolo da Cotignola al marchese Giorgio Carretta
di Savona reggente la repubblica di Siena pel duca di Milano. —
Chiede di poter mandare a Siena certi suoi cavalli per la corsa
nel giorno di Nostrn Donna, 15 agosto 1403.
[Londra, Brltish Museum, Ita), f. 58, 21515.]
Singultissimo mio magiore. Chome sapete per la festa dela nostra
dopna si corre costa adsicna (a Siena) el palio per laquale cosa quando
paresse alla uostra singnoria inuarej (io vorrei) potere mandare uno
mio corsiere adcorrere et pero priegho per la Singnoria vostra che
vi piaccia mandarmi uno salvocondotto per otto giorni el quale vi
piaccia fare dire in quello di Iacopo da Pisa mio compagno con tre
chavalegerj.
Dato pogibonsci (Poggibonsi) adi x d'agosto M°cccciij.
Sforza de Chutioliola.
A tergo: Magnifico et potenti viro Giorgio de charretta Marchioni
Sauone Locotenenti Ducis Mediolani in Civitate Senarum magiori suo.
6. Zannone Corio a Bianca Maria duchessa di Milano manda il ri
tratto di Bona di Savoia. — Come la sposa gli era stata mostrata.
[Parigi, Blbl. Nationale, Ital. 1610, f.22. Copia.]
Ill."' et excelsa Madona mia. Mando alligato il retratto di Ma
donna Bona como potrà vedere V. S. qual me ha drizato il M." Messer Zorzo cometendomi lo mandi subito a la prefata V. Ill."" S. E
così essendomi deliberato in quest' bora dall' Ill."" Conte Galeazo
quale ha voluto vedere al tutto, e cosi aperta la littera del prefato
Messer Zorzo, lo mando per lo presente portitore volando, certifi
cando V. Ex."" che al prefato Conte è molto ben piazuta la Mercadantia, e tanto più che havendola mostrata a questo Ambassatore
Mon." di Goacourt, gli ha certificato essere molto più bella senza
comparatione che questo depintore non ha saputo fare, quale dice che non bastando a la M.u de la Regina de mostrarglila in tutte
quelle maynere sia possibile mostrare una Madona, non retenendo
se non una sola socheta in dosso. Anco gli l' ha fata vedere vestita
in habito di uno zentil Signore facendo una morescha, e poy l' ha
fata più volte balare con luy con grandissima domesticheza, como me
glio intenderà la prefata V. Ex.'' quando io sia da quella, a la cui bona
gratia continuamente maricomando. Lugduni xxiii.j Ianuarij 1466.
Ejusd. D. V. fidelissimus Servitor
Zasnonus Coyrus.
11
7. Giorgio Arnioni alla duchessa di Milano. — Prima visita a Bona.
[Parigi, Bibl. Nationale, Ital. 1G10, f. 30. Copia.1
111.™ Madona. — Per una mia data a Liniers in Normandia scripsi
a V. S. la quale mandai per la via de Zanono Choyro insiema con
lo estratto (col ritratto) de la sorella de la Maestà de la Reyna de
Franza (Bona) et se per la sua via non la harete hauta vedeno es
sere state presentate per Aluysio fratello de Zohanne Petro Panicayrola da mia parte el quale Zohanne Petro me pregò che volesse
essere contento che so fratello se presentasse a V. S. la quale prego
se degna responderme se la rezeuto lo dicto estrato (ritratto) con le
mie lettere o no.
Da poi essendo spazata da la M> del Ee, vene ad Orliens et con sue litere directive a la M.u de la Rayna (Regina) perchè la potesse vi
sitare da parte dell' 111.™° Conte Galeazo; et a dui de questo fu contenta S. M.u l'andasse a visitare, la quale trovay in una camera parata
con le so due sorelle et molte altre done et zentilhomini et ben in
ponto secondo la loro costuma , perchè credo la suspicasse andasse non mancho per vedere la sorella sua che sua M.u , a la quale poso
(dopo) le recomandatione, visitatione et oferte li ebe facte per parte del. prefato Conte, Sua M.u reingraciò Sua Sig.ri" et appresso me fece
una bona et allegra chiera (cera) et poi me disse me voltasse verso
le sorelle soe; et cosi feci et a ciascuna de loro gli racomandai lo
prefato Conte (Galeazzo), et per spatio più de meza hora steti con la prefata Ra3rna, ma per la più parte haveva l'ogio (l'occhio) adosso a la
sorella la quale non se satiava de guardarme. Credo la casone li fus.se
dato ad intendere fusse venuto per vederla per parte del prefato
Conte, et alcuni de li principali zentilhomini de la Rayna me solicitaveno che la guardasse al mio modo, et che non li havesse alcuno
respecto; li ringratiava bufando in ridere, et che non era li per al
tro che per visitare la Rayna, ma che aveva ben grande contenta
mento a vedere una si bella Madona, et parendome tempo de tore licentia da la Reyna, prima Io tolse da S. M.a , poi la tolse da le pre
fate sorelle, et ciascheduna de loro me disse la recomandasse al Conte
Galeazo. Et per avisare V. G."" de Madona Damisella Bona secondo
ho in contusione da lei per quello pocho tempo ne ho veduto et cognosuto, a mi è parsa una bella et bella Madona, la quale non ho
veduto salvo de nante (non l'ho veduta che davanti) et credo che se
V. S. la vedesse ne restaria molto satisfata per una bela Madona. Da
l'altra parte ne intendo ognia vertude, et se l'avese potuta vedere
una o dua altre volte ne poriey dare più vero juditio. Et per honorare el prefato Conte et anchora mi, me li presentai bene in ponto
ad modo vostro de vestiti et de famiglia. De questo uso non vedo
1-2 DOCUMENTO 7-9.
alcuno aviso al nostro 111.°° Signore. Piaza a V. S. darline aviso a
la quale sempre mi ricomando. Ex Lugduno die XII februarii 1466.
111."" D. V. fìdelissimus servitor GeORGIUS DE ANKONO.
8. 14C6. Bianca Maria avverte il figlio della malattia di Francesco Sforza.
IParlgi, Bibl. Nationale, Ital. Cod. 1610, f. 67. Copia.]
111.°° Corniti Galeaz.
Galeazo. Per certo accidente che è sopravenuto da heri in qua
all' 111.™° Sig. tuo padre el qual non è senza gran periculo dela sua
salute, perseverando in quello, saressimo molta contenta, et cossi
tucti li nostri servitori, che ad uno tanto caso te retrovasti essere
qui, onde volemo per remediare a li casi potesseno occorrere, che
subito havuta questa nostra littera monti a cavallo con quelli de li
toi de casa te pariria, menando con ti el Conte Gasparro con alcuni
pochi de li soy de casa, et te ne venghi via volando senza alcuna in
termissione de tempo. Ben volemo che innanzi te parti tu lassi or
dine a quelle nostre gente d'arme tanto da cavallo come da pede che
non si partano da quella parte et staghino in li loro logiamenti usati,
finché li serà scripto et ordinato altro. Et cossi volemo ancora in
nanzi te parti scrivi a Zohanni Pedro Panigarola de la cazone de la
tua partita et la notifichi a la M.'" del Signor Re, dicendoli che se
il Sig. tuo padre, mediante la divina gratia se liberi de questo ac
cidente, tu retornerai subito indietro ad exeguire li comandamenti d'essa soa M.tà secondo è stata et è la volontà del prefato Sig. tuo
padre et nostra, et se altro accadesse de la soa vita, che Dio per soa clementia non lo permetta, del che sempre soa M.u serà advisà, se
voglia degnare far quello pensiero per la conservatione de questo Stato che è suo che a soa M.tì parerà et che esso Zohanni Pedro non
se parta di presso Soa M.u che seguendo altro del prefato tuo padre
che tu con la persona et con lo Stato et con la gente, con questi altri
toy fratelli sempre intendemo sij obsequente a li comandamenti de la prefata soa M.tì et ne possa molto più disponere che habi facto
finqul. — In lo tuo venire prenderay quello camino in lo passare de
le montagne che te parirà più expedito et libero.
9. La duchessa di Milano a Girard de Collis. — Arrivo di Galeazzo.
[Parigi, Bibl. NaUonalo, Ital. 1610, f. 73. Copia.]
Milano 17 marzo 1466.
lo 111.™° Sig. Duca Galeazo nostro primogenito gionse questa
matina in la città nostra de Novara accompagnato honorevolmente
DOCUMENTO 9-11. 18
da li gentilhomini de Piemonte et dal Consiglio di Turino, perochè
per essere luy venuto arrestato nel passare de le Alpe era con po
chi cavalli, et nel descendere de la montagna per alcuni villani de
Susa fu retenuto temerariamente. Poy per el prefato Consiglio de
Turino fu in poco tempo facto relaxare....
IO. Galeazzo a re Luigi XI. — Narra il ricatto subito atta Novalesa.
[Parigi, Blbl. Nationale, Ital. 1610, f. 90. V. anche al f. OC]
Milano 20 marzo 1466.
hunc cursum meum biduo retardarunt oppidani Novalicij ibique circumstantes qui agmine facto occurrentes et me licet mutato
habitu agnoscentes, novo quodam tumultu repulerunt, et nisi me in
quandam aedem sacram Beati Petri ibi vicinam, Deo ut credo inspi
rante, recepissem, in magno vitae periculo versabar : hac autem rei novitate a consularibus viris magistratibusque Ill.'"' D."l Ducis Sabaudie intellecta, preter quorum mentem et voluntatem haec omnia
secuta esse facile credo: illieo liberatus iter meus prosecutus sum....
11. 1466. Luigi XI re di Francia a Bianca Maria duchessa di Milano.
[Parigi, Blbl. Nationale, Ital. 1610, f. 100 ]
Très chère et très aînée tante. Jay sceu qu'il a pleu a Dieu faire
son commandement de feu mon bel oncle le duc de Millan a qui dieu
par sa grâce veuille pardonner. Je vous prie de ce que vous veuille?:
conforter. Et au regard de l'empechement que en Savoye l'on a donnû
à mon frère et cousin votre fils en soy en alant devers vous, je vous
certiffie que ce ma esté le plus grand desplaisir que de chose me
soit advenue. Mais de ce ne vous veuillez troubler. Car je suis delibéré de mettre ma personne et employer toute ma puissance tant
pour vous delivrer mon dit cousin votre filz que pour maintenir et
garder votre estât et seigneurie ainsi que je vouldroye faire pour
mon propre fait. Et me scripvez souvent de mes nouvelles et comme
vos faiz de par de là se porteront et ce que vous vouldrez que je
face pour le bien d'iceulx et je le feray de très bon cuer. Très chiere
et tres amée tante Notre Seigneur vous ayt en sa sancte garde.
Escript à Orleans le xxiij jour de mars.
Belle tante tenez vous seure que je ne vous (?)andre de ryen.
Ecryt de ma main.
Lots.
Leroux.
14
12. Giacomino da Oìgiate scrive al duca Galeazzo Maria Sforza la
mentandosi del retore Gola Montano che gli ha traviato e rapito
il figlio Girolamo.
[Milano, Arch. di Stato. — V. Arth. Stor. Lombardo, anno IIJ, p. 321]
Illustrissime Princeps et Excellentissime domine, domine mi singularissime. Come credo sia pervenuto a neticia di Vostra Illustris
sima Signoria esser fugito di qua il Cola maestro da scola et insieme con Baptista figliolo del M.co messer Francesco Vesconte ha sollevato
et menato via un mio figliolo chiamato Hieronymo, quale è molto
puto et tenero di età, che ancora non ha tornito tredici anni. La qual
cosa essendo stata fatta da questo maligno et scelerato maestro con
si sottile astutia et tanto occultamente che may non ho presentito
movimento alchuno fina chel non è stato fori di questo paese, mi ha
dato tanto affanno et dolore, quanto non poteria exprimere. E certo
mi reputo questo uno infelice et infortunato caso, dubitando chel sia
come una pecorella in le mani del lupo, e che questo perfidissimo
homo el faza capitare in qualche sinestro caso. Sichè volendo io fare
ogni diligentia per rihavere il detto mio figliolo, mi è parso princi
palmente hauere ricorso da Vostra Illustrissima Signoria supplican
dola si degni darmi tutto quello consiglio et adjuto sia possibile per
la ricuperatione del detto puto, come quella che suole essere ama
tissima de' suoi cittadini, et come ho certissima speranza in quella:
maxime ateso che questo mio puto senza malitia, senza pensamento
impremeditato et improvisto è stato levato et seducto per la innocentia et tenera sua etate da questo perverso maestro quale con
parole et con losinghe l'ha accolto in tal ponto, che per non darli
termine de pensare nè di mutare proposito, l' ha menato via in calze
e in cappellina cioè senza cosa alchuna opportuna et necessaria a
cavalcare. Rendo certa Vostra Signoria che ricuperando io il figliolo, essa
ricupererà uno servitore ' perchè così sono alevati et nutriti li miei
da me in la divozione et servitute de Vostra Excelentia come in la
fede catholica. Alla cui grafia sempre mi ricomando. Mediolani V
may 1467.
Illustrissime Dominationis Vestre
Fidelissimus Servitor
Jacobinus de Olzate.
A tergo: Illustrissimo Principi et excellentissimo Domino, Domino
meo singularissimo domino Galeacio Maria Sfortiae Vicecomiti Duci
Mediolani etc. Papié Anglerieque Corniti ac Janue Domino.
I Fu poi il bug assassino !
15
13. Il duca Galeazzo alla madre sulla salute di Caterina Sforza.
[Milano, Aron, di Stato.]
Ill."* et Ex."* Mater et Domina Colendissima.
Respondendo ad due lettere de V. S. de xxvij del passato primo
alla parte di Caterina mia figliola : mi despiace del male suo, et quantunche so non bisogna: prego V. S. non gli lassi mancare cosa al
cuna: aciochè presto ella sia libera. Circal facto de quello Bettino de
Bressa hazo scripto al Capitanio el debbia liberare : et farne quanto
V. S. ordinara: Ex castris nostris et Ser."" lige in domibus Mathioli
Agri Bononiensis II. Augusti 1467.
Ejusdem Ill. Dominationis Vestre
Filius et Servitor Galeaz Maria Sfortia Vicecomes
Dux Mediolani etc. Cichus.
A tergo: Illustrissime et Ex."" Matri et Domine Colendissime
Blance Marie Vicecomiti et Ducisse Mediolani etc.
14. Lodovico il Moro sedicenne alla duchessa Bianca sua madre.
[Ravenna, Arch. Pasolini.]
Illustrissima et ex. domina mater et domina mea precolendissima.
Ut Ex. tue preceptis obediam quae mihi diebus his scripsit quod
illi semel in ebdomada de mea bona valetudine manu propria latine
scriberem, eandem (qui è rotta la carta) certiorem facio quod heri
hodieque ivimus aucupatum et de aucupio nro (nostro) plibate (pre
libate). Ex. tue mitto qualeas 70, perdices 2 et fasianam 1. Nec tamen
credat D. (dominatio) tua me tantum vacare aucupio quod obliuiscar
studium ex quo maiorem fructum suscipiam quam ex aucupio. Me
continue Ex tue comendo que me bene ualere sciat quod de eadem se
dulo sentire desidero. Data castri Leonis die xviiij septebr. 1467.
I. D. T.
Filius et servitor Ludovicus M* Sf.
Vicecomes.
A tergo: ssima et Ex dne Matri ie mee precolendissime Du
cisse Mli (Mediolani).
Cab. laude. die xvim sept. hor 3 noct.
14
Cito cito cito. (Sigillo con la biscia Viscontea-Sforzesea.)
16
15. Ben&letto Reguardato (medico) al duca di Milano india malattia
della duchessa Bianca sua madre.
[Parigi, Blbl. Mattonale, Ital. 1610, f. 301.]
111."" Princeps Et Ex.m* D." mi precolendissime.
Post humillimam comendationem. Heri scripsi quanto si compren
deva del bene stare della 111.°" Madonna vostra Madre nella presente
dispositione. Doppo mio scrivere, sopravvenne un puocho d'affanno
al pecto et alla testa con uno tossire di puocho sputò et quello crudo
et non maturo, pur heri sera cenò di buona voglia. Credo che l'af
fanno de heri fuossi per tediose fatiche d'animo che c'era stato il
Commissario Referendario et altri cittadini. La sua 111."" Signoria ha
deliberato ad non pigliare più questi tedii nè simile fatiche però che
le passione d'animo sonno grande nocumento a le passione del corpo.
Questa nocte d.... fine presso a meza non possete bene posare nè
dormire, puoi se riposso con dormire bene con alcuna interpolatione
d.... fine a meza terza : pur nel levare sentiva un puoco di dolore di
testa minore che la sera passata. Oggi deo grafia e stata bene con
minore affanno pur col tossire alcune volte.
Per chiarire la mente della V. 111."" S. che n'entenda tanto quanto
li medici n'entendono, questa passione non e asmaticha : ne è di quella
natura ch'erano l'altre sue usate e grave accessione quantunque ce
sia alcuna difficultate de hanelito et strectura di pecto anci è quasi
una renfredatura simile a quella della Madama duchessa di Calabria,
e credemo che la cagione fosse per caldo et affanno che recevette in
carreta nel venire da Milano ad Marignano per essere eliquate (sic)
dal calore et affanno alcune materie cetarale descendente da la testa
al pecto. Infinite laude ne siano al onipotente idio che la passione e
piccola senza alcuno periculo. Raccontandomi sempre all' 111."" V. S.
pregando l'altissimo idio se digne exaltarvi et felicitarvi secondo el
vostro desiderio. Cremone die 24 Maij hora 22. 1468.
ni.- d. v.
Servus Bbnedictus Reouardati s.
16. / med/ri di Bianca Maria al duca Galeazzo.
[Parigi, Blbl. Mattonale, Ital. 1592, n. IR.]
must."" Princeps et domine noster metuendissime.
Laltrieri non scrispsimo a la Ex. V. del stato dela 111."" Madona
V." Matre perchè Zohanne Gabriele venne del tuto informato. Tuto
DOCUMENTO 16-17. 17
quello di stete molto bene. La nocte seguente stete meglio de lusato
et con pochissima alteratione. Hieri matina ale XII hore gli dedimo
una medicina pocheta quale gli ha facto grande operatione. Questa
nocte passata ha hauto manco graveza. Speramo in Dio che presto
sara in tuto neta. A la S. V. ne recomandamo. Ex Mellegnano die
vii Octobris MccccLxviij.
Ill."* D. V." servitores devotissimi
Andreotus '
Benedictus 2
Guido
Christophorus
Dionisius
phisici
A tergo: Principi et ex."" domino metuend.ura domino et duci.
Cito cito.
17. Domanda di libri e calze per uso dei fanciulli Carlo, Alessandro e
Caterina figli naturali del duca Galeazzo Maria. — 27 gen
naio 146!). IMIlano, Arch. di Stato.l
Illustrissimo ed excellentissimo Signore mio, Questa sera el ma
gnifico domino Andrioto del Majno me ha comisso debia fare dare
li libri anotati in la cedula qui incluxa alli incliti Carlo, Alexandro
et madona Caterina figlioli de vostra Ill."" Signoria per uxo loro.
Et per lo comandamento a me facto per V." Ex." m'è parso avisarne
quella, et essendo V." Ill."'" S." contenta, et me ne avisa, subito gli
farò dare. Bertolomeo da Locarni me haveva anchora luy comisso
per parte de V." Ex." dovesse fare dare calze alli prefati puti. M'è
parso anche de questo farli intendere a V." IH." S.", la quale prego
se digna farme intendere quello ho a fare sopra questo. Me rico
mando sempre a V." Ex." Mediolani die 27 Januarij 1469.
Ejusdem illustrissime dominationis vestre
Fidelissimus Servitor
Gotardus Panioarola.
.1 tergo: Ill."° principi et Ex."* domino domino Galeaz Marie Sfortie Vicecomiti, duci Mediolani etc. Viglevani.
1 Andrcotto dol Majno. 2 Benedetto Iìoguardati.
b
18 DOCUMENTO 18-26.
18. Cessione d'Imola dai Manfredi agli Sforza. — 31 dicembre 1471.
IMllano, Arili, di Stato.]
19. Galeazzo Maria Sforza duca di Milano ad Antonio Anguissola
sulla fabbrica della rocca d'Imola. — 2 aprile 1472, da Imola.
[Milano, Arch. di Stato ]
20. Danesio de'Manieri architetto al duca Galeazzo Maria Sforza stdia
fabbrica della rocca d'Imola. — 4 aprile 1472, da Imola.
[Milano, Arch. di Stato.]
21. Lo stesso allo stesso sul medesimo argomento. — 5 aprile 1472.
[Milano. Arch. di Stato.]
22. Idem. — 6 aprile 1472.
| Milano, Arch. di Stato.)
23. // duca Galeazzo Maria Sforza risponde all'architetto Danesio de
Maineri stdia fabbrica della rocca d'Imola. — 10 aprile 1472.
da Milano. f Milano, Arch. di Stato.]
24. Giovanni Arcimboldi orator ducale scrive a Cicco Simonetta sulle
cose della corte di Roma a proposito del matrimonio del conte
Girolamo, ed accenna (in cifra) alla « instabilità di questo papa
bon Christiane » — 13 aprile 1472, da Roma.
[Milano, Arch. di Stato.)
25. Gian Luigi Arcimboldi oratore ducale, scrive al duca Galeazzo
Maria di una udienza avuta dal papa. — 17 aprile 1472, da
Roma. [Milano, Arch. di Stato.)
26. Danesio de' Maineri scrive al duca dì Milano intorno ai lavori
della rocca. — 6 maggio 1472, da Imola.
[Milano, Arch. di Stato.]
DOCUMENTO 27-35. lfi
27. Il marchese Nicolò Palaricus de Sipiono scrive al duca sui lavori
della rocca. — 20 maggio 1472, da Imola.
[Milano, Arch. di Stato.l
28. Giovanni Arcimboldi all'oratore ducale sul matrimonio del conte
Girolamo Riario. — 10 giugno 1472, da Roma.
[Milano, Arch. di Stato.]
29. Galeazzo Maria Sforza scrive all'oratore ducale a Roma sulla con
trarietà mostrata dal re al parentado che voleva contrarre. —
10 giugno 1472, da Pavia. [Milano, Arch. di Stato.]
30. // duca di Milano investe Girolamo Riario della terra del Bosco
di Alessandria col titolo di conte. — 12 giugno 1472.
[Napoli, Arch. privato del cav. Biario Sforza, Busta H 2. Bozze di memorie della famiglia Maria.]
31. Lettera del marchese Nicolò de Scipiono al duca di Milano sulle
rocche del contado d'Imola. — 12 giugno 1472, da Imola.
[Milano, Arch. di Stato.]
32. L'oratore ducale al duca di Milano sempre sulla convenienza del
suo imparentarsi con Girolamo Riario. — 23 giugno 1472, da
Napoli. [Milano, Arch. di Stato.]
33. Galeazzo Maria scrive a sul parentado combinato fra la fi
glia del fu Corrado Gonzaga e Girolamo Riario. — 29 giugno
1472, da Pavia. [Milano, Arch. di Stato.]
V. Nicolò de Scipiono scrive al duca di Milano intorno aUe bom
barde, ai cannoni ed alle spingarde di cui ha guernita la rocca
d'Imola. — 23 luglio 1472, da Imola.
[Milano, Arch. di Stato.)
36. Si avvisa il duca di Milano dell'arrivo del conte Girolamo Ria
rio a Parma. — 1 novembre 1472. [Milano, Arch. di Stato.]
20 DOCUMENTO 3(545.
36. Altra sitUo stesso argomento.
[Milano, Ardi, di Stato.]
37. Altra al commissario di Piacenza avvisando che il conte Girolamo
è giunto con 60 cavalli. [Milano, Arch. di Stato.]
38. Gli ufficiali di Piacenza annunziano al duca di Milano che il di
seguente il conte Girolamo sarebbe arrivato per la cena. — 2 no
vembre 1472. [Milano, Arch. di Stato.]
39. Gli stessi allo stesso. Avviso dell'arrivo del conte Girolamo a Pia
cenza. — 3 novembre 1472. [Milano, Arch. di Stato.]
40. Un inviato del duca di Milano gli scrive d'aver fatto visita al
conte Girolamo in Piacenza. — 4 novembre 1472.
[Milano, Arch. di Stato.]
41. Si descrive al duca di Milano l'arrivo e. le feste fatte al conte Gi
rolamo a Pavia. — 5 novembre 1472.
[Milano, Arch. di Stato.]
42. Il Cardinale Legato di Bologna scrive al duca di Milano che il
conte Girolamo era voluto partire da Bologna sebbene malato, e
contro al parere dei suoi medici. — 6 novembre 1472.
[Milano, Arch. di Stato.]
43. Gli ufficiali di Piacenza avvisati dei progetti e delle mosse del
cotife Girolamo, ne danno avviso al duca di Milano. — 7 no
vembre 1472. [Milano, Arch. di Stato.]
Il conte Girolamo Riario scrive da Paina al duca di Milano rin
graziandolo di aver gradita la sua venuta. « Attenderò come la
me conforta ad farmi gagliardo » cioè a riacquistare la salute.
Ciò conferma che era partito itulisposto da Bologna. — 7 no
vembre 1472. [Milano, Arch. di Stato.]
45. // duca Galeazzo Maria avverte il castellano di Vigevano che il
DOCUMENTO 46-62. 21
conte Girolamo Riario sarebbe giunto costì lunedi prossimo a
cena. — 16 novembre 1472, da Gallate.
[Milano, Aron, di Stato.]
 46 Il duca Galeazzo Maria scrive ad Antonio Anguissola suo tesoriere che il conte Girolamo verrà a Milano per tre o quattro giorni per vedere la città e dispone perchè sia mantenuto a sue spese 19 novembre 1472 da Galiate.
[Milano, Arch. di Stato.]
 47 Si avverte il duca Galeazzo Maria che il conte Girolamo verrà accolto in Milano con tutti gli onori prescritti 20 novembre 1472 Milano.
[Milano, Arch. di Stato.]
 48 Si scrive al duca di Milano che se il conte Girolamo Riario volesse vedere il castello e il duca si contentasse che lo vedesse sarebbe necessario mandare lettere al castellano e ad Ambrosino per l intrare suo Tanto si ricorda al duca perchè non segua scandalo 21 novembre 1472 da Milano.
[Milano, Arch. di Stato.]
 49 Gabriella Gonzaga scrive al duca di Milano che si rimette in lui per quanto riguarda il matrimonio di sua figlia con Girolamo Riario. - 29 novembre 1472, da Pavia.
[Milano, Arch. di Stato.]
 50 Gabriella Gonzaga manda al duca Galeazzo la chinea che il conte Girolamo ha donato a sua figlia di cui esso conte era sposo. Dichiara di non poter provvedere alla dote di lei. - Dicembre 1472 da Pavia.
[Milano, Arch. di Stato.]
 51 Il cardinale Pietro Riario ringrazia il duca di Milano per gli onori fatti al conte Girolamo suo fratello 5 gennaio 1473 da Roma.
[Milano, Arch. di Stato.]
 52 Il duca di Milano promette in isposa a Girolamo Riario la figliuola Caterina con dote di ducati diecimila. - 13 gennaio 1473.
[Napoli, Arch. privato del cav. Riario Sforza, Busta H 2. Bozze di memorie delta Famiglia Riaria]
53 Galeazzo a Pietro Riario cardinale di S Sisto. - 17 gennaio 1473.
(Sullo stesso soggetto; in latino.)
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere. Roma, ibid.]
 54 Particolari sid matrimonio di Caterina Sforza. - 17 gennaio 1473.
[Milano, Arch. di Stato, Missive ducali, 111, p. 9 r.]
Essendo piaciuto al Ex.1 del Signore per certo et digno rispecto contrahere parentato col Mag.eo Conte hieronymo de Reario nepote
del papa, per mezo de la 111.™* Catharina sua figliola naturale de
etate de anni x. Questa matina hora tertiarum da poy dieta la messa
fu sposata solennemente essa Mag." Catharina in camera cubiculari
principis, alla presentia de sua S.° et de la IH.* Mag." sua consorte :
et item presentibus lo EU." S.1 Constantio et lo Arciprete de Varzi
apostolico prothonotario orpheo de Ricano. D. Iohanne Antonio FerroflSno secretarlo de Mon.* de Sancto Sixto, Messer Lorenzo de Iustinis de Civitate Castelle, Mag.'0 Ambrosio Griffo, Mag.™ Lazaro
Pedado, M.* Hieronimo de Becharia et mi Cecho e Zohanne Iacomo
mio figliolo, et item Fabricio Elphiteo et Alexandro Colleta et Nicholò Scarampo famigliare del papa, Promettendo el pred.0 Sig. Duca
per la dote, ducati decemille al dicto Conte dessere dati quandocumque sia in etate legitima de consumare el matrimonio, et con esso
Conte lacceptata et desponsata corno appare per Instromento rogato
per Symone Fornaro et Augustino de Gravanago procuratori et no
tar] Pavesi a di suprascrito xvu del presente etc.
 55. Galeazzo all oratore ducale a Roma perchè alla figlia di Gabriella Gonzaga abbia sostituito Caterina sua figlia per sposa a Girolamo Riario. - 17 gennaio 1473.
[Milano, Arch di Stato - V Arch Stor Lomb. anno XV, fasc. III. P Ghinzoni, Usi e costumi nuziali principeschi, 1473.]
Papie, die dominico XVIJ Ianuarij.
 Episcopo Novariensi.
 Monsignore. El conte Hieronjmo nostro per el tempo che è stato e sta qua con noi per la condicione sua e costumi et perchè è de uno gentile ingegno et sentimento ne è tanto piaciuto quanto sia stato possibile et ne ha satisfacto in modo che più non se poteria dire Et cosi lo havimo continuamente veduto volontere et ricolto amorevolmente Et invero gli portamo singulare amore Lui haviva deliberato mo sposare la mogliere solennemente et consumare seco el matrimonio Et questo ad noi piaceva assai per satisfare al animo et desiderio suo imo così haveamo ordinato se facesse Ma ad dirve el vero questa madonna Gabriella ne pare Labbia del stranio et selvatico Ella se ne è stata sopra di se e non ha facto cosa che hab biarao ordinato nè ha servati quilli modi honorevoli et amorevoli verso epso conte come è stata admonita da noi et come era conveniente fare Et in verità se non che noi gli havimo pure hauto riguardo perchè è donna et quia est ingenio muliebri et noi non volevamo debattere con donne haveressimo pure ad omni modo expedita tutta la cosa Ma nondimancho pensando noi neli modi et costumi et bontà de l ingegno de questo giovene che ne piace singularmente et ricordandone dela devotione et fede nostra verso la sanctità do nostro signore et de l amore et benivolentia portamo al reverendissimo monsignore de San Sixto suo fratello ha verno facto un altro pensiero più honorevole et già mandatolo ad executione videlicet che questa matina de domenicha ad bore XVIII havemo dato nostra figliola Caterina per legitima sposa al dicto conte Hieronjmo et lui per anulum et osculum l ha desponsata Credemo de ciò la sanctità prefata et el prefato monsignore ne resteranno molto più contenti che del partito primo si per esser questo più degno et honorevole si perchè ne vene ad essere tanto più propinquo et strecto La putta è de anni dece la quale in tempo conveniente et in etate legitima gli la daremo che la meni ad casa Et così gli havimo promesso darli decemilia ducati per dote li quali li darimo quando la menarà Tutto havimo facto volontere et de bona voglia tanto perchè ne piace li costumi de questo giovene quanto perchè para havemo facto de lui quel caso che se conveniva et etiam adciò che la sanctità de nostro signore et lo reverentissimo monsignore de San cto Sisto vedano manifestamente che la devotione ed amore nostro verso loro non se poteria ne megliorare ne augunaentare Il che non saperessemo come meglio monstrarglilo che tirare li soi ala coniun ctione affinità et sangue nostro et farli una medesma cosa con noi Però ne andarete dala prefata sanctità et cosi dal prefato monsignore et con l una et con l altro ve realegrarete de questo felice matrimonio el quale sua sanctità se degne de benedire et faretegli intendere che noi siamo venuti ad questo tanto volontere et liberamente quanto sia possibile ad pensare Et cosi sempre faremo tutto quello che intendiamo essere voluntà piacere honore et exaltatione de sua sanctità e deli suoi li quali hormai extimamo essere nostri et continuamente gli seremo bono figliolo et non mancharemo mai per fede ne per affectione e persevereremo continuamente in questa nostra sincera et simplice opinione.
56. Il duca Galeazzo Maria Sforza a Pietro Mario cardinale di San
Sisto fratello del conte Girolamo sullo stesso soggetto. — 17 gen
naio 1473, da Pavia.
; Milano, Arch. di Stato. - Pubblicato dallo stesso.]
57. Galeazzo al marchese di Mantova. Attesa la caparbietà di Gabriella
Gonzaga, ha dato Caterina sua figliuola in moglie a Girolamo
Mario. — 18 gennaio 1473.
(Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Mantova, Ibld.]
La signoria vostra sa quanto ne siamo afatichati in fare questo
parentado dela figliola del quondam signor Conrado col conte Hieronjmo, et sa anchora in che termino erano le cose quando la se
partite de qua. E accaduto dapoj che madona Gabriela continua
mente ha servati modi et termini de tale natura verso esso conte
Hieronjmo con farli cigni (cennil in dicti et in facti che '1 non fosse digno de tale mogliere, che '1 era como desperato parendogli che '1 fosse
più tosto delegiato che altramente, et per questo se era in tutto de
liberato non sposare la figliola d'essa madonna Gabriela, ma partirse
hozi como desperato. La qual cosa vedendo nuj ne siamo trovati de
una mala voglia, parendone che in ciò gli sij il caricho del honore
nostro. Pur per non essere rasone che la sanctità de nostro signore et
cosi monsignore el cardinale de San Sixto pigliassero sdigno et alteratione et se credessero essere àc\eza.ti(dileggiati\ havemo preso uno par
tito ad assexondare et contentare l'animo del dicto conte Hieronjmo,
et cosi sapendo nuj che la maestà del re Forando ha date doe soe
figliole ad doj nepoti de papa, gli havemo dato Catherina nostra fi
gliola per mogliere, et cosi heri la sposò. Questo havemo facto, como
è dicto, per non lassare partire dicto conte desperato et per non
sdegnare il papa et San Sixto et per descaricho del honore nostro.
Ne avisamo aduncha la signoria vostra, acciò che la intendi il pro
gresso dela cosa, et li deportamenti de madona Gabriela ala quale
lasseremo mo el caricho de maritare soa figliola.'
58. Antonio de Petra Sancta scrìve al duca di Milano che il conte Gi
rolamo e il papa Sisto IV lo hanno assicurato che malgrado la
morte del cardinale Pietro Mario rimaneva fermo quanto era stato
stabilito fra lui ed esso duca di Milano. — 19 gennaio 147IÌ,
da Roma. [Milano, Arch. di Stato.]
I II duca cercò poi di vendicare! provocando e intentando poco tempo dopo alla onesta donna un processo scandaloso.
DOCUMENTO 59. 25
59. Gioie donate a Caterina Sforza dal conte Girolamo Riario suo
sposo. — 20 gennaio 1473.
[Milano, Arch. di Stato, Registro Missive, 111.]
Donatio de quibusdam gemmis facta per Magnificimi Comitem
Hieronymuiu Vicecomitem de Reario Sponsum Magnifice Domine Cattarine Sfortie filie Il1.mi Ducis Galeaz.
In Nomine Domini Amen. Anno a Nativitate Ejusdem milleximo
quatercentesimo septuagesimo tertio. Indictione quinta die Mercurii
vigesimo mensis Januiirii. Cum inter Magnificum Equitem Auratum
et Comitem Dominum Hieronymum Vicecomitem de Reario et Ma- gnificam Dominam Katerinam Sfortiam Vicecomitem natam Il1.mì et
Ex.mi D. Domini Galeaz Ducis Mediolani etc. proxime solemne matrimonium contractum sit per verba de presenti, atque id quantum
licuit per utriusque etatem firmatum et corroboratum sit et de more
sit ut sponsus sponsam muneribus donet: idcirco in presentia mei
Notarii et cancellar^ ac testium infrascriptorum venerabiles domini
Ioh. Antonius de Busseto Apostoiicus Protonotarius et Monasteri i
Sancti Alberti de Budrio perpetuus Commendatarius, nec non frater
Thomenus de Vercellonibus Taurinensis Nuntii in hoc prefati domini
Hieronymi eiusque nomine et vice et mandato presentaverunt et consignaverunt II1.""' et Ex."e D. Ducisse prelibati Domini Ducis Con
sorti et prefate Domine Katerine sponse presenti et reverentcr ac
ilari et quo sponsam decet vultu et animo excipienti et acceptanti
infrascriptas vestes, gemmas et margaritas vidclicet primo sive
perlas a numero mille quingentas triginta octo. Item perlas minutas
mille tringentas ottuaginta. Item perlas a cuncto onziam unam et
quartum medium que sunt in recamatura duarum vestium, videlicet
unius zetonini brochati auri, alterius veluti viridis. Item perlas centum grossas in una filtia. Item in alia filtia perlas centum triginta
tres grossas. Item in alia filtia perlas septuaginta unam grossas.
Item in duabus filtiis similiter ligatis perlas centum nonaginta sex.
Item perlam unr.m grossam non ligatam. Item digitale unum in quo
sunt infrascripta videlicet tabule due adamantis grosse. Item adamas
unus grossus filtieta. Item smaragdus unus. Item robinus unus in
tabula. Item adamantes duo parvos, videlicet unus in tabula alter in
filtieta. Item aliud digitale in quo sunt infrascripta videlicet zafirum
unum, balassium unum. Item perla una grossa ligata in uno anulo
auri. Item jocale unum factum ad instar unius villici in quo sunt
infrascripta, videlicet primo crucete quattuor pendentes cum adamantibus tribus parvis pro qualibet cruceta perle tres grosse, adamantes
quattuor, robini tres, smaragdus unus, robini sex, turchesie due, perla
una grossa quam in collo tenet villicus. Item jocale seu firmalium
unum in quo sunt infrascripta, primo videlicet balassium unum in
.ir< DOCUMENTO 59-60.
medio adamantes duo a filtieta grosse perle quattuor grosse, smeragdus unus rotundus, adamas unus grossus in puncta, perla una
pendens facta ad instar unius piri. Item unam crucetam auri in qua
sunt infrascripta videlicet in medio tabula una adamantis. Item ro
hini quattuor. Item perle septem circumquaque dictam crucetam.
Item alteram crucetam in qua sunt infrascripta, videlicet adamas
unus, in medio robini quattuor, perle septem circumquaque ad instar
superioris crucete. Item bursa una auro contexta pulcherrima. Item
corrigias seu corriginos quinque diversorum colorum argento fultos.
Item camurram unam zetonini cremesilis a brochato auri. Item al
teram camurram zetonini viridis a brochato auri et arzenti, et sex
de zetonino. Item vestem unam zetonini cremesilis a brochato auri
et vestem unam veluti viridis super quibus sunt perle mille quingente triginta octo grosse et perle mille trigente octuaginta minute
et ontia una et quartium unum: que sunt descripte superius in prioribus tribus capitulis. Et de predictis prelibata domina ducissa jussit et jubet dictus
vero comes rogavit et rogat perone Notarium et Cancellarium infrascriptum publicum confici debere instrumentum unum et plura
ejusdem tenoris. Actum in Arce papie: videlicet in camera cubicu
lari prelibate Illustrissime Domine Ducisse presentibus Magnifico
Equite aurato domino Cicho Symoneta Secretario, Magistro Ambro
sio Griffo Physico, Petro de Landriano seschalcho et Iohanne Angu
stino de Olzate Camerario, ducalibus testibus notis idoneis ad premissa vocatis et rogatis.
60. Sullo stesso argomento.
[Milano, Arch. di Stato, Miesin ducali. 111.]
Papie die Mercuri) xx Januarij.
M. Zohanne Aluyse Bosso hogi se partito da qui per andare dal
Duca de Ferrara. Hogi el Mag.co Conte Hieronymo nepote del papa ha mandato ad
donare alla sposa sua le infrascripte cose consignate all'Ili."" M. per
D. l'arciprete de Varzo et fra Thomono de li Vercelloni come appare
per l'Instrumento rogato per Iohanne da Bcllinzona ducale Cancel
lero al di dhogi.
Primo: Perle millecinquecento trenta octo.
Item perle mille trecento octanta minute.
Item perle da ....onza una et mezo quarto.
Quale perle sono in la rechamatura de doi vestiti videlicet uno
zetonino brochato doro, l'altro veluto verde.
Item perle cento grosse in una filza.
DOCUMENTO 60-61. '27
Item in un altra filza perle cento trentatre grosse.
Item in un altra filza perle LXXI grosse.
Item in due filze ligate insieme perle CLXXXXVI.
Item didale uno nel quale sono diamanti doy in tavola grossi.
Item diamante uno grosso; item smeraldo uno: item uno in tavola. .
Item diamanti duy pizinini vid" uno in, tavola laltro in filoseta.
Item uno altro didale nel quale sono le infrascripte : videlicet zaphiro uno, Balasso uno, perla una grossa ligata in uno anello doro.
Item uno zoyello facto ad modo de uno villano, nel quale sono
le infrascripte cose, videlicet crocete quatro, pendente con diamanti
tri pizinini per ciascuna croseta, perle tre grosse, diamanti quatro
robini tri, smiraldo uno, robini sey, turchese due, perla una grossa,
quale tene in capo esso vilano.
Item un altro zoyello sive firmaglio uno nel quale sono le infra
scripte cose, primo balasso uno in mezo doj diamanti, perle quatro
grosse : smiraldo uno rotondo, diamante uno grosso in puncta perla
una pendente (sive) ad similitudine duno pero. Item una croseta doro
nela quale sono le infrascripte cose: videlicet tavola una de dia
mante in mezo : robini quatro : perle septe in circa dicta croseta, item
un altra croseta, ne la quale sono diamante uno robini quatro perle
septe in torno. Item borsa una doro huiusmodi lavorata. Item corregie cinque de diverse colore forniti de argento. Item camorra una
de zetonino de brocato doro. Item camorra una de zetonino verde
ad brocato dargento; para doa de maniche de brochato doro et dargento et sono de zetonino. Item veste una de zetonino cremosino
de brochato doro et veste una de veluto verde : sopra la quale sono
perle mille cinquecento trentaocto grosse et perle mille trenta ot
tanta minute et oncia una et quarto uno che sono descripte de so
pra ne li primi tre capituli.
 61 Galeazzo all'oratore ducale a Roma. - 23 gennaio 1473.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere. Roma.]
 Epso conte Hieronjmo questa matina se parte de qui per ritornare dala santità del papa et da monsignore suo fratello. Noi lo havimo finchè lo è stato qua recolto sempre volontere et amorevolmente, perchè ne ha invero satisfato assai. Et lui ha dormito con la mogliere un altra volta et viene ben contento et lieto. Il che vogliate referire ala prefata sanctità et ad monsignore suo fratello, subiungendoli che noi lo havemo acceptato de bonissima voglia non solo per genero ma per figliolo, et per cosi lo voltmo tenere et reputare.
62. Bolla di Sisto IV che sana le irregolarità commesse nel matri
monio di Caterina. — 26 febbraio 1473.
[Milano, Arch. di Stato, Registro ducale E. N. 1, f. 138 t ]
Sixtus episcopus servus servorum dei. Dilecto filio nobili viro Hieronjmo de Reario corniti Boschi et dilecte in Christo filie nobili malieri Katerinae dilecti filij nobilis viri Galeaz Mariae Sfortiae ducis
Mediolani nate, salutem et apostolicam benedictionein. — Meretur
vestra generosa propago sanctae romanae ecclesiae semper fidelissima ut illa vobis favorabiliter concedamus, quae juris interdicit severitas: et quem admodum claris ac spetialibus relucetis insigniis,
sic et apud vos apostolicae sedis munificentia redundare videatur.
Sane prò parte vestra nobis nuper oblate petitionis series continebat
quod olim postquam tu Hieronjme cum dilecta in Christo filia Con
stantia Conradi de Fogliano puella mediolanensi tunc in undecimo
suae etatis anno dumtaxat constituta et tibi Katherine secundo et
tertio consanguinitatis gradibus coniuncta, niatrimonium per verba
de presenti et annuii immissionem mediante certo tui Hieronjmi
procuratore legitiino contraxeris, ac dilecta in Christo filia Gabriela
mater eiusdem Constantie tibi Hieronjmo ut matrimonium cum ipsa
Constantia quae ut verisimiliter creditur a contracto cum ea per te
matrimonio huiusmodi postmodum resilijt consumares dare recusaverat ex premissis et certis alijs causis matrimonium per verba legitime de presenti contraxistis illudque insimul pernoctando carnali
copula tentasti? consumare.1 Cum autem obstante prius contracto
matrimonio predicto et publice honestatis iustitie exinde proveniente
impedimento in huiusmodi sic per vos contracto matrimonio remanere nequeatis dispensatione apostolica desuper non obtenta, et sicut
eadem petitio subiuuigebat si divortium fieret inter vos exinde gravia scandala possent verisimiliter exoriri tuque Katherina remaneres
perpetuo diffamata prò parte vestra nobis fuit humiliter supplicatimi
ut vobis de absolutionis benefitio ab excessu huiusmodi et alijs sententijs, censuris, et penis, si quas propterea incurristis, nec non op
portune dispensationis gratia providere de benegnitate apostolica
dignaremur. Nos igitur qui inter fideles quoslibet pacem et tranquillitatem confovere ac scandalorum materias redimere propensius aff'ectamus, vos et quemlibet vestrum ab excessu, ac sententi] s censuris
et penis huiusmodi si quas propter premissa quomodolibet incurri
stis, ut prefertur, harum serie absolventes et absolutos fore censentes
ex eisdem praemissis et certis aliis nobis expositis causis vestris
huiusmodi supplicationibus inclinati vobiscum, ut impedimento non
obstante premisso in huiusmodi sic per vos contracto matrimonio
remanere libere et licite valeatis auctoritate apostolica dispensamus
l Le parole tentasti* convuinai-e nel registro ducale appaiono corrette.
DOCUMENTO 62-67.
prolem ex huiusmodi per vos contracto matrimonio suscipiendam
legitimam decernendo. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostre absolutionis et dispensationis infringere, vel ei ausu
temerario contraire. Si quis autem hoc attentare presumpterit, indignationem omnipotentis Dei ac beatorum Petri et Pauli apostolorum
eius se noverit incursurum. Datum Rome apud Sanctum Petrum anno
incarnationis dominice MCCCCLXX secundo, 1 quarto kalendas martij pontificatus nostri anno secundo.
Gratis, de mandato domini nostri Pape
N. de Albizis. L. Gbifus.
63. Iohannes Advoca^us scrìve al duca di Milano intorno ai lavori
della rocca d' Imola. — 12 settembre 1473, da Imola.
[Milano, Arch. di Stato.]
64. Istruzioni date da papa Sisto IV all'oratore che spedisce a Mi
lano intorno all'acquisto della signoria d' Imola fatto dal conte
Girolamo Riario suo nipote. — ottobre 1473.
[Milano, Arch. di Stato.]
65. Galeazzo Maria Sfona duca di Milano sotto speciali condizioni
dona la città e contea d'Imola al conte Girolamo Riario suo
genero. — 28 ottobre 1473.
[Milano, Arch. di Stato. Pergamena.]
66. Giuramento prestato alla Chiesa da Girolamo Riario come signore
d'Imola (in latino). — 5 novembre 1473.
[Arch. Vaticano, Ann. 36, tara. 26, p. 34]
67. Il conte Girolamo Riario per mezzo di procuratori prende possesso
della città d' Imola, (in latino). — 6 dicembre 1473.
[Milano, Arch. di Stato.]
1 * L'arte di verificare le date insegna a leggere 1173, Incominciando allora l'anno onoro, a Roma e altrove, col giorno 25 marzo. La bolla originale sarà rimasta presso gli sposi, principali colpevoli, al quali era indirizzata, e lo Sforza si sarà accontentato di farla trascrivere sai suo registro. „ (Ghxnzoni, Usi e costumi nuziali principeschi.)
68. Sagrammo da Rimini ambasciatore milanese presso U papa, scrive
al duca di Milano la pia morte del cardinale Pietro Riario, del
quale aveva veduto l'agonia. — B gennaio 1474.
[Pubblicato da Emilio Motta, Documenti milanesi intorno a Paolo 11 ed al card. Riario.]
69. Bona di Savoia duchessa di Milano scrive ai Massari del Comune
e agii uomini di Cotignola annunciando la uccisione del duca
Galeazzo Maria suo marito (nel testo, p. 68ì. — 29 dicembre 1476.
[Cotignola, Arch. notarile.]
70. Bona di Savoia ricorre al papa Svito IV in favore dell'anima
del marito ucciso. — 1477 in principio.
[Parigi, Bibl. Nationale, Cod. Ital. 1592, f. 93 e 94.] I
■ Bonne de Savoye duchesse de Milan consulte une réunion de casuistes pour sa-
" voir si elle pourrait obtenir du pape uue absolntion posthume en faveur d'un w honime qui s'est rendu coupable de tous les crimes et qui a été frappé d'une mort
" imprévue. Elle promet pour cela dv-lever dea églises et des monastèrea sur les ■ lieux qui out été le théatre des excès qu'elle enumère. ■ Ces deux pièces extrémement cnrienses, témolgnent de la fol naive et de la ten*
" dre et pieuse affection de Boune de Savoye pour son ìndlgne époux Galeas Maria " Sforza, assassine par Lampugnano. .
Venerabili D."° Don Celso de Mafeis
Canonico Regulari Sancti Augustini
Congregationis Lateranensis.
Venerabilis et Religiose vir in Christo pater nobis dilectissime.
Per adempire l'ordine preso tra quelli padri religiosi et seculari in
vostra presentia ve mandiamo per instructione lo infrascripto aviso
secondo lo quale storcerete ad ogni possanza vostra destrezza et prudentia condure a nostri honestissimi desideri) la Sanctità de Nostro
Signore a la quale me ricomandareti devotissimamente, come sempre
sete usato de fare, et subito ne avisarete per vostre lettere de quanto
haverete possuto obtenire: non concludendo circha somma de danari
alchuna senza nostra saputa. Bene valete.
Pare a li dicti padri che vostra paternità cum bona destreza facia
intendere a la Santità prelibata de Nostro Signore che mi avendo
amato dopo Dio sopra ogni altra cosa la felice memoria dell'Ili.""
Signor quondam nostro Consorte, Et considerando in quante cose
seculare, guerre licite et illicite, sacomani, robarie et altra disfactione
1 Riguardo ai documenti trovati alla Biblioteca Nazionale di Parigi, (tanto per que sti come per quelli citati di sopra) avverto che la busta Ital. 1610 racchiude le copie dei documenti di cui si trovano gli originali nella busta Ital. lì>02. Questi documenti furono comprati dal marchese Costa di Beanregard possessore del castello lombardo detto la Sforcesea, che era di Lodovico il Moro.
3I
de payse: extorsione de subditi, negligentia de j ustieia et a la fiata
injusticia scienter facta, nove impositione de gabelle etiam comprehendendo chierici; vicij de carnalità: simonie notorie et scanda
lose, et altri varij ed innumerabili peccati era versato: de li quali
fcuti quantunque a li tempi debiti se confesasse Et credimo che cum diligentia quanto gli bastava el proprio discorso e sapere se tonasse (sic)
faciendo quottidiane oratione molto divote, e vusse solicito a le fiate
de obtenire absolutione, bolle et gratie apostolico per remissione de
peccati soy de li quali pur era assai cognoscente et dolente. Tamen
considerando l'acerbo caso doloroso et repentino de la morte sua, nel
quale quantunque monstrasse alchuni segni de contritione cum la
quale per la misericordia divina credimo fermamente sia morto in
gratia e sia l'anima sua capace di suffragi) et altri adjuti spirituali:
non possiamo repossare la mente nostra perfin a tanto habiamo facto
ogni prova per adjutare quella infelice anima da le pene del purgatorio.
Et perchè secondo li sacri Theologi crediamo cum quelli fermamente
sua Sanctità in cui se rapresenta la possanza de Christo in terra possa
concederne et fare gratia a nuy siamo sopra terra et in questa vita
presente per uno nostro fosse in purgatorio : essendoli maximamente
alcuna justa causa per simile concessione, recorrimo a li pedi de Sua
Sanctità cum plenissima devotione et fede, supplicando esso se degna
de plenitudine sedis apostolica et de thesauro sanguinis Xpi (Christi)
et meriti de li Sancti farci special gratia et plenaria liberatione et
remissione per l'anima del prefato Signore quondam nostro consorte.
Pagando nuy in la defeysa (difessa) de Sancta Fede ducati li
quali supplicamo essa se degna computare et compensare in tutto
quello che esso Signore quondam nostro Consorte fusse obbligato a
restituire a qualunque chiesa o persone ecclesiastice così per beni
et summe certe como incerte, a li quali esso fosse stato astrecto et
obligato per conscientia: offerendo a Sua Santità per parte nostra
che avendo quella dicto a l'oratore nostro Miser Jo. Jacomo Rizo n
simile proposito quod non remittitur peccatum nisi restituatur male
ablatum: e che sua Sanctità non intendeva scharicare altri per ca
ricare sè stessa, nuy intendiamo a tuta nostra forza per potere con
seguire tal gratia et remissione col tempo o convenirse o effectualiter restituire e satisfare a tutti quelli parirano certi creditori per
modo che non averano casone de lamcntarse e procureremo farlo più
secreto e con mancho scandalo sia possibile. Etiam supplicarite ch'essa
Sanctità se degna tutta quella quantità soprascripta per l'incerti et
certi Ecclesiastici da essere pagata da nuy, compensarla et deputarla
al predicto subsidio de sancta fede sotto specie et pretexto de quello
adjuto rechiede sua Sanctità a li Signori Italici, et computarlo in
quello ad nuy tocharia per pagare : pero che questo è acto necessario a
la salute in pagare, e tale demonstratione sera (sarà) a provocare li altri
a majore summa per exemplo nostro : e questa forma de paghare per
sancta fede habiamo expresso per satisfactione d'essa Sanctità la
quale cum dicto nostro oratore aveva facto tale instantia.
Ma nostra voglia saria più tosto infra uno certo tempo dicta
summa convertire in doctazione, o edificatione de monasterii nel do
minio nostro, o de l'ospitale grande de Millano, o mandare de don
zelle, o altre opere pie fusseno nel nostro dominio e tale che secondo
sancti Theologi bastaseno a promovere la Sanctità de nostro Signore
a concedere simile remissione. Di che tuto vostra paternità cum la
solita sua prudentia et sapientia ne farà opportuna pratica et se
condo gli parirà, e de convertire dieta somma nel dominio nostro
asay ne stimula peroche la restitutione deve essere facta in quello
dominio ove se trova li danni dati o beni extorti , quantunqua de
incerta gente; ma questo porà Vostra paternità vedere de obtenire
se non per tuto al mancho per la major parte, o come meglio po
terete obtenere, dicendo a Sua Sanctità eho nuy se offeremo appareghiata (apparecchiata) parendoli necessario, de ricevere in nuy ogni
penitentia gli parerà, in la propria persona. Remittendo tuto questo
a sua clementia e vostra discretione.
71. Casus disputatus per varios et sapientissimo!! doctores Theologos
et Canonistas ut infra. — 1477 in principio.
[Parigi, Blbl. Nationale, Cod. Ital. UH.]
Titius multa bella commissit illicita: predationes plurimas: depopulationes prediorum et populorum : invasit terras Ecclesiae hostiliter : noglexit iustitias : iniustitiasque scienter perpetravit : nova impcnit pedagia: Ecclesias et personas Ecclesiasticas includenda: Symonias
quoque fecit -scandalosas ac notorias: violavitvirgines : aliorum uxores accepit, multaque scolera ymo quasi infinita more tyrannorum
perpetravit etc. fuitque causa sine qua non precipiendo sed mandando
et consulendo ut hujusmodi multa et alia gravissima perpetrarentur.
Et licet multas a sede apostolica consecutus fecerit bullas, absolutiones
et indulgentias: videlicet ab Eugenio, Nicolao summis Pontificibus. Lia tamen eius uxor et heres cum filiis prudentissime consulta
a sapientibus et timoratis viris quod non remittitur peccatum etc.
pro dampnis et Ecclesiasticis personis datis et certis et incertis et
pro omnibus alis incertis cuiuscumque generis seculariumpersonarum
prostrata pedibus Sanct."' Domini nostri petit ut de misericordia sedis apostolice et de plenitudine potestatis fiat sibi liberalis omnium
predictorum remissio: hac tamen lege ut certum quid pro cruciata
solvere teneatur, atque in edificatione Ecclesiarum, monasteriorum
hospitalium et eorum doctatione : insuper doctare pauperes virgines,
aliaque pia opera in locis ac personis uti hujusmodi sunt perpetrata
83
delieta, nec non in propria persona jejunia aliasque penitentias substinere. Protestando etiam quodpro certis dampnisjuxta possibilitatem
conveniet, concordabitque cum creditoribus : et satisfaeiendo et dillationes petendo. Remissionesque eis in aliis consuetis oneribus exibendo. Itaque ex hac absolutione conscientia ejus sit libera et tuta: ac
semper esse possit in statu cum filiis : et secure ex hac vita valeat mi
grare. Et si eius consors in statu gratiae defunctus sit: per hujusmodi
absolutiones et satisfactiones facilius a penis purgatorii exhimatur.
72. Leonardo Botta alla duchessa di Milano e al figlio. I Veneziani
non vogliono consegnare gli uccisori del duca Galeazzo. —20 gen
naio 1477. [Parigi, BIbl. Nationale, Ital. Cod. 1610, f. 261.]
Ill."' D."' mei sing."l Per altre mie directive al M." Messer Cecho,
V. Il1."" havevano potuto intendere como de bon loco haveva pre
sentito che questa Signoria se rendeva molto dimoile in concederne
facuita da potere fare pigliare per tuto el dominio suo dove se ritrovasseno quelli scelleratissimi parricide che se ritrovorono alla morte del nostro quondam Ill."o Principe.
Hora adviso le V. Ex."' como sollicitando io con bona prudentia
questa cosa et vedendo la expeditione desse protrahersi più in longo,
che el debito non soportava, hogi anticipai l'hora del palazo et iii
trato nella audientia, dove ancora non era racolto tuta la Signona,
me acostai al Duxe et con bono et humanissimo modo li recordai el
spazamento de questa materia mostrando meravigliarmi della tar
dità d'essa, attento li digni et j ustissimi respecto che in ciò concor
revano. A che el prefato Duce con vulto asai humano me disse le
infrascritte parole, videlicet : Ambasatore : voi poteti essere certo che
tuto questo nostro Senato ha receuto tanto dolore del caso occurso
nella persona del vostro Ill."° Signoro quanto sia possibile diro al
mondo, et dove fusse necessario exponere le loro facuità per la conservatione del bene et stato delli soi Ill.'°' Consorte et figlioli non
haveriano respecto o tardita alcuna ad exhibirse largamente como
te obligationi nostre richiedono. Ma perche la licentia del potere pi
gliare questi ribaldi non se po, per le derogationi de le nostre legie, conceda senza dispensatione et actorità del nostro Consiglio
de' pregati, nel quale intervene grande et vario numero de nomini ,
et havendo nuy pur- disputato questa materia, pare brigata stia al
quanto suspexa in non volere essere quelli loro che mandino costoro
al macello ne charicarsi la coscientia de la morto loro. Sed sariano
ben contenti che per altra via fussino già facti in polvere. Et questa
è stata et è la casone n'ha tardati sino al presente ad farvi resposta
perchè haveressemo pur voluto satisfarve in qualche parte.
34 DOCUMENTO 72-74.
Alle quali parole, perchè el tempo me serviva feci molte honestissime replicationi con mostrarli dextramente che questo caso era
tanto detestabile et horrendo che non solum questa Ill."" Signoria
vicina et colligata, ma le nationi externe ne doveriano fare ogni
possibile punitione.
Et qui me extesi tochandoli humanamente tute le parti bisogna
vano, in modo che Sua Ex."" me disse che domane fariano pregati (Pregadi) et vederiano se fosse possibile pigliare qualche forma e questa
cosa. Quare io starò domane ad vedere quello terminarano et facendo
conclusione o non rimandarò omnino indreto el messo delle V. IH."" S.
et cum summa fede scrivero ad quelle supra cio, el parer mio. Alle quali
humilmente me racomando. Data Venetiis xx Januarii 1476 (1477\
Ill.°'" D. D. Vestris Servus Leonardiis Botta.
73. Bona di Savoia duchessa di Milano a Girolamo Mario. Benchè
il marito sia stato ucciso, essa manterrà gli impegni presi da lui.
Caterina e la dote promessa sono a sua disposizione. — 29 gen
naio 1477. (Milano, Arch. di Stato. Reg. Due. n. 133, fol. 9).
Benche la fortuna habia facto contro de noi grandissimo impeto.
Nondimanco la divina misericordia ne ha talmente conservati che dele cose nostre ne possemo reposare el damno ad voj Insieme con
noy e stato commune. Et cosi sera comune ancora omne nostri bene.
perche ve haveremo sempre non solamente per bon genero et parente
Ma ancora per fiolo et fratello la magnifica vostra Consorte et la
dote e ad vostra requesta et arbitrio como più ad pieno V. M. Inten
dera dal venerabile d. Arcepreyte da Varcio el quale ve recomandamo. Datum Mediolani die xxviiu Januarii 1477.
Per Antignanum Cichus.
74. Siccome Girolamo Mario non può lasciare il papa per venire a
prendere Caterina sua sposa, questa gli sarà mandata ove de
sidera. — 9 febbraio 1477.
[Milano, Arch. di Stato. Registro ducale N. 133, f. 14.]
Comiti hieronimo de reario.
Era già in via el Reverendo messer Ioanni antonio arcipreite
de varcio, et prothonotario apostolico per venire ad roma commis
sionario de nui : quando gli furono presentate le vostre lettere pel
le quali gli significavate le casone che ve fano persuasione ad non
absentarvi da roma commettendoli che ce le explicasse. Così subi
35
to tornato indreto ha facto tutte ne sono piaciute et concuremo in
la inclusiva sententia che sia optima deliberatione soprasedere perche
licet voluntiera ve haveressimo veduto. Tamen considerato quanto
la S." de nostro Signore se repossa sopra de voi et lo singolare et
paterno amore quale lei ve porta, et quanto interesse importa alle
cose nostre che stati assiduo apresso sua beatitudine, molto 1 amiamo
el pensiero de vostra magnificentia et confortamela ad non absentarse et cossi la Magnifica vostra consorte sera in vostro arbitrio
omne volta mandareti per epsa, et poteretela fare condure in qua
lifiche loco ve piacerà, et quando voreti che questo ad noi pare el
meglio per mantenimento de la gratia : et auctorita uostra preso la
prefata sanctita et ancora per più fedele derizo et asodamento de
le cose nostre, le quale non possono passare per mano più benevole
et affectionate de le vostre corno più diffusamente esso messere Iohan antonio referira alla vostra magnificentia, que feliciter valeat.
Datum Mediolani die viiij" Februarii 1477.
per Antignanum CiCHUS.
75. Re Ferdinando di Napoli investe Girolamo Riario della contea di
Cariati con le città, di TJmbriatico e Cerenzia e con altre setteterre della Calabria Citeriore. — 23 febbraio 1477.
[Napoli, Arcb. privato del cav. Sforza Rlarlo. Busta H 2. Bozze di memorie della Famiglia Riaria.]
: In base a tali notizie lo scrittore del manoscritto fa notare che
Girolamo Riario ebbe il titolo di conte dal duca di Milano e dal re
di Napoli su terre degli stati loro, ma non mai sopra Imola di cui
era Vicario, e che la dote di Caterina venne data in danaro, e non
sopra Imola siccome erroneamente hanno asserito alcuni istoriografi).
76. Lettera dell'oratore milanese alla corte, ducale. Intrighi della corte
papale. — 7 marzo 1477, da Roma. [Milano, Arcb. di Stato.]
Ha impedita la partenza di Girolamo Riario « attenta la tenera na
tura del papa il quale sta angustiato perchè undique premitur propter
carnem.... Il Patriarca veneto è nostro inimico.... Del cattivo animo de
ffancto Petro in V'inculi non. se ne potria dire tanto che non ne fosse
più etc. »
77. Il duca di Milano e la duchessa Bona ma madre scrivono al
Commissario, al Podestà ed al Referendario di Parma, di prov
vedere ad accogliere la compagnia che da Imola viene a Milano
36 DOCUMENTO 77-81.
per prendere Caterina Sfoi-za sposa del conte Girolamo Riario.
— 8 aprile 1477, da Milano. ,
[Milano, Arch. di Stato, Missive ducali, Beg. U77, N. 77.]
78. Violantina Gentile Riario scrive al duca di Ferrara che suo ma
rito è andato a Milano a prendere Caterina Sforza sposa di
Girolamo Riario .tuo fratello. Gli annunzia la presa di Genova
per la duchessa di Milano. — 15 aprile 1477.
[Mantova, Arch. di Stato.]
79. {strumento di confessione di dote ricevuta di Caterina Sforza,
fatta dai rappresentanti di Girolamo Riario a Bona duchessa
di Milano (in latino). — 22 aprile 1477.[Milano, Arch. di Stalo.]
Girolamo si obbliga ad investire entro un anno, o al più entro
due, questi ducati 10,000 in beni e fondi stabili situati nello Stato di
Milano, in quello di Firenze o in quello di Siena prò majori securitate et cautione ipsius Domine Catherinae.
80. Il marchese Nicolò Pallavicino a Bona di Savoia. — La stia casa a
Borgo Sandonnino è a disposizione di Caterina. — 22 aprilo
1477, da Pavia. [Milano, Arch. di Stato.]
Ad satisfactione de quanto mhanno richesto le vostre Ex."* de
compiacergli de la casa mia da Borgosandonino et apparecchio ne
cessario per logiamento de la 111." Madonna Catherina in landata
soa a marito, ho scripto opportune et mandato che la casa insieme
cum ogni mia facilitate gli sia data a sacomano molto volimtera et
de bona voglia, et me ricresce grandemente chio non me gli possi
ritrovare personalmente per meglio satisfare a le vostre S. et honorare la pred." Madona. corno se conviene et merita la soa S. per el
debito mio.
81. Passaporto di Caterina nel viaggio da Milano a Roma. — 28
aprile 1477. [Milano, Arch. di Stato, Missive staccale.)
Concesse fuerunt littore passus magnifico domine Katherine comitissae tanquam filiae nostrae amantissime iture ad magnificum
DOCUMENTO 81-82. 37
comitem Hieronymum virum suum comitem Imole cum omili sua
comitiva. Data Mediolani xxiii Aprilis 1477.
Per Antignanum. Cicnus.
82. Seguito di Caterina Sforza quando andò sposa da Milano a Roma.
— 24 aprile 1477. (V. testo, p. 72, nota 3.)
[Milano, Arch. di Stato.]
1477 die xv aprilis hora xxj vel circha.
Aplicuerunt Mediolanum infrascripti reverendi Magnifici strenui
et nobiles viri missi per illustrem dominum comitem hieronimum
Imole etc. consortem illustris. domine Cateline Vicecomitis ducalis
filie pro ipsam associando Romam ad prefatum dominum comitem
hieronimum cum equis et mullis xxxxij et buchis ex vel circha cum
quibus comuniter aliquando plus aliquando minus preseveraverunt
usque die xxiiij ejusdem mensis ante prandium qua die recesserunt
et arripuerunt iter suum versus Romam cum equis et mullis infra
annotatis iuxta listam per eos datam, ultra equos xij ipsius domine
Cateline et eius mullierum et famulorum trium ex suis.
Reverendus D. Jo. de Ameris Episcopus Cesene cav. (cavalli) x bo. (bocche) xiij M.co" d. Gubernator Imole dominus
dominicus gentilis cav. viij bo. xij
D." Nicolaus Scarampus cav. iiij bo. v
D. Tomasius Galacius Magister Domus cav. xij bo. xvij
Johannus Franciscus de Tollentino cav. xij bo. xv
Rizardus de Bagno cav. iiij bo. vi
Carolus Martellus cav. v bo. vi
Cives quattuor Imole cav. xvi bo. xx
Duo tubicines cav. ij bo. iij
Mullaterij xiiij cum Mulis xxx bo. xiiij
Summa cav. c. iij bo. c. xj
Cum qua etiam d. Catelina iverunt infrascripti ducales Aulici
usque Romam cum equis unicuique ipsorum annotatis videlicet:
Johannes maria vicecomes cum eius uxore cav. x bo. x
Floramontus de Cottignola" cav. x bo. x
Johannes de Castiliono cav. v bo. v
Johannes Jacobus Vincemalla cav. v bo. v
Johannes Paulus de Bossys cav. v bo. v
Jacobus de Serenio cav. v bo. v
DOCUMENTO 83-85.
83. Galeazzo Maria Sforza scrive al vescovo di Parma (Sagramoro)
oratore a Roma che assicuri il papa delle sue migliori intenzioni
a favore del conte Girolamo Riario. — 24 aprile 1477, da Roma.
[Milano, Arch. di Stato.]
84. Nicodemo alla corte di Milano. — Arrivo di Caterina a Pia
cenza. — 26 aprile 1477. fMilano, Arch. di Stoto.l
Heri gionse qui la Magnifica Madonna Catherina dona del M.c"
Conte Ieronimo de Reario. A la quale Monsignor el Vescovo qui et
io andamo a lo scontro con molti gentilhomini fin presso ad Guardamiglio. Et la conducemo qui ben honoratamente questa mattina
habiamo etiandio accompagnata degnamente fin presso a la Mura,
adeo che per quanto intenda da li soi se tene benricevuta, accarezata
et honorata da noi majormente se tene bensatisfacta et trae-tata da
V. Ces." : preterea gli ho facto intendere quanto accuratamente me
harete scripto chio veda d.... tenere el Mag.'° Messere Tadeo da Imola.
A la qualcosa ho dato omne ordine possibile per averlo in le mane
sei capita a questi vostri posti circostanti, et cossi a la Trebia a
le porte et a le hostarie de questa cita et defora.
A li cavallari de la Majesta del Re Ferrando faro comodita de
passare per lo ponte vestro qui secondo me scrivono. V. Celsitudine
per la soa dheri. A la quale me recomando sempre. Ex Plaeentia
die xxvi Aprilis 1477. Servulus Nicodbmits.
85. Bona di Savoia duchessa di Milano dichiara aver cavati dalla
cassa i diecimila ducati d'oro promessi giù da Galeazzo Maria
Sforza al conte Girolamo Riario in dote di Caterina sua fi
gliuola. — 26 aprile 1477.
[Milano, Arch. di Stato, Missive stac-nte.]
Per la magnifica domina Caterina Sfortia. Magistris et thesaurario.
Per observaro la promessa fece il quondam illustrissimo Signore
nostro consorte et padre, de paghare per dote dela magnifica do
mina Caterina fiola del quondam prelibato Signore alo magnifico
conte Hieronjmo de Riario de Vicecomitibus ducati decemilia d'oro
larghi, ha vemo cavati de capsa dicti ducati dece milia d'oro et in
oro larghi, quali havemo facto numerare ad ti thesorero, et adciò
che continuamente se intendono li pagamenti si fono, volemo che faciati fare debitare vuy magistri et thesorero d'essi ducati dece milia ut
supra, et ti thesorero gli pagharay al reverendo et spectabili mandata
DOCUMENTO 85-86. 39
rj (sic) d'esso conte, facendone fare debito et credito secondo l'or
dine dela camera che perpetuo se intenda la casone perchè sonno
pagliati dicti dinari. Ne pariria ancora conveniente aciò che se in
tendesse la spesa facta in vestire et altre cose per dieta domina
Caterina che sopra il folio medesmo dove si farà il debito et cre
dito dela dieta dote se notasseno diete spese per satisfactione no
stra, et così exeguirete. L. 40500, ss.
Ex arce nostra Mediolani die 26 Aprilis 1477.
Bartholomeus Calcus.
Bona subscripsit ut Supra.
86. Istruzione di Bona di Savoia a Gianluigi Bossi spedito a rag
giungere e ad accompagnare a Roma Caterina Sforza. — 26
aprile 1477. [Milano, Arch. di Stato.]
M.' Ioanne Aloysio, voi ve ne anderete ad trovare Madonna Catharina sposa del magnifico Conte, Hieronymo nostro genero et co
gnato et da lo Ex. Episcopo de Cisena governatore de Imola et ar
ciprete de Varcii et compagni che sonno a la impresa de condure
la dieta sposa, et presentatile le nostre littore de credenza li farete
intendere ve mandiamo per accompagnare et honorare la dieta sposa
et similiter farite intendere a li nostri zeutilhomini che li sonno
andandoveni con loro de compagnia haverete bona cura et studio
che la dieta sposa se conduca honorevolmente et con bono reguardo
"che per li caldi et per el cavalcare non si amalassi et questo remettemo a la prudentia vostra insieme con li altri.
Quando serreti zonti ad Imola, farete intendere ad quelli citadini
et comunità presentandoli la lettera de credenza, che per la par tita de M.r Thadeo facta de qui fur m." (furtivamente) non habino
umbreza alcuna, imo stiamo de bona voglia in la sincera fide et devo- tione loro verso el M.co conte hieronymo suo signore perche noi ad
questo effecto et per la pace et quiete et per la quiete de con
prefato conte aremo de favore opportuno ad Roma presentarete
insieme con li altri la sposa al Conte Hieronymo el che credemo
sera al conspecto del Papa, in quo actu, ve studiarete con bono
modo insieme con Mons." de Parma nostro Oratore col quale ve
intenderete et comunicarete questa nostra instructione , et darete
opera che se faza iterum lo sposamento per verba de presenti ho
norevolmente etc. Deinde al prelato Conte sotto le nostre littore
de credenza parlarete iuxta la substancia de la lettera gli havimo
scripto de la quale havite copia con noi, et similiter a la Santità
dr; Nostro Signore n li cui pedi ron dicto Episcopo do Roma ve
LO
trovareli facendo ratificare lo intrumento de la dota inserendolo de
verbo ad verbum in ipsa ratificationc et portatenelo autentico in
carta faretili intendere la devotissima servitu nostra verso la prefacta
sanctita et optima volunta et dispositione verso il conte et omne suo
favore et commodo et presertim circa lo facto de li capituli et conducta de epso conte, como in dicta copia se contene, usandoli tucte quelle
buone parole et.... dimonstratione de benivolencia et devotione ne sara
possibile. Recomandando.... pref." Santita et al Conte....
Ultimo con omne accomodate et expediente parole una col dicto Vescovo de Parma, recommandarete a la prefata Santità lo Rev."°
et Ill."° D. Ascanio cognato et barba nostro carissimo per la di
gnita del Cardinalato, suplicando ad sua Santità se digne per favore
et reputatione de le cose nostre et per la servitù havemo vorso quella
promoverlo, et per contente'za del prefato domino Ascanio degnise
scriverli uno breve de bona speranza, et fermeza de tale dognita, ex
tendendovi circa, cio come a bocha diffusamente ve havemo comesso. Et in questo usarete el favore de li Rev.mì Monsignori Cardinali
de Milano et Novara et de li altri, Recomandandoli le cose del stato
nostro in ogni occurrentia, et maxime li recomandate la dignità del
prefato M." Ascanio, dicendoli tucte quelle amorevele et bone parole
.judicarete essere expediente.
87. Bona di Savoia duchessa di Milano fa sborsare a Luigi Bossi i
danari occorrenti al riaggio di Caterina Sforza. — 26 aprile 1477.
[Milano, Arch. di Stato, Missice staccate.]
Per domino Aluysio Bossio.
Ad Thesaurarium.
Item numeraray al spectabile domino Johanne Aluysio Bosso no
stro consiliero qual mandiamo a Roma cum la magnifica domina Ca
terina Sfortia fiola di quondam illustrissimo Signore nostro consorte
et patre, li denari de l'andata per dece cavalli et giorni cinquanta ad
computo de soldi 18. el di per cavalo che sono detracto el capsoldo
livre quatrocento trentacinque soldi 18. et denari nove, deli quali
havera rendere bono cunto. L. 435. 18. 9.
Item al suprascripto domino Johanne Aluysio Bosso ducati deceocto ad livre quatro l'uno per altratanti quali spesi in scorte nel
andata de Genoa et mettarali per spesa consumata. L. 27.
Ex arce nostra Mediolani die 26 Aprilis 1477.
Bartnolomeus Calcus.
Bona subscripsit ut supra.
DOCUMENTO 88-90. 41
88. Caterina scrive alla sorella Chiara il suo arrivo a Parma. — 27
aprile 1477.
[Milano, Arch. di Stato. Eaccolta Donne celtbri — Sforza Caterina.]
Magnifica soror. Ogij sonno zonta a Parma sana et tamen schonsolata con tanto honore et cossi da terra in terra quanto havesse
may et questo per gratia de madona mia madre, ala quale flexis genibus me ricomando a Sua Signoria, cossi a madone nutrici, et ge
neralmente a tute quele mie done et similiter al magnifico conte
Alexandre Non altro, tenditi a bene vivere. Ex Parma die xxvn
Aprilis 1477.
Ejusdem magnificentie vestra Vestra Sorror
Caterina Vicecomes Imole etc.
A tergo: ....domine Clare.... sorrori sue.... etc.
89. Caterina Sforza Iiiario giunta a Parma, scrive le sue nuove a
Bona di Savoia duchessa di Milano e sua madre adottiva. (Nel
testo, p. 73.) — 27 aprile 1477. [Milano, Arch. di Stato.]
90. Caterina Sforza Riario scrive alla sorella Chiara le feste fattele
dai cittadini d'Imola. — 3 maggio 1477.
[Milano, Arch. di Stato.]
Magnifica soror mi amantissima.
Da poy la partita da parma sin a Imola non o scripto cossa alchuna avisandove honore asay o receputo ne le terre del ducha de
Modena, magiore asay a Bolognia et tanto non poterie, con el mio
scrivere exprimere. da poy fece il primo de Majo la intrata dentro
da Imola asay honoreuolmente et con granda comitiva et con
grande feste et trionphi et continue quisti honiini et dove non useno far festa, adeo sina a le pietre, se ralegreno de la mia venuta :
spero mediante la gratia de Dio aprehendere il camino verso Roma
marted* proximo a venire, et per mia consolatione recomando a la
IH."" Madona mia madre, da poi a Madona Nutrice preterea a Ma
dona Ixabeta a Malgarita Crivella, et generaliter a tute le altre clone,
lasay li quella bareta me donò la mugliere de d. Cicho, la vogliate
farla dare a Gasparambrosio me la farà mandare. Madona Marga
rita et Francescha se ricomandano a vuy et cossi acomand.'" a le
Jone ; ve ricomando Malgarita del Campanile et non gli lasate man
DOCUMENTO 90-91.
chare de aiuto et favore: non altro: me ricomando a vuy. Imole die
tertio Mai) 1477.
Ejusdem M. V.
Vestra Soror Caterina Vicecomes Imole etc.
A tergo: ....d. Clare Vicecomiti
....sue cordialissime. Mediolani.
91. Descrizione della entrata a Imola di Caterina Sforza Riario. — :i
maggio 1477. [Parigi, Bibl. Natlonale, Itti. 1592, f. 110-111 ]
l Lettera degli « aulici e consoci » della contessa Caterina Sforza Ria
rio a Bona di Savoia duchessa di Milano.)
111.™1 et ex."1 Principes et D."1 D.ui observandissimi. Perchè V.
111."* S. Sieno piene informate de li progressi de la 111.™" Madona
Katerina dopo la partita de sua S. da Milano, fu bene recolta et ve
duta universalmente per tuto el dominio de la Ex.' V. onorandola li
officiali zentilhomini et cittadini de le citate vostre che sono suso
ci camino una cum la compagnia mandata dal Sig. Conte Yeronimo
a torla come era intentione de la IH."" S. V. talmente che molto se
lauda de la Ex. V.
Lunedi che fu a 28 del pasato, giunsemo a rezo (Regaio) molto per
tempo, per modo che homo del mondo non venne incontro a la pre
fata Madona, excepto che subito ch'ella fu demontata da cavalo in
una bela ostaria, intesa la venuta sua dal Capitano de la terra,
venne a visitarla, dolendose molto de non avere posuto fare el de
bito suo et quelo che era intentione de la 111." S. suo; nondemeno foreno tante le provisione facte per luy circa a le altre cose che se
pur mancamento li poteva essere attribuito, se restaurò per quele.
El martedì pur per tempo andasemo a Modona, et lontani da quela
citade circa miglie vii incontrasemo il capitano de quela una cum molti
zentilhomini et citadini quali suolo (solo) per honorare Sua S. erano
venuti, la acompagnareno molto onorevolmente dentro la citate et
fu alogiata in casa di D."° Antonio da Fogliano che una digna et bela
stantia, et tuli facto grandissimo honore, et etiam fu visitata da molte
persone in quelo di, talmente che per noi non fu cognosciuto che ditti
onori et visitatione fusseno facte per altro respecto che per respecto
de le E. V. et insino a quel dì per nui gli fu facto quelo ne paria
fusse voi unta de le E. V. ciò è de consegliarla et indurla a tute quele
cose ne pareano a nuy conveniente a le cose occorrevano, il che
n'era piccola fatica, atteso l'ingiegno et discretione sua che troppo
ò mazore che ricordo li potessemo dare nuy. Venne la sera circha a
DOCUMENTO 91. 43
ore doe de nocte el M.co d.no Johanne Aloysio Bosso quale per parte
de le Ex. V. ne disse certe parole et ne dete' una littera directiva
a nuy de credenza per parte ancora de quele et inteso quanto per la sua M.ei* nera ditto, se li offersemo de fare tuto quelo ne coman
dava per parte de la Ex. V. et in executione di quele, in quela ora
li lasamo la cura de la prefata Madona. avisando le Ex. V. li haressemo dato quela obedientia faressemo o le persone de le Ex. V.
concludendo per nuy li sarà dato ogni credito reputatione et obe
dientia sarà conveniente, et ex nunc li lasaremo la cura dogni cosa
pertinente a questa impresa et cusi de scrivere et avisare le Ex. V.
de occurrentibus corno d'ogni altra cossa, non cesando però nuy de
fare el debito nostro et fare cum diligentia tute quele cose saranno
conveniente circha ad onorare la prelibata Madona et farli compagnia.
El di seguente andando a Bologna scontrasemo el M.€0 D."° Jo
hanne de li bentivoglij con grande comitiva de caValeri, zentilhomini et citadini lontani da la terra circa miglia mj, et fatose le de
bite acoglienze, s'aviasemo con digno ordine verso la citate accom
pagnando D.°° Joanne aluisio et nuy altri cum li primi homini de
bologna et con questo ordine intrasemo in la terra.
Fu alogiata la prefata Madona ne la casa del ditto domino Jo
hanne, et fuli per lui facto grandissimo honore, et similiter a tuta
la compagnia, et li se stete tuto quelo die che fu el di de Kalende
mazo. Montò a cavalo il preditto D."° Johanne insieme con la sua
S. et accompagnola insino a la porta de la terra, et datoli licentia
da quella se ritornò, et per sua S. et etiam compagnia se prese el
camino verso Ymola onde che puoco de longho de Bologna, incominzorno a trovare molti soldati a piede et a cavalo quali ce veniano incontra; el disnare de la prefata Madona et de la Compagnia
fu a Castel santo pietro, onde per lo prefato D.°° Johanne era pro
veduto, circha a le ore xx se monto a cavallo e presso a Ymola a (un)
miglio demonto la sua S. in uno belo luocho et da parecchie bèlle done
et bene ornate fu receuta, et stete sua S. cusi uno puoco con ditte
done, poy intro in camera, et venne poi fora rivestita d'una Zupa de
brocato d' oro morelo, una mantellina de zetonino raxo morelo, et le
maniche de raxo negro con certe bele perle al colo, poi se fece una digna colatione, et facta, subito montò a cavalo per intrare la terra et
non obstante che molte persone fussero venute incontra a la Sua S.
per parecchie miglia da longo de la terra, ordinate li vene poy tra
quelo spatio de via che e tra la casa onde ella demontò a Imola,
parte de li citadini de quela a cavalo et parte a piedi con alcuni
bastoni in mano per adriestare il cavallo de sua S. et parte remase
a la porta. Insieme con li anziani de la terra quali le presentareno
le chiavi et li diseno alcune parole intrando la terra la sua S. et con lei la compagnia se fece uno puoco di intermissione solo por veliere
DOCUMENTO 91.
et audire alcuni versi et representatione al modo di Fiorenza, et
parecchie se ne fecero da l' intrare de la terra fin a la scala del palazo che tucti erano in laude de la Ex. V. sue et del Conte Yeronimo.
Era la terra molto bene ornata, et le vie tute coperte in modo
che era una gran gentileza a vederla. Finaliter gionsemo al palazzo
ove fu trovato uno pavione (padiglione) fatto con grande ministerio
et soto quelo gli era facto uno tribunale coperto tuto de veluto morelo, sopra el quale eia demontò, et fu recolta da la moglie del gubernatore insieme con molte de le done de Ymola che fu cossa molto
meravigliosa a nuy altri a vedere che una sifatta terra dovesse havere tante e sì ornate donne quante 11 era, ale quale sua S. molto
amorevolmente li tocò la mano d'una in una, et poi se salì suso il
palazzo et entrasemo in una sala coperta tuta da tapezerie bellissime
et uno sofiìtto de panni turchini facto cum grande ministerio et al
tre feste, intorno era in questa sala el tribunale tuto coperto di gra
nosissimi tapedi et una richa credenza et bene fornita d'oro et d'ar
gento de la quale per grande moltitudine mangiaseno non se ne moveva
uno solo pezo, et altro argento serviva a le tavole ch'erano piateli qua
dri, squedele (scodelle), squedelini, salarmi, cucinari, corteli, taze, confectere et fructere. et da quela sala se andò in una capela similiter
ornata de tapezerie et con uno belo fornimento d'altare con uno de
brocato d'oro bianco1 in damaschino, et da lì se entrò in la guarda
camera, ne la quale gli era parato el lecto d'uno paramento de ve
luto cremisili, capo celo et coperte le mura de la camera tute ornate
de tapazerie, et da li se intrò ne la camera sua et questa era ornata
cercha a le mura de damasco biancho el capo celo et la coperta si
milmente con uno moscheto similiter de damasco bianco tuto perfilato d'oro de brocato d'oro che al vero è una bella cosa da vedere.
El solo (suolo) de dieta camera tuto coperto do tapedi, et etiam li
era de molti cosini (cuscini) et cathedre (seggioloni) di velluto morelo
piano bene ornate, et lì fu lassata sua S. Fu poi per nuy altri veduto lo resto de li ornamenti de le ca
mere el sale che al vero sono numero infinito, et tuti li lecti sono
ornati o de capoceli de tela, o de razo (di raso) el similiter le mura
di diete camere parte sono ornati in tuto, et parte non, che al vero
sono sì belle cose che quodam modo sunt mirabile visu, avvisando
1 Cosi polli 5 febbraio 1489 per lo nozze del duca Gio. Galeazzo Sforza fu pre parata alla sposa una camera tutta In bianco : * Da poi accompagnata la prefuta sposa * alla camera sua quale haveva 11 cielo et lo murate coperte di damaschino blanrho. * DI medesimo drappo erano 11 capoccio lo testale et la coperta da lecto. le cadrebbe et * scanal et cathedra necessaria. Iu essa camera era descrtpto lo Infrascrlpto distico: Hoc quKmvii nlvibui posait eertario enbile. Non Umen eat Dominar pactor* candidili*. .
(Parisi bibl. Nat. coti. Hai. 1692, p. 212.)
DOCUMENTO 91. 45
le Ex.' V. che tuti li lecti di diete camere intorno sono forniti de
tapeti et etiam le finestre et le Cathedre; visto questo, tornasemo
da la sua S. et la accompagnassemo in sala suso el tribunale et li
fu portata una dignissima et abundante colatione, et facta, de novo
tochò la mano a grande parte de quele done a le quale li fu dato licentia
andassero a casa, et a una parte li fu detto remanesseno a cena, et su
bito fu aparechiata una sumptuosa cena et cenò le diete done et
una bona soma de citadini insieme con li anziani de la terra che
non erano a manco numero de 50 boche a le prime tavole, et per
chè l' ora era pur tarda, fu necessario apizzare le torze quale erano
poste suso doi candelere atachati al celo de dieta sala, che fu gran
zentileza a vederli si belli et si ornati et facti con bon modo : erano
et tenevano torze 8 per cadauno che rendevano uno gran splendore
a tutta la sala. — Stato uno pezzo poso (dopo) cena, atteso che sua
S. era pur uno puocho stracheta, ma per lo resto sana et de bona
voglia, facta la colatione, fu dato licentia a la brigata, et se andò a
dormire, per il che nuy fusemo recolti da certi deputati a la com
pagnia nostra, et chi a le camere, et chi a li lozamenti con grande
numero de torze fusemo acompagnati.
La matina seguente oidi (udì) messa la sua S. in capela et fra
questo mezo fu acompagnata da molte citadine a la compagnia sua,
et similmente altri citadini quali venuta l'ora del disnare, mangia
rono 11 con la sua S. Fornito il disnare, venne uno doctore il quale
fece una digna oratione in laude de la Ex." V. de' vostri antecessori,
de la sua S. et del Conte Yeronimo, pregandola ad havere ricommandato quela sua cita, al quale li fu resposto per D.°° Johanne
Aluisio Bosso molto elegantemente, poy prese alcune littere de cre
denza de la Ex.1 V. directive a li anziani de questa cita et Iecte per loro li comenzo a dire quelo che in mandato haveva da le Ex.c V.
quale non replicaremo per esserne meglio le Excellentie Vostro
informate che nuy non saperesemo scrivere, furono haute da ditti anziani molto grate et se offerseno ad exeguire quanto per le Ex."c
V. gli era comandato, et nel vero per quelo potranno comprendere
questi Manfredi li hanno puocho del suo. Avisando le Ex.° V. che
con tanto amore, fede et devotione è stata recolta questa Madona
«la questi Ymolesi che li pare de non vedere altro Dio in terra.
Questa matina servando lo predicto ordine se disnò et poso el
disnare se li fu facto molti presenti de cosse cibarie, et essendo per
lo di del merchato concorsi molti contadini a la citate, foreno per
la via duno bufone chiamato il Piasentino, introducti denanti a la
prefata Madona, et tuti d'uno in uno li tocharono la mano et basavela cridando Contessa Contessa, et ley con graciosa maynera et
fronte tuti li recolse per modo che tuti questi Ymolesi et etiam dicti
contadini l'ebero per singular dono et gratia. Si che 111."" S. questo
Hi DOCUMENTO 91-92.
è quanto è seguito, et ne pare fare parte del debito ad avisare le
Ex." V. a le quale continuamente se recomandiamo.
Ymole iij Madij 1477.
I. D. D. V. Servitores aulici et consocii Ill.""
Dominae Katerine.
Ill.m'* et Ex.m'" dominis et dominis nostris observandissimis nostris
Ducibus Mediolani papie.... vicecomitibus.... et Cremone dominis.
Mediolani.
92. Gianluigi Bossi alla corte di Milano. Accoglienze ricevute in Imola
da Caterina. — 4 maggio 1477, da Imola.
[Milano. Arih, di Stato.]
Il1.mì et Ex.mi Signori mey.
Il di penultimo del passato zonzendo a Modena ritrovay la Magni
fica Madona Catarina et tutta la Compagnia stare ben et havere havuto
li et a rezo (Reggio) assay conveniente honore. La matina proxima
andassemo a Bologna ove per il Magnifico D. Zohanne e universal
mente quili Citadini ze fureno fate grandissime accoglienze careze e demonstratione asay de benivolentia, como più largamente V. Ex.iie
haverano inteso per lettere de Karlo Vesconte che vi scrise a ba
stanza circa zio (ciò). Il zorno primo de mazo acompagnati fora de la
cita honoratamente da Boiognesi disnasemo a Castello Sancto Piero.
Circa le xxii bore intrando a Imola furemo recevuti da tutto que
sto populo molto lietamente e lintrata fu solempne: si de multitudine et concorso di gente con de varii giochi se facevano per le vie
ove passevamo et de molte altre dignissime repprescntatione.
Tuta la via da la porta al palazo che glie uno bon pezo, era coperta
cum tante arme papale ducale et del conte Hieronymo poste in certi
fusi sive grilando {ghirlande) fate alantigha (all'antica) dove glierano
alcuni puti conzegnati che a certi passi cantareno versi et soneti cum
tropo bono acto et singulare maynera. Zonti a la porta del palazo
glierano alcuni drapi de varii colori conzati a forma de uno pavalione
molto piu alto dal palazo nel quale gliera tanta diversita de giochi
varieta de insegne et arme che era grandissimo dilecto a vedere e
a considerare tale magisterio. Smontati hebemo uno subito remore
e non despiacevole per lo grande impeto se feci de pugni et strasinare do capelli per quili volevano guadagnare el cavallo dessa
Magnifica Madona Catarina. Nel intrare al palazo gliera Madona
Violantina sorela diel Conte Hieronymo e molte altre done a recevere essa D. Catarina che judicata bella, di bon costume et optima
maynera.
DOCUMENTO 92. 47
Honorevole, bello, pomposo e richo aparechio se vedi qui de pani
deraza bellissimi missi ad oro e a seda, de capezeli, coperte e molti al
tri paramenti, de zetta (seta), rasi, beretini e cremesi alcuni de veluto ,
damaschi bianchi e cum una credenza molto alta et ben cariga de arzenti lavorati a diverse et singulare foze quali furono dal Rev.mo
frate Petro dati per la Santita de N. Signore al Conte Hieronymo.
Questa terra non è grande e male casezata per quanto ali extra
se compretende. La rocha e forte et più se fortifica. Li citadini et
done sono ben vestiti et neli loro balli fanno tanti scambieti
tinenze, reverentie, movimenti punctezamenti et conpanzamenti de
pedi de persona che a Firenza li perdarebi, et di continuo ze pa"re
vedendo cotale loro maynere havere li strazutatori inanzi al viso.
Il mangiare fin qui è stato solepnissimo si per la varieta e delicateza
de cibi, come per labundantia: mangiando de molte et molte gente
ogni di al palazo.
La Magnifica Madona Catarina da questi soy citadini, contadini
è ben carezata e presentata deroba mangiativa tantum.
Del levarsi da qui nondum dictus est dies, anzi se motezato che piu
ultra non se andara perche avendo a vegnire qui il Conte Hiero
nymo nel mese proximo de zugno, non li pare essa Magnifica D. Ca
tarina habia andare più ultra ver de Roma. Fra duy o tri di dicano
questi del Conte Hieronymo sperano havere littere per le quale
alhora se havera chiareza dil andare o del stare. del tuto daro aviso a V. S.'ie azio li sia noto ogni progresso maxime quando non se havesse a passare più avante : di questo tale soprasedere sive prolongare dil transferirsi a Roma la Magnif. Madona Catarina ne ha
summa displicentia. Como desiderosa de trovarsi al conspecto de la
Santita de N. Signore et di vedere il suo Conte Hieronymo che più
che altro me pare la prema et pungia. Non di mancho glie sana,
bella et manierosa et grandemente se ne confortano questi soy sub
diti et ne dimostrano summa jocundita.
Humilmente essa et li altri tuti vostri servitori se recomandano a V. Ex.u° A questi Imolesi gli ho presentato vostre littere et fatoli
intendere quelo me parse circa quanto gli havia ad exponere in no me de V. Ex.tie del che reingratiano quele infinitamente et a con
cluderla breviter quivi tanto si fa existimatione de la partita de
Mes. Tadeo quanto sei non russe al mondo. Ricomandandomi a V.
S.'" Imole die mi Maij 1477. Ejusd. Ill." Dominat. V. fidelis.mM servus
Johannes Aloysius. A tergo: Il1.mi, et Ex.** D. et D. Ducibus
Medio1. etc. suis dominis metuend.ra'"
Medio1. cito, cito, per postasi.
DOCUMENTO 93-94.
93-94. Brani di lettere dell'oratore milanese a Roma alla corte ducale.
Perchè si volesse ritardare l'arrivo di Caterina a Roma. Si ac
cenna ad un attentato contro la vita del conte Girolamo. —
11 maggio 1477. , Milano, Arch. di Stato.]
Il1.n,i etc De sancto Petro in Vinculi non dico niente, sia come
se voglia che Dio de luy ha con li suoy medesimi robaldi dimo
stro miraculo, che questo caso scoperto per el suo Patriarca contra
el Conte Hieronymo p.'° gli ha in modo tolto la reputatione et da
togli tracollo de infamia etiam chel non si discreda che non inan
eho et abia peccato esso Patriarcha che luy. Che vi prometto Ill.""'
S. chehoracl si è dimentichato de quella impresa: et se non che que sti R."l Card.' tutti per honore de la loro dignita so intrometti no por
lo assetto de la cosa: che se amachi conreservatione principaliter del
honore et securezza del p.* Conte N. S. ultra le dimostratione facte de
torgli le habitationi de Palazzo: ut scripsi che qui è parso grande
dimostratione Soa Santità ne haveria facto de magiore, questi
duy tristi che sono in presone cioè Domenegazzo Doria et Matheo
da Canali confessano bene essere più volte stati rechesti dal dicto Patriarcha nomine p.i" Cardinalis sed non de bocha soa. Tamen la
cosa per ancora non è assetata che pensamo che'l megliore adaptamento che co sia et la mazore cautella serra et bene guardarsi, et
potremo farlo perche soa Beatitudine ha messo Ioanne Baptista da
Montesecco 1 homo del p.'" Conte et bene discreto. et fidato alla sua
guardia in loco d'uno Andrea da Nonsa. Et hagli deputato CCC pro
visionati, che cento prima ce ne stavano, et staranno nel borgo de
Santo Petro 50 homini darme desso Conte che ne serra capo Zohanne
Francesco da Tholentino, et Carolo figliolo do Zoaune Francesco de
Prand ... de Meletto, et isto modo ce guardaremo ; ma lo impiastro
se acconscentira se ce veniranno con honore del Conte predicto a
questo solo fine de levare tante anxieta dal Papa in che sua San
tita è, intendendo tanto pericolo del conte et dishonore de le sue
carne et contumelia del Stato Ecclesiastico, et N. S. anchora lo ac
consente, perche alla venuta qui della nostra Contessa 2 la non trovi
questo tumulto et sublevatione che non sonno senza qualche peri
colo, etiam per trovarsi questa cita in el termine affamata chella è
et questo populo sublevato et da soa natura sempre apparechiato a
seliandoli. Alogiava el Conte la Contessa sua in casa del Cardinale
Ursiuo in Campo del fiore, casa belissima et ben aperta che la soa
è in sasso; imperochè credendosi che la havesse a venire al fine de
1 Giustiziato a Firenze dopo la congiura dei l'azzl. > Caterina.
DOCUMENTO 93-94. 49
Agosto, ce ha messo mano et gettato cose assay per terra che non
potranno essere finite cosi presto, et anchora ce saria male habitare.
El p.*° Cardinale Ursino in vero la presta voluntiera. Et N. S. pre.°
fa dimostratione volerla onorare assay. Et cosi so chel fara per amore
de le Celsitudine V.
Et perche luy ha temptato. ut scripsi, de amazzare el Conte Hieronimo et dovea mandare una fusta con XV o XX homini a fare
questo, N. S. prega la Ex."' V.* et cosi esso Conte che se alchuni de
suoy fidati fosseno presi et in mano de quelle le vogliano interve
nire el vero.
Eecomandandomi etc.
Rome 11 Maii 1477.
Sonno stati parichii di in discussione sei sia bene fare venire la
contessa qui a Roma a queste stasone o differirla fino al frescho per
el pericolo etc. Tandem se resolveno in questo che per li caldi gran
dissimi sopravenuti inanti el tempo et per lo naturale aere cativo
in Roma, de estate maxime, et per qualche sospitione di morbo, che
pur se ha per rispecto ad alchune Terre in campagna, et nel Duchato circumstante che sonno infecte : come advisay per altre mie ;
licet qui se stia hora sanissime : Tantem per essere questa una Città
, che se non gli fa guardia, non se gli potria fare se sospita : et per
non parere etiam tempo per la conditione del S." de bona memoria
de fare quelle dimostratione qui che se convenirebbe et vogliono
fare : attento da chi è nata la pred." Contessa, et da chi et dove lè
alevata : et acciochè etiam per qualche desagio in questo distempe
ramento daere : attento che chi ce nasce dura fatica a vivere la estate
non che ley che è educhata nel bono aere. Pigliamo per partito de las
sarla firmare a Imola : finchel fresco ritorni : et perche alla Bona Ma
donna (Caterina) non rincresciia tanto el dimorare a vedere el suo Conte,
N. S. vole che soa Signoria vada a Imola, et visiti quelli soy Cittadini
et subditi, a questi tempi maxime che gratia de Dio sonno levati
via questi movimenti de Zenoa (Genova) che vole dire el Stato de le V. Sub.u essere in reposso (riposo) : imo in maiore reputatione che
prima: per il che non habbi ad occorrere più tale bisogno che per
qualche di labsentia desso Conte non si possa comportare, et serrà
partita circa el principio del mese proximo futuro : Et stato alcuni di
per consolatione de la pred." Contessa, et de dicti suoy Subditi se
ne tornara in qua con lassare ordine che comei tempo refrescha
punto essa se ne venga in qua. Pareria et a luno et e laltro che
quando la venisse qui et che qualche infirmità o peggio succedesse
non essere may contenti, et che altri dicessero havessino menata
qui per amazzarla : questo è in effecto quanto se è deliberato qui per
d
50 DOCUMENTO 94-100.
N. S. pred." et per el Conte. Nel facto de accrescimento de la dote
etc. Sua Sig* dice che et in questo et in laltre cose dimostra per
effecti quanto ella gli sia cara et quanto lextimi el satisfare ad uno
cenno de le Ex.'" V.' etiam in cose minime, non che in questa che
per effecti la dimostrano havere a core. Il che lo fa vivere tanto più
contento vedendo la carita et amore gli dimostrano. Recommandomi
alle Vostre Ill.— Signorie ecc.
95. Bona di Savoia duchessa di Milano scrive aW oratore ducale a
Roma sulle insane pretese di Taddeo Manfredi antico signore
d'Imola. — 15 maggio 1477. (Milano, Arch. di Stato.)
96. Bona duchessa di Milano scrive al vescovo di Parma suo oratore
a Roma che le duole dell'attentato scoperto contro al conte Giro
lamo. Confida nella prudenza del papa. — 15 maggio 1477, da
Milano. (Milano, Arch. di Stato.)
97. Aggiunge pure una lettera pel conte Girolamo sopra le macchina
zioni scoperte contro di lui. (Milano, Arch. di Stato.)
....sonno simile cose di pessima natura et da starci suso continua
mente con diligentia aveduti : volsi fare uno animo forte et gagliardo
et considerare che sola miseria caret invidia: virtus circa difficile
versatur.
98. Galeazzo Maria Sforza al vescovo di Parma a Renna sopra messer
« Ibreto del Fiesco, » e le cose di Genova che spera assodate.
— 16 maggio 1477, da Milano. (Milano, Arch. di Stato.)
99. Il duca di Milano scrive al vescovo di Parma a Roma perchè
prenda al suo soldo Ottaviano Maria suo cognato e zio — 17
maggio 1477, da Milano. (Milano, Arch. di Stato.)
100. Accoglienze destinate dal papa a Caterina Sforza. — 18 maggio
1477, da Roma. (Milano, Arch. di Stato.)
Ill."" Madonna et Ex"* Sig." Signori mei singularissimi.
Scripsi per le mee precedente : Com.... N. S. per amore de le Cel."
V. havea animo de honorare multo la Nostra Cofntessa] cosi sera,
DOCUMENTO 100-102. 51
che è parso a S. Beatitudine che ella entre el di de Pasqua de Pentecosta la.... mattina lad ora de messa: che fuorsi quella eelebrara:
aut un Vescovo Card.'0 in la Capella de San Petro et, perche la sia
al tempo de la messa solenne, perche larive maxime ad hora de la
Benedictione per benedirla: Dia hordinato che la venga lo sabbato. sera in nante ad un locho del Card.1" de Urbino, qui apresso doe
miglia et manche Poy la matina che li Card." seranno venuti.... lacio a la messa Papale mandarli la sua fameglia, et quelle de tutti...
Cardinali a levarla et cosi li magistrati de Roma et li Ambassatori
S." et Baroni et Gentilhomini et Gentildonne apte a ciò. Condurannola, ut dixi in San Pietro et habita benedictione torneranno suso
in la camera del Papagallo, et li aspectava la tornata de N. S. de
Capella cum tutti li Card." et ly presente sua Beatitudine se l'ara
iterum lacto del.... sponsalitia: et donaralli quella una Collana; che
vale apresso a ni" due et poy accompagnata dal Praefccto et molti
Baroni se andarano a desenare.... dove e facto uno apparecchio gran
dissimo. Como lex."' V. intenderanno da li deputati a ciò: et non
dubito che molti Card." et etiam Praelati amici no donaranno
grossamente argenti o zoglie. Farasse un di solo.... qualche representatione; et parine che sua Beatitudine ordini sei- ri vestita de
Brochato: et l'orsi continuy non portare.... lo metto affirmative. Per
ch'io, per mi. recordavo lhonore de la.... 111."" S." Recorda et hamene imposto S. Beatitudine che io replichy el perdonare, et repes....
quilli homini de Capo et de conditione de Zenoese : cosi corno.... et acordato el Proth.'la Domino obiecto et de larcevescoo maxime fa....
parelv bona spexa. Allega multe rasone: attendone Sua S.u per
confirmarse nel scrivere de V. Ex."' che hanno scripto volere
Recomanda ancora el Vesoo (vescovo?) de Freghius, cioè D. Urbano dal
F posseno pur suscitare qualche scandalo : licet a li soi meriti non
se.... perdono, tamen per el respetto ditto, ne conforta le Ex. V....
Ex Urbe xvm maij 1477.
Servulus S
A tergo: Domine et Ex.°"
Domins meis singul.™1*
cibus Mediolani. etc.
101. Il duca di Milano scrive al suo oratore a Roma che conforti il
conte Girolamo a stare di buon animo e ad attendere alla sua
salute. — 21 maggio 1477, da Milano.
[Milano, Arch. di Stato.]
102. Bona di Savoia e Giovanni Galeazzo Maria Sforza suo figlio scri
vono al loro oratore ducale in Venezia come pregati dal conte
02 DOCUMENTO 102-103.
Girolamo Mario si nono indotti a levare dal contado d'Imola i
cavalli che egli era obbligato di mantenervi, e a portarli in
(ìhiaradadda. Che la Signoria di Venezia non ascolti sinistre
interpretazioni di questo fatto. — 23 maggio 1477, da Milano.
[Milano, Arch. di Stato ]
103. Il vescovo di Parma oratore ducale, descrive l'accoglienza fatta
da Sisto IV a Caterina nella cappella di S. Pietro. — 25 mag
gio 1477. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.]
Illustrissimi principi et excellentissimi unici signori miei. Quello
medesimo ordine che per altre mie scripsi che era preso per la San
tità de nostro signore per honorare la nostra Contessa in lo introyto
suo in Roma, questa matina, con la gratia de Dio se è observato;
et ecci etiam stato questo de più, che donde soa Beatitudine prima
avea dicto che finita la messa in Santo Petro, la prefata Contessa
russe menata in la Camera del Papagallo in Palazzo, et li receverla in
presentia totius Collegij Cardinalium, Quella deliberò poy fare questo
acto in la Capella de Santo Petro; et così fece; finita la messa et me
nata essa Contessa dal Balcho (palco) ove l'era stata a la messa, al
conspecto do soa Beatitudine, apparata in Pontificalibus, circonstantibus predictis Cardinalibus omnibus per el rev.™° Cardinale de Sancto Petro in Vincula, per la sorella de soa Santità, per el Prefecto. per
domino Zoanne Aloyso Bosso, et per mi. Esso domino Zoanne Aloyso
gli la presentò con una dignissima oratione latina, in la quale con
grandissima elegantia, et maturità expose quanto da le excellentie
vostre luj havea in commissione. La continentia de dieta soa ora
tione, a dirla brevibus verbis, fu che'l presentava a li pedi de soa
Beatitudine la prefacta Contessa, de la quale non taqque le sue virtù
et pudicicia. Et cosi poy per parte de quelle gli la reccommandava.
et el Conte etiam suo una con lev. Successive gli referse infinite gratie de tante et cosi amorevole et degne dimostratione per soa San
tità facte a honorare dieta Contessa, ad contemplatione de le vostro
illustrissime signorie. Deinde con molte degne et bene conveniente
parole la ringratiò de le opere et cose per ella facte per el pacifico
et quiete del stato loro ecc. Demum gli offerse ogni potere de quelle
facendogli bene intendere quanto et quale esso era, non gti obmittendo cose che accedessero a reputatione d'esse et del suo inclyto
stato. Fu veramente a soa prefata Beatitudine molto grata et accepta tale oratione et da li cardinali et da li astanti commendata so
pra modum. Et facto questo soa Santità prefata recevete essa Con
tessa molto benignamente, et poi lei medesima volse dire le parole
de li sponsalicie, et messogli al collo uno collaro de valuta de 2500
DOCUMENTO 103-104. 53
ducati, gli dette la benedictione : et poy per mazore dimostratione
del honoranza del acto et de amore verso le Sublimità vostre et per
merito de le virtù d'esso domino Zoahanne Aloyso et per reputatione
acquistatasi in quello acto, la S. sua in el medesimo locho el fece Cavallero: et esso (accolto cosi improviso) stette suspeso ad acconsen
tire a la voglia de sua Beatitudine, la quale parendo a me che ac
cedesse a più reputatione de le celsitudine vostre et che la se gli
convenisse per li suoi meriti in quella cosa, lo persuasi a remanere
paciente al volere de soa beatitudine, et così esso tandem deliberò
de fare, che havendo facto altramente al mio iudicio haveria molto
errato. Honne voluto per mio debito succinte dare adviso ad quelle.
Non me extenderò altramente nel particulare in reliquis; Remittendomi a quanto esso messer Zohanne Aloyso doverà scrivere come
de cosa a luj principaliter spectante. De quel che più ultra succe
derà le excellentie vostre ne saranno advisate; ale quali humilmente
me racomando. Ex Urbe xxv Maij 1477.
Servulus
Sacramorus Episcopus Parmensis etc.
A tergo: HI.™1* principibus ac Ex.m" dominis dominis meis precipuis
dominis ducibus Mediolani etc.
104. Caterina alla sorella Chiara. — Notizie del suo ingresso a Roma.
— 28 maggio 1477. (MiUno, Arch. di Stato.]
Magnifica soror. da poy non vi scrisse è stato solamente per non
hauere haùto il tempo, pur per vostra consolatione ve aviso conio il
di del Spiritu Sancto feci la intrata de dentro da Roma et fui acoinpagnata con tanto trionpho quanto dona rosse già grande tempo in
queste parte et asay bene onorata, et troppo bene presentata et honorevolmente non dico fructi zoje asay et argenterie asay. vi prego
me ricomando a la 111." Madona mia Mater et similiter a li 111.' Sig."
mie fratelli et sorele, et cossi a la Magnifica Madona Nutrice a D.
Jabeta dangello et a Margarita Crivella et generalmente a tute le
altre done. et cossi a tuti quili zentilomini et altri di mane in mane,
bisognando qualche cosse in queste parte comandate et cossi per queli
de caxa, me ricomando a vuy. Ex Urbe die xxvia maij 1477.
Ejusdem magnificentie Vestre Vostra soror
Caterina Vicbcomes de Riario Imole etc.
A tergo: Magnificae D. Clare Vicecomiti Sorrori sue sing.™'
54 DOCUMENTO 105.
105. Viaggio di Caterina e feste con te quali fu accolta in Roma. Re
lazione elei suoi cavalieri alla corte ducale. — 28 maggio 1477 ,
da Roma. [Milano, Arch. di Slato,]
111."1 Principes et Ex.'"1 Domini Domini Nostri observandissimi.
Essendo le V. 111.1 Signorie state per noi advisate de li honori facti a la 111." Madona Caterina ad Imola inanellamento ce pareria
commettere che de quelle cose sonno seguite di poi non ne habiamo
scripte, tacerle : et tanto più quanto ne parelio più degne de adviso.
A di xm del presente se partissemo da Imola et tenemo la via
de Romagna et de la marcha: uude da quilli S." et comunitate a
casa de li quali ce è acaduto el bisogno andare siamo stati ben ve
duti et acarezati et precipue da lo 111. S. D. Constancio el quale con
tanta fede devocione et amore se exibito, che veramente è degno de
grande comendacione. A li xxim giongemo ad uno castello chiamato Castello Novo lon
tano da Roma miglia xml, et essendo longe uno bon spacio de via
dal dicto Castello, trovasemo lo R.° Episcopo de Parma quale venia
a visitare la prefata Madonna, quale Castello è del S. Stefano Co
lonna, et li se stette la notte et cossi la matina seguente a desinare.
Circa a le bore xvm se monto a cavallo et fu preso el camino verso
Roma et non essendo giunti più che a megio el camino incontrareino lo 111. S. Conte Hieronymo cum molta bella et legiadra com
pagnia de suoi famigliavi tucti vestiti de giornee de veluto negro
piano et li cipareli de raso negro, havendo anchora molta et grande
copia de fanti tucti vestiti de ciponi de veluto alexandrino et calce
a la dovixa sua, et luno et laltro vedutosi demontarono da cavallo
et presossi per lamano se basarono et abraciarono teneramente per
modo che da ambe le parte ne fu presa grande consolacione et tractossi sotto certa ombra fu per noi tucti tochata la mano al prelato
Conte, dal quale fummo ben veduti et ben racolti. Remontati a cavallo
se adriciaromo al camino nostro et podio lontano de li trovatilo Mes.
Antonio Nepote de la Santità de N. Signore, quale a cavallo tocho la
mano a la ujefata madonna et poso lo prefato Mis.' Antonio se dete
principio ad incontrar gran copia de degni prelati et agregiandose
el caldo, quale in quello di era grandissimo, parse al prefato Conte de
demontare in ima certa casa : e li se stette un pecio et factasi una
bona colactione seguirimo el camino primo, tucta volta incontrando
prelati et famigli de cardenali: Apresso a Roma circa miglia tre incontraremo el prefeto cum molta bella compagnia et visitò molto
amorevolmente la prefata Madonna, non cessando però de continuo
de venirne persone incontra; finalmente apivsso miglia doe a la predieta citade al ponte che è sopra il Tebro incontrassimo la famegli a
DOCUMENTO 105. 65
de la Santità de Nostro Signore, et da quello luoco traversando alchuno monte adriciassimo el nostro camino ad un palatio quale è del
Reverendissimo Cardinale de Urbino : et essendo presso a dicto palacio trovassimo li ambasciatori de le Maiestate de li Re de Ragona,
Spagna et Ferrando, quali f'acte molto demostratione et acoglience,
acompagnarono la prefata Madonna a dicto Palacio : quale benissimo era ornato et parato : et li demontò la Sua S.ria et similiter et prefato
Conte et noi inseme cum la Sua S. mandando li cavalli tucti alacitate,
circha a le ore xxuil se cenò et fornita la cena acompagnata prima
la prefata Madonna a la camera li dono xma. catena de perle cum
gioglieletto pendente, estimata ducati V." et di poi andò el preli
bato Conte a Roma et questo fiece per seguire li comandamenti de
la Santità de N. Signore. La matina seguente, che fu el di de
pasqua rosata, circha a le hore xi havendo facto ritornare fuora li
cavalli, se monto a cavallo essendo già venuto li molti prelati,
el prefeto, D. Antonio li predicti oratori, el m.° D. Iohanne Fran
cisco da gonziaga (Gkmzaffa) et molti altri Signori Cavaleri et gentilihoniini de Ursini et colonisi (Oolonnesi), essendoli anchora el
despoto de la Morea, quali però el dì de nante li erano venuti in
contra, et cum mirabile ordine se dette principio ad intrare in Roma,
essendo noi tucti insieme et apresso a la prefata Madonna. Era la Sua
S. vestita de una mantelina de brocato doro morello indamaschino
una giupa de gitanino raxo cremisino et maniche de brocato morello,
et benissimo ornata di gioglie. Da lusire de la casa fino ala porta de
Sancto Pietro che gliè presso a miglia doe erano le persone a cavallo
da ogne parte de la strata che parreva forse incredibile a le Ex."* V.
et pur è vero : forono extimati cavalli VI.™ Giunti a la porta demontò la Sua S.'u e acompagnolla ne la ghiesia suso uno certo luoco differente
da lo altare grande ouera (ove era) la Santità de N. S." vestito in pon
tificato et etiam tuto el colegio de li cardenali et per lo cardinale de
espolito {ine) se canto una solenne messa quale durò per spacio de ore
III. fornita la messa se levo el cardinale de Sancto Pietro a Vinculi et venne a tore la prefata Madonna et inseme cum lo M.C0D. Iohanni Aluixo Bosso cum lo R.do M." D. Sagramoro et etiam noi altri fu acom
pagnata da S.u de N. S. essendoli el conte Ieronimo a lato. Giunta da
la sua Santità subito li basio el piede, et facto questo essendo lei leva ta in piede dette principio el M.co D. Iohanni aluixo (il Bossi) ad esponerli una oracione ornata degna et allegantissima, corno per le V. Ex.'"
glie fu comisso cum si constante et gagliardo animo : che non che noi
ma tucti li cardenali et prelati affirmorono la sua in havere facto quel
lo che pochi nomini feceno mai, de havere havuto tanto animo et molto
commendonno la ellegantia et virtute sua ita et taliter che ne porta
grandissimo honore. Fornita dieta oracione la Santità di N. Signore
volse responderli che non e de move et imbreve parole rengraciò le Ex.
5f! DOCUMENTO 105.
Yr.' comendando le virtu del prefato oratore. Di poi comando la prefata
Santità a d." Johanni Aluise tenesse la mano a la antedicta madonna et
lui dette lo parole matrimoniale, li fiece dare lo anello al prenominato
Conte. Ceterum contracto dicto matrimonio dinovo la pref." Madonna li
basò el piede et la mano et Sua S.," li comincio amorevolmente a dire
alchune parole, tra le quali li disse che la volea sposare un'altra volta,
et factali levare la catena de perle la quale li donò la sera innanti el
S. Conte, glie ne misse una altra tucta piena de dignissime gioglie esti
mata ducati quatro milia doro, tacendoli carczc assai per modo che a
noi pare che Sua S."* sia si ben veduta et voluta da la Santita sua che
non li cognosemo differencia alchuna da lei al Conte. Doppo questa Sua Beatitudine si volto al M.co D. Iohanni Aluiso et disseli domine
orator la vostra virtute merita exaltatione et deliberiamo farvi cava
lieri et fieri portare una spata et diete certe oracione li cinse la spata
manibus propriis et folli messo li speroni dal prefeto el Duo Antonio suoi nepoti et avendo cavata la spata el M.co D. Iohanni alvisio gliela
dette in mano et finaliter furono facti tutte le cerimonie che a tale acto
se richiedeno ataccandoli insegno de la milicia uno giolieletto cum le
chiave dentro dicendoli che questo non era quello li volea fare piglian
doli et stringendoli il volto cum le sue mano in segno de amore : et dipoi
tucti forno licentiati da Sua Santita, prima essendoli da noi altri bassato (baciato) el piede et essendoli dal pref." Magnifico D. Aluisio tucti
noi altri a nome per nome factoli intendere chi erano et le condictìone nostre. Seguito questo et discesi dal Tribunale papale, el M.co D. Io.
Aluisio ficee tochare la mano a la prefata Madonna a tucti li cardenali
et bassarla, quali tucti de ben core et animo la ricolsino et se li offersino. Licentiati adonqua tucti da la Santita de N. S. et da li cardinali
cum la Sua benedictione montaromo a cavallo per andare ala casa pre
parata a la prefata Madonna quale è in campo de fiore, et a lo intrare de la terra passato el ponte sancto Agnolo trovassimo dal di
cto ponte sino a la dieta casa tucte le vie copertate chi de panno de
lana et chi de certe verdure facte cum le arme papale de le Ex."' V."
et del prefato Conte e tucte le mura da ogne canto de la strata co
pertate de celuni brusando de molti odoriferi perfumi talmente
che a tucta la citate rendevano suavitate. Giunsemo a dieta casa
tucta apparata et magnificamente ornata de tapeciarie per qualunqua
loco: quale dal paradiso terrestre a dicta casa non li sapemo diffe
rencia tanto era si mirabilmente ornata et non prenda admiracione
le Ex."" V.' se si distinctamente non li scrivemo dicti ordinamenti,
ne anchora la quantita de li argenti erano sopra la credencia perchè
credemo che più tosto li seria a tedio che a piacere, ma ben li certifichemo che li ne era grande copia et valeano uno gran te thesoro, ma concludendo gliera prima uno cortile grandissimo tueto
intorno intorno copertato de tapeciarie, sala una coperta, sale tre
57
in solaro molto grande camere xim, tra le quale gli entra sette
dove alogiamo noi : in queste gliera capocielo uno de brochato doro
bianco ricio et nel demontare la prefata Madonna fu racolta da circa
a otanta donne romane benissimo in ordine , quale inseme cum noi
prima tochata la mano a tucte, la acompagnassimo in camera et li la
lassassimo : et noi altri fommo acompagnati tucti a le camere nostre in
quella propria casa che parevano camere da Signori, et stati uno pocho
tornassimo da la Sua S.'" et subito venne in sala per desinare et fu data
lacqua ale mano circha a le hore xvii se andò a taola (tavola) essendo
prima venuto uno putino in forma de angelo ad anonciarlo in versi.
Era a la taola de la prefata Madonna el S." Conte, el prefato Domino
Ant." el despoto de la Morea, el Vescovo de ferara el M." D. Io. Aluisio
bosso, el Vescovo de Parma, lo ambasiatore del Re di francia, el M.
D. Io. Francesco de gongiaga (Gonzaga), la moglie de Ioh. Maria Vesconte, la moglie de fieramonte, et la moglie del nipote del Cardinale
de Millano, forono asettati da prelati, ambasciaturi donne et gentilihomini a le altre taole circa a ducento numerato ne furono cento ottanta
poi che foseno asetati se dette principio a le imbandisone quale al for
nire del pasto foseno a numero xxii sencia la colacione de confetti che
alvero non si vide mai si digna cosa, ne si abondante ne si preciosa e
ad ogni cinque imbandisone li venia uno putino portato da più per
sone suso uno carro triomphale, quale recitava alcuni versi et dreto a
luy se li faceva qualche bello giocho, et prima se fiece la istoria
de Medusa; poi si fece quella faticha de hercule quando el con
quistò el leone, di poi quella di Theseo a conquistare el minuthauro, poi una digna et bella morescha de persone xil cioè sei
nomini vestiti duno giuparello de gitanino, raxo verde, una turchetta
de cangiacolore le calce facte de panno in colore de carne, le donne tu
cte vestite de rochetti de tela sutilissima cha al vero facevano uno
bello vedere, havevano dicte donne le calce (calze) de scarlatta et le ma
niche de imbrocato de argento facte a la romanesca havendo anchora le
facie gioveni et giovene nel volto : facta dicta moresca venne poi fuora
li sei giovani vestiti al modo sopradicto et descoperti feceno uno ballo a
la fiorentina che gram dilecto dette a li vedenti : al megio del convito se
fiece una representazione de una cagiasone nel modo vi diremo. Venne
quatro putti vestiti in forma de caciaturi havendo alchuni speti (spiedi)
in mano, et gionti forono a la presencia de la prefata Madonna li
recitarono alchuni versi et li presentarono per la prima dui faunni
(fauni) quali secondo le fictione poetiche erano chiamati dei de li cacia
turi, dui centauri, dui porci salvatichi uno maschio et una femina cum
liporcilini sotto, dui cervi maschio et femina: due caprioli, parechii
da.... de molti paoni et pavone cum li fioli sotto, fassani et fasane. perdice : vitelli dui et tucte queste erano cocte non essendo livati fuora
de la forma sua che fu uno stupore a vedere : finalmente circa a le bore
xxn se fornì el disinare cura grande piacere de la brigata, tanto erano
fastiditi de le diverse imbandisone, che se el dilecto et el piacere che
se prendevano de le diverse piacevoleze se facevano, non l'osse stato ,
dubito che de li dieci li novi haveriano dormito. Levato le tovaglie, fu
principiato a presentare da diverse persone et maxime quillo erano a
tavola, et tra quello li fu donato alhora et dapoi, come dice Monsignore
da Parma, quale lho ha voluto intervenire, è stimato circa a xn.™ du
cati, per tanto 111."' S. ne parso per nostro debito darvene tali advisi,
et non patire che si digna cosa passasse sencia essere notificata a V. Ex."c notificando quello che lo 111. S. Conte sè gloriato a noi de essere
el più contento homo del mondo per questa Madonna, et conclude haverae grande obligacione a la Ex."" V. 111."" Madonna. —
Noi siamo stati molto honorati per respecto de le Ex.'*' V. a le quale
humiliter ce recomandamo. Ex Urbe xxvm Maij 1477.
Earundem 111.»""11 Dominationum Vestrarum
Servitores Aulici et consocii 111."'
Domine katherine
A tergo: ex.™1' Dominis Dominis Ducibus pie anglerieque
Comitibus Cremone dominis, etc.
106. Girolamo Mario assolve il eluca ili Milano dal pagamento della dote
di ducati diecimila promessa a Caterina sua sposbero potuto
avere quiete. — 8 giugno 1479.
[Venezia, Deliberazioni Senato Seenta, XXIX, p. 17.]
134. Girolamo Stanga ai duchi di Milano. Curiosi particolari sulla
morte singolare de! duca di Bari. — 24 luglio 1479, da Borgo
di Val di Taro. [Parigi, Blbl. Natlonale, Hai. 1610.1
Ill."" et Ex.mi Signori.
Per altre nostre havemo scripto a V. Cels." de la morte del Duca
de Bari : hora le certifichiamo como per uno de li nostri venuto di
là ne siamo ad plenum informati. Pare che havendo tolto una me
dicina et già commentiato operare, el catarro li discese per modo se
riduxe di subito in mali termini, et dimandò alli suoi gli portassero
uno gallo rosso per volere fare una medicina a suo modo: portato
quello ne dimandò uno altro, li suoi li reportorono quello medesimo.
Luy rispose che gli voleva el compagno per fare dicta medicina, et
cusi questa nocte ad hore tre con cinque boffi o sospiri, se ne passò
da questa vita presente, senza potere dire altramente sua culpa : yn
campo loro tutti stanno de malissima voglia. Ricomandiamone sem
pre a le vostre Ill."" Signorie. Ex castris suis apud Burgum Vallis
Tarri xxiiu Julii 1479.
Eorundem Ill.™» D.
fideles servitores Gubernatores exercitus
et Hieronymus Stanga.
Ill."1' Principibus D.n'" Ducibus
Mediolani D.ni! nostris precipuis.
I»
135. Caterina a Bona di Savoia. Ha partorito un maschio (DttavianoX — 1 settembre I479. [Milano, Arca, di Stato !
Ill."* ac Ex."' et domina Mater honorandissima.
Essendo piaciuto al summo Creatore et a la sua gloriosa Matte
ultima dies Augusti hora sexta noctis vel circha ho aparturito uno
bellissimo figliolo maschio: dio ne sia laudato. Credo V. I. S. ne havera consolatione et continue me ricomando a V. I. S. et asai me
dolio di tribulatione supporta V. I. S. Rome hora septima uoctis 1479.
Ejusdem I. Dominationis Vestre
Fidelissima fillia Caterina
Vicecomes de Riario Imole etc.
136. Il duca di Milano a Caterina. Si rallegra can lei per il suo fe
lice parto del primo maschio. — 16 settembre 1479.
[Milano. Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.]
137. Caterina a lìatti.sta Calchi segretario ducale. Si rallegra per la
prigionia di Cicco Simonetta. — 18 settembre 1479.
[Milano, Arch. di Stato. — V. Carlo Magenta. / Visconti e gn Sforza al castello di Pavia, a. CCXVI ]
Magnifice etc. Non essendo aliter resusitato la colendissima me
moria de lo Lllustr. signor mio patre quale alegreza poteva essere
magiore che avere inteso tanto fodio quanto era ogidi in la Italia
sia cessato per la detensione di quello nefandissimo Cicho et com
pagni et homicida de la casa nostra et carne propria. Dio ne sie
laudato, et grandemente me ralegro, et isto modo potrò liberamente
vegnire a Milano a visitare la illustrissima et excellentissima madona mia madre, a la quale per infinite volte me ricomandariti, como
a vostra magniticentia continue me ricomando.
Rome die 18 Septembris 1479.
Caterina Vicecomes de Riario. Imolae etc.
Magnifico et praestanti viro domino B. Calcho ducali primo secre
tano singalarissimo.
DOCUMENTO 138-139. 69
138. Caterina scrive a Bona di Savoia duchessa di Milano rallegran
dosi della carcerazione di Cicco Simonetta. — 18 settembre 1479.
[Milano, Arch. di Stato. — V. C. Maoekta, op. clt. v. II, p. 415-16.]
Illustrissima et excellentissima madona et matre honorandissima.
Granda consolatione ho havuto quando firmiter ho inteso quilli Cecho et compagni sonno rimasti dittinuti et prodictori di vostra
illustrissima signoria; che Dio ne sia laudato. Farò pregare Dio
mantenga quello stato quieto, como spero et grandamente resto
consolata. Continue me ricomando a vostra illustrissima Signoria.
Rome die xvm Septembris hora xvii, 1479.
Eiusdem excellentissime dominationis vestre
humilis filia
Caterina Vicecomes de Riario, Imole etc.
Illustrissime et excellentissime domine, domine matri honorandissime Ducisse Mediolani etc.
139. Papa Sisto IV si rallegra con la duchessa e col duca per aver
fatto catturare Cicco Simonetta. — 18 settembre 1479.
[Milano, Arch. di Stato. - V. C. Magenta, op, clt II, p. 416-17.]
Dilecte fili , salutem et apostolicam benedictionem. Accepimus
literas vestras quibus nos certiores redditis, nobilitates vestras di
vina gratia mentem vestram illuminante, cognovisse tandem Cicchum
Simonetam et Joannem eius patrem , Orpheumque de Ricano sua
malignitate causam omnium malorum fuisse que post obitum quon
dam consortis et parentis vostri vobis statuique vestro, immo universae Italiae acciderunt, ob eamque causam ipsos capi et carceribus
occludi fecisse. Que profecto ut ab omnipotente Deo et eius ineffabili
gratia provenerunt, ita nobis supramodum grata et iucunda fuere
gratiasque habemus divinae maiestati quod nobilitates vestrae id
tandem cognoverunt quod nos tam multo antea vobis prediximus et
significavimus. Utinam nobilitates vestrae cum vobis hec paterno
in vos et statum vestrum amore predicebamus, salubria consilia et
monita nostra cantate plena amplexate fuissent ! Quoniam neque vos
et status vester nec ipsa tota Italia ea mala et damna incurrissent,
que predictorum malignitas, ut ipsimet tandem cognovistis vobis et
statui vestro universeque Italie intulit. Sed postquam hoc tam sa
lubre remedium adhibuistis, speramus in Domino, quod, sublatis iis
fomitibus malorum, optime consultum erit paci et saluti vestre et
etiam Italice tranquillitati et alia oportuna adhibebitis reinedia prout
70 DOCUMENTO 139-142.
et vos scribitis et nos confidimus nobilitates vestras cum effectu
adhibituras esse maxime cum ex tam ingenti letitia subditorum
vestrorum et omnium hilaritate iam cognoveritis quam optimum
vobis fructum effecerit haeo prima salubris provisio.
Habemus vobis gratias quod propriis Hteris tam felicis nuntii
nos partecipes feceritis. Nam sicut plurimum et ab intimis semper
doluimus predictorum malignitate resque et statum vestrum tribulationibus affici et lati (sic) ita vehementer laetamur et vobis congratulamur optimo Consilio vos paci et saluti vestrae providisse,
deliberasseque alia Italice paci conducentia remedia adhibere quando
quidem nihil magis desideraverimus omniaque fecerimus et faciamus prò salute status nostri vestraque et totius Italia, quiete et
tranquillitate ut tandem fidei defensioni intendere possimus.
Date Home apud Sanctum Fetrum, sub anulo Fiscatoris, die
xviii Sept. mcccclxxviii Pontificatus nostri anno nono.
F. De Noxeto.
Dilectis filiis nobilibus Bone et Johanni Galeaz Marie Sfortie Vicecomitibus Mediolani ducibus.
140. Caterina Sforza a Bona di Savoia. — 18 novembre 1479.
[Milano, Collezione Damiano Muonl, V. Doc. 124.]
Illustrissima ac ex."* domina mater honor."' respondendo ad
una vra (vostra) mli (mediolani) vi prenti (presenti) et asai ho in
teso qualiter V. I. S. al pnte (presente) non si ritroui hauere Cani
boni et acadendo V. I. S. farà inmodo si cophendara (sic) ecc. Ex
quo rengratio V. I. S. et iterum pgo (prego) quella se digna hauerme
in memoria e farme digna de quanto ho richiesto a V. I. S. ala
quale continue me ricomando; rome die xviii (novembre) 1479.
€ A V. I. S. ricomando lo 111. mio Consorte. »
Humilis filia Catbkin Vicecomes de riario Imole ecc.
Manu propria.
A tergo : Illustrissime ac ex."" domine d." matri honorandissime
domine Ducisse Mediolani etc.
141. Caterina raccomanda alla duchessa di Ferrara il prete Dome
nico da Bologna. — 20 aprile 1480, da Roma.
[Modena, Arch. di Stato.]
142. Sisto IV al doge Giovanni Mocenigo. Promette che Giovanni
della Rovere conte di Senigallia, duca di Sora, prefetto di Bo
DOCUMENTO 142-146. 71
ma, e Girolamo Riario vicario d' Imola, entrambi « secundum
carnem nepotes nostros » già presi in protezione dalla repub
blica veneta, saranno sempre a lei fedelissimi. — Sextodecimo
kalendas maij 1480.
[Venezia, Arca, di Stato. Commemoriali, voi. XVI, c. 161.]
143. Girolamo Riario a tenore degli impegni già presi da Sisto IV
promette fedeltà alla signoria di Venezia, la quale aveva ac
colto sotto la protezione sua lui « statumque meum tam pre
sentem quam quem me in Italia adipisci quoquo modo contigeret in futurum. » — Ka1. mai 1480, da Roma in aedibus
propiiis. [Venezia, Arch. di Stato. Commemoriall, voi. XVI, o. 162.]
144. Caterina scrive al duca Ercole di Ferrara che Domenico Ricci
governatore di Forlì verrà a parlargli in suo nome. — 9 giu
gno 1480, da Imola. I Modena, Arch. di Stato.]
145. Patti fra il cardinale Pietro Foscari rappresentante la Signoria
di Venezia e Girolamo Riario condotto agli stipendi di quella
per dieci anni per 20,000 ducati d'oro in tempo cosi di pace
come di guerra. Darà 120 uomini d'arme e 100 provisionati.
Non sarà mai mandato fuori d'Italia che non sia obbli
gato morendo el cavallo presentar la pelle, nè bollare etc. »
— 10 giugno 1480.
[Venezia, Arch. di Stato. Commemoriali, voi. XVI, c. 163, lG-i.l
146. Caterina a Bona di Savoia. Ha partorito un maschio (Cesarei
— 26 agosto 1480. [Milano, Arch. di Stato.]
IH."* ac Ex."* Domina mater honorandissima.
Per gratia de lo onnipotente et gloriosissima sua matre a di xxim
del presente mese hora quattuor noctis vel circa ho aparturito uno
belissimo figliolo maschio et questo per consolatione de V. I. S. et
io insciema. Con dicto figliolo sciamo rimasti sanni et di buona vo
glia e continue me ricomando a V. I. S. Rome die xxv augusti 1480.
Ejusdem I. Dominationis Vestre
humilis filia Caterina Vicecomes de Riario
Imole et Forlivij etc.
72 DOCUMENTO 147-149.
147. Caterina al duca di Milano sullo stesso soggetto. — 25 agosto
1480. ! Milano, Arco, di Stato.!
148. Bona e Galeazzo ad Antonio de Braccetto. Caterina ha sospena la
condanna di un reo per omicidio involontario. — 19 settem
bre 1480. ! Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.]
Novamente per relatione de Nicolò et Rafaele fratelli di Bianchi
nostri dispensatori havemo inteso como Ambrosio loro fratello per
disgratia ha commisso certo homicidio li per el quale è stato preso
et messo in mane del senatore el quale pare gli volesse fare rasone;
se non che per opera de la illustre madona Katerina nostra dìlectissima fiola et sorella è sopraseduto; unde havendo nuj cari essi no
stri dispensatori per essersi affaticati longamente alli servicij nostri
cum stunma fede et rectitudine; volemo che in nostro nome commendiati essa madona Katerina de sopradicta opera et la exhortinti
ad aiutarere omnino esso Ambrosio et farlo liberare am fargli in
tendere che ad nuj farà cosa gratissima. Similmente usareti ogni
diligentia col senatore et cum qualunche altro suo expediente per
el sopradicto effecto et perchè esso Ambrosio sia liberato....
Bona et Jonanne Galeaz etc.
149. Antonio Braccetto oratore ducale a Bona e a Galeazzo. Caterina
ha ottenuta la liberazione del reo. — 29 settembre 1480.
[Milano, Arch. A\ Stato, Potenze estere, Roma.]
Illustrissimi et excellentissimi signori mei. Habiando recevuto le
littere de vostre excellentie de xvim per Ambrosio de li Bianchi
sub.... la contessa; et li feci intendere il desiderio de le vostre ex
cellentie, la quale sine mora mandò ad commandare non gli fosse
facta novità alcuna, et tandem ha operato per modo cheldicto Am
brosio è stato liberato bori lo cavassimo fora de presone, el quale
sta bene se recommanda alli pedi di vostre excellentie vostre il
lustrissime signorie pare ringratiare la prefata contessa, ultra lo
ringratiamento per me facto ad nome de vostre excellentie.... credo
non potria cha giovare. Pur vostre signorie che sono prudentissime.
faciano quello gli pare et piace alle quale humiliter
Rome die xxvim Semptembris 1480.
Servitor
Antonits Bracelias oratore etc.
A tergo: ....Ducibus Mediolani....
DOCUMENTO 150-155. 7:5
150. Discorso letto alla presenza degli ambasciatori per giustificare
l'operato del governo del duca nell'uccisione di Cicco. — 31 ot
tobre 1480.
(Milano, Arch. di Stato. Pubblicato da Cablo Magenta, op. clt.]
151. Girolamo Riario scrive al duca di Milano che ha commesso al
cancelliere di Caterina sua moglie da lei spedito in Lombardia
per sue faccende, di presentarsi a lui. Creda a tutto quello che
gli esporrà. — 11 novembre 1480, da Roma.
[Milano, Arch. di Stato ]
152. Caterina scrive al fratello duca di Milano che ha commesso al
cancelliere del conte Girolamo e suo che si recava a Milano,
di visitarlo. Lo prega a crederlo in tutto. (Questa lettera è re
ciproca alla precedente). — 12 novembre 1480, da Roma.
[Collezione del conte Paar.]
153. Il ducei di Milano a Caterina. Manda a Roma messer Branda
Castiglioni suo consigliere, ad esporgli alcune cose. — 24 mag
gio 1481. {Milano, Arch. di Stato, Poterne estere, Roma.]
154. Istruzione di Branda Castiglione giureconsulto e. consigliere liti
cale per Leonardo Botta che va a risiedere a Roma. Visiti Ca
terina e la conforti ad esortare il marito a favorire la politica
del dwa di Milano. — 24 maggio 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.!
165. // Senato a Gian Zaccaria Barbaro, oratore veneto a Roma, sul
futuro viaggio del conte Girolamo Riario a Venezia. — 25
maggio 1481.
[Venezia, Arch. di Stato. Senato, Secreti. Deliberazioni Reg. 30, c. 15.]
L'allontanamento del conte dal papa in mezzo a tante incertezze
si crede pericoloso, e si prega il Barbaro ed il cardinal Foscari di
sconsigliare (come di loro iniziativa) questo viaggio.
71 DOCUMENTO 156-161.
156. Commissione a Francesco Diedo oratore al Papa. Visiti il conte
Girolamo Riario e lo assicuri della benevolenza della Signoria.
— 25 maggio 1481.
[Venezia, Arch. di Stato. Senato. Secr. Deliberazioni Reg. 30, c. 16.]
157. Gli ambasciatori milanesi al duca di Milano. — 30 giugno 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.]
La mattina alle 7 è partito il conte Girolamo con Giordano e
Paolo Orsini, cinquanta fanti, venti balestrieri a cavallo, oltre il suo
seguito. Gli sarà data una scorta (d'ordine del papa) per tutte le terre
per cui passerà. L'itinerario è Orvieto, Perugia, Urbino e Forlì.
158. Gli ambasciatori sforzeschi a Roma al duca di Milano. Il conte
Girolamo con sfarzoso seguito è partito per Romagna l'ultimo
giugno molto per tempo. Descrizione del suo seguito. — 2 lu
glio 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.]
159. // duca di Milano ad Antonio Appiani suo segretario. Appena
saprà che il conte Girolamo e Caterina son giunti nelle loro
terre, vada a complimentarli in suo ìiome e ad invitarli a ve
nire a Milano. — 5 luglio 1481.
[Milano, Arch. di Stato. Potenze estere, Faenza.]
160. Filippo Sacramoro al duca di Milano. Il conte Girolamo fu so
lennemente ricevuto a Perugia. Si crede che il suo itinerario
sia Gubbio, Cagli, Urbino, Cesena, etc. — 12 luglio 1481, da
Firenze. [Milano. Arch. di Stato, Potenze estere, Firenze.]
161. Il duca di Milano a Francesco Casati ambasciatore a Bologiui.
Ha invitato i Riari a Milano pur sapendo che non verranno
etc., ma è « per havere respecto al Papa et non lassar andar
el conte prefacto al tutto a la voglia de Venitiani. » — 13 lu
glio 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna ]
DOCUMENTO 162. 75
162. Antonio Appiani descrive al duca di Milano l'entrata di Girola
mo Riario e di Caterina in Forlì. — 16 luglio 1481, da Faenza.
[Milano, Arch. di Stato, Polenze estere. Forlì.]
....Per questa avisarò summarie como è intrato hogi lo illustre
conte Hieronimo in Forlì, cum la illustre madama sua mogliera.
Sua signoria venne appresso la terra circha un miglio, et 11 era facta
una fraschata sotto la quale dimorò un pezzo per aspectare l'homini
de la terra che andasseno fora como era ordinato. Così fu exequito.
Primo andarono de fora tutti li artefici a duj a duj , et ciaschuna
arte portava li suoi confaloni.
Quattro confaloneri de la terra, cum le sue bandere a duj a duj.
Tutti li cittadini a duj a duj.
Li antiani cum quattro bandere ; et stando cusl, lo focho se apizò
in un pallazo de la terra; qual cosa fece star suspeso un pocho la
brigata ; pur subbito fu amortato. Apresso uscirono fora cinque
squadre de gendarme.
Fanti circa trecento et questi tutti facta la volta intorno la fra
schata, ritornaro dentro ordinatamente como erano usciti fora, et
poi dreto a loro mulli 24 da carriaggi cum coperte rechamate.
Regazi circha 20 cum li cavalli belli, bene forniti de selle de
voluto et parechie sopraveste.
Scuderi circha 40 bene vestiti et cum li cavalli ben forniti de
selle de voluto.
Compagni de prefato conte.
Prefato signore conte cum staffieri circha 25.
La illustre madama cum le sue dame.
Gentilhomeni, Capellani, medici, secretarij cum circha cavalli 20.
Balestrieri circha 40 a cavallo.
In la cità erano facto certe representatione cum damiselle sulle
carre che cantavano.
Prefati signori andarono in piaza, poi smontarono al domo, et
tolta la indulgentia, ritornarono per la piaza, al pallazo, et nel smon
tare de prefato signore colui che gli portò la chiave de la terra
volse tore el cavallo, furono tagliati li staffili, tolte le staffe, et facta
certa rissa, tantodem quello dale chiave obtene il cavallo ma fu
ferito
Faventie xv Julii 1481.
76 DOCUMENTO 163.
163. Anonimo. Relazione della solenne entrata in Forlì di Girolamo
Riario e di Caterina Sforza. — 15 luglio 1481.
[Firenze, Blbl. Nazionale. Manoscritti II, 368.]
Copia dello Ordine con lo quale e intrato il S. Conte Jeronimo in
Forlì a di xv Luglio 1481 a hore xxi.
Per onorare e magnificare la dicta intrata era la strata de S."
Croce per insino alla porta delli Codogni tutto de busso lauorata e
fatta ad archiuolti e feste a1lantica dalle bande alle quale staseano
tutte le ciptadine et donne de ditta città richamente in ordine.
Con soni di trombetti alle poste : li primi che intrasseno : Introrno
fanti cento con lame lunghe e cento con tarchette de quegli che
vengono de Roma e presono benissimo in ordine le boche delle
strade che rispondono suso la piazza : Pur chon bono ordine et chon
trarre bombarde et ischiopetti intrò cento balestrieri chon le bale
stre chariche sanza verrettoni e colli pditti (predetti) fanti presono
le boche delle ditte strate.
Dietro achostoro introrono cento altri fanti de quegli che sono
state sino a ora in Porli benissimo in ordine in mezo la piaza.
Cinque squadre de zente d' arme meglio in ordine che non se
può dire intronno chon grande silentio e ordine, e suso la piaza si
chompartinno in due parti chon son di trombetti e bombarde e
schoppietti et con uoce al cielo Jeronimo, Jer.°
Item 42 muli con forzerj et le sopraueste doro coperte tutte de
rosato lauorato in zallo chon l'arme di Sua S.
Uno squadrone di Jo. Fran." da Tolentino meglio in ordine che
li predecti se apresentò suso la piaza nanti a uno Castello de legnio
li fabrichato chiamato : Otranto : nella quale erono Jannizeri assai
dentro uestiti alla turchescha e tanto notabil chosa e tanto benchomposto quanto dire se possa, ma per quella sera non fu chombattuto perche chosi era ordinato.
Doppo quelle squadre intronno chon grand' ordine cento coppie
di putti uestiti a una làurea con li chapelli artificiati et con ghir
lande et una palma de busso in mano per uno.
Intrò doppo li putti tutti li artisti della citta a dua a dua con
le loro insegne e stendardi che furono in gran moltitudine di artisti.
Intro quattro Cittadinj, zoè l'orso,' la N°(?) delli orzellj M." Gismundo e Francesco de nomaj,quattro chiamati Ghonfalonieri zoe ciaschuno
de loro et tutti li suoi del suo quartieri con lo Ghonfalone innantj.
Intrati tutti li predetti ch." furono, li Anziani che sono presidenti
della Città intronno et si fermonno sotto la porta delli Codogni :
aspettando il suo S." cholle chiaue della città suso una targa de
argento colli quali era el prefato Jo. Frane." da Tolentino.
i Francesco o Lodovico Orai futuri assassini del conte Girolamo.
DOCUMENTO 163. 77
Dapoi chostoro intro certj zentili huomini antichj daben e Canciellerj del prefato S. Conte.
Drieto alloro intro quattro mule e quattro chaualli doppoi cholle
Selle ed fornimenti dargento fine dorati, quali erano e sono della Ma
donna et octo gharzoni in giupponi che li menaitano uestiti di seta
paonaza e calze alla douisa.
Item dodici ragazzinj achauallo de chaualli piati 1 tutti e dargento
et li fornimenti dargento dorati lauori sottilissimi e degni li ragazj
chon giupponi darzento paonazo et zornee (?) cremesine.
Octo camerieri tuttj uestiti de broccado darzento et con li suoi ca
lmili forniti di uelluto.
Dietro dalloro alquanto diuisi da essi entrò Antonello da For'.i e
Carlo da Lipranda maliose {maltese?'} e .Io. Francescho da bagnio nesti dargento tutti tre e quattro altri S." romarij uestiti de brochati
doro e collane e zoie assai.
Elchonte Jeronimo dilungato dalli ditti per mezo tratto di pietra
colla donna sua se ne ueniua passo passo in mezo uentiquattro suoi
prouisionati tuttj uesti di seta verde in giupponi cholle chalze alla diuisa sua chon ronche in spalla et Catalane allato et lui uestito con uno
zuppon zetani cremesino et una zornea doro biancho suso uno cauallo
bajo grosso fornito tutto de drappo doro et la predetta Madonna con
una uesta dignissima doro con foza {foggia cioè moda) franzese in testa
se apresentarono suso detta porta de Cotogni Con." li quali Jo. Frane."
de Tolent." colli ditti anziani uno delli quali fece in uulgare una oratione, se fecero inchontro e appresentarongli le Chiauj di detta Citta
le quale detto S." tolse e dette li ad uno suo ch'era li et portolle
sempre in mano. Dietro de loro S."* ueniuano pian piano le donzello et le matrone
della sudetta Madonna et alcuni altri huomini da bene.
E dentro la terra presso la porta se li ferono contra al prefato S."
x huomenj vestiti di biancho chon maze quali faceuono fare largo e
chomparirui uno spiritello in arco altissimo, quale salutò la sua S."J
e chon laude e chon gloriarlo et magnificarlo Canto (cantò) solenne
mente in terza rima et in fine di sua oratione gridando tutta la turba
Jeronimo Jer.° Cosi chaualcando le donne e damiselle usciuano dello ordine in
mezo la strada toccauano la mano al prefato S. et Madonna: In que
sto intermezzo di tochare mano se gli fece inchontra uno altro Spiri
tello pure allegrandosi della uenuta di Sua S."* et magnificandolo
andando più oltre e tuttauia tochando la mano, da grandissima mol
titudine di gente seguitato selli fece in contra un altro spiritello pure
allegrandosi della venuta di sua S."" et magnificandolo. Andando più
I Cioè condotti a mano.
7* DOCUMENTO 163-164.
oltra e tuttauia tochando la mano da grandissima moltitudine di
gente seguitato, se gli fece in contra uno carro suso el quale fatto
ohon arte mirabile era uno paro dorgani piccoli e due Cherichj puttj
picoli cantauano in dettj orgahj la S.'" del prefato S. di questi ne riceuetti piacerj assai, perseuerando pure allandare suo con tochar
mano, et sempre ridendo presso la piaza se schontro nello aggirami
el quale era brutto, ma fatto chon grande artificio et alla sua presentia fe atti assai. Intrato suso la piaza si fermo la sua S. mirando la
piaza et la moltitudine delle persone costì astanti alle finestre, como
per la piaza uerso la sua S. si mosse uno carro triumphale lauorato
tutto a oro e suso el quale erono parechi huomeni famosi romani in
cima del quale era la fama, ogniuno di loro fece sua oratione e finito
il dire se avio dittanti alla Sua S.'" e andonno a S. Croce doue smontò
sua S. e cosi smontato da huomeni vestiti di biancho quali lo haueuano in mezo come è detto di sopra, lo presono in alto portandolo lo
posono in sullo Altare grande, intorno al quale li preti parati coraienzorono a cantare Te Deum laudamus, e fatta questa oratione fu por
tato in sella, voltaronsi ad un'altra volta uia diritta pure alla piaza
suso uno cantone la quale era uno arcouolto molto degniamente la
uorato: suso el quale arco era la Justitia: Temperanza: Forteza. Le
quali tutte quattro cantorno degnamente et perchè el era hora tarda
chaualcò al palazo doue giunti che e furono essendo per smontare
parlò alla gran moltitudine con dire : Io me rachomando nelle vostre
braccia, huomeni miej, li quali per leuarlo di sella erano parati, e
poi disse elmio Corsiero fate sia salvo.... etc...- (?) et io dal canto mio
faro il douero. A Madonna la quale assurgia fu balestrata e portata
suso, fu tolto il chauallo el fornimento tagliato in mille pezi, et per
chè era tutto oro ui si ferì tre huomeni fralloro. E uenuto suso alla sala et camere oue non era altro apparecchio
se non oro e seta, e arzento, e di molti Zittadini in ordine con trom
betti pifferi; et tamburini, et lauati el prelato S. e Madonna honoratamente, e tante chonfetioni dispensate e distribuite che era una
piatà a ueder per terra. Eravi una Credenza dargento del peso di 3000 libre aparechiata in
la saletta e uno bacile grande doro e broncino grande doro e sei taze
di cinque libre luna doro e uno Altaro tutto fornito doro e perle e
seta. Pareva il paradiso a vedere e chontemplare tale chose.
Finis.
164. Filippo Sacramoro al duca di Milano. — // conte Girolamo parti
da Perugia senza aspettare^ le fe.ste preparate in suo onore.
Si crede chiamato dal papa. — 15 luglio 1481, da Firenze.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Firenze.]
DOCUMENTO 165-167. 79
165. Francesco Casati al duca di Milano. Girolamo e Caterina Riario
sono entrati a Forlì. Si mormora di lui perchè poi non è quasi
uscito di camera. — 18 luglio 1481, da Bologna.
[Milano, Arch. di Stato. Potenze estere, Bologna.]
....Per uno quale vene heri da Forlì si ha, como el conte prefato
entrò domenicha alle 20 hore per puncto de astrologia nel medesmo
modo et ordine in Porli, che '1 fece in Cesena, salvo che '1 era ve
stito de brochato doro bianco epso et la Contesa et como dapoi che
el ce è, mai è uscito de camera vel rarissimo, in modo che quelli
homeni de Forli cominzaveno a murmorare, et che l'altro zorno ello
feci la mustra deli argenti et robbe sue, che fu una grandissima cosa,
et Zoanne Francesco da Bagno domandò al conte se '1 aveva facta
quella mostra per dare bene animo a quelli Forlivesi de metterli a
sacho come sogliono li altri signori loro.... Bononie die xvm Julij 1481.
166. Antonio Appiani al duca di Milano. — 18 luglio 1481.
[Milano. Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.]
// duca di Ferrara ha fatto invitare il conte Girolamo a venirlo a
visitare e cosi Caterina in nome della duchessa. Veduto il conte « poi-
' chè prefata Madama possava (riposava) » il messo visita intanto la
rocca, « mentre (Caterina) si levava.... Levata prefata madama, vi-
« sitò sua signoria et gli fece l'ambassate sue.... hebbe conforme ri-
« sposte.... dolce et humane affermando il parentado como fiola della
« felice memoria del Duca Galeaz et molto desiderava vedere Fer-
' rara et quella madama Duchessa, ma quel che hora non potere
« essere, saria col tempo. »
Il conte diceva di essere favorevole a Galeotto Manfredi e non voler
disturbare alcuno.
167. Antonio Appiani al duca di Milano. Visita a Girolamo ed a
Caterina. Si discute un viaggio a Milano desiderato da Cate
rina. Il conte non vuole andarvi, nè mandarvi la moglie. —
19 luglio 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.]
....Circha '1 mio andare alo illustre Conte Hyeronimo et madona
Contessa sua consorte, già era deliberata l'andata mia, cum voluntà
de questo illustre Signore, havendogli repplicato in varij rasonamenti
a buon proposito che l'andare mio la era tutto ad buon effecto di
Sua Signoria. Cusl vista poy dieta littera et facta intendere a Sua S.'
DOCUMENTO ir,7.
confirmò era contentissimo ch'io andassi, et non bixognava altra lìt
tera del magnifico messer Johanne Bentivoglio per questo, et luy
anchora li mandaria uno suo a visitarlo. ringratiarlo del favore et
expedictione gli fece havere per la sua investitura del Stato. Et cusi
heri matina questo prefato Signore me dette sey servitori deli suoy
insieme cum li mey et un trombeta et poi Neapolione suo cancellero:
andassimo a Forli et jo manday il cayalaro denanti per prehendere
logiamento in la megliore hostaria, et smontati ala hostaria del An
gelo, subbito fu li Zohanne Francisco da Tolentino, dolendosi per
parte di prefato Signore Conte non havesse saputo la venuta mia .
perchè haveria facta digna demonstratione ver vostra Celsitudine in
vedere voluntera li suoi servitori. Fecime levare da l'hostaria et allogiare in casa de messer Francesco da Oriolo et dissemi, El conte
è andato a messa cum madama: vuy disnareti et poy vi farò fare
motto quando sarà l' hora de venire a parlare cum Sua Signoria. Et
mentre fu portato el disnare cum molti argenti, eto. prefata Ma
dama mandò a me un suo cancellero ad avisarmi che Sua Signoria
haveva tentato havere licentia de venire a Milano, et lo Signore
Conte suo consorte ve l' haveva negata et non senza qualche alteratione de questa rechiesta. Però se jo era andato a questo fine de do
mandare licentia per sua Signoria, como dubitava, me carichava non
domandasse questa licentia, perchè la mettaria in rotta cum prefato
Signore suo consorte, qual credaria ch'essa fosse stata casone de farmi
venire. Respuosi ad ipso Cancellero ch'io ringratiava Sua Signoria
del aviso dato et me governaria talmente nel reflerire mie ambassate
a prefato Signore suo consorte, ch'io non gli daria carico alcuno.
Doppo disnare immediate fu lì prefato Governatore et lo Signore ,lor
dano Ursino cum liquali anday a corte. Giuncti in palazo andassimo
per parechie camere tutte dignamente parate de drapi de setta(sei!a) et
di pani de raza; credo fosse per farne vedere. Arivati ala anticamera
sua trovay che Sua Signoria usciva di camera cum prefata Madama,
tochay la mane a l'uno et al' altra et intrassimo in camera. Prefato
Conte me tirò da canto et cusi in pode ambiduy presso una tavola,
gli deti la littera credentiale et fecegli l'ambassata secundo l'instructione dela littera di vostra Sublimità facta 5. presentis videlicet;
doppo le salutatione et conforti gli feci intendere che vostra Subli
mità haveva havuto singularissimo piacere et contenteza dela sua
venuta in questa Romagna cum la illustre Madona sua consorte et
signori suoi fioli: havesse havuto tante grate accoglienze et degni
honori per questo camino, reputando omne bene, reputatione et for
tuna di Sua Signoria comune a vostra excellentia, quale molto se con
gratulava havesse augumentate sue facoltà et stati et li havesse tro
vati in questa Sua venuta cusi quieti e pacifici; per conservatione di
quali et de Sua Signoria offeriva mettere el stato et omne sua fa
DOCUMENTO 167. si
cultà cuin le proprie persone ad omne sua richiesta et bixogno, si
per dicto respecto, che li vostri stati et facultà sonno comune, como
etiam per reverentia dela Santità del Pontifice, dela quale V." Ex."
fu sempre et vole essere affectionato fiolo, et per potersi meglio vi
sitare insiema et congratularse, V.' Sublimità confortava et pregava
Sua Signoria volesse venire a revedere quella patria et casa sua de
Milano, che cusì la poteva reputare; fargli venire la illustre Madama
sua consorte vostra sorella et li signori suoi fioli, per golderse qual
che giorni insiema, et vedere tanti Ill.'"' et Ill.' Signori et Madame
suoi parenti. Questa fu la substantia cum più parole. Sua Signoria
ringratiò assay longamente V." Sublimità cum ornate et conveniente
parole di questa visitatione facta fare, dela contenteza recevuta d'o
gni suo bene et honore et stato augumentato, dele offerte faceva
fare et del invitarlo ad revedere quella patria de Milano; et ultimate
se extese circha la parte del venire a Milano che 'l non era possi
bile perchè haveva durato grande faticha ad obtincre licentia dal
papa per venire fin in Romagna; et dappoy era venuto haveva littere da Sua Beatitudine sollicitasse la ritornata, quale saria infallanter questo septembre. Sichè in questo poclio termine deliberava vi
sitare queste sue terre, cognoscere questi suoi nomini de Forlì et de
Imola et mettere qualchi buoni ordini de molte cose che manchano.
Io pur circha questa sua venuta repplicay, et cum multe rasone per
suasi et pregay volesse venire. Sempre respuose, non era possibile.
Dixigli lassasse adunque venire la illustre Madama sua Consorte cum
11 Signori suoi fiolini. Me respuose non saperia vivere senza lev. Et
rasonando poy, como si fa, dissemi faceva pensero, retornando a Ro
ma, de lassarla lei di quà in Romagna. Alhora dixigli: ben remanendo de' quà prefata Madonna, V." Signoria sia contenta lassarla
poy venire a Milano. Non volse may dire sì....
Presimo licentia da S. S. et ella se partite et disse a me : stareti
hora un pezzo cum Madama mia consorte. Cusì uscite fora de camera,
et io anday a S. S., (Caterina) gli presentay la littera de credenza, et
doppo la salutazione et conforti la visitay, mi congratulay con sua
Signoria et la invitai volesse venire e vedere la patria et casa sua.
Subbito facti li ringraziamenti convenienti ale prime parte , saltò a
quest'altra et disse: desidero grandemente venire a vedere quelli
Ill.*' et Ill.' Signori et Madame, et per una cosa non potoria avere
la più grata: et domandome se ne haveva parlato col Signore suo
consorte. Dixigli de sì et volse intendere la resposta : yo la dixi et
subiunxi, quantunque prefato conto non abia voluto dire si, tamen
si V. S. vole, rimarà contento. Et poi gli dixi anchora, che restando
di qua Sua Signoria in Romagna, potrà alhora venirgli liberamente.
Respuose non voleva restare in Romagna, andando prefato Signore
suo consorte a Roma, salvo restaria bene por venire a Milano cum
f
DOCUMENTO 167-171.
questo pacto expresso, che dimorata a Milano uno mese, fosse poy
acompagnata de dirrecto a Roma. Dùcigli se faria tutto. purchè la
venisse a Milano. Et molto ho pregato prefato signore Conte et Ma
dama Contessa a venirgli. Per quanto posso comprehendere prefato
Conte non vole venire, nè lassarla venire lev.
Prefata madama Contessa ha dui fioli et è gravida de 5 mesi,
bella, pomposa et ben fornita de Zoie. Prefato Conte ha facto monstra
de tante argenterie che è un stopore, dico vaselami grandi et picoli et d'ogni sorte....
Faventie 19 Julij 1481.
In foglio separato : Essendo heri a disnare in Forlì, venerono sei
trombeti a sonare. Et perchè gli erano gente assay, gli feci dare tri
ducati d'oro, a tri piffari un altro ducato, a tri tamborini un altro
ducato; et a dui tamborini in la camera di madama la Contessa, che
sonano quando Sua Signoria mangia, un altro ducato, che sonno insumma ducati sey d'oro zenovini....
168. Antonio Appiani al duca di Milano. — Il conte Girolamo e Cate
rina non stanno più a dormire nella rocca a Forlì, ma ieri
dopo cena sono tornati a dormire in palazzo. — 26 luglio 1481.
[Milano. Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.]
169. Antonio di Andrea Boldù è eletto per recarsi con dieci cavaili
presso il conte Girolamo Riario per rallegrarsi del suo ingresso
ne' suoi stati di Romagna e per invitarlo « simul cum Consorte »
(Caterina Sforza) a venire a Venezia, come già egli aveva an
nunziato di voler fare. — 27 luglio 1481.
[Venezia, Arch. di Stato Sen. Secr. Delib. Reg. N. 30 c. 26. t.]
170. Antonio Appiani al duca di Milano. — La mattina prima è pas
sato da Faenza il conte Girolamo. Caterina era passata prima
col Tolentino. — 13 agosto 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.]
171. Antonio Appiani a Caterina Sforza. — La prega di intercedere
DOCUMENTO 171-173. 83
presso il conte Girolamo la grazia di un famiglio del signor
di Faenza. — 14 agosto 1481.
[Milano, Arco, di Stato, Potenze estere, Faenza.]
Illustrissima et excellentissima domina observandissima.
Como Antonio de Apiano citadino de Milano et privata persona
in questa parte et como divoto servitor di vostra excellentia, pigliarò
ardire de pregarla se degni persuadere et pregare lo illustre signor
conte suo consorte ad fare relaxare Bernardino famiglio de questo
illustre signore de Favenza, et non sia tenuto più incarcerato per
una cosa legiera, et se pur la fortuna permettesse che '1 havesse dicto
vel operato qualche cosa che meritasse punitione, (che non se crede)
degnassi sua excellentia far intendere tale errore che ale cose rasonevole se haverà patientia. Tutto dico a buon fine et in hoc deus
michi testis. Ala excellentia vostra me ricomando. Faventie 14 Au
gusti 1481.
Excellentie vestre Divotus servitor
Antonius de Aplano.
172. Caterina Sforza ad Antonio Appiani. — Ha tanto pregato il ma
rito, che questi ha coocessa la grazia al famiglio del signor
Galeotto. — 15 agosto 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere. Faenza.]
Magnifico messer Antonio. Visto quanto me scrive vostra magnificentia, sono stata cum lo illustre signore mio consorte et tanto
pregato per amore del signor galeotto et de vostra magnificentia,
che è tutto contento se relaxi quel vostro amico, qual però ha
parlato in modo che'l meritava altra punitione. Pur come è dicto
se relaxarà per ompne modo. Ricomandatime al signor galeotto.
Ex Imola 15 Augusti 1481.
Caterina Vicecomes de Riario.
Forlivij ac Imole, ecc.
173. Caterina alla duchessa di Ferrara. — Le chiede cani da caccia.
— 16 agosto 1481. [Modena, Arch. di Stato. ]
Illustrissima ac Excellentissima domina, domina mea observandis
sima. La vera relatione et optima informatione me e facta da infinite
persone de la summa benignità et singulare munificentia di Vostra
Excellentia, me presta audatia a pigliare de quella et de sue cose
8t DOCUMENTO 173-174.
securità. So che lo Illustrissimo Signor ducha vostro Consorte et la
vostra Illustrissima Signoria se delettavono de cazare et ozelare : et
perho stanno sempre forniti de optimi et perfecti cani de ogni conditione, prego efficacissimamente la vostra Excellentia se degni farmi
uno singularissimo et cliarissimo dono, cioe de uno paro de levereri
avantazati et gran corredori che siano sufficenti alli capri de le cam
pagne de roma quali son velocissimi: uno paro di boni segusi, et uno
paro de brachi da astore : boni ed tali chio per loro prodezo spero
dichi quando prenderano qualche fera, forono li cani me donò la Il
lustrissima duchessa di Ferrara : benche so certa non me mandaria
vostra Excellentia sinon cosa bona. Vene lì J a como di Condulmeri
scudero de lo Illustrissimo Signor mio Consorte per vedere li suoi
quale è iovene discretto et virtuoso: prego la vostra Illustrissima
Signoria che habi lui, et chasa sua in ogni loro occurentie per mio
amore sempre racomandatti: benche so certa non bisogni racomandarli li suoi subditi maxime li boni : Et perche dicto Iacomo tornara
in qua presto nanti ne partiamo: prego quanto piu posso vostra Ex
cellentia se degni mandare per lui li predicti cani che mazore servitio non poteria al presente ricevere : Se posso cosa alcuna per vostra
Illustrissima Signoria prego quella me comandi: Et a lei sempre mi
racomando: Data Imole die 16 augusti 1481.
Eiusdem Illustrissime Dominationjs Vestre
Filia ac servitrix
C'atherina Vicecomes de Riario Forlivij ac Imole etc.
Illustrissime ac Excellentissime domine domine mee observandissime Domine Lionore Ducisse Ferrarie etc.
174. Antonio Appiani al duca di Milano. — Narra come per interces
sione di Caterina ha fatto graziare un famiglio di Galeotto
Manfredi che il conte Girolamo voleva far impiccare. — 17 ago
sto 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faeuza.J
....Scrissi questi giorni passati a vostra excellentia d'un nepote de
Irate Silvestro facto retinere in Forlì, per lo illustre conte Hieronimo;
et quello era seguito fin a quel hora. Prefato conte mandò a repplicare che '1 haveva preso licitamente, et col tempo intendaria tutto.
Questo signore omne dì, era cum nuj residenti quà, et se doleva di
questa cosa: poi diceva, sapeti perche l'ha preso, perchè vorria che '1
irato Silvestro andasse a parlargli; nuy sempre havemo dicto, non
sia lassato andare per modo alcuno et sua signoria diceiia, non cre
dati (sic) questo. La vigilia de nostra Dona sua signoria venne ala ca
DOCUMENTO 174-177. 85
mera mia et disse tutto mal contento : Antonio, intendo che 'l Conte
Hieronimo vole fare apicare questa notte quel mio famiglio. Se vole
provedere fra vui tutti che questo non segua. Insumma non paren
done de scrivere al conte Hieronimo per questo, dixi puramente sei
pariva a sua Signoria et a questi miei magiori compagni, scriveria
como mi citadino de Milano et privata persona, doe parole alla il
lustre madama contessa. Fumme resposto, era bene. Cusi scrissi co-,
mo per l'inclusa copia vostrà sublimità potria vedere et sua signo
ria me respuose secondo la forma dela copia quà inserta, pur el pre
sone non è anche mandato, nè altro è seguito....
Faventie 17 Augusti 1481.
175i II duca di Milano ad Antonio Appiani. — Si compiace del fami
glio fatto liberare per intercessione presso Caterina. — 22 ago
sto 1481, da Milano.
[Milano, Arcu. di Stato, Potenze estere, Faenza.]
176. Antonio Appiani al duca di Milano. — Imputazione a carico del fa
miglio liberato per intercessione di Caterina. — 24 agosto 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.]
....Del famiglio de questo illustre Signore relaxato, ho per altre mie
avisato: per la liberatione del quale io scrissi ala illustre madama
Caterina, como avisay et mandai la copia de la mia littera et dela
sua risposta. La inquisitione facta ad epso familio fu questa. Che
esso doveva havere dicto che '1 Signore Francesco Maria deli OrdelafR hora defuncto, era stato alias travestito da frate in la camera
de questo prefato Signore et a tramare certi tractati. Esso sempre
negò. Fu trovato un homo in Forlì che diceva haverli oldito dire que
ste parole, et ipse sempre negavit, dicendo che cum verità non se
trovaria may questo essere vero. Tandem fu lassato senza essergli
fatto alcuna altra mollestia contra la persona. Questo si cerchava
per potere dare caricho a questo prefato Signore. Nè per altra cosa
scio (so) interpretare questa inquisizione a lui facta....
Faventie, 24 Augusti 1481.
177. Antonio Appiani al duca di Milano. — Ha mandato a Imola per
informarsi sul viaggio di Girolamo e Caterina a Venezia. Il
di della partenza è ancora incerto. — 30 agosto 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere. Faenza.]
86 DOCUMENTO 178-180.
178. Antonio Appiani al duca di Milano. — Provviste per la cena dei
Riario a Ravenna in via per Venezia. Voci di permuta di
Forlì dove il conte non è amato. — 31 agosto 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Polenze estere, Faenza.]
....Da Ravenna so ha questa sera, che quel potestà ha facto coman
dare per quella sua iurisdictione, grandissima quantità de pollastri,
anedrazze, oche et vitelli, per fare la spexa al illustre conte Hicronimo, quale se aspeta a Ravona lunedi 3 septembris la sera a cena,
et io foj avisato da Imola che '1 partiva mercuri 5: como se sia andarà a Vinetia, per le demonstratione se fanno. Alcuni vogliono dire
ch'el porria accader faria qualche vendita aut per mutatione de
Forlì, cum quella illustrissima signoria, attento (atteso) che quelli
cervelli Forlivesi, non lo amano puncto....
Faventie ultimo augusti 1481.
179. Si delibera mandare il bucintoro all' arrivo dei Riaria Venezia.
— 1 settembre 1481.
[Venezia, Arch. di Stato, Seniito Secr. Dillo. Heg, 30, c. 33 tergo.]
1481, die primo Septembris, quia non data in tempore.
Deliberavit hoc Consilium et sapienter quidem respectu Summi
pontificis honorare Illustrem Comitem Jeronymum et eius consortem in hoc eorum adventu : et ad hunc finem ad Suam Excellentiam missus est orator noster, ut illos invitet et huc comitentur.
Quapropter ut, Initio, dato omnia convenienter succedant, Vadit pars.
Quod ad ingressum prefati domini et consortis in hanc urbem
Serenissimus Dominus Dux comitatus prout Collegio videbitur cum
bucinatorio et platis sibi obviam eat usque ad Sanctum Clemcntem :
et preparentur palaschermi octo, qui ultra barchas contractarum dictum buziuatorium comitentur ut moris est: Prefatis autem dominis, et universe Comitive sue fieri debeant expense donec in ditione
nostra manserint : quibus dum erunt in hac urbe mitti debeat unum
munus singulo quoque die prout sivfficiens et conveniens videbitur
Collegio pro honorabili victu totius Comitive predicte : Et accipiantur
pecunie ab officio nostro Salis: Reservatis tamen pecuniis depositi.
De parte 98 — De non 32 — Non synceri 7.
180. Antonio Appiani al duca di Milano. — Manda una lettera del ca
pitano di Cotignola. — 4 settembre 1481.
[Milano, Arch. di Stato. Potenze estere, Faenza.]
DOCUMENTO 181-182. 87
181. Il senato veneto decreta onori a Caterina Sforza e a Girolamo
Iiiario. — 5 settembre 1481.
[Venezia, Arch. di Stato, Senato - Terra Delib. Eeg. 8, c. 129.]
1481 die quinto Septembris.
Ut ex toto honoretur Illustris Comes Hieronymus, cum eius Con
sorte, sicut jam deliberatimi fuit respectu Summi Pontificis Illos honorare. Vadit pars.
Quod eis fiat unum Festum solenne in Sala nostra maioris consilij pro quo festo fiendo, detur illi Societati, que illud faciet, IHam
summam pecunie, que data fuit pro festo facto Serenissime Regine
Hungarie, quando in hanc urbem venit ex Neapoli.
De parte 83
De non 20
Non synceri 1
182. Antonio Appiani al duca di Milano. — Il conte Girolamo è par
tito per Venezia. Si mura il suo palazzo in Imola dove (come
a Forlì) non è amato. — 7 settembre 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.]
....Questa nocte è ritornato un provisionato mandato a Ravena,
dice che '1 illustre conte Hieronimo, partite heri circha le 20 hore
per andare a Vinetia, cum la illustre madama contessa sua consorte,
ef suoi fioli, et dal canto della illustrissima signoria gliè facto gran
dissimo honore, quanto dire se possa, et cusì è ordinato per la via
che '1 fa, fin a Chioza, de honorarlo in omne loco, et per carastia de
allogiamenti, sonno mandati paviglioni como per altro ho avisato.
Alcuni de li suoi, sonno anche montati in barcha per andar a Vine
tia per acqua; domenica se dice intrarà in Vinetia, et se dice ha
portato cum luj tutte le sue robbe, per lassare la maiore parte in
Vinetia : li suoi carriaggi che giunserono in Ravena forono mulli 36
et carre xxi cariche de forceri sive casse....
Ha menato cum si (con sè) prefacto conte Hieronimo octo homini
di principali de Forli et quatro de Imola, extimasi li lassarà confi
nati in mane di prefata signoria.
Ritornando dicto provisionato da Ravena, dice vene in compagnia
d' un homo vecchio Imolese qual dice , che '1 conte Hieronimo ha
lassato cento homini che lavorano al suo pallazo principiato in Imola,
et la majore parte sonno boni magistri chi per amurare et chi per
ordinare el legname, acciò habia buon principio ala sua retornata da
Vinetia. Et cusi rasonando fra loro duj, fu recordato de la Rocha,
che fu presa li giorni passati, et disse quel Imolese : maladeta sia la
88 DOCUMENTO 182-18fi.
fortuna, se colui che la prese l'havesse tenuta mezo un di più ne
pur quatro hore, quella terra se rebellava contra el conte Hieronimo,
et molte altre parole disse per le quali se può comprehendere che
'1 non è ben amato in Imola, benché Imolesi stiano più continenti
in zanzare che non fano Forlivesi. Bona parte doli carriagi del conte
Hieronimo forno missi in barcha a Ravena per mandare a Vinetia....
Faventie 7 Septembris 1481.
183. Privilegio di nobiltà veneta concessa a Girolamo Riario (a stam
pa.) — 14 settembre 1481.
[Napoli, Arch. privato Riario Sforza, Busta H 2, fase. 2.]
184. Antonio Appiani al duca di Milano. — Sulla venuta del conte Gi
rolamo a Ravenna. Un francese, mandato con lettera dal re di
Francia va a Imola per spingerlo a tornar presto dal papa. —
21 settembre 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.]
185. L' ufficiale Pietro Andrea Inviziati al duca di Milano. — Caterina
Sforza in via per Venezia, è festeggiata a Cofignola. — 22 set
tembre 1481. [Milano, Arch. di Stato. Comuni, Cotlgnola.]
....Ceterum essendo passato questa mattina il conte Hieronimo
apresso la porta de Cottignola cum la sua illustre consorte, adviso
la vostra excellentia comò molti nomini li hanno tocato la mano et
facto invitationc cridando Sforza, Sforza, et cosi alla contessa se fa
cto più careze, dicendole che la venisse a casa sua. Lo conte et la
dona se son demonstratij molto humanamente ad ogniuno, et an
dati al suo camino, et intendo tornano ad Roma fra x giorni. Lo
ambassatore de venetiani messer Antonio Boldu, qual lo condusi ad
Venetia, è romaso ad Cottignola per audire messa ed disnare, et mi
ha fatto chiamare et ha voluto vedere la terra.
186. Antonio Appiani al duca di Milano. — Il conte Virolamo va a
Roma, Caterina vuol seguirlo. — 5 ottobre 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere. Faenza.]
.... Hogi è passato Zohanne Francesco da Tollentino da Imola ad
Forlì et ha facto quasi la medesima via che fece prefato conte Hie
DOCUMENTO 186-189. 89
ronimo quando andò da Forlì ad Imola et passò per questo terri
torio quasi nel far del di cum circha xvm cavalli tutti inacapuzati,
et fu creso (creduto) et tenuto fosse prefato conte in quella compagnia.
Subito mandaj un fante ad Imola per intendere la verità, è ritornato
et dice che sua Signoria è d' Imola, et se dice partirà Lunedi proximo 8 presenti. Ha mandato via la majior parte dei suoi carriaggi, ca
valli grossi et regazi che sonno passati {per) Forlì in più volte, et aviati
al camino de Roma dicendo ch'esso vole poj passar presto et farà
picola dimora in Forlì ; et se dice farà la via di Arimino, et che la
illustre madama sua consorte vole omnino andare cum sua Signo
ria benché sia grossa, et li filij rimaranno ad Imola. A la excellentia vostra me riccomando. Faventie 5 octobris 1481.
187. Gli ambasciatori Milanesi al duca di Milano. — 6 ottobre 1481,
da Roma.
[Milano, Arch. di Stato, Polente estere.]
Si apparecchia la casa del conte Girolamo. Sono giunti 20 ca
riaggi « de le sue robbe grosse, comò sono tapezarie et altri forni-
« menti de casa. » Con lui si aspetta il papa.
188. Gli ambasciatori milanesi al duca di Milano. — 11 ottobre 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.]
Sono giunti i famigli ed i cavalli grossi del conte Girolamo a Roma,
dove gli si apparecchia la casa « et intendemo the '1 lassa tutte le
« sue vestimenta et quelle de la mogliera che sono ad uso de la
« estate con altre robe de pretio ad Imola. »
188. Antonio Appiani al duca di Milano. — 14 ottobre 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.]
Caterina chiede di passare entro Faenza. Il signore le risponde
che non è più in tempo di venire a farle onore. « Tandem è passata
« fora via la ditta città cum circha 50 vel 60 cavalli tutti bene mon-
« tati et bene in ordine, et Sua Signoria cavalcava una muleta et
« haveva nove vel x donne in sua compagnia. •
!I0 DOCUMENTO 190-191.
190. Antonio Appiani al duca di Milano. — Segrete informazioni mlle
mosse del conte Girolamo. — 20 ottobre 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.]
Illustrissimo et excellentissimo Signore mio. Questa matina è ve
nuto da Forlì uno de li fanti di vostra celsitudine deli duj ch'io te
neva continuamente là per intendere la partita del illustre conte
Hjeronimo, et suoj progressi, qual dice sua signoria partite questa
matina circha le 13 hore, et circha le 14 partite la illustre madonna
sua consorte. Debbeno andare a disnare a Savignano et questa sera
ad Arimino; et cum sua signoria è andato l'oratore venetiano messer Antonio Boldu. Non so si esso passarà Arimino perchè alcuni
dicono andarà fin ad Roma cum prefato conte Hjeronimo, qual in
questa sua partita ha facto exemptione fin in vita sua tutti l'homini
de Forlì de pane et vino et de omne altra cosa per loro vivere. Ben
pagarano li datij de omne altra cosa che vendessero. Non so dire
troppo particularmente questa exemptione anchora; ma grandissimo
beneficio sarà a quelli nomini. L'altro fante di vostra excellentia an
darà fin ad Arimino per intendere più oltra qualche cosa, et sei farà
la via de Urbino vel de la Marca etc
Faventie 20 octobris 1481.
Devotus servitor
Antoni us de Aplano.
A tergo: ....Duci Mediolani
Per postas, cito cito et volantissime die (sic) noctuque cito cito.
191. Antonio Appiani al duca sullo stesso argomento. —22 ottobre 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Faenza.] ■
Illustrissimo et excellentissimo signore mio L'altro fante
sive provixionato di vostra excellenza che andò ad Arimino, como
avisai, dreto a prefato conte Jeronimo, è ritornato questa matina et
dice partite hcri d'Arimino circha 20 hore. Prefato conte haveva
disnato et immediate doppo disnare haveva facto inviare suoi carriagi,
cani, cavalli et certe donzelle di madama sua consorte cum pubblica
voce et delibcratione de partire questa matina. Si doveva fare una
certa giostra, ma non era acomenzata ala partita sua. Zobanne Fran
cesco da Tollentino retornarà a Forlì al governo como soliva. Disse
etiam che l' ambassatore venetiano se diceva apertamente andava a
Roma cum prefato conte, qual conte menava etiam cum sua sogno
DOCUMENTO 191-195. 91
ria alcuni citadini de Imola e parechj più de Forlì ; sotto colore de
dare li offici et fargli del bene, e più li mena per mezo obstaggi.
Faventie 22 octobris 1481.
Divotus servitor
Antonius de Aplano.
1 tergo: ....Duci Mediolani.... — Per postas cito, cito, cito et sine
mora, die noctuque. Cito, cito, cito.
192. // senato scrive a Roberto Malatesta da Rimini, capitano generale
agli stipendi della Signoria veneta, che accorra in soccorso del
conte Girolamo Riario se mai negli stati di lui accadesse qual
che novità, mandando (anche) delle sue genti, qualora ne fosse
richiesto dai governatori di Forlì o d'Imola. — 23 ottobre 1481.
[Venezia, Arch. di Stato, Se». Secr.. Delib. Reg. N. 30, c. 37.]
193. // senato al podestà e capitano di Ravenna e suoi successori.
Accorra con genti a piedi ed a cavallo in aiuto del conte Gi
rolamo Riario se mai accadessero tiovità ne'suoi stati e stia
pronto alle chiamate dei governatori d'Imola e di Forlì. —
23 ottobre 1481.
[Venezia, Arch. di Stato, Sen. Secr- Delib. Reg. N. 30, c. 37.]
194. Gli ambasciatori milanesi a Roma al duca di Milano. — 26 ot
tobre 1481. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.]
Sono andati incontro al conte Girolamo e a Caterina a due miglia fuori di Roma. « La illustre Consorte sua (Caterina) era posta
« suso uno mulo in doi cesti perchè è grossa de nove mesi et è facta
« tucta bela. »
195. Gli ambasciatori milanesi al duca di Milano. — Caterina ha par
torito una femmina con poco dolore. Il conte Girolamo di
cesi più contento di una femmina che di un maschio. Non
gli hanno parlato a lungo, perchè la moglie puerpera ha man-
, dato a chiamarlo. — 30 ottobre 1481, da Roma. [Milano, Arch. di Stato Potenze estere, Roma.]
92 DOCUMENTO 196-202.
196. A Francesco Diedo oratore veneto a Roma. — II senato veneto ha
difeso e difenderà il conte Girolamo dalle congiure che potreb
bero farsi sotto pretesto di essere mosse dagli Ordelaffi. I cospi
ratori di una congiura scoperta a Forti se, ritrovati a Ravenna,
saranno cacciati. — 5 novembre 1481.
[Venezia, Aron, di Stato, Sen. Secr., Beg. N. 30, c 40,; ,
197. Il duca di Milano a Caterina. —Si rallegra per la nascita della
sua « putina. » — 8 novembre 1481.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Forlì.]
198. Lettera al duca di Milano sul turbamento del papa Sisto IV e
del conte Girolamo per il tentativo di Galeotto Manfredi, U
quale aceca tentato di impossessarsi della persona di Girolamo
perchè il castellano di Forlì gli avesse ceduto la rocca. — 9 no
vembre 1481, da Eoma. [Milano, Arch. di Stato.]
199. Caterina al duca suo fratello. — Si unisce al marito nel raccoman
dargli Giovanni Alberto da Castiglione <. perchè è pure mio
parente et juvene virtuoso et costumato. » Si firma « Minima
soror ac servitrix. » — 17 novembre 1481, da Roma.
[Milano, Arch. di S*ato, Potenze eetere, Roma.l
200. Notizie intorno al conte Girolamo Riario estratte dalla cancelle
ria segreta della repubblica di Venezia. — 1481.
[Napoli, Arch. privato Riario Sforza: Voi.: Bozze di memorie (iella famiglia Riario, pag. 45.]
201. Caterina scrive al duca di Milano in favore di Alberto e di Gio
vanni da Castiglione. — 4 gennaio 1482, da Roma.
[Milano, Arch. di Stato.]
202. Gli ambasciatori milanesi al duca di Milano. — 29 gennaio 1482.
[Milano. Aroh. di Stato, Potenze estere, Roma.]
Il conte Girolamo dice che la contessa voleva venire a Milano
con lui « per sedare e pacificare queste cose. »
DOCUMENTO 203-206. , 93
203. Francesco Ricci al duca di Milano. — 10 giugno 1482, dal campo
della Lega a Grottaferrata.
[Milano, Aron, di Stato, Miniare, Guerra.]
Caterina ha mandato un trombetta a cercare « certi boni brachi >
fuggiti con un famiglio.
204. Il duca di Milano al duca d' Urbino e agli ambasciatori della
Lega. Il pontefice ed il conte Girolamo inclinano alla pace. Bi
sogna chiamare Caterina alla corte di Milano, ecc. — 8 luglio
1482. [Milano, Arch. di Stato, Potimi, altre, Roma J
205. Caterina Sforza annunzia ai Sanesi la disfatta del duca di Ca
labria. — 21 agosto 1482.
[Arch. di Slena, Alti del Concistoro.]
Magnifici Viri tanquam patres honorandi. Su questa hora 6 di
nocte, lo 111.™° S. mio consorte per uno suo stafferò manda a signi
ficare a N. S. corno hogi alle xvj hore apizo el fatto darme cum
lo duca de Calavria quale durò fin a le xxiij, et finalmente cum
sommo honore et Victoria nostra lo ropcro et fracassorno. Non scrivo
più particolarmente alle V. M. perchè non ho altro. Me è parso darvi
questo aviso alle V. M. per loro consolatione et anche per satisfactione de la bona volontà mia verso di quelle. Rome die xxi au
gusti Mcccclxxxij hora 6 notte.
E. M. V.
Catherina Vicecomes de Riario
Forlivij ac Imole etc.
A tergo : Alli mei M.ci S.ri et Padri S. Senesi etc.
206. Gli ambasciatori milanesi al duca. — 11 febbraio 1483, da Roma.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.]
Hanno mandato a sentire dal vescovo di Alessandria quando il
conte Girolamo potrebbe riceverli ma « trovandolo essere con la illu
stre contessa in solazo » ed essendo « el di de carnevale » a tutti parve
di non insistere per l'udienza che avrebbero poi Chiesta l'indomani.
DOCUMENTO 207-2 LO.
207. Gli ambasciatori milanesi al duca di Milano. — Visita fatta a
Caterina travagliata dalle febbri. — 17 febbraio 1483.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.]
Quibus dictis, visitassimo la contessa la quale trovassimo as
sai afflicta per la quartana da la quale è molto vexata già quatro
mesi passati. Et poso li debiti saluti et conforti in nome de vostra
signoria, gli usassimo quelle parole havevamo in commissione, et per
essere da quella in congratularse de la pace et per essere reinte
grato el Conte etc. Pregandola ad tenerlo ben disposto, alle cose no
stre etiam che non ne paresse bisogno. Sua signoria ne ha visti voluntiera rengratiandone de la visitationc, et dicendo che non era
necessario affaticasse in tenere prefato conte disposto, però che lui
era venuto ad quello che sempre haveva desiderato con molte altre
bone parole, concludendone che andando quest'anno el prefato conte
in Romagna, ella voleva venire a Milano insiema cum li suoi doi
filioli ad fare reverentia alla vostra signoria; ne domandò poi suc
cessive de le cose vostre. Et stati cum sua signoria per bon spacio se ne partessimo, et cossi qualche volta andaremo da quella....
Rome xvii februari 1483.
208. Caterina scrive a (de'Medici?) di prestar fede a Francesco
Bonfiglioh (Bonfiolo) suo cancelliere. — 18 aprile 1483, da Forlì.
[Firenze, Arch. di Stato. Mediceo avanti a Principato, filza 49, n. 596.]
209. / Savi di Ravenna scrivono a Costanzo Sforza signore di Pesaro
di fare intendere al capo degli Stradiotti o a chiunque avesse
qualche buon cavallo corridore, che a Ravenna per la fiera e
festa di S. Vitale si correva un palio di 30 braccia di dama
schino verdc. — 23 aprile 1483. [Havcuna, Arch. comunale.]
210. Ephemeridi de te cose fatte per el duca di Calabria di Joampiero Leostello (?) da Volterra. — Dal 23 maggio 1483 al 6 feb
braio 1491. [Parigi, Bibl. Nat. Ma. Ital. 414.]
Cartaceo, pagg. 600, sec. XVI, nella sua legatura originale. V. Marsand, Mm. italiani nella H. Bibl. parigina, voi. I, p. 273. — Questo ms. è pubblicato da Gaetano Filan gieri, Documenti per la storia, le arti e le industrie napoletane, voi. I. Napoli, Tip. del l'Accademia delle Scienze, in 4", di pagg. lxxix-419.
1)5
211. Gli ambasciatori milanesi al duca di Milano. — Partenza di Gi
rolamo e Caterina. — 27 maggio 1483.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze Estere, Roma.]
....His dictis venne uno messo al conte che disse essere hora de
montare, et cossi subito la sua signoria al ponto dele xml hore
montò a cavallo acompagnato da tutti li oratori de la liga et molti
altri cortisani, et factoli compagnia fin fuora da la porta, sua si
gnoria ce dete licentia et non volse che andassimo più ultra per es
sere l'hora tarda et caldo grande, pregandone volessimo racomandarlo a vostra eccellentia la quale advisamo como la Contessa so
partite insiema col prefato conte, havendola noi visitata heri alla
camera sua in nome dela vostra celsitudine....
Rome die xxvii maij 1483.
212. Il duca a Caterina sua sorella. — Si rallegra della sua venuta in
Romagna cosi l'avrà più vicina. Scrive al conte suo marito
che la lasci venire a Milano dove tutti la desiderano. — ló
giugno 1483. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
213. Bartolomeo Redditi, da Faenza dove era Podestà, scrive a Lo
renzo de' Medici tre lettere nelle quali espone le cose occorrenti
al signore di Faenza. — 7 e 28 luglio e 3 ottobre 1483.
[Firenze, Arch. di Stato, Med, or. Pr., filza 54, c, i, 5. 6 I
214. Gli ambasciatori milanesi al duca. — 6 novembre 1483.
(Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Iioma.I
Hanno visitato il conte Girolamo « con la sua illustre consorte »
ritornato a Roma quel giorno « circa le xx hore. »
215. Girolamo Riario signore d'Imola e Forlì capitano generale di
Santa Madre Chiesa, scrive a Giovanni Lanfredini orator fio
rentino presso la Regia Maestà (?) dolente di non averlo potuto
compiacere nel far dare a suo figlio la parrocchia di S. Jacopo
sopra Arno in Firenze già accordata ad altri. — 23 gennaio
1484, da Roma. [Londra, British Museum, ltal. 21515, 62.]
no DOCUMENTO 216-2W.
216. Minuta di lettera della duchessa di Ferrara a Caterina Sforza
sul conferimento della abazia di Nonantola a Ippolito suo figlio.
— 13 maggio 1484. [Modena, Arch. di Stato.]
217. Minuta di lettera del giovane principe Alfonso d'Este a Caterina
Sforza sul conferimento dell'abazia di Nonantola a Ippolito suo
fratello. — 13 maggio 1484. [Modena, Arch. di Stato ]
218. Lettera di Girolamo Riario ai Protettori delle Compere di San
Giorgio di Genova. — 31 maggio 1484.
[Londra, Britlsh Museum, EG 19S0 Farnb.]
Magnifici viri patres amantissimi. Ho visto quanto le V. M. mi
scriveno per le sue de xil del presente richiedendomi ad esserle fa
vorevole circa quanto scriveno a la Santità do N. S. per la conser
vatione de Serzana et de petra Sancta, ad che io non responderò
altro, se non che vedranno quanto li responde la S. de N. S. per suo
Breve, le quale possono esser certe che sempre sum ad tuti soi pia
ceri per quanto mi sia possibile. Cosi me li offero di continuo. Quao
bene valeant. Rome ultimo maij Mcccclxxxtiij.
Hieronimus Vicecomes de Riario
Forlivij ac Imole et S. R. E. c. (capitano).
A tergo: Magnificis viris tamquam fratribus amatissimis Proctectoribus Comperar'um S. Georgii Civitatis Janue.
219. Girolamo Riario all'oratore Giovanni Lanfredini. — 23 giu
gno 1484.
ILondra, British Museum, Uni. 21515.|
Magnifico oratore. Per la vostra de' XVI havendo inteso il desi
derio havereste che a vostro figliolo fosse stato provisto de la pa
rocliia de S. Jacobo sopra Arno de Fiorenze, certo ho recevuto non
piccolo despiacere che le cose sieno poste in termini che deno (sic)
più non sia possibile compiacervi, conciossiache di tal beneficio sono
alcuni giorni ne è stato compiaciuto un altro che per dio inteso il
desiderio vostro me e stato molesto, quale quando ad tempo si fusse
sciaputo non li seria mancato de lopera mia possibile perchè ne fussi
rimasto satisfacto. Cosi vi certifico in futurum quando occorra che
07
in simile o qualsia altra vostra ocourrentia per me si possa cosa al
cuna ad vostro beneficio, facendomelo intendere, sempre mi trouerete prompto et ben disposto ad tutti li comodi et propositi vostri.
Valete. Rome xxm junii 1484.
Hieronimus Vicecomes de Riario
Imole ac Forlivii et S. R. E. cap. generalis.
A tergo: Magnifico ac prestantissimo domino Joanni Lanfredino ora
tori Florentino apud regiam maiestatem.
220. Passo  Patres honorandi, conimendatione premissa etc.
Doppo la morte della Sanctità del Papa è successo che questi Signori Eev.mi Cardinali tucti andorono ad Palazzo la nocte mede
sima et deputorono per fare inventario delle robe et guardie di quelle elie sono in Palazo, e' Rev.mi Cardinali Novara, Matiscone,
Molfetta et Agri. Demum il Magnifico Messer Joann-Angelo et il
Rev."10 Oratore Ferrarese et io andammo ad condolerci con li pre
fati Cardinali rappresentanti tutto el Collegio, della morte del Pon tefice, et offerire e' nostri S.ri ad ogni honore et comodo della Sede
Apostolica et del Sagro Collegio. Il simile facemmo singulariter a
li Rev."1, Cardinali San Piero in Vincula, al Camarlingo et Parma,
e quali tucti monstrorono haver gratissima la nostra visitatione, et
risposono ringratiando et offerendo, secondo che si richiede in simili
visitationi. Vero è che il Rev." 0 Camarlingo strectamente richomandò
il Conte, et mostrò star di franco animo, et maxime perchè quel
Sagro Collegio molto se li era offerto.
Tornando da Palazo, vedemmo uno grande tumulto di gente in
torno alla Casa del Conte, la quale la mecteva a saccomanno: non
era perciò gente se non plebeia, nè vi era chi contradicessi. In Casa
non era altro da poter saccomannare se non legnami et vectovaglie: et tucto quello è stato tolto, et portatone tutti gli usci et le
finestre, et una gran parte delle finestre serrate : divelti gli arbori et
herbe erano nello horto, et una fonte di marmo che era in decto horto,
el piombo delle doccie, le trameze della stalla, et le rastrelliere dellegname (di legname), et le mangiatoie, et erano tucte di travertino
murate: et alcuni di camini et di finestre gittati in terra, et infino a
ima parte delle rose dorate del palcho, che mai si vidde tal vili
pendio et strage : et anchora non si cessa di guastare et cavare in
fino agli arpioni et aguti di decta Casa, che veramente si può dire
essere pocho meglio decta Casa che quella de'Colomnesi. Qui è la Terra tucta in arme, et hieri fu messo ad Sacchomanno
certi Fondachi et Barche di Genovesi ad Ripa. El Fondacho de'
Centurioni sarebbe ito ad saccho se non che si ricomperò per Du
cati Xxx. Tutt'homo sta a buona guardia, et la natione Genovese si lascia pocho vedere.
El Sig. Jacopo Conte è deputato alla guardia dol Palazo con alchune Fanterie: et similiter questi Caporioni, che sono come a noi
Gonfalonieri di Compagnia, alla guardia della Terra.
La Excellentia del Conte si trovava hieri mattina anchora in
Campo perchè hier sera ci fu lettora del magn." Oratore Ducale
DOCUMENTO 221-222. 99
de' 13, per le quali monstrava non havere anchora hauto la nuova
della morte del Pontefice. E Rev.mi Cardinali Colomna et Savello, a questa hora, che siamo
a hore 12, non erano anchora venuti, ch' io sappi. Questi Sig.' Rev.rai Cardinali, secondo il loro costume, ogni di si
ragunarono due volte in Casa del Camarlingo. Credesi habbino electo questo luogo, perchè chi li volesse nuocere perda l' ardire ; nè
si potrebbe cominciare ad saccomannare la Casa sua, che le altre
non portassero grandissimo pericolo.
A xvi di si comincierà ad fare le exequie, et a xxv si stima en
treranno questi Sig.1 Rev."" in Conclave. Nè altro....
Rome xml Augusti 1484.
E. V. M.
Servitor
Guidantonius Vespucci orator.
222. Guidantonio Vespucci a Lorenzo de' Medici. — La contessa Cate
rina Sforza Riario è entrata in Castel Sant'Angelo. — 15
agosto 1484.
[Firenze, Arch. di Stato. Med. a. Pr., filza 39.I
Magn.co Laurentio de Medicis.
Magn." Vir. Hier sera el Conte con lo Exercito, chiamato dal
Collegio, giunse a Ponte Molle, et quivi sta accampato secondo la
volontà di decto Collegio. El Castello si tiene per lui: et hieri sera
la Contessa, tornata col Conte, entrò in Castello accompagnata dal
Sig." Paulo Orsino. La S. Excellentia sta molto animosa, et dice vo
lere stare insino alla nuova creatione. La sua animosità si funda
nell' exercito, nella parte Orsina et nell' havere il Castello ad sua
devotione : et presuniesi havere alchuni Cardinali a' sua disegni trai
quali è il Vice Cancelliere, che non so come gli riusciranno.
Qui è dua Capi usque nunc. El Vice Cancelliere et S. Piero in
Vincula. Questi Vinculesi hanno proposto nelle ultime Congregationi
due cose: la prima che il Collegio facci ogni cosa di havere el Ca
stello nelle mani: l'altra, che le Congregationi non si faccino più in
Casa del Camarlingo. Peranche nè dell' una cosa nè dell' altra si sono
risoluti, come più diffusamente scrivo ai Dieci.
Hoggi andrò a vicitare el Conte, condorrommi della morte, et offerirommi etc. et credo sia bene con li effecti fare ogni forza nel
suo Stato non sia novità, perchè ogni novità potrebbe essere causa
far venire quello Stato nelle mani dei Vinitiani. Et di questo pa
I00 DOCUMENTO 222-224.
rere è il Magn." Orator Duchale, atteso la reputatione hanno acqui
stata in questa pace. .
Rome die 15 Augusti 1484.
E Cardinali Savello , Colompna et Vinitiani non sono ancora
nella Terra.
Guidantonius Vespucci.
223. Guidantonio Vespttcci ai Dieci di Balia. - 18 agosto 1484.
iFIrenze, Arch. di St«to. ited. a. Pi ., filza 39.1
Scrive che il conte Girolamo si è commosso alle sue offerte, e che
è pronto ad impedire con le armi l'elezione di certi cardinali ai quali
è contrario.
224. Lo stesso scrive a Lorenzo de' Medici un'ardito risposta data
da Caterina Sforza Kiario in Castel Sant'Angelo. — 18 ago
sto 1484.
[Firenze, Aron, di Stato. Med. a. Pr, filza 39.]
Magnitìce Vir, etc.
Questa solo per advisarvi come el Conte per sua sicurtà mandò
la Contessa in Castello, la quale udendo certe parole dire a certi
da Imola le quali gli generorono qualche umbreza, nonobstante el
Conte per suoi fidatissimi gli havea messi per Conestabili in Ca
stello, pur Lei gli ha cacciati, et est res non parvi momenti. Item
è accaduto che hoggi andando Messer Chatelano per parlargli in
Castello per parte di San Giorgio, Lei ordinò che non fussi messo
drcnto se non con uno compagno.
Il prefato Messer Chatelano si sdengniò, et così sdengniato, Lei
gli fè dar licentia con dir: costui vuol giuocar meco a ricatto di cer
vello. Egli non sa bene che io ho il cervello del Duca Galeazzo et
son fantastica come Lui. Tutto questo mi ha detto el Magnifico
Messer Johanni Angelo : Vedete come stanno questi piati
Roma 18 Augusti 1484.
Guidantonius Vespuccius Or.
A tergo: Magnifico Laurentio de Medicis Benefactori meo etc.
Florentie.
101
225. Lo stesso a Lorenzo dei Medici. — Loda la prudente condotta del
conte Girolamo. — 21 agosto 1484.
[Firenze, Arco, di Stato. lled, a. Pr., filza 39.]
226. Guidantonio Vespucci scrive ai Dieci di Balla che il Sacro Col
legio si è accordato col conte Girolamo il quale ha cosi feli
cemente terminata la sua impresa. —23 agosto 1484, da Roma.
[Firenze, Aron, di Stato ol. X, dint. 4, n. 3.]
227. Il medesimo ai Dieci di Balla. Sulla partenza del conte Giro
lamo. — 24 agosto 1484, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, ibid.l
228, Lettera di Guidantonio Vespucci a Lorenzo dei Medici. — Ritratto del nuovo papa Innocenzo Vlll che da cardinale era
avverso al conte Girolamo. — 29 agosto 1484, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato. Med. a. Pr. filza 39.]
229. Istrumento di composizione fra Giovanni Bentivogli di Bologna
e Girolamo Visconti Riario signore d' Imola^per la verifica
del molino di Caxale del detto Giovami. — Rogato da Tom
maso del fu ser Jacopo de' Mongardi notaro d'Imola. — 5 no
vembre 1484.
[Napoli, Arch. privato Riario Sforza, Busta Imola, piccola.]
230. Tommaso Feo scrive dalla rocca di Forlì a Caterina Sforza
Riario sulle circostanze presenti, e si rimette in lei pel ma
trimonio di una sua sorella. — 7 novembre 1484, da Torli.
[Firenze, Arch. di Stato. I
231. Conti, crediti di Girolamo Riario quando lasciò Roma morto
Sisto IV. — 1484. [Roma, Arch. di Stato, Mandali!
232. Caterina scrive ad Eleonora di Aragona duchessa di Ferrara in
favore di Lodovico del Ponte. — 10 gennaio 1495, da Forlì.
[Modena, Arch. di Stato.]
DOCUMENTO 233-238.
233. Lettera di Lorenzo (de' Medici?) a Galeotto Manfredi signore
di Faenza, esortandolo ad allontanare Antonio Maria Ordelaffi di cui si era scoperto un tentativo contro alla vita del
conte Girolamo. — 5 maggio 1485.[Firenze, Arch. di Stato.]
234. Gli Otto di Pratica scrivono a Galeotto Manfredi signore di
Faenza esortandolo a vivere in pace con Girolamo Riario
signore d'Imola e Forlì. — 7 giugno 1485. [Firenze, Arch. di Stato, Lettere Mianive. 4.]
235. Gli Otto di Pratica a Bernardo Rucellai sul curare le buone
relazioni fra Girolamo Riario e Galeotto Manfredi. Si allude
alla guerra coi Genovesi. — 17 giugno 1485.
[Firenze, Arch. di Stato, Lettere Mimlre, 4.]
236. Giovanni Galeazzo Maria Sforza duca di Milano rimette « a
« don Gentile Virginio Orsini, de Ursinis il vessillo Sfor-
« ziano. » — 19 dicembre 1485. [Roma, Arch. Orsini, Camera 2, A, XIX, n. 32.]
237. Caterina al marchese di Mantova. — Manda a comprar letti di
piuma. — 16 gennaio I486. I Mantova, Arch. di Stato.]
Io seria desiderosa de fornire questa mia casa de piu cose che
vi sonno necessarie, sed in primis de qualchi boni lecti, de quali
in vero ne ho gran bisogno, et per dar effecto a tal mio desiderio,
ho inviato ad le bande di là Psalterio hebreo presente exhibitore
qual ha buona pratica et cognition de piume, cum ordine chel ne
conduca qua qualche migliara : unde prego la E. V. instantem." che
li piacia ad sin.' mia satisfazione concedere licentia al prefato de
poter comprare vinti o 25 lecti de piuma como ad epso piace et
pare etc
238. Caterina Sforza nomina suo luogotenente auditore e procuratore
nella terra di Bosco, suo feudo nell'agro Alessandrino del di
stretto di Milano, l'Ecc."" Giovanni da Castiglione di Milano.
Rogato da Fabio Oliva. — 31 gennaio 1486. [Napoli, Arch. Klario Sfulza, busta Imnhi piccola.]
DOCUMENTO 239-246. 103
230. Caterina scrive da Forlì ad Eleonora duchessa di Ferrara di
farle restituire dagli ufficiali di Modena certe robe di lino,
una catena d' oro « ed altre frasche » da lei mandate a Mi
lano ad una sua cugina, e che essi avevano prese. — 9 lu
glio 1486.
[Modena Arch. di Stalo ]
240. La stessa alla stessa sul medesimo argomento. — 19 luglio I486.
[Modena, Arch. di Stato.]
241. Girolamo Siario scrive al duca di Ferrara sulla faccenda delle
robe di Caterina sequestrate a Modena. — 26 luglio 1486.
[Modena, Arch. di Stato.]
242. Caterina scrive alla duchessa di Ferrara di un tal Bernardino
de li Guanti. — 2 dicembre I486, da Forli.
(Modena, Arch. di Stato.l
243. Caterina scrive al duca di Ferrara pregandolo a scusare il ri
torno ritardato di Simone ebreo, dichiarando che essa era
stata causa dell' indugio. — 19 dicembre 1486, da Forlì.
[Modena, Arch. di Stato.]
Caterina rimanda Maestro Tommaso sarto alla duchessa di
Ferrara, dichiarandosi ben contenta dell'opera sua. — 10
marzo 1487. [Modena, Arch. di Stato.]
245. Caterina al duca di Ferrara. — Gli manda il dottor Lodovico
Paolucci forlivese per esporgli alcune cose. — 7 aprile 1487,
da Imola. [Modena, Arch. di Stato.]
246. / sedici riformatori dello Stato di Libertà di Bologna a pieni
voti (per omnes fabas albas) deliberano clic coi fondi straor
dinari della Camera si facciano le spese alla comitiva di Ca terina moglie del conte Girolamo signore d'Imola, la quale
passeri per Bologna diretta a Milano. Il luogotenente ed il
DOCUMENTO 246-249.
gonfaloniere di giustizia debbono esaminare e determinare
la spesa, e sulla somma da loro fissata sarà poi fatto il
mandato. — 9 aprile 1487, da Bologna.
[Bologna, Arcll. di Slato, Arch. del Comune, Partitorum, voi. 10, f. 293 v ]
247. Mandato del luogotenenti- a Pirro de'Malvezzi vicetesoriere della
Camera perchè sui fornii straordinari della Camera stessa
paghi a Leonardo ostiere all'insegna del Leone, lire settantatre
e soldi undici de bolognini, per rimborsarlo delle spese fatte
alla comitiva della moglie del conte Girolamo Iliario signore
di Imola, ricevuta nei giorni scorsi nel suo passaggio per
Milano. — 27 aprile 1487, da Bologna.
[Bologna, Arch. di 8tsto, Arch. del Comune, Mandatomi», voi. 20 f. 337 v.]
248. Caterina alla duchessa di Ferrara in favore dei barcarola datile
dal duca di Milano, che, dopo averla condotta, ritornano in
dietro. — 1 giugno 1487, da Imola. [Modena, Arch. di Stato ]
249. Caterina al duca Ercole di Ferrara scrive risentita per l'insulto
fattole da un suo famiglio. — 24 luglio 1487.
[Modena, Arch. dt Stato.]
Essendo venuto qua uno de la famiglia de la Excellentia vostra
cum sue littere directive al Illustre Signor mio Consorte: per le
quale sua Signoria è richiesta ad remandarli una spalliera quale la
Excellentia vostra dice essere rimasta a Forlì, ultra che lo Illustre
Signor mio Consorte habia resposto a la Excellentia vostra, non
posso fare, che essendo venuto qua, questo suo messo, et usando una
incredibile importunità, et parole insolente per questa spalliera : per
la quale ne dà carrico inferrando che per Noi sia stata retenuta, non
ne habia grandissima admiratione et displicentia, considerato che
essendose facto per il signor mio tutto quello che è stato possibile
per honorare la Excellentia vostra in la venuta sua ad Forlì, altri
ne vogliano dar carrico per simile cosa, che veramente molto se in
gannano chi ha questa opinione che per Noi o per altri de li nostri
questa spalliera sia stata retenuta, peroche non fu mai, ne è nostra
natura voler quello de altri indebitamente, uè anche tanta necessità
ne costringe che lo debiamo fare, che per gratia de Dio de simile
et multe altre cose ne siamo assai ben forniti, ita che di una tal spalliera non no havemo bisogno. Credo firmamento de In temeraria
DOCUMENTO 249-251. 105
presumptione da questo suo famiglio, la Excellentia Vostra non ne
sapere cosa alcuna, che quando fusse altrimente, io ne staria cum
magior dispiacere, perche non seria condignamente corresposto a la
figliale affectione quale il signore mio et io habiamo a la Excellen
tia vostra, et per questo mi è parso de quanto accade dargline co
pioso adviso cum certificarla che per noi se è facto omni diligentia
possibile per retrovare questa spalliera la quale non se retrova in
alcun modo esser restata in casa nostra, che quando ce fusse stata,
la Excellentia vostra habia per indubitato che subito gli haveressimo
remandata fin ad Ferrara, etiam sella fusse stata del valore cento
volte più, chella non è: et perchè il predicto suo fameglio ha cli
cto qua publicamente che se alcuno de li nostri capitaranno ad Fer
rara, o in le terre de la Excellentia vostra ne farà fare represaglia,
usando molte altre parole minatorie et da non tolerare, La Excellentia vostra intenda che se li è havuto riguardo per suo respecto,
persuadendoci che simili portamenti de li suoi verso Noi non li habiano ad piacere : Li quali soi vogliono coprire le loro perfidie, et
ribalderie per questa via, dubitando non ne bavere ad patire danno
di quello che loro medesimi hanno facto. fiecomando Mi de conti
nuo ala Excellentia vostra. Imole xxim lulii mcccolxxx Septimo.
250. Caterina a Francesco Gonzaga marchese di Mantova a favor?
di Bernardino de li Guanti. — 29 novembre 1487.
I Mantova, Arch. di Stato.]
251. Innocenzo Vlll, udito il reclamo di Caterina e dei suoi figliuoli,
scomunica tutti coloro che hanno loro rubato gemme, masserizie,
bestiami, se tosto non ne fanno la restituzione. — Sexto decimo
kalendas januarii (17 gennaio) 1488.
[Arch. Hecr. Vat. Innocenzo Vili, Cam ninniiim An. V. T. LXXIII, 770, f. 107.]
Innocentius etc. Dilectis filiis venerabilium i'ratrum nostrorum
Imolensis et Forlh iunsis Episcoporum in spiritualibus vicariis generalibus salutem etc. Significarunt nobis dilecta in Christo filia nobilis mulier Catherina Sfortia Vicecomes de Riario Imole et Forolivii pro nobis et Romana ecclesia in temporalibus vicaria et nobiles
pueri ipsius Catherine utriusque sexus nati qui, ut asserunt, dilecti
filii nostri Raphaelis sancti Georgii ad Veluni aureum diaconi Cardinalis nepotes existunt, quod nonnulli iniquitatis filii quos prorsus
ignorant perlas jocalia lapides preciosos zonas texutos anulos taxeas
ciphos coclearia plactos vesteH tunicas pannos laneos lineos sericos
libros litteras auctenticas instrumenta publirn contractus documenta
ll>i DOCUMENTO 251-263.
equos jumenta boves vacas porcos oves capras et alia animalia lectos culcitras linteamina mapas manutorgia domorum utensilia auri
et argenti monetati et non monetati quantitates pecuniarum sunimas
debita eredita deposita jura jurisdictiones et nonnulla alia mobilia
et immobilia bona ad Cathermani et natos prefatos ac eorum fainiliares et servitores legitime spectantia temere et malitiose occultare
et occulte detinere presumunt non curantes ea ipsorum dominis
exhibere in ammarimi suarum periculum ipsorumque dominorum non
modicum detrimentum super quo Cntherina et eius nati prelati apo
stolico sedis remedium implorarunt. Quocirca discretioni vestre per
apostolica scripta mandamus quatenus omnes huiusmodi occultos detentores perlarum jocalium et aliorum bonorum predictorum ex
parte nostra pubblice in ecclesiis corani populo per vos vel alium
seu alios moneatis ut infra competentem terminum quem eis prefixeritis ca Catherine natis familiaribus et servitoribus prefatis a se
debita restituant et revelent, ac de ipsis pleuam et debitam satisfactionem impendant, et si id non adimpleverint infra alium compe
tentem terminum quem eis ad hoc peremptorie duxeritis preflgendum
ex tunc in eos generalem exeommunicationis sententiam proferatis
et eam fuciatis ubi et quando expedire videritis usque ad satisfactionem condignam solemniter pubblicari. Volumus autem quod detentores predicti a sententia exeommunicationis huiusmodi ab aliquo
absolvi non possint nisi prius bona predicta eorum dominis restituerint et revelaverint cum eftecto etiam si illa aliis amori Dei erogaveriut, seu in elemosinasi dare voluerint. Non obstantibus contrariis
quibuscumque. Quod si non ambo hiis exequendis potueritis interesse
alter vestrum ea nihilominus exequatur. Datum Rome apud Sanctum Petrum anno ete. Mcccclxxxviij sextodecimo kalendas Januarii Pontificatus nostri anno quinto. A. DE Bui'CAHELMS.
262. Capitoli dell'arte della Lana del conte Girolamo Biario signore
di Forlì e d'Imola e governatore delle genti del dtica di Milano.
— Ultimo febbraio 1488.
[Napoli, Arch. privato Rlario Sforza, Busta Imola grande.]
253. Il castellano di Forlì scrive ai canonici d' Imola che, Caterina
vuole che l'elezione di un canonico soprannumerario sia fatta
rome gli manda a dire per certo D. Desiderio. Prega i cano
nici « a far sostenere » Galeotto da Cai-ina. — 5 marzo 1488.
[Imoln, Arch. Capitolare, voi. I, lettpra XXXVII.
107
254. L'assassinio di Girolamo Riario. Passo della cronaca inedita di
Andrea Bernardi detto Novacula. — 14 aprile 1488.
[Forlì, Bibl. Comunale ood. cart. — V. anche le Cronache di Leone Cobelij pubblicate nel Monumenti storici pertinenti alìe Provincie della Romagna, Tomo I. Bologna 1874, p. 316-322.]
di subite al dite checho s'auiò innenzo e costore dreto ; come di
sopra ariuate che al fu a la dita canbara, la quale era la seconda comenciando di uerse al ponte dal pane e uignande in uerse rauena la quale se
chiamaua quela da li ninfe, e li soleua stare per stancia el dite nostre S.'
pino quando lui uiueua (Pino degli Ordélafjp), e immediate come lui fu
ariuato di subito dite gasparino al lasò intrare, per che fra el signore
e dite M. lodouigo e dite checho non acadeua mai alcuna resestentia,
per che lore aue hotorità de tuta quela casa de potere intrare a tuta
soua uoglia; e per queste dite gasparino lasò intrare: e intrate che
lui fui al signore era come le braze in suso quela finestra che era
dal cante de uerso rauena, e con eso lui iera tre persone al nome
de li quali erano quiste; uno M. coradino fiole de M. zuliane feuo
de sauona de la soua lineia parentella, al seconde era uno so canzelerio chiamato zironimo da casale, al terze uno nicolò de cremona
so canmarero ; e lì lore erano da l'altre cante a dita finestra. Alora
soua signoria se uoltò e dise; che andaue fasande checho mio?;
alora lui se i apresò e dèi una botta in tale pette dal cante drito :
alora soua S.' se mese a defesa e comenciò a cridare e volere fuzere
per quele usse che andaua uerse a la camera de la signoria de M."
la quale camera si era quela che era in uolta li propinque al canpanile : fate che aue dite checho queste, come al signore fui li inpete
al prime use che ueneua de la sala granda, di subito al prefate le
douigo saltò dentre e preselo per li capile e tiróle in tera per mode
che infra lore dui ie dóno le molte ferite, per mode che li in dite
logo soua S.' rese al spirto a l'onipotente eterno idio al quale lui
per soua misericordia e bontade se uolglia degnare de perdonareglie
li soi pecade e po Jonarie la gloria beata ....
255. Gli Otto di Pratica a Migliore Cresci capitano di Castrocaro.
Hanno ricevuta la nuova della uccisione del Piarlo. Provve
deranno ai fanti. — 16 aprile 1488.
[Firenze, Arch. di Stato, Carteggio Mimive.]
108 DOCUMENTO 256.
256. / figli di Caterina minacciati di morte dinanzi alla ròcca di Ravaldino. — 16 aprile 1-488.
[Bernardi, Cronaca inedita. Forlì, Bibl. comunale.]
.... Da po queste a hore 22 dite checho torno a la porta de sam
piero e fe tore dui de li nole de dita M." el quale fu otauegliane e
liuio e la madre de dita M." e la sorella et una soua balia e menolie
a la dita roca de raualdine e feno la uia di ualuerde e li introne in
una guardiola. Ariuate che lore fune mesene fora dita balia e fene
chiamare dite castelane e li ie dise che per lamore de lonipotente
eterno idio che lui uoglia dare dita roca al dite monsignore e che
lui non uoglia esere casone de tanta gram cordelita quante siria
questa per che li dite soi nomice uolene amazare al dite hotauiano
e 1 dito cesare le quale eno qui de prexento. Alora al dite castelano
fe respondre le molte parole infra le quale fe dire come di sopra e
che lore aperisino molte bene li soe hochi e che lore guardaseno
molte bene quele che lore feseno e che lore considra bene che tale
putte non e per nacione pero de la stirpa de caino ance piu preste
sone de quela gram potencia dal duca do milano come di sopra. E
li ie fe dire che lore sandase con dio e che per niente lui non ie
uoleua dare dita roca. Fate che fu queste di subito lore mese fora
M.' stela sorella de la dita M." E li cora populo comencio a chiamare
quante piu lei potea la signoria de M." soua sorella e pregandela per al
dolze amore de dio che lei uoglia pregare dite castellano e dite M. coradino che uoglia aperire li ochie de la piata (pietà) e cognosere tanta
gram cordelita quante sera quela se lore non uogliano dare dita roca
al dite monsignore per che lore aue zurate sopra la fede soua che tute
li soi 7. fiole lore li metirano per al file de la spada et ecia mia madre
e mi che lore se meterano in gram uergogna e uituperio e queste ie fara
lore per la #ram disobidencia de ti cara sorella credando lore che uoi
fustiue intrata in dita roca per acunzare le uostre diferencie ance piu
preste uoi li auite guaste. Alora dite castelano respose a dita M." stela
e dise che lei sandase (andasse) con dio che per niente lore no ie uo
lene dare dita roca ne eciam dita M.' la raxone si e questa quande
bene dita comunita se rendesse li dite putte che ueramente lui crede
che loi e ie le renderia come tosegho atermenato (con veleno a tempo)
che in breuo tenpo lore moreria. E l simile faria a la dita M." quande
nui ie la deseno a cio che fuse tenita la lineia de dita casa. Fate che
fu queste li dite soi nomice mesene fora al dite hotauigliano. E lu come
noce pina (piena) comencio a chiamare o mia cara madre io ue
prego per lamore de lonipotente eterno dio che uostra S.' si uoglia
degnare de pregare quele mio in logo de bom padre spirtuuale dal
dite castelane che ce uoia restituuire dita roca a mio fratelle liuio
e a mi a rio clie nui la potiama dare al dito monsignore e a dita
DOCUMENTO 256-2n!'. imi
comunitade le quale siane in te le loro forcie a cio che nu se poteama reparare al gram pericole che nui tute fratelle siema per che
se per case auegna che al dite castelano non credfa dita roca da dare
al dite monsignore come de sopra io crede ueramente che queste
sera lultimo termino de nostra uita per che quiste nostra aduersario
se lano promese sopra la fede soua si che per queste nui pouere fradelette nui veramente auema perse tuta la sperancia di queste mi
sero e transitorio monde ultimadamente io me uoglio butare in le
braze del redemptore et per ihesu criste et de la soua immacolata
maria soua madre la quale sempre ie sta a li soi piede a pregare per
nui miseri pecatore che de tale fortuna lui se uoglia guardare consi
derando nui poere fratelle desere nocenti de tale erore. Alora al dite
castelano fe cridare tute li soi famiglie a uoce pina dicande lore andatiue con dio se ne no nui u'amazarema tute. E queste tale cridare
fece dite castelano solom per quela pouerina de dita M." soua madre
non hodese al gram lamento che dite so fiole facena per che lore
laueua fate andare a riposare int una certa camara in dita roca la
quale era molte denistante del dito loco considerande dite castelano
quando la dita pouerina soua madre auesse intese tale cosa che ne
ramente ie seria saltade al core del corpo considerande lui al grande
amore che e quello de li fiole. Alora uedande lui che dite aduersario
non se uoleua partire di subito fe dare al fogo a uno arcobuse e
trese di sopra da lore per no ie fare male alcuno ....
257. Giovanni Lanfredini scrive da Roma a etc. — 4 maggio 1488, da Vigevano.
[Mantova, Arch. di Stato.]
293. Manfredo Lando a Gian Galeazzo duca di Milano. — Si ralle
gra della notizia datagli della vittòria di Caterina « .... et
« ringratio l'eterno Dio che li abbia missa la mano sua » etc.
— 5 maggio 1488, da Eipalta.
[Milano, Arch. di 8tato. Patenze estere. Forlì.]
294. Bando di Caterina Sforza contro gli assassini del conte Giro
lamo suo marito. — maggio 1488.
[Milano, Arch. di Stato.]
Per lhorrendo et execrando caso de la morte del Ill."° Sig." Conte
Hieronymo bone memorie quale non solamente debe essere condo
luta da li amici et servitori, ma da onnie altro l' Ill."" M." Contessa
Madonna Catherina olim sua Consorte et S.' Octaviano suo figliolo.
Mad.' et Sig.' de Forli et de Imola han deliberato in lanimo suo non
lassare cosa alcuna intentata per castigare et punire li perfidi et ma
135
ledecti traditori quali tolsero la vita al pred." Signore suo Consorte
et Patre et pero se notifica a tutti et ciascuna persona, como li pred. 1
Ill. Madonna Contessa et Sig. Octaviano hano posto taglia contro li
pred.' traditori nominati qui disotto in questo modo: cioè ch| dara
uno in le mani de li Ill. Signorie sue o del suo Gubernatore alcuno
de questi traditori, habia per ciascuno vivo ducati mille doro, et chi
non li potesse dar vivi et amazzasse alcuno de li dicti, ita che se
lusse certo de la morte sua habia per ciascun morto ducati cinque
cento et se questi tali che persequitarano questi traditori russero re
belli di questo Stato purche non habiano posto le mani nel sangue
del pred." DI."" Sig. Conte bone memorie serano restituiti a la patria
et in gratia de li pred.' Ill. Mag. Contessa et Sig. Octaviano et seralli renduto li loro beni et robbe che havessero perduto et haverano
insieme cum questo la taglia de li denari sopradicti nel pred." modo,
et ultra questo seranno sempre in gratia de le loro Signorie et golderanno quelli beneficj che goldono li altri boni servitori soi, et in
promissione di tutte queste cose li pred.' Ill. Madonna et Sig." obligano la fede sua de observare integramente tutte le supradicte cose
et cosi confortano ciascuno ad attenderci che omni giorno se ne retrovera più contento.
Li nomi de li sopradicti traditori sono questi:
Lodovico et Checho del Orso
Jacobo da Ronco
Lodovico Pansecco
et Mattheo de Garlasso.
295. // duca di Milano ed re d'Ungheria. — Relazione dell'assassinio
di Girolamo Riario. Coraggio e vittoria di Caterina sua sorella.
Di qui si rileva che in quel tempo Caterina era incinta. —
5 maggio 1488, da Vigevano.
[V. Monumenta Ilungarìae hi»lorica, ad annum, n. 253, p. 402*4.]
Serenissime Rex. Pater et affinis honorandissime. Quoniam ea est
inter nos necessitudo et animorum conjunctio, ut comuni merito esse
debeant, que alterutri nostrum magni momenti et digna memorata
eveniunt, significabimus Maj estati Vestre quanta nuper fortune varietate jacte sint soror et nepotes nostri. Est in latore Italie ad Hadriaticum mare vergentis regio Romandiola inveterato apud nos vocabulo dieta. In ea Urbis vetustate, potentia nobilis Forilivii imperium
multos jam annos legitime adeptus Comes Hyeronimus Riarius, Il
lustrissime Domine Catherine, sororis nostre conjux in hos usque dies
quietus tenuit. Et quamquam benigne subditos omnes haberet, non
defuerunt tamen qui summum scelus in eum auderent. Cichus Ursus
136 DOCUMENTO 295.
familiaris, atque adeo ex prefectis militaribus ejus, Nobilis alioquin
Foroliviensis civis, frivola nec juxta causa superioribus mensibus iritatus animum cepit perdendi Principis. Assumtis itaque in conjuratione tribus amicis, diem statuit patrandi sceleris ad xiv preteriti
mensis, quo die ad Principem profectus, qui dum Ministri cenarent,
cum paucis admodum custodibus in cubiculo agebat, literas obtulit ac
legenti Comiti ventrem gladio haurit. Exiliit Comes magno edito ge
mitu ac procurentem ad ostium Ludovicus Pansiccus alter coniuratorum capillis aremptum ad terram prosternit, et pectus ingente vulnere ferit. Ceteri exanimem quoque confodiunt, accurrere ad primum
gemitum conati cubiculares partim occisi, partim vulneribus detur
bati: tum Sorore nostra et filiis comprehensis libertatem Civitatis
inclamantes palatium diripuerunt. Conversis ad rebellionem civium
animi, nonnulli etiam urbis porte rebellium presidium acceperunt,
arx tamen, que munitissima est, in fide permansit. Hanc cum frustra
tentassent habere hostes, soror nostra operam ejus tradende poli
sta est, si permitteretur ingredi, coacturam enim se prefectum ad
oa, que vellet, obsides promissionis et ipsa filios suos, qui jam omnino captivi erant, reliquit, et fidissimus Ministrorum qui in arcem
evaserat duos liberos tradidit. Arcem ingressa virago, aperte negavit, se venturam in potestatem inimicorum, sevirent modo in filios,
quantum liberet, superesse adhuc in utero (gravida enim est) qui
omnium injuriam ulcisceretur. Interim allatus cedis et rebellionis
nunctius nos gravissime perculit, qui sine mora validissimum exercitum ad comprimendos motus restituendamque Sororem et nepotes
nostros in patrium Statum misimus. Apropinquantibus igitur ad
ultimum mensis diem copiis ad forumlivium erecti sunt civium
animi et tumultua in urbe factus. Optimatibus a rebellium facinore
dissentientibus, nam profecti ingenti manu ad carcerem filios sustulerunt deduxeruntque ad matrem ejus et Octavium primum geniti
nomenmaiori favore clamitantes, Cichus et reliqui conjurationis prin
cipes cum in tumultiI jam vircs suas deficere sentirent et prohibiti
aperte essent, majorem vim captivis filiis inferre per eam portam que
adhuc in potestate erat Urbe egressi, fuga saluti consuluerunt. So
ror autem nostra arce egressa pristinum Urbis imperio deferentibus
sacramentum Civibus accepit, et atque ita pacatis rebus, copias nostras revocavimus.
Hec paulo latius ad majestatem vestram scribere volumus ut
quamquam ex adverso casu merorem ingentem senserimus, tamen
cum non minori gaudio nos postea afecerit felix summe rei exitus,
eandem letitiam capiat Maestas (sic) Vestra qua, nos recreati sumus, qui etiam non mediocriter, invicem hac de causa gratulandum
censemus.
137
296. Gian Galeazzo Visconti Duca di Milano ripete al Marchese di
Mantova * come Mes. Galeaz da Sanseverino intrato ne la
« cità, haveva fornito il palazo et la piaza et cavalcato epsa « cità insieme cum la Ill""l Contessa, haveva accompagnato
« la Signoria Sua in Palazo e lì l' haveva constituito in piena
i e pacifica possessione del Stato e gli dice poi « ha-
« vemo ordinato alli capitanei nostri che lassate quelle gente
« che pareno necessarie al presidio et sicurezza del Stato de
« la Contessa, ritornino alli lochi soi cum le altre gente d' ar-
« me et fantarie. Del che è parso darne aviso a la S. V. como
« recercha la mutua benevolentia nostra, et perchè se alcuno
« era qual dasesse altre interpretatione al movimento de le
« gente nostre cognosca lo onore suo, et che el costume et in-
« stituto nostro è de ajutare li oppressi contro Justicia e
« non occupare quello d'altri et che non pensamo cosa alcuna
« se non quieta et moderata, et che ante omnia risguardamo
« la conservatione del riposo de Italia. » [Così voleva smentire
le dicerie corse che Forlì doveva cadere nelle sue mani.) — 6
maggio 1488. [Mantova, Arch. di Stato. E. XLIX. 2.]
297. Giovanni Corbisà, scrive a Nicolò Ridolfi le vendette fatte da
Caterina Sforza in Forlì ed altre nuove di Romagna. — 7
maggio 1488, da Castrocaro.
[Firenze, Arch. di Stato, ci. X, dlat. 1, filza 13.]
Advisovi come la S. di Madonna si ha mandato a' Confini ad Milano
Lorenzo di Guido degli Orselli, Maestro Antonio di Montexo medicho,
ser Niccolò Panseccho Simone de' Fiorini : Questi erano de' Signori al
tempo gridavano, Chiesa : tucti gli altri Pansecchi che erano parenti di
Lodovico Panseccho, sono a confini ad Cotignuola. Bartholomeo di
Guardi moratino, confinato ad Venetia.
Madonna ha messo di taglia, chi li da vivi Ducati mille, et morti
Due. 500, drieto ad Mess. Lodovico et Checco dell' Orso, Lodovico
Panseccho, Iacopo del Roncho, Mattheo di Galasso, per ciascuno et
tucte le sue Case sono spianate in sino in terra, che mai non fu
visto tanta ruina.
Li Castellani sono ad posta di Madona et li figliuoli, delli nomi
non so per anchora, ma le forteze sono per Madonna et per
i figliuoli.
Le genti d' arme vanno et vengono come vogliono, et simile tu cti li Sig. che sono in Campo. Hierimactina tucti li Sig.'i desinarono
in Cittadella con Madonna, et l1 stectono tucto il giorno ad consi
glio insino alla sera.
I38 DOCUMENTO 296-299.
' Quelli che furono morti furono questi. Orso padre di Checco, Pngliarino nipote di Jacopo da Roncho, Piero Matto Albanese, Marco
Soozacarra, Giovanni Grifone: questo fu impiccato in Cittadella secretamente.
Li presi per cagione della morte del Conte: Mattheo dal Ron
cho, Nicolò di Paladino cognato di Lodovico Panseccho, i quali sono
in Cittadella.
Madonna sta sempre in Cittadella con li Putti.
Governatore resterà qui M. Giampiero Bergamino Conte, et per
anchora non si sa con quante gente ....
Noi tucti siamo sani et stiamo benissimo : simile si spera di
voi, che a Dio piaccia. Di nuovo non ho altro che dirvi: Raccomandomi ad voi, et si vi prego mi racchomandiate a Madonna Catherina, Benedecto, Giovanni Bini et ad tucta l'altra Brigata, che
Xripsto vi guardi.
Ex Castrocaro die vii Maii 1488.
Servitor Franciscus Machietta.
Post scripta. — Ho inteso Madonna mandare a Milano per Ambasciadori gl' infrascritti Ciptadini et huomini di Frulli i nomi dei
quali sono questi: Messer Luffo, Messer Giovanni delle Se (Selle),
Messer Maso Maldente et Messer Simone d'Ambrona, i quali, per
adventura, vi staranno più assai non sarebbe la voglia loro, secondo
si bucina.
Iterum bene valete.
298. Francesco Macchietta scrìve da Castrocaro a Giovan Tomaso
Kidolfi a Firenze le giustizie fatte da Caterina dopo la ucci
sione del marito ed altre novità e dicerie di Forlì. — 7 mag
gio 1488. [Firenze, Arco, di Stato. Legai. Comm. Miss. Resp. ci. X, diat. 1, filza 13.]
299. Caterina dalla rocca di Forlì scrive al duca di Ferrara di
aver udito quanto in suo nome gli ha detto Nicolò Cocapano
Commissario del Duca di Romagna « qualcosa mi è stata ad
« singulare piacere et consolatione in questo mio acerbis-
« simo caso. » Gli ha « risposto a bocca » quanto gli occor
reva. — 8 maggio 1488.
[Modena. Aron, di Stufo.]
I39
300. Il Duca di Milano al Vescovo di Tortona. Lo incarica di pa
lesare al papa la sua gratitudine per le buone disposizioni
che ha mostrato per Caterina. « Havendo inteso che li per-
» cussori del Conte Jeronimo devono essere capitati in lc
« terre dei Rev."!1 Sabello et Columna » manda lettere per loro
dicendo al Vescovo di parlare di questo anche a voce in suo
nome. — 31 maggio 1488, da Pavia.
Milano. Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.;
301. /{acconto del Bernardi, cronista inedito, sulle cagioni secrete per
cui Francesca Bentivoglio fu condotta ad uccidere Galeotto
Manfredi suo marito. — 31 maggio 1488.
[Forlì, Bibl. Manie. Cod. cut.]
302. Francesco Macchietta scrive da Castrocaro a Giovati Tomaso
de' Ridolfi (Florentiae, in via Maggio) la morte di Galeotto
Manfredi signore di Faenza fatto assassinare dalla moglie. —
3 giugno 1488.
I Milano. Arch. di Stato.]
303. Branda Castiglione al duca di Milano sulla uccisione di Gian
Pietro .... <7 Faenza. Novità di Forlì. — 5 giugno 1488.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze entere, Forlì ]
304. Istrumento di procura della contessa Caterina e dei suoi figli
vicari in Forti ed Imola per giurare fedeltà alla Chiesa. —
2 luglio 1488.
[Arch. Vaticano. Innocenti! Vili, Vicariata», voi. 38, fol. 93, h.]
305. Caterina scrive al duca di Ferrara chiedendo di venir rein
tegrata dei danni recatile dai sudditi di lui entro il suo terri
torio dopo la morte del marito. — « Messer Tito Strozzi non
« ha mai restituito quelle mie vacche che lui ha, ne anche
« questi suoi subditi le caldare che erano a lo uso della
« cassina etc. » — 11 agosto 1488.
[Modena, Arch. di Stato.]
1 40 DOCUMENTO 306-311.
306. Il generale de' Servi scrive da Bologna a Lorenzo dei Medici il
matrimonio di Ottaviano figlio di Caterina Sforza con Gio
vanna Bentivoglio. — Condotta di Annibale Bentivoglio per
Generale e Governatore di tutte le genti sforzesche. — Matri
monio della figliuola di Bianca Simonetta con Hermes di
Giovanni Bentivoglio. — 21 agosto 1488.
[Firenze, Arcli. di Stato. Mei, a Pr. Carteggio privato, filza LX, c. 401.1
307. Caterina scrive da Imola al duca di Ferrara che gli manda
Alessandro dalle Selle suo cittadino imolese a dirgli alcune
cose. — 29 agosto 1488.
[Modena, Arch. di Stato ]
308. La stessa alla ducltessa di Ferrara per lo stesso. — 29 ago
sto 1488.
I Modena, Arch. di Stato]
309. Caterina scrive da Imola al duca di Ferrara chiedendo la re
stituzione delle cose tolte, e riparazione alle violenze fatte ai
suoi sudditi lamentandosi come « non che siano castigati eho
« li ha presi, sonno ritenuti li miei ih ferri et in fondi di
c torre etc. » — 1 settembre 1488.
[Modena, Arch. di Stato.]
310. Caterina scrive al duca di Ferrara dalla rocca di Forti lietis
sima come per intromissione del duca di Milano, sia stato de
ferito l'esame dei danni da lei ricevuti a Giacomo Trotti, con
obbligo di reintegrarla entro otto mesi, e stabilito che deb
bano demarcare i confini fia lo Stato d'Imola e queUo di Fer
rara. — 25 ottobre 1488.
[Modena, Arch. di Stato.]
311. Il duca di Milano avverte Caterina che malgrado tutto il suo buon
volere per comporre la questione, il duca di Ferrara si rifiuta
assolutamente a pagarle i danni. — 10 novembre 1488.
[Modena, Arch. di Stato.
141
312. Caterina avverte i canonici della cattedrale d'Imola di aver
scritto ad un cardinale in loro favore. — 17 novembre 1488,
da Forlì. [Imola, Arch, Capii Voi. I, A B, lett. I.i
313. Arbore della discendenza de' Riario di Bologna legato in carta
pecora. Vi si dice che Caterina Sforza si rimaritò con Giaco
mo detto Insacroveste di casa Fei. (Questo strano soprannome
di Giacomo non è ripetuto in altro luogo.) — 1489.
[Napoli, Arch. priv. Sforza Riario, doo. lettera (I),u. 1 rosso.]
314. Jacopo vescovo ariminense governatore di Cesena scrìve a Lo
renzo dei Medici sulle cose di Faenza. È disgustato dei Man
fredi e poco propenso pei Fiorentini. — 6 gennaio 1489, da
Cesena.
[Firenze. Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
315. / Sedici Riformatori della Stato di Libertà di Bologna scrivono
a Caterina che Corradino di Giovanni da Bergamo sarto
« homo cativo et de mala natura » bandito dallo Stato di
Bologna per omicidio e ribellione, ha recato gravi danni nel
loro territorio tagliando canape e viti. Lo faccia prendere e non
lo lasci prima che abbia indennizzato tutti i danni e data
buona sicurtà di noti recarne altri. — 29 gennaio 1489.
(Bologna, Arch. di Stato, Arch. del Comune, Liiterarum, 1484 90, p. 420-21.)
316. Pietro de Nasi Commissario Fiorentino scrìve a Lorenzo dei i
Medici alcuni colloqui avuti con Caterina, la quale per me
glio scoprire le mene degli Ordelaffi, avrebbe voluto che Lorenzo
si fingesse suo nemico e mandasse a Forlì ed altrove alcuni
loro partigiani perchè riferissero poi a lui quanto potevano sa
pere in proposito. Lo scrivente è alieno da questa finzione.
Parla del matrimonio della figlia di Caterina con Astorre
Manfredi che Lorenzo approvava. Caterina teneva una spia
a Ravenna per sapere Se il Fracassa vi arrivava. — 3 feb
braio 1489, da Faenza.
[Firenze, Arch. di Stato Med. a Pr., filza 54, c. 92].
142 DOCUMENTO 317-323.
317. Caterina chiede al marchese Francesco Gonzaga la facoltà di
far venire senza dazio certa quantità di piuma. — 12 feb
braio 1489. dalla rocca di Forlì.
Mantova. Arch. di Stato. I
318. Ripete la stessa domanda. — 19 febbraio 1489, dalla rocca
di Forlì.
[Mantova, Arch. di Stato ]
319. Caterina scrive da Forlì atta duchessa di Ferrara perchè con
senta che siano esportate cinquecento corbe di frumento com
prato nel territorio di Argenta dagli uomini di Dozza. — 22 feb
braio 1489.
[Modena, Arch. di Stato.]
320. Jacopo, vescovo ariminense Governatore di Cesena scrive a Lo
renzo de' Mettici sidle cose di Faenza. — Da questa lettera e
da quella del 6 gennaio risulta : Che Giovanni Bentivoglio vo
leva rimettere la figliuola in Faenza. Che i Faentini odiavano
i Manfredi. L'arcivescovo vorrebbe tenere uniti i Faentini ai
Fiorentini. — 8 marzo 1489, da Cesena.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. pi-., Carteggio privato, filza 41.1
331. Caterina ringrazia il marchese di Ferrara per il dono di an guille salate • presente conveniente in questi tempi » (di
quaresima). — 11 marzo 1489, dalla rocca di Forlì.
[Modena, Arch. di Stato.]
322. Caterina raccomanda al marchese Francesco Gonzaga, Rodolfo
da Forlì. — 16 marzo 1489, da Forlì.
[Mantova, Arch. di Stato.]
323. / Sedici Riformatori dello Stato di Libertà di Bologna i ingra
ziano Caterina di avere, ammonito Corradino di Giovanni da
Bergamo « homo iniquo scelerato et pernicioso. » Se rinnova
DOCUMENTO 323-329. 143
l suoi delitti sul bolognese, la pregano a farlo carcerare. ■
17 marzo 1489.
[Bologna, Arch. di Stato. Arch. del Comune, Litterantm 1484-90, c. 429.]
324. Il conte di Pitigliano capitano dei Fiorentini in Imola, scrive a
Lorenzo de' Medici quanto gli sia devoto, e lo prega ad aiu
tarlo a pigliar modo « con quelli suoi uomini » — 20 marzo
1489, da Pitigliano.
[Firenze, Aron, di Stato. Med. a. Pi:)
325. Caterina raccomanda vivamente al marchese di Ferrara il ♦ magnifico Rodolfo nostro familiare antiquo et fidelissimo
« servitore. » — 27 aprile 1489.
[Modena, Arch. di Stato.]
326. / Sedici informatori ecc. di Bologna scrivono a Caterina intorno
al ratto di una giovane sposa commesso a Dozza da alcuni
loro sudditi di Castel S. Pietro, assicurandola che hanno co
mandato che la giovane sia restituita ai suoi. — 17 aprile 148!>.
[Bologna, Arch. di Stato. Arch. del Comune, Litterarum 1484-90, c. 436.]
327. Caterina prega la marchesa di Ferrara (Eleonora di Aragona)
di accogliere ed ascoltare Michele Macchirelli. — 3 maggio
1489, dalla rocca di Forlì.
[Modena, Arch. di Stato.]
328. Caterina, stando nella rocca di Forlì, manda al marchese di
Mantova una spada, come questi altra volta le ha richiesto
per lettera. — 7 maggio 1489.
[Mantova, Arch. di Stato.]
329. Istrumento steso su pergamena da Spinuzio di Francesco de
Aspinis notaio forlivese col quale Caterina Sforza de' Riario
in qualità di tutrice degli lll.mi Ottaviano primogenito, Cesare,
Livio, Galeazzo e Sforza, figliuoli di lei e del defunto conte
Girolamo, paga a Gaspare Piechlet « teutonicum de monachoca
1 ti DOCUMENTO 329-333.
merariuin et Cithareda ipsius illustris Domine, » e a donna
Bianca sva moglie , figliuola del già morto ser Cristoforo de
Corpis da Milano, la .somma di dugento ducati d'oro per dote
ad essa Bianca promessa dal conte Girolamo. Tale istrumento
è stato fatto nella cittadella di Forlì. — 20 giugno 1487 (in
dinone 7*).'
Napoli. Arch. privato Rlarlo Sforza. Busta Imola, piccola.]
330. Caterina scrive alla duchessa di Ferrara sui riguardi che i ga
bellieri ferraresi dovrebbero avere per le lettere .tue, e dice che
solo allora i gabellieri suoi avrebbero rispettate le lettere della
duchessa che si era lagnata di loro. — 8 luglio 1489, dalla
rocca di Forlì.
Modena, Arch. di Stato ]
331. Caterina a Virginio Orsini a Roma. — Non può mandargli
lo sparviero che le ha chiesto. — 14 luglio 1489, da Forlì.
[Roma, Arch. Orsini;.
Ili us Domine tamquam pater honorande.
Non posso senza dispiacere fare excusa cum la S. V. che io non
li mandi il sparviero mi ha richiesto; tameu per haver facto cer
care da per tutto acciò la ne fusse servita, infine non ho trovato
cosa nè trista, nè bona da poter fare cum la V. Si. circa ciò il de
bito mio. Che par ad puncto sieno dispersi che nullo se ne trova.
L'è vero che n'ho mandato un paro al nostro Reverendissimo Ca
merlengo de' vecchi. Ma non ni' e n' è rimasto più alcuno. Si che
prego La V. Si. uoglia havermi excusato (sic) quae bene valeat.
Ex nostra Cit.1" For. 14 Julii 1489.
332. / Sedici riformatori ecc. di Bologna scrivono a Caterina la
gnandosi che i suoi sudditi abbiano aiutato alcuni che rom
pendo le tregue fatte, avevano commesso uccisioni atroci ed in
cendi nella montagna bolognese. — 17 luglio 1489.
[Bologna, Arch. di Stato, Arch. del Comune. LUttrai-um, 1484-90. c. 462-531
1 Questo tedesco cameriere e musico di Caterina era nativo di Monaco di Baviera :
Caterina vedova manteneva un impegno contratto dal marito Infedele.
DOCUMENTO 833-335. 145
333. Caterina scrive dalla rocca di Forlì ai canonici d' Imola sopra
faccende di ecclesiastici, ricordando un « Baldeserra Tozzon. • Gasparo e Joannantonio Marcone. » — 31 luglio 1489.
limola. Arch. Capitolare, voi. I, A B, lctt. II.l
334. Caterina dalla rocca di Forlì scrive alla duchessa di Ferrara
dicendole che per la nomina del dottor Jacopo da Canale siio
Hentiluomo a vicario del vescovo d'Imola^ scriva anche al ve scovo stesso. — 3 agosto 1489.
[Modena, Arch. di Stato.]
335. Caterina scrive al vescovo d'Imolai sul modo di punire aldmi
rei. — 24 agosto 1489.
[Imola, Arch. Comunale. — Pubb. dall'ALvisi, Cesare Borgia duca di Romagna, p. 458.]
Reverendissime in Christo pater. In resposta de le litere de la
Si. V. li dico il medesimo che a principio li dixi, che senza respecto
epsa debia procedere ad la castigatione de quelli che veramente ha
retrovato esser degni da essere castigati. Nam pestilente flagellato,
stultus sapientior fiet. Ben exorto la Si. V. ad haverse maturamente
in onmi sua operatione acio justamente altri non possino darli gra
vezza che per qualche passione epsa proceda tanto severamente. Rendendosse ex nunc certissima, che la Si. V. non habia tare se non justitia : et però da Me non li sera in modo alcuno impedito quo minus
el possa fare. De la chiesa de fornioni ho scripto al mio Gubernatore che debia dire a la S. V. che non vogli fare altra provisione che
quella ch'io ho facto, et in questo restarò multo satisfca (satisfacta). De le altre enormità che la S. V. desyderaria moderare et casti
gare, Per hora epsa non ne farà altrimenti che le habia resposto
epso mio Gubernatore et como Io serò 11, se ne farà bono examinc et
providerasseli oportunamente. Valete. Ex Citadella Forlivij xxmi Au
gusti Mcccclxxxix.
Catherina Sphortia Vicecomes UE RlARIO
Imolae ac Forlivii etc.
l Symon Bonadies, Slmouo Bonglornt, romano. Fu fatto vescovo d' Imola 11 17 set tembre del 1488 da Innocenzo Vili. Poco prima del suo arrivo, Caterina Sforza aveva ottenuto che la chiesa e l' immagine della B. V. del Ptratello fosso data al frati del Terz' ordine di S. Francesco.
j
1 Hi
336. Dionisio Pucci commissario fiorentino a Faenza, scrive a Loreiìzo de' Medici sullo stato di Faenza dopo l'assassinio del
Manfredi. — Qui si vede il modo tenuto nello imporrl' le paci
fra le parti col crocefisso. — 29 agosto 1489.
[Firenze, Aron, di Stato, M«<ì. a. Pr. Cart. Prlv., filza LIV. o. 99.1
Ier sera a hore due di nocte hebi la vostra con una al Castel
lano la fualc gli mandai questa matina in rocha et ne ha preso
tanta consolatione et conforto quanto dire si possa, et la risposta
sua sarà con questa:
Come vederete per la lettera che io scrivo all'officio. a me pare
essere stato da ieri in qua un san Bernardino o uno fra Jacopo lle
la Marcha, tanto me adatavo bene col Crocifixo in mano a fare gri
dare pace et misericordia ; et veramente per insino a questa hora
siaYno a più di cento venti cinque pace, et infinite ve ne sono di
morte de homini da chi non si poteva pure havere le triegue per
dua mesi per volta, et chi non la faceva al primo tratto tochava
una croeifissata et gridavassi pace pace et venivane. Et cossi do
mani tra paci, processioni et giuramenti se n'anderano (sic). Quanto que
ste cose s'abbino a durare io non lo so : perchè da un lato mi pare
che la brigata habia voglia di vivere con qualche giustitia et ti
more, et tuttavia e' tristi ci son cresciuti perchè tutti quelli che
erano iti fuori dalla morte del S." in qua per sospecto di Stato, son
tornati et noi habiamo facto pace con loro et con gli altri tuti et
perdonato ad ogni homo. Dello stare mio di qua vederete quello che
io ne scrivo agli Otto. Se quello modo vi piace, me ne facte scrivere.
Di Madonna ve ne farò intendere il vero. Ser Piero dite (disse) a Ber
nardo Rucellai che mi manda da potere allegiere (eleggere?) il giudice
de la mercadantia a mia posta et che questa matina el popolo m' adi
mandò di gratia un collateralle col podestà et io lo promesse (sic) lar
gamente che non era tempo a negare nulla. Et in verità potendossi, direi che si servisse perchè l'adimandono per un giovine da
bene. Se havete nulla di novo factimene parte. Io ho tanta sciese
negli ochi che io non ò potuto scrivere di mia mano. Altro non occore. Faventie, 29 aug. 1489, hora 21 noctis.
Dionisius Pucius.
337. Giovanni Bentivoglio scrive da Imola a Lorenzo de' Medici di
cendogli che pregato dai Faentini a cercare una figlia di Cate
rina per moglie ad Astorre suo nipote, non vuol fare un passo
se prima non conosce le intenzioni di esso Lorenzo. — 7 set
tembre 1489.[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., filza XM, e. 814.]
DOCUMENTO 388-340. 117
338. Il duca di Milano a M. Branda Castiglioni. — Sulle faccende
della confessa d'Imola e sulla discussione fattane dal Castiglioni
stesso con Lorenzo de'Medici. Al duca non risulta che essa in
tenda di rimaritarsi. — 11 settembre 1489, da Pavia.
[Milano, Arcta. di Stato, Potenze intere, Firenze.]
Messer Branda; havemo inteso la prudente consideratione vostra
quale de propria mano secundo l'ordine ce haveti scripto per la vo
stra de 25 del passato, et veduto li rasonamenti in li quali cum la
consueta circnmspectione vostra seti stato col magnifico Laurentio;
de le cose de la Contessa haveti dicto quello che è il vero, cioè che
a noi è incognita omne praticha eh' el habia de maritarse , perchè
epsa non si governa altramente ch'ella sia consueta ne le comunicatione sue, significando che non pattiressemo però che alcuno met
tesse le mane alla usurpatione de quello Stato, perchè nè l'honore,
nè lo interesse nostro el comportarla. In questo non posseti errare
omne volta che la opportunità vi accada de farvi ben intendere, a
ciò che se forse per el desordinato vivere de la Contessa fosse facto
pensiero de exaltare Francescheto 1 in quello Stato, lo impedimento
quale noi indubitatamente li metteriamo (metteremmo), facia retirare
li auctori de simili pensieri .... Papié kalendis septembris 1489.
339. Giampietro de Petrasancta a Bartolomeo Calchi primo segretario
ducale. — Sopra interessi della contessa d'Imola. È malato da
18 giorni con febbre. — 26 settembre 1489, da Forlì.
[Milano, Àrch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
339.''" Guglielmo Lambertelli governatore d'Imola per Catei-ina scrive
al duca di Ferrara lagnandosi del guasto arrecato dai suoi
sudditi alla via ed agli argini di confine con lo Stato d'Imola.
— 19 ottobre 1489. [Modena, Arch. di Stato, Cancelleria ducale. Lettere di Rettori esteri.]
340. Caterina scrive da Forlì a Lodovico il Moro duca di Milano,
chiedendogli, attesa la scarsa raccolta, di permettere di prov
vedere grano « in Parmesana o Placentia » e poterne pwtare a Forlì mille sacchi per compiere quanto manca al biso
gno della sua casa e dei suoi soldati. — 23 agosto 1489.
[Milano, Arch. di Stato].
1 Francenehetto Cibo nipote di papa Innocenzo Vili.
148 DOCUMENTO 341.
341. Caterina al duca di Ferrara. — Aspri lamenti per i danni ri
cevuti nei suoi Stati. — 30 ottobre 1489.
[Modena, Aron, di Stato.]
....Vostra Excellentia non ha havuto respecto ala iustitia ne al ben
vicinare, ne a questi signori mei figlioli, aliquali pur per essere pu
pilli, et havere la excellentia vostra in loco de bon patre, et protectore epsa li doveria far satisfare. Ha dato parole senza fructo de
alcuna conclusione, et solo attende ad prosequire quello è a suo pro
posito in voler fare nova via et argine, et per anichilare le entrate
di questi stati et per fare inundare questo resto del teritorio d'Imola.
Il che non importa altro che volerse usurpare parte del stato nostro.
ohe mai etiam che io sia vidua et questi pupilli, non sum per quanto
sera possibile per' patire. Questa è la bona volontà dice vostra Ex
cellentia bavere verso noi, et che vol fare quel tanto è obligata de
ragione. Creda Vostra excellentia che Idio et li Potentati de Italia,
et Populi cognoscono bene che non ce volendo fare satisfare li predicti danni, et volere innovare questa via et argine procede de havere
havuto et havere in animo de offendere, et usurpare il nostro. Qual
signor seria quello, che havesse tolerato, che li soi officiali et subditi
havessero commesso un tanto excesso impune, et poi in excusatione
allegare, chel non consta, chi abbia commesso tale errore, et che ha
dato il sacramento a rIesser Tito Strozza et ha iurato non essere
culpevole ne haver cosa alcuna de le nostre. Ben dicono li subditi
de vostra Excellentia che non sonno obligati a questo restauro, per
che lo excesso, incendio, et rapine facto per epsi furono commesse
per commissione del suo Commissario, et Petro antonio rosetto sem
pre ha dicto, et dice che messer Tito ha tredice o quatordice vacche
dele nostre. Perchè adonque (sic) non se dovea constringero il Commis
sario ad satisfare la indemnità nostra? Forsi perche aluj etiam fu
commesso, et Idio il scia, et li huomini el judicano. Mi è dato causa,
che se li miei subditi provocati committessero qualche excesso in
quello de vostra excellentia, io possi excusare non sapere chi habia
commesso tale excesso, o, quando fusse notorio, chi lo havesse com
messo darli il sacramento, et poi excusarce de tale debilissime accusatione, ma serebeno corespondenti ali termini usa vostra Excellentia verso me. Epsa conclude amare et mi como sorella, et mei
figlioli como soi proprij figlioli, si per lo respecto de la Illustris
sima Casa Sforcesca, si per la affiuità habiamo cum epsa, et essere
in optima despositione de vicinar bene, et couseruare la bona amicitia, et faro tale dimostratione, che corespondano ala soa bontate,
et bona volontà, et che di questo omni giorno ne vederò migliore
experientia. Veramente se li successi, et efiecti corespondessero ale
parole et offerte, come doveresimo. si per la iustitia, si per esserli
DOCUMENTO 341-342. 119
noi in luoco de figlioli, cessarebino questi errori, et li mei Illustri
figlioli, et io ce poteressimo reposare in vostra Excellentia comò in
lor patre et protectore : ma cum venia de vostra Excellentia quella
predica bene, cum li effecti ce offende. Se quella vole, che noi cre
diamo essere quello ch'ella dice, faciace satisfare li nostri damni, non
ci innovi vie o argine in usurpatione del stato nostro, et per que
sti megii cognoceremo quella amarce grandemente, et haverce per
suoi figliuoli, et noi attenderemo haver quella in reverentia de
buon patre et verso de li soi usare quelle amorevole dimostratane
che se russerò proprii subditi. Et questo è il megio et vero ca
mino, che altrimenti provocata, et lacesita, me exponerò ad omni
periculo in conservatione del stato de l'honore, et per reputatione
di questi mei Illustri Signori figlioli li quali insieme cum mi reco
mando a la prefacta vostra Excellentia. Imole, penultimo Octobris
mcccclxxxxix.
Caterina Sfortia Vicecomes de Riario
Imolae Forlivijque etc.
342. Caterina a Gio. Corbizi da Castrocaro. — Sopra ima faccenda
, delicatissima che solo può trattare a viva voce. — 27 dicem
bre 1489, da Forlì.)
(Firenze. Arch. di Stato Med. a. Pi:, filza XLI. f. 420.)
Magnifice amice precipue. Di quanto la M. V. mi ha scripto per
la sua de hoggi, portata dal presente exibitore suo mandato non ho
saputo prima cosa alcuna, se non heri, che Ioanniantonio, mi fece
intendere li ragionamenti havuti circa la M. V. Tamen in resposta
de dieta sua li dico, che di quanto quella mi scrive, cognoscendo pro
cedere da un animo ben disposto, et affectionatissimo verso me, ho
recevuto piacer grande, et ho inteso tutto volentieri : Tuttavia, es
sendo la cosa de la natura ed importantia, che la M. V. vede, sic
come quella dice, è, da procedere cun grande advertentia, et matu
ramente et da non se fidare de persona viva; perche quando tal
cose incominciano ad esser manegiate, pare che quodammodo neces
sariamente vengano ad trapellare, et se ne dica molto più, che ve
ramente non si fa. m
Questo è. in proposito de dicto Ioanniantonio, quale quantunque
sia fidato assai, non mi piace però, che simili importantie siano tractate per le sue mani, ne manco di qualunque altro se sia, perchè
non scio in quanto me fidassi bene di mio figlio. Ma quando V. M.
baverà quella resposta che la dice, haverò caro non li sia grave
transferirse sin qua ad la presentia mia, dove ragionando confer
DOCUMENTO 342-ÌU4.
riremo tutto, et a lei liberamente farò intendere il coneepto intrin
seco de la mente mia circa ciò. Interim la prego cum efficacia, che
in questa parte la voglia esser ben cauta, che minima scintilla non
ne venga ale orecchie d'altri, acciò, quando trapellasse, io non sia
ad periculo d'essere imputata di quello, che nedum io habia tractato.
ma forsi non ci pensassi mai. Che quanto vusse fuori de omni mio
bon proposito, la M. V. da se lo po facilmente giudicare quale havero piacere , non facia dimostratione alcuna cum Joanniantonio
per la quale, el se potesse accorgere, ch'io lo habia prohibito da
questa pratica, perche essendomi pur buon servitore, (lo) amo e non
voria chel ne ricevessi sdegno. Et como ho dicto cum primum la
V. M. haverà dicta resposta non li serà grave fari per modo che
subito io la intenda que bene valeat. Ex nostra citadella Forlij, 27
decembris 1489.
OatHERINA SFOR. VlCECOMBS DE RlARIO
Imole Forlivijque.
343. Caterma, passando l'estate nella sua villa detta il Giardino presso
Imola, dà credito alla voce che trattasse nozze con Antonio OrdOaffl. — 27 dicembre 1489.
[Imola, Arch. Cum., Cromica Marconi.]
344. Caterina tiene in onore il santuario della madonna del Pirateltn
presso Imola. — 1489.
[13EKNArDI, Cronaca di Ferii, clt. °. 190 v.]
LA CHIESA DI S. MARIA DEL PERADELLE.
.... alora la signoria de M." inseme come aldite popule la teneua
sota bona guardia come grandenisima alegreza e solenita conside
rando lore che dita razina (regina) madre se sia degnata de fare tante
stupente e gram miracole in quele logo come lei faceua e per queste
sona S.* nereceuiti gram consolatone alaude de dita rezina ede tuta
la corte celestiale inseme come tute le soi fiolete acompagnate come
dite so popule e dequeste io uenepose rendre neramente bona testi
monianza che la dita rezina per soua misericordia se digo (digno)
dasundire (di esaudire) una mia nepote gia fiole de zorze mio fradelle
chesichiamaua nana laquale disubite come lei intese tale deuocione
saricomando alei edisubito fu liberata de una certe soua infermita
che lei auena in li soi hochie da la soua natiuita. . . .
DOCUMENTO 345-351.
345. Biglietto di Caterina Sforza al suo auditore per farai pagare
te tasse. — 1489. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., filza CXXV f. 217. —
V. zincotlpia unita al testo.]
346. Lodo di maxlonna Caterina Sforza coperto con cartapecora dei
tempi di Martino V. — 1489.
[Firenze, Arch. di Stato. iled. a. Pr., filza 87, n. 1.]
347. // duca di Milano scrive a Caterina contessa d' Imola sulla
cattura di alcuni imolesi sospettati rei di certo trattato. —
Si profferisce in suo servigio, ecc. — 1489.
[Milano, Arch. di Stato.]
348. // duca di Milano alla contessa d' Imola auffa carcerazione di
alcuni imolesi fatta da Caterina che li sospettava rei di co
spirazione. — Senza data (1489? bis?)
[Milano, Arch. di Stato.]
349. Caterina a Puccio Pucci. Lo ringrazia dell'invio di una lettera
del re di Napoli. — 1489.
[Firenze, Arch. di Stato, Carte Slmziane, filza 848, p. 135.]
350. Ricorso del dottor Cosimo Pallavicino a Gian Galeazzo Sforza
duca di Milano sopra alcune angherie di Caterina che aveva
fatto cacciare da Imola le sue figliuole ritenendone le doti. —
Si allude anche ad altre prepotenze. — 148...
[Milano, Arch. di Stato.]
351. Caterina a Lorenzo de' Medici sulla uccisione del Todeschino
oste alla Cosina. — 4 gennaio 1490, da Forlì.
[Firenze, Arch. di Stato. Med. a. Pr. Filza 41, n. 436.]
Li giorni proximi essendo occorso che ad un loco dicto la Cosna
iurisditione di questo nostro Stato di Forlì su le confine cum Faentia fu de nocte tempo con tradimento cauato de casa il Todeschino
quale era hoste in quel loco et fui da più persone assassinato cum
più ferrite et demum mozzatoli il collo tanto crudelmente quanto
I52 DOCUMENTO 351-356.
mai dir si possa, hauemo voludo investigare li auctori di questa gentiletia et tandem trouiamo essere stato Cicognano Comestabile de
la. IH."* Signoria de Fiorentia; unde ne habiamo recevuto quel di
spiacere eho per tal cosa meritamente si conviene, si per Facto vil
lano et dishonesto, si etiam per la M. V. ne habia' ad sentire dispia
cere assai, et preghiamo quella instantemente che la uoglia fare di
questo caso tal dimonstratione che possiamo cognoscere per li effecti
ch'ella habia dispiacere che da li soi sia turbata et uiolentata la
ju risditi on nostra per questa via, siccome faressimo noi quando da
li nostri fusse incorso di là in simile mancamento. Il che certamente
receveremo dalla M. V. per a piacer sing.'"" offerendone di continuo
a tutti soi beneplaciti. Quae bene valeat.
Ex Citadella Forliuij 4 Januarij 1490.
352. Caterina dalla cittadella di Forlì scrive a Lorenzo de' Medici
che gli manda Bartolomeo degli Orcioli preposto forlivese, a
parlargli ifi suo nome. — 7 gennaio 1490.
[Firenze, Arcii, di Stato, Med. a Pr. filza 11, n. 441.1
353. Caterina insiste presso Lorenzo de' Medici perchè risolutamente
con un bel si o un bel no gli dica il suo avviso sul matri
monio della figlia col giovane Astorre Manfredi, Signore di
Faenza. — 7 e 21 gennaio 1498.
[Firenze, Aron, di Stato Med. a. Pr. Filza 41, n. 467.]
354. Caterina scrive al duca di Ferrara che si adoprerà a favore di
Gian Maria de Franco, raccomandatole dal duca. — 8 feb
braio 1490, dalla cittadella di Forlì.
[Modena, Arch. di Stato.]
355. Caterina Sforza Mario come tutrice dei suoi figli, insieme al
Comune ed ai magistrati d' Imola concede in enfiteusi 600 tornature di terra a Cristoforo di Nicoletto Tartagni d'Imola.
— 16 febbraio 1490.
[Napoli, Arch. privato Riarlo Sforza, Busta Imola grande.]
356. Caterina scrive dalla cittadella di Forlì in favore di donna
Fiordiana de Mondaino, per certa sua causa. — 19 feb
braio 1490. [Forlì, Bibl. com ]
DOCUMENTO 357-359. 153
357. Caterina scrive dalla cittadella di Forlì alla duchessa di Fer
rara, pregandola a favorire Domenico Vaini cittadino imolese
« amato inter alios da noi grandemente » che va a Ferrara
per riscuotere un credito di bestie grosse vendute. — 18 feb
braio 1480. [Modena, Arch. di Stato.]
358. Caterina dalla cittadella di Forlì, ringrazia il duca di Ferrara
che per mezzo del suo mulattiere le ha mandato cento anguille
« secondo il suo antiquo costume. » E dice: « per suo respe-
« cto ne mangerò volentieri al tempo conveniente. » (quare
sima.) — 21 febbraio 1490. [Modena, Arch. di Stato ]
359. Caterina a Bartolomeo Calchi segretario ducale. — Sue angu
stie e necessità. — 21 aprile 1490.
Magnifice ac prestan."" tanq. pater etc.
Per le littere humanissime de la V. M."" recevute novamente ho
inteso quanto messer Azzo Anguissola vicario de la sala di sopra
de Genua li ha dicto de la venditione de le zoglie mie facta ad in
stantia de Centurioni per il credito che loro asseriscono haverc cum
li Sig." mei figlioli. Del qual adviso ne regratio la M."" V. summamente ponendo questa cum le altre obligatione ho cum lei : Ben mi
seria stato ad singular gratia, chio vussi stata certificata della dcterminatione che hanno preso questi Centurioni avanti la predictu
venditione, perche quando li havessi cognosciuto disposti ad questo. haveria cum la solita mia fede requesito la V. M.,u ad dare tal
opera che me fusse stato conceduto qualche dilatione per la quale,
o, in un modo o in un altro hav«ssi potuto commodamente prov
videre al bisogno mio, che spero lo haveria impetrato per il megio
suo. Ma quel che se sia non posso fare che per lamore qual scio me
porta la M."" V. non li declari li dispiaceri et angustie, ne quali
me retrovo. Quali sonno che per non essermi dato adiuto alcuno da
quello Illust."" et Excel1."" Stato, devengo in iactura de le piu preciose cose chio havessi, che se in qualche modo io fussi stata adiutata haverei provisto cum qualchaltro subsidio al imminente periculo de le cose mie: unde prego la V. MS" che li piaccia recomandarme al IHus."° Sig. mio Barba (Lodovico il Moro) et in mio nome
supplicarli, che voglia porgermi qualche subventione in quello modo
che piacerà all'Ex. Sua, acioche in tutto io non sia coacta lassar
periclitare quello che vale venticinquemilia ducati per quattro o sei
154 DOCUMENTO itòa-Stio.
milia: Spero in la bona opera de la V. M."* quale scio che ama et
me, et li Signori mei figliuoli, che in qualche modo serò adiutata,
et me sera havuto compassione.
Così expecto cum summo desyderio intendere che epsa faabia
operato, ala quale me offero et reccomando.
Ex Citadella forlivij xxi aprilis 1490.
360. Caterina dalla cittadella di Forlì scrive a Francesco Gonzaga
marchese di Mantova sopra un cavallo che questi le ha ri
chiesto e di cui non può dargli buona informazione. — 2
maggio 1490. [Mantovl, Arch. di Stato.]
361. Caterina dalla cittadella di Forlì scrive ai canonici d'Imola di
accettare nel loro numero Biondello de Lardiano di cui fa
grandi elogi. — 1 luglio 1490.
[Imola, Arch. Caplt. Voi. I, A. B., lettera IH.)
362. Pietio Nasi commissario fiorentino a Faenza scrive a Lorenzo
de' Medici sulle cose faentine e sopra te carcerazioni e gli esami
fatti con la corda di alcuni rei. — 13 luglio 1490, da Faenza.
[Firenze, Arch. di Stato, iled. a. Pr. fllza 54. c. 117.]
363, Giovan Pietro Londerano castellano di Forlinpopoli scrive a
Caterina promettendole fedeltà. - 30 luglio 1490.
[Firenze, Arch. di Stato.]
364. Caterina dalla cittadella di Forlì scrive al duca di Ferrara
suila lite fra « Giovaimantonio de Calabria e madonna An
tonia Bigacia de la Massa. » — 2 agosto 1490.
[Modena, Arch. di Stato. I
365. Ciderina annunzia al duca di Ferrara che non potendo aver
fiducia nella fermezza della fede di Tomaso Feo castellano di
Ravaldino, e necessitata daisuoi « indecenti portamenti » lo ha
DOCUMENTO 365-366. 155
fatto prendere, e cosi ha libero il dominio di quella sua for
tezza. — 30 agosto 1490. | Modena, Arch. di Stato.]
Illustrissime ac Excellentissime Domine Compater, et tanquam
pater honorandissime. L'affectione, che sempre me ho persuaso es
sere me portata da la Excellentia Vostra et habiando me io etiam
reputato, et reputando me quella in loco di patre, recerca, che di
qualunque mio successo bono, o, adverso debia farla parti cipe, te
nendo per firmo, che secondo la qualità di quello, la Excellentia
vostra ne prenderia piacere, over molestia sicomo io faria in qua
lunque suo caso. Hogi circa le quattordici hore necessitata da la poca
firmezza chio potea fare de la fede da Thomasin Feo, qual era mio
Castellano in questa Rocca, et dali indecenti portamenti, che epso
tutto '1 giorno usava in mio contempto, lo feci prendere, per la qual
captura sum in libero Dominio, et bailia de questa mia fortezza :
Novità alcunaltra non è intervenuta: Omni cosa sta in quiete non
solamente in questa Rocca et Citadella, sed etiam in questo mio
Stato. Altro perhora non mi occurre significare ala Excellentia vo
stra senonche dicontinuo meli li recomando. Ex arce Forlivij penul
timo Augusti MccccLXXXX.
Commater et filia
Caterina Sphortia Vicecomes de Riario
Imole ac Forlivij etc.
360. Lettera del Governatore d'Imola suW inganno col quale Caterina
aveva tolta la rocca di Forlì a Tomaso Feo. — 1 settembre 1490.
[Imola, Arch. Capit. voi. I A, epistola XXX.;
Egregio viro ser Michaeli de sancta Cruce compari suo etc.
D. Compater. Questi canonici dicono non volere più seguire la
causa per la via ordinaria , però voleno li mandiate le scripture
sue legate in un farsetto et sugillate et etiam satisfacto sarite per
vui il resto de quelli denari, per lo aportator di questi cusi ci mandarete. Scio hauerete inteso come Lune di la (l'altro lunedì) quella
mia Madonna ha tolto la Roccha de forli al castellano che v'era in
questo modo.
Lei invitò epso castellano a descendere de Rocca nel giardino
de la citadella per coglier de' fichi, et como fu in cittadella, ordine
dato, fu fatto captivo: et il fratello de epso castellano che era re
masto in Roccha in suo loco, subito, preso il castellano consignò la Rocca ad sua Ex.'" et al sig.' Ottaviano suo figliolo, chè cusi inter
Ini! DOCUMENTO 366-372.
eoa era ordinato, quali sonno in Roccha, et hai la ad suo dominio, et
le cose sono successe et stanno quiete. Altro di nouo non ci habiamo. Valete. Imolae Kalen. Septembr. 1490.
Gulielmus Lam."-"'
Imolae Guber.
387. Caterina scrive dalla rocca di Forlì al duca di Ferrara sopra
i disordini e le cruente contese di alctmi privati per cui il duca
temeva avere avuto offesa nel suo territorio. — Caterina nega
avervi preso parte i suoi balestrieri, e quando ciò fosse, sarebbe
sempre stato contro la volontà sua. — Dice fra le altre cose:
« Niun freno può continere altri che sieno posti in dispera-
« tione. » — 10 settembre 1490. [Modena. Arch. di Stato.]
368. Caterina scrive dalla cittadella di Forlì al duca di Ferrara pre
gandolo a lasciar passare senza dazio 240 corbe di frumento
che ha venduto per pagare un debito a Venezia e che ha man
dato per il fosso Zaniolo. — 27 settembre 1490.
[Modena. Arch. di Stato.]
369. Il duca di Milano scrive a Caterina contessa d' Imola che
manda il dottor Battista Sfrondati ambasciatore suo « a fare
residentia » presso di lei. — 4 dicembre 1490, da Vigevano.
[Milano. Arch. di Stato.]
370. Istruzioni date dal duca di Milano a Battista Sfrondati die
andava a Imola presso Caterina. — 4 dicembre 1490, da Vi
gevano. [Milano, Arch. di Stato.]
371. Sullo stesso argomento. — 4 dicembre 1490, da Vigevano.
[Milano, Arch. di Stato.]
372. Caterina risponde al duca di Ferrara che non ha li argenti e
le tappezzerie che esso le aveva chiesto per onorare le nozze di
Alfonso suo figlio. — 5 gennaio 1491, dalla rocca di Forli.
| Modena, Arch. di Stato.]
DOCUMENTO 373-378. 157
373. Caterina scrìve dalla rocca di Forlì al duca di Ferrara di non
poter accettare U dottor Federico Margotti come pretore a Forlì
perchè aveva promesso ad altri questo ufficio. — 8 febbraio 1401.
[Modena, Arch. di Stato.]
374. Verbale della seduta consigliare nella quale il segretario di Ca
terina espone il desiderio della Signora di fabbricare settanta
case ad uso dei soldati per liberare i cittadini dal fastidio e
dai danni degli alloggi militari. — 27 febbraio 1491
[Forlì, Arch. Gom. Lib. Madonna.]
375. Caterina ringrazia U duca di Ferrara pei l'invio di cento an
guille. — 1 marzo 1491, dalla rocca di Forlì.
[Modena, Arch. di Stato.]
376. Patti e convenzioni tra Caterina, gli Anziani da lei deputati e
maestro Rodolfo ed altri suoi compagni maestri di legname
per fabbricare 70 case di legname verso la porta Cotogni. —
(Atti rogati da Francesco Palmeggiani). — 22 marzo 1491.
[V. Indice del Contigli Segreto e Generale di Torli, 1491-1728.]
377. Caterina manda al duca di Ferrara « una soma de pomi da
« rosa, et una di maroni confecti, fructi de li nostri de Ro-
« magna » in occasione della quaresima. — 22 marzo 149I .
dalla rocca di Forlì. ! Modena, Arch. di Stato.]
378. Caterina risponde alla duchessa di Ferrara dolente di non po
terla compiacere nominando alla sua pretura d'Imola il giureconsulto Bartolomeo di Quieti. — « Dolmi grandemente che non
« sia possibile il satisfarli et questo per le multe electione
« già comesse dall' illustre Signor mio Consorte bona me-
« moria, quale la intention mia è che prima finiscano che io
« obblighi dicta pretura per servare le promissioni facte et
« etiam per non prometter cosa ad altri che poi li inducesse
« a gravarse quando non li fusse cosi presto come sarà il
« loro desiderio osservato. » — 15 maggio 1491, dalla rocca
di Forlì. [Modena, Arch. di Stato. ]
DOCUMENTO 379.
379. Caterina scrive al duca di Ferrara lamentando aspramente le
ingiurie sofferte dai suoi sudditi. — 4 luglio 1491.
[Modena, Arch. di Stato.!
Illustrissimo ac excellentissime Domine tanquam pater et Com
pater observandissime. Per le littere de la Excellentia vostra de
xxviij del passato recevute hogi ho inteso quanto epsa me scrive
de la diferentia de li soi subditi da la Massa, cum li mei per l' homicidio perpetrato in le selve a li mesi passati: et respondendoli
dico che la resposta facta dal mio Gubernatore al suo potestà de
la Massa è honestissima, et iustificatissima, nè altrimente era da
rispondere, essendo la offensione intra particulari: che epsa dica
sia da comune ad comune, non intendo qual comune voglia includere
in questa offensione che anche scriva lhomicidio sia stato comesso
in le selve sue, questo non ho mai affirmato, nè affirmo, imo penitus contradico, perchè le selve non sonno sue, ma de la iurisditione
mia d'Imola, non obstante qualunque declaratione, che incontrario
fusse facta, quale non habiando havuto exequutione in parte, non
debe etiam sortire effecto in le altre cose: ma quando ben le selve
in le quali fu facto l'omicidio fussero sue e stata nondimeno cosa
crudelissima, et inconvenientissima a boni vicini, che per una soma
di legne se sia tolto la vita ad un homo, como anche non se dovea
per mille. In niun tempo da li mei questo non è stato facto contra
li soi, che in mille modi ne sono stati lacessiti : Dal Illustre Signor
mio Consorte bona memoria et da me sonno stati tenuti ad freno
per voler ben vicinare : habia, por indubitato la Excellentia vostra
che ali subditi mei dole intolerabilmente , che iniustamente li sia
stato morto quel suo homo, et per questo non possono inducerse
ad alcuna corcordia : quando epsa havesse castigato 1 insolentissimo
incendio et facto restaurare la preda do la Cassina mia , como me
ritamente dovea, non seria di poi accaduto questo excesso, ne qualchaltro : qual sa ben quante volte se gli ne è facto querela per il
Signore mio prefato, et per me, et dolutose in spetie eho Messer
Tito Strozza non ha mai voluto restituirme quello bestie vaccine
che epso furti vauionte ha de le mie: ha valuto più la falsa excusationo de li soi apresso se, che la iustitia. Seria horamai tempo, che
la Excellentia vostra providesse al damno mio como a lei se conviene
et quando per minore incomodo de li soi volesse commodita de un
anno, o, de più per satisfarli, seria contentissima axpectarli : epsa
como prudontissima, et sapientissima voglia pensare de si inaltri.'
Scio quando havesse recevuto simile offensione non la portaria cum
pquo animo. Quello che adunque non voria che li fusse facto, non
1 Intendi : voglia mettersi noi panni altrui, e vedere ohe co«a ai possa pensare delle suc azioni.
DOCUMENTO 379-383. L59
doveria fare ad altri et multo manco ali Signori mei figlioli, et a
me che li siamo optimi vicini et figlioli. Non doveria etiam tanto
ultra concedere a la temeraria presumptione de soi officiali, et sub
diti de Romagna, quali non studiano in altro che offendere li mei
in mio vilipendio et danno, che se non havessi havuto respecto a
quello che altri doveriano anche considerare, seria stato impossibile
tolerarli sin hora : et quando da la Excellentia vostra oportunamente
non li fusse provisto de qui avanti. Io laxaria etiam il freno a li
mei. Sonno tutti Romagnoli , et ciascun defensaria la causa sua :
quanto specta ad me, sum disposta ad ben vicinare, et ad havere
in observantia la Excellentia vostra como ho sempre havuto: epsa
voglia anche dimonstrarmi cum effecto che li rencresco del damno
mio, e farmi restaurare integramente como fu declarato et como è
ragionevole: Al mio Gubernatore d'Imola scrivero dandoli comissione che facia omni opera possibile per la concordia de li mei cum
li soi, quali è sempre stato et è mia intentione che vivano, et praticheno insieme como boni amici et vicini. Ala Excellentia vostra
me ricomando. Ex Arce Forlivij iiij Iulij 1491.
Catherina Sphortia Vicecomes de Riario
Imole ac Forlivij D.
380. Caterina dalla rocca di Forlì scrive alla duchessa di Ferrara
che faccia non solo espellere ma bandire dal suo Stato Enea
Vaini che stando a Massa Lombarda era venuto nel suo ter
ritorio a commettere « insolentissimi eccessi. » — 3 agosto 149I .
[Modena, Arch. di Stato.]
381. Gli Anziani ed il Consiglio di Forlì scrivono a Bernardino do
Feltre (che fu poi Beato) perchè da Ravenna venga a pre
dicare a Forlì dove la sua venuta era universalmente deside
rata. — 19 agosto 1491.
[Forlì, Arch. Com. Lib. MaitonMa, p. H.I
382. Caterina dalla rocca di Forlì scrive alla duchessa di Ferrara
perchè faccia esigere un credito a Luca de Quattrino da Imola.
— 20 agosto 1491. [Modena, Arch. di Stato.]
383. Caterina dalla rorca di Forlì scrive alla dw-hessa di Ferrara
Irti DOCUMENTO 383-888.
che faccia esigere a Pierpaolo Pantaloni da Imola i crediti che ha contro certi beccai di Ferrara. — 20 agosto 1491.
[Modena, Arch. di Stato ]
384. Il governatore d'Imola a Giovanni Bentivoglio sulla vialferma
salute di Caterina. — La contessa va migliorando. — 21 ago
sto 1491.
[Milano. Arch. di Stato.]
385. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — « ....La Contessa <■ per anchora è ad Forli, havendo mandati lo illustre Signore
« Ottaviano et Cesare ad Imola per essere indisposti ed admalati de febre terzana l'uno et l'altro de loro — 22
agosto 1491. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
388. Caterina dalla rocca d'Imola scrive alla duchessa di Ferrara
che bramerebbe risposta su quanto ha scritto al duca inforno
ad Enea Vaiai. — 23 agosto 1491.
[Modena, Arch. di Stato.]
387. Lettera di Caterina a Francesco Tranchedini sulle offese fatte dai
Ferraresi ai suoi sudditi. — 19 settembre 1491, dalla rocca
d'Imola. [Modena, Arch. di Stato.]
....non poterò contenere li mei che scio non vogliono essere batuti nec extorti per li subditi do lo Illustrissimo signor Duca di Fer
rara, sonno tutti Romagnoli, et cognoscono molto bene, nè dubito che
habiamo ad defensare il facto suo; io non voria che ne accadesse
altro scandalo.
388. Cateriiui serire al duca di Ferrara che ha conceduto passo li
bero al messo del duca che portava salnitro nel regno di Na
poli. — Siccome ha affittato i dazi, essa pagherà del suo. — 19
settembre 1491, dalla rocca d'Imola.
[Modona. Arch. di Stato.]
DOCUMENTO 389-394. 181
389. Caterina scrive al duca di Milano pregandolo a farle rendere
ragione dal duca di Ferrara per le angherie lasciate fare a
danno de' suoi sudditi. * ...Non vogliono esser batuti et tuto
« il giorno iniuriati, lacessiti et offesi : furor fit laesa saepius
« patientia etc. » — 28 ottobre 1491, dalla rocca d'Imola.
[Modena, Arch. di Stato.]
390. Caterina scrive a Bologna a Francesco Tranchedini oratore e
segretario ducale come ha saputo che la notte passata per man
dato di Brunoro e Meleagro (Zampeschi?) suoi fratelli, è stato
ucciso Ettore di Antonello da Forlì che altre volte aveva occu
pata 1/x rocca di S. Mauro già concessa da Sisto IV al fu conte
Girolamo. Sente che Brunoro e Meleagro hanno offerta la rocca
al papa, se no la daranno ai Veneziani. Essa ha scritto a Ro
ma per rivendicarla ai suoi figli. Cerca l'appoggio del duca dl Milano suo zio presso la corte di Roma. — 1 novembre 1491,
dalla rocca d'Imola. [Milano, Arch. di Stato !
391. Caterina scrive a Francesco Tranchedini oratore e segretario du
cale sul feudo di S. Mauro che essa vuole recuperare senza sborsare somme per ium pagare due volte ciò che è già suo.
Ceral l'appoggio del duca di Milano. — (Senza data.) [Milano. Arch. di Stato.]
392. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Sopra un certo
inolino che i Cotignolesi desideravano da Caterina la quale gli
ha scritto per essere aiutata dal duca a ricuperare il castello
di S. Mauro. — 20 novembre 1491.
[Milano, Arch. di Stato, Potenet e&tere, Bologna.]
393. Caterina scrive al duca di Ferrara che gli manda Achille Macchirelli suo cancelliere per esporgli alcune cose. — 4 dicembre
1491, dalla rocca d'Imola. [Modena, Arch. di Stato.]
394. Caterina al duca di Ferrara. — Non può compiacerlo nella rac
comandazione richiestale. — 6 dicembre 149I.
[Modena, Arch. di Stato.]
dico di novo che io non potria fare questa restitutione senza
gravezza del honor mio. et iniuria del altra parte, ala quale se tok
DOCUMENTO !i!i4-100.
glieria iniustamente le ragion sue: il che non habiando io mai fa
cto, ne essendo ragionevole, la Excellentia vostra se dignera excusarmene anche hora se non condescendo ad farlo, persuadendomi
che sicomo io non la recercaria se non de cose iuste et ragionevole :
cosi non voglia da me quelch'ionon posso concedere iustamente: se
altro posso che li sia grato, me li offero sempre, et recomando. Ex
arce Imole vi Decembris 1491.
395. Caterina scrive al duca di Milano pregandolo ad aiutarla a re
cuperare il castello di 8. Mauro. — 7 dicembre 1491, dalla
rocca d'Imola. [Milano, Arch. di Stato.]
396. Caterina serico aila duchessa di Ferrara che non può compia
cerla nominando pretore Pamfilo Bonaccossa, perchè vincolata
da promessc fatte ad altri. Cosi non ha potuto compiacere nep
pure sua sorella nuora della duchessa. Quando essa avrà un
posto libero, si intenda con la nuora, ed essa favorirà il loro
raccomandato. — 7 dicembre 1491, dalla rocca d'Imola.
[Modena, Arcii, di Stato.]
397. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Il castello di San
Mauro è stato restituito al papa dal quale Caterina spera di
riaverlo. — 19 dicembre 1491.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
398. Caterina scrive al duca di Ferrara che gli manda Michele Macchirelli a parlargli in suo nome. — 31 dicembre 1491, dalla
cittadella di Forlì. [Modena, Arch. di Stato.]
399. Libro Madonna esistente nell'archìvio comunale di Forlì. — Atti
ufficiali di quella Comunità. — 1491-1502.
400. Il duca di Ferrara scrive a Caterina che faccia soddisfare del
suo credito Carlo Veniero da Lugo, suddito suo. — gennaio 1492.
[Modena, Ardi, di Stato.]
DOCUMENTO 401-405.
401. Caterina scrive alla duchessa di Ferrara come sapendo che essa
ne è contenta, per compiacere Anna sua sorella e nuora della
duchessa, darii la pretura di Forlì ad Alessandro da San Vi
tale. — 19 gennaio 1492, dalla cittadella di Forlì.
[Modena. Arch. di Stato.]
402. Caterina al duca di Ferrara. — Sopra una faccenda relativa a
Carlo Venier. — 21.... (gennaio?) 1492.
[Modena, Arch. di Stato.]
non li è stato mai negato ragiono, et di nuovo dico sei verrà
ad dimandarla, li sera ministrata summaria, et favorevole, quale
io voria fusse facta ali miei subditi proprij : in modo chel non
havera cagion iusta de querelarse. Che la Excellentia vostra dica,
quando se li mancasse de ragione che li seria necessario providere
ala indennità sua, respondo che tal provigione po fare ciascun si
gnore ogni volta li sia mancato de iusticia da qualunque sia. Ma io
sicomo ho per instituto per de non negare iusticia , a persona
alcuna in le mie terré, cosi non la ho negata ne la negaria a Carlo,
et tanto minus per respecto, et reverentia de la Excellentia vostra
....adonque essendo iustificatissima in tutte le sue operatione, non accaderà innovare caso, confidandomi, immo tenendo per certo, che
per lhonesto, et per il dovere quel conto et reguardo ale cose
de li miei subditi, che la voria Quello de li soi proprij '
403. Caterina scrive a Gian Galeazzo Maria Sforza duca di Milano
rallegrandosi « de la intelligentia et lega novamente instau-
« rata et consolidata.... » tra lui « et la Maestà del Christia-
« nissimo Ee de Franza. » — 22 gennaio 1492, dalla citta
della di Forli. |Milano. Arch. di Stato.]
404. Caterina scrive al duca di Ferrara come non può far di meglio
per soddisfare il credito che Carlo Ventero da Lugo ha con Do
menico Vaiili. - 22 gennaio 1422, dalla cittadella di Forlì.
[Modena, Arch. di Stato.]
405. Guglielmo Lambertelli governatore d' l mola, scrive a Francesco
Tranchedini oratore del duca di Ferrara a Bologna, lagnandosi di certo dazio imposto ai sudditi di Caterina. — 26 gennaio 1492.
I Modena, Arch. di Stato.]
i Lacune per guasti nell'originale.
DOCUMENTO 406-410.
406. Caterina scrive al duca di Milano che rinunzia ma a malincuore
al ricupero di S. Mauro. — Si scusa dell'essere ricorsa a Lo
renzo de' Medici « vedendosi che in questi tempi el manegia
< l'intrate de la chiesa et chel può molto presso la Santità
< de Nostro Signore. Non se tractando altro che de danari. <• me parve in proposito havere la commendation sua etc. »
Del resto rimane sotto la protezione del duca di Milano. —
30 gennaio 1492. dalla cittadella di Forlì.
[Milan,. , Arch. di Stato.]
407. Caterina scrive al duca di Ferrara che sarà fatta ragione a
Toan Maria « et per intuito de la justicia quale voglio se • renda indifferentemente a ciascuno in le mie terre, non se
• mancara a Ioan Maria de una bona ragione. » — 6 febbraio
1492, dalla cittadella di Forlì. I Modena, Arcu. di Stato j
408. Hi scrive da Milano a Caterina inviandole una lettera del duca
di Ferrara sul dazio di cui essa Caterina si era lamentata. —
20 febbraio 1492. [Milano, Arch. di Stato.]
409. Caterina ringrazia il duca di Ferrara che per mezzo del suo
mulattiere gli ha mandato anguille salate. — 8 marzo 1492.
dalla cittadella di Forli. | Modena, Ard,, di Stato.]
410. Caterina al duca di Milano suo fratello. — /•,' in grande miseria.
— Con parole commoventi implora aiuto da lui. — 10 marzo 1492.
IMnano, Arch. di Stato.]
Respondendo ale lettere de la Ex. V. de xxvii del passato, per
le quali cpsa Me significa haver havuto piacere del honore , et demonstratione amorevole. che io ho facto al Magnifico Messer Baptista Sfondrato. resto cum grandissima consolatone che io habia facto
cosa che li sia grata, che ultra il debito mio recerchi questo, non
ho altro desiderio, che cum efficacissimi effecti io possa demonstrarlì
la deditione et devotione del animo mio, et insieme Me dole grandimente, che al prefato Messer Baptista io non habia potuto ren
dere magior honore, che quanto ph'i havessi potuto honorarlo, tanto
più haveria reputato satisfare a Me medesima per li oblighi immor
DOCUMENTO i LO. li ir,
tali, che io ho cum la Ex. V. Et quanto ala excusatione de la impossi
bilita sua circa il porgermi qualche adiuto, et succurso de denari,
voluntieri expectaria, chella ne havesse il modo, et facuita, se io
non fussi in tutto coacta da la extrema indigentia et necessita in
la quale me retrovo. Et sicomo col mio sin quest'hora cum gravis
simi interessi, dispendii, et alienatione de le cose mie Me sum sustenuta : cosi prosequeria per non essere molesta ala Ex. V. quando
havessi qualch'altra faculta cum la quale potessi adiutarme. Como
la Celsitudine vostra ha piu volte inteso da Francesco Bonfigliole
mio Cancellero, quale ho tenuto multi, et multi mesi appresso quella,
ho impignato et venduto cio che io ho per conservar Me in devotion sua: Ne altro me resta se non questi stati nudi et exhausti.
et la propria vita, unde la prego, et supplico, che se degni, in quel
meglior modo che li parerà, succurermi talmente senza altra procrastinatione ch'io possa andarne ultra, ne sia constrecta dare in
tutto in precipitio le cose mie. La Ex V. dette pur al sig.' mio Con
sorte qualche adiuto. Ne è alcun suo stipendiato, che in questi
tempi non sia stato adiutato de denari, et de altro : et a Me che I i
sum sorella et serva cum tanta tede quanta alcun altra sia, non
sia subvenuto in qualche modo , e signo che la Celsitudine vestra
non me ama, et chel non li grava ad dir cosi. che io me mora di
fame. Non merito desser così postergata et parvifacta, che non mi
sia succurso ad vivere et conservare questi mei figliolini et stati
in devotion sua, perche non ho trangresso in modo alc uno il debito
mio, che epsa debia volere. che in tutto io me consumi. Nondimeno
quando non voglia, o, non possa adiutarme, per essere reduete le
cose mie ad termini che senza adiuto non posso più sustenermi, La
prego, che li piacia darme in scriptis bona licentia et epsa Medesima
voglia condur Me cum qualche altro potentato, et cum sue lettere recomendarmeli in modo, che io habia cumeffecto qualche stipendio, col
quale io possa sustentare questi poveri soldati, che io ho ale spalle et
Me insieme : Ne per questo sero alienata da la devotione dela Ex. V. da
la quale etiam la morte non potera dividerme. La prego etiam, che se
degni costringere Ioanandrea de Saona gia Castellano de Imola ad restituirme li mei denari, che lui me ha expilato et robbato iniustamente
et senza alcuna iustificatione, como ad pieno li e stato explicato da li
nominati Messer Baptista et mio Cancellero, peroche non ha havuto
ragione, ne actione alcuna de extorquermeli , como sei se condursi
al suo conspecto non dirà altrimenti. Et di poi che la Celsitudine
vestra se excusa non potermi subvenire, li supplico chella non voglia
patire più ultra la perfidia, et proditione del dicto Ioanandrea faciandol constringere ad la restitution de li denari mei, quali in tanta
mia necessita me seranno el magior succurso, che se fusse, ut ita
loquar revocata da morte ad vita: et reputarolli da la Ex. V. la
DOCUMENTO 410415.
quale essendo Signore et a lui et a Me, non debe in alcun modo tolerare tanto prodimento (tradimento) si per la naturale inclinatione
et protectione che epsa debe havere ale cose sue et per la iustitia
si etiam perche altri habino exemplo portarse fidelmente verso li
Signori. Recomando Me humilmente et di continuo ala Ex. V. Quam
Deus incoi umen diu servet.
Ex arce forlivij x Martii 1492.
Delectiss.'" Soror et Servitrix
Catherina Sfortia Vicecomes de Riario
Imole ao Forlivij etc.
411. Caterina scrive al duca di Milano di prendere a cuore il ma
trimonio di Bianca sita figliuola con Astorre Manfredi. — 10
marzo 1492. dalla rocca di Forlì. [Firenze, Aron, di Stato.]
412. Dionisio Pucci commissario fiorentino a Faenza, scrive a Lo
renzo de' Medici un finto discorso fattogli da un tal Marchionne Panzavolti il quale diceva di aver avuto ordine dal
commissario di avvelenare Astorre Baglioni. Gettato in un ptó
di torre e posto alla corda, il Marchionne confessò esser tutto falso. Che cosa deve fare di questo ribaldo? — 10 marzo 1492. '
[Firenze, Arch. di Stato. Ned. a. Pr, Filza 54, c. 129. I
413. Caterina scrive alla duchessa di Ferrara che xebbene « mi im-
« porti assai il concedere simili licentie» pure consente a che
le monache dell'ordine di S. Benedetto estraggano quattro
carra di vino dai suoi Stati. — II marzo 1192, dalla citta
della di Forlì. [Modena, Arch. di Stato ]
414. Minuta della lettera di ringraziamento della duchessa a Cate rina per tale concessione. — 14 marzo 1492.
[Modena, Arch. di Stato.]
415. Caterina al duca di Milano sull'incendio di una sua cascina
1 Forse è etile fiorentino o deve leggerei 1493. Dal contesto non può rilevarsi, ne si sa se il Pucci lungi da Firenze adottasse lo stile comune.
Km
arsa e depredata dai sudditi del duca di Ferrara. — 15
marzo 1492, dalla cittadella di Forlì.
[Milano, Aron, di Stato.]
416. Caterina manda al duca di Ferrara per mezzo del sito mulat
tiere « una soma de pomi da Rosa et un' altra de maroni
« confecti, che se recogliono dal lato di qua. » — 17 marzo
1492, dalla cittadella di Forlì: [Modena, Arch. di Stato.]
417. Dionisio Pucci commissario fiorentino a Faenza scrive a Piero
de' Medici quanto sia stato il dolore di Caterina per la morte
del magnifico Lorenzo suo padre, e come non abbia mandato al
cuno a fare le sue condoglianze per paura di incorrere nel bia
simo del duca di Milano. — 11 aprile 1492.
[Firenze. Arch. di Stato. Med. a. Pr. Filza 54, c. 133 ]
Magnifico vir maior mi semper bene. Adrivato che fu ieri il fante,
subito mandai per messo aposta la vostra ala S. di M.1 di Forlì la
quale poco da poi mandò la risposta che sarà con questa, et a bocca
per il Baldracane mi fece intendere non avere ancho manco dispia
cere et affanno della morte della buona memoria del M." Lorenzo
che lavesse ' suo Consorte perche come m'era noto aveva nella
sua buona memoria posta tutta la sua speranza et fede ne ad latri
ricorreva per qualunque suo bisogno, benche a qualcuno fosse mole
sto. Ora sendo piaciuto all' onnipotente Dio, chiamare a se la sua benedecta anima, intendeva che in luogo della memoria di Lorenzo vo
stro padre, rimanesse Piero suo figliuolo, et a voi offerissi in suo nome
lo stato et faculta sue et che quella speranza et fede aveva nella
buona memoria di vostro Padre, intendeva avere in voi, et in quel
luogo vinputaua (vi riputava), suggiugnendomi molte parole amorevoli
e offerte grandissime, pregandomi che in tutto vi dovessi dare notitia et farvi fede della sua optima et bona dispositione la quale in
verità io tengo essere verissima prima per i benefitij ricevuti dalla
bona memoria di Lorenzo, da poi perche non ha dove ricorrere si
curamente etc. Rispondeteli come iudicate essere ad proposito ad man
tenerla, in questa bona dispositione et fare intendere alla S. S. (Sua
Signoria) parte di quello che io vi ho scripto perche io da poi san za
darvi molta molestia la manterro in questa bona dispositione harebbi
voluntieri mandato costi per condolersi, ma dubitando da Milano non
1 Manca la carta
ìfiH DOCUMENTO 4I7420.
essere ripresa come piu volte anno fatto et tenere tanta amicitia ha pre
sa questa via. Fateli intendere la buona dispositione di tutti cotesti ciptadini e popolo inverso di voi et che la dispositione universalmente
di tutta la citta è di conservarvi nel luogo tenevano la bona memoria
di vostro Padre perchè la S. S. desidera assai dintendere come le cose
di costa passano et di questo pigliera piacere grandissimo benchio
[benchè io) gli abbi facto intendere la bona dispositione universalmente
,logni homo verso di voi. Et di questa ne vi era sicurissima Sa
ravi una di M. Iacopo Pheo che è quello che insieme con la S. M.'
convennono questi stati, e a chi la sua S. porta affectione grandis
sima et mi ha pregato che io ve l'offerì et raccomandi. Rispondeteli
e li fate intendere lo scrivere mio. Et abbiate hora pacentia a tanta
molestia sopraggiuntavi. oltre alla iactura ricevuta etc. Raccomandomi a voi. Eaventia 1I Aprili* I4!r2.
DioNisirs Prrcirs.
418. Fram esco Tranchedini al duca di Milano. — Lo avverte'che i
riandanti rhe attraversano lo Stato di Caterina, e specialmente
i pellegrini che tornano da Loreto, sono vessati da pedaggi
gravissimi. Il Bentivoglio se ne risente pe suoi Bolognesi. —
4 maggio 1492.
I Milano. Arch. di Stato, Potanze enlere, Bologna.]
419. Lunghissima lettera dì Catenna al duca di Ferrara sopra tutti i danni, torti e vessazioni inflitte dal « Massaro di Lago homo
" maligno et perfido, » e dagli altri ufficiali del duca che questi
si rifiutava a punire noti curandosi di risarcire lei degli in
rendi e delle mberie di coloro. — I0 maggio 1492.
IMUano, Arch di Stato.'
420. Caterina scrive a Francesco Tranchedini pregandolo a persua
dere il duca di Milano a non attenderli più alle parole del duca
di Ferrara che si negava sempre a risarcirla del danno della
sua cascina depredata ed incendiata, e che aveva imposto un
dazio odioso a d pericoli della guerra. — 21 ot
tobre 1494.
[Firenze, Arch. di Stato. Urti. a. Pr, fllz» 72, n. 316.]
Illustrissime et Excellentissime Domine aftìnis honorande. Tucti li
partiti et modi che la Excellentia V. per la sua portata dal presente
exibitore me scrive bavere examinato per soccorso et defensione
delle cose mie sono de natura che poco mi satisfanno, però che ven
gono prorsus contra ogni mio proposito ed disegno. Conciosia che
dove io imprimis havevo pensato ed deliberato quando mi condussi
con la Ser." lega de non volere la guerra in casa nè anche di volere
danno nè perdere del mio alcuna cosa ma più presto guadagnare, vedo
infino qui molto male mi son riusciti li pensieri mei la quale ho perso
un castello et cum epso molti servitori et ciptadini et dove io ne
doveria expectare ristoro et essere integrata del danno mio la Ex.
V. non mi ci mostra altra provisione se non de doverme tirare tutto
el peso della guerra in casa et su le spalle cum dubbio et pericolo
manifesto di perdere tuttavia più. tale che insino qui nedum ci vedo
via di potermi valere et vendicare di quello che ho perso. Ma parme
non se possa attendere ad altro se non ad fare tutto quello che si
può che non mi siano strecti più oltra li panni adosso che se pure
se obterrà questo non me parrà che si faccia poco. Si che veda la Ex.
V. dove mi trovo et pensi et speri che non posso se non stare con
taminata et de una mala vogla che de poi le opere ed portamenti
die ho facti per accomodare quella et le cose sue, habbia ad axpectare questa remuneratione. Dallato mio non credo mai essere inan
ellata di cosa alchuna. Ma la Ex. V. mi perdonerà, se lei havessi ma
turamente examinato et havessi voluto fare dallato suo quello che
fare si dovea non se seria lontanato tanto di qua et lasciato me et le
cose mie imbocha alli inimici dove quella vedeva non poterme succurrere in ogni caso commodamente che come si sia io ho detto sem
pre et cosi dico che mia intentione non è di volere perdere nè manelio di volere la guerra in casa, nè mai sono per mutarmi in questo de
oppinione. Però concludo che li disegni facti per la Ex. V. quantun
que oognosco essere amorevoli e crivellati con prudentissimo exa
mine et consiglo non dimeno quelli non portandomi effecto de le
varmi dadosso la guerra nè de assecurarmi da maggiori danni anzi
tutto lo opposito dico che non mi pare nè che la Ex. V. vengha con
10 exercito nè che la mandi il S." Conte di Pitigliano come la scrive
essendo max.' che quando si tentassi per lei qual si vogla di que
sti due effecti non se potria se non suspicare anzi tener per certo che
1l inimici se avessino a provocare in rabia de voltarse prima contro a
Bubbano de poi anche non desistere de farmi contro in ogni modo
al peggio che sapessino et potessino. Il che saria uno aggiungere
danno a danno et male a male che non è de intentione mia come è
decto. La quale prima voglo fare ogn' altra cosa che ricevere danno
et vergogna. Onde di tutti li altri remedii uno ce ne vedo salutifero
et bono, quale è che la Ex. V. attenda cum ogni studio ad ingros
sare lo esercito suo et fortificare in modo che la possa resistere
alle forze delli inimici et presentarse alle frontiere loro senza dubbio
de reportarne vergogna, max.' colle spalle et aiuto delli luoghi mei
et di tucto quello che per me fare si potessi in aiuto ed favore delle
cose sue. Et io interim anderò temporeggiando con costoro et tenendoli
in tempo che spero cum industria de fare che non molesteranno li
luoghi miei. Et intanto V. Ex. se accomoderà se fortificherà et provederà talmente che senza tirarme el peso della guerra adosso se
verrà a rimanere cum honore et forse ad assectare più oltre delle
cose secondo che Dio et il tempo ne spirerà. Sino a qui scripto, ho
l'altra della Ex. V. iterata del medesimo tenore et substantia che
è la prima. Alla quale non acchade dire altro excepto che harò caro
intendere quando li 3000 fanti saranno arrivati in campo et di que
sto et d'ogni altro progresso la Ex. V. sarà contonta darmi adviso
di mano in mano et io risponderò ad ciascuna parte et secondo che
le cose subcederanno; cosi di volta in volta si poterà prendere nuovi
partiti et consigli. Alla quale di continuo me raccomando. Imole
xxi octubris 1494.
547. Lodovico il Moro annunzia a Caterina la morte di Galeazzo Marni
suo fratello e ch'egli è stato acclamato duca di Milano. — '21
ottobre 1494.
[Milano, Arch. di Stato.;
Credemo che la S. V. bavera inteso como è piaciuto a Dio doman
dare a se lo Ill."" S.' Duca suo fratello et nostro nepote, ne dubitamo
che la ne havera recevuto quella molestia quale ricerca el vinculo
del sangue, como havemo facto anchora noi. per la quale morte es
sendo heri venuti qui per satisfare al officio nostro como el caso
recerca, questa matina li principalissimi do] stato rum li zontiluo
220
mini cittulini et populo de questa cita cum tutti li collegi et ordini
sono venuti a noi a condolersene et depoi demonstrando la devotione
sua verso la persona nostra circa el successore ne hano dicto havere
facto electione de la persona nostra pregandone universalmente ad
voler essere contento de tore al peso de essere noi Signore suo cum
declarare che a loro non possa esser satisfacto quando non li sii pro
veduto de la persona nostra alla quale electione et requisitione non
ne è parso dovere manchare per non lassare in quello caso causa de
malcontenteza in questo populo essendo quello dal quale el resto del
stato prehende norma ejt per parerne che chi ha dependentia alcuna
da questo Stato non possa tanto repossarsi d'altro quanto in noi dal
quale tutti sono cognosciuti et amati. Eperò questa mattina cum
universale contenteza et leticia et cum generale acclamatione del
nome nostro havemo cavalcato la cita et siamo stato salutato et
invocato per Signore et presentato alla Chiesa de S." Ambrosio como
protectore ot patrono desso populo, la quale cosa se ad alcuno po ,
esser grata deve per rasone esser gratissima alla S. V. quale ce è
nepote et sa esser amata da noi como fiola et sorela et se in cosa
alcuna mai cognosce in noi et non amorevole verso se po esser cer
tissima che multo più lo ha sentire in lo avenire dovi accada fare
cosa alcuna in beneficio suo.
Et pero in questa significatione quale ne è parso darli de questo che
è sequto (accaduto) pertenere al vinculo quale ha cum noi la S. V. et al
amore quale li portamo: como a fiola et sorella confortarla che la
vogli dal canto suo fare segno quanto li sia grato, che in questa jactura quale è facta del S. Duca suo fratello et nostro nepote Dio
habia inspirato questo populo a volerne noi per successore suo et
mettere el Barba de V. S. Del animo del quale ha havuto tanti expe
rimenti in el loco dovi haveva il fratello : la quale cosa cum nissuno
modo melio po fare la S. V. como sela ritorna subito al loco suo
naturale cum noi : como la confortamo et pregamo per suo singulare
beneficio et por conservatione de li fioli vogli fare.
D. Cardinali Vicecomiti usque ad locum signatum.
548. Bernardo Bibbiena a Piero de' Medici. — Indizi che Caterina
mole accostarsi ai Francesi. — 24 ottobre 1494.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr. filza 18, n. 355.1
.... Questo timore {che levino il campo da Faenza per l'ingrossare
dei nemici e per V invilimento che quei Signori cominciavano a mo
strare) come dico è da hieri in quà per lo ingrossamento che ogni
dì s'intende fanno li inimici, et anche perchè stasera Madonna di
Furli. alla richiesta che se li era facta delle vectuarie, ha risposto
DOCUMENTO 548-550. 22I
nol volere fare, et per tucto si dice che s'è accordata con l'altra
parte. ne a l' huomo del Duca che è là nè per lettera sua fa intendere
niente a questi Signori, che è cattivo segno et nel campo inimico
vanno ad ogni hora huomini suoi et maxime Cancellieri, et stanno
assai col Conte di Caiazo in secreto In campo a Faenza Die
xxiiij octobris 1494 hora vij.
Ser.' Bernardus Bibbiena.
549. Caterina al mardiese di Mantova per avvertirlo come essa non
avendo avuto soccorso alcuno dal duca di Calabria suo alleato
mentre i Francesi espugnavano il suo castello di Bubano, ha
lasciato lui e U re Alfonso di Aragona per accostarsi a re
Carlo Vlll di Francia. — 24 ottobre 1494. (Mantova. Arch. di Stato.]
IH."" d."' tam. fiat. etc. Per che mi rende certa che la S. V. in
tendera como io ho concesso per li stati miy vittuaria et passo a
lo exercito de lo Cristi.'"" Re di Franzia et de lo IH."" D."" de Milano,
che forse quella ne prendera admiratione, mi è parso per levare
quella de tale admiratione farle intendere che non senza urgentiss.'
ocaxione et necessitate, si condusse el nominato exercito suso lo ter
reno mio de Imola, et acampato ad uno mio bono et importantiss."
castello, et tandem lo ha expugnato, posto a sacchomano, brusato et
spianato, ita che non li è restato forma, in la diffesa del quale io
piu volte et cum instantia recercai lo Ill."° S." ducha de Callabria,
qual non scio per che respecto, poco curò la mia rechiesta et facil
mente l'haveria potuto fare, quo viso: et retrovandose dicto exercito
qui in fra le altre terre mie, et potentissimo da spaventare nedum
mi, ma ogni potente Sig.'* et vedendomi destituita de ogni ajuto per
non ruinare al tutto, mi è stato necessario prendere questo partito :
denotando a V. S. che el p.'° M." S. Ducha gia non dovea meco uxare
tal termino pero chio le havea observafco et facto molto piu che
quello li era obligata in ogni cosa: ma mala remuneratione ne ho
havuta, et zircha zio non mi estendero piu ultra cum'V. S., perche
la cosa è se evidente che non bisogna excusa, et a quella mi reco
mando. Ex arce Imolae xxiiij octobris 1494.
550. Caterina Sforza a Piero de'Medici. — Il duca di Calabria non
l'ha aiutata. — 25 ottobre 1494. [Firenze, Arch. di Stato, .Veii. a. Pr. filza 54, c. 165.]
Mag." tamq.'" fr. hon. La M. V. havera che io novamente mi sono
condocta at dare victuaglia et passo negli stati miei alo exercito del
222 DOCUMENTO 550-552.
christianiss."° Re di Franza et de lo Ill."'° dominio de Milano, il che
è stato per respecto che ne li giorni passati lo prefato exercito
mi ha expugnato, posto a sachomano, brasato et spianato un mio
Castello, a la difesa del quale Io recercai più volte lo Ill."° Signor
Duca de Calabria, si come dovea et potea fare, e nulla mi valse,
che non li venne ne mandò, et vedendomi cosi destituta de adiuto :
el dicto exercito potentissimo da spaventare nedum (non solo) mi ma
ogni potente signoria et essere in megio [in mezzo) le altre mie terre,
mi è stato necessario prendere questo partito. denotando a V. M. che
già el Sig. Ducha non ha hauto cagione ueruna de tractarme in que
sto modo perchè io li ho facto et observato molto più che non li
era obbligata. Ma mala remuneratione ne ho havuta. Come se sia,
mi è parso per mia justificatione farlo intendere a quella cum la
quale molto non mi extendo perchè scio ne è informata ad ple
num et avisata. Cui me offero et commendo, ex arce Imolae 25 Octobris 1494.
551. Bernardo Bibbiena a Piero de'Medici. — Del modo tenuto da Ca
terina nel voltarsi ai Francesi. — 25 ottobre 1494.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., filza 18, c. 858.]
Magnifico Piero. Stanocte vi scripsi quanto ci era della Madonna
di Furli. Hoggi è tornato l' huomo che li teneva appresso il Duca, el
quale lei ha licentiato, et manda a dire al Duca che ha capitulato
et si è ferma col Re di Francia con altre et migliori conditioni che
non haveva con questa Legha, et così sanza dire altri particulari licentiò decto huomo, et alli fanti che erano in Bagnara di questo exer
cito fece fare comandamento che sgombrassino et poco discosto dalla
terra era ordinato vussino svaligiati, ma loro si portarono molto va
lentemente et condussonsi salvi sino a Salarolo sempre drieto con la
caccia. Siche vedete come questa Madonna ne ha tractati. Attende
hora a fornire doppiamente di gente le terre et castelli suoi. ... In
cumpo a Faenza a dì 25 d'octobre ad hore 6.
552. Ijorenzo a Piero de' Medici. — Caterina si è voltata ai Francesi.
— 25 ottobre 1494.
(Firenze, Aroh. di Stato, Med. o,. Pr. t. 18, n. 356.]
Magnifico vir maior honorande.... Costoro ' sono sbigottiti et spau
riti per la crudeltà che hanno intesa di Mordano et anche perchè si
1 Del campo.
DOCUMENTO 552-558. 228
dice che Madonna sta per voltare; Io non replico per fretta quanto
ho scripto alli signori Octo. V. M. vega la lettera; Rispondete e fa
temi respondere alli Signori Octo. Faventie, die xxv octobris 1494.
Laurentius de Medicis
Commissarius.
Post scripta s'intende che Madonna ha voltato come scrivo alli
Signori Octo et Bernardo so che scriverà ad voi. . . .
553. Caterina, stando in Firenze, a Gianfrancesco di ser Carlo....
Siilla revisione e sul saldo di certi conti. — 29 ottobre 1494.
da Firenze.
[Firenze, Arch. di Stato, iled, a Pr., filza 78, e. 76.]
554. Caterina al duca Lodovico. Sa che il conte di Caiazzo l'ha av
visata « circa lo essere io venuta a la devotione del Christia-
• nissimo Re. . — 29 ottobre 1494, da Imola.
IMilano, Arch. di Stato. j
555. Caterina al duca Lodovico. — Ha ricevuto Francesco del Quar
tiere mandatole da lui. — 4 novembre 1494, da Imola.
[Milano, Arch. di Stato.]
556. Caterina ai canonici d'Imola. — Raax)manda d. Battista Gen
tilità come sacrista. — 9 novembre 1494, da Imola.
[Imola, Arch. Capitolare, voi. I, A B, lett. V ]
557. Gian Battista da Imola a Lodovico il Moro. — Lo supplica ad
intercedere presso Caterina per la liberazione dei suoi fratelli
cacciati in un fondo di torre. — 9 novembre 1494, da Bologna.
[Milano. Arch. di Stato ]
558. Lodovico il Moro a Caterina. — La prega a liberare i fratelli
di Giovan Battista Brocco fatti carcerare da lei. — 15 novem
bre 1494. da Milano.
[Milano, Arch. di Stato.]
22 I DOCUMENTO 559-560.
559. Caterina a Lodovico il Moro. — Gli manda il vescovo di Forlì
a riferirgli alcune cose. — 18 novembre 1494, da Forlì.
[Milano, Arch. di Stato.]
560. Caterina scrive ai Forlivesi esortandoli amorevolmente a Mit
rare gli eccessi dei Francesi ai quali era stata obbligata a con
cedere il passo. — 19 novembre 1494.
[Forlì, Arch. Manie., Cons. Gener. Segr., n. 1, Lib. Madonna.]
Congregato et cohadunato Consilio Magnificorun Dominorum Antianorum in pallatio Residentie Magnifici Domini Thomasini Phoei
Gubernatoris Civitatis Forlivii pro Ill."" Domina nostra Domina Catherina Sphortia Vicecomitissa do Riario, Forlivij ac Imolae etc. In
Camera ipsius Magnifici Gubernatoris et in presentia multorum Civium Civitatis Forlivij prefatus Magnificus Dominus Gubernator pre
sentavit supradictis Magnificis Dominis Antianis literas directivas
prefatis Antianis Comuni Consilio et hominibus Civitatis Forlivij
per prelibatane Ill.""" Dominam uostram missas ac compositas. Quae
omnibus Magnificis Gubeniatore et Antianis ac hominibus per me
Jamdictum Notarium et Cancellarium patefactae fuerunt ac alta voce
perlecte omnibus circumstantibus audientibus. Invento fuerunt infrascripti tenoris:
Dilectissimi nostri. Il nostro Gubernatore ne ha scripto più volte
de le occurrentie di là et de li modi et portamenti sinestri usati
verso voi da questi Franzosi et qualmente vi trova tuttavia be
nissimo desposti ad tutte le fatiche quale occurre fare per il ben
pubblico de la terra et del stato nostro. Di che quantunque mai habiamo havuto contrario parere per le demostrationi che in effecto
ne è accaduto vidore piene di amore e di fede verso noi; tamen havemo recevuto singular satisfactione di mente et piacere, et ve con
fortame ad perseverare cusi, perchè ultra principalmente farete l'u
tile, l'honore et debito vostro, ne poterete sempre expectare da noi
meriti secondo li tempi et commendatione. Non ve sia grave de es
sere soliciti et assidui a le continue guardie de la terra et providere a le cose de mano in mano che uoi medesimi cognoscite bi
sognare e chel Gubernatore profato ve dirà per render salve le cose
uostre, da tutti li sinestri, per le quali mi move ad dovervi usare
queste parole, et non tanto per le mie, le quali cognoscete che da se
sonno forte assai, et non già per dubio alcuno che ce sia ragionevol
mente, ma perchè questi Franzosi, quantunque sieno nostri amici,
essendo bestiali et senza lege come sonno, tali che non temono pa
troni, nò altri superiori, li quali scio hanno grandissimo dispiacere
de li disordini loro, et non li basta l' animo de providerli , quando
DOCUMENTO 560-565. 225
non se li havesse cura e che altri se lassassino trovare imprevisti
et sencia advertencia del facto loro, poterieno fare de le cose assai
più in detrimento pubblico vostro che del mio particulare come è dicto. Per il qual vostro (pene?) in omni tempo io sum parata ad exponere omni mia facultà et stato como se conviene et come vederite
che mai io non ce mancharò de cosa alcuna possibile. Ma voi dal
lato vostro anche vigilate, solicitate, affaticativi in li bisogni, et
state di buona voglia et non dubitate de cosa alcuna, tenendo per
certo che queste fatiche sonno per durare pochissimi giorni. Imolae
xix Novembris MCCccLxxxxquarto.
Caterina Sfohtia Vicecomes de Riario
Imolae Forliviique, etc.
561. Francesco Quartieri al duca Lodovico sull' alloggiamento delle
genti del conte di Caiazzo. — 17 dicembre 1494, da Faenza. IMIIano, Arch. dì Stato.]
562. Caterina a Lodovico il Moro. — Si duole delia prigionia del car
dinale Ascanio Sforza carcerato da papa Alessandro Borgia.
— 19 dicembre 1494. [Milano. Arch. di Stato. I
563. Il duca di Milano ad Ettore Manfredi signore di Faenza. —
Lo ringrazia dello alloggio dato alle sue genti. — 26 dicem
bre 1494, da Milano. [Milano. Arch. di 8tato.l
564. Al castellano di Faenza per lo stesso. (Milano, Arch. di Stato.]
565. Carlo Barbiani al duca Lodovico. — Ha parlato al « Christia-
« nissimo Ite in le cose de la Ill." Contessa de Himola cum
« quella efficacia ho in commissione de la Ex." V." Ho trovato
« sua Maestà benissimo disposita de observarsi quanto li è
« stato promesso, et me ha dito che assettato habia queste
« cose qui de Roma pigliarà qualche bon partito de mandarli
« li denari de la conducta sua. Userò ogni diligentia che l' ef-
« fetto ne segua. » — 2 gennaio 1495, da Roma. [Milano, Arch. di Stato.]
226 DOCUMENTO 5:3K DOCUMENTO 623-626.
623. Caterina a Lodovico il Moro. — Come essa abbia sempre aiu tato il vescovo di Forlì c et si non fusse stato mi che ho obviato
* a molti suoi creditori restava il più vituperato vescovo che
« fosse al mondo. » — 12 gennaio 1496, da Forlì.
I Firenze, Arch. di Stato.]
624. Il duca di Milano a Francesco Tranchedini. — Sui dubbi di
Caterina intorno alle trame dei Veneziani contro U signore di
Faenza. — Caterina ha detto al Tranchedini che Giovanili
de' Medici forse si sarebbe riconciliato con Piero e col cardi
nale. — 14 gennaio 1496.
(Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.!
625. Il duca di Milano a Caterina. - Ha scritto in favor suo a Vene
zia ed a Roma. — 15 gennaio 1496, da Imola.
[Milano, Arch. di Stato, Polente estere, Forlì.]
626. Caterina a Lorenzo e Giovanni de' Medici sul broccato che ha
fatto fare apposta a Firenze. — 22 gennaio 1496.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., Alza 71.]
Magnifici amici optimi. Il presente exhibitore di questa sera Vanni
Barone qual mando per il resto di quello broccato facto aposta. Prego
le V. M. gli lo vogliono mostrare et poi anche operare et providere
che '1 pretio di quello non mi sia contato più ingordo di quello che
sia el dovere et l'honesto et che per nullo respecto nè ad complacentia de persona alcuna io sia tractata in questo caso se non corno
le V. M. voriano essere tractate in qualunque occurrentia propria
corno non dubito faranno per la bontà loro et per l'affectione che
scio mi portano: pregandole insuper che li piacia consignare liberam." epso broccato al nominato Vanni che me lo porti cum chia
rirlo del denaro intiegram." che per quello io restarò ad darli et io
insin hora obligo la fede mia de remetterli il tutto incontinente. Et
quando anche le V. M. o per difiidentia del mercatante o per altro
respecto non volessero mandarlo sencia denari, poteranno significarme il tutto per una sua lettera, et Vanni restarà lì sin tanto haverò proveduto per li denari aciò epso lo possa omninamente por
tare cum sè perchè ad questo effecto l'ho mandato, offerendomi et
recomandandomi ale V. M. di continuo. Forlivii 22 Januarii 1496.
DOCUMENTO 627-634.
627. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Sa da Giovanni
Bentivoglio che Caterina tiene pratiche per allearsi ai Vene
ziani. — 27 gennaio 1496.
[Milano, Arch. di Stato, Po*enze estere, Bologna.]
628. Caterina al duca di Milano. — Gli spedisce Antonio Baldraccani. — 31 gennaio 1496.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Imola.]
629. Caterina al duca di Ferrara. — Raccomanda sia resa giusti
zia a certi suoi sudditi. — 1 febbraio 1496, da Forlì.
[Modena, Arch. di Stato.)
630. Francesco Tranchedini a Bartolomeo Calco secretano ducale. —
Gli trasmette una lettera di Caterina per il Baldraccani. — 5
febbraio 1496. [Milano, Arch. di Stato. Potenze estere, Bologna.!
631. Severe ingiunzioni di Caterina per la riscossione delle tasse.
6 febbraio 1496. [Forlì, Arch. Com. Lìb. Madonna.]
632. Caterina ringrazia il duca di Ferrara delie anguille salate « ...per
« amor suo le gauderò de bona voglia al tempo debito. » —
14 febbraio 1496, da Forlì. [Modena, Arch. di Stato.]
633. Caterina al duca di Ferrara. — Per « Hi Ilario » suo mulattieri)
gli manda « una salma di pome rosee et un' altra de maroni
« secchi et confecti. » — 18 febbraio 1496, da Forlì.
I Modona, Arch. di Stato.]
634. Ascanio Maria Sforza al duca di Milano. — Gli scrive per co
mando del papa che il cardinale di S. Giorgio è falsamente
240 DOCUMENTO 634.
sospettato da Caterina che calunnia lui per far dimenticare i
suoi eccessi. — 22 febbraio 1496.
[Sfilano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.]
.... Ho facto intendere a nostro signore come la excellentia vo
stra mi ha scripto, le cose de mala natura quale la contessa de Himola imputa al cardinale de San Zorzo et quello che alla prefata
vostra excellentia è parso fare in questo caso. La sua santità ha re
sposto non conoscere il cardinale de natura da fare cose de la qua
lità che li sono ascripte et sapere chel cardinale non ha alchuna
cosa più a core che la conservatione de li noli de conte Hieronjmo
et del governo de la contessa in quello stato; de la quale la sua
santità se maraveglia et dole che cum tanto poco rispecto la pro
ceda contra uno cardinale et Camerlingo de questa santa sede pen
sando forai justificare cum questo le sanguinolentie inaudite quale
ha commisso li zorni passati per satisfare alle passione sue, le quale
epsa quando si governasse cum rasono doveria sepelire. Dicendo la
sua santità che prega la excellentia vostra che non volia prestare
fede alli processi et inventione de la contessa, perchè la è certa che
non sono veri et anche non volia la excellentia vostra per false sugestione damnare el cardinale quale li è affectionatissimo servitore et
la ha in singulare reverentia, et non audita ne intesa la sua signoria
riverendissima levarli li benefitij cum tanta sua graveza, cosa la quale
dice la beatitudine sua non parerli degna de la excellentia vostra,
quale è sapientissima et j ustissima et anche essere cosa cheaborisce da
omne rasone et bona consuetudine, pregandola che quando la havesse
levato li benefitij al cardinale li volia per amore suo et singulare
satisfactione, fare restituire, et non fare questo caricho ad epso car
dinale quale non lo merita, et che etiam che alla sua santità paresse
come crede debbe etiam parere alla excellentia vostra per la sua sin
gulare prudentia che queste cose et le actione de la contessa se met
tessero in silentio et si copresseno, che nondimeno quando para pur
che le se habyno ad vedere et conoscere la sua santità è certa chel
cardinale demonstrarà la sincerità sua et che forsi rincrescerà alla
contessa chel si habj ad fare iuditio de queste cose et de le actione
sue, non havendo la sua santità voluto che de queste cose sia facta
alchuna mentione col cardinale sinchè non si habia resposta da la
excellentia vostra ala quale la sua santità dice che vole conservare
el cardinale servitore et levare queste zizanie de mala natura et
ignominia de la contessa et una perpetua jnimicitia quale epsa con
tessa se toglieria non solamente del cardinale ma de tutto el sacro
collegio il quale in simile caso non poria manchare alla sua signoria
reverendissima più come faria anche la sua santità la quale mi ha
ordinato che debba scrivere tutto questo alla excellentia vostra et
DOCUMENTO 634-635. 241
iterum atque iterum pregarla che per amore suo la sia contenta non
alterare li benefitij del cardinale ne darli questa graveza. Io ho re
sposto a nostro signore che scrivaria quanto la sua santità mi ha
commisso et significaria anch' io alla excellentia vostra la observantia et affectione del cardinale verso quella il quale per quello che
posso comprehendere non poterla havere la ex. v. in più veneratione
et amore, et se altramente cognoscesse quella sia certa che non li
tacerei el vero Rome 22 februarj 1496.
635. Caterina Sforza al duca di Milano. — Contro il Bentivoglio si
gnore di Bologna che dà ricetto ai suoi nemici. — 27 feb
braio 1496. [Milano, Arcn, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
. . . .Per Antonio Baldracano nostro secretario in questo suo ri
torno ho inteso quanto vostra excellentia ha facto in demonstratione
al cardinale de San Giorgio il dispiacere ha havuto de le machinazione fabricate per lui contra mi. Di che ho ricevuto singulare consolatione per cognoscere che quella me habia per quella bona et vera
figliola li sum et facia intendere ad altri che recognosca le mie iniurie como sue proprie et così gliene rendo infinite gratie; ma perchè
ho havuto respecto in li processi et examini de questi scelerati machinatori, de non volere che il magnifico meser Joanni Bentivoglij sia
expressamente nominato, j stimando meglio andare cum luj dissi
mulando et temporigiando sino a qualche più opportuno tempo, se
condo era anche stato il sapientissimo consiglio de la excellentia vostra.
Et non me potendo eciam persuadere che epso non havesse ad cessare
et desistere da simile machinatione; et al presente ritrovo che pur
persevera in la sua bona natura et dispositioue verso me; poiche sum
certificata che Johanne Baptista Brocho da Imola, quale è stato mini
stro de tutti questi prodimenti (tradimenti) se ritrova allogiato hora
in casa sua; che lasso considerare a vostra excellentia ad che bono
effecto possa essere venuto, siando stato mandato da San Georgio
como è stato. Pertanto veduti questi suoi boni deportamenti et che
non ha riguardo ne a me ne etiam a vostra excellentia non jntendo nè
anche io havere respecto a lui et però haveria charo che la excellentia
vostra per megio del magnifico meser Francesco Tranchedino suo
oratore in Bologna li facesse de queste machinatione et pratiche ti
rarli molto bene le aurechie in modo cognoscesse siano in despiacere
de quella et in futurum se ne havesse ad guardare, cum declararli
che quando vada dreto a questi modi non se haverà ne ancho poi
lui ad maravigliare se ad me sarà forcia ad resentirme et si usarò
termini alieni dal suo proposito et darrò recepto ad chi torsi li sa-
/'
242 DOCUMENTO 635-641.
ranno pocho grati ; diche sino hora me ne excuso cum vostra excellentia; et de quanto luj responderà, haveria piacere che la excellentia vostra desse commissione al prefato meser Francesco me ne desse
adviso aciò sapesse meglio como governarme circa ciò.
De le altre cose raxionate per Antonio predicto in mio nome cum
la excellentia vostra veduto dove se resolveranno queste cose de
Italia, farro poi intendere a quella quanto me occorerà. . . . Ex Forlivio die xxvii februarj 1496.
636. Il duca di Milano alla contessa d'Imola. — Sulle faccende del
cardinale di S. Giorgio (Raffaele Iliario). — 2 marzo 149«L
[Milano, Arch. di Stato.]
637. Caterina a Lodovico il Moro. — Sulle rose di Faenza. — Chiede che mandi a risiedere presso di lei M. Branda Castiglione con
cui conferire sulle cose politiche. — 5 marzo 1496, da Forlì.
[Milano, Arch. di Stato.;
638. Caterina scrive a Lodovico il Moro accennando alla superbia
del Provveditore mandato a Faenza dai Veneziani ad istanza
di Astorre suo genero che si era raccomandato a quella Signo
ria. — 5 marzo 1496. [Milano, Arch. di Stato.]
639. Caterina al duca di Ferrara. — Ha disposto perchè sia fatta ra
gione a certi suoi sudditi. — 6 marzo 1496, da Forlì.
I Modena, Arch. di Stato. 1
640. Caterina al duca di Milano sopra una questione col vescovo di
Forlì sopra alcune terre che Caterina riteneva sue perchè già
confiscate e possedute dagli Ordelafjì. — 6 marzo 1496.
[Milano, Ardi, di Stato, Polenze estere, Forlì.J
641. Lodovico il Moro a Caterina. — Lo informi sulle cose di Faenza.
— 14 marzo 1496, da Milano. [Milano, Arch. di Stato.]
DOCUMENTO 642. 243
642. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Risposta del Bentivoglio alle accuse di Caterina. Di qui si rilena come essa lo
sospettasse autore o complice della uccisione di Giacomo Feo.
— 17 marzo 1496.
[Mflnno, Areo. di Stato, l'otenze estere. Bologna.;
.... Ad doe de vostra excellentia de xi del presente respondendo
dico havere facto intendere al magnifico messer Zoanne la doglienza
che de sua magnificentia ha facta la contessa de Imola per la mentione facta in quelli tali processi chel havesse machinato contra de lej
etc. et per esserli stato referto che Ioanne Baptista Brocho ministro de
quelli tractati de proximo habi havuto recepto in casa d' epxo mes
ser Zoanne ; decorandoli quanto più particularmente in epse littere
de vostra celsitudine se contene exhortando et pregando la magni
ficentia sua ad remediare perchè tra loro non incorra inconveniente
alcuno; quella mi respose, primo che maj non si troverà essere vero
che ne contra di lej ne di meser Jacomo quondam Pheo machinasse
cosa alchuna, ne pur anche maj pensasse di farlo, et habinolo no
minato chi si voglia che non l' hanno potuto fare ne cum verità ne
cum fundamento alcuno. Del havere allozato in casa sua Johanne
Baptista Brocho dice che l' è vero che ad questi dì venne cum lit
tere del cardinale, al protonotaro suo fiolo per doj effecti l'uno per
dubio haveva havuto uno Antenoro che uno suo fratello destenuto
qui non patisse pericolo quale conduxe epso Joanne Baptista per
aiutare la sua liberatione quando fusse bisognato cum l'auctorità
del cardinale de S. Zorzo, ma questa cosa era asseptata prima che
giongessero qui, l'altro per operare con il mezo del Magnifico meser
Zoanne che una nepote de messer Jacomo Luparo et de Michele
da Casale maritata in uno sciagurato o più presto promissa de darse
in matrimonio non havesse effecto, et dovesse essere maritata in
un altro de chi li parenti tutti più se contentavano; et a questo il
magnifico messer Zoanne dico haverli prestato favore per amore del
cardinale quale porta amore a questi da Casale, et Lupari anchora,
et facto questo epso Zoanne Baptista tolse licentia et domando scorta
perchè hebe jndicio che la contessa haviva mandato qui, et alli passi
verso Fiorenza per farlo tagliare ad pezi et che sij vero pare ne
sieno stati presi ben cinque alla Scarperia. Toccando jo la parte che
la contessa si potria resentire et dare anchora lej recepto a di quelli
che sariano pocho grati a sua magnificentia. Rispose che non li daseva casone di fare questo et che credeva la non lo havesse ad fare.
Se desiderava di ben vicinare, ma quando pur la lo facesse per qual
che sua passione, che havendo anchora epsa de li jnimici et de
quelli che li portano pocho amore anchora sua magnificentia faria
di quelli tracti et servaria deli modi che facesse lej , et questo fu
24 i DOCUMENTO 642-645.
quanto mi rispose la sua magnificentia : deche darò adviso alla pretata contessa come mi impone la vostra excellentin per una de di
ete soe. Ex Bononia xvii Martii 1496.
643. Caterina scrive a Lodovico il Moro le macchinazioni ordite con
tro di lei dal cardinale di San Giorgio e dal Bentivoglio. —
21 marzo 1496, da Forlì. IMHudo, Arch. di Stato. I
64'!. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — 24 marzo 1496.
[Milano, Arch. di Stato, l'ottuse estere, Bologna.]
. . . .De novo qui non se intende altro. Messer Alexandro ' è ri
tornato da Laureto et pare che la Contessa al andare in là et al re
tornare non habi voluto che allogi nè ad Forlì, nè ad Forlimpopulo :
et questa tale demonstratione dà non poca alteratione al magnifico
meser Zoanne. . . . Bononiae xxmr martii 1496.
645. Caterina scrivo a Lodovico il Moro come il Provveditore vene
ziano cerchi di mutare il governo di Faenza. — Confessa di
avere cercato di far uccidere Giovanni Battista Brocchi suo
nemico, che era presso il Bentivoglio. — 27 marzo 1496.
: Milano, Arch. di Stato.]
.... quando quella [la eccellenza del duca Lodovico) me abandonasse, siando destituta da ogni parte, bisognarla pensasse de andarme ad anegare.
De le cose de Faventia non accade V. Ex.* me ne rengratii, peroche tutto quello ho facto, reputo essere mio debito per molti respecti: Di novo non cè altro più de quello li significai per lultime mie:
questo proveditore va pure perseverando cum diverse arte in volere
cavare il S." Astorgio et laudientia de Roccha, et retirare ogni cosa
in Pallatio dove luy habita et non tende ad altro se non ad fare
cautamente uno novo modo de governo al suo proposito, et per
quanto posso presentire sta in pensiero et pratica de darli principio
in questa Pascha : il che comò li sia reusito, dubito non proceda più
ultra, peroche fra lui et il Castellano 11 in lo intrinseco, è poca benivolentia. . . .
i Alessandro fluito di Giovanni Bentivoglio signore di Bologna andò a H. Maria ili I.or"io con 10 cavalli bardati alla francese.
DOCUMENTO 645-647. 2-I5
Che M.' Ioanni Bentivoglii habia facto intendere a la Ex." V." che
io ho mandato per fare amazare Io. Bapta Brocho: a parlare cum
quella liberamente non glie voglio negare la verita; quale è che
siando inteso da qualchi servitori, che si non siamo bene de lessere
de M.' Iohanni, haverno pero pure qualche persone ne vogliono bene,
che il dicto Io. Baptista era in Bologna, et in casa de epso M.' Io
hanni più presto ad altro effecto che de parentadi: como vogliono
dire, Me vennino molti de loro ad recerchare et offerire chi de vo
lermelo dare vivo in le mano, chi de amazarlo: io che da lui sum
stata si gravemente offesa, et che desiderava anchora più haverlo
in le mane, ad magiore confusione de quelli hanno machinato contra me: non recusai ne luno ne laltro; il che confesso non essere
bene facto, como dice V." Ex." Ma non doveria parere de tanta me
raviglia a Messer Iohanni, si pensasse che io sia composta de quelli
medesimi elementi è lui. Quale et in li loci sacri ha facto persequitare molti di quelli da li quali non era stato offeso, como io da Io.
Baptista. Ogni homo se resentono le cose proprie, et si lui ha facto
tanta demonstratione de resentirse in le sue; non li debbe parere
de novo si anchora io sum contenta se intenda che non sia morta.
La Ex." V." intende mo il tutto.
Me ricomando devotamente a quella, que felicissime valeat.
Ex Forlivio die xxvii Martii 1496.
deditissima filia
Catherina Sfoiicia Viceuomes de Riario
Imole Forliviique etc.
646. Lodovico il Moro a Caterina su Gio. Brocco e sulle relazioni
col Bentivoglio. — La consiglia a non lasciare lo Sfato. — 2
aprile 1496.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
647. Caterina si duole con Lodovico il Moro che Giovanni Bentivo
glio cospiri alla sua rovina. « Non dubitando che quando da
« la Ex. V. le sia alquanto tirato le aurechie (gli orecchi) non
« se impazarà de me ne de alcuna mia cosa : Et io se non
« serrò lacessita (provocata) non me impazarò di quelle de
« altri. » — 9 aprile 1496. [Milano, Arch. di Stato.]
.24' : DOCUMENTO «►48-051.
648. Caterina avvisa Lodovico il Moro delle mene del provveditore ve
neto a Faenza per mutare il governo di quella città. — 10
aprile 1496, da Forlì. [Milano, Ardi, di Stato.]
849. Caterina scrive a Lodovico il Moro quanto ha dovuto patire pa
le nude arti di Raffaele Riario cardinale di S. Giorgio. —
11 aprile 1496, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.]
Non scio se istimi havere ad fare cum putti o pure per
essere io donna se persuada menarme con queste sue belle parole:
Che ultra le cose ho facto a la Ex. V. si li dicesse tutte le angu
stie et guay me ha facto patire : li pareria fosse stato più che mar
tire per li suoi deportamenti et continue fabricatione facte contra
me, et cognosceria che segni amorevoli siano stati li suoi: non sonno
adonche state le suggestione de alcuni, che me habia mossa ad fare
intendere a la Ex." V." questi suoi modi et machinatione : ma le sue
cative opere et le iniurie et obprobrij recevuti da luy et per subornatione sua: quale si particularmente recontasse a la Ex." V." remaneria stupefacta de tanta sua iniquita et meravigliariase de la mia
grande patientia. Serria ben contenta che luy havesse usato quello
ha scripto a la Ex. V. havere facto perchè a me non haveria dato
tanti fastidii et lui seria stato reputato più grato verso la bona me
moria del Sig.' conte mio consorte: al quale luy confessa poi non
lo può negare essere tanto obbligato : ma si doppoi la morte sua ha
usato tanta ingratitudine in li modi et termini servati cum me. non
è da prenderne tanta admiratione , habiaudo cominciato cum luy
sino vivea ad pagarlo cum questa moneta de tanti beneficj como in
parte ne può havere qualche memoria la Ex." V."
650. Caterina al marchese di Mantova. — È lieta e sempre pronta a
compiacerlo in riguardo di certo Antenore, etc. — 12 aprile
1406. da Forlì. [Mautova, Arch. di Stato.]
651. Caterina a Lodovico il Moro sulle ostilità del Bentivoglio e nulle
insidie dei Venezianicontro Astorre Manfredi signore di Faenza.
— 14 aprile 1496, da Forlì. ; Milano, Arch. di Stat,).]
IH."' Princeps et Ex."" Domine Domine et pater observandissimc.
Cognosco il consiglio me da la Ex." V." in non volere pigliare exemplo
247
da altri in vindicare le iniurie me sonno state facte, anzi in volerle ri
mettere, è digno de la singulare sua sapientia et bonta, et io da epsa
lo accepto da bono et observand."" Patre et Sig." Bene voglio che
quella sia certa che se non fossi stata provocata et lacessita si
atrocemente et più de una volta haveria tollerato questo cum bona
patientia, como ho passato de molte altre : sed furor fit sepius lesa
patientia, et il monstrare ancho de non se resentire de tanti mali
et iniurie, fa prendere animo a li cativi de fare pegio, tuttavia me
forciaro per quanto poteranno li portamenti de altri, tendere piu
presto a la remissione che a la vindecta.
De le cose de Faventia non ce è altro, se non che il Consiglio
significai a V. Ex.' fu facto et in quello non fu tractato altro che
de tuore il Governo de Rocha et redurlo in Pallatio: al che il S."
Astorgio quantunque sia putto non volse consentire.
652. Lodovico il Moro a Caterina. — Contro la politica dei Fioren
tini in favore dei Faentini. — 17 aprile 1496.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
653. Lodovico il Moro a Caterina sulle sue relazioni ostili col Bentivoglio. — Procuri di rimanere in pace. — 18 aprile 1496.
[Milano, Arch. di Stato.]
654. Caterina a Lodovico il Moro. — / Martinelli di Cesena hauno
preso un castello dei Tiberti. — La contessa invia aiuto a que
sti. — 22 aprile 1496, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.]
655. Caterina a Lodovico il Moro. — Teme che i Veneziani rettifi
cando i confini col suo Stato, vogliano occupare la villa di Casomarata. — Tentano di dare la rocca di Faenza a un Vene
ziano. — 22 aprile 1496, da Forlì.
[Milano, Arch. di Stato.]
656. Caterina a Lodovico il Moro. — Esclude il sospetto che i Fio
rentini tentino novità in Faenza. — 24 aprile 1496, da Forlì.
[Milano, Arch. di Stato.]
248 DOCUMENTO 657-660.
657. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Contesa tra i Mar
tinelli ed i Tiberti di Cesena. — Caterina aiuta i Tiberti. —
26 aprile 1496. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Bologna.]
658. Caterina a Lodovico il Moro. — / Tiberti riprendono il castello
dei Martinelli. — Questi sono impiccati coi loro cagnotti. —
30 aprile 1496, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.)
Ill."' et Ex.** Domine, Domine et Pater observandissime. Per al
tre mie la Ex." V." fu advisata del movimento facto per li Marti
nelli contra li Tiberti, et presa haveano facto de un castello nomi
nato Montcghiottuno : hora per non maneliare dal debito mio, inten
dera come siando andati li Tiberti per recuperare tale castello et ha- biando havuto favore dal Il1."o Sig. Duca de Urbino et ancho da li mei
quali ce andorno como scripsi a V." Ex." habiando strecto quello loco
ghajardamente et vedendosi manehare quelli erano obsessi, il succurso li havea promesso il Sig." de Arimino, tandem veneno in deditione cum questi modi et pacti : Che tutti li forestieri erano den
tro fossino salvi, solamente de le persone loro, alcuni de li Marti
nelli che ce erano cuna circa viginti de li loro cagnetti da Cesena
se remisseno a la discretione de la Comunità sua de Cesena, sperando
in la Patria loro trovare forsi più misericordia et pieta che non
hanno facto. Perochè partiti forno quelli del pred." Signor Duca et
li mei, uno commissario mandato da dieta comunità li fece impichare tutti a li merli intorno a la Rocha, spetaculo molto horrendo.
Li figlioli de Mes." Polidoro quelli erano stati presi in dicto castello
da dicti Martinelli se habbeno salvi et illesi. Dico tutto per satisfare
al debito mio, no ho voluto dare adviso a V. Ex." a la quale devo
tamente me ricomando. Ex Forlivio die ultimo aprilis 1496.
659. Caterina al duca di Milano. — Gli spiega perchè si è mossa a
favore dei. Tiberti da Cesena. — 3 maggio 1496.
[Milano, Arch. c11 Stato, Potenze erfere, Forlì.]
660. t'uterina al duca di Ferrara. — Lo prega a far valere i diritti di
Antonio Panzavolti da Brisighella suo « homo d'arme. » —
'.S maggio 1496, da Forlì. [Modena, Arch. di Stato.}
DOCUMENTO 661-664. 249
661. Gli ambasciatori milanesi in Venezia al duca di Milano. — 9
maggio 1496. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Venezia.]
In questo rasonare lo illustrissimo principe dixe ad me
Archiepiscopo che '1 non intendeva bene la illustre contessa de Himola, et domandome quello che credeva fosse per fare dicendo non
saperse molto bene intendere con femine, al che se bene io respose
dimonstrando ch'ella se intendesse bene con l'Ex." V." non volse
però affirmarli in tutto ch'ella stasesse in voluntà d'epsa; ma ben
li dixe che la Ex." V." non li mancava per tenerla bene edificata et
disposita che credeva che ad ogni bisogno la faria quello vorria la
Ex." V." Venetijs die 9 Maij 1496.
662. Caterina al duca di Milano. — Gli chiede consiglio sul da fare
in attesa della calata dei Francesi in Italia. — 10 maggio 1496.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì ]
663. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Caterina  amica
dei Francesi per odio ai Veneziani. — 13 maggio 1496.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
Il magnifico messer Zoanne mi ha dicto essere advisato
che Achille deli Tyberti è stato fin in Franza, et che monstra es
sere conducto cum Francesi, et potria essere che habi praticato forse
qualche cosa in nome dela Contessa. Non so quello me ne deba cre
dere. Ben dico alla Ex.' V.' che quando fuy dalla Contessa in que
sto inverno, quando mi mandò al dimandare per casone di quello
castello che li fu levato col brazo dela Ill."" Signoria, li udì dire
che se '1 re di Franza ritornaria in Italia, la se li faria schiava per
vindicarse de quello li haviva facto quello proveditore di Rhavenna...
Ex Bononia xm Maij 1496.
664. Il duca di Milano al suo oratore in Venezia. — Sa che Cate
rina vuole accordarsi coi Francesi. — Manda un suo oratore
risiedere presso di lei e distoglierla da questa idea. — 23 mag
gio 1496.
[Milano. Arch. di Stato, Potenze estere, Venezia.]
250 DOCUMENTO (565-669.
665. Giovanni de' Medici a Caterina. — Ha assoldato alcuni uomini
d'arme. — 25 maggio 1496, da Firenze.
[Firenze. Arcli. di Stato, Med. a Pr.]
666. Catarina al duca di Milano. — Si rimette al consiglio datole
di temporeggiare senza impegnarsi con alcuna potenza. — 28
maggio 1496. [Milano, Aron, di Stato, Poterne estere, Forlì.]
667. Guido Antonio Arcimboldi al duca di Milano. — Gli trasmette
In preghiera di scrivere a Caterina di stare in buoni termini
coi Malatesta. — Si teme che essa voglia togliere Cesena al
papa. — 30 maggio 1496.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Venezia.]
668. Ascanio Maria Sforza al duca di Milano. — // papa fa scri
vere a Caterina che si stacchi dai Francesi. — 31 maggio 1496.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Roma.]
Nostro Signore inteso quanto la Ex." V." mi ha scripto dele
pratiche aliene dal debito quale se intende che tene la Contessa de
Himola cum Francesi, ne ha recevuto molestia et dicto che non
mancharà de pensare et fare quelle opere quale li parerano espe
diente per advertire la Contessa ad reconoscere lo officio suo et
alienarsi dale cose pernitiose
Rome ultimo maij 1496.
669. Lodovico il Moro alla contessa d'Imola. — Non lui avuta alcuna
risposta da lei sulle alleanze che voleva stringere, ma ha inteso
che essa tiene un suo messo a Firenze per allearsi con quei si
gnori « la qual cosa benché fusse tractata secretamente non
« è però che non la si intenda.... Consideri bene quello che
« la fa per non metere a periculo questo Stato parendo a
<• noi che in questo non li sii alcun suo beneficio. » — 2 giu-
« gno 1496, da Milano. [Milano, Arch. rti Stato.]
251
670. Lodovico il Moro alla contessa d'Imola. — Rassicurato sulle sue
pratiche coi Fiorentini, si rallegra che non abbia fatto alleanza
con alcuno. — 6 giugno 1496, da Milano.
[Milano, Arch. di Stato.]
671. Caterina a Lodovico il Moro. — Nega di aver fatto alleanza
coi Fiorentini. — 7 giugno 1496. [Milano. Arch. di Stato.]
672. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Una figlia del Bentivoglio, sposa di Ottaviano Riario si fa monaca. — 11 giu
gno 1496. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere , Roma.]
Per questa mia facio intendere alla Ex.* V." come la flola
ultima 1 del magnifico messer Zoanne, promessa in matrimonio al
Signore Ottaviano fiolo dela Contessa, per essere stata alcuni mesi
nel monastero de Montechristo, dove è monicha un' altra sua so
rella, finalmente si è convertita anchora epsa, et ha preso l'ordine
de quelle sore contra quasi la volontà de tutti l' altri soy
Bononie die xi Iunij 1496.
673. Caterina a Lodovico il Moro. — Noti ha mai pensalo ad allearsi
coi Fiorentini. — Lo prega di provvedere ad Ottaviano suo fi
gliuolo. — 16 giugno 1496, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato.]
674. Caterina al tinca di Ferrara sopra una chiavica fatta dal sito
fattore e rotta dagli uomini della Massa venuti a mano armata.
— Chiede giustizia. — 22 giugno 1496, Forlì.
| Modena, Arch. di Stato.]
675. Caterina a Lodovico il Moro. — Lo ringrazia delle premure die
ha per Ottaviano e delle notizie politiche. — Sopra un suo faiI Isotta promessa ad Ottaviano Riario, entrò nel monastero del Corpo di Cripto. ìLjtta , Famiglia Benlivoglio, tav. V.) — Forse la rottura di questo matrimonio fu causa delle susseguite ostilità fra le due rase.
252 DOCUMENTO 675.
tore d' Imola fuggito a Bologna che si rifiutava a darle i conti.
— 27 giugno 1496. [Milano, Arco, di Stato.]
Il1."* Princeps et Dom.' Dom." et pater observ."" Le lettere de la Ex.J V." novamente me sonno state gratissime
et de singular consolatione et jocundita, si per havere cognosciuto
la optima dispositione sua in volere operare, che il S." Octaviano mio
figliolo habia qualche condecente condictione : circa il che non dirro
altro, se non che quanto magiore beneficio ne (potera) (sic) farra se
potera tanto piu valere di noi in ogni sua occurentia et designo : si
ancho per la participatione me ha facto de le nove d'hispania et de
Alamania, dele quale non poteria havere havuto magiore piacere:
cognoscendo che da li prosperi et felici successi de la S."* Liga '
dependo la salute de tutta Italia, de la quale non posso se non et
per universale et per particulare interesse esserne desiderosa: cosi
pregno Idio ne li facia a la giornata magiormente prosperare : ringratiando la Ex." V." do tale, communicatione : quale ponero cum
li altri non vulgari oblighi ho cum epsa.
Bisogna che in tutte le mie occorrentie o grande o pichole siano
che io habia ricorso a la Ex." V." per non havere in chi habia spe
ranza, se non in epsa: uno Zanfrancesco de Ser Carlo da Castelbologneso: quale se ora de bassa condicione, siando stato multi anni
exsercitato da la bona memoria del S." Conte mio Consorte in administi are como factore le cose sue : fu ancho doppoi la morte sua
continuato in tale administratione : dove siando stato qualche anni
et volendo io fare revedere li conti suoi, se ne fugi et redusese a
Bologna: monstrando farlo per paura havesse de M. Iacomo, 2 et
non per pocha voglia havea de renderne lo debito conto del mio :
che siando et habiando facto cum nui il valescente de tutto
quello ha: che è però de parechi migliara de ducati, può istimare
V. Ex.* como ne habia tractato. Ma perche me ritorna et per luy
et ancho per multi altri cum chi ho havuto a fare ad grandissimo
prejudicio il non potere havere da lui tali conti et habiandolo facto
più volte richiedere me li voglia dare, non me è valse per parerli
forai havere qualche favore dal M.'° M.' Iohanni Bentivogli : Per tanto
desiderando io ultimare una volta li conti mei et cum luy et cum
altri: Pregho la Ex.' V." se degni scrivere al M. Tranchedino ora
tore suo in Bologna che voglia mandare per luy et exhortarlo ad
renderme bono conto de tutto quello ha manogiato del mio : che
quando lo voglia fare da se, como doveria, farra il debito suo : quando
1 Tra li papa, ì Veneziani, Massimiliano Imperatore, Ferdinando ed Isabella di Spagna e Lodovico II Moro contro Carlo Vili di Francia. 2 Giacomo Feo, amante « secondo marito di Caterina.
DOCUMENTO 675-680. 25:1
che non : che epso Tranchedino operi dove et secondo li parera op
portuno: chel sia astrecto ad rendermi conto de tale administratione: che ex nunc serro contenta siano veduti exammati et saldi
per nomini integri, che se intendano de conti et a le parte non habiano ad essere suspecti, perche mia intentione non è volere se non le cose raxionevole et iuste, et de quanto farra degnesi la E.a Vo
stra farmelo intendere per sue lettere. Me ri comando a quella.
Ex Forlivio die 27 Iunii 1496.
676. Lodovico il Moro alla contessa d'Imola. — La dissuade dallo
allearsi coi Fiorentini. — Le manda « i sommari » delle noti
zie di Spagna e di Alemagna perchè leggendoli essa intenda i
prosperi successi della Serenissima Lega. — 28 giugno 1496,
da Milano. [Milano, Aroh. di Stato.;
677. Giovanni dei Medici a Caterina. — Voci sulla calata di Car
lo Vlll. — 6 luglio 1496, da Firenze.
[Firenze, Arch. di Stato.]
678. Francesco Tranchedini a Caterina. — Il fattore  — 11 settembre
1498, da Forlì. [Firenze, Arch. di SUto.J
859. Frate Lauro (o Lorenzo) Bossi 1 al duca di Milano. — Morto Gio
vanni dei Medici, i Veneziani tentano spaventare Caterina. —
Bisogna confortarla e mandarle qualcuno. — 11 settembre
1498, da Bologna. [Milano, Arch. di Stato.)
860. Giovanili de Castronovo a F. Fortunati — Gli ha scritto una
lettera dettata dalla contessa che sta sema febbre. — 12 settem
bre 1498, dalla rocca di Porli.
[Firenze, Arch. di Stato, Mtd. a Pr.]
861. Caterina a . . . . — Si lamenta de' pericoli in cui si trova. —
Supplica non le siano richiamate le milizie milanesi. — 14 set
tembre 1498, « ex terris nostris. »
[Ravenna, Arch. Pasolini. — Riprodotto nel testo in zincotlpia.]
862. Gaspare Sanseverino al duca di Milano. — Caterina è andata
a trovare Giovanni de'Medici. — 15 settembre 1498.
[Milano, Arch. di Stalo, Mllitnre, Guerre.]
....Arivuto che fui ad Forlì cum le gentedarme et smontato da ca
vallo, atrovai questa 111."" Madona volerse partire de 11, facendome
intendere volere andare ad uno certo suo castello in montagna longi
1 Questo è quel BosbI ool quale Caterina trainò poi una fuga quando essa era in Castel Sant'Angelo prigioniera.
DOCUMENTO 862-866. 311
sei miglia per mutare uno poco di aiere, per havere hauto alcuni parosismi de tebre. Pure per quanto per bona via me fu fatto intendere
secretamente, se ne andò adli bagni ad trovare Zohanne di Medizi
per havere inteso epso essere agrevato....
....lei per essere dona non sta senza grande paura dele cose sue,
maximamente essendo concluse le cose de Favenza cum Venetiani :
da l'altro canto questi suoi populi sono tanto malcontenti contra de
epsa che è una cosa terribile, et non so quello debia dire.... Cotignole
15 Septembris 1498.
863. Gio. de Castronuovo a F. Fortunati. — Vuol notizie della con
tessa. — Ha sulle spalle il difficile governo della rocca e degli
uomini d'arme, ecc. — « Ma penso portare da paladino » per
la salvezza della sua signora, che spera di sapere sana, etc. —
15 settembre 1498, dalla rocca di Forlì.
[Firenze, Arch. di Stato.]
864. Caterina a Lodovico il Moro. — Ringrazia di altri 100 uomini
inviati « et quando a me non sieno necessarii io serò sempre
« contenta vadano in servicii dei S."' Fiorentini. » — Cose
di Faenza. — Quella notte a Ravenna i fornai avevano avuto
ordine di far pane a furia ed erano stati ordinati i carri per
portar via le artiglierie veneziane. Teme non riesca loro qual
che colpo. — 16 settembre 1498. [Milano, Arch. di Stato.]
865. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — È morto Gio
vanni de'Medici. — 16 settembre 1498.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
866. Caterina a Lodovico il Moro. — «Questi Venetiani hanno pure
« deliberato fare ogni conato per andare a danni dello Stato
« della Rep. Fiorentina e per remettere Piero in casa. » —
Si meraviglia del Bentivoglio che aveva osato « uccellare » il
duca di Milano nella faccenda di Faenza. — Movimenti della
milizia veneta. — Nuove quistioni private con Domenico « Ritio » a Savona. — 17 settembre 1498, da Forlì.
[Milano, Arch. di Stato.]
1312 DOCUMENTO 867-868.
867. Frate Lorenzo Bossi a Lodovico il Moro. — Morte di Giovanni
de' Medici. — 17 settembre 1498. [Mil»no, Arch. di Stato.]
Ill."° et Ex."" Signor mio. Essendome io fermato qua per qualchi
giorni per riposarmi et guarirme de li pedi, me è sopragionto la morte del M.co Iohanne de Medici, la quale tanto più me dole quanto
che ero certissimo che in ogni mio extremo bixogno may me serebe
manchato: poi sono cavalcati et Iuliano et M.' Haniballe et vanno
quasi certi de la Victoria, et la ordinaria arrogantia de chi va a tale
imprese. Et per essere io contumace a questi de Medici cioè a Piero
et a li altri, ho electo di fermarme ancor per qualchi dì più per più mia securtà. Ne adviso la Ex."" S.ria V.' acio che quella sapia dove io
sia, per poterse servir di me in ogni loco dove a quella piacera. Con
forto a la Ex."' Sig.' V." subito expedire qualchuno a quella Madonna
de Forlì, perchè sera periculoso che ella non vacilli, non havendo chi
la tenghi dritta, et so quello che dico.
Ho inteso che questi oratori de Veneti che sono qua dopoy che
è venuta questa nova, hano deliberato domandare il passo a M." de
Forlì, et se ragunano in Faventia tuti, solo per spaventarla et già
dicono volerli protestar contra quando ley non ly dia il passo. Sera
iterum periculoso chella non gli lo concedi, et il judicio et forse con
siglo di M.' Ioh. Bentivoglio è che per necessita ella gli lo debba
dare, il quale fa etiam il giocho di Piero corto vinto, non ritrovandose Lorenzo in Firenze et Io. morto et M.' Guido Antonio et Ber
nardo fuori. Il che ad ogni modo fa asay a potere molto turbare Ma
donna in questi principii. Scrivo molto confuso a la Ex."' Sig." V." por
il mortale dolore de Ioh. morto et per il desiderio dogni felicita de la
Ex."* Sig." V." a la quale di continuo me racomando. Bononie xvii
Septembris 1498.
Servitor opt.'
Fr. Laurentius Bossius.
868. Caterina a Lodovico il Moro. — Pericoli da ogni parte in-
« grossando questa gente come veniranno ad ingrossare, se-
« ranno apte a fare tutto quello vogliono in questa Romagna
« non se li providendo gagliardamente e cum celerità. Qui
« sono in tutto de la E. V. cinquanta nomini d'arme do quelli
« Cento primi forno deputati. De li altri Cento quella scripso
« bavere ordinati non c' è ne anco uno cavallo, ne scio quando
« co saranno. Advertisca la E. V. como il non havere man- e dato al tempo li Duecento uomini d'arme li scripsi a prin-
« cipio, sono stati casone de farce perdere Faventia. Cosi ora,
« il provvedere tardo a tanto bisogno non lasci pigliare ad
DOCUMENTO 868*71. 313
« altri tale pede che poi non se li possa obviare. L' amore
« grande me fa parlare liberamente cum la Ex. V. » — 18
settembre 1498, da Forlì. [Milano, Aron, di Stato.]
869. Leonardo Strozzi a F. Fortunati piovano di Cascina. « Piovano
« mio dolce. » — Gli chiede come regolarsi sui cavalli e muli
ordinati già dalla contessa in Spagna. — Caterina vedova li
vorrà ancora? — 19 ottobre 1498, da Firenze.
[Firenze, Aron, di Stato, Me,ì. a Pr., filza 69, c. 22.]
870. Lettera a Caterina. — Aneddoti sulle cose di Faenza. — Super
bia del Provveditore veneto che non è accostato mai da alcun
cittadino. — 20 settembre 1498. [Milano, Aron, di Stato.]
Ill."" Madonna. Eri matina venne in Rocha el Proveditor e do
mando al Castellano uno allogiamento che disse glie lavea promisso
per Io. Paulo Manfrono: el quale era alloggiato in uno loco che glie
steva cum gran suspecto, per rispecto de la Ill."" S." V." donde el
Castellano glie respose che lui non li havea mai promisso tale allo
giamento : el Proveditore cominzio a turbarse, similiter el Castellano
incominzo ancho lui a curzarse, in modo il Proveditore biastimò Dio
et la Vergine Maria e partesse turbato, in modo el castellano ha dicto che è disposto a non volere più parlarne per cosa alcuna a dicto
Proveditore, e non se confida dicto Castellano per cosa alcuna e or
dinare le guardo bone et molte altre provisione, et credo che in
breve se vira con loro a qualche cosa non sera bone, et questo è per
li desordini de quelli stradiotti e soldati i quali sonno venuti già a
noglia (noia) a tutto questo populo. El Proveditore sta in Pallatio
non glie va homo de questa terra: et quando va fuora solamente
cum li suoi et non persona de questa terra, le cose stanno cosi : di
cono volere cavalchare a la venuta de M.' Hannibal, al quale glie
andato in contra circa 70 stradiotti e certi hominidarme, perche se
dice che a Imola gliè il contrasto che non voleno che passano, altro
non habiamo et quando altro accadera ne sera advisata la V. Ill.""
S," a la quale di continuo me ricomando.
Faventie die 20 septembris 1498.
871. Caterina e Gaspare Sanseverino (Fracasso) a Lodovico il Moro.
(«Cito cito cito»). — Sulle provisioni necessarie per difen
B14 DOCUMENTO 871-877.
dersi tra i vari pericoli che minacciavano gli Stati di Cate
rina. — 20 settembre 1498, da Forlì.[Milano, Arch. di Stato.]
872. Relazione ai Fiorentini dei provvedimenti presi da Caterina e
dal Fracasso. Si esortano a secondare i loro sforzi. « Poiché
« lo 111.°'° Signore Duca nostro ne vene de bone gambe, vo- • gliano non mancare ad sè stessi.... che vincendose qui si
« può dire avere vinto per tutto, etc. » — 20 settembre 1498,
ila Forlì. [Milano, Arch. di Stato,]
873. Caterina a Lodovico il Moro. — Novità di Romagna. — Mosse
delle milizie. — / Faentini diffidano dei Veneziani. — Il duca
dovrebbe accorrere in loro soccorso e cosi guadagnare Faenza, ecc.
— 20 settembre 1498, da Forlì. [Milano, Arch. di StatoJ
874. Leonardo Strozzi al piovano di Cascina. — / Dieci di Libertà
instano perchè madonna Caterina « riscaldi la Ex." del duca, »
perchè mandi gente armata. — 20 settembre 1498, da Firenze.
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr., f. 69, n. 23.]
875. Lorenzo Strozzi a F. Fortunati. — Crede che Lorenzo de'Medici cu
rerà le cose di Caterina, ma è riflessivo, quindi lento al risolvere.
— Funerali fatti a Gio. de'Medici. — 20 settembre 1498.
[Firenze, Arch. di Stato. Med. a. Pr.]
876. Lettera di ignoto ad ignoto che si vede di parte veneta.. « Spectabilis vir Cognate Carissime. » Sulle mosse delle milizie in
Romagna. — 21 settembre 1498. [Milano, Arch. di Stato.]
877. Simone Ridolfi commissario generale di Romagna a F. Fortu
nati canonico di S. Lorenzo e piovano di Cascina. — Fa
quanto richiedono le circostanzi-. — « Dal canto mio non si
« resta d'instare e fare quelle provvisioni a me possibili, nè
« mai trovo requie ne riposo in me perchè le cosse non vanno « secondo vorrei. • Verranno molte forze « secondo li bisogni
DOCUMENTO 877-881. 315
« come intenderete da la Ex. di Madonna alla quale ho facto
« intendere il tutto, che ne ho avuto gran consolatione, etc. »
— 21 settembre 1498, da Marradi.
[Firenze, ArcU. di Stato. Med. a Pr., f. 70, n. 2J
878. Caterina e il Fracasso a Lodovico il Moro, (t Cito cito »). —
Grandi apparecchi militari. — Mandi tosto a Imola il conte
di Caiazzo con 200 uomini d'arme e con quanti più provin
ciali può. — « Dal canto nostro de qua non se manca ad l'are
« tute le provisioni si possejno et (con) Jo. Gaspare (Fracasso)
« domatina andarò alla volta de Marate che è uno passo de
« Fiorentini in detta Valdelamone per vedere el paese e per
« far fortificare li passi dove me parerà necessario, si per
« confirmare li animi di quelli homeni, si anche perchè altri
« intendano che dal canto nostro non se dorme. » — Spedisce
messi in più luoghi — « non dubitamo de non consequire cum el
« favore de questi Stati, honorevole Victoria la quale consi-
« ste in la celerità de le provisione, etc. » — 21 settem
bre 1498, da Forlì. [Milano, Arch. di Stato. |
879. Caterina e il Fracasso a Lodovico il Moro. — / nemici sono
forti di 1100 uomini d'arme e più « se le provisioni nostre
« non sono preste e gagliarde.... faranno ogni cosa vogliono. »
— Solleciti la venuta del conte di Caiazzo. — 22 settembre
1498, da Forlì. [Sfilano, Aivli di Stato. |
880. Caterina al duca di Milano. — Lo prega di aiuto contro il duca
di Urbino e contro i Veneziani. — 23 settembre 1498.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
881. Caterina a Lodovico il Moro. — Le sue previsioni sonosi avve
rate. — Le armi veneziane cuoprono la Romagna. — Essa,
perchè donna, non fu creduta ! — 24 settembre 1498.
[Milano, Ardi, di Stato ]
La Ex. V. per le mie de heri intese del venire del Duca de Ur
bino, et corno li inimici haveano preso il Borgo di Maradi passo im
portante in la Valle de Lamone: Per non mancare dal d'obito mio
Sili DOCUMENTO 881-884.
adviso quella corno questa matina il predecto Duca è venuto suso il
Savio a li confini de Cervia et de Ravenna et dornatina serà suso il
Fiume de Faventia : A Ravenna sonno arrivate quattro barche car
ene de Artellaria grosse et altre munitione et li si expectano tre
cento Cavalleggieri domani di sera. Loro ogni di ingrossano, et fanno
de grandissime et ghagliarde provisione, et dal canto nostro io sino
qui non vedo cosa al bisogno. Mi rencresce non essere stata creduta
et che quello ho dicto sia stato tolto, come da donna et timorosa.
Ma la Ex. V. cognoscera che io havevo dicto il vero, et bora non
li voglio tacere, che si non se fanno altre provisione et non se mandi
più Gente de quelle sonno ordinate et cum celerità, vedo manifesta
mente sonno per fare quello vogliono, poiché non si cercha alta
mente obstare ali conati loro. Ad che bisognarà altro che parole:
Passano per la Valle de Lamone, et tuttavia ingrossano et lassano
ancho a Ravenna tal presidio che quando altri li volessino sequitare
li possa essere alle spalle. La Ex. V. è sapientissima et meglio in
tende il bisogno che mi : facia quanto li pare una volta, non voglio
mancare dal obbligo ho cum epsa. A la quale humilissime mi reccomando.
Forlivii 24 septembre 1498.
882. Piero degli Alberti a F. Fortunati. — Ha mandato Anton Giacomini a levare il Fracasso, eie. — Notevoli espressioni di af
fettuosa devozione per Caterina. — 25 settembre 1498, da
Firenze. [Firenze, Arch. di Stato.]
883. Lodovico il Moro alta contessa d'Imola ed a Gaspare Sanseverino (Fracasso.) — Ha scritto al conte di Caiazzo che vada a Imola
« et così vuy et epso Conte ve havemo ellecti per nostri Capi-
« tanei generali in quelle parti, sapendo che essendo de la
« virtù et sufficienza che siete, il tutto reuscirà bene. » —
25 settembre 1498, da Milano. [.Milano, Arch. di Stato.]
884. Leonardo Strozzi a Caterina. — Le manda 2000 fiorini d'oro
j>er parte dei Fiorentini perchè li spenda come le pare e piace.
— Se spenderà di più verni rimborsata. — 25 sottombre 1 198,
da Firenze. [Firenze. Arch. di Stato.]
DOCUMENTO 885-886. 317
885. Caterina a Lodovico il Moro. — Come essa abbia risposto alle
offerte degli Orsini alleati dei Veneziani. — 25 settembre 1498.
[Milano, Aron, di Stato.]
Ill."" ac Ex."" Domine Domine et pater observandissime.
Questi Signori Ursini, quali se ritrovano essere qui cum Piero di
Medici me hanno mandato uno homo darme suo gia allevo nostro,
ad accordare prima l'amicitia et benivolentia antica è stata fra noi,
dopoi a chiarirme la totale deliberatione de Venetiani al remettere
Piero in Casa : cum advertirme de non mi volere tirare qualche ruina
a le spalle, siando questo exercito grosso qua vicino et siando per
essere ogni di più potente, cum offerirme quando io volesse piu una
cosa che unaltra, li bastaria lanimo essere bon megii a farmi con
seguire ogni mio desiderio. Li ho resposto rengratiandoli prima de
le amorevole demonstratione usavano verso me, il che recognosceva
procedere da la affectione me portavano et da la memoria serva
vano de li beneficii receputi per casa "Orsina dal Ill."" Signore Conte
mio consorte.
Del remettere Piero in casa che volesse fare Venetiani, io non
ne havea ad fare cosa alcuna: et se il Sig." mio nolo era a li ser
vici da la Ex." Republica Fiorentina, li era como soldato et in que
sto faceva il debito et officio suo, ne de altro se intrometteva, et
se io facea o fosse per fare cosa alcuna a satisfacione de la Exce1."
V.', questo era per lobligo tengo cum quella: per la quale era per
exponere non solamente le faculta, ma li stati et vita propria: non
dubitando quando anche me volessino nocere, seria et aiutata et defensata da la Exce1.' V."
Quanto a le offerte loro che io non havea bisogno nè voleva cosa
alcuna. Dicendoli che me reccomendasse et offerisse a le loro Sig."'
Ho voluto per non mancare dal debito mio dare adviso del tutto a
la Ex.' V." A la quale non me occorre dire altro: se non rccordarli
le provisione preste et gagliarde. Che cosi recercha el bisogno. Ricommandome a la Ex." V." Que felicissime Valeat.
Forlivij 25 septembris 1498.
886. Antonio Giacomini a Caterina Sforza. — È giunto quella sera.
— Sapute dal Corbizo le intenzioni della contessa e del Fra
casso, va a Rocca San Casciano per raccogliere più armati che
può e poi verrà a lei. ' — 26 settembre 1498, da Castrocaro.
[Ravenna. Arch. Pasolini.]
' Antonio Giacomini fu nno del più celebri capitoni della repubblica fiorentina noi hocoIo XV. Jacopo Nardi ne scrisse la vita. Nacque a Flronze nel 1453 o mori nel 1M7.
318 DOCUMENTO 887-888.
887. Taddeo Vimercati' al duca di Milano. — La Siffnoria ha man
dato 2000 ducati a Caterina per scrivere fanti. — 26 settem
bre 1498. [Milano, Arch. di Stato. Potenze estere» Firenze.]
888. Caterina a Lodovico il Moro. — Il Fracasso non vuole andare in
aiuto dei Fioren tini — Essa fa il possibile per compiacerlo, per
abbonirlo, ma invano. — Quistioni c bestemmie. — 26 settem
bre 1498. [Milano, Arch. di Stato.]
Illustriss."' ac Excellentiss."' Domine Domine et pater observandissime.
Quando comenciorno le suspitione in queste parte, siando man
dato gente dai Veuetiani a Ravenna per disturbare le cose nostre :
pregai la Ex. V. volesse essere contenta de mandarne ducento no
mini darme per seeureza de li stati nostri, et per il bisogno de que
sta Romagna: Piaque a quella de mandare il Signore Fracasso: de
la venuta del quale hebbi singular piacere : parendome et cum lumbra de la Ex. V. et cum la reputatione do la persona sua che le
cose non potessino se non passare al proposito commune: et la Ex.*
V." scià quando la prima volta se ne parti qualmente me ne dolsi :
Me sum forciata lionorarlo et accarezzarlo cum fare dal canto mio
tutto quello mi è stato possibile et per reverentia de la Ex. V. et
anclie per demonstrare quanto mi fosse grato lo essere suo qua. Non
ho mai potuto fare tanto che li habia possuto satisfare. Il che non
scio istimare unde possa procedere: sonno occorsi da alcuni giorni
in qua per le provisione da fare in questi casi de Signori Fiorentini
qualchi rasonamenti in li quali sua signoria ha ditticultato landare
al succorso de le cose loro: et benché io in zio me ne sia sempre
remesso al parere suo : Tuttavia lui a le volte se ne è alterato non
altrimente che se io fosse quella glie lo volesse mandare. Hogi siando
In Firenze vi è una strada intitolata al suo nome. Il Giacoiuini è lodato dal Machia velli nel decennale secondo. (Opere di Nicolò Machiavelli, Milano, Silvestri , 1820, voi. V., p. 342, terzina IX.) Fu capo degli eserciti fiorentini, e come tale sconfisse Bartolomeo da Alviano che voleva sottrarre Pisa, dalla Signoria di Firenze. (Machia velli, voi. VII, p. 184.) Il Machiavelli (Opere, II, 472), da la biografia di questo illustro fiorentino, e
lo dice uomo di gran senno, di gran valore e di fraudi virtù, e soggiunge: u le quali
" sue qualità fecero in breve tempo che 11 popolo di Firenze non credeva sotto altro * governo potere o espugnare i nemici, o difendersi da quelli: ne veruna cosa forte, * animosa o pericolosa era conceduta ad altri che a lui, nò altri più volentieri l'ac- * cettava. D'onde non solo crobb*1 il suo nomo in Firenze, ma In fotta Toscana; e cosi " Antonio, incognito prima ed oscuro, acquistò riputazione in quella città, dove " tutti gli altri chiari e riputati cittadini l' avevano perduta. „
1 Ambasciatore del duca di Milano a Firenze.
DOCUMENTO 888-890. 310
venuto a me S." Sig."" cum Messer Joanni da Casale et Sigismondo
Campegio Capitaneo di Balestrieri del Signore Marcheso, et rasonando
do certo allogiamento de alcuni soldati et de biave per il bisogno,
intrò da se in nova disputatione del suo andare et non andare al
subsidio de le cose de predicti Signori, et siandoli per me resposto
che ne facesse il suo parere: che sciapeva le commissione havea da
la Ex. V. e che io non era quella li volesse dire del andare ne del
stare, se persevero poi in lo rasonamento de le biave et alogiamenti de questi soldati: et de alcune querele erano state facto che
non se verificavano por la parte de li soldati : quali havevano alle
gato essere stati morti dui loro saccomanni: et non se trovava li
fosse pure stato dicto una parola : Dicendo mi che mi meravigliava
che alcune cose dicevano: et che già ce erano stato molte piu gente
de la Ex. V. che queste : et non se erano sentiti questi lamenti : adimandandome quando era stato questo : et siandoli replicato per me
al tempo che ce fu Zampiero del Bergamino, et il Conte Borello:
Comenzò a biastemare la Vergine Maria e maledire San^Piero: cum
dire che io lo voleva equiperare a dui Poltroni ed Imbriaghi: Li re
plicai non parlare de la persona sua; ma solum che diceva a quelle
tempo essere stato più numero de soldati : se ne parti alterato et
scruciato : cum demonstrare de volerse andare cum Dio. De la quale
cosa como me ne possa retrovare satisfacta: per videre quello che
in uno bisogno se po sperare, lo lassaro considerare ala Ex. V. Ala
quale ho voluto significare tale caso si per non mancare del debito
mio in notificarli quanto occorre : si anco perchè si altri forsi li havesse scripto do zio cosa alcuna, intonda la verità.
Me roccomando alla Excellenza Vostra di continuo.
Forlivij 26 septembris 1498.
889. Caterina a Lodovico il Moro. — Lo ringrazia deqli aiuti promessi.
Mandi a Imola " cum omni possibile celerità il conto di Ca-
« iaza un' hora veramente importa mille. » — 26 settem
bre 1498, da Forlì. (Milano, Arch. di Stato.]
890. Caterina a Lodovico il Moro. — Il Giacomini mandato da Firenze
per condurre il Fracasso a Modigliana, è giunto. — Fu disgu
stato del capo dei balestrieri del marchese di Mantova perchè
non volle cavalcare dicendo volere aspettare lettere del padrone.
— 27 settembre 1498. (Milano, Arch. d1 Stato.]
320 DOCUMENTO 891-896.
891. Caterina a Lodovico U Moro. — Movimenti militari, apparecchi,
offese, minaccie. — Voci varie di possibili novità. — 28 set
tembre 1498. [Milano, Aroh. di Stato.]
892. Il Fracasso a Lodovico il Moro. (« Cito, cito ») — « Hogi dopo
« desenare me parto de qua insieme col commissario Fioren-
« tino, M. Andrea de Pazi et Zoane da Casale » per andare
a Modigliana. — Venga il conte di Caiazzo a Imola con le sue
genti. — Allora « sono certo che costoro tenirano la briglia c in mane, etc. • — 29 settembre 1498.
[Milano, Arch. di Stato.]
893. Caterina a Lodovico il Moro. — Il Fracasso è partito per Modigitana. — Il capo de' balestrieri del marchese di Mantova non
ha voluto seguirlo, e fa intendere che il marchese è scontento del
duca « per non essere pagato. » Provveda per valersi anche di lui in questi tempi c quali non sono da voler vedere nè cono-
« scere ogni cosa, ma reservarle a più comodità » perchè i ne
mici potrebbero tirarlo a se. « Parlo liberamente cum la Ex. V.
« per il singulare amore che li porto, etc. » — 29 settembre
1498, da Forlì. [Milano, Arch. ili Stato.l
894. Caterina al duca di Milano. — Minaccie dei Veneziani. — « ...il
« movere artellarie grosse corno fanno quale se ha ad isti-
« mare se possano condurre per le Alpe, domonstra che om-
« ninamonto designano in questa parte qualche altra cosa. » —
30 settembre 1498. [Milano, Arch. di Stato.l
895. Caterina al duca di Milano. — Essendo presenti i capitani
fratelli Sanseverìni, Insederà a loro la cura di informarlo di
quanto accade. — 2 ottobre 1498.
[Milano, Aroh. di Stato, Potenti elitre, Forlì.)
896. Caterina a G. F. Sanseverino conte di Caiazzo. — Ricognizione
militare spedita da lei al passo di Belfiore. — B ottobre 1498.
[Milano, Arch. di Stato.]
111." Domine affinis et tamquam frater hftnorandissime.
Questa nocte passata habiando spie et advisi de diversi loci corno
DOCUMENTO 896-900. 321
de Ravenna erano usciti multi cavalli et che venivano successive
drieto il fiume nostro del Roncho, et dopoi como passavano tra li
confini nostri et quelli de Bertinoro et andavano per la via de Maiano nostra villa verso Meldula, feci montare a cavallo il Bologneso
cum questi cavalli leggieri et tutti questi hominidarme armati legieri et li mandai accortamente verso quello camino a li confini no
tori a uno loco chiamato Belfiore fortissimo passo, aciochè nel tor
nare adrieto havessino ad fare conto cum noi et perche dubitava non
adassino (andassino) a Chiazolo dove pareva havessino qualche intelligentia : pertanto ancora che ne havessino facto attento il Conte Ni
colo da Bagno, per scuprire magiormente questa cavalcata, feci trahere alcuni colpi de bombarda, acioche per li contrassegni habiamo qua
intorno la brigata stesse tanto sveghia (sveglia) : li mandai anco per
sone battando quali li havessino ad levare il rumore drieto, acioche
tanto più facilmente se li interrumpesse li disegni. Per ancora non
intendo altro se non che la cavalcata è pure stata grossa, di che
tutto ho voluto dare nptitia a la Ex." V.' que bene valeat.
Forlivj 5 octobris 1498.
897. Caterina al duca di Milano. — Sui casi della gueira. — 7 ot
tobre 1498. [Milano, Aron, di Stato, Potérne estere, Forlì.]
898. Andrea de'Pazzi commissario generale a F. Fortunati piovano
di Cascina. — Apra puie tutte le lettere sue. — Passò la notte in
arme. — Ha atterrata la casa di quel Tabomcllo che condusse
la cavalcata, etc. — 8 ottobre 1498, da Galeata.
[Firenze, Aron, di Stato.]
899. Simone Ridolfi commissario e governatore generale a F. Fortu
nati. — Scrisse più volte alla contessa e non ebbe risposta. —
Gli manda varie lettere da distribuire. — Lo raccomandi alla
contessa. — 8 ottobre 1498, da Imola.[Firenze, Arch. di Stato.]
900. Caterina a Lodovico il Moro. — Oli trasmette un avviso ricevuto
da « Polidoro Philiberto » di Cesena sulle macchinazioni dei
Veneziani. — 8 ottobre 1498, da Forlì.
[Milano, Arch. di Stato.]
r/.
DOCUMENTO 901.
901. Caterina a Lodovico il Moro. — Il marchese di Mantova ha defezio
nato ed è passato ai Veneziani. — / fratelli Sanseverino (Fra
casso ed il conte di Caiazzo) discordi fra loro, nulla fanno. —
/ Veneziani mirano ad insignorirsi di tutta Italia. — Parla
ardita al duca perchè di animo sincero. — 8 ottobre 1498.
(Milano, Arch. di Stato.]
Ill."* ac Ex."* Domine Domine et pater observandissime.
Questa matina il Bologneso Capo dei Balestrieri del S." Marcheso
de Mantua erano qui, si è partito cum la Compagnia sua insalutato
hospite, sencia fare motto ad alcuno, et benchè quando havosse voluto
li haveria potuto fare dispiacere, tuttavia non mi è parso darli noglia
(tioia), ma lassarlo andare al suo camino : si è adricto alla volta
de Ravenna et ha dicto il prefato S." Marcheso essere acconzo cum
Venetiani et fra pochi giorni doverse retrovare in Romagna a questa
impresa, che quando sequa, como è verosimile, per le rabie hanno i
Venetiani de obtinere et Pisa et remettere Piero in casa, la Ex." V."
pensi dove me retrovi et como possa stare di bona voglia, vedendo
che per havere operato quello ho facto non ho se non da expectare
ogni malo possano : che certo a parlare cum la Ex." V." liberamente
et da flola come li sum, questa conducta del marcheso a questi tempi,
non potria essere più fori de ogni proposito et duolme che lambitione d'altri habia ad essere casone de mettere le cose de Italia in
tanta ruina. No tochai a li giorni passati et de questo et de M.' Johanni Bentivoglio a la Excel1." Vostra; vedemo lo exito de uno: non
scio quello sequira de laltro. dubito non dia parole: quella veda che
una volta se ne facia resolutione, perche niente me pare piu pernitioso che de tenere la cosa in praticha: che potria poi fare de
quelle del Marchexo : di che ne resultala tanto magiore incommodo
et periculo.
La Ex.' V." havera visto como il S." Fracasso havea designato
fare la impresa de Brasighella: et qualmente per non essere stato
in accordio cum il S." Conte de Caiaza, non è reuscita , si è il bi
sogno che uno desegni una cosa, et l' altro ne voglia unaltra, lo lassaro iudicare a la Excell." Vostra. Il Conte di Caiaza è venuto tardo
et poi standose sencia fare uno minimo fructo, ne de succurrerc la
Rocha de Castinuzo (Marradi), ne de fare altra cosa, o in beneficio
nostro o in danno de li inimici, dara tale animo ad altri, che serra
fori de ogni bisogno. Cognosco chel S." Marchexo serra qui cum
ogni celerita in modo che prima serra a li danni nostri che ce pos
sano essere alcune gente de la Ex. Vostra al succorso : è necessario
che quella pensi a fare tale preste et ghagliarde provisìone, che quando
bene venga il Marchexo, se possa non solamente defendere le cose
nostre, ma etiam stare alopposito. Che altrimehte in pochi giorni se
DOCUMENTO 901-904.
fariano patroni de questa Romagna: che non bisogna expeotare che
siano qui conducti ad mandare il subsidio. Dal canto suo Venetiani
fanno ogni cosa per insignorirse de tutta Italia: si la Excel1." Vo
stra non ce provede et de gagliardo sforzo et de diversione, dubito
che le cose passaranno male : è sapientissima voglia cum la pru
denza sua singulare et cum le provisione bene et celere obviare ad
ogni periculo.
Se io parlo forsi più largamente de quello che se conveneria cum
la Excellentia Vostra : quella lo ascriva al mio animo sincero et anco
al periculo, nel quale vedo non solamente me, ma le cose commune.
Si il Marcheso venira de qua como se dice, cognosco che serrò
la prima strecta, per havere tanto più libero adito a li disegni loro;
et si il succorso ghagliardo non ci è : non scio como potro resistere :
et tanto più quanto si M.' Ioanni Bentivoglii se adherisse a la vo
glia de Venetiani, che dubito non vada dando parole, sino havera
veduto concluso le cose del Marchexo. La Ex." V." consideri il tutto
e proveda secundo il bisogno, et io spero in epsa. A la quale me ri
comando. Forlivij die 8 octobris 1498.
902. Caterina al duca di Milano. — Gli chiede gente per resistere ai
tentativi dei Veneziani « e providere per via de diversione. »
— 9 ottobre 1498. # [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
903. Caterina al duca di Milano. — / Veneziani la odiano e la mi
nacciano. — Lo persuade ad impedire che si estendano in Ro
magna. — 10 ottobre 1498. [Milano. Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....io scio seria la prima battuta: che hanno concepto grande odio
et rabie contra me, cum dire che per opera mia li è stata impedita
la victoria, et me fanno grandissime minacie, ot non dubito fariano
li facti ogni volta non se li obviasse.
....A Ravenna ogni giorno fanno fanti et fanno artellaria da Venetia, che arguisse non siano per intermettere così presto questa
impresa, in la quale è forcia ad uscire del generale, non volendo
se faciano magiori in questa Romagna, de quello siano, che ne hanno
troppo....
904. Caterina a Lorenzo de'Medici suo cognato ' sugli eventi della guer
ra. Bisogna assicurare le vallate dell'Appennino e ridurre i nemici
1 Era fratello di Giovanni de' Medici terzo marito di Caterina.
324 DOCUMENTO 904-906.
a cercare sicurezza in Ravenna o nelle sue pinete. — 12 ottobre
1498, da Forlì. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., filza 79, o. 7.]
905. Caterina al duca di Milano. — Le cose della guerra sono ben
disposte. — Esorti i capitani a spiegare maggiore energia. —
. 12 ottobre 1498. [Milano, Arch. di Stato, Potenze eliere, Forlì.]
In questa matina ho havuto le incluse lettere del signore Fra
casso, quale me ha pregato le voglia mandare ala Ex." V." et così
per seguire ordine suo, et aciò quella veda il successo dele cose de
quà, le mando a quella, la quale sia certa che se li nostri sequitano
como possono la impresa non solamente per megio del signore Ot
taviano deli Manfredi, se assecuraranno dela valle, ma serra forza
che Faventia o a uno modo o a uno altro venga ala voglia nostra
et li inimici se reducano o ali muri de Ravenna o ala Pigneda per
loro secureza; che bene scio io in che dispositione se ritrovino li no
mini de Valle de Lamone. Ma questo bisognaria farsi presto, nanti
che li inimici se ingrossassino altrimente, perchè a Ravenna giungeno ogni di cavalli et fanti, et epsi fanno in tutte le terre qui in
torno grande numero de fanterie, cum menaciare de volere venire ali
damni nostri : et benchè non ce habiando magiore exercito io ne temo
poco, nondimeno seria bene che la Ex." V." cum sue lettere tenesse solicitati questi Signori Capitanei ad non pretermettere puncto de diligentia de assecurarse dela Valle de Lamone, como possono facilmente,
et di sequitare li inimici nanti li venga magiore aiuto et siano sì
grossi che possano stare al opposito deli nostri et damnegiare noi
altri qui. Io glielo ho scripto, ma de molto magiore efficatia seranno
le lettere dela Ex." V." quale ha ad pensare si Venetiani voltassino
de qua il Signore Marcheso {il marchese di Mantova) de providero
presto talmente che non ce possa nocere, como sum certa essere
animo dela Ex.' V.".... Forlivij 12 octobris 1498.
906. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Fracasso vuole lasciare Marradi. — 1 soldati non pagati si sono sbandati. — Mancano
uomini, mancano denari. — / Veneziani sono furibondi contro
Caterina. — Se almeno essa vedesse risoluzione e prontezza, spe
rerebbe ancora, ma non si fanno che parole. — ? 1498.
[Firenze, Arch. di Stato, iled. a. Pr.]
In questo puncto dal Sig. Octaviano de Manfredi et da uno mio
ho a Modigliana, sum advisata como el Sig. Fracasso ha diliberato
DOCUMENTO 906.
de levarse Dominica di matina da Maradi. nè se vole andare ad
unire cum li altri se non ha la gente li sonno stati promesso: che
credo voglia dire per li fanti se sonno partiti per non havere havuti dinari. Quando tale cosa succedesse non potoria essere se non
de poca reputatione de la impresa, et farria dare varie interpretationi a questi modi et prendere a li nimici tanto magiore animo. Io ho scripto più volte a li Magn.ci Sig.' Deci vogliano mandare li di
nari per questi fanti : sempre hanno risposto di farlo ma mai ne ho
visto altro che parole. Questo non è el bisogno, et in questo non se
può dare se non raxone ad epso Sig." Frachasso, perchè li fu pro
messo, quando se fece cavalchare a Mudigliana, che haveria doa
millia fanti : che si hora ne havesse pure mille cinquecento boni se
vederia farlo stare quieto. Li inimici ingrossano ogni dì et li no
stri se diminuiscono. Et per quanto se comprehende, Venetiani non
hanno cominzato questo ballo per finirlo cosi presto, et secondo sum
advisata per spie tengo in Campo, et loci loro qui intorno, io sola
sum la minacciata, che pare se tengano da me summamente iniuriati per quello ho facto in favore de le cose vostre, et dicano li
ho levato la victoria de mano. Et como vederà la M. V. per una
inclusa de Messere Joseph Columbino, el Sig. Marcheso non è per
venire se non a li damni de Forli, et presto se debbe ritrovare de
quà: et dubito non ce sia prima che siano ordinate et resolute le
provisione se harano a fare per lo opposito suo. Bene sum certa
che non ce possono essere al tempo ce serrà lui. Et examinando
questo et che le forze nostre de quà non siano mantenute, ma ogni
di se diminuiscano per le debite provisione se fanno, Quella può pen
sare de che voglia me possa ritrovare, che si vedessi le provisione
necessarie se facessino al tempo et promptamente, non me ne piglia
ria affanno. La M. V. serrà contenta fare intendere il tucto a li pre fati Sigg. Deci, et advisarme resolutamente de le provisione particulare se fanno per mantinere questi fanti, et quando venisse el
Marcheso, che gente hanno ordinato per l'obstaculo. Che quando
non fossino per mandare dinari, non vorria parere una bestia cum
questi quà li quali ho tenuto cum bone parole et speranza li ho dato :
che non ce serria l'honore mio che li nominati se chiamassino de
lusi da me, perchè non è il bisogno me perda cum li amici el cre
dito. Che si ne havesse havuto più de li mei non seria stato a que
sta hora ad exborsarli in beneficio delle cose nostre. Et de quanto serrà provisto et deliberato la M. V. me ne dagha subito resposta.i Così expecto del tucto particulare risposta. La Magn."' V. vederà per la copia de una lectera Ducale al Conte
de Caiaza et Sig. Frachasso, quanto li è commesso circa el rumpere
1 Le parola In corsivo sono cassate nell'originale.
DOCUMENTO 906-908.
la strada de Faventia, et cum quanto respecto vada il Sig. Duca:
che si S. Exc." vole andare cum tale riguardo, se può considerare
quello debiamo fare nui altri : ma siamo a termini che ce bisognarà
cavare le maschere, che loro non hanno tanti respecti, et non andaranno se non tanto quanto dubitaranno essere
inferiori.
Scrivendo questa ho lettere dei Sig.' Deci degli xi, in risposta
di quanto li replicai de la Conducta del Marcheso de Mantua per
la quale dimostrano prima confidarse che per essere nui horamai
in la vernata, non siamo per tale conducta potere fare grandi cose
et poi per una postscripta dicono per lo adviso hanno de Vinetia havere facto dieta conducta per mandarlo a Pisa : Il che non scio como
possa succedere; perchè siandoli preclusa la via de potere succorrere Pisa, como è noto, e non potendo havere il passo da Bolognesi,
se le cose de Messer Joanni sonno assettate, non vedo como pos
sano usarlo a Pisa. La invernata ancho non è per essere de questi
giorni tale che quando mandassino il Marcheso, siando loro supe
riori, como scrivano, non potessino....'
907. Caterina al duca di Milano. — / Veneziani la minacciano. —
/ Fiorentini non hanno che parole. — Occorre prontezza ed
energia. — 13 ottobre 1498.
[Milano, Aron, di Stato, rotenze estere, Forlì ]
....per quanto si sente in campo loro et in le terre qui intorno,
io sola sum la menaciata sapiando la rabie hanno concepto Venetiani contra me, perchè dicono pubblicamente sum stata quella li
ho impedito la victoria, considerato la natura loro, non me pare sia
se non da stare cum paura non habiano a fare contra noi qualche
novità, maxime potendose retrovare in octo giorni molto superiori
de forzo in questa Romagna....
....La Ex." V." voglia providere al bisogno et cum tale celeritate
non se venga a recevero nè vergogna nè damno, perchè le forze deli
inimici ingrossano et le nostre diminuiscono per li fanti se parteno
per non havere denari. Io ho cum il mio proprio facto più de quello
ho potuto. Il Signore Fracasso non se vole levare da Mutigliana
per esserli mancato le fantarie havea. Ho scripto Fiorenza et sino
qui non se ne vede se non parole....
908. Caterina al duca di Milano. — / nemici hanno fatto una corI Manca la fine, forse p r esser perduto il foglio seguente.
DOCUMENTO 908-910. 327
reria a Modigliani. — Guai se essa avesse avuto paura! —
Discordie fra i suoi capitani. — 14 ottobre 1498.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.)
....Per altre mie ho significato ala Ex." V." quanto mi è occorso.
Hora quella intenderà per la inclusa del Signor Fracasso la correria
feceno heri li inimici a Mudiana, che Sua Signoria me ha ordinato la mandi ala Ex." V.s Sum poi advisata che in la scaramuza forno
dal canto nostro morti tri et ferriti certi altri: et dal loro morti più
de deci -et ferritoni circa 40. Hanno menato via bestiame et presoni: sino qui non hanno mai facto più simile correrie et prede.
Menazano mo le cose mie, et si fosse stata persona de natura pau
rosa me haveriano za chazato de questi stati....
909. Caterina a Lorenzo de' Medici. — La lettera del 12 è ostensi
bile. — Apra l'animo al piovano di Cascina. — Mandi a lei
2000 ducati. — 14 ottobre 1498.
[Firenze. Arch. di Stato, iteri, a. Pr., filza 79, c. 8.]
Voi vederite quanto ve scrivo per la alligata, quale ho facto aciò
la possiate monstrare corno a voi parerà : et veramente me ritrovo
de mala voglia, veduto corno vanno le cose, et considerato in che
periculo me sum messa, andandoce il Duca et li Signori Vostri cum
tanto reguardo del non volere rumpere ad altri, ma ad stare suso
le difese, hanno ad essere obligato a le ossa de chi non ce è: sum
per amore vostro per fare ogni cosa. Scio bene anco che voi
non amarite tanto la Repubblica V. (vostra) che vorristeyi vedere la no
stra ruina : che non se facendo altre provisione, cognosco siamo in
manifesto periculo. Provedite mo corno ve pare et advisatime del
parere vostro.
El Piovano è venuto là informato de l'animo mio et de tucto el
bisogno. Eimandaritelo bene resoluto de tucta la intentione vostra '
et che una volta se dia forma et expeditione a quanto se ha a fare.
Me ritrovo senza danari per bavere spexi quelli havea per que
ste nostre cose occorse. Mandatime doa millia ducati, aciò in uno
caso me ne possa valere.
Forlivii 14 Octob. 1498.
910. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sulle circostanze politiche. - Vuol
sapere le intenzioni dei Fiorentini. - 14 ott. 1498. (Per Staffetta.)
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
Significai a V." M."" per le ultime mie de hieri lo adviso havuto
328 DOCUMENTO 910.
da Mutigliana corno lo 111.'° Signore Frachasso era in dispositione
de volersi partire di là hogi per non si ritrovare havere li fanti pro
messi. Doppoi per lectere de S. Sig.'" hebbi il medesimo, et che siando
partiti li fanti , corno erano, non voleva neancho restarli epso : et
cosi già heri di matina havea inviati li nomini d'arme havea cum
se a la volta de Castrocaro.
Per la quale cosa di che animo et dispositione me ritrovasse lo
lassarò iudicare a quella, considerando maximamente che habiando
tante volte scripto et facto intendare a li Mag.' Sig. Deci il biso
gno, doppoi molta sua promessione de mandare li dinari per questi
fanti, mai non se ne sia veduto altro che parole, parendome che
cum qualunche altro se havesse avuto ad usare questi termini, non
se dovessino usare cum me, che meglio era a chiarirme subito de
la mente loro che darme de di in di speranza, comò hanno facto, et
farme parere una bestia apresso ad altri: che si me havessi ritro
vato in Capsa el modo, prima haveria voluto gittar via ogni summa
de dinari, che essere rimasta cosi scornata. 11 che in ogni tempo
haveria istimato, ma ne facio magior conto bora che per ventura
poteria havere bisogno de essere reservita. Ma habiando satisfacto
et al debito mio et a me medesima in havere sollicitato quello ho
cognosciuto al proposito, non potrò mai essere imputata in ogni si
nistro ne potesse occorrere. Me rincresceria bene sia stata poco cre
duta, contra il merito de la fede et opefatione mia. Non scio se ad
altri sia forsi parso che per esseresi succorso la Rocha de Castrancho (sic) et fugiti linimici da Marradi habiano la Victoria in mano;
et per questo non se siano curati de providere al mantenere questi
fanti corno spexa superflua: che quando questo sia, dubito non se
ingannino : perchè ora che si havevano linimici in piega era da man
tenere le provisioni facte per redurli nanti se ingrossassino et pigliassino magior forza in loco, che non fossino poi per potere fare
alcuno nocumento. El Campo loro et de Cavalli legieri et Fantarie
che vengono a Ravenna, et che se fanno in molti loci in questa Ro
magna, cresce ogni di, et li nostri sonno minuiti et per diminuire
più: et temo el Sig.1 Frachasso sia levato da Mutigliana: cognosco
essere diminuito tanto de reputatione a le cose nostre, che si bene
se lassorno 200 fanti a Mutigliana et quello loco et li altri qui in
torno restaranno in preda de linimici, maxime actenta la natura de
questi vostri nomini, et quanto pocha fede se li può avere, et Dio
voglia non dica il vero : Che si stando li epso Sig. Frachasso hanno
havuto linimici animo andare sino là corno fenno heri, se può pen
sare quello faranno in absentia sua. Et io per quello sum advisata
da Faventia, intendo che vogliono andare ad alogiare in certo loco
in lo territorio de Mutigliana, che heri quando se atachò quella scharamuza pare fosse andato el Duca d'Urbino a provvidere tali allo
DOCUMENTO 910. 329
giamenti : dove dicono volerse fermare et aspectare il Sig. Marcheso
de Mantua; quale giunto non potendo passare, hanno designato ve
nire a Forlì a li danni nostri. Che quando succedesse, ritrovandose
le forze nostre minuite et le loro più potente, non e da dubitare le
reusiranno ogni loro disegno, et tanto magiormente, quanto me
pare comprehendere che li nostri siano per considerarse più suso la
vernata, se especta, che suso la provisione siano per fare, como
per diete mie scripsi ala Magn." vostra. Che quando siano in que
sta opinione se può facilmente coniecturare a che termine se habiano a ritrovare le cose nostre. Unde importandome ala salute
de li stati nostri sapere che provisione sieno facte per questa ve
nuta del Marcheso de quà, de la quale io per diverse vie sum advisata, priego la M. V. voglia essere cum li prefati Signori Deci et
chiarirse, et advisarme particularmente del tucto cum ricordarli non
vogliano esser lenti al fare in zio le oportune provisione, perchè
epso Marcheso sarà prima in facto, che loro se lo persuadano; per
chè ha la Compagnia sua in ordine: et questa septimana omninamente sonno per mecterse a camino. La Mag."" Vostra vede quanto
questa cosa me importi, et io per tale casone li expedisco la pre
sente Staffecta. Voglia subito cum le loro Signorie chiarirse del tucto et parti
cularmente responderme cum questa medesima cellerità de la Staffeeta aciò che, intesa la resolutione loro, sapia meglio como governarme,
et conformarme ale provisione faranno, quale non me posso se non
persuadere habiano ad essere sufficiente et gagliarde.
Io questa nocte passato, examinando di che importantia saria la
partita del Sig. Frachasso da Mutigliana, ho scripto et mandato uno
mio a supplicare Sua Signoria non si voglia partire, et ho mandati
qualche pochi dinari per fare almancho le spexe a certi pochi fanti
ne sonno restati. aciò non se partano sino che haverò la risposta de
la V." M." quale me chiarisca si sonno per mandare dinari o non,
aciò non venissino a moltiplicare magiori inconvenienti. Non posso
credere S. Sig."" non sia per supersedere, che quando resti, bisogna
se provveda volando de altro che de parole, quando pure se parta, è
necessario pensare a quello loco et a li altri vostri de qua de qual
che altsa ghagliarda provisione, che altrimenti le cose non passariano bene: se seria recuperato Marradi et perderasse Mutigliana
etforsi altro.
Bene valeat Magn." Vestra. Cui me offero.
Forlivii 14 Octobr. 1498.
911. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sulle presenti circostanze po
B30 DOCUMENTO 911.
litiche. — Non vuol perdere in modo alcuno i suoi Stati. —
14 ottobre 1498.
[Firenze, Aron, di Stato, iled. a. Pr.]
Si cum parole et cum dare speranza se fossino possuto mantinere li fanti, siate certo che a questa hora non ne saria partito uno
da Mutigliana : ma bisognando al vivere loro altro che zanze, habiandoli intertenuti molti di più del tempo erano obbligati servire per
li dinari havuti, et non li potendo più subvenire per havere spexo
in beneficio delle cose vostre tutto quello me ritrovava havere in
capsa, sonno stati necessitati a partirse per andare in loco dove
non li manchi il pane: Questo dico per quello che per una vostra
de' xii me scrivite, demonstrandome bona speranza de la provisione
del danaro per li bisogni de qua. Desideraria doppoi tante parole
vederne qualche necessario effecto, maxime considerando quanto pe
ricolo et detrimento importi queste lente provisione, chè si se fossino
mantenuti li fanti erano a Mutigliana, nè li inimici ce serriano ve
lluti a correre Meri et menare via bestiame et prisoni; nè il Sig.' Frachasso haveria dicto de volerse partire : quale, como sia levato, tengho per firmo essere spazata Mutigliana; et veramente non era da
moverlo nè lassare partire sino li mmici non fossino al tucto callati
al piano: quali se vengano hora ad allogiare in quello terreno, se
può iudicare come andaranno le cose, stante la natura et infidelità
de la magior parte de quelli homini, de la quale se ne ha a vivere
cum grande suspecto : nè vedo che ducento fanti possino essere suf
ficienti alla difesa. Pare forsi a voi altri perchè havete recuperato
el Borgho de Marradi, non habiate a dubitare più de le cose vostre :
ve trovarite in grande errore: che si li nimici non ha vessino ani
mo a sequitare la impresa, non bisognaria facessino tanti fanti como
fanno, et mandassino altri Cavalli legieri in queste parte. che ogni di
ne giungono a Ravenna. Non spendono ne ancho loro volentieri per
gittare via. Non bisognariano neancho mandare de quà al Sig. Marcheso de
Mantua, como per diverse vie sum certificata lo mandano, se faces
sino pensiero de retraherse. Se ingannano li Sig.' vostri si. se per
suadono siano Venetiani per abandonare questa impresa; si me havessino creduto, Marradi non se perdeva, et li nimici non passavano
Faventia. Non crederanno nè ancho la venuta del Marcheso se non
quando serrà qui et haverà facto qualche novità, et non ce potranno
nè occorrere nè providere. Me hanno scripto per una loro rocivuta
questa mactina recerchandone del parere mio circa la distributione
de quelli soldati et fanti, domonstran lo volerli quodammodo me
stere a la stantia. Ho resposto a loro Sig." como vederite per la in
DOCUMENTO 911. 331
elusa copia. Queste cose, a parlare largamente cum voi, me paiono
molto male pesate et consultate. Li nimici sonno a la campagna,
corrono suso il nostro , se ingrossano a la giornata et expectano
fare uno exercito grosso da potere campegiare : et voi volite dissolvere
li vostri et mectere a le stantie, che nanti li havestevi messo dinovo in uno bisogno insieme, loro poteriano già essere passati dove
volossino per forza, o campegiato et preso quale Castello volessino
de li vostri o de li mei. Le gente d'arme se sogliono bene levare da
le Stantie et mecterle in Campo per secundare linimici et non li las
sare pigliare impresa, ma non de campo per mandarle a le Stantie.
Quale examine me fa ritrovare de mala voglia per l'interesse mio
non sapiando quello me possa sperare in li mei bisogni quando man
chino et de iudicio et de provisione in li proprie. Questi Capitanei
nostri me pare se ne vadano anchora loro molto lentamente nè siano
per stare se non suso le difese, che cognosco il Sig. Duca mio Barba
et altri ce vanno tucti cum respecto: che si lo fanno loro, possite
pensare quello debba fare io che forsi sino hora sum andata tropo
inanti, maximamente non habiando alcuno obligo cum li Stati como
sapite: che si uno flolo è vostro soldato, lui satisfa bene in servirvi
a l'obligho suo. Io quello che ho facto lo ho facto voluntieri como per
sona avida del beneficio de la vostra Exc." Republica, sperando che
in ogni mio caso fustevi per fare verso me el medesimo, ma si man
cate in le prime necessitate quale concernono la salute de li Stati
comuni, ma anchora più sino que'del vostro, che posso io expectarme
in li mei particulari bisogni? Mectere li Stati nostri senza alcuno pa
gamento et obligo suso il tavolino non vedendo fare altra provi
sione, non scio como lo debba o possa fare; et io ve chiarisco che
si non si provede , delibero de andarce più advertita non ho facto
sino mo: che me persuadeva per el scrivere me era facto se prove
desse altrimenti, non me pare vedere siano per fare. Et l'ultima
cosa voglio fai j è el perdere li Stati, che non trovana chi me ne
desse de li altri, nè de questa sorte. Me pare vedere che per la tar
dità de le provisione, per il lento procedere de questi Capitanei, per
le discordie sonno fra loro per ambitione, ne sia, per seguire qualche
grande scandalo a' nostri Dominii. Se doveranno pur faro una volta
unire tucti et guardare li passi, fermarse in loco dove in uno caso
potessino essere alla coda de li inimici per impedirli ogni loro di
segno. Chi tira a uno verso chi tira à uno altro, et questo non è il
modo nè via de havere honore, ma vergogna et danno. Et il Signor
de Piombino non vole unirse, Sig. Frachasso il medesimo: doverestivi pure providere che le cose se governassino altrimenti: Che
gente se habiano a mectere a l'opposito del Marcheso de Mantua non
se è anchora pensato non che provisto: Lui serrà a li danni nostri,
che io sum la minaciata, et voi al hora scriverite a Millano et vor
332 DOCUMENTO 911-913.
rite disputare del modo de providere, et in loco de l'aiuto et soc
corso, farrete le examini quali bisognariano essere eseguiti. Scio
amate la Repubblica vostra, et credo non me vogliate malo a me:
ve priego procuriate se veda cum effecto votiva resolutione circa
il comune bisogno et me advisiate del tucto aciò sapia anchora io
comò ritrovarme et governarme in li presenti casi: che non mi
pare vedere altro se non che una matina habiano facto centra
nui la 'mpresa.
Ho spexo qualche migliari de Ducati in le cose occorse per pro
videre quando fu il caso de Marradi per obviare ali nimici non facessino magiori progressi: haveria caro retrovandome exhausta de
dinari operassivi me ne potesse valere per ogni caso me potesse ac
cadere, che così expecto intendere me sia provisto cum effecto; et
io in questo megio farro mectere in ordine il conto del tucto. Bene
valeat Magnificentia Vestra, Cui me offero.
Forlivii 14 Octob. 1498.
912. Caterina al duca di Milano. — Nuove correrie dei nemici sul
suo territorio. — / capitani sono troppo irresoluti. — 15 ot
tobre 1498. [Milano, Arch. di Stato, Potenze teiere, Forti.]
....Sino questa hora non mostrano sia per levarse, anci usano molte
parole et menaze contra noi; che non possono nascondere la rabie
ce hanno contra: non scio quello faranno. Ma se li nostri fossino
girati ala coda deli nominati, corno doveano, non se seriano assecurati de venire suso il nostro, nè slargarse ali nostri damni, corno
hanno facto, che ne ho despiacere, non manco per el scorno che per
il damno.
Questi nostri capitanei vanno cum troppo respecto. A noi è fa
cto damno, cerchato ogni malo: et loro hanno reguardo a non tore
una gallina, ne mettere pede suso il terreno de altri; che se haves
sino facto quello doveano, haveriano facto resentire et a Faventia
et altrove li inimici, in modo se serriano domentigati li facti nostri....
913. Caterina al duca di Milano. — Si lamenta di non essere stata
corri.iposta con l'energia da lei usata per difendere gli altri.
— Si trova quindi a pessimo partito. — 16 ottobre 1498.
[Milano, Arch. di Stato, Poterne estere, Forlì.]
Tre cose ho sentito per antiquo proverbio essere quelle che gua
stano il mondo : Il respecto, suspecto, et despecto. Io hora cognosco che
DOCUMENTO 913-914. 333
una de queste mette le cose mie in travaglio et periculo, Ho facto
per persuasione et satisfactione de la Ex." V." in beneficio dele cose
de' Signori Fiorentini, quello che epsa ha potuto intendere. Il fructo
et bono effecto ne sia successo, sum contenta che altri lo dicano,
più presto che mi. Hora per havere impedito li desegni deli inimici,
quali publicamente dicono che io li ho tolto la victoria dele mano,
me retrovo il campo ale spalle cum grandissima ruina del paese, et
manifesto interesse deli citadini et homini nostri, nè anco sencia pe
riculo del Stato. Lo havere havuto respecto ad non volere pertur
bare le cose de Faventia et andare cum tanto reguardo, è potissima
causa de questo, Che se li nostri se havessino facti sentire, in molte
cose haveriano potuto, et non fossino andati cum tanti respecti como
hanno facto : scio che li inimici haveriano pensato ad altro che ad
venirme ad offendere et campegiare. Li ho scripto vengano ad succorerne et vindicare queste nostre iniurie cum altro che cum parole
et dare a Faventia quale ha voluto ponere il foco in queste parte,
de quello è dato hora a nui ; cum chiarirli che si lo faranno ce serrà
la salute commune.
Quando mancassino, non poteressimo se non trovarce de mala
voglia, parendome che le demonstratione non fossino correspondente
ale mie optime et proficue opere in beneficio commune. Non scio quello
faranno. Li inimici mostrano non essere per partire se non ne sonno
chazati per forza. Hanno facto venire in campo Antonio Ordelapho
era a Ravenna et dicono a uno modo o a un altro volerse assecurarse de questo Stato nanti si levino: Che non pare vogliano fare
altro se non girare il cervello o ali subditi o a me, per redurli ala
voglia sua, como anco cercano cum molte offerte. Si li nostri faranno
il debito et bisogno, scio non se ne levaranno. Quando mancassino, che
non me lo posso per alcuno modo persuadere, la Ex." V." sia certa
che io non mi potria ritrovare se non malcontenta , vedendo che per
havere facto bene, ne fosse talmente recognosciuta. Quella sia con
tenta scriverli, vogliano providere ala indemnità et restauro nostro,
in modo che ogni homo intenda quanto le cose mie siano a core
a quella.
Forlivii 16 Octobris 1498.
914. Lorenzo de'Medici a Caterina « Mater honoranda. » — Le fa ogni
maniera di offerte e di assicurazioni. « ....La Signoria Vostra
« si chiarisca molto bene » col duca di Milano « et non tema
« di cosa alcuna che non mancherà mezo a salvarci con tucti.
« Stia pure in propria virtù come ha facto sempre, e pensi
DOCUMENTO 914-916.
« bene a fare qualche bello tracto relevato, etc. » — Si firma
« Devotissimo servitore. » — 17 ottobre 1498, da Firenze.
[Firenze, Arch. di Stato, Meri. a. Pr.]
915. Caterina al duca di Milano. — Nuovi lamenti per trovarsi inai
corrisposta ed abbandonata. — 17 ottobre 1498.
(Milano, Arch. di Stato, Potenti mere, Forlì ]
916. Caterina al duca di Milano. — Petulanza del Fracasso. — Essa
non può più tollerarlo. — 17 ottobre 1498.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze etlere, Forlì.]
....Per le mie de heri scripsi ultimamente ala Ex.* V*. quanto me
occorse. Hora intendo che '1 Signore Fracasso è per partire, et non
volere per alcuno modo unirse cum il Conte de Caiaza suo fratello
et me ha facto usare certe parole hogi, (perchè dopoi è qui non è
mai venuto dove sia) a quale se non fosse stato per la reverentia
de la Ex." V." haveria resposto convenientemente. Ma poiché vedo che
quella ce va cum tanto reguardo, per quanto me scripse a questi
di, sum stata contenta per amore suo havere respecto, anchora che
non sia mia natura tolerare queste cose. Lui pretende dovere ha
vere da uno Leone hebreo certe migliara de ducati, et voleva che
uno Ventura pure hebreo, quale tiene Bancho in questa cità, fosse
obligato a questo debito. Ho commisso li sia facto rasone; messi da
parte li capituli et privilegij che per noi sono stati concessi a epso
Ventura: et per non se trovare che la rasone lo adiuti, immo che
che sia tutto in opposito suo, nè haverli io voluto consentire, se non
quello tanto permettesse la justitia, non pare lo possa patire, et parla
de me corno li piace. Se mena drieto Leone predicto quale allega es
sere suo debitore, et vole che un altro pagi per lui, che li ho offerto
fare cognoscere tale causa al Collegio de tutti li nostri doctori. Ha
veria voluto li havesse facto una iustitia a suo modo, che ne cum
bona conscientia, nè cum honore mio lo haveria potuto fare. Che si
la Ex." V." la facesse cognoscere a quelli suoi excellenti Jureconsulti
trovaria havesse ogni torto. È ben vero che epso non manca de fare
per la terra tutte le provisione necessarie, ma ad parlare liberamente
cum la Ex.* V." questi termini et modi non me piaceno, et io per
mi non ce sum usa, et in uno longo andare non li potria supportare
che non seria nè cosi savia, nè cosi paciente, comò la Ex." V." La
quale voglia examinare quanto importi l' havere suso le imprese per
sone de questa natura, et che cum il fratello proprio non possa vivere
DOCUMENTO 916-918. 335
in pace et tranquillità. Il che quanta bona conditione possa dare in
li presenti tempi, lo lassarò indicare ala Ex." V."
Forlivij 17 Octobris.1498.
917. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Confida nei Fiorentini. — Aspet
ta il conte Ranuccio, e si consulterei con lui. — 18 ottobre 1498.
[Firenze, Arch. di Stato.]
A le lectere de la Magnificentia Vostra de' 16 non me occorre al
tra risposta se non che io me persuado che li Sig.' vostri siano de
quello bono animo et dispositione me scrivono et le S.'° V." et epsa
V." M.'"; attenderò ad vederne li boni effecti secondo ricerca il mio
bisogno. Questa matina se expecta qui il Conte Ranutio per consul
tare quid agendum. El Sig.' Conte de Caiaza è alquanto amalato a
Castrocharo: non scio se poterà venire. Se vorria sollicitnre che la
Compagnia del sig. de Piombino venisse via distintamente per potere
stare a l'opposito de li nimici. Per el restare del Sig.' Frachasso ho
facto et facio il possibile, ma non se può de altri più vogliano loro
medesimi.
Expectarò il Piovano cum resolutione de tucte le cose, et mente
de la Magnificentia Vostra. A la quale me offero.
Forlivij die 18 Octobris 1498.
918. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Si lagna che ad Ottaviano sia
contestato il bottino di guerra. — 18 ottobre 1498.
[Firenze, Aron, di Stato, Mrd. a Pr.\
Ho havuto adviso per lectere del Sig. Octaviano mio fiolo como
guadagnato in questi dì dui cavalli de linimici, de li quali uno
suo Ballestriero ne era a parte, Victelozzo li havea voluto per se; di
che non solamente dicto Ballestriero, ma tucta la Compagnia se ne è
ritrovata de mala voglia, parendoli li sia tolto per questa via il gua
dagno et rata del Buttino suo. Io malvoluntieri vorria havere ad ve
nire a le mano cum alcuno, ma non sum già per tollerare simili scorni,
et però haverò caro provediate cum effecto non siano usati tali modi
cum nui, ma la preda se divida proporcionalmente secondo la rata aciò
che non sia necessitata a revocare de là epso Sig. mio Fiolo, che pri
ma serria contento morire che patire queste ignominie. (Qui continua
ma è cassato tutto sino alla data.) Del Zanecto ve ho scripto, siate
certo che non ve ne haveria recusato, ma li bisogna andare dietro go
vernando cum tanto riguardo, che scio stando in campo scrria spa
336 DOCUMENTO 918-919.
zato. Al conte Allamano ho scripto mandi uno suo qui per fare resolutione al bisogno, ma Pigliatali
mo voi opportuno rimedio. Valete. *
Forlivii die 18 Octob. 1498.
919. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Sulla posizione politica. —
Necessità di danari. — Caparbietà del Fracassa. — Non darà al
trimenti la figlia Bianca ad Astorre Manfredi e perchè di età
troppo tenera, e per non impacciarsi col Bentivoglio suo avo.
— Gliel'ha chiesta il conte di Caiazzo: ha un po' troppa età,
ma è uomo conosciuto in tutta Italia. — Le dica il suo parere.
— 18 ottobre 1498.
[Firenze, Aron, di Stato, ifed. a Pr.]
Ho havuto singulare piacere, veduto quanto me havite scripto et
affirmato de la bona dispositione de vostri Sig.' verso me in non havere respecto in vendicare le iniurie comune in qualunche modo me
occorra, quando bene la gente de Millano non fossino per volere se
guire. Credo bene che si S. Ex. andava forsi prima retenuta, hora ve
duto l'impulso facto contra nui et il Campo posto suso il nostro, non
posso istimare non sia per resentirse: Tuctavia voi vene possite me
glio chiarire che me dal canto di là; perchè a me qui è dato e per
lettere et per li suoi bone parole, et anoho sino qui de l'animo suo
non se è veduto se non bono signo, et ogni manchamento successo
è causato da questi suoi ministri, ma è necessario che voi invigilate
in investigare bene li pensieri d'altri et me adrizate in modo ce possia
mo salvare sempre, che anchora ce sia dato bone parole da ogni canto,
bisogna che voi advertiate et siate actento per nui : le prime lectere
veniranno dal Duca ce daranno grande lume si intendino andare
più cum respecto. Li ho scripto et mandato uno mio cum demonstrare de resentirme per li modi de questi suoi quà, como ho ancho
mostro cum li Commissarii vostri et questi Signori aciò habiano a pen
sare a providere cum altra diligentia et sollicitudine : che credo
abiano a considerare bene quanto li ho scripto et dicto a boccha : Cognosco serriano per fare ogni cosa, ma queste gente disturbano
il tucto. Frachasso persevera in proposito suo, nè se muta de sua natura.
Hogi siando venuto qui il Conte Ranuzo, non ce è stato remedio
habia voluto nè dire parole nè fare cosa alcuna. Si fosse stato solo
forsi haveria facto meglio. Quando se ce potesse disponere, credo
saria bene restasse. Sino qui non ce vale nè preghiere nè raxone.
Non scio si se muterà per el mezzo del Sig. Conte di Caiaza, quale
DOCUMENTO 919. 887
da dui di in qua è stato oppresso da grande febre. Credo che lui habia
in ogni modo qualche praticha a Baverina, ma poteva essere per tirare
qualche suo proposito. Sino questa hora non sonno arrivati denari :
quando ce saranno io cercharò de non li gittar via, ma sarrà forza
spenderne in li bisogni occurrenti che se io ho spexo per le cose
vostre, pensate quello ho a fare in le mie. Ho qui molti fanti per
le guardie et sicurezza de qui et altri loci nostri, a' quali me è ne
cessario farli le spexe et dare dinari. Ce è il Pretone da Mutigliana,
Ser Cesare de Galleata cum fanti quali ho levato de quelli loci per
qualche umbra se ha de loro : a tucti questi me bisogna dare dinari.
Achylle ce è cum 40 Balistrieri a cavallo, quale mabisogna substinere et pagare : cosa che non se può fare senza dinari : et si a voi
pare mo de fare providere de là per il bisogno de li nominati, me
remecto al parere vostro : che non sia conveniente che habiandovi
aiutato ce avesse a mectere del mio. Me havite scripto del Sig. Alamano et da Dionisio, ma non me parlate de Achylle, quale non è
da lassare si per l'importantia de la Terra che lo havere Cesena
per suo megio al proposito, può servire in molti disegni che quando
fosse contrario, potoria fare del malo asai. Bisogna che voi ne pi
gliate de tutti li nominati, peculiare cura, che in ogni tempo pos
sono essere in servicio et beneficio. Intenderò Dionisio et ve adviserò. Al Sig. Octaviano,' quale è povero, è necessario se li destini
quanto li è stato promesso a ciò possa venire, che a me ha facto
adimandare qualche ducati in presto. Del levarlo de quà corno vorria Messer Joanni Bentivogli, concorro nel parere del Sig. Duca
che non se facia si non se vede la certezza et effecto de Faventini
che vengano a la voglia nostra che non è da credere a parole loro,
perchè ce hanno più volte ingannato. Desideraria quando se potesse de remetterlo in Casa aciò liJ fosse persona de la quale ce ne potes
simo valere. Io non facio conto havere a dare più mia fiola a quello
putto 3 et per la etate tropo tenera, et per sapere che per megio di
messer Ioani * non me ne poteria mai retrovare consolata. El conte
de Caiaza me l' ha facta dimandare : in lui è qualche respecto del
tempo, s per el resto siando homo de reputatione in Italia, non me
dispiacerla. Examinate questo caso, et advisateme del parere vostro
perchè non intendo fare sanza suo consiglio, che faccendomene in
stantia me ne voglio resolvere. Cosi expectarò vostra risposta. Quando el Marcheso de Mantua
vengha a questa volta, sollicitate, che siano tante gente in ordine
I Ottaviano flanfredi. t Cioè a Faenza. 3 Aatorre Manfredi. 4 Giovanni Bentivogllo avo materno di Astorre. 5 Vale a dire : è d'età un po' troppo matura.
V
338 DOCUMENTO 919-921.
da potere mandare a l'obstaculo : che non è tempo da dormire : la spexa
se faceva in lui se può dispensare in tante altre gente d' arme da poter
sene valere. Ma voi che cognoscerite li andamenti de le cose non mancharite dal bisogno perchè le provisione non sonno da indusiare quando
altri se trovano (?) in facto. Forlivii 18 Octob. 1498 hora xi noctis.
Per el cavallaro de Portico.
920. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Gli manda Giuseppe Colombmi perchè provveda a' suoi balestrieri che sono in campo
senza un capo, e sopratutto perchè, con buoni consigli su quanto
è utile ed onorevole a farsi, corregga la inesperienza di Otta
viano. — 19 ottobre 1498.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 79.]
Veduto che ali Balestrieri nostri de Campo non sia Capo alcuno
mando messer Ioseph Colombino presente exibitore ad haverne cura
et ancho aciò ricordi a mio Fiolo tutto quello cognosce esserli di
honore et beneficio: che siando pure homo experto et de ingenio
spero habia ad essere ad grande medicamento de le cose nostre che
sonno in desordine. Ogni di epso me fa intendere del vivere caro li
è, et como li bisogna aiuto et subventione. Vorria oh' el soldo suplisse a queste spexe et bisogni de la Compagnia, nè ce vorria meetere più de quello de Casa, che li altri guadagnano del soldo et io
non vorria se non starne in capitale : però desideraria che voi ne
pigliastevi qualche cura in non lassare passare le cose cum desor
dine, nè mancharli ancho il modo da substinerli per il bisogno del
vivere, mandando uno vostro che vedesse et tenesse conto del tucto.
Octaviano è giovane et pocho praticho, ha bisogno d'indrizo in que
sti principii. Haverò caro scriviate al Capitaneo voglia havere respecto a non
li fare perdere la Compagnia et a non invilirla cum tuorli la rata
del guadagno loro, eho si altri si ò forzato farli honore a lui li doverria havere più respecto. Poterite instruire messer Ioseph de tu
cto quello iudicarite opportuno, che lo rimecto a la magnificentia
V." que bene valeat. Forlivii die 19 Octob. 1498.
Per la Cavalcata questa nocte passata ho scripto a lungo a la
M. V. Altro sino a questa hora non habiamo di novo.
821. Caterina a Lodovico U Moro. — Raccomandi maggior zelo ai
suoi ministri. I nemici osano tutto. Il conte di Caiazzo è am
DOCUMENTO 921-922. 339
malato. Che cosa faranno oragli altri capitani? Si raccomanda
a lui. — 20 ottobre 1498. [Milano, Aron, di Stato.)
922. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Giungono da Firenze 2000
ducati. — Di alcuni impegni che ha contratti sotto la fede sua. —
Vorrebbe piuttosto morire che mancare. — Conforta Lorenzo a ca
varsi la maschera, solo allora potrà aver fortuna, ecc. ecc. — Il
Bentivoglio cercò di subornarle il suo capo de' Balestrieri ma
questi si mostrò soldato d'onore, ecc. — 20 ottobre 1498.
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr., f. 79.]
Sonno tandem arrivati li 2000 Ducati quali si possono dire niegio
serviti per bavere io intertenuti alcuni sotto la fedo et promissioni
mie a quali prima vorrei morire che manchare. Li instanti bisogni
per chazzare li nimici de casa, et per assecurare le cose nostre hanno
necessitate de più gagliarde provisione che voi là non istilliate. El
C.impo de li inimici, corno scio dov'ite intendere per lettere de li
Commissari, ogni di ingrossano et de gente danne et de fanterie,
el nostro minuisse, che ce sonno nel nostro horamai pochi fanti : et
si non se fa uno sforzo de altri che de comandati, non vedo se
possa fare cosa bona, maximamente siando nui inferiori et de gente
darme ot de cavalli legieri : però provedito si possa havere il biso
gno aciò non se stia a perdere tempo.
Del Marcheso de Mantua che sia per fare la via de Lunisana
per andare per forza a Pisa, può essere ogni cosa, ma andando
verso Livuorno corno andano, (sic) me pare una strata molto difficile
et dove se li possa facilmente obstare: tenere in ordine tante gente
quante siano per poterli obviare et da potere voltare dove lui so
adrizasse seria al proposito, che a le volte se dice una cosa et se
no fa una altra. Siando amalato el Conte de Caiaza ce è parso dare
lo lectore al Sig. Frachasso aciò questa impresa non restasse destruta. Se ve chavarite la maschara, et non andarite cum tanti respecti faccendo le debite provisione siate certo che serite per vin
cere, et io quando vederò provediato alle occurrencie opportunamente
non crediate sia per manchare de quello potrò, ma io vorria vederne
altro che parole.
A le vostro de' 16 et 17 per altre mie risposi heri do nocte di
visamente. Actendo circa quella el parere vostro. Io sto in spexe,
interesse et periculo dico de le cose de li stati perchè li nimici non
cessano insidiarce da ogni banda. Messer Hannibal ha novamente
havuto animo de tenctare Hercule mio capo de Ballestrieri, quale
haveva mandato a la guardia de Frompoli (Forlimpopol/)1 che li vo1 Forllmpopoll. In dialetto romagnolo : Frampul.
340 DOCUMENTO 922 924.
lesse dare quella Terra cum farli molte offerte, ma lui ha facto da borio
servitore et li ha risposto da homo da bene. Questo è signo del bono
animo di Bentivoglii. Questi Capitanei non sonno anchora resoluti de
quello vogliano fare : li nostri sonno venuti ad alloggiare a Castrocaro,
credo che hogi se resolveranno. Tucti li facti nostri vanno in con
sulte : la resolutione Dio ce conceda sia bona. Bene valeat, Magn.""
Vestra Cui me offero.
Forlivii 20 Octob. 1498.
923. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sopra Ottaviano suo figliuolo
che era al campo, etc. — 21 ottobre 1498.
[Firenze, Arch. di Stato. Meri. a. Pr., t. 79.]
924. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Mosse dei nemici. — Occorre ce
lerità. — Apprezzamenti su Piero de'Medici. — 21 ottobre 1498.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. T9J
Vederite quanto se scrive a Signori Deci de lo adviso havamo
del sforzo vogliano fare linimici per questa Romagna et da li 3 milia
Todeschi o Sviceri fanno conto mandarli in uno puncto: loro se
fanno in ogni loro actione molto vivi et prompti, ma nui altri an
diamo pure in tutte le cose nostre tropo lentamente. Vogliate sol
lecitare se pensi et proveda cum tale cellerità al tutto che non ven
gano a restare una volta cum le forze loro superiori : che se inter
venisse, se può pensare non andarano cum tanti respecti corno vanno
li nostri, ma se bisogna uscire de parole, et de Cavalli depinti.
Se è inteso per uno trombetta del Campo do li nimici comò Piero
havea mandato al Sig. Duca di Millano a pregare Sua Ex. volesse
essere contenta lasarlo intrare in Casa sua cum offerirli, quando 11
fusse, de essere sempre a ogni sua voglia et satisfactione : la rispo
sta havuta da quella non se è intesa, ma volendo Piero mandare
dicto Trombecta al Sig. Conte de Caiaza a pregarlo non li volesse
in questo caso essere inimico, cum ricordarli la bona amicitia havuta
cum il padre et casa' loro: epso Trombecta non volse andare sanza
licentia del Capitaneo o Comandatore del Campo, aut saltem del Pro
veditore; quale Proveditore intendendo la cosa usò pure qualche
parole demonstrative, che questa praticha non piacesse ala Signoria
Sua : et che per questo pure sia nato qualche umbra de Piero, unde
lui è andato a Vinetia per iustificarse : il che non può essere se non
al proposito. Ma voi havite ad advertire a questa praticha del duca
DOCUMENTO 924-926. 841
che lui quando quella cosa li venisse in proposito non volesse fare
pensiero de servirsene cum qualche suo vantagio, anchora che mi
paia difficile a crederlo. Tuttavia li pari suoi pensano a quello che
meglio li viene: però voi aprite bene li ochii et al generale et al
particulare, et non pensate de potere campare (?) cum Piero, nè
essere cum lui a miglior conditione chefustivi cum il padre, imo
ad pegiore, per essere più dischosto de la raxone et da ogni civile
vivere. ' Ho voluto significarvi il tucto aciò examinate meglio li casi
nostri. Bene valeat M. V. cui me oifero. Forlivii die 21 octob. 1498.
925. Tornano Cono a Lodovico il Moro. — Riferisce un lungo di
scorso politico avuto la sera innanzi con Caterina Sforza. (Do
cumento con molte lacune.) — 22 ottobre 1498.
[Milano, Arch. di Stato.]
epsa vede con quale rabie et disordinato appetito procedano
Venetiani in tutte le cose dove metteno bocha.... Me ha poi dicto che
voglia pregar la Ex." V." li piacia mandare una littera a M.' Io.
Petro Suardo oratore suo, perchè ad uno homo de li suoi che la
vole mandare in hispania li sia concesso licentia de potere cavare
xii cavalli o mulle secondo che meglio li parira del reamme de Spa
gna: et che la Ex." V." la manda quanto più presto.
926. Istruzione di Lodovico il Moro a Battistone.... che tornava presso
la contessa d'Imola. — Tolleri le parolaccie del Fracasso:
lo vinca con la cortesia, ecc. — 22 ottobre 1498.
[Milano, Arch. di Stato.]
Tu ritornerai a la Ill." contessa nostra nepote, et gionto a la sua
S. la salutarai in nostro nome cum dirli che havendo ben inteso et
consyderata la expositione tua: ce pare che gli siano molte parte
da notare : la prima de le parole et termini se usano per el S. Mes."
Gaspar, li quali ce rincrescono, ma como più volte gli havemo si
gnificato chè necessario tollerarlo, axiochè sei dice bene qualche
male parole el fa poi megliori facti, cosi la pregamo quando lhabbia
ad restare de la, la sii contenta de supportarlo, perchè la lo vincera
cum cortesia, in la secunda comprehendemo la dica che li nostri
non vogliano la volpe ache non ce accade anche replicare altro;
salvo che essendo persone quelle quali serveno più per amore che
altramente, se deve judicare che quello non hanno facto non sii
1 Questi apprezzamenti di Caterina sulle persone della famiglia Medici sono assai curiosi ed Importanti.
31'-' DOCUMENTO 926-928.
stato salvo per non potere per li tempi contrarij o per fare meglio,
di che non ce pare sii de parlarne più
927. Caterina a Lorenzo de' Medici. — fissa non ha paura, ma nes
suno provvede ai pericoli! — 25 ottobre 1498.
[Firenze, Arch. di Stato, Men., a. Pr„ t. 79.]
A la vostra de heri data a hore xi, non me occorre altra rispo
sta se non che expecto el Piovano cum bona resolutione del tucto: nè
bisogna me conforti a stare di bona voglia perchè sum prima per
sentire le botte che havere paura, me rincresce bene che vedo per
negligentia et tarde provisione le cose nostre ogni di pegiorano de
conditione, che in questo punto havemo nova como li inimici sonno
entrati in Bibiena cosa de non poclio momento. Sapite quante volte
se è scripto et predicato se advertisse a questi passi et quello se
era presentito per la via de Bologna, del Casentino. È una disperatione che non se pense nè proveda a cosa alcuna. Cognosco anche
so farra in modo che linimici haveranno liboro adito da potere pas
sare dove voranno. Non scio unde proceda si pocha cura et si lento
studio al guardare le cose vostre: il chc non può se non fare stare
me et li altri de mala voglia pensando si mancliate a voi medesi
mi, quello so possa sperare in li casi nostri. Vogliate sveghiare la
brigata a reserare talmente li passi che si bene ò perso Bibiena ,
non li possa passare magiore sforzo de li nimici più de quello è
passato fino questa hora; che se vogliono fare el debito li possono
facilmente obviare. Io e questi signori Capitanei, et Commissarii ho
facto intendere il parere mio circa li provedimenti necessarii: non
posso più, poichè a li tempi non se exeguiscono li ricordi de altri.
La magnificentia V." tengha sollecitate lo cose che bisogna, et ipsa
bene valeat. Forlivii die 25 Octob. 1498.
928. Caterina a Lodovico il Moro. — Si trova in pessimo termine.
« Pò pensare de die animo me possa retrovaro et in che despe-
« tione sieno li subditi : io in beneficio comune et per satisfa-
« re a la Ex. V. sum per patire ogni incommodo.... » Ma non
si è provveduto a nulla ! Che il Duca solleciti V aiuto che
t altrimenti non sono per passar bene: nè creda che io
« dica questo per non voler patire ogni incommodo per
« amore de la Ex. V. ma perchè vedo malo ordine a le cose... »
— 25 ottobre 1498.
[Milano, Arch. di Stato.]
DOCUMENTO 929. 349
929. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Sui pericoli che la circondano.
Si duole che i suoi sagrificii non sveno riconosciuti. — 26 ot
tobre 1498.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a Fr., f. 79.]
Heri feci intendere per altre mie la venuta del Campo de li inimici
ad allogiare suso il nostro, la preda haveano facto et bestiamo preso.
Doppoinon ce è altro, se non che loro sonno anchora lì vicino ala Cità
doa miglia et megio, nè pare siano in proposito di levarse se non ne
siano cazzati per forza. Hanno facto venire in Campo Antonio Ordelapho quale era a Ravenna , cum demonstrare che se vogliono
chiarire de me o a uno modo o a uno altro. Fanno grandissimo
danno a questi mei Cittadini et Subditi non altrimenti che si pensassino de dare guasto. Hanno pure restituito qualche parte del
Bestiame havevano preso ma se ne pigliano ancho qualchi Ducati
che è una viltà a questi mei nomini. Ho sollicitato li soldati vostri
a venire a succorrere quà, et istimo ce debbiano essere domattina.
Vorria che corno linimici non hanno respecto a nui, così li nostri non
havessino a loro, che quando non se demostri de restarse de queste
iniurie et danni nostri, io non sum per ritrovarme se non de mala vo
glia. Siando tractata io in questo modo saria conveniente che a Faventia, quale ne ha messo il foco et linimici , ad essa fosse da li
nostri facto el medesimo. Non intendo tanti respecti: non ne ho
hauti tanti io in ponere le cose mie in.... et compromesso. Il che
si vederò sii cognosciuto in vindicare le iniurie me sonno facte per
amor vostro che dicono pubblicamente sum stata mi li ho impedito
la Victoria, et che da me dipende ogni loro vincere et perdere, me
sarà grandissimo aleviamento de li danari vostri : quando che non
me lo posso persuadere, me rincrescerà che a me sia havuto si po
dio reguardo in recognoscere li meriti mei, et ad altri se glie ne
habia tanto in non farli resortire do li suoi dominii. Ho sempre
proposito a quelli de Faventia in volerli dissuadere ad non pigliare
il camino de altri, che se tiraranno il campo de li amici et inimici
ale spalle. Scianno hora epsi che poteranno dire sia per haverli mi,
che più me rincresce del gioco cognosco sum per dare ad altri che
non fa da ogni interesse et detrimento ne potessi recavare. Sum
contenta et cusì ve priegho faciate intendere il tucto a li Signori
Deci cum ricordarli et farli quelle opportune provisione che merita
la devotione et fede mia verso la Ex. Republica vostra , et corno
spero in loro Signorie. A quale me ricomandome. Bene valeat Magnificentia Vestra, cui me onero.
Forlivii die 26 Octob. 1498.
1344 DOCUMENTO 930-933.
930. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Sulla opportunità di forti
ficare Marradi, ecc. — 26 ottobre 1498.
[Firenze, Aron, di Stato, JM. a. Pr., t 79.]
Si bene sum pocho creduta et che voi altri non curiate de providere a li loci et passi periculosi, nondimeno siando de natura che
non sum mai per manchare d'alchuno officio cum chi amo, non vo
glio nè ancho restare do ricordarvi ad advertire che Marradi se
fortifichi et guardi in modo che non ritornasse in mano de li nimici,
et che a Fiorenzola et in l'altri loci circumvicini Ramazotto e al
cuno altro non possa fare qualche machinatione et tractato , che
siando rabidi Venetiani como sonno in le cose de Pisa , et non la
potendo soccorrere là, se attachariano a ogni cosa per generare perturbatione et disturbo : però è necessario che stiate vigilanti in te
nere guardati tucti questi passi , che non se ne venga a recevere
magior danno et vergogna; et fra l'altri, habiate l'ochio a Montedoglio dove pare che linimici habiano adricto qualche loro pensiero
che se li reuscisse dicono potere venire a suo piacere sino a Sichè advertite al tucto et fatene actente li Sig. vostri. El Sig. di
Piombino non me pare sia levato : uno colonello de' fanti andò a la
volta de Galleata questa nocte, et io ho levato da Trompoli ' Ser Ce
sare de Galleata cum 200 fanti et mandato a la via de Valle de
Bagno. Per anchora non intendemo si el Campo è levato.
Io per beneficio publico ho facto intendere a questi signori che
se postpongha ogni mio particulare interesse. Di che tucto ho vo
luto advisare la M. V. que bene valeat.
Porlivii die 26 Octobr. 1498 hora xv.
931. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Riterno del suo messo da
Milano. — Pericoli ed ansietà. — 27 ottobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato., Med. a. Pr., f. 79.]
932. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Si sente sfiduciata. — Non
si fanno provvedimenti, ma parole. — 27 ottobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato., Med. a. Pr., f. 79.]
933. Il duca di Milano a Francesco Tranchedmi e Tomaso Corio. —
Sulle cose di Caterina e della Romagna. — 28 ottobre 1498.
[Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Bologna.]
1 sic: oioè Forllmpopoll
DOCUMENTO 934-935. 345
934. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Lo rimprovera di non averla
creduta. — Bisogna provvedere e risolversi finalmente. — 28
ottobre 1498. [Firenze, Aron, di Stato., Med. a. Fr, f. 79.]
Per le mie de hogi haverite inteso quanto me è occorso : doppoi ho le vostre de heri per le quale me significate la intrata
de l'inimici in Bibiena. Non è mia natura volere pungere alcuno ,
ma l'interesse mio particulare de li Stati et la salute comune me
ha facto a le volte parlare et antivedere, et non posso se non dolerme non essere stata creduta: si me fosse stato dato fede, Marradi non se perdeva et li nimici, non voglio dire fossino suso il mio,
ma non sariano securi in la Pigneda de Ravenna. Si ancho se fosse
provisto a li passi de questa Montagna per li advisi ho comunicati
cum li Sig.1 X. Bibiena non saria stata occupata. Non scio si io facio bene ad insistarvi tanto, che forsi li tanti mei ricordi ve sonno
molesti, che quando credesse cosi me ne abstinaria per non dispia
cere ad altri. Mille fanti assecuravano tucta la Montagna nostra et
tolleva l'animo a li nimici de pensare a simile machinatione, etc.
936. Caterina a Lorenzo de' Medici. — La disperazione V ha fatta
parlare con violenza. — Biasima il proposito di mettere le mi
lizie ai quartieri d'inverno con danno del prestigio e rovina
dei sudditi. — Nel caso preferirebbe la compagnia di Ottaviano
che spera meno rapace. — 29 ottobre 1498.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., t. 79.]
Si li ricordi et scrivere mio è stato forsi più vehemente de quello
a voi altri là russino parsi convenienti, ascrivetelo a tropo et amore
et desiderio de la salute comune et beneficio vostro, et al non ve
dere le cose procedere in quello modo che ricercha il bisogno : che
intervenendoce anchora lo interesse mio, non iudicava alieno dal mio
officio ricordare efficacemente le provisione necessarie. Ma poiché
non ve pare che se habia ad correre a tanta estrema desperatione,
non pigliarò più questa faticha per non essere anche ad altri fasti
diosa et molesta, maxime vedendo del rompimento mio del cervello
in ricordare ad altri li bisogni, quanto pocho fructo ne segua. Il che
non ho voluto tacere per rispondere a l'ultima vostra de 24: in la
conducta de messer Achylle non credeva siando a tanto proposito
de questa impresa, et a satisfactione mia se dovesse fare difficultà. Me rincresce sia stata in una cosa di questa natura si pocho
esaudita. Lo ho mandato al Sig. Duca mio Barba per levarlo da la infe
346 DOCUMENTO 935.
statione li era facta da li tiimici, et per vedere S. Ex. fosse con
tenta concorrere a questa spexa. Non expectava già, a parlare libera
mente cum la M. V. essere si pocho et creduta, et in ziò satisfacta.
Se è cominzato per qualcuni de questi nostri Sig. et Capitanei
a raxionare de volere mettere le gente d'arme nostre a le Stan
tie cum dire che quando li nostri ve seranno andati scrrà forza a
li nemici andare anchora loro. De la quale cosa non posso se non
restare cum admivatione et dispiacere : nò scio pensare unde proceda
che se viene da questi Signori che pensino al commodo loro, è malo
a ogni modo che se prepongha qualche loro particulare commodità
a l'universale beneficio: che si bene pensano, non ce trovaranno nè
honore nè reputatione dentro. Ma si procede da li superiori, è anchora pegio perchè, ultra che non se habia respecto a la reputatione
quale è quella mantiene ogni cosa et precipita li Stati, non se viene
a pensare de levarne li nimici do Casa. Sonno xv giorni ho il Campo
a le spallo cum gravissimo interesse de li nomini mei quali per
dono le stantie lcro et recevono el guasto a le case et possessioni
loro de fori. Se era concluso de fare venire li 150 nomini d'armo
de Messsr Iovanni Bentivolio e de Messer Alexandre suo fiolo , et
de havere 4." fanti per chazzarli del mio : per anchora non se ne
vede provisione: et quando credeva so havesse attendere a questa
expeditione se raxona de de (sic) andare a le Stantie et lassare tucto
el peso a me de li nimici suso le spalle : che si lo merito, Dio e tu
cto el mondo lo scia. Di che animo io me ritrovi ve lo lassare- mo
considerare a voi. Io suso el mio non voglio uno Cavallo, nè facio
pensiero de volere che questi ce sonno ce habiano a stare per al
cuno modo, che non posso havere patientia a questi modi, et habiandone havere alcuni, vorrò più presto la Compagnia de mio Fiolo che
quella de altri , perchè almancho haveranno respecto a rubare et
sforzare li subditi, et a non rumarli le case per vendere li legnami,
como è facto ora. Et così quando habiano andare a le Stantie, vede
nte operare che lui cum la Compagnia sua me sia rimesso de qua :
et quando pure la Compagnia la volessino aliogiare de là , operate
me sia rimandato la persona sua perchè a me valerà assai per le
cose nostre a ritrovarse qui. El Piovano expocto cum desiderio, che quando lui serrà quà, ve
chiarirà anchora più diffusamente de l' animo mio. Sum per stimare
l'amicitia, ma ruiuare le cose mie in quosto modo non me pare il
bisogno: del fare li fanti ed altre cose de quà non voglio più que
sto impazzo. Ramentà (sic) pure queste cose ali Commissarii vostri :
bene ve priego vogliate procurare che io habia quello ho spexo del
mio aciò me ne possa valere in li mei bisogni: et cosi attendo cum
effecto da la Mag."" V." a la quale me offero de continovo. Forlivii 29 Octob. 1498.
DOCUMENTO 936. 347
936. Caterina a Lorenzo de' Medici. — E disperata. — Cercò il conte
di Caiazzo, gli disse il da fare, ma questi si adirò e si rifiutò.
— È stimata quanto una scimmia. — Cosi a forza di inerzia
e di spregiare i suoi consigli, i capitani hanno perduto uo
mini, occasioni e paesi. — 30 ottobre 1498.
[Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. Pi: t. 79.]
Heri vi scripsi a longo quanto me occorso. Doppoi ho doe vo
stre, una de xxvi a hore 8, l'altra de xxvni, per le quale resto advisata de la bona dispositione de li nomini vostri del Casentino a
chazzare linimici , et de le nove havute dal Sig. Duca mio Barba
de le 400 lanze inviate in Parmesana per costegiare il Marcheso de
Mantua, cum lo adviso havuto del Preto levato contra epso Mar
cheso: il che tucto me è stato gratissimo intendere per essere in
confirmatione de quanto havevamo anchora nui de qua : che mercori
di (mercoledì) passato dovea partire epso Sig. Duca da Millano per ri
trovarsi in persona a Parma, che serra in grandissimo adiumento
et favore de la impresa: che istimo el movimento del Prieto et la rivocatione de li subditi che erano a li stipendi del Marcheso, facta per
S. Ex., non possa essere se non ad impedimento et disturbo del
levare del dicto Marcheso, quale se intende pure non se ritrovare
molto di bona voglia, et credo cum il tempo, se accorgerà meglio
del suo errore, quando per il prefato Sig. mio Barba, et Sigg.' vo
stri se facia vivamente il bisogno in ogni loco. Doppoi la Cavalchata expedita, fui ieri sera cum il Sig. Frachasso
et el Magnifico Comissario, et poi ancho andai sino a la casa dove in la
terra è allogiato el Sig. conte de Caiaza per raxonare de questo andare
a le Stantie vituperoso et damnoso : dixi a l'uno et l'altro quello me par
se: monstrano cum parole volere fare quello tanto li sia ordinato per
me, che cosi dicono havere in commissione, et in eft'ecto non vogliono
reuscire a cosa bona: in modo me è stata forza a chiarirli non se
persuadano havere a fare cum Babioni. Io li proposi la impresa de
Brasichella che ce daria una indubitata Victoria : la posserono ha
vere a mano salva, et io lo sciò, non la volsino: Quando linimici
forno partiti da Marradi et venner suso el mio ad allogiare, li con
fortai nel venire loro a Castrocaro facessino uno alloggiamento suso
quello de Faventia et damnificare il terreno de Faventini, non li
parse farlo: Li ho persuaso al fare qualche correria suso il terreno
di Faventia, cum mostrarli la facillità grande et el poterse sempre
redurre a salvamento, non lo hanno voluto fare. Che se una volta
havessino facto una de queste cose, linimici non sariano hora suso
il mio, nè passato a Bibiena, ma serriano necessitati a guardare il
suo: vorebono li consentisse fosse el vero quello dicono, et io non
sum, prima di natura de saperlo fare, et poi la conditione de le
348 DOCUMENTO 936.
cose et importautia de li Stati vostri et mei non lo consente: Et
como se li dice una parola contra el parere et voglia loro, saltano
suso in alterarsi et cruciarse.
Io sum doventata qui una Bertuccia (cioè una scimmia) et quan
do non vussi per interesse de la Ex. Republica V.", non crediate che
fusse per havere patientia a questi modi. Pensate mo voi de che
animo me ritrovo, et si a le volte li lectere mie ve paiono corre
re, a disperatione, non ve meravigliate: Se sonno potuto fare le
provisione nanti la offensione de linimici quale tucte se sonno
prevedute, non se sonno facte : Se è potuto vivere securamente, non
se è voluto : Se è potuto obviare che l'inimici non damnificassino
nè voi nè noi, et anchora che sia stato ricordato, non se è voluto
fare. Cosa da fare disperare ogni saldo cervello, non che me che
sum pure donna.
Ho scripto al Sig. Duca me mandi uno suo fidato che vengha
a vedere la verità del tucto, aciò S. Ex. venga ad essere chiara
como passino le cose, purchè scio altri non li scrivono se non
quello tanto li viene bene, et a le volte poteria essere prestato
più fede a le sue lettere che a nui. Non sum per volere acceptare uno Cavallo , et quando pure ne volessino, non intendo che
alcuno de li suoi, nè loro ce habiano a stare, che dentro et de fuori
me rubano li homini nè vorriano se ne facesse querela. Vedite quando
mio Fiolo sia per andare a le Stantie, che me sia rimesso de quà,
che al mancho haverà più amore et farrà havere più riguardo a li
subditi vostri et nostri. Credo pure per le parole se sonno usate
supersederanno in questo andare a le Stantie, et redurassino tucti
insieme a Castrocaro , perchè heresera se rimase che el Sig. Frachasso andasse là cum el Magnifico Andrea de Pazzi a fare questo
effecto. Non scio si se mutaranno de opinione , che secondo succe
derà, così se advisarà. A le cose del Casentino non se è manchato
per me nè se mancharà ricordare et fare tucto quello se poterà, ma
bisogna che voi ancho faciate vivamente perchè se el sforzo serrà
ghagliardo, se vincerà presto : si serrà lento ve mecterite una febre
in le viscere che non la potente poi cavare sì facilmente. Advertite
anchora voi chi mandate ad exeguire lo commissione, et providete
a le cose del Stato, che simili homini vogliono havere altro che fede.
El Piovano expecto hogi cum desiderio per essere raguagliata
del tutto. Credo haverò fermato il conte Albertino Buscheto (?) per el Go
verno de la Compagnia del Sig. mio Fiolo : hogi se stipularà el contracto, advisarò poi del particulare. Vedite como hanno volontà questi Signori de levarme il Campo
da linimici da le spalle , che habiando havuto commissione dal
Sig. Duca de mandare in Campo a dolerse che siano venuti in
DOCUMENTO 936-939. 349
questo modo ad allogiare suso il mio, cum chiarirli ohe questo era
uno rumpere guerra, et che volevano intendeno havessino a vivere
insieme, che quello era facto a me, S. Ex. intendeva fosse facto a
se medesima: non lo hanno voluto fare, anchora che sia qualche
di havessino questa commissione : che si non vogliono exeguire et
satisfare al bisogno mio cum le parole, non scio quello ne possa spe
rare cum facti. Il che ho voluto significare a la M. V. que bene valeat. Forlivii 30 Octob. 1498 hora xiii.
Si el Campo de linimici se leva como ho per le nostre spie, non
hanno bisogno de l'opera loro a questo effecto: ma dubito vada a
la volta del Casentino dove pare habiano facto qualche preda.
937. Caterina a Lorenzo de'Medici. — I nemici hanno levato U campo.
— 30 ottobre 1498. [Firenze, Arch. di Stato.]
938. Lorenzo de'Medici a Caterina. — La prega in nome de' Dieci
di mandare fanti e cavalli leggieri in Casentino. — 1 novem
bre 1498. [Firenze, Arch. di Stato.]
Havendo la Signoria Vostra in beneficio di questa Eepubblica
già sopportato tanti giorni li nimici in casa, et non che manchato
dello officio di bona amicitia, ma exposto il suo proprio stato: et
obligatosi in modo questi mia Signori et tutto el popolo fiorentino
che in aeterno (sic) si ricordara di tal beneficio e di vostra Signoria.
Ma hora essendosi levati li inimici di costà tanto maggiore obligationo
haremo con quella quando la mandassi più numero di fanti et ca
valli leggeri che fusse possibile alla volta del Casentino acioche si
interrompessino i loro disegni: di che la Signoria Vostra mostra per
tutte le sue lettere esserne desiderosisima :
Io di questo efficacissimamente et excorde ne la prego; certifi
candola che questi Signori Dieci hanno expressamente per loro par
tito facto che Vostra Signoria sia rimborsata di tutto quello ispendessi per loro conto in questa impresa. Et oltre la comune utilita
che ne resulterebbe di tale expeditione io in particulare ascriverò
questo da Vostra signoria in sing."" beneficio. Alla quale mi offero
del continuo et mi racomando. Faventie ka1. novembris 1498.
Laurentius de Medicis.
939. Caterina al duca di Milano. — Pregata dal marchese di Man
350 DOCUMENTO 939-941.
tova ha richiamato Guido Vaini' bandito da Imola. — Non
può però restituirgli i beni. — 13 novembre 1498.
[Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....Fui contenta, ad instantia del illustre Signor Marcheso de Mantua, fare gratia a Guido Vaino del bando havea de Imola. Promis
sione de restit uirli le robbe sue non li volsi mai fare.... Come debia
o possa restituire tale robe, lo lassarò iudicare a quella. Porno con
fiscati (i beni) per li demeriti del patre et altri suoi , et io le ho do
nate a molti antiquissimi servitori de casa, ali quali non potria
torle (le robe) sencia mio gravissimo carrico, et preiudicio, perdermi
deci fideli et experimentati servitori per uno, del quale non scio,
per avere bisognato punire li suoi, quanto me ne potesse mai
fidare....
940. Lorenzo de'Medici a Francesco Fortunati. — Riguardo a per
sone e cose della casa di Caterina. — 13 novembre 1408.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pri
941. Polidoro Tiberti 2 a Caterina Sforza. — Udienza avuta da Ales
sandro VI e dal Cardinal di S. Giorgio. — 13 novembre 1498.
[Firenze, Arch. di Stato, iled. a. Pr.]
Gionto in Roma incontinente fui recevnto dal Papa in audientia
dove stetti fino a quattro hore de notte cum tante grate accoglientie et careze cho non lo potria refferire, et facendo io lo recomandationi et offerte debite per parte de Vostra excellentia Sua Santità
lungamente me adimandò de Vostra Signoria commo si mantineva
bella : como stava contenta, como si portava nel suo stato , com
mo era forte o ben fornita la rocha de forli como Vostra Excellentia havea dinari, et quanti fioli havea, e como erano facti : a tutti
li quisiti risposi , convenientemente cum multa satisfactiono de la
Sua Santita laudando Vostra Excellentia de optimo ingegnio et facen
domi intendere che quella li era comare: et quando io fui alla refferenda del Signor Cesare dissi Padre Saucto, Madonna ha molta spe
ranza in Vostra Santita però ha determinata che decto Signor Ce
sare pieno de ogni virtu e modestia sia^'prete, che la clementia di
1 Bamino da Imola per la pretesa traina del novemnro 1491, di cui già xì è detto nella nota della lettera 28 gennaio 1498 di Francesco Tranchedini al duca di Milano. J Polidoro Tiberti era In voce di essero amante di Caterina.
DOCUMENTO 941-942. 351
quella lo promova a qualche dignita ecclesiastica benchè crede che
el cardinale de San Giorgio sia recognoscente delli benefitii recevuti, rispose el Papa: questo è rasone; e voltossi al cardinale de Perosa et disse che se rinunci (?) e riserò inseme in modo che ritrovai
molto ben disposto Nostra Santita verso Vostra Excellentia e soi
figlioli commo più diffusamente refferiro a bocca a Vostra Excellen
tia alla mia ritornata che spero sia presto.
Appresso feci reverentia al Cardinale de San Giorgio, alla Signo
ria del quale accomodatamente feci longo rasonamento de quanto
me rasonò Vostra Excellentia, et cum tale dexterita che rispondendo
sua signoria fu costrecto aprire el core cum parole, cum optimo volto
e cum affectionatissime promesse et in modo che io gli rimasi schiavo
e servitore, et faro intendere a Vostra Excellentia el successo del
parlare, che mi rendo certo sara gratissimo a Vostra Signoria, et circha la particularita del Sig. Cesare ho ritrovata (la) desiderata conclu
sione, e perche ogni cosa non si puo ne debia scrivere concludo che
il cardinale non potria meglio esser disposto cum effecto e gia semo re
soluti inseme ch'el Signor Cesare non intri in Roma che abbia dignita
episcopale cum bona entrada conveniente cum uno castello che fa
trecento homini, alla mia venuta. Diro el tucto et chiariro a parte per
parte vostra Excellentia la quale credo remarà consolata e satisfacta : Me se offerto accompagnare el Signor Cesare a sua S. R."" suo pa
dre nel quale ha collocato tutta la sua speranza : el prefato Cardinale
vole fare secura Vostra Excellentia in ogni modo del Vescovato del
castello de la entrata fino in octocento ducati lanno ultra quello che ,
el signor Cesare permectemiomi fra poco tempo dare molto magiore
cose e fare in modo che non havera invidia ad altro episcopo cortisano et diceme volerlo tenere cum summo honore e farli preparare
le stantie sue de tanti paramenti che in Roma non parera vescovo
novo, ne di pocho honore, et questo con tucto el core.
Resta che Vostra Excellentia se dispona e prepari mandare el Si
gnor Cesare a Roma per suo presente e futuro honore et bene : et
per ogni cosa che possa succedere di bono stato de vostra Excellen
tia e soi figlioli et se io parlo temerariamente la mia fede et servitu
sono digno de excusatione e venia quella se digni roferirsi allo animo
mio vero affectionato a Vostra Excellentia alla quale vivo e morto
me recomando et offero et felix valeat. Rome xm novembris 1498.
942. Caterina al duca di Milano. — / Veneziani hqfmo deciso di rom
perle guerra aperta. — 14 novembre 1498.
[Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....hora li adviso como de loro fidedigno et di auctorità sum certifi
35'2 DOCUMENTO 942-944.
cata che a Venetia di novo è stato determinato in Pregaij ' de rumperme guerra, et mandare gente ali damni mei : et a questo effecto se
hanno ad firmare mille cavalli a Ravenna di quelli levano nel Polesino.... et uno loro zentilhomo dili primi parlando cum uno suo con
fidato dixe che se si possano assecurare del Turcho, vogliono esperi
mentare quello che possa fare tutta Italia; che per quello se ha per
diverse vie se può comprehendere il malo animo loro.... al iuditio
mio seria ad providere al tempo per obviare che non se perdesse, che
volere poi recuperare le cose perdute; et io per me non voria perdere
alcuno deli mei castelli per sperare di rehaverli cum parole non se
possono defendere li Stati
943. Caterina a Lorenzo de' Medici: « non creda a nessuno finchè
« se parlamo, perchè c' è poca fede et poco amore verso quella
t benedetta anima 2 et finchè viverò non sono per sentir altro
« mai. » — 15 novembre 1498.
fFlrenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., filza 78, n. M9.]
944. Caterina al duca di Milano. — Si lagna dei Fiorentini che di
visi tra loro non concludono nulla e non l'aiutano. — / Vene
ziani ingrossano a Ravenna. — 20 novembre 1498.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....fieri forno le ultimo mie ala Ex." V." per le quale li significai
il giungere de queste gente darmo Venetiane a Ravenna, et li modi
servati per Signori Fiorentini verso me nela conducta de Achille Tiberti deli quali non posso chiamarme se non poco satisfacta, paren
done me habiano tractato como se fosse una putta, che meglio era
al principio ne havessino dicto non lo volere fare , che prometterme
et poi uccellarme per questa via. Questo insieme cum le tepide et
lente provisione fanno in ogni loco, non procede da altro se non dala
poca unione de quella cità; perchè chi tira in qua et chi in la, tal
mente che si la Cels. V." non è epsa ce metta la mano, et adrizi le cose
loro, non sonno per andare bene. Bisogna como per altre mie li ho di cto, che la Sub.u V." interprenda questa cura per commune beneficio
et salute. Pare a loro como hanno mandati Commissarii assai, ha
biano fato tutte lejsro visione, et poi non curano de altro. Scio la Ex."
V." ha inteso in che periculo se siano retrovate le cose de Àretio, (Arez1 Nel Consiglio dei Pregadi. 2 Giovanni de' Medici suo defunto marito V
DOCUMENTO 944-949. 353
zo) et como se sia presa Bibiena et io posso dire havere visto queste de
Romagna, che si non russe stato la cura et sollicitudine mia, scio
che a questa hora teneriano poche cose de qua da l' alpe.... Li fanti
et guastatori de Venetiani tuttavia arrivano a Ravenna et per la
marina passano ala volta de Arimino per sequire il campo, et sino
qui ne è passato grande numero, et magiore pare se ne expecti....
Mando ala Ex. V. il nome de tutti li loci hanno presi, et il desegno
del Casentino, a ciò epsa li possa meglio videre cum l'ochio.
945. Lettera di Leonardo a F. Fortunati suila grande difficoltà di
dare tutti i conti della Compagnia ben divisi, specificati e par
ticolareggiati, come Caterina li esigeva. — È come seminare in
un campo stesso molte qualità di biade, e poi volerle mietere e
raccogliere una per volta. — Si allude a cavalli fatti venire
di Spagna e di Fiandra e ad un cavallo leardo che si ri
manda a Forlì. — 22 novembre 1498, da Firenze.
[Firenze, Aroh. di Stato.]
946. Caterina al duca di Milano. — Lo ringrazia della fiducia; essa
non farà nulla senza consultarlo. — Se il Bentivoglio avesse
fatto ciò che doveva « Faenza non seria stata casone de met-
« tere il foco in questa Romagna. » — 22 novembre 1498.
[Milano,' Aroh. di Stato, Potenze estei e, Forlì.]
947. Caterina ad Astorgio de'Manfredi. — Si mostra propensa ad
un accomodamento per danni recatile dai suoi sudditi. — 22
novembre 1498.
[Milano, Aroh. di Stato. Potenze estere, Forlì.]
948. Caterina al duca di Milano. — Comunica il carteggio col si
gnore di Faenza. — I nemici ingrossano ed insolentiscono sem
pre più e « ce vedemo nudi de ogni presidio Li nemici
« stanno da ogni canto forniti et a me non è stato prov-
« visto de uno cavallo. » — 23 novembre 1498.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
949. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Relativa alla Compagnia del
figlio. — Farà tirare le orecchie al conte Caldarino perchè sol
leva gli altri. — Darà punizioni, esempi tali che nessuno le
354 DOCUMENTO 949-954.
verà più la cresta, ecc. — È esausta di danari ecc. — 24 no
vembre 1498. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 79.]
950. Caterina al duca di Milano. — Non speri di esser sicuro dai Ve
neziani finchè a loro non torni a conto di fargli proposte d'ac
cordo che tornino bene ai loro disegni. — Movimenti di truppe
da Ravenna verso Rimini. — 27 novembre 1498.
[Milano, Ardi, di Stato, Potenze eetere, Forlì.]
951. Lodovico il Moro a Caterina. — Si duole che i Fiorentini l'ab
biano ingannata ricusando di condurre Achille Tiberti. — Lo
condurrebbe egli se abbassasse le sue pretese. — Non gli par
necessario di spedire a lei quelle milizie che aveva domandate.
— I Veneziani si ritirano ai quartieri d'inverno. — 29 novem
bre 1498, da Milano. [Milano, Arch. di Stato.]
952. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Si rallegra delle vittorie nel
Casentino. — Vorrebbe attaccare il conte di Sogliano. — Non
vuole condottieri, ma uomini d'arme spezzati alle stanze inver
nali. — 2 decembre 1498. [Firenze, Arch. di Stato.]
953. Caterina a Lodovico il Moro. — Lo ringrazia del pensiero di
condurre egli il Tiberti. — Ha scritto ai Fiorentini dolendosi
di essere stata trattata « da putta » — Le si è detto che un
nuovo magistrato dei Dieci di Libertà e di Balia entrava ap
punto quel giorno. — Sentirà che cosa delibererà. — (Il docu
mento è rotto e imperfetto). — 3 dicembre 1498.
[Milano, Arch. di Stato.]
954. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sul completare la Compagina
di Ottaviano volendo riportarla al numero di 100 come essa si
era obbligata. — Vuole i conti per vedere i servigi di ciascuno.
— Nessuno deve arrogarsi quella autorità che spetta a lei sola.
Vi devono essere gli inventarii di tutto, ecc. — 4 dicembre 1498.
[Firenze, Ard), di Stato, Med. a. Pr., t. 79, c. 86.]
Ho inteso per lettera de la M. V. et del Sig. mio Fiolo, la ve
DOCUMENTO 964-959. 355
nuta de S. Sig.'i" in Fiorenza per ritornarsene a Casa. Serria stata
desiderosa ohe lui o se ne fosse ritornato gia xx" di, o fosse almancho tardato tanto che se fosse visto el fine de le cose de Casentino
perchè serria stato più honorevole. Haveria havuto caro la M. V. li
havesse liberamente et senza respecto facto intendere il bisogno, che
lui, como giovane, nonjnensura le cose.
955. Caterina al marchese di Mantova. — Gli manda e raccomanda
Paolo Riario affine de' suoi figliuoli « desideroso de acconzarse
« a li servigi » di esso marchese. — 6 decembre 1498.
[Mantova, Aron, di Stato.]
956. Il duca di Milano a Francesco Tranchedini. — 10 dicembre 1498.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Bologna.]
....Laudamo quello che ha ricordato el magnifico messer Joanne
per fare movere la Contessa de Himola et Signore de Favenza, et
per questo tu haverai scriverne alla Contessa perchè lo habia fare
como se persuademo che la farà et per el Signore de Favenza per
essere acconzo cum altri nui non li possemo scrivere....
957. Caterina a Lodovico il Moro. — Parla di 2000 sacchi di grano,
del poco ricolto di biade già consumate, dei bisogni della sua
casa, « E sopragiuncto il S." mio Fiolo a le spalle » con ca
valli. — Chiede potere estrarre vena e spelta dal Piacentino.
— Gli comunica una lettera di un suo fattore. — (Documento
rotto e consumato.) — 11 decembre 1498, da Forlì.
[Milano, Arch. di Stato.]
958. Caterina a Lorenzo de'Medici. — È senea danari, ecc. — 16 de
cembre 1498.
[Firenze. Arch. di Stato, Med. a. Pr., filza 79. c. 89.]
959. Taddeo Vimercati al duca di Milano. — Caterina ha fatto
prendere nel territorio di Cesena un amico di Piero de' Me
dici. — 26 dicembre 1498.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Firenze.]
La Contessa de Himola ha facto prehendere su quello de Cesenna
uno certo capo de squadra de li mimici faentino nominato Bastiano
S56 DOCUMENTO 959-963.
Pescatore, homo de condictione, quale de campo se ne andava ad
casa, et per essere intrinsìco de Petro (de'Medici) la predicta Con
tessa l'ha mandato qua in le mane de costoro. Per la liberatione
del quale el Signore de Faenza ha scripto qua caldamente: non so
quello ne seguirà....
Florentie 26 decembris 1498.
960. Caterina a Lorenzo de'Medici in favore di Dionigi di Naìdo
preso e chiuso nétta rocca di Urbino. — 27 dicembre 1498.
[Firenze, Arch. di Stato, Xed. a. Pr., t 79. 0. 6.]
961. Caterina a Lorenzo de'Medici. — La sua compagnia è ridotta a
metà. — Dice che non può continuare a servire la repubblica
fiorentina. — 29 dicembre 1498.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr. t. 79 c. 41.)
962. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Jla preso un amico di Piero
de'Medici. — Non sia liberato che per suo mezzo ecc. — 31 decembre 1498. [Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr. t. 79, o. 42.]
....cum ricordari a quelli Sigg. vostri che non vogliono havere
tanto riguardo a chi ve hanno offesi, che faciate perdere l'animo a
chi ve ha servito. Bene valeat Magn."" V." cui me offero.
Forlivii ultimo xbris 1498.
963. Lodovico il Moro a Caterina. — Farà ritenere come essa vuole
le entrate a Raffaele Riario cardinale di g. Giorgio che l'ha
offesa. — Parla delle cose di Faenza, pregandola di avvisarlo
di quello che accaderà. — È proprio vero che essa ha man
dato gente per ammazzare Giovan Battista Brocco? — Senza
data, 1498?
El M.c° M.' Jo. Bentivoglio per mezo del suo che è qui apresso
noi ne ha facto intendere como la S." Vostra haveva mandato 5 per
sone per fare amazare Jo. Baptista Brocho, el che quando fusse vero
non seria ben facto et pero ne parso darline adviso perche ne vogli far intendere se è vero o non.
DOCUMENTO 964-968. 357
964. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sul figlio Cesare destinato al
chiericato. — La madre vuole mandarlo e mantenerlo a Roma.
— 1 gennaio 1499.
[Firenze, Arca, di Stato., Med. a. Pr.]
965. Ottaviano Riario annuncia (forse al Medici) che le genti fran
cesi assediano Forlì dove è Caterina, il conte Alessandro, il
conte di Meteo e Giovanni di Casale con 1000 provisionati,
e chiede soccorso. — 3 gennaio 1499.
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr., f. 79.]
966. Caterina al duca di Milano. — Chiede il suo aiuto perchè Do menico Ritio (Ricci) è entrato in possesso dei beni del fu conte
Girolamo Riario, contro le convenzioni fatte. 1 — 8 gennaio 1499.
[Milano, Arob. di Stato, Polenze estere, Forlì.]
967. Caterina al duca di Milano. — Dichiara non dovere essere te
nuta responsabile per la sorpresa e lo svaligiamento praticato
dagli uomini d'arme di don Alfonso di Ferrara a danno delle
genti del Bentivoglio, sul territorio di Faenza. — 8 gen
naio 1499. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....si suso il terreno de li altri sonno stati svalisati, non scio quello
me ne possa fare io. Questo è il ringratiamento me è facto, del havere facto accompagnare molti suoi nomini d'arme sino in loco si
curo. Temo pocho del menaciare de alcuno vivendo la Ex." V.' 2
968. Caterina al duca di Milano. — Manda Cesare suo figliuolo a
passare col duca alcuni giorni del carnevale. — 9 gennaio 1499.
[Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
1 II duca di Milano nel 21 gennaio risponde alla contessa d'aver scritto In sno favore al presidente ducale in Genova. £ Il duca di Milano risponde a questa lettera nel giorno 23, invitando a scegliere due delegati per parte della contessa e del signore di Bologna perchè si rechino in luogo a constatare la cosa.
358 DOCUMENTO 969-973.
969. Caterina al duca di Milano. — Movimenti delle milizie in Monia
gna. — Il campo dei Veneziani è diminuito di più di 300 uo
mini d'arme tra svaligiati e partiti. — 10 gennaio 1499.
[Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
970. Caterina al duca di Milano. — Si scagiona dall'accusa data
le da Ginevra Bentivoglio di aver tenuto mano ad uno svaligia
mento commesso dal conte Achille Torelli a danno dei soldati
di essi Bentivoglio. — Il fatto avvenne fuori del suo territorio
lei insciente e repugnante. — 12 gennaio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
971. Caterina al duca di Milano. — Lo prega a volerla proteggere
contro la rapacità di Domenico Ritio che non contento delle
gioie che aveva in mano era entrato in possesso dei beni patrìmoniali del fu conte Girolamo in Savona. — Il Ritio era
stato molto beneficato dal conte e si portava da ingrato. —
Chiede al duca che quei beni sieno consegnati a leiper conto del
la sua dote, ecc. — 13 gennaio 1499.
(Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....Che quando non desista da questa impresa, dubito non me facia fare qualche desordine, del quale poi ne sia malcontenta, per
chè non sum perjtolerare tanta iniuria....
972. Caterina a Lorenzo[de'Medici. — Accetta la tutela del figlio Lo
dovico. — Rivorrebbe le sue gioie impegnate a Venezia special
mente perchè appartengono all'amministrazione de'suoi figli. —
Vuole che in ogni tempo apparisca sempre chiaro il conto dei
loro averi. — 14 gennaio 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr.]
....Fra l'altre cose, queste me è summamente a cuore, per essere
pertinente a l'administratione de quelle de li Sig.' mei Fioli de la
quale voglio che in ogni tempo se ne possa vedere bono conto. Bene
valeat M. V. cui me offero.
973. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Propone di togliere alcuni ca
stelli per punire il conte di Sogliano, ecc. — 15 gennaio 1499.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
Si ben le parole mie habiano facto et siano forsi per fare sempre
DOCUMENTO 973-974. 359
poco fructo, o per non essere istimate, o per le voglie et dissensione
de la cità vostra ; nondimeno non voglio restare de ricordare quello
ricerca l'amore porto a la Exc." Republica vostra, et lo essere io po
sta in la medesima fortuna cum voi altri : che si non ne seguirà il
votivo effecto , almeno non haverò mai rimorso del non havere satisfacto a me medesima : Grande differentia iudico del fare le cose, o a
uno, o a uno altro. Peci intendere ai giorni passati che siandose por
tato il Conte de Sogliano nel modo se è portato contra vui, serria
bene facto a farlo rinsavire talmente che se avedesse del suo errore,
et quello importava a procurarse inimica la Cità vostra.
Ce site andati cum qualche rispecti quali io non posso persuaderme siano se non pieni de maturo examine et prudentia. Quando se
fuse facto quello meritava il prefato Conte se li serriano tolti tri o
quatri Castelli et facto domentegarse de offendere il Stato vostro.
Hora ve site resoluti che se li facia bona guerra et da Hercule Bertano (?).... quella valle di Bagno com 40 di nostri Ballestrieri era advisata che serria stato facil cosa a torli dui loci che importano a le
cose vostre, haveva richiesto il Mag.0° Andrea de Pazzi per l' andare
là suso. Cognosco che per non essere venuto anchora, per qualche
poco malo ha, la cosa se è comenzato a divulgare, et non serrà per
riuscire, che lui forsi li haverà forniti talmente che ogni sforzo serrà
in danno. De le quale cose a me rincresce per il comune interesse,
et ho voluto advisare la M. V. aciò me possa esere in ogni tempo
testimonio che io non sum mancato all'officio mio verso la Cità vo
stra, et si a le volte fosseno stati meglio auditi li ricordi mei, le
cose non serriano in questi termini : che me pare ancho vedere che
per li modi de Fracasso le cose del Casentino non siano anchora
bene expedite.
Ricordatevi che in uno longo andare possono intervenire de' periculi et mali assai. La Mag."' V." pigli il scrivere mio da exuberantia grande de affectione, et non da alcuno altro respecto et così lo
porgia dove le pare. Et ipsa bene valeat.
Forlivii die xv Jan. 1499.
974. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sulla spedizione di un Breve.
Chiede siale spedito un certo abito religioso. — 17 gennaio 1499.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
....Se usa certa fogia de panni in peglime, l' abito de questa reli
gione de la quale scio che lì ne debbe essere la mostra. Priego la
M. V. voglia ordinare se ne habia una impresto, o veramente se ne
facia una de bocassino simile, et che poi me sia mandata: et ritro
vandosi lì, quella facia scrivere al nunciato Maestro Bartholomeo che
360 DOCUMENTO 974-975.
per la via vostra ne siamo forniti, perchè a lui anco scrivarrò de
ziò, che vinendo forniti per lo megio vostro, non volemo dare altra
noglia a Maestro Bartholomeo. Bene valeat M. V. a cui me offero.
Forlivii 17 Ianuar. 1499.
975. Caterina incarica Francesco Fortunati di lagnarsi fortemente
con Lorenzo dei Medici. — 18 gennaio 1499.
[Firenze, Arch. di Stato., Med. a. Pr., t. 70, o. 81.]
Ho le vostre de' 15 del presente per la quale me significate la ca
sone del vostro tardare, demostrando esservi dato speranza de
darvi expeditione de le cose nostre. Seria contenta che li buoni effecti corrispondessino a si lunga speranza, ma cognosco sono tucte
parole : Et io horamai ne sum tanto satia che non sum per volerne
più perchè vedo è tenuto poco conto de chi ha speso del suo in be
neficio di quella Città, et de chi non ha hauto sencia alcuno obligo ,
respecto de mettere li Stati in ruina, et si manifesto periculo.
Ce fu dato lo assignamento de Alphonso Strozo per la prestanza;
poi è reuscito in niente. Questo me pare el più bello dare licentia
del mondo, et io non sum più a dimandarla, nè bisogna se pensi
che io voglia stare più, nè servire in questo modo. Et cosi sum con
tenta chiariate là a quelli Exc." S.', perchè siando talmente tractata,
non potria durare: et siando stata scornata ne la conducta de M.
Achille, me pare se curi poco de me del interesse et honore mio. Et se
Mes. Achille non fosse stato de quella affectione et fede è verso noi,
me lo haveria già perduto, como ho facto el Signore de Faventia, per
li casi nostri : et retrovariame da ogni canto circumdata in questo
Stato da li inimici. Fatime la excusatione mia cum el Magifico Laurentio, perchè io non posso più lungamente supportare questi modi
poco amorevoli : per lui sum sempre per exponere la facultate, Stati
et fioli proprii. Scio non voria postponere lo interesse nostro al com
modo de qualunche altro : nè per fare beneficio a la Cità, ruinare noi.
Tutti li nostri soldati sonno stati pagati a peso doro (d' oro) et sino
a uno minimo carato.
A noi per essere comparsi pegio in ordine de li altri, et per havere
facto manco per la conservatione de le cose nostre, è stato interrupto
lo assignamento ce fu dato de la Prestanza, nè se fa pensiero de sati
sfarne. Et forse le passione particulare hanno alcuni verso il Mag."
Laurentio noceno a le expeditioni nostre. Trovaranno chi li farà me
glio che noi, et che li sera più al proposito, et noi ne viviremo più
quietamente et non mecteremo le cose nostre in periculo: che multo
DOCUMENTO 975-978. 361
meglio è a noi starcene a videre, che spendere, immo zettare il no
stro et mettere li Stati in ruina. Et tenite per certo che questa non
saranno zancie , nè le pigliate per parole : perchè mia natura non è
de usarne molte, ma ne vederite li effecti: et cosi apertamente dirite
al Mag. Laurentio aciò per alcuno tempo non se possa dolere che
non glielo habbia facto intendere. Et voi non supersederite più là,
ma veneritevene subito, perchè i' ho bisogno de vui qua per alcune
altre mie cose che importano. De li tremillia Ducati, si li haveriti,
che non credo, sapite l'ordine ve ho dato. Sollecitate el vostro ri
torno sencia indugiare più, che ve expecto cum desiderio, nè voglio
restiate più là, perchè non è sencia nostro scorno : et non expectiate
che ne facia altra replicatione. Bene valete.
Forolivii xviij Januarii 1499.
976. Caterina al duca di Milano. — Sopra affari diversi. — Si lagna
fortemente del modo di procedere dei Fiorentini. — 18 gennaio
1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....quanto sia honesto, è facile cosa a iudicarlo. Tutti li altri sol
dati loro hanno havuto la prestanza et sonno satisfacti de le paghe
sue. Io ce ho spexo del mio circa xii o xim" ducati et non ne posso
rehavere uno soldo. Ho exborsato circa tria millia ducati deli mej
in bisogni suoi de qua; adimandandone la restitu tione, non me è dato
se non parole. Como me habiano scornata in la conducta de messer
Achylle in farmelo mandare a Fiorenza, et tractare non luy, ma me
da bestia, la Ex." V." lo ha inteso per altre mie. Si lo ho meritato
quella il scia. Si pensassino che io non me resentesse serriano in
grandissimo errore. Priego la Ex/ V." a volerli tenere sollicitati a
renderme denarj ho spexo per loro de qua....
977. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sui conti delle spese e sulle pa
ghe dei soldati. — 19 gennaio 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Fr.]
_
978. Caterina al duca di Milano. — Chiede di poter favorire le prati
che fatte da Ottaviano Manfredi per riprendere lo Stato di
Faenza. — Questo sarebbe un gran bene perchè toglierebbe il
pericolo presente che Faenza cadesse in mano di altre potenze.
— 19 gennaio 1499. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....Le neve grande sonno venute a questi di in queste montagne
S62 DOCUMENTO 978-983.
impediscono che non se può fare cosa alcuna per questi soldati et
amici et inimici, ecc.
979. Caterina al duca di Milano. — Gli manda Cesare suo figlio destinato al sacerdozio. — Come era stato educato. — 24 gen
naio 1499. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
Habiando designato Cesare mio fiolo ala milizia clericale cuia
proposito vada a Roma, me è parso nanti lo adrizi altrovi, mandarlo
a fare reverentia ala Ex." V." per non havere nè miei fioli, nè io ad
recognoscere altro patre et Signore che la V." Cels.'
È ucello nidaso ; (sic, cioè di nido) si non sapesse cosi bene satis
fare al debito et officio suo, la Ex." V." lo haverà excusato, et consi
derai che è stato allevato da donne....
980. Caterina al duca di Milano. — Allude allo svaligiamento dei
soldati del Bentivoglio di cui è ingiustamente accusata. —
Sul rilasciare il figlio di un ravennate preso dopo la correria
fatta da Manfrone nel forlivese. — Chiede consigli al duca in
proposito. 1 — 29 gennaio 1499.
[Milano, Arca, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
981. Caterina al duca di Milano. — Notizie sutte soldatesche venete
fuggite dal Casentino che si raccolgono nei contorni di Ra
venna. — 1 febbraio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
882. Caterina a Francesco Tranchedini oratore ducale a Bologna, si
scagiona dello svaligiamento dei soldati del Bentivoglio fatto dal
conte Achille Torelli. — 1 febbraio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
883. Caterina al duca di Milano. — / Veneziani hanno mandato
25000 ducati per levare fanti a Ravenna e per tutta Romagna.
3 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato , Potenze estere. Forlì.]
i A questa lettera rispose il duca nel giorno 5 successivo febbraio rimettendosi a lei di fare quanto le piaccia, e dando qualche savio consiglio.
DOCUMENTO 984-988. 36B
984. Caterina a Francesco Tranchedini. — Sullo svaligiamento dei sol
dati del Bentivoglio. —Desiderosa di chiarire la verità manderà
uno o due dei suoi per essere interrogati sul come andò la cosa.
— 8 febbraio 1499. [MllaDo, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
985. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Sullo svaligia
mento dei soldati del Bentivoglio. — 6 febbraio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
Sonno stato certificato che si trovorno con epso conte Achille
( Torelli) ad fare il svalisamento, cum li quali si trovò anchora uno
Capo di squadra di Balestrieri dela contessa chiamato Rondinellei,
quale pocho li manchò che non fusse tagliato ad pezi da quelli delo
illustre Signore Don Alphonso, perchè conduxe la preda ad Castrocharo et poy ad Forlì et fu il primo che incommenzò ad volere ve
dere che cose et robe erano in quelli carriazi....
Ex Bononia sexto Februarij 1499.
986. Caterina al duca di Milano. — Lo prega a far soddisfare il
Bentivoglio dei carriaggi svaligiati essendo stato verificato che
lo furono nel suo Stato. — Nella questione « io non ce voleva
e intervenire come parte, ma como quella avea caro de inten-
« dere la verità. » — Tra Ravenna e Cervia vi sono circa mille
cavalli dei Veneziani e male in ordine, che aspettano fra due
giorni il conte di Fitìgliano. — Forlì è minacciata. — Farà
buone guardie. — 11 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
987. Caterina al duca di Milano. — Il conte di Pitigliano è arrivato
a Ravenna. — Sono giunti colà danari da Venezia per fare i
fanti, e ne sono levati per tutta Romagna. — 12 febbraio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì ]
988. Caterina al duca di Milano. — Notizie delle soldatesche venete.
— Danni avuti dalla rapacità degli uomini d'arme che le ha
mandati. — È disgustata dalla ingratitudine dei Fiorentini.
— 13 febbraio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere.]
...Priego li voglia mandare tale capo sia da loro riverito et temute,
perchè questi hominidarme sonno stati qui, non hanno hauto timore de
304 DOCUMENTO 988-989.
alcuno et hanno desfacto sei o octo case bone in questa cità, cavando li
legnami deli solari per fare foco ; per una somma de strame levavano,
ne consumavano dece, che si se fossino governati corno dovevano , li
strami non se serriano marzi, et hora se ne potoria havere altrimenti
in questo bisogno : li portamenti deli quali in rubare et rompere apoteche et fare mille altri assassinamenti a questi nostri citadini et subditi
sonno stati de natura si la Ex.* V.' li intendesse particularmente ,
gliene veneria pietà. Nondimeno ho tollerato il tutto per reveren
da de quella, nè sum mai per manchare da tutto quello intenderò
esserli grato. Nè pensi la Ex." V.* che siano stato maltractati. imo
hanno havuto ogni cosa a saccomanno, corno dal Conte Achylle et
da altri se ne può informare. Cosi se fossino bene portati loro Ho
spexo il mio et messo li stati nostri in grandissimo periculo per
amore prima dela Ex." V." et per qualche amicitia ho cum el magni
fico Laurentio de Medici, parme chi serve a uno diserva al resto,
et io non sum per volere ingrossare più el debito, nè per exponerme
più a simili periculi. Cum fiorentini, corno ho dicto, non ho obbligo
alcuno cum li stati. Si me farranno il nostro dovere non se li mancharà in servirli secondo l'obligo havemo cum loro: ogni di sum
menaciata; et quando non facia dispiacere ala Cels." V." serviremo
fiorentini si ce pagaranno, ....et io siando sollecitata per diverse vie
cum grandissime offerte, che novamente per megio de Ser Piero da
Bibiena me ne è stato facto summa instancia1 cercarò de assecurarnie cum stare a vedere, et non me impazare da alcuna de le
parte et vederò dare qualche principio a Galleaz mio fiolo, quale
ha comenzato a farse homo et non ha a sperare havere altro modo
de vivere che l'arte militare, cum aconzarlo cum Venetiani....
989. Caterina a Francesco Tranchedini. — Spiega all'oratore ducale
di Bologna perchè fard passare per altra via il figlio Cesare che
deve tornare da Milano. — 15 febbraio 1499.
[Milano, Arcb. di Stato, roteine estrre, Forlì.]
La magnificentia vostra non se debe maravigliare si ho facto in
tendere al Ul.mo Signor duca mio barba quanto quella mi ha scri
pto del non mandare Cesare mio fiolo per la via di Bologna, perchè
non recognoscendo io altro patre nè superiore che la Excollentia
sua, non mi paro fare se non mio debito ad communicare ogni mia
occurrentia con epsa: et siando questa dela natura è, che o in lo an
dare, o nel ritorno potria importare, non mi è parso tacerla. Il che
1 II duca rispondo nel glorno'lB confortando la contessa a con seguire 11 cattivo esemplo altra! e a confidare nel suo appoggio.
365
non ho facto per darli carico, nè imputatione, ma per participare le
cose mie cum Sua Cels.", et da epsa expectarne debito consiglio et
favore , maxime non mi parendo meritare che per li errori Riaves
sero facto li soldati de altri, io o mio fiolo ne portasse interesse et
scorno. La Mag."* V." sa quante volte gli ho scripto le mie justificatione, et epsa sempre monstrando siano state pocho intese, mi ha
dato qualche punctura. Son viva, et non posso fare non me resenta
et tanto più quanto ce vedesse il periculo de mio fiolo. Et perho la
Mag."" V." non se persuada l'habi facto per darli gravezza, nè per
diffidentia habia di quella, ma per obviare a quelle cose che se havessero ad tirare dreto magiori scandali. Dela Mag."" V.' pigliarò sem
pre ogni confidentia, et cosi epsa po fare di me. Alla quale me offero.
Forlivii die xv februarij 1499.
990. Caterina al duca di Milano. — Ringrazia del benevolo giudizio
fatto su- Ottaviano suo figliuolo. — Allude alla quistione dei car
riaggi del Bentivoglio. — Notizie delle milizie venete a Raven
na, ecc. — 15 febbraio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....Ho recevuto in un medesmo di le lettere dela Ex.' V." de vii
et xi del presente, per le quale resto molto consolata intendendo che
in Cesare mio fiolo siano qualche parte li satisfaciano, che anchora
me persuada che il paterno amore ne porta glielo facia dire, nondi
meno istimo grandemente il sapientissimo iuditio dela Cels." V.", et
parme per questo de lui non potere se non bene sperase, si non
correspondesse cum li modi convenienti, quella lo excusarà per es sere il primo volo, et allevato como li scripsi da donne i quali ser
rammo tutti hanno ad essere sempre boni fioli et servitori dela Ex.' V.°...
991. Instructio Alexandri Orphei de Ricano ituri Forlivium.2 — Mediolani, 18 februarij 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
992. Caterina al duca di Milano. — Notizie sulle mosse del conte di
■ Cesare Mario era nato 11 24 agosto 1180. * Nel dubbio che 1 Veneziani avessero a fare movimenti contro 1 Fiorentini, rac cogliendo gente a Ravenna sotto la condotta del conte di Pitlgliano, 11 dnca di Milano manda Alessandro Orfeo a Forlì, porchè abbia a risiedere presso la contessa, onde possa soddisfare alle occorrenze giornaliere e tenerlo avvisato del temuti movimenti.
;scìg DOCUMENTO 992-995.
Pitigliano e delle milizie venete presso Ravenna. — 21 febbraio
1499. [Milano, Arch. di Stato, Potente estere, Forlì.]
....Fra quelli del Conte di Pitigliano et li altri erano in Ravenna
et Cervia, possono essere circa milletrecento cavalli, muli da soma, et
cavalli da tirare artellaria per questi monti : ne sonno arrivati de Paduana, Trivixana, Vicentino et Veronese asaj. Hanno facto carrigare
in barcha xvm pezzi de artellaria grossa et non molto longha : al
condure ala barcha duj cavalli li era per pezzo a tirarla, che comprehendo ad ogni modo ala relatione de chi li ha visto siano più che
falconetti....
093. Caterina al duca di Milano. — Lo ringrazia per la benevolenza
che mostra a Cesare suo figlio. — Notizie varie. — 22 febbraio
1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....Dela satisfactione grande che la Cels.' V.' dimostra havere deli
portamenti de Cesare mio fiolo, non posso se non restarli obligata,
perchè scio procede dal paterno amore suo verso nuj tutti. Et ve
ramente ne resto consolata, parendome che per il sapientissimo judicio de quella non vengha havere perso tante fatiche, quante ho
durato in alevarlo, siando il primo volo et alevato da donne : quando manchasse in cosa alcuna, la Sub.li V." lo haverà excusato....
904. Caterina al duca di Milano. — Lamenta che il signor dì Faenza
non permetta il transito delle robe per uso suo proprio, attra
verso il suo Stato. — Notizie di Ravenna, etc. — 23 febbraio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....Che raxone voglia, non siando rupto guerra , che le robbe non
passino per le strate consuete, non lo intendo. Possono bene dire
che vogliono paghi, ma obviarne il transito non Di novo non
c'è altro, se non che heri sera a Ravenna, Cervia et Faventia se
fece grande festa de fochi, bombarde et campane per la lega dicono
essere facta tra Papa, re de Franza et Venetiani, quali demonstrano
de ziò grandissima leticia et ellatione.
Forlivij die xxiii februarij 1499.
095. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Le truppe sforze
sche mandate a Imola sono state trattate male da quel gover
DOCUMENTO 995-999. 367
iuttore. — Di qui si capisce che cosa possano sperare da Ca
terina. Facesse essa la metà di quello che sa si ben dire! —
Di questo egli qualche volta l'ha punta, e da ciò è nato un
battibecco con lei. — 24 febbraio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
996. Caterina al duca di Milano. — Notizie varie. — È venuto da
lei Malatesta de'Malatesta nemico di llamberto suo fratello.
— Egli si offre al duca di Milano. — Per 400 o 500 ducati
si avrebbe, e potrebbe esser utile contro Ramberto conte di So
gliano. — 25 febbraio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
997. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Novità di Cesena.
— È stato ucciso Corbizo da Castrocaro tornando da Caterina,
che è accusata di averlo fatto assassinare. — 25 febbraio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
Qui è adviso che in Cesena è seguita novitate per via deli fuo
rusciti, alli quali pare che habino facto spalle alchune gente Marchesche cum consentimento del papa, havendo cacciato di fuora quelli
dela parte de messer Polydoro. E stato morto anchora Corbezo da
Castrocharo, primo homo di quella terra : il quale qui è significato
che la contessa l' haviva mandato ad dimandare , et stato da ley ,
nel ritornare ad casa fu assaltato da alcuni balestieri, ferito et morto
nel modo che fu il quondam domino Francisco da Saxatello : et da
più canti è afSrmato che lo ha facto fare epsa Contessa: et ad mi
lo ha scripto l'amico nostro secreto....
Ex Bononia xxv februarij 1499.
998. Caterina al duca. — Trecento cavalli dei Veneziani sono entrati
a Faenza. — Alcuni devoti a quella Signoria e odiati nella loro
città, li hanno chiamati. — Faccia avvertire quel castellano di
stare con gli occhi aperti, ecc. — 27 febbraio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
999. Caterina al duca di Milano. — Notizie varie. — Dacchè egli non
può provvedere Galeazzo suo figlio, essa lo manderà al soldo
368 DOCUMENTO 999-1002.
di qualcuno come fanno anche persone di maggior grado del
suo. — 27 febbraio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potente eetere, Forlì.]
....A Galeaz mio fiolo scio la Cels.' V." per essere gravata de
molte altre spexe più necessarie , non potoria fare quello serria il
suo bono animo verso nuj tutti. Luj non ha a vivere de altro exercitio che de questo. La Ex.' V." sia contenta che io li possa dare
qualche principio , quale poteria essere hora de natura che non li
mancharia mai puoi in vita sua. Io non riguardo lo exemplo de al
tri, ma bene dico che siandoce deli altri, lo essere deli quali im
porta più che el mio, che habiano deli noli da ogni parte al soldo,
non me pare che a me, che per essere donna et per ogni altro conto
sum de minore importantia , debia essere denegato potere fare il
medesmo in beneficio del nominato mio fiolo....
1000. Caterina al duca di Milano. — Notizie varie sulle milizie venete
e sul conte di Pitigliano. — 28 febbraio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Forlì.]
1001. Il nuovo provveditore veneto è andato a Rimimi con 200 cavalleggieri e con 600 fanti che erano a Ravenna. — 1 marzo
1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Forlì.]
1002. Alessandro Orfeo da Ricano al duca di Milano. — Lo rag
guaglia di un colloquio avuto con Caterina. — 6 marzo 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Forlì.]
....Questa matina sono gionto qui, dove hono stato racolto humanamente dala illustre Madonna Contessa et signori suoi figlioli, et
havendomi sua signoria questa sera voluto oldire , longamente ho
discorso quanto havea in instructione dala Ex.* V.", et è occorso a
tochare tutte le parte. Nè si potria dire circa la observantia et divotione che la prothesta volere in omni tempo havere ala Celsitu
dine Vostra, tanto che fosse bastante, perchè in questa voluntà affirma de volere morire, et che la non no vole nanche ringraziamento
alcuno, parendoli che questo sia il suo dritto, senza il quale non
DOCUMENTO 1002-1003. B60
saperia dove fondarsi nè per lei nè per suoi figlioli in alcuno acci
dente di fortuna....
Mi mottegiò doppoi cossi sorridendo perho del caso del signore
Galeazo quello medesimo che l'ha scritto a Vostra Celsitudine che
da Venetiani gli era facto offerta grande de darli soldo, et che
quella doveria contentarsi che l'havesse questo principio; perchè in
omni evento lei non mancharia del debito officio, como l'ha facto
fin qui.... Forlivij vi Martij 1499.
1003. Cristoforo Lattuada oratore al duca di Milano. — / Vene
ziani sono molto irritati contro Caterina. — Parole del doge
sulle cause di questo esasperamento. — 6 marzo 1499.
[Milano, Arcii, di Stato, Potenze estere, Venezia.]
Commemorando (il doge) molte cose quale doveva havere facto
contra questa Signoria la predicta Contessa, per le quale meritava
li havessero usato altri termini che non hano, cioè che la ha preheso uno capo di squadra del Signore de Faenza, et tenelo in pre
sone : che la ha facto prehendere soi citadini de Ravenna, deli quali
haverne anche adesso uno in fondo di torre, et doppoi prendere
altri soi soldati, cum nominare anchora che l'haveva facto robare
li carriazi de messer HanibaI Bentivolio, et molte altre cose dixe
el predicto Principe che la illustre Contessa doveva bavere facto
contra questa Signoria, le quale non voleva racontare ; ma dixe ad
uno secretario che dovesse fare mettere tutto in scripto , dicendo
in fine epso Principe che '1 mi haveva facto questa risposta et par
latomi liberamente senza consultare altramente li soi Consiglieri,
perchè le cose erano cossi manifeste che non havevano bisogno de
consultatione....
....Et questo è quanto fo dicto in questo rasonamento de la illu
stre Contessa de Forlì, contra la quale io ho conosciuto essere molto
indignati costoro, perchè ultra el parlare del principe nel modo pre
dicto, se levavano quasi tutti quelli del Collegio ad uno ad uno ad
parlare in graveza sua, resolvendossi tutti in questa sententia, che
li havevano usato troppo rispecto, et factoli melio che la non me
ritava per amore dela Ex." V.'....
Venetiis 6 Martij 1499.
Postscripta La indignatione grande dimostrata verso la illu
stre Madona Contessa de Forlì accompagnata da la prohibitione facta dal Signore de Faenza, denota che costoro quando le cose non
se componino in questa venuta del Signore duca di Ferrara, sa
riano per fare quella impresa de Forlì, como già fo ordinato, et ul
370 DOCUMENTO 1003-1006.
tintamente fo dicto al homo del Conte de Pictiliano per quelli doy
savij de terra ferma, corno scripsi alla Ex.* V."
1004. Caterina al duca di Milano. — TI Bentivoglio propone di in
tendersi cordialmente con lei. — Pare poi che i Veneziani lo
abbiano istigato a farle qualche cosa contro. — Prega il duca
a definire una buona volta la questione dei carriaggi svali
giati. — 6 marzo 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze etere, Forlì.]
Siando advisata per diverse vie dele querele faceano de me li
magnifici messer Joanni et messer Hannibal Bentivoglij per que
sti benedecti carriagij, mandai uno mio ad farli intendere la verità
dela cosa et le iustificatione mie. Demostrorno restare assai bene
satisfacti, immo messer Joanni intrò cum dicto mio in rasonamento
lungo demonstrando grandissima inclinatione de benivolentia verso
noi, narrando che non aspirando noi ale cose de Bologna, nè loro
ale nostre, seria al proposito de l'uno et l'altro servare bona amicitia et intelligentia insieme cum multe offerte.
Me parse remandarli il nominato cum farli intendere la mia bona
dispositione a fare il medesmo et pregarlo ad volere chiarire in
che cosa se poteva chiamare de me male satisfacto cum narrarli
tuto quello in che me poteva dire offesa da lui ; perchè a volere
resolidare la benivolentia fra noi, era prima necessario evomere
et espurgare ogni cativa materia se retrovasse nel stomacho de
l'uno et de l'altro, etc.
1005. Caterina al duca di Alitano. — Notizie varie sulle mosse
delle soldatesche venete. — 7 marzo 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Volente etere, Forlì.]
1006. Caterina al duca di Milano. — È arrivato M. Alessandro
Orfeo a risiedere presso di lei pel duca. — Essa dunque ri
ferirà le cose a lui e non scriverà più direttamente. — 7 marzo
1499. '
[Milano, Arch. di Stato, t'olente estere, Forlì.]
I Coll'aprlle 1499 lo lettere di Caterina si fanno assai rare, e per questa ragione: Il duca di Milano, per meglio sorvegliare la contossa od altro, mandò ad Imola Ales sandro Orfeo por risiedervi qual suo ambasciatore e riferire. All'Invio, Caterina ri spose dichiarando che da quel momento trovava inutile scrivere essa stessa, ma che
DOCUMENTO 1007-1008. 371
1007. Caterina al duca di Milano. — Il signor di Faenza ha ri
sposto che permetterà il transito di biade, frutti delle posses
sioni, grano per uso della casa di Caterina, ma non armi nè
cose pertinenti al governo, perchè durando tuttavia la guerra,
i suoi superiori non se ne possano dolere. — 7 marzo 1499.
[Milano, Aron, di Stato, Po*erai estere, Folli.]
1008. Alessandro Orfeo al duca di Milano. — Lo informa delle cose
di Caterina. — Egli diffida del Baldraccani. — Caterina è
molto sensibile alle buone parole. — Gli chiede di mandare a
Milano Galeazzo suo figlio, sul quale essa ha grandi speranze.
— 8 marzo 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
La Sua Signoria, como ho dicto, dimonstra optima volontà,
et cum me parla omni di tanto reverentemente et teneramente de
V." Il1."" S.' che non dubito puncto dela constantia sua, perchè la
non dà evidentia de havere altro idolo al mondo che quella; in la
quale tuttavia prothesta di havere collocato il firmamento d'omni
suo essere : et pur questa sera la mi disse che la desyderava sopra
modo se queste cose quietavano, venire anche una volta ala patria,
solo per fare reverentia ala Celsitudine V.", et vederla. Quanto mi
dispiace si è che la presti orechie ala malignità di costui, (del Bal
draccani) benchè per ventura la lo potria fare anchora cum misterio. Et perchè levato esso Baldrachano de qui, il campo restaria
a noi altri molto libero, perchè da luy infori et uno Achille di li
berti da Cesenna che è qui, tutti sono dispostissimi al desyderio
nostro, havendo la prefata Madona ditto de volere de proximo man
dare uno da V." Ex." ; spero de farle mandare luy cum l'opera d' uno
messer Francesco Fiorentino pievano de Cassina, qual può assai cum
lei, et che è sincero servitore de V." Cels.' et de Signori fiorentini,
per essere creatura del magnifico Lorenzo de Medici; di che ne se
guirà dui boni effecti; l'uno che gliel toremo dapresso per qualche
di, l'altro che quando sarà al conspecto de V." Ce1.' lei cum la prudentia sua saperà disponerselo o impaurirlo, como più la judicarà a propo
sito : et per alcuno modo non bisogna che quella dimonstri per anchora
di avvedersene, nè cum la sua Signoria scopre umbra alcuna; ma
non serà se non opportuno che la scriva ad la prefata Madona
una bona lettera dimonstrando piacere di quello l'ha inteso da me
avrebbe comunicato tntte le sue occorrenze all'ambasciatore, perchè le riferisse al duca. E così, invece delle tanto caratteristiche Iettere della contessa, si hanno quello numeroso e assai prolisse dell'ambasciatore milanese, dalle quali torna oltremodo fa ticoso il levare I brani che possono in qualcho modo interessare la biografia della nostra eroina.
R72 DOCUMENTO 1008-1011.
del sincero suo animo, perchè le bone parole la prendano assai ; et
cum fede ricordo anche a V." Il1."" S." che '1 sarà gran stabilimento
dela cosa, se in essa lettera la gli domandarà il Signore Galeazo suo
figliolo, et che la preghi a darglielo ala corte sua, perchè se bene
l'havesse altro animo, che non credo perno, la non saperà negar
glielo, et questa amorevole dimonstratione la obligarà anche più,
et levarà la speranza a chi fa mal officio di malignare cum questo
mezo; il quale a lei preme forte, perchè la fa gran dissegno su
questo putto: mi riporto perho al prudentissimo suo iudicio, et
quella se degni acceptare tutto da fidelo animo....
La Celsitudine Vostra se dignerà anche nela risposta farà a me
tochare una bona parola del Signore Cesare, perchè non poteria
exprimere quanta divotione il monstra al nome suo , et non vidi
mai tanta fede in uno giovane, che como si parla de V.' Ex.'; il
dice miraculi: ma quella adverta a non farne mentione alcuna in
la lettera scriverà a Madona sua matre per bono rispecto....
Forlivij vm Martii 1499.
1009. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Caterina ha
scoperto che Ottaviano suo figlio ha permesso ad alcuni di
svaligiare i carriaggi del Bentivoglio. — Dolente, vuol fare
la restituzione delle robe tolte. — Si è forte doluta con Ot
taviano. — 8 marzo 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze etere, Bologna ]
1010. Ottaviano Sforza e Cesare Denano ad Ercole duca di Ferrara.
— Il duca Valentino ha tolto loro ed occtipato certi terreni
nello Stato ferrarese. — Chiedono giustizia. — 8 marzo 1499.
[Modena, Arch. di Stato, cane. due. Lettere prlno. esteri.]
1011. Alessandro Orfeo al duca di Milano. — Notizie di Caterina. —
Sue inquietudini. — Sua fiducia nel duca. — 9 marzo 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....Hier sera al tardo capitorono qui alcuni fanti che si facevano
deli nostri, che dissero a questa Madona che cavalchava, che li
inimici haveano presa la bastida de Signori fiorentini : di che non
trovando fondamento in loro si alterò molto di questa nova che
andavano seminando, et hebbe animo de farli despiacere.
Questi nostri adversarij omni di non cessano do insinuare ala Si
DOCUMENTO 1011-1012. 873
gnoria sua novelle di favore ale parte loro: e pur questa matina
la mi ha monstrato una lettera venuta da Cesena ad Achille li
berto che parla assai dela lega del re di Franza cum Venetiani,
et del luoco reservato al papa, del matrimonio consumato da Va
lenza cum la principessa de Taranto et dela venuta de Sancto Po
tro in Vincula a Roma, et molte altre parole che se conoscono tutte
drizarsi ad uno fine medesimo; et non ho anche veduto aviso al
cuno qui che non sia de questa sorte, per modo che sorridendone
cum la Sua Signoria ; la mi disse queste formale parole : togliamo
quello che ce danno, et crediamo quello che volemo, perchè de
niente se ha a dubitare per quelli che vivono sotto l'umbra delo
illustrissimo signor duca, como facio mi....
Forolivij viiij Martij 1499.
1012. Alessandro VI investe Cesare Borgia dei vicariati d'Imola, di
Forlì, etc. dai quali, dichiara decaduti come indegni i figli di
Girolam Riario, e Caterina Sforza loro madre. — 9 marzo 1499.
[Aroh. Vaticano, voi, il, t. 86.]
Regestum vicariatus Alex. VI et Julii II.
Alexander episcopus servus servorum Dei. — Dilecto filio nobili viro
Cesari Borgie de Francia.... Celestis altitudinis potentie que in sui
dispositione non fallitur ac statuit et decrevit ut homo hominibus
preferetur humanum genus sub potestatum regiminibus submittendo,
ut divisionis occasione sublata per unitatem superioris regentis ad
iustitie et honestatis opera perpensius deducatur, vices, quamvis im
meriti, gerentes in terris, inter curas multiplices quibus assidue prerimus illam libenter amplectimus ut ad regimen civitatum terrarum
et locorum nobis et Romane Ecclesie subiectorum viros deputemus
idoneos, fide preclaros, providentia circumspectos, experientia doctos
et solicitudine vigilantes, qui prefate Ecclesie statum et honorem
diligant, pacem ament, et concordiam nutriant, ac sine personarum
exceptione unicuique iustitiam administrent, si eque prudenter et iuste populos regant atque gubernent quod laudabiles se recepisse rectores merito gratulentur.
Cum itaque iniquitatis filii Octavianus Galeatius, Cesar et Sfortia alias Franciscus fratres filii et heredes quondam Hieronymi de
Riario olim in nostris Forlivii et Imole civitatibus ac castro Sancti
Mauri Cesenatensis diocesis earumque comitatibus territoriis et districtibus ac pertinentiarum terris castris locis et fortilitiis pro pre
fata ecclesia in temporalibus vicarii qui ratione vicariarum huiusmodi civitates comitatus territoria et districtus, castra locaetfortilitia
371 DOCUMENTO 1012.
predicta sub obedientia et devotione prefate ecclesie conservare
et manutenere, ac ratione Forlivii mille et Imole civitatum ducentos florenos auri de Camera ac castri Sancti Mauri duas taceas argenteas ponderis unciarum sex pro qualibet ratione census Camere apostolico annis singulis solvere tenebantur, ac etiam
iniquitatis filia Catherina etiam Sfortia eorum mater, tutrix curatrix et administratrix, nulla subsistente causa temere et de fa
cto in solutionem dictorum censuum multis annis cessaverunt ac in
continuata mora notoria et manifesta dictum censum non solvendo
fuerint, et propterea venerabilis frater noster Petrus Archiepiscopus
Reginus alme Urbis nostre Gubernator et Vicecamerarius de consensu
et in presentia dilectorum filiorum presidentium et clericorum dicte
Camere eosdem Octavianum Galeatium Cesarem et Sfortiam alias
Franciscum ac Catherinam eorum matrem, tutricem, curatricem et administratricem et eorum quemlibet censuras et penas etiam privationis vicariatuum predictorum in concessionum feudorum vicariatuum
et bonorum quorumeumque ab eadem Romana Ecclesia prò tempore
factarum ac aliis nostris contra feudatarios vicarios et censuarios
census per eos debitos non solventes emanatis litteris contentas et
fulminatas ob illarum non paritionem et non solutionem Canonia
censuum et iurium tam per ipsum Hieronymum dum in humanis
agebat eorum patrem, quam deinde per eos diete Camere occasione
vicariarum huiusmodi debitorum damnabiliter incidisse et incurrisse,
ac civitates huiusmodi cum iuribus et pertinentiis suis illorumque
vicariatuum caducitati subiacuisse et subiacere ac ad Cameram predictam devoluta fuisse et esse per suam diffinitivam sententiam declaraverit, eosque omni iure quod eis in illis alias competebat pri
vaverit, et ab illis amoverit ac amoveri mandaverit, litteris executorialibus desuper et in forma solita decretis.... ....Octavianum, Galeatium, Cesarem et Sfortiam alias Franciscum
prefatos ac illorum posteros et successores a vicariatu illosque et
ipsam Catherinam tutricem et curatricem a regimine, gubernatione
et administratione civitatum terrarum ac Sancti Mauri et aliorum
castrorum, locorum, fortilitiorum, territoriorum,comitatuum et districtuum predictorum prorsus cecidisse.... decernimus pariter et declaramus ac illos vicariatu et omni iure huiusmodi dictamque Cathe
rinam tutricem et curatricem omni administratione quatenus opus
sit omnino privamus.... eisdemque Octaviano, Galeatio, Cesari et
Stòrtie alias Francisco, posteris et successoribus ac aliis quibuscumque de eorum parentela, ac sanguine super vicariam, ac illis et dicte
Catherine super regimine et administratione nec non gubernatione,
et bonis ac omnibus aliis predictis perpetuum silentio cmnino imponimus. Et nihilominus ad personam tuam quamplurimis meritis
pollentem, et singularibus virtutibus insignitam, ac aliis multipli
DOCUMENTO 1012-1013. 375
cium gratiarum muneribus altissimus insignivit Datum Rome
apud Sanctum Petrum anno Incarnationis dominice MCCCCLXXXX
nono, septimo Idus martii pontificatus nostri anno octavo.
Ego Alexander
Catholice Ecclesie episcopus subscripsi.
Segue il sigillo, e poi vengono le firme di 17 cardinali.
1013. Alessandro Orfeo al duca di Milano. — Il Baldraccani e il
Tiberti confidenti di Caterina possono essere la rovina di lei;
ma è impossibile il levarglieli da vicino. — 12 marzo 1499.
[Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....Bisogna si sforzino di non mettere questa Madona in disperatione, perchè io non scio più che mi dire : et se ben la dica de
continuo che '1 ha a stare in omni fortuna sempre unita cum Vostra
Celsitudine, et io gli habia attestato che quella de Signori fioren
tini è la sua propria, nè si può manchare cum l'uno che non si
manchi cum l'altro; tuttavolta sarà iudicato più cauto ad assicurar
sene più presto si può, et gli adimando de gratia a commandarmi
como mi habia a governare per non lassare il campo cussi libero
a quelli adversano ale parte nostre, qual non pretermittono alcuna
occasione di precipitarla....
Havendo scritto fin qui è venuto a me quello messer Francesco
Pievano che per altra ho scritto a V." Ex." et discorrendo meco di
questa novità, me la dipinse anche più ultra ; et dice pur che sono
quelli dui che precipitano questa Madona, et dimonstra che gli sia
pocho riparo, se non stare a beneficio de fortuna, perchè se '1 si
pensasse di levarglieli da presso, la è di qualità che la ruinaria il
mondo per una sua voluntà. Se anche gli stanno, non solo perseveraranno in la malignità loro, ma porta pericolo che uno dì non ar
discano di fare qualche grande scandolo, per essere il Baldrachano
mimicissimo naturalmente de questo sangue ; et quello Achille homo
facinoroso. Quella intende dove si trovano le cose, le quale Dio et la
sapientia sua indrizi a bon camino. Il Signore Cesare et Madona
Biancha ne stanno in una disperatione mirabile, ma non ardiscono
a parlare. Il Signore Octaviano non pensa più ultra....
Forolivij xii Martij 1499.
376 DOCUMENTO 1014-1018.
1014. Caterina al duca di Milano. — Gli manda Antonio Baldraccani suo segretario. — 18 marzo 1499.
IMilano, Arch. di Stato, Polirne estere, Forlì ]
1015. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Come voglia completare la
sua Compagnia in modo che i nuovi ascritti non dipendano
più dal conte Albertino che li comanda, ma da lei, sì che se que
sti parte non ne conduca via seco. « Li uomini d'arme voglio
« spezati et non conductieri, et tali che sieno bene a cavallo et
« possino servire et fare honore Faccia le cose in modo
« che nui siamo conosciuti per li padroni, etc. »
[Firenze, Arch. di Stato.)
1016. Caterina al duca di Milano. — Gli raccomanda il conte Al
bertino Buschetto che essa ama molto e che è alcampo al comando
della Compagnia di Ottaviano. — Il Buschetto ha una que
stione col duca di Ferrara per certe gabelle a cui sostiene non
essere obbligato. — 24 marzo 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì-]
1017. Lodovico il Moro a Caterina Sforza. — La ringrazia delle
notizie dategli di Cesena. — 2 aprile 1499, da Milano.
[Milano, Arch. di Stato.)
1018. Alessandro Orfeo al duca di Milano. — Caterina vorrebbe venire
a Milano. — 13 aprile 1499.
{Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....Il Signore Cesare partirà fra 6 o 8 di per andare a Roma, et
mi ha facto instantia che di novo lo raccomandi ala Celsitudine
Vostra, et la preghi a dignarse de racommandarlo strectamente alo jjev »d C£ iii_mo monsignore Vicecancellero.
La illustre Madona Contessa doppoi l'aviso di questo laudo,
parla assai del volere per omni modo venire questo Mazo o Zugno
a visitare la Sublimità Vostra, et dimonstra volere menare cum Sua
Signoria il Signore Octaviano et Madona Biancha. Pur non mi dice
giù anchora che gliene scriva; et potria essere et non essere....
Forolivij xiii Aprilis 1499.
DOCUMENTO 1019 977
1019. Alessandro Orfeo al duca di Milano. — Descrive l'assassinio di
Ottaviano Manfredi. — 14 aprile 1499.
[Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....La Ex." V." haverà veduto quello li ho scritto dela partita
del Signore Octaviano de Faenza per andare a Firenze. Hora che
siamo ale xvi, sono tornati li suoi indreto, qual hanno portato no
velle che heri matina il fu morto suso il zovo, et dicono che essendo
stato la nocte a San Benedetto como se aviorono per montare suso
l'alpe, se li misse dreto uno villano scalzo cum una roncha in mane,
sempre seguitandoli lentamente, nè loro li havevano risguardo, como
si fa : et quando furono in uno passo stretto sul ascendere la cima
d'esso zovo, se li fecero incontro da xxv, a 30 homini, et uno vechio grande che era inanti a tutti, lassato passare il Pievano de Cassina, di chi ho molte volte facto mentione a V." Sublimità, qual era
in sua compagnia, dede uno colpo nel pecto al prefato Signore Octa
viano cum uno spontono ; ma trovatolo forte per la corazina, non li
fece male alcuno; et lui voltato il cavallo subito se misse a correre
al ingiù: et quando fu lontano uno pocho, se riscontrò in quello
villano che ho dicto scalzo, quale cum nominato traditore li dede
uno colpo de roncha sula testa che gliela divise; et quell'altri che
lo seguitavano tuttavia sopraggiongendoli li detteno molte ferite,
et il lassarono quasi morto, et senza dare altro impazo ali altri che
erano octo cavalli et uno staphero, se ne andorono et in pocho d'ora spirò, senza potere mai parlare, solo cum spacio de havere la recommandatione de l'anima dal dicto Pievano. Per quello si ha fin qui, si
crede che l'auctore de la morte sua sia stato uno figliolo de uno capo
de parte da Castrocaro chiamato il Corbizo, qual tre mesi fa, fu ta
gliato a peze tornando de qui a casa sua, et hanno sempre extimato
che'l ne havesse havuto qualche causa lui, perchè era partiale grande
del Signore Hestorre : et pur l'altro heri quando so parti de qui, esso
figliolo de Corbizo li scrisse una bona lettera che lo scontrò per la via,
per la quale li offeriva la casa et quanto lui posseva. Si dice anche
che li erano de quelli delli Bosi di Val de Lamone. Il corpo è stato ri
portato a San Benedetto et sepulto nela abbatia là. La Illustre Madona Contessa dimonstra grandissima displicentia de questo caso ;
del quale se intenderò altra origine, ne darò aviso a V." Sublimità.
De quelli da Casteldelzo non posso dire altro perchè fin adesso non
si ha che '1 Conte de Pitigliano sia levato, nè li altri principiali. Si
diceva bene a Ravenna heri che se li aspectavano, et hanno facto
retrahere al sicuro quelli pochi strami li sono rimasti : credo perchè
faciano factione cum magior misura nel mandare le gente ale stantie.
So ben anche che V." Celsitudine dovette havere noticia de quelli
378 DOCUMENTO 1019-1025
spagnoli licentiati da Signori fiorentini, quali furono raccolti di là
cum meza pagha....
Forolivij xim Aprilis 1499.
1020. Caterina al duca di Milano. — Gli manda Antonio Baldraccani
.iuo segretario. — 16 aprile 1499.
[Milano. Arca, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
1021. Il piovano di Cascina manda un paniere di mandorle fresche a
Caterina in Forlì. — 18 aprile 1499, da Firenze.
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a Pr., filza 125, c. 69.]
1022. Istrumento rogato da Fabio Oliva notaio di Forlì, col quale Ot
taviano, Cesare, Galeazzo e Sforzino figli del fu Girolamo Riario restituiscono « le doti » a Caterina Sforza Visconti madre
loro e vedova del detto Girolamo. — 22 aprile 1499.
INapoli, Ardi, privato Sforza. — Busta d'Imola, piccola.]
1023. Caterina al duca di Ferrara, — Gli manda Antonio Baldracani. — 23 aprile 1499, Forlì. [Modena, Arch. di Stato.]
1024. Francesco Fortunati a Caterina. — La guerra di Pisa è al ter
mine. I Signori Quattro vogliono che Caterina elegga podestà di
Forlì Gio. dalle Selle imolese. — 27 aprile 1499, da Forli.
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr.]
102 S. Sul matrimonio di Pensiero Sassatelli da Imola impedito da
Caterina. — 29 aprile i499.
[Imola, Arch. Sassatelli.]
In Christi nomine Amen. Anno Domini 1499 die vero 29 mensis
Aprilis — Constitutus personaliter coram magnifico ac generoso equite aurato Domino Joanne de Castronovo Imolae Gubernatore dignissimo, eximius jurisperitus Dominus Penserius olim Thomae de Nobilibus de Saxatello Civis Imolensis cui prefatus Dominus Gubernator prout asseruit ex commissione et mandato Ill. D. D. Catherinse
DOCUMENTO 1025-1026. 879
Sfortiae Imolee ac Forlivii Domin», obtulit velle eidem Domino Penserio dare in uxorem quandam mulierem mihi notario ignotam, sed
ipsi Domino Penserio notam dixit et reddidit et asseruit , ac gratias
egit, predictae Ill."" Dominae et predicto Magnifico Domino Gubernatori pro ea recipient. hujusmodi rotat. et oblation. asserens suae
intentionis non esse se maritari, nec aliquam ducere in uxorem, quinimo effici Sacerdos, et ita promisit et se obligavit predicto Magni
fico Domino Gubernatori et miti notario stipulanti vice et nomine om
nium et singulorum quorum interest nec cum licentia nec sine
licentia IH." D." N." se velie unquam maritari sub obligatione om
nium suorum bonorum etc. et rogatus me Notarium infrascriptum
ut de predictis essem rogat. et publicum conficerem de auctoritate etc. et fiat plenum et extendatur ad sensum mei sapientis ncn
mutata stipulatione con."
Actum in Palatio residenti» predicti Magnifici Domini Gubernatoris in eius Cameram, praesentibus Joanne Stephano olim Do
mini Joannis de Castronovo, Marsino olim Petri de Pasqualibus de
Sanct. Agatha, familiaribus predicti Magnifici domini Gubernatoris,
testibus de praedictis adhibitis vocatis et rogatis.
Ego Sigismundus Marconus Notarius rogatus scripsi, etc.
1026. Bolla d'Alessandro VI con cui toglie il Vicariato di Forlì e d'I
mola a Caterina Sforza.
[Firenze, Arch. di Stato, Carte di Urbino, ci. I, div. F. Ex libro Dhersorum Alexandri VI, fol. 132.]
Alexander Papa Sextus. Dudum per alias literas monivimus
omnes et singulos feudatarios Gubernatores , Censuarios Emphiteotos, administratores Civitatum. Terrar. Castror. et bonor. Sante RomanaeEcclesiae census, canones. taleas subsidia vel alia regalia sine jure
Oamerae Apostolicae solvere debentes, cujuscunque dignitatis status
gradus et preheminentiae forent ut tam pro praeteritis quam futuris
temporibus infra certos ibi expressos sub excommunicationis ac omnis
juris Vicariatus, Guberni feudorum et Emphiteoticorum bonorum
hujusmodi a Sede Apostolicae sive Camera predicta eis Concessorum
privationis poena ipso facto incurrendis, census, canonem taleas
subsidiae et alia jura hujusmodi praedictae Camerae solvere deberent nec a solutione hujusmodi aliquo compensatione vel alterius
quam solutione excusari ac defendi possent, decrevimus quoque ut
literae suae dictae in Principis Apostolorum de Urbe ac Cancelleria
Apostolica et Audientie causarum Palatii Apostolici valvis et in
Acie Campi Floris affigi ac in audientia nostra harum predictarum legi ac publicari, ac omnes feudatarios, Vicarios, Censuarios
380 DOCUMENTO 1026.
Canonem Censum et alia jura dictae Camerae solvere debentes per
affictionem et publieationem hujusmodi (?) arctari poenas et censuras predictas incurrere perinde ac si eis personaliter intimatis et
publicatae forent, nec non Dilecto etiam filio nostro Raphaeli Sancti
Georgii ad velum aureum Diacono Cardinali Camerario sive ejus in
dieta Camera locum tenenti presidentibusque et Clericis predictis
per easdem literas commissionis ut contra Vicarios, feudatarios Censuarios, Gubernatores Administratores et debitores hujusmodi in solutione Censuum, Canonum, talearum, subsidiorum et aliorum jurium predictorum in terminis expressis cessantes ad declarationem
censurarum et poenarum aliam privationis predictarum devolutionis
quoque Civitatum, terrarum ac bonorum hujusmodi ad dictam Cameram eorum aggravationem et reagravationem et Interdictum Ecclesiasticum et brachii secularis inclusive absque aliqua monitione,
requisitione , citatione procederent prout in eisdem literis latius
continetur.
Et quia quondam Dominus Hieronimus de Riario Civitatum nostrarum Imole et Forlivii Juriumque et pertinentiarum earumdem
suo Ecclesia prefata Vicarius dum vixit et post ejus obitum illius
filii et heredes ac Dilecta in Xsto filia Catharina Sfortia eorundem
filiorum et heredum mater et tutrix, filiorum illorum Civitatumque
predictarum et bonorum ac personarum filiorum et heredum pre
dictorum Curatrix et Gubernatrix, in solutione censuum et Jurium
dictee Cameree occasione Vicariatuum Civitatum predictarum debitorum per annos que (quinque?) cessaverunt et diu licet expectati
fuerint et dietse Camerte census hujusmodi solvere deberent, tamen
filii et heredes Coiuitis et Catherina Mater, tutrix, Curatrix et Gu
bernatrix predicta, obstinato animo a solutione Censuum predicto
rum semper cessaverunt ac cessavit de presenti in gravem dictae
Camerae praojuditium et mandatorum nostrorum contemptum. Et
propterea censuras et poenas etiam privationis et devolutionis suae
dictas temere incurrorunt et quoniam sicut accepimus a nonnullis
revocari in dubium propter comparitionem cujusdam Augustini Spinolae asserti dictorum heredum conjuncti ex defensorio illorum no
mina in Camera Apostolica factam vel alia de causa aut contra Catherinam matrem et tutricem curatricem et Gubernatricem praedictam, ac filios et heredes dicti Comitis tam a minoribus vigintiquinque quam impuberes poenas et censuras juris et in dictis nostris literis contentas quoad privationem Vicariatuum et jurium
Civitatum et honorum predictorum ac illorum caducitatem et devolutionem ac declarationem pretextu tutelae dictae Catheriuae tutricis in dicta Camera non exhibitae ac specialis citationis in personas dictorum heredum in pupillari sive minori aetate existentium
postea non factae seu ob culpam et tirannidem dictae Caterinae,
DOCUMENTO 1026-1028. 381
vel ob expiratam seu cessatam de jure et non de facto tutelam
seu curam filiorum et heredum predictorum procedi prout nos attendentes quod tam dictus quondam Hieronimus Comes dum vixit
quam ejus filii et heredes ac Catharina eorum mater, tutrix, curatrix et gubernatrix p." (?) tam ante quam post publicationem
et intimationem dictarum nostrarum literarum ut premittitur facta
in solutione censuum predictorum semper particulariter cessarunt
et cessant de presenti in mandatorum nostrorum contemptum dicteque Camerae prej udicium ad summovendas hesitationes et altercationis materiam et ne per cavilationes et subterfugia solutio Jurium dictae Camerae solutorum alterius defecerit, tenore presentium
Motu proprio et ex certa nostra scientia declaramus in et sub dictig
literis nostris omnes et singulos cujusqae aetatis vel sexus etiam
impuberes et infantes comprehensos fuisse et comprehendi , nec non
Vice Camerario, praesidentibus et Clericis predictis eidem motu et
scientia committimus et mandamus quatenus praemissis defectibus
et aliis non obstantibus, ad declarationem dictarum censurarum et
poenarum Juris et aliorum in literis nostris contentarum nec non
declarationis privationis dictorum poenarum Terrarum Vicariatuum
feudorum et omnium Jurium quae in dictis Terris habent aut
possunt habere possunt, tam contra dictam Comitissam et administratricem quam filios et heredes impuberes et minores dicti quon
dam Comitis omni postposita appellatione et exceptione procedant
et procedere debeant ac alia faciant ac fieri mandent, quae in
dictis literis mandent premissis ac quod de Tutela seu Inventario
Tutricis non appareat, Constitutionibusque et ordinationibus Apostolicis stilo Palatii coeterisque in contrarium facientibus non ob
stantibus quibuscumque statum et merita omnium praemissorum
etiam si majore expressione indigerent pro sufficienter expressis
habentur.
Placet et ita Motu proprio declaramus admittimus et mandamus.
1027. Caterina al duca di Milano. — Lo ringrazia delle premure mo
strate per le cose sue. — 1 maggio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
1028. Caterina a FrancescoFortunati. — Si lagna che Steno trascurali
i suoi uomini d'arme. — 4 maggio 1499.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
Ho havuto tucte le vostre, per le quale me scrivite de tucte le
cose de là et insieme inclusa la nota de la nova declaratione facta per
382 DOCUMENTO 1028-1030.
lo Ill."° Sig Duca de Ferrara. Per havervi per altre mie scripto quanto
me occorre, non dirrò hora altro se non che non posso se non retrovarme molto male contenta del modo servato per Ser Pier Francesco
in mandare quelle nostre gente d'arme senza alcuno governo : che
non si siando il Conte Albertino, serria stato suo officio andarli lui
a portarli dinari e a trovarli et condurli unitamente sino a li loro
allogiamenti. Vole bene essere paghato, et le regalie sue : Me ma raviglio eciam de voi in questo caso, et anco del Magn.c°Laurentio,
che se dovea pure considerare ad che periculo se exponevano venendo
como vengono; e, quanto scandalo ne succedesse, como facilmente
poteria accadere, ce serria et danno et scorno; quale cosa io cerco
fugire al più posso. Cognosco bene ce ha pocha advertentia et cura
a tucte le cose nostre: non credo però da alcuno canto meritarlo.
Valete. Forlivii 4 Maii 1499.
1029. Caterina a Leonardo Strozzi. — Allude ad una commissione
di cavalli che voleva far venire di Spagna per sé e per alcuni
suoi amici. — 6 maggio 1499.
Spectabilis vir et amice carissime.
Ho veduto quello che voi me rispondete del non potere havere
havuto risposta de le lectere scripte a Don Zannico.... Ciancio de Sibilia in Hispania, et la richiesta me fate do intendere la somma de
li denari se ha ad exborsare là. Ad che non farro altra risposta se
non che dovite havere la lectera quale ve feci scrivere dal Pievano
in quello tempo ; et da lui che hora se ritrova li, ve ne poterite in
formare. Haverò bene caro intendere si la Commissione è andata
in buona forma, perchè habiando scripto là, et promisso quà, a
qualche mei amici servirli, non vorria restare cum vergogna; et
quando per la via vostra non potessi essere servita, cercheria qual
che altro megio per non restare cum questo scorno....
Forlivii 6 Maii 1199. La alligata adrizarite a suo camino.
1030. Caterina al duca di Milano. — Ha mandato Ottaviano a Lo
reto, etc. — 11 maggio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze calere, Forlì.]
Havendo mi obbligo di un voto a Sancta Maria da Loreto, et
non tornandome a proposito 1' andarvi adesso, l' ho facto trasmu
tare in Ottaviano mio Colo; et perchè desidero che'l vada cum bona
compagnia per ogni respocto, ho preso securtà cum la Ex." V." de
DOCUMENTO 1030-1032. 383
fare electione de messer Alexandro Orpheo insieme cum Andrea de
Pazi commissario et oratore qui residente, per Signori fiorentini:
et benchè sapia per Immanità di quella essermi licito servirmi deli
suoi cum fiducia in ogni caso, nondimeno ho voluto advisarnela, et
pregare V." Cels." ad havermi per excusata si ho preso arbitrio de
mandarlo, sencia expectare licencia da Lei, perchè l' ho facto, aciò
che Octaviano si trovi qui ala partita de Cesare per Roma, quale
ha ad essere presto: et seranno tornati loro fra sei di, o octo al
più tardo. In questo mezo li resta il Cancellero suo, et occurrendo
cosa de momento non se mancarà dal debito officio, sin che'l retorni....
Forlivij xi Maij 1499.
1031. Alessandro Orfeo al duca di Milano. — Di un voto fatto da Ca
terina di andare a Loreto. — 11 maggio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenei estere, Forlì ]
.... La illustre Madonna Contessa mi ha ditto da duj di in qua
volere mandare per satisfactione d'uno suo voto il Signore Octaviano
suo figliolo a Sancta Maria da Loreto ; et che la faceva dissegno di
mandare il Commissario fiorentino et mi in compagnia sua: et io
le ho sempre risposto, como soglio fare in tutte l' altre cose, che
la mi può commandare senza alchuno respecto, perchè il principal
commandamento ch' io ho dala Ex." V." è di doverla obedire, como
la persona sua propria. Et veramente io non stimava però che la
dovesse farmeli andare senza licencia de quella. Ma hogi la mi ha
fatto intendere avere deliberato mandarlo domane, perchè essendo
statuita la giornata del partire del Signore Cesare per andare a
Roma alli 20 de questo, che pare li sia data per felice, vole che '1 sia
tornato prima che '1 si parta. Et cosi ha astretto il Commissario et
mi a volerli per omni modo andare, per suo amore domatina, di
cendo che '1 non sarà viagio più che di otto di....
Porolivij die xi Maij 1499.
1032. Caterina scrive a Lodovico il Moro pregandolo a mandarle in
secreto messer Giovanni da Casale. — 12 maggio 1499.
[Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. Pr.]
....Illustrissime princeps ac excellentissime Domine Domine et
p.' observandissime. La excellentia vostra sa quanto questi giorni
li feci intendere per Antonio Baldracano mio secretario circa le
cose mie particulare da Fiorenza et qualche altre occurentie nostre:
mi DOCUMENTO 1032-1035.
Et perchè non posso remandare più epso Antonio per non lo mettere
a periculo della vita per le insidie li forno poste da questi da Faventia nel suo ritorno per amazarlo : Pertanto desiderando io proce
dere per ogni mia actione con il sapientissimo consiglio favore, et
auctorita de la Excellenza Vostra quale sola recognosco amo et reverisco per superiore, et Padre ; Priego quella voglia essere contenta
mandarme secretamente fino a qui messer Joanne da Casale quale
fra li altri suoi sonno pratichati di qua me e parso retrovarlo et
ala Excellentia Vostra fidelissimo et verso me amorevolissimo.' Per
che per lui faro intendere a la Ce1." Vostra tutto quello me accade a
Firenze che assai me importa et prima havero resoluto el bisogno cun
epsa che se sia potuto saper per altri: Ala Excellentia Vostra e a
Messer Joanni intendo habia a correre alcuno interesso o spexa; perche
io li provedero opportunamente al tucto; Quella adoncha se degni sa
tisfarme quando non sia cum suo grave prejudicio et sinistro, ma non
ne facia parola cum alcuno sino che circa a zio non serra fatto fir
ma doliberatione : Il che conumerarò fra li altri oblighi immortali
ho cum la Excellentia Vostra. A la quale devotamente me ricomando.
Forlii die xii Maij 1499.
1033. Catorbia al duca di Ferrara. — Relativa ad ima faccenda trat
tata tra loro. — 14 maggio 1499. |Modena, Arch. dì Stato.]
1034. / figliuoli di Caterina Sforza cedono alla madre l'amministra
zione dello Stato. — 18 maggio 1499.
[Napoli, Aron. Sforza, busta H, 2, Bozze di memorie della famiglia Riario.]
1035. Caterina a Francesco Fortunati piovano di Cascina. — Il Ri
sortoli smarrisce un libro di conti. — Caterina, vista la mala
amministrazione da lui tenuta, gli dà commiato. — 19 mag
gio 1499. [Flronze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
Non se retrovando certo Libro de li nostri, quale Risorboli monstrava per certo suo inventario havere assignato ad Antonio da Ri
mino, habiandone facto amonitione più volte aciò venisse in luce,
non ne è reusito alcuno effocto, feci intendere a l'uno et l' altro che
diliberava se ritrovasse, et che non voleva se partissino de Cita1 Questo Messer Giovanni da Casale era creduto amante della contessa.
DOCUMENTO 1035-1038. 385
della si non me lo assignavano. — Risorboli mostrò che questa cosa
10 gravasse molto, et me adimandò licentia: unde examinato come
sieno passate le cose mie già tre anni, et quanto poco fructo me ne
sia seguito circa la expedictione de le cose, le ho rimesse in mano
che sapite, me ne sum più volte doluta cum voi, vedendo che le gharre
(le gare) loro vengano in mio detrimento. Sum stata contenta dare
bona licentia a Risorboli, et ho voluto che Antonio me assigni li
libri et scripture ha de le mie in mano : che cercharò uno me sati
sfacci meglio non hanno voluto fare loro. Voglio faciate intendere
i1 tucto al magnifico Laurentio aciò sia informato de la verità, et
aciò scriva a ciascuno che loro me assegnino tucti li libri et scri
pture mie ancora fussino.... (parola indecifrabile) perchè rateando
mene alcuna, non saria a suo beneficio et a nui poteriano generare
grande interesse che scio le lectere de S. M. valeranno in ziò pure
assai. Valete.
Forlivii die 29 Maii 1499.
1036. Caterina a Leonardo Strozzi. — Sopra vari affari tra i quali si
ricorda la commissione de'cavalli in Spagna. — « Bene vi dico
« che de ora inanti non doviate nè fare pagare dinari nè
« dare robbe se da me non havite lectera sotoscripta de mia
« propria mano, che intendo le cose vadano altrimenti non
« sieno andate finqui. » — 22 maggio 1499, da Forlì.
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr.]
1037. Caterina a Leonardo Strozzi. — Vuol cambiare tre muli. — 24
maggio 1499. [Firenze, Arch. di Stato, lled. a. Pr.]
Mandiamo tri muli per cambiarli ; quando ce sia il modo da farlo
haveremo caro li cambiate, si bene ce andasse qualche giunta, che
sapite voi il gosto de li nostri, che per mano vostra forno pagati.
Quando non li fosse comodità da cambiarli, remandateli subito adrieto.
Valete.
Forlivii die xxiiij Maii 1499.
1038. Il duca di Milano a Caterina. — Impossibile la pratica di un
matrimonio che essa voleva combinare. — « Messer Galeaz
zo » (?) non intende maritarsi. — 27 maggio 1499, da Ferrara.
[Modena, Arch. di Stato.]
me, DOCUMENTO 1039-1042.
1039. Caterina al duca di Milano. — Non può rimandargli il Baldraccani perchè era stato minacciato di morte in quel di Faenza.
— 29 maggio 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
Ritornandosene messer Alexandro Orpheo chiamato dala Ex.' V."
habiando havuto per li suoi opportuni deportamenti dela stantia sua
qua singulare piacere et satisfactione per haverlo cognosciuto vero
servitore de quella- et a me affectionatissimo : non potendo reman
dare a V." Cels." Antonio Baldracano mio secretano sencia gran periculo per le demonstratione facte in questo suo ultimo retorno per
questi da Faventia da volerlo o amazare, o havere in le mano, ho
conferito cum epso messer Alexandro alcune cose quale habia ad
referire ala Sublimità Vostra. La prego se digni auscultarlo sepa
ratamente et prestarli fede non altrimente facesse a me propria si
personalmente parlasse cum quella....
Forlivij 29 Maii 1499, da Imola.
1040. N. N. al duca di Milano. — Aspetta da Caterina risposta alle
cose riferite. — 4 giugno 1499. [Milano, Arch. di Stato.]
1041. Fra' Paolo da Tortona, priore del convento di S. Domenico d'I
mola, scrive a Lodovico il Moro di aver dette le cose da lui com
messegli alla contessa sua nipote, la quale gli è parsa avere udito
tutto con volto ilare ed animo gratissimo. — 4 giugno 1499, da
Imola. [Milano, Arch. di Stato.]
1042. Caterina al duca di Milano. — Cesare suo figlio le ha scritto da
Roma che il cardinale Raffaele Riario « li ha facto resignatione
« de lo archiepiscopato de Pisa. » — 6 giugno 1499, da Forlimpopoli. [Milano, Arch. di Stato, Potenza estere, Forlì.]
Havendo havuto nova in questo di per littore de Cesare mio
nolo, como il Reverendissimo Cardinale de San Georgio li ha facto
resignatione delo Archiepiscopato de Pisa, ancora me persuada che
per la via de Roma quella ne possa havere havuto notitia ; tuttavia
per non mancare dal debito mio, ne ho voluto dare adviso ala Ex.' V."
sapiando che quella ne haverà piacere insieme cum noi, per la fi
liale nostra observantia verso epsa, dala quale speramo ogni adiuto
et favore, a ciò possa ascendere a magior grado : Perchè dala Cels." V.'
DOCUMENTO 1042-1043. B87
depende ogni nostro bene et exaltatione, et cosi di continuo recommandiamo noi et cose nostre a quella....
Foripompilij 6 Iunij 1499.
1043. Pegaso a Caterina. — Ragguagli sopra le negoziazioni e i trat
tati di Caterina con Roma ; e sopra le cose della Romagna. —
20 giugno, senz'anno, ' da Roma.
[Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr., t. 78. n. 210.]
Illustrissima et Excellentissima Domina Domina Mea honorandissima post Comen:
Per più vie ho scripto a questi di alla Excellentia Vostra per
quel sdegno, chel Balestrieri che ultimamente non volse venire per
le mie et so bene che appieno quella havera inteso in che dissen
sione si trovino Monsignore Ascanio : el Reverendissimo Camarlingo,
per il che sara tolto a Vostra Excellentia hora ogni suspecto et
anco se scopriranno se inganni o tradimenti ci furono mai : che me
ne alegro per quel poco de lo interesse chio ce havevo, che e stato
tenuto et reputato tramatore ingannatore et mezo ribello di Vostra
Excellentia la quale da ogni tempo trovara esser vero quello li
dissi al Reverendissimo Cardinale nostro, et di me anchora et più
etiam chio non dissi: dolmi bene essere stato io el battuto et desgratiato, da luna parte e l' altra, et me desperaria se io non aspectassi ristoro in qualche modo, et se Monsignore Ascanio, se conci
liato, et se riscatta per amor de vostra Excellentia et anco per que
sta discordia, et aiuti a una bona conducta, sara stato questo un
bono sdegno. Per la lettera de Zuan Zavatta sono etiam le cose in miglior ter
mine, et ogni di spero meglio cosi facci sempre la Excellentia Vostra,
che al stringer del chiodo stringe più la Camisa del Giuppone, ognuno dextramente, et secretamente, che il tempo e il meglior maestro
che sia, quando vel dico la Excellentia Vostra mei creda chel Car
dinale e disposto di volerne piu ne meno, che quella vogli, et se
qualche uno volesse malignare con Vostra Excellentia e con Messer
Iacopo2 non li date horecchie, anzi savij et prudenti, vogliate toc
care le cose con mano, et basta.
El Cardinal Savello, et il Colonna sono andati ad hostia (a Ostia)
dove si debbe trovare Don Federico, et lo accordo si stringe et si tracta forte.
El Signor di pesaro anco non ha fatto la mostra, et si cominza
1 Debb' essere del 1498 o 1499 parlandovlsl della renunzla che il duca Valentino fece alla dignità cardinalizia. * Giacomo Foo. La lettera è dunque al più tardi del 1495.
DOCUMENTO 1043.
a trovar di mala voglia, perche non hara mai alli segni che lui vede,
ne in dota, ne in presenti ne in soldo de uno anno, ne di duj, quanto
ha speso, che prima si partissi da pesaro si trovava haver speso de
ducati ventotto milia, poi per la via, et poi in Roma spende dal or
dinario ottanta ducati il giorno, che faranno un numero infinito,
alfine se messo a grande sbaraglio, che se de questi due o tre anni
el Papa mancassi, non li basterebbe Pesaro, et quante terre ha, poca
gratia ha havuto, et ha a Roma, la Excellentia Vostra mi perdoni si bene, è suo parente, la moglie non è troppo bella anco. i
La pratica di far cardinali pel la venuta dello Imbasciatore de
Spagna et per il tractar che si fa lo accordo, è alquanto sopita et
Monsignor Aschanio sta in travaglio ben che poco si curi che vadi
come vole la cosa, ha da star bene a casa sua, cioè in Roma, et in
corte, che questa chiamo la casa sua.
Queste grandi concordie di ponente fanno etiam suspecto et paura
alle cose di questa corte et anco de Italia perche non si da credo
senza grandissimi vantaggi non habi seguito la ingiuria Maximiliano,
contra el Re di Francia, et senza gran desegni de tetti doi.
In questo accordo il Papa se ingegnera di far grandi li soi fi
glioli el Duca et quello era arcepescopo de Valentia, che più non
vole esser prete,2 et totti doi cerchera assettarli bene in Italia, et
creda la Excellentia Vostra che fa lochio in Romagna, et qualche
pensiero et qualche ragionamento, tutti stemo ali Erta, et vigilanti,
el Camarlingo me ha imposto, ne vole che io tutto el dì facci altro, so
non che pratichi, dove el so bene li advisi chio ogni sera li do, et con
tanto piacere che se puncto la Vostra Excellentia me favoreggiasse, et
me aiutasse, haveria meglio el modo de starmi tutto el di su le scolte
et su le vedette, ma son ridocto a tale, et gran meze a voi et al
Cardinale che spesso per guadagnare qualche cosa me bisogna at
tendere ad altro : Quanto poco manco laltro di, che non dette nella
rete Iacomo da Ronco, 3 che se vostra Excellentia vedesse come ve
gliati et perseguitati si tengono, ne haveria piacere ; hor basti.
Altro al presente non occorre scrivere di mano in mano, el Si
gnor Livio sta benissimo et se reccomanda alla Excellentia, cosi
Bernardino, et il suo maestro molto singulare persona, il simile el
protonotario, et Messer Ottaviano, et io insieme con essi sempre me
reccomando alla Excellentia Vostra. La qual prego se digni rispon
dere al parer suo, et delli benefitii, et del farmi qualche (bene?) at
teso tanto danno che so rimasto mezo desfacto.
Et bene valeat. Rome xx Iunij. Servus Pegasus.
1 Lucrezia Borgia? * Cosare Borgia. 3 Uno di coloro che nudioi auul prima avevano ucciso Girolamo Kiarlo.
DOCUMENTO 1044-1046. 389
1044. Francesco Tranchedinì al duca di Milano. — Caterina è accusata
di essere stata causa della uccisione di Ottaviano Manfredi. —
20 giugno 1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
Io intendo da certo altro locho che contro la Contessa si machinano alchune cose deverso Forlimpopulo, ossia per via et designo
di quello deli Ordilaphi, o di quelli Bosi et altri che hanno aspirato
alla morte del Signor Ottaviano di Manfredi, et che questi che go
vernano il Signore di Faenza sonno in mala dispositione verso epsa
Contessa. Donde proceda nol saprei ben judicare; laxaronne fare
judicio alla Ex." V." quale sia certa che la Contessa ha de grandi
emuli per la morte di quello Corbizo da Castrocaro et per il caso
seguito del Signore Ottaviano de Manfredi, se bene da ley fusse stato
favorito: judicando Faentini et deli amici soy proprij che la non
se sia saputa governare nè con il Signore di Faenza, come genero
et fiolo : et cum questo altro essere stato causa di condurlo ad mal
capitare. Del che dimostrando mala contenteza, non basta ad expurgarse appresso, chi intende et cognosce : et di ciò ho voluto dare
notizia a V." Ill."* S.« per quanto intendo da bon loco; et subgiongo
che dubito grandemente per queste cause non habino ad seguire qual
che altri inconvenienti, alli quali era assay bono remedio la restitutione deli carriagi de messer Hanniballe et la reconciliatione con
il magnifico messer Zoanne, per li odij et improperatione tra loro se
guiti, et persuasi da più anni in qua; donde io dubito cum qual
che occasione si cercaranno vindicare l'una parte et l'altra...
Ex Bononia xx Iunij 1499.
1045. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sopra vari affari. — Vuole i
conti e il pagamento dei debiti di un tal Pierfrancesco suo
cancelliere « che per certo la robba nostra pare molto suave
« et dolce ad altri, et noi non siamo per zetarla via per darse....
« troppo grande fatica et difficultà ad acquistarla. » — Ha no
minato un altro cancelliere. — 21 giugno 1499, da Forlì.
[Firenze, Aron, di Stato.]
1046. Caterina a Francesco Fortunati. — È angosciata dalla ingra
titudine dei Fiorentini. — 28 giugno 1499.
[Firenze, Aron, di Stato.]
Havemo visto quello ne scrivite, unde volemo siate cum quella Sig." et cum il Magn.eo Laurentio, et faciate instantia che, quando
il servizio nostro non siano per acceptarlo, ce vogliano almanco sati
sfare de quello restiamo ad havere como è conveniente et rasonevole.
390 DOCUMENTO 1046-1049.
Ma bene saremo contenti che voi recordate a le loro Sig/i' che il
servire et la fede nostra non merita questo premio. Che noi, como è
manifesto a tucto il mondo, havemo messo suso il Tavoliero la Robba
persone et Stati per farli beneficio, ancora che a questo non fossimo
obbligati. Cosa che da nullo altro Signore nè Conductiero suo è stata
facta : et per tale cagione haveressimo creduto, quando mai non fos
simo stati al Soldo di Sue Sig.'*, haver meritato perpetua provisione
da quelle. Da le quale non ce potiamo persuadere procedano queste
cose, ma più presto da la malignità de qualchi malevoli. Tuctavia la
cosa è qui. Noi provideremo per altro verso a le cose nostre, facti più
accorti a la nostra spesa, et potria occurrere de li tempi che forsi non
saria manco al proposito il servitio nostro di quello sia stato fin qui
ad altri. Non è nostro instituto zettare li beneficii facti in ochi ad al
cuno, ma in questo caso la passione ne fa parlare liberamente. Voi
potete rendere amplissimo testimonio de la fede et innata dispositione
nostra verso quella Excelsa Signoria de la quale non siamo mai per
mancare et similmente de le opere nostre promptissime in li travagli
passati. Però extenderitive in farli intendere il tucto cum quello modo
ve parerà più expediente, aciò cognoscano loro Signorie che noi ce
resentiamo, secondo che ne la fede, prudentia et virtù vostra ci con
fidiamo. Et cosi ve stringemo a fare omnimamente. Valete.
Forlivii 28 Iunii 1499.
1047. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Manda al campo Stasio Pro
gnato per pagare i soldati e per mostrare al conte Albertino (il co
mandante) « et a ciascuno le raxone loro. » — 30 giugno 1499.
[Firenze, Arch. di Stato.]
1048. duca di Milano a Giovanni da Casale. — Pregato da Ca
terina, provvederà ai bisogni di Chiara sorella di lei. — 6 luglio
1499. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
1049. Francesco Fortunati a Caterina. — Verrà a lei in legazione Ni
colò Machiavelli. — / Fiorentini sono fermi nel tenersi ainica
Caterina. — Finita la guerra di Pisa, la compenseranno di
quanto ha fatto. — 11 luglio 1499.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr."]
Per Baccino di Piero Rodolfi hara hauto la Signoria Vostra lultima mia, e per quella intesa la deliberactione factasi per questi
DOCUMENTO 1049. 391
Ex. Signori e nomini chiamati ad questo assetto, di poi sono stato con
loro Signori per intendere chi veniva e quando da quella : Diconmi
havere deputato, Nicolò Machiavelli Cane." de Signori Dieci no
bile e docto giovane fiorentino, quale ha commessione partire subito
meco, ad che ho risposto, non potere satisfare, per havere commes
sione da vostra Signoria non mi partire de qui sanza licenzia di quella.
Fannone el diavolo, et io per questo ho risposto che egli hanno facto
tale deliberatione, che mi toglie lanimo ad venire dinnanzi ad Vostra
Excellentia : risposonmi che quando e' non piacessi e' modi si propon
gono ad quella, la satisfaranno in ogni modo, et che hanno deliberato
che questa amicitia duri e perseveri sempre ; e però venga a ogni modo ;
Ho risposto scriverò come loro Signori vorranno, e cosi farò. Credo
che costui partirà lunedì e fermerassi almancho con Vostra Excellentia dieci giorni, e tanto infine che e' si convenga seco : a me pare
che solo Vostra Signoria habbia ad pensare, quale gli satisfa più o
lessero condocto a tempo di guerra e havere ad cavalcare, o ad tempo
di pace e haversi a stare alle stanze che puo essere come non sarà
rassegnata se anche casi a tempi debiti pagare come se fussi fora,
e potrà dire di farsi più questo capitale con questi.... Signori che in
fine sono per satisfarlla {sic) indubitatamente, et indicando la signoria
Vostra essere bene fermarsi per piu duno anno dicalo, che in ogni
modo, come ho detto sara satisfacta, perche cosi è stato consigliato,
per ciascuno, si che pensi hora quella quel che fa piu per lei, e do
mandi, che alfine sarà consolata, e faccia in contrario chi vuole, e
operi a suo modo: che la cosa è in loro, nessuno si puo disdire, è
vero che questa città è in disordine di denari per le spese ha haute
sopra le forze sua tanti anni che e ragione che questi Signori
cercano alleggerire spese con Vostra Excellentia, et non sarà prima
hauto Pisa, si leveranno da dosso altucto di molti loro condottieri
ritenendosi sempre (dicono) Vostra Excellentia e restorandola delle
opere facte, e danni ricevuti per loro a questi tempi; e però Vostra
Signoria non pigli admiratione se eloro (il laro) mandato, gli comincia
ad preporre prima alle stanze con X" ducati o con provisione tanta o
simili agiramenti, perche ha commessione di fare ogni opera si alleggerischino con Vostra Excellentia non per dannificarla, ma per
poterla meglio satisfare, con modo (come ho decto) ricognoscere comulare e'beneficij ricevuti da quella : siche non si adirassi seco : dica
quello che lei vuole e stia ferma che sarà compiaciuta ricordandole
chella pensi bene a facti sua, che lasceno (?) gli bisogna ; ne gli posso
dire di qui altro: bastigli che in ogni loco sempre io sono suo dadovero : e che io non sono pero, ne da essersi vilipeso comunche mi
sia, voi sola ne havete a disporre, e cosi havendo loco sero, con
L." insieme me li racomando, confermandole che io lho servita bene
in ogni parte. — Florentie die xi Iulij 1499.
392 DOCUMENTO 1050-1053.
1050. Caterina al duca di Milano. — Negozi pubblici e privati. — Ha
seco la sorella Chiara, povera e derelitta, etc. — 11 luglio 1499.
[Milano, Area, di Stato, Potenze eetere, Forlì.]
....Riccommendai ala Ex." V." Madona Clara, mia sorella, quale se ri
trova qui como desperata per mancarli il modo del vivere. Intesa
la resposta me ha reportata Antonio predicto, la ho confortata asai.
Secundo mi è parso expediente, et rasonando cum epsa, mi ha dicto
il marito essere stato recerchato da San Piero ad Vincula a passare
de là, et se le cose se involvessino per la venuta di Franciosi, me
pare comprendere non siando tractato altrimente, se adherirà facil
mente a quella volta per retrovarse in mali termini. La Ex." V."
scia si può fare cosa de momento: io per fare mio debito ho voluto
significarli il tutto. Laudaria bene che la V." Cels." pigliasse per più
respecti tale modo che potessino havere da substentarse. Che quando
la Ex." V." li provedesse del modo da vivere, credo pure se interteniriano cum speranza che poi cum il tempo epsa li havesse ad fare
migliore provisione.
Porlivij xi Iulij 1499.
1051. Caterina alla Signoria di Firenze. — Richiesta di milizie dal
duca di Milano, chiede se la Signoria intende di trattenere per
un altro anno Ottaviano e la sua Compagnia ai servigi della re
pubblica. — 12 luglio 1499, da Forlì.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., Legazioni e Commissioni.]
1052. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Lodovico il Moro suo zio duca
di Milano le chiede 50 uomini d' arme e 50 balestrieri a cavallo
« accadendo che per queste cose de' Francesi ne havessi biso-
« gno. » — Ma essa è obbligata a fornire gente ai Fiorentini,
e scrive per sapere come si deve governare. — Attende pronta
e determinata risposta. — 12 luglio 1499, da Forlì.
[Firenze, Arch. di Stato, Me,ì. a. Pr.]
1053. Caterina a Francesco Fortunati piovano di Cascina. — Manda
una lettera per Lorenzo de'Medici. — Lo solleciti onde essa
« habia quanto più presto se può resoluta resposta. » — 12 lu
glio 1499, da Forlì.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 70.]
DOCUMENTO 1054-1057. 393
1054. Giovanni da Casale al duca di Milano. — Caterina vorrebbe
maritare la figlia col duca di Monferrato. — 14 luglio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....Apresso sua Signoria desideraria sopra quanto la po sperare
dela Ex." V." che quella operasse che la figlola (sic) fusse maridata nel
Marchezo de Monferato, pregando quella con ogni bon studio et
mezo voglia adoperare per far sortire lo effecto, per el qualle Sua
Signoria manda ley anchora un Ser Spinuccio ad messer Zoanne
Iacomo Triultio, qualle nel transito farà capo 11 : in questo mezo
epsa li potrà fare quello conveniente pensiero che recercha el desi
derio demonstra la Ex.' V." in voler volontieri gratificare la prefata
Madonna et etiam li meriti soy verso quella....
Forlivij 14 Iulij 1499.
1055. Caterina al duca di Milano. — Gli raccomanda messer Girolamo
de' Ludovici da Bologna « quale è mio amicissimo » come capi
tano di Cotignola. — 18 luglio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
1056. Caterina a suor Elena badessa delle monache Murate. — La
ringrazia della cassetta di fiori speditale. — Non mandi altro
e preghi per lei. — 18 luglio 1499.
I Firenze, Arch. delle Morate.]
Veneranda Mater in Cristo. Havemo ricevuto la Cassetta et Fiori ne havete mandato quale
cose ce sono state iocunde assai et ve ne rengratiamo ma non vo
gliate intrare più in simili spexe, che seria uno pagarce de le ele
mosine facte et che siamo in dispositione de farve a la giornata.
Pregate insieme con quelle altre matre l' onnipotente Idio per
noi et tutti li nostri del continuo: che in questo veniremo da voi
singularmente compiaciuti: et così ve exhortamo ad fare omninamente. Benevalete. Forlivii 18 Iulii 1499.
1057. Biagio Bonaccorsi a Nicolò Machiavelli. — Si rallegra del fe
lice esito della sua legazione a Forlì, e lo prega a mandargli un
ritratto della contessa. — 19 luglio 1499, da Firenze.
[Machiavelli, Lettere famigliari. — V. testo, voi. II, pag. 110, nota 8.]
394 DOCUMENTO 1058-1059.
1058. Il duca di Milano a Giovanni da Casale. — Sopra la venuta
del Machiavelli a Caterina. — 22 luglio 1499.
[Milano, Arco, di Stato, Polenze estere, Forlì.]
Zohanne, Rengratiaray quella illustre Madonna dela noticia quale
ha voluto che habi havuto per la expositione quale ha facto el se
cretario fiorentino alla Sua Signoria: et parendo che la habi tolto
tempo ad responderli per intendere el parere nostro, dirai alla Si
gnoria Sua che noi se remetemo a lei perchè la facia quello che
pare sij più de mente sua et ad suo proposito : et quello che noi te
havevamo scripto è stato perchè quando Signori fiorentini non havessino voluto aceptare suo fiolo, noi lo volevamo tore per dimo
strare ala Signoria sua l' amore che li portamo, havendo non meno
caro el beneficio et honore suo che il nostro proprio.
Circa quello ne scrivi de dare qualche disturbo ad quelli confini
dela Chiesa, per el male animo che ha el papa et ricordando le cose
de Cesena per la via de Achille de' Tiberti, a noi non ne pare che de
presente se li debe fare novità alcuna, per essere le cose in li ter
mini che sono, ma expectare megliore ocasione.
Mediolani 22 Iulij 1499.
1059. Giovanni da Casale al duca di Milano. — Caterina si è rallegrata
pel ritorno dei Francesi in Asti ma esorta il duca a sorvegliare
tutte le mosse dei nemici, ecc. — 27 luglio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
Le lettere de xxi dela Ex." V.* hanno portato incredibile contenteza a questa illustre Madona et Servitori da quella, havendo per
epse inteso in che modo le gente francese siano retornate in Asti,
nè scio che dire altro circha ciò, se non che l' alegreza è tale quale
la deve, sperando de si felice principio, optimo mezo e fine, quem
Deus etc. Ma perchè nulla più secureza si può havere delo inimico
suo che estimarlo, con ogni humile e debita reverentia questa pre
fata Madona ricorda ala Cels.' V." se la vole essere senza paura la
pensa de estimare ogni minutia deli inimici soy, perchè cosi quella
non serà trovata ala scoperta, et in ciascuno evento le paure seranno divise. Restami solo recommandarmi ala Ill."" S." V.' cum pre
garla fazi participe deli progressi la prefata Madona, perchè non
potria sentire cosa li fusse più a core, dolendosi che '1 non li sij li
cito et permisso il potere seguire personalmente la S." V." et voglie
sue, come la fa con l' animo et desiderio. Li 50 balestreri suy se
rano ali 28 a Bologna, e credo satisfarano. Uno solo aviso aspectasi
da Firenze; poy credo quella sentirà come la Signoria Sua è refer
DOCUMENTO 1059-1061. 395
mata con fiorentini cum li medesimi capituli haveva, cioè per l' anno
del beneplacito in tempo di pace, et con obligo dal canto deli predicti Signori de scorrere una pare fortuna in deffensione delo Stato
de Sua Signoria, quale per mille et mille volte si recomanda
Forlivij 27 lulij 1499.
1060. Caterina al duca di Milano. — Lo ringrazia delle offerte di
prendere Ottaviano a' suoi stipendi. — Se non avesse già come
firmato quell'anno del beneplacito coi Fiorentini, le avrebbe ac
cettate. — 27 luglio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
10 61. Giovanni da Casale al duca di Milano. — Caterina scontenta
delle offerte fattele dai Fiorentini per mezzo di Nicolò Machia
velli fa chiedere al duca consiglio e licenza di accordarsi con chi
le tornasse più a conto. — 29 luglio 1499.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Forlì.]
....Questi di passati la illustre Madonna fece intendere al oratore
fiorentino che se soi Signori si volevano obbligare ad deffensori deli
Stati soi, era contenta aceptare l' anno del beneplacito, ad che Sue
Signorie gli hano facto rispondere per el prefato oratore, dicendoli
che '1 non fa di bisogno obligarsi altrimenti in scripto, essendosi già
gran tempo obbligati con l' animo et mente loro, et per la convicinitate dey comuni Stati, e si anchora per benefitij ricevuti da Sua
Signoria, non gli erano per manchare per alcun tempo, come non
haveveno may facto in ogni evento agli altri loro vicini et amici
per comune salute: et però quella non volesse innovare altro, ma
fusse contenta de acceptare l' anno del beneplacito dechiaratogli per
lì prefati Signori ad tempo di pace con xii" ducati di soldo. Ad che
la prefata illustre Madona disse che non era per rispondere de pre
sente ad tale loro deliberatione, ma resoluta li faria intendere per
uno de suoy proprij, qual fusse l'animo suo; et su questi raggionamenti li dete licentia di partirsi. Dopoi si volse a me che ero
stato testimonio al tutto astringendomi ne scrivessi a V." Ex,' do
lendosi acramente che la fusse si male tractata et riconosciuta dala
prefata Signoria, et che non sapeva per quale suo demerito a ley
havesse ad essere diminuita la compagnia et declarata al tempo di
pace : et agli altri fusse et in su la guerra, con dire che la non co
nosceva chi più de ley havesse facto in questi loro bisogni: et
quello li dispiaceva più era che non li facevano mentione alchuna
di satisfarla del credito vechio e mancho si parlava del novo se lo
396 DOCUMENTO 1061-1068.
acceptasse ; et che non sapeva nè voleva più servire ad credenza e
spendere il suo in questa forma. Et imperò ricerchasse la S.* V.*
de 1' animo et consiglio suo aut de libera licentia di potersi acon
ciare con chi gli piacessi, perchè nulla pacto intendeva stare cosi,
montrandomi anche non volere fare deliberatione alchuna senza ley;
il perchè ho spatiato questa mia volando si per fare intendere ala
Ex." V." quanto occorre, come per pregarla che de celere risposta
voglia levare la prefata Madona de suspensione....
Forlivij 29 Iulij 1499.
1062. Giovanni da Casale al duca di Milano. — Riguardo agli
uomini d'arme Caterina si atterrà ai suoi consigli. — 29 luglio
1499. [Milano,*Arcb. di Stato, Poterne estere, Forlì.]
....Questa matina ho recevuto le lettere de la Ex." V.' de 26 in executione dele quale ho parlato con Dionisio de Naldo circha li fanti :
se risolve che dal di che li denari sarano gionti, se obliga condurli
ad Parma in tempo de octo giorni, deli quali ne vadi 5. in spexa
ala' S." V."
Circa li 50. cavalli lizeri disse per le mie de 28 come la nocte
inanti eravano inviati sotto el governo de messer Giorgio attendolo da Cotignola, estimato homo da bene. Thomaxino Torniello ha
intexo la via che ha a tenere per le mie lettere proprie per haverle
aperte.
Quanto ali altri cinquanta balestreri et hominidarme se vano
mettendo in ordine, ma lentamente per la penuria del dinaro, senza
li quali non credo che la S.* V." li possa fare gran fondamento. Tamen se soliciterà et farasse el debito, nè questa prefata Madona è
per manchare dal canto suo per de buoni effecti per gratificare la
Ex." V.* et per fare pubblico testimonio del suo animo e bona dispositione verso quella, le exhortatione dela quale farano che la Si
gnoria sua restringerà la resolutione che 1' a ad fare per la reconducta sua con Signori fiorentini, se da loro non mancherà come de
siderosa de obedire et satisfare ala 111."" S.° V." si anche per lo
mutuo amore et reverentia che la porta a quella Excellentissima
Signoria, ala quale humiliter mi recommando.
Forlivij 29 Iulij 1499.
1063. Caterina al duca di Milano. — Sul modo di compensare equa
mente Dionigi di Naldo che si era lagnato con Caterina di
esser mandato alla guerra con condizioni mino ottone del so
DOCUMENTO 1063-1067. 397
lito, e stillo acconciare le faccende di Giovanni da Casale che
premevano molto alla contessa. — 31 luglio 1499.
[Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
1064. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Manda il suo auditore a Fi
renze pel beneplacito di Ottaviano. — Il suo piccolo Lodovico
(Giovanni dalle bande Nere) sta peggio. — Essa non sa più che
dire. — 3 agosto 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Meà. a. Pr.]
Mando il spectabile Messer Ioanni mio Auditore exibitore de la
presente a quelli Exe.'' Sig.' vostri per la casone che la M. V. intenderà
da lui, al quale ho commisso conferisca prima cum epsa il tucto. Priegola li presti indubitata fede circa le cose del beneplacito del Sig." Octaviano mio fiolo et de la protectione adimandata, non altrimente
facesse a mi propria si personalmente parlasse cum la Magn.*'* V."
De Ludovico ' nostro non scio quello ma ne dire horamai. Hozi la
febbre gliè anticipata de le hore circa dodeci, et è stata magiore
che l' altro parosismo precedente corespondente a questo. Quella
serrà contenta far fare oratione per lui, aciò Idio cel salve si è per il
meglio. Secondo succederà, cosi ne adviserò la M. V. que bene valeat.
Forlivii 3 Augusti 1499.
1065. Caterina ai Signori Fiorentini. — Partito Nicolò Machiavelli,
spedisce a Firenze Giovanni da Casale. — 3 agosto 1499,
da Forlì. [V. Machiavelli, Opere. — Legazione a Caterina Sforza.]
1066. Alessandro degli Albizzi scrive a Caterina per un contratto fatto
con un mercante che ha comprato il legname di un bosco:
parla di un prete di Rimini che vuol rinunziare la chiesa di
Giovedio; degli uomini di S. Mauro che vogliono un prete, e di
certe differenze fra loro con quelli di Savignano che spera
saranno accordate come ha promesso il governatore. — 7 ago
sto 1499, da S. Mauro. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., t. 77.]
1067. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Ha mandato Giovanni da Cal Giovanni dalle Bande Nere.
DOCUMENTO 1067-1068.
sale suo oratore all'osteria per prudenza. — n bambino è mi
gliorato. — 8 agosto 1499.
[Firenze, Arch. di Stato, Ned. a Pr. t 79 e. SU
La Magnificentia Vostra ha usato troppo Immanità in andare a
ritrovare sino al hostaria Mess. Ioanni mio Oratore là : havea havuto commissione da me venire a quella et conferire cum epsa el
tucto et governarse secondo il sapientissimo consiglio suo. Lo es sere smontato al hosteria, la M.u Vostra non lo ha ad ascrivere se
non al respecto che ricercha la condicione de li tempi et de quella
vostra Città, maxime cognoscendo che epsa (M.) V. ce bisogna, et
mostra ancho andare cum grande riguardo. Et io ho pensato più
presto de farli cosa grata che dispiacente. El libro de li inventarii
adomandato non è stato per diffidentia se sia mai pensato havere de la Magn.u" V." ma per fugire ogni calunnia me potesse essere per
alcuno tempo data eh' io havesse istimato pocho il presente da chi
me ha havuto a consigliare nel modo ordinario di questa cosa. Quella
cognoscerà, et per il governo libero ho determinato lassare del tucto
nelle mano sue et per le altre cose occurreranno quale sia il mio bono animo, 1' amore le porto et la fede ho in la M.'s V." et ritrovarà
che li sciaperò (saprò) meglio corrispondere cum li boni effecti che cum
le parole, et che non habia persona al mondo sia per fare più per epsa
che mi: et così me offero di continuo a quella. Qua bene valeat.
Forlivii die vili Augusti 1499.
M. L.° 1 è migliorato in modo che si altro non li accade, speriamo
se possa.... di questo male. Idio sia rengratiato del tutto.
1068. Caterina a Leonardo Strozzi. — Sopra certi denari che doveva
pagargli. — 18 agosto 1499.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
Io non posso se non dolermi de facti vostri che in tanto tempo
non habiate riscosso quelli benedecti denari da li obligati per Antonoro, che se non posso dire altro se non, o che voi fusti ingannato
quando pigliasti tali obligati che mi dicesti essere tanto securi et
uomini da bene, overo che voi li andate comportando a qualche vo
stro proposito: et io non intendo ne le cose mie raxonevole voi ha
biate havere più rispecto ad altri che a me. Et quando io veda an
dare la cosa qualche giorno in lungo manderò a voi per tali denari,
perchè dal primo di li puosi sopra le spalle vostre, et essendome
confidata suso a la relatione vostra non intendo in questa cosa col Lodovico il Giovanni dallo Bande Nere.
DOCUMENTO 1068-1078. 399
gnoscere altri che voi : et non per altro se pigliò la via de tali obligati se non per non havere a disputare più la causa de Antinoro.
Le alligate adrizate al nostro Arcivescovo. Valete.
Forlivii die xviii Augusti 1499.
1060. Caterina a Lorenzo de'Medici. — II Fortunati (Piovano di Ca
scina) viene informato di quanto risguarda la tutela diLodovico.
— Si rimette alla sua relazione. — 18 agosto 1499.
[Firenze, Axch. di Stato.]
1070. Caterina a Giovanni de'Pittori oratore fiorentino. — Gli manda
un'altra mulaper il piovano Fortunati. — 18 agosto 1499, da
Forlì. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr.]
1071. Caterina a Leonardo Strozzi. — Relativa alle gioie che essa ha
a Venezia. — Allude a « Joanni Testadoro nostro Ministro. »
— 21 agosto 1499.
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr.]
1072. Caterina al duca di Ferrara. — Costringerà Tomaso de'Broccardi imolese a pagare il debito che ha col duca. — 22 agosto
1499. [Modena, Axch. di Stato.]
1073. Caterina commette confetti a Leonardo Strozzi. — 22 agosto
1499. [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr., t. 79, i.]
Voi ci mandavate li anni passati, vivente il Magn.° Ioanni de
bona memoria a le volte qualche scatola de seme de Melloni, de
Cocumeri et de altra sorta confecti quale haviano più del delicato
che non hanno li coriandoli. Harò caro che ce ne mandiate qualche
scatola de ciascuna, ma siano de zuchero fino et facto de fresco, et
cosi le axpectiamo. Bene valete.
Forlivii die 22 Augusti 1499.
Questi confecti voria havessino alquanto de Muschio.
I00 DOCUMENTO 1074-1077.
1074. Caterina ad Alessandro Orfeo. — Si rimette alla risposta che
farà M. Giovaimi da Casale. — 22 agosto 1499, da Forlì.
[Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr., t. 79.]
1075. Caterina a Leonardo Strozzi. — Gli dà varie commissiotii. —
27 agosto 1499. [ Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, L 79.]
Havemo recevuto le vostre lectere cum quelle directive a Vinetia : useremole secondo il bisogno et provideremo del suplemento
de quà. Le Scarselle remandiamo: sonno tropo dure per il corio li
è dentro : le voressimo solum fodrate de tela gracile et cosi ne farrite fare due che siano polite.
De li confecti ordinassimo ve fosse scripto, ma non fu dicto a
Risorboli: lui ve scriverà difusamente il bisogno. Vedite remaner
servita secundo la voglia nostra. Mandate le pome ranze dolze et
brusche, che hora sonno li tempi da usarli.
A Roma addrizate cum ogni possibile cellerità le alligate cum
ordine sieno mandate per messo a posta in mano de lo Arcivescovo
nostro, sia dove si voglia, et che ne riporti risposta quale commectorite ve sia mandata cum diligentia, e voi ne la mandarite poi per
proprio messo senza indusio perchè ne importano. Valete.
Forlivii 27 Augusti 1499.
1076. Caterina a Lorenzo de' Medici. — Gli chiede se deve accettare
Vanno del Beneplacito offertole dai Signori Fiorentini anche
senza l'obbligo di proteggere il suo Stato. — È persuasa chela
repubblica non farà mai contro a lei, ma pure ebbe certi avvisi
che crede opportuno di communicargli, e perciò gli manda un messo apposta. — « Sum advisata che fra pochi mesi li Ex."l
t Signori Vostri sonno per scoprirsi contra me in una cosa
« per la quale conseguiranno certo loro intonto, et a questo
« haverannola scusa. E'Vinitiani se scopriranno prima contra
« nui in favore de Antonio de li Ordelaphi. ' » — 28 agosto
1499, da Forlì. [Ftronzo, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 79, 5J
1077. Francesco Fortunati a Caterina. — Faccia danari iti ogni modo.
— Sirivolga a Leonardo Strozzi che ne troverà indubitatamente.
1 Le parole riportato m trovano cassate.
DOCUMENTO 1077 1083. I01
— Non se ne faccia beffe perchè il bisogno che élla ne ha è grande.
e Questi sono tempi d' haver danari et nomini.... quando egli è
« tempo, e' bisogna spendere Illustrissima Madona, se la
« Signoria vostra ama la sua e mia salute, non mostri le mie
« lettere altro che a Messer Ioanni da Casale, altrimenti l'a-
« uerto che io fermerò la penna; la cagione sono contento
« dirle al mio ritorno. » — Gli mandi la sella della muletta
* ....et faccia vezzi a Lodovico » (Giovanni dalle Bande Nere
che aveva un anno.) — 31 agosto 1499, da Firenze.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
1078. Caterina a Leonardo Strozzi. — Commissioni varie. — 1° set
tembre 1499. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., t. 79.]
1079. Caterina a Lorenzo de'Medici. — Sulla tutela del piccolo Lodo
vico. — 2 settembre 1499.
[Firenze, Arch. di Stato, Med., a. Pr., t. 79J
1080. Caterina a Leonardo Strozzi. Dia dieci ducati di più a messer
Puccio Pucci venuto per le cose della tutela di Lodovico, che si
lagnava di essere stato trattato come il notaio. — 13 settembre
1499. [Firenze, Arch. di Stato, iled, a Pr., filza 125, c. 69.]
1081. Caterina a Francesco Fortunati a Firenze. — Chiede le « mele
« ranze » etc. che ha ordinato. — Tenga conto del debito. — 19
settembre 1499, da Forlì.
[Firenze, Arob. di Stato., Med. a. Pr.]
1082. Bernardo B.„. a Giovanni Bentivoglio. — Parla di Caterina
Sforza alludendo al tempo della guerra dei Veneziani contro i
Fiorentini aiutati da lei. — 21 settembre 1499, da Rimini.
[Firenze, Arch. di Stato.]
1083. Caterina a Francesco Fortunati. — « Parendome esser obbli-
« gata havere maggior cura (a le cose) do Ludovico » (il pic
colo Giovanni dalle Bande Nere) ha incaricato Leonardo Stroz
zi che si informi di quanto spetta a M. Piero e al Notaio che ha
aa
.102 DOCUMENTO 1083-1088.
Il per le faccende della tutela, e li paghi. — 25 settembre 1499,
da Forlì. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 70, n. 86.]
1084. Caterina alla badessa delle monache Murate. — Si raccomanda
alle sue orazioni. — La ringrazia delle melegranate e degli altri
frutti dell'orto del convento. — 25 settembre 1499.
[Firenze, Arch. delle Murate.]
Veneranda Mater. Ho con summo piacere lecte le lectere vostre
vedendo che non ve siate domenticata de me : et che ne le oratione
vostre ne faciate di continuo qualche commemoratione : il che tanto
me è grato quanto alcunaltra cosa havesse potuto intendere. Priegove siate contenta cum tutto quello sacro Collegio in tutte le ora
tione vostre fare de mi qualche ricordo acioche Idio fra tante agi
tazione del mondo ne habia a difensare et adrizare al camino più
salutifero.
Le Pome Granate et altri fructi dell' orto vostro ne sonno state
gratissime per multi respecti. Golderemle per amore vostro, ringraziandove de zio, et offerendome a voi di continuo. Benevalete.
Forlivii die xxv Sept. 1499.
1085. Federico Flavio a Caterina Sforza. — Si è adoperato per lei
presso gli agenti del re Cristianissimo. — Avvisa che i Francesi
sono entrati in Lombardia. —26 settembre 1499.
[Firenze, Arch. di Stato.]
1086. Bartolomeo de' Nerli scrive a Caterina che le fa credito di du
cati 3500, e si fa un contratto di pagamento in danaro e gioie.
— 8 ottobre 1499. [Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr., t. 77.]
1087. Nicolò Machiavelli a Caterina. — L'ha obbedita dichiarando al
re di Francia che essa è alleata della repubblica fiorentina. —
(V. testo). — 16 ottobre 1499.
1088. Gli Anziani di Forlì annunziano a Caterina la morte di frate
Bartolomeo « priore della casa da Dio. « — 21 ottobre 1499.
[Forlì, Arch. Com. Lib. Madonna.]
DOCUMENTO 1089-1090. 403
1089. Risposta di Caterina agli Anziani di Forlì. — Sulla elezione del
priore della casa di Dio a Forlì. — 21 ottobre 1499.
[Forlì, Arch. Coro. Lib. Madonna.]
1090. Vincenzo Calmeta a Caterina. — Intenzione che era in tutti i
potentati della Lega di tradire e di rovinare Caterina. — 31 ot
tobre 1499, da Milano.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., Cart. Prtv., t. 78.]
Secondo le cose che occorreno cosi de hora in hora me bisogna
esser vario nel scrivere e non solo scrivere quello che me decto,
ma quello chio vedo e quello che me par di comprendere. Fin qui
per vera forza de ingegno tra me e per amici habiamo prolongato
limpresa. E molti amici habiamo avuto come per Hieronimo a. s.
plenamente ha possuto comprendere, perche credo lui acompimento
havere a quella el tucto referito. E quando non me fusse aiutato
per qualche modo bono como ho facto glie dece giorni chel campo
saria invia.
Costoro prima per levare el papa da tale fantasia, li hanno recusato di non voler pigliar la impresa allegando non haver denari
e che hanno speso assai in questa impresa de Milano. El Papa ha
domandato alla maestà del Re solamente gente imprestito e l' arti
giana e che lui vuole fare del tucto la spesa. La Maestà del Re li
imprestò certe bocche di artigliana et ultra di questo per guardia
de l' artiglieria manda da cento lancie. Io me lamentai heri cum
el Signor Messer Ioan Iacobo e che questo non hera el parlare che
Sua Signoria me haveva facto.
Lui me resbose (sic) queste formale parole, se ve facti el male voi
medesimi non ve posso ajutare io. Io non seppi intendere che cosa
sia questo ; finalmente me stato chiarito che altri trama questa pra
tica senza mi, e per essere una parte de quello stato purche l'altra
resti a li figliuoli de vostra Signoria donec se venga questo quelle
se puo imaginare, e che gli e tradita da ogniuno e per ognuno sat
tende a la desfactione e ruina de Vostra Signoria stien larma maximamente dal canto de Roma donde viene tucto el male de quella.
In summa el Cardinale de San Giorgio fa tucto el male a Vostra
Signoria, e San petro invincula e quello che prucura piu questa cosa
che nisciuno altro.
Per non lasciare cosa alcuna che fare, ho facta la ultima prova
heri sera parlai a la Maesta del Signor Re, la audientia hebbi grata
exposi per el meglio modo chio seppi el bisogno do Vostra Signoria.
Et in summa in due parole fui resoluto, me disse queste poche pa
role in francese: Noi non siamo judici del papa, che li possiamo
I04 DOCUMENTO 1090-1091.
vetare che in le terre sue non possa usar la jurisdictione a suo modo,
et che soj Capitani da ogni altra potentia ne potevano defendere
ma contra del Papa al quale siti censuarie non era licito.
La Vostra Signoria hormai comprende le cose ache stanno che
nel meglio quando sperava haverle imposte quietate, non so che sia
venuto da parte de Roma che ogni cosa ha sottosopra revoltato.
El figlio del Papa questa mattina incomincia a dare denari a doi
mila fanti, fra due giorni saranno forse in cammino, lui è Capitano
de tucti. Non bisogna più qui mandare cosa alchuna ne atributare
ne presentare, ma attendere a la defensione e pigliar altre vie.
Ben recordo a Vostra Signoria che voglia fare el preparatorio
animosamente e non perdersi di coraggio perche bon partito non
li porra mandare.
Ma perdendosi danimo li ne seguiria dishonore danno e delegramento. Non nominarò più nisciuno particularmente da questa volta
innante Fiorentini per scaricarsi loro non se hanno curato che la
impresa venga sopra Vostra Signoria che altrimente il Papa voleva
Pisa per el figliolo.
La impresa del Reame non si fa per questa invernata. Unde per
contentare el Papa ad istantia del quale si faceva, è stato necessario
permecterli che venga allimpresa de forli (Forlì), e fin hieri la cosa e
stata in disputatione e suspesa, poi questa mattina e stata conclusa.
Io recominzaro cum dextro modo altra particulare pratica, e
tanto l' andaro temporegiando et ascoltando finche havero resposta,
da Vostra Signoria di quanto debio exequire. E so parera che io mi
trasferisca fin da quella, me advisi chio lassaro qui Hieronimo quando
sara tornato instructo de quanto dovera fare. Et io fra questo mezo
che havero resposto, preponero diversi partiti, tenendoli suspesi, e
sforzandomi, investigare la intentione di qua per essere del tucto
meglio resoluto.
Mediolani die ultimo 8bris 1499.
1091. Girolamo Sacrati al duca di Ferrara. — Il papa ha sottoscritto
di sua mano la deposizione dei Riario. — 1 novembre 1499, da
Roma. [Modena, Arch. di Stato.]
Contra el Signor de Furli, e Imola si procederà per la camara
appostolica cum grando rigorosità et perche Monsignor Reverendis
simo di Santo Georgio faceva in escusatioue de li nepoti continue
comparire et alegava epsi non citati legitime perche non hano ne
la matra (sic) ne altri curratrice (sic) ne tutrice et anche dimandavano
por li censi non pagati gli russe compensato sexanta milla ducati che
mostrano gia prestò el Conte Hieronymo al papa e collegio (ys non
DOCUMENTO 1091-1094. 405
obstantibus) el papa ha voluto se dij sententia la quale di mano
propria ha sottoscripta et cussi insieme cum li altri sono declarati
decaduti e privati
....El Cardinale di Santo Georgio sta mal contento per vedere la
ruina de nepoti e non gli potere soccorrere, tamen non resta dal
servitio continuo del papa supportando cum sua prudentia, ne si
rumpe per alcuno modo, il che da admiratione a tutta questa Corte.
Si confida nel tempo che tutto provede. —Rome prima Novembris 1499.
1092. Caterina a Francesco Gonzaga marchese di Mantova. — Gli
manda il Rosso da Reggio (da Rezo). — 2 novembre 1499.
[Mantova, Arch. di Stato.]
10 93. Caterina alpiovano di Cascina Francesco Fortunati. — Gli mandi
subito « palle tre de vetro tondo che abbiano il buco piccolo, etc. »
— 2 novembre 1499, da Forlì.
[Firenze, Arch. di Stato, iled. a. Pr., f. 71, n. 87.]
1094. Caterina al marchese di Mantova. — Gli manda due cavalli
« Zanetti » (Giannetti). — Il papa la peiseguita. — Dio e gli uo
mini avranno compassione di lei che si difenderà fino all' ultimo.
— 4 novembre 1499. [Mantova, Arch. di Stato.]
Ill. et Ex. D." tanq. frat. hon. Ricordandome chela S. V. me fece
già intendere havere desiderio de la mia cavalla zanetta, et sapiando
che quella ne ha la razza, li mando et la cavalla et anche uno stal
lono zanetto, et acio de luno et de laltro se ne venga a servire et
essere satisfacta. De le cose nostre sapiando quella haverne notizia,
non me extendero in altro più de quello li habia significato, se non
che il Papa contra ogni justicia ne perseguita per dare questo stato
al fiolo, che siando senza alcuno nostro demerito o rasone non pos
siamo credere che Iddio et li homini del mondo non ce habiamo
compassione, nui del canto nostro siamo per non ce abandonare,
ma defendere sino poteremo le cose nostre, che forse non le trova- ranno si facile como se persuadino: Me ric.d° ed onero di continuo
a la S. V. Que bene valeat. — Forlivij die iiii Novembris 1499.
406 DOCUMENTO 1095-1097.
1095, / Fiorentini sono accusati dal papa Alessandro VI di aver aiu
tato segretamente Caterina. — 16 novembre 1499.
[Canebtrini e Desjabdins, Négotiations diplomatiquea de la France aeec la Toscane, voi. II, p. 88-34, nota.]
1096. Breve di Alessandro VI ai Priori di Libertà ed al gonfaloniere
di Giustizia in Firenze sopra l'avvelenamento tentato su di lui
da Caterina Sforza. — 21 novembre 1499.
[Firenze, Arch. dipi., Atti pubblici, n. 223.]
Alexander Papa VI
Dilecti filii, salutem et Apostolicam Benedictionem. Ex literis
vestris quas hodie dilectus filius orator vester apud nos agens nobis
ostendit , ac per ipsum oratorem coram abunde intelleximus opti
mum istius Excelse Republice in nos animum ac dispositionem erga
expeditionem quam dilectus filius Nobilis Vir Cesar Borgia de Fran
cia, Dux Valentinensis Christianissimi Francorum Regis Locumtenens contra perdictionis filiam Catherinam Forlivii Imoleque Comitissam suscepit, ac proclamata sive Bannimenta que pubblice in ea
re edita istic fuerunt, que nobis fuere gratissima: agimusque propterea vobis et excelso isto Dominio condignas gratias. Libere enim
vobis persuadere, ac pro certo tenere potestis nos in rebus nostris
pares vices relaturos, ac buic vestrac in nos affectioni mutuo responsuros, prout latius hec omnia ac proditionem et veneficium quod
ipsa comitissa contra nos moliebatur, et quemadmodum, Dei bene
ficio, detecto negotio , deprehensisque veneiìcis liberati sumus, ex
ipsius oratoris literis latius intelligotis.
Datum Romo apud Sanctum Petrum sub annulo Piscatoris, die
xxj Novembris MCCccLXxxXViiij Pontificatus nostri anno octavo.
1097. Girolamo Sacrati oratore estense a Roma al duca di Ferrara. —
Fuga del cardinale Riario. —Arresto di due fanti travestiti che
volevano avvelenare il papa. — 22 novembre 1499.
[Modena, Arch. di Stato, Cane, due,]
Illustrissime ac Excellentissime princeps et domine domine mi
Colendissime etc. Debita comendatione premissa. Questa mattina si
è scoperto la partita del Reverendissimo Cardinale di Santo Georgio il quale parti eri sera trasvestito cum alcuni pochi cavalli e
zia havea sgombrato segretamente la casa degli meglioramenti a che
via habij drizato il camino per ancho non se intende benchè si dica
per la plebe sia ito a monte rotundo che è de Ursini.
DOCUMENTO 1097-1099. 407
La causa di sua partita, è inparte notoria, scilicet per non po
ter tolerare la impresa de Imola et siegue cum danno e vergogna
sua e de suoi alaquale non ha potuto cum tutte le sue sumissione
al papa, e priegi trovare rimedio, e ancho opinione di alcuni chel
non si voglia trovare sua Signoria Reverendissima in Roma per
questi conflitti di Romagna acio sei seguitasse qualche scandolo,
contra il Duca di Valentia, che forse potria achadere cum dubius
sit belli eventus, et anche non bene se intenda il core de li potentati
etc. perche dubitar non iafusse imputata a lui e ne avesse a por
tare periculo ; una altra causa ge è più secreta et mercuri] di nocte
nel borgo di Santo Pietro circa le 7 hore furono presi secreto due
certi fanti vestiti da villano et menati in castello Santo Angelo gli
fu trovato indosso diverse specie di veneno el quale portavano per
venenare il papa per quanto si dice et dubitasse el prefato Reve
rendissimo Cardinale non ne fusse conscio et ideo arripuit fugam.
Et cussi li tre ufficiali di Santa Chiesa sono per fuga absenti da la
Corte non redituri per quanto si crede mentre vive questo pontefice
ciò è il magior penitentiero che come Vostra Excellentia per altre
mie da eri hara intenso resta mal contento. El Vicecancelliero e il
Camerlengo hormai sono tanto absenti che Idio voglia non parturisca la loro absentia qualche scandalo a questa povera Chiesa et
altro non gli mancha a periclitarla Idio gli proveda chel bisogna.
In gratia di Vostra Illustrissima Signoria humilmente mi rac
comando. — Rome die xxij. Novembris 1499.
1098. Galeazzo Sanseverino al re di Francia. — 26 novembre 1499.
[Parigi, Blbl. Nat. fond. Frantale, cod. 2933, p. 100.]
1099. Giovan Battista Lardi a Ferdinando d'Este. — La rocca d'I
mola tira sulla città perchè si è arresa, etc. — 28 novembre
1499. [Modena, Arch. di Stato, Cane, due.]
De novo se dice che lo castello de Imola tra (cioè tira) a la terra
perche se è renduta : et lo strepito delle bombarde se sentute da varie
persone qui a ferrara. Questa matina lo Signor duca doveva andare
a comachio, ma se crede andara domane a bona hora. Item sum etiam
passato cento fanti franciosi: -che vano ad Imola.... Ala Excellentissima Signoria Vostra humilmente basiandoge la mano me racco
mando, quae semper foeliciter valeat. — Ferrariae die xxviij No
vembris 1499.
408 DOCUMENTO 1100-1102.
1100. Lettera della Signoria di Firenze ad un ambasciatore della Re
pubblica sopra un avvelenamento che si diceva tentato da Ca
terina Sforza su papa Alessandro. — 28 novembre 1499.
[Firenze, Arch. di Stato, Registro di lettere ad Ambasciatori della Repubblica.]
Scriuendo habbiamo lettere da Roma con molti et varii aduisi, et fra li altri come alla S.li del Papa è stato rivelato certo pericolo
di veleno del quale haueuano ordine dna Romagniuoli et lo portauano
in una lettera quale haueuano ad presentare al Papa in nome di alcuni Forliuesi: ma con ordine di M.u" (Madonna) per la quale signiflcauano come si uoleuano dare etc. essersi scoperto per reuelatione di uno di loro el quale sperò maggior beneficio dal Pontefice
che da Madonna. — Li altri aduisi ue li scriueremo quelli soli che
sieno necessari!, per il primo abbiamvi deto perchè se ne fa mentione in uno breve di S. Santità directo a noi, del quale ui man
diamo copia; perchè dubitiamo il Papa hauer scripto costa alla Maestà
del He et a Monsignor de Roano et dolendosi che noi li impediamo
la impresa di Romagna che è quella cosa per la quale noi vi scri
viamo sua Santità hauere a dì passati intratenuti li Pisani etc. Acciò
voi intendiate di poi che gli è stato fatto intendere ben lo animo
nostro et quello abbiamo facto : che Sua Santità come si conveniua,
ha mutato animo et opinione di noi et ci scrive tale breue. Noi non
abbiamo pensato non che dato alcuno ajuto alla prefata Madonna,
e ne siamo stati tanto alieni, che oltre a mandare altre prouisioni,
fatte a questo fine, habbiamo per bando pubblico pene grandissime
et di rebellione ad chi dei nostri Cittadini, o subditi la andassimo
a seruire, et di questo animo saremo sempre per fare cosa grata a cotestà Maesta et insieme anche con quella alla S.u del Papa,
et cosi potrete parlarne arditamente coloro a chi ce ne imputassi
cosa alchuna. Die xxviij Novembris 1499 oisdem oribus.
1101. Caterina al duca di Ferrara. — Obblighi i Valentini di Mo
dena a restituirle un suo vaso d' argento che tengono a garan
zia di certi interessi, avendo essa offerta loro sufficiente sicurta
a Modena, a Venezia, a Bologna, a Milano o dove loro piace,
etc. — 29 novembre 1499, da Forlì. [Modena, Arch. di Stato.]
1102. Passo del Bernardi relativo all' accusa data a Caterina di aver
tentato di avvelenare Alessandro VI.
....perche perfine al di doze soua signoria molte de mala uoglia
savata per esere retenuta aroma in neliforze dal pontifico nel pa
DOCUMENTO 1102. I0! I
lazo de belle uedere anno domini 1600 die decima iunii. E qui stete
per infine adi 26 dalmese dizugno anno domini 1500 dite pontifico
la fece metre incastello sante agnolo per piu soua saluacione concio
russe cosa secunde che ami fuse riporte soua santita auea soua si
gnoria inorma inalquante soue cose la prima parea che per al tenpo
dela prosperita del stato disoua S.' che lej auese date ordine deuolere atosegare ouere amorbare per uia de certe soue litre aldite
pontifico per esere lanno 1499 alquanto ' specia dimorbo inquesta
nostra cita deforli et auere lej mandate dite litre per uno sofamiliare chiamato batista de damedula alias cento lanzo eper queste
fu reporto asoua santita che dite litre lej leauea fate tocare et te
nere adose ad alcuno nostro infetado eche dite portadore le auese
apresentare aldite pontifico come uose lasoua mala uentura come lui
fu a roma arjuato habito come uno cristofaro balatrone alquale zia
era stato familiare del conte ieronimo insoua uita et auea de contenuo molte amato al so fiole S." hotauigliano e per qualque so desturbito de M." e de miser iacome feo 2 aluj era stato forcia a partirse esiande luj alprexente indite loco de compagnia de uno altre
sofratelle che steua ala guardia del papa eper queste dite portandore
iabe areuelare parte delisoi secreto dicando seuoi cristofaro uolite
fare lauoglia mia ami basta lanimo detornarne in gratia adita no
stra M." et alnostre aleuo zoe S.° hotauigliano alora dite cristofaro
sentendo tale soua dolcecia de parole molte iepiaque equj grandamente la tento in mode che luj iabe adire che uoria dare dita litra
alpapa epotandie luj darela che lede tale mestura che uista la pre
sente che ueramente luj credea che dite papa in breuita moreria
morte che alfuse dita M." sarebe secura che piu lui non ietoria elso
stade ede li soi fiolette eper queste noj emi starema bene alora al
dite cristofaro come home pesato iefece granda amonicione dicando
non satubene che tale tua cosa per alcune mode non potoria venire
adefecto siande soua santita dio interra eper queste quale seria le
forze che nocere iepotesse siche cara mente teprego che detale cosa tu
debi metre fine epiu niente non uolere andare ance piu preste io uoglie che tu reuello hogne cosa asoua santita perche ueramente luj te
perdonarae e quj de comuna concordia andone a pregare uno nostre
forluuese che al presente era socamarere al quale auea nome tomasine zia fiole de uno nostre becare chiamate mastro di cospe alquale
luj ie uolesse fare auere hodencia da soua santita perauere lore
litre deinportancia e per che zia siande sera luj resposa che per
niente aluj non ie bastava animo i intale ora faro tale cosa mo che
1 II testo ha per errore " alquato. „
■ Aggiunto nell' interlinea. 3 Aggiunto neir Interlinea.
410 DOCUMENTO 1102-1103.
lamatina prosima lore tornase che faria hognicosa alora dite cristofare ando dal dite sofratelle equj ienaro seconde che ami fu reporte
attenore detale cosa disubito lui fece intendre also contestabile equi
immediate atramenduj ie fece metre sota bona guardia per infine
alamatina prosa (sic) che elpapa intese hognicosa equj fece piare dito
tomasine equj soua santita come quelle che auea le inzegno spicolatiuo iefece fare granda asaminacione sole per potere intendre al
tuto tamen non altre pote trouare sene come disopra tamen tuta
trj fune messe incalcere solom per poterene fare gram paragone in
verse de dita M." equj decontinuuo era stato inegatiua per fine che
lafumenate indite loco alipedi de soua santitade tamen hogne so
paramgone iomaj peralcune tempo non alpotete intendre salue che
adito futolta daldite belle vedere perche fu anzi reporte che lej tenea
certe soua pratica dapotere fuzire efumesse in dite castelle sante
agnelle hoche alfusse uere oche alnon fusse hogne sopra (sic) cosa que
ste discrete mei liture io non ualuoglie migha hotenticare perche le
cose deli grande homene sone deficile dapotere intendre basta che
per li piu persone gram targa netenea equj si trouaua soua S.'
perfine adi 15 dal meze de maze anno domini 1501 se mai per mia
vita dio iepresta gratia noua memoria da quj innente nefaro ' come
adio piacque siando uenuto monsignore dalegro locotenente dela M.u delodouico re deferancia alacjpta de roma come multe asercito
per uolere andare aquistare el regno denapole equj luj tenne 2
tale mode euia come lasantita dalpapa che lameze fora dedito ca
stelle sante agnello che fu adi 30 dal mese dezugno die mercurio
Anno domini 1501. perche parbe seconde che anzj fureporte che dite
monsignore dalegro molte se era lamentato deldito papa dicando
che dita M." non potea stare in dita carcara (sic) per non neser lej soua
persone ance era dalre de francia come piu indreto in questo pinamento noparlato equi steto dita M." indita cita de roma per infine
a di 24 dal mese de luio prosimo epo se nando alacipta de fiorencia
dove in quelle loco setrouaua li soj fioletto lalegrecia che lore nabe
lasse ati indicare descreto liture.
1103. Cesare Borgia al duca di Ferrara. — Gli raccomanda un suo
conestabile mandato a procurare il necessario per espugnare
la rocca d' Imola. — 1 decembre 1499.
[Modena, Arch. di Stato.]
Illustrissime Princeps et Excellentissime Domine tanquam pater
honorandissime Comendatione etc. Non resto continuare in quella
1 Da qui sino alla fine muta Inchiostro. 8 II testo ha " steene „ evidentemente va letto " tenne. „
DOCUMENTO 1103-1106. -Ili
sicurtà che de se me ha facta la Illustrissima Signoria Vostra non
solamente in aver facta tanta commodita et honorij ad me et alli
mej, ma ancho in haver tolerate queste genti Regie per le quali
imposto me ha obligatione perpetua. Et pero pregola quanto maiormente posso che al exhibitor de questa Francesco de Guelva mio
Conestabile faccia dare qualunque necessario favore et adsistentia
ad effecto de certe provisioni de quali adcademe bisogno per oppugnatione di questa Rocha la quale spero omninamente havere presto
expugnata : et ad quella me Recomando. — Imole. Primo Decembris M°cccc°Lxxxx°viiij°.
Vostre dominationis uti filius
Cesar Borgia de Francia
Dux Valentinensis etc. ac Regius
Locumtenens Generalis.
1104. Brano del Sanuto (Diarii ///, col. 62.) — 3 dicembre 1499.
Da Ymola si have il fiol dil Papa spera haver la rocha a pati,
dove vi era Dionisio di Naldo, et dovea lassar zente li et venir a
campo a Forlì, et madama mandoe 12 some a Fiorenza di haver,
et li figliuoli, et lei solla rimase in rocha. Si dice Ciriacho dal Borgo
con cento fanti dovea venir in suo ajuto, havia fato taiar arbori e
aque atorno Forli.
Zuam da Casal è suo favorito al presente et è con lei suo fra
tello Signor Alexandro Sforza, in rocha. Il successo scriverò di soto.
1105. Cesare Borgia al duca di Feirara. — Si ritarda V espugna
zione della rocca d' Imola per perdere menogente. (Nel testo.)
— 5 decembre 1499, da Imola.
[Modena, Arch. di Stato, cane. due. Lettere di principi esteri.]
1106. Lucido Cataneo ambasciatore al marchese di Mantova. — Il car
dinal di Sangiorgio « parente de Madonna di Furli et filioli »
non sentendosi sicuro, è andato in terra degli Orsini, poi a Pitigliano sul senese, e poi imbarcatosi a Talamone sopra un bri
gantino si è diretto a Savona sua patria. — 6 decembre 1499,
da Roma. [Modena, Arch. di Stato ]
.11-2 DOCUMENTO 1107-1112.
1107. Cesare Borgia narra al duca di Ferrara l'espugnazione e la
resa della rocca d'Imola. (Nel testo.) — 9 dicembre 1499, da
Imola. [Modena, Arch. di Stato.]
1108. Le scuse fatte dalla repubblica non hanno calmato Alessan
dro VI che eccitato da suo figlio si lagna del rifiuto di polvere
e di munizioni da guerra fattogli dai Fiorentini. — 14 dicem
bre 1499. [Canestrini e Desjardinb, ììigotiatione diplomatiques de Ui France avec la Toscane, voi. II, p. 33-34 Dota.]
1109. Caterina ai canonici d'Imola. — Si meraviglia come non l'ab
biano obbedita nominando a sacrista un don Battista de' Gentilini. — 15 dicembre 1499, da Forlì.
[Imola, Arch. Cap., voi. I, AB, lett. X.]
1110. / Fiorentini si sforzano di mettere Caterina sotto la protezione
della Francia e di mettere in guardia il re contro l'ambiziosa
politica dei Borgia. — 18 dicembre 1499.
[Guicciardini, Storia d'Italia, llb. IV, cap. Ili e V.]
11H. Gio. Lucido ambasciatore al marchese di Mantova. — Caterina si
è voltata ai Veneziani offrendo loro il suo Stato ; respinta, ha
avuto ricorso al papa, ma invano. — 23 dicembre 1499.
[Mantova, Arch. di Stato.]
1112. Giovanni Sforza al marchese di Mantova. — Caterina si difende
nella rocca. — Può durare ancora quattro mesi. — 28 dicembre
1499. [Mantova, Arch. di Stato.]
El campo del figliolo del papa è in Forlì, et per quanto in
tendo ha cominciato a trare alla cittadella: quella Mad." sta forte,
et monstra virilmente volersi tenere, et puol fare, se la vole, et
como è da credere fare, si per la cittadella che è forte, et de sito,
de repari, sì per essere fornita de ciò che bisogna et haver li drento 700 homini da facto et valenti, et per il judicio di chi è stato
in epsa et ha cognitione del mestiero a despecto de li inimici la se tenira 4 mesi. Me rac.d° alla S. V. — Pisauri 28 decembris 1499.
DOCUMENTO 1113-1114. 418
1113. Cotenna manda « M.r Giovanni suo auditore a quelli Ex. Si-
« gnori per la ragione che V. M. intenderà. » Gli creda co
me a lei stessa € se parlasse a bocha. > — 1499 ? senza data
nè direzione. [Firenze, Arch. di Stato.]
1114. Testamento originale ed autentico di Lodovico Maria Sforza, detto
il Moro, duca di Milano.— Senza data.
[Parigi, Eibl. Nationale, tu». UaUttu n. 821.]
Membranaceo in 8», di caratteri tondi di pag. 70, secolo XVI, di ottima conserva zione. Codice forse unico. Autentico perchè sottoscritto dal duca. Lodovico Maria Sforza detto il Moro divenne duca di Milano nell'anno 1494 enei 1500 fatto prigioniero a Novara da Luigi XII re di Francia fu poi chiuso nel castello di Loches ove morì 11 27 maggio 1508. Questo documento non ha data. Pare lo si debba collocare prima del 10 aprile 1500 giorno in cui Lodovico eadde in mano del Francesi. Con queste disposizioni testamentarie si stabilisce il sistema governativo che Mas similiano suo figlio e successore doveva seguire dopo la sua morte. Il Moro dà ordini e
prescrive la regola del governo, e nel caso di dlsobbedienza o di trascuratezza, minac cia severamente al figlio la paterna sua maledizione dall'altro mondo. ■ 11 codice è nella sua prima legatura coperto di velluto nero. — I fermagli pro-
* babllmente d' oro massiccio che Io chiudevano non lasciarono che 11 luogo e le " tracce loro. „ (Maiwand). Ora è legato di nuovo con cartoni e 11 dosso di velluto rosso. Bellissima la prima iniziale miniata. Il titolo dei paragrafi è scritto In inchiostro diverso. Questo è un documento di importanza suprema perchè ci mostra le intime idee di Lodovico il Moro, e l' ordinamento tipico di uno Stato nel principio del secolo XVI.
Ludovicus Maria Sfortia Anglus, Dux Mediolani, btc. Papié anGLERIEQUE COMES, AC CrENUE ET OrEMONE DOMINUS.
Mancandoui quello fundaniento quale havevamo facto ne la virtù
et prudentia de la nostra illustrissima consorte de felice recordatione
al bono governo et redricio de nostri fioli et de la successione no
stra, quando secundo el corso de natura fosse piaciuto a Dio de con
servar la poso noi, 1 vole la rasone et offitio de prudentia che non
1 Questa moglie tanto rimpianta da Lodovico il Moro era la bella e fiera Beatrice d' Este. All' Ambrosiana di Milano rimane un ritratto di lei opera di Leonardo da Vinci. * Beatrice, al 29 di gennaio del 1497 moriva di parto a soli 23 anni; era stata nella giornata stessa a diporto per Milano in carrozzella ; aveva pregato sulla tomba di Bianca Sanseverlno, figlia spuria di suo marito, la sera haveva danzato. — Atterrito per la morte così inattesa della diletta consorte, Lodovico, abbandonate le cure dello Stato, e rifintando ogni parola di conforto si era racchiuso in una camera • tutta di * panni negfì, serada la finestra, « lume di candela Renza visitatione. m Sanato, Diarii, 1497. ■ Poi abbandonandosi ad una reazione di sentimenti religiosi, per un mese di se
guito, nella chiesa di Santa Maria alle Grazie fece ardere cento torcle e celebrare
414 DOCUMENTO 1114.
expectamo l' ultimo puncto del vivere nostro a pensare et ordinare
la forma cum la quale el fiolo nostro, quale ne sara successore, ne
habii el bono governo suo, se manchassimo inante che lui fosse per
venuto alli vinti anni de la età sua et se conservi la tranquillità de
li subditi et populi nostri, alla quale Dio ne fa debitori de pensare
per el dominio et principato nel quale ce ha constituiti sopra loro.
E pero havendo tra noi stessi examinato assai questa materia, et
havuto etiam el parere de li consiglieri nostri, quali havevamo electo
alla interventione de le cose del stato appresso noi, in li quali reponemo gran fede, et quali cognoscemo prudenti, et pieni de amore
et bontà verso noi. Discusso diligentemente quello che e caduto in
consideratione de una cosa de tanto momento, per non mancare de
la charità paterna verso nostri fioli ; et del offitio de bono principe
verso tutti quelli el governo et dominio de li quali Dio ne ha dato,
havendo dal canto nostro proveduto à tutto quello che per noi in
vita nostra si è possuto et dovuto fare per redriciare le cose à bono
camino poso noi, siamo venuti in la deliberatione de le cose subxequente, la quale lassamo che nostro fiolo, quale ce sara successore
nel stato sii obbligato servare fin ch' el sii alli vinti anni, et quelli
quali deputiamo alla administratione et consiglio del stato poso noi
et in el governo de epso nostro fiolo habiino jurare che observarano
et farano observare, et cossi fare che eftectualmente segua fin al
tempo predicto ch' el fiolo nostro habii vinti anni.
La prima ordinatione.
In prima adunche, perche omne possanza e principato è dato da
Dio, ordiniamo et volemo che quelli quali haverano el governo del
stato poso noi , principalmente mettano studio che quelli , quali
haverano cura de la persona de epso nostro fiolo, lo instituiscano
a religione et al ricognoscere el creatore suo, como datore del bene
ne la successione del quale sara pervenuto, et in terra poso la reverentia debita alla Santita pontificia, como à vicario de Dio, recognosca per superiore suo cum omne segno de observantia et veneratione el sacro imperio, et in specie la persona del serenissimo Re
et invictissimo segnore Maximiano, Re de' Romani, 1 et quando Sua
Maestà non li fosse, quello che si trovera succeduto allo regno de'Roceuto messe di suffragio alle quali egli assisteva : più tardi donava alla chiesa molti paramenti ricchissimi di broccato d'oro e di velluto, argento, croci, candollleri, il tutto da servire nello offlciature u per l'anima delia quondam W.ina Ducìssa felici» u memoriae. „ Luca BEI/rnAMI, le statue funerarie di Lodovico il Moro e di Beatrice d'Este
alla Certosa di Pavia. — V. Arch. Star, dell'arte, anno III, fase. IV, settembre-ottobre 1891, p. 857. 1 Marito di Bianca sorella di Caterina Sforza.
DOCUMENTO 1114. 415
mani et al imperio, et subito poso la morte nostra mandi à fare la
recognitione et tore la confirmatione del Ducato, perchè cossi ricerca
el debito verso la Maestà Sua e lo sacro Imperio essendo per beni
gnità sua havute le rasone de questo nostro ducato, et reponute in
la persona nostra cum nostro singulare honore, havendole sempre
negate el serenissime segnore suo patre alli segnori nostri patre,
fratello, et ultimamente al duca Ioanne Galeazo, nostro nepote, al
quale epso serenissimo Re de' Romani expresse le ha etiam negate,
et poso epsa Maestà per retenere el stato fermo, etiam cum la conjunctione de amici facii fundamento speciale in l' amicicia de li
segnori amici et confederati, quali al passare nostro de la presente
vita li lassaremo, cum li quali se havera governare cun sincerità et
amore et fare che in epso si trovino segni et effecti correspondenti
ad una vera constante et sincera benivolentia et conjunctione.
La secunda ordinatione de la dettone del governo et consilio, et corno
se ha intendere.
Quello che appresso volemo è che mancando noi prima che nostro
fiolo, quale sara Duca poso noi, sii majore de vinti anni, per che dovi
non è la età, non po anche essere la experientia, la quale è matre de
la prudentia, li ordinamo per sui governatori, col nome de tutori o cu
ratori sive arrogatarii secundo che la lege per la età li dara el nome,
et per consiglieri cum li quali se habii governare el stato, quelli li
quali lassamo notati de mano nostra propria, nel thesoro cum la pre
sente ordinatione, in la cassetta coperta cum le piastre de ferro ar
gentate alla damaschina, sopra el coperto de la quale è l' arma nostra
ducale, conjuncta cum quella della Illustrissima nostra consorte, cum
li nomi di tutti dui, et al lato dextro li è el leone cum le secchie, et al
sinistro el caduceo, et le lassamo cum ordine che non si vedino se non
posso (cioè dopo) la morte nostra; al quale tempo volemo ch'el primo
secretario quale si ritrovera appresso noi, secundo che per una lettera
fin adesso, li ordinamo a lui ò à chi posso epso succedera se lui mancasse
prima che questo se exequisse, domandi el camerlengo nostro sive pri
mo camerero, et insieme vadi in la rocha nostra de porta zobia ' et
monstrata al castellano la lettera nostra como è dicto continente que
sto ordine, vadino tutti tri nel thesoro, et tolte la cassetta sopradicta,
ne la quale saranno questi ordini, col nome del governatore uno o
più, et cossi li consiglieri quali haverano intervenire al governo del
stato, et presente uno notario et testimonii, idonei, aprino la cassetta
et faciano fare uno instrumento autentico de la apertura et de quelli
quali sarano notatti de mano nostra alla electione del governo et
consiglio, como è predicto, et tutti tre se trovino subito alla prei Il Castello di Milano detto di porta Globia.
4 LG DOCUMENTO 1114.
sentia de nostro fiolo successore, et dagino el juramento a chi sarà
deputato per governatore, uno ò più, volendo acceptare la impresa,
e' trovandosi absente el primo quale haveremo ordinato, li scriverano de la electione facta per noi, e' domandarano sei vole acceptare
la impresa, et venire à fare residentia à Milano, et interim darano
el sacramento a 1' altro, quale poso 1' absente per grado de la notatione nostra se troverà primo presente ; è lo effecto del sacramento
sarà eh' el governara secundo questi ordini fedelmente, a beneffitio
de nostro fiolo, postposito orane altro rispecto et consideratione,
adjungendo questo à chi jurera in absentia del primo, che venuto
quello o quelli quali noi haveremo deputati alli primi lochii deponera
el governo, et lo lassara à chi noi l' haveremo assignato, et lui stara
contento al segno, al quale 1' haveremo posto, et venuto poi el primo
uno o più, che fossero trovati absenti, quando acceptino de stare
appresso nostro fiolo à fare quello per che li havemo electi, se faciano jurare nel modo predicto in mane de nostro fiolo quale sarà
successore, et lui o loro venendo, o se non volessino venire, quelli
de li presenti, quali saranno primi poso el juramento suo, farano poi
jurare li altri ordinati per noi de mano nostra alla interventione del
governo el consiglio del stato, Et li tre predicti, cioè el Castellano
de Porta Zobia, el primo segretario el primo camarero, facto el ju
ramento di questo, scriverano unitamente à tutti li castellani de le
fortezze et capitanei de Cittadelle et conestabili de le porte, et cossi
à tutte le communitate el nome de quelli che sarano lassati da noi
al governo el consiglio del stato, et gli ne faranno fede cum uno
exemplo auctentico del instrumento facto dal notaro, qale sarà in
tervenuto alla apertura della cassetta, perche epsi Castellani et com
munitate hano el juramento de obedire poso noi al governo, quale
sarano certificati da loro tre che noi haveremo lassato, et che sarà
trovato ne la forma descripta de sopra.
Como hano stare le fortezze.
Al governo et consiglio quale lassamo per aiuto et stabilimento
de la successione de la posterità nostra conjungemo per la principale
cosa el rispecto de le forteze et gente d' arme, in le quale due cose
consiste la fermezza et conservatione de li stati ; et per non man
care dal canto nostro che de l' una e 1' altra cosa la successione de
nostro fiolo sii bene munita, havemo posto lo fortezze in mano fidele et
renovato li contra segni et juramento secundo la forma subsequente.
Forma del juramento quale è dato alli Castellani del stato nostro in
la reformatione facta per noi poso la morte de la fe'ice memoria
de la illustrissima Consorte nostra.
Tu juri sopra li sancti Evangelii de Dio in mano nostra che tu
DOCUMENTO 1114. 417
ne guardarai fidelmente, et cum omne cura et studio, à tutta tua
possanza, fin che in te sara spirito, questa nostra forteza à nome
nostro, et de lo Illustrissimo Maximiano Conte de Pavia, nostro pri
mogenito, et de lo Illustrissimo Sforza secundogenito nostro, quando lui
mancasse, sotto li ordini quali hai havuto in scripto, et sotto la pena
contenuta in epsi quando contrafacesti, nè la consignera (consegnerai)
ad creatura alcuna vivente, se non te sara portato el contrasegno con
forme al presente, quale te facemo dare, è le lettere sotto scripte de
mano nostra, secundo li ordini, et poso noi cum la sottoscriptione in
el contrasegno et lettere de mano de chi sara lassato governatore
da noi.
Item, quando venesse el caso che Dio disponesse altro de la vita
nostra, ch'el prefato Illustre Maximiano, Conte de Pavia, quale sara
duca poso noi non fosse anche pervenuto ad anni vinti de la età
sua, tu juri de guardare questa forteza a nome suo cum li mede
simi obligi et contrasegni, et sotto la obedientia de li governatori,
tutori o curatori o arrogatarii, uno ò piu, et sotto li consiglieri de
putati al governo del stato, quali sono ordinati da noi, li quali per
el castellano nostro de Portazobia de Milano per li primi secretario
et camerlengo nostri per documento auctentico de notaro te farano
constare essere trovato nel Thesoro scripto de nostra propria mano
in una cassetta de ferro argentata alla damaschina, cum le arme
notate de sopra, ne li ordini, serrata et sigillata cum la corniola de
la effigie de la illustrissima nostra consorte al governo del stato, fin
che nostro fiolo havera vinti anni, al quale governo volemo presti
obedientia fin al tempo predicto, et pervenuto che sii alli vinti anni
nostro fiolo quale ne sara successore, tu obedirai la persona sua, como
tuo signore; quale sara in pieno suo arbitrio et potesta, et de la
forteza disponerai, como da lui te sarai ordinato.
Appresso questo ordine de le forteze, havemo facto le conducte
quale lassamo nel modo che a l' hora se vedera cum condicione che
le gente d' arme, cavalli lezeri et provisionati nostri de le guardie,
cum li capitanei et capi sui se intendano cossi obligate alla posterità
nostra como à noi per el tempo che durera la conducta loro. E pero
volemo et ordiniamo che le forteze siano lassate ne le mane dovi
le havemo poste noi cum l' ordine predicto, fin che nostro fiolo sii
pervenuto alla età di vinti anni ; ne possono essere remossi li castel
lani, se non per delieto o causa urgente per la quale se vedesse ch' el
stato ne havesae recevere detrimento, quando fossero lassati, et in
tale caso volemo che la causa quale se opponeva sii conosciuta in
consiglio, e non vaglia a fare removere dal loco suo quello a chi
sara opposita, se la majore parte de li voti del governo et consiglio
quale sara presente non sarano conformi. E in questo, quando se
deliberara de removerlo havendoseli a deputare successore, volemo
bb
418 DOCUMENTO 1114.
ch' el si proposa la cosa in el consilio del stato, per examinare la
sufficientia de chi sara proponuto, et la propositione et electione sii
nulla et vana se del consiglio et governo non consentira la maiore
parte, intendendo del numero quale sara presente che sopra l' anima
sua quello in chi li voti inclinarono, sii el meliore de fede et suffi
cientia alla impresa, et facta la electione ad epso quale sara remosto
(sic) o morto è uno contrasegno novo cum l' ordine notato in el libro
nostro de li contrasegni.
De le gente d' arme et forma quale se ha servare cerca epse.
Medesma forma volemo et ordinamo sii servata circa le gente
d' arme, cavalli lezeri et provisionati, quali lassamo cum li loro capitanei et capi, cioe che in la famiglia et lance spezate nisuno possa
essere cassato ne mutato quando fosse opposto mancamento, senza
el consenso de la maiore parte del governo et consiglio quale se tro
vera presente, ne alcuno sii substituito, o per remotione, o per vacantia de loco, se non chi sara approbato, como è dicto, et cossi dicemo de li capitanei, conducteri et altri capi de gente d'arme et de
li cavalli lezeri et provisionati cum loro capitanei et capi, sive se
havera tractare de remotione, sive de substituire altri, ò fare nove
conducte, s' el bisogno el ricercasse. E statendo le cose in pace, non
se havera a crescere el numero quale lassamo noi, che è de mille
ducento homini d' arme, videlicet ducento de la famiglia, trecento do
lance spezate et el resto de camareri et zentilhomini de casa nostra
et de capitanei, conducteri et altri capi ; cinque cento cavalli lezeri
et fin à sei cento provisionati : per che el bisogno de tenero le cose
in reputatione à tempo de pace questo bastara, supervenendo alteratione di guerra, sccundo le cose bisognera provedere, e questo si
consultera. Et volemo che circa le provisiono se servi le medesimo
che è dicto de sopra, cioè che se exequissa quello che da la maiore
parte del governo et consiglio ut supra sara comprobato. La fami
glia d' armo et lance spezate non volemo possano essere diminuite
del numero, nel quale le lassamo, cioe ducento de la famiglia et tre
cento de lance spezate ne datone parte alcuna ad conducteri, ma
si servino ne la forma quale noi li havemo dato: et pero se bene
sarano sotto governo de qualche capo, volemo pero se servi l'ordine
consueto, che siano pagate da li deputati à questo, secundo li ordini
antiqui del stato servati fin qui, et cossi li cavalli lezeri, quali las
samo sotto el nome nostro, et li provisionati, et tutte le fantarie,
quale se farano secundo li bisogni, li homini d' arme et cavalli lezeri
de li capitanei et conducteri lassamo in arbitrio de li patroni sui de
pagarli secundo l' obligo specificato in le conducte sue et cassarli
et remetterli, bastando solo de advertirli à tenere compagnie bone
fidele et bene ad ordine, como el debito vole che iaciano.
DOCUMENTO 1114. 419
De li commissarii generali de la gente d'arme.
Alle gente d'arme tutte sono per noi deputati dui commissari
generali, quali hano havere cura di epse, de li loro alozamenti, fare
che le taxe se compartissano intra li subditi justamente et scodino
et dagino secundo li ordini, et che li commissarii particulari de le
cità siino diligenti alle exatione, et non excedino li ordini, et uni
versalmente advertire che ne li soldati patiscano mancamento de
quello che li è ordinato, ne faciano alli subditi quello che non deveno, havendo noi ordinato l'offitio in dui, lassamo che ne lo avenire se conservi, anche in dui per piu satisfactione de li soldati et
populi, ot l'offitio loro non sii alterato, ma dovi bisognasse siino admoniti dal governo ad fare el debito et servare li ordini, et tenere
j usti li compartiti, in modo che nissumo resti aggravato piu del de
bito ne fraudato de quello che li vene.
Dovi la persona del fiolo successore habii stare et del modo quale se ha
tenere verso epsa.
La persona del nolo nostro quale ne succedera ordinamo stagi
in Milano in castello dovi è la stantia ducale, e volemo che la rocha se servi più salvatica che si po,' sola in potesta del castellano
senza commixtione de altre gente cha de le sue, e chi sara capo de
la porta de la secunda guardia per la quale se intra alla habitatione
ducale cum li provisionati sui, sii sotto el castellano, como è adesso,
è lo numero de li provisionati sii el consueto, excepto se per beneffitio de nostro nolo successore paresse al governo et consiglio quale
li lassamo, che si dovesse azonzere piu nomini, in el quale caso vo
lemo se cogli quello numero che si azonzera de li provisionati de
la guardia, et che epsi jurino fidelita in mano del castellano, et
sciano ad obedientia sua, como li altri provisionati consueti ad epsa
guardia.
Cum quanti hauerano mirare in la seconda guardia li governatori
et consiglieri.
El capo di epsa guardia volemo ch'el castellano del castello de
porta zobia limiti el numero, col quale li governatori et consiglieri
habiino intrare per andare alla persona del signore , ò al loco del
consiglio et proveda che nisuno intri cum arme.
In questo loco volemo sii l'habitatione del fiolo successore nostro
et perseveri fin ch'el habii quatuordeci anni, excepto se per gravi
casi de peste ò altra urgente causa bisognasse ch'el si levasse ; e
in questo caso non volemo se levi se la majore parte del governo
1 Clou oon ornata come palazzo, ma munita come fortezza.
120 DOCUMENTO 1114.
et consiglio quale se trovera presente non consente. Se per piacere
et recreatione desiderara andare fora fin al tempo predicto de quatordeci anni, non passara Cusago, Abiate, Monza Dece ò Melegnano
per essere in le circonstantie de epsi lochi modo sufficiente per
darli recreatione fin à quello tempo. Passati li xml anni piacendoli
potera poi meglio extendersi qualche cosa piu lontano et passare
Ticino ne al' hora ni volemo arctare l' arbitrio , ma lo confortamo
ben et consigliamo ch'el si elongi da Milano manco ch'el potera et
non faci longa dimora de fora, non possendo seguire cosa più salu
tare, como lassarsi de continuo vedere da la principale cità, ne la
quale Dio ce lo fa successore, et pero absentandosi advertira de re tornare presto. l
Dovi se ha fare el consiglio de le cose del Stato.
El consiglio volemo sii facto dovi sara la persona de nostro fiolo
et se usi omne studio per asuefarlo alle faconde, ricogliere ambassatori, et praticare cum loro et cum li altri grandi, et se per indipositione ò per la età non potera sempre intervenire in consiglio,
volemo se facii in le camere contigue alla sua, e la reputatione del
governo et administratione del stato se tenga conjuncta cum la
persona sua et in li loci dovi lui stara.
Quando accadera che la persona de nostro fiolo se absentera, ò per
piacere, ò per bisogno, volemo ch'el governo et consiglio quale li lassamo vadi cum lui, et similmente la guardia, quale li lassamo, cum lo capitaneo suo, et si servi la norma del consiglio dovi sara la persona
sua, como è predicto; et à Milano restino el primo secretano et lo
camerlengo , quali omne di so habino congregare in rocha col ca
stellano, per attendere allo occurrentie del stato, et circa epse haverano servare bona intelligentia cum li governatori et consiglieri
del stato, quali sarano appresso la persona de nostro fiolo, avisandoli omne di de quello che sara occorso, driciando pero le lettere
al signore suo nostro fiolo. E ordinamo che andando epso nostro
fiolo de fora, la guardia sua et capitaneo alozando in forteza alcuna,
j urino fidelità in mano del castellano, in modo che per ingresso de
nova gente la forteza non habii manco restare in possanza del ca
stellano che la fosse in ante, et le chiave, quale è consuetudine se
portino la nocte alla camera del signore, el Castellano le tenera ap
presso se, fin che nostro fiolo havera vinti anni , al quale tempo
li castellani de le forteze dovi epso andara servarano li ordini de
portare le chiave alla camara sua la nocte. Exceptuamo bene le for
teze infrascripte in le quale pare per bono rispecto et cossi ordi
namo, che nostro fiolo non possi andare finche non sii pervenuto
alli vinti anni, talmente ch 'el sii in pieno suo arbitrio.
I Non si allontani dagli occhi dui sudditi porche non si allontanino da lui 1 loro cuori.
DOCUMENTO 1114.
Nomina de le forteze dovi nostro fiolo non andava fin che non habii XX anni. Trezo
Cassano
Pizghitone
Cremona
Et se per caso di guerra, o per altro accadera che al governo,
cum la majore parte del consiglio para che se habii mandare nove
gente in alcuna forteza, volemo et ordinamo che quelli, quali sa
rano mandati, siano facti jurare in mane del castellano de la for
teza dovi andarano, che starano a sua obedientia, et per farli rice
vere li siano mandati li contrasegni secondo li ordini.
Del modo del consiglio.
El modo et forma quale se havera servare in consiglio sara
ch'el governatore, ò lassandone noi più de uno, quello che sera el
primo, propona, et manchando lui, quello cho succedera per ordine
faci questo offitio de proponere, et domandi poi li voti, et quello in
che concorrera la majore parte del consiglio et governo conforme
se habii per conclusione, et non altramente. Intendendo che chi
sarano governatori habino una voce per uno, como li consiglieri,
et questo che per el consenso de la majore parte se stabilira, volemo
se faci mettere in scripto, et à libro per che se possi sempre ren
dere bono concto de le actione tutte del governo; exprimendo ben
in la annotatione de le conclusione, etiam le rasone per le quale sara
inclinato in quello che sara concluso.
Como se ha assuefare in consiglio et instruere nostro fiolo.
Accadendo che nostro fiolo intervenga nel consiglio, se la età sua
sara capace, l'offitio del proponere sara el suo, et cossi de doman
dare li voti ; et lo carico de assuefarlo sara de li governatori, fa
cendo el principio de cose lezere, insignando li como le materio se
hanno narrare et distinguere per parte, domandare li voti, et fare respondere alli articuli necessarii, ' in modo che cum la età cresca etiam
la institutione , et noticia de quello che l'offitio suo ricerca, et che
el possa reuscire quello ch'el debito paterno ne stringe noi, et chi
sara al governo in loco nostro à desiderarlo; et el consiglio, cum
li altri subditi deveno cercare ch'el sii per havere principe digno
de tanto stato, et'apto a saperli bene governare in pace et deffendere in guerra.
1 Tutto questo per abituarlo a presiedere 1 Consigli e ad esercitarvi 1* ufficio di principe.
422 DOCUMENTO 1114.
Como se hano fare le consulte sopra la materia de fare pace, ò guerra,
ò lege.
E accadendo che poso noi nel tempo che correra prima che no
stro flolo successore habii li vinti anni vengi necessita et consideratione de fare pace, ò guerra o legi, per che questa è materia importan
tissima, et quale tocca l'interesse universale del stato, se ha etiam
deliberare cum precedentia de piu circunspectione et maturità ne le
consulte : et pero volemo et ordinamo ch' el governo et consiglio, quale
lassamo à nostro fiolo, domandi de tutto el dominio le persone, quale
per la qualità de la grandeza, ò prudentia loro judicara a propo
sito per consultare et examinare cum loro quello che sopra tale ma
teria parera sii el meglio ; et havuto el parere loro ' se restringa poi
el governo et consiglio lassato da noi per fare la deliberatione in
quello che parera alla majore parte di loro el meglio et piu secundo
el bisogno et beneflitio del stato et de nostro fiolo.
De la deputatione de chi ha havere la atra de la persona de nostro fiolo.
Al governo de la persona de nostro fiolo lassamo quelli quali
quando mancharemo se trovarano al primo et secundo loco appresso
lui, et ne faciamo piu de uno, acio che accadendo qualche sinistro
ad alcuno de loro, la persona de nostro filio non sii destituita de
monitore et redriciatore nel vivere et costumi soi : et questi volemo
lo habino servire in questo oflitio fin ch'el havera li vinti anni. Et
accadendo morte ò altro caso per el quale havesse mancare el servitio loro, volemo se facii electione de altri idonei alla impresa,
quali siano de casa, costumi, età et experientia digni del loco, et
che in la electione concorrano la majore parte del consiglio col go
verno. Et per che questi haverano accompagnare la persona de nostro
fiolo in omne loco, e la intentione nostra è che siino contenti de que
sto grado, ne pensino piu ultra cha à questo effecto alli quali li deputamo, che è de havere cura dela persona de nostro fiolo circa el vivere et
costumi soi. Ordinamo che non possino alcuni de loro andare in consi
glio, etiam che havessero el nome de consiglieri, se non quando la per
sona de nostro fiolo li andara, et a l'hora non possono sedere ne
dare voto se ben intervenerano a quello che se agitara. 2 Et questo
facemo per obviare a quello a che l' ambitione humana qualche volta
col pretexto de questo nome de governatore de la persona del si
gnore ha transportato in li tempi passati et alli di nostri qualchuno
cum poco beneflitio de chi si e trovato signore.
1 II Governo doveva cercar lume nel consiglio di tutti, poi decidere liberamente da solo. 2 L'esperienza consiglia Lodovico ad escludere dal voto nelle cose politiche i tu tori e governatori del suo figliuolo.
DOCUMENTO 1114. 423
Appresso la institutione de li costumi in la persona de uno signore
essendo le lettere non solo ad ornamento, ma anche ad necessità per
molte cose, lassamo ad nostro flolo per institutione (sic, institutore) suo
et maestro de lettere quello che si trovera per noi deputato, quando
Dio ne domandara a se, e questo fin ch'el habii anni quindeci, ò
dece setti ; e quando accadesse che epso magistro manchasse prima
che nostro fiolo sii instructo ad sufficientia, et habii passati li anni
predicti, volemo che per el governo et consiglio gli ne sii proveduto
d'uno altro, in el quale se advertisca che non siino manco boni co
stumi cha bone lettere, et ch' el non sii de grande conditione per
rispecto antedicto in li governatori de la persona. E la electione de
quello se habii per ferma, nel quale sara concorde la maj ore parte
di voti del consiglio col governo.
Del modo del donare.
Cognoscemo che la largità et beneficentia ne li principi e una
do quelle cose quale ornano grandemente la persona loro, et li accre
sce di servitori et fama, ma dovi non è electione et juditio circa el
dare, quello che ha nome de virtu, essendo el dare governato cum
rasone, si convertisse in vicio , et passa in nome de profusione, et
questo facilmente accade ne li zoveni et piu ne li puti in li quali la
benignità del sangue li fa largì nel dare, et manchando la experientia non possono havere juditio dovi donare et abstenerse da
dare. Et pero ordinamo et volemo che nostro fiolo fin alli quatuordeci
anni non possa donare cosa alcuna immobile de alcuna sorte, ne
mobile et dinari , se non in piccola quantità, et rare volte ; et si
mile donatione non possa fare senza el consenso de la maiore parte
del consiglio col Governo.' Passati li quatordeci anni fin alli xx, non
volemo che ad alcuno del stato possa donare maiore summa de cin
quecento ducati per una volta sola à chi li parera de donare, et el
dono sii de dinari o altra roba mobile et non immobile. Et se pur
la importonità de qualchuno vincesse per vie indirrecte de indurlo
ad donatione de cose immobile et el governo et consiglio havesse
rispecto ad discompiacere nostro fiolo, ò cercasse col consenso di
farselo benivolo, declaramo, statuimo et ordinamo che talle do
natione sii irrita et nulla, ne vagli in alcuno modo, se epso no
stro fiolo passato ch' el havera li vinti anni non la confirmara.
Et se dentro de li vinti anni li parera de donare a' foresteri di
nari, ò altre cose mobile, volemo se facii secundo el parere de la
maiore parte del consiglio col governo. Et perche levandose la spe
ranza de le profusione, alcuno de quelli quali sarano al servitio suo
1 Lodovico prevede 11 pericolo che un giovane principe per spensieratezza e desi derio di popolarità profonda i suo! tesori in doni Inutili e smisurati.
DOCUMENTO 1114.
del stato non habiano mancho voluntera servirli (sic), constituemo alli
governatori le provisione et soldi quali al fine nostro se trovarano
havere, e à li consilieri deputati al stato cinquecento ducati per
uno l'anno, e li altri, quello che se trovarano havere a l'hora, de le
quale provisione se ne poterano accontentare et reputare bene pro
veduto al grado loro. Et pero volemo che ne loro ne altri deputati
al suo servitio, alli quali secundo li gradi loro sara ordinato la pro
visione sua, possino farsi dare altro, fin che nostro fiolo non sii alla
età predicta , per che li deve bastare che siino tractati honorevolmente ne le provisione et soldi sui per recognitione de le fatiche,
quale durarano, et expectare poi che nostro fiolo sii in la età con
firmata, per havere poi piu copiosa remuneratione, secundo che sa
rano stati li deportameuti sui, ordinamo adunche se alcuno de loro
presumera farsi donare ò acceptare contra questa nostra ordinatione,
la donatione non habia effecto, e quello ò quelli a chi sara donato,
se acceptarano, statim siino privati del ofiBtio et honore quale haverano, et cossi noi li privamo fin adesso.
Al loco de governatori et consiglieri del stato lassamo scripto
de mane nostra le persone quale volemo siino deputato appresso no
stro fiolo, como è dicto in principio, et perche la fragilità humana
non lassa promettere che chi sara nominato possi vivere fin che
nostro fiolo havera vinti anni, per non manchare de circunspectione
per quello che possemo a questa parte, havemo similmente de mano
nostra scripto chi volemo sii posto al loco de chi mancasse nel go
verno et consiglio, ordinando a ciaschuno lo substituto suo, et man
cando chi sara substituto, declaramo etiam chi volemo succeda al
substituto ad homo per homo; alli quali quando accadera de essere
tolti per substituiti se havera dare el j tiramento como sara dato
alli altri alli quali succederano. E move etiam el medesimo rispecto
designare li successori al Castellano de Porta Zobia, al Capitaneo
de Castello, al primo secretario et al camerlengo, per essere li offitii tali che habiamo desiderare che le siino persone da noi electi,
fin che nostro fiolo sii in suo arbitrio. Et pero volemo che ne loro
ne li altri possano essere remosti fin che nostro fiolo non sii per
venuto alli vinti anni, et facendo mancamento se servi la forma
dicta de sopra in li altri de proponere et justificare la causa cum
approbatione de la majore parte del governo et consiglio. Et cossi
dicemo de li camareri do camara, quali li lassamo cum Brunoro de
Preda, de li altri zentilhomini, camareri et regazi et offitiali de casa,
lassamo alla circumspectione et prudentia del governo et consiglio
che li possano provedere, como cognoscerano ricercare el bisogno
per el servitio et honore de nostro fiolo.
E per che circa li governatori et consiglieri del stato porria
accadere che quello che habiamo notato de mano nostra ad supplire
DOCUMENTO 1114. 425
cun nove persone a chi fosse manchato non bastaria, in tale caso
volemo per fare la electione de novo successore si servi la norma
data de sopra, quando se havesse proponere de fare guerra, ò pace,
cioè che per essere de summo momento la consideratione de chi ha
ascendere al loco de governare et consigliare al governo de li al
tri, siano domandati da tutto el Dominio le persone, quale parerano
essere à proposito alli governatori essendoli loro, et al consiglio : et
cum loro se ventilino le persone quale se hano nominare alla suc
cessione del loco vacante et facta la nominatione, el governo et con
siglio del stato se restringera poi nel loco et forma sua consueta,
per fare electione de chi sara nominato, e quello se habii per electo nel quale se trovera concorsa la maiore parte de li voti, e in
questo caricamo la conscientia de tutti ad adriciare l'animo, et el
voto suo al piu sufficiente postposita omne passione, et quello quale
sara electo se fara jurare nel modo che e ordinato alli altri per
noi electi, et sei si trovasse havere altro offitio, volemo lo depona
et se li deputi altra persona per che non volemo che li consiglieri
del stato habiino altro offitio, essendo pur assai se poterano atten
dere bene à questo del consiglio del stato.1
Da li governatori et consiglieri del stato sara posto cura non
solo alle cose quale tractarano loro in consiglio appresso la persona
de nostro fiolo, ma anche ad chiarirse che di fora li offitiali faciano
el debito e li populi è li subditi siano ben tractati,2 et pero omne
anno uno de epsi governatori, quando siano dui, andara cum dui
de li conservatori de li ordini a fare la visitatione, et trovandose
solo uno governatore li andarano dui de li conservatori. Et facto à
questo modo una volta l'anno, la visitatione se repetera poi un'al
tra ò due volte per uno, o dui de epsi conservatori, a cio che la
reiteratione del visitare faci che ogniuno scii cum piu rispecto ad
fare el debito. Et in la visitatione quale se fara andando la persona
de uno de li governatori per l'effecto predicto, havera etiam de ve
dere le forteze, maxime le piu importante, e lo camerlengo del quale
è la cura de le forteze andara insieme ; et non andando el governatore,
li andara pero el camerlengo una volta l'anno alle forteze impor
tante, lassando poi che per l'anno li collaterali i vadino per fare le
monstre a che deveno essere facte, secundo li ordini, e li governa
tori et consiglio advertirano s' el sara facto el debito, et trovando
che alcuno de li castellani, ò altri offitiali li habino manchato non
se li perdoni, ma se castigino secundo li ordini, per che nisuna
cosa piu accresce consuetudine di errare cha (sic) la speranza de
impunità.
1 Così è impedito il cumulo dogli impieghi. 2 Misura savia di provvido ed onesto goveruo.
126 DOCUMENTO 1114.
Chi deve essere admisso in consiglio del Stato.
In consilio, ultra li Governatori et consiglieri del Stato, Castel
lano de Portazobia, primo secretano magistro generale de casa ca
merlengo et commissarii generali de le gente d'arme, li governa
tori de la persona de nostro fiolo quando epso li intrara non volemo
possi intervenire altra persona, se non li dui o tre cancelleri, quali
haverano le imprese de le pratiche de le legatione, et chi altro dira
lo primo secretano sii necessario admettere per bisogni supervenienti
ultra le pratiche predicte, et ultra li governatori et consiglieri non
volemo che alcuno altro possi sedere et dare voce in consiglio, se
non havera lettere in le quale sii specificato expressamente ch' el
possi dare voce. '
Del numero col quale se ha tenere el consiglio secreto et modo quale ha
servare.
Havendo portato la necessità de tempi ch' el consiglio secreto sii
multiplicato nel modo ch' el è, volemo sii lassato in questi termini,
cioe che non se li possa azonzere piu numero, ma si expecti cb'el
consiglio sii reducto al numero di vinti, non computando in epso
numero quelli quali lassamo deputati al Governo del stato, et quando
del numero predicto ne manchara poi alcuno, si havera supplire al
loco vacante de altri tacendo la electione de persone generose, cum
proponerne molte, cossi di fora como del stato, de le quale se pro
veda al loco vacante, ne si risguardi tanto le cose 2 quanto le virtu
et industria de la persona, acio che ne l'ordine quale e facto al go
verno de li altri non si metti persona quale habia lei bisogno de
essere governata, et el stato non se ne possi valere, et la electione
so havera fare per el consiglio col governo, et che la maiore parte
de li voti concorrano, caricando la conscientia de tutti a non pre
stare consenso ne voto, se non a chi sara havuto per piu sufficiente.
Del consiglio de Justitia.
Quello che havemo dicto del consiglio secreto et dicemo ancora
de quello de justicia, fin ch'el sii reducto al numero de cinque, et
a l'hora manchandone alchuno, se supplisca al loco vacante col medesmo modo de proponere quatro o sci de li piu famosi de doctrina
bontà et conscientia; et la electione se firmi in quello nel quale la
maiore parte de li voti concorrerano. Et circa quello che habiano fare
piu ultra li consiglieri predicti de l'uno et l'altro ordine, se remettemo
I Questa misura ora fatta necessaria dallo continuo intromissioni. * Le qualità personali prevalgano sulla condizione e sul censo. — Si JCtfga come si cerchi di eliminare la nomina di consiglieri pericolosi.
DOCUMENTO 1114. 427
alli ordini facti in l'assumptione nostra, et a quello che poi li è azonto
per reassetarli, et cossi a quello che piu ultra in questo accadera
farsi per noi. Et per che e consuetudine in li stati dare el titulo et ho- nore de consigliero molte volte per honorare,i o per qualche altro rispecto fora del bisogno del consiglio, in questo caso lassamo l'arbi
trio al governo et consiglio, quale lassamo de possere dare questa
dignità de consigliero a chi li parera, che le condictione de le cose
et tempo ricerchi, ma advertiscano a simili de fare fare la lettera
senza la parte quale li dagi arbitrio de intrare in consiglio et dare
voce, per non lassare che li residenti excedano el numero quale limitamo , ne li lassarano anche in la littera assignare sallario. Et
per redurre che in consiglio et li altri magistrati sii manco numero
si po in questa multitudine quale de presente si trova, per levare
la confusione et impedimento alle expeditione, lassamo che in le legatione et altre imprese de fora se usi piu numero che si potera de
consiglieri, et altri magistrati numerosi sopra el bisogno, per che
a questo modo se servira el stato piu honorevelmente et li subditi
restarano cum le expeditione sue piu facile et prompte alli magistrati,
restandoli manco numero.
De le cose civile.
Perche nisuna cosa genera maiore confusione ne li popoli como
la avocatione de le cose civile da li ordinarii sui.2 statuimo che se
habii speciale cura de lassarle alli ordinarii sui, quando li sono, et
se non li fossino li siino adriciate, ne se li dagi orechie, se non in
caso che de li ordinarii fosse facto lamento, in el quale caso li gover
natori col consiglio del stato odano , per remediare sei si trovasse
mancamento nel ordinario, et per non volere avocare a se la causa et
la provisione se habii fare, secundo la majore parte de li voti del
consiglio col governo. El medesmo dicemo de lo supplicatione quale
sarano exporte, cioe ch'el primo secretario le habii adriciare alli or
dinarii, excepto se contenessero lamento de li ordinari, in el quale caso
se servara quello che è dicto de sopra, o gratie, et queste se examinarano in consiglio, et non se deliberara se non secundo el parere de
la majore parte del governo et consiglio, servandosi li decreti nostri
dovi bisognera.
De le cose criminale.
Essendo anche le cose criminale de grande momento , ordinamo
che dovi andara gratia non se possi fare, se non col consenso de la
1 Nomine onorarle. — Più sotto accenna come vincere la difficoltà di trattare gli affari quando sono troppi gli impiegati. 2 Questo ricordo 11 prinoiplo di non sottrarre nessuno al suol giudici naturali.
428 DOCUMENTO 1114.
maiore parte de li voti del consilio col governo, servando el decreto fa
cto ne la assumptione nostra. Et similmente, dovi andara confiscatione, non si possa componere se non col consenso del maiore numero
del governo et consiglio, como è predicto: Dicemo etiam el medesmo
s'el fosse ricercata remissione o extinctione perche se li advertisca et
habi bona consideratione.
De le cose benefitiale.
Occorrendo vacantia alcuna de benefitii, perche da la S." de nostro
signore se ha el rispecto che se fa de expectare la nominatione de
quelli quali proponemo noi alli beneficii del Dominio nostro ordinamo che si togli li nomi de li competitori et si proponano in consi
glio, per elezere quello, quale se havera nominare alla S." di Nostro
Signore o al ordinario, per promoverlo, e la electione se havera
fare de quello quale per la maiore parte de li voti sara judicato più
idoneo. E caricamo in questo la conscientia de tutti ad elezere chi
sara più sufficienti, risguardando chi havera altri beneficii, per che
non se impiisca uno, et se lassino li altri iemmi (sic) : et similiter che
in questo non corra labe de simonia. Et facta la propositione volemo
se deliberi circa la electione prima che uscisca da consiglio. Altra mente, non volemo se ne possi più parlare et se lassi che la S.u de
Nostro Signore proveda lei, como li parera, senza expectare altra
nominatione. Remettiamo etiam al governo el consiglio che circa
le renuntie se deliberi quello in che la maiore parte concorrera per
consentire che si possi domandare la ressignatione in favore de
quello nel quale la maiore parte sara concorsa. Advertendo simil
mente che non si cometta simonia, et che non si consenta a renun
tie de vescovati o benefitii grossi, como abatie le dua milia de du
cati in suso (sic).
De li maestri de le intrate ordinarie.
El governo et consilio a l'administratione del stato giovaria poco,
se le cose de le intrate non havessero ancora loro bono governo : et
pero essendo le intrate el nervo et fermeza de li stati, senza la quale
quello che fosse bene veduto et consigliato non haveria diuturnità,
ma andara in fumo; a questa parte bisogna se usi singolare circumspectione, perche la forma et ordini del stato siino servati, la quale
impresa contenendosi ne li magistrati ordinarii, extraordinarii et
commissarii del sale, et taxe de cavalli, et havendo tutti le imprese
sperate, se ha etiam usare circumspectione particulare a tutti, el ma
gistrato ordinario ha la cura de le intrate ordinarie , et questo e al
numero che se vede de presente maiore del bisogno, havendo cossi
ricercato li tempi, ma per questo el numero presente non si ha alte
rare per non fare ignominioso alcuno, non apparendo demerito, al
DOCUMENTO 1114.
quale per el stato sii dato loco et nome de honore. Volemo ben anche
non li sii piu agionto alcuno, ma si expecti eh' el Magistrato se reduchi al numero de quatro ; e a l' hora manchando alcuno de li quatro, se suplisca al loco vacante cum l'ordine et forma dieta de sopra,
proponendo le persone de le qualita idonee a questo offitio, como de
sotto se tractera, e l'offitio loro sara a li tempi debiti de incantare li
datii a Milano, e farli incantare de fora per el Dominio da li Referendarii, et procurare che le intrate crescano quanto si po, fare delibe
rare li datii alli tempi sui, et servare li ordini, et omne anno per tutto
zenaro havere facto uno quaternetto de tutta la intrata e sale, e
mandarlo sottoscripto de mane sua, et per el rasonato generale a no
stro fiolo, et alli governatori del stato, hano poi usare principale
studio a fare scodere le intrate e mandarle al Thesorero generale
secundo li ordini, et farne fare le scripture opportune, secundo el
stillo (sic) de la corte, ne li governatori et consiglio del stato ne altro
magistrato se hano impazare de l'offitio de epsi magistri per metterli
mano, excepto li deputati del Dinaro, de li quali qui a basso diremo,
perche volemo che unitamente habiino essere cum loro per ajutare
in le cose ardue, dove l'opera loro sii necessaria. E quando accada
ch'el sia facto querela che li magistri non observino li ordini, et
contra li ordini facessino cosa alchuna, in tale caso volemo che li go
vernatori et consilio del stato facino domandare epsi magistri, et li
deputati del dinaro per odire la querela et provedere che li ordini
siano servati sei si trovasse ch'el si manchasse. In altro el governo
et consiglio non se havera impazare del offitio de li magistri per met
tervi bocha, ne in modo alchuno alterare li ordini del magistrato ; et
el medesmo si havera fare cum lo judice de li datii, che è cosa conexa al magistrato in caso che sii facto querela per excitarlo a ser vare li ordini sui, et non per metterli mano ne alterarli.i
De le Magistrati extràhordinarii.
Alle intrate extraordinarie, è deputato el magistrato extraordina
rio, e la cura sua è de le cose quale fora del ordinario tochano a la camara, como è per confiscatione, et altre cose contenute ne li ordini
sui. Questo offitio è similmente cresciuto per li tempi sopra el bisogno
et per la causa antedicta, non volemo se li dazi (gli si dia) altera
tione; ma si expecti che la natura reduca l'offitio a cinque, in li quali
siano dui jurisconsulti, como la qualità del offitio ricerca per con
sultare le cose, quale toccano a l'offitio suo, et a judicare secundo li
ordini sui, et instructione quale hano in scripto li governatori et
consiglieri del stato, questi doverano essere solicitati che non manl Questo per Impedire che si confondano e si invertano le parti pur esercitando un controllo.
130 DOCUMENTO 1114.
chino del debito, attendendo alla exactione de le condemnatione, et
liquidatione de le confiscatione. A le cose de li navilii de Abiate, Bereguardo, Martesana et alla Muza, lassando pero che le intrate de questi
navilii et aque siano curate per la camara ordinaria, et cossi atten
dano alli arzeni de po (del Po), ne la cura loro per alcuno modo extenda
la mane a cose de intrate ordinarie, etiam che de novo venesseno
alla camara per quale se voglia causa. Similmente li governatori et
consiglio advertirano de fare che sempre in li incanti de li datii in
Milano uno de loro intervenga, secundo l'antiqua consuetudine et li
ordini vechii de la camara, insieme coljudice de li datii, ne in altra
manera per el governo et consiglio se mettera mano al dicto magi
strato extraordinario, excepto sei fosse facto querela de le actione
sue, in el quale caso se servara el termino et forma dieta de sopra
in li magistri ordinarti per tenerli adriciati alla observantia de li
ordini soi, se havessino deviato, havendo presenti li magistri et de
putati, et non per evocare cause da loro, ne fare revedere sententia
data per el Magistrato, ne alcuna altra coxa, se non secundo li or
dini. Perche si como la observatione de epsi ordini retone ferme et
solide le cose de la camara, et per consequente del stato, per con
trario l'alteratione de epsi tiraria la ruina de omne cosa cum se.
De li commissarii del sale.
Si come el sale è uno potissimo membro de le intrate, cossi li
commissarii deputati sopra la exatione del sale, se hano havere
in spectiale rispecto, el numero suo non se mutara piu como li al
tri dicti de sopra, ma reducendolo la natura a tri, non se accrescera,
et li lochi vacanti poso la reductione à questo numero, se supplirano
de homeni experti et allevati in corte, quali ne possano havere noticia, et si servera la forma dicta ne li altri magistrati le sue factione al scodere et solicitare hano essere divise, è la divisione se
fara per li magistri et deputati, et le mutarano omne anno, et farano
che omne anno el sale del Ducato sii levato da l'uno Aprile a l'al
tro et pagato alli termini: et omne anno mutati li libri ali cancelleri soi, che solicitino lo administratore che non lassi manchare bono
sale. Labiino cura de le saline de Bobio, et pozzi do salso che faciano quanto sale possono, et participano spesso alli magistri et de
putati le cose del ofiitio suo.
De li deputati del dinaro.
Li deputati del dinaro sono uno magistrato trovato da noi in le
difficultà et pressure de guerra, per supplire al bisogno do trovare
dinari et spendere extraordinariamente, como ricerca la guerra,
quando l'ordinario non attinge, et redriciare la intrata, et spesa per
che l' habii l'ordine suo, li quali cessando la guerra, et reducte le
DOCUMENTO 1114. 481
intrate al netto, se hano unire col magistrato ordinario, et venendo
altro bisogno se renovano, tollendoli tutti o parte de li magistri,
quando sono idonei; et li altri de condictione che siano richi habiino credito et experientia, et sopra el tutto siino fidati al stato,
el numero no ha essere più de tre per che la potestà se li da am
pia. Adunche, l'offitio loro sara de intendere l'intrata de l'anno, et
ordinare la spesa, cioe fare el quaternetto de li salariati, la lista de le
boche de la casa de nostro fiolo successore ; et de le altre spese or
dinarie, et cossi el quaternetto de li provisionati, balestreri a ca
vallo et cavalli lezeri, quali sono ordinarii et stano sotto el nome
del signore, et non de conducteri. Cum questo ordine hano vedere
la intrata et spesa, et quello che avanza, et fare le assignatione a
tutta la spesa, como faria la persona del signore proprio, quando
lui stesso volesse tale fatica. A questa impresa nisuno havera mettere
mano se non loro; ma solum sara cura de li governatori et consiglieri
finche nostro fiolo sara alla età per noi limitata, soliticarli che al
principio de l'anno faciano li quaterneti et liste predicte, cum le
assignatione sue, et non manchi che per tutto zenaro non siano facte,
e loro haverano participare el tutto cum li governatori, da li quali
haverano essere admissi omne volta che ricercarano, et da epsi have
rano fare sotto scrivere le liste et quaterneti de le spese ; e questa
impresa de fare li quaterneti et liste sopra diete, quando per pace
li Deputati se uniscano al Magistrato, volemo sii solum de quelli
quali sarano stati li Deputati al tempo de guerra advertendo etiam
che alla lista grande della spesa, ultra la sotto scriptione de li go
vernatori sii posta la corniola per el Camarlengo, et loro deputati per
essere lo offitio suo fondato ne la impresa de li magistri ordinarii
hano servare bona intelligentia cum loro, assignarli a ciaschuno de
loro la parte sua de le intrate, quale habino curare separatatamente
et fare exigere, et mutarli omne anno le factione, et similmente fare
alli cancelleri del Magistrato, provedere che le scripture se accon
cino cum diligentia, et loro servan le instructione sue facte nel 1493,
et havere cura che li rasonati non manchino a l'offitio loro, et ni
suno possa spendere dinari de nostro fiolo senza contrascriptore.
E circa li ordini de la casa, fin che nostro fiolo sara alla eta de li
vinti anni, ne pare basti ch'el habii al servizio suo ducento boche,
lassando alli governatori et consiglieri del stato la cura de fare
quello che al maiore numero de loro parera, per redure le bo
che. quale lassaremo noi a questo numero de ducento, pur che non
mettano alli camareri de camara mano quali lassaremo , li quali
volemo habiino cum nostro fiolo el loco et offitio quale se trovarano havere cum noi, et cossi Brunoro da Preda, quale volemo sii
cum lui tra li camareri de camara, e a questo numero di camareri de
camara non volemo sii facta additione alchuna fin che per corso de
43'2 DOCUMENTO 1114.
natura se reduchi a dodeci, el quale numero volemo non si possa
acrescere, e accadendo poi manchare alcuno de li dodeci, li gover
natori et consiglieri supradicti fin alli quindeci anni de la età di
nostro fiolo farano la electione de quello che havera essere posto
al loco vacante havendo rispecto ad elezerlo de casa generosa , de
età et costumi convenienti al loco. Poi fin a li vinti anni de no
stro fiolo nominara quello che li piacera, et li governatori et consi
glieri lo confortarano a volere fare electione de persona quale li sii
honorevole.
De la capella, et stalla.'
De la stalla, perche la sii honorevole, perche la capella sii tenuta
fornita de boni cantori et de le altre cose particulare, per bisogno
o piacere de nostro fiolo, non ne pariamo, lassando questo alla discretione de li governatori et consiglieri del stato, per che li habiino
la advertentia necessaria.
De la forma de le lettere de pagamenti fora de la spesa ordinaria et doni.
Le lettere de li altri pagamenti, quali se farano ultra la sposa or
dinaria de l'anno, como è predicto, volemo non habiino effecto, se non
sarano cum le corniole consuete, de le quale una habii el primo secretario, et l'altra el camerlengo. Li buletini de le taxe et allozamenti
de soldati, de arme, lanze, barde et penachii et simile robe, quale se
dano a sotto camareri, regaci et soldati, et le lettere de compositione,
remissione de cose confiscate; item de doni de drapi et pani, non
volemo fassino, ne habiino effecto senza la corniola de la effigie de
la illustrissima consorte nostra de felice memoria ; e questa stii ap
presso el guardaroba nostro et custode del thesoro.
Del Thesoro.
El thesoro lassamo che resti in Rocha, essendo la qualità sua
ch'el se ha tenere in el loco piu munito, come l'havemo tenuto noi :
el volemo sii sotto la custodia et serraglio de tre chiave diverse, de
le quale l'una stii appresso el castellano de Portazobia; l'altra del
Camerlengo, et la terza del Guardaroba ; e lui no habii lo inventa
rio et descriptione , et sii in sua speciale cura, finche nostro fiolo
sara alla eta limitata como de sopra. Similmente, volemo che la guar
daroba stagi in Rocha, et ne habii cura fin alla età predicta quello
quale se troverà essere lassato per noi.
Del Thesoro Generale.
Segue la consideratione del Thesoro generale, che è offitio de gran
dissimo momento, ricercando persona fidele al stato, bono, rico et
1 È strano questo ravvicinamento.
DOCUMENTO 1114. 438
pratico, et pero quando accadesse se li havesse ad provedere ultra
el modo quale noi lassamo , bisognera ch' el governo col consiglio ,
quale bavera fare nova electione, habia advertentia a queste parte,
et proveda che tutte le intrate ordinarie et extraordinarie de omne
qualità siano portate in thesoraria et se tengino cum diligengia (sic)
li concti de le intrate et spese.
De li referendariì de le Cita.
Volemo che se advertisca alle qualità de li referendarii de le cita,
che siano fideli et pratici, per che in la diligentia et iede loro con
siste el fundamento de la exactione de le intrate, ne si lassino stare
piu di tre anni per loco, et deportandosi bene siano poi transmissi
alle cità piu honorevole, et de questi manchando alcuni de li magistri se havera proponere le persone per provedere alli loci vacanti
de li magistri, perche de altra sorte nomini non possono essere piu
experti de la condictione et natura de la corte de le intrate et del
stato.
Alli altri offitii minori, como sono cancelleri rasonati, et simili,
lassamo anche se habii grande cura per tenerli tutti adrizati al ca
mino bono, et non lassarli, che el male tractamento o el levarli la
speranza de ascendere per virtu non li facesse cadere l' animo. E
pero ne la consideratione de provedere alli offitii quali vacarano,
cosi ne la corte, como per el stato, el governo et consilio dal quale
se havera fare la eloctione, havera bene advertire che se elezino
persone idonee et sufficiente, et in specie che siano qualificate alla
natura del offitio. Tolendo piu che se porra de le persone allevate in
corte in la qualita de epsi offitii, per fare che provandose de grado
in grado de l'uno offitio a l'altro, maiore cresca l'animo de ben ser
vire, cum la speranza de possere crescere etiam in honore, e a que
sto modo el stato sara meglio servito, se recognoscera la industria
de li ben meriti , et cum lo bono exemplo se excitarano li altri a
virtu et alla faticha per acquistare merito de potere ascendere,' et
quanto al tempo de dare epsi offitii et alle altre cose pertinente a
questo, se remettemo alli ordini facti in l'assumptione nostra.
Del Administratore del Sale et thesaurarie de le citò.
L'Administratore generale del Sale, le thesaurarie de le cita et
canepari del sale, finiti li tempi loro se haverano dare cum questo
modo che li deputati et magistri proponano quatro o sei idonei, so
pra la conscientia sua, e se eleza quello che sara approbato de la
maiore parte del governo et consilio, facta prima bona discussione.
i Vuole eccitare lo zelo degli ufficiali pubblici con speranza di grado e di paga sempre maggiore.
CC
DOCUMENTO 1114.
De li Vicarii Generali.
Li vicarii generali per fare li sindicati sono necessarii, ne hano
essere più de quatro , tre forastieri , acio possano senza passione
fare li sindicati, et uno de Milano, per dare questo honore alla cità
primaria, et lassare questo adito alli doctori Milanesi de possere
per virtù ascendere a dignità.
Del Capitaneo de justitia, potestà et vicario de le provisione.
Del Capitaneo de justitia, del Potestà de Milano et del vicario
de le provisione essendo offitii importanti, è dato forma necessaria
al governo de le imprese loro per el decreto facto in l' assumptione
nostra, et pero se remettemo ad quello, ricordando solum ch'el Po
destà si eleza zentilhomo bono et forastero , et de qualità eh' el
possi stare cum la dignità conveniente à l'honore de la cità, secundo
li riti antiqui.
De le deputatione al governo de le cità.
Similmente ordinamo che al governo de le cità siano mandati
consiglieri ò capitanei de gente d'arme o conducteri, in modo eh' el
grado loro possi tenere el governo de epse cità in più reputatione,
e volemo non se impazino del civile, ne tengino alcuno vicario, ma
attendino alle cose del stato, et fare che li offitiali faciano el de
bito suo. Ad epsi volemo che per le comunitate sii proveduto de
massaritie grosse et alozamento conveniente, secundo li ordini de
le cità ove saranno, ne possino loro stare per loco più de dui anni,
ne bavere altro offitio simile fin a dui altri anni , secundo el de
creto e la electione loro non se facii so non de uno mese in ante
al principio de l'offitio, la quale electione se habii fare dal governo
et consiglio, secundo l'ordine sopradicto, che la maiore parte se ac
cordi, ne volemo che alcuno in questi offitii ne in altri possi usare
la interpositione de signori o ambassatori per domandarli , sotto
pena de essere privato de la dignità senatoria o de altro pubblico
honore quale haverà, chi contrafara a questo ordine , et se alcuno
pur domandasse offitio per qualcuno, non volemo che quello per el
quale sarà domandato possi andare a tale offitio, se pur accadesse
che per qualche rispecto fosse assentito et compiaciuto a chi avesse
interceduto. 1
Del offitio de le biade.
Ordinamo ancora se tengi spetiale cura che l'offitio de le biade
sii administrato cum omne diligentia secundo che in li ordini se
1 Questo può dirsi stabilito contro l'abuso ed 11 pericolo dolle raccomandazioni.
DOCUMENTO 1114. 435
contene, perche in la vigilantia et bono governo di epso consiste
el modo de tenere el Dominio copioso de victualie, ne si po molto
temere de cosa scandalosa, quando è preveduto alla carestia.
De V offltio de sanità.
Similmente, si havera advertire cum omne diligentia al offitio
de la sanità, senza la quale le cose del stato, et maxime le intrate
andariano in confusione, e in questo se reniettemo alli ordini facti.
De le potestarie de la cita et altri boni loci.
Lassamo ancora per ordine, quale non se immutti, che alle po
testarie de le cità se elezano homini de honorevele grado, docti et
boni, et se dagi questo honore alla sufficientia et virtù, et non per
dinari, 1 corno la necessità di tempi qualche volta ha strecto, perche
non si po sperare sincero offitio , ne l' administratione de integra
justitia da quello che habii obtenuto el loco per pretio. Volemo
etiam se advertischi che tengano li judici et vicarii sufficienti et
j usti, et familie al numero et qualità quale deveno bavero. Alli al
tri lochi boni, quali non sono cità, se advertisca etiam de mandare
persone idonee elezendose la industria ettvirtù, et che altro infe
riore rispecto non habii valere ; medesma diligentia se havera etiam
usare per le qualità sue alli altri loci minori.
De li conservatori de li ordini.
Circa li cinque conservatori de li ordini, che è quello offitio in la
qualità del quale consista la provisione che nel stato le cose vadino
secundo li ordini sui, et nisuna uscisca do la norma debita, per essere
data la forma corno se ha servare questo offitio, lassamo che si sequa
quello stillo et siino spesso admoniti dal governo et consiglio ad
trovarsi insieme, per examinare sei si havera per loro provedere
ad cosa alcuna, et in la cura loro haverano spetiale risguardo circa
l'ordine de le exatione cum li judici de le victualie, et strate, in le
quale se sole manchare assai et fare patire li subditi senza beneffitio,
imo cum detrimento del stato, et accadendo haversi ad supplire de
altro alli loci loro quando vacassero, volemo che si togliano dal nu
mero del consiglio le persone quale se hano proponere, et se facia
electione de li più sufficienti , seguendo la forma dieta de sopra ,
ch'el sii electo quello nel quale concorrerà la maiore parte de li
voti, del governo et consiglio ; et sei accadesse che alcuno de quelli
quali lassaremo scripti de mane nostra per consigliero del stato
so trovasse essere del numero de li conservatori , volemo deponi
el nome et offitio do conservatore et resti solo el titillo de consi1 Questo è contro la venalità delle nomine.
436 DOCUMENTO 1114.
gliero del stato ; et al loco suo de conservatore sii facta electione
de uno altro, secundo el modo dicto desopra e lo numero loro non
volemo possi essere più de cinque, ne fora de le qualità contenute
ne la instructione et lettere del offitio loro.
Al governo de la casa havemo facto l'ordine necessario cum la
distinctione de li gradi, et loci, et persone; et pero lassamo che etiam
in questo se observi la norma data, et se tengi el magistro generale
de la corte, cum la forma quale li havemo dato, et epso observi la
instructione sua et li ordini de casa, et faci servare da li seschalchi,
perche in questo consistendo la norma del ben vivere de casa, tra
(trae) dreto quello de la corte et la dignità et honore del principe
cum reputatione del stato.
De le cose de Genita.
El stato de Genua è cosa de grandissimo momento, non solo alla
reputatione, ma anche alla conservatione de questo nostro primario
stato de qua da l'alpe et alla salute de tutta Italia, come l'experimento ha demonstrato questi anni proximi. e nel presente. E pero
cum quello studio che si è veduto ridussimo le coxe de quella cità, et
stato alla obedientia consueta cum noi, et per conservarle non ha
vemo pretermesso cosa alcuna possibile, lassamo adunche a nostro
nolo, quale sarà successore nostro, et a chi per noi è deputato al go
verno et consiglio del stato appresso lui, che usino singulare circumspectione ad queste cose, observino li capituli sui alli magnifici fra
telli Adorni, et a magister Ioanne Alvisio dal Fiesco, et li accarezino
et tengino gratificati loro, e la casa Spinula, per che la experientia
ne ha insignato, che cum nisuno freno se possine meglio governare
quelle cose de Genua cha col dolce, et cum l'amore,1 et pero non li
hano manchare de questo instituto et provedere che le forteze siino
tenute bene fornite et provedute, non solo in Genua, ma per tutta
la Rivera.
De la ordinatione al Illustre duca de Barri pertinente.
Volemo ancora che succedendone lo Illustre Maximiano conte de
Pavia, nostro primogenito, quelli quale lassamo al governo suo, habiino otiam cura de lo Illustre Sforza duca de Barri, nostro secundo
genito, perche sii instituito cum religione et moralmente, habii familia condecente al grado suo, havuto rispecto alla età, la quale in
li primi anni non ricerca quello numero che li convenera passati li
vinti anni. Et del stato et intrate quale li lassamo, non volemo che
alcuno se ne impaci se non Burguntio botta de li deputati nostri del
Dinaro, quale ne habii cura, et lui li faci l'assignamenti de le spese
1 Importante apprezzamento politico.
DOCUMENTO 1114. 437
sue sopra le intrate sue al principio de l'anno, et ne faci tenere bon
conto. Et perche le intrate sue quali li havemo dato sono piu cha per
il bisogno de questa prima sua età, advertira alli avanzi sui, et li fara
omne anno impiegare in tanti loci in la Cita nostra de Genua, a cio
che quello che ne la eta tenera sara stato sopra el bisogno in le in
trate sue, se lo trovi avanzato, et cresciuto cum multiplicatione de
intrata ne li anni adulti, et ne riceva adjumento ad possere poi vi
vere piu splendidamente secundo la dignità de la casa et secundo
la decentia sua, havendo nome de nostro fiolo.
De li Judei et marrani.
Ne dovemo omettere che havendo ne li ordini facto mentione
de quello che specta al temporale, ordinamo ancora che essendo per
noi ad honore del Salvatore nostro Jhesu Christo cazati li Judei
dal dominio nostro, et prohibito che alcuno de loro non li possi di
morare, se non per il tempo limitato in el Decreto nostro, ancora
el governo, quale lassamo poso noi non patisca che li stagino ne
loro, ne marrani, i quali fin al presente volemo siino como li Judei
licenciati dal dominio nostro, acio non li stagino piu mali christiani, como Judei. Et cossi lassamo che per honore de Dio facia ancora
nostro fiolo quando sara pervenuto alli vinti anni, di tutta la poste
rità nostra, acio che de questo honore Dio se habii movere ad es
serli propitio di non levare la mano de la protectione sua.
De la Cancellarla secieta.
Similmente ordinamo che alla cancellaria nostra secreta se ser
vino li ordini per noi facti circa la forma quale se ha servare ne
le expeditione de le lettere de le pratiche de fora et dentro el stato,
et circa la obligatione de la fidelità et taciturnità, et accadendo
manchare quelli li quali al tempo che noi mancharemo sarano alle
imprese, se li provedera de altri de la cancellaria, elegendo li piu
sufficienti et idonei alle imprese. Et per haverne sempre de suffi
cienti se observara l' ordine de mandare fuora appresso li ambassatori de le pratiche principale cancelleri de la cancellaria secreta,
perche se farano più pratici, et le cose passarano per mane più fidele. ' Si advertira etiam de fare che li oratori omne sei mesi al più
remandino tutte le lettere, quale haveranno havuto ne le imprese
sue, per che non resti appresso loro scriptura publica, se non quanto
parera che li possa accadere à proposito per le occurrentie. 2
1 Così la diplomazia riusciva ,ma scuola di impiegati anche per l'amministrazione iuterna. 8 I carteggi politici ed unciali non potevano rimanere come proprietà privata dei diplomatici a cui erano diretti.
4B8 DOCUMENTO 1114.
De quello che ne ha fare ne la morte nostra.
Ne sara inconveniente che appresso le altre ordinatione subjungamo la forma quale se ha servare quando Dio evocara a se el spi
rito nostro. E questa è che volemo et comandamo, sotto pena de
la malcdictione nostra a nostro fiolo successore non cavalchi la
terra per farsi invocare signore, ne facii altro acto per segno de
tore el dominio, prima che sarano facte le exequie nostre, e lo corpo
nostro sara reposto al loco suo, e ne le exequie fara observare che
siamo vestiti de le veste et insigne ducale quale tolsino ne la assumptionc del ducato, et cum quelle siamo sepulto.
De le cose reposte nel Thesoro pertinente al Stato et cum qitale modo
se hano vedere.
In el thesoro lassamo li privilegii del Ducato nostro, cum le al
tre scripture pertinenti ad epso , inclusi ne la cassetta qualificata
como de sopra, ferrata et sigillata de la corniola, cum la effigie de
la Illustrissima nostra consorte; de la quale casseta el Castellano
nostro de Portazobia ha la chiave.
Questa cassetta ordinamo et volemo non si possa aprire fin che
nostro iiolo successore habii li vinti anni, excepto in caso de biso
gno. E a l'hora non volemo anche se apri se non sarano presenti
quelli quali lassamo al governo et consiglio del stato, cum el Castel
lano, primo secretano et Camerlengo. Et in quello caso, veduto che
sara el bisogno, volemo che subito epse scripture siino restituite nel
loco suo, cum la afrontatione del inventario, quale sara attaccato
sotto el coperto de la cassetta, et se serri et sigilli dieta cassetta
como era in ante. E questo faciamo perche li originali non si smar
riscano et perdino, che sara cosa de grande detrimento, et bisognan
do vedere l' efìecto do epse scripture , quanto per sapere el senti
mento loro, essendo li li registri, dovi extesamente sono notati, se
poterà satisfare a quello ch' el bisogno ricercarà senza usare li ori
ginali ne tenirli de fora à periculo.
La finale conclusione.
Questi sono li ordini quali ce e parso lassare al governo et la
posterità nostra, secundo li quali essendo adriciate le cose de no
stro fiolo se po expoctare che de dentro el stato le cose haverano
riposso et tranquillità, et de fora honore et reputatione. Et pero
volemo che chi è lassato da noi al governo et consiglio de nostro
fiolo, juri de osservarli, insieme cum la fidelità verso epsi nostri
fioli, de li quali, como e predicto, chiarimo che lo Illustre Maximiniano nostro primo genito, conte de Pavia, è lassato da noi
successore nostro, et mancando lui senza fioli maschii et legittimi,
DOCUMENTO 1114-1116. 439
lassamo successore lo Illustre Sforza,' nostro secundo genito. Et cum
questo ordine havemo facto dare li juramenti alli Castellani et communitate del Dominio, como in principio è dicto, et cossi ordinamo
et volemo se exequissa.
Nui, Ludovico Maria, Domino de Milano, afirmamo li bordini
soprascripli essere quelli coti li quali volemo che poso nui sii gover
nato el Stato sotto nostro fiolo, quale ne sarà successore nel ducato.
Et in fede de questo li havemo sottoscripto de nostra propria mano,
et facto apendere el nostro ducale sigillo.
1115. Ottaviano Riario a . . . . — Scongiura di venire in aiuto alla
madre assediata nella rocca di Forlì. — 3 gennaio 1500.
[Firenze, Arcii. di Stato, Med. a. Pr., f. 77, n. 8.]
1116. Notizie dell'assedio di Forlì. — 6 gennaio 1500.
[Milano, Arch. di Stato.]
Illustrissimo et excellentissimo Signor mio observandissimo. Per
lettere de homo degno de fede se ha che anchora che il duca valentinoso faci tyrare di et nocte la artigliaria et che habia pure
ruynato del muro, niente de meno quelli de dentro mostrano asai
bono animo : ma si che la contessa che era ne la rocha e partitta et
andata ne la citadella per stare più larga da li strepitti : E poi ve
nuto da poj uno che fa professione de Ingegneri quale dice che li
inimici se sonno tanto accostati cum le cave a la forteza che el
muro de fora de le fosse li scusa uno reparo che el muro ruina
come se fusse de cyra essendo pieno de giarina che non ha molta
calcina pure non se li da molto creditto non se havendo altro adviso de questo per lettere. A vostra Illustrissima signoria me rac
comando. Ferrariae die vi Januarij.
Certifico V. Ill."" Sig." che el cavallaro vene cum diligentia et
ha facto el debito suo ma lo ho tenuto Io in questa hora.
I Questo figlio di Lodovico non si trova nelle tavole del Litta. Qnanto a Massi miliano, pel quale sono dettati questi ordini, (nato nel 1490 e battezzato col nome di Ercole e chiamato poi col nome dell' imperatore che lo aveva accolto alla sua corte) rientrò in Milano il 29 dicembre 1512 e fu il quinto duca di casa Sforza. —
Fu prìncipe inetto e funesto. — Cacciato da Milano nel 1513, vi fu ricondotto dagli Svizzeri. Ma poi disfatti questi da Francesco I re di Francia alla battaglia di Mari gnano, Massimiliano si ricoverò nel Castello dove a' 5 d'ottobre 1515 rinunziò lo Stato alla Francia, e condottovi prigioniero, morì a Parigi nel 1530 con la speranza di es ser fatto cardinale.
lII) DOCUMENTO 1117-1120.
1117. Cesare Borgia al duca di Ferrara. — Annunziala presa di Ca
terina Sforza. — 12 gennaio 1500. [Modena, Arch. di Stato.]
Illustrissime Priucipes et excellentissime Domine tanquam pater
honorandissime. Per satisfactione dela Signoria Vostra la quale se
piglia de li successi mei piacere si come e de quelli precipua fau
trice: la fo advisata como venerdì proximo passato ali x del pre
sento li Cannoni forniti de allocare comensarono ad battere questa
Rocha de Forli: et hogi Domenica xu del predicto Ihavemo presa
per forza de battaglia cum le soe parte totalmente insieme cum Ma
donna Catherina Sforza. Del resto daremo più pieno adviso per al
tre ala Illustrissima Signoria Vostra. Forlivij xii. Ianuarij mc(:ccc."
Caesar Borgia de Francia,
Dux Valentinensis etc.
1118. Gio. Lucido oratore al marchese di Mantova. — Ultimi tenta
tivi di Caterina. — 14 gennaio 1500, da Roma.
[Mantova, Arch. di Stato.]
1119. Guido Vaini al marchese di Mantova. — Caduta di Forli. —
14 gennaio 1500. [Mantova, Arch. di Stato.]
A lo Exce1."* S.' mio domenega a hore 23 fo data la batalglia (sic)
a la rocha et citadela de forli et cussi fu pressa subito de che madoua fu preson del S.' duca el contin da melze el conte alexandro
fu preson de mons.' alievo et cusi fu morto circha persone 400 tra
una parte et l'altra in anti che la roclia fose presa madona vedendo
non se poter tegnir cazo fuogo in lo fornimento de la rocha et ci
tadela. A me parso dar adviso a V. S. non se maravelia quella si
io non sum venuto per servir V. S. como ho facto per lo passato io
desidero a quella servir piu cha cossa del mundo la causa è per non
essere sta spazato et per essere sta le cose sotosopra.... Non altro
die 14 Ianu." 1500. Guido Vaino dicto Visixo.
1120 al duca di Milano. ' — Presa della rocca di Forlì.
14 gennaio 1500.
Benchè malvolunticri io significhi ala Ex. V. cosa che li habi a
portare displicentia, nientedemeno essendo necessario che in ogni
' Probabilmente fu mandata da Ferrara, come la precedente del giorno 6 sul me desimo argomento.
DOCUMENTO 1120-1121. -I4I
modo quella lo habi a intendere, me è parso per ogni respecto cum
cellerità advisarla, come havendo a li XII del presente circha hore
xxi el duca Valentinose facto principiare la bataglia ala rocha de
Forlì dali Spagnoli, quali mostrando magiore animo de expugnarla
che quelli dentro de deffenderla, salirno subitto dentro de la rocca
cum grande occisione de quelli dentro : et de loro Spagnoli non ne
mori da vii a vm in modo che el paradiso ancora subito se li resse;
et in uno momento pressono poi ancora la cittadella dove era la
Contessa, la quale fu facta presone inseme cum el conte Alexandro
conte de Melze, Zoanne da Cassalle, Angelo dala Velia, Antonio Baldracano et multi altri. La Contessa fu conducta fora dal duca Va
lentinose, et, secondo che dicono le lettere, la fece cenare cum hij.
Pure se crede la habi a tractare male, et farà ogni cosa per havere
etiam quello che se dice habia salvatto de bono.... xml Januarij.
1131. Giovati Giorgio Seregni oratore estense a Milano, al duca di Fer
rara. — Strana conversazione aviila con Gian Giacomo Trivulzio e con altri. — Sulla caduta di Forlì. — 15 gennaio 1500.
[Modena, Arch. di Stato, Cane, due.]
Havendo questa sera circa 23 hore recevute le lettere de vostra
Excellentia de heri spazate con la celerita dela staffetta sopra il
caso dela perdita dela rocha et citadella do Furli captura dela Madona Conte Alexandro Sforza, conte de Melze et altri etc. Subito
andai al Illustrissimo Signor messer Zohan lacomo quale quantuncha russe in lecto per lindispositione de che scrivo per le precedenti
mie, incontanente me admisse, et sebene era con sua signoria el Ve
scovo di Novara causa visitationis, tamen factolo rctirare da canto
et chiamato me a se, li explicai servato lordine del scrivere me fa
vostra Excellentia quanto circa cio haveria in commissione, et poi li
presentai la littera sua. Epsa, prima che respondesse restete alquanto
atonita, poi dixe che lera pur sta grande viltà de chi era in quello
castello haverlo perso cussi tristamente, perche sua signoria haria
creduto che per forza non l'havessero dovuto havere fino a parechij
zorni. Poi dixe, o bona Madona hora non te manchera da f..... f..... ;
questo fu nel discorso de la narratione mia
....Poi montassemo tutti a cavallo, et io acompagnai sua signo
ria fino alla sua habitatione. Et andandoli ragionando meco sopra
cio me dixe che questo le pareva piu presto iudicio divino che
altramente perche intendeva pur che dieta Roccha et Citadella erano
si forte et ben munite che per forza non se doveria havere pen
sato haverla cussi legermente, dimostrando maravegliarsene molto.
Poi facendosse il signo de la Croce: dixe hor sa li Sforceschi son
4I2 DOCUMENTO 1121.
pur mo in tutto spazati Sit nomen Domini Benedictum, et arrivato
a casa facendomi mirabile instantia de tenerme seco a cena me
repplichete che Agebat gratias Immortales Illustrissime Dominationi Vestre et me pregava che volesse andare qualche volta a manzare con sua Signoria aciò potessemo fare bona cena et goldersi in
scieme : il che li promisi de fare.
Venuto a casa il Reverendo vescovo de Como me mandete per
il cavallero suo a pregare che andasse fin da lui. Et cussi li an
dai che non fu per altro che per intendere noviter a che modo era
seguita dieta perdita. Il che feci, et sua Signoria squasando la te
sta, formaliter me dixe: o Zoan Zorzo quanti desegni sono hora
rotti, credi tu chel Signor Ludovico se nhabij resentire et contri
stare? et io resposi il non puo essere altramente. poi li subiunsi
per farlo meglio reuscire de qualche cosa, bene Monsignore crede mo
la Signoria Vostra sei Signor Ludovico haveva animo de fare im
presa, habij per questo ritrarsene, et lei me respose nol sapere, ma
ben posseva dire che limpresa li seria stata molto più facile, per
che retirandosse mo qua quelle gente darme bisognera chel pensi
più ultra, et che sua Reverenda Signoria teneva per certo che se
questa povera Madona se havesse potuto mantenere anchora xv zorni
havesse havere ogni modo suceorso et tale che seria sta cum fundamento alle cose del predicto Signor Ludovico quale hora per
questo hanno perso molto più de quello che altri pensino. Poi di
xe : che fara mo il povero cardinale di San Zorzo e che sera de la
bona memoria. Io, iudico che da f.... f.... non li manchara, et ultra il
stato che la perso bisognera che anche perda tutto quello chel haveva
mandato a Firence (sic), et sij certo chel Re de Pranza la vora insieme
col conte Alexandro et continuo et forsi anche li altri in mano.
Poi dixe o Papa unatra volta tocchara a toi noli, quante volte ho
considerato quella auctorità de Christo che dice de Inimicis meis
Vindicabo inimicos meos, et sempre veduto essere venuta vera veditu como son passate le cose del conte hicronymo. Passerano an
che col tempo cussi quelle de costui. ' Tu vederai anchora capitare
questo stato in mano do Venetiani et dicendoli io bene crede la
signoria Vostra chel re de Franza gli l'habij comportare , sua Si
gnoria alezando li occhij in aiere non me respose altro se non maravegliarse di me, con dimostrarme in effecto non tenere molto
stabile le cose de sua Maesta in Italia. Poi stato alquanto sopra se,
non volendo forsi chio applicasse li movimenti et parlare suo a que
sto sentimento, me subiunse creditu sel Re de Franza morisse che
veneri l'assassino il mondo como e , et io li respose Signore non
che noni credo che gel comportasse ne repplichete che voristu gel
I Cioè: como è fluito Girolamo Riarto, cosi finirà anche Cesare Borgia.
DOCUMENTO 1121-1122. 4 13
vetasse, et respondendoli io nol sapere non mi parendo altramente
intrare sopra limperatore, sua signoria dixe ben stiamo pur a vedere
che vederemo de belle cosse: Et io allora subridendo li ricercai
sei intendeva como passasseno le cose de Alemania, me respose de
si che pur pareva se preparaseno et che a Covra se facesse una
dieta per questo, et finissemo in questo modo li ragionamenti nostri....
1122. Il card. Sanseverìno al duca di Milano. — Notizie sulla espu
gnazione della rocca di Forlì. — 16 gennaio 1500, da Bres
sanone. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
....E agionto qui el cancellero del conte Joanni Francesco dela Mi
randola, el qual ancora che '1 non si adrizi a me, ma a la S." V." a securtà
l'ho intergato (interrogato) de alcune cose, tra le quale non mi è parso
tacere questa, como anchora lui farà intendere ala S." V." cioè che la
Contessa se tiene forte; che'l conte Alexandro spesso vene fora et
qualche volta anchora la Contessa et amatiano gente asai de fran
cesi, et che ritrovandosi nel castello uno bombardero, qual non lassa
scoprir persona alcuna che '1 non lo saluti. Che Valentia gli ha misso
taglia adosso per crida chi gli lo consegna morto mille ducati, et
vivo doa milia. Et che inteso questo la Contessa ha misso taglia per
crida a Valenza (cioè sul capo di Cesare Borgia) chi gli lo consigna
morto cinque mila ducati et vivo dieci milia. Et questo m' è parso
significare ala Ex." V.'...
Brixine ' die xvi Januarij 1500.
1123. Cesare Borgia al duca di Ferrara. — Si duole della sua ma
lattia. — Espugnazione della rocca. — Presa della signora di
Forlì. — Morte del card. Borgia. — 16 gennaio 1500.
[Modena, Arch. di Stato.]
Illustrissime Princeps et Excellentissime Domine tanquam pater
honorandissime. Doe lettere de vostra excellentia, ho reccepute hogi
date insieme ali xiiu. del presente alequali respondo che de la le
sione successa in persona de quella, ho tanto dispiacere quanto fosse
in la mia propria, et laudo molto che quella sia sopra seduta alandata de Roma finche ben guarita sia et confirmata. Ne me era dubio
che la Illustrissima Signoria Vostra se ralegraria cordialmente de
1 Probabilmente è Bressanone, ove 11 card. Sanseverìno erasi riparato dopo la par tenza del Moro. Il cardinale, lontano dal teatro della guerra, dà notizie dell'assedio ignorando la espugnazione e la capitolazione della rocca già avvenuta da quattro giorni.
IH DOCUMENTO 1123-1126.
questa mia nova Victoria, come faria de qualunque altra mia pro
sperita, et cum tale Confidentia subitamente ne dedi adviso ad
quella. Come el venerdì passato x. del presente forono piantati li
cannoni contro questa Rocha et per tutto el sabato inmediate sequito fu abbatuta tucta la parete per noi designata. La domenica
poi veniente che fu ali xii per Battaglia solamente de meza hora
vincemmo la llocha, la Citadella et l'altra terza parte chiamata el
paradiso cum occisione de circa quatrocento de quilli da entro che
deftendendosi perirono, et pigliammo Madonna Catherina Sforza
cum dui soi fratelli conti, Ioanne da Casale et altri principali in
bon numero. Et perche per la intrinseca affectione porto ad vostra
Illustrissima Signoria et quella de qualunque mio prospero et adverso caso participe li fo anchora intendere come in questa matina ho havuto lo adviso dela morte del Reverendissimo Cardinale
Borgia mio fratre passato de questa vita in Urbino, dove catharro
sopravenutoli , lo agravò andando da qui ad Roma in pressa chia
mato da la Santità del Nostro Signore , son certo la Vostra Excellentia reputara haverce damno generalmente per lo interesse ha in
tutte le mie cose, et spetialmente per che lui concurreva cum me
clio in amare observare quella cordiamente alaquale mi recomando.
Forlivij xvi Januarij Mccccc."
Caesar Borgia de Francia,
Dux Valentinexsis, etc.
1124. Gio. Lucido al marchese di Mantova. — Caterina è a Roma
in Belvedere « sta indiavolata e forte de animo, etc. » — 27
febbraio 1500, da Roma. [Mantova, Arch. di Stato.]
1125. Gio. Lucido al mardi, di Mantova. — Caterina èsemprein Bel
vedere guardata da 20 fanti. — 20 marzo 1500, da Roma.
[Mantova, Arch. di Stato.]
1126. Reintegrazione di Gasparino « de Moratinis » chierico di Forlì
nel canonicato, prebenda, priorati, etc. di cui era stato privato da
Sisto IV. — « Nonnullis falsis suggestionibus inductus sub pree textu videlicet quod dilectus filius Gasparinus de moratinis
« clericus forliuicn. Civitatem nostram Forliuensem et illum
« populum, ab obedientia et devotione quondam Ieronimi Vi-
« cecomitis de Riario inibi pro eodem Sixto predecessore et Ro
DOCUMENTO 1126-1127. 445
« mana ecclesia in temporalibus Vicarij, et Gentium armorum
« ad Sixti predecessoris et ecclesie predicte stipendia tunc mi-
« litantium Capitanei generalis, et in eiusdem Sixti predeces-
« soris et apostolico sedis obedientia et seruitiis existentis, sub-
« traxerat et nonnulla alia Crimina tunc expressa commise serat. » Alessandro VI riferendosi a ciò, si esprime cosi :
« Nos qui de innocentia dicti Gasparini, ad plenum infor-
« mati sumus : et sumus unicuique in iustitia debitores, vo-
« lentes desuper debite prouidere, etc. » — aprile 1500. 1
[Arch. Vaticano, Socr. Reg. 832, Alessandro VI, fot. 163 r. 106 r.]
1127. Ottaviano Biario a Caterma. — Sia calma. — I figli cercano li
berarla. — Lo faccia far cardinale. — 11 maggio 1500.
[Firenze, Arch. di Stato.]
La SJ" V." intenderà quello che noi habiano commesso a Ser Allexandro faccia per trarla de servitù, però non le dirò altro se non
che lei fa male a calunniare persona de chi noi ci fidiamo perchè
presto sarà certa nell'errore che lei si trova et dolorassi forse havere facto cosi : certificola bene che usando simili termini che la fa
male a noi et a se: però non si lassi più sedurre, ma creda che
si fa per la liberatione sua ciò che si può de bono : vedrà a quello
che siamo descesi, però operi se vole liberarsi che le provisione no
stre habino loco perche noi siamo descesi a domandare mancho non
ce fa intendere non sono per dirli altro, nè la speranza nè le pra
tiche che noi habiamo che non è bene. Certificola bene che siamo
a megliore termine che mai, però stia de bona voglia. La S. V. sa
che sono obbligato alla tutela di Lodovicho et perchè io me ne vo
glio disubbligare e non lo posso fare se la S. V. non rinuncia alla
tutela di Lodovicho presa. La prego se mi vole bene che la renuncij subito, ad ciò che escha da questo obbligo, et procuri che que
sto capello 2 venga per me. Et a la S. V. me recomando. Florencie
die xi Maii
Humilis filius
Octavianus marni propria.
Alla mia Madonna matre carissima.
1 Questo documento può avere qualche importanza come testimonio di un atto di apparente giustizia fatto in odio del dominio precedente. 2 Da cardinale.
446 DOCUMENTO 1128-1129.
1128. Caterina prigioniera giurando sui Vangeli si obbliga a pagare
400 ducati d'oro a fra Lauro Bossi di Milano per molti ser
vigi ricevuti da lui. — 23 maggio 1600. Roma , dal Castel
S. Angelo. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., filza 72, a. 510.]
1129. Alessandro Bramio a Ottaviano e Cesare Riario. — Si parla
dell'arcivescovado del quale Ottaviano supplicava il papa. —
Alcuni familiari di Caterina sono presi. — Caterina stessa è
stata occasione involontaria di questo fatto e ne piange. —
Ebbe un colloquio col Valentino. (Questa lettera è misteriosa
ed importantissima). — 26 maggio 1500, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, ileii, a. Pr. Cart. priv. f. 78, c. 127.]
Havendo questa mattina all'alba ricevuto la lettera che mi scri
vono le Signorie Vostre de xxii, et parendomi che quelle si russino
resolute molto prudentemente et moderato in modo ac limitato
le commissione et petitioni loro, che fusse da sperare indubitata
mente la conclusione mi parve mille anni di potermi ritrovare con
la Excellentia di Madonna per communicare seco il tutto et per
recrearla et per ritornarla in speranza della sua liberatione, giudi
cando che questa lettera Vostra li havessi a porgere grandissimo
conforto. Sed nihil est tam dulce, cui fortuna invida aliquid fellis
non immisceat. Sendomi condocto ad Belvedere per essere colla si
gnoria Sua et per leggerli la vostra lettera dove prima quando
andavo ad lei mi soleva essere aperta la porta liberissimamente, fui
tenuto di fuora sul pratello dove venne Messer Aloysio con cera
non come era usato, ma alquanto turbata : e havendomi ricercho
quello volevo dire a Madonna, et io dettoglielo, mi rispose lei non
era ancora levata perchè si sentiva indisposta et però non mi cu
rassi di parlarli : ma che lui li direbbe quel medesimo li volevo
dire io per darle quel conforto: E che io vedessi de ritrovarmi con
Messer Adriano Secretario di Nostro Signore et a lui conferissi la
mia commessione acciò che ne potesse dar notitia al papa et che
hoggi io mandassi Baccino da lui et potendosi parlare a Madonna
me lo farebbe intendere, et cosi decto si ritornò dentro di mala vo
glia. Il perchè non potendo fare altrimenti mene andai in palagio,
fui con Messer Adriano et pregai la signoria sua che fusse contenta
farmi havere audientia dal Pontefice perchè havendo risposta dalle
Signorie Vostre di quanto havevo scripto loro ultimamente, deside
ravo farla intendere a Nostro Signore et credevo che la Santita sua
fusse por restare al tucto satisfatta dalla Vostra resolutione. Sua
Signoria mi rispose che non bisognava che io pigliassi questa fa
DOCUMENTO 1129. 447
ticha, ma bastava io referissi a lui quello volevo dire alla Santita
del Papa havendomi quella rimessa ad se. Onde fui constrecto dir
li tucto che mi scrivono le Signorie Vostre il che inteso, mi disse
che non poteva più commendare la Signoria Vostra di questa loro
savia resolutione, e sperava che Nostro Signore ne resterebbe molto
satisfacto : et che quanto allo archiepiscopato per il Signor Octaviano, era di ferma opinione che Sua Santita non ce faria alcuna
difficulta et etiam circa lo stato : ma che bene desiderava intendere
da me se io sapevo , o , che Nostro Signore havessi disegnato , o ,
voi chiesto più uno stato che un altro: a che fu da me risposto che
io ero certo che Vostre Signorie in questa parte se ne rimettevano
alla dispositione della Santita sua pure che lo stato fusse securo e
necto: pregando la Signoria Sua che per quello spectava a lei ne
volesse essere propitio et fautore con Nostro Signore in beneficio
vostro et havervi compassione. Promise lo farebbe volentieri per
molti obblighi haveva con la Santa memoria di Sixto et con la
Ex."" del quondam Signor conte vostro Patre, e perche la causa li
pareva degna di pietà e di favore : e dopo alchune altre mie exhortationi et con dirli che le Signorie Vostre della opera sua non seriano ingrate ; mi partii da lui havendomi decto prima che io ri
tornassi da lui domattina: perchè in questo mezzo sarebbe col
Papa e li farebbe nota la commissione havevo dalle Signorie Vostre
ultimamente.
E successo di poi che mandando hoggi Baccino ad Belvedere se condo l' ordine datomi da Messer Aloysio : sua M.lia era in palazo ,
e vedendo non li potere parlare, se ne venne in banchi (cioè nella
via dei Banchi passato il ponte S. Angelo) dove trovò due fami
gli di messer Corvarano del quale con una mia de xxv ho dato
particular notitia al piovano , e quali cercavano di fra Lauro por
dirli che s' andassi con Dio : perche essendo stato preso Corva
rano lui anchora portava pericolo, e in fine costoro dixono a Bac
cino come questa nocte passata era stato sostenuto el patrone loro
Corvarano, e Giovanbattista da Imola che stava in compagnia di
Madonna: et andando con Baccino nella stanza dove si tornava fra
Lauro perche loro non la sapevano , trovarono come lui anchora
questa mattina avanti giorno era stato preso nel letto da' famigli
del governatore. Ritornando dipoi Baccino ad Belvedere, li fu decto
dal portinaio che si andassi via perche ci era il diavolo delle
cose di Madonna et grandissimo scandolo, et che Corvarano e Gio
vanbattista erano stati presi. Baccino se ne ritornò: et non di
mancho poi dopo cena ritornò lassu mandato da me per vedere
se io potevo intendere la cagione di questo disordine. Parlò con
Messer Aloysio dal quale non potè ritrarre cosa alcuna in particulare se non che scandolo era nato, et che Madonna in tucto dì non
44* DOCUMENTO 1129-1132.
hauea facto altro che piangere ne voluto anchora mangiare , et ri tornandosene vide la Ex.i'" del duca (cioè Cesare Borgia) nella vigna :
et intese che poco avanti era stato con Madonna a parlamento.
Dipoi raffrontandosi con li medesimi famigli di Corvarano, li fu
decto da loro che il principio di questo scandalo era nato da una
lettera che fra Lauro haveva scripta a Madonna e lei haveva data
a Corvarano, et la quale li era uscita del cinto e venuta in mano
del duca. Hora io non so quelli si contenga la lettera ne che pra
ticha si sia questa, ne modo vegho per anchora ad certificarmene,
e a Madonna non si può parlare : ma da qualchuno è che sia cosa
d'importanza, et qualche chimera et fantasia di quelle di fra Lauro ;
che hara messo Madonna e Corvarano in qualche disegno bestiale;
et che lei che si vede prigioniera e li pare esser destituita cusi sara
attachata ; di cho io sto di pessima voglia, et non so che mi fare :
starò alla vista e farò ogni cosa per intendere che materia sia que
sta e millanni mi pare di essere con messer Adriano per intendere
se sua signoria ha parlato a Nostro Signore et di quanto seguirà sa
ranno advisate le Signorie vostre alle quali mi rachomando.
Ex Urbe Die xxvi Maij mccccc.
Servitor Alexander Bramio.
1130. Ottaviano e Cesare Riario. ^Lettera senza direzione, ma scritta
forse al card. frio. de' Medici che fu poi Leone X). — Si ac
clude una minuta di lettera per monsignore Orsini ed una per
Mess. Alfonso.... « ci voglia mandare all' hauta almanco 200
« ducati perchè siamo in maxima necessità » tanto più che
hanno « havuto ad fornire del tucto questa casa. » — 27 mag
gio 1500, da Firenze. [Firenze, Arch. di Stato.]
1131. Ottaviano Biario a Caterina. — Prega la madre gli ottenga un
arcivescovato dal papa. — 27 maggio 1500.
[Firenze. Aron, di Stato, lled. a. Pr. Cart. priv, f. 78J
1132. Ottaviano e Cesare Riario a Caterina Sforza loro madre. — S'e
il papa non si contenta della loro petizione, non possono altro
per lei. — Maggio 1500.
[Firenze, Arch. di Stato, M«d. a. Pr., t. 85.]
Ser Alexandro referirà a V. Ex.'" la resolutione che noi bahia
mo facto sopra le vostre et sue lectere et ad che per satisfatione
DOCUMENTO 1132-1135.
di V." Sig.'" siamo discesi : diciamo bene a V." Ex." che se la Sanctita de N. Sig.' non si contenta che (sic) queste nostre petitione,
non aspecti più da noi per questa via aiuto alcuno perchè noi non
siamo in veruno modo per volere tanto bene a V." Signoria inpoveriamo afacto, però quella si adiuti con la Santità de N. Signore
in quello modo gli pare adciochè tale acordo segua, che per essere
quella Clementissima et lustissima, siamo certi, essendo tanto humiliati, ne la contenterà; et quando pure altrimenti seguisse , che
nol crediamo, la Sig." V." stia secura perchè se non altri, Iddio
ci aiuterà. Questa gli basti per ultima nostra conclusione , et suo
conforto et ad Vostra Signoria ce raccomandiamo.
Florentie die.... Maii 1500.
1133. Lettera importantissima di Ottaviano e Cesare Riario (forse al
cardinale Giovanni Medici) perchè interceda appresso al papa
per un accomodamento cedendogli essi tutti i diritti su Imola
e Forlì. — 27 maggio 1500, da Firenze.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., I. 77, n. 10.]
1134. Luigi Cicha(?) scrive a Ottaviano a Firenze dicendo non essere
ancora partiti gli ambasciatori tedeschi che dovevano andare
in Francia per la conclusione della pace, e che il re di Fran
cia fa grandi apparati per venire in Italia, avendo già inviato
800 cavalli e 3000 fanti che sono arrivati nello Stato di Mi
lano. — Chi dice che viene per abboccarsi col papa, chi dice per
andare nel Reame e per aver conclusa nuova lega coi Vene
ziani. — Segue chiedendo se gli han fatto bene le pillole mandate
dal marchese di Mantova, e pregandolo a raccomandarlo a
madonna Caterina. — 31 maggio 1500, da Mantova.
IFironze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 77, n. 11.]
1135. Ottaviano e Cesare Riario a Caterina. — Praticheper liberarla.
— Cenno alle lettere magnanime avute da lei. — La confor
tano a pazienza. — Mandano minute di lettere di cambio a
Lorenzo de'Medici per avere aiuti e danari. — 4 luglio 1500.
IFircuze, Arch. di Stato.]
La Signoria Vostra ci advisi se ha havute piu nostre lettere circa
la provisione che ella debbe fare per conformare e solidare bene
la tutela di Lodovico, e se quella vostra provista o, no, perche l'acdd
450 DOCUMENTO 1135.
certiamo che gli bisogna et e forza che la Excellentia Vostra ci
pensi e non poco.
La Signoria Vostra harra inteso da Ser Alexandre ad che ci sia
mo ridotti per liberarla, e perche e ci abbia ad esser ridotto ogni
giorno el mandato non sta bene rifatene un altro, o che questo ci
pare non sia altro che mettere tempo in mezzo ad qualche altro
doloroso fine per noi : habbiamo facto uno libero senza domandare
cosa alcuna: et sebbene ogni homo ci ha decto che noi siamo stati
matti, come, e, el vero: noi abbiamo voluto cosi fare: per chiarire
la Signoria Vostra che noi l'amiamo in verità, piu che matre, e dato
che noi sapiamo che quella è patientissima a sopportare ogni disa
gio como ella ci scrive, confortandoci ad non havere rispecto a lei
accio non impoveriamo aftacto, siamo certissimi nondimeno, che gli
sarra gratissimo, habiamo facto cusi, per uscire uno tracto de tancta servitu , et molto volentieri per amore di Vostra Signoria e
duolci benche infino ad qui non ci sia stato mandato una minuore (?)
in la forma si satisfaceva al Pontefice, perche saremo per adventura fuora di questa briga e molestia : Infine noi abbiamo facto più
che la signoria Vostra non ci ha richiesto c ogni nostra cossa per
amore di quella habbiamo messo in mano d'altri adconsentendo
ancora di perdere e benefici) chio Arcevescovo ho in liomagna che
oltre gli altri danni, ne termini ce retroviamo, questo non e piccolo
e siamo contenti per trarla uno tracto di tanta servitu , e mise
ria. Il che essendo ci piacera quanto noi (ancora non potendo fare
di più che quello habbiamo facto) ne saremo scusati appresso de
Dio e de tucto el mondo: e stimerolla per adventura megliore no
vella piacendo cosi allo eterno Dio, e la Signoria Vostra si dovra
conformare col volere suo et acconciarsi a sopportare questa pationtia quanto e piacera alla summa Clementia, sperando del conti
nuo nella bonta e misericordia e justitia del lledentore nostro X."
Yhù : certissima sempre che lui non la abbandonara : e che questi
affanni li siano dati per la salute dell'anima sua e del continuo
si raccomandera allui perche indubitatamente egli vi exaudira : aduertcndo di non vi lasciare conducore dal diavolo in disperationo
quando bene lui vi mettessi inanti agli occhi tutti gli errori vostri
perche una sola goccia del sangue di Cristo e bastante ad ricom
prare tutti e peccati dello inferno non che iustitìcare la excellentia vo
stra : non vi sbigotite adunque Madonna Nostra Matre carissima ma
state forte et lasciate fare a Dio perche siamo certi che ne voi ne noi e
non abbandonerà, e che se laccordo non siegue, e sarra per più honore
nostro e sallute; confortatavi adunque e raccomandatevi a dio: perche
tutte l'altre speranze sono vane: Egli è forza Madonna nostra ca
rissima che la Signoria Vostra scriva una lettera ad Lorenzo in la
forma vedra questa inclusa copia, altrimenti ne lei ne noi hara mai
451
uno soldo: Se la Signoria Vostra ce ama come noi facciamo quella:
Scriva una lettera in questa altra forma parendogli che la cer . . .
. . . ono (manca la carta) che voi ce ne (manca la carta)
e aremo el dover nostro e con lui e con ciascuno, e rivedremo in
fino ad uno minimo denajo, altrimenti ogni nostra cosa andra male
e Vostra Excellentia e noi ne pateremo insino all'anima et altri se
ne ingrasserà et godera : e perche questo importa molto manco ad
fare, alla Signoria Vostra che quello che noi habbiamo facto per
amore et sallute di quella e non ha repugnantia alcuna da non si
fare siamo certissimi che Vostra Excellentia lo farra et scriverra
e manderalla subito e cosi como noi si potera substentare et adiutare, in tanti affanni sua : Crediamo che sera bene che la Signoria
Vostra strazi subito questa lettera ad cio non venisse in mano del
Papa e vi restringessi ad qualche piu suo (?) disegno, e raccomandiamci alla Signoria Vostra del continuo.
Florentie die 4 de lujo 1500.
1136. Gio. Lurido al marchese di Mantova. — Il papa ha fatto chiu
dere Caterina in Castel S. Angelo. — 5 luglio 1500, da Roma.
[Mantova, Aron, di Stato.]
1137. Gio. Lucido al marchese di Mantova. — Caterina è sempre
in Castello. La Signoria di Firenze ha sollecitato l'accordo
tra il papa e i figli per liberarla. — Ma nulla è conchiuso.
— 12 luglio 1500. .
[Mantova, Arch, di Stato.]
1138. Gio. Lucido al marchese di Mantova. — Non si parla più di
accordi per liberare Caterina sempre prigioniera in Castello.
Essa è « amalata di passion de cuore e se le lassa andar quel
« medico la vol. » — 30 luglio 1500. da Roma.
i Mantova, Arcb. di Stato.]
1139. Giustificazione di Giovanni da Casale creduto amante di Ca
terina dalla calunnia di aver tradito al Valentino la contessa
e la rocca di Forlì. — 1500.
[Firenze, Arch. di Stato, MeA. a. Pr., Cart. Prie. f. 99, 81.]
Jnsbifichacione di Me, Joanni da Caxalle.
Como ne le pratiche se fecero verso Milano, Madonna sa cum
quale studio : et diligentia furono li andamenti mei.
DOCUMENTO 1139.
Como deliberata la guerra principalmente per me fu richiesto
ala prefata Madonna uno Capo de auctoritade et experientia alla
quale me offeriva de ubedire : per il che fu concluso dal Signore
Antonio Maria de Sancto Severio (Severino) et expedito el spazamento suo de mia mano, se lasciò el Signore Fracasso per li cinque
millia ducati domandava da quel tempo insino al Magio.
Como sopravendo dalamagna (dalla Germania) el conte Alexandro in quelli Stati: et adomandando alogiamento per mesi due insino
acontiasse le cose sue con Francesi, fu acceptato, lassando el partito
et praticha d'ogni altro per essere fratello della prefata Madonna:
et si per lopinione se haveva di sua Signoria et fatto Capo di quella
Imprexa, li fu dato il Caricho de Imola et suo distrecto.
Como riduto poi esso Conte ad farli la renuntia cum voluntà
de dessa Madonna et per el debito mio ogni locho : et grado haveva,
sopra il che fu dopoi per esso Capi: et Bombardieri discorso tutto
quello era fatto: et che restava da fare in el quale discorso fu concluxo non se fornise li repari già incomintiati in tondo la rocha et
eho tuttora se fornireno maxime dove poi fu battuto.
Como fu di parere: et concluxe con el prefato Conte che la Si
gnoria di Madonna per ogni respetto se dovesse absentare di quella
sua Fortezza; poi li mandò adire esso Conte pere el Fratello che
se usciva la imprexa era ruinata, iterum mutato proposito li remandò
che laudata sua fora era ad preposito et la confortò a questo dummodo rimanesse in mano sue cusì la rocha come la Citadella etiam
non li fusse divisione alchuna, il che considerando la prelibata Madona deliberò restare, piacendoli che gia comintiasse ad fare de le
cose sue disegni che davano non boni inditi).
Como usai ogni studio per havere nomini boni : et maxime fideli come anche lo demonstrerò in ogni loco deliquali ne fu destribuito gran parte per le Castelle: ita che ne restareno asai manco
del bisogno ad Furlì.
Como fui costretto ad interrare el soccorso : et essendo perdecta
Cagione tolto a suspecto ne offersi la iustificatione, ma
non volendo chi me imputava a torto venir a prova, ricerckay per
salute de limprexa uscire del locho, parendomi che le discordie daltri et non mie havessero ad indure come fecero ruyna ad quella
Fortezza quale desiderava salva come me proprio.
Como el di primo che se prexe dicta Fortezza Madonna con vive
ragione se volse accordare et io ne parlay con el Conte quale ulti
mamente non li asentendo : et alegando molte ragione se obligò sustenere tre Bataglie et dopoy pigliare accordo secondo andasseno
le Cose. Como de tre giorni prima esso conte deliberò con mi de habandonar la rocha: et io ne adussi Madonna per il che fu concluso te
DOCUMENTO 1139. 45: ì
nerla più se potesse, cam ordine che se per advento non se potesse
diffondere per la ruina fatta per l'artiglieria : et streteza sua per
la quale era irreparabile, se li ponesse foco el di della bataglia ne
la parte verso la Casina perchè non facendo cosi era troppo favo
revole ali inimici per expugnar l'altra parte.
Como el di de la perdita el Conte giudicò, et disse che l' inimici
non veneveno per dar Bataglia ma per investigare li movimenti de
sua Signoria et tamen essendo io in rocha con li Fanti dove quella
me haveva deputato ala guardia de la bateria vene el prefato Conte
et mando: et poy riviene a fare levare li Fanti et me commentendome
che ponesse foco secondo lordine suo non obstante li fusse recor
dato poco inanti che lui medesimo haveva detto questo non essere
il giorno de la Bataglia, sopra ila quale era fatto tal ordine : et per
chè ho sempre sentuto dire che la prima convenientia di chi è sotoposto al governo d'altri è de ben obedire maxime in lo exercitio
de l'arme, impose la Commissione al cospetto suo ad antonio pisanello: et Compagni quali exeguiro.
Como dandosi la battaglia el prefato Conte fece richiedere pacti per el statere del Cavaliere Santo Giorgio.
Me pare adunque stando le cose soprascripte intieramente haver
exeguito loffitio mio et cum fede in specie operatomi in ogni chosa
circha ciò : se pur vi fusse alchuno de altro parere me offerisse ve
nire andare et stare al cospetto de qualunche ne sia et in qual se
voglia loco asustenere quello è dito: et che di ragione potrò substenere ne contradico a pena alchuna per ancor che la possa essere
che justamente me sia dato per questo conto, altramente ne obmetterò de dire con ogni verità chel non vive hogi persona che habia
havuto più dolore ne ad chi sia stata più noyosa la perdita di Furi!
che di me. Circha el manezo del dinaro : et roba li Thex.ri : et libri vi sono :
però non ne parlo. Dirò bene questo che per havere voluto tirare
le cose a tropo utilitate de Madona ne ho acquistato più presto mal
nome che bono ultre il danno ne ho patito per le spexe occorse co
me in staffette et cose simili.
Intendo chel vi una altra spesa de mal dire che vogliono che
alchuna cosa sia stata facta con trattato et intelligentia malitiosa,
ad questo io dico chel non è homo di qual si voglia conditione al
mondo che per la parte sottoscripta de mia mano non lo mentischa
per la sua falsa golia : et al paragone me basta l'animo de farlo re
vedere de questa incirconspecta e falsa Calunnia datami contra ogni
debito.
Como sia stato corresposto al bisogno di quella impresa da tutti
quelli li havevano più obbligo: et interesso di me: et che poi par
lano facilmente per le Camere questo lo voglio tacere perhoraper
454 DOCUMENTO 1139-1145.
chè mi par di fare così, ma non per debito ne per paura mancho
riserbando a maggior bisogno e tempo.
Joannes Caxalis marni propria.
1140. Compendio delle cose più notabili occorse sotto il pontificato
di papa Alessandro VI e altri pontefici romani. — 1500.
[Parigi, Btbl. S. (ìéneviève. Ms. Indicato In catalogo I K L. Vedi ciò che ne dice Mabsand nel suo Catalogo dei inM. italiani nelle Bi blioteche di Parigi, voi. II, p. 898. |
1141. Ottaviano e Cesare Riario a (sembra diretta a un
cardinale). —Dicono di rinunziare agli Stati d'Imola e Forlì. —
Poiché il papa non vuol dare ii cappello da cardinale, dia al
meno un arcivescovado con molti ricchi benefizii: uno Stato
che frutti 2000 ducati per i fratelli, la liberazione di Caterina
loro madre, dote e marito per Bianca loro sorella, etc. — 1500.
[Firenze, Arch. di Stato ]
1142. Francesco Fortunati ad Ottaviano e Cesare Riario. — Rim
proveri per le loro pazzie. — Quistioni d'interesse con Cate
rina. — 1500? [Firenze. Arch. di Stato.]
1143. Francesco Fortunati ai figli di Caterina. — Li rimprovera
aspramente per le loro pazzie e per la durezza verso Caterina
loro madre. — Accenna a grandi perfidie. (Sei testo) — 1500.
[Firenze, Arch. di Stato.]
1144. Faolo Riario a Caterina. — Parla dello stato delle cose di lei
e dei suoi figliuoli. — 19 giugno 1501, Firenze. [Firenze, Arch. di Stato.]
1145. Francesco Fortunati ai Dieci di Balia. — Caterina è uscita
libera dal Castello S. Angelo. — 30 giugno 1501, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Leti, ai X di balia, ci. X. Di»t 4, N. 05, c. 313.]
DOCUMENTO 1146-1147. •155
1146. Paole Iiiario a Caterina. — Si duole non aver notizie della
sua liberazione. — 1° luglio 1501.
(Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., Cart. Prie., t. 78.]
pensi in che termine io mi trovi domandato da ciascuno
se Vostra Signoria no scrive e como sta questa sua liberatione:
e non potere rispondere: e non è banco in Roma che non habbia scritto qui rallegrandosene tutta la brigata sta bene , e
qui e ad Milano ; Lodovico sie fatto grande e uno bellissimo
figliolo e gagliardo; e ciascuno desidera la Signoria Vostra qui, che
a Dio piaccia sia presto, non lasciero di ricordarli che al ritorno
e venire suo in qua quella sia cauta e venga talmente accompagnata
non capiti male e quando quella pigli qualche seguito di quelli si
gnori franzesi, si pensa gli sara bona sicurta
1147. Francesco Fortunati piovano di Cascina ad Ottaviano ed a
Cesare Riario. — Particolari nulla liberazione di Caterina. —
8 luglio 1501. [Firenze, Arch. di Stato.]
Come per due altre mie lettere venute per staffetta ad Milano
le S.' V.' haranno potuto intendere , Madonna fu libera et tracta
de castello, et e in casa sua in Roma, e vogliamo dire, in casa de
Monsignore Rev."° di Sancto Giorgio, et dicie ch'el Troscia, camenero del Papa la menò di Castello in casa el cardinale de S°. Cle
mente et li stette circa hore tre: et per mano di publico Notaro
renuntiò a li stati in suo nome proprio et come tutricie de' sua
figlioli : et inoltre si obligò sotto la pena de 25" Ducati di non si
partire di Roma sanza licentia del papa : che tale licentia dicie ba
ra come se li manda due milia Ducali, quali dicie bavere spesi por
questa sua liberatione in diverse persone, come particolarmente la
S." V." vedranno per le sue incluse in questa et altre copie di let
tere ad me, che mi hanno forzato mandare Francesco vostro staf
fiere ad posta ad ciò che quello proveghino in modo S. Ex. (Cate
rina) possa uscir di mano di quelli diavoli incarnati, et tornarsene
a sua figlioli: et credo sia bene fare presto ad ciò non incorressi
in qualche maggior laccio, che ogni minimo accidente la farebbe
ritornare in più servitù che prima. Però provedete subito, et fate
d'essere qui: frate Lauro scrive che si è acconcio con sua Signoria
per Cappellano, che non potrebbe essere più ad proposito, essendo in
quella gratia et bono credito che è qui et tenuto uno frate da bene
et bono: che se cognioscie pure che le cose nostre sono per indi
rizzarsi bene : maravigliomene veramente assai, scrivendomi pochi
450 DOCUMENTO 1147-1149.
giorni fa Madonna di sua mano, che lui era fora, et che le S.# V.*
si guardassino da lui come vedesti, che hora se lo habbia messo in
casa: che se lui viene qui seco, farete una buca in terra, essendo
lui in odio a ciascuno et maxime a questi Frateschi : hollo scripto
ad sua Signoria non so corno se ne governerà : dicovi solo che questa
cosa importa , et che quelle persone che lo hanno in odio qui , et
che lui ha offeso, doventeranno mimiche vostre, corno sono e Salviati, Soderini et tucti gli homini che vogliono vivere bene : et però
fate che monsignore Rev.mo ce provegha se havete paura non rie
scila a voi.
Florentie die 8 Julii 1601.
1148. Francesco Pepi oratore fiorentino ai X di Balia. — Fece inten
dere a Caterina il perchè non la visitava. — Essa gli fa dire
che va a Firenze e che la raccomandi alla Signoria. — 10 lu
glio 1501.
[Firenze, Arch. ili Stato." te», ai X rfi Balia, oh V, dlat. 4 N. CG. e. 20.]
1149. Lettera di Alessandro VI alla Signoria di Firenze. — Ilaccomanda Caterina che si reca cola come in sua patria. — 13
luglio 1501.
[Firenze, Arch. di Stato, Reform. Atti Pubblici, N. 237. pubbl. dal GREOOROVius nella Lucrezia Borgia.]
Dilecti filii salutem et ap. ben. Proficiscitur isthuc dilecta in Christo filia, nobilis mulier Catherina Sfortia quam cum aliquandiu, ut
nostis, ex certis rationabilibus causis detineri fecerimus, gratiose postea liberavimus, et quia prò nostra consuetudine et pasturali officio
non solum cum eadem Catherina clementia usi sumus, sed etiam
quantum cum Deo possumus ipsius etiam commodis paterna benignitate consulere cupimus, scribendum vobis duximus ipsam Catharinam devotioni vestrae non mediocriter commendantes : ut sicut ipsa
benevolentia vostra summopere freta, isthuc tamquam in propriam
patriam se recipit, sua spe nostris etiam commendationibus non frustretur. Erit igitur nobis gratissimum si intellexerimus illam prò
eius erga istam civitatem observantiam nostro etiam intuitu beni
gne a vobis susceptam et tractam esse. Dat. Romae ap. S. Petrum
sub annulo Piscatoria die xm Iulii mccccci. Pont, nostri a. nono.
Hadriani's.
157
1150. Giovanni Fortunati a Francesco. — Si rallegra dell'aver sa
puto che Caterina è giunta a salvamento in Firenze. — 15
luglio 1501, da Monte Gonzi. [Firenze, Arch. di Stato.]
1151. Giovanni Lucido al duca di Mantova. — Caterina « per dubio
« de soi inimici de Fin-li et Imola monstrò andar per terra
« et andò per maro e va a Sancto Jao. de Galicia. » — 20 lu
glio 1501, da Roma. [Mantova, Arch. di Stato.]
1152. Raffaele Riario cardinale di S. Giorgio al gonfaloniere ed ai
priori di Firenze. — Ringrazia la Repubblica Fiorentina per
le accoglienze fatte a Caterina Sforza. — 7 agosto 1501, da
Milano. [Firenze, Arch. di Stato, Lettere esterne alla Signoria. Glasse X
Distlnz. n. n. SO c. 138.]
1153. Giambattista Tonelli a Caterina. — Novità d' Imola. — Discorsi
temerari sidla vita privata di lei. — Feste nella rocca; si aspetta
il duca Valentino, ecc. ecc. — Tormenti e tormentati. — 7 ot
tobre 1501, da Imola. [Firenze, Arch. di Stato.]
....El papa se ritrova col duca Valentino a Civitacastellana per
ordenare de finire una forteza li ; et anco li venea adricto la Ma
donna Lucrezia sua figlia , et cussi se dice ebe a San Martino el
Valentino con la Madonna Lucrezia se hanno a retrovare dentro in
Ferrara a fare le dilette noce (nozze) dove che serano visti volentieri
la : Qua in questa rocha d'Imola se lavora zorno e nocte, e feste e de
ogni tempo, se estima che espenderanno sey , o octo milia Ducati
doro : Sonno messa tutta per mane corno altre fiate ne scripse (sic) :
appresso quello sagurato de Ioanni Coradino a questi zorni, e, stato a
Lugo elpoveretto se avantato de cosa et avantesene più che mai chel
seria mercede de darli su per la testa talmente che non havesse mai
più forza de dire tal cosa: ma sua natura non fu mai altramente; me
ricordo che quando giunse qui a Immola quando meparti da Roma :
Io andai in Rocha dove che io li parlay : lui se doleva grandemente
di Vostra Signoria et ebbe ardire de dirme che Octaviano era suo
fiolo havuto da Vostra Signoria, et io li risposi chel poteva parlar
meglio, e fiezolo tasere: si che Vostra signoria pensi mo: quello
che ha qui con altre persone: el paga Vostra Signoria molto bene
de ingratitudine
DOCUMENTO 1153-1157.
Como gia ne scripse quel poveretto de Ianmaria ragazzo fo preso
in ciptadclla con quella Catalina in modo che quel Castellano glia
tolti certi pochi denari che havevano et gli a facto sposare la dita
Catalina et lassatoli andare, a questi zorni erano a Lugo con la
briobela (?) qual tiene al bandiera li : quello Rizzo de rondone ha havuto tanta corda et lo focho: In modo che poy lo lassorno andare
perche non confesso may nulla el non serra may più homo : piero
Carato et bastiano dal tinello sonno ancora in prigione et hanno
havuto della corda e tormento assay in modo che stanno malissimo,
e non sintendo già che habbiano confessato nulla : Altro non ce de
novo , se non che el Valentino se aspecta questo inverno qua a dan
zare con le nostre Imolexe....
1154. Pier Paolo Venanzio da Spello ad Ottaviano Riario. — Inca
ricato da un Baldassare Bulgarini di ragguagliarlo del successo
delle cose sue, scrive: « io son di parere che omnino le S. V.
« partano di cotesta Ciptà et dal suo Dominio et se reduchano
« in loco securo como scria in Lombardia o in Saona, el me-
« desimo partito prendere da Madonna Bianca et de tute le
« faculta.... etc. » — 12 novembre 1501, da Roma.
[Firenze, Arch. dt Stato.)
1155. Caterina a Francesco Gonzaga marchese di Mantova. — Gli
annunzia che i Fiorentini lo hanno detto loro capitano gegenerale. — Hanno scritto al re di Francia che ne sia con
tento. — Bisognerebbe provvedere acciocchè tal licenza vetiisse
di Francia e di Alemagna « perchè chi me ne parla ce vede
« dreto summa gloria de V. Ill. S. et bono ordine de la ma-
« giore parte de Italia. » — 22 dicembre 1501, da Firenze.
[Mantova, Arch. di Stato.]
1156. Brevis Casus — IU.ma Domina Catharina Sfortia, etc. — Espo
sizione della questione legale circa il diritto di Caterina alla tu
tela di Giovanni de' Medici che si diceva perduta per essere
essa stata fatta prigioniera di guerra dal papa. — Si affer
ma che quella guerra non era lecita. — 1501.
[Firenze, Arch. di Stato., Med. a. Pr.]
1157. Caterina al marchese di Mantova. — Lettera di complimento.
DOCUMENTO 1157-1160. 459
— Assicura il duca della sua devozione a lui. — 6 gennaio 1502
(1501 stile fiorentino), da Firenze.
[Mantova, Arch. di Stato, E, XVIII, 3.]
1168. Caterina al marchese di Mantova. — Si raccomanda alla sua
protezione ed a quella di Giovanni Gonzaga suo fratello in
Alemagna perchè raccomandi « tutte le cose mie » presso
« quella maestà imperiale e la Christianissima Regina.' > —
21 gennaio 1502, da Firenze. [Mantova, Arch. di Stato.]
1159. Luigi Ciocha al marchese di Mantova. — Lo prega a seconda
delle premure fatte già dall'imperatore, a fiorire Caterina
« contro Lorenzino de' Medici che li tiene molte migliara de
« ducati et la tutella del suo putino che fu figliuolo del ma-
« gnifico Zoanne, acciò che provedano che Lorenzino non li ha-
« bia a tenire il suo nè farli tanti torti quanti ha facto fino a
« qui, etc. » — 30 gennaio 1502, da Firenze.
[Mantova, Arch. di Stato.]
1160. Giambattista Tonello da Imola a Caterina. — Le manda una li
sta di traditori. — Rimpiange la presenza ed il governo di
lei. — Ne augura il ritorno con parole piene d'amore e di fede.
— Lucrezia Borgia è passata per Imola. —21 febbraio 1502.
[Firenze, Arch. di Stato, lied, a Pr., t. 78, c. 217.]
....Vi mando qui aligato una lista e nota de Ribaldi traditori che se
son impazati pubblicamente a dare il stato de V." S." al Marano.... {cioè a
quel traditore del Valentino). Noi tre may non habiamo perso la fede,
sempremai siamo stati costanti et forti : bene quelli altri servituri che
sono notati la suso la lista : ancora loro sono stati sempre may al bene
e male con epso noy : et sempre may la sera ce retrovamo la mag
gior parte de noi in casa mia a parlare et raxonare insieme sem
premai di Vostra Signoria che se ce havessi visto: vene sareste ma
ravigliata : et bora facciamo più che prima perchè cognosciamo et
vediamo che Vostra Signoria sera in casa et in elstato suo. In poche
septimane che dio e la nostra donna gliene presti quella gratia :
cusi corno desideriamo; et uno zorno ce pare mille miara de anni....
prego Vostra Signoria ce vogliate dare un poco de consulatione e
conforto : cusi corno dette Gesù Crispto a li suoi dissipoli quando
1 Era Bianca Maria Sforza sua sorella.
4<;o DOCUMENTO 1160-1161.
glie aparse visibilmente acio non havessero a perdere la fede: e
cussi Vostra Signoria sia contenta de farmi intendere a mi como
e concluxo le cose di Vostra Signoria, a cio chio possa confortare
tutti li servitori di Vostra Signoria che stanno de hora in hora
con le braza aperte per intendere che Vostra Signoria venga a li
berarsi de man di questi porzi Marani che Dio li profonda a casa
del Diavolo: si che dunque quella non me denienghi questo, acio
non habia a morire de dollore, se io dormo pare che io sia con
Vostra Signoria, se io vieghio el simile, se io magno lasso de ma
gnare e parlo de Vostra Signoria, se io vo fazo simiante (cioè il simile),
fazzame quello chio voglio ve ho scolpito nel core; si che adunque
Vostra Signoria me chiarisca e diame bona nova che non aspecto
altro : qua se dice che Vostra Signoria ha havuto il stato vostro ,
et a Bologna se dice anco per tutto : de questi poltroni traditori vanno
molmorezando e comenzano a stare de mala voglia a ferrara se
dice anco el simile : voce del populo voce de Dio : niente de meno
Vostra Signoria scia como a andare ogni cosa : et pero sera con
tenta de farmelo intendere : Messer Remiro ' a questi zorni ando
a Faenza et condanò il populo de Faenza per averli tolto uno chel
faceva impicare ducati diece milia termine tutto questo mexe de febrajo. Pensi Vostra Signoria in chc termine se ritrova quella Comu
nità a Bologna.... per dare al duca Valentino de ducati diese millia;
altro non ce de novo la spesa che se fatta per la Madonna Lucretia2
nel passare la fece de qui a Imola e stata per L. tre milia e no
vecento ottanta de Bolognini....
1161. Benedetto Balear Sforza Riario a Caterina. — La ringrazia di
avergli fatto sette mmicie. — 26 febbraio 1502, da Blois.
[Firenze, Arch. di Stato.]
1 Quello che fu fatto squartare da Cesare Borgia sulla piazza di Cesena per sca gionare sè delle atrocita commesse da Ini suo ministro. 2 Lucrezia Borgia di passaggio per Ferrara. — Lucrezia aveva detto che si sarebbe fermata a Imola " tutto il venerdì per lavarsi il capo mentre non avrebbe potuto far * olò oho più tardi finito il carnovale.... L'ambasciatore ferrareso dava notizie al suo ■ signoro di questi disegni di Lucrezia come d' impedimento deplorabile pel qnalo
" l'ingresso di Madonna in Ferrara doveva esser differito sino al due febbraio. E don * Ferranto scriveva similmente da Imola aver quivi Lucrezia desiderato un giorno * di riposo per mettere in ordine i suol ornamenti e per lavarsi il capo, la qual cosa * come essa diceva, non aveva più fatta da otto giorni, e cominciava perciò ad aver * dolore di testa. „ Così Ferrante ad Ercole. — Imola 27 Genn. 1501. — Gbegobovios Luneeta Borg,a, p. 225-226.
DOCUMENTO 1162-1166. 461
1162. Caterina al marchese di Mantova. — Si rimette a quanto le
dira Luigi Ciocha « dei progressi delle cose sue di qua, etc. »
— 27 febbraio 1502, da Firenze. [Mantova, Arch. di Stato.]
1163. Benedetto Balear Sforza Riario a Caterina. — Ègiunto a Blois
ove è la corte del re di Francia. « Sono parecchi giorni che
« io non havvei lettere delle Signorie Vostre del che ne sto
« molto admirato, pertanto prego la Signoria Vostra insieme
« cum le altre che ne voglia advisare e scrivere più spesso
« che ne sia possibile, perchè dal canto mio non resto de
« scrivere tre o quattro volte la septimana. » — 17 marzo
1502, da Blois. [Firenze, Arch. di Stato.]
1164. Lltigi Ciocha a Caterina a Firenze. — Le rivela come ei le scrì
vesse di nascosto perchè non lo sapessero a Firenze e a Man
tova, come egli le rivelasse tutto quello che succedeva e si po
teva sapere dai Commissari del signor di Pesaro, del conte
Filippo Rosso, del conte Guido Torello, del Visconte, della
corte di Mantova avendo prima bene appurato tutto, e come
egli cercasse i mezzi per rimetterla nello Stato. — 23 marzo 1502,
da Mantova.
[Firenze, Arch. di Stato, iteii, a. Pr., t. 77, c. 85.]
1165. Domenico Campana ' a Caterina (calamo volanti). — Graziose
parole di M. Paolo Bilia alla Cesarea Maestà in favore di
Caterina. — L' imperatore si mostra ben disposto in servigio di
lei. — 24 marzo 1502, da Innsbruck.
[Firenze, Arch. di Stato.]
1166. Benedetto Balear Riario a Caterina. — Faccende diverse. —
Espressioni di affetto. — Camicie ordinate per un arcivescovo.
— Notizie della corte di Francia. — 11 aprile 1502.
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr. Cari. Prlr. t. 78, c. 199.]
1 Dell'Ordine del Predicatori.
DOCUMENTO 1167.
1167. Caterina a fra Domenico dell'Ordine dei Predicatori in favore
dell'imperatore al quale raccomanda Firenze e gli Italiani. —
22 aprile 1502, da Firenze.
[Firenze, Arch. di Stato, Sfed. a Pr., t. TI, o. 64.]
M. fratre D.co nostro car.m° La vera servitù mia verso quella
M." Imperiale me fa dello honore e gloria di quella essere si gelosa
che io non sento o vedo cosa che subito nolla esamini per salute
de sua M." et me exponghi ad non perdonare ad cosa alchuna per
farla gloriosa faccendo intendere ad ciaschuno quello che me occorre :
e perchè o per innata perfidia de qualche uno o propria subgestione
de malevoli io sono stata poco cresa (creduta) insino ad qui con gran de detrimento e dishonore di quella M.u Cesarea, me è suto forza per
non mancare in parte alchuna secondo ricercha la vera servitù e
devotione mia verso quella, pel presente latore nostro m. Ant.° de
Melozzo scrivervi quello che occorre ad ciochè cum ogni humilitate
et reverentia da mia parte lo facciate intendere ad quella imperiale
Corona, chiedendole perdono se con troppa securità io parlerò con quella abstringendo Sua M.a ad pigliare la bona mente et core mio
verso de quella quale me spinge ad essere così ardita per bene de
epsa : e non altro partir." interesso.
Questi dua soi oratori haveano redocto questa città tucta ad devotione della M.u Cos.* in modo che tucto questo popolo la expectava per vero suo consolatore et defensore sperando per le mani
de epsa dovere uscire de tanta impresa e servitù in la quale è stata
tanti anni. Hora loro S.'1' hanno exposto cose che do directo con
ducono questa città a desperatione congnioscendo non ce essere in
parte alcuna l'honore et bene loro et non mi è giovato fare inten
dere a loro S.*" el modo che epse debbono observare per acquistare
questo popolo a sua corona e fare mostrare al proposito che le cose
de Italia e maxime de qui non se hanno ad governare ad questo modo che sua S.'u ha voluto exporre con dire che questa è la voluntà di
quella M.tt Cesarea e noi sapiaino onde questo nascie benissimo e che
egli è chi crepa che sua Imp.1' Corona se habbia guadagnata que
sta città si facilmente e san za colpo de spada e la perfidia e sub
gestione de qualche uno ha hauto più forza che '1 dovere, non se
accorgendo che questo popolo ha aperto gli ochi e che lui ha facto
el callo per le botto nè si muove per minaccio o spaventi de passo
ma più presto è per doventare restio e per gittarsi in mano de chi
instantemente lo ricerca e vuole con prometterli non mancho bene
che gli altri, e perchè questa cosa importa assai per la salute e glo
ria de quella, non me ne sono vergognata advisarvi gliene facciate
intendere certificando sua Corona che se quella vuole questa città
e dello altre per sua e servirsene ad maxima sua Victoria non usi o
DOCUMENTO 1167. 463
facci usare questi termini ma faccia apunto el contrario de quel
lo che ha facto el re Carlo e Re Lodovico de Francia e conferisciia
qualche gratia e bene a questo popolo quale lo ha per suo protectore e conservatore e varrassene in molto più non sapra doman
dare, e cosi del resto de Italia etc. Et se el S. Mar." non havessi
hauto tanto respecto ad chi cerca in ogni modo l'anima di quella
como presto sua Maestà cognoscerà, per adventura le cose di quella
corona sarebbono hoggi in tale despositione et ordine che beata lei ,
et non me posso dare pacie che '1 proposto se sia con tanto dishonore de sua Maestà lasciato condurre ad questo che bene ha mostro
la perfidia sua sanza distinctione e satisfactione de persona, il che non
cresi (credetti) mai, dato che '1 poco honore faceva del continuo al s.
mar." sanza respecto alcuno dello interesso ha con la M." Cesarea me
lo demostrassi fortemente appasionato, ma non cresi già mai si per
fido contro al signore suo, crepando che m. Paulo gli sia ad presso e
advertischa delli pernitiosi modi e andamenti sua per poterlo adgirare ad suo modo, che se io potessi scrivere tucto farei stupire
el mondo e quello che mi duole più e che t-ucta questa città el sa il
eho quanto mi dispiaccia per honore de quella Maestà non lo scrivo.
Ho confortato el s. Mar." ad havere patientia perchè presto quella
corona cognoscerà e intenderà el tucto. Qui ce è varie e diverse
nuove : e per la andata ad N. S." de Averardo Buglion cameriere del
christianissimo re per staffetta, si dice l'accordo essere rotto fra la
Imperiale Corona et el suo re e nuove lege con offerte grandissime
a sua Beatitudine il che quanto sia bene per honore de l'una e l'altra
corona e delli veri servitori e partigiani de epse, lo lascio iudicare ad
voi. Et però ho ricordato ad quella Maestà Cesarea che se lei non
è presta ad fare questa impresa e amorevolmente tractare questi
Italiani, gli sarà rotto ogni disegno con maxima ruina de ciaschuno
che lo ama e desidera sanza potere, volendo, remediare. Ho voluto farvi legiermente questo discorso per pagare per ul
timo el debito mio con mia satisfactione, remettendomi ad ogni correctione e sapienti."" resolutione de quella Corona in la cui bona
gratia del continuo mi terrete ricordandomi humilmente ad quella.
Et perche el nostro m. Ant." vi raguaglierà più largamente de
tucto, non replicherò altro remettendomi alla relatione sua alla quale
presterete como a me propria indubitata fede exequendo quanto da lui vi sarà decto subito e bene valete etc. Ricordatemi alla M.,l
della Regina con ogni efficacia, ad m. Galeazzo e ad tucti quelli
altri signori parenti e amicis."' nostri. Florentie die xxij aprilis 1502.
Caterina Sf. Manu pp."
A tergo: Al nostro Car."" m. frate
Dominico delio ordine de frati Predicatori etc.
464 DOCUMENTO 1168-1171.
1168. Luigi Ciocha a Caterina. — Notizie varie. — Ragguagli sul re
di Francia e sull'imperatore. — Voci di guerra. — « Questi Fer-
« raresi dicono mirabilia del Duca Valentino, del Stato grande
« ha ad havere et che in Romagna fa fare provvisione per
« andare a campo a Castrocaro et poi a Firenza et che a
« Perosa farà un altro exercito per contro Fiorentini.
« Madona Costanza prega V. Ex."" a mandarli qualche
« profumi et polvere di cipri, et io la prego a compiacerla
« perchè anchora le ha de le gentilcze da recambiare V. S. « Etiam che la vicina sia morta, tamen perchè V. Ex."a
« non sia corozata meco, mando qui inclusa ad essa la re-
« cepta vera et probatissima che tanto bisognava a la dita
« vicina, et prego V. Ex."' ad non essere più corozata con mi
« quale vi sono servitore et partigiano fidelissimo a farne
« tutti li esperimenti del mondo etc. » — 5 maggio 1502.
da Mantova. [Firenze, Arch. di Stato.]
1169. Fra Giambattista priore di S. Salvatore a Caterina. — Non
può compiacerla in quanto gli ha richiesto. perchè non è gene
rale ne visitatore. — Ha però scritto al padre generale, ed avu
tane risposta la comunicherà, — Si raccomanda a lei insieme
alla sua Religione, — 19 maggio 1502, da Bologna.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 71, 67.]
1170. Ottaviano e Cesare Riario a Caterina. — Sulle gioie che sono a
Venezia, — Necessità di danari per provvedere la famiglia di
vino, ecc. — 21 maggio 1502.
[Firenze, Arch. di Stato, Med, a Pr. f. 78, c. 228.]
1171. Caterina ad Ottaviano (Riario?). — Allude alla prossima sua li
berazione. — 21 giugno 1502.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 76, n. 73.]
Io mando alla S. V. la Maria, Ioam e batista, Benedecto et Petro
Palarino con le mia bestie, quali riterrete con le bestie ad presso di
voi, et la Maria stinva. (schiava) manderete ad Milano ad mia madre che
la servi, et io me ne vo in loco secretissimo et bono, et non temete
ne pensate de mi: perchè ho apresso lo scriptore che sapete non
mi abbandonerà. Per altra vi farò dire dove sarò condocta atten
DOCUMENTO 1171-1173. 465
dete ad stare sano et cosi fate intendere all' arcivescovo ma habbiatevi bona cura, per che el vi bisogna et non pigliare alcuno af
fanno di me, per che le cose qui sono per posarsi presto et in bona
forma. In Castello die 21 Iunij 1602. '
Caterina Sp. Manu pp.s
1172. Alberto de'Marzi ad Ottaviano Riario a Piacenza. — Cose dome
stiche. — Usi prudenza per potere far fronte ai molti bisogni.
— È rimasto a guardare la casa vuota. — 4 luglio 1502, da
Firenze. [Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr., f. 77, n. 115.]
....Tute le cosse di casa como disi (sic) a V. S. per l'altra mia ho
posto in recapto e sono restato più lezieri è stato possibile a guar
dare le mure di questa casa in la quale starò fino che per forza
ne sia cacciato bene che creda non debia bisognare perchè de ogni
altro se parla excepto che del patrone che fu de quella.
De la Exce1."' de Madonna non so che dire a V. S. perchè poi
che soa Ex."" parti de qui non ho havuto nova di quella. El pio
vano ne darà nova ad V. S. el quale ne sa el secreto et a lui e soa
Ex."" me reffero de haver electo la migliore parte a la S. di M."
Biancha ho facto la imbasciata di V. S. la quale se aricomanda a
V. S. e prega quella voglia haverla per aricomandata in la venuta
del cardinale in Italia sigondo cognosce V. S. che importa la eta
soa e lo honore de la casa et anchora la fede che ha in V. S. tro
vasi in uno monesterio molto secreta et con molta comodità soa la
quale non habandonerò per fino che me resterà la vita si che stia
V. S. de bono animo de quella....
1173. Francesco Fortunati ad Ottaviano e Cesare Riario. — Novità,
giudizi politici. — Il duca Valentino non avrebbe voluto liberar
Caterina. — Sieno concordi. — Quistioni tra Lorenzo e Cate
rina pel possesso di Castello. — 8 luglio 1502.
[Firenze, Aron, di Stato.]
....o bene ad certificare vostre Sig.'' chel duca si è doluto col
Vescovo de Volterra che questa città vi tenga qui con tanto favore
reputatione et credito, et abstringendolo S. Rev.ma Sig.'" chiarirlo
se lui lo diceva particularmente per amore de M." vostra matre, li
1 Parrebbe doversi lecere 1501, e che Castrilo non significhi la villa medicea presso Firenze, ma il Castel S. Angelo di Roma dove Caterina prigioniera attendeva la pros sima liberazione.
ee
166 DOCUMENTO 1173-1174.
rispose che non teneva conto di Donne, ne la stimava, et che e' fusse
el vero non Ha harebbe lasciata uscire de Castello Sancto Agnolo.
Si che vostra Sig.'" pensino in che termine elle sono: ma quello che
non mi duole manco è chel si è levato una voce che voi non siate
bene daccordo con vostra matre , et manco col Cardinale vostro.
Il che come vi faceva tutti richi et felici vi fa poveri et meschini....
Lorenzo per questo si è messo ad rivolere Castello 1 o per amore o
per forza, di che bisogna nasca qualche grandissimo scandalo per
chè Madonna se è resoluta non uscire se non a pezzi et Lorenzo obstinatamente lo rivuole....
1174. Francesco Fortunati ad Ottaviano Riario. — Sui dispiaceri do
mestici di Caterina Sita madre. — 22 luglio 1502.
[Firenze, Arch. di Stato, ifed. a. Pr. f. 77, c. 94.'
La vera servitù mia fora de ogni merito mi stringe a fare in
tendere alla S. come Mad.' Vra. matre per queste pazzie d'Alberto
et mali tractamenti sua mossi da vre. S. se è resoluta in tutto et
per tutto partirse da voi , et credo che a questa hora habia tolto
una casa et va assestando tutte cose sue per starsi da se. Con tanta
passione et dolore verso vostre S. che è una cosa incredibile, et fa
venire ciaschuno che la ode in maxima compassione de' facti sua :
et veramente le S. V. harebbono facto meglio et più saviamente
havergli decto de bocha et datoli licentia tacitamente , più presto
che permettere che Alberto si sinistramente et con tanto dishonore
et vituperio vostro lo habia facto: di che vi dico non si può dar
pacie, et dicie la più pazze cose contro di V. S. che la natura cre
assi mai. Io non ci posso più perchè l'offesa è si pubblica che lei
nolla vuole inghiottire nè rimettere, et sono certissimo che lei ha
ad incorrere in qualche grande inconveniente se le S. V. non sono
preste a provedervi, o in persona, che lo potete fare sicuramente
o con lettere di monsignore Rev.mo Cardinale vostro , altrimenti
ogni cosa va in mina: et credimi li S. V. che questa sarà maggior
rotta et perdita per voi che quelli delli stati et farete contento chi
male vi vuole che mai non ha expectato altro , et vedete che
non ad caso e' pubblicava questa divisione fra voi, corno quello che
la haveva per adventura intesa da Alberto, o da altri, venuta pur
da lui, poiché corno sua S. è stata fora, costui li ha fatto questo
scherno. Io per mi sono d'oppinione certissimo, che voi, se lo havete promesso, che male sì può stimare in conti , ve ne pentirete
senza liaverci rimedio : e se vi ricordate bene di quello eh' io più
volte vi ho detto e ultimamente scripto intorno a questo caso, voi
l Intendi la villa medicea di Castello.
DOCUMENTO 1174-1175. 467
nollo stimarete di mancho importanza che accidente ve sia occorso
insino ad qui, et secondo la gravezza del caso farete le provisioni
et con prestezza ad ciò non si divulghi più questa cosa, et io dal
canto mio farò quello poco del bene potrò, che sono certissimo sarà
poco perchè non vuole udire nessuno che gli parli contro ad questo
suo obietto: Tanto li dissi. Ho decto ad Franceschino Merenda lo
dica ad Madonna Bianca, et che faccia che lei mandi queste tova
glie et lenzuola et provedimenti gli bisognano con sei forchette et
cucchiari ad ciò si mitighi tanta sua passione. In fine lei anche non
si è mosso a farlo, e lui dicie havergliene decto, che noi posso cre
dere, per cognioscere pure lei di natura da moversi ad uno caso
di tanta importanza , non essendo cosa da non la poter fare , che
mettendo presso ad quelli che S. S." ha domandato non vogliono
dieci ducati; e non ci è suto mai mezzo ne forza che costui habbia
voluto contentarla ne' fornire la casa per la Brigata sua, come letta
(letti) ad altro appartamento alla famiglia : et corno messer Scipione
fu giunto, io mandai per Franceschino ad Madonna Bianca' li pro
vedessi da dormire, et subito fu facta la provisione di che S. Ex.
ha preso ancora maggiore sdegno non che habbia per male che lui
sia stato provisto , ma che lei sola sia quella che abbia ad essere
exclusa da ogni bone et comodo domandassi, et gli altri no, che
oltre allaltre questo nonlli è parsa poco. Hora io non so che dirmi
più alle S. V. Quelle sono prudentissime, governino con prestezza
questa cosa et ponganvi quello bono termine desiderano et non
altrimenti, et Dio vi dia gratia la pigliate bene et con salute. Raccomandomi alla S. V.
Florentie die 22 Julii 1502.
1175. Caterina ad Ottaviano. — Gli ha fatto scrivere ciò che le oc
corre dal piovano. — Mandi la Maria a' servigi di sua madre.
— Dei suoi midi. — Spese, miserie, affanni per vedersi trattata
senza amore. — 22 luglio 1502.
[Firenze, Arch. di Stato, Meri. a. Pr.]
Per lettere del Piovano la S. V. intenderà quello che me occorre:
Quale sarà contenta subito mandare per la Maria et farla menare
a mia matre quale la tenga et facci imparare quello che si può, advertendo non si inbastardissi di qualcuno : lei ne harà bono servitio et correggeralla di qualche suo tristo modo, et adiuteralla ghovernare quelli putti, che so che ne ha bisogno, et io li scriverò do1 Bianca Rossi figlia di Caterina.
468 DOCUMENTO 1175.
poi quello me occorrerà. Tate che questo non manchi , et advisate
mia matre del tutto.
Et se ritornate de quà menatene la mia mula et l'altre mie be
stie che sono in casa Messer Joanni da Casale, et fate chel Melozzo
se faccia dare conto de quello che lui ha speso in substentarle con
la mia brigata, perchè gliene voglio fare bono in ogni modo : et me
natene con voi el ragazzo e il famiglio di stalla. Benedetto non vo
glio io più de qua, perchè non ho bisogno al presente : se lo volete
per voi pigliatelo e cosi gli fate intendere da mia parte.
Et se per caso non tornassi subito, rimandatemi la mia mula et
l'altre mie bestie col Melozzo et col ragazzo et Ioanni Maria fami
glio di stalla: Et Nicolò vada per la Maria et menila a mia matre
et ritorni subito a voi. La S. V. faccia che questo non falli per niente
et supratutto con prestezza; et non mi voglia riprehendere se la
bestia con la brigata mia sono stati ad casa messer Ioanni da Ca
sale, 1 perchè io non vo le indirizzai mai, ma sibene a vostra S. et
chi ne è suto causa voi sapete : ma poi ch'io non ho male se non da'
mia proprii, et dishonore, io l' ho auto ad caro , perchè pure sono
stati substentati insino ad qui; ma la vergogna Sig. mio, è quella
che mi havette (sic) fatta voi, et permesso che altri me la faccia: ma
sia con Dio, et anche ad questo ho trovato rimedio. Io mi trovo
alle spalle 24 boche: 5 cavalli et tre muli et a tucti ho ad fare le
spese, et non ho uno soldo : et qui non ho trovato bene alcuno, nè
persona me ha voluto subvenire pure da uno bicchiere d'acqua, con
dire che non ha el modo, ma, quello che è peggio di una tovaglia,
o salvietta, o uno paro de lenzuola, o providere per questi che sono
venuti con messer Scipione. Starò cosi infino ad tanto habbia vo
stra risposta e poi saprò quello che harò a fare : che poi ch'io nac
qui non fu mai si male contenta, nè offesa quanto al presente. Idio
me adiuti: ma ad tutto porrò bono termine et presto, ma voi po
tevi pure come boni figlioli darmi licentia voi, et dirmi che io mi
provedessi più presto che farmela dare da Alberto con tanti stratii. Dio vel perdoni, che io vi contenterò.
Florentie die 22 Julii 1502.
Caterina Sfos.
Manu propria.
A tergo : Ill."° D. figlio benedicto
D. Octaviano Sfor. de Riario.
Imole de Forlii etc.
1 L' antloo cancelliere e preteso suo amante : l'infelloe difensore della rocca df Forlì accusato poi di tradimento.
DOCUMENTO 1176-1177. 469
1176. Caterina a Cesare Riario suo figlio — È trattata male, e gra
vata di troppe spese. — Generosi sentimenti. — Amorevole
rimprovero ai figliuoli. — 22 luglio 1502.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
El mi occorre poco rispondere alla lectera de vostra Sig.'" salvo
che in ringraziarla de quanto epsa me scrive et abstringerla che
in mio nome ne renda infinite gratie ad Monsig. nostro Hevdmo.
et da quanto me offerite et dite da sua parte, con certificare quella,
che non ho voluto presentare la sua a Lorenzo per non alterare
più questa causa de Castello quale pare posata : et non mancho per
chè io sono certissima che lui non harebbe facto altro conto de que
sta che dell'altra de sua Sig.' Revdma. Et perchè per una altra mia
ad Vostra S.'' et al Sig." Ottaviano comune , quella harano possuto
intendere in che mala contentezza io mi trovi per tristi portamenti
de ciaschuno , non replicharò altro, salvo che io sono peggio tractata hoggi che el primo di, et non posso havere pure un lenzuolo
o una tovaglia : et ogni homo se ne è venuto qui alle spalle et spese
mie: che fra qui et Castello per la tornata de messer Scipione mi
trovo xxiiij bocche a dosso, con cinque cavalcature et tre muli, et
qui non è fiato et io non ho danari nè voi non me ne date, ma io non
ho voluto fare ad altri quello e stato facto a me, che de quello pocho che io ho hauto ne ho facto et fo parte ad ciaschuno, tantochè
la risposta de quello che io ve ho scripto vengha de qua. In que
sto mezzo io attenderò ad ordinare tutte le cose mia, ma voi do
vevi pure como boni figlioli tucti darmi licentia voi o dirmi mi pro
vedessi da me, non mi volendo con voi, più presto che farmela dare
da Alberto per questa via. Idio vel perdoni che io vi contenterò
presto.
Florentie die 22 Julii 1602.
Caterina Sfortia
Manu propria.
A tergo: Rev.dmo Dno. et figlio benedicto Dno. Cesari electo Pi
sano, etc. — Papie.
1177. Francesco Fortunati piovano di Cascina ad Ottaviano Riario.
Caterina sua madre è sulle furie. — Ciò che a tutti è dato in
casa a lei sola si nega. — Teme scandali rovinosi. — 22 luglio
1502. (Nel testo.) (Firenze, Arch. di Stato, Jfrf. a. Pr.]
470 DOCUMEMTO 1178-1181.
1178. Il Fortunati ad Ottaviano Mario a Piacenza. — Confida nel
ristabilimento dei Riario nei loro Stati. — Dubita dei Francesi.
— 30 luglio 1602, da Firenze.
[Firenze, Art-h. di Stato, Meri. a. Pr., t. 77, o. 05.]
Io non vi ho da dire se non che parendo ad monsig." vostro R.m°
voi torniate a vostra posta: ma chiaritevi bene prima se questi
franzesi dicono da dovero, o sono per farci bene, et non dondolarci
o non ad ciò non pigliassi uno granchio : questo vi dico S. mio per
chè le lettere di Corte ce dicono che ad questa hora sono certi ce
sareno insignoriti de tucte le cose nostre, et per ancora non se ne
vede pure segno et e Franzesi hanno ogni cosa in mano , che vi pro metto S.r' ce da che pensare non poco, non per dubio di loro , ma
per cognoscere chel eie chi va differendo ogni nostro bene, che dio
gliel perdoni se lo merita : vostra madre non può essere peggio
contenta, et io sto corno potete pensare : et è forza torniate almeno
uno di voi , che io per me non posso più di questa altra setti
mana. Credo fare qualche bene per vostra S. alla quale mi racco
mando inseme con tucti.
Florentie die 80 Iulij 1602.
F. F. Plebanus.
1179. Il Fortunati a Ottaviano Riario a Piacenza. — È bene che ritorni. — 
3 agosto 1502, da Firenze.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a . Pr., f. 77. n. 97.] 
 Io non vi dirò altro che quello vi ha soripto Ioambattista, 
certificandovi che io non sono mai per mancarvi ..... ..... et pel bisogno
vostro et fermare la mente de vostra madre sarebbe bono ce fussi
stato ad questa hora 6 giorni..... 
1180. Caterina ad Ottaviano. — Risposte a Francesco. — Aspetta la
relazione di Melozzo. — Ringrazi il Proposto del presente man
datogli. — 3 agosto 1502, da Firenze.
[Firenze, Arch. di Stato, Mtd. a. Pr.)
1181. Antenore Giovannetti a Caterina. — Notizie della Mirandola.
— / signori bolognesi sono favorevoli a Caterina. — « Tornato
« eh' io sarò di Lombardia che in questo punto monto a ca
DOCUMENTO 1181-1184. 471
« vallo » verrà a trovarla. — Lo tenga « bon servo come sono
« stato sempre ; diriga le lettere a Girolamo Casale, etc. » —
9 agosto 1502, da Bologna.
[Firenze, Arch. di Stato.]
1182. Ottaviano Riario a Caterina. — SiaUude apratiche relative ad Imo
la e Forlì. — Chiede denari. — 20 ottobre 1502, da Bologna.
[Firenze, Arch. di Stato, iled. a. Pr. 1. 78, c. 228.]
1183. Luigi Ciocha a Caterina. — Notizie politiche. — Parlamento
segreto tenuto a Trento. — Commissione di una collana di
corniole. — Allusione a Lucrezia Borgia. — 25 ottobre 1502,
da Mantova. [Firenze, Arch. di Stato, ifed. a. Pr. t. 78, n. 220.]
1184. La filza CXXVdell'Arch. Mediceo innanzi il Principato (Arch. di
Stato, Firenze) è ricchissima di documenti riferentisi in qual
die modo alla storia di Caterina, ma essendo essi di molto se
condaria importanza, e di più avendo già registrati i principali,
per amore di brevità ci limiliamo ad indicare il numero che
portano e la data a cui si riferiscono :
1502-1508.
1. 1" gennaio 1504
(i. 12
7. Senza data
10.
13.
16. 19 gennaio 1504
17. 20
19. 21 » »
21. Senza data
23. 27 gennaio 1504
24. » » »
25. 29 gennaio 1504
28. Senza data
30. 13 gennaio 1505
31. 15 32. 16 » » •
37. 6 aprile 1504
42. 23 maggio 1501
43. 25 » »
44. » » »
47. 30 » »
52. 18 giugno »
53. 22 » »
55. » » »
56. 24 » »
57. 27 »
61. Senza data
64. 26 luglio 1604
65. 28 » »
66. 29 » »
67. » » »
68. » » »
69. Senza data
70. 11 agosto 1504
172 DOCUMENTO 1184.
71. Di Caterina, senza data. 163. 12 luglio 1502 72. 1 164. Senza data 75. ■> 167. »
76. 21 agosto 1504 168. »
77. 22 » » 172. 23 giugno 1508 78. Senza data. 173. 8 agosto 1502 80. 24 agosto 1504 174. 12 » 1507 81. Senza data 177. 17 » .
82. 29 agosto 1504 179. 20 » »
83. Senza data 180. 28 »
92. » 182. 20 ,
93. » 183. » » »
97. , 184. 6 settembre 1502 98. 9 marzo 1505 185. 8 » 1507 99. 18 aprile .... 187. Senza data 100. Senza data 188. ,
101. » 190. 14 ottobre 1507 104. » 192. 18 decembre »
105. » 193. 21 ottobre »
108. 29 maggio 1505 194. 23 112. 14 giugno » 195. 25 » 1502 114. Senza data 196. 29 » 1507 115. » 198. 8 dicembre »
116. 20 settembre 1505 199. Senza data 117. 11 ottobre 1503 202. »
118. Senza data 204. »
120. » 207. »
121. 9 novembre 1505 208. ,
122. Senza data 209. .
126. 6 settembre 1505
127. Senza data 212. 17 gennaio 1508. 128. » 213. Senza data 129. » 216. 23 gennaio 1508 132. » 216.»" 24 » »
133. 23 maggio 1506 218. 6 febbraio 135. 29 marzo 1507 219. 26 febbraio 1605 140. 26 aprile » 222. Senza data 141. 5 maggio » 223. 15 febbraio 1508 143. 27 maggio » 224. 16 146. Senza data » 230. 24 marzo 1502 150. 22 maggio » 234. 5 aprile 1508 152. 1° giugno » 236. 8 maggio »
158. 25 » 237. 9 aprile »
162. 9 luglio 242. 17 »
DOCUMENTO 1184-1188. 473
246. 28 maggio 1505
249. 17 giugno 1508
253. 8 » »
257. 9 aprile 1502
259. 27 agosto 1507.
Sono quasi tutte lettere a Caterina Sforza.
1185. Bianca Riario nei Rossi ad Ottaviano suo fratello. — Gli annuncia di essere arrivata il 28 luglio. — Ricorda le feste aviile
a Reggio ed a Parma. — 7 agosto 1503, da S. Secondo.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 77, n. 117.]
1186. Giambattista Tonello a Caterina. — Tutti i prìncipi sono
rientrati nei loro Stati « perchè non hanno havuti tanti rispetti
como ha voluto fare Vostra Signoria. » — Mandi almeno Ot
taviano con milizie « et in questo modo conoscerà che li ho-
« meni de Imolla non voleno così male a Vostra Signoria
« come altri dice. » — Ci fosse almeno Guido Vaini « lui ha ri-
« cevute al presente ingiurie assai dal Duca in modo che
« non è male al mondo che lui non facesse, e senza anche que-
« sto l'averia fatto, etc. etc. — 9 settembre 1503, da Roma.
1187. Galeazzo Riario ad Ottaviano suo fratello. — Narra le pratiche
che si vanno facendo per rimettere sè e la madre in Imola. —
10 settembre 1503, da Bologna.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., t. 78, c. 254.]
1188. Gio. Battista Ridolfi, commissario generale dei Fiorentini in Ro
magna ai Dieci di Libertà e di Balia di Firenze. — 12 settem
bre 1503, da Castrocaro.
Circa alla requisitione fate di Madonna di Imola per più mie
n'ho decto alle S. V. ritragho che e' non ci hanno parte. Comprendo
bene che, se madonna fussi morta, a parte del contado et del popolo
di Furli non dispiaceria el Sig. Optaviano, quale hanno per bono homo.
Ma vivente madonna ognuno che se ne intrametterà havendoli ad
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., 1. 78, c. 253.1
[Firenze, Arch. di Stato. — Dieci di Balia, Carteggio. Responsive. Registro 74, o. 185.]
171 DOCUMENTO 1188-1189.
indurre per volontà n' harà malgrado perchè lei vi è forte odiata
et temonla assai.
1189. Cesare e Galeazzo Riario al fratello Ottaviano. — Lamenti con
tro la madre come ostacolo alla loro restaurazione perchè i
sudditi non la vogliono, etc — 15 settembre 1503, da Bologna.
[Firenze, Arch. di Stato, lleii, a. Fr,, t. 77, n. 129.]
Ill."° fratello honorando : havemo ricevuta una vostra che ricercha li scriviamo quanto di qua et ocorre li rispundemo che expectamo la resolucione da Roma tenendo sempre questi signori Bentivoli bene dispositi como veramente sono et eredemo che ocurendo
cel munstrarano continuamente de li successi quella sera avixata
cusi quella farà cum nui altro non ocorre per risposta de la vostra.
Da canto : intendemo qualche operacione de la Ill."" nostra Ma
ire quale non ne poseno sumamente dispiacere per continuar Lei
in li termini primi non che emendarsi de li pasati come ricercharia
el bisogno : et a nui potissime se osptano li populi nostri per la su
spicione hano de la restauratone di Madona qual mai admetarano
se non cum la morte : et el secundo qual e di momento che im
porta la disposinone de M. nostro R."" et l'uno et l'altro de que
sti: e pubicamente se procede in malignità do sorte che faceno la
foscha per privarla de ogni speranza, mostra che non po se non dolerci
fin al core et precipuamente che pur esendo V. S. in legittima età teleri queste pratiche eho fano far mal iudicio de essa a chi le in
tende siche V. S. proveda cum prudencia et quando vediamo cuntinuar in queste pratiche pertenacissime et maligne non la lasatila
ad haver a pensare a li facti nostri se la continua per che ne se
guirà la comune ruina. In altro non ce extendiamo pensando che
poche parolle nostre siano satisfactorie a questo caso : la nostra
comune sorte presente et futura expectando risposta di questa no
stra: desiderosi principii de effecti che se farano star lieti et cuntenti per che le parolle non satisfano quando el bisogno necessita:
Et la V. S. suplisca li errori passati cum eficace presente acciò ne
et teniamo Munsignor nostro R."° ben disposito per che el sengno
de V. S. ce cundanna et ce aiuta et non.... laboret V. S. cuntra pro
pria comoda ricordandoli che el pentirsi in fine ne poi el facto non
vale. A vostra S. ce rechomandiamo. Bononie XV Septembris 1503.
Fratebes (sic) Cesar et Galeaz de Riario
Manibus pp.'"
A tergo: Letera de Oalliaco (sic)
e larcive scovo i Autografo di Caterina ?j
DOCUMENTO 1190-1192. 475
1190. Il Fortunati ad Ottaviano Riario a Bologna. — Allude alla
conclusione di una questione privata sul possesso di Careggi, ete.
— 17 settembre 1503, da Firenze.
[Firenze. Arch. di Stato iled. a. Pr., t. 77, n. 130.]
Sua Ex.,ia venne et si rimesse che veramente è stato uno tracto da savia et molto existimato dalla S. del Confai."" Girolamo de
Pilli rimase mezzo biancho con dirmi che non credeva chel Conf.°"
iusse si caldo per la parte nostra et mille chiappole insomma S.
mio unico, Careggi vi costa 4800 ducati larghi d'oro in oro.... Hora
noi habbiamo commesso ad G. Batista si faccia dare la chiave su
bito a causa vi rimanghino tutte quelle masseritie che cosi ha or
dinato el Confalon."' ad ciò vi rimangiia più fornito che si può :
dicie vi andrà domattina ad farsi consegnare l' inventario con Gi
rolamo de Pilli quali tutti vi vogliono una camera maxime non ci
essendo la S. V. Madonna ha decto di farlo. Ho solo ad ricordare alla
S. V. che se quella riha li stati, come togniamo per fermo che dalla
mattina alla sera la S. V. harà di questa possessione X." ducati:
et in ogni modo egli è bene haverla: et havere facto questo par
tito, perchè non ne ritraevi mai la metà, et che havendola aveva pegnio
li harebbe dati por ogni prezzo per rihavere il suo: et il Confai.""
l'ho ha hauto molto caro , et tanto più quanto Mad."" ha rimesso
tucta questa cosa in sua U1."* S. che vi prometto S." mio che è rotto
l'ovo in bocha ad più di septe; et questo che io vi scryvo è la mera
verità.... si ius violandum est, regnandi causa violandum est : et
pregho quella se ricordi di me, che sa se in verità io li sono
sempre stato di quelli veri servitori o no, et del continuo tenghu nel core sua madre , che per Dio è per fare et presto cose
di foco per vostra S. et tucto non si può diro et che legha spesso
e' ricordi li ha dati sua madre quando rihabbia li stati sua : et alla
S. V. del continuo mi racomando. Florentie die xvu xbris 1503.
1191. Gio. Battista Cat a Caterina. — Pratiche per rimetterla in
signoria. — Stato della Romagna dopo la morte di Alessan
dro VI. - 17 settembre 1503.
I Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 78, 257.]
1192. Caterina ad Antenoro Giovannetti. — Il papa Alessandro VI è
morto. — Essa è risoluta e fiduciosa di riacquistare il suo Stato.
— 18 settembre 1503.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 78, n. 259.]
Io ho haute più tue, fra le quali ve ne è una delli xij, due delli
DOCUMENTO 1192-1193.
xiii et questa mattina nho nauta un'altra delli xiiij con una di m.
Bonaparte al quale meracomanderai da core , ringratiandolo del
tutto etc. Piacemi quanto mi scrivi et te ne commendo assai : et sappi
che per havere io mandato di costa el nostro fratello Vescovo di
Lodi per fermare bene le cose nostre et tochare con mano in quanta
acqua semo, io non te ho risposto fino qui ad nessuna tua, expectando da sua S." et da te la conclusione del tutto : et poichè alli
ix non è stato teco, me fa stare de malissima voglia dubitando non
li sia occorso qualche male. In somma, Antinoro io non expecto si
non el ritorno de S. S." per intendere particularmente quello che
occorre, et che favore ce abbiamo, et subito monterò ad Cavallo, et
in questo mezzo non attendo che mettermi in ordine. Con dispia
cere grande non intendere (sic) per la tua hauta di presente che
l'amico tenga quella cosa per noi, como mi hai sempre per l' altre
scritto : che mi fa dubitare non si sia mutato de oppinione. Però ,
stando lui fermo, damene per la prima tua uno motto, et advisami
dove ti pare che io vada a smontare, et pigliane parere da Messer
Bonaparte. Et tenete tutti per fermo che quelli stati hanno ad es
sere del Signore Ottaviano et mia , come sua matre , et faccino li
altri mia boni Figlioli quello che pare loro, et ogni altro chi ci si vo
glia malingniare, perchè ho fermo le cose per tutto in modo che
ogni cosa andrà per l'ordine suo. Sichè state di bonavoglia et at
tendete a tenere bene disposti tutti gli amici et inimici , perchè
sono risoluta al tutto che ciaschuno si ghoda quelli stati come me , et
cosi farai intendere loro recordandomi ad ciaschuno. Elorentie die
18 7bris 1503.
Caterina Sfortia
Manu propria.
Darai le incluse, raguagliando ciaschuno di quanto vi scrivo.
Maestro G. Spagnolo manda al suo ragazzo per rihavere e sua
ferri da Messer Batista Rinucci : vedi che egli rihabbia, perchè dicie
nolli ha a dare : et io ne scrivo a Messer Bonaparte et cosi a mes
ser Batista detto.
1193. Messaggi di Bartolomeo d' Alviano all'oratore veneto per otte
nere dalla repubblica la licenza della propria compagnia, affine
di adoperarla a combattere il Valentino. — 1 ottobre 1503,
da Roma.
[Vedi VlLLArI P., Dispacci in A. Giustiniani, n.
DOCUMENTO 1194-1197. •177
1194. Gian Francesco di Ciechi « de Cichi » a Caterina. —Maneggi vari
con prelati e cardinali. — « Questa nocte passata se' fugito da
« Valentino certi de' soldati cum multi muli da soma et ogni
« dì se ne fugie qualcuno de li soi. » Esso sta pur male allo-
« giato « in la casa de San Clemente et ha qui con sè 200
« nomini et 15 cavalli leggieri, et 400 fanti, et el Principe
« de Squilazo suo fratello è con sè. » — S ottobre 1603, da
Roma. [Firenze, Arcb. di Stato.]
1195. Giovan Francesco di Ciechi a Caterina. — Suoi maneggi in
favore di lei. — Il vescovo di Lodi ed il reverenda Ascanio
si adoperano per lei. — Il card, di S. Giorgio (Raffaele Riario) le è contrario. — 12 ottobre 1503, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., I. 78, c. 268.]
1196. Ottaviano Riario al fratello Cesare. — Il papa ha fatto prendere
vituperosamente Cesare Borgia. — Chiede danari. — 18 otto
bre 1503. [Firenze, Arch. di Stato.]
Questa serra solum per advisare V. S. corno qui a lo 111."0 Sig."
messer Ioanni Bentivoglio è venuta la staffecta con lettere corno
el Valentino è stato prexe {sic) vituperosamente dalla Santità di
nostro Signore et sachezatoli la caxa per mane de Orsini et Collonexi et non scio se V. S. ha hauta la tal nuova. Io la tengo cer
tissimo e mi è stato una bona nova. Prego V. S. voglia tenere bene
disposta questa 111."* S.* et la S. del Gonfaloniere ricomandando
meli che non mi voglia abandonare et farce quello ce hanno pro
messo: preterea prego anco V. S. mi voglia mandare quanto più
presto si può quelli dennari ordenasseme insieme, e non state più
perchè importa grandemente : che le cose comenzerano havere bon
fine, et astrengerasse talmente che V. S. se ne maravierà. Per que
sta non acade dire altro ad V. S. continuo me racomando.
In Bollogna adi 18 di Ottob. 1593.
1197. Giambattista Tonello a Caterina. — Trame per rimettere i Ria
rio in Imola. — Aneddoti. — Si parla di Lucrezia Borgia e
di altre gentildonne. — 22 ottobre 1503.
[Firenze, Arch. di Stato, Mal. a Pr., filza 78, c. 285.]
Instamatina avisai Vostra Signoria de le cose se feci eri, etque
.178 DOCUMENTO 1197.
sta sera per quello se fatto hogi : ad Imola se scripse como per l'al
tra mia scripsi a Vostra Signoria, za a li antiani consiglio e populo
el uno cavalaro bolognese in stamatina gliela porto, et per tutta
la terra fiece intendere como el portava lettere del Signor Octaviano e le dette agli antiani, in modo che apena la volseno aprire
uno guardava alaltro, pure glie fo uno che l' aperse e che la lesse
forte che ognun luditte, de poy auendo detto al cavalaro che an
dasse abevere et chel tornasse che li seria data risposta , et cosi
fiece, de poy li prefati antiani mandorno per et dicto cavalaro et li
disse sei non fusse di quelli di Messer Zoanno Bentivoglio che laveriano impicato per la golia, et per farli paura mazore commandorno auno che andasse per lo baricello, e tutto fo mene de messer Aniballo do Verona Michele da dozza et piero Paulo de Codionco :
et partito el cavalaro dal palazzo con gran timore porche li fo detto
chel popolo lo taierano a pezzi , dapoy pier paulo de codionco per
detto Ioanne de la comunita: li tenne drieto et conduselo in caxa
de messer Aniballo suo cognato sopraditto, et li fiezoli uno bel ser
mone, in modo che al povero cavallaro li venne anoglia et pregolo
che lo spazzasse, e alora ando et li feceno la risposta et scrisseno
al signor messer Zuanno, e non al signor Octaviano la quale sera
qui inclusa la copia : hoge a mozo giorno capito qui uno corriero
che mandava Artes, et la comunita dimola con certe lettere a Ma
donna Lucrezia da ferara et a la quale e in quel de Modena, et al
tre lettere a parma et a milano a quelli signori Franzoxi, quella
de madonna Lucrezia si e di questo tenore za che questo artes la
prega che la manda zente piu che la puo a Imola, et denari , et
messer Zuanno non ha voluto che le so mande , et cussi a Parma
et a Milano scriveva el simile: ma quelle se sono restituite al cor
riero che le porti al viaggio , et me ha permesso de ritornare qui
con la risposta.
Io fui tanto drieto a questo corriero perche io lo conosco, che
me dia le lettere, et io li portai a Madonna Zanevara et a Ma
donna Ipolita, e loro le lesseno , et poy lo portai a Messer Zu
anno et soa Signoria dimando et Signor Octaviano, et lui le lesse
tutte, dimostra ancora questi imolexi chel Valentino habia a venire
in Romagna: questo si e quanto e acaduto: el Signor hoge e stato
a corte da Messer Zuanno, et a le doe Madonne : et hanno parlato
inseme non se ha amovere ancora nessuno a far limpresa sino a
tanto che Messere Aniballo Bentivoglio non sia arrivato, quale mar
tedì proximo se aspetta, et hoge e sabato: siche Vostra Signoria
pensa se questa cosa va a le lunghe : non scio se questa morte del
Papa Nuovo Pio, disturbera questa nostra impresa, ogne uento che
tira si e contra de nui: horamai sum stracco de tanta lunghezza.
Larcivescovo ha parlato hoge con Madonna Zanevara et Madona
DOCUMENTO 1197. 479
Ipolita le quale non gli anno facto quelle carezze che fanno al Signor
Octaviano, per qualche rispecto: et como per l'altra mia di eri el
Signor e lui forno eri inseme aparlare e Messere Zuanno, et hoge
el prefato arcivescovo non ha parlato al Signore Octaviano ma
glia mandato doe o tre volte Messer Tomaso de riario a parlarli
ogne volte poche parole glia detto, ma non scio de che cosa, el
Signor ha scritto a San Zorzo de quelle lettere tolte al Corriero de Imola, et cussi ancora ne scrive a Vostra Signoria et
altre cose como quella vedra : el Signor Galeazzo e tornato hoge
dal cognato e era andato a Milano a lasciato ordine a Madonna bianca
che como le venuto chel meta in ordine le gente queste de Imola
non sono ben daccordo con el Castellano : et pare anco che non
voranno aceptare ne Guido ne Zuanno et dice che non vogliono
esser venduti da due zoveni: et glie stato Messer Aniballo Michele
da doza et altri che volevano mandare da la Signoria de Vostra per
capitulare e darli Imola, et assai se dubita che non labiano facto,
ma questi nostri Illustrissimi Signori, pare che non dubitino et che
non habiano paura : hoge ce stato gente de dozza a proferire la
Roca et el Castello, Messer Zuanno non vole che nessuno per anco
se mova: Dapoi chel Signor Otaviano e qui ogni zorno ve ho scri
pto, non scio se le havete havute : Soa Santita per fin qui me pare
chel stia bene disposto con Vostra Signoria , et cussi con mi referisse
quaxi onni coxa : et ancora Madonna Ipolita nostra Illustrissima
me dice, de hora de hora quello che se fa incorte per lui, in modo che
non po fare cosa che nol sapiamo, non so quello voglia fare qui
larcivescovo ; omni zorno avisarone qualche cosa, de Antenorre mai
non se saputo da poy che se parti de qua per andare a ravenna :
Vostra Signoria scriva doa parole al Signore Octaviano con racco
mandarmeli chel madopri adeio che de hora in hora sapia meglio
gli andamenti soy, et cussi quella me scriva anche a me una bona
lettera in modo che gliela possa mostrare: me volevano metere
la casa a sacho; ma Mastro feraldo et Francesco di Mezamici et
alcunaltri non hanno voluto di questi vicini: et me hanno mandato
a diro che io non dubiti de niente che loro piglieranno le armi per
ino in difendermella non scio como la cosa passara facciano el pegio che sanno : per tutte le mie lettere avisaro et confortaro Vostra
Signoria ad venir qua perche sera el facto vostro, et cussi tutti ve
pregano ad venire presto presto. Hoge ho havuto una esposta si como la Madalena ha hauto uno
fanzullo : la se ricomanda a Vostra Signoria , pur assai non altro
per questa, a Vostra Signoria umilmente me recomando, la prefata
Madonna Ipolita se ricomanda a Vostra Signoria.
In Bologna adi 22 8bris 1503.
irtO DOCUMENTO 1197-1198.
Non posso scrivere se non con mio discuruzo perche non voglio
vega el Signore quello ch' io ve scrivo.
E. Ill. D. V.
Servitor
Joan Batta Tonello.
1198. Gf. B. T. a Caterina. — I Fiorentini hanno rimesso a Forlì
gli Ordelafp. — Lamenti contro questo tradimento. — 23 otto
bre 1503.
[Firenze, Arca, di Stato, ifed. a. Pr., t. 77, n. 168.]
Como vedrete per l'altra del S. nostro Octaviano a hore 23 venne
nova qui che Forli era perso nel quale era intrati li Ordelaffo per
aiuti li ha dati quelli firentini. Questo si è stato el benefit io li facestive quando li sagurati se morevano de fame : hora ve hanno
pagata de una grande ingratitudine. La S. V. doveria andare in palazo et li cridare tanto ad alta voce vendetta et far maraviar tutto
el populo de tanta ingratitudine ve hanno facto, et farli intendere
che lo R."° Mons.' Ascanio et San Zorzo et tutto el mondo ne farà
vendetta de la lor malignità e tradimenti. Ce ne crepa il core a
quanti siamo. Mad."" mia in questo punto adoperate lo ingegno
vostro e fate bon animo et recercate tutti li vostri amici et parenti
subito inanti che le cose vadano più inanti che forse serran piu al
proposito de V. S. Cussi che non era prima. De qua non se dorme
ma la tardità de Aniballo (Bentivoglio) ohe ancora non è venuto ce
fa stare tiiti de mala voglia e mal contenti. El populo d'Imola aspetano
con grandiss."" divocione che Madonna se li apresenti perchè subito
lo toriano in caxa ecepto da quatro o sei ghiotuni che tiene un
poco suspexi gli altri, et o de bon luoco che anno mandato un omo
a la Sig." do Vinetia per darli la terra. Io lo ditto al Signor Octa viano et a questi IH."i S.' di Bentivogli tuti dimostratono non esserci
dubio alcuno e non ce fanno alcuna provisioue aspetando sempre
questo Mes. Aniballo: et venuto chel serrà Idio voglia che anco
se faza bene : li popoli et li amici et li servituri tutti stanno maravioxi et di mala voglia al tardare tanto e tanto più faranno, ma
horamay videndo che Forlì è perso per nui si che V. S. se adoperi
la con tuto el vostro ingegno , et qua anco el Sig." e nui altri fa
remo el simile scrivendo del tuto particularmento a Roma a Mons.'
Ascanio et San Zorzo et a Vinetia, et in tute le parte del mondo
del tradimento ve hanno facto questi ladri Firintini che Idio li farà
a onni modo venire una ruina adosso per li soy maliss."' et ribaldi
portamenti....
DOCUMENTO 1199-1201. 4SI
1199. Ottaviano Riario a Caterina. — Chiede danari per far proce
dere l'impresa. — L'Ordelaffi era già entrato a Forlì. — Franceschetto Cibo a Faenza. — L'Ordelaffi è già uscito da Forlì. —
Procuri coi Fiorentini che non rientri più. — 23 ottobre 1603,
da Bologna. [Firenze, Arch. di Stato, f. 78, c. 294.]
1200. Giovan Francesco di Ciechi a Caterina. — Sulla lite che verteva
fra li Riari e li Zampeschi per V investitura del feudo di
S. Mauro e di Giovedio. — Dello scrivere in cifra. — Le cose,
perla morte del papa, rimangono irresolute. — 25 ottobre 1503,
da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. Pi:, t. 78. c. 292.1
1201. Caterina ad Ottaviano. — Consigli al figliuolo sul modo di go
vernarsi tra gli uomini e le vicende del mondo. — 28 otto
bre 1503. [Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. Pr, t. 77, e. 187.]
111.'"° fiolo mio car.™° quella ne scrive li manda quelli danari li
ho promisso se Antenoro fusse stato qui o ritornato corno se credeamo che dovesse tornar o scrivere il successo, vi haressemo già
mandati li dinari comò por un altra mia vi ho avixato: pur io faro
quanto poterò per expedirme et mandarolli. Circha la littera vi
manda lo faro ma si maraveglamo che vi lasati cundurre che habiati essere sugetto a niuno ne star a sindichato di quell (sic) vi e scri
pto ; quello si fa si fa per vui non per altro pero niuno non se ha
ne impazarse ne a guardarvi quello taciti ; guarda de chi ve fidati
ne che ve consiglia, sapcti li pestiferi umori vano atorno se ve lasati
guidar da tal forsi vi sarà facto la beretta in su li ogi (sugli occhi) pero
risvegliave (svegliatevi) anchora da roma sono avixato de le prateche
se fano siche guardavo innante; sapeti ve lo avixato per un altra mia :
vui siti grande et haviti tempo positi conoscere le persone dil mundo.
non altre a vui me ricomando vi ricordo vi sono matre et de la pro
messa facta; io atendaro a la mia; atendite vui ala vostra fede; de
1' Ordelaffo me piace asai tanto che el ferro o caldo si debbe bat
tere; non perditi tenpo che el favore e una gran cossa in questa in
presa: et questo consiste solo in el cominzare. siche solicitati. el fra
cioccha e passato qui et vasene a roma Credo lo manda lo arcive
scovo o che lo sapete o no, di questo vi do avixo: non altro, me ri
comando per mille volte.
Florencie 28 Octobre 1503.
Caterina Sf. marni propria.
ff
482 DOCUMENTO 1202-1204.
1202. Giovati Francesco di Ciechi a Caterina. — / Francesi già in
cattivo utato peggiorano sempre. — La consiglia di non man
dar le cose politiche in tante mani. — SitUa lite con gli Zampeschi. — 28 ottobre 1503, da Roma.
[Firenze, Aron, di Stato, Wed. a. Pr. t. 78, c. 800.]
1203. Alessandro Sarti a Caterina. — Aneddoti del viaggio. — Ni
colò Machiavelli gli prestò danari. — Il Valentino. — 30 ot
tobre 1503, da Roma,
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 78, o. 302.]
Per la gratia de Dio dopo molte fatiche et periculi de la persona
giunse vcgnere (venerdì) matina in Roma.
La causa de non essere giunto più presto è stata, che passato
Siena tutti li cavalli de le Posto sono scorticati in modo che non
possono stare in piedi et mè bisognato il più delle volte far la metà
delle poste a piedi....
Vostra Signoria ha speso do molti danari, li qualli sono butati
via. Ultimamente qua e Bacino e ser Fabiano li quali stano in su
le spese senza fructo alcuno.
Valentino e in castello non sapiamo dare iuditio di lui ; decto Valen
tino ancora tiene Roca Soriana ; nepe (Nepi ;) et orvietto (Orvieto) ; per
unaltra mia scrivero a Vostra Signoria più Longhamente de tutto
quello accadera; per la via ho spesa dui Ducati di più in le poste,
• perche d'ogne posta al presente vogliono septc Carlini; e vogliono
dare lo guide altrimenti non vogleno dare cavalli ; Nicolò Machia
velli Fiorentino me li ha prestati per la via; priego Vostra Signo
ria che ordini qua che me siano dati per poterli restituire al dicto
Nicolo; anchora Vostra Signoria ordini che ali mei bisogni me sia
subvenuto di qualche cosa: Io non portai denari cum mi, Io me
portaro in modo che Vostra Signoria si laudara in modo di me che
quella restara dal canto mio satisfacta in ogne cosa; et le opere
lo mostraranno.... Rome xxx octobris 1503, hora xxiiij. Volantissime.
Le cose de Francesi vanno pegiorando.
1204. Gio. Francesco di Ciechi a Caterina. — Le cose dei Francesi
peggiorano. — Importantissimi particolari sul duca Valentino
dopo la morte di Alessandro. — 2 novembre 1503, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 78, e. 308.]
Aviso la Signoria V." como al presente Valentino sta alogiato in
palazo con el cardinale de Salerno pur secreto (segretamente) ha hauto
483
hostia (Ostia) e fornita da li soi et avanti se intrasse in conclavi, e que
sto intendo gli ha dato San Piero ad Viucula per secureza sua, hora
che e Papa (Giulio II) non so a che reuscira, io non ho ancora possuto
cavar constructo alcuno dal decto Valentino et fa ben quel che può
per haverneli (cifra) ; pur fine a qua non intendo chel gli abia
hauto et io ancora lavoro per vedere se posso fare qualche cosa;
ho inteso ma non lo so certo che San Giorgio in questa electione
del Papa ha dato la Casa de la signoria Vostra ' al Cardinale di Bolo
gna; presto si sapra se e vero; lo Campo de Franzosi sta male, e pre
sto credo e sera rotto over se redura in gaieta (Gaeta); dove poi non
li porrà star molto tempo; intendo ancora che San Piero ad vincula
che e papa ha tolto la figliola de Valentino per mugliera per il prefecto ; pur non lo so ancor ben certo ; ma glie rasone che forsi eporia esser vero; perche Valentino l' ha facto Papa con le sue voce spa
gnole ; altro non glie de novo, ma ogni di credo li sera de novo e
de tuto advisaro
1205. Alessandro Sarti a Caterina. — Scriva al cardinale Ascanio
Sforza, ed Ottaviano al cardinal Riario. — Chiede due du
cati prestatigli per viaggio da Nicolò Machiavelli. — Affari.
— Condizioni del Valentino. — Roma, 3 novembre 1503.
[Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. fr., t. 78, c. 30C]
....Priego Vostra Signoria me facia dare dui ducati; li quali mi
presto Nicolo Malchiavelli per la via; perche mi mancavano li da
nari a pagare le poste; perche le poste erano più care et ogni posta
volevano dare uno famiglio a cavallo che costava septe carlini...
El Duca al presente e in palagio, et ogni di parla cum lo Papa,
et al presente pare che sia favorito : per sua securita el papa li ha
dato ostia (Ostia) ne le mani; de quello seguirà avisaro Vostra Si
gnoria alla quale sempre me recomando.
1206. Sebastiano abate di Goleata a — Caterina lo ha man
dato al duca di Urbino, etc. — Sta pronto in servizio dei
Riario. — 3 novembre 1503, da Mercato Saraceno.
[Firenze, Arch. di Stato, Mrii. a. Pi:, f. 77, n. 144.]
1207. Giovati Francesco di Ciechi a Caterina. — Maneggi politici.
— « li (a Pesaro) se intendeva chel Signor Octaviano doveva
1 Forno il palazzo Riario, oggi Altempa, pronao la piazza Navona.
484 DOCUMENTO 1207-1211.
« essere entrato in Imola ma non lo aveva de certo e che la
« Rocha gridava Marchof Marcho!. etc. » — Rotta dei Fran
cesi a Salso in Sicilia. — 7 novembre 1503, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Meiì. a. Pr., f. 78, o. 836.J
1208. Giambattista Tonello a Caterina. — Pratiche per rimettere i
Riari nei loro Stati. — 9 novembre 1503, da Bologna.
[Firenze, Arch. di Stato, ile,ì. a. Pr. t. 78, c. 265.1
1209. Giovan Francesco di Ciechi a Caterina. — Colloquio col car
dinale Ascanio Sforza sopra un fi'jlio di Caterina che vorrebbe
mettere a' suoi servigi. — Novità d'Imola. — Si prepara la co
ronazione del papa Giulio II. — Roma, 10 novembre 1503.
[Firenze, Arch. di Stato, J/r'f. a. Pr., f. 78, c. 614.]
1210. Giovan Francesco di Ciechi a Caterina. — Il vescovo di Lodi
non è giunto come essa gli aveva scritto. — « Tuto quello me
e scrive in zifara la Signoria Vostra farò e exequirò. » — Le
ha scritto ampiamente delle cose di Roma, etc. — 12 novem
bre 1503, da Roma.
[Firenze. Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 78, c. 318.]
1211. Giovan Francesco di Ciechi a Caterina. — Sulla lite con gli Zampcschi. — San Giorgio (card. Raffaele Riario) el
« quale tutt'oggi è stato nel castello con el Papa perchè se
« è mutato el castellano e è facto el Castelano el Vescovo de
e Scnigaglia la quale la S. V. lo deve conoscere, era frate de
« quelli de Papa Sisto: aviso quella come domane se aspecta
« qua el marchese de Mantua amalato e a Sermoneta pure
« non so certo se venerà, ma cosi dicono li soi. — Lo campo
« Franzoso sta pur al Gariano (Garigliano) e dicono loro che
« hanno messo il ponte sopra el Gariano che ne passato una
« [parte] non lo so ancora bene intendere se nonfossino passati
« tutti stanano male, ancor non se po intendere il vero quello
e fanno e quello sia di loro, se crede che over saranno rotti
« over se redurranno a salvarsi se porranno; se Idio non di-
« spone altramente se vanno consumando a pocho a pocho
« e sminuendo ci campo loro o do homeni d'arme e de fanti
« sono tornati meglio de 200 armati e quasi tuta la fanteria
DOCUMENTO 1211-1213. "185
« italiana se è partita, non so quello me dica. Vero è ohe le
« cose di guerra sempre stanno in dubio e molte volte chi
« se stima debba vincere perde, ma spero in Dio, deba oramai
« favorire li fati nostri. Io ho scripto senza questa 7 lettere
« a la Signoria Vostra per la posta de Ferrara da che se
« partito de qua Bachino.... conoscerà che io fo la mia dili-
« genza de scrivere e ancora di trovar chi le porta. Se non
« riescono poi non posso più. » — 12 novembre 1503 , da
Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Meil. a. Pr., t. 78, c. 318.]
1212. Giambattista Tonello a Caterina. — Pratiche a favore dei Mario.
— Non riescono. — « dubita quel populo (d'Imola) che la Signo-
« ria non li metta la granfie addosso per questa tardità se
« fa; horamai per tutto si dice che questa impresa è stata una
« cosa molto lunga e ognun dice qua che è stata intesa e go-
« vernata molto male e ora so comenza a dire se vostra Signo-
« ria fosse venuta a l' Impresa che quella haveva fatto molto
« miglior fructo Stiamo molto pegio che non faciamo al
« tempo del Valentino, meglio saria per nui che lui fusse in
« stato che puro almanco goderemo il nostro che ora non
« lo potemo godere. So vostra Signoria non ci aiuta, stiamo
« molto male.... » — Per tutta Bologna si sparla dei fiali di
Caterina: « noi ce vergognamo per amore de Vostra Signoria
« che pure son vostri fioli, omni zorno andiamo a corte da
« Madona Zianevera (Ginevra Bentivoglio) se non fosse questo
« poco spasso che habiamo con le loro Signorie et che pure
« ce conforta assai, a quest'ora saresscmo morti et desperati,
« etc. otc. » — Bolcgna, 24 novembre 1503.
Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., 1. 78, e. 354.]
1213. Galeazzo Sforza Maria Visconti ' ad Ottaviano Sforza suo ni
pote. — Si offre di servirlo e di aiutarlo nelV impresa del riac
quisto del suo Stato. — 26 novembre 1503, da Innsbruck.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 78, c. 829.]
i Figlio naturale del duca Galeazzo Maria e di Lucia Koverti che gli aveva ceduto Il titolo di conto di Melzo. Aveva servito il Moro nol 1499 nella guerra contro i
Francesi. Era andato a Forlì in soccorso di Caterina sua sorella ed insieme a lei era rimasto prigione del duca Valentino. Mentre era condotto a Roma aveva trovato modo di fuggire in Lombardia per combattere i Francesi, ma era rimasto loro pri gioniero a Rivalta insieme al card. Ascanio-
4H«i
1814. Marin Sanuto, Diarii. Voi. V, pag. 210. — 13 novembre 1503.
Di Ravena , di rectori e proveditor di 30 hore 10 di note. Come
mandono il colateral a domino Lazaro Grasso, con li do sopranomi nati domino Guido Paxolini i in la terra e domino Julio di Schaziate
in la rocha per far levar le offese, e lui proveditor poi andar ozi.
Dai qual hanno lettere che li scrivono da Russi che zonti appresso '/2
mio (miglio) a Faenza li vene contra domino Cabriel di Caldaroni prior
di loro consejo e Piero Francesco Paxolini canzelier dil Signor Astor 2
pregandoli non dovessero intrar per ozi, perchè essendo andati suoi
oratori da' Fiorentini expetavano sta note (questa notte) risposta e non
voleano intraseno et da matina a terza li manderiano soi etc. et che
dovessero restar a Russi, etc. Et intesa tal cossa subito essi rectori
e proveditor spazono Vincenzo di Naldo in Val di Lamone acciò an
dasse in Brixegela e vedesse non lassar passar fiorentini in caso
volesseno venir, etc. E vi mandò li cavali lizieri e ordinato levarsi
esso proveditor con le gente e andar verso Russi per esser più pro
pinquo a Faenza.
1215. Gio. Battista Guasconi ad Ottaviano Mario. — Post scriptum.
— Si accenna a certa scena violenta saggiamente fatta da Ca
terina presso il gonfalonìerq. — 11 decembre 1503.
[Firenze, Arch. di Stato.]
Post scripta. — Mi sono deliberata dire allc V. S. come gli amici
di quella sono Madonna vostra madre, el Piovano di Cascina, e sia
cierto la V. S. che so non fussi suta (stata) vostra madre che im (sic)
persona èsta sù al Gonfaloniere e gridato acoruomo (accorr' uomo,
cioè: aiuto!), absolutamente V. S. non haveva mai uno quattrino,
perchè sanno molto bene dire che danari questi sono danari (sic), e,
come piu volte ho scritto a quella, vi portate tanto male inverso
di Sua Signoria atendendo che ex latore (sic) mai non gli iscriviate
niente, et ho gram paura che Iddio non vi facci che lei, como di
sperata, non lasci andare ongni cosa in rovina, e non vo dire altro
sè non chella S. V. benissimo lo conoscie, et che se sua Signoria si
precipita, come ne dubito, che la V. S. non vadi in una manifesta ro
vina. Pertanto fate che sanza mancho nessuno usate qualche modo
1 Qnesto Guido Pasolini nel 1503 aveva persuaso i Veneziani che Faenza si sarebbe data a loro. I Veneziani la presero solo nei 1504. {V. Tonduzzi, Storta di Faenza, p. 578.) — Dolio la disfatta doi Veneziani sull'Adda, l'esercito di papa Giulio II per astuzia la riprese. Allora Guido cadde in mano del pontificii, e non si seppe inai più nulla di lui. » Plorfruncesco Pasolini era cancelliere di Astorre VI Manfredi signore di Faenza.
DOCUMENTO 1215-1216. 487
d'acatto di fare el debito inverso di Sua Signoria, che sapete beno
sanza dimostratione come potete fare, che nihil difficile volenti, etc.
In Firenze, addi 11 Diciembre 1503.
Servitor Jo. Batista Guasconi.
1216. Alessandro Sarti a Caterina. — 11 camerlengo è disposto a rimet
tere Ottaviano nei suoi Stali. —Sia calma. — Consigli sul modo
di governarsi tra i ìnaligni, ecc. — Notizie varie. — Cenno sul
duca Valentino. — 12 dicembre 1503.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. f. 78, c. 341.]
....ogne cosa non se po fare in uno giorno, basta che quelli che
non volevano audire nominare Vostra Signoria quando io venni a
Roma, adesso sono benissimo disposti al favore de quella, et a prin
cipio me fue facto de brutti visi in casa del camerlengo per amore
de Vostra Signoria, hora me sono facti boni, et me fue dicto a prin
cipio che non dovessi parlare in quella casa de facti di Vostra Signo
ria, hora ne posso parlare a mio modo, ma pur ancora io vado cum
qualche respecto in fino che non e expedito questa cosa de Imola
Ulterius quanto a quella parte che me scrive Vostra Signoria de
fare qualche paccia (pazzia) verso quelli ribaldi servitori che sono
restati in casa: priego quella per lo amore de Dio, per honore et
utile di epsa non lo facia, et poiche quella ha tolerato tanto, che
ancora voglia uno pocho tolerare; che queste cose harano optimo
fine , ma non bisogna fare da desperate ; perche vostra Signoria e
stata sempre reputata sapientissima ; hora non voglio che quella a po
sta de siagurati sia reputata pocho prudente
Vostra Signoria non dubiti ehel Signor Octaviano sera optimo et
obellientisshno figliolo di quella, quelli maligni spiriti lo hanno po
sto in tanto affanno, che qualche volta el povero Signore vorria essere
stato piu presto morto che vivo, et tucte le sue lettere che me scrive
sono pure de lacrime, et affanni ; ma spero cum la gratia de Dio che
la vostra innocenza vincera la loro malignita, hanno dato gia gran
dissima calunnia al nostro Messere Bonaparte apresso el Reverendis
simo Camerlengho, da Benedecto Aldrovando, e d'altri non dico nulla...
Dopo di me el Signor Octaviano mandò qua uno gia servitore
dela bona memoria del conte chiamato Francesco da Parma, el
quale se amalo de uno picholo male, et e morto de disagio, come
uno cane, che molto me ne duole per honore del Signor Octaviano.
Non altro sempre me recomando a V. S. Rome xii lOmbris 1503.
El Duca Valentino sta in palacio ben guardato.
Servus Alex. Sartius.
4&S DOCUMENTO 1217-1218.
1217. Gio. Battista de' Cat.... a Caterina. — Notizie ed aneddoti. —
Imola. — Stato della Romagna, morto Alessandro VI. — Bo
logna, 15 decembre 1503.
[Fironzo, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 78, c. 343.]
....Havero ben caro che quella parendoli scriva a Madonna Ginevera et a Madonna Hippolita che ci racomandano al Signor Octaviano che almanco quando sarà ad Imola non ci voglia abandonare
di qualche favore che non restamo del tutto disfacti et mal veduti,
che aqui uno non habia a dir bene li sta ogni cosa, che a noi non
perteneva mettere in casa il Signor Otaviano. Caeter heri il popolo
d'Imola levato in arme andò a la rocha pregando li castellani che
li levassino un tracto d'affanno, ve n'erano alcuni che li volean far
gridar duca duca, loro respondevano zanze zanze, bubule, bubule, cioè
dela venuta del Valentino, chel duca havea scritto essere per venire
di curto. Onde Ramazotto quasi da tutto il popolo e stato pregato
et electo come procuratore gettandosi nelle braza che lui voglia pi
gliar quel partito del facto d'Imola che li pare buono et salutifero.
Per il che sarebbe conclusa la cosa per il Signor Octaviano
1218. Giovan Francesco di Ciechi a Caterina. — Essa diffida a torto
del papa. — Affari. — Notizie. — Pretendenti alla rocca d'I
mola. — Il Valentino è ridotto a mal partito. — Roma, 15
decembre 1503. [Firenze, Arch. di Stato, Afeci. o. Pr-, t. 78, c. 342.]
Secondo ho possuto comprendere perche la Signoria Vostra havia hauto qualche dubio de Sua Santità et quasi non se ne fida; me
ha dicto, che la signoria vostra stia secura, che per quella farà sem
pre tucto quanto per lei proprio, et che ala fine la Signoria Vostra
lo conoscerà con effecto, et cosi trovo ha facto; che poi è venuto
messer Iacobo, per essere io stato infermo, sua santità ha facto quello
doveva far io. Messer Iacobo stete dui o tre di che non possette par
lare al Reverendissimo Ascanio, el Vescovo andò lui proprio et fece palo (parola?) al prefato Rev.mo Ascanio e cosi feci el medesimo con
el Cardinale de San Giorgio, corno Messer Iacobo del tutto debe haver havisato la Signoria Vostra et prefato Vescovo fra quattro di
se partirà de qua et venera da la Signoria Vostra et abocha inten
derà multe cose et circa el facto do Alemagna, et quando la Signoria
Vostra hara parlato con el prefato Vescovo sopra se bisogna io vada
in Alamagnia, bisognando sono prompto ad andarvi et fare quello
volo la Signoria Vostra; da doi di in qua io sto assai bene et ogi
sono uscito di casa le cose de Valentino tutavia vanno pegiorando
DOCUMENTO 1218-1221. .180
et se extima habia in tuto a fare male, sta pure in palazzo destenuto guardato da don Micheleto.
1219. F. F. P. (Francesco Fortunati Pievano) ad Ottaviano Riario.
— Si allude ad un accordo per affari privati di Casa Medici.
— Quistione per Careggi valutato ducati 4800. — Tratto savio
di Caterina, etc. etc. — Firenze, 17 dicembre 1503.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
1220. Giacomo Torresani dottore imolese ad Ottaviano Riario. —
Lo assicura che in Imola i Riario hanno molti amici, etc. — 20
dicembre 1503, da Imola.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 77, n. 141.]
Se io potesse vorria aquistare omni hora ad la Casa de Riario
amici: bisogna dilatare la mano et bavere la liberalità per amica,
et in questo modo in poco tempo tutti li Imolesi et Citadini et con
tadini diventaranno molto più magiori amici : benchè non sia alcuno
inimico di V. S. et de li IH. Fratelli che mai non facesti male ad
alcuno. Et li homini Imolesi sonno imperllo di bona natura, et quella
creda ad mi che li aquistareti per boni servi : et non daga quella
audientia ad delatori, ma mandatili via quando parlano così. Io
scrivo da bono amico et non como simulatore Imole die xx decembris 1503.
Servitor Iacobus Torresanus
Doctor Imolonsis.
Credo che li frati dal peratello (del Piratello) siano venuti  a Caterina sua sorella. —
Usi prudenza con le lettere. — Si diffonde su molte cose pol Figlio naturale del duca Galeazzo Maria. Alessandro VI lo fece vescovo di Lodi il 27 ottobre 1497, ma egli abbandonò la sede nel 1499 per la venuta dei francesi. Rientrato nel 1512, 11 duca Massimiliano lo fece poi governatore di Milano. Nel 1515
496 DOCUMENTO 1231-1235.
litiche e domestiche. — Ne speri bene. — Avrà il figlio (Lodovico)
e i beni. Cenno a maneggi segreti e a litigi con la Casa Medici.
— Notizie di Roma. — Le spedisce un confessionale. — 20 gen
naio 1504, da Roma.
[Firenze, Arco, di Stato., Med. a. Pr.. f. 125, n. I7.]
et quella non dubita che havemo facto uno tal principio
che li adversarii vostri non sano dove tener la testa et al suo dispecto li faremo venir cum la coregia al collo Se farite al mio
modo, madonna mia non solo non fariti acordio, ma hanchora non
ne parlariti per che sono certissimo che sariti vincitrice di questa
causa et al dispecto loro vi darano el fiolo vostro et tutte le robe
sue se li crepasse la barba et pensate che quando vi domandano
acordio che si vedano conducti a locho non pensate che li farà in
diavolare
1232. Frate Bernardino di Garibaldi romito a Caterina. — Le manda
tre fiaschette di acqua celeste, l'una per il male di testa, l'altra
per il male di fegato. — Fiorenzuola, 21 gennaio 1504.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., filza; 125, c. 19.J
1233. Colloquio del vescovo di Lodi coll' oratore veneto relativo ai nipoti del card. Riario. — Roma, 22 gennaio 1504.
[P. Villam, Dispacci di A. Giustiniani, n. 723.]
1234. Nicolò Lomel... a Caterina. — Accenna alle nozze di Galeazzo
Riario, ad un debito che la contessa ha per certe gioie, e ter
mina dicendo che aspetta che gli mandi da persona fidata due
diamanti. — 27 gennaio 1504, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. f. 125, n. 24.]
1235. Gian Battista Tonelli a Caterina. — Pratiche per rimettere in
fu messo ad aspre torture dal cardinal di Sion che governava la Lombardia sospet tando che avesse pratiche coi nemici. Risultò Innocente, e fa mandato in Germania. Nel 1519 Leone X lo fece vescovo di Arezzo : egli si dimise nel 1519. Nel 1626 quando il duca Francesco II fu assalito dagli Imperiali, Ottaviano assoldò quattordicimila fanti per difendere l'indipendenza della Casa Sforzesca. Venuta la signoria di Carlo V, si ritirò In Milano a vita privata, e morì nel 1541.
DOCUMENTO 1286-1240. 497
Stato i Siano. — Dappocaggine , discredito di Ottaviano, eie.
— 24 marzo 1504, da Eoma.
[Firenze, Aron, di Stato, Mtd. a. Pr. Cari. Priv. t. 126, o. 189.]
1236. Antenore Giovannetti a Caterina. — Suo colloquio con Gine
vra Bentivoglio sulle cose di Caterina. — Poco amore dei figli
di Caterina per la madre. — Madonna Ippolita « ghajarda-
« mente glie rispose e disseli che mai saria creduto che vo-
« stri fioli fossero tanto crudi verso V. S. » — 30 marzo 1504.
[Firenze, Arch. di Stato, lied. a. Pr, f. 125, n. 85.]
1237. Antenore Giovannetti a Caterina. — Notizie politiche. — 6
aprile 1504, da Bologna.
[Firenze, Arch. di Stato, Meit. a Pr., filza 125, n. 87.1
1238. Antenore Giovannetti a Caterina. — Reduce da Cervian Bologna
trova due lettere di Caterina di cui una scritta di mano pro
pria del 30 marzo che gli commette di lasciare ogni altra
cosa « e vadi subito a Venetia volendo tanto che lì me trovi
« a dì 4 o dì 5. — Ma ritornando « da una devotione » incon
tra Galeotto de' Medici che viene da Firenze per staffetta e lo
persuade a rimanere finché non ha nuovo avviso da Caterina
e da lui, senza il quale non si poteva far niente, etc. — Un
fratello di Lodovico Ordelaffl castellano a Forlhnpopoli ha veiir
duto la rocca al papa per 300 ducati ed è fuggito a Ravenna.
— Giovanni Sassatelli ha corso il territorio di Forlì e danneg
giato quel di Ravenna, etc. etc. — 8 aprile 1504, da Bologna.
[Firenze, Arch. di Stato.]
1239. G. B. Catani a Caterina. — Notizie diverse. — 18 giugno 1504,
da Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., {. 176, n. 62.]
1240. G. Francesco d. Cichi (di Ciechi) a Caterina. — Di un caso di
coscienza. — Forlì ha gridato « Spagna ! Spagna ! » — Peste. —
22 giugno 1504. da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 175, n. 53.)
HO
40S DOCUMENTO 1241-1244.
1241. Antenore Giovannetti a Caterina. — La dissuade dal progetto
che essa ha di recarsi a Milano, a Genova, a Lione ed a Pa
rigi per vendere le sue gioie che per questo allora erano a Ve
nezia. — A Milano non ve n'è richiesta, a Genova c'è la pe
ste ed a Lione ed a Parigi « questi non sono tempi, per non
e farsi maridazi (nozze) con questi caldi, ecc. — Parla di af
fari. — 22 giugno 1501, da Venezia.
[Firenze, Aroh. di Stato, Meil. a. Pr., f. 125, n. 56.]
1242. /. B. T. (ignoto) a Caterina. — Le narra un conflitto sangui
noso avvenuto in Imola. — 24 giugno 1504, da Imola.
[Firenze, Arch. di SUto, Med. a. Pr., t. 125, n. 66.]
1243. Gabriele Piccoli a Caterina. — Suo affetto e devozione per lei.
— 27 giugno 1504, da Casola Valsenio.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. n. I — 8 maggio 1507, da Firenze.
[Firenze, Aroh. di Stato, Mal. a Pi:, aita 125, n. 135.]
1289. Bianca de' Rossi a Caterina sua madre. — 1° giugno 1507,
da San Secondo.
[Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pi; t. 125, n. 152.]
1290. Nicolò Serristori a Caterina. — Ragguagli di due visite fatte a
Raffaele Riario cardinale di San Giorgio. — Una volta « male
» volentieri mi dette risposta ed audientia » , un' altra invece
« mi parlò largo. » — Circostanze politiche relative alle spe
ranze di Caterina. — 19 giugno 1507, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. Pr. t. 125.J
1291. Ottaviano Riario vescovo di Viterbo al piovano di Cascina
Francesco Fortunati. — Varie commissioni di faccende e di
oggetti privati. — 20 giugno 1507, da Viterbo.
[Firenze, Arch. di 8tato.]
1292. Ottaviano Riario vescovo di Viterbo a F. Fortunati piovano
di Cascina. — Cose private. — Chieda a Caterina sua madre
1 Giovanni dalle Bande Nero.
DOCUMENTO 1292-1295. 515
che gli mandi « una peza de Ciammellotto grande de color
« negro , o tale , ovvero pagonazo perchè ogni dì me trovo
« qui con Monsign. nostro Rev."° et per non essere fornito
« di veste secondo prelato, pensate come me trovo de bono
« animo, et tanto magis venendo fora la Santità de N. S. quale
« de curto se aspecta. etc. ...Postremo serrite (sarete) colla « Sig.'i" de Madonna che venendo l' imperatore, come da quei
« de continuo se afferma, li piacia operare che habia il Cap-
« pello roscio (rosso, cioè da cardinale) etc.
« Avisate se havete qualche nova dello Imperatore per-
« chè qui si dice di no. » — 9 luglio 1507, da Caprarola.
[Firenze, Arco, di Stato.]
1293. Bianca de' Rossi a Caterina. — Annuncia alla madre di aver
partorita una bambina. — 9 luglio 1507, S. Secondo.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 125, n. 162]
1294. Antonio Melozzo a Caterina. — Affari privati. — 10 luglio
1507, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 125, n. 164.]
1295. Gabriele Piccoli poeta e soldato a Caterina Sforza in Firenze.
— Notizie politiche e militari. — Parole di straordinario amore
e d'illimitata devozione. — Rime in onore di lei. — 10 lu
glio 1507, da Faenza.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
Confirmano per certo che Casteldario è caschato forte, et chel
papa noi vole più vedere, ' et che Sam Piero a Vincula et (é) montato
suso et chel Collegio per la più parte sonno in suo favore et nimici de Pavia 2 talmente che le lettere dicono ch' el restarà una be
stia, et molto confortano stiano di bono animo , mostrando havere
gran speranza et forte s'alegrano de la vinuta de l' Imperatore. E già
site (voi siete) più adorata che mai : e tutti sperano in V." S." nui stemo
con le mani a celo levate , et se qualche disegno reusisse che asai
lo credono quà, et como a loco et tempo lo aricordarò a V. Sig. vi
farò vedere con effecto cosa che non vi potrà se non piacere et che io
non sonno (sono) tanto extinuato che non ve vaglia più che forse non
i II cardinale Francesco Alidoslo assassinato poi a Ravenna dal dnca d'Urbino 11 24 maggio 1511. ? Francesco Alldosio era detto il cardinale di Pavia.
516 DOCUMENTO 1295.
credito ma adesso non posso dire più ultra. Ricomando ala Exce1."
V.' li servituri, partisani et amici soi, perchè potriano esser boni,
multi fanno capo a mi, et io li dispongo et confermo el più et me
glio che scio. Talvolta qualche vostra (lettera) da poter mostrare non
può se non zovare, che serò experto in fare l'officio et si scio con
chi. Se ho a fare cosa alcuna ancora per V. S. significatilo , che se
mai , fui disidroso servirla , adesso ne sonno necessitoso ecc. La
prefata Sig. V." me reprende che io uso troppo del silvatico verso
lei nel scriver mio : et usa certi termini amorevoli blandi, cordiali
et ghiotti da comovermi per tenerezza a lacrime , et farme non tanto
incendere, ma si vampare il core: et stare firmo nel proposito de
non tanto recusare ogni altro partito: ma d'abandonare ogni mia
cosa et mi primo per farvi cosa grata a stare sotto l'ombra et spe
ranza vostra : la caxone fo perchè me maravia non havere mai hauto
risposta di tante lettere et advise che io vi havia mandato, et presertim di quelle doi al Mag." Rizzo da Cavina il quale m' ha perfectamente chiarito : et perzò stava admirativo et dubioso : ma poi
ho intexo per le vostre non le havite havute , non dico altro , se
non che tale salvatichezza m'è stata cara haverla usata per havere
ricevuta quella di V.' Excel1."" tanto più amorevole et cordiale. A
la quale più che mai et infinite et infinitissime volte me ricomando
pregandola se degni scrivermi più spesso può per potere stare più
contento sia possibile, et se in alcuna cosa, o in alcuno loco havite
bisogno de mi, comandatime, che io abamlonerò tutte le altre cose
per servire V.' Sig." — Nicolò dal Sale vostro strozero non tanto ve
dissidra, ma adora et tanto quanto homo del mondo ve brama et
multi altri ancora che col tempo ve lo farò intendere: hora non è
staxone. Io ho qualche sonnitti et de diverse materie : questi an
cora col tempo spero poterveli mostrare. Il messo vole partire. Bene
et feliciter valeat semper Dominatio Vostra, o Divinitas et spes mea.
Ex Faventia x Iulii 1507.
E. Il1. et Exc. D. V.
Servulus Gabriel Piccolus.
Segue l'altra metà del foglio segnata in filza 397, ma non staccata
dalla prima metà, colla quale d imita e forma un tutto.
Ecco i versi; la sincerità che li anima dà loro un particolare signi
ficato storico:
Ogni hora aspecto ben, dissidro e bramo
Ch' in Talia arive il Sacro Imperatore
Più per tuo aflfecto e per tuo grande amore
La quale adoro, riverisco e amo.
DOCUMENTO 1295. 517
E che l'esser mio sconsolato e gramo
Lieto si può tornare al tuo valore
Perchè in me fa fructo ogni tuo honore
E nocte e zorno ordisco, tesso e tramo.
Si manzo, bevo, si stò desto o dormo
In te ho fisso il cuor, l'animo, el pinsero
Ogne partito fugo: ognaltro stormo.
Speranza me contenta e in dessidero
Vivo; aspectando l'animo conformo
De te Signora : che sempre fo altero
alias, sincero
Discreto, e mainerò
Grata, benigna, humile, è gratiosa
E più d' ogni altra virile, è animosa.
Da me che vo tu? ch'io t'ho dato il core
Tu hai la fè; tu hai la servitudine
Regnare in te, non di ingratitudine:
Spirto gentil non vive senza amore :
Chi più è excelso mostra più valore
El tuo favor (alias viso) a me è beatitudine
Com può tu tenirme in solitudine?
Che l'uno e l'altro fa non poco errore:
Amore e fortuna inseme contrasta
Speranza d'altro canto me pontella
Niuna cosa trovo che mi basta.
Nacque in tal fato e sotto di tal stella
Servarte la mente pudica e casta
E scaldarme al foco di tua facella
Forte Vulcan martella
Intendi mo se sciai il mio latino
Ogniun segue sua stella e suo destino.
Con l'ardente core me raccomando al mio Magnifico Zoanni il
quale dissidro et bramo vederlo. Item, al mio Hev.'"" Messer Francesco
Fortunato Piovano de Cassina il quale voria vedere ad minus Car
dinale : et ita dii faxint et fortunent. Et omnes iterum bene valete.
Idem Servitor
Gabriel Piccolus.
518 DOCUMENTO 1296-1300.
1296. Galeazzo Riario a Caterina. — Eaccomanda sè e i fratelli alla
madre. — Proteste di affezione e di obbedienza. — 21 luglio
1507, da Caprarola.
[Firenze, Àrch. di Stato, Med. a. Pr. t. 78, n. 2*1.]
1297. Ottaviano vescovo di Viterbo a F. Fortunati piovano di Ca
scina. — Gli chiede panni per vestiario, etc. — € hora se
« volete fare la pace con me, fate che io habia una pezza
« di Zambellotto pagonazzo.,.. 82 Braza de saja milanese per
t farme uno mantello et uno Gabano. » — 27 luglio 1507, da
Caprarola. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 70, n. 248.)
1298. Gio. Batta. Catana al cai: Della Volpe. — Tratta di un matrimo
nio con una figliuola di madonna Alessandra Acciajuoli che
il Catano propone al Della Volpe in moglie. — 25 luglio 1507,
S. Quirico. IFirenze, Arch. di Stato.]
1299. Il piovano di Cascina a Giovanni Fortunati suo fratello. —
Interessi privati. « ....Spendi poco che ti certifico che si pre-
« paran tempi più crudeli russino mai, et tanta gente ne viene
« a la volta de Italia che non so dove ci possiamo trarre da
« pascerli, etc. » — È nominata Caterina. — 28 luglio 1507, da
Firenze. [Firenze, Aron, di Stato ]
1300. Boccino da Cremona 1 a F. Fortunati piovano di Cascina. —
È disperato in orrido carcere postovi, a quanto sembra, da Ca
terina. — Supplica esser liberato. — luglio 1507 (?)
[Firenze, Arch. di Stato.]
Pregove per l'amor de Dio che voi siate contento di volermi
chavare de questo inferno dove ne sono mezo amorbato fra la puza
grande et le polici et pedochi et il chaldo grande, pensate come io
me trovo, che un' ora me pare mille di usire , e tuta note non ho
mai dormito per aspectare questa benedeta ora che ne sia fora; che
Dio ne guarda a' chani non che alle persone del mondo de tal cosa.
Si che vi priego per l'amor de Dio, per l' amor di Dio (sic) che per
1 Iu altri documenti un Baccino è ricordato come ravallnro o corriere.
DOCUMENTO 1300-11302. 519
1'aportatore di questa che voi mandiate uno che venga a fare l' offi
cio. Et perchè costoro qui vollono essere pagati, io non (ho) il modo,
et se voi non lavessi anchora voi il modo, toliate tutte quelle chose
che ho innel forciere et vedetelle (sic) che non mi churo a rima
nere in chamisa per usire di quà. Non altro per ora; aracomandatemi ala Signoria de Madonna per mille volte et ditele che sarò più
savio un' altra volta, et a voi marachomando per mille volte. Data
in nel Bargello die.... Lulio 1507V II vro Ser."
Baccino da Cremona malcontento.
1301. Gabriele Piccoli a Caterina. — Notizie politiche. — Sua povertà.
— Chiede di poter andare per sostituto potestà a S. Secondo
presso Trotto e Bianca Rossi figlia della contessa. — 8 ....(?)....
1507, da Faenza. [Firenze, Arch. di Stato.]
1302. Ottaviano Riario a Caterina. — Affari. — Cerca danari « per-
« chè V. S. sa in quanta estrema necessità me trovo, speran-
« do che de quanto me bisogna V. S. me sovenga del suo non
t solum del mio si che suplico ad quella me voglia adiutare. »
— Non avendo modo di mandargli 50 ducati « saltem man-
« dimi una peza di Ciammellotto pagonaza larga de la quale
« possa fare una guarnazza che venendo la S. de. N. S. fora
« come si dice, possa comparire adpresso li altri prelati si
« che V. S. non me manchi che non havendo del mio bisogne-
« ria me desse del suo et quella gli piacia pensare per lo mio
« honore sapendo la mia necessità et besogno.... » Chiede la
sua corniola (cioè il sigillo) « et el libro da canto et mandatelo
« subito La S." V.' si faccia dare da Ser Bartolomeo de
« Rossi la Bolla del mio chiercato et mandatelo con queste
« altre cose. La S. V. sa quello che io li ho mandato a dire
« per frate Domenico del fatto del Cappello (da Cardinale)
« et dipoi scritto: hora per questa mia la prego di novo la
* voglia fare el possibile che io sia servito del desiderio mio.
« La prego, se mai l'ama de fare servitio, la me voglia fare
« quello che io li scrivo e scrivere spesso delle nove della
« Magna (di Alemagna ') perchè M. S. Remo nostro me do-
« manda spesso: bene, domine episcope, madonna ve scrive
« niente de le cose de li todeschi? — et non so che me dire
Caterina era cognata di Massimiliano imperatore e sorella di Bianca Imperatrice.
520 DOCUMENTO 1302-11307.
« e sto lì come una bestia etc. > — 12 agosto 1507 da
Bagn
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n. 175.)
1303. Tomaso Riario a Caterina. — Le manda un porchetto selva
tico ed un capriolo. — Ha commesso per lei limoni confetti in
zucchero. — 12 agosto 1507, Rassignano.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n.'m.]
1304. Galeazzo Riario a Caterina. — Ebbe lettere di sua mano che
lo consolarono assai. — « Non ho voluto al presente mettermi t in via benché ogni minima paroluzza de V. Ex. me po
c mandare da Eoma a Jerusalem. » — Credendo meglio il re
stare, le manda un tal Giovanni fidatissimo, « che se pur bi-
« sogna che venghi, V. S. lo spazi subito clie monterò in
« uno tracto, ben secreto più che potrò et me ne verrò vo-
« landò, etc. » — Indugia la venuta pel meglio de' loro maneggi,
« pur sono per lassar a un tracto ognuno et fare il parer
« suo.... > — Le raccomanda le cose di Ottaviano vescovo di
Viterbo * benché scio non bisogna, etc. » — 15 agosto 1507, da
Bologna. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 126, n. 176.]
1305. Ignoto a Caterina. — Le dà novelle della madre Lucrezia Landriani. — 17 agosto 1507.
(Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. 1. 126, n. 177.]
1306. Gabriele Piccoli a Caterina. — Minuto ragguaglio dei fatti
e delle voci che correvano sulle cose d'Italia e specialmente
di Lombardia e di Romagna. — « ....In Imola stanno di mala- c voglia, a Forlì il simile, et ogni di se li fa de le novitate
« con tristi cose. » — 28 agosto 1507.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. Cari. Prie. I. 125, c. 181.]
1307. Ottaviano Riario a Caterina sua madre. — Vuole che gli faccia
avere il cappello da cardinale, ovvero il suo Stato. — 29 ago
sto 1607. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., 1. 125, n. 182.]
DOCUMENTO 1308-1812. 521
1308. Ottaviano a Caterina. — Vuole il cappello rosso. — Particolari
su cose domestiche. — 29 agosto 1507.
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pi:, f. 125, n. 183.]
1309. Cesare Riario al piovano di Cascina. — Assicuri Caterina sua
madre che non le scrisse perchè non ricevette lettere da lei, etc.
— 12 settembre 1507. [Firenze, Arcli. di Stato, Med. a. Pr.]
1310. Antenore Giovannetti a Caterina. — Le chiede un diamante ed
un rubino da donare alla novella sua sposa, e le commette to
vaglie larghe da tavola. — 6 settembre 1507.
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a. l'i:, f. 125, n. 184.]
1311. Gabriele Piccoli a Caterina. — Notizie politiche. — Chiede con
siglio se deve andare a cercar fortuna. — Vuole i?i ogni caso
lettere di Caterina « con grandissimo favore et che sieno tanto
« caldo che le scotte. > — E mollo povero e carico di famiglia
« non posso vivere de Spirito Sancto, et ho la famìa ale spalle,
« non tanto povera, ma mendica : qui non posso guadagnare
« un soldo. Questi Viniciani voleno tutti li emolumenti et c grassi per sè, etc. » — 8 settembre 1507, da Faenza.
IFirenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., f. 126, n. 185.]
1312. Vincenzo da Monferrà beccaio in Sassuolo. — Propone a Ca
terina un precettore pel suo figliuolo Giovanili de'Medici. —
21 settembre 1507.[Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., 1. 125, n. 188.]
Magnifica et 111." Signora mia poi la debita recomendatione. Es
sendo io servitore fidelissimo de V. IH."" S. et amandola singularmente sono constrecto anchor che non volesse sempre cercare et
fare con effecto cose, le quali possa comprendere possero essere utile
et honore di quella. Pertanto 111. et honoranda madonna mia m'è
parso dare aviso a V. S. de quel che credo 1' hara diarissimo. Se
non erro me pare havere inteso che V. 111.™° S. desidera havere
un homo da bene per governo et instructione d' un suo figliolino
et del condam (quondam) Mag. Ioanni de Medici suo marito, me per
suado haverglinne trovato uno al suo proposito. Glie accapitato qui
in Saxolo un homo de età de circa trenctacinque anni , homo de
bella presentia et molto ben vestito, tale che solo a vederlo se po
522 DOCUMENTO 1312.
facilmente comprendere essere de gentile sangue nato et da tenere
più presto lui famigli che de star con altri. Ma li descasi del mondo
sono spesse volte cause de molte cose. Costui è parente del pode
stà nostro de Saxolo et in questo modo io l'ho conosciuto et sa
puta la sua intentione perchè l' altro hieri el predicto podestà me
mandò a chiamare et me disse : io intendo che già fusti Mastro
Vincentio alli servitij de la Ill."* Madonna d' Imola , io ho questo
mio parente, al quale per un certo suo infortunio gli è stato ne
cessario se sequestri alquanto da la sua patria. Tu vedi la qualità
sua se demonstra esser nato de vile casa si o no, me è stato dicto
che la prelibata Madonna cerca un homo da bene per suo figliuolo,
se te paresse che questo tal mio parente fusse al proposito, haria
charo notificassi a sua Signoria el tuo parere scrivendoli una licterina. Gli resposi che volentieri el farria per compiacerlo come me
rita. Et cosi accadendomi per chi mandare la lictera, ho scripto a
V. Ill.'" S. pregandola voglia acceptare costui perchè so che V. S.
me ne restara obbligatissima. Quanto posso comprendere dal suo
gentile aspecto demonstra essere homo accostumatissimo et nato et
allevato in alto luoco. De la sua doctrina ne rendo testimonio per
el dir d' altri. Ho inteso da più et più persone da bene che glie
doctissimo. Ve exhorto insumma Madonna a .toglierlo per governa
tore del dicto vostro figliuolo perchè ognihora se ne trovarà più
contenta. Et anchora dirrò questo che se V. Ill."" S. ne havesse
alcuno altro a tale officio el caccie via per toglire questo perchè
credo che non sia simile a questo nè anchora nè porressino trovar
un altro se cercassino tre anni. Io so cio che dico. S. V, Ill."" S. el
volesse veder, scrivame che subito el farrò venir da lej. Omninamente V. S. se degne rescriverme quanto più presto po de tucto el
suo animo accio questo homo da beno non stia suspeso ed acciò
non pare che io l'abbia delleggiato. Non altro al presente se non
che sempre a V. Ill."" S. umilmente me reconmando et ogni di prego
l'altissimo Dio venga tempo che la possa vedere in la sua pristina
altezza. Et che Dio per sua summa clementia presto exaudisca. Saxoli die 21 Septembris 1507. La lictera responsiva a questa facil
mente V. S. porrà mandare qui Saxolo per qualche vecturale Thoscano o che portasse olio o altro perchè questo è el passo de Podena o anchora per uno messo a posta se la desiderasse aver questo
homo da bene e li sui servitij.
De V. Ill."" S.
El fidelissimo servitore
Vincentio de Monferra beccaro in Saxolo.
DOCUMENTO 1313-1314. 523
1313. Ignoto a Caterina. — Affari. — Ricerca di una mula. — No
tizie politiche. — 9 ottobre 1607, da Roma.
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Fr., f. 125, n. 186.]
1314. Ser Bartolomeo Massaconi al piovano di Cascina. — Condi
zioni, trattamento che esige per venire in casa di Caterina co
me maestro di Giovanni (dalle Bande Nere) suo figlio. — 4
decembre 1507. [Firenze, Arch. di Stato.]
Aciochè di oblivione o forse di poco stimare vostre parole non
mi incresciate, dilettissimo Piovano, io vi fo avisato come sono con
tento di venire a insegnare a Giovanni, et essere prontissimo a tutti
e vostri comandi dummodo che io non habbi a lasciare Carlino ,
perchè, quando io credessi havere a farlo, lascerei, non che Giovanni
ma tutti i Medici, tanto è l' amore che porto a lui et a sue strectissime cose : quanto che non sia in suo detrimento sono a vostro co
mando. Questo intendendo come non mi voglio ubrigare a stare in
casa, ma quando mi verrà bene et comodo starò, parendomi, maxime
dandomi la mia camera dove io possi posarmi, et quando avvenis
se bisognassi andare et cavalcare con lui, ero promptissimus et fi
nalmente farò tutti gli altri exercitii che de' fare el vero maestro.
Non pensando però come quelli passati, e quali ho inteso mangiare
co' servi et patire disagio grandissimo della necessità loro : dormirà
in sulle materasse e coi famigli in villa. Se questo credessi havere
a intervenire, o voi havete affare, non sene parli più perchè sono
uso a essere governato come un passerino et patire pochi disagi excepto gli spontanei : orsi che, honorando nostro piovano, voi havete
inteso, ut questo ho facto nisi aliquid postea eveniret ne admiremini. Et volendo tractare el maestro sicut Cesar et alii; ho decto
di sopra. Hoc autem sciente (sic) che mia natura non è nè fu , nè sia
ardita, et però vorrei intendere quale havessi a essere el mio pre
mio et quanto el mese, acciò io di voi, et voi di me in spatio temporis non v'habiate a dolere , et arecandovi alle cose ragionevole
come so è vostra natura et costume, verrò a vostra posta. Non al
tro. liaccomandateci alla Ill."" Madonna et a tutti. Son vostro.
Addi 4 di Dicembre 1507.
Ser Bartolomeo Massaconi
Florentie.
r.24 DOCQMENTO 1315.
1315. Nicolò Serristori a Francesco Fortunati. — Sull'incarico avuto
da Caterina di trovarle un precettore per Giovanni (dalle Bande
Nere). — Feste a Uòmo per le vittorie dei Portoghesi alle Indie.
— 30 dicembre 1507, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 70, n. 28 6.]
Quanto alla commessione mi date, sapete quanta copia è di
furfanti, et perdonate et con grande difficoltà si può l' huomo dirizare
a dire questo è buono ancora, che vi conosca tucte l' altre parte che
voi ricercate, maxime che mi pare che uno tale havendo astare con la
Ex."" di Madonna, ricerchi essere integro , et homo da bene di là da
mediocre; pure non cesso d'andar discorrendo con la fantasia et di già
me ne va uno per la mente, che quanto a quella parte dell'homo da be
ne me ne tengo sicuro, e dell'altre parte quali voi ricercate, alcuna ne
ha abondantemente et qualchun' altra satis. Non è in Roma : aspectolo, che non passerà quattro giorni che ci sarà. Arrivato che sarà
lo tenterò, non scoprendo alcuna cosa, perchè non mi pare a pro
posito di Madonna che questa cosa si facci altrimenti che in uno pezo
et sanza menare la pratica a pricissione (senza tirarla in lungo). Onde
vorrei che più a pieno mi spianassi la voglia di sua Ex." cioè, quello che
epsa vuole che in casa sua ei sia stimato per l'ordinario, cioè, se can
celliere, se Preceptore di giovanni (sic) o se altra cosa, perchè que
sto è il membro principale, cioè per dare un titolo : et così la pro
visione a che S. Signoria si lasserebbe andare. Quando io saprò que
sto andrò più al sicuro, havendo dove io possa dirizare l' occhio.
Et ingegnerommi fare che Madonna sia satisfacta : ancora eh' io
reputi tal cosa non molto facile, per essere glhomini quelli che voi
cognoscete meglio di me. Si chè rescrivete, et interim io cercherò
et terrò in pratica generale sanza nominare persona
Et rescrivendo non vi dimenticate dirmi di nuovo. — Qui ci è de
Todeschi quello havete voi. Et che di nuovo e' Portoghesi sono arri
vati in Traprobana, che hoggi, dicono, si chiama Zeilon, et facto bat
taglia con certa armata in quei mari, et sopra ciò el Re ha scripto
al Papa, et per tale Battaglia si sono facte processione, et el Ca
stello ha sbombardato, et al parer mio molto leggiermente , che
da lettera del Re è una scempia cosa, la copia della quale vi man
derei se mi paressi cosi per darvi piacere. Dipoi so che ne è venuta
molte copie costà, et però farò sanza pigliare tal noia sanza propo
sito. Iterum vale. Rome die xxx Decembris 1507.
Vester
NlCOLAUS DB SeRRISTOKIS.
DOCUMENTO 1316-1320. 525
1216. Ottaviano Mario vescovo di Viterbo a Caterina (cito). — Gli trovi
un buon vicario. — Condizioni e paga. — « quando fosse homo
« virile et docto in U. J. (utroque jure) faria qui capo d'oro per-
» chè non c'è homo licterato in iure et che advochi se non
« uno el quale è questo vicario che ho adesso. » — Cerchi un
altro « adciò ch'io non stia in tanta servitù come io sto con
« questo chel pare non sia altro homo al mondo che lui, etc. »
— 16 gennaio 1508, da Viterbo. IFlrenze, Arch. di Stato.l
1317. Bianca de' Rossi a Caterina sua madre. — La ringrazia per le
carezze che da nonna affettuosa ha fatte a Pietromaria suo ni
potino. — 17 gennaio 1508.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 125, c. 212.]
1318. Fr. Domenico Campano a Caterina. — Grandi lamenti per certo
scorno patito * Ceterum madona debe penssar la S. V. in che
« termino rimane l'honor mio; in omni locho me fate restar
« scornato e ad ognuno me bisogna andare cum la berreta in
« mano e essere obligato a honi (ogni) persona e in oni cossa
« restar cum il volto biancho et el sangue smarito.... » — Al
lude a pettegolezzi. — 23 gennaio 1508.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. TV. t. 125, n. 118.]
1319. Bianca de' Rossi a Caterina sua madre. — Spedisce un messo a
Firenze per le nuove della salute « del mio Pietro Maria »
insieme con le sue « che aspecto ad vota insieme col magnifico
« Zuane mio fratello , etc. » — 3 febbraio 1508, da S. Secondo.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 125, n. 260.]
1320. Ottaviano Riario a Caterina. — Scongiura la madre di rispon
dere alle sue lettere specialmente sul fatto « di Benedecto de li....
« el quale ogne dì me importuna et menacia de excomuniche,
« volere fare et dire la S. V. me perdoni che la necessità ut
« dicitur non ha legge, etc. » — Bagnarola, 10 febbraio 1508.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n. 221.1
52fi DOCUMENTO 1321-1323.
1321. Ottaviano Riario a Caterina. — È pieno d'affanni. — Chiede
risposta ed aiuti. — 23 febbraio 1508, da Bologna.
[Firenze, Arch. di Stato, Meri. a. Pr., t. 78, n. 234.]
1322. Galeazzo Riario a Caterina. — Ha saputo che essa si è doluta
di non aver lettere di lui nè di Ottaviano. — Si scusa di non
averle scritto e ne spiega il perché. — « Per Zuanne mio fami- « gliare, et suo li feci intendere chT io non li scriverla molto,
« et maxime di cosa importasse per essere li tempi come sono
c etc. et confidandomi in la prudentia sua. » Pure talora le
scrisse « se le lettere non sono capitate, io non scio che me dire,
€ sicché quella sia certissima ch'io non sono per scordarmi
c d' epsa , nè la tengo se non per honorevolissima madre et
« patrona , et spero de quella recevere grandissimo honore
c et utile et fine oplimo, poiché de quella ho havuto il primo
c principio di havermi facto, et sempre col core sono dove
« essa. Et se non li ho scripto è stato per quello di sopra li
t dico : pur per lo advenire li scriverò di bona voglia et non
< dirò de le cose, etc, et de core me li recomando, pregandola
« non si pigli all'anno nè pensi mal di me mai, che io non li son
« se non per darli tutti li contenti et alegrezze che mi sarà
« possibile. » — 3 marzo 1508 da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Meri, a Pr., t. 125, n. 232.]
1323. Ottaviano Riario a Caterina. — Supplica perchè la madre lo
soccorra nelle sue necessità, gli trovi un vicario pel vescovato,
gli procuri dall'imperatore il cappello da cardinale e l'aiuti
per una sua figlia naturale. — 8 marzo 1508.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n. 225.]
111." Dna D. Mater mea honoranda Salutem.
Io ho receputo una de V. S. et certamente me doglio assai che le
mie lectere siano andate male, perchè ve prometto da real figliolo
che ve ho scritto almanco 25 lettere se non più, et resposto a tutte
le vostre; ma certamente credo che la S. V. me uccelli , et credo
che quella lo faci per prolongare questi dinari più che la può: ma
se la S. V. sapesse in quanto tormento io sto, la me haveria compas
sione, perchè costui è bestiale come sapete, che fa del no , si, et del
si, nò; et più cè che lè tanto al bisogno che non se potria dire:
immo lè desfacto per questo suo piato. Et sappia quella che già ho
pagati 100 Ducati che li ho tolti in presto: siche, Madonna mia
cara, ve prego per l'amor de Dio che me cavate di tanto affanno.
DOCUMENTO 1323-1325. 527
adciò che costia (sic) non me fatia qualche vergogna, et maxime in
patria mea, perchè queste cose se extimano qua assai : Apresso del
facto di colui che vole venire per vichario nostro, prego V. S. me
ne trovi uno che sia valenthomo et che sia da bene ; et el salario se
sole dare quà è questo ; sei vole le spese lui et el famiglio, gli darò
20 ducati di Carlini et 8 Carlini et el terzo de la bancha el terzo
de li malifitii : et se non vole le spese, gli darò 60 ducati, et pure
el terzo di le cose predicte. Sichè , Madonna mia cara , ve prego
per l'amor me portate me ne vogliate trovare uno como ho dicto.
Me piace che Io. Baptista ve habia date tucte le mie scripture; me
tile (sic) tutte in uno forciero, excepto quello libro grande di canto
dove è scritto tutte le cose de la Settimana Santa che ha pure Io.
Baptista, et mandatimelo subito per studiare innanzi ch'el venga el
tempo, et non mancate di tutte le sopraditti cose per quanto amore
me havete mai portato: et recordative de mi al tempo quando l'amicho ' sera in Italia, che se le possibile habiamo quella cosa rossa,-
chè serà più vostra che mia : o vogliate o non vogliate : et se voi
non me volite mo, io voglio voi io, a despetto vostro: et dove po
trò mai mancharò del debito mio di bono figliolo. Della Cornelia (sic)
mia ; non la posso fare per mancho de 25 ducati per Breve, ma me
è stato promesso che io serò servito per mancho d'assai. Sichè la
farò quanto più presto potrò per certi officii facti novamente : et
la S. V. ne stia sopra de me che la servirò in ogni modo, et a quella
mille volte me racomando insieme con el Magn." Io. Fratello Car.""
et quello sordone del Piovano: que felix valeat.
Balnearie die 9 martii 1508.
Humilis Filius
OOTAVIAN. Sl'ORTIA DE RlARIO
Electus Viterbiensis.
1324. Anna Hebrea a Catenna. — Le manda lisci per il viso, aven
dole essa fatto dimandare tutti quelli che ha, e descrive il modo
di usarne. — 15 marzo 1508, da Roma.
[Firenze, Aron, di Stato. Med. a. Pr., t. 125, n. 228.]
1325. Ottaviano Riario a Caterina. — Le manda messer Antonio da
1 Cioè l'Imperatore Massimiliano. * Il cappello da cardinale. 3 Fare fosse sua figlia naturale.
DOCUMENTO 1325-1881.
Melozzo. — Prega la madre a credergli come a lui stesso. —
23 marzo 1508, Balneariae.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 105, d. 229.]
1326. Galeazzo Riario a Caterina. — Affari privati. — Raccomanda
alla madre Giulia figlia sua e di Maria della Rovere. — 26
marzo 1508, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n. 231. |
1327. Lettera a Caterina di un suo antico soldato prigioniero a Fi
renze. — 5 aprile 1508.
[Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. Pi:, f. 125, n. 234.]
1328. Antonio di L.° Vaini fattore al Trebbio a Francesco Fortu
nati piovano di Cascina. — Avverta la eccellenza dì viadonna
che non ha potuto trovare « l'ocho mastio e l'anitro » che e.tsa
desiderava. — 6 aprile 1508.
[Firenze, Arch. di Stato, Me<ì. a. Pr.]
1329. F. Soderini card, volterrano a Caterina. — Sopra affari che
non dichiara. — « Crediamo che saviamente habbiate confor-
« tato quello amico a patientia et che se per ora non si vede il
« frutto che la fa, si vedrà in tempo che se iudicarà sia stata
« bona opera, etc. » — 8 aprile 1508, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 125, c. 235.]
1330. Nicolò de' Serristori a F. Fortunati piovano, ecc. — Parla d'una
tetterà che vuole pel card, de'Medici. — Gli duole di non aver
potuto finora servire Caterina ne' suoi affari, parendogli si possa
credere che egli l'abbia ingannata. — 15 aprile 1508, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
1331. Caterina al cardinale Soderini. — Risponde sopra affari e quistioni private. — 15 aprile 1508.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., 126, n. 240.J
Dio voglia che cosi sia corno la vostra Revma Sig.1" crede et
spera, che io per me , per quello che io intendo, noi credo : Immo
DOCUMENTO 1331-1332. 529
atteso in verità la natura de una parte, iudico quasi impossibile, lo
assectarla, non che in se et fora di se posarla tutta, corno essa mi
dicie, et non ci so vedere meglio che tagliarla subito ad ciò non
marcischa el tutto, et el modo me pare sia dare tutta la casa ad
colui, poiché questa casa è quella che fa ogni male, et ad Jh
.... darne un'altra; perchè quando bene si dividesse per metà, non
vegho rilevassi altro che la divisione totalmente del l'una et l'altra
parte, et una inimicitia mortale et uno odio da non si spegnere in
eternum. Et crederrei senza dubio alcuno che ogni volta ch'io diciessi allo amico lassù, dite ad Jho che voi li havete trovato
una casa, et che lasci quella agli altri, perchè cosi indicate meglio
età, che Jho lo facessi, ancora che li paressi duro, et potrebbeseli dare la casa nuova d'Agostino Biliotti, in sul Canto de Biliotti
in via Maggio, che è una bella e buona casa et puossi havere in
compera di presente per uno pezzo di pane; ma noi farei senza el
volere et commissione di quella, perchè so che l'animo di vostra
Revma Signoria è li rimanga come sarebbe ragionevole: e poi, se
io mi ricordo bene, quando Jh volse comperare la casa di Bono
gli fu detto che nolla comperassi per nulla, perchè harebbe quella
dove habitava , et l'altra parte in quello tempo mostrò de consen
tirlo: però vostra Jlevma Signoria, parendogli, me ne dica l'animo
suo ad ciò provi se io posso fare qualche bene : che le do la fede
mia, che la cosa in questi tempi me preme assai, et per la servitù
ho con V. Eevma S.* et honore et pacie de tutta la casa, non posso
fare non ci pensi parendomi di momento grande, et altra via non
ci so vedere che non sia tutto foco et fiamma per la obstinatione
in che vegho colui di volere tutta questa casa, al quale se non si
satisfa totalmente, questo foco fia inextinguibile : et questo vostra
Revma Sig. tenga per cosa certissima, che se viviamo qualche poco
l'accerto confessarà che habbia hauto bono ochio. So che quella mi
può dire che entro troppo in là : prego V. Eevma Sig." mi perdoni
et incolpine la natura mia, quale è così facta inverso di chi io amo
de core, come fo quella et tutta casa sua , a la quale humilmente
me offero et recomando.
Ad Castello die xv aprilis 1508.
E. V. Rev.ma D. Hum. Ser. et figlia
Caterina Sfortia
manu propria.
1332. Bianca de'Rossi a Caterina sua madre. — « Prego V. S. me
« voglia far fare due fiashi d'acqua de pigne et io manderò
« per Cechino una soma delle nostre fructe de qua, et quello
i?
530 DOCUMENTO 1332-1835.
c per lo Viturale me li potrà mandare. Ancora la prego volere
« fare imparare {cioè istruire) Pietro Maria (suo figlio che stava
t presso Caterina sua nonna) perchè oramai l'è tempo. » —
23 aprile 1508, da S. Secondo.
(Firenze, Arob. di Stato, lied. a. Pr., t. 125, n. 243.]
1333. Domenico Campano frate predicatore al piovano Fortunati
« nel palazo de Medeci in Casa de la Ex.* di Madona di Imola. »
— Monsignore Gisperto lo aveva accolto bene per amore di Ca
terina ed aveva dimandato affettuosamente di Giovanni, se era
cresciuto ecc., come se fosse suo figliuolo. — 24 aprile 1508,
da Roma. [Firenze, Arcta. di Stato, Med. a. Pr.]
1334. Tomaso Soderini a Caterina. — Le chiede il pagamento di 200ducati dovuti da Caterina e ritenuti per opera di un Luca da Pon
zano specialmente perchè il non pagare le fa danno e disonore.
— « So benissimo a quella non manca denari.... altra volta
« potrei mettermi a saccomanno benché, ringratiato Dio, io
« so che quella potrà servire me nè che li bisogni più accat-
« tare. Et a quella mi raccomando scusandomi se son troppo
« importuno. » — 9 maggio 1508. [Firenze, Arch. di Stato.]
1335. Antonio Baldra a Caterina. — Novità di quel tempo, e spe
cialmente de' Veneziani. — Di Castello, 29 maggio 1508.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pi:, Cari. Prir. t. 125.]
Habiandome scripto el M.° M. Antonio Melozo che io debia man
dare una nota de tutte le nove ho: per le lettere receute heri et
ogi da diuersi loci et persone : Ho summariamente recolto quanto
vedarà qui de sotto senza esprimere altrimente li nomi de chi scrive.
Cosi sia contenta la Ex. V. de lacchii (?).
La Cesarea M." ha fatto tagliare el capo al castellano de Goritia ha fatto prisone el fiolo del conte Palatino Verzio : et tenelo in
le forcie sue, perche ipso menava certo tractato contra la persona
de la Ces. M." a instantia de Re di Franza. Pare non habia facto
fare processi et mandati a M. S. et al Re de Inghilterra : et il tutto
e passato de consentimento de li Baroni quali sonno in grandissima
Unione cum S. M." Le gente de Venetiani erano andate per accam
parsi a un Castello vicino à Trento et già il campo era in cum
l'artilaria et passato Lathesi, comparseno suso li confini alimprovisa
DOCUMENTO 1335-1337. 531
14." Tedeschi, di che tutti se sono maravigliati , et per questo el
campo de Venetiani se retiro adreto:
Sonno comenzate a comparire nel Friuli Brigate assai de lo Im
peratore. Per certo se tiene li Svizzeri tutti essere ala voglia dela Cesarea M.i* Non se dubita, anzi se mette per certo la venuta delo
Imperatore omnipotentissimo. Covano Venetiani de Trieste, tutti li
nomini Triestini che sonno de conto.
Venetiani hanno novamente mandato uno Ambasciatore a lo Im
peratore che se chiama M. Zacharia Contarino : Praticha et graffi :
de accordo lo Imperatore et Venetiani, et li Rectori de Ravenna
lo dicono quasi per cosa facta: el Papa ne fa il Diavolo, et non voria che la cosa succedesse. Staremo a vedere quello seguira.
Ricordo alla Ecc."' la cosa de M. Ludovico Thomasolo, et prego
procuri per ogni via possibile venga servito. Doman veniro a quella
ala quale me ric." Castelli die 29 Maij 1508. Servulus
Antonius Baldra.
1336. Suor Domicella e Stior Elena del convento di S. Maria di
Ripa a Caterina. — Dopo la partenza della contessa, private
delle sue visite e de' suoi amorevoli aiuti sono cadute in gran
dissima povertà e disagio. — Descrivono le loro sofferenze ed
implorano aiuto. « ....Nui semo quelle semo rimase bisognose
« de Vostra signoria et potemo dire che semo private de omni
« nostro bene patimo grandissimi sinestri et necessitate e tutte quante, et precipue de poterce vestire perchè non c' è
« el modo nè per nui nè per le altre. Anchora stemo cum le
« toniche che ce fece vostra Signoria et andemo senza pel-
« licce come nostra usanza. El monastero non è altramente
« facto come quando V. S. li veniva per el che patimo
« grandissimo fredo nel tempo de lo inverno, etc. » — 8 giu
gno 1508, da Forlì.
[Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, u. 253.]
1337. Antonio Baldraccani a Caterina che ha un piede malato. —
Faccende domestiche. — Le propone V acquisto di un cavallo
per il suo piccolo Giovanni. — 18 giugno 1608.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 125.]
Carlo manda quella scioppa (sic) et prega V. Ex."" la facia vendere
o baratare et cum qualche giunta compararli o uno gabano o una
Cappa alla Franciosa como raxonai heri cum quella, a la quale se
rimette et ricomanda, desideraria haverla a questa festa de S. Io
532
anni. De Ioanni V. Ex."* non se pigli affanno, ma attenda a guarire
del pede.
Ho scripto ad Anthenore la alligata per li dinari de la Cia Dominica. V. Ex."" la poterà sottoscrivere si sta a suo modo et sigil lare. Le altre al nostro Melozo V. Ex.u* se degni mandarle cum
quelle di Mon.' nostro de Viterbio lassate in mano del Piovano.
La Ex.1'* V. dica al Piovano che Carlo attende cum diligentia a
li soi ucelli : ma che dubita che quelli sonno serrati in la capsa non
patiscano per il caldo et per la puza è in decta capsa.
Quelli mei parenti de Brasichella hanno menato dui cavalli de
precio a vendere a Fiorenze : non adverti de dirlo a V. Ex."* Si
quella havesse animo volerne uno per Ioanni si fossino al proposito me disseno che ne torriano tanti drappi de seta M.ro Andrea debite
t'errare hogi li Cavalli, me recomando a la Ex."" V. que feliciter valeat.
Castelli die 17 junii 1508.
Servulus
Antosius Balduacanus.
1338. Ottaviano Riaria al piovano Fortunati. — Gli ottenga dalla
madre, il nudo che gli promise di prestargli e 10 ducati. —
Chiede perchè essi Steno sbanditi da Firenze. — Cosi non pos
sono stare. — 19 giugno 1508, Castello.
[Firenze, Arch. di Stato.]
1339. Jlarione Pirzioal piovano Fortunati. — Non gli è capitata per
sona soddisfacente da spedire a Firenze per le cose di Madonna
« di cui mi pretendo servitore. » — 5 agosto 1508, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato.]
1340. Già. Batta Guasconi al piovano Fortunati. — Sopra faccende
di Caterina. — 14 ottobre 1508, Firenze.
[Firenze, Arch. di Stato.]
1341. Fr. Domenico Campano a Caterina. — Stia pronta per gli av
venimenti, aspettando i cenni dell'imperatore suo cognato. —
Usi prudenza nello scrivere. — Senta data, 1508?
[Firenze, Arch. di Stato, Aferi. a. Pr., t. 125, n. 213.]
DOCUMENTO I342-1314.
1342. Tomaso da Fonna a Caterina. — È in estrema necessità. —
Supplica di soccorrerlo. — Senza data, 1508 ?
(Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n. 208.]
1343. Il Fortunati a Caterina. — « ....Non tema che Dio la aiuterà e ....et lasci fare a me che questo putto mi move a fare quello
« non posso immaginare, solo per l'amore di quelle benedecte
« ossa che vi amavano tanto. Tengha per fermo che io non mi
« ricordo d'offesa o scorno che mi sia suto volerlo fare nè da
« vostra Ex." nè da altri e che io li sono servitore de core »
— Senza data. — 1508?
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Fr., f. 125, n. 209.]
1344. Antonio di Lodovico Vaiai fattore al Trebbio al piovano di Ca
scina F. Fortunati. — Sue speranze in Giovantii de'Medici fan
ciullo. — Migliora i poderi lasciatigli dalla madre. — 14 gen
naio 1509 (1510 stile conune).
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr.]
Io ho hauto piacere quanto mi dite di Giovanni che voglia es
sere buono, ch'el magiore contento ch'io possa havere è di sentirne
dire bene, che sia il primo giovane di Fiorenza, chome egli è, e
che sia stimato : che quanta speranza io ho in questo mondo è nel
piovano e in Giovanni de Medici, e imprometovi che io n'ho bisogno
anchora io che voi viviate da pregarne Idio ad ogni hora, e cosi Gio
vanni perchè io l'ho veduto a questi di che Gioanni ha pochi huomini
che gli vogliono bene chome el piovano, e chome Ser Antonio: di
quello pocho cho io posso, pure se io escho questo tracto di questo
pelago, e che si saldi uno tracto questi conti, io mostrerò chi è Ser
Antonio, e chosi non mi arò da vergogniare che le cose di Giovanni
io non sia per farle usfrutarle e aconciarle per modo che , se noi
andiamo per vita, che Giovanni non mi abia a volere bene quanto
huomo : e anchora ch' el Piovano s'abia a vergogniare de facti mia
io ho disposto se noi andiamo per vita, che voi vegiate aconcio que
sti poderi che sarà una Signoria a vedergli e magiore rendita asai :
ma e bisognia che voi m'aiutate anchora voi, e lasciate combattere
a me con questi sassi, che io vi promecto che io gli fo andare a
stare altrove. El magiore contento che io potessi avere sarebbe che
Giovanni fussi in età che conosciesi le chose sua chome le stanno
et chome io gniene choncio acio che o conosciesi chi gli vole bene.
Pure io ho speranza che lo conoscierà. Io ho chominciato tre di fa
a raguagliare el giornale e levomi hogni mattina innanzi di 2 o 3
534 DOCUMENTO 1344-1345.
ore a raguagliare, el dì vò al merchato e a fare le mia faccende che
mi ocorono, e se altro non mi acade, frà 15 dì io lo voglio avere
spaciato se mi compariscie come io o facto questi di, che credo mi
comparirà più asai, tra che io novoglia (sic) e parmi mille anni d'uscir
ne di questa cosa per potere perdere un pocho di tempo con questi la
voratori a fare asetare le cose a mio proposito Xsto vi guardi :
Adi 14 di Giennaio 1509 (1510 stile comune).
Ant." di L." Vaini al Trebbio. '
1345. Antonio di L.° Vaini fattore al Trebbio al piovano Fortunati
a Castello. — È maravigliato di alcune scapataggini di Gio
vanni dei Medici (dalle Bande Nere). — 20 gennaio 1509 (stile
comune 1510). [Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr.]
Io ho inteso quanto mi scrivete....
....Io ho inteso di Rubino, come e fu giunto quasù e disse mille
mali a questi contadini per modo che mi ritornò agli orecchi che vera
mente mi a facto venire la stiumia (cioè la schiuma) a la bocha a udire
le cose che gli a dette di Giovanni, che non vole legiere nè fare bene
nessuno e che none atende se none a fare baie; e che fora lo menò
una sera in Bordello, e che Giovanni chominciò a trarre de sassi,
e che gli usci fora uno rufiano e volle dare a Giovanni, e che gli
fu dicto, hoimè non fare che gliè Giovanni de Medici, e che lui lo
lasciò e che M. Lucretia aveva mandato per el Fora.... e acomiatatolo
che non fussi tanto ardito che gli entrassi in casa, e cosi Bonganni,
e che non voleva simile compagnia che loro erano tropi grandi a
usare con Giovanni, e tutte queste belle cose, sichè pensate chome
io ho auto a grado queste cose che non lo posso patire di vedere:
e che Giov. Battista gli voleva far fare uno saione e uno giubone
e uno paio di Calze e non le ha volute, che non voleva stare con
Giovanni, e che non gli darebe el quore di regiere chon esso. Io
harei caro che voi mi avisassi le chose che egli ha decte costagiù
particularmente e che io sapessi come io mo (mi ho) a governare. Io
none arei mai stimato che gli avessi auto si franca lingua a uno
pezo Adi 20 di Giennaio 1509 (stile comune 1510).
Aut." di L." Vaini al Trebbio.
1 Era fattore al Trebbio, castello in mezzo a vaste possessioni di Casa Medici nel Mugello, presso San Piero a Steve.
DOCUMENTO 1346-1349. 535
1346. Lodovico Aìbertini speziale di Forlì a Caterina. — Le chiede
affettuosamente notìzie della sua salute. — 22 aprile 1509.
Firenze, Arch. di Stato, KM. a. Pr., f. 125, 256,
1347. Antonio di Lodovico Vaini fattore al Trebbio a Francesco For
tunati. — 27 aprile 1509.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
....Priegovi mi diate hogni di aviso di Madonna, perchè chi sta
quassù sta molto di malavoglia in fino a tanto chel vecturale torni
la sera. Adi 27 d'Aprile 1509.
Mandovi St." (staio) 13 di Spelda e St." uno di Veccie.
Ant." di L." Vaini al Trebio.
1348. Luigi Ciocca a Francesco Fortunati. — Lo prega ad inter
cedere perchè Caterina volti ai suoi creditori un débito che
esso ha coi suoi cugini, e cosi faccia che egli sia liberato dalle
prigioni delle Stinche. — Caterina sia certa che avrà in lui
« uno schiavo in catena. » — In Lombardia « col Re di Fran-
« eia o in Alemagna o a Roma o dove la vorà io la servirò
« da valentuomo et con ogni animosità et fede mi rabio
« di dolore ad stare qui in presone et vedere tutta Italia in
« arme. » — 28 aprile 1509, da Firenze.
[Firenze, Arch. di Stato, A/ed. a. Pr., t. 69, n. 88.]
1349. Ottaviano Riario al piovano di Cascina F. Fortunati, da Vi
terbo. — Si duole amaramente di non essere stato avvisato della
malattia di Caterina sua madre. ' — 29 aprile 1509.
[Firenze, Arch. di Stato, lled. a. Pr.]
Ve ringratio grandemente. Hora cognosco el bene et l'amor me
portate : che essendo la S." de Madona mia Matre in su la morte, e
non me avisar subito per uno messo a posta: essendo la cosa de
tanta importantia : non na (ha) già facto cosi M. Tomaso a li soi che ne
mandò uno a posta, e non recusò a spesa alcuna. Ma io, poveretto,
non no (ho) nessuno per me : so abandonato da hogniuno : patientia :
poi che la sorte mia maledetta vole cusl : Io haveva più fede in voi
J si riferisce ad una prima malattia da cui Caterina si era riavuta sopravvivendo poi poco più di un mese. *
ma DOCUMENTO 1349-1354.
che persona fosse do là, dapoi Madonna mia matre : ma ora ne so
remasto molto ingannato : la littera me scriveste de 14 l'ebe (l'ebbi)
alli 21. Sichè intendite el tucto. Per una mia alla Sig." de Madonna
intenderite como ho saputo la malatia sua.
1350. Sebastiano Vescovo al Fortunati piovano di Cascina. — Si
rallegra che tanto egli quanto Caterina sieno guariti. — Poichè
Caterina vuole andare alla madonna di Loreto, egli potrà ac
compagnarla. — 6 maggio 1509, dalla rocca di Caste1...
[Firenze, Arch. di Stato, Meli. o'. Pr.]
1351. Antonio di L.° Vaini fattore al Trébbio al piovano Fortunati. —
Il frate Pietro da Padova ha dètto messa e pregato Dio « per
« la Ex." de Madonna, etc. — Egli « desidera stare a Scan-
« dalona (sic). » — 17 maggio 1509.
[Firenze, Arch. di Stato, Hed. a. Pr.]
1352. Lo stesso allo stesso. — 18 maggio 1059.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 70, n. 341.]
Datemi adviso come la fa la S. de Madonna, e ditegli che io farò
pregare Idio per lei Adi 18 di magio I509.
Ant. di L." Vaini al Trebio.
1353. Antonio di L." Vaini al Trebbio al piovano Fortunati. —
Chiede in fretta e con grande trepidazione novelle della salute
dì Caterina. — 21 maggio 1509.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 70, n. 342.]
1354. Fra Domenico Campano a Caterina. — Allude alla sua con
valescenza. — « Si dice pubblicamente del fatto d'arme dei
« Veneziani che hanno hauto grandissima scossa e rovina e
« se spera che el Chistianissimo Re de Pranza serii, victo-
« rioso.' » — Vigilia dell'Ascensione 1509.
[Firenze, Aroh. di Stato, Med. a. Pr.]
i È la rotta dei Veneziani ad Aguadello, 14 maggio 1509.
DOCUMENTO 1355. 5;!7
1355. Testamento di Caterina Sforza. — 28 maggio 1509.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Fr., Cari. Prlv., t. 99, n. 12.]
Fit fides per me Notarium infrascriptum qualiter in protocollis et
in breviaturis Ser Antonij quondam Ser Petri del Serra Civis, et Notarij pubblici Florentini defuncti, existentibus in Archivio Floren
tino apparet infrascriptum Testamenctum ut infra de verbo ad verbum transcriptum videlicet.
In Dei nomine amen. Anno Domini ab eius salutifera Incarnatione, millesimo quingentesimo nono, Indictione xii. et die xxviii.
Mensis Maij. Actum Florentiae in populo Sancti Laurentij in Domo
habitationis infrasoriptae Testatricis presentibus infrascriptis Testibus ore proprio infrascripte Testatricis vocatis habitis, et rogatis videlicet:
Fratre Augustino quondam Ser Venturini de Brescia Priore in
Ecclesia Sanctae Caterinae de Florentia, ordinis Sancti Hieronimi
de Fesulis.
Fratre Vettorino.
Magistro Iuliano olim Bartholomei Guidonis de Anterigoli, Me
dico habitatore Florentiae.
Magistro Ioanne olim Gabriellis de Malingegnis de Colle, Medico
habitatore Florentiae.
Ioanne Baptista olim Caroli de Guaschonibus, Cive Florentino, populi Sancti Laurentii predicti.
Danthe olim Benedicti de Ghoris cive Florentino populi Sancti
Laurentij pred. et Laurentio olim Ugolini Dominici Vaiario, populi
Sancti Nicolai ultra Arnii de Florentia.
Quoniam nihil est certius morte, nilque incertius hora eius: sa
lubre autem sit homini, dum vita membra tenet et mens regitur de
bonis suis et su'istantia providere et disponere, hinc est quod :
Ill."* Domina Domina Chaterina Sfortia et Comitissa et Domina
Ymolao et Forlivij ad presens habitatrix Florentiae in dicto Populo
Sancti Laurentij : sana per Dei gratiam mente, sensu, et intellectu
licet corpore languens: nolens intestata decedere, sed de bonis suis
et substantia per hoc presens nuncupativum testamentum quod dicitur sine scriptis disponere, et ordinare omni meliori modo quo potuit, et potest, fecit, disposuit et ordinavit de bonis et substantia
suae Ill." Dominae in hunc qui sequitur modum et formam.
Esclude ogni pompa dai suoi funerali.
In primis quidem animam suam omnipotenti Dco Patri et Filio
et Spiritui Sancto et gloriosissimae Matri Mariae Virgini totique ce
lestiali curie Paradisi recomendavit ; corporis vero sui sepultura
538 DOCUMENTO 1355.
quando ex hoc seculo migrati contigerit eligit et esse voluit in Ec
clesia sive Oratorio Monasterij Sancte Mariae delle Murate de Florentia in funere cuius nihil expenditur aut expendi voluit, nec fieri
aliqua pompa sed necessaria tantum.
Legati : 1° alla Fabbrica di S. Maria del Fiore : 2° per la costruzione
delle mura di Firenze.
Item jure legati reliquit et legavit operae Sanctae Mariae del
Fiore, Novae Sacrestiae, et constructione murorum civitatis Florentiae secundum ordinamenta in totum libras tres solidorum parvorum.
Suffragii per l'anima sua.
Item voluit, et disposuit quod celebrentur et dicantur Missae
mille ut vulgariter dicitur messe piane amore Dei, et pro remedio
animae suae ipsius Ill."* Dominae Testatricis in illis Ecclesiis, et
diversis temporibus et eo modo et forma Florentiae tantum, et prout
ordinabitur per venerabilem virum Dominum Franciscum olim Thome de Fortunatis Plebanum Plebis Oascinae dummodo celebrentur
infra duos menses proxime tunc futuros a die mortis ipsius Ill.""
Dominae Testatricis.
Item jure legati ad pias causas amore Dei et pro remedio animae
suae et suorum reliquit et legavit ac voluit et disposuit quod fiat
et fieri debeat quolibet anno in perpetuum unum officium sive anniversale cum missis xxx. submissa voce seu ut vulgariter dicitur
piane, et cum presbiteris, cera et aliis consuetis in similibus officiis
in dicta Ecclesia sive Oratorio Sanctae Mariae delle Murate, et cum
piatantia seu elemosina dictis Monialibus dicti Monasterij consueti
secundum quod videbitur Abbatissae dicti Monasterij pro tempore
existenti, in quibus omnibus expendantur in totum Fior, quatuor
auri larghi in auro pro quolibet incipiendo die obitus ipsius IH.'" Do
minae et sequendo quolibet anno in perpetuum ut supra.
Legato per l'abitazione del priore dell' ordine di S- Girolamo di Fie
sole, nella chiesa di Santa Caterina.
Item similiter et simili modo ad pias causas et amore Dei et pro
remedio animae suae ut supra reliquit et legavit ac voluit et dispo
suit quod in Ecclesia Sanctae Catherinae predictae ordinis Sancti
Hieronimi de Fesulis edificetur et construatur una camera sive cella
dictis Fratribus, et Conventui pro usu et habitatione Prioris pro
tempore existentis dicte Ecclesiae per ini'rascriptum Iohannem ejus
lilium et secundum qualitatem et condecentiam similium Religiosorum et sine pompa. In qua et ejus construtione expendantur per
dictum infrascriptum Iohannem ejus filium id quod sue discrectioni
et seu gubernatorum ejus infrascriptorum videbitur et placuerit.
DOCUMENTO 1355. 539
Legato alla Cornelia sua nipote e figlia naturale di Ottaviano.
Item jure legati reliquit et legavit Corneliae ejus nepoti et filiae
naturali tunc Ill."' Domini Octaviani Filij sui legiptimi et naturalis, hodie vero R.mi Electi Viterbien. Florenos Duomilia auri larghi in
auro quos voluit solvi per infrascriptum Iohannem ejus Filium legiptimum et naturalem, quando dieta Cornelia erit aetatis nubilis,
et pro ea dotanda et viro tradenda et pro dote ipsius Corneliae, et
quos solvi voluit ejus futuro viro, quando viro tradetur ut supra;
et per ipsum ejus virum confidend. et satisdand. jdonee prout moris est civitatis, dummodo et in hoc quod donee sit nubilis aetatis
et nuptui tradetur, interim educatur, et retineatur et educari et retineri voluit et retineatur in dicto Monasterio Monalium Sanctae
Mariae delle Murate prout ad presens est et solvi dictis Monialibus
illud quod, et prout de presenti solvitur, et conventum fuit solvi
dicto Monasterio pro dieta causa. Cum hoc quod si dieta Cornelia
decederet antequam nuberet et viro traderetur ut supra, tunc et eo
casu ad nihilum teneatur dictus Iohannes ejus Filius. Et casu quo
monacaretur, tunc habeat et h abere debeat de dicto legato Florenos
trecentos in auro, et residuum vero remaneat dicto Iohanni.
Legato alla Giulia sua nipote figlia legittima di Galeazzo.
Item similiter et simili modo reliquit et legavit Iuliae eius ne
poti, et filie legiptime et naturali Magnifici Viri Domini Galeazzij
ejusdem Ill.""' D. filij legiptimi et naturalis pro dote sua et pro ea
dotanda et viro tradenda Florenos Mille auri largh. in auro , quos
solvi voluit per dictum Iohannem eius filium legiptimum et naturalem, quando dieta Iulia erit aetatis nubilis et pro ea dotanda, et
viro tradenda, et quos solvi voluit ejus futuro viro, quando viro tra
detur ut supra et per ipsum virum confitenda et satisdanda idonee
prout moris est civitatis, dummodo et cum hoc quod donec sit nu
bilis aetatis et nuptui tradetur, aeducari et retineri voluit, et reti
neatur prout supra dicitur de dieta Cornelia, et solvi, et fieri ut su
pra de ea dictum fuit. Cum hoc quod si dieta Iulia decederet ante
quam nuberet, et viro traderetur ut supra, tunc et eo casu ad nihi
lum teneatur Dominus Iohannes ejus Filius, et casu quo monacaretur,
tunc habeat et habere debeat de dicto legato Florenos trecentos in
auro et non ultra, residuum vero remaneat dicto Iohanni.
La sua biancheria sia divisa tra le sue nipoti Cornelia e Giulia.
Item jure legati reliquit, et legavit prefatis Corneliae et Iuliae ejus
nepotibus predictis ultra predicta cuilibet earum, pro earum et cuiuslibet earum donamentis ex dictis pannis lineis qui de presenti inveniuntur in Forzeriis ipsius Ill."" Domine existentibus clausis in dicto
510 DOCUMENTO 1355.
Monasterio delle Murate illam quantitatem, et illos pannos et mensuras eorum quae discretioni dicti Domini Francisoi et sp.1'" viri Iacobi
et Iohannis de Salviatis simul videbitur. Quos pannos voluit et disposuit stare debere penes dictas Moniales in dicto Monasterio prout ad
presens sunt, usquequo maritabuntur ut supra et quelibet earum maritabitur ut supra singula singulis referendo, et consignari futuris viris
cujuslibet earum eo modo et forma' prout de dote supra dispositum
fuit, neque possint extrahi voi inde haberi modo aliquo ab aliquo
vel ob aliam causam nisi dicto tempore nuptus cujuslibet earum ut
supra, et casu quo aliqua earum decederet antequam nuberet ut su
pra et viro tradita foret, tunc et eo casu possint dispensari et dari
omnes alteri superviventi si eis videretur per dictos Dominum Franciscum et Iacobum simul vel ab eis vel altero eorum in casu decedentie substituendis prout eis ut supra videbitur et placuerit, sive
declarabitur, residuum vero pertinere voluit dicto Iohanni ejus filio,
et casu quo decederent omnes antequam viro traderentur per carnalem copulam intelligendo tunc ea omnia legavit dicto Iohanni ejus
filio et eidem pertineri voluit.
Legati alle sue ancelle.
Item jure legati reliquit et legavit Iohannae Filiae Dominae Ceciliae suae servae existente modo in Monasterio Sancti Luce, et Mo
rette ita vocate serve dicte Ill.'" Domine libras centum quinquaginta
bononiorum pro qualibet earum pro dote dictarum puellarum et pro
eis dotandis, et viro tradendis eo deponendae per dictum Iohannem
ejus filium secuta morte dicte Ill."" Domine Testatricis sub nomino
dictarum puellarum et cujuslibet earum deperse penes mensam montis pietatis de Florentia pro earum, et cujuslibet earum dote et pro
solvendo eas futuris viris cujuslibet earum quando maritabitur (sic) et
non aliter. Volens etiam et mandans dicta Ill."" Domina quod dictae
puelle quam primum poterit mittantur ad domum earum parentum
ibi custodiende et nutrionde donec nuptui tradentur ut supra et isto
interim retineantur in domo dicti Iacobi de Salviatis, cui Iacobo pre
senti predicta exequi deprecavit ; et casu quo aliqua earum vel omnes
decederent ante eventum solutionis dicti legati, tunc predicta quantetas (sic) legata revertatur ad dictum Iohannem.
Legato a favore di Bartolomeo detto Buccino, suo familiare. •
Item jure legati reliquit ^t legavit Bartholommeo alias Bacchio
filio totum illud quod videbitur et placuerit discretioni dicti Ia
cobi presentis cui etiam predicta exequi deprecavit, dummodo deserviat, et deservire debeat dicto Iohanni prout usque modo fecit.
DOCUMENTO 1365. 541
Si liquidino tutti i conti col Fortunati piovano di Cascina.
Item voluit et mandavit dieta 111."" domina Testatrix quod solvatur et solvi debeat ex bonis immobilibus ipsius 111.°' Domine Testatricis existentibus in comitatu Florentiae ad electionem et beneplacitum ipsius domini Francisci seu in contantis dicto Domino Fran
cisco totum illud quod dicto domino Francisco debetur seu deberetur ab ipsa domina illus.™* quacumque de causa et ad hoc ut
sibi: facilius satis fiat de suo credito ut supra, voluit et declaravit
stari debere computo fiendo de predictis per dictum Iacobum de
Salviatis cum dicto plebano, quae Iacobum presentem deprecata est
quod revideat computum predictum et in saldo ponat ad eo quod
sibi satisfactum sit de predictis et de omni et toto eo quod modo
aliquo recipere vel habere deberet quacumque de causa ut supra.
Et prò maiori facilitate exactionis crediti predicti et securitate dicti domini Francisci voluit et mandavit et declaravit de veritate et
quantitate crediti dicti domini Francisci stari debere simplici dicto
et declarationi dicti Iacobi.
/ libri, le scritture, le carte, le sue lettere, lega a Francesco Fortunati
piovano di Cascina suo agente e confessore.
Item jure legati reliquit et legavit dicto domine Francisco sine
prejudicio tamen supra vel infra dispositorum per dictam Illus.*" do
minala omnes et singulos suos diete Ill.me Domine testatricis libros
scripturas et literas et alias quascumque scripturas publicas vel
privatas et omnes et quoscumque libros scripturas et literas qua
scumque penes eam quomodo libet existentes cujuscumque et cujusvis qualitatis vel condictionis existerent ita quod possit de illis prefatus dominus Franciscus disponere et facere vel suum tam de eis
quam de omnibus que in eis et quolibet et qualibet earum scripte essent vel notate vg. quatenus in eis vel aliqua earum vel eorum apparerent descripti debitores vel creditores fili ipsius Ill.me domine testa
tricis unus alterius vel e converso vel eorum vel alterius eorum parentum etiam si sibi videretur ea omnia comburere vel laniare et omnia
alia facere prout de sua processerit libera voluntate, et prohibuit vo
luit atque mandavit non posse cogi ad eos vel eas vel aliquam partem
eorum vel earum exibendum vel ostendendum ab aliquo quovismodo
nec etiam ab eo qui pretenderet jus habere in eis vel aliquo eorum
vel earum etiam virtute superius vel inferius dispositorum. Neque
possit de predictis vel aliquo eorum impediri ab aliquibus suis filiis
vel ab aliquo alio cujuscumque quantitatis esset neque videri aut
tangi vel aliter disponi salvo quam per dictum dominum Franciscum quia asseruit de predictis vel confideri de eo et non alterius
cui asseruit commisisse et imposuisse quod facere debeat de predi-
542 DOCUMENTO 1355.
ctis et voluit in effectum quod de eis et quolibet eorum disponere
et facere possit prout de sua libera processerit voluntate.
Legato a favore di Carlo figliuolo legittimo e naturale suo e di Gia
como Feo di Savona suo secondo marito legittimo, nato nel 1489.
Item jure legati reliquit et legavit Carolo ejus filio legiptimo
et naturali nato ex ipsa Ill."* domina testatrice , et magnifico viro
domino Iacobo Feo Savonense eius secundo viro legiptimo ' florenos
duo millia auri larghi in auro solvendos sibi de bonis ipsius IH.""
domine testatricis vel in pecunia numerata per dictum et infrascriptum Ioannem alterum ejus filium legiptimum et naturalem infrascriptum quandocumque sibi Ioanni et Gubernatorum ejus infrascriptorum videbitur et placuerit dummodo solvantur ad plus infra tempus quo pervenerit dictus Carolus ad etatem triginta annorum completorum et interim quandocumque et cum salvis et modis et condictionibus infrascriptis.
Lascia a Giovanni figliuolo legittimo e naturale suo e di Giovanni dei
Medici ultimo suo marito legittimo tutti i beni mobili ed immobili
esistenti nella città e nello Stato di Firenze, etc. ete.
Item jure legati reliquit et legavit dicto Ioanni ejus filio legi
ptimo et naturali nato ex dicta Ill."" domina testatrice et quon
dam bone memorie Ioannis olim Pier Francisci de Medicis cive fio
rentino ultimo viro legiptimo ipsius Ill."" domine omnia et quecumque bona mobilia et immobilia jura nomina et actiones ipsius
Ill."' domine existentes et existentia quomodolibet in civitate florentie vel ejus comitatu destrictu vel dominio , et in quocumque
loco in dicto dominio fiorentino infra quecumque eorum vocabula
demonstrationes et confinia, vel eidem Ill."" domine quomodolibet
spectantia vel pertinentia ut supra. Que integra voluit prestari et
observari deberi dicto Ioanni et sine contradictione vel molestia alicuius vel alio quovis impedimento.
Cum hoc onere tamen sol vendi omnia legata per ipsam IlI.""" Dominam supra facta in quibus facta est mentio quod solvi debeant per
dictum Ioannem vel de bonis predictis et omnibus aliis creditoribus
ipsius Il1."" Domine testatricis existentibus de dicta civitate, comitatu vel districtu Florentie vg. illis tantum factis et oreatis si qui
forent postquam venit ipsa Ill."* Domina ad habitandum in dominio
fiorentino, de quibus teneatur dictus Ioannes conservare indemnes
alios filios ipsius Ill."* domine, omnibus vero aliis creditoribus extra
dominium florentinum existentibus si qui essent extra dictum domil Questa è prova irrefragabile che Caterina 81 unì in legittimo matrimonio con Giacomo Feo.
DOCUMENTO 1355. 543
nium florentinum factis et creatis per ipsam Il1.mam dominam et
tam dicto tempore de quo supra quo venit ad habitandum in dominio
fiorentino quam ante quocumque tempore et quocumque modo solvi
et satisfieri debeat per infrascriptos alios filios excepto Carolo ut in
fra, et ipsi teneantur conservare sine danno dictum Ioannem ut infra.
Hac etiam cum onere solvendi legatum predictum dicto Carolo
altero ejus filio predicto dummodo non possit cogi dictus Ioannes ad
solvendum legatum predictum aliter vel alio modo quam supra sit
expressum vel aliter quam de sua libera processerit voluntate dum
modo solvantur infra tempus predictum quolibet anno ratham. Cum
hoc quod si dictus Carolus decederet quandocumque antequam facta
foret integralis solutio dicti legati sine filiis legiptimis et naturalibus, tunc et eo casu totum illud quod restaret solvere de legato
predicto libere pertineat ad dictum Ioannem, declarans tamen Ill.""
domina testatrix quod liceat et licitum sit dicto Ioanni et gubernatoribus ejus et possit et seu possint dictam summam et quantitatem
legati predicti expendere et convertere in bonis inmobilibus in do
minio fiorentino vel etiam consignare de bonis in mobilibus dicti
Ioannis eidem pertinentibus sitis in dominio fiorentino ut supra modo
et forma infrascriptis extimationis et valute dicti legati vel ejus
quod de dicto legato restaret solvere dicto Carolo redditus quorum
pertineat et spectent dicto Carolo libere et de quibus disponere possit
prout de sua libera processerit voluntate. Que bona emenda vel
consignanda ut supra emantur vel consignantur (sic) dicto Carolo.
Cum hoc quod si contigerit dictum Carolum decedere quandocumque
sine filiis legiptimis et naturalibus dicta bona libere revertantur ad
dictum Ioannem et ejus heredes.
Precetti, raccomandazioni per la educazione di Giovanni suo figliuolo
diletto. — Desidera che prenda moglie più presto che si può.
Et quia dieta IH."' domina desiderat summopere dictum Joannem
ejus filium dilectum vivere bonis moris (sic) instructum et modeste
secundum qualitatem patrie et multum confidit de infrascriptis domino
Francisco et Iacobo: prefatum legatum factum dicto Ioanni fecit
cum hoc quod dictus Ioannes educatur et educari debeat apud prefatos venerabilem virum dominum Franciscum olim Thome de Fortunatis plebanum suprascriptum et spectabilem virum Iacobum olim
Ioannis de Salviatis civem florentinum et super viventem ex eis et
non ad alios secundum quod et prout de eorum comuni processerit
discreptione et voluntate, donec saltim dictus Ioannes perveniat ad
etatem legiptimam decem et octo annorum completorum. Et quia
desiderat eum quam primum fieri potest uxorem accipere et donec
et quovisque uxore acceperit etiam si eam acciperet post etatem predictam quibus etiam domino Francisco et Iacobo ambobus in con
541 DOCUMENTO 1355.
cordia vel altero decedente deputando ab eo et tunc tali deputando et
superviventi ambobus in concordia per tempora predicta referendo
singula singulis reliquit administrationem gubernationem et regimen dicti Ioannis et eius persone et honorum rerum et aliorum legatorum per ipsam Illustrissimam dominam ut supradicto Ioanni
fatorum prohibens per alios quam per suprascrfptos dictum Ioannem et bona et legata administrari vel gubernari donec perveniat
ad etatem predictam et quovisque postea uxorem acceperit ut supra
prohibens etiam dicto Ioanni et cuioumque alii per eo petere a prefatis domino Francisco et Iacobo redditione rationis (sic) eorum administrationis et ex mme totum illud quod ab eis peteret occasione dicte
administrationis eis legavit quia voluit stari debere eorum coscientie neque possint molestari vel interdici ab aliquo modo jure vel
causa in predictis vel aliquo eorum et ulterius, dedit eis omnem potestatem auctoritatem et balìam circa predicta et quodlibet eorum
que dari potest seu consuevit cuicumque tutori vel curatori in omni
bus et per omnia.
Et ulterius voluit quod succedant loco et in locum ipsius Ill."'
Domine quoad administractionem ipsius Ioannis et alia quecumque
quam de quibus et prout dicta Il1.ma domina habet cum officialibus
pupillorum et adultornm civitatis Florentie tutoribus et pro tempora
curatoribus dicti Ioannis et cum eisdem pactis et conventionibus que
et quas sua Il1.ma dominatio habet cum prefatis officialibus in omni
bus et per omnia de quibus pater asseruit instrumento marni publici
Notarii et rogavit prefatos officiales quod placeat eis pacta conventiones et capitula initas et inita et firmata cum ipsa Il1.ma domina
firmare et tacere continuare et prosequi cum prefatis domino Fran
cisco et Iacobo.
Et quia dieta Ill.'"' domina desiderat summopere predicto observari et executioni mandari in omnibus et per omnia prout supra
per eam dispositum fuit et non impediri per dictum Ioannem ne
que por alium quempiam pro eo putatum etiam rem utilem facere
dicto Ioanni et ut voluntas sua in predictis omnibus observetur;
fecit ut supra predictum legatum digto Ioanni cum hoc quod casu
quo dictus Ioannes vel alius pro eo impediat predicta vel aliquod
eorum fieri vel effectum sortiri contra voluntatem dictorum domini
Francisci et Iacobi vel suhstituendis ab eis ut supra seu quod non
educaretur dictus Ioannes ut supra voluit et disposuit quod prefatum legatum nullam habeat effectum quo ad commodum dicti Io annis, salvis tamen rcmanentilms aliis legatis factis ut supra. Et di
cto casu omnia dicta legata facta dicto Ioanni pertineant expectent
ad artem et universitatem artis camini civitatis Florentie cum
eisdem honeribus et incarichis de quibus bonis fieri debeat in di
cto casu prout infra disponitur.
545
Se Giovanni non segue le prescrizioni della madre, o se muore senza
figliuoli, i beni legati a lui saranno devoluti all' Arte del Cam
bio. — Coti le entrate di questi beni si dovrà edificare tm con
vento di monache nel luogo e col nome che piacerà al Consolo
dell' Arte.
Hac etiam ultra predicta voluit et disposuit dicta Ill."" domina
testatrix et casu quo dictus Ioannes ejus filius quandocumque decederet sine filiis et descendentibus legiptimis et naturalibus quod omnia
bona immobilia dictoloanni legata perveniant, in dicto casu ea reliquit
et legavit Arti et Universitati artis cambii Civitatis Florentie cum prohibitione quod non possint modo aliquo salvis infrascriptis in perpetuum vendi alienari vel distrahi per aliquem quomodocumque, quia vo
luit quod dicto casu stent et permaneant in perpetuimi in bonis diete
Artis et Universitatis predicte et pro effectibus predictis et infrascri
ptis, fructus quorum voluit deservire ut infra : quia voluit et disposuit
quod de eis per dictam Artem et per Consules pro tempore existentes retineatur diligens computum et conservari et accresci prout dictis Consulibus pro tempore existentibus et duabus partibus eorum
una cum prefatis domino Francisco et Iacobo et superviventibus
seu ab eis substituendis ut supra videbitur seu ordinabitur usque
in triginta annos proximos a die quo dictum legatum suum sortiretur effectum, quo tempore sive ante si ante prefatis gubernatoribus et administratoribus et superviventibus seu substituendis ut su
pra videretur seu declareretur, teneantur dicti Consules pro tempore
existentes et duo partes eorum ut supra in omnibus predictis et in
frascriptis semper aggravando eorum coscientias fieri lacere et ae
dificare ad laudem et gloriam omnipotentis Dei et gloriosissime Matris Virginis Marie unum monasterium monalium sacratarum in eo
et cum titulo et eo modo et forma et prout et sicut libere vidibitur et placuerit seu ordinabitur a dictis Consulibus pro tempore
existentibus et duabus partibus ut supra una cum prefatis domino
Francisco et Iacobo et superviventibus sive substituendis ut supra.
In quo monasterio et edifitiis ejus expendi voluit totum illud quod
perceptum et conservatum fuisset ut supra de intratis bonorum
predictorum in dicto tempore et secundum predicta ut supra et ulterius illud quod videretur et seu placuerit libere seu declaratum
fuerit per dictos dominos Franciscum et Iacobum vel superviventes
vel sostituendos ut supra quando eis videretur dictam intratam non
fuisset tunc ad sufficientiam ad predicta , et preterea et tali casu
vendi possint ot alienari de bonis predictis legatis diete arti in dicto
casu illam partem et eo modo et forma et prout et sicut videbitur
et placuerit seu ordinaretur per prefatos dominos Franciscum et
Iacobum et superviventes vel substituendos ut supra.
Jj
546 DOCUMENTO 1355.
/ Consoli del Cambio debbano pure con le rendite di questi suoi beni
dare doti a fanciulle povere.
Et factis predictis de intrata honorum predictorum teneantur dicti
Consules et duo partes ipsorum ut supra cum dicto consensu ut supra
maritare puellas pauperes cum illis dotibus et eo modo et forma prout
declarabitur per dictos consules et duas partes eorum cum dicto consen- .
su ut supra et sic prosequatur in perpetuum quolibet anno et de mense
cujuslibet anni quo videbitur dictis Consulibus pro tempore existentibus ut supra. Et cum stantiamentis predicta fiant et conservetur ordo
in predictis prout consuetum est fieri in dieta arte de similibus et in
omnibus predictis aggravando coscientias predictorum et cujuslibet
eorum singula singulis referendo.
Lascia in legato al figliuolo Giovanni la sua serva o ancella chiamata
Mora Bona della quale potrà fare liberamente ciò che vuole.
Itemjure legati reliquit et legavit dicto Ioanni ejus filio legiptimo et naturali servave seu ancellam ipsius Ill."' domine vocatam
Moram Bonam, de qua facere possit dictus Ioannes ut de sua libera
processerit voluntate.
Prelegato a suo figlio Galeazzo Riario del castello di Castel del Bosco ;
se questi muore senza figli , rimarrà a Sforza Riario, e se questi
morirà pure senza figliuoli, sarà di Giovanni de' Medici fratello
uterino dei suddetti.
Item jure prelegati reliquit et legavit magnifico viro domino
Galeatio ejus filio legiptimo et naturali nato ex dieta IlI."* domina
et IH."° domino Comite Hieronimo de Riario castrum vocatum il Castel
del Bosco cum omnibus suis juribus et pertinentiis et coheretiis (sic)
ac preminentiis et honoribus et servitutibus suis et ipsumde eo et om
nibus suis juribus et pertinentiis et aliis predictis investivit in dominum, cum hoc quod si decederet dictus magnificusdominus Galeatius
quandocumque sine filiis masculis legiptimis et naturalihus, tunc et eo
casu dictum castrum et jura predicta reliquit et legavit magnifico viro
domino Sfortie altero ejus filio legiptimo et naturali ex matrimonio
predicto , et casu quo decederet dictus dominus Sfortia sine filius
masculis legiptimis et naturalihus quandocumque ut supra, tunc et
eo casu dictum castrum cum suis pertinentiis et juribus predictis
reliquit et legavit dicto Ioanni ejus filio suprascripto.
/ beni fuori del dominio fiorentino lascia ad Ottaviano vescovo di Vi
terbo, a Cesare arcivescovo di Pisa, a Galeazzo ed a Sforza, fratelli
Riario, figli del conte Girolamo suo primo marito.
In omnibus autem aliis suis bonis mobilibus et immobilibus juri-
DOCUMENTO 1355. 647
bus nominibus et actionibus presentibus et futuris tam activis quam
passivis existentibus vg. extra dominium florentinum et salvis suprascriptis, suos ered#s universales instituit fecit et esse voluit Keverendissimum in Christo Patrem dominum Octavianum Dei et Apo
stolico Sedis gratia electum Viterbii et Tusculanum et Reverendum
in Cristo Patrem dominum Cesarem Dei et Apostolico Sedis gratia
Archiepiscopum Pisanum et magnificos viros dominum Galeatium
e Dominum Sfortiam, omnes filios legiptimos et naturales diete Ill."*
domine testatricis et dicti Ill."' domini Comitis Hieronimi quemlibet
pro rata in qua instituit et declaravit etiam venisse et venire dotem ipsius Ill."" domine confessatam per dictum olim Il1.mum domimum Comitem Hieronimum quas dixit et asseruit fuisse et esse
summam et quantitatem florenorum quindecim millium inter dotem
et donamenta ac etiam iocalia que dixit fuisse summam et quan
titatem florenorum decem et octo millium in auro et quantacumque
fuisset , cum hoc quod teneatur et obligati sint dicti ejus heredes
et sic eos gravavit quod teneantur conservare indemnem et penitus
sine damno dictum Ioannem alterum ejus fllium predictum ab omni
bus creditoribus predictis si qui essent extra dictum dominium flo
rentinum, vel quomodolibet recipere debentibus ab ipsa Ill."" domina
sive in eius bonis pro debitis contractis vel factis modo aliquo quocumque tempore extra dictum dominium florentinum.
Et hanc dixit et asseruit esse et esse velle suum testamentum et
ultimaiti voluntatem, quam et quos valere voluit jure testamenti, quod
si non valeret vel non valebit jure testamenti, valeat, valebit et va
lere voluit jure codicillorum seu donati onis causa mortis et cujuscumque alterius ultime voluntatis et dispositionis.
Ego Pontanus Bencius quondam magnifici Matthei ab Aqua Pen
dente filius, Imperiali auctoritate Notarius Publicus ac Florentie
approvatus et unus ex Coadiutoribus Archivii predicti quia suprascriptum testamentum in presenti et aliis septem precedentibus paginis
mea manu transunctum cum proprio originali collatum concordare
inveni ideo in fldem subscripsi signumque meum apposui consuetum die 21 Iunii 1572.
Vinc* Gode.' C. Conservator vidit.
548 DOCUMENTO 1356-1357.
1356. La morte di Caterina (dalla cronaca del Bernardi). — 28
maggio 1509.
Catterina Sfortia già S.ra d'Imola e di Forlì mori in Fiorenza
l'anno 1509 d' età di 42 anni bellissima et generosissima. — Forlì.
(Postilla).
Madonna Catarina Sforcia morta.
La dieta M.* Catarina Sforcia intrauenno la dita suoa morte corande gli ane. del Signor 1509 inela M.ca cipta de fiorencia in que
ste modo e forma concio fusse cosa che suoa ex.tia dipoi la suoa
partita dala cipta de forli lei fuse andato ad abitare com suoi fi
glioli in dita fiorencia dipoi la morte del conte Ieronimo rearia zia
suo marito che fu quando l'ex.tia da cesaro borgia de forli la cacioe
la quale suoa morte secondo li signor medici pare che fuse stato
causato da male de costa tamen per quelo lore non steteno per con
tento che da uolonta di che era a lei mazore dito medece la focene
aperire per lo corpo per modo che fu retrouata che lei auea al figato
atacato ale rine, secondo che a mi fu reporto tamen o per quello o per
altre suoa ex.tia rese al spirito a Dio a di 28 dal mese de mazo dio
luni ano predictis la quale potea auere cercha ano 42 ed era di
gram statura bianca e colorita molte bene proportionata testa, tonda
e capile bianco hochie grose e nase e boca de comuna statura lengua uelocissima de suo animo e no secondo cesaro (sic) come molte seuerita perche zia lei auea in soua vita tucta spaventata la romagna
et facto castigaro palese e secreto alcuno suo delinquente che nocere iavese uoluto com de mia mane neli suoe instorie ad plenum
ne parla per eser lei stata gram tempo dominatrice de doe cipta
zoe Imola e Forli et de continuo auer lei molte ben gouernato suoi
popule et abondanta de ogne suoe helementatione et faciando senpro
stare al pouere apreso al rico : morte che la fui de lei romasti hotauiano
e cesare e galiazzo ligitimo e naturale et spione (Scipione) inlezitimo
fiole dal dito ieronimo e da lei uno figliole che fu dal M.co Zohano
de medici zia incognito suo marito , e poi fu sepelita nel monestero de1 com suoe grande honore et ueneratione per eser stato da
quelle popule fiorentino bene amato e reuerito (sic) laus deo.
1357. Dolore per la morte di Caterina. — Lettera al Fortunati. —
3 giugno 1509. (Firenze, Aron, di Stato, Meiì. a. Pr., t. 70, n. 344.]
Io non so da qual lato exordirmi questa lacrimabil lectera per
chè undique michi sunt angustie et vere si fiere muliebrium est, me
I II copista dell'autografo esistente a Parigi forse non capì la parola Mwatt, e l'ha lasciata in bianco.
DOCUMENTO 1357-1368. 549
in hoc assero preceteris muliebrem existere , che quando io penso
alla perdita d'um (sic) tanto tesoro non so donde muover la penna a
scrivere al mio piovano quello che tanto me affliggie quod lingua
penitus heret palato. Et però dolciss." mio più che fratello ricevi in
questa lectera quello affecto che chon parole non mi è permesso dichiararvelo. Io mi dolgho asai della morte di Madonna, ma più mi
dolgho che io non sono stato costi insieme chon esso voi a vederla et
aiutarla con quella carità che meritava la cordiale affectione quale io l'ò sempre portata. Pure sendo piaciuto cosi al sig.r* (al Signore) è ne
cessario conformarsi cholla sua voluntà et cosi comforto voi a patienza
et attendere a pregare Iddio per lei. Io mi truovo qui orfano et
parmi esser privo d'ogni auxilio, nè so più che farmi. Preghovi non
mi abandoniate al meno costi chogli amici vostri et che mi rachomandiate a Giovanni chon tucto el quore che io non sia abandonato
nè da voi nè da lui che sapete quanto io vi stimo, si che di nuovo
mi vi rachomando che per dolore io non so quello mi scriva. Vor
rei mi rachomandassi a Iacopo Salviati et M." Lucretia et tucti e'
vostri cordiali amici. Et respondetemi due versi se desiderate la vita
mia. Aliud non occurrit se non che di nuovo vi comforto a patien
za et che mi rachomandiate a Giovanni et bene vale.
Viterbii die iii iunii 1509 tuus si tuus est
Castellanus Imfelix.
1358. Albertino speziale di Forlì ad uno dei Riarii. — Suo dolore
per la morte di Caterina. — 3 giugno 1509, Forlì.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 125, n. 258.]
Io ho inteso de la morte de la nostra Ill.° M." de la qualle molte
m'è rincresso più cha morte io mai sentesse et mai non (ho) sentito el
magior dollore insemo con Bastiano e tuta la famiglia mia et mai più
non vivrò contento perch' io ho perso la mia dolce patrona e più
me dolle ch' io non me so ritrovato a la fine ali servitie sol lo sa
Dio quando nui ce partissimo quello io fice per non me partire, sua
s. volse ch' io andasse con M." Bartolomio et non stava molte grava
quando nui ce partisimo M." Bartolomio disse che' 1 mal serebe lun
go e che sua s. stesse sul regimento della vita e de questo lui se
ne da amiratione asai, non di mancho confortarò V. S. R."* a pigliare
uno bon megio in questo caxio (caso) perchè nui siamo tuti mori
turi et in quello , locho io aveva M." vostra madre io terò V. R."* S.
et sempre serò (sic) parato per quella.... etc.
560 DOCUMENTO 1959-1363.
1359. Antenore de'Giovanniti al piovano Fortunati. — Si duole per
la morte di Caterina. — 8 giugno 1509.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
Per le tre scripte da Firenze a Bologna, ho sentita la morte
de la Il1.ma et Ex.ma Madonna nostra. Al mondo non ebbi mai la
pegior nova : Dio abia mixerichordia a la anima sua, poi che cossi li
è piazuto, bisogna pregare per lei.... etc.
1360. Ottaviano Riario al piovano Fortunati a Viterbo. — Ha deciso
coi fratelli di considerare Giovanni de'Medici come fratello.
— 16 giugno 1500.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., f. 89, n. 91.]
1361. Ottaviano Riario al piovano Fortunati. — Chiede i cani e gli
sparvieri. — Farà perfetta divisione tra i fratelli Riario e
Gio. de'Medici « de le robe partenente a la bona memoria de
« Madonna etc. » — 20 giugno 1509, Viterbo.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
•
1362. Giacomo de' Silvestri a Francesco Fortunati. — Intorno al te
stamento di Caterina. — Luglio 1509.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. f. 70, 351.]
Ven.bilis Domine etc. ho riceute vostre lectere le quali mi sono
state gratissime, ma bene m'è suto molesto che chrediate v'abbi schripto la bo. me. di Madonna v'abbi lasciato 1500 ducati per achre- sciervi dolore. i Siate certo V ò scripto chredendo chosì essere vero
et assai m'era grato v'avessi rechonosciuto in qualche parte; il che
non essendo, mi duole assai.... etc.
1363. Antonio di Lodovico Vaini, fattore al Trebbio, al Fortunati. —
Propone di far celebrare certe messe per la festa di S. Cosimo
e Damiano, senza però la messa in canto, e di mandar via i
preti di mano in mano.... « e mandargli via e far senza pio-
« vano per non gli avere a tenere a desinare, perchè e' non
1 L'onesto piovano offeso da tal voce, avea risposto che non era vero, e che egli aveva servito Oaterlna sua signora oon animo devoto e disinteressato.
DOCUMENTO 1363-1365. 551
« mi pare chonveniente per amore della morte di Madonna
« che s'habiaafare festa. » — 23 settembre 1509.
[Firenze, Arch. di Stato, ited. a. Pr.]
1364. Lodovico Albertino speziale di Forlì al piovano Fortunali. —
Credito rimasto con Caterina. — 8 settembre 1509.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
Benchè per la fidele et cordiale servitu qual portava verso la
ili."* mia madonna et soi ili."' fioli rememorare le cose lhore me
sia uno accressere di doglia, niente di meno cum quella fidutia mi
da dicta mia vera servitù et per la fede et servitù qual non mancho porto verso p." V. B. S. piaro ardire ricordarli chomo so quella
ne può essere in qualche parte informata, benchè quando fui ad vi
sitare nela infirmità p.ta: ili."" mia Madonna, non mi parse conve
niente a notificarlo nequiquam parlarne, mi essere vero creditore
dela prefata bona memoria di Madonna mia ili."* de F.' 587 et ul
tra in magiore somma per resto de robbe date a prefata sua Ill."'
Signoria in Forlì como appare uno clarissimo conto per li mei li
bri. Item de la bona memoria del magnifico Ziovanni di Medici per
robbe de la mia botega date a sua Magnificentia zioè per resto lib
bre 86 de boi.... etc.
E. R. D. V. Ludovicho Albertino Spetiale da Forli.
1365. Suor Ubbidienza delle Murate al piovano di Cascina. — Sulla
limosina fatta alle suore per l'anima di Caterina. — Ottobre
1509. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 61, n. 968.]
Con sicurtà colla Paternità vostra ricordo a quella le messe e
la cera per l'anima di Madonna d' Imola: e el simile la pietanza
per le nostre Suore ' le quali per quella preghono el Signore la con
duca ad vita eterna. Pertanto ve la rachomando che non vorei rima
nessi dalla mia negligentia; mi rendo certa per la vostra ebarità
darete opera si faccia. Aremo charo la facessi potendo per S.cto Mar
tino : et perchè S.cto Martino viene in Venerdì, indugiereno alla Do
menica, et non harete briga a torre pescie. Et le messe faremo quando
ci provederete la cera e e' denari.
1 Quella pietanza o limosina era stata destinata nel testamento di Caterina in suf fragio dell'anima sua.
552 DOCUMENTO 13G5-1369.
Pella piatanza Staia 7 di pane, una soma di vino fra bianco, e
vermiglio.
Libr. 60 di Carne.
25 lib. di Lasagne e 15 di Cascio.
Uova 300, o veramente 200 rochi di Salsiccia se non potessi havere nuova.
Un paro di Capponi pelle inferme, et qualcbe fructa se potete.
Ho decto l'ordine solito : nientedimeno fate come pare a voi che sareno
{saremo) contente a quello farete. Et sopratutto vorei da voi padre
mio, facessi questa gracia cioè che mi facessi intendere qualcosa
della mia cara Cornelia : 1 et datemi di tucto risposta più presto po
tete. Nè altro. Suor Ubidientia nelle Murate.
1366. Ottaviano Riario vescovo di Viterbo al piovano Fortunati. —
Chiede alcuni danari e cose che gli spettano, dipendenti dalla
eredità di Caterina sua madre. — « Recomandatime al mu-
« tolo » (?) — 10 giugno 1510, Viterbo.
fFIrenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
1367. Suor Ubbidienza nelle Murate al piovano Fortunati. — € ....vi
« ho a ricordare come sapete che ho passato el tempo dello
€ offitio per la benedetta anima de la buona memoria de Ma- • donna in modo che tosto ne viene el tempo dell'altro, per-
« tanto, messer Francesco mio, io ve lo richomando anchora,
« che forse non fia di bisogno, ma fo per fare il mio debito,
« etc. » — 28 agosto 1512.[Firenze, Arcb. di Stato, f. TI, c. 848.]
1368. Bartolomeo Tigrino da Bagnacavllo « Phisicus in urbe » al
piovano Fortunati. — Chiede esser pagato di un suo credito
di 50 ducati d'oro verso Caterina, e dice aver le lettere della contessa « la quale confirma recordarse, et che non dubiti, etc. •
— 8 ottobre 1512, Roma. [Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
136 9. Tigrino da Bagnacavallo medico in Roma al piovano Fortunati.
— Insiste per riavere 50 ducati d'oro « de li quali servitte S.
1 La figlia naturalo di Ottaviano Riario la quale, per disposizione testamentaria di Caterina Sforza sua nonna, era atata educata in quel monastero delle Murate.
DOCUMENTO 1369-1372. 553
« S."° (Caterina) quando uscitte de prigione qua in Roma per
« vegnire a Fiorenza. » — Ha lettere scritte di mano della con
tessa che confermano il debito. — 16 ottobre 1512, da Roma.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr.]
1370. Antonio di L.° Vaini fattore al Trebbio al piovano Fortunati.
— « Io ho inteso quanto mi avisate de la piatanza che s'ha a
« fare per l'anima di Madonna. Io vedrò di ordinare el bi-
« sogno, ma l'uova bisogniava saperlo prima, vedrò di fare e quello che sia possibile. » — 12 novembre 1512.
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr.]
1371. Antonio di L.° Vaini fattore al Trebbio al piovano Fortunati.
— Manda comestibili alle Murate in memoria e suffragio del
l'anima di Caterina. — 13 novembre 1512.
[Firenze, Arch. di Stato, lled. a. Pr., 126, n. 240.]
Mandovi per el Moro nostro vetturale B1. (barili) dua di Vino cioè
Bl.' uno di Trebiano, e B1.' uno di Vermiglio, e St." sei di grano, e
para due 'di Chaponi e Libre 20 di Chacio in 11 copie : Uova non ho
potuto mandare : bisognava lo sapessi mercholedi. Vedete di mandarle
cho (con) l'altre chose alle Murate aciò posino fare la piatanza della
bona memoria de la Exc. de Madonna, mandovi uno paniere di pere....
etc. etc.
1372. Cama tra li Riarii dall' una parte, e dall' altra la Comunità
d'Imola e molti privati, singolarmente li Sassatelli. — (Terminò
con transazione a' 2 luglio 1516. — 1513-1516.
[Imola, Arch. Sassatelli, mazzo A, XV, 1-6.]
I. Memoriale della Comunità d' Imola al Papa Leone X. — Espone
i gravissimi danni sofferti dal pubblico e dai privati per opera di Giro
lamo Riario e di Caterina Sforza sua moglie « foemina sanguinaria et
« tyranissa » che aveva fatto precipitare » Rosariam et eius filios in-
« fantes in putheos ferratos etc. etc. » — La Comunità chiede di essere
rifatta dai loro eredi, anche in virtù della donazione fatta da Giulio II
alla città, dei beni, gabelle e palazzi spettanti alla Camera d' Imola
ed ai Signori di essa. — Donazione fatta anche prima da Cesare
Borgia. — (Fine del 1514, o principio del 1515).
II. Lettera di Nicolò a Gio. Sassatelli (13 giugno 1513). —
• Mandate quanto più presto meglio, qualche testimonij che provino
554 DOCUMENTO 1372-1374.
« per la Comunità e per voi in questa causa de' Riario , et non in-
« dugiate niente dubito che non ci diano prima sententi a contra
« perchè hanno favori inordinati, e noi non habiamo per rispecto de
« Sangiorgi (?) ne Dio : nè il diavolo : si che solecitate : et non guar-
« date a spese, e presto. > Chiede testimoni per la causa.
III. Breve di Leone X 12 febbraio 1615. — D papa non dà ra
gione nè agli uni nè agli altri. — Manda il Buonsignori suo came
riere a Imola.
IV. Nomina di Francesco Bonfiolo a rappresentante della città
d'Imola nella causa (9 maggio 1516) per venire ad un accomoda
mento coi Riari. V. Stipulazione tra i Riari e la Comunità d' Imola e relazione al
Consiglio (14 luglio 1516). — Da Caprarola nel palazzo di Raffaele Riario cardinale di S. Giorgio. — La transazione era vantaggiosa agli
Imolesi che in sostanza avevano ragione.
1373. Ottaviano Riario vescovo di Viterbo al piovano Fortunati. — Sul
riavere certe « robe mie, che non sono in conto de Madonna
« bona memoria. — 18 marzo 1514.
[Firenze, Aron, di SUto, Meit. a. Pr., t 125, n. 2S1.J
1374. Giovanni dalle Bande Nere a don Francesco al Trebbio. —
Manda uno apposta a cercare un certo libro di ricette che
non ha trovato nei suoi forzieri di Roma. — (Sembra alludere
agli Esperimenti scritti di mano di Caterina sua madre.) —
29 dicembre 1525.
[Firenze, Arcn, di Stato, Med. a. Pr. Pubbl. nell'Arch. Stor. /(., Nuova se rio, voi. IX, II, p. 127.]
APPENDICE.
DOCUMENTI PERVENUTI NEL COESO DELLA STAMPA.
1375. leronimus Vicecomes de Reario constituitur Vicarius genera
li gentium armorum ac Gubernator Civitatis Imole eiusque
districtus. — Dat. Rome ap. S. Petr. 1473 17 kal. Febr.
an. 8.» [Aroh. Vat., reg. 646, Sisto IT, t. 27 v.]
1376. Confirmatio armorum et insigniorum concessorum per D. Vice- comitem Ier.m de Riario, dominum Imole, Ioh.' , Thoma, et Geor
gia fralribus ac Hemico et Conrado Avunculis Amman. Ratisponen. diocesis eorumque heredibus et successoribus. — Dat.
Eome ap. S. Petr. 1474 8 kal. Oct. an 4.°
[Aroh. Vatio., reg. 678, Sialo IV, Bai. Dlv. an. I ad V, t. XIX, f. 82 t.]
1377. « Hieronymus Riarius Saonensis, procurante Sixto Pontifice
Maximo, et Duce Mediolanì Galeatio, Imolae dominium accepit,
inde sine armis ejecto Thadeo Manfredo cum filiis multis etc. »
— Anno Domini 1474.
[De Bubsellis fr. Hiebonvm. Annales Iicmonienses ab a. 1418 ad 1497 apud Musatosi, R. I. 8., t. XXIII, p. 900.]
1378. Bona di Savoia duchessa di Milano al castellano di Novi. —
4 febbraio 1477. [Londra, Brittah Mnsenm, E. G. 2016, fol. 13.]
Dilecte noster. Siamo contenti et volemo ohe recevute queste, debij liberamente consigliare quella Bocha de Novi al Spettabile
656 APPENDICE.
Conte Marsilio Torello con tucte le Munitioni gli sono dentro, de
la quale Consignatione et de la Rocha et de la Munitione ne faray
fare publico Instrumento et ne lo manderai. Et non possendo li ve
nire dieto Conte Marsilio la consigneray ad qualunque suo legit
timo procuratore. Ex Castro Nostro Porte Jovis Mediolani de liu
Februarii mcccc" lxx septimo.
Bonna duchessa de Milan manu propria.
Cichus.
A tergo : Nobili Viro Leoni Stampe dilecto Castellano Nostro Arcis
Novariensis.
13 79. Girolamo Riario a Galeazzo duca ed a Boria di Savoia duchessa
di Milano. — Conformandosi al desiderio del papa, aspetterà a
far venire a Roma Caterina Sforza sua sposa, che l'aria sia mi
gliore. — Promette di trattarla bene. — 3 maggio 1477.
[Milano, Àrcb. di Stato, Poterne estere, Roma.]
Illustrissimi et excellentissimi signori miei. Io ho recevuto una
lettera de vostra Excell." de xxim del passato et anchora ho inteso
quanto me ha detto el suo ambasciatore a che respondero breve
mente perche io cognoscho per luna et latterà cosa intesa che li
obligi mei sono tali che se li apartene altro che regratiamento (sic) che
de parole. Solo questo li diro et per risposta a et per concluxione.
Io cognoscho che la speranza in che sempre me ha nutrito la mia
devotione e servitù verso lo Illustrissimo Signor nostro de bona
memoria, et verso la Excell." vostra non me mancha ponto perche
adesso vedo per effetti che la mia fede e recognosuta et vedo
quanto la benignità et amore de quelle se extendeno verso mi :
non dirò altro a questa parte se non che per opere esse cognoscerano che ogni beneffitio che le fanno a me lo colocano in signore
non ingrato et questo basti quanto a questa parte. Quanto autem
ala deliberatione per le excell.' vostre presa per satisfare a li dexiderij de nostro Signore in le cose mie et ale mie preghe sporte
come sa dio non ad altro fine che de bene et che el ditto amba
sciatore po più che una volta bavere scripto et certificato quelle et
maxime per contentare quelli mei subditi come in questo principio
era de necessita de acertarli che non haveseno de bavere tale gravesa
(tic). Ringratio le sublimita vostre che cosi prudentemente et amorevolemente habino pensato et deliberato et havendolo comunicato cum
nostro Signore : la beatitudine sua, e concorso in lo medesmo vedere et
parere per le proprie raxoni anteditte come più a pieno ha inteiso (sic)
APPENDICE. 557
el vostro ambasciatore : Sera la, un mio per mettere tutto ad effecto
autentichamente dal quale intenderano se lanimo mio mai fo ne mai
sia per essere alieno da ogni volonta et bizogno che dio ne goardi
de quel statto anzi li acerto bene che per esso non che Imola qualle
me hanno datto. ma el proprio sangue ho amettere per loro sensa
alchuno respecto.
A la parte de le arecomandicie che elle me fanno de la mia con
sorte solo li diro che io cognoscho e li soi meriti et mio debito vorro
che le opere le certifichano et non le mie parole. Spero la se con
tentera : Grandissima consolatione et obbligo me e statto tale amonitione et recomanditie. Le conditione de questi tempi et natural
mente de questo aire et lo soperchio amore che io porto ala prefacta mia Consorte, et la carita che li porta nostro Signore per amore
de le excell." Vostre hanno fatto che Sua Santita sia concorso in pa
rere che al presente non la volere mettere a questo pericolo del
venire qui fino che laire uno pocho sia reinfreschato ali pareri de
la qualle perche sono amorevoli bisogna concorrere, et così per non
la tenere cum molcta expectatione li pare che per qualche di io dia
una volta a Imola et poi la se ordine che ella venga qua dove
spero de farla stare da fiiola de duca de milano et nutrita da vo
stra excel1." Daro presto ordine al presto ritorno qui per la commodita de quelle che e el maiore pensere che habia al mondo : A Vo
stra Excellentia continue me arecommando.
Ex urbe die III Maii 1477.
Eiusdem excel1.' Vestrae umilis servitor
HlERONYMUS VlCECOMBS DB RlARIO
manu propria.
1380. Ieron.° Vicecomiti de Jteario in Civitate Imole, concessi(i cudendi monetaiti auream, argenteam vél ramineam pro se et heredibus ad perpetuaiti rei memoriam etiam in districhi illius
Comitatus. — Dat. Rome 'ap. S. Petr. 1477 8 ka1. Oct. an. 7."
[Aroh. Vatic, reg. 547, sisto IV, t. 8 r.]
138 1. Caterina a Bona di Savoia. — Intorno ad un beneficio accor
dato al cappellano di un suo benefattore. — 18 novembre 1477.
[Milano, colleziono Bertolottl.]
Illustrissima et ex.""" Madonna mia matre. La Santità di N. S. ad
contemplatione del R."° monsig." Sirasono, mio benefatore, ha concesso
jam dandum (sic) la prepositura de Santo Stefano de Marliano a prete
Iohan Maria de la Magrella, Capellano del prefato reverendissimo
558 APPENDICE.
e essendo io pregata dal prenominato Sirasono, supplico V. L S. che
esso prete ioanmaria vi sia ricomandato per modo possa conse
guire la possessione del prenominato beneficio, e a me sarà cosa
gratissima a la quale continuamente me ricomando. Ex urbe in pallatio apostolico die xvm novembris 1477.
I. D. V. S. Fidelissima filia
Caterina Vicecomes de Riamo
Imole, ecc.
1382. Giostra fatta a Roma in piazza Navona in occasione del Ma
trimonio di Girolamo Eiario con Caterina Sforza. — Cenno
di un contemporaneo. — 1477.
[Li Kuptiali di Marco Antonio Altieri, 1 pubblicati da Enrico Naeducci, p. 26, Boma, tip. Romana 1873 ]
....Et infiniti anche vene furono in quel tempo, per benché non
fossiro alla militia dispositi, comparevano studiosi al cavalcare, reprovandose spesso et demonstrandose portar sua lancia da veterano
et strenuo guerriero. El che ben se comprese in nella iostra factase
in Nagoni dal Conte Ieronimo, menandose con gran pompa et molta
festa madonna Caterina Sforzesca, figliola del Duca Galeazzo, sua
mogliera, in nella presentia delli primi ambasciatori de'Cristiani,
infeniti signori et valorosi Conductieri, al iudicio delli magnifici
homini signor Stefano Colonna, Signor Octaviano Feltresco, el signor
Cancellieri Cristofano del Bufalo, elio molto honorato homo Baptista Arcione, deputati iudici et soprastanti alla iostra, Iuliano Magdaleno Capodeferro, mio consobrino, assequirsene lo honore, come
già ve costa et haverne el primo pregio, con intonarne al cielo de
alegrezza; et tanto più magnificato, che mai per guerra se demo
strassi portare armi. In nella quale anche Chiriaco Saragona con
atterrirve ogne homo, demostrosece da generoso et strenuo guer
riero perdendo sua visiera, dispostpse prima pericularse della vita
che volersi sequestrare dalla iostra. Nicolao Copodeferro, Cencio
de' Rustici, Stefano Paloni, Iuvanni Muto, Menico de Victorio Lelio
et Iacovo Ciambetta, Gentile Porcaro, Alexandro Arberino, Lucio de
Misser Porcello, tutti da veri et nobili romani, animosamente infra
delli infiniti altri veterani et strenui guerrieri concursero allo ho
nore. Imperhò fulli premio singolarissimo et tanto più exceliente,
trovandose con stupore universale esserne tutti ad una voce et da
ogni homo indifferentemente laudati.
1 Nato nel 1150, sepolto in 8. M. sopra Minerva 11 9 novembre 1532. AH' età di 27 anni potè essere spettatore della giostra ohe descrive.
APPENDICE. 559
1383. « Catherina Dueis Galeatti ex concubina fitta, Hieronimo Riario
nupsit Domino Imolae, quae transitlmi faciens per Bononiam,
honorifice in Palatio Domini Ioannis Bentivoli recepta est » —
Anno Domini 1477.
[De Bubsellis fr. HrEroimii, Annales Bomniemee ab a. 1418 ad 1497, apud Musatosi, R. I, 8., t. XXIII, p. 901.]
1384. Lettera di Girolamo Riario scritta da Roma agli Officiali di
Balìa in Siena, con la quale prega la Signoria a voler ascri
vere alla nobiltà senese la famiglia Cinuzi di quella città. —
26 gennaio 1481.
[Siena, Arch. di Stato.]
1385. Familiaribus Card."" S. Georgiiad Velum aureum et Ieronimi
Comitis Rearie Imole daiur declamilo super eorum paritate in
assignatione beneficiorum. — Dat. Rome ap. S. Petr. 1481, 14
ka1. martii, an. II.
[Aroh. Vat. Reg. 688 Steli ir, Bull. dly. an. I ad XI, t. XVI, f. 374 v.]
1386. Lettera di Girolamo Visconti Riario, signore di Forlì, d'Imola
e capitano generale della Chiesa diretta da Roma ai Signori
di Balìa della città di Siena, nella quale raccomanda messer
Guido Antonio Boninsegni, dalla repubblica senese confinato a
Padova. — 20 maggio 1481. • . [Slena, Arch. di Stato.]
1387. Lettera di Roma, scritta da Girolamo Visconti Riario, signore
di Forlì e d'Imola alla Signoria di Siena per raccomandare
l'elezione di ser Melchiorre Siaia (Ciaia) senese a rettore della
Chiesa di S. Martino. — 3 gennaio 1482.
[Slena, Arch. di Stato.]
1388. Lettera di Girolamo Visconti Riario, signore di Forlì e d'Imola,
diretta al Concistoro di Siena, nella quale raccomanda messer
Giovan Marco de'Medici da Lucca per V ufficio di pretore. —
9 dicembre 1482, da Roma. [Siena, Arch. di Stato.]
560 APPENDICE.
1389. Girolamo Visconti Riario, signore di Forlì e d'Imola, scrive da
Roma ai signori di Balia della repubblica di Siena, raccoman
dando di conferire l'uffizio di pretore al magnifico cav. messer
Azza de Lupis da Cesena. — 14 decembre 1482.
[Siena, Aron, di Stato.!
1300. Lettera di Girolamo Visconti Riario, signore di Forlì e d'Imola,
scritta da Roma e diretta al Concistoro, nella quale risponde
avere volentieri appreso la notizia della lega conchiusa e fir
mata per anni 25 tra la repubblica di Siena ed i Fiorentini.
— 23 giugno 1483. [Siena, Arch. di Stato .J
1391. Girolamo Visconti Riario, signore di Forlì e d'Imola, prega con sua lettera scritta da Imola, la Signoria di Siena di con
ferire l'ufficio del giudice forestiero de' malefizi della città di
Siena a ser Baldassare di Catoli di Faenza. — 7 ottobre 1483.
[Slena, Arch. di Stato.]
1383. Istruzioni rilasciate dal duca di Milano a Branda Castiglioni
mandato ad Imola e Forlì dopo l'uccisione del Riario per as
sistere e consigliare Caterina nei primi passi della sua vita po
litica. — 13 maggio 1488. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
Viglevani die 13 Maij.
Instructio spectabilis jurisconsutti domini Brande de Castìlionoi con
siliare ituri Himolam et Forlivium ad Ulustrem dominam Comitissam.
Messer Branda. El grado nel qual resta la illustre Contessa no
stra sorella per la perdita del illustre Conte suo consorte ricercha
che por esserli noi fratello pigliamo spetiale cura de lei , deli fioli
et del stato loro ; et veduto che lei è pur dona licet prudente et
de gran sentimento , et li fioli se trovano nela età tenera che sapeti, che tuti hano bisogno de favore et sustegno , estimamo , non
dovere altramente sporgere le spalle all' aiuto de quello governo ,
1 A proposito di questo consigliere si leggo a pag. 354, T. I, parto II, dell' AnoE- lati : u Forltvlenses civcs intestino bello Inter se jamdudum diesidentes ad pacem ,
■ atque concordiam revocavit. „
APPENDICE. 561
quanto faciamo alle cose nostre proprie non havendo la contessa
et fioli in manco amore che ricercha el grado et vinculi con li quali
ne sono coniuncti. Havendo adunche noi con la expulsione de li ri
belli et traditori loro restituito el stato in mano de epsa contessa
et con la stantia del conte Iohanne Pedro Bergamino insieme con
le zente d'arme et fantarie lassate lì de commissione nostra dal
magnifico messer Galeaz de Sancto Severino, proveduto alla secureza del stato, resta che alle cose occurrente al governo de quello
stato subveniamo de uno aiutore la predicta Contessa , el consilio
et ricordo del quale non solo la tenga redriciata dove el bisogno
de quelle cose ricercarà, ma ancora li diminuisca et facia più legiere le molestie et fatiche del governo. Havemo aduncha deputato
la persona vostra a quella impresa, sapendo per la experientia del
passato et per la prova qual faciamo de hora in hora de la virtù
fede, et prudentia vostra che supplireti copiosamente a tutte le parti
qual desideramo in questo officio.
Expedito aduncha quanto havereti a fare in Bologna per el ringra
ziamento et congratulatione quale vi havemo commisso, ve inviareti
de longo a Forlì, dovi ve apresentareti alla illustre contessa et sotto
le nostre lettere de credenza poichè brevemente vi sarete condoluto
de la morte de lo illustre conte suo consorte et del caso adverso et
periculi ne li quali è stata lei et li fioli, ve congratulareti da parte
nostra de la felicità recevuta da nostro signore Dio nela liberatione
et restitutione sua in quello stato realegrandose con lei con quelle
più tenere et amorevole parole che potereti con dirli che essendo
intentione et proposito nostro non mancarli più nelo avenire delo
amore fraterno quanto habiamo facto in questo caso , ve havemo
mandato per fare residentia presso lei et che havemo facto electione
de uno paro vostro cognoscendo che la condicione sua presente ri
cerca che non solo habia uno segno nostro apresso sè de la qualità
usitata per el passato per declararne le occurrentie sue, ma ancora
uno quale et per auctorità possa dare reputatione al governo suo
et per prudentia et fede sappia possa et voglia proponere et ricor
dare li remedij et consilij necessarij alle occurrentie del governo
suo. Facta adunche questa prima expositione de la causa del andata
vostra de la quale epsa ha però noticia, et ne sta in grande expectatione havendone già per doi suoi nuncij factone sollicitare ad
mandarvi presto, l'officio vostro sarà de essere assistente alle hore
conveniente alla persona de epsa contessa, et nelle cose che li occorrerano così in quelle che sono pertinente alli bisogni da Causa
Civile, como dele altre qual tocano el stato, examinareti et proponereti quello che vi parerà più expediente al loco de justicia et al
beneficio del stato , acciò che egualmente ad ogniuno sia administrata rasone, et neli articoli et casi quali occorrerano si expedikk
APPENDICE.
scano le difficoltà con quelli megliori modi che la condicione et na
tura de le cose patirà. Et perchè occorrerà che spesse volte la di
eta contessa da qualche potentato o da altro signore circumvicino
serà ricercata de qualche cosa, dove serà necessario ne la risposta
andare con gran circumspectione, li ricordareti per norma generale
che la voglia in simil caso dire sempre che per esserne sorella, la
condicione sua non patisse che la responda cosa alcuna prima che
l' abia consultato con noi quello che occorre, perchè faciendo a que sto modo la sapientia de lo illustrissimo signore nostro barba i nella
quale ripossa el governo nostro, insieme cum la persona nostra et
cum P aiuto de epsa omne di la existimatione nostra piglia augumento , tonerà parimente redriciata de là le cose de quello stato ;
del che seguirà che dove epse andarano per el verso suo, ad lei se
diminuirà faticha et molestia de pensare circa el governo.
Circa li citadini Forlivesi quali se hano mandare per oratori a di
mandarne perdono del excesso facto et ringratiare de la liberatione
loro, sollicitarete che, quando noi daremo aviso, se possano inviare,
et cossi circa la assecuratione de li suspecti se mecta in effecto
l' ordine facto col magnifico Galeaz de Sanseverino, et circa questa
parte se più ultra bisognarà fare altra opera, non li manchareti de
studio et vigilantia insieme col conte Zohanne Petro , aciochè la
illustre contessa et fioli habiano e quieto et securo el stato, et stiano
in mancho suspecto che se poterà.
Restando la successione de quello stato in mano de la contessa
et fioli como meritamente deve, quello che principalmente poso el
stabilimento suo occorre , è la investitura feudale o confirmatione
sia quale se ha ricercare dal pontifico, la quale cosa essendo neces
saria per voler bene confirmare la successione et stato loro , non
si po schivare che non se pigli. Et però direti alla contessa che
laudamo ch' ella mandi al pontifice a pigliarla, ma in questo è ne
cessario advertire bene alla persona qual serà mandata a procurare
questa confirmatione, perchè si possa stare con l'animo quieto che '1
non habia praticare altro che questo che li serà commisso ; et la
commissione quale li serà facta volo essere de questa natura che
trovandose epsa illustre contessa con li fioli liberati dali periculi
ne li quali erano conducti per la provisione facta nella persona de
lo illustre Conte suo consorte et patre et trovarse havere acquie
tato el stato per essere suo firmo proposito de servare verso la
sanctità del pontifice et quella sancta Chiosa quello obsequio et re
verenda che a boni et fideli vicarij de la Chiesa convene, manda ali
pedi de sua Beatitudine per farli reverentia como a superiore et
principale signore, congratulandose cum epsa che cum la gratia de
1 Lodovico il Moro, futuro duca e già onnipotente nel governo.
APPENDICE. 563
Dio e lo aiuto nostro, essendo epsa liberata et restituita in stato ,
è conservato la dignità et fortuna ad li vassalli et vicarij de sua
Sanctità, del che epsa si persuade ne debij havere piacere, essendo
debitrice sua beatitudine conservarli nel essere quale legitimamente
li hano dato li predecessori suoi , et con questo la supplica ch' ella
se degni farli la confirmatione dela investitura come è solito et de
bito. Con queste o simile parole ne pare si habia notare la expositione de chi ha essere mandato ad fare tale effecto con ordine che
se dal pontifice o da altro cardinale li fosse parlato de altra cosa,
se ne passi sul generale , dicendo che la contessa et fioli farano
sempre quello ch' el debito gli astrenze et che è de consuetudine
verso la Chiesa, et aciochè più facilmente possa obtenere la expeditione et demonstri che la contessa è cum noi non altramente ch'ella
debia. Se vorrà imponere a questo che andarà ch' el facia capo
al oratore nostro residente in Roma , el quale non altramente lo
aiuterà como se da noi fosse mandato et como se la cosa fosse no
stra propria.
Apresso poterà accadere che dali altri potentati de Italia, o con
scrivere o con ambassate, serà recerchata da qualche cosa la predieta contessa. Con tutti la confortareti usare parole umane et dolce,
et dimonstrare de essere con optima opinione de la dispositione loro,
dissimulando le cose temptate contra lej per essere officio de pru
dente godere ogniuno nel modo che meglio si pò, et temporezare
dovi la demonstratione de havere suspecta la voluntà de altri poteria
portare oifensione, et questo benchè ricordamo ad farlo con tutti,
tamen in specie ne pare se habia observare con signori fiorentini, non
dimostrando de fare altro caso del loco de Piancaldo (Piancaldoli),
perchè de questo ne volemo noi la cura, insieme con le altre sue
cose, et cognoscemo che omne demonstratione qual da la Contessa ne
fosse facta, saria più presto ad irritatione de signori fiorentini ch'a
apta ad parturire alcuno bono fructo secundo el desiderio de la Con
tessa. Con li altri signori finictimi (confinanti) in Romagna la confor
tareti parimente ad governarsi amorevolmente , et benchè tra epsi
sia el signore de Faenza, la natura del quale pare che poco lassi
fare fondamento in lui, tamen laudamo che con quelli megliori modi
se poterà se temporezi con lui. De quanto fructo et momento sia
ali bisogni de quello stato , l' amore et coniunctione del magnifico
messer Zohanne Bentivoglio et del magnifico regimento de Bolo
gna, lo ha declarato el presente caso , nel quale el bon animo per
epsi demonstrato et el subsidio gagliardo con tanta promptitudine
exporto , ne strenze a ricordare che sopra li altri la illustre con
tessa voglia demonstrare de extimarlo, et in specialità servare
particulare et strecta intelligentia con lo magnifico messer Zo
hanne et in omne cosa dove gli occorra commodamente poterlo
564 APPENDICE.
fare, vogli demonstrare non solo memoria del beneficio recevuto,
ma ancora desiderio de corrispondere con pare gratitudine, et in
questo laudamo et confortamo che epsa mandi a ringratiare el
predicto regimento et anche el dicto messer Zohanne con ambasatore honorevole como havemo facto ancora noi, cum fare dire,
alla magnificentia sua da canto che tutto l'aiuto exposto da quel
regimento si recognosce da la magnificencia sua sola. El medesmo ne pare che epsa debia ancora fare con lo illustrissimo duca
de Ferrara, el quale et per la vicinita et per la coniunctione quale
ha con noi, sarà sempre opportuno et commodo a quello stato, et
quanto è stata la garra quale ha servata con la excellentia sua
el conte, tanto magiore ne pareria debia essere el studio quale
haverà usare la contessa per conservarse in amore con epso signore
duca ; et sicomo per il respecti supradicti el parere nostro è che
la contessa mande in questi dui lochi a rengratiare et congratularse
con mezo de ambassadori, così, non comparendo altro, non laudamo
che epsa mandi ad altro loco nè potentato.
Remanendo al governo de le gente d'arme et fantarie nel presi
dio di Forlì el conte Zohanne Petro Bergamino nostro conductero
el bono loco di gratia et la condicione honorata nella quale el tenemo per la fede, virtù et meriti, de la sua longa servitù, ricercha
che ancora da voi el habia honore et sia tenuto in bona extimatione. Et però comunicareti li occurrentie cum lui, et ne le consultatione che fareti con la Contessa lo domandareti quando el sia in
loco dove commodamente li possa intervenire perchè licet epso non
habia titulo de consiliere nostro, nientedemeno non l'admettemo nancho confidentemente in li consilij nostri quanto se '1 fosse uno de li
consilieri propri, perchè se ben epso non fa professione de doctrina,
la fede et bontà sua insieme con una longa experientia supplisse al
tutto, per questo da lui non si poterà havere se non bon ricordo
et tenendosi in maiore existimatione che '1 non haveria quando non
fosse admesso in li consili, sarà anchora più al proposito. Et que
sto fareti intendere alla Contessa cum declarare al conte Zohanne
Petro questa impositione qual vi facemo, et dirli che non haveti li
esserli altro che bon fratello, perchè scrivemo anchora a luj qual
habia usare modi consimili verso voi perchè nostra intentione è che
siate ben uniti insieme.
Prima che accadesse le caso del Conte e dopoi ancora, rasonando
de li deportamenti de epso, ne è stato significato che una de le cose
qual teneva epso Conte in poco amore de li populi soi era perchè li
aggiongeva carichi insoliti e li haveva levato molini et possessione
contra loro voluntà per convertirli in suo uso. Parendone dovere
per omne via tenero più conciliati de amore et fede che si po' quelli
citadini et populi alla Contessa et fioli, havemo facto significare ad
APPENDICE. 565
epsa che la voglia fare remettere li carichi inconsueti et restituire
o pagare el iusto pretio de le cose tolte per el Conte a quelli citadini. Epsa ne ha facto respondere che molto voluntera se accontentarà de farlo, et che queso lo differiva alla venuta vostra.
Volemo adunche che quando sareti de là insieme col conte Zohanne
Petro, se sareti a Forli, investigate con omne cura se ne le gabelle
et datij et carichi ne è alcuno novamente et contra il consueto im
posto dal Conte, et cosi se cosa alcuna fosse tolta al Conte da li
citadini, operareti che li carichi se remettino, et le cose se restitui
scano; et direti alla Contessa che questo non se fa per diminuirli
le intrate et facultà sue, ma perchè essendo noi quelli ad chi spo
eta de aiutarla quando la cade in periculo, sustenemo ancora obligo
de pensare como stabilirla in amore de li populi soi, et fare in modo
che'l desiderio de goldere qualche cosa più per jniuria, non li facia
perdere quello che debitamente deve goldere, como etiam epsa pru
dentemente ne ha facto ricordare essere sua intentione.
De la custodia de le forteze noi ne lassamo liberamente el ca
rico alla Contessa, como quella a chi anche debitamente el specta,
et ne rencresce assai quello che el magnifico messer Galeaz ne ha
scripto del studio quale epsa usa in questo. Pur perchè la cosa è
de grande momento dove picolo errore porrla portare con se gran
ruina, non restaremo che per satisfactione del debito nostro non ve
imponamo che li recordate et confortate ad volere essere bene advertita alla qualita et condictione de le persone quale ha posto et
metterà nelle forteze, et considerare diligentemente li andamenti
loro verso li officiali soi, et quelli ad chi è commissa la cura de
fare rasone pigliareti più cura de sollecitare che ciascuno de loro fa
cia el debito suo, perchè da qui dipende la satisfactione et contenteza de li populi, in le quali è collocata la quiete et conservatione
di Stati.
Nel passare vostro a Imola, visitareti el Signore Octaviano pri
mogenito de la Contessa, el quale è riducto lì, e cosi confortareti el
governatore, el castellano et tutti quelli cittadini cum fargli intendere,
la bona disposinone nostra, extendendovi secundo la qualità de la cosa.
1393. Giovanni Stefano Castiglioni a Bartolomeo Calco suo suocero. —
Riferisce alcuni sfoghi fatti dal doge di Venezia contro Cate
rina : « fin a dire che deportandosi a questo modo l'a voglia
« di fare la fine che fece il marito, etc Vero è che '1 se in-
« tende che la prefata illustre Contessa rege un puoco in virga
« ferrea quello populo de Forlì che non me pare la drita via. »
— 22 giugno 1490, da Venezia.
[Milano, Arch. di Stato, Votrme e»tere, Vcnozia.]
566 APPENDICE.
1394. Caterina a Bartolomeo Calco. — Ha scritto al duca di Milano per
avere licenza di portare dalla Lombardia cento vacche. — 26 lu
glio 1490, dalla cittadella di Forlì. (Nel testo).
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
1395. Caterina al duca di Milano. — Lo prega ad ottenerle dal papa
la restituzione del castello di San Mauro, promettendo al papa
die avuta la fortezza, per non cagionareperturbazione nello Stato
della Chiesa, la fard abbattere, facendovi edificare un'abitazione
di piacere, e tenendo quel luogo solo pel prodotto della terrra. —
14 novembre 1491. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.)
1396. Nel 15 maggio 1491, Ottaviano Riario e « la nostra Madona Cac talina Sforcia sua madre » donarono « al Monastero de Sanc cto Mercuriale uno palio de brocato de argento de braza tre-
« dese che sono braza 15 al brazo Fiorentini. » Essendo stata
bandita due volte una corsa « mai ce venne barberi, si che
« parve a Sua Signoria, corno fo justa cosa, donarlo al detto
€ Monastero »
[Forlì, Arch. San Mercuriale, libro Pesce, fol. 2, 1491-1504.]
1397. Caterina Sforza a Cosma de' Gentili. — Sulle doti delle sue fi
gliuole. — 11 gennaio 1492.
[Milano, Arcb. di Stato, Poterne estere, Forlì.]
In resposta de vuna vostra recevuta ultimamente, dico che quello
vi ha (lieto misser Jacomo circa le cosse vostre et de le vostre fi
gliole è stato vero; et di novo io vi replico che ala Hyeronyma mia
intentione non è de darli assignatione alcuna per la sua dote, perchè
li portamenti del marito sono stati et sono de presenti di tal natura
verso me che nedum meritano da me simile comodità et subventione,
ma eh' io debia perseguitare et lui et le sue cosse sin dove mai li
possa agiongere. Et poi che l' ha voluto et vole cossi, non po già esser
non mi doglia summamente per l'afectione singulare sempre li ho
portato; tamen cosi habia et non se lamenti dela fortuna nè de altra
cossa, se non de se medesimo et deli soi mali costumi et pesimo (sic)
vivere; et circa ciò non bizogna più oltra replirare, perchè non sum
mai per mutare proposito in questo caso. De la Biancha son beu con
tenta se revaglia dela sua dote sopra la possessione li ho facto assignare, quale è judicata recepiente ad tal debito largamente, et che ella
APPENDICE. 567
se possa adiutare dele intrate de quella per quanto sia il credito suo
molto bene; et anche del denaro quando la volesse vendere. Se mo
voi sete de altro parere ne lasso a voi la cura : a mi pare de non
farli pocho, ni crediati ch' io mi disponga ad darli mai de quelle cosse
ch' io voglio per mi, et che ho designato cedere in acontio et gran
proposito mio, non tanto per conto grande ch' io facia dela robba,
ma perchè il caso non mi pare meritare ch' io debia pigliare minimo
sinestro per acomodare voi, come intendite. Il perchè vi conforto a pi
gliare quello vi vien dato volentieri, essendo maxime ch'io non ho
fantasia per niun tempo de poterme voler far meglio circa questa
parte. Del putto insin hora che se alevi et sia ben governato, quando
io habia idonea cautione che per tempo alcuno el non habia ad esser
remosso del dominio mio, nè preferire quello in alcuno modo; quale
cosse dovete credere mi sono se non despiacere et affano, nondimeno
convene per satisfare al bizogno mio exequire cosi.
Ex Citadella Forlivii xi Januarij Mcccc Lxxxxii.
Catherina Sfortia Vicecomes de Riario
Imole Forlivijque, etc.
1398. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — Enea Vaini chiede
perdono a Caterina. — 14 aprile 1492.
[Forlì, Aron, di Stato, Potenze estere, Bologna.]
Ho ancora questa matina noticia da bon locho che la illustre
contessa de Imola vostra sorella ha facto andar ad Forlì Enea Vaynini il quale essendoseli buttato ad li pedi con la coregia al collo
et dimandatoli perdonanza, la lo ha recolto in la sua gratia, et in
tendo che alla pasqua relaxerà il fratello et gli rimanderà ambidoy
ad Imola....
l^c Bononia xml" aprilis 1492.
1399. Lo stesso allo stesso. — Caterina tiene in prigione Enea Vaini.
— 27 aprile 1492.[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
Da Enea Vaynino ho indicio come da Benedecto Aldrovando citadino qui Bolognese et suo cugnato fu conducto alla illustre Con
tessa sotto salvoconducto : nel qual salvoconducto se faceva ìnentione che '1 fusse securo domentre che 'i havesso data segurtà, quale
epso Enea haviva offerto de volere dare : Gt cosi l' ha voluta dare se
condo mi è dicto et ad Imola et qui et altrove. Ma pare che la con
tessa la voglia in Venetia o per iii.", o im." ducati, et là non havendo
568 APPENDICE.
Enea chi gli la voglia prestare, se trova stare in districto et sutto
custodia in una camera, perhò honestamente, in la cittadella de Porli.
Questo è quanto io ne ho di certo....
Ex Bononia xxvii Aprilis 1492.
1400. Francesco Tranchedini al duca di Milano. — 30 agosto 1492.
[Milano, Ardi, di Stato, Potenze eetere, Bologna.]
Dela Contessa sono certificato che la febre sua è reducta termine
di quartana, et non gli è periculo se non che gli potria durare qualche
mesi.... Bononia penultimo Augusti 1492.
1401. Cosma Pallavicino de' Gentili al duca di Milano. — Lamenta
le durezze di Caterina contro le sue figlie ed i suoi generi. —
7 settembre 1492. [Milano, Arch. di Stato, Potenze eetere, Forlì.]
1402. Francesco Tranchedini a Lodovico Sforza. — Dissapori tra Ca
terina e Giacomo Feo. — 27 maggio 1494.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze eitere, Forlì.]
uno fameglio d'epso contestabile ha havuto ad dire chel magni
fico Petro de Medici ha mandato ad donare un bello corsero ad messer
Iacomo Pheo, etc.
Ho anchora inteso da bon loco, che tra la contessa et epso domino
Jacorno Pheo ad questi giorni sonno state parole rincrescevele per ca
sone de certa argenturia {argenteria) quale la contessa haviva facta
condurre ad Forlimpopulo et epso messer Jacomo haveria volutj non
fusse mossa da la Eocha de Forlì, et mi ha dicto questa persona
che epso messer Jacomo sta molto infiato (irritato) et dubita che un
qualche giorno non transcorri ad qualche incovoniente et faccia pa
rere la contessa manco che savia, per havere questi tutto quel stato
in sue mane et delli suoi, et essere ambitioso et cupido de havere conditione nel mesterò de le arme.... etc.
1403. Gli ambasciatori Milanesi a Bologna a Lodovico Sforza. — Di
scordie tra Caterina e Giacomo Feo. — 2 agosto 1494.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
Fin beri da Morgante et da altri intesemo essere state alcune
indecente, parole tra la illustre contessa de Imola et messer Jacomo
APPENDICE. 569
Pheo prima che il Reverendissimo cardinale de San giorgio venisse
ad Forlimpopulo dove essendo poi gionto.... etc.
1404. Gli ambasciatori Milanesi a Bologna a Lodovico Sforza. — Il
card. Raffaele Riario, venuto in Romagna, trova Caterina gua
rita e contenta. — 3 o 4 agosto 1494. [Milano, Aron, di Stato, Potenze estere, Bologna.]
Guido Antonio facendone intendere da parte del cardinale
che per doe casone era partito da Roma, et mossosi ad venire
alla contessa, l'una perchè gli era stato scripto che messer Jacomo
Pheo la teniva molto depressa et in grande subiectione et quasi in
una servitù et malcontenta, et che in questo caso quando fusse
stato vero, haveria desiderato apportare qualche bon remedio ; l'altra
casone perchè li era stato scripto anchora como la contessa era admalata et agravata in modo che li era periculo de la vita, et perchè li pa
reva officio suo de non manchare in tale caso alli floli d'epsa contessa
per la coniunctione del sangue ; se ne era venuto via battando (.ne) havendo comunicato di questa sua venuta con il cardinale de Lonato et
cum domino Stefano Taverna, prima che se mettesse ad camino, et
per havere trovata la contessa guarita et sana ; et da epsa esserli fa
cto intendere como da messer Jacomo la se tene ben servita et non
essere vero che la sia in alcuna subiectione ne servitù con epso ;
ma essere lei la Madonna et quella che governa, et che messer Jacomo
fa tanto come la vole et non più ultra, in governare, et aiutarla ad go
vernare. Pariva ad epso reverendissimo cardinale cessare tutte doe
le casone dela sua venuta, et dovere acquescere alla testificatione et
voluntà d'epsa contessa dimonstrando trovarse ben contenta d' epso
messer Jacomo, et perhò sua reverendissima signoria deliberaria re
tornarsene indreto, et non esserli parso venire più avanti....
1405. Gli ambasciatori milanesi a Bologna a Lodovico Sforza. — Gia
como Feo è onnipotente presso Caterina. — 6 agosto 1494.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
La V.' Ex.' scriva qualche bona lettera ad epsa Contessa et ad
messer Jacomo anchora.... cum qualche altre dolce et bone offerte con
veniente alli casi et occurrentie de li tempi presenti, come più accommodatamente parirà alla S." V.', et maxime verso messer Jacomo quale
pare a mi Francesco che sia il temone di quelli stati et forteze, et de
epsa Contessa possi quello che vole.
Ex Bononia vi Augusti 1494.
Ó70 APPENDICE.
1406. Francesco de'Quartieri agli ambasciatori sforzeschi a Bologna. —
Riferisce un colloquio avuto con Caterina. — 16 agosto 1494.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Forlì.]
Quando gli ò facto (a Caterina) la proferta deli 4000 ducati a
dicto nome , se n' è facta grandissima derisione, et dice li pare essere
beffata : et che quando lo illustrissimo signore Ludovico glie ne volesse
dare 10,000 l'anno per suo filiolo, tanto essa non li aceptaria; ma
quando il prelibato illustrissimo Signore gli dia condicione li para
conforme al essere et stato suo, più presto se redurà al ombra de sua
Illustrissima Signoria che de altro stato, et questo se intende senza
messer Iacobo, qual non se contentarà forse de li 4000 secundo il di
mostra et me fa intendere....
Forlivij 16 augusti 1494.
1407. Francesco de' Quartieri a Lodovico Sforza. — Giacomo Feo è on
nipotente presso Caterina. — 18 agosto 1494.
[Milano, Arch. di Stato, Poterne estere, Forlì.]
Et cusi fece intendere separatamente a messer Jacobo il qual,
secondo il credere mio, a luy sta ogni cosa, e lei non po disponere
ultra la voluntà d'esso messer Jacobo ; e questo hè el vero, benché luy
se excusa esser il contrario. Ma secondo el comprendere mio, voriano
soldo per el Signore Octaviano per cento nomini d'arme, senza quelo
che voria poi messer Jacobo....
1408. Gli ambasciatori milanesi a Bologna a Lodovico Sforza. — 27
agosto 1494. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
....corno ha inteso V." S.a la Contessa ha pure facto de le sue: li no
stri hanno comenciato darli qualche pellata per quello suo paese, comò
la merita....
Ex bononia xxvn Augusti 1494.
1409. Gli ambasciatori milanesi a Bologna a Lodovico Sforza. — Biso
gna imputare al Feo la politica ambigua di Caterina. — 2 set
tembre 1494. [Milano, Arch. di Stato, Poterne estere, Forlì.]
....Credemo che per littere del conte de Caiaccio la excellen.'1* vostra
bavera inteso comò pare che la contessa de Imola cura poco de vo
APPENDICE. 571
lere essere de la nostra quantuncha gli sij stata facta l' offerta etiam
de ducati xvm" el che havendo facto intendere al magnifico messer Joanne (Bentivoglio) ha demonstrato receverne despiacere grande
per el desturbo che ne seguita in li presenti tempi, dicendo che lei è
stata sin al ultimo a pigliare partito per cavare più dinari che pos
sibile sia, et ch' el ha però servato tal modo in vendere la merchantia
sua tanto cara che li adversarij nostri anchora gli hano havere pocha
obligatione, et che al ultimo lei non sarà ne cum l' uno ne cum l'altro
tanto son stati tristi li deportamenti soi essendo de parere ch' el
campo nostro habia procedere avanti como altrevolte ha dicto. Noi
credemo che vinti di fa lei habia pigliato partito com la parte nostra
adversa, et sia stata opera de messer Iacomo Pheo per havere lui
sempre dubitato de recevere punitione dala excellentia vostra, como
merita per li deportamenti soi tristi et per questo non ha havuto
confidentia in quella quantuncha facesse demonstratione del contrario.
Et cosi ne pare comprehendere per lo effecto seguito de averla sedutta da noi per più sua segureza....
Ex Bononia die 2 septembris 1494.
1410. Francesco Tranchedini a Bartolomeo Calco. — Si duole che il
duca di Milano abbia perduta l'alleanza di Caterina. — 6 set
tembre 1494. [Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
1411. Caterina a Benedetto Soranto arciprete di Nicosia. — Lettera
esistente a Venezia, e visibile in vetrina nella sala Regina
Margherita. — 9 settembre 1494.
[Venezia, Arch. di Stato.]
Visto quanto scrive la Signoria Vostra Reverendissima sopral
credito ha cum questi Baldracanni : Subitto ho facto parlare cum
loro : et chiaritto che la Intention mia he che habiano ad satisfar et
contentare la Signoria Vostra la qualle conforto ad stare cum lanimo
quieto : per che faro tal opera che la vedera chio son desiderosa com
piacerla in questo : et in omni altra cosa : et quando non si dispongano
ad farlo como vol il dovere : Certifico la Signoria Vostra che non li
mancaro de raxion adla qualle me offerro : (sic) Ex ciptadella forlivij
die vim.° Septembris 1494.
Catheiuna Sforza vicecomes de Riario
Imole ac Forlivij etc.
572 APPENDICE.
1412. Francesco de' Quartieri a Lodovico Sforza. — Suscettività di Ca
terina a proposito di una lettera. — 26 novembre 1494.
I Milano, Arca, di Stato, Potenze estere, Forlì.]
In questi di passati hebe una de messer Francisco Tranchadino
cum una alligata dela Ex." V." directiva ala illustre contessa per la
liberatione deli fratelli de Zoanne Baptista Brocho detenuti in la rocha do Imula, e cusì deto dieta lettera ala prefata Contessa. Et havendo lecta dicta lettera, steto alquanto sopra de se , et io vedendola
stare cussi suspesa, me parse recercharla quale era il rispecto. E circha pocho spatio de tempo, me dete dicta littera da legere, da poi me
domandò e me dise : te pare che queste sianno littere amorevole che
me scrive lo Ill."° mio barba, perchè in la coda dela littera li era cer
te parole che pareva che la Ex." V." havendo questo piacere, lo reconosceria da altri che da lei : {per la) qual cosa se turbò assai, dicendo che
questo non era littera che l'aspectase dala Ex." V." e che a peticione de
soi inimici de lei, e che la prefata Ex." V." doveria fare più stima de
lei, che de simile generatione, et quando quella a conoscese bene Zo
anne Baptista Brocho , non li daria audientia ma repulso, dicendo lei
essere Patrona de questo stato, et pensando che la recognitione de tale
piacere fosse per messer Iacobo, la quale dice, benchè lui habia quello
credito e favore cum lei, non po disponere se non tanto quanto ala
prefata contessa piace : e che la prega la Ex." V." che accadendoli an
dare niuno de questi soi inimici e ribelli, la ge voglia dare repulso e
farli conoscere che l'ama lei e le cose sue....
Forlivij 26 novembris 1494.
1413. Francesco Tranchedino a Lodovico Sfoì-za. — Sopra pratiche
segrete di Giacomo Feo a Venezia per distaccare Caterina dal
duca di Milano. — 27 novembre 1494.
[Milano, Arch. di Stato, Potenze estere, Bologna.]
1414. Francesco de' Quartieri al duca di Milano. — Accarezzi Giacomo
Feo. — Caterina non si staccherà mai da lui. — 2 dicembre 1494.
[Milano, Aron, di Stato, l'utenze estere. Forlì.]
Dela Contessa non dico niente, perchè non ha altro desiderio al
mondo se non eho 'l predicto messer Iacobo sia acarezato dala excellentia vostra, la quale sia certa che la Contessa inanti che privarse de
messer Iacobo, prima abandonaria il stato et filioli soi ; e di questo
ne so dare certeza ala excollentia vostra, perchè la predieta Contessa
più volte mi ha facto intendere , ragionandone cum lei e conoscendo
APPENDICE. 573
la voluntà sua, la exoellentia vostra, secundo el mio debile parere, non
po errare in acarezarlo , et bisogna qualche volta fare de necessità
virtù.... Forlivij ij decembris 1494.
1415. Deposizione di un testimonio che attesta come madonna Caterina
Sforza signora d'Imola e di Forti fece trasportare da'suoi fetidi
certi grani svi territorio fiorentino. — 19 aprile 1496.
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr., i. 85.]
1416. Parte presa dalle donne nella difesa di Pisa contro i Fioren
tini il 10 agosto 1499.
[Bernardi, dal Caplt. Onera di Fiorentino contro risane à cart. 360, c. 812 r. copia Chiarini.]
....aprese alore iera uno grandenissime numare de soue done pi
sane che ueramente faceane cosa che quase me pare mateza anarare
pure per al so honore necontaro qualque cosa delore magnanimità
et gaiardeza acio che anca lore demi seposane recordare se per al
cune tenpo io uenese maj in quelle soue parte che uolentiera me farane qualque bone torte in prima ei fu una che siande insuse li soj
repare come uno dardo inmane che lore done contenuuamente portauane uiuande a dite homine chi in cape chi in spala perche saueuano fate li pimaziole ale spale per potere portare come fa li mura
ture in mode come questa tale fu ariuata ce fu uno nemico che uenea
suse per una schala et alcio li ochie euide questa tale dona e quj
comencio a dire sta salde p che adese e zunte lora el tempo che
io te menaro al b alora lej sefe inanze e chinose e come queste
dardo per da cante de la schala ie paso una cossa e tante tenne forte
che lai buto zose eli more (e II mori) etuta uia le altre soue com
pagne faceano gram defese e tutauia lore erano ferite da pasadure
disubito lore lepiana come mane etirauale fora non auande alcune ri
spetto a dite soue carne che ueramente pareano cane rabiato epiù
che le multe soi nomice lore namazone come i sasse.
Carte 875 v.
1417. Spoglio delle lettere dei Sedici Riformatori dello Stato di Bo
logna a Caterina Sforza. — 1488-1499.
[Bologna, Arca, di Stato. — V. Arch. del Comune, Litterarum del Sedici Riformatori alle rispettive date.]
1488. 9 settembre. Che non siano molestati i figli di Melchiorre de Samachini per i loro beni in Dozza.
574 APPENDICE.
1488. 15
1489. 29
» 17
> 22
novembre.
gennaio.
marzo,
aprile.
» 18 luglio.
20
28
31
» 17 ottobre.
1490. 28 marzo.
» 26 aprile.
» 5 luglio.
28
18
U
agosto,
settembre
23 ottobre.
1491. 4 gennaio.
Che costringa i Ramberti di Castelbolognese a
pagare lib. 70.
Che sia preso e custodito Corradino da Bergamo
per i diversi reati da lui commessi nel Bolognese.
Riguarda lo stesso soggetto.
Rispondono circa il rapimento di una giovane di
Dozza,
Si lamentano che alcuni sudditi di lei abbiano aiu
tato Ramazzotto de Sandrom nell'uccisione di
Gaspare Panzacchi.
La ringraziano perchè ha disposto che i sudditi
suoi che si trovavano con Ramazzotto, si riti
rino dal Bolognese.
Che sia restituita la sua parte di raccolto a Tarsia
figlia di Giraldone da Carsegio, toltale da alcuni
sudditi di Caterina Sforza.
Sono dispiacenti di non poter far grazia al bandito
Giovanni de Pirazzolo da Montemoresino, chie
sta da Caterina.
Che provveda affinchè i sudditi di lei non ven
gano armati ad assalire i sudditi bolognesi.
Fino all'Ottava di Pasqua non possono deliberare
per abrogare il provvedimento che nessun fore
stiere possa possedere entro la loro giurisdi
zione.
Assicurazione che i sudditi di lei saranno trattati
come cittadini bolognesi. — Si lamentano poi
che in Forlì sia stato imprigionato Andrea Grati
per causa di debiti fatti da Cristovalo Grati.
Che sia posto in libertà Bartolo da Casale suddito
bolognese venuto a Forli in compagnia dei Gal
lanti da Fontana, sudditi di Caterina, che ave
vano inimicizie coi Magnani di Fontana.
Insistono che sia posto in libertà il suddetto
Bartolo.
Sul medesimo soggetto.
. Che sia imposto al Governatore d' Imola di ri
mettere in libertà Domenico do Gardoni de Qua
derna da lui ingiustamente imprigionato.
Che sia restituito agli eredi di Melchiorre de Samachini la proprietà e i raccolti dei loro beni
in Dozza.
Pregano che sia preso e consegnato il malfattore
Filippo Piazo suddito bolognese.
APPENDICE. 575
1491. 19 marzo, Che faccia restituire a Giovanni de Lanconada i
buoi ed il prezzo dei marroni statigli tolti.
» 14 aprile. Insistono sul medesimo oggetto.
» 21 maggio. Sempre sul medesimo oggetto.
» 23 giugno. Pregano che i sudditi bolognesi non siano obbli
gati a pagare passando sul ponte di Bagnolo.
» 7 luglio. Pregano che sia preso e consegnato Pollonaro da
Siban coi suoi figli e parenti per diversi delitti
commessi.
» • » Che i sudditi bolognesi non siano obbligati a pa
gare passando sul ponte di Bagnolo. — Si scu
sano per non tributarle tutti i titoli, adducendo
che seguono lo stesso sistema anche per gli altri.
» 29 ottobre. Pregano che non permetta che i Tartagni d'Imola
' molestino Pirro Malvezzi nei suoi possessi in
quel di Castelguelfo.
» 81 » Riguarda lo stesso oggetto.
1492. 30 gennaio. Tregua da farsi tra la famiglia dei Borghesi e
quella dei Torresani di Castelbolognese tra loro
nemiche. • 17 marzo. Rispondono che il Luogotenente loro ha fatto pa
gare alcuni sudditi di lei che passavano di qui,
perchè l'Auditore di esso Luogotenente dovette
pagare passando sul ponte del Ronco. Ed a que
sto proposito ricordano che i sudditi bolognesi
furono costretti altre volte a pagare sul ponte
di Bagnolo etc.
» 15 maggio. Pregano si restituisca a Dialta moglie di Teseo
Tartagni una parte dei beni del marito equiva
lente alla sua dote.
1493. 16 marzo. Causa di Astorre de' Mercati contro Rainaldo da
Toranello ed Alessandro da Marradi.
» 81 maggio. Pregano che siano restituite ad Alessandro e fra
telli della Volta le cose rubate da Astorre de'
Mercati.
» 12 giugno. Sullo stesso soggetto.
» 25 » Sullo stesso soggetto.
» 28 agosto. Avvisano che Giacomo ed Andrea del Gesso si
contentano che sia restituito un terreno ad Ugolino Zanone e Carlo fratelli Zampi, venduto
dal loro padre Taddeo, dietro restituzione del
prezzo.
» 81 » Pregano che siano lasciate passare le robe del con
testabile Matteo Panzacchi e dei suoi compagni.
576 APPENDICE.
1493. 14 settembre.
» 14 novembre.
» 19
1494. 7 gennaio.
» 6 agosto.
» 4 novembre.
1495. 11 febbraio.
» 16 »
» 28 marzo.
» 27 giugno.
» 2 luglio.
1596.28 aprile.
» 12 luglio.
Pregano che non permetta che quei d'Imola im
pediscano a Battista e Giovanni di Lanconata
sudditi bolognesi di trasportare la loro uva.
Che tanto i sudditi bolognesi quanto quelli di
Caterina paghino per i beni che possedono nei
territori che dipendono da Caterina e dai Bo
lognesi.
Sul medesimo oggetto.
Che si provveda perchè sia fatta pace tra Ales
sandro de Mazzone da una parte e Franceeco
de Casolini e Marco Margante dall'altra.
Si risponde che i sudditi di Caterina possono es
portare liberamente i raccolti dei beni che pos
seggono nel territorio bolognese, avendo essa
concessa la stessa facoltà ai Ridditi bolognesi.
Che siano restituiti alcuni buoi degli uomini di
Castelbolognese che si trovano presso certi uo
mini d'arme in Imola.
Che sia liberato Serra da Casale suddito bolognese
per avergli trovate monete tosate, ricevute in
pagamento da uno di Tossignano suddito di Ca
terina.
Sono contenti che Baldessera di Giov. da Manzacollo suddito di Caterina venga a Bologna per
chè gli sia fatta giustizia di alcune cose toltegli
dal podestà di Casale.
Che siano restituiti a Belvisio di Casale i denari
pagati da lui per essere liberato dalla prigione
in cui era stato posto dal Bargello d' Imola in
seguito ad una zuffa avvenuta a Casale fra i
soldati d'Imola e quei di Casale.
Pregano che non sia impedito a quei di Castelbo
lognese di trasportare i prodotti dei loro beni
che hanno nel contado d' Imola.
Rispondono che hanno provveduto che i sudditi
di Caterina possano trasportare i prodotti dei
loro beni che hanno nel bolognese.
Che sia costretto Bernardino da Cavaltone a pa
gare il prezzo o restituir la roba rubata ad Er
cole Bolognetti.
Che quelli d'Imola possano esportare i prodotti
dei beni che hanno nel bolognese e quei di Castelbolognese possano esportare i frutti dei beni
che posseggono in quel d'Imola.
*
APPENDICE. 577
1496. 15 luglio. Sullo stesso oggetto.
1497. 25 gennaio. Pregano che Giovanni da Lanconata, suddito bo
lognese, abbia il suo raccolto statogli tolto, e
dal contado d'Imola lo possa condurre a Castelbolognese.
» 4 febbraio. Sul medesimo oggetto.
» 17 » Sul medesimo oggetto.
» 4 novembre. Che sia restituita al pollarolo Ambrogio di Fran
cesco da Manzollane la roba toltagli in Imola,
avendo egli presa licenza in buona regola.
» 20 decembre. Che Calderino de' Calderini non sia molestato
nella sua possessione e che gli siano restituiti
i raccolti di essa.
1498. 8 gennaio. Che siano restituiti al castellano di Castelbolognese i danari fattigli pagare indebitamente
in Imola per dazio di transito.
» 19 » Che gli ufficiali bolognesi non abbiano a pagare
per le cose loro dazio di transito.
» 26 » Che a Giovanni de Lanconata sia restituito il
suo frumento.
» 6 febbraio. Che ad Andrea di Bartolomeo siano restituiti i
denari fattigli pagare indebitamente.
» 17 maggio. Che siano puniti i Gabellini e i Contuli per aver
ucciso uno dei Bressani, amico dei Cani e Balducci, coi quali avevano inimicizie.
» 26 maggio. Che provveda perchè da Imola non vengano uo
mini armati a Castel S. Pietro.
» 13 giugno. Che sia restituita una dote.
» 17 luglio. Che il governatore d'Imola desista dal dare il
bando a diverse persone in seguito alle inimi
cizie fra i Gabellini e i Contuli da una parte e
i Cani e i Balducci dall'altra. — Che provveda
che ai sudditi bolognesi non sia imposta alcuna
gravezza mentre passano per le terre di lei;
minacciando, in caso diverso, eguale misura.
» 7 agosto. Sul medesimo oggetto.
» 9 » Che sia liberato Museto figlio di Ventura di Abra
mo ebreo di Bologna imprigionato a Forlì per
delitti già imputati ad un suo fratello.
> 30 » Che Lazzaro ebreo, suddito bolognese, sia prosciol
to dall'obbligo di pagare ducati 200 a cui era
stato costretto dal bargello d' Imola.
» 20 settembre. Che si lascino passare liberamente le masserizie
di Matteo Panzacchi.
Il
578 APPENDICE.
1498. 2 ottobre. Insistono che sia liberato Museto di Ventura ebreo
suddetto.
» 20 » Allo scopo di liberare il suddetto Museto, mandano
a Forli Francesco Lanza.
» 23 » Che siano revocati i bandi contro diversi di Castelbolognese in seguito alle inimicizie fra quattro
famiglie.
» 21 novembre. Che si lascino passare liberamente le masserizie
di Matteo Panzacchi che ritorna a Bologna.
1499. 14 febbraio. Sul medesimo oggetto.
» 17 maggio. Che Alessandro Locatelli suddito bolognese sia pa
gato di quanto gli spetta da Guglielmo Tempione e Gabriele da Paolo.
» 13 luglio. Che sia lasciato a Girolamo Caldarini rettore di
S. Giovanni di Val di Senno il quieto godimento
del suo beneficio.
» 7 agosto. Sul medesimo oggetto; e a questo scopo mandano
per trattare messer Francesco Lanza.
» 21 » Sul medesimo oggetto con insistenza.
» 13 settembre. Si scagionano perchè fu fatto pagare il transito a
Castelbolognese a certa biada.
> 26 » Sul medesimo oggetto.
1418. Estratti da! Codice Magliabechiaiw cartaceo II, II, 131 — Pa
renti Pietro, Istorie fiorentine. — 1498-1504.
[Firenze, Blbl. Nazionale.]
1498 luglio.
A ritorno messer Guidant." Vespucci andò a uicitare la Madonna
d' Imola, et ringratiarla de' receuuti benefici'] , inoltre a confortata
tenerla perseuerassi nella sua buona uoluntà uerso di noi , max."
sendo il duca di Milano della medesima sententia , et mandando
gente d' arme per obstare a Vinitiani se scorrere, o passare uolessino a danni suoi. Tomo III, c. 87 v.
1499 giugno.
Da Imola venne uno Mandatario di Madonna a richiedere il seruito di danari per i tempi passati. Inoltre mostrando essere nato
legiptimamente di Giovanni di Pier Frane." Popolani uno figliuolo
maschio di lui, domandaua a Lorenzo suo fratello la metà della sua
roba, come giuridicamente si li apartenessi. Giudicauasi questa ,
APPENDICE. 579
strana materia max." per Lorenzo, et non sanza suo carico tali pra
tiche da suoi adversarij si diuulgauano. In effetto si stimaua che
scandolo a uscire n' harebbe. Il che però non seguì.
Tomo III, o. 180 r.
1499 novembre.
Madonna di Imola , uisto gli huomini di quella Città non l' es
sere suti fideli, tagliò la testa a certi statichi Imolesi, et attese a
guardare Furli. L' artiglierie Franzese s' accostorono di poi alla
Rocca d' Imola , et quella percoteuano , dentro u' era per Madonna
Dionigi di Val di Lamona, il quale fieramente rispondeua; percoteua
ancora lui la terra, et danno inestimabile faceua. Il perchè ragionò
colli aduersarij , che restassino di molestare lui : et lui farebbe il
simigliante alloro, andassirio a Madonna, et accordassinsi seco, che
lui seguirebbe quanto li fussi commesso. In Furli scadde certa quistione tra soldati : Leuossi romore ; alcuni gridorono Francia Fran
cia, questi tali furono dalli altri messi a sacco, et tagliati a pezzi.
La qualcosa mostrò fauore per Madonna. Tomo III, c. 205 r.
1499 novembre.
Madonna d' Imola forte ci richiedeua d' aiuto ; e Cittadini Ducheschi erano desiderosi seruirla, e Franzesi al tutto uietauono tal cosa ;
et perchè erano di presente potenti nella Città, lo aiuto si dinegaua: ancorchè si sapessi non seria fare dispiacere al Re di Francia.
Tomo III, c. 206 v.
1499 dicembre.
A di x sendo combattuta la Rocca d' Imola forte dalli aduersa
rij : el Castellano perso ch' ebbe il riuellino, alla seconda battaglia
si dette : saluo l' hauere, et le persone. Fra tanti di et benchè molta
gente ui morissi dell' una parte, et dall'altra : non dimeno fu oppenione che corruptela ui giucassi (vi giuocasse): max." sendoui dentro
molti fanti Svizzeri. Da questo e Forliuesi si ristrinsono, et leuorono in
capo, presono due delle porte : et chi chiamaua in aiuto i Vinitiani : chi
la Chiesa. Madonna rifuggi nella Rocca, et gagliardamente si difendeua. Tale che usci un' motto, che quando crederono e Franzesi ha
uere a fare con huomini, trouorono donne: quando hebbono a fare
con donna , trouorono huomini. Chiedeua lei soccorso et aiuto da
noi: ma non li ualse; andò qualche pratica a torno di corrompere e
Capitani Franzesi, acciò andassino adagio. Differissi tanto la cosa : che
poi non si fu a tempo ; tutto pagaua madonna ma niente s' appiccaua
in suo fauore. Di che grande causa era la mala dispositione della no
580 APPENDICE.
stra Città, non però entrorono e Franzesi in Furli : perchè e terazzani nolli uollono acceptare, rispetto a' loro portamenti, tutti in ef
fetto cederono alle genti della Chiesa , et cosi si dette termine a
Madonna , che ancora lei cedessi , altrimenti peggiorerebbe sua
conditione. Tomo HI, c. 208 r.
1499 gennaio (1500).
A di xviii" uenne nuoua come Madonna di Furli era presa : et
perduta hauea la rocca per forza et tuta la sua Sig.' dispiacque assai
a molti qui questa nouella, altri cittadini se ne rallegrorono, come
desiderosi della rouina totalmente de Ili sforzeschi. In effetto datosi
la battaglia terribile da Franzesi alla Rocca ; et mandatone giù
buona parto : per forza la presono, doue mori circa di 450 huomini.
Madonna, la quale gagliardamente, et fieramente s' era fino preseruata, non hauendo hauto mai di fuori alcuno sussidio : forzata fu a
perire, onde uscitasene, fino quasi a Castrocaro camminò con poca
compagnia, in tale luogo sopragiunta da Balestrieri a cauallo, rimase
prigione di Monsig." d Allegrò Franzese. Cosi questa Donna bel
lissima pruoua fece in conseruarsi : come gli huomini del Castel
letto di Milano sciaguratamente si portorono in uolontarij darsi. Rimasoui etiam prigione Christofano da Risorboli nostro Fiorentino
stato al seruigio di Madonna più tempo, posongli la taglia etc. '
Tomo IV, c. 1 r. e v.
1501 luglio.
Madonna d' Imola per intercessione de' Franzesi maxime di Mon
sig." d' Allegrò fu liberata della Carcere a sodamento di non si
partire di Roma; et rinuntiato che ebbe alle ragioni haueva in su
Imola et Furli. Vennesene di poi in Firenze in casa Piero de' Medici.
Tomo IV, c. 144 r.
Gennaio 1503 (1504).
Imola uenuta a diuotione del pontefice, lui finalmente per com
piacere ancora al Cardinale di San Georgio et ad Ascanio la dette
al terzo figliuolo di Madonna (e) del conte Gerolamo chiamato Galeaz
zo con cui foco parentado; non però intera li concesse la possessione
ma riseruossi la roccha: non molto si contentorono gli huomini di
quella di tale signoria per l'odio haucano ancora contro a Madonna
et per i suoi tristi portamenti, secondo diceano.Tomo V, c. 152 r.
i " Non fu nero che se ne uscisse, anzi nella Rocca fa presa, et prigioniera te- ■ unta In casa mescer Luffo Forliuese Inimico suo. Giudicossl otiam che tradimento
" dentro usatoli fussi, ma più presto fu disauentura, et dis^ratla. a Postilla aggiunta dopo, di mano dell'autore.
APPENDICE. 581
1504 maggio.
Mori el Signor delli Ordalaffi a Rauenna, stimossi per ueleno a
termine, ma che operasse prima che il bisogno. Imperò che s'ordinaua da Venetiani fare giostra a Faenza , et sotto tal protesto ri
mettere tal signore in Furli, et che di poi Purli, dopo la morte di
quello peruenisse nelle mani a Venetiani. Tomo VI, o. 18 r.
1419. Guarino Belli a Cesare Sforza (sic), arcivescovo di Pisa. — Scrive
che i Bolognesi han fortificato Castelbolognese, e che il Valentino
ha detto: « M. Giovanni Bentivoglio ha dileggiato avanti tratto
« il Papa, il Ee di Francia e me : col tempo, se ne potria pen-
€ tire, etc. » — Parla dei pericoli in cui è Faenza. — 12 marzo
1500, da Castrocaro.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 77, n. 6.]
1420. Strani conviti e feste delle milizie del Valentino in Forlì. — 1500.
[Bernardi, dal cap. Cesare Borgìen Signore de Forlì criato a cart. 398 — c. 349 v., Copia Guarinl.]
dapo (sic) queste me resta adnotare certe soue zentileze che lore
facea alosanza soua alprime et alseconde di de zenare in prima al
dite signore de Benino e Signore Galuane al quale era aloziate in
casa de M.° Zohane Monsignane come di sopra hordenone de fare
uno belle desenare e qui iauesse à uenire al dite Monsignore d Alegre e Monsignore de Sam Dio al quale seconde che à mi fu reporte
erano soi parenti dal dite Monsignore de Samdio e qui de dui zurne
irniente fecene andare per li nostre uile à coiere pule et agnele e
boue e case e qui li pagaua come li soi dinare et alcune come le
molte bastonate in mode che a di 2 come di sopra fecene uno belle
aparechie sota li soi portighe et eciam de una parte deli uicine equi
serone tute dite porteghe dà hogne cape come certe legnane (sic)
equi era forcia che hognome che pasase zeneralmente andase per al
tra uia se ne no le bastonate lauoraua e po erano butate nela malta e
tuta uia quelle zorne fu la nebia come male tenpo e qui ordenate che al
fu uene tute le inuitate et le multe altre zoe fantaria come certa
quantità de (donne di inala vita) come li tamburo inente e pifare
et altre sone e qui come fune nel pine desinare se comencio à dare
lo soue benedicione ale tauole in queste mode prima montò uno in ca
pe deli -dite tauole e qui sacalo le soue braghe ò uere calze perche non
aueua braghe equi se mese uno dose nel so c di paglia e po ie
582 APPENDICE.
monto uno altre et aueua una candella inpizata de foghe in mane e
qui inpizo dite so dose paglia, e tuta uia tramedui corande dal une
cante el altre per dite tauole per mode che fu forcia che la più parte
andase per tera rompandese hogne soua masaricia e qui pensa che
aueano atrouate in prestancia tra per forza e per amore mantile di
rese e piatelle de gram ualuta perche lì si trovaua li soi cappe come
di sopra la seconda zentileza toleuane certe de quelle.... (donne) et
meteuale insuse al reste de li dite tauole e qui ie montauano adose per
fornire tuta l'arte, e qui cantando a soua uoce prima certe soi stanboche (strambotti) in mode che nente che se partisene hogne cosa andò
à fracase zon tole e trispide e pane e uine carne tute se li treua
dreti per la riueria tute al male non fu d'alcune nostre pouerete
perche se ne portone da quelle innande àcasa per otte zorne e qui
lore, auenano mazzate in pede senza asetarse e infra queste tenpo
ne soprazunse uno gram numare de dita fantaria come uno à caualle
come la mitria in cape aparate in pontificale ele multe uestite come
le maschare ali soi uolte e qui se partine tuti dui à dui come quelle femene a hraze e uene in piaza e tute quelle zorne andone per la tera
cantande soi stranboche à guisa de li nostre anelli.
Carta 368 v., 369 r.
1421. Cochus o Coechus della Guardia d'Imola a Ottaviano Riario in
cui gli parla di cose private e gli «ribatte» la «frase» detta
« non potersi fidare degli uomini di Imola. » — 12 maggio 1500,
da Correggio.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr„ f. 77, n. 7.]
1422. Morte di Leone Cobelli cronista. — 14 maggio 1500.
[Bernardi, c. 433 v.]
M." lione cobello da forlj Morte.
El prefato M." lione historico uero: ezia fiole de batista cobello
nostre forloueso. intra uenno la soua prefata morte : che fu ali anne
dal signor 1500 die decima quarta mai: el quale per soua natura era
stato bom dipintore : ederase inela soua infacia (infanzia) almolte tenpo
notrito nela prouencia de francia: ene li molte loco dedita soua arte
gram esperiencia si nera uiste. e masime nela corte de papa paule
seconde nela cipta de roma' per esser stato luj alquante tenpo so
familiare. ultimatamente home di bona fama, et uere e digne instorico
come disopra per auer luj conposte quase hogne cosa memorando
APPENDICE. 583
da beneficio de questa nostra magna cita deforlj per infine al pre
sente. dele quale nauea arecolto et conposto uno grando edegnisimo
uolume molte ornatissimo. come per ora indita nostra cita eramanefeste: et piu ancora che luj era stato alpiu copiose home desonare
baldosa che hogie seritrouase in questa nostra prouencia de italia:
edera home bene proporcionato bianco e colorito, et molto amabele
infra hogne persona emasime dali nostre signore et principe pas
sate : che senpre de contenuo iauea date qualque prouisione : e quj
poteua auer per soua natura cercha anni 60 efusepelite aprese ala
ghiesia dal nostre dome santa croce del qualle lo eterno emagno dio
iabia perdonate lisoj pecatj.
1423. Caterina cede le me gioie a Pagolantonio Soderini in pagamento
di un suo debito. — 17 febbraio (?) 1505.
[Firenze, Arch. di Stato, Me,t. a. Pr., f. 83, n. 532 ]
Notificasi per la presente esser la verità come la il1."" M." Catherina
Sforza ha ricevuto in più partite et tempi da Thomaso di Pagolanto
nio Soderini la somma di ducati 2464 d'oro, ciò è f. dumila quattro
cento sesantaquattro d'oro in oro, et questo dì 17 de febraio 1505 la
dicta Madonna consegna in pagamento di decta somma di danari al
prefato Thomaso le infrascripte gioie cioè perle 110 in xj fila et uno
balaseio cum uno smeraldo, et uno diamante picolo, et uno balascio
ciottolo cum 2 perle pere, et uno diamante a facciette , state stimate
da più gioielieri minor somma che due. 2464 d' oro, cum questi pacti
che infra xx giorni proximi a venire per lei et qualunque de sua fi
glioli si possino le decte gioie riscuotere et ricomparare pagando al
decto Thomaso la sopradecta quantità di danari et passati li di xx
s' intendano esser libere del decto Thomaso o di chi per lui et di suo
consenso le pigliasse. Et por fede del vero la decta Madonna et el
prefato Thomaso si soscriveranno esser cosi contenti obbligandosi
alla observantia della scripta in tutti quelli modi che obligare si pos
sono renuntiando ad ogni privilegio che per ciascheduno di loro fa
cessi, et sottomettendosi a qualunque luogo di iudicio. Et io Damiano
di Biagio de Manthy da Imola a preghiera della parte ho facto la
presente scripta questo di sopradecto. Io Thomaso di Pagolantonio Soderini sopradecto sono contento a
quanto di sopra si dice et per fede mi sono sottoscripto questo dì so
pradecto.
Io Caterina son contenta a quanto si dice di sopra e per
FEDE J1E SONO SOTTO SCRITTA QUESTO Di SOPRA DETTO. (Autografo.)
Io m. Franc." Fortunati Piovano di Cascina fui presente a quanto
58I APPENDICE.
di sopra si contiene et como testimonio mi sono sotto scripto questo
sopra decto di.
Io Bastiano di Filippo da Lutiano fui presente a quanto di sopra è
detto et chome testimone mi sono sotto schritto questo di sopradetto.
1424. Caterina raccomanda uno spagnuolo al duca di Mantova. —
( Unica lettera autografa di Caterina che si conosca. — È ripro
dotta nel testo.) — Firenze, 21 dicembre 1506. [Mantova, Arch- di Stato.]
Ill."° et Ex,'" Si." Venne dala S. V. ellator presente dimandato
Arifia Spagniolo qual desidera molto de essere ala servitu de V.
Ex."" el me ha richesto lo voglia ricomandare ala prefata Ex." V.
essendo al proposito di V. Ex." me sara piacere abia la gratia di quella
ala qualle mi offero: Florentie 21 decembris 1506.
Ill. D. V. Caterina Sf. manu propria.
Ill."° et Ex."" D." D."°
Francisco De Gonzaga
Marchioni Mantuano etc. armorum etc. Sante Matris Ecclesiae
Capitaneo Generali Domino suo. Mantue.
1425. Ricordanze. — Furto di un cavallo. — 1507.
[Carte del monastero di S. Mercuriale di Farli. ]
Ricordo come a di 15 di novembre Nicolò di messer Ettorre chia
mato da forli ebbe in presto dal monastero uno cavallo leardo per
dua di che cosi lo domandò et dipoi lo foce vendere ad un suo fami
glio che si chiamava l' agnello, ma era peggio ch' un lupo , ad Bolo
gna a uno mercatante fiorentino ducati dodici et d' uno de'quali com
prò velluto nero et arme, che tutto questo ritrasse dicto Alexandro
ad Bologna da Mes.' Ant.° Nichilini (?) doctore forlivese che alhora si trovava in detta cipta con Mes.r Giovanni Morattini da forli quivi
podestà. Et ricorrendosi da noi al Ghovernatore et Signori adoprando ancor al mezo de più ciptadini, non lo potemo mai rihavere ne et
lequivalente in danari, perchè ognuno temeno della sua insolentia et
bestialità, perchè havea seguito di molto bravi et cagnotti et facevasi
per la potontia beffe d' ognuno. Se mai si po contra di lui o di sue fa
cuità, et Monestero si facci satisfare ducati xi. '
I Postilla posteriore : Cavallo leardo brueato al Monestero da Niccolò Forìh eae ,hso- Untlnlmo.
APPENDICE. 585
1426. Sentenza di Lionardo di Rinieri Buonafede spedalingo di S. Ma
ria Nuova comegiudice compromissario tra i figliuoli di madonna
Caterina Sforza, nati dal suo ultimo marito Giovanni de' Me
dici, e quelli nati da Girolamo Riario, in ordine al suo testa
mento del maggio 1509.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. ì'r. I. 89.]
DOCUMENTI MODERNI.
1842-1844.
« Posizione relativa al rinvenimento delle ossa di Ca
terina Sforza nell' ex-convento delle Murate in Fi
renze. »
/
1427. L'abate Missirini al gonfaloniere di Forlì. — Annuncia che ilcavalier Liverati manderà in dono alcune ossa di Caterina Sforza.
— 28 ottobre 1842. [Forlì, Aroh. com.]
Prestantissimo Sig. Cav. Gonfaloniere,
Firenze, 28 ottobre 1842.
Per nuove costruzioni fatte in un antico Convento di Monache
detto le Murate, posto qui in Firenze in fondo di via Ghibellina , av
venne all' ottimo dipintore , Sig. Cav. Liverati di scoprire e verificare
la Tomba di Caterina Sforza. Siccome egli potette raccorre da detto
Sepolcro alcune reliquie di questa rara Donna, già Signora della no
stra Patria e che ha meritata la menzione di un Machiavello , ha cre
duto il Sig. Liverati che queste memorie preziose potrebbero venir
grate alla Comune di Forlì, e perciò Egli ne awanza un dono a code
sta Magistratura : ed io mi compiaccio di accompagnarlo all' Ecc."
V.' con questo scritto che mi porge occasione di ricordarmi alla sua
grazia e bontà colle espressioni del mio rispetto.
f.° Melchiorre Missirini.
A Sua Ecc." Il Sig. Conte
Cav. Pietro Guarini Gonfaloniere
di Forlì.
DOCUMENTI MODERNI. 587
1428. Il cav. Liverati al gonfaloniere di Forlì. — Manda in dono al
cune ossa di Caterina Sforza. — 4 novembre 1842.
[Forlì, Arch. com.] Eccellenza,
L' antica Chiesa e Convento delle Murate di Firenze essendo stato
profanato non è gran tempo, nel disfarsi dai muratori l'antico pavi
mento, si scopri casualmente la tomba di Caterina Sforza : la lapide
era stata rovesciata (evidentemente dalle suore all' epoca dell' asse
dio della Città, quando l' indegnazione popolare si era persino rivolta
ad insultare le ceneri de' Medici) cioè la parte scritta voltata sulla
buca della sepoltura : l' iscrizione era la seguente :
CATHERINA SFORTIA MEDICES '
COMITISSA ET DOMINA IMOLAE FOROLIVII OBIIT IV KAL. IUNII MDIX.
Fu mia ventura poter conservare le poche ma preziose ossa ivi
raccolte, le quali incoraggito dalle parole del Chiariss." Prof.' Missirini, uno dei più nobili ornamenti della lor Patria , io mi faccio un
pregio adesso di offrire per mezzo di V. S. Ill."* alla benemerita Città
di Forlì lusingandomi che non riuscirà questa mia doverosa e devota
offerta del tutto sgradevole, attesochè sò la memoria di quella Illustre
Donna esser tuttor da ognuno riverita , nelle terre ove già tenne si
glorioso dominio.
Ho P onore co' sentimenti del più profondo rispetto di protestarmi
D. V. Eccellenza
Firenze, 4 Nov. 1842. Devotiss." Osseq."" Servitore
f.° Cav. Carlo Ernesto Liverati.'
A Sua Ecc." il O Cav.
Pietro Guarini Gonfaloniere
di Forlì.
1 II professore Melchiorre ÌVIissirlnl forlivese pubblicò una biogiafia di Carlo Erne sto Liverati (Firenze, Tipografia Fabrls 1844). È un libretto di 24 pagine. — Carlo Er nesto Giuseppe Liverati di famiglia bolognese, era figlio di Giovanni e di Maria Annun ziata Terzaghi " donna ingegnosa, prudente, di molta probità. „ Nacque a Vienna 11 10 marzo 1805.— Suo padre era compositore dì musica, e fu ai servigi prima di Gugliel mo II re di Prussia, poi dell' Imperatrice d'Austria seconda moglie di Francesco lì ;
finalmente della duchessa di Kent madre della attuale regina d' Inghilterra. Carlo studiò la pittura in Inghilterra e poi a FireDze. Il Missirinl descrive di ciannove quadri dipìnti da lui, molti disegni ed ottantadue ritratti, tra i quali uno di Massimo d'Azeglio. — Il Liverati scrisse molti articoli sulla storia dell'arte. Fu uomo ottimo, cortese, piacevolissimo. Morì in Firenze per morbo polmonare, il 27 ot tobre 1844, nella verde età di aDni 39.
DOCUMENTI MODERNI.
1429. Il gonfaloniere di Forlì all'abate Missirini. — Ringrazia. —
Chiederà al Liverati alcune spiegazioni. — 26 novembre 1842.
[Forlì, Arch. com.J
N. 8877. LI 26 novembre 1842.
Signore Chiarissimo e Molto Reverendo,
Mi perveniva gradito il gentile suo foglio delli 28 8bre p." p." con
che accompagnava l'altro di codesto Sig. Cav. Liverati unito alle
preziose reliquie dell'antica Signora di nostra Patria, ed io atten
devo di comunicarli entrambi alla Magistratura onde poi evadere
ai dovuti officia.
Solo jeri potei aver Questa riunita in seduta, e j eri solo potè la
medesima esternare il suo buon grado verso della S. V. Chiarissima
per l'amorevole pensiero di suggerirne la trasmissione a questo Mu
nicipio, e verso al Sig. Cav. Liverati per la cortesia di prontamente
assecondarlo. E mentre deliberava che siffatti sentimenti di ricono
scenza venissero subitamente manifestati ad ambedue, mi incombeva
poi di interessare la compiacenza del prelodato Sig. Prof. Cavaliere
a dare risposta ad alcuni quesiti diretti a provare sempre più l'auten
ticità di reliquio storico : che non son mai troppe le ragioni che si ac
cumulano per tal fine.
Vado io dunque ad esaurire col ripetuto signore quanto devo ; e
prego la S. V. Chiarissima ad accettare unito a quello che le porgo in
nome del Magistrato, il parziale tributo della mia stima e conside
razione.
Firmato P. Guarini.
1430. Il gonfaloniere di Forlì al eao. Ernesto Liverati. — Lo ringrazia
e lo invita a giustificare ed a provare che le ossa mandate fu
rono indubbiamente di Caterina Sforza. — 28 novembre 1842.
[Forlì, Arch. com.] K. 2,177.
Il1.mo Sig. Pr.one Co1.mo.
Non avrei tardato un momento ad esternare il mio buon grado
al gentile cortesissimo pensiero della S. V. Il1.ma a rimettere a que
sta mia patria lo poche preziose ossa di Caterina Sforza antica pa
drona di questa città che le avvenne di trovare nel disfacimento di
cotesto vetusto convento delle Murate; ma siccome voleva io che non
solo miei, ma sibbene della intera rappresentanza, cui ho l'onore di
presiedere, fossero inverso della S. V. Il1.ma gli officii, così mi fac
cia scusa all'indugio, l'avere voluto in prima convocare questa, per
DOCUMENTI MODEENI. 589
parteciparle il preg.mo suo foglio delli 4 corrente e presentarle le
ricordate reliquie.
Ora dunque di quella guisa che debbo alla S. V. Ill.ma rendere
azioni di grazia in nome del Magistrato Forlivese pel dono che a
questo Municipio ha fatto, mi è pur d'uopo assecondarne un desiderio e
venire incomodandola perchè si compiaccia di dar risposta ad alcuni
quesiti non per altro fatti che per ottenere maggiore autenticità di una
memoria cotanto interessante e progievole. Condiscenda quindi cor
tese a chiarire :
1." In qual epoca fu soppressa la Chiesa e Convento delle Mu
rate?
2.° A qual uso fu successivamente destinato : quando venne po
sto mano ai fabbricati per variarne la primitiva integrità?
3. ° Il Sepolcro di Caterina Sforza era nella chiesa esteriore, o
nella interiore? in qual luogo del pavimento era collocato relativa
mente all'Altare Maggiore: era esso capace di un solo o più Cada
veri?
4. ° Il rovesciamento della Lapide non sembra potersi attribuire
all'epoca indicata nel foglio della S. V. Ill.ma, ma piuttosto quando
le Leggi Francesi soppressero l'uso dei Sepolcri nelle Chiese e voller rimosse le Lapidi che ne indicavano il luogo, e tutti gli stemmi
gentilizi tanto sulle arche, quanto in qualunque altro luogo. Siffatta
opinione è convalidata dall' ex Gesuita Antonio Burriel scrittore della
vita di quella illustre Donna, il quale si esprime di tal modo « Fu
sepellito il Cadavere a tenore della sua disposizione nella chiesa delle
Monache Murate, ed in essa si legge questa iscrizione » quella pre
cisamente riportata nel foglio di V. S. Ill.ma; dunque la iscrizione
era visibile nel 1795 al tempo del Burriel.
5. ° All'apertura del sepolcro erano presenti persone le quali pos
sano contestare dello stato e della giacitura nella quale si rinvennero
le ossa? fra queste vi si rinvenne il cranio? vi sono indizii che faccian
sospettare anterior violazione di quel sepolcro?
Non le sembri per avventura indiscretezza il domandar tanto, pe
rocché in tale argomento non son mai soverchie le prove, e nella
molta sua gentilezza, col gradire l'officio presente, non isdegni di quelle
ulteriori ragioni che Ella trovasse conducenti a maggior certezza
dell'identità delle cose da Lei donate.
Approfitto intanto dell'incontro presento per contestarle la mia
distinta stima e considerazione.
Della S. V. Ill.ma.
Forlì, 28 novembre 1812.
Sig. Cav. Ernesto Liverati
Firenze.
590 DOCUMENTI MODERNI.
1431. Il cav. Liverati al gonfaloniere di Forlì. — Cercherà di racco
gliere le prove occorrenti per rispondere ai suoi quesiti. — 7
decembre 1842. [Forti, Arch. com.]
Eccellenza,
L'esser stato assente di casa sabato scorso fu cagione che non
ho potuto aver l' onore di accusare per ritorno di posta il veneratissimo suo foglio del di 28 corrente.
Nel tempo istesso in cui mi trovo altamente lusingato dalle cortesissime espressioni di V. S. Ill."" inviatemi anche per parte del
l' onorevolissimo Corpo Municipale della Città di Porli di cui è si
degno Capo, approvo pienamente la domanda che mi si fa di ulte
riori prove per stabilire l'autenticità delle reliquie della illustre Ca
terina Sforza, da me testè indirizzate alla loro Città. Ansioso di ob
bedire a brame si giuste, non tralascierò niuna premura onde fare
tali indagini, che potranno servire di risposta ai varii quesiti invia
timi. Spero però che a cagione delle gravi mie occupazioni , mi si
vorrà perdonare V indugio di qualche giorno per ritornare una ca
tegorica risposta.
Il degnissimo Prof. Missirini che mi comunicò pure la lettera da
esso ricevuta sull' istesso argomento, la ossequia distintamente e si
raccomanda alla di Lei bontà. Mi pregio intanto pieno della più di
stinta devozione ed ossequio di ripetermi
Di V. S. Il1.ma Obb. Dev. Oss. Servitore
f.° C. E. Liverati. Firenze, 7 Dee. 1842.
S. E. Il1.ma Sig. Conte Pietro Guarini
Gonfaloniere della Città
di Forlì.
1432. Il cav. Liverati al gonfaloniere di Forlì. — Non ha risposto causa
i suoi viaggi ed una malattia mortale. — Gli manda un certifi
cato della scoperta della tomba di Caterina, dicendogli che se
questo non gli basta, gli rimandi le ossa. — 17 maggio 1844.
[Forlì, Arch. com.]
Il1.mo Signore.
Neil' epoca in cui Forli era lieta nel vantare V. S. Il1.ma a capo
del suo Municipale Reggimento, ebbi ricorso alla di Lei gentilezza
onde trasmettere quale doverosa mia offerta alla Città medesima
le ossa della illustre Caterina Sforza già reggitrice di quelle con
DOCUMENTI MODERNI. 591
trade. V. S. nell' accusare il ricevimento di que' resti mortali, Del
l' atto in cui mi era generoso di cortesi espressioni, mi chiedeva
bensì qualche documento onde constatare viemaggiormente l' auten
ticità de' medesimi. Ebbi l'onore di risponderle che di buon animo
mi adoprerei onde soddisfare la giusta di Lei domanda. Impedimento
al mio sollecito desiderio di obbedirla sono stati alcuni viaggi che
ho dovuto intraprendere e principalmente una mortale infermità
che per sei mesi mi ha afflitto e della quale sono tuttor conva
lescente. Non prima di quest' oggi dunque mi è stato dato procu
rarle il qui accluso certificato sulla scoperta del sepolcro della
Sforza. Mi auguro che questo attestato basterà a persuaderla del
l'autenticità di quelle ossa, le quali furono da me ottenute dal
sig. Niccola Marchetti, la persona medesima citata dal Prof. Pampaloni ;
Ciò che a parer mio vince ogni dubbio è la descrizione che in ter
mini analoghi dà il P. Richa nella reputata Opera intitolata Chiese
Fiorentine parte 2% pag." 110, ove favellando del Monastero delle
Murate in tal guisa si esprime : « Appiè dell' Aitar maggior in let-
« tere di bronzo di carattere Longobardico si legge : Sepulcrum Io-
« annisi Americi de Bencis etc... Evvi altra lapida contigua alla de-
« scritta e questa fece il Granduca Cosimo I a Caterina Sforza de' Me-
« dici come a sua Zia, ' mercechè fu moglie di Giovanni de Medici
« padre di altro Giovanni per lo suo valore addimandato Giovanni
« delle Bande nere, di cui figlio fu Cosimo. »
Se poi, malgrado queste incontestabili prove, restasse pur qual
che sospetto nella mente di V. S. Il1.ma, e in quella de' suoi rispet
tabili colleghi circa quelle reliquie, per cui dovrebbero riescire a
loro di verun conto , io sarei a pregare la cortesia sua a volermele
restituire onde le riponga in condegna custodia , rinfrancato dalla
persuasione che ho della loro autenticità, sentimento che soltanto mi
mosse per quanto mi fossero preziosissime, a farne tributo a quella
Città ove ebbe glorioso dominio quella donna immortale. Ho l'onore
col più profondo ossequio e distinto rispetto di protestarmi
Di V. S. Il1.ma
Firenze, 17 maggio 1844. (445 Borgo degli Albizzl).
Obbed."° Devot."° Servitore
f.° Cablo Ernesto Liverati.
Il1.mo Signore
Marchese Luigi Paolucci
Forlì.
1 Veramente Caterina Sforza fu nonna e non già zia del granduca Cosimo I.
592 DOCUMENTI MODERNI.
1433. Lo scultore Pampaloni e l'architetto Giraldi attestano di essere
stati presenti allo scoprimento del sepolcro di Caterina Sforza. —
3 e 15 maggio 1844. [Forlì, Arci:, coni.]
Invitato a somministrare le notizie che conosco su ciò che ri
guarda lo scoprimento della tomba ove riposavano i resti mortali di
Caterina Sforza, dichiaro quanto segue :
« Che correndo l'anno 1835 essendo obbligato a cedere al R. Go
verno il mio antico studio di scultura situato nella soppressa chiesa
delle Murate di Firenze (stabilendosi in quel locale il nuovo erga
stolo) mi trovai presente ai primi lavori eseguiti sotto la direzione
dell'architetto comunitativo signor Domenico Giraldi, e alla demo
lizione fatta da' muratori de' gradini e ripiano che formavano l'antico
presbitero innanzi l'altare maggiore. Nel centro preciso di questo ri
piano sotto ad una pietra liscia fu rinvenuto un sepolcro della profon
dità di circa braccia 1 '/, nel mezzo del quale era stata rialzata una
piccola cassa quasi quadrata formata di mattoni per taglio, avendo
per coperchio una lastra di pietra sulla quale leggevasi:
CHATABINA SFORTIA
MEDICES
COMITISSA ET DOMINA
IMOLAE FOROLIVII
OBIIT IV KAL. JUNII
MDIX
Aperta la cassa suddetta, fu visto contenere alcune ossa che sem
bravano essere state a bella posta colà ammucchiate. Da quella io
estrassi la testa d'uno dei femori, il rimanente passò in altre mani ;
l'iscrizione fu conservata presso di me nel mio nuovo studio, ma non
mi vien fatto adesso di rinvenirla malgrado le mie ricerche, essendo
stato di ciò richiesto da chi mi domanda questo ragguaglio. Testi
moni della scoperta del sepolcro e delle ossa furono il Capo Muratore
ora defunto, il Signor Niccola Marchetti di Carrara, attualmente as
sente da Firenze, e il Signor Girolamo Torrini miei creati nello Studio.
Firenze, 3 maggio 1844.
Firmati Luigi Pampaloni Scultore
» Girolamo Torrini »
Io sottoscritto Architetto Regio affermo che i lavori delle nuove
Case Penitenziarie nel soppresso Convento delle Murate ebbero prin
cipio nell'anno 1835, nella quale epoca, come mi viene confermato a
DOCUMENTI MODERNI. 593
voce dal chiarissimo Sig. Professore Luigi Pampaloni testimone ocu
lare, ebbe luogo lo scoprimento del sepolcro ed iscrizione sopraccitati.
Firenze 15 maggio 1844.
Firmato Domenico Giraldi Ar. M.
Io sottoscritto affermo sul mio onore che le ossa che trasmisi al
Sig. Marchese Luigi Paolucci nel decorso anno 1843 mi furono con
segnate dal Sig. Niccola Marchetti (la persona nominata nell'atte
stato dal Sig. Prof. Pampaloni) il quale me le consegnò il giorno
istesso nel quale le aveva 'estratte dal Sepolcro di Caterina Sforza.
Firenze 17 maggio 1844.
Firmato Prof. Cav. Carlo Ernesto Liverati.
(Sigillo del Liverati)
1434. Il gonfaloniere di Forlì restituisce le ossa al Liverati perchè la
magistratura non reputa abbastanza provato che esse abbiano
appartenuto a Caterina Sforza. — 13 agosto 1844.
[Forlì, Arch. Com.]
N. 1312.
All' Ill.mo Sig. P.rone Col.mo
Il Sig. Cav. Carlo Ernesto Liverati
Firenze.
Forlì, 13 agosto 1844. Ill.mo Signore
Egli è qualche tempo che da questo Sig. Marchese Luigi Pao
lucci mi fu rimesso un foglio della S. V. 111. ma in data 17 maggio
scorso cui erano unito altro di attestazioni tendenti a provare l'au
tenticità delle ossa a questo Comune già dalla S. V. Ill.ma inviate
perchè ritenute avanzi mortali di Caterina Sforza.
Credeva V. S. Ill.ma di avere per tal mezzo evase le diverse
dimande che sull'argomento le furon fatte ne' cinque articoli del
N. 2377 direttole sotto la data delli 28 9bre 1842. Ma questa Magi
stratura, comechè stimi moltissimo le firme di que' rispettabili che
testificano il modo ed il luogo ove le ossa sud.' furon rinvenute, non
trova poi di che convincersi in ciò della identità di esse, avvegnaché
possa essere accaduto in tanto volger di anni, ed in tanta mutazion
di cose , che , ov' erano quelle di Catterina ne fosser poste di altri
corpi : tanto più che : sendo queste una tibia ed un pezzo di femore
non presentan caratteri indubitati che fosser di femmina piuttostoo
chè di maschio.
mm
594 DOCUMENTI MODERNI.
Rimanendo così incerto che dette ossa appartenessero al corpo
di quella celebre Signora, la Magistratura stessa, onde soddisfare al
desiderio della S. V. 111. ma, determinò che le si ritornassero, locchè
10 adempio al presente,1 ripetendole le maggiori azioni di grazie che
11 solo pensiero gentilissimo di V. S. Ul.ma ha meritate da questa
Rappresentanza.
E replicandole in quest' incontro i sentimenti della più alta stima,
ho 1' onore di raffermarmi
f.° P. GUARINI.
1 Dalla lettera che 11 17 maggio 1844 11 Llveratl scriveva al gonfaloniere dt Forlì, risulta evidente l' intenzione di riavere le ossa di Caterina per riporlo in condegna ntstodia. È adunque da credere cho il lavorati le abbia sempre conservate religiosa mente, rinfrancato (come egli scrive) (tallii persuasione della loro autenticità. Ma egli morì solo due mesi dopo averle riavute. Dopo molte ricerche a Firenze e poi a Bologna, mi è risultato che nessun ram pollo, nessun erede conosciuto è rimasto della famiglia Llveratl, e così, per ora al meno, è perduta ogni possibile speranza di rintracciare le ossa di Caterina Sforza.
595
1435. Verbale di esumazione del cadavere di Bianca Landriani
sorella di Caterina Sforza. — 14 novembre 1889.
[Repertorio n. 5255.]
Regnando Sua Maestà Umberto Primo per grazia di Dio e vo
lontà della Nazione Re d' Italia, l'anno milleottocentottantanove, oggi
Giovedì quattordici 14 Novembre 1889 , nella Chiesa dei Reverendi
Padri Osservanti Minori Riformati, situata in Sobborgo di Porta
Montanara della Città d' Imola, Frazione Croce Coperta, annessa al
Convento, segnato col civico N." 183 centottantre.
A seguito di richiesta fatta dall' Illustrissimo Signor Conte Commendator Pier Desiderio Pasolini alla Commissione Conservatrice
d' Arte e Monumenti, residente in Bologna, la medesima nella sua
tornata del trenta 30 Ottobre ultimo scorso , delegò gl' Illustrissimi
Signori Commissari Senatore Scarabelli Giuseppe, e Panzacchi Pro
fessore Enrico, ad assistere all'esumazione dei resti mortali di Bianca
Landriani, sorella uterina di Catterina Sforza Contessa d' Imola e di
Forlì, deceduta nel 1496 millequattrocentonovantasei e tumulata in
questa chiesa.
A tale effetto si sono :
Davanti a me Luigi Alvisi fu Paolo , notaio, inscritto presso il
Consiglio Notarile del Distretto di Bologna, con residenza in Imola,
ed alla presenza dei Signori Nardozzi Dottor Antonio fu Giacomo ,
e Paterlini Dottor Ermanno fu Lodovico, ambedue possidenti, nati
e domiciliati in Imola, testimoni idonei e richiesti, costituiti gl' Il
lustrissimi Signori :
Pasolini Conto Cavaliere Pier Desiderio, fu Conte Giuseppe, Se
natore del Regno, nato e domiciliato a Ravenna.
Scarabelli Gommi Flamini, Commendator Giuseppe, fu Giovanni,
Senatore del Regno, nato e domiciliato in Imola.
Fanti Avvocato Cavalier Professor Innocenzo, del fu dottor Giu
seppe, Membro della Deputazione di Storia Patria dell' Emilia, e Re
gio Ispettore Onorario degli Scavi e Monumenti di questo Circon
dario, nato e domiciliato in Imola.
Onorevole Bonghi Commendator Professor Ruggero, fu Luigi, De
putato al Parlamento, nato a Napoli, domiciliato in Roma.
Cacciò Avvocato Cavalier Giovanni , del fu Giuseppe , nato a
Pieve di Teco, Regio Sottoprofetto di questo Circondario.
Fantini Professor Felice, del fu Giovanni, Capitano Medico, nato
a Imola, domiciliato a Montefiascone.
Tutti maggiorenni di loro diritto a me noti.
Fatte avanti tutto le escavazioni nella Cappella quarta a sinistra
di chi entra nella Chiesa, a cornu epistole dall' altare, e precisamente
596 DOCUMENTI MODEBNI.
dove si trova la lapide in sasso in tempi posteriori verniciato, del
seguente tenore : '
D. BLANCE IOANS PBTRI LANDRIANI MEDIOLAN
NOBILISS. ORIGINIS IDEM ONICE CONIUGI CASTISS.
AC DILECTISS. IN PUERPERIO PREMATURE
DEFUNTE D. TOMAS FEUS SAONEN. NOBILISS.
IMOLE PRESIDEN. MERITISS CONSORS INCONSOLABILIS
SUMIS CURA LACRIMIS PIENTISS. POSUIT
vix a. xxii m. xi d. xvmi
OccUBUIT ANNO SALUTIS
MCCCCLXXXXVI
PRIDIE kl IUNI1
IN AURORA.
Si è giunti fino alla profondità di un metro e non si sono rin
venute che poche ossa, poste alla rinfusa in terra mossa mista a
residui di mattoni, il che fa congetturare che la tomba stessa sia
stata visitata anteriormente. Tali ossa sono state visitate dal Profes
sor Fantini, e descritte come appresso:
Un cranio mancante della base che appoggia alla colonna ver
tebrale , una cresta superiore anteriore del bacino , un femore in
tatto, una tibia conservatissima, alcune vertebre, vari capi artico
lari , una porzione di clavicola destra, una mascella informe con
molti denti segnatamente mascellari , una mandibola superiore , ed
altra inferiore, frantumi di coste, alcuni ossi del metatarso e del
carpo , il tutto di persona adulta , e di natura femminile , desunta
dalla conformazione del cranio , depresso nell' osso frontale e protuberante nell' osso occipitale.
Da un' altra porzione di teschio della parte superiore occipitale
unitamente ad altre piccole ossa, una delle quali si può stabilire per
clavicola, si è desunto che col cadavere esumato fosse sepolto un
bambino, molto più che, come la lapide accenna, la Bianca Landriani
mori di parto.
Le dette ossa raccolte, e deposte in una cassa di legno rovere,
vengono ricollocato entro lo scavo suddetto, fatto a piedi della
lapide.
Successivamente, all'oggetto di meglio accertarci della esattezza
del fatto che si ricerca, i prelodati Signori con me e testimoni si
' Riporto la lapide quale venne trascritta nell' atto notarile. Per la sua riprodu zione esatta, vedi voi. II, p. 402-
DOCUMENTI MODERNI. 597
sono recati all' esterno della chiesa stessa , e di preciso sotto al
portico ove nella prima arcata esiste al muro un Sarcofago di sasso
con sovra la effigie di una donna giacente, e sotto l' iscrizione che
BLANCAM LANDRIANI
SI PETIS
TEMPLVM HOC NOSTRVM
OSSA ET MONVMENTA TENET.
Si sono quindi praticati degli scavi nel pavimento che non han
dato alcun risultato, e così pure nel muro intorno al monumento
stesso, il risultato dei quali è pure stato negativo.
Fatto e da me ricevuto il presente atto, scritto da persona di
mia fiducia e che viene firmato qui in fine ed in margine dell' altro
foglio dai Signori comparenti, dai testimoni, e da me notaio.
Prima delle sottoscrizioni ed in presenza dei testimoni, io no
taio ho dato lettura dell' intero atto ai Signori precostituiti, i quali
da me interpellati, hanno dichiarato che il tutto è conforme alla
loro volontà.
L' atto presente è scritto in due fogli di carta bollata, di cui si
sono occupate per intero le prime sei pagine, e linee ventuna della
settima.
Pietro Desiderio Pasolini
G. Scarabelli
Innocenzo Fanti R. Ispettore Scavi e Mo
numenti
R. Bonghi
Firmati { Giovanni Cacciò
Felice Dott. Fantini
Ant. Nardozzi testimonio
Dott. Ermanno Paterlini testimonio
Alvisi Luigi fu Paolo notaio residente in
Imola, rogato.
Registrato a Imola il 21 Novembre 1889 al N. 299-21 del vol. 35
Atti pubblici. — Esatte L. 1, 20.
Il Ricevitore — firm. Necchi.
SAGGIO
DEGLI
« EXPERIMENTI DE LA E X.MA
« S.s CATERINA DA FURLJ
« MATRE DE LO INLLUX.M0 S.R GIOUANNI DE MEDIVI
COPIATI DAGLI AUTOGRAFI DI LEI
dal conte LTJCANTONIO CUPPANO
COLONNELLO AI SERVIGI MILITARI DI ESSO GIOVANNI DE' MEDICI
DETTO DALLE BANDE NERE.
| Kavenua, Arch. Pasolini, Cod. cartaceo, aec. XVI.
INTRODUZIONE.
i.
Questo ricettario è forse il documento più completo e più impor
tante conosciuto finora sulla profumeria e sulla medicina del princi
pio del secolo XVI.
« Di questi ricettari ne furono pubblicati altri 1 (scriveva a me da
Venezia Guglielmo Berchet) « ma a mio avviso questo è ancora più
« interessante per la storia di lei (cioè di Caterina Sforza) e del suo
« tempo.... Molto galante la signora Caterina.'.... »
Queste ricette « danno un' idea dei costumi dell'epoca e dello stato
« in cui era allora la scienza, ed in esse si trovano i segreti di tutti
« gli empiastri ciarlataneschi che tuttora figurano nelle quarte pagine
« dei giornali, osi trovano divinate scoperte assai posteriori, come quella
« della cloroformizzazione per le operazioni chirurgiche. »
A sempre meglio dipingere i costumi dei tempi, riportiamo qui
' LE DISGRAZIE D' UN POTERÒ MEDICO DEL SECOLO XV »
(Baldassarre Cristiani.)
« Baldassarre Cristiani da Crema, medico, il cui nome oggi invano
si ricercherebbe nei libri di Storie generali e tanto meno in quelle
particolari della medicina, ebbe nondimeno a' suoi tempi, cioè dal 1470
I V. Ricettario Galante del principio del secolo X VI edito per cara di Olindo Gckr- itiM. Bologna, Romagnoli 1863. Vi si allude ad Isabella d'Aragona figlia di Alfonso II re di Napoli, duchessa di Milano, moglie di Gian Galeazzo Sforza, e ad Elisabetta di Federigo Gonzaga, moglie dell'ultimo Guidobaldo da Montefeltro duca d'Urbino, eome a persone ancora vive. Isabella morì nel 1524, Elisabetta nel 152G. II Segreto dei Segreti — Che segreto sarà ? — Ms. cart. sec. XVIII, Inedito (Ravenna. Arcb. Pasolini). Alexandri radutimi Forliciensis Philosophi ac Medici, de Fette libri HI. Ms. cartaceo, sec. XVII. Ilbid.)
602 GLI EXPERIMENTI DI CATEEINA.
al 1480 circa, il suo quarto d'ora di celebrità, e sopratutto la sua
odissea di piccoli e grandi fastidi. Di questi appunto si trovano cu
riose notizie in due diverse suppliche da lui indirizzate a Bianca
Maria Sforza duchessa di Milano, la quale allora esercitava, o per lo
meno divideva il comando col figlio Galeazzo Maria. Nella prima
lettéra, data del 1471, si lamenta che il podestà di Pavia, sotto pre
testo che doveva avere alcuni denari per una condanna, ancor que
sta indebita, contro suo fratello Bartolomeo Cristiani, gli aveva quindi
fatto aprire la casa togliendone i chiavistelli, ed asportandone de
nari ed effetti di sua particolare spettanza. E che dovrà uno sof
frire pei delitti degli altri? osserva il povero medico. Non sappiamo
se giustizia gli fosse resa, ma troviamo invece un'altra lettera senza
data, la quale indirizzandosi, dopo vari anni, alla stessa signora, si
lagna che non gli fossero pagati gli onorari convenuti per la cura di
un certo Papio, probabilmente un servo o cortigiano della duchessa.
Questa lettera merita di essere completamente conosciuta, per al
cuni dettagli che ci fanno conoscere alcune curiose medicine che
venivano usate in quei tempi. Ecco dunque la lettera, quale si trova
nell'archivio di Stato di Milano, tra gli autografi dei medici, al nome
di Bartolomeo Cristiani:
Illustrissima princeps. Nelli mesi passati per parte dello illustris simo vostro figliolo et de la Excollentia Vostra, rechesto el vostro rì- delissimo servitore Maistro Buldissarro Cristiani da Crema a la cura de la gravissima infermitade de Papio con promissione a lui facta per Zohanne Leonardo Vincemala1 da parte de la Vostra Signoria de farli satisfare; esso esponente per fare eossa grata ala Signoria vostra, pigliò tale cura dando licentia ad li altri infirmi per attendere die noctuque al dicto Papio, perchè la sua infermitade era di tale natura, che haveva bisogno di continovo solicitudine de medico. E lui non se sdegnò non solo squartare li cani et pippioni da metterli in sulla testa, ma a met terli li servitiali et soferire ogni puza per farlo guarire. E poiché fu megliorato volendosc partire, esso Papio con grande instantia pregò non lo volesse abandonare sinché non fusse ben libero, promettendo darli undèci ducati o servare modo che Vostra Signoria gli donaria lo panno de grana per farse uno bello vestito. E cussi posposita cum utilitate (sic) se è dimorato fin tanto è stato ben libero, come sa la Signoria vo stra, e fin a! presente non gli è provisto de cossa alcuna. Però recorre ala vostra Signoria et supplica ut bis attentis et at tento che elio è povero expulso di casa' per amore del Stato vostro et che non ha di che vivere se non mediante la dieta soa industria; se degna di provedergli de ciò gli pare et piace; acciò «he non reporte tanto danno, come spera in la libéralissima Signoria vostra a la quale ilovotamente se raccomanda.é
1 Tesoriere di Bianca Maria. 2 Essendo egli di Crema, appartenente allora al Veneziani e non agli Sforza.
INTEODUZIONE. 603
« Ho creduto che per la sua curiosità, sì dal lato della storia come
da quello della scienza, la pubblicazione di questo documento po
trebbe riescire di qualche interesse.... etc.
Dott. A. Paglicci Brozzi. ' »
Ora, come la duchessa Bianca Maria pare che non si curasse di
pagare Bartolomeo Cristiani medico della sua corte, cosi Caterina mori
lasciando un forte débito verso Lodovico Albertini suo speziale in Forlì.
Già da dieci anni essa non abitava più Forlì, ma V intelligente e fi
dato speziale era per lei persona troppo intima, troppo necessaria ai
suoi studi, alle geniali sue esperienze sulla medicina e sull'alchimia,
perchè potesse rinunziare alle sue relazioni con lui.
E la familiarità che questo speziale aveva con lei, che chiamava
« mia dolce patrona », la premura per aver nuove della sua salute,
l'essere accorso a Firenze al tempo della ultima sua malattia, il do
lore sincero da lui provato per la sua morte, e finalmente la somma
di oltre 587 fiorini di cui era ancora creditore « per robbe date a sua
« Ill."" Signoria in Forlì.... de la mia botega etc. 2 » dimostra che egli
era specialmente caro a Caterina, e che essa continuò a valersi di lui
per quelle sue ricerche, per quei suoi esperimenti, i quali, malgrado la
politica e la guerra, assorbivano, a quanto pare, gran parte dei suoi
pensieri e della sua vita intellettuale e privata.
II.
Le lettere che seguono sono una prova delle relazioni che Caterina
manteneva con scienziati e con alchimisti, per raccogliere notizie e per
venire in possesso di segreti sempre nuovi. Sapendosi poi che Caterina
era sommamente erudita in queste materie e pratica di molte esperienze,
alla sua volta da molte parti veniva richiesta di medicine e di ogni
maniera di unguenti e di profumi.
Lorenzo de Mantechitis prigioniero a Caterina. — Qui si allude ad
una burla fatta all'Auditore della contessa. — Si accenna pure
ad alcuni tentativi di alchimia, ecc. — Lo scrìvente prega Ca
terina di non aversene a male, a volerlo liberare di prigione,
ed a tenerlo ancora al suo servizio. — (La lettera si trova tra
le carte dell'anno 1504, ma facendovisi allusione a Giacomo
1 V. Il periodico Converaaeioni della Domenica, Milano, 8 luglio 1888. * Leti. 8 settembre 1509, V. doc. 1364.
GLI EXPERIMENTI DI CATERINA.
Feo secondo marito di Caterina, deve essere stata scritta dopo
il settembre del 1490 e prima del settembre del 1495.)
[Firenze, Aron, di Stato, Med. a. Pr., t. 125, n. 202. - V. doc. 1259.]
III."* Madonna. Io mi credeva che la Ex."" V. havesse piacere di
questa piasevoleza usata per mi verso del maestro, ma parmi l'habia havuto in summo dispiacere, che invero me ne dole sino a l'a
nima et mille volte ne domando perdonanza a la S. V. Et adziochè
sappia che '1 mio confessare questa bubula a l'auditore non è stato
ad altro fine se non per vedere se quello che me havea dicto el
maestro era la verità zoè che quando la S. V. et m. Iacomo intendesseno questa cosa essere vera, che nol credevasi che fusse, che o
per uno modo o per un altro la vorissidi havere; in modo tale che
me persuadeva ad andarmene cum Dio, dubitando lui forsi di quello
m' è intravenuto. Ma io che sapeva la cosa essere niente , non me ne deva pensiero alcuno, sperando che la Ex.i'* V. et m. Jacomo in
sieme cum mi pigliasseno piacere de lui che se reputa in questa
arte grande philosopho et molto intelligente, de lassarsi demonstrare
una cosa et non volere vedere la vera experientia. Et ad ziochè
la S. V. il sapesse più presto, io lo disse avanti a lo auditore cre
dendo subito lo refferisse ad quella et che ne pigliasse piacere et
non dispiacere. Li disse ancora che io era conducto cum lo Re Maximiano,1 cosa incredibile che uno mio paro havesse modo et via de
condurse cum cussi alto S." L'è vero che gli lo disse in secreto, dimonstrando non volere se sapesse, adziò corresse a dirlo a la S. V.
per potere poi cum quella havere piacere de dicto maestro; el quale
anchora lui se credeva che andasse cum dicto Maximiano. Havea
bene ancora tenuto Scipione 2 in questa pratica uno bon pezo et solum perchè non intendesse quello che se lavorasse, como da la S.
V. hebbi in commissione; pure a l'ultimo li disse che non era nulla,
immo non credeva fusse possibile ma che faceva per dare ad in
tendere al maestro, el quale era pertinace che non se potesse fare
arzento nè fusse possibile affarne per questa via alchimica, dove
che monstrandoli questo argento calcinato et in sua presentia redurlo in corpo cum sapone negro, salnitrio overo borace, che in si
mile forma pare cenere, che lui remanerà stupefacto a vedere che
quella polvere sia reducta in arzento.
Sichè, Ill."" Madonna, intenda la S. V. la cosa de che natura è et
piglila per piacere et non per dispiacere, facendo questa conclusione
che se mai per alcuno tempo la S. V. intende che io sabbia fare si1 Massimiliano I re dei Human! poi imperatore. Era marito di Bianca Maria so rella di Caterina Sforza. 2 Forse 11 figlio naturale di Girolamo Riario. primo marito di Caterina che essa te neva In casa.
INTRODUZIONE. 606
mil cosa ne che in arte de alchimia habia cosa alcuna che vera sia,
salvo se Idio, per lo advenire non mene prestasse gratia, ma dico
sino al presente voglio che me faza squartare a quattro cavalli.
Et Dio volesse che havesse cosa bona : chè biato (beata) la S. V. et li vostri Ex."i figlioli et mi : et non seria quasi in extrema necessità
como sonno se havesse tale vertù. Pigli adunque la Ex." V. questa
cosa per il dricto suo et non per lo contrario, et pigline piacere et
non dispiacere, che la supplico grandemente quanto so et posso etiam
verso Scipione, el quale ancora lui li seria stato colto se non gli 1q
havesse dicto; imperoche lui non sappeva quello se facesse, como ho
dicto di sopra, per il comandamento che io havea da la S. V.
Per la qual cosa humilmente priego la Ex." V. se digni per suo et
mio honore liberarmi che possa andare fuora et ritornare a mio piacere.
Chè, quando quella non vorà che stia più cum lei, mene andarò ; quando
ancora vorà che la serva fedelmente como ho facto per lo passato la
servirò de bonissima voglia. Cum questo che quel pocho me ha promes
so me lo voglia observare de mese in mese adziò possa substentare mi
et la mia famigliola; similmente comandare a Baptista de Olivero che
me assigni per le tasse debituri exigibili et non zente che non se ri
trovano in rerum natura, imperoche de le vechie ne ho a riscotere più de uno terzo. Et anche quando la Ex.Ua V. me provedesse de le
gno gli seria maziormente obligato et cussi de biava per li cavalli,
volendo che ne tenga. Quando ancora non se contentasse che ne te
nesse me sara sommo servitio, perchè accadendo cavalcare- de li
suoi et questo perchè non ho per li mei cavalli da la corte se non
uno poco di remolo, molto tristamente misturato. Quando ancora
la S. V. o vero m. Jacomo ' vorano che se faza alcuna prova de
quelle cose che io ho, quale tengo per bone, se farà; et maxime circa
quanto se contiene in quello libretto, per haverli qualche bona spe
ranza perchè ultra di quelle mai più intendo sopra ad ziò affati
carmi. Quanto che non vorano se lassarà stare et non se farà se non
tanto quanto comandarà V. S. et il prefato m. Jacomo. A li quali
sempre me recomando.
Servitor
Laurentio de Mantechiti.
A tergo: A la mia Ill."" Madonna.
1 Giacomo Feo secondo marito di Caterina, assassinato a Forlì il 27 agosto 1495. V. Voi. I, cap. XXI, p. 355-384.
GLI EXPERMEST1 DI CATERINA.
Caterina « Ven. viro domino Francisco Fortunato Plebano Cassine
secretarlo nostro. » — 2 novembre 1499, da Forlì.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 70, 1 n. 87. — V. doc. 1093.;
Pievano. — Mandatice palle tre de vetro tondo habiano il buco
picolo et che tengano doi bucali de mesura et xn cipolle marine
che se chiamano schille, che quanto più presto le mandante ne serra
più grato. Valete.
Forlivij die 2 Novembris 1499.
Caterina Sfou.
Tanto scriveva Caterina mentre già preparava i cannoni per re
spingere Cesare Borgia. Neppure il pensiero dell'assedio imminente ba
stava a stornarle la mente dai suoi esperimenti !
Luigi Ciocha a Caterina. — Termina una lettera politica che le scrive
di nascosto, mandandole una ricetta molto segreta e destramente
carpita alla corte di Mantova. — 23 marzo 1502, da Mantova. [Firenze, Arch. di Stato, Mei. a. /•>•., f. 77, n. 85. - V. doo. 1164.]
....passate queste feste io sarò con M.' Costanza e glie parlerò si
dela Recepta come del oncto. Ma sio vi zuro, chio la fece pigliare
el più crudele sacramento del mondo che la mi dava el vero oncto
et la vera Recepta che ha M.1 marchesana et lè per el volto et
per le mane, et sei Diavolo vole che l'havesse meglio et none havesse
compiaciuto V. S. mai più glie saria amico.
....La Recepta megliore del ovo et del Zaferano non la voglio
mandare per esser cosa tropo mirabile et de vera substantia. Ma
zuro a V.' Ex."" di portarvela se ben dovesse venire aposta perchè
io anchora mi voglio trovar presente a uno tanto experimento et a
una tanta satisfactione che veramente non vorria esser Re di Franza
quando mi trovi ad experimentare si mirabile cosa, et anche V.* Ex."'
noii trovaria mai homo simile a mi perche ce bisogna animosità, zoo
non temere spiriti, fede, zoe credulo, secreto, zoe non se scoprire
con homo del mondo et haver li instrumenti necessarii a tanta opera
che ne in el studio di Bologna ne in Ferrara ne a Parigi ne a Ro
ma non furono mai simili a li mei, et anche ne patisco per none
havere voluto servire a Bologna a chi si dilectava di questa arte....
Mantue xxm Martii 1502. Alois. Ciocha
sine spiritu.
1 Nel documenti per errore ù Indicata la fllzn 71.
INTRODUZIONE.
L/uigi Ciocha a Caterina. — 5 maggio 1502.
[Firenze, Arch. di Stato, V. doc. 1168.]
Madona Costanza prega V. Ex."" a mandargli qualche profumi et
polvere di cipri et io la prego a compiacerla perchè anchora le ha
de le gentileze de recambiare V. S.
Etiam che la vicina sia morta, tamen , perchè V. Ex."" non sia
corozata meco, mando ad essa la recepta vera et probatissima che
tanto bisognava a la dita vicina, et prego V. Ex."" ad non essere co
rozata con mi quale vi sono servitore et partigiano fidelissimo a
farne tutti li esperimenti del mondo, etc.
Gariboldi romito a Caterina. — Le manda acqua celeste. — 21 gen
naio 1504.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr., t. 126, n. 19. - V. doc. 1232.]
IH."* Madona con mille saluti, ecc.
Da poy la debita salutacione per mille volte me arecomando a
vostra S." post mando a la vostra S.' tre fiaschete de aqua celeste
per il compagno mio Don Piero dove che io stago in cassa sua a
Fiorenzuola perche e messo fidato de le quale fiaschete et ge ne
una per il malle de la testa e del stomaco. L'altra si e per el figato ma el ge bisogna metere dentro onze j" de diarodon abbatis.
L' altra si è contra peste pigliandone uno poceto la matina per quelo
zorno non piara peste e così e scrito e ligato uno breve al collo
per cadauna fiasceta. Io seria venuto da la vostra S. ma me venuto
male ad uno zinochio, non posso caminare et per questo o mandato el
mio compagno azio (perchè) la vostra S. non patischa desasio; como
sia guarito vegniro a trovare la vostra S. la quale sempre Dio la mantegna con felizitate. De li oley non o potuto lavorare, ma de curto
la vostra S. li havera, non altro se non che Dio sia sempre con la
vostra S." A di 21 de zenare 1504 in Fiorenzola.
El vostro
Frate Bernardino di Gariboldi
romito.
A tergo: Ill."* Contesa (sic) Madona Catelina Sforzia
Florenzie.
Un ignoto scrive a Caterina da Mantova per dirle che mercè le pre
ghiere che essa gli ha fatte, egli ha ottenuto dal marchese
Gonzaga che Camillo de Sala sia salvo nella vita e negli averi,
608 GLI EXPERIMENTI DI CATERINA.
pattuita però certa composizione. — Le manda un lustro pel
viso adoperato dalla marchesa Gonzaga. — Chiede la ricetta
per fare l'oro a XVIIII carati. — Senza data, (1504?)
[Firenze, Aron, di Stato. lled. a. Pr., t. 125, n. 10. - V. doo. 1257.]
....Cossi mando a la Ex."" V. quel lustro del volto qual la pregò
ohe li volesse fare havere et mai insino al presente non è stato
possibile per la persona che l'adopera, cioè la Madonna nostra. Et
prego che la Ex."" V. me voglia attendere ad quel che la me promisse
cioè de mandarme quella ricetta da fare oro da xviiij" carati et
mandarmela intieramente et al più presto drizandome sue lettere a
Milano per la via li dira Anthenoro qual a pieno li exponera ad
nome mio assai cose al suo bisogno et io del tutto expectarò su
bita resposta
Quel Fidel Servo etc.
Anna Hebrea a Caterina. — Le manda un unguento nero ed amaro per
far liscia la carne, ecc. — 15 marzo 1508.
[Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 125, n. 228. - V. doc. 1324.]
Illustrissima mia Madonna, post debitas commendationes, salutem.
Missere Antonio Melozo Cavaleri è stato qui per parte de V. Ill.""
S." et domandatone io debia darli di quante sorte io fo lisso per
el viso.
Primo io li ho dato uno Unguento negro el quale è per livare
ogne panno grosso che fosse nel viso et assotiglia la carne et
fala lissa. El quale unguento lo ponircte la sera et tenetelo fino
ala matina e poi ve laverete con l'acqua pura di fiume, poi bagne
rete el viso con l' acqua ne la quale è scripto Acqua da Canicare :
poi ponirete un poco di questo unguento bianco: poi prenderete
manco di un granello di cece de questo sulimato e lo distemperarete con quest' acqua dove è scripto Acqua dolce, e poneretila nel
viso : et ogne cosa ponirete suttilissimamente perchè è meglio. Lo
unguento negro vale Carlini quattro l'oncia, et l'acqua da Canicare
vale Carlini quatro la foglietta : la Ceretta, cioè l'unguento bianco
vale Carlini octo l'oncia : lo Sulimato vale un Ducato d'oro l'oncia
et l'acqua dolce vale un Ducato d' oro la foglietta. Se Vostra Ill."" S.r'" ne adopcrarà io mi rendo certa che continuo ce mandarete.
Non altro a V. IH."* S. continuo me aricomando.
In Roma adi 15 di Marzo 1508.
De V. Il1.- Sig."
Serva Anna Hebrea.
INTRODUZIONE. 609
Lo unguento negro è amaro, abattendose ad andare in bocca, sapiate non essere cosa cattiva e la amaritudine vene perche c' entra
lo aloe.
A tergo : Ala Ill." Madonna Caterina de Reariis, S. F. V. C. (Sfortia
Vicecomes) Contessa de Imola mia unica padrona honoranda.
Ubicumque sit.
In.
codice che noi pubblichiamo ha per titolo : Expimeti d la ex.""
s' Caterina da furlj Matr d lo inllux""< s Giouani d medici.
Il colonnello conte Lucantonio Cuppano, che stava ai servigi mi
litari di questo Giovanni de' Medici detto dalle Bande Nere, lo formò
circa l'anno 1525, copiando egli stesso e facendo in parte copiare un
altro codice che Caterina aveva lasciato scritto tutto di propria mano.
Sono esperimenti intorno alla medicina, alla chimica, ed ai lisci. Le
ricette che si propongono appaiono veramente singolari, in particolar
modo quelle dei lisci che vanno sotto la rubrica : « Acqua a far bella. »
Il volume di formato in ottavo di 554 pagine, senza quelle che ser
vono per l'indice, conserva ancora la sua legatura antica in tutta pelle,
ma nella costola venne restaurato modernamente.
Sui due piani del libro è ripetuta un'arme impressa a diaccio : oggi
non si distingue più molto chiaramente, ma sembra e potrebbe essere
quella dei Cuppani.
Questo manoscritto fu acquistato molti anni addietro da Pietro
Bigazzi bibliografo fiorentino in una vendita fatta in Firenze di antichi
libii di scienza medica appartenenti al dottor fisico Giovan Battista
Mannajoni.
Rilevato poi con altri manoscritti del foiulo Bigazzi dal libraio
signor Casimiro Bocca, questi lo vendè al sig. Dario Giuseppe Rossi
negoziante di libri antichi in Roma, ed il Rossi al sig. Enrico Le Lieure,
dal quale passò nelle mie mani nell'ottobre del 1887.
Questo codice fu descritto in una vita di Caterina Sforza compilata
dal romanziere inglese Adolfo Trollope. '
Più recentemente ne ha parlato un altro libro divenuto già assai
raro: Les femmes blondes selon les peintres de l'école de Venise,
par deux vénitiens. 2
1 A Decade of Italia* Women by T. Adolphtjs Thollope. London , Chapman and Hall 1859. V. pag. 264-268. 2 Paris, Aubry 1865 , p. 303-305. — Ivi si legge : * Nona avlons déjà termine notre chapltre portant pour eplgraphe Pharmacopolae , quo de nouvelles notlons sont parnn
610 GLI EXPER1MENT1 DI CATERINA.
IV.
Il codice viene oggi pubblicato sopra una trascrizione eseguita
nel 1888 con esattezza scrupolosa dal dott. Romolo Brighiti di Roma
addetto a quell'archivio di Stato. Il Brigiuti valente in paleografia e
fornito di speciale erudizione in quanto riguarda la medicina, Val
chimia e le scienze occulte immaginate e trattate dagli antichi, com
pito il suo lavoro, dopo avermi minutamente descritto in una sua let
tera, il metodo da lui seguito per interpretare le abbreviazioni dei pesi,
etc. ed ogni più minuto particolare,
« Ho altresì rispettato sci*upolosamente (continua) gli errori del
« testo (correggendoli, per quanto mi è stato possibile, nette note). Ella
« m'insegna come gli errori abbiano anch' essi la loro importanza nello
* studio dei manoscritti. Sarebbe certo un bello studio per lei che co-
« nosce bene la scrittura della Caterina, il verificare se da tali errori
venues et que nous avons été à même de connaître quelque manuscrits, un entre au tres dont nous aurions fait ressortir l'importance et la valeur dans le cours de nos pages si nous l'eussions connu plus tôt. Nous voulons parler des Esperimenti della Eccellentissima signora Caterina di Furi). — Catherine Sforza de si grande mémoire dans les annales Italiennes au temps de l'expédition de Charles VIII au deçà des monts, cette Catherine Blario Sforza Dame de Forlì et mère du valeureux Jean des Médicls des Bandes Noires. Le livre de ses Recettes et secrets tenu et conservé par Luca Antonio Cuppano secrétaire de Jean des Médicls, fait aujourd'hui partie de la bibliotèque d'un bibliophile florentin, M. Bfgazzi, et 11 nous a paru curieux d'y trou ver mentionnée la recette des blondes comme étant d'un usage déjà habituel : or, Ca therine Sforza étant morte en 1509, après neuf années de solitude dans le couvent des Murate à Florence, ce n'est pas trop présumer que d'attribuer la date de 1490 au recueil de la Dame de Forlì, alors en sa fleur. * Les recettes N.°» 78, 81, 82, 86 et 89 de son livre sont toutes inventions employées pour se blondir, et la célèbre formule tant repétée depuis dans les autres JSicettarii ■ a far capelli biondi come oro „ n'y manque point : * Prenez du cinabre, du Bafran et
du soufre, distillez-les à l'alambic, répandez la mixture sur votre tête, et vous pei gnant et repeignant au soleil, le peigne constamment empreigne do cette eau, laissez sécher vos cheveux au soleil, et vous atteindrez à une beauté de blond rivalisant avec l'or. „
* Les Esperimenti, comme les appelle le secrétaire Lucantonio Cuppano qui nous en a conservé le précieux texte, n'ont jamais été imprimés, mats nous avons la convin- otion que plus d'un alchimiste et d'un pharmacopole des temps qui suivirent les ont connus, et nous ne croyons pas aller trop loin en estimant que ces livrets ont été une source féconde do renseignements et de données pour tous les curieux de recettes qui ont eu comuniration du recueil que la Dame de Forlì avait écrit de sa main. u Ce n'est pas que nous voulions inférer de là qu'elle lit autorité dans l'alchimie
on qu'elle se livrât maglstralment à de telles compositions, mais il est certain qu'elle tenait note attentive et scrupuleuse de ce qu'elle recueillait de la bouche des pra- cticiens et de gens de savoir, et ainsi qu'elle a aidé à la tradition de ces faits de la vie domestique. Il paraîtrait quo certaines eaux propres à embellir, citées dans son curieux ropertoir, auraient aoquis et conservé longtomps après sa mort une renom mée transmise dans les livres sous le patronage de son nom devenu classique. „
INTRODUZIONE. 611
« potesse trarsi indizio che il suo Ms. fu copiato sull' originale di
« mano della medesima e non su d'una copia, o se il ricettario della
« Caterina fosse scritto da lei o da altri per suo ordine ed uso. Intanto
« la lettura attenta del testo mi fa rinunziare alla ipotesi che emisi air
« tra volta che il continuatore del Cuppano notato da me (B rosso)
« scrivesse sotto dettatura. Ciò desumo appunto dal tipo consueto di
« errori. Il (B rosso) sbaglia normalmente saltando da una parola
« ad un passo che comincia con la parola stessa. Per esempio, a pa-
« gina 231-32, ' ricetta 179, trovo « setaccia et poi fa pillolle grosse »
« incorpora.... » egli ha errato saltando appunto alla linea prima della
« pagina 232 che comincia « et poi fa pillole grosse. » Ora questo è
« il tipo degli errori di copiatura. Egli quindi copiava. Un' altra prova
e danno gli errori che la trascrizione procedesse de visu , prova eh' è
« un bell' esempio di disattenzione. A pag. 473 egli ha scritto « bon
« stagni * poi V ha cancellato correggendolo « 60 stagni. » Evidente-
« mente egli ha preso 60 per l'abbreviatura bo' di bon.
« Ilo altresi notato i luoghi ove mancano delle carte; ciò ho de-
« sunto dal salto che presenta il senso nel testo, e dalla numerazione
« antica a carte e che ancora può leggersi sotto la nuova numera-
« zione a pagine. Cosi Ella potrà vedere come e quanto il mano-
« scritto sia mutilo.
« Relativamente alla sostanza delle ricette, Le segnalerò (come pro-
« misi) quelle che contengono un elemento fantastico di qualche im-
« portanza. — Di fantastiche ve ne sono moltissime ; ma non mi sem-
« bra importino mollo quando la genesidell'elemento fantastico non è tro- • vabile. Cosi, per esempio non si sa perchè 9 fogliette d'acqua di 9 mo-
« lini, bevutaper 9 mattine debba curare i lunatici (p. 203). Qui non v'è
« d'evidente che il compito del numero 9. Ma perchè? Quale relazione ha
« il quadrato del numero perfetto (3X3 = 9) colla malattia? Cosi l'olio
« di scorpioni colti al sole quando è in scorpione, cura la peste (p. 210),
« e qui v'èsimpatia fra * scorpione » (animale) e scorpione (costella-
« zione. — È per la stessa simpatia che le pietre che trovansi nella
« testa dei gamberi d'acqua dolce, bevute con vino guariscono la pietra
« (calcolo uretrale) pag. 244.
« Ma perchè il dente del cinghiale in polvere, bevuto, sana la pun-
« tura ? (pag. 228). Questa simpatia è più intima quando proviene
« da medesimezza d'organi: cosi ad uno affetto da enfiagione di milza,
« si leghi per un giorno sulla parte malata la milza della capra, poi
« questa si tolga e si esponga al sole od al fumo; mano mano cheque-
« sta calerà disseccandosi, calerà la milza al malato (p. 361).
« Talora la simiglianza che rende le cose simpatiche , ciò è dotate
« di qualità simili, non risulta che da un giuoco di parole, da un puro
I Cita le pnglno del mB.
612 GLI EXPER1MENTI DI CATERINA.
* fenomeno filologico. L'identità logica mutasi in identità reale. Così
t la radice di celindonia (chelidonium majus) che ha un succo cau-
« stico fa cadere i capelli, e lo stesso fanno le rondini distillate (pac gina 162.) — Ecco l'equazione tra y sXiòóv.ov (erba) e ysXiSiùv (rondine).
« Cosi il finocchio entra come ingrediente nelle acque « a miglio-
« rare il vedere » (p. 391) forse per U nome fino-occhio, ed anche:
€ Lo corallo molto conforta lo core (pag. 341).
« Per una disposizione di spirito analoga forse , la cintura di
c pelle di lupo Xwoc, non conciata, portata sulla carne (pag. 259) la
« carne od il cuore mangiato (pag. 307) il sangue bevuto (pag. 311)
« guariscono il mal caduco (di cui una forma nota all'antichità era la
c XoxnvOpourcta, cfr. le loup-garou) e la pelle del capo della volpe (àXró-
« irr]£) bruciata con altri ingredienti si usava a guarire la calvizie
t (àXoMtsxio) (p. 290.)
« Talvolta questa simpatia proviene da rapporti più remoti: il
« talco per esempio, è adoperato a far bello il viso, forse perchè « se
« troua nell' isola di Cipri » V isola sacra a Venere, la dea della bel-
« lezza, la « Ciprigna Diva » dei poeti 1 (p. 1).
< È per una di queste vaghe relazioni che a frenare l'emorragia del
« naso si prescrive di lavarsi il capo con una decozione nel ranno di
c scorza di idivo, ma l'ulivo deve esser giovine se il malato è giovine,
« vecchio se è vecchio (p. 480.) Tra i giuochi di parole, noto il grani ciò (cancer fluviatilis) i cui gusci in polvere entrano come ingre-
« dienti nella cura del cancro (cancer malattia) (p. 458).
t Alcune volte l'elemento fantastico consiste nella applicazione di una
« qualità reale di una cosa, ad un caso in cui però non può at;er
« alcun effetto. E così che la calamita (magnetes) nota per la virtù
« di attrarre il ferro, toglie la discordia (cioè li attira) tra marito e
« moglie (p. 370) e che essa tenuta in mano, facilita il parto (p. 378).
c Altre volte questa opinione si rilega ad elementi leggendarii o tra-
« dizionali : cosi la rasura di ossa di datteri data a bere con vino li-
« bera le partorienti, perchè « sopra lo loco doue parturi la uergine
« Maria era la palma desso » (!) (p. 377) ed il diaspro (diaspro san-
« gnigno?) di cui le macchie ritenevasi fosse sangue aggrumato, è sti-
« metto frenare le emorragie (p. 330).
I * Solea creder lo mondo in suo periclo * Che la bella Ciprigna il folle amore * Uagglasse, volta nel terzo epiciclo ;
" Perchè non pure a lei faceano onore % Di sacriflcj e di votivo grido * Le genti antiche nello antioo errore :
" Ma Dione onoravano e Cupido, * Quella per madre Bua» questo per figlio, a E dicean eh' el sedette in grembo a Dido; „
rmuiii, vili, 1.9.
INTRODUZIONE. 613
« Ma la fonte più, copiosa del fantastico sta nella persuasione
(comune tra i selvaggi) che assimilare una parte di un essere sia assi-
« milarne le proprietà. Così le cipolle di giglio (p. 43) le « scorze
« delle oua » (p. 45) U « colombo bianco » distillato (p. 78) la * rasura
« d'auorio uechio » (p. 128) sono ingredienti per far la pelle « bianca »
« e bella.
« Le t corna de castrone » ricurve fanno i capelli « ricci > (p.143.)
« Il latte di capra ed il grasso di orso o di cavallo, animali pe-
« losi o con criniera, fanno crescere i capelli (p. 144, e p. 152).
« Il pettinarsi al sole, ajuta a far bionda (p. 153).
« La midolla di asino (animale durae cervicis) è ottima per lerot-
« ture del capo (p. 271).
« Il serpente polverizzato od il serpente bollito in vino, mangian-
« done e bevendone, è ottimo contro la leprosia (lebbra) perchè esso
« conferisce la qualità sua di rinnovare la pelle (p. 272 e p. 385).
« Il cervello dei passeri (animali lussuriosi) è afrodisiaco (p. 274).
« Il cuore o capo di vespertiglione (nottola, che sta desta la notte) e portato in dosso, fa stare sveglio (p. 299) ecc. ecc. »
Tanto basti ad indicare i criterii generali che pare abbiano ispi
rato gli esperimenti di Caterina, o per dir meglio le cognizioni e le di
vinazioni, gli studi e le fantasticherie dei cultori della medicina nel
secolo XV. E qui ricorderemo che chi insegnò l'arte, chi diffuse in Fran cia l'industria e l'uso dei profumi, fu la regina Caterina deiMedici di
scendente da Caterina Sforza.
In quel tempo nessuna città uguagliava Firenze nell'abilità di pre
pararli. Un fiorentino (un tal Renato) venuto in Francia con la re
gina italiana, fece da maestro a tutti i francesi.
Piii tardi venne l'uso del belletto. L'uso dei nei fu pure importato
in Francia da Caterina de' Medici.
Quello della polvere incominciò nel 1590, e fu introdotto dalle mo
nache giovani « le quali per un sentimento di mortificazione volevano
« nascondere con uno strato di polvere la freschezza della gioventii. In-
« trodotta quindi a poco a poco di moda onde modificar gli effetti del
« rossetto, l'uso penetrò dappertutto e fu il più tenace a cadere; e quando
« Murat volle abolire l'uso della coda e della polvere fra ì soldati, in-
« contro una resistenza che fu forza vincere con molta energia. In In-
« ghilterra quest'uso durò sino alla fine del secolo passato : questa moda
« essendo stala tassata abbastanza forte, i gran signori trovarono allora
e mere di buon gusto farla portare ai loio domestici ; quest'uso tuttora
« si mantiene. ' »
l V. il giornale La Unzione, 9 novembre 1865, Storin detta profumeria.
614 GLI EXPERIMENTI DI CATERINA.
VI.
A proposito di questo manoscritto, io qui debbo lasciare memoria
come il senatore Marco Tabarrini più e più volte mi abbia detto che ora
mai venti e più anni sono, rovistando egli in Firenze i manoscritti del
Bigazzi (dal quale come ho detto è uscito questo nostro) e ciò prima che
il fondo venisse acquistato dal libraio Bocca, trovasse tra quelli un mano
scritto intitolato : «A FAR BELLA » Era un libro di ricette diprofume
ria e di medicina, ma il titolo mostrava come l'intenzione primitiva e
predominante fosse stata quella di raccogliere ricette destinate all'orna
mento della persona. Il libro era scritto con ordine, e come il pensiero
della eleganza aveva guidato l'animo di chi lo scriveva, cosi anche la
sua apparenza, la sua forma rivelava uno spirito elegante. Ciascuna
pagina aveva una ricetta e non più.
Il libro era in sedicesimo; era grosso ed alto; la legatura era di
sfatta; Vinsieme era stretto, tion da fermagli, ma per quanto pare, da
striscie di cuoio; tutto oramai era logoro e disfatto. Lo scritto era al
l' incirca della fine del secolo decimoquinto ; evidentemente non era di
un copista; mostrava anzi caratteri personali molto spiccati. Lo scritto
dalla prima all'ultima pagina era, senza dubbio alcuno, della stessa
mano ; ma si vedeva fatto in tempi e con inchiostri molto diversi.
Il carattere andava modificandosi seguendo le mutazioni della età :
qualche volta sembrava perfino tradire lo stato dell'animo, % vari luo
ghi, le varie circostanze tra le quali era stato vergato. Il libro insomma
si presentava come il compagno di una vita lunga e variamente vis
suta. E sulla prima pagina, vigorosamente scritto, si leggeva il nome
di Caterina Sforza. '
Esaminando diligentemente il codice del Cuppano che ora dò alle
stampe, il Tabarrini si convinceva sempre più che esso era davvero
una copia di quello primo. Più esaminava il codice del Cuppano, più gli
tornava a mente il libretto veduto vent'anni piima.
Che avvenne di questo prezioso originale ?
I A questo libro alludono forse lo parole sogueuti di Giovanni dalle Bande Nere u Ci trovammo manco nelli forzieri da Roma uno libro scritto a mano di ricette ■ di più e varie cose operate, che senza fallo nisuno lo rttrovamo, che In ogni modo lo ■ volemo.
" Mandame* el Tiribilli apposta dal piovano, come esso vi dirà, et bisognando, far- * rite quello vi commetterà. „
(Lett. a D. Francesco Suaslo al Trebbio, 29 die. 1525. —
Flrouze, Arch. di Stato, lled. a. Pr., Arch. Storico ItaL, Nuova Serie, voi. IX, disp. II, p. 127.)
Infatti egli doveva avere ereditato e tenersi caro il manoscritto materno, ed 11 conte Lucantonlo Cuppano, suo soldato, vedendo in qual conto esso era tenuto dal suo signore, dovè chiedergli licenza di copiarlo come cosa preziosa.
INTRODUZIONE. dir,
Portato a Roma da Casimiro Bocca un quindici anni sono, fu ven
duto per qualche centinaio di lire. Il Bocca mori, e per quanto io abbia
interrogato il fratello Silvio suo successore, questi non seppe ricor
darsi, nè ripescare memoria alcuna dell'acquirente nè del luogo dove
andò il manoscritto.
Stilla prima pagina del codice si legge:
Mascalcia. Cerusica del capo et.
Fisica. Cerusica delli occhi
Copiati l' incanti
b f. h. p. x
A E I O V.
Lxcbntpnhp
Lucantonio1
1 Chiave della cifra che Caterina adopera ogni tanto nei suoi manoscritti per le ricette che vuole rimangano segrete.
ExPERIMENTI DE LA EX."» S." CATERINA DA FURLJ MATRE DE LO IN- PLLUX"0 S." GlOUANNI DE MEDICI
In nome de dio in questo libro senoteranno alcuni experimenti
Cauati da lo originale de la inllux"* madonna Caterina da furli Matre de lo jllux™" S" joanni de medici mio. S." et patrone et per essere
lo originai scripto de man propria de dieta madonna maxime quello
non uolea da altri se sapesse et per essere dicti libri inmio potere
non me curaro durare fatiga arescriuerli per esser tucti extimiati
experimenti mirabili et per hauerne da alcuno el S" mio ame factone
fare proua et sonno uenùtj uerissimi doue se deue extimare tucti li
altri essere ueri per essere experimentati da cusi alta madonna e
scriptj de sua propria mano et perche questi mirabili secretj non
siano ascosi per me se ne Tira memoria —
El nome mio sie lucantonio Cuppano Nato de gentil homo e gentil donna et sommi posto al seruitio ■) de Tal S" che spero el medemo P- 2.
crearmi et Tucti quelli che nascono de la casa mia de gener Mascu- ') aw margine su
lino Nascono Conti et caualieri Cum incredibil autorità imperiale et
tale autorità e circa Trecento cinquanta anni e più che in la casa
nostra se troua et io son nato da messer ysidoro cuppano de li no- Bap Mannujoni.,
bili et de madonna lucia sotia et nacquj Nel 1507 De Marzo de Gio- Nec1e™illeecct'0nq,/<;"
uedj Giorno de lagloriosa uergine Maria et cusi prego lo Altissimo /« stessa mano.)
idio et sua Gloriosa matre me prestino felice et uirtuosa Vita et pri
ma la Morte finisca me che maj me induca acosa captiva et come
generoso me faccia uiuere et morire et Cussi darò principio
A fare acqua De Talcho
El Talcho e stella de la terra et a le scaglie lucide e se troua ne
lisola de ciprj et il suo colore e simile al cetrino et guardandolo Cap.° 1.
essendo insieme in massa dimostra uerde et uedendolo uerso laria p, 3t
dimostra come christallo et a le infrascripte uirtu senza le altre che
non sonno in libro noctate quale seria el disiderio de li alchimisti
saperlo —
Prima per fare le donne belle e leuarsi omni segno e machia del
uiso de sorte che se una donna fuse de sesanta annj la farà parere
pertore della p. 2
legytsi di matto del XVII tee. ca dente "E* lib Io
618 GLI EXPERIMENTI
de uinti II La sera quando la donna ua alecto, Pigli de lamulica del
pane ela ponga in acqua necta et la lassa stare amollo e poi Cum
dieta mulica bagniata se laui ben le mano e il uiso Poi se soiucti
bene Cum uno Panno neto poi pigli un pocho de Acqua del dicto
Talcho et se la ponga in le palme de lamano et cumesso se fregi e
sic. Ripetuto bagni el uiso e lassi sciutare de se ') et il simile «) et il simile faccia
cancellato. lamatina quando se leua che li fara lacarne bella lucida et colorita
Miracolosamente et li leuera omni segnio e machia del viso si como
uarolj uolatiche Panne et omni sorte de segnio che li sia uenuto o
per infirmita o per altro modo nel uiso —
p" 4» Ancora dieta acqua de talcho o uero poluere de esso chi ne beuesse inuino biancho guarisse uno che fusse auenenato et chi inquel
giorno ne hauesse preso in uino biancho sera sicuro de ueneno et
de omni morbo e peste —
Ancora chi hauesse Perle guaste et bructe et le ponera in uno
filo una destante da laltra et le ponera in dieta acqua per una hora
epoi per una hora al sole et come seranno bene asciucte tornale a
mectare in dieta acqua et cusi seguitando quanto pare a te ueneranno
J) Dallo tpazio ri- de beleza marauigliosa et augumentate de beli 2) ed de groseza
Tinca plò^'argo- 3) Per non essere le altre sue uirtu notate in dicto originale sinon multarei che la per infinite, lassaro inquesto uolume lo spatio a causa si mai persona parola fosse in- 1 r r
(era • beb(eza) . armasse aquesta cognitione si degni comunicarlo perche e mortale
mancante* "siasi peccato Tenere ascoso tanto tesoro — ".) perduta per un Ancora se fa mentione che dicta acqua fa de lo argento oro m et fallo della carta. u Oli 3)-3) cancellato. de le zoie false le fa perfecte et fine —
p. 5. Acalcinare el talcho
El Talcho se calcina in diuersi modi, ma chi localcina con il foco
Cap.° 2. li fa perdere lauirtu perche la forza del foco la lieua uia et chi lo
calcina in li sachetti cum le petre et cum acqua medesimamente
guasta el talcho perche se incorpora cum lacqua, ma iluero modo de
calcinarlo sie questo, como usaua madama da furli —
Piglia el talcho et apezo apezo ponilo in suna petra de marmo
ouero de porfido et poi habbi unaltro pezo de dicta petra et per forza
de bracio et di mano, calcina el talcho inel modo che simacina li co
lori et fa cusi tanto sinche uiene impalpabile et passalo per setaccia
suctile che quello che sera ben calcinato passara et el resto torna
acalcinare cumle diete pietre et ritorna a passare per lasetaccia per
in fin che passa tucto —
Poi piglia el dicto Talcho et lo Pesa poi lomecti in uno uaso inuetriato et coprilo bene che non eie possa intrare alcuna cosa et mectilo in una fossa alumido et lassalo stare per parechie giorni poi
locaua et caua lacqua la quale se caua a questo modo
DI CATEEINA SFORZA. 619
Acauare lacqua del talcho p- 6-
Piglia el talcho calcinato nel modo dicto de sopra et ponilo alam- Qap." 3.
bicho inquesto modo farai um fornello dauento e mectiui dentro un
catinecto de ramo che sia copoluto infondo e sempre') se uada a- i) ai posto dcsemlargando incima et mectili dentro dfllb sbbbkb sftbcckbtb chf nfl lenni 'Tàu^e*' fpndp nf skb qxbttrp dktb et kntprnp blp prknblf pfr kn sknp kn poi f» cancellato.
ckmb et lp xrknblf skb bfh cppfrtp cpn fi sxp Cbpfllp che fhtrk nfl
sxp rfckpkfhtf et Ben (sic) s et benserato intorno che non possa
uaporare. poi li darai focho lemtamente de carbone cuntinuando sin
che uederai uenir lacqua agocia agocia et duna livera de talcho caueraj doi oncie de acqua uel circa quale saluerai bene aturata cum
cera et carta Pargamena et tiella cara che e una cosa miracolosa e
diuina et adopera come sai —
Questa e unaltro modo miracoloso et secreto raro de dicta madama, da _ o
conuertire in acqua quanto talcho alternato tuuoli Cal,. 4.
Piglia argento uiuo 2) et amalgama in questo modo. Piglia un cu- p. rizolo et mecti dentro lo argento uiuo et mecti su li carboni e como *J i" a"° *' ""<'" ,tt t* 3 . -, .t. .. mano (B) fi ug- e caldo buctah dentro una oncia de stagnio limato et mistica cun giunto: "l.uua.„
um bastoncello finche el dicto argento uiuo a mangiato tucto lo stagnio alora lo bucteraj in acqua fresca in una scudella et farrassi
duro dipoi piglia un'oncia de sulimato et pista con i) el dicto argento uiuo et il stagnio amalgamato inseme 4) sun nuna pietra di marmo 4' 11 " semf « * "bo porndo ouero mortaro poi piglia un oncia de succo de apio e mi- ne rtìl9u™. Piglia solforo viuo et fanne poluere et mettila in aqua rosa et
n o 40 con questa medicina lauate la facia et per spatio de tre o 4. di serai guarita.
Ad idem
Piglia solforo. sal comuno et fanne poluere et mestica con oleo
comuno et albume de ouo ognete la faccia et sensa dubio guarirai
perfettamente |
Ad jdem
Piglia solforo viuo orpimento sapone an on. 1. et mistica inseme
et nanti che ti laui la faccia fregate con panno de lino et vgne |
p. 52. A far aqua perfettissima per far Bella \ amarauiglia
n,° ^x. Piglia L. 3. de mele cruda granellata Biancha | Item L. 2. de tre
mentina Laualo | 9 | volte con vino bianco et tolli L. 1. de mastice
fine | et mettilo inseme con el mele et la trementina in uno lanbicco et mettili del sabione de sopra.
Poi tolli uno fiasco de maluagia et tolli L. 1. do gomma dra
ganti bianchi et L. 2. de gomma rabiche et tolli Lume de rocho
Brusado on. 4. et tolli bocali doi de Latte de capra | et lassa stare
in mollo queste gomme | in lo latte et maluasia | per quaranta bore
Poi tolli argento viuo on. 6. smorza lo argento viuo in una amp. 53. polina con la salvia et fa che sia Bene smorzato Da poi tolli L. ij. *) /( • go „ * staio de solimago 2) che sia bono et mestica con lo argento uiuo in vno corretto m to. . mortaro de pietra et pistalo con vno pistone de noce Da poi tolli
ditto solimago et legalo in una peza de lino a tre doppi con vna
DI CATERINA SFORZA. 63 J
cordella forte Ben legato accioche non crepi | et fallo bollir in aqua,
et lassali leuar el Bollore et la prima aqua buttala via Da poi tolli
quella aqua et mettila in uno parolo et tolli scudelle doi de orzo mondo et legalo in pezza forte che non crepi | et tolli lo solimago ') i) a * 8° >lal°
et lorzo et lassale bollir che calli la terza parte et Butta via la pezza
de lorzo et tolli el sulimago et mettilo in ditta aqua et messida. pPoi tolli L. ij. de Biaccha de trezo et caua el pionbo in vno forno
con la pasta et vna chiara de ouo intorno poi tolli la ditta Biacca
et tolli on. 6. de Lume Zucharina on 6. de Lume scagliola | lassali
bollir con bocali duj de vernaza, che calli la mita et messida.
Poi tolli L. 1. de canfora | on 6 | de mirra fina. garofani fini
on. 3. geme fino on 4. spica nardi fina on. 3. litargirio de argento on. 4. la bollir con Bichieri nove de aceto bianco et mesticali 2) ....ij *) Slcde fior de talco el quale sia stato amollo in prima hore | 40 | in
lo argento et tritalo et lassa bollir queste cose che calli la mita et
mesticalo inseme
Poi piglia oua de gallina freschi et falli cocere et tolli la chiara p.
et messida poi tolli quindici limoni tagliati et diece pomaranzi ta
gliati minuti et mestica
Poi tolli canestro uno de Lumache et tienli viue vn giorno con
el latte et coprele et metteli sensa guscio.
Poi tolli duj galline ingrassate aposta 21 | di et amazali et pe
lali sensa lauare, et falle in quatro quarti poi messida tutte queste
soprascritte cose inseme molto bene con una pala de legnio | et fa
stillare a Bagnio maria | et salua laqua
Et nota che hauerai una delle bone et perfette aque che possi
trovare et adoperali sera et matina | a modo si fa laqua del talcho p. 56.
et sappi che non fara troppo manco effetto.
A fare Bella
Piglia fiori de oliuella et mettili nel capello col caso fresco et n-° 42.
chiara de oua fresche | per omne libra de fiori vna man de cascio
et quatro chiare de oue et dalli foco lento et chiaro | quando sera
fatta ditta aqua mettili drento doi bolognini de chiascuno alume saluo de quel de rozzo 3) tre quatrini Basta II Lume zucharino Lume 3) roce;<- -
scagliola Lume de piuma Lume de Borace II quel do4) borace vole *) ■ ) piglia la meta delle sopra ditte cose et pone V torte dm lrp alanbicco " bozze- •
A far Bella
Piglia farina de spelta setacciata et fanne pane et fallo leuitar *) n «rondo * n .
come se fa li altri panni 4) che se magnia et nanti che tu lo metti s'°'° ea"ce"""'-
a leuitare mestica con quello le infrascritte poluere P'
Piglia. Canfora. Borace porceletti. alume zuccarino. Sai gemme |
alume gentile fior de pietra | mestica Bene ogne cosa, et come e Ie
llato mandalo al forno a cocere in Bona forma poi caualo del forno |
634 GLI EXPERIMENT1
caldo caldo et ponilo a mollo in latte de capra nera o pecora nera |
insino che ditto pane sia Bene inzuppato | Da poi metti el pane et
el latte a lanbicare et quella aqua ne vscira | mettila in vaso de ve
tro et seruale, et adopera come saj
.4 far Bella
i) l. " «oidi. „ Piglia Canfora alume scagliola an so1. ') ij fiore de pietra alumen
p. 67. de piuma argento sodo an so1. ') j. alume de roccia alume zuccharino an quatrini ij. Sal gemme quatrini vno | piglia tutte queste cose
senza pistare et mettili in vna sacchetta de panno nouo vn poco
rara et legala Bene | et metti la ditta sacchetta in vna pignatta de
terra noua inuetriata che tenga vno Bocale de aqua | in modo chel
vaso sia pieno et metti la sacchetta nel ditto vaso per modo che
non tocchi el vaso et ponila al foco a bollire tanto che reentri per
meta I poi tolli la sacchetta et pistala Bene in vna scutella de legnio
netta con vno pistello de Legnio poi laua la sacchetta nella ditta
p. 68. aqua et spremi poi in fra quella aqua per insino che nesce tutta la
substantia et quelle aque mettili al sereno la nocte et auanti che
tu lo adoperi al uolto prouali si sonno forte et si sonno forte | farali Dolce con la aqua de frasanella et De giglio
A far Bella
Piglia Sale comuno L. 1. Biaccha L. argento solimato on. 1.
canfora on. 1. argento viuo on. 1. ogne cosa fa bollire in vno bocale
de aqua che si consumi el terzo dapoi adopera et lauate le mano et
el viso quando vol.j
A far Bella
Piglia litargirio de oro spoluerizato on. ij. aceto forte bianco on ij
cocilo tanto remanga on. ij. et e fatto et adopera
A far Bella
Piglia aqua rosata o uero canfora on ij alume de piuma on ij
p. 69. Sale comuno on. j. et metti a bullire in ditta aqua et bulli et poi
metti a freddare et de poi mestiga con muschio o altro come a te
piace | la operatione de queste doi aque sono queste Tolli nella pianta
della mano tanto de luna quanto delaltra et con el dito mestica bene
inseme et deuinera bianco a modo Latte et poi ognite el uiso et le
mano quando vai adormire et cusi fa ogne sera quanto ate pare et
non temer aque ne altra cosa et poi lauarti el viso come te pare.
et vederai questa Cosa mirabile et nobilissima
A far Bella
Piglia vna gallina concia come sai et poi piglia , Gumma. ara-
DI CATERINA SFORZA. 6155
bica gumma carabe. gamma elimj. gumma ederum gumma Lache
gamma luni peri | masticis turis | sandaracie | mirre | bidellj sarcocolle | draganti an on. 5. boracis on. 1. siano tritate le preditte cose | p. 70.
et poste nella sopraditta gallina et ponila nella Boccia et destilla
come sai et come comenzara a vscire la aqua | moui la boccia et
destilla et salua la aqua et adopera come sai
A far Bella | con facilita
Piglia vna gallina che sia stata in stiua et Lauala come se fa
per magniar poi tolli vna L. de sauone et grattelo con vna gratta
cascio et tolli vna L. de Lardo et on. sei de grasso de gallina et
tutte queste cose poneIe nel corpo della gallina et poi metti questa
gallina in vno orinale con Lanbicco et destilla et habbi mente che
la prima aqua venira Biancha et poi la roscia | piglia ogne vna da
perse et se fusse vna Donna che fusse pallida, piglia de laqua Bian- p yj
cha et della rossa et mestica inseme et lauate la faccia | et se fusse
roscia lauate con la biancha sola et uederai la proua excellentissima
Acqua ') A leuar via le panne et li segni del viso et del petto alle Donne 1) « " c . > ag giunto in alto. Piglia aqua Rosa semplice L. 1. et mezza on de Solfaro in canna et pistalo impalpabile | poi metti in vna ingrestara omne cosa | aqua n'
et solfaro | poi serrala bene | poi metti alla spera del sole per | 15 |
dj o 20 | et omne giorno mestica piu spesso che tu poi et quanto
piu lassi al sole tanto e meglio et maxime la estate | et poi quanto
vole 2) Laqua via dal solfaro fa in questo modo. Butta la tua aqua ,.S/f ^ancaUver- in vno Cadino de preta nouo et habbi unaltro simile et piglia vna come ' manstrichetta 3) de panno bianco et metti vn capo de ditto panno in p_ 7«j."
ditta aqua et laltro in laltro Catino voto qual stia più basso de 8) t. • «trlsoiett».
quello che e drento laaqua | che tutta laqua andara nel voto | (tra
vaso per capillarità) et come e andata tutta saluala poi con questa
aqua lauate bene doue sonno le panne et li segni | et Guariraj
Aqua da fare andar via le volatighe
Piglia vn legnio de cerenolaro secco et fallo aguaglio de sopra et falli apiccar di foco, et fa che habbi vno Badil nouo et mettilo n'
sopra lo ditto legno, facendo star sopra quel badile tanto che fara
vscir la aqua | acolgj quella aqua et Gouernala in vetro et tienla 4 paroma "aUr'Jo!
Coperta et comai (come hai) bisognio ognete con ditta aqua la vola- V- 73.
tiga in pochi giorni guarirai [ et si bisognite aqua fanne al modo
de sopra
Aqua a far Bella
Piglia aceto forte | Limoni tagliati in pezzi et ponilo alanbicco n „ ^
de vetrio et ponili de garofani fatti in poluere et garofani integri
-3-4)
«36 GLI EXPERIMEKTI
poco de vno et delaltro | et metti ogni cosa alanbicco | et salua la
aqua che e perfetta | et adopera
Aqua a far Bella
Piglia nerba pignola et porcellana et pistali vn poco poi mettile in
vno Lanbicco de pionbo a destillare come sera destillato metti in
p. 74. vno Lanbicco De vetro | la ditta aqua con . 14. caratti de borace na
turale et fa destillar et come sera destillato piglia la tua aqua et
metti drento garofani integri et noce moscate tagliate sottile et fa
che stiano in ditta aqua, et non adoperare laqua per insino non ci
sonno state 24 hore | come ci sonno . 24. adopera a tuo piacere, che
farai la faccia bellissima et Lucida |
Aqua da leuar via li cossi della faccia
Piglia — Limoni. pomi moscati on. 12. zucche piccole on. 4. ta- n'° gliate in fende ') et Lanbiccate* in Lanbicco et poi bagnia con ditta i) l. • fette. „ aqua ]i cossi che andaranno via et e cosa prouata
A leuar le panne del viso
n." 48. Piglia solfaro et fallo pistare inpalpabile et mestica con acqua
rosa et adopera ditta acqua
p. 75. Cantra la rosseza de vivo et de omne loco per causa del Sole | et cre
pature |
Piglia cerusa et acqua rosa et oleo violato et incorpora in seme
[insiemel et mestica Bene poi ogniti la faccia et e perfettissima |
A far Bella
n" 49 Piglia argento solimato on. 2. Lume zucharina so1. vno | fior de
. _ . . christallo sol dui fior de pietra sol vno Borose 2) natural sol quattro I
*) l. " borase. „ .. .... , ,. Lume de aroccho pisto sottilissimo sol vno piglia tutte queste cose
suttilissimamente pistate et metti in vna ingristara grande et im
pila de acqua dolco de fiume et fallo Bollir tanto che calli lo terzo
3) Cancellalo e^ metti drento so1. 3. 3) tre de canfora | poi Colela et metti al sole
per vinti giorni | poi come la voli adoperare | Lauate prima la faccia
p. 76. ct sciugate poi piglia vna goccia de ditta acqua et mettila sulla
palma della mano et fregati bene el viso, et vsa questo che farai
<) sic. el viso Bollitissimo 4) Lucido et Colorito
Acqua da guarire et leuar le lentigine dal viso
n.° 50. Piglia acqua de vita Biancha et del fono greco ct dello aceto et
5) Sic Manea " il fa clie s) fieno greco sia pista inpalpabile et mestica inseme omne
Cosa molto Bene | et lauate la faccia omne matina uederai Cosa che
te piacera
DI CATEEINA SFORZA. 687
A guarire le mano Crepate
Piglia succo de ortiga et vn poco de sale et mestica inseme bene | n° ') et ognete le mano Doue sonno Crepate SicAcqua da leuar via \ le lentigine et Cossi 2) Del viso «) u * c , i stato corretto aV altro Piglia formento vsato et altre tanto de quel nouo che non sia inchiostro in' a. „
usato ciò e Bagniato et pestalo poi mestica inseme et mettilo in n.° 51. tanto oleo comuno che siano coperte le ditte cose I et stillate ?) per P; 17•
r 1 ' r 3) lume va letto lanbicco et con questa stillatione adopera | * stillale. ,
Acqua da far bella
Piglia litargirio de argento et Cenere setacciata et lo litargirio sia pisto et sia L. 1. acqua pura L. 3. et fa bollir inseme in vna n° 52.
pignatta noua fin che e consumato la mita poi Colela per feltro et sal
itala in vaso de vetrio come la voli adoperare ponila sulla palmo (sic)
della mano et fregate bene el viso, te farà bellitissima et Lucida.
Acqua da far Bella
Piglia canfora sol. 2. Lume Zuccarina sol. 2. Lume scagliola
sol. 2. sublimato sol. 2. uno poco de Lume de roccho et incorpora omne
cosa inseme et metti a Lanbicco vitreo et con questo liquore ba
gniate el viso come sai et venerai più bianca che neue | P- 78.
Acqua da far Bianco el viso et le mano
Piglia Salesi radice de ortiga et falle Bollir inseme in aqua tanto
che calli la mita et con questa aqua lauate le mano et la fazza et
scranno Bianche.
Acqua da far andar via le macchie dal viso
Piglia radice di serpentaria et cocila in vino et bolla tanto che
calli la mita poi colala et lauate el viso con questa acqua 4) 4) li * o , è aggiun to in alto.
Acqua Da far bella
Piglia vn Colonbo bianco et pelalo et tagliali le ale | el collo, et
piede et tutti li interiori | butta | poi piglia mezza ingrestara de maluagia | et mezzo bichiere de olio de amandole Dolce et tanto (sic)
frasenella come seria per doj Colonbi et lauala bene poi metti p 7^
tutte queste cose alanbicco, et con questa acqua lauate la fazza
Acqua da clarificar el viso come christaUo
Piglia delle irondine et destillale con le piume et con le interiore
et de questa metti in la mano, et bagniate el viso | inante el cibo
la matina et sera
OLI EXPERIMEXTl
Acqua da viso et mano iì non scritta ') D'altra mano Piglia aceto destillato on. 2. acqua 7) vita on. 2. Succo naranci i) nei margine. on ij Ceruse. on 3. canfora on. 1. et destilla omne cosa inseme per *) n * c „ fu nlI- lanbicco et con questa lauate el uiso matina et sera inante el cibo giunto in alii,. A
3) sic. l. " d'aranci. „ et vedersi cosa mirabile
p. 8d Acqua da leuar via omne machia et segnio dal uiso
n.° 53. Piglia chiari de oua fresca et Battilj Benissimo poi mettili a lani) n • c fu aa- b'cco de vetro et destilla con lento foco et con questa acqua ♦) che giunto sopra. vscira ogniti et fregate bene et spesso la macchia et el segnio et
andara via
A far andar via le volatighe
n.° 54. Piglia dello Lauazzo mandorle de persego herba de S." maria |
oleo comuno et piglia tanto che basti et pista bene et metti in una
pezza et metti in aceto et ogne volatiga andera via
Acqua da conseruar la faccia a vn segnio
n." 55. Piglia scorze de amandorle fresche et oua freschi de quel di et
grasso de castrone che sta apresso li rognoni et limoni et tagliali
et de omne cosa fa acqua a lambicco et mettili vn poco de muschio
che te mantenera la faccia come trouara
p, 81. Acqua da leuare uia le lentigine Del viso
Piglia oua de gallina freschi et rompi et metti in aceto più forte
n." 56. poi hauere et lassali star noue giorni et noue notte poi pistali et
mettili in vna bozza con el suo lanbicco a destillar con lento foco
et suaue et come sonno destillati Salua la tua acqua et come
la voli adoperare fa che habbi del succo de cucumari siano fatti
et pistali et caua el succo et acompagnia tutti questi licori inseme
| ma poco alla volta solum quanto tu voli adoperare | et con questi
lauati doue te bisogna | Andarano via |
A far bella
58. Piglia agresta Bona, Biancha et fanne acqua per Lanbicco poi
piglia L. 3. de ditta acqua et Biacca on. 3. maluasia gotti tre Boraso naturale vn sasso Lume de rocco on. 2. Lume de ouo tanto
che impasta tutta la alume sia liquida poi piglia 15. oua freschi et
omne cosa acompagnia et metti a Lanbicare ogne cosa con lento
foco et suaue et quella acqua che vscira saluela che e una cosa
preciosa, et questa adopera come sai che vederai la vera proua |
DI CATERINA SFORZA. 639
A fare una acqua \ che se chiama mater balsami \ con doi altre acque p. 84.
virtuosissime | le virtù delle quale se Dechiararanno qui de sotto et
se fanno in questo modo \
Piglia L. 1. de trementina chiara Lauata 9 uolte on sei de mele colato et spumato acqua de vita L. 16. Ligno aloes et San- ') /' *s « * correità
dali Citrini cubebo galenga noce moscate, garofali Spigo nardo S) jvr interlinea i
macis mastico zenzego ') Benedi cardamono cinamomo carda- IZ'^m ""grana ?nom1) paradiso incenso mirra an. grossi m, mos. 3) gomma ara- paradiso. ,
«. - <• i t-, n ■ i -a 3) Cancellato. bica mosco fino an. grossi. 1. foglio Doro tino grossi. 1. margarite
robini smeraldi iacinti coralli rossi grossi, ij. silobalsimo Carpo
Balsimo an grossi vi | tutte le ditte cose polveriza cadauda 4) da 4j Sic. Leggi * ca per se poi metti in la sopra ditta acqua De uita con la tremen- daana- -
tina et miele insieme in una Bozza Ben lutata con el suo Lanbicco
de sopra et bene Lutate le iunture et Bene incorporate insieme et p. 85.
lassali stare cusi per vno di naturale inanti che le metti al foco |
poi metti la bozza con el suo lanbicco in lo fornello in Cenere et
dalli el foco lento Decarboni La prima acqua destillara chiarissima
et questo sarà lo primo elemento et come vedrai lo collo dello Lan
bicco mutar colore et tu muta lo recipiente et dalli lo foco de legnio apoco a poco et venera la seconda acqua in color Citrino et
come tu uedi mutar colore al collo del Lanbicco et tu muta reci
piente et cusi hauerai lo secondo elimento et questa e la seconda |
et si e la mater Balsami della quale se parlerà in la sotto scritta Popera | poi venera lo terzo elimento el quale sera de color negro,
et cusi haverai tre acque in tre elimenti, la prima e chiara et se
po chiamar balsamo vale et e perfettissima alle parte interiore, che
vna persona che fusse in fine de morte, o per ferite, o per altro beuendoni guarirà, la seconda si e Citrina et e la mater Balsami, la
quale vale et e perfettissima et interiore, et exteriore per omne malo
ferite, o segne che netta sana et monda [| La terza si e negra et se
domanda olio de Balsamo siue Balsamo artificiato | vale et e perfetissima alla parte exteriore, ugnendeno de quella, per omne male come
ferite gotte. Doglie lepra et omne male
Acqua Celeste se fa nel modo qui De sotto | et se po chiamar p. 87.
acqua De iouenezza et de vita ciò e che fa regiouenire la persona
et de morto fa viuo ciò e si una persona fusse tanto grauata de int'ermitate che li medici labandonassino per incurabile et morta la
reduce a sanità et se fa in questo modo
Piglia garofani noce moscate zenzebero Benedi Galenga peuero qq Longo peuero rotondo grana de ginepro scorza De cetrangoli foglie de doppia 5|
saluia foglie De basilico De rosamarino De maiorana fina De menta ro- ' nefmargine.
tonda Loribache pulegio gentiana Calamento fior de sambuco rose bian- p. 88.
GLI EXPER1MENT1
i) For»e jnanca a che et roscie spigo nardo Legno aloes Culebe ') Domestiche et Saluagre,ìiente. tiche Cardamomo cinamomo fino calamo romatico Sticados Camadreos
Camapiteos Meligette mastico incenso bianco aloe patico Semenza
et foglia Di anesi Semenza de artemisia an grossi. 1. fichi secchi
'' il'ÙT vna passa vltra marina et 2) Carne de Dattili mandole Dolce pignoli
mandole amare an on. 1. mele spumato on vi poi tolli tanto zuccaro fino che sia el doppio de tutte le ditte cose et omne cosa per se
sia Bene puluirazata quelle che se possino poluerizare et le altre
p. 89. siano peste inseme, lo quale 3) le quale 3) tutte cose ut supra polue- 3''m-ore''' P'r rizate et peste incorporate •!) inseme et mettile in tanta acqua de
<) L' forse ' incor- uita che sia tre uolte tanto a peso quanto sonno le sopra ditte cose
la quale acqua sia destillata cinque volte alanbicco de vetro pigliando
sempre la Bona et questo fatto metti tutte le ditte cose in lacqua de
vita una bozza ben chiusa et Lutata et lassala star cusi per dui di na
turale et poi mettilo nel suo fornello col suo Lanbicco Lutato le
iunture fa destillare con foco Lento et meglio seria con Bagnio
6i Hineiuto per er- maria et uscira una acqua chiarissima et pretiosa et continua lo lo rar'' p qq foco per fin tanto che lacqua mutera colore et come tu uedi venir
acqua bianca muta lo recipiente et receui quella acqua Biancha II
«)-«) Sic. la quale 6)
6) vale a fare la faccia et la pelle odorifera chiara et Lustra et
colorita et leua omne Segnio et macula della faccia sia per che male
si voglia se bene fosse nata con essi | et leua segni de varoli de von.° 61. latiche de scrofole de lentigine le voglie et le panne.
Ma quella acqua la quale e vscita prima chiara pigliala et met7) sic. tila in peso con tanta acqua de vita chiamata mater Balsami fff 7)
et anbe doi inseme mettile in vna Bozza Ben turata et lassala star
per Doi giorni naturali poi mettili adestillaro per lanbicco con foco
p. 91. lento et destillara vna acqua chiara et odorifera la quale receui per
se et quando uederai mutar Color allo lanbicco et che vene amodo
de acqua pluuiale muta lo recipiente et piglia quella acqua che vscira
per fino che tu uederai vna acqua che venira in Colore de Sangue
et sera fatta Acqua Celestis la quale receui in vna ampolla Ben tu
rata con cera et saluala como caro tesoro per ciocche in essa e magior segreto che non e in la pietra Della Philosophia.
Primo delle uirtu Della prima et Della seconda aqua soprascritte.
nota che quelle doi acque anno quasi vna medesima virtu | et prima
p. 92. se tu ne metterai vno poco sopra vna piagha fresca non bisognia
altro medicamento pero che in xxiiij hora la sanara pur che non
sìa piaga mortale Cap." 62. Ancora se fosse piaga antica | o uero cancero | o fistola | o lupa
f>) t. " Ungere. „ aut noli me tagnere 8) et la lauarai di tre in tre giorni in capo de
xxv giorni sera liberato et se ne butterai una gozza sopra vno carboncho in spatio de tre hore el carbone morira
DI CATERINA SFORZA. «41
Ancora se una persona hauesse male in lo ochio et che lo ochio
non sia totalmente destrutto metta una gozza de vna de ditte ac
que de tre in tre giorni in lo ochio in otto giorni sera guarito
Infenite sonno le uirtu de ditta acqua et non se porriano narrare,
ma in conclusione te Dico che vale et e Bona a tute le infermita
che possa venire alla persona
La terza acqua la qual viene in Color De sangue e acqua Celestis virtutis et vite | che chi de xv. giorni in xv. ne Beuera la meta
de uno cuchiaro in capo de doi mesi sera mundato ogni leproso | Cap.° 63.
liberato omne Idropico | tisico. paralitico, gottoso et De semile malatie et infermita passionato II Questa acqua e De tanta uirtu che De p*
uechio fa deuenir giouene cio e che chi continuara De beuerne ogne
ogni') matina tanta de ditta acqua che pesi vn grano de formento %$£?>0
con uno Cuchiaro de acqua de fior de Boraso in capo de uno anno
Renouera la Carne lo Sangue la pelle et le medolle Delle osse et se
fusse De eta de ottanta cinque anni lo fara Douenir de aparentia Cap.° 64.
De anni trenta cinque | fa de morto viuo cio e in questo modo che
se una persona fusse malata et fusse in tanta graueza che li me
dici non sapessino dare remedio alla sua infermita et lo abandonassino per morto come incurabili mettile in Bocca vna gozza de p. 96.
ditta acqua pur che la inghiottisca in spatio de dire tre pater noster repigliara fortezza et con lo aiuto De Dio repigliara sconuale- scentia 2) et guarira Dandoli de tre in tre giorni una gozza De *) 8lcditta acqua aiutandolo poi con li cibi Restauratiui II Laus Deo
Acqua mirabile a far bélla et leuar omne xegnio et macula Detta faccia
Piglia on. vi | de Biacca poluerizata et ponila in Boccia con una n." 65.
ingristara De optimo aceto Biancho et lassala star cusi per un di
naturale poi falla lanbiccar con lento foco et saluala bene coperta
et adopera |
Acqua da leuar via Gossit) Brozee panne et ognaltra machia detta faccia p. 97.
Piglia Solforo oncie . 1. 5. mirra incenso an. grossi 1. canfora 8)r",*°
scupoli . ij. Alume scagliola | tartaro calcinato an. grossi. II. polue- riza sottilmente le ditte cose et ponila in una ampolla Ben sigil- n'
lata con Libre vna et mezza de acqua Rosa et oncie. vi. de aceto
Distillato et ponila al Sole per xx di poi Bagnati spesso el Di per
insino serai guarito
Aqua che lieua Omne Segnio, Natte. Lupie, Glandole Scrofole, et porri
sensa alcuno fastidio ne Dolore.
Piglia oleo Laterino L. 5 incenso Biancho electo | mastice gom- p* ma arabica trementina an. oncie iij. Sieno piste le cose da pistare, n° 67.
PP
842 GLI EXPERIMENTI
et omne cosa sia incorporato insieme et Destilla per Lanbicco et
quello che destillarai incorpora con mezza L. de cenere de cerro et
vn altra volta destilla et quello che destillarai serua in vaso de vetrio Ben chiuso et adopera |
A far la faccia Alle Donne Bellissima et chiara
n.° 6*8. Piglia radice de yreos et Radice de Cucumeri asinini I Lupini
p. 99. cicer Biancho faua orzo seme De melone an II polueriza sottilmente
et inpasta con acqua de melone | o uero aqua de orzo Ben Cotta |
et inpastala in piccola forma et ponilo a seccare Allo aere, o uero
sic l • lini- al vento et come e secca polueriza de nouo et piglia de quella pol- njent<£ „^ uere | et con albume de ouo fa vn liuimento ') sopra la faccia et
moie. i lassa star per una hora et poi Lauela con Sembola 2) et acqua te
pida, che e mirabilissima
Non mi pare fora de proposito interponer. vn Breue parlamento
prima che piu memoria | Delle Acque | me estenda a notificare II et
non me pare che nisuna persona poteraggia, mai in lo aduenire Dire
che io non sia stata de omne mio hauere participe | et se bene se trop. 100. uara memoria De molte sorte de Acque che per me et in mia Corte
se osaua non voglio mancar in breue narrarui el modo se Deue te
nere | A chi desidera belletti adoperare
n." 69. Pigliate adonche, semola de fromento et orzo integro an. on. 6.
et fateli bollir tanto in acqua chiara che se consumi la terza parte
| poi colata con feltro lauate la faccia | o quello vorrete et poi pi
gliate una padella de ferro noua et scaldata bene al foco, pone so
pra essa mirra sottilmente pista con uno chiaro de ouo recente me
scolata, et copriteui con uno panno de lino accioche el fumo de essa
non se perda, et stalli sopra et profumateui insino chel fumo sia
p. 101. fenito | De poi con quel modemo panno fregateui el viso et asciuchateue con Diligentia, et cusi poi ponete animosamente nel volto,
o quale altra parte Del Corpo, rossi, lissi, Bianchi che quelli certo
et facilmente teneranno e leuara via la cagione de omne macula
che potesse per tale effetto succedere
Seguitattio le Aque
Aqua a far Bella a marauiglia et se adopera una volta la set
timano, et in quel mezzo quanto più la faccia se laua tanto De magior bellezza deuenta |
Piglia argento de Copella Battuto in Lamine Sottile on cinque [
p. 102. et mollica De Doi pani de formento con octo once De Lacte de capra
3) gle Ben Bollito et agiugnenci 3) tartaro Biancho on dui amandole on sei
Ben piste et chiara de oue fresce 3) molto Bene sbattute | et cusi pone
el ditto argento a vicenda strato sopra strato nel lanbicco de terra
DI CATERINA SFORZA. 643
vitreato, et dalli foco lento, et caua la acqua che fa el ditto effetto
et e cosa Diuina |
Acqua a far Bella
Piglia alume zuccarino et coralli bianchi an on. 2. et scorze de
oua calcinato et talcho calcinato an on. 5 et tutte queste cose facte sottilmente in poluere | poi tolli la mollica de tre pani Quanto
più bianchi poi et fanne fette sottilissime . et ponile in Doi bocali
de lacte Caprino per spatio de cinque hore stia in fuso poi adgiongi p. 103.
nel lanbicco diece limoni sottilissimamente tagliati et chiara de Dodeci oua Ben battute, et fresche et Destilla per Bagnio maria et
salua lacqua in vaso de vetrio Ben serrato | et adopera che con
essa farai la faccia Bianchissima et Bella | et Quello loco che vorai
Acqua a far Bella la faccia et altro loco
Piglia Alume de Rocco crudo alume Brusato Alume zuccarato |
Alume scoriola et alume de piume an. on. Quindice | li quali tutti
sottilmente pisti poi tolli on. 4 de fior de faua con el succo de tre
cetrangoli et tre chiare de oue Ben sbattuti | poni omne cosa in vna p_ J04.
ampolla Di vetrio Ben renchiusa II et ponila nel Bagnio Maria per
vno quarto de hora II Da poi agiugne canfora pasta de Borace et
sollimato vna on. de ciaschuno, tornali nel ditto Bagnio | a Bollir
per spatio de mezza hora | et sera perfettamente fatta et cusi ado
peral Doue voli che mirabilissimo candore fara per tutto
Acqua Mirabile a far Bella
Piglia vino maluatico fiore de faua an. L. 1. de Borace on. 3.
Alume Scagliola on. 4. De Alume zuccaro on. 1. Argento Solimato
anna una Dramma ] chiaro de oua otto con la loro scorza inseme p. 105.
sbattuti | giunto inseme ogne cosa se destilli Alanbico, et saluala
et Adopera che hai vna acqua perfettissima
Acque Doi afar Bella
Piglia on. tre de Litargirio De argento con vna L. De aceto de
stillato che Bolla tanto che se consumi el quarto De poi salua in
una ampolla de vetrio Da parte fino al Bisognio
L altra acqua
Piglia alume de roccho abrusciato Alume de piuma pasta de
Borace calcina viua Canfora . sal gemme con oleo de tartaro an. on.
vna et ponili in sei Boccali de acqua Rosa et fior de faua, falli bol
lir insino se consumi la terza parte poi salualo in vaso De vitreo p. 106.
Ben serrato, Quando le voli adoperare piglia Doi gozze de ciascuna
de esse, et Bagniate doue voi che vederai mirabil effetto |
644 GLI EXPERIMENTI
A far Bella ciò e de Aconciar el Solimato in pezzetti come te piace
Piglia L. vna de argento solimato, et pistalo Bene in vno mortaro De legnio, con pistello medemo de legnio | poi piglia on. 4. De
argento viuo, et passalo per vna pezza de Lana quattro volte et
mestica poi piglia grani quattro de mastice in Bocca et masticalj
Bene et con quello sputo, o uero Saliua mestica inseme con el ditto
pistello per insino deuenti Biancho | poi ponili in vna pignatta vitreata et noua con vna libra de acqua de radice de Brionia et falp. 107. lo Bollir lentamente per insino a tanto tutta se consume | Da poi
expremi con una pezza de lino bene poi poni per quattro giorni
continui al Sole poi piglia onze Quattro de draganto Biancho de
sciolto in quella acqua che delle sopraditte cose harai expressa formarai li pezzetti con el sputo et saluali come te piace et adopera L altro modo Ipilglia argento solimato et argento viuo an. on. 2. et se
condo e detto con el sputo macina in vnó mortaro de legnio poi piglia
pasta di Borace canfora et Biaccha preparata II come intenderai || an.
on. 2 bene incorporando nel sopradetto modo, in forma de pezzetti o
p. 108. de pillole li componj, et falli seccare Bene Al sole, et come li volj adoi) Cancellato, perare | piglia della acqua rosa, o acqua ros ') chiara, et poni vno
de quelli pezzetti tra luna et laltro mano et destempera, et lauate
la faccia o uero el petto, la gola et quello voli, cosi con questa come
con lo sopraditto modo | che tutto venera de mirabilissima Bellezza
De sorte che la carne se farà morbida et bella che amolle Bambace et
uno finissimo et biancho auorio se porranno asimigliare
Questo e el modo de Aconciar la Biacca
Piglia biacca venetiana sottilmente poluerizata L. 4. et in stoppa
de canape Bagniata con chiaro de ouo resolui et quella con vno
p. 109. panno De lino Bene Atorniata, poni in vna pignatta de terra noua
de acqua de fonte piena talmente operando che de essa el fondo
non si tocchi. Doue per una hora integra de continuo spumandola
lassala Bollire poi leuala dal foco et accio meglio se facci expurgala
Dal piombo Secondo Larte (l'arte) et cusi fatto fanne pillole o pezzetti
con Dragante et conserua in loco inondo et adopera al Bisognio II
Questo e vnaltro modo nel quale se adopera alquanto più tempo
Piglia la sopraditta quantità de Biacca venitiana nel modo ditto *) Sic. l. ■ inui- in poluere redutta poi in goluppala2) in carta pecorina et sopra vna
p. 110. *-e'a ^e ''no Dupplicata come de sopra e ditto et lassa Bollir in ac
qua de fichi bianchi tanto tempo che più non spumi, poi manegiala S) sic. con dita acqua e con spatola de legno Al sol per spatia 3) de svi
giorni cho se cura della salsudine | poi fanne pezzetti a tuo modo con
Dragante come e detto, conserua et adopera al bisogno |
645
Acqua a far Bella con facilita et sema spesa
Piglia pane porcino poluerizato on tre semola de formento on. 4.
orzo mondo on. 6. tartaro Biancho calcinato on. 1. et doi Radice de
cocumeri saluatichi, in poluere tutte sottilmente le quali cose me
scola inseme et poni in boccali quattro de acqua de fonte et fa bol
lir sin che se consumi el terzo, Da poi cola, et salua et adopera
che mirabilmente fa Bella
A inbiancare et guarire El viso arso Dal Sole p. 111.
Piglia acqua de Brionia tanto che sia on. 2. zuccaro candido n.° 70.
on. 1. sottilmente pisto, et sbatteli molto Bene con el vitello de
de quattro oua fresche in uno vaso vetriato et reducelo a modo de
ontione et quando vai al letto, ogne Destramente et la matina
lauate con decotion De semmola et presto mandara via quella ar
sione , et ancora la carne Dal sole o altra macula questa marauigliosamente raconcia | et bella |
A guarire le panne ') et cossi ') et machie de omne sorte Dal viso 2) et >^rf'aUro
de Ogni locO 2) *'"*) D'altro inchio stro. Piglia chiara de oua bene sbattute et ponili drento, Doi on. de
verde Ramo sottilmente poluerizato | poi fallo bollir lentamente p. 112.
in vno Bichieri De vetrio sopra la cenere calda sempre mesticando
con vno Legnio poi lo leua | et quando voli vedere la sua virtu | pi
glia Doi grani de mastice in Bocca et mastica et con quello sputo
piglia vn poco De composizione detta | et ponelo sopra al loco che
voli leuare li segni et le machie che marauigli osamente se leuaranno
Questo e vnaltro Sperimento Da leuar via omne machia et segnio della
faccia et altro loco
Piglia L. 1. de tartaro brusato Del piu biancho poi hauere Ma
stice perfetto on. 1. et '/2 mezza de Bona Canfora et pistate benis
simo incorpora con Chiara de oua insieme | et Destilla per Lambicco p. jj3
et salua Lacqua in vna ampolla De vetrio Ben renchiusa et Ado
pera Doue voli che vederai il frutto
Acqua che caccie le lentiggine Dal viso et Rende lustro et bella
Piglia oua fresche n° vinti et cocili in acqua chiara finche siano
dure poi mondali Bene dal Biancho loro et cauali tutti li vitelli et
in loco de quelli poni termentina et oleo de amandole ana parte
eguale poi poni nel lanbicco de vetrio et caua Lacqua | et la sera
quando vai alletto purifica la faccia | et adopera lacqua | che non so
lamente fa andare via le lentigine | ma de mirabilissimo lustro et
bellezza la faccia Rende.
646 GLI EXPERIMENTI
p. 114. Acqua Da viso che fa Biancho lisscio ') colorita et Lustra
n!° 72. Questo experimento e Degnio de ogne Laude sensa punto de Du- *) sic. bio et pretiossissimo 2) consiste et e cosa per certo a nullo altro con
cessa | per far lisse colorite relucente et Bianche et chi una sol
volta assaggiato ne abbia poco del Resto se cura
Piglia Biaccha come de sopra detto habbiamo on. doi et mezza |
3) sic? Tartaro Biancho an. 1. car 3) di argento sollimato dragante e nitro
soria an. on. 5. et omne cosa inseme Ben poluerizata piglia poi vn
colonbo pisano et cauali li interiori et laualo bene con acqua de
p. 115. fonte, et ponili drento poi cuscilo Bene accioche le ditte poluere
non possano vscire | poi piglia vna pignatta noua et ponici drento
acqua de Brionia et fa bollir sino atanto sia cotto | poi pone ogne *) sic. cosa a destillare | fino tanto che questo liquore preciossimo 4) sia
vscito tutto con el quale la sera quando vai a letto lauati el viso
o che loco tu voli, et la matina lauati con acqua frescha che vederai miraculoso effetto
Per el Medemo ottimo expirimento
Piglia la mollica de Doi pani freschi tagliati in sottil fette et
falle bollir in una pignatta de terra con acqua de brionia poi cola
p. 116. et in quella colatura poni pasta de Borace Canfora et argento sollimato an. on. 3. et fa rebollir per insino alla consumatione del terzo
Da poi sopra giogni Biacca preparata on | 10 | et per quattro ebulitioni De nouo al foco lassa | poi lassala freddare et ponili drento el
chiaro de tre oua Ben Battute poi poni in uno vaso De vetrio et
salualo in loco humido et adopera quando voli che vederai lo effetto
Acqua che Rende el viso relucente et liscio
Piglia vn Canestro de vua (uva) non matura Alume zuccarina pa
gnotte cinque zuccaro candido on. tre | et destilla tutte inseme alla
p. 117. Campana | poi pone quella acqua in vno vaso vitreato de terra che
B) Sic. habbia el collo stretto alquanto traboccato poi sepilisce s) sotto el lita
me, et prima un di inanti Bagnalo Ben de acqua et lassalo stare per
spatio de giorni cinque poi leualo et ponilo in vna anphora do ve
trio mezza coperta Al sole et al sereno per otto giorni | poi saluala
et adopera eho sensa dubio perfettissima la trouarai
A far Bianca molla et Liscia Compositione
Piglia radice de esula radice de malua an. on. tre et leuali del
mezzo el legnio I et mondale Bene poi metti in acqua a sufficientia
p. 118. a bollir finche se consumi el terzo poi colala con el feltro o altro
6) sic et con quella radice Quando vorrite 6) far el loco Biancho liscio et
bello te fregarai | De poi metti nella ditta colatura vna on. de farina
DI CATERINA SFORZA. 647
de orzo et recola et adopera poi laua con acqua fresca che fara marauiglioso effetto
Liscio per el viso et altri lochi perfettissimo
Piglia grasso de anetra recente on. sei farina de faua on tre verde
ramo pisto et allume de roccho Brusciato an. on . 1 . et falli Bollir
in acqua de Decottione de faua per vn Quarto de hora | De poi leuali dal foco et come e freddo sbattili drento Quattro chiara de oui
et la sera Quando vai a Dormire Adopera, et lamatina laua con p, \iQm
acqua fresca et vederai lo effetto.
Acqua de adomare il volto o altra parte mirabilissima
Piglia trementina chiara L. 2. et destilla et in quello olio poni
mastice perfetta on. mezza incenso candido on. doi Dragante eletto
on. vna et mezza et omni cosa ramescolate torna a destillar et al
liquore che ne escie ponilo da canto | poi piglia assognia de porco
maschio sensa sale che non puzzi libra vna et mezza et disoluela
poi Destilla con un panno de lino Doppio poi componi con zenzeuero bianco otto et garofani perfetti an. on. 2. noce moscate numero
tre cinamomi euforbij spica celtica an. on. mezza | spico nardo on. 2.
Canfora on. tre tutte queste cose ben piste | poi agiungeci otto on. p. 120.
de argento viuo, et on. dui de limatura de argento fino | Bene manegiando Accio chel ditto argento viuo in tutto se mortifichi | poi
pone ogne cosa inseme a destillare | nel principio con lento foco |
et nel fine con gran foco et con Diligenzia questa destillatione Da
parte Salua et gouerna | poi mestica inseme in questo modo piglia
della prima acqua L. mezza et della seconda doi volte tanto, et saluale in ampolla de vetrio ben serrata che la possanza non spiri |
et Quando la voli adoperare | prima lauati la faccia et quello loco
voli far Bello con Decottione De Semola | poi frega Bene con vno P*
panno de Lino sottile te netta II poi piglia doi gozze delle ditte Ac
que mescolate sopra la palma della mano la fregarai | poi reuolgete
lo mano in uno panno Biancho de modo chel panno non tocchi et
lassale stare per spatio de vna hora | poi adopera Ne questo te rencresca perche tal fatiga te resultera a maximo contento et in summo
piacere te tornera perche cusi facendo, la tua adornezza et bellezza
in tal modo se accrescera che ognuno per gran marauiglia te guardara |
Poluere che fa la faccia et altri lochi in gran Bellezza p_ J22.
Piglia argento viuo | limatura de argento fino an. on. 1. et su
blimato II Borace sal Al. ') Sal gemma Alume de rocco Brusciato alume >) *'«.•
zuccarino an. on. 2. et polueriza tutte quelle che poluerizar se pos
sono | et la prima volta incorpora con vno chiaro de ouo fresco poi
648 GLI EKPERIMENT1
el di seguente vnaltro chiaro de oua la componi | et cusi de giorno
in giorno sino allo ottauo giorno continua | poi sopragiugne on. 5.
de sapone venetiano sutilmente raso sapone tenero | oleo de tartaro
bianco an. on. 6. et poni omni cosa inseme in vna pignatta noua
123. vitriata coperta bene con luto sapientie et ponile nel Bagnio maria
a bollire per spatio de xxmj hore | poi leuala et descopri | et cerca
intorno alla pignatta che trouarai la marauigliosa poluere | et saluala in vaso de vetrio Ben chiusa | et quando la voli adoperare | pi
glia della acqua Rosa o acqua fresca | et mestica et adopera cusi
nel viso come nel resto della persona che de eximia et Ill." bellezza
fara la carne.
A far pezzetta De Leuante sopra ogne altra bona et perfetta
Piglia Cimatura de grano on. 6. et quella Al consummar delle
124. Doi parte in Capitello ouero liscia con calcina viua Solamente fatta :
fallo Bollir secondo Larte se rechiede | poi cola et in la colatura
poni on. 2. de Brasile de leuante sottilmente raso et agiugni alume
de rocca on. vna | et falli Bollir tanto che se consumi la mita | et in
questa Decottione pone pezze de lino Ben sottile et uecchie | et re
chiude ben el vaso et lassali stare | che se bagnano Bene per spatio
de vn giorno et una nocte | poi cauali et ponili a seccar a lonbra |
et cusi saluali et Adopera secondo el costume
» 73. Rossetto ligiadrissimo et eccellentissimo
Piglia sciandoli rossi on. vna acqua vita on. tre | et pista sottil125. mente li sciandoli, et lassali Bagniare in ditta acqua per spatio de
doi ore | bene poi cola | et questa colatura serrala in una ampolla
de vitreo che non respiri | et quando voli adoperare | mondifica la
faccia | Da poi metti el rossetto et questo basta fare omni giorno
una volta perche questo Rossetto Basta tanto et in questo mezzo
Quanto piu se laua, tanto de magio viuacita | ligiadria et bellezza
deuiene | onde facilmente se comprende De Quanto longo interuallo |
la pezzetta de leuante a Questa cieda | concio sia che quella ognie
volta che la faccia sia Bagniata | se deturpa et questa et per un
126 £'orno appena dura | et questo come dico non teme acqua per otto
giorni integri | ansi se conserua con mirabil Bellezza
Questa è vna acqua de tanta virtu et precisissima che qualunche
persona la usara vedera mirabilia \ et efficaci expirimenti et in Diuersi modi |
Piglia limatura de argento | et de oro et de ferro | et de pionbo
. . . . ') et de bronzo. et storace. et de queste cose pigliane alla '• possibilita et ponila per vna nocte in ur De putti | et vnaltra
nocte in vino bianco caldo, l'altra in succo de finocchio | laltra in
DI CATERINA SFORZA. 649
lacte de donna che dia lacte a putto maschio laltra nocte in vino p. 127.
rosso laltra nocte in chiara de oua che sia alla quantita de sette
volte dellae ') limaturae ') | poi poni ogni cosa inseme in Boccia et ì. ì) " e a
con lento foco destilla | et come e destillato repone Questa acqua in " e" .
in vaso' de vetrio o de Argento
Questa acqua e de tanta virtu che monda omne lepra, et lieua
ogne macula et segnio della faccia | Quando bene fusse naturale |
et sia de che sorta voglia | et fa la faccia bellissima et Diurna alle
Donne et lieua le crespe et le grappe | et una Donna De eta la fa
parere vna puttina et sana omne infermita delli occhi et conserua p, 128.
la creatura in eta giovanili et ha molte altre ottime virtu che la
eloquentia de tullio (di M. TuUio Cicerone) non le poteria narrare
A far la faccia bella et Colorita n» 75
Piglia lacqua de vita et ponela in vna ampolla | et lassala al
sole et al sereno et de essa te ne laua la faccia et faralla colorita
et bella vsandola
A far uenir el Color nel viso
Piglia della rasura dello auorio vechio et beuini con vino | o con
acqua per vinti di et e prouato
A far la faccia bianchissima
Piglia sapone de pecora o uero de castrato Ben collato et oleo
rosato et argento viuo | et ognete la sera et la matina laua con
acqua calda
A far bella p. 129.
Prima fa acqua de fressinella et tollini vna ingrestara de ditta
acqua et mettici drento de tutti li alumi tanto quanto stariano in
suno grosso | poi falla vn poco Bollir sulla cenere che Bolla pian piano
poi ce metti su quando sera fredda | de questa Cosa cerusa L. 1. sauone L. 5 poi macina et mestica tanto inseme con acqua rosata |
che ne facci pezzetti et lassali seccare | et remittili in ditta acqua
a tua discrezione poi Quando li voli adoperare destenpera sulla mano
con acqua rosa et Adopera che fara bellissima |
Acqua a far Bella p. 130.
Piglia pomaranzi et tagliali menuti et piglia fior de faua fior
de mater silue et fior de sambuco et Lumache con coccia et metti a
stillare et mettici dello Alume | et adopera la acqua che fara lustro
come un Sole
Acqua a far bella
Piglia limoni freschi n." xx. et tagliali minuti et ponilo in vino
(360 GLI EXPERMENT1
Bianco et lassali stare per otto giorni | poi tolli la chiara de xx oua
treschi et mescola inseme con lo vino et limoni | poi tolli mollica ■) sie. de pane et grattala menuta | et in pasta ') ogne cosa inseme con
p 131 once ^e mace I et; poi cne e fatta la acqua per lanbicco mettili
drento grani tre de musco et adopera | et e eccellente |
Acqua a far beUa.
Piglia litargirio de argento macinato on. iij poni in vna pignatta
vitriata con vna L. de aceto fortissimo bianco et fa bollir inseme
poi destilla per feltro poi tolli L. 2. de Acqua rosata et ponili drento
doi pugni de sale et fa bollir per modo che se desolua poi destilla per
feltro et reponi in vno altro vaso, et quando lo voli Adoperare tolli
del ditto aceto vna gozza et una gozza della ditta acqua Salata et pop. 133. nila sulla mano in sulla palma deuentera come un Latte congelato |
fregalo per il volto et doue voli fara bellissima |
A leuar ornni segnio et macula della faccia et far bella.
*) Ripetuto per er- Piglia oleo de tartaro fatto de vino 2) de vino 2) Biancho Alume
zamene canfora et destilla per lanbicco | et lauate la faccia | che le3) • a corretto in ua le machie le lentigine le panne et omne Macula 3) del viso et fa " M- « la faccia serenissima et Biancha con bellissimo colore | ma prima
te laua con acqua comune et sciugate |
A far belletto
Piglia grana maluagia verzino raso con vno vetrio et metti ogne
p. 133. cosa a mollo in una pignatta vitreata et lassalo stare per doi giorni
et poi el metti a bollire et inseme con le altre cose mettili un poco
de cotiga de porco che sia ben raso el lardo et tolto via et mettili
vn poco de Alume de rocco et quando a bollito vn pezzo guarda
se colorisce et tienla serrata Quando Bolle | poi Adopera.
A far belletto Nobbilissimo
Piglia litargirio de argento on. 1. Bene macinato, vno Bicchieri
- « - tra acqua de fiore de vliuella et acqua rosa | et aceto destillato | lo
aceto un dito alto nel Bicchieri lacqua rosa doi dita et el resto del
ditto Bicchieri sia acqua de oliuella et falla bollir pian piano in
p 134, ditto Bicehieri | o in vno pignattino invetriato che calli poco poco poi
lo cola per feltro et quando el voli adoperare metti una goccia de que
sta acqua sulla palma della mano et vnaltra goccia de oleo de tartaro
et mestica con el dito, et venira come latte et Adopera Doue uoli che
non vedesti mai la più bella et più mirabil Cosa |
A fare acqua da far Bella.
Piglia Cerusa quella quantita che te piace et legala in pezza de
DI CATERINA SFORZA. 651
lino et falla Bollir in acqua per doi hore poi la caua fora et lassa
stare vn poco et de nouo la metti a Bollir per doi altre hore | poi la tra ') fora et mettila in vno pane de pasta con ditta pezza et metti ') su. l. • tira ,
al forno per finche se coce el pane et cusi fa tre volte poi tolli ditta p. 135. Cerusa et pistala con un poco de fior de faua s) Lardo poi la metti in Sj cancellato.
acqua de che . fiore te piace | che se farà come latte et sempre se
mantenera come latte et quando la voli adoperare | maneggia la am
polla et Bagnia Doue te piace che vederai opera marauigliosa
A far acqua per Donna perfetta come oro
Piglia acqua rosata on. 6. cerusa on. 5. canfora on. ij Borace on. 5.
musco grani. 2. teranda terantur, et mitte in vno mortaro et trita
bene et mista omne cosa inseme et Quando voli adoperar adiugne ac
qua spessa et laua la faccia che la farà et saluara mirabile come oro |
Non ce pare fora De proposito interponere in Questo mezzo Alcuna P- 136.
Altra Sorte de Acque et olio, et secondo, succederanno | poi | le Al tre Acqua et Belletti | ponerli | medamente 3) Appresso a Queste | et 3) «e. l. » medecusi se lassara memoria | De omne sorte De acque et olij, et exsperi- ' "
mentate che Da noi sonno state tenute per vere et cusi comenzarimo
a sequitar et poner in scritti |
A fare acqua Della Quale se tu ne metterai ima mezza on. sopra L. 7 n° 40.
de acqua rosata 4) Communa parerà acqua rosa perfettissima | *] ^""""'^ _
5) D'altra mano. Piglia succo de rose quanto voli et ponilo in vaso de vetrio o vi- 8) sj[gy " 6ei' *
triato a putrefar in Litanie per quattro, o se 6) giorni 7) poi destilla T)'n,i màrgini Inter- per lanbicco con foco temperato perche non sappia de fumo et met- "° a"Ua f!"f" c no, ma di nitro in- tici drento vn poco de muscho et de Canfora et poi fa vna pallotta chiostro, è ucritto
amodo de una noce de Bambagio | nella qual sia un poco de muschio » a far'venlr'vn co- et de canfora I o uero anbra et ponilo sotto la canna dello lanbicco '°re M'»biie I ai r viso | s! Bene foB- per modo che l'acqua che destilla cada a gozza | a gozza sopra que- ae giallo |
sta Ballotta | poi la lassa stare otto o dieci di al sole Bene coperta et p!'ta "freatica sera cosa perfetta I c"m °p"mo vinu r 1 ot mele et fa Bol lire ad luuicem et bene Sera et ma- Una che te farà allegro et de co piglia solforo viuo on. 1. 'U mirra et incenso an. on. 1. canfora lor 1 m'r°biiìs*iscrupoli ij. Alume scagliola tartaro calcinato an. on. ij polueriza sottil- p. 138.
mente le ditte cose et pone in vna ampolletta ben sigillata con L. 1. '/2
de acqua Rosa et on. vi de Aceto destillato et ponila al sole per xx di
poi Bagniate tre o quattro volte el di continuando per insino sei
guarito.
A scacciar via cossi panne Brozze et omne altra machia della faccia
662 GLI EXPER1MENTl
Seguitarno. Altre per la adornezza Delle Donne
* PRIMA * A far crescere li capelli
Piglia oua de gallina et falli cocere per insino a tanto deuentino
n.° 77. dure | poi tolli li vitella | o uero resummi | et lassali tanto stare
nella padella che exprimendo con uno panno de Lino ne caui olio |
poi piglia rane marine et Lacerto che vulgarmente ghezze se Do
mandano et leuali prima la testa con la coda et falli seccar nel forno
p 139 ^n tanto se Reduce in poluere | et mestica con el sopraditto oleo |
et ogne el capo o che altra parte che tu voli | che li capelli vegniano
| o uero ognaltra sorte de pelo | che in hreue tempo mirahilmente na
sceranno.
Altro modo
Piglia agrimonia pista con latte de Capra et adopera nel sopra
detto modo che sensa dubbio nasceranno
Altro modo
i) v • i è aggimi- Piglia noce et quella herba che se Domanda Lanziola ') | et luna to in aito. et laltra fanne seccare et fanne poluere poi agiugne mele crudo et
fa amodo onguento alquanto liquido | et ognete la testa et de poi
tre giorni lauate con acqua calda De poi tre giorni De poi de nono
in capo de tre giorni torna a fare il medemo et in poco tempo marauigliosamente fara grande effetto |
p. 140.
«." 78. Acqua da far crescere li capelli Belli Longhi insino at terra \
Piglia maluauiscio de trifoglia | et Radice et foglie de petrosemelo | tanto de Luno quanto de Laltro | et falli Bollir in una pi
gnatta noua con acqua et aceto \ et poi che haranno alquanto Bol
lito | colale per feltro et spremili Bene | et con tal colatura Bagniate
spesso la testa che vederai Mirabile et marauiglioso effetto |
p_ A far olio perfettissimo per el Medesime
.l) Jtaina nel mo- Piglia malua et una Bona Quantita de Lumache | et poni in vno 'vato°2^ramem° mort'aro de Bronzo con vno coperchio de ferro a sufficientia Largo |
et coprilo de sorte chel calore nou possa vscire poi falli sopra bon
' mano. ' ° foco | et in questo modo le lumache a poco a poco consumandosi se
conuertaranno in olio | et colalo dal ditto mortaro et Ben colato
salualo in vaso de vetrio | et quando te hai lauata la testa poni vn
poco de ditto olio nella palma della mano | Da poi che sera la testa
mezza asciutta ogne li capelli et frega Bene | che cresceranno per
insino Alli piedj et verissimo
DI CATERINA SFORZA. 653
A confermare li Capelli che cadessino \ o per infermità | o per altro p. 142.
caso che fosse
Piglia liscia con cenere ') de cerro ') fatta de sterco de colonbo C("K'"1"0-
et laua la testa et seguita | Alquanto spesso | che uederai per modo
confirmar li capillij che mai più hauerai paura te caschino |
n 0 79 A far andar via li Capelli et li peli che sonno nati et sonno nella fronte |
che e Bruttissimo.
Piglia vna pezza che sia tanto Larga Quanto el loco che voli far
andare via li capelli et peli | poi piglia chiaro de ouo et ponici drento
poluere De mastice I poi la sera Quando vai a letto Bagnia la pezza rI) Cancellalo. et ponila et legala con vna pezza 2) Banda | et fa cusi per 4 o 5|
volte | de continuo II poi Tolli vna piastra de pionbo Sottile et ado- **'
pera poi tolli la ditta pezza grande et Bagnala nel sangue de uespertillione | et ponila nel medemo loco al ditto modo | et cusi cascaranno li capelli | et peli della fronte et restaranne la fronte Bella et
spatiosa sensa macula Alcuna et nisuna cosa per questo se troua
Meglio De Questa
A far venir li capelli Rizzi n°
Piglia Corna de Castrone et Brasali et fanne poluere poi piglia
de lo olio comune et mestica inseme Benissimo et come te laui la
testa | ogneti Bene lo Capo con lo olio in poche volte verranno Riccj |
A far li capelli Biondi che durano doi mesi p. 144.
Piglia delle foglie di ellera et falle Bollir in lissia ciò e in quella
che tu fai in casa et che Bolla Bene et con quella Lauati el Capo n»
tt farai li capelli Belli | et volendo far meglio piglia del Legnio de
hellera et Brusalo et fanne Cenere et con quella cenere et ditte fo
glie fa la tua lissia et adopera
A far Capelli Biondi et Belli per vnaltro modo
Piglia semenza de ortiga | et falla Bollir in la lissia che fai con „ ^
la tua cenere Al solito et Lauate et veneranno Bollitissimi
A far li Capelli Canuti || i) Negri pelo che seranno come erano in p. 143, (s?'c)
iuuentu 3) 3H) JggiUHt0 rt. ,. -r . ... , , . . ._, . tro inchiostro. L>t Piglia Litargirio de oro soldi dui cornino ìntegro soldi vno Legnio parola " Negri .
Dolce soldi vno scorza de pomo granato manipulo vno Acqua de pozzo
vna pignatta | et fa Bollir omne Cosa inseme per modo Cali la mita | w.° 83.
poi usati a bagniar spesso con vna spognia
«54
A far Capelli negri et la Barba alii Hominj
Piglia tre ingristare de Lissia de sauone et vno fiele de manzo n' et on. 6. de Letargirio de oro pisto inpalpabile et on. 4 de archenna
et metti inseme omne Cosa | poi falli Bollir tanto che remanga doi
144. (sic) ingrestare [ poi leua dal foco ligiermente | et Bagnate con ditta acqua |
et pettenati per vn quarto de hora sempre Bagniando et pettinando |
che uederai verranno negri | poi lassa siucchar Bene et Lauate con
acqua calda et sapone
A far Nascer peli et capelli Doue voli et Spensi
n.° 85. Piglia agrimonia. Scorze de olmo | verbena Radice de felice | acenso | abrodano | Seme de Lino | et abruscia et fanne poluere | et
agiogni poluere de radice De canna et tutte Queste cose cocile in
Latte de Capra et non hauendo Latte cocile in acqua et con queste
Laua et bagnia el capo | et quello volj
A far nascer Capélli et pelj
Piglia pane de orzo et sale et carta tanto de vno Quanto de Laltro et brusali et fanne poluere | poi habbi del grasso de orso et pista
et incorpora | Bene | et ogne El loco Doue voli che nasceranno |
p. 145. A far nascer Capelli o peli Doue volj
!) slc. Piglia scorzo ') de olmo de mazo che e in tra el primo scorzo et
lo legnio et cocilo in aequa et fallo Bollir assai | et quello che viene
de sopra e come vn grasso | et cogli quello et Salualo | et ogni el
loco che veniranno Capelli et peli in gran Quantita | se bene fossero
andati via per scottature de foco
Ad ident
Piglia el scorzo interior della Radice Delolmo et pesta et falla
Bollir longamente in acqua et venera de sopra come grasso | lieualo
et salualo et ogne doue volj | che fa venir et nascer Capelli I et barba et
peli in testa in Cegli (nelle ciglia) in barba et omne loco se bene fossino
caduti per malatia et per scottature | Questo medesimo fa la poluere
della Lucerta uerde et De sansuga (sanguisuga) fatto incorpora inse
me con mele crudo et ogni el loco doue voli nasca |
A far nascer capelli | o peli.
Piglia grasso de talpa et delle ape che fanno el mele et vn poco
de mele crudo, et mestica tutto inseme et pistale molto bene et fa
a modo de onguento con el quale ogni doue tu voli che nasca peli
| o capelli che sensa dubio nasceranno |
666
A far tornare li captili1) \ et peli A una persona che fosse calua | ') SicPiglia rane et Lucerte uerde et tagliali La testa et la coda [ et ape
che fanno lo mele tanto de vno Quanto de Laltro et Brusciali, o uero
seccali in una olla noua in forno | et quella poluere Destempera con
olio de Rossi De oui et de quello ogni doue tu voli che nasceranno p. 147 .
li capilli et peli et e Certo |
Ad idem
vnguento fatto de farina de .... 2) et oleo de ouo fanno nascer () s/(..
li peli Dove vorrai presto
A far Biondi li Capelli come Oro
Piglia erba detta Centaura mazor on. 4. Lume de fezza L. vna. n.° 86*.
arabi on. 2. Lume de Rocca on. 1. acqua de pozzo L. 7. et pista bene
et fanne lissia et fa Bollir che cali la terza parte | poi colela et con
quella ogne el pettine et li capelli pettinando Al sole caldo et- prima
Lauate la testa | et sciugate Bene poi pettina Al modo detto I che
verranno li capelli corno oro resplendenti
A far li capelli Longhi et Belli p. 148.
Piglia della indiuia et falla Bollire Benissimo per modo sia Ben desfatta poi piglia quella acqua et fanne lissia | et con quella lissia n' ^m
lauate el capo doi volte la settimana | che verranno longhi et de Co
lor de Oro
A far nascer peli et Capelli
Piglia delle Sansuge et falle destillare et con quella acqua me
stica un poco de muschio | et ogne el loco Doue voli vegniano peli
et Capelli
A far venir li Capelli et la Barba longa
Piglia acqua de Boraso acqua de fumusterra acqua de piantagine, „
et con questa acqua bagna doue uoli et el pettene | et pettenate Be
nissimo | et vederai lo effetto
A far venir li capelli 3) et la Barba et omne pelo 3) De Color Casta- P- 149. . , . . . . Aggiunto d'ai- gnaccio ■») || se ben fossino canuti tra inchiostro. 4) Corretto aopra al- Piglia mele Cruda et fanne acqua con Lanbicco de vetrio | et •£°£"™'a
Dalli foco Lento perche el mele monta forte suso et come | e fatta
ditta acqua piglia vna spognetta sottile | et Bagniala in ditta ac
qua et Bagniate 4 o 6 volte la settimana | et veniranno Eccelenti
et questo e stato fatto per noi proprij
666 GLI EXPERIMENT1
A far li CapilU Biondi de Color de oro
n.° 89. Poi che hauerai Lauata la testa Come se usa | habbi uno Bic
chieri de Lissia et mettici drento quanto soriano doi faue de Renbarbaro del ottimo [ et lassalo stare infuso per vno giorno integro p. 150. et jje nouo Bagniate la testa con questa et sensa far altro | involta
la testa nel panno I et lassalo stare sino al sequente matino | et da
da poi te pettina che sensa dubio verranno relucenti come oro
Al medesimo
i) l. font ' Dn- Piglia sapone tenero on. 1. et mezza. Draganeo ') et sapon duro ]
De ciaschuno on. 3. et mezza | Alume de Rocco on. 3. et fece de
Biancho alume | L. doi | Quale cose tutte inseme ponili in L. dodeci
de acqua Comune et falle bollir sempre mesticando con vno Bastone |
che la terza parte se consumi | et con questa Bagnia li capelli con
vna spognia che in pochissime volte li capelli veniranno Come oro |
come uederai et non solo fa Questo | ma ancora | ma leua macchie
de sorte se sia de Qualunche sorte De pannj |
p. 161. A fare li Capelli negri vitro modo Belli, et anco la Barba
n.° 90. Piglia on xviij de galletta Bona et Quella et ponila in vna pa
della De olio de oliua piena et falla tanto Bollir che ella se crepi |
De poi leuala et ponila sopra vna assa stesa per sei bore | Bene a
i) Kipetuto per errore, sciuggare | et involui et infarina con tanta de alcanna che che2")
Basteuol sia | De poi falla pistare et redurre in sottilissima poluere |
passa per setaccio | poi tolli terretto De Spagnia | terra sigillata
Creta Biancha poluere de garofani an. on. vna | et ponila in vna pi
gnatta noua ] per sino che se consumi el terzo abollire | con parte
de Lissia. parte de vr parte De Acqua parte de vino | poi cornp. 152. poni la sopraditta poluere con Questa amodo vno vnguento | et cusi
ogne Bene la testa o altro Loco che vogli far negrissimo | et cusi
Lassa stare per diece | o vero Quattordice hora poi Laua con diligentia Come se costuma | et cusi venera negrissima et Bella | et con ') Sic. bello Lustro | ma Quarda 3) de non toccar la carne et De questa
poluere se Deue tener De continuo per poterne al bisognio et ad
omne tuo piacer adoperare
A far nascer Capelli Doue inanellano |
Prendi del grasso del cauallo et ogni Doue voli che manchino li
peli et veniranno |
n." 91.
A far capelli Biondi et come oro
n °~ 78 *) Sic. Numerazioni Piglia cinabro zaffrano et solfo et fa destillare queste cose per antica non cor- lanbicco et Quando te hai lauato el Capo I pettinate Al Sole et Ba- retta.
DI CATERINA SFORZA. 657
gnia el pettine spesso in Questa acqua stillata et cusi te asciutta p- 163.
al Sole | et verrà bella come, oro
A far li Capelli Biondi
Piglia Cornino et requilina et cocila in lissia fatta de Alume de
fezza | et de quella Quando te hai lauato el Capo te resacqua che
verranno Biondi et dureranno Assai et ancora fa Questo effetto fiori
de ginestra et scorze de pomi Arancio
A far li Capelli negri o vero Citrini
Piglia acqua Decoctionis Lupinorum. et ponila in vno orcio et n.° 92. Lassala stare cinque di | Da poi Lauato li capilli che verranno in
Color de oro
A far li Capelli | Biondi et negri
Piglia L. 3. de Cenerò de Cerro et metti drento Boccali tre de
Acqua | et fa bollir insino che calli la Quarta parte | poi habbi L. 1. p. 154.
de litargirio de oro Ben poluerizato et mettilo in la lissia et lassalo
vn poco Bollir | et cusi Bollendo | mettili vn poco de pelli con li peli
negri ') drento et lassala stare tanto che Deuenti negra | et cauala i) cancellalo.
Dal foco et e fatta | poi colela et serua || et Quando voli far De ca
pelli o peli Canuti | negri | o uero Biondi Lauate con essa | Quando
e Ben Calda et Quando li voli Biondi Lauate con essa tiepida | o
uero come e el latte Quando le munto Allora |
A far li Capelli et peli negrissimi
Piglia ferretto de spagnia osso de Dattilo ossi de persichi. galle. n.° 93.
scorze de pomi granati, vetriolo an. on. iij sai comune, polueriza le ditte cose et incorpora inseme in humidandole con vn poco de ot- P- WS»
tima lissia et agiugne poi che e inhumidita per farla Bene sciugar
et presto vn poco de archenna et Quando voli far negri Capelli o
peli Lauati prima Bene | et sciuga poi inhumidisse la ditta poluere
con lissia et pigliala con vna pezza accioche non ti tigni le mano |
et in bratta quello voli far negro et lassa star cusi per. 5. o | 6.
hore | et più alquanto poi ti sciugga et pettina | verissima |
A far Capelli et peli Negri et Eossi
Piglia vna pignatta netta con doi 2) on. de Acqua et Buttali dren- w.° g^ to tre on. de calcina viua pista 3) al Sole 3) sottile et on. 2. de litar- *) u» buco ha portagirio de oro pesto et fa Bollir sopra el foco sempre mesticando in- media della pasino atanto che se incorpori amodo vnguento et de quello Bagnia | jg«
o uero ogni li capilli et peli | et come e vnti involtali dentorno vno 3^S) cancellato.
fazzolo et Lassa sciuggar | et come sonno sciutti fregti con mano
che resteranno negrissimi et Belli | et non fa male alcuno | et Quando
658 GLI EXPERIMENTI
voli che siano Lustri fregali con vn poco de oleo de amandole Dolce |
et Quando voli che siano rossi piglia parte tre de litargirio de oro
et vna de calcina et incorpora ut supra II ancora chj se Lauasse con
vn poco de aqua de salnitrio | o de verde rame | o de orpimento
Questo fanno tutti li capelli et pili rossi et Durano assai et sempre
se pote Lauare
p. 157. A far li Capelli Biondi Come oro
Piglia Radiche de ellera et radile Bene et tritale menute et cauane acqua per Lanbicco et con ditta acqua Bagnia el capo con
vna spognia et in otto giorni veniranno come oro |
A far renascer Capelli o peli che fussino Caduti per causa De tigna
| o Altra infermita \
n.' 95. Piglia delle oue et Cocili fin che siano dure | et poi tolli el roscio de essi et stilla et cauerai lo olio | et questo olio e perfettis
simo |
A far li Capelli Bettj
Piglia vna ingristara | De Acqua de pozzo et on. tre de alume
p. 158. de fezza Della più grossa [ et metti questo alume Desfatto nell'ac
qua | poi metti in vno sachetto de tela et remetti in vna ingrestara et ponila al sole | poi adopera |
A far andare via li peli detti ciglia et doue voli ottimo modo
n." 96. Piglia on. tre de pecie greca on. vna de cera on. doi de termentina et on. 5. de oleo et fa Bollir tanto che omne cosa inseme se
incorpori | et de questa compositione scaldala vn poco et ponila
doue voli et lassala stare tanto che se freddi et poi leuala con de
strezza che li peli inseme con quella ne verranno et se de ditta
compositione ne remanesse nel loco | tolli dello oleo et frega che
sensa dubio se leuara et Restara la pelle sottile et morbida
p# J59_ Poluere al medesimo effetto più volte experimentata.
Piglia orpimento parte una sottilmente pisto | et parti sei de Cal- n.° 97. cina sottilmente poluerizata et mestica Luno Laltro et mesticando |
Componi | et quando la voli vsare incorpora con Lessia amodo de
pasta liquida et tenera et destende sopra li peli che tu voli grosso
come una costa de coltello et lassa star tanto che deuenti duro et
secco | poi bagna con acqua calda et sfrega che li peli andaranno via
Benissimo sensa Alcuno fastidio Lesione | o Doglia |
n.° 98. m A far cadere el pelo che non torni mai
p. 160. Piglia garofani on. 4 ambra Balena manipuli sette Legnio aloe
DI CATERINA SFORZA.
on. 1. '/a solimato on. 1. et dramme tre et fa omne cosa suttilissime |
poi in pasta inseme et mettili Del Bono vino Biancho et vecchio et
poni al lanbicco et lanbicca Benissimo | che venira la acqua et con
quella acqua Bagniate dove voli non vegnia pelo che non li vegnera
mai piu et e cosa prouata
Al Medemo
Piglia Sapone L. 1. griopola Bianca on. 3. oripimento on. '/2 sugo
de cicuta on. 3. et fa come unguento | et doue voli caschino li peli
et non tornino piu ogniti la sera et la matina ma inmediate lauate
con acqua calda cioe tepida, et fa cusi per fin sono andati via quelli
tu voli et el Sapone vole esser negro
Al Medesimo p jg^
Piglia Calcina uiua on. doi orpimento on. 1. Lume de rocco tanto
de uno Quanto Delaltro come vna castagnia et spolueriza tutto Be
nissimo | poi impasta con or et inpasta doue voli che caschino
et Lassa star tanto che Dichi Doi pater nostri poi Lava
A far andar via li peli Doue voli et che non tornin più
Piglia Lardo vn quarto de on. et un Bechiero de mostarda Dolce ')
Bona et forte et Destempera con vino Bianco et fa che in ditta mo
starda non ce sia niente de Dolce Drento et fa chel ginaprio sia
Bene Brusato poi destempera con ditto vino poi un Bischiero | de
Lardo De porco descolato et mestica inseme che venga spesso et
mettili drento . 3. spighi 2) de aglio Bene pisto | che venera a modo
vnguento l et 3) poni de questo in quel Loco Doue voli vadino via et
che non tornino piu et mettili sopra una pezza de Lino et Lassa
star cusi . 6 di poi Laua con Acqua chiara mai piu torneranno
A far cascar Capelli et peli Doue volj
Piglia delle yrondine et falle destillare et con quella Acqua Bagnia el loco che tu voli che vadano via li peli et li capelli che e
cosa probatissima |
A far cader li peli sensa detrimento nisuno.
Piglia cenere de cerro L. 1. et L. mezza de pionbo Destenpera
con Acqua corrente poi fa Bollir inseme et Bagnia con questa Ac
qua Doue voli tutti li peli caderanno Ancora piglia on. 1. de orpimento on '/2 de calcina viua mestica
inseme et mestica con vno Bichiere de acqua et fa Bollire tanto
che Deuenti spesso amodo de unguento et Adopera |
Ancora tolli oua de formiche gomma edera orpimento an. met
tili in vino | et tocca quelli Capelli o peli che tu voli et caderanno
et mai non renasceranno |
I) Cancellato.
2) Sic.
p. 162. 3) AW margine inter no della cartù, di altro inch iostro, ma della stessa mano , è scritto :
* a far andar via li capelli et omne sorte de pelo che mai più toma- ranno I
■ Piglia la radi ce delift Celido nia et piatala et fanne succo poi tolli vn poco * De bombaselo *
et bagnia nel dit to et adopera Do ni voli. e
*-* Aggiunto di altro inchiostro.
p. 163.
660 GLI EXPERIMENTl
A far cadere capelli et peli che piu non renasceranno.
Piglia herba chiamata dente Cauallino manipulo vno sal gemme
on. 1. sale armoniaco on. '/2 pista omne cosa et incorpora inseme
con li salj et destilla et fanne acqua ed de questa acqua Laua doue
sonno li peli piu volte et cascheranno et mai piu tornaranno
A far Cadere peli che mai piu tornaranno
Piglia poluere de Botte farina de Lupinj alume de Rocco arso
an on ij et falle Bollir con vno Bocale de Acqua et come Leua el
p 164 bollore | tolli dal foco et colale per feltro et lassa reposare nel vaso
per otto giorni poi Laua el Loco doue voli che vada via lj peli con
1)-i) Ripetuto per acqua poi Bagnia | ') poi Bagnia ') vna spongnia in ditta Acqua ( et errore. Bagnia el Loco Doue voli pelar piu volte | et tutti li peli Casche
ranno et mai piu Rinasceranno
n,° gg. A fare la Barba negra et Bella \ et omne pelo
Piglia galla L. 1. et mettila in vna pignatta noua Coperta et sia
piena de oleo Comuno et falla Bollir tanto che La Ditta Galla
schioppi | poi cauala et ponila a sciuttar per. 3. giorni | poi piglia
tutte Queste Cose | Archenna della piu fresca che possi hauere on. 3.
ferretto de spagnia on. 3. terra sigillata on. 2. Litargirio de oro
p. 165. on- ^- ^al comuno on. 2 '/2 garofani integri on. 4. e tutte 2) Queste
2) Nel marg. tnt. Cose siano Bene poluerizate sottilmente et tamisate Benissimo I! poi
wKto.^'it»rj messeda 3) tutti inseme II poi habbi Bon vino negro et falli Leuar el la Barba i che Bollo et subito Leualo via Dal foco et metti drento tutte Queste sin Bianca o Ros- . a -r* .. sa neRrissima et cose cio e le ditte poluere sempre mesticando .benissimo accio sia Cauai'net simile Bene incorporato et fa sia a modo de mostarda spesso poi Laua la
Piglia galla pista Barba con Lissia chiara et Dolce | poi impasta la Barba con ditta per aLanhiccol'| mistura Bene | Quanto piu Calda poi soffrire et legate con vna pezza
gne" u barba cho Accio non caschi giu lo impiastro et lassalo stare Cinque hore et vonira negrissf- piu se poi soffrire poi Lauate con Lissia chiara che vera in ecce- ma et Bella et f r . . * . .
80 vn Cauallo e lentie negrissuna et Bella | piu volte latto |
Bianco o Rosso 3) l™ mescola" ^ far oleo per far ^a Barba ef pelo negrissimj
p. 166. ijhe ne1 mese de marzo | o in primo de aprile tu pigli vna
n° 100 in6res'ara piena de Bono oleo migliore tu poi trouare poi va in
Loco oue sia vna nociara et caua tanto che troui vna radice de ditta
nociara et quella taglela et metti quel Capo che e Alla nociara in
*) sic. ditta ingrestara et concela. per modo sia segura 4) non se rompa et
che lo olio non vada fora et mettila piu giu che tu poi | ma guarda
a coprirla con vessiche | o pezze | che sia Bene Coperta | poi reco5) sic. prila Bene et Lassala stare sino a san martino et come Landarai <) I!
p. 167. -A- torre trouaraj el tuo Oleo che hauera receputo la substantia della
661
nociara | negra et poi con quella Bagniati la Barba et quello voli
vegnia negro, che verranno negri amarauiglia et Bellissimj
A fare Acqua Da fare La carne humana negra et simile la Barba et li
Capelli
Piglia noce de galla | Ruggene de ferro vitriolo romano an. on. vi 101.
(6) | chiara de ouo L. 1. mistica et pista Benissimo et incorpora in
seme et poi metti in ona Bozza et destilla per Lanbicco et come tu
voli far negro Bagniate che verranno negri perfettamente
A fare la Baiba negra
Piglia della galla maschia et Brusala poi pistale l) piu sottile che 11 S|ctu poi | poi piglia della cassia de quello e drento tanto de uno come
del altro et fanne vna pallotta et Quando tu voli fare la barba ne
gra piglia vn poco de questa pallotta et destempera con vn poco p. 168.
de oleo et ogneti la Barba et sta cusi piu che tu poi | poi Lauate
con Lissia Dolce et tepida | honestamente | che venera negrissima
et perfettamente Bella |
A fare la Barba Capellj et peli \ et la Carne humana negra Be
nissimo
Piglia scorze De noce fresche galla impalpabile meloni saluatichi an. et pista inseme et Lassa stare vn di | o Doi cusi poi metti
Alanbicco et stilla | et con quella Acqua Bagnia Doue voli che fara
negro Benissimo |
A far la Barba negra et Bella
Piglia delle noce Quando comenzano a fare lo gaton et tagliale
in quattro pezzi poi taglia via quel poco de mezzo | poi poni alan
bicco et fanne Acqua | poi con quella acqua Bagniate la Barba et
peli bene | che la farai negrissima | et sepius est experta
A fare li Denti Bianchissimi netti et Belli et confirmar et consolidarle p. 169. gengiue perfettamente \ et li denti se incarnano Madama CK&totìn. i. , n s n i . ^ t 3 .na Adopcraua Piglia sangue de drago ;) Bonbice 3) passato de ciascuno de essi questa t)
on vna y poluere de coralli on tre | Alume de Rocco Brusato mastice !' ""*""'
e canella an on vna | et fa de Queste cose sottilmente piste pol- 3)-3) cancellato e eouere poi componi con mele Rosato | quanto ate pare sia Bastante | J^",','"" ,«"„!,"'.- che sia a modo de ontione | et con questo fregati Benissimo li denti " osso do seppia |
| che veneranno | Bellissimi et eccelenti, et se incarnano | et se con
senta li gengive optimamente
A far li denti belli et fermar le gengive. ^#3.
Piglia Cornetti de Capretti et pistali et fanne poluere et falla
GLI EXPERIMENTl
Bollir in vino Bianco fin tanto che se consuma tutto el vino | et che
resti ppluere et con quella poluere fregati li denti et le gengiue.
p. 170. A incarnar Li denti
104. Piglia vn Bichiero de Acqua de pontagine ') et falli Bollir drento
i) sic. Piantarne. Queste cose II gomma draganti mastice Alume de Rocco an. on. 1.
et de tutte fanne poluere sottilissima et fa Bollir per mezza hora
in ditta Acqua et con ditta Acqua Lauate le gengiue spesso
Ad idem
Piglia acqua de camomilla on. 1. mele Rosato Colato on. iij et
mestica omne cosa inseme et Bagnia delle pezze et poni su le gen
giue et muta spesso che se incarnaranno Benissimo |
A incarnar li denti et fermar Le gengiue
Piglia oldano et mastice an. on. 1. canfora grani vj. et de omne
cosa fanne poluere et impasta con Acqua rosa et fanne come pasta
et destendi sopra le gengive che se fermaranno et incarnaranno | Be
nissimo |
p. 171. A fermare li denti che se mouessino per causa de che Malatia che
se voglia | o altro
Piglia on. 4 de aceto fortissimo et on. 1. de galletto pisto suttilissimo et metti detto galletto in ditto aceto et poni a hollir in
vna pignatta et lassalo bollir tanto che se Asciugghi lo aceto Bene
poi piglia de questa poluere et fregate le gengiue et li denti che
se fermaranno Benissimo |
A stagniare li denti
Piglia foglia de oliua fresca et fanne sugo poi piglia altro tanto
sugo de cepolla et messeda inseme et metti in vna ampolla et po
nila Al Sole per quattro giorni poi Bagniate et fregate li denti se
fermaranno Benissimo |
2i-a) Aggiunto nei ^ far poluere per far Bianchi li denti 2) margine inferiore a ro tnc ios r . piglia Corallj et Lume de rocco Brusado et macinato molto Bene
et passa per setaccia et Adopera | 2)
p. 172. A fare li Denti chiarì lucenti et Belli
Piglia dui gambo del Rosamarino et fanne carboni, et da que
sti fanne poluere setacciata et metti ditta poluere in vna pezza de
Lino et sfrega spesso li denti
663
A far li dmdi belli
Piglia Sal Comune on. sei Alume Salnitrio an. on. 3. pista in
seme et fa acqua a Lambicco || la prima acqua che viene non e Bona ||
ma la seconda e Bona | et prima fatte nettar li denti poi usa que
sta acqua Doi volte la settimana
A far li denti Bianchi et consolidar le gengiue 105
Piglia marmo Bianco . Corallo Bianco | osso de seppia sal gemma
incenso | et mastice polueriza Bene ogne cosa et metti la ditta poluere in un saccuccio de tela fato come un deto et con esso frega
li denti poi laua con Bono vino II poi frega con una pezzetta de panno
Scarlatto
Modo de Aconciar Le Radice de maina per far Bianchi li denti p. 173.
Poi che hauerai fatti Bianchi li denti nel sopradetto modo II Pi- >^'ìi'^\nì''r'coì
glia Radice de malua ') et mondala et netta Bene | poi ponila Alom- {!'i'^° u " co' ~
bra per tanto che si secchi bene | o uero in stufa poi ponila in ac qua odorifera de che sorte voli con aqua 2) de Brionia ane parti S"'
equale et oncie tre de Alume de Rocco et falle Bollir tanto finche
se consumi la meta de ditte Acque poi leuali et retornale a lonbra a farle siuttare, et come sonno asciutte |] ponili Alquanto de
compositione odorifera et maneggia con mano sin tanto ha preso 106
1o odore et con quelle poi frega li denti che sensa dubio de marauigliosa Bellezza Deuentaranno | 3)
A fare le mano Bianche et Belle tanto che pareranno de Auorio p. 174.
107 Piglia L. 1. de assognia de porco maschio et chiara de oua trenta 3) yel margi„e ita. i
11 et limoni numero venti poi piglia vna forma de Cascio fresca che "ritto: ' Piglia Co- . . r ° . rallo rosso et fallo sia tenera et grassa poi pista omne Cosa Bene in vno mortaro II macinare et passare
poi ponilo al Lanbicco de vetrio et dalli foco Lento | et caua Lac- ^"neij'^'sVhi'o et qua I Quale adopera in questo modo I Laua prima Le mano con ac- po1 PI81Iavna pcz- '' 1 -1 za nett& et l'abbi qua netta et sciutta bene poi Bagnia con ditta acqua | che vederai netti li denti senza
cosa | mirabolissima | et e de tanta virtu che simile ognaltro Loco per p°ra pofper dolore Brutto che sia adoperando in simil modo I fa amarauiglia Bello I de dentl p'b'1" vn * '' pignattino nono con vna Scudella
A fare pasta per il medemo effetto \\ mirabilissima | Bono^tvn pocode sale et saluta et ro- Piglia Amandole Dolce. Seme de Zucca Alume de fecce an. on. vj | smartno et vn popignoli Boni on. 4 | et pista in mortaro de marmo con libra meza p'co de "q„esla po].
de Mele iioi ponici acqua de Brionia et maneggia bene con la mola uere et fa bollire r r ^ 00 tanto che rentri el 1in clie deuenta alquanto liquida in torma de Salsa | poi repom in terzo et mettilo in vna pignatta de terra uetriata II poi piglia sapone venetiano sotil- sofferire°oaldo Dal
(ì(<4 GLI EXPERIMENTI
canto che Dolo et mente Raso L vna et ponilo in vaso de terra de ') vitreato con acqua
Cusi farai per va de Brionia fa Bollir sino atanto se liquefacela |] poi agiugne | storace
che" non u'potessl calamita et garofani fatte in poluere an. on. 1. nel vaso Doue le snfferire freddo ne ditte cose macinato seranno poste | poi ponili on. 3. de farina de faua Riuc°fossonoe traa- sensa scorze et on. 6. de Amito 2) Bianco | et sia bene mescolato per
mcr^tte" el" 'dente sPat'o de dieci giorni se lassa stare | poi ce agiugni Lacte de machain bocca. „ leb. on. 3. musco et zibetto an. denario vno II poi poste tutto le so-
*i sic! praditte cose inseme | agiugni chiara de oua diece | Bene sbattute et
p. 176. spumate et salua in vno vaso Ben serrato con un poco de sale ac- 3) Sk' cioche non se corompa 3) || et Adopera | che vederai vno effetto mi
rabilissimo |
vnaltra Compositione afare le mano Bellitissime et dilicate et Maxime
108 per Saluarle dal freddo.
Piglia vno Bicchiero de oleo de Amandole Dolce et fallo Bollir sin
, „, tanto se consumi la quarta parte |j poi ponili drento tanto de cera noua *) Ripetuto per * *
errore. Biancha che lo faccia spesso | et fallo liquefare | poi abbi vno vno 4)
piatto spatioso et capace | et poni drento vn Becchiero de acqua ro
sata poi metti sopra questo lo olio con la ditta cera et lassalo stare
tanto finche se refredda | de poi ponilo in mortaro de marmoro et
maneggia Bene con tre acque | poi Adopera che in grandissima
Biancheza farai le toi mano | et dal freddo le guardarai |
p. 177. 4 fare che le mano non crepino per el freddo onto perfettissimo \
109 Piglia Butiro fresco | olio de oliua | grasso de capretto | o de
Agnellino tanto de Luno Quanto de Laltro et Laua da perse ognuno
Bene | poi lassali infondere per vn giorno integro in acqua Rosa |
poi agiogni cera noua Bianca tanta che aguagli la terza parte de tutti
questi | poi poni in vaso mondo et fa liquefare inseme poi acompagnia con acqua odorifera come a te piace | et adopera alle mane che
non solamente [ te guardara dalle rotture | Ma guarira le crepature
che in esse seranno | et non solo alle mano | ma alle Labra [| et an
cora e mirabilissimo | Questo onto | Alle crepature et fissure che a
noi Altre de poi el parto Remane nel ventre | adoperando Quando
se va a letto | et come a noi e piaciuto Deue ad omne Altra pia
cere | verum |
p 178. -4 guarire le fissare Della Mano et Del viso
Piglia oleo Comune et Cera noua con grasso de gallina et ma
stice an. tanto de vno Come ile Laltro et mettilo in vn vaso Al
foco a bollir vn poco et lassa freddare poi adopera
DI CATERINA SFORZA. 665
A guarire tutti li mali delle tette Alle Dotine do ') delle Mammelle i) ste. l. * cioè „
Piglia delle grasselle che stanno allato la pancia del porco et sia ."' d lttJ)
porco maschio et sia sensa sale et fallo Bollire in vino Bianco et *) D'altra mano.
mettici drento a bollir Canella fina noce moscate garofani an. et sei
grasso sera doi L. le spetie vogliono essere mezza on. per vna pi
sta grossamente et fa Bollir che Calj per terzo et cola in vno piat
tello de vino freddo I poi lassa freddare et acapalo 3) dal vino et poi jJ'JJr
1o liquefa et reponilo in vno vaso Ben netto et quando la mamella fosse enfiata per nisciuna 4) cagione ognela che guarira et se fosse 4) Swaperta che hauesse Bocche cura con ditto vnguento et presta s) sera
guarita | et se hauesse magagniati li Capitelli | o ci hauesse Alcuno
male ogne con ditto vnguento et sera guarita | et Questo e ottima
cosa a vna Brusciatura | et fa remaner sensa Segnio |
A quarire le fissure che vengono in li Capitelli delle mammelle alle n doppia C) Dontie. C) D'altra mano, come sopra. Piglia Cenere de Radiche de felece setacciata et impasta con vno
poco de trementina et metti in le fissure et sera guarita
A guarire Doglia De Dente
Piglia acqua de uita et ponili drento un poco de zafarano et
metti in vna ampolla et fa chel zafarano sia sutilissimo et fa sia
ben disfatto | poi piglia ditta acqua in Bocca et Lauate Bene | et
maxime Doue hai la Doglia |
A guarire la doglia deludenti et delle Gengive p 185,
Piglia Santoreggia | pillatro | Spigo nardo origano pepo Longo - 9 7( _
Carpo Balsimo | mastice an. on. 1. et metti in acqua vita poi te Ba- n° U9. 1) D'altra mano. gnia li denti et le gengiue
A guarire Doglia de Dente
Piglia marmoro pisto et fallo foco in vna coperchia de ferro et - 10 8) amortalo in vino Bono quattro volte | poi metti do quel vino in bocca s) tfam come «opra.
caldo Quanto poi sofrire | che la doglia andara via et sei dento
fusse Buso et guasto mettili drento vn poco de gomma de ellera
et non te dorra mai più por lo aduenire |
A guarire li Denti putrefatti et marci — 11 - o) 9) D'altra mano. Piglia radice de ortigu. Saluia. ruta | pilatro scorza de mela gra nate | et fa Bollir in tre foglette l°) de vino | por fin che se consumi io) .<%.
1i doi parte | et laua con questo vino li denti
") tanto che calli' la quarta parte et con essa Decozione fa vna p. jgg stufa secha per 4 volte | poi ognerai al caldo con la infra ") scritto Cancellato. Tra vnguento || Piglia Bertonica Berbena herba yua malua viole mamole Pcano alcune'"ùeie.
Infatti la nume razione antica va da e. 98 a 103.
(«56 CLT EXPEIUMENTI
maluauisco an. on. 1. 5. pista minutamente le ditte herbe | poi pi
glia oleo comuno L. iiij vino bianco L. 1. medolla de Boue on. iiij
fa Bollir oinne cosa insenie insino Calli la terza parte poi cola per i) sic. Canauazo et expremi forte | poi poni in vna pignatta vitriaata «) con
xxxi Rane viue et copri con el suo Coperchio et fa bollir con foco
Lento sin tanto le Rane son tutte desfatte I poi cola con el torculo t) Sic. Ma ca . , . , ,. , , r. , _ ,
omesso. sin che caui tutto el suo liquore el quale poni al Sole per J) in una
ampolla per quaranta giorni et opera
P- W7. ^ guarire omne percossa et sputo de sangue
3) Dopoj J^»^* Piglia reubarbaro 3) on. 1. mummia grani ij rubea tintorum
celiato^ ^ grani 1. 5. con el vino stitico Dosis est. grossi 6.
Mano come sopra. .
5) cancellato. Questo e vno oleo de Balsamo che guarisce che s) gotte et podagre ar- 6) Sk. l. » artrite^. igffea 6) sciatiga | et omne piaga fistida cancro. Scorfola et
male Nascente
- 15 - 7) Piglia termentina | o uero oleo de termentina e meglio L. iiij. '1 Mano come sopm. Qjeo Laurino Rasa de pino oleo Communo an. on. vj. armoniaci ode8) Sic L * bdeiij. 8) opoponaci serapini galbani gumi arabici gummi edere gumtni
9) Sic. demi scarcacolle ') euforbij turis mirre masticis aloes epatici an.
oncie. 1. cinamomj on. ij garofali on. 1. 5. nucis muscate Laudani
p. 188. l'8ni al°es bacharum Lauri granorum Iuniperi Castorei an. on. vi.
Diptami albi gentiane consolido maioris et minoris an. on. v. et le
cose da pistare siano pistate grossamente | poi pone omne cosa in
seme in una retorta per tre di naturale Bene serrata poi destilla
secondo se vsa et hauerai lo oleo | mirabilissimo et Santo per gotte,
podagre | vt supra
Experimento contra asmaticos ex catorros (sic) tussientibtts vale atti sto122 machi frigidi et indegisiione et Dolore et sana la debilita De le Rena
Piglia elempnj on. 1. 5. seminis maratri on. 1. piperis on. vi.
Cimini on. iiij mele tanto che basti Dallo la matina o uero la sera
com vino Callido |
123 Experimento Segretissimo et Mirabile contra morbo caduco et Altre
- 16 - io) infermità ì d altra Mam.^ Piglia delle Irondine del nido o de Altro Loco secondo poterai
hauere circa a trenta et pistali in uno mortaro integramente con
piume et penne et con x* parte de Sai comune et ponele cusi pistate in una Bozza de vetrio grande De sorte che questa materia
non passi La mita della Boccia et pone in litame de Cauallo Caldo
per 15 di naturalj a putrefare poi poni a lanbicco et Destilla cum
lento foco per . ij. hore | et la acqua destillata prima Buttala | et
DI CATERINA SFORZA. 667
poni vnaltro recipiente et continua el foco per xxiiij hore et piglia
la seconda acqua et Lassala freddare | poi remettila in la Boccia so- \QQ
pra la sua feccia et questo fallo tre volte Eeponendo et destillando
poi salua questa acqua et le feccie fanne Sottilmente poluere et Serua Prima virtù vale a 4.*™ ') si ne pigli omne di 3 o 4 . gotte con- L- * Quartanam. »
tinuando per insino a xij di sensa fallo guarirà
Seconda virtù se pigli de ditta acqua alla quantità de mezza noce
continuaando 2) Quindici di sensa fallo guarirai. '
Terza virtù si nisuno ha infermità nelli ochij de che sorte si vo
glia poni de questa acqua una gotta in lo ochio la sera Quando vai 3) gfc Mmca {l p#ri)()
A Dormire et ancora se ci 3) della poluere ditta con ditta acqua forse " poni. „
et ognerai Sopra li ochij per cinque giorni Serai guarito |
A guarire omne passione de milza \\ Bevanda ottima /<>*^"
Piglia foglie de frassino con la sua radice an. manipulo vno tamarascio scoloprendia foglie de Bosso orzo manipulo mezo vua passa
on. vna fa Bollir omne cosa inseme in una ingrestara de Bon vino
Biancho tanto che cali La mita del terzo poi cola et danne a Be- uere al patiente omne matina et poi dalli grosso i) vna de Sena *) Sic. L. " onci». „
preparata
A guarire dolori colici 126 5) 5) Sic. Manca il Piglia Camomilla, melliloto Centaura Camadreos Camapiteos. Co- * „
mino. Calamento. Siler montano an. manipulo mezzo, agarico. Colloquintula on. mezza tutte le sopraditte cose siano piste grossamente ( t (
') et siano piste grossamente 6) et poste a Bollire in tre Bochali de errore. " P
acqua tanto che calli la mita poi piglia della ditta cocitura tanto
che Basti per vna Borsetta et piglia cassia sereprica Benedetta an. p. 192.
on. 1. poi mettici drento oleo de camomilla olio de ruta olio de aneto
an. on. 2. incorpora omne Cosa tepida amministrata al patiente |
A guarire omne Dolore et che non se sappia la Causa 127
Piglia oleo de Camomilla masticis turis cera noua termentina an. oncie . 1. croco. 4.to . 1. et fa onguento | Ancora piglia mollica
de pane et coci in vino ottimo che sia in modo de pultriglia | et prima poni questo per di et per nocte poi sopro 7) poni el preditto ') Sic.
onguento grosso amodo de impiastro id est ceroto
A guarire nerui atratti et la schiaticha
Piglia grasso de tasso | de orso | De oca da porco an. on. ij. me-
(lolla de Boue et de asino an. on. iiij ermodattilj euforbio castoreo
bdelio an. on. 5. oleo Laurino on. 1. Sugo de radice di ebuli on. vj.
fauum mellis on. vi ruta matricaria pulegio menta asentio nepitelle
an on. 1 tutte le ditte herbe falle Bollir in acqua insino alla con-
668 GLI EXPERIMENTI
p. 193t sumatione della acqua et poi fa La expressione delle herbe poi tolli
vna Bona ingrestara de Lonbrici de terra piena quali vogliono es
ser Lauati in Bono vino Bianco poi pesta et incorpora con sopra
ditte cose et incorporato metti omne cosa in una Bozza de vetrio |
quale vole esser coperta tutta de pasta grossa doi dita et Lassali
vn picolo forame Da poi cauato el pane metti in forno et Lassa
che se coqua et e fatto |
A guarire omne Contraltione De nerui Cusi in le mano Come nelli
piedi Quando fustino atratte scranno sanate \
Piglia Lombrici de terra et Laua Bene con Bono vino poi poni
in oleo Comuno in vna Boccia Quanti tu voli | et poni Sopra la Ce
nere Callida et la Boccia Sia Bene otturata che non possa expirare
et passati tre Di I Leua dal foco et cola et Quando sia Bisognio
scalde et vgne che vltra la Sanita delli nerui | Leua omne passione
de ossa et de neruj |
p. 194. A guarire omne Doglia cusi De ossa Come De nerui sia per Qualun130 che Causa doppia 1) Piglia termentina L. 1. olei Laurini on. iij olio Laterino ouero *) sic. l.' petrolio. . Benedetto L. 5. olio petrolli2) on. iij Laudano Lacte castorei an. on.
5. cinamomi on. 5. garofani on. 1. nuce moscate euforbij an. grosso ij.
mirre masticis olibani an. grosso 1. omne Cose miste siano Destil
late prima Lento foco poi cresci che hauerai lo olio pretioso et poni
in esso ambra et legnio aloes optimo an. grosso 1. et ogni Quando
voli gire adormire fregando Bene Doue e el Dolor | poi la vntione
poni impiastro de osso erocio | che guarira omne Doglie et passione
sia come voglia |
doppia 1) 129 I ) Mano come sopra
132 Onguento per podagre
Piglia Succo de radice de ebolj | vermi terrestri an. parto 1. olio
vechio parti. ij. poni omne Cosa in vna pignatta vitreata Ben ser
rata inel forno et Bolla tanto che se consumi el Succo | et adopera |
13$ A guarire omne Durezza et guarire le scrofole sensa Taglio
Piglia Semenza de Senepa Semenza de ortica aristrologia longa
solfaro viuo an. on. 1. bdelio armoniaco an, on. 5. olio antiquo et
cera quanto Bisognia |
3) sic. yl guarire porri Carne superflua et Quarire "<) Callj
- 16 - *) Piglia Lissia forte fatta de Alume de feccia mezzo Bicchiero inel
4) Mano come aopra, quale poni. ce. grani de fromonto et Lassali stare per un di natu
DI CATEEINA SFORZA. 6fi9
rale et se se deseccano troppo agiungnie vn poco della preditta
Lissia poi pista le ditta grana alle quale agiogni poluere hermodattilorum oncie. 5. et mestica inseme ad modo de onguento et de que
sto poni vn poco sopra porri carne superflua o calli et guarirai
sensa Dolore
Anl~)fragnere vn Carbone presto et vero 137 1) La * II „ ^ aggiunta Piglia poluere de Sema de edere et mestica con vino o uero aqua '''""' <' "•<"•<>■
et danne Beuere a chi ha el Male |
A maturare vna postema o vero nascentìa in vn giorno p 197,
Piglia v. 7) o | G. denari de Croco poluerizato et vno ventello 3) de
ouo crudo et oleo rosato et mestica omne Cosa inseme et diuide in 4) 2, Leggi.. » 6. .
4 parte | et poni vna parte sopra la nascentia et lassa stare sei hore | Jj'^v;^/'^,!^" Da poi leua et poni laltra parte et cusi fai de sei hore in sei hore. " |n in • P'r
poni poi la 4 parte et agiugni vn poco de trementina et ponela So- '
pra et De poi sei hore Leuala et trovaraj la nascentia maturata et
Rotta |
Questa e vna vntione mirabile Segreta et experta per Curare gotte. 139
podagre. Sciatiche, nerui retratti consumpti et Deboli et vale ad omne
deseexa de catarrj
Piglia ganasse do porco fresche | o insalate Come te piace nu
mero iiij ganasse do vno manzo con li soi stinchi et rompili molto
bene con vno martello et ponilj in vna Caldara piena de acqua o p. 198.
De vino come te piace et falli Bollir per spatio de otto hore et che
siano Ben desfatti poi Colali con vno canauazo et expremi bene la
Substantia in la quale ponerai le infrascritte cose id est Lonbrici de
terra rossi scudelle tre herba yua manipulj 3. Saluia menta rosma
rino Bertonica absentio Calamento pulegio vrtighe Sauina an. on. 1. 5. grani de iunipero grani de elera an. oncie 4. misce 5) mestica et 5) Sic. fa Bollir dexramente 6) per vno 4.t0 de hora poi li Cola per vn cana- 6) ,s,v. l. * dextrt- uazo | et in la ditta expressione metti drento rasa de pino colata m0Dt0—
trementina Butiro vechio oleo Laurino an. L. 1. 5. Lardo de porco
colato medolle de Boue an. oncie vi. grasso de orso de cauallo de
cane de gatto de gallina de odia Dialtea marciaton agrippa an. on.
iij olio volpino on. iiij mele ottimo on. vi tutte le Ditte cose falle
Bollir Dextramente fin tanto che tutta la humidita sia Consunta La
qual conoscerai al foco | se stride buttandone suso non e consunpta
se non strida Leualo dal foco et ponili le infrascritto cose polueri- n. 199.
zate [ piglia mirra incenso mastice an. on. iij sarcocolla hermodat- tilj Storacis liquida aloe patico an. on. ij. misciaT) omne Cosa in- i) 8ir.
seme amodo De vnguento et sema per vna Cosa pretiosa Bene ot
turata | et se volo che sia in somma perfettione falla stare vno mese
al Sole Ben otturata et ogne Bene Quando Bisognia et ogni Caldo |
670
Questa e vna poluere che fu fatta in Constantia Allo imperatore (forse
Massimiliano I cognato di Caterina.)
Piglia Seme fenicoli on. 1. Dittamo Bianco on. iij termentilla
140 on. 1. reubarbaro on. ij. diagridon on. iij De tutte queste cose fanne
poluere Ben sottile | poi danne. grosso 1. o Doi secondo La virtu del
patiente Questo purga la testa lo stomaco et el corpo et se hauesse
verme alcuno in Corpo Lo cacciara fora per Bocca et sera libero et
Sano |
A guarire omne Cottura che sia | o de foco | o de acqua Bollita o uero
p. 200. de ferro infocato et Sia de che Sorte se voglia de foco
l Piglia Litargirio de argento on. 2. Ben macinato oleo Comuno
Bichiero vno et metti in vna pignatta noua et Battilo Bene per tre i) Mano come soin-a hore sensa foco | et poi ponilo nelle fronde delle verze Callido La
sera ot matina et presto guarira Sensa segnio nisuno
A fare Nascere la pelle
Piglia galla alume arso scorze de pome granate et falli Bollir
inseme et Butta sopra
Questa e una poluere che se vole pigliare subito che viene el male | et
non prima et non se vote niente demorare per scampare dallo Acci
dente et e Cosa prouatd per el Christianissimo Re (forse Carlo VIlI
o più facilmente Luigi XII.)
142 Piglia Cardo Santo et et 2) tolli delle foglie de vno arboro che se 1 Errore!" '"r assomiglia alla fragan" noi chiamamo pomiselle | et seccale alombra
p. 201. an. de Luno et Laltro | et pista et passa per Setaccia et habbi de
Bon vino et metti questa poluere drento et fa piu volte et subito
andara via et e cosa expertissima et sensa Dubio
A guarire Della Sciaticha (Bagno a vapore)
143 Piglia grasso de Castrone grascia de porco maschio Senza Sale
grasso de pollo L. 1. et piglia doi Bocali de vino Bianco et fa Bollir
li ditti grassi in questo vino tanto che cali il terzo | poi li metti
3 nella 1"snrtaj v" Suttanella 3) fina noce moscate garofani an. on. ij. et poi le pista
va passa. grossamente et fa Bollire le ditte spetie in ditti grassi che cali pur
el terzo et poi lo cola in vno vaso netto et come sera congelato el *) Inlenai: separa. „ r
5I cancellalo. ditto vnto et tu lo Capa 4) da quello vnto s) vino Doue a Bollito et
metti Al foco Aliquefare | et como e liquefatto et tu lo reponi in
p. 202. vno vaso Ben netto et mundo et adopera alli Bisogni ogni la Scia
si sic. tica al foco et al Sole'')
') et prima fa vna stufa delle sotto scritte herbe | piglia asenso fior
7) sic. l. • tsopo. „ de camomilla fior de milleloto radice de ortica rose rosse isapo?)
DT CATERINA SFORZA. 1571
«oh è di certa let tura.
serpillo maiorana an. n.° ') 4. resta de aglio et altre simili cose et ') Forse ha voluto
fa bollire in Lessia de gineprio et de vite poi fa stare el patiente manipolo, i"" i ',
in vno tinello asciutto Bene Coperto et fa andar el fumo de ditte
cose inel tinello per vna Canna | che li vscira gran quantità de su
dore | poi lo sciucha et ogni con el ditto vnguento et sera guarito
et fa più volte et se Bisognia fallj seruitialj con Cose calide con
decotione de ipericon et de nerba yua et Sappi chel ditto onguento
e ottima Cosa al Cotto et Remane sensa segnio et guariscie in omne
di et e provato et Certo
144
A guarire omne persona Lunatica fantastica et malenconica p. 203.
Piglia nove foglette de acqua de noue molini et toglila sotto el
rottocime et tolli doi foglette deacqua stillata de radici de nibbi et
metti inseme et fa Bollire che torni per terzo et dalli Beuere omne
matina a digiune per noue Matine vno Bichiero per volta et poi li
fa questa vntione | piglia grassa de troia et terra et pista inseme
poi li ogni tutto el fil della schiena Dal Collo sino al groppone et
denanti al petto et allo Stomacho et ogni più volte et sera guarito |
A guarire la Sciaticha 145
Piglia acqua de Scabiosa acqua vita an. et metti in vna Scudella
et Drento li metti amollo vna pezza Larga et Longa comò tu hai
La mano poi piglia grasso de orso et de tasso an. et incorpora in- p. 204.
seme in ditti grassi et piglia vite secche et fanne foco et fa chel
patiente stia apresso et come e Caldo el loco della Doglia che non
po Soffrire onge molto Bene Con li ditti grassi | per modo che li
grassi entrono drento poi tolli la ditta pezza sensa premerla niente,
et mettila Sopra la Doglia et sopra li vnti et sopra la pezza ce metti
vn poco de stoppa de Canape et lega Bene et fa Doi volte et e
prouato |
Acqua che guarisce male De Costa ciò e Doglia de petti *)et ponta Aggiunto d'ai- . . . tro inchiostro. et pontura 2)
Piglia Salnitrio Sai comuno gerapigra termentina an. | et destilla
con lento foco per Lanbicco | et recoglie la pretiosa acqua et Salua ||
poi tolli un poco della ditta acqua che sia un poco calda et ogni allo
amalato li polsi et doue e la Doglia et coprilo Bene che sudi in tre
giorni Sera guarito |
Questo e un lettuario per guarire, la viltà el quale mando papa ino- P- 205.
centio 3) allo abate de . S . Patdo da Pisa \ che era de età de settanta rf„'io ''/'f//
anni et aueua perduto el vedere et per questa confettione guari et li ' ''",!f,Z"T°4-ìi92' retorno el vedere come a a 4) giovene di xxv. Anni *) Ripetuto per errore. Piglia Seme de fenochio L. ij. Sormontano libbre . j . eufragia 5)Afo)l0— 18-5) come sopra.
«i7-J GLI EXPERIMENTl
libbre. 1. camadreos libbre. 1. '/a- radice de Celidonia libbre. 1. '/»
') sic. Seme de apio anisi petroselino an. on. iij polegio Isapo ') fior de Borrane granella de ginepro sassifrica an. oncie iij Qual cose sopra dite
polueriza in seme et configile con mele cotto schiumato a sufficientia et poi ne usa la matina et la sera vn poco per volta | che torna
la Luce a chi la perduta nel modo sopra scritto
p. 206. Oleo Santissimo et experimentatissimo per La Memoria
Piglia Dialtee termentine an. L. 1. anacardi L. '/2 castorei grossi iij.
aceto fortissimo destillato L. '/2 poi poni el castoreo et anacardo in
seme pisto abollir con lento foco in ditto aceto | tanto che lo aceto Sia
consumato et remanera Lo anacardo et el castoreo madefatto | poi
poni lo anacardo et el Castoreo inseme con la termentina et la Dial
tea | adestillare a Lanbicco con Lento foco j| Poi le preditte destillate
piglia | preditte destillate L. 1. oleo Laurino on. vi. anacardo grossi
iiij Castoreo grossi .1. et de nouo Siti destillato come prima | piglia
delle preditte destillate grossi viij Some de edera on. iiij | turis albi !) sic. Manca grossi iij anacardo et sal comuno an. grossi. 1. sian destillate come 2) pr ma. „ e£ qu6sta destillatione poni grossi . 1 . de musco fino et salua in
3) S,c una ingrestana )) Bene otturata | et salua et quando voli vsarla |
ogne le tempia vna hora auanti giorno etc
p. 207. Questo e uno oleo santìssimo et prouato per la peste et per el cencno et
4' lì'cwcto^w-j'os. fo fa^o per paPa paulo Secondo 4) et Sua santita non le tenne segreto |
per grande che sia el Segreto |
— 19-5) Piglia scorpioni olio Comuno per omne on. de olio tolli otto scor
ti Mum come imprfi pioni et fa ln questo modo. piglia vna inerestana et impela de ditto
oleo tolli ditti scorpioni come e ditto de sopra et habbi vna Caldara
piena de acqua et metti la ditta ingrestara in la ditta Caldara et
atacca con una corda che non tocchi la Caldara et fallo Bollire otto
hore et quando vene scemando Lo olio adiugni delolio fornito che
e de bollir le ditte otto hore | tolli et repone et quando e Bisognio
per el ditto Male fatto el cauterio | o non fatto II ogni el Male et tutti
p. 208. li polsi et la fontanella della gola et le nare del naso più volte che
certo guarirai et se vno animale venenoso te mordesse | o altro venenollogne al ditto Loco Doue amorso fa de poi Come de sopra et
non potera hauer vittoria nisuna Alcun veneno Sopra de Te expertum est |
Remedio prouato al morbo et altri mali come dira de Sotto
— 2o — 6) Piglia armodattilj turbetti eletti Diagrido anasi crudi fenochio
, ,, Seme eenzouo rosso zuccaro fino an. grossi. 1. et Danne Doi ottaue 6I Mano come sopra. i) sic. l. " pesti- per presa a quello che e pestenlitiato 7) et agiungni vna ottaua de an- ìeutiato. „ lJra Qane p6r presa et dam con vmo inanti sette hore et Sera libero
DI CATERINA SFORZA. 673
Sensa Dubio | et e Bono che remedio | sensa | anbra a quelli ohe
hanno postema de stomaco I et atutte Collere de Stomacho et con
giunture et tienlo per grandissimo Segreto |
Bemedio contro veneno et Cantra peste p. 209.
Piglia scorpionum on. 1. quas munda et mundos pone in aceto 150
forte fin tanto che putiscano | et poi li caua et pesali in peso de una on. et adiugni reu ■) Barbaro on. ij. Santonici marini on. iij ') sic.
omne Cosa Suttilmente fanne poluere et pone abollir in xxij on. de
olio vechio in una padella de ferro mentre Crepen. Con foco suave
chiaro et sensa fumé et suaue et come non Crepan più remoue Dal
foco et sensa che se refreddi. Cola abice feces. et Salua quella Co
latura in ampulla de vetrio | et affina el Ditto olio al Sole nel mese
de mazo et Iugno et al sereno in La notte et guarda mentre tu fai
questo | Dal fumo
Questo guarisce el veneno preso in Beuere | o in magniare | vale
amorsicatura De animale venenoso | vale alla peste et a ferite vene- p. 210.
nose | Si adopera ognendo | uno dito distante dalla ferita et lo oleo
non entri in essa | et per omne altro veneno et morbo se onga el cor
dello stomaco et li polsi et chi ha el male Sudi in Letto II et guarda a
non lo pigliar per la Bocca che e mortifero |
Acqua perfettissima a guarire peste et vermi II ad uno homo Se ne da ^gj
vno Quarto ad vno mammolo mezzo Quarto ad vno piccolinono 3) ,, ' - 21 - «) vna Ottawa t) afano come «opra. 3) Sic. Ripetuta l'uì- Piglia mezzo Boccale de acqua vita nella quale poni le infra- Urna sillaba forse
scritte Cose Ientiana Termentilla Dittamo Carlina an. on. mezza mele ?no , era venuto cotto et despumato Quanto te pare et adopera | maleQuesto e vn Remedio cantra La peste et Se Domanda oleo de Santo
Bernardino
Piglia olio de oliua Del più vechio troui on. 1. scorpioni x. o xij
colti quando el Sole e in scorpione et metti detto oleo in la incre- p. 211.
stara et serrala Bene che non spiri niente et mettila in vna caldara
de acqua fredda et concia per modo che lo olio stia sotto la acqua
et che la encrestara 4) non se volti sotto sopra et metti la caldara e cosa inseme ')
Remedio prouato per mitigar Dolori De fianchi
162 Piglia farina volatile et farina de meglio et falle Bollir in vn poco
de olio de oliua et ogne el Loco Doue Senti li Dolori et cessaranno
et se cusi presto non potessi hauer delle ditte Cose piglia della cru
sca et impini vn Sacchetto et fallo scaldare in vna padella poi metti *) sic. l. ■ sera- el ditto Sachetto Sopra el male | poi metti la rembola 2) Sopra le moia. , Brascie et al fumo fa scaldare li panni et metti vno sopra laltro
A guarire Dolori De ventre
Piglia Zuccaro Mastice et Cornino et fa bene Bollir in acqua chiara
poi dallo Beuere allo amalato
A guarire una schizzatura \ o uero percossa De omni menbro 3) ■ rosato „ è cor- , _. _
retto in ' rosa- Piglia olio rosato 3) et violarum. foghe de ruta foghe de maiorana
foglie de assentio et taglia ogne Cosa grossamente et fa parimente
221. Bollire et colato lo oleo poni el ditto empiastro grosso et Calido so
pra la schizzatura et la percossa et guarirà |
rum „ V u et „ e
aggiunto in alto.
167 A guarire vno che fosse amorbato
Piglia tiriacha on. vna acqua vite on. 3. incorpora omne Cosa in
seme et ponili per vna notte Al sereno Da poi Dallo allo infermo et
guarirai |
A guarire vno che hauesse preso veneno
Piglia seme de Bettonice con vino Bianco
A guarire spasimo oleo perfettissimo et per altri remedij
Piglia vermi terrestri Lauati con el vino perfettissimo | o uero ~ M<) ^ maluagia et lassali Stare a mollo Alquanto | poi mettili in vno testo
4) Mano come uopi-,,. Caldo tanto che ne possi fare poluere et piglia vna on. della ditta
p. 223. poluere et falla bollir con L. mezza de olio rosato tanto che manchi
el terzo | poi metti on. Doi De olio De iperico et on. 1. '/i de oleo de
Bene et incorpora a Cenere Calida uel tepida et opera in ogni male
DI CATERINA SFORZA. 077
che e Cosa perfettissima et vederai Saldare omne piaga profondis sima mettilo drento con vno schizzo Doue e profondo | , ■
A maturare omne male nascente 169
Piglia del fieno greco Seme de lino malua asognia vechia de porco
Butiro farina de orzo tanto De uno Quanto De laltro et fa tanto
Bollire che sia desfatto et fanne inpiastro et adoperalo con la pezza
A guarire ima morsicatura De vno Cane I
— 24 — 1 1
Piglia foglia de vrtica et tritala Bene con el Sale | et ponila so- l> <»»» *v>">-
pra la morsicatura et guarirai et guarisse 2) ancora. Sordida vulnera p. 224.
et Sanat cancros |
A guarire omne male De góla et la schirlantia et scrofole \ HO
Piglia olio de oliua et in esso fa Bollire radice de irios Suttilmente
tagliate et ogne con ditto olio la gola la matina et la Sera et sia
caldo et poni Sopra Stoppa de canape calda || Irios si è la Radice
delli grizzoli o uero de quelli gigli Celesti ortulani |
A Guarire la milza Dura et infiata ***
Piglia foglia de marubio | et radice et falli Bollire in vino Bianco ^°5s in una pignatta noua tanto che manchi el terzo poi Dalli allo in- 3) Mano come sopra.
fermo a beuere in tre matine et sia Tepido |
A Guarire Doglia De Denti vero expirimento et provato p. 226.
Piglia vino Bianco | aceto. Sale rosomarino. ysopo. menta et fa
Bollir omne cosa per finche manchi la terza parte et ponilo tanto
Caldo quanto poi sofrire nel loco del Dolore et si il Dente fosse mar
cito fallo nettare con vn ferro | gpi piglia testam nucis ignitam et
cusi calda ponila Sopra el Dente et uederai marauiglia |
Ad ideìn
Piglia vino Bianco | Capelli 4) de giande et Lume de Rocco et fa 4) eie
chel vino Bolla Con ditte Cose tanto che manchi Doi terzi poi Ba- gnia el Dente con vno Ramo de Roso marino et con el vino Caldo 5) Sic- Manca guai- . cne ""a. et guarirai et libero | s)
A maturare uno Bognone o uero postema p. 226.
Piglia 15 foglie de oliua 6) Saluia et mastichele Bene con Bocca «) cancellato.
poi ponilj in vna Scudella cusi poi mastica ancora Doi fichi Secchi et
mestica con ditta Saluia poi mestica Con uno chiaro De ouo et poni
Sopra la postema | o Bugnone |
678 GLI EXPERIMENT1
Remedio a guarire veneno et peste |
Piglia vn fegato de porco quale sia extratto Da esso porco masculo et si e possibile el porco sia viuo et quanto piu presto lo hauerai aperto piglia quel fegato et atturalo Bene in vna pignatta inuetriata con vna foglia de pasta come quelle che se fa alle torte et i) sic. cusi Bene aturata ponile ') nel forno a seccar et come e Secco pistalo
et fanne poluere | et ogni volta che habbi suspetto de veneno | o De p. 227. peste pigliane omne Matina | vno mezzo Cuchiaro con Bono vino |
o vero Brodo De Carne |
Remedio Quando vno avesse pigliata la peste |
Piglia. Radice de Valentiana Radice de meloni Saluatichi Radice
de Rose che nascono nel fromento alias papauero negro | secca tutti
questi Allonbra et fanne poluere et pigliane la quantita de mezzo
Cuchiaro | vna volta inanti li 24 hore che Lui e appestato et certo
guariraj I
p 228. ^ guarire al Male della Costa et della puntura |
?; sic. Piglia farina de orzo et fanne doi fogaccie 2) et Cocile Sotto la
174 Cinige poi Cotte cusi Calde ponile sopra la doglia et l'altra per lo
opposito Calda Quanto se po soffrire
- 27 - 3)
doppia 3) A guarire el male Della puntura \
*! «?" ""cignaiT"' Piglia uno dente de porco Cinzale 4) et fallo Cocere nelle Brascie et
quando e Ben Bianco pistalo et fanne poluere et Dalli Beuere con
vn poco de acqua tepida | o uero olio De Linosa Ancora Lima el ditto Dente et fanne poluere et danne Quanto sta
su vn Carlino in olio De Linosa f o vero Acqua |
A profumare Casa et Camere nel tempo Della peste
Piglia pecie de spagnia rascia de pino turis albi an. on. vi mirra
on. iij legnio aloe on. '/a polueriza omne cosa grossamente et ponilo
in mezzo della camera sopra le Brascia sin che fa el fumo |
p. 229. Elettuario Contra la peste
5) sic l ■ «risto- Piglia nucis xx Caricarum xv. Ruta absentio Scabiosa pugillo vno
lochla. „ astrologias) rotunda on. 1. '/2 astrologia longa on. 1. trementilla
0) sic L * Baccf- Dittamo albo pinpinelle Broccarum 6) Lauri an. on. iii 7) '/a tìorum Bornm. . raginis Corticum Caperarum. galange ossis de Corde cerui macis
In""'i."'?'"" mire8) | Bolli armenij terre Sigillate Salis Comuni an. Sagios. ij. om ai sic. l. ' «lJ»*»-^ nia ista Simul poluerizantur et conflciantur con 9) tribus libris mellis Bene spumati et conficiatur elettuarium quod in mane et in sero
DI CATEEINA SFORZA. G79
debes dare ad quantitatem nucis pacienti ') et Dato Bulias ipso cura •) sic.
aceto Albo |
Oleo Contro veneno ffl
Piglia scorpione on. 1. poni in aceto fortissimo stillato et lassali doppia morire drento et lassali stare tanto per fin che siano putrefatti poi ') Mano <•«<»' sopra,
piglia Reubarbaro on. iij Santonici marini on. 1. et siano pisti sot
tilmente poi pigli quelli Scorpioni et infundeli in L. vna et mezza 230
de olio comuno vechio | poi piglia lo olio Supra ditto con li Scor- ^'
pioni et le poluere et poni al foco in pignatta invetriata noua et fa
bollir poi moui Dal foco | et guardati dalli vapori che sonno pesti
feri | Da poi cola con panno De Lino et agiugni alla Colatura reu
barbaro ottimo on. ij. et poni in 3) ampulla de vetrio per Doi mesi 3, Aggiunto in aito.
guarda non ognere apresso Al core a quattro Deta | per uermi ogni
apresso la Bocca dello Stomacho et ad omne Cosa venenosa et alla
postema pestilentiale inanti hore sette | et in conclusione ad omne
ferita venenosa ma non ognere appresso a Quattro Dita |
A guarire el Morbo
Piglia gentiana. Carlina. Dittamo Bianco termentina. garofelita fjg
pinpinella an. on. 1. le radice de ciascuna et seccale Alombra et
fanne poluere poi piglia Bolo armenio on. ij. terra Sigillata on. 1. p_ 231.
et omne matina Basta a pigliarne quanto che una auelana con vn
poco De vino et per quel Di che la pigliarai non temer De morbo II
et Quando fosse vno che hauesse el morbo Dallini in Continente con
vn poco de tiriaca destemperata col vino et coprilo Bene et guarirà
et cusi fa operatione a chi fosse morso Da Serpente
A fare pillole Contro peste
Piglia euforbio triacha fina an. on. 1. mastice gilebbe violato an.
on. ij. spico nardo quarta vno poi pista le cose che sonno Da pistare et passa per setaccia et poi ■*) fa pillole erosse 4) incorpora omne r, . ■ 1 4 j- , \ -e ■„ , *)■*) Cancellato. Cosa inseme in un mortaro et la la compositione et poi fa pillole p. 232. grosse come ceci et danno s) allo infermo Cinque per volta nanzi 6) jj) *'(cche passi dodeci hore che elio habbia Sentito el segnio della peste
et preso che ha le ditte pillole Coprilo Bene che sudi assai et gua
rirai sensa Dubbio |
A far Cadere li denti che Dogliono Sensa ferro 180 - 27 - 7, Piglia gomma de edera et frega quelli Denti che voli che Caschino '» Ma'"' emu mprache cascheranno
Ancora Della Radice si tu coci in aceto forte Radice de edera |
Leua el Dolor Delli Denti
fi80 GLI EXPERIMENTI
A guarire el Male Caduco
Piglia vno Racano et mettilo in una pignatta noua et Coprilo
Bene che non spiri et Dalli foco tanto che tu ne possi fare poluere
et dalla in noue volte allo amalato con vino et fallo stare noue Di
che non veda aere in Loco Bene oscuro et falli fare Bona Dieta De
Cose Contrarie et Sera guarito Questo e Segreto del Re Ranerj
A guarire el Male Della puntura |
Piglia vna Cipolla et Cauala de Sopra et impila de olio de oliua
184 et poi la poni al foco et lassala Bollir finche la Cepolla sia Cotta
poi la premi Sin che ne escie omne Substanza et Dalla Bere al patiente et vorria esser piu de mezzo Bichiero | poi falli questo empiastro Sulla Doglia piglia cicuta et falla Bollir in acqua poi la premi
tra doi taglieri et ponila Cosi Calda quanto poi sofrire Sulla Doglia
et questo renoua piu volte | et falli fare quella Dieta che se conuieni II *) sia Nota che 2) a darli a Beuere come sente el male vno Bichiero.
183 - 29 — 1) I ) Mano come t
p. 235.
') Cornilo d'altra Questo e vno Remedio Da guarire omne sorta De febre mano in " dei. . prouata per Cosimo De 3) Medici
34 ^ 190 Piglia Sterco del Lupo et fallo seccare al Sole molto Bene et Mano come sopra, fanne poluere sottilissima et Danne Beuere allo infermo in Brodo
De Carne et guarira |
p. 248. ^ guarire febre Quartana Cottidiana et terzana \\ pure che vegnia
fredda al principio et se e fredda et e quartana Bisogna ognere
191 Noue fiate Quando Deue venire | se e Cottidiana et terzana ognili
tre volte et verum
sp Sic. l. "Danui. „ Piglia aragon on. ij. olio Laurino on. iij olio Daniti s) oleo De ') sic. l. ' petrolio.. Camomilla an. on. iij. olio petriolo 6) olio Balsamo olio de amandole 7)
amare an. on. ij. Oleo de euforbio olio De Costo triaca an. iij. Cera
noua on. 2. ragia de pino. Acqua de Ruta Butiro an. on. ij. grasso
de ocha grasso de grua grasso de Cecognia an. on. iij | Tolli tutte
le sopra ditte cose et mettili al foco in vna Caza de ferro o De
Ramo et falla Bollir infino che sia Bene incorporata omne Cosa in
seme Sempre mescolando con la spatola et poi tolli dal foco et tolli
p. 249. vn vaso inuetriato | et Colla con vna pezza in questo vaso et fallo
stare Ben Coperto et quando Senti che la febre te viene fredda apparechia vn foco De vite et volta le spalle et falle Bene sfregare
con vna pezza da Capo sino al groppone | poi piglia la ditta ontione
| Da poi fatta la ontione habbi vna bona mano de
stoppa che sia Calda quanto poi soffrire et fascialo Bene et poi vada
aletto | stia Ben Caldo tanto che suda et sera guarito |
681
A guarire la febbre Quartana et terzana 192 doppia 1) Piglia Succo de menta Romana tanto che copra el fondo De vno ,, ~ 35 — 11 0 r 1) Mano come sopra. Bicchiero | et mettici per mita aceto | et piglia tanta triaca Quanto
staria in vna Avelana et incorpora inseme et Dallo Al patiente
vna hora inanti che vegnia la febbre et in tre volte sera guarito |
J) Si vna persona ha preso el veneno et sia Mortale Come se vo- p. 250.
glia ') per Bocca | o in qualunque modo || subito et al più Longo fra Ca"^"'°j 1,ra
xii hore Beua Del Sopra ditto olio, grossi 1. vsque ad iiij. con mezzo 250 mancano al- Bicchiere de mistura Aquoruni Indiuie rosarum buglosse acetose m»nfr.Cn»'(iVo w
milisse Scabiosa Solatri | vini de pomis granatis aut cum brodio *• 137 " li3-
pulii aut cum vino albo Aut 3) cum aqua cotta et aceto postea vn- 3) prima „a « et
gatur Cor pulsus epar tempora Renes et vngatur locos Dolens et -t) ; sic. nelino per modo chel fumo entri imbocca poi quando la spugnia
p. 282. sera frusciata mettila sotto la lingua un pochettino per uolta cum
um j) poco de aceto e questo falasera quando uaj aletto et fa il dicto
fume piu uolte per quindice giorni poij tollij lucerte et poncele cioe
quelle che stanno sotto le petre e sotto legnami in piu luochi se
trouano per guarire uno basta tre lucerte e poncile adescritone 3)
e fa bulire in olio tutte dui queste cose poj cundicto olio li ungerai
el gozzo per fin che guariscie auisandote che in uinti di guarira
omni gran gozzo II
p. 283. A guarire scrofole unguento aprouato
Piglia lardo de porcho maschio uechio libbre mezza ben netto e
colato. Tramentina L. mezza raggia depino. pecenauale. cera noua 'sic.l. • portusa? „ delosso dentro loquale epertssa s) arsa epoi data a beuere sana el
caduco.
<) sic. l. ' pietra. , Ancora la pera 4) rossa la quale se trova nel uentre de le rondine
portata adosso sana |
5) Sic. l. • cboIo. „ Ancora lo patiente per fin chel portara lacentura de cuoro s) de
lupo gia mai non sara caduco |
Ancora la carne del lupo mangiata sana li fantasimatichi |
Ancora el core del lupo mangiato sana diuisa una parte de quella
sia beuto |
Ancora el uiscio de laceresia beuto o passara sana per certo.
Ancora arde la dundula elarondine et da da beuere cum aqua et
sana efficaciemente |
Ancora el pelo del cane bianco che non sia niente negro perfectamente sana |
Ancora la poluere del fegato del nibio esummo remedio.
Ancora lo sangue dela dundula prouato edato abeuere perfectamente sana |
« sic. l •' cai™?" Ancora lacane 6) del porcho negro ouero de la porcha la quale
nascie unita in lo parto tolle questo infirmitade |
Ancora lerba laquale sadomanda lingua passarina spoluerizata
et beuta sana.
Ancora lo pillatro suspeso al collo ouero posto ale nare del naso
sana ||
Ancora el piu tosto che quello el quale a il male caduco cadera
%l Aggiunto in alio. accide lo cane e dalli a beuere lo fele del cane eia lauatura sua.
8) sic. Ancora laltro expirimento patre 7) del caduco meni quello lo sa- 248 bato al mercore s) ala ghiesia e oda tucta la messa e poi audita
DI CATERINA SFORZA. G99
tutta lamessa ladome ') lo preite dica sopra lo capo de quello el l)sic. Lederneuangelio inloquale se contiene questa coniuratione dej 2) demonij *) sic. l. « che. „
non se descaciano se non con loration et cum degiuni ouero che lo
infermo sia caduco ouero lunatico et sera deliberato.
Ancora la poluere de corno de ceruio beuta cum uino cura li
caduchi.
Ancora el core el fegato lo polmone | etucti li legamenti de dentro
del cane li quali se tengano insieme se facen tenere inel letame
ouero altroue se facen poluere et dianse al caduco omni di abeuere
e quando quello cadera in ciascuna acressione sia data abeuere a p. 309-
quello la poluere del sangue del cane sicato tucti li caduchi si sana
cioe insino atanto che lo usara questa poluere non cadera |
Ancora la pionia ligata al collo del caduco conserua quello dal
cadere insino che loportera al collo II
Ancora la poluere facta de la preta de la rondine data al caduco
senza dubio sara liberata dal male
Ancora el core del ceruio da abeuere cum lacqua et sera liberato.
Ancora el core de laultor poluerizato edato a beuere cum lacqua
sara sanato |
Ancora tolli larana e spartila cum el cortello per meza e tolli
lo fegato de quella e uolgelo in una fronde de caulo cotta in una
pigniatta noua ben serata poi da quella poluere cum bon uino al
caduco quando ello epreso dal male e se in una fiada quello non
e curato fa quella cosa medesima dunaltra rana et usitando fa in- 3) Sembra corretto sino che lo si sana e non dubitare dela 3) cura che 4) impero che "^jq'8 la' "
senza dubio sanera lo infermo ì) Cancellato.
Ancora se dice che idio concesse per certo al tre Re li quali ado- raro li signore che qualunche portera lonome di quelli seco non 5) sic. l. * Questi. „
hauere caduco. Qusti 3) sonno li nomi de li magi 6) in lingua he- «) ° J * correlbrea 7) | Apellius amerius domascus in lingua greca. Galgabat. Ga- ^'^s \£°9'
ratim. malgalar 8) in lingua latina | Gaspar baldaser Melchior. 8i sic.
Contro la xinania o) Cap.° xiiij°. 9) sie- L- ' smania- .
Dicono li experti che lo surge '°) arostito;l) sana li smani !?) sJf- L- * «orcio- «
1 ° ' ' 11) Il testo ha per or- Ancora la petra celidonia russa portata ligata impanno delino rare • arostico. „
cposto sopto la spalla sinistra sana li smani e li mati
Ancora lo rafano trito e ligato sopra lo celebro |
Ancora la carne del lione manducata sana li fantasimi
Ancora loquallio de lo lepore receputo spesse fiade resolue lo
morbo caduco |
Ancora lo celebro del camello secato receputo per bocca sana la
pilentia questo medesimo fa il sangue suo a beuere fl
7no
innanzi a • o. Ancora de lagnio overo lagniello beuto caldo cuto ') uno l) tolli
cmicenato. l. foree la pilentia questo medesimo fa quando e caldo ello di de mercore
scodala,00 ' <""" et de S'o0i8, 6 uenere e sia in nafta 2) de pane asino cacqua xij di. *) l. * 'na fetta? „ Ancora la petra del ceruio trouata inel suo capo data a beuere p. 311. sana locaduco ||
Ancora se lo primo cadimento sera tracto sangue ello non cadera oltra piu |
Ancora la poluere de la ruta esumata nele nare del naso sana
immantinente lo caduco |
Ancora lo celebro del camello desfacto cum olio rosato onto de
nanti e de rieto per tucto | sana li caduchi —
Ancora la petra trouata neli nare delo alicorno et portata adosso
descaccia li demonij
Ancora lo litame de pauoni onto sana li caduchi |
Ancora le rondene ouero rundulini mangiati sana la pilitia
Ancora le petrelle che se trovano in nel uentre de le rondine
portate continuo legate al bracio ritto cura perfectamente li caduchi |
Ancora se alcuni beuera lo sangue del lupo sello sera smanioso
et ultra non smanira |
Ancora la vcella la quale fa el suo nido in le ripe del fiume sotto
a sie. l. • uoicar- terra la quale e il color liuido et e chiamata ulgarmente 3) serena mente. „ pero che e quasi simile al ciel sereno quando ella e arsa poluerizata
etrita ebeuta humilia li demoniatj.
p. 312. Ancora tolli lo tartaro et farina de grano et mecti in lo uino per
tucto el di e lanocte et fa pillole et da alamalato
Ancora sopre acqua benedetta dicto. vij lo salmo lxvj lo quale
incomincia Deus misereatur | edata abeuere allo indemoniato esana
sello portera adosso queste figure A A T digiuna molti di |
2Qo Contra il mal de li ochi Cap.° xv.°
<) sic. Piglia la chiara do louo ben trita et be 4) spumata tolle lardore
e portane posta in sulochio incontinente scacia la macula.
Ancora lo sugo de lacoregiola purga messo in lochio uale amolte
passionde fiochi |
J) «mi-zio " n"" Ancora lo sugo de nastruzo s) lacte de femena et acqua rosata
mesticate queste cose insieme impiastate sopre li ochi mitiga il do
lore et tolle il sangue elemacule |
Ancora lochio de lacornachia apiccati al collo sana omni infermita |
s Ripetuto ptr errore. Ancora asenso asenso 6) fresco trito cum la chiara de louo et posto
sopra lochio tolli lo sangue e roseza domni humore |
Ancora se li ochi sonno agrauati do sangue ouero de lacrime ') sic? calde pone le cime de li roghi del busco 7) cum el bianco de louo e
banbagio esanase
p. 313. Ancora cascio fresco lauato molte fiade in lacqua e confecte cum
DI CATERINA SFORZA. 701
albume de ouo et acqua rosata epoi posto in lochio sanguinolente
ouero caricato e pieno de umore caldi tosto giova |
Ancora questo medesimo fa che lochio sia ben infusso in acqua curente ancor ') 11 Canoaaio.
Ancora le -rose poste in sachetello e ben bolite et poste sopra
lochio tolle el dolore e la infiagione |
Ancora al forte dolore tolli cenera de fronde de cauli uentello
douo posto ecotto in fuocho e lacte de femina et un pocho de mele
mesticato omni cosa insieme e pone in sullochio per sin che se sana.
Ancora dexcresciendo la luna caua la radice de corigiola e por
tela cum teco al collo non lassa infiamare lochio —
Ancora se li occhi anno ardore tolli lacte cumino con succo de
corigiola miste insieme e poi unge |
Ancora el polmone de montone ouero de pecora caldo posto in
sul lochio tolle el dolore.
Ancora il sangue colombino posto in lochio tolle il sangue
Ancora el fele de la pernigie posto in lochio tolle lacaligine II Ancora el fele de laturtura sa 2) quel medesimo *) sic- L- " fa- «
Ancora el succo de laruta misto cum mele spumato e messo a p. 314.
poco apocho in lochio tolle lantica caligine |
Ancora laradice dela bectonica ele fronde ele radice deli fenochi
essendo lessi in acqua ede quella se laua li ochi eie lacrime se secano |
Ancora lo succu de ?) de lomors *) de galina descacia lamacula 3' Ripetuto per errore ' *) sic? de li ochi sonno ben purificate |
Ancora lo sugo de lacelindonia messo in lacqua e poi lauati gli
ochi tolle lamacula de li occhio umano |
Ancura succo de piantagine posto sopra lochio cum bambagia sana in. viiij de s) la plaga ouero posteme che fusse in lochio in al- s) sic. l. • ai. „
cuna parte |
Ancora lo smiraldo e lo zaffirro sana li oche spesse fiade tocatoli
cum essi |
Ancora la tutia lauata in lacquarosata in fin che l'acqua muta
colore equella acqua poi posta inlochio tolle lo sangue elardore ello
fluxo dele lacrime deli humori
Ancora lua acerba arsa impigniatta noua efacta poluere et de
quela poluere staciata cum panno sutile esposta in li ochi tolli lo
rosore ele lacrime.
Ancora lo uentello de louo confecto cum acqua rosata et farina
dorzo et lacte de femena mitiga omni dolore et tolle lo rosore.
Ancora latutia sopre omni altra medecina desecca le lacrime et p. 315.
desecca 6) e clarifica li ochi e uera la materia acuta currere in li ochi | 6) cancellato.
Ancora la ruta trita cum cumino emista cum uentello douo posta
sopra lochio marauigliosamente purga lochio del sangue constrngie 7) 7) l. " constringio. „
inquello.
702 OLI EXPERIMENTI
Ancora unti li ochi e li pulsi del succo de satizione la quale erba
nascie in limonti ouero in li prati senza dimoranza sana et tolle
1o dolore.
Ancora ala caligine del sangue de li occhi trita lo aloe patico
cum albume dono e pon su merauigliosamente gioua
■;-i) Cancellato. Ancora ungi lo loco ') mareuigliosamente gioua ') mitiga el dolor
de li ochi spitialmente misto cum uentello de ouo et olio rosato poi
impiastato |
Ancora la betonica trita et impiastata sana la percusione de
1i ochi
Ancora laua liochi cum lacqua inlaquale e cotta la betonica ouero
la sua radice perde la caligine bolita e cotta et omni uitio che in
lochio fuxe |
*)•*) Aggiunto in aito. Ancora oncia una 2) de succo 2) de betonica beuta cum acqua sana
reducendo lacaligine elo sangue de li ochi ala parte de sotto |
Ancora la bettonica mangiata stringe le lacrime
p. 316. Ancora lo sugo de li cauli uerdi amangiare necta la caligine de
liochi |
3) poco leggibile. Ancora el comino in 3) abrusciato ma non arso trita cum albume
de ouo et molica de pane mestica epone sopra liochi toran fora lo
sangue |
Ancora trita la berbena cum albume de ouo e stando ella legata
<) sic. per una nocte sopra lochio tolle el fluxo del sanguen 4)
Ancora la faua scorticata mista e confecta cum albume douo im5) sic. l. * nengano. „ piastata ale tempie retiene li humori li quali ungano s) aliochi ema
sticata imposta suso sana li ochi |
Ancora latutia impiastata sopra li ochi gioua mareuigliosamente
aliochi |
Ancora poluere sopre pretuse 4) la quale mareuigliosamente de-
"^ìu'ìpe^o'per sta6) la macula de lochio et remoue lo sangue 7) et remoue lo san- enore. gue ") et stringe le lacrime |
Piglia oncie duj de tutia oncie 1 de sangue de drago e oncie una
de zucaro etrita estacia sotilmente et un pocho ne getta ne lochio
et sira sicuro senza periculo nisuno |
8) l. " salgemma? „ Ancora la poluere facta de zucaro e de sangomo8) tolli an. epoi
metti sulamacula de liochi incontinente solue quello
Ancora la radice de li finochi boliti in acqua eimpignata noua 9) l. ' prende. „ ala quale soprapone bacile de ramo elacqua laqual se prede 9) al ba
cile serua e pone una gocia su la macula e questa disfa la macula
p. 317. Ancora a torre lagran macula de liochi laradice dela lidonia ,0) 1") * celidonia. ... „ ... „
ben pistata et conrecta cum acqua rosata epoi poni m un sachetello
de lino appresso el fa destilare et quello che se destilla da se me
desimo pon sopra lamacula ma cio non fare se la macula non e
grande percio che lochio quasi se resoluera.
DI CATEHINA SFORZA. 703
Ancora poni la canfora sopra lamacula picchela ') cum succo de i} L " piccola. .
finochi pistata e confencta et colata |
Ancora lacennere del corno del ceruio arsa impigniata noua epoy
pista in lochio tolle lamacula.
Ancora lamido posto in lochio tolle le lacrime e tolle li humori quali curgano 2) ali ochi et depura | D sir.
Ancora el lacte de la scorza de la salce fiorito posto ne li ochi
sana quelli et clarifica e conforta molto
Ancor el sucho de la coregiola in unto lochio tolle lo dolore de
quelli —
Ancora albume de ouo tepido posto ne lochio dolente rende sa
nita incontinente.
Ancora olio comuno mondo posto ne li ochi incontinente guasta
lamacula —
Ancora la poluere de canedi 2) posta nelochi clarifica efa acuto
uiso |
Ancora lo solatro posto ne lochio sana la fistola de lochio e fa
crescere la carne |
Ancora le fronde de lamalba 2) agresta trita cum un pocho de
sale e posto desopra lochio mulifica la fistola de lochio |
Ancora la cenere del stercho culumbino arso e confecto cum aceto e succato i) e poi ben trito estemperato cum succo de finochi ouero S) l. " asciugato. „
cum morso de galina e poi lo succo de questo posto sopra la mecula e summa medicina |
Ancora louino in loqual sia cotta lacamomilla omni di senza altro beueraggio el erba cotta omni nocte impiastata sopra li occhi
per tre mesi o piu restituiscie louiso, e la uista aquelli liquali anno
li occhi belli e non vedono |
Ancora la ruta trita epista cum aceto et colata e posta ben chiara nello ochio molto stinge 4) le lacrime. 4) l. • stringo. „
Ancora ala caligine cioe ala scurità de li occhi mareuiglioso coririo S) distempora uitriolo romano cum lo biaco6) de louo emistica 5i collirio. „
, , . , . . . , „ 6) X,. * blancLo. «
insmo atanto che se facia ben sciuma 7) epoi lassa possare equello 7) l. * schiuma. „
che curre si pone in lochio omni nocte infino atanto che lo se sana —
Ancora destempera 8) me et uitriolo romano epoy cola per panno p. 319, et una gocia pone ne lochio in fine a tre di tolle la macula. 1 rame ^8?te™pcrl
Ancora elsucco de la radicie del giglio posto ne lochio leua lau- 9) sic.
glie ') de liochi |
Ancora el sangue de languilla uiua posto nellochio tolle le unglie. 9\
Ancora la poluere del uetrio molto arso messo nelochio fa quel
medesimo et e prouato Ancora attore la tenebria de li ohi 9) tolle larosata dela matina
e succo de ruta euin biancho emistica emetti nelliochi |
701 OLI EXPERIMENTl
Ancora la bettonica trita cum albume de ouo e posta sopra li
ochi tolle la infiagione la scurita elo sangue de li ochi. ',' Aigit"'° !" Ancora el fele de laultor I ouero ') del montone A misto cum san- scritto in alto. ' ' J
Sotto ri è, ma con- gue 2) umano et cum uin biancho epoy ben turato eposto ne lochio celiato • e posto so- . , . , , .
pra li ochi. „ mareuighosamente sana etiam ala clanta del uiso —
Ancora la cerusa messa ne lochio de scacia lamachia e clariflca
lochio |
3) conc«liato. Ancora el uino de lacotura de laruta insino ala ter 3) terza parte
p. 320. eposto ne lochio clariflca li ochi de omni sozzura de sangue securamente
Ancora el mele spumato per lambicco de uetrio mareuigliosamente mundifica li ochi e mittiga el dolore.
Ancora atorre lo sangue de liochi ual molto lo succo de loppio
misto cum el bianco de louo eposto dentro
Ancora el fele del gallo misto cum succo de cilindonia e mele e
poy menato sopra gli ochi certo sana el uiso.
Contra langustie de lorecchie Cap.° xvj.°
Piglia lo succo de la fronde del citriolo agresto cioe el seluagio
eposto in lorechie descacia lo dolore e ripara laudito |
Ancora tolli li lombrichi de laterra et oua de formiche e fronde
de ruta e trita insieme et fa bolire in olio rosato e poy cola emette
una goccia de quello tepido in lorechie e poi serra quelle cum la
bambagia e poy unge defora dentorno alorechie elodito perduto se
arauera |
Ancora cipolla cauata inmezo eponi dintro olio et succo de porro
edasentio elacte de femena epoi lacoce sotto la bragia ecomo ecotta
spreme forte et una gocia poni in lorechia et serra ben con el banbagio da lasera per fino alamatina | ouero de poy vij ore apre e
reuolgi lorechia amalata di sotto e mondase
Ancora la stoppa de canapa bagniata in chiara douo e posta sopra
molto uale |
Ancora se petrella o grano o altra cosa simile a quella cadi in
lorechia et alcuna persona pona la bocha alorechia espire eforte
mente tire ase —
Ancora seliuermi intraranno in lorechia tolli succo de scorza de
noce ouero succo de persico e poni dentro et ucidera li uermi |
Ancora olio de amandole amare de anime e de osso depersicho
pon dentro et ucidera li uermi et apre molto lorechie |
<) s,c. Ancora contra breoma de la orehia4) uale lo succo de lasenso
stilato eposto dentro la orechia |
Ancora lo succo de la serpentina olio de oliua succo de porri
251
p. 321.
DI CATERINA SFORZA. 705
lacte de femena lacitante el mascio ') pone in ampolla de uitrio et i) sin.
lassa per tre di etre nocte a laiere con la bocca aperta et poi de
questo posto a lorechia molto restaura et recouera laudito. p. 322.
Ancora el fele caprino misto cum succo de porro e posto in laurechia tolle el dolore et restaura laudito.
Ancora el fele de capra o lacte de femena temperato cum un
poco de mele e un pocho de mirra posto in lorechia e summa medicina
Ancora lo succo de lo rigano 2) misto cum lacte de femena posto *) sic. l. - origano. „
in lorechie mareuigliosamente leua el dolore.
Ancora el succo de la betonica tepido messo in lorechia mare
uigliosamente gioua al dolore de lorechia esurdita et altri vitij.
Ancora el grasso de la volpe posto in lorechia restaura el dolor
de quella.
Ancora el succo de la fronde de lauro posto in lorechio non lassa
remanere surdita ne altri soni stranij |
Ancora lolio confecto de Cenamo posto in lorechia e sopra il
dolor 3) de lorechie. '' SS^Si^E
Ancora la uerma de lorechie moreno per lo succo de lasenso e
succo de persico e succo de laradice delo cetreuolo 4) saluatico | 4) s,c. i.'cetreuoio „
Ancora la songia de languilla cum succo de cipolla et de sepre- uiua posto in lorechia tolle el dolore del capo s) | 5) /^"1£''r loMla
dolorj de li fianchi et uale ale potrache 3) osia in le mani osia in 3) l. » podagre. „
li piedi osia in ciascuno loco che lo mal sia senza dimora sana li smatici IH) et li atcticis) Se tu *J ?fc-_ .. .
' ' 5I l. " etici. „
lo metti sul stomacho senza dubio cura ciaschedum male che lo se
mette suso sana et e prouato lo dicto vnguento et fosse cosi | |
Piglia Galbano Pece grecha Poponago deciascuna dramma j.
pgola 6) de galofana 7) de ciascuna dramme jj. senapin 4) dramma, j. e) i,. " pegola. -
e tucte queste cose mette ,}n una olla suso la brage cum picol fuocho "' L- * colofonia. -
epoy mecti farina de faue efa um pocho bulire et poy mecte zafa- rame i) litargiri bedellio de ciascuna dramma j. mirra olibano oncie ^
una mastice drame una fin greco scropulo uno emezzo emectilo
abulire e confecilo epoy la cola cum un drappo epoy le mecti uia
che le prouato et lolio sedeue mectere intro olio do Solimano ollio
tassato cum quello
Cap.° xxiiif 25.9
Puluis suauissimus et ueracissimus ad plagain desiccanda •') et cosolidanda ')
Piglia Aloe Mirra olibano Mastice macis an. on. j. terrantur et
super plagam ponantur adde litargirium pice greche puluerizatis et 8) de a R) crebetatis et uulneribus positis desicat et consolidat [] »)-8) cancellato.
Ad piscies capiendum Cap." xxv. p 345
Ad piscies capies'J capiendum | Piglia fabam et terram emiscie ^S9 i°) oI'lose
cum sanguine bouis et asongia irci et pone in camestro ") et statim 1») Wr. Xwuenu. an- 1 . . . 3. . . tica d'altra mano. congregabuntur piscies cum posuens m acqua predicta | n) x,. " canestro. „
A far maturare nascito (?) in lmo I2) Cap." xxvj n) Manca fame "di. „
Vnguentum perfectum ad maturandum boctìum
Piglia maluauiscium et brancam corsinam. 4. foglia istarum er- barum terre 's) eam 4) epista in mortario et dimitte stare tribus diebus l3) L- * tere „
nel quatuor sic quod quasi putrefiat et postea quoque m) ad igniem ti) l. ' coque.„
et miscie cum eis ceram |
EXPLICIT LIBBR SBCUNDUS. INCIPIT TBRTIUS.
Contra te postemeUe del pedo Cap." uexy ls) ì5J l. • xxvij, „
Fa fare siroppo de scabiosa cum le sue radici, libbre j. corallo ^qq
roscio oncio duj. ede zucaro tanto che e basti edallo alinfermo ade-
716 GLI EXPERIMENTI
giuno una bona sorbita et incontinente la postema del pecto saprirà
et romperasse |
Ancora ungi la bocca del stomaco cum olio rosato e olio de sola
tici esucco de asenso an. et mistica e fa che siano caldi e restrengera lo uomito |
Ancora lo impiastro facto de roso menta mastice incenso comuno
et aceto fa questo medesimo |
p. 34-6! Ancora el pane partito per mezo et abrusiato al foco epoi ba
gniate de sopra tolle lacqua rosa uino odorifico et aceto e posto
sopra lo stomacho prouoca lapetito |
Ancora se facia impiastro bonissimo de farina desemola e de se- i) Sic. mente de lino et ') tomni cosa bolla in olio uiolato bottirro et mista
cum malua disfacta et asogna fresca de porcho e tucto insieme re
scalda et impiasta sopra lo loco |
*) - conseguo » nei Ancora lo primo consolarlo 2) e la fiobotomia 3) facta de laltra parte seuso d, ricetta. i
3) l. " flebotomi». „ de li contrari) et de poi la infermita cioe ala fine facciase la flobo tomia i) da quella medesima parte. *) Cancellato. Ancora uale fichi sechi boli ti 4) cum olio cumuno triti ouero asognia et impiastate et in questo modo curo ysaia e sachia —
263 Contra, la collera e lamalitia de litestini et de li humori crudeli —
Ancora data la triaca grande cum uino in loquale sia disfacti
garofani —
Ancora lo gallo anticho cotto fortemente in acqua tucta nocte s) l. " e le. . cun molto sale ale <) carne sue | date alo patiente amangiare e lo
?) t. 'brodo. - bro6) dato1. abeucre molto uale
Ancora la cenere de li tursi de li cauli arsi cun asognia impiastata tolle il dolore de lo uentre et de li fianchi e de li reni —
Ancora la betonica data a beuere cum acqua tepida tolle lo do
lore e la torsion del corpo ouero del uentre —
Ancora olio ueglielino cioe antiquissimo e buttirro antiquo et
aceto fortissimo e sale e omni cosa mista insieme in fino che deuentino spesse e sciucche o poni in lo bagnio lo feltro ouero lana suc
cida et pone al loco espesso muta quando e infrigidita uale ad omni
dolore —
-) mr. Ancora la paretaria cum uino uecchio beuta onpiastata ") ouero
fermentata tolle il dolor del fiaucho —
!.. ' colica*. - Item per lupi collo ligatus coligans 8) tollit —
p. 353. Ancora marubio bianco f) cotto in olio de oliua trito e posto sopra ) Aqnlmdo in ',l,o. .
lo dolore mareuigliosamente cura —
DI CATERINA SFORZA. 717
Ancora uno cagniolino de viiij di | uciso cotto mangiato cura li
dolori dentro de libudelli
Ancora la scorza del pino cotta cum uino epoy il uino beuto
Tolle tucta la torsion del uentre —
Ancora la radicata de liamandoli beuta cum uino tolle lo dolore
de li fianchi —
Ancora octaua una de agarico data abeuere tolle il dolore del uentre cocctando ') fora li humori freddi2) crudi — 1! L- " cacciando. „
1t" r t i *) Canaio. Ancora il corno del ceruio arso efacto poluere edato a beuere m
continente tolle lo dolore —
Ancora la radicata del giglio data abeuere cum lacocitura del
marobio Tolle lo dolore deli fianchi —
Ancora la soposta facta de castoro et opio in modo deli pini e
utilissima cosa a mitigare el dolore del uentre de le orechie de li
ochi et de la febre
Ancora la lana dele pelle de le pecore lequale lo lupo amorte
tracta senza ferro e de quella la faccia filare adoy sorelle duna matre
et dum patre lo 3) quale faxa 4) si sera ligata intorno al uentre tolle Jj \ «
lo dolore de li fianchi
Ancora poluere de coralli beuta cum acqua pluuiale leua il dolore
de lo stomacho edel uentre
Ancora farina de somente de lino et de orzo cotta cum olio de p. 354.
camomilla o calda posta de sopra molto gioua —
Cantra la infermita che e dicta temimene Cap." xxxj
Piglia ruta bulita et trita posta sopra lo loco impiastata sana
incontinente —
Ancora el tasso barbasso trito e cotto et factone farinne epoy
impiastato molto gioua —
Ancora le scorze de mele grane ede la radicata de fraxino cotte
in uino dolce dato a beuere sana —
Ancora pignia uacante acesa equando le infiamata sparge de sopra
la poluere de lapece grecha e de aneti e receua quello fumo da la
parte de socto et gioua molto
Contra lombrice euermen in lo uentre o uero lo stomacho Cap." xxxij. 264
Da a beuere alo patiente contra questo difecto a digiuno stomaco
lo lacte pura iiij di et lo quinto di daglie abeuere aglio trito cun
aceto Tepido et ucidera tucti li uermi
Ancora la somente del caulo beuto uale a tucti li mali de lo uentre |
718 GLI EXPERIMENTI
Ancora lo succo de basilico o de menta date cum lacte caprino
>) Sic. ucid ') il lumbrice —
Ancora se il lumbrico e unto con lacte de amandole amare e
cum nocelli de persico eficacemente ucide il lombrico —
Ancora la limatura del corno del ceruio data a beuere ucide el
lombrico —
Ancora sumac disolutum in acqua bibitum et mirabilem contra
vermes.
Ancora si cortices melarum granatarum et radix fraxani coquantur in uino dulci uel dulcorato et tale uinum bibatur ieiunio
stomaco mire modo interficit lunbricos —
Ancora si li lombrici offendono la bocca de lo stomaco poni una
fiada del mele im bocca adegiuno stomacho ucide li uermi —
p. 358. Contra lopilatione del sangue Cap.° xxxiiij 267 Se tu uoli curare et aprire unge adegiuno quella parte tucta in
la qual sta lo fegato cum questo unguento —
Piglia olio comuno butirro asognia de anetra et de gallina et de
a) L. * omni. , cirogrillo e mistica oni 2) cosa insieme acioche se disfacia et imprima
fa bulire impigniato nouo cum questa mestura tolle semente de ne- 3) La " e „ è cor- glosole saxofragia anesi 3) maratri et coruini. santoreggia calamento e " " 4) "sic. an. onium. 4) oncie iij et radicata de finochi e de petroselli e cola
et conserua per usare et dapoi che tu haueraj unto lo loco vj o |
vij giorni poni questo impiastro. Piglia cera pece nauale buttirro |
5) l. " agiunge. „ e mestica et agunge s) questa polue tolli saluia secca fantoreggia 6)
secca an. onium Cenamo quanto uoli semente de meglalsole anasi
maratri quanto de Tucto et mestica e impiastra ma
non se tenga lo impiastro doppo mangiare dapoy chelo hauera te7) L. » senna. . nuto da un podio de sene 7) et agaricho cum gengeuo e uale effica
cemente Contra la opilatione de lo fegato et sana idropico de fredda
cagione
268 Contra idropitia de cagion calda Cap.°
Contra idropitia de cagio 4) calda la quale non e molto confer
mata tosto se sana mangiando spesso la indiuia et beuendo la co
citura de quella §4)
p. 369. Ancora empise uno pignatto nouo de succo de piantagine quasi
insino a somo 4) e poni de sopra et liga impanno de lino | e impia
stra de sopra cenere chel fumo non possa uscire et fa bulire sopra
la brascia infino alamicta oda a beuere questo omni matina ade
guino et e sopra omni remedio ala milza et ala idropitia —
Ancora vino beuto de citruolo asinino tosto sana lo idropico —
DI CATERINA SFORZA. TI!)
Ancora decotio supradicti cucuberis asinini cito sanat idropice
de frigida
Ancora lo lacte de la capra scaldato al foco delaqua fa quel me
desimo cioe perfectamente sana la idropitia
Ancora sanguis capre calefactus ad igniem potui dactus ') per- i) sic.
fecte idropide ') sanat —
Ancora si idropici lineantur luto comuni quod in carereris ') inuenitur sanatur —
Ancora lo succo de lauite bianca cioe saluatica la quale non fa p. 360.
nino dato a beuere cumele 2) cura la idropisia et questo medesimo 2) l. ' cum mele. .
fa la cocitura de la radice sua beuta |
Ancora la radicata del sambuco lesata e beuta dona grandissimo
remedio ali dropici —
Ancora la somente de la senepa beuta cum uino de la cocitura
de la radicata de quello beuto sana li ') dropico secando lumidita
et curando el calore del fegato.
Ancora la cocitura de lisapo tolle lo humore idropico anticho
Aucora la grascia del dalfi.no ') marino disfacta ebeuta cum uino
munda la idropitia —
Ancora la poluere de la calamita cum lacte resolue lidropitia
Ancora splenem dolentem. Piglia radice de urtica e pista e mi
stica cum aceto e poni sopra spemem 3) et liberabitur patiens.
Cantra il male de lamilza Cap.° xxxvj
Piglia uino de lacocitura de la ') scorze del fraxino beuto a degiuno viij giorni e poi ungase. vij || giorni cum dialtera e olio lau
rino epoy facia impiastro cum forte aceto
epona de sopre spesse fiade renoue insino a tanto che se cure e
quando ello tiene lo impiastro facciase torre sangue de lauena dalamano sinistra e 4) nonne in nate 4) et si fuerit multum durum pre- t . non inante.-
cedat in untio potionem. Ancora acimonno posto s) data in cibo molto gioua posta cum 5) Cancellato.
mele mista in sieme rompe et apre lo carbonchio.
Ancora la lingua ceruina beuta cum uino xxx di desecca in tucto
la squimantia ') et asotiglia la milza.
Ancora lacocitura de le scorze de salce beute disfacte cura la
dureza de la milza. Ancora le fronde de la salce trite cum un poco de sale inpiastrate sopra la milza che dole incontinente lo dolore cessara.
. 3) /i primo " m „ è
corretto in * 1. „
Deve farne aver vo luto scrivere * sple nem. a
269
7'jri
i) l. * ima. „ Ancora le fronde de la Iella ') cocta in aceto etrite e impiastate
asotiglia molto lamilza
Ancora lega lamilza de la capra sopra la milza de lo infermo che
stia per uno di e poi apendi quella al sole o alfumo equando ella
seccara tanto mancara etanto mancara la melza de lo infermo.
Ancora la cocitura de la radice del sambuco infine a terza parte
beuta mareuigliosamente gioua.
è stato scritto * im- Ancora laradicata de lo raponzolo cocte in forte aceto trita e
tirili* " m<> P<>i 2) soPra posta 2) tolle in tucto la desperata infiagione de lamilza
si sotto qurtta parola Ancora la fronda 3) de li rapacioli cotti in forte aceto et impia-
■Ucata. , state fanno questo medesimo impiastrato sopra |]
p. 362. Ancora lo polmone della volpe seccato impremis poluerizato et
dato a beuere consuma in tucto linfiagione de melza
Ancora le cime de le salse cotte in acqua e dalle a beuere cum
um poco de zucaro cumsuma la milza
Ancora pulegio cum sale trito e posto sopra cumsuma li mali humori de la milza et tolle linfiagione dequella
Ancora il corallo ben poluerizato et cum acqua beuto sicca la
milza
Ancora la graminia cotta e trita e impiastata sana —
*) l. * Umarici. „ Ancora de latamarisse *) cotte in aceto etrite eposte sopra la milza
molto vale
275 Contro, li makfitij de li dcmonij Cap.° xly.
Iperion ouero la fuga deli demonij tenuta in casa descacia tuctj
li demonij.
Ancora se tu tirai in casa rafan descacia lho demonio
5| l. - maguete3. „ Ancora la pietra la quale se chiama magniates s) cioè calamita
in tucto tolle la discordia intra el marito eia mogliera.
Ancora a torre lo malefitio sia dato a beuere la triaca cum succo
de inpericon sia posto ali reni et ancora la furmiche cum lo dente
de lhomo.
Ancora beua lo succo de lerba la quale sia cresciuta per mezo
la petra forcita
Ancora se le beuto el corrallo in casa solue tucti li malefitij.
Ancora el sangue del cane menato in tucte le parte de la casa 6) l. • el. „ tolle e 6) malefitio sei eie —
DI CATEBINA SFORZA. 721
Ancora lartemisia impesa alo limitare de la casa fache nullo ma
lefico nuoce a quella casa.
Ancora si tu porteraj cum techo de la pionia ') tucti li malefitij i) ii " p „ è romito fugiranno da te | u ' brl°-
Ancora chi portara el core de la cornige 2) maschio o femena *' "^Óragccnla ?° '
portera quello de la femena lo marito e la mogliera staranno bensempre may insieme.
Ancora si alcuno portara la radicata del remce 3) eia 4) mai non s ste ?
li auera inganno da demonij et si la radicata sira posta sopto li 4) L' gle- "
uestimenti de lo demonico la demonia incontinente confessera chi
le edonde elio e | efugira.
Ancora se in la luna noua in lo nascimento del sole tu tagliaraj
lo capo aloppapa s) lo core de quella palpitando trasgutirai tu sa- 5) • upnpa.
peraj omni cosa che se fa etiamdio lamenti de li hominj
Contra 6) podraca artetica ") et omni dolore e infiagione de omni gion- iffl l. » podagra tura per fredda cagione Cap.° Liy" ",rlllcl «
eoo Piglia lo cardamolio lo quale e dicto atriacon asongia trita et
impiastata tolle lartetica Tolle lartetica antiqua speso facto
Ancora lacqua de la cocitura de le rape con lo suo formento ") 7) l. * fomento. .
ha la proprieta mittigare lo dolore artetico de podrachi —
Ancora el rosto 8) impiastato sopra la petraga etiam la sciatica 8) sic?
sana traendo di fondo gli umori coropti.
Ancora Tolle larana in lora in laquale e sole in la luna luce |
e taglia li piedi dirietro suoi e lega quelle impelle ceruina elega lo
pe derito alo pe derito e lo pe sinistro alo pe sinistro del patiente
e sanera senza dubio la podraga |
Ancora tolli somente de senape molicha de pane fichi sechi miele
e aceto quanto uole mestica omni cosa insieme et impiasta e que
sto sana la cotta et e prouato.
Ancora atorre mareuiglioso dolore sia fortissimo | Piglia cera
molica oncie j° de la misto facto de orzo e succo de berbena e de
lacqua rosata tanto de luno quanto de l'altro oncie mezza e mistica
tucte queste cose cum albume de ouo e fa ceroto e poni de sopre —
Ancora pece nauale armoniago equaliter miscie e post 9) de so- s') l. ■ posto. „
pra e singulare remedio ali fianchi e ala podraga —
Ancora Trita lasognia uechia cum aglio cotto I°) esta al foco et l0) Concettato.
unge e sana la gotta —
Ancora la cennere de li ossi de licauli uechissimi confecta cum p* 380.
aceto et impiastato poni de sopre.
uu
722 GLI EXPEMMENTI
Ancora lo grasso de lacarne de la uolpe trita efa bolire cum
olio comuno epoi spreme forte ede lolio che nescie ongi ede quello
che remane impiastra et daeffecto mareuiglioso.
Ancora ladondola cotta in olio in finche le disfacta poi cola e
mestice lacera et unge perche lasana la siatica et omni uitio de
nerbi cura potentissimamente —
Ancora experto remedio fa formento de lacqua in la quale sia
bolito lacennere de la uite aneti ruta et restidali —
Ancora la molica del pane antiqua trito e cotta cum succo de
solatro ouero de serpe uiua et impiastata Tepida uale
De crepature ede piago saldare Cap" Liiìj''
284 Piglia le fronde de la cicuta Trita et abrusciate sana omni cre- x) Manca "di. . patura infra x- Q xi;j ,)
*) l. " ìiinochj.^. Ancorala radicata de quel erba la qual se troua in leleochi 2) pa-
*) Scruto sopra altra iudosi e chiamasi ulgarmente 3) lesca ouero bossa 4) e le fronde lunge parola. '
come spade et una entra m laltra e dentro a una uerga et m quella
t. ""mazza. " issapta s) una mezza 6) laquale se chiama papel improuenza in laquale
diascorides la chiama Tipepi et secondo chel dice mareuigliosamente
rompe e sana le piago profonde etrita et impiastata sana le cre
pature.
Ancora li peli del lepore trite e confecti cum mele e sangue de
dracho amodo de pillole date salda fortemente
p. 381. Ancora le fronde de li porri trite et impiastate poste sopra le
piage cum sale incontinente sana le rocture —
Ancora li uentelli de louo Trito cum altre tanto sale impiastato
sana li carboncelli.
Ancora losso humano uechissimo rade e poni sopra la piaga quella
rasura tosto sana et e prouato.
Ancora Tolli pece nauale oncie. iij. de letargirio oncie. ij. de cera
de colafonica cioe de pece greca oncie. iij. de mirra de incenso an. on- 7) CanceUajo. cie vj <1e armuniago galbano oncie ij. de uisoT) uiscio de cerqua liuer 8)
meza de aloe oncie iij de mastice oncie ij de bolarmeniaco oncie vij de
gessi oncie vij de arestrologia longa e aritonda ugualmente oncie
iiij de li de radicata de arigalco de consolida maiore et minore
ugualmente oncie ij de sangue humano libere una I ma poy fa 9) l. • cocere. „ cosi 9) la pelle del becco cioe quella infine che le difacta cum li
peli e questa acqua cum le cose predicte fa bene incorporare
poluerizando primamente tucte quelle cose le quale se possano
poluerizare e quando le saranno meste insieme falle cocere in
fine che se fanno como unguento et questo uale a tucte le piage
sanare saldare e sana la crepatura senza tagliatura ouero coctura
DI CATERINA SFORZA. 723
et e prouato | onde se lochio del cane fusse unto de questo unguento
e fosse tenuto serato per tre hore tante fortemente seriano serati
che non se poderiano aprire.
Ancora el sangue del caurello cioe capretto sana spetialmente
le intestine rocte quando e receputo per bocca ouero posto de sopre.
Ancora la poluere de losso de 1 auoltore posto sopra la piaga optimamente sana quella —
Cantra Ientrare ') o morso venenoso Gap" I/o p. 382. f) sic. Aproxima lo collo2) de lagalina pelato e tanto sia tenuto in lo *) L- * .
loco infin che la more epoy poni laltra epoy poni laltra infin che
la galina non ha male epoi serra el beco de quella ad insieme acio che latria 3) ase piu forte. s) L- * tlra- „
Ancora se lamateria sira dal collo in su fa sanguinare la uena 285
de quella medesima parte. esi quella sera dal collo in giu fa fare la insegnia 4) de la uena del fegato o da la parte del coro de la uena 4i ^"»s^g!ilifena ' "
cordiale ma si ella sara da la parte de mezo sicome li lombi fa fare
la insegnia de la uena comuna epoi cocere la brenda cum laceto e
poni de sopre.
Ancora fa beuere latriaca eponi de sopra aglio trito cum sale
Ancora lo cerebro de lagalina ouero lo core mangiato e posto
de sopra quasi ual sopra omni cosa —
Ancora lo scorpione Trito eposto de sopra ecomtrario a la ferita
propria e de le suoi —
A trare spina ouero lignio Piglia radice de canna epista ben forte
emesticace del miele et uscira fuora la spina esendo posta sopra lo
loco doue e intrata la spina ouero altro legnio
Ancora Tolli la lucerta epista forte e poni de sopra e uscira fuora
Ancora Piglia polipodio e pistalo forte e mistica cum miele epone
de sopra et uscira fuora —
Ancora maiorana la quale a li fiori cilestri impiastrate sopre po
sta tira fuora —
De piage piagate e de loro segni Cap Lvj —
Per Trare fora lo ferro de la piaga | Piglia radicata de dictamo 286
cum succo de la perforata minore et farina bianchissima et impia
stra sopra lo loco —
Ancora cum asognia de lepore unge la parte contraria e ligier- p. 383.
mente uscira fuora.
Anchora lochio de christo ual contra lo ueneno e salda la piaga
si ello e posto in tagliatura.
Ancora unguento per omni piaga piglia gomma de bocte oncie vj te- mentina s) oncie iij ceranoua oncie iij e meza et tucte queste cose l. * trementina.„
disia insieme e cola poi cum panno mondo.
724 GLI EXPERIMENT1
Àncora lerba la quale se chiama trefoglio pista et posta sopra
la piaga fresca sana infra tre giorni —
Ancora lerbe mercuriale trita et impiastata sopra le piage epo
stema de gambe rose infino alosso le sana plenissimamente
Ancora a curare li nerui rocti e tagliati tolli lunabrice de la
terra eponi in una pigniata noua sopra lo foco asai lencto infino
atanto che seconuertano como poluere epoy ungi lo loco intorno ala
piaga cum poluere de miele et poi se pona la poluere calda sopra lo
loco fesso e legase e coprase cum panni e banbagio et la poluere non
se debia ponere sopra la carne tagliate ma sopra la tagliatura esera
curato e questo e prouato
Ancora sedia la pimpinella trita cum acqua et si ella uscira per
') Cancellato. la piaga ello uscira ') murira — et si ello uomera e morira
Ancora lo suco de la pelosella beutolo et se lo infermo lo ar-
*) l. " arigetta. „ getta 2) se morira
Contra, lì uaroli e che li abino a uscire presto Cap Lvij
2g7 Piglia fichi sechi e farina 3) de lentichie mondate ugualmente on- /; testo ha per er- eie x lacca de agarici ugualmente oncie v e cuocase in lire v emezo r*lSL. • tallr 'ohe. „ de acqua ifinche 4) torna aliquatro emecte oncie j de zucaro e da
p. 384. beuere inante alo cibo equando ello ua adormire et questo fa infine
che finira de uscire et alora cessa
Ancora inuolge tucto el corpo in acqua de la cocitura de lentichi monde ouero de lengua de cane e per questo experimento la
materia uscira fuora.
Ancora impie lo loco de la piaga de fronde de basilico empie ')
la qual piaga fa locarboncello pero che non se troua niuna cosa che
piu fortemente impie le piage —
Ancora formento de grano cum sale misto e posto de sopra Tolle
li humori uenenosi e rompe la postema.
Ancora omni panno tinto ingrana e apropriata a trare fuora
p. 385. Contra unguento ') larognia e mai leproso Cap.° Lviiij
Unguento optimo contra la rognia de fiema salso confecta aloe
et calce cum olio eunge
289 Ancora a curare la lepra confirmata. Piglia serpente de montagnia munti sicco e subitamente toglia lo capo eia coda sua elassa
bene uscire lo sangue e poi lo mondifica de tucti li suoi interiori
cioe | de quel dentro e fallo cocere imbon uino elo infermo ne mangi
una oncia el giorno e beua de quel uino che fu cocta la serpe e infin che lo lebroso se imfia e conturba e comenza a starnutare e
alora sia posto in stufa cum lolio in lo quale fu cocta la uipera ongi 5) l. "onte. „ tucto eia carne se renouaranno et lacota s) e cusi se sanare6) perfe- 6) L. sanera. r ' ' r
ctamente.
725
Ancora questo unguento sana per certo la rognia. Piglia pece
liquida oncieiij. solfano uetrio uiuo incenso ugualmente oncie ij. olio
quanto basta et confecta ede questa ontura serua
Ancora trita le fronde del gilio et impiasta cura lo mal morbo.
Ancora lo panno de lino infuso in sego de porcho disfacto e po
sto de sopra sana le postemelle de le gambe e altri mali.
Alenare le giazole Cap.° Lx
Confecta solfino ala broda del formento cioè del grano e con tra
mentina impiastata et molto disfa
Ancora la radicata de li rapaciolj cocta in uino et impiastata
sparge et desfa le scrofole e questa radicata medesima apesa al
collo non lassa nasciere le scrofole.
A sanare arsura de fuocho o de acqua Lolita Cap.° Lxy
Piglia pelle de lepore ben menute esparse de sopre marauigliosamente sana — 2Si
Ancora Tolle olio de noce e cera ugualmente mistica et onge e
fa gran profecto ') '> L- " profltto *
Ancora lo uelo de louo Temperato cum olio eposto de sopre mi
tiga omni arsura Ancora lo sale trito2) cum olio e posto de sopre ramorta el *> ££f°r*ao "
fuoco sacro
Contra la fcbre acuta Cap.° Lodi) 292
Tempera farina de orzo e succo de solatro o de cotura3) eponi de s, sut
sopra lo stomacho
Ancora lana li piedi doue sia bolito le fronde de la salce e poy unge le piante de li piedi et li pulsi cum olio uialato 4) e quieterà — «)■£•* oioiato. „
Ancora ala febre in lo capo s) quale non lassa lhomo dormire ne p. 387. requiare Piglia capite6) papauero sedie ouero semente de latuga &i 'Sqna\e\T"mT i'"ì
viole e fronde de ruta | eponi abulire in acqua infinche lerbe se de- a) ""api' de
sfanno et de quella cocitura se laui li piedi eie Gambe et poy se
sciuchi fortemente epoy se unga cum olio di uiole epartirasse lan
gusta eposerasse —
A la Terzana Experimento prouato da succo de piantagine cum _\ ,. os . . . 7) Prima era scritto zucaro 7) mantino 8) et sira liberato — • auCaro. „
Ancora la sumente del curiando trita nante el termine de laces- 8) Slc'
sione cura la Terzana —
Ancora se lo corpo del patiente unto inante lacessione cum piratro cotto in uiuo —
726
Contra la febre quartana Cap. Lxiiij
293 Piglia lerba che se chiama Pentafilon mangiata a degnmo sto
maco e poy beuto uno poco de uino fortemente cura eziandio conserua lhomo in sanita et alegreza epurga li reni ele besiche facte
i) sic. imboca et la radicata etiandio magiata ') o beuta cura la podraga —
Ancora la cilindonia tolle et radicata de ebuli umpuoco de miele
e cuoce omni cosa insieme cum uino e poy trita bene elo succo 2i Aggiunto in aito. tracto 2) de quello dato al quartanario sana —
Ancora succo de perforata herba beuto cura la quartana in la I 40 I 3) . r
3) Mano come sopra, pnma accessione ouero m la seconda iiada —
Ancora el core del lepore legato impanno de lino bianchissimo
e portato legato sopra lo polmone perfectamente sana la quartana
* i l • qnartuim-ki'" Ancora la spina del quantanario 4) onge cum olio de ginepero
inante lacessione esira curato
Ancora receua pece greca per bocca innante lacessione et sira
curato
'•<) L'ultimo * x „ è
corretto in ' v. „ Contra la Cotidiana Terzana o quartana Cap. Ixx s).
Inante 1 acessione se ongera lo capo la fronte el dosso infino al
294 uiso e la stremita de le mani ede lipiede cum olio in loquale sia
morto o lassato stare lo scorpione comune in la demenutione de la
luna et curase et gioua le lunatichi et indemoniatj ma guarda che
non sia piena la luna perche alora recaderia —
Delisegni de linfcrmi Cap." Lxtg
e; cancellato. Necta la facia calda 6) et maxille cum pasta calda eia gola de
linfermo edalla al cane et sei cane la mangiera loinfermo sira libero
se non lo mangiara linfermo se morira
Ancora Piglia caniara e menta domestica ugualmente e pista
bene etra lo succo e del succo onge la fronte da una orechia a laltra i) l. » orbe. „ equellc cibe 7) poni ala fronte per modo de impiastro e lega bene e
stando umpoco se lo infermo dormira sera libero senon dormira fa si cancellato e scritto segnio che dormira 8) sopra * morira. „
29r,
296 Cap.° ') Lvy
p. 389. Ad impinguendum illum qui esset effectus macer per factura sibi
facta uel alia egrotatione etiam si iacet in lecto. '.<) l. • uincis. „ Acipe lumacas que inuenuntur in ueneis 3) et impratis et coque
eas in caldario et munda eas apta et aperi eas cum subula et quassa
eas inter duas parasides ueluti esscnt castanee et postea pista eas
bene in mortario et cum essent bene pistate acipe de asongia ueteri
DI CATERINA SFORZA. 727
porci et miscie simul de spetibus habentibus bonum odorem et fac 0 i<. • paruos. „
ex eis turtellos parunos ') ut qui patitur comodat 2) per nouem dies *j i'. "^uauantó „
im mane et deo adiuuiante 3) erit liberatus et hoc probatum est — 4' ^"smo1'"''ubera- , tum. „
Cap.° Lviij 297
Vt equas s) non dormiet et auis non uolet. Acipe semen iusquiami ') l. ■ equa. „
et pone infecibus uini e 7) pannum lini et modum sachij factum et «| Mano come sopra. postea exprime fecem quod remanebit reserua scuteca 7) et polueriza 7) s,eet rarsus 8) reserua et si tu uis operari da eis bibere. 8) l. * rursus. „
Vt auis non uolet pone de hoc puluere in loco hubi 7) aues utuntur 49 6)
et sicomedent 7) non poterunt uolare —
A ritornare li capelli in locapo Piglia de le ape e mettile in un p, 390.
uaso soctile e ardile e poy Tolle de lo miele e stemperalo cum la
poluere ede quello ongete lo capo | |
A mal de li ochi Cap.° iij.
Ala roscietta 9) de li ochi = Piglia una scodella de argento o de 298 uetrio et Tolle de lacqua de la rosata del prato o del caneto e la- 9I L' roSLlezza- «
uatehe li ochi spesse uolte et e prouato
A la roseza de li ochi | Tolle albume de ouo ducto 7) asay cum succo de palectaria i0) emectine in lochio del patiente cum banbagio "i) l. • pariotaria.
et in tre di sera liberato —
Al colore ") de li ochi Piglia succo de piantagine cum albume n> L " cai0re. „
de ouo molto uale et e prouato —
A fare chiare li ochi tolle del grasso del pescio del fiume epo
nilo al sole e mista cum mele e ") mise ") ongite lochio "I-1*) Cancellato.
A la caligine deli 1 ochi tolli la radice de li finochi e cocili bene
in lacqua ede quella acqua te ne laua li ochi et e prouato
Al dolore de lochio et omni infermitade Piglia la lana sucida e
mistala cum olio e uin caldo e ponila sopra lochio et e prouato —
Ancora a omni piaga de ochio Piglia lana sucida et albume dono
e lacte de femena che alacti figliol maschio e ponilo sopra la piaga
et e prouato —
A fare uno Colirio da ochie | Piglia una oncia deuerde ramo e. p ggj
ij oncie de Tutia et oncie ij de oncie ,2) osso de segna epista Tucte
queste cose insieme efa bulire im bon uino bianco tanto chel uino
arentri per mita et pony tolle de questo uino e freddo mectine in
lochio cum una penna —
Ancora uale molto ali ochi che lacrimano mangiare laruta cruda —
Queste sonno le ccose 7) che Nocano ali ochi la poluere lo piangere
el fuoco el fume la fame aglio le noce el beuere al troppo
728 GLI EXPERIMENTI
i) l, • qnei. „ uegliare lo lacte eguel ') che se crea de lacte li Porri le cipolle et
omni agrume la faua et omni legume lo Troppo scriuere et omni ti Cancellato. COsa frigida 2) fricta al lacrimare | Tutte queste cose noceno
i A migliorare el uedere
A fare bona acqua da ochi Piglia del finochio edelauerminaga
Eose celindonia Buta et destilla queste cose efanne acqua ede quella
lauane la mane ') sera quando Tu uay alecto te ne bagnia gliochi
egioua molto ala luce —
i) l. ' collirio. , A fare bon coIorio 3) da ochi Tolle la canfora e sercocolla berbena
rose celindonia ruta miele aloe maratro Tutia mirra lacte de femena
acqua Rosata sangue de dracone sange de colombo efallo stare al
sereno asay
A fare la faccia bella e colorita
Piglia acqua de uita e cogliela in una ampolla al sole e al sereno
edessa lauate la faccia e faralla colorata e bella Vsandola —
p. 392. A fare uenire il colore ne la facia | Piglia de la rasura de lauorio
uecchio ebeuila cum uino o con aqua per xx di et e prouato
Ancora Tolli la ruta emangelacruda lamatina adegiuno e beui
um poco de uino cum acqua e utile et aguza lo vedere —
A male de lorechia
299 Piglia de li ossi de persica e misticale cum olio uechio 4) e fallo i noce o. „ k0]jre asay e p0j coiai Den quando le Tepido e mectene in lorechia
del patiente iij gocie e questo rode le uerme etolle lo sonare —
5) • In „ ron'etto in Ancora al dolore de lorechia. Togli de le 5) noce e pistale bene " le' " elegale in uno panno de lino e ponile sopra laqua calda in fin che
se bagnia epoy mectine sopra 2) in la orechia
Ali uermi de lorecchia Tolli succo de mentastro cum uino uechio
caldo emectine in lorechia Vcide li uermi e tolle el dolore
Al dolore de lorechia. Piglia del fraxino uerde emectilo al fuoco
epoy tolle lacqua che nescie e mectila in una ampolla o coccia dono
e del miele e del capo del porro ede la barba de lagiobia e mestale
insieme e colale bene e mectilo in uno uaso de uetrio e poy ne mecti
in lorechia e udiray
6j l. » l'assenzio. „ Ancora a fare udire Tolle del fele de lagnio de la 6) senso de la
somente de languilla e mecti in la cipolla nocturnina e mectila al
fuoco efalla bulire fortemente epoy preme lo succo in lorechia —
p 303 ^ uc^ere liuermi de lorechia et farli uscire fuora •= Piglia del
fele del uerro edel sego ugual mesura e mectilo caldo in lorecchia
efallo stare al sole ol uerme morirà o uscirà fuora
729
A restregniere lo sangue de la, piaga
Piglia albume de ouo misto cum fuligina bene e tolli de la stopa 300
efanne impiastro e ponilo sopre la piaga —
A fare stagniare lo sangue del naso o daltra piaga scriue questi nome ne la fronte desciendendo per ') la fronte ') lo naso cum penna i)-') cancellato.
nona — ') sion gregie ')
Anco Arestrengere al sangue del naso scriue questi nomi de
christo sopra una petra e legali al collo. O creaton teteon opilon — 51
Questa e una recepta de una medicina prouata per molte persone
le quale haueano le potrage et homini e donne in fioreza (Firenze) eia
medicina e questa | Volse pigliare omni matina adegiuno quanto e
una nociola de tramentina in una calda 2) o in biada acioche non J) l. * cialda. „
se apiccia e impiastri la bocca e non e pericolosa ne de guardia et
questa medicina e bona a piu malatie et e fina a lo stomacho aluedere et como e dicto de sopra e bona alo stomacho e optima ale
gotte e questa medicina fu mandata da un cardinale a messer fil
philippo magalocti che auea le gotte e la moglie lo mal del stomacho
e guariero impochi di e questa medicina non noce a couelle 3) — s) sic.
A fare olio buono | piglia serpe bianche e scorticale e tagliale 302
como tu say epoy le mecti a bulire cum olio cum li ossa del porcho
insalato e se poy hauere de quelli de la testa sonno meglio e rompeli e falli bulire insieme quanto a te pare poi cola emecti in uno
uaso de uetrio e socterralo per xv. di ouero el mecti nel litame del
cauallo poy el caua fora e mectice un poco de cera e fanne unguento
e opera dicto unguento a quello che uoj che e bono a molte cose.
Ancora habi una pigniatta e mectice del dicto olio e mestico in
censo mastice an. on. j e fallo bulire um pezo epoy mectilo socto
et litame ben coperto per tre di e poy mecti ') habi lolio tuo bono
e se eie uoi mectere umpoco de cera eie la poi mectere e dicto olio
e bono aomni doglia de nerui ede gotte frede —
A fare olio buono p. 394.
Acqua per guarire pelle *) e porri 4) Corretto in " Calle. „
Piglia solimato oncie v 303
aceto forte oncie — 6
acqua uite oncie — G
Mista omni cosa insieme e fa bulire al fuoco tanto che calli per
micta quando lauoi operare fa sanguinare um poco poy tolli de que
sta acqua e mecti suso e guarira
uu *
730 GLI EXPERIMENTI
304 per fare una ontione ouero unguento per molte cose a ferite de nerui
i) sic. Piglia de dicti uermi e fiali') stare tre di in uno uaso poi li laua
cum la maluasia e mectili in una pigniatella piccola cuna tanto olio
p 396. c^e ^ copri et falli bulire tanto che deuenti ben rosso e quando ') l. • schiopare. „ comenzano a sciopare 2) siran cocte 3) presso che facto lasalo bulire
<) l. ipastaó* umpoco piu et e facto il decto olio el quale e bono al passimo 4) et
ad omni pontura de nerui eferite de nerui ma non e bono doue
fusse osso scoperto da poi che sira facto questo olio.
Piglia del dicto olio libbre j.
olio dasenso libbre j.
olio de termentina libbre j.
olio laterino libbre j.
Termentina libbre j.
5) l • nerui „ Tucti li decti olij sonno buoni per uermi s) retracti per ferite
uechie che fussero salde eli nerui russero retracti per farli restendere
20Q Tolli acqua aceto olio litargirio infrascripti e triti 6) e triti 6) bene  " b°ta" dissimo erebidaio *) el quale al suo tempo in cerusia fece marevip. 401. gliose cose senza tagliare et senza Vnguento ma solamente cum acque'')
1 L "acquei cum 'e 9ua^ medicava et era tenuto per um diojn friuolj. et questo
DI CATERINA SFORZA. 733
e il modo hauto da lui in excripto edoppo la morto sua fu Muta
la confirmatione dal figliuolo che medicaua in quel proprio modo
che medicaua el patre et cum questi remedij lui guadagnio molti
honori edenari et mai uetaua uino per alcuna ferita.
Olio pretioso per ferite et piaghe e postematione in capo
Piglia olio cumuno libbre. 4. 313
Termentina oncie. 6.
camephetheos i ... (Jomandreos r, , yue 1 an. manipolum. i. ) r J
Siano pistate le diete cose et incorporate emesse in uno lambicho
edistilate a picolo fuoco poy tolli da per se lolio da laqua et poy
Tolli
armoniaci
picis albe ')
Termentine Sarcocolle i '"i. 0]"'i0'
sarapine
oppoponacis Galbani on. 2/, 2) 2) sicMasticis on. j.
Tucte queste cose siano ben piste et incorporate cum lo sopredicto olio e distilato unaltra uolta como di sopra e dicto e poy destilaraj unaltra uolta da per se el dicto alio che uscira de le dicte p. 402.
gomme et questo olio e bono aferite apostemationj de capo et in
qualunque altro loco fusseno. maximamente circa el capo perche tira
eresolue el sangue che adunato ouero posto sopra la dura matre
ouero pia matre et optime consolidat
Aliud oleum pro ulneribus carnosis
Piglia saponis nigri 1 „
„ ° . * 6 an. lire. 8. UaJcis Viue )
Omnia incorpora et pone in lambicho et destilatum oleum preserua deinde Piglia Thuris laudani gume hedere olibani et iterum
destiletur lento ignie et recipiatur oleum pro se et acqua pro se et
oleum iterum destiletur et est eficax in ulneribus carnosis
Aliud oleum pro ulneribus (sic) cancris et fistulù
Piglia Talpas 4or recentes et frixentur in libbre 4. olei uetustis- 314
simi donec sint bone consunte Deinde Recipe j lacterum nouorum
uel antiquorum et incidantur infrustre parua ut nux uel circa et
bene ignantur et extinguantur in dicto oleo postea sotiliter pistentur
et totum ponatur in dextilatione ad lenctum igniem et exibit acqua
et oleum. Sed oleum per se recipiatur et tunc acipe marchesite
albi fl corretto in albe. „
731 GLI EXPERIMENTI
libbre '/a et cum ignita fuerit extinguatur in diete oleo et iterum i) l. " accendatur ? „ destilentur et bene obturetur uas ne exeat uel eteendatur ') et oleum
' 'ore"'infrasóiptis!„" coligatur et iterum destiletur cum infrascriptis 2) gumis. Recipe opo
ponaci, armoniaci. mastiois galbani. storacis calamite bedelij sera- s) sic t pini, euforbij sarcocolle laudanj turris ligani 3) an. oncie tre olei late- um e. *.  an. grossi 5.
pillorum leporis Combustorum '
DI CATERINA SFORZA. 739
an. grossi 2.
picis grece
Mesticio
sumach
Seminis rosarum
Terre sigliate
sanguinis draconis
mirre olibani uernicis uisci quercimi ') armoniaci ;
et conficiantur cum termentina quantum suficit per una uice mu
tando quando cadit idest seperatur de per se et hoc ponitur pluribus uicibus sicut tibi uidebitur expedire. Infine ponitur infrasciptum cerotum uel emplatrum et hoc quando nihil descendit factum
et sine 2) hoc nihil ualeret et non duraret quia minus leuis esset
consolidatio et hoc emplastrum ponitur super corium forma scuti
ad quantitate unius castanee et non remouebis donec cadat de per
se et Tunc renouatur et sit 3) usque ad tempus duorum uel trium
mensium et etiam 4) portatur bracale post consolidatura per menses sex uel plus prò maiori securitate cuius permixios) est
Piglia picis naualis. gr. 4.
litargiri. gr. 2.
Gerie uarie uel rubee
Colofonie
Aloes
Armoniaci
G-albani
Masticis
Tormentine
Boliarminii gr. vij
Arestrologie tonde et retunde an. gr. 4.
Vermium terestium 6)
Visculi preparati idest lauati gr. ij
Pulueris sanguinis hominis libbre 9.
postea quoque unam pellam aretinam 7) cum pilis usque ad liquefactionem deinde cola et adde pulueres suprascriptos et fiat empla
strum Item utatur infirmis per xv dies omni'mane ieiunio stomachu parum de semine lini in uno ouo cocto et sorbilis Item utatur
de puluiris consolide minoris in pane idest quando conficitur panatur 8) de pulueres consolide cum farina videlicet gr. v. in libbre vj
farine et fiat panis Item fiat hoc emplastrum ') Piglia
pulueris consolide minoris
pulueris fiori cardi id est illius erbe cum qua coangulatur lac in romandiola uidelicet arimini pulueris radius sigillis IO) salomonis
miscie simul cum mele et utatur partiens mane ieiunio stomacho
H L. ' quercini. ,
p. 412.
2) Aggiunto in aUo.
9) L. * sic. ,
4) li tento ha per errore * etla. „
5) L, * permlstio.
an. gr. 3.
an. gr. 5.
«) Sic.
?) L. 8 orictlDam. „
an. oncie — ij.
p. 413.
8) L. * ponatur. *
9; S!e. Ma dovrebbe chiamarlo u ele- ctuarinm. .
10) V * 8 „ fumU t
cancellato.
740 GLI EXPERIMENTI
an. gr. v.
ad quantitatem castanee Item utatur isto sirupo per mense imprin
cipio —
Eecipe e mille campati libbre iij et buliat in acqua comuni videlicet in libbre 4 acque usque ad cumsumptionem trium partium
deinde coletur cum exprexitudine et addatur huic colature zucari j) L >}^ef taborset ') — libbre iij e2) fiat sirupus et summat omni mane ieiunio stomacho duas uel tres uncias tepidum deinde utatur ellectuario predicto Cibo huius est frumentum coctum visum et similia carnes si carnalium animalium ut 4° pedes Item ac potet uinum rubeum
si potest inuenire panis uero sibi sit supradictos
3) l. • «trictiuum. „ Cerotum strictuam 3) ad crepatos.
325 Piglia Draganti '
Gummi arabici I an'
Gipsi sanguinis poluerìzati an. oncie. j.
Arestologie longe et retunde |
Mummie > an. oncie. 5.
p. 414. lapidis amatiti I
lentium et coriectarum |
orobi
caligenis
Bolli armenicj
Terre sigilate
Sanguinis draconum
mirre
Mirtj
olibani
Balaustiarum
Gallarum
Corticum granatarum 4) Prima v'era scritto Nucillm ciprexi 4)
Rosarum rubearum
Sumach
Visci quercini i
an. oncio vi Glutmi pistium J "
pilorum leporum contritorum. oncie ij
pellis aneti recentis decotto in acqua et acetum forti multum.
eie. vi
cere noue oncie iij
picis naualis oncie viiij
colofonie. gr. iiij
Termentine )
Rasine pini [ an" oncie- 3- '/a
Olei mertiui quantum suficit ex omnibus fiat cerotum
an gr. iij
an. gr. nj.
DI CATERINA SFORZA. 741
an. gr. j. 1) sic.
Tenax et solidum Item Recipe p. 415.
Ciprexi ,
nucum I. oncie . 5
mumie )
Cinamomi
Galange
Gengiberis folij
Sanguinis draconis gr. ij
Mirtillorum gr. 5.
fiat ex eis puluis et detur in mane ieiunio stomacho
Item Piglia Consolide maioris
Nocum ciprexi
Colofonie
Draganti
Masticio
Boli armenii
Pilorum leporum grossi. j
Melis libbre. j .
Fiat electuarium de quo summat mane et sero Item Piglia Radicum consolide maioris in quantitatem et extrahas inde sucum et
de illo in mane cum tota radice potet per medium ciatum et etiam
super locum ponatur et super ligetur et in lecto maneat quindecim diebus et ligatum fiat ut scisan. grossi ij.
lA
Emplastrum constrictiuvm ad crepatos
Rasine
Aloes
Lin)
Glutinj
Mirre
Mumie
Masticis
lictargiri.j
lapidis amatitis
cipsi
eborli 2)
boli
armenicj
Sanguinis draconis
sarcocolle
Carube
Terre sigilate
Colofonie
Piglia
p. 416.
326
> an. on. 5
*l Cancellato. l. ' e. bull? „
742 GLI EXPERIMENTI
p. 417.
Terbentine
Visci quercini
Radicum bruscj
Cipari
Picis naualis radix nauole equine
grossi, ij
Valeriane I
Tele aranee
Volatirre molendinorum
Pilorum lepori combustorum
sanguini yrci
cicatie
antere
ypoquasidos
Gallarum corticum
Thurris
\) Il testo ha per er rore * copularum.„ *)-*) D'altra mano.
3) "b
farine cicoreule isulorum an.
an. grossi ij . 5
an grossi, ij. 5
2) questo libero è di fra gio :
dalle primo marzo. 1676
Che prima era delle Padre fra gostantino
Che passo altra uitta il di 5 frebraro A
ore 15. e mezzo il Anno. 1676 2)
p. 418. , corr, in* p. f
327
maria Barsotti Balaustiarum
coppularum ')
Glandium
Nucum ciprexi
Draganti
Plidie
Aristrologie rotunde
Olibani
Gummi arabici
Sumach
Alcane
Stercus leporis cortices interiores
castanete
consolide maioris
Sanguinis humani
Suoi plantaginis
spodi
lambrusche
Grana granatorum fiat hoc modo disoluenda disoluantur in acqua in qua cotta sit pellis 3)
una bona arietis alie uero speties puluerizentur et addantur et incorporentur in mortario et fiant magdaleones
Vnguentum ad spinani dorsi et ad omnem grauedinem
Piglia Olej de camomille
Olei mertini
Oley masterini
cere munde
an. grossi, iij.
an. oncio — 5.
DI CATERINA SFORZA. 713
Sanguinis draconum
Boli armeny \ an. grossi. j. '/2
Acatie
fiat unguentum
A marnare flcho 0 porro sicome fece una che haue ') prouato fuoco e ì ' f * h , s «»'«».
molte altre medecine et non li ualse niente se non questa
Piglia Aceto bianco fortissimo e corze de poma granati puluerizata ed uerde rame e fa bulire omni cosa insieme Tanto che aren- 328
tri per micta epoy el poni sul porro o ficho e amazalo chomo fu ex- perimentata in la dicta donna che guari 2) cum questo e non cum 2' 0ui 11 l'Mo sembra , ripeta * cho „ ; niii altra medicma II cancellato. Dragundea minore que habet incemos 3) sanat omnem dolorem 4) i^)c^l'JelJ^0emo*'' "
plagara quantum uis antiquam et desperatam. Pone implaga unam
tentam de folia diete herbe et uidebis mirabilia in effectu eius Ita p. 419.
optime curat eam et cito remouet dolorem et purificat plagam et mundat et abstergit eam quam poteris postea consolidare cum aleo s) 5) L- " Mo- «
unguento ut tibi placuerit —
Per guarire el mal caducho
Piglia Vna Talpa et mectila in um forno et falla secare et fanne 329
poluere ben suctile et dalla a beuere cum uino o in acqua o im brodo
o in qualunque modo possa beuere et in quaranta di sira libero
certo.
Vnguento da fistola.
Piglia Armoniaco \ • 330
sarcocolla [ an.
Verde ramo '
Fa Vnguento de olio de oliua e se uoi fare più forte agiongi
umpocho dastrologia et e meglio e piu forte II
§ FINIS §
Vnguenlum probaiissimum ad omnia uulnera p. 420.
et pro omnibus plagis pro 6) ,> L . prtmo p
piglia . 3 . une. cere et poni in uno uaso et facias aliquantulum 331
feruere prima habeas 1. unce de rosis puluerizatis et pone super ceram illam dum et ") feruet et postea 3 une. termentine et pone super 7) Cancellato.
ceram dum feruet et ista tria supradicta ferueant aliquantulum
similiter postea habeas unam parasidem boni aceti et unam plenam lactis mulieris lactie 8) masculum et ponatur in uno uaso simili lac et 8) l. • ìactantts ? .
acetum et postea et leua illam ceram dum feruet et miete supra
7) cum manibus 7) estatim 9) congelabitur primo extrahas cum ma- 9) sic.
744
nibus per magnum spatium cousque sit bene confectum po
stea habeas 3 une oleij rosateij et miete in isto uaso unde extrasisti ceram et facias aliquantulum feruere et habeas . 1 . une. fabe
fracta bene puluerizate et miete super illud oleum rosatum dum
feruet et postea remicte super illud oleum rosatum et illani confectionem pantatim et facias tantum feruere quod bene destemperenp. 421. tur postea infine cola et reconde et non debet Tasta poni in uulnere
sed unguentum debet poni impetia in acqua fìat modicum et per
unum foramen in medio
332 Vnguentum perfeetum ad uulnera primo.
piglia ceram uirginem — grossi — 8.
et dimidiam gumme pini — . grossi, x
et dimidiam gumme o de mastice
olibani
lac mulieris nomini — grossi, ij
et aceti feruenti quod suficiant
333 Vnguentum ad omnes plagas et omnes guttas et omnem dolorem
■ri'issi'nnc! " 1ue inflantes tolit certissime ') sanat omnes carnea peruincit et conso
lidai sagita et spinam de carne trait et lignum si non fuit in ossibus et ») Sic t es 2) degigitus J) et narres suntus 2) positum fuit et in . v . diebus glutinaret et debet parura pone intus et plus de foris post quartum
diem posquam factum est plaga et non mictetur nisi duabus uicibus
in die et in . x . diebus sanabitur primo,
piglia Incenso )
p. 422. Termentina } an' S1088* «
picis naualis. — . grossi . 3.
pilloga — — grossi, ij.
galbani oncie iij
picis grece — grossi . ij .
Masticis — oncie . 8 .
mirre o. *) — oncie . j .
asunge norcino oncie iiij
felix boni — — oncie. iiiij.
Aloes
de suco galio 2) ubnie prius sicato — oncie — 8 —
olei — oncie 3
Terre resoluantur et coquatur efac unguentum
Vnguentum 3) aregniationem 3) camis primo
Piglia Turris partes duas Aloes parte nil 2) duas picis . 1. sepi arietis Duas oleij rosati, j .
asungia anseris due partes medule bouis parte una et terre quan
tum suficiat confice et sic exture et aloe mastice puluis fiat hoc fa3)-3) /,. » ad rcjjouc- ratioxicm. „
334
DI CATERINA SFORZA. 745
cto sanguine desoluantur conligo ') oleum adatur super dictum dem- i) sic? mei 2) prima aliquantulum buliant etobignie ponatur deinde recor- ' ^^temobet „
datur 3) ut sui 3) reseruetur. 3)-3) l. " usui. „
Vnguentum de succo de giaio
Piglia Sugo de giaio liuere. ij.
Termentina tre. ij.
cera noua oncie. iiij.
mastice )
saroooolla / an" oncie- ^
cummarabica oncie. 6.
Imprima funde lacera eia termentina epoi la leua dal foco e ponice apoco a poco el succo de logiaro menando cum uno bastone e
come e refredato poni le4) poluere et incorpora molto bene e da poy 4) „ ron'c"°
lassalo scolare per xxiiij ore come scolato uolse lauare cum acqua
rosada e serua in uno alborcello et e prouato e tucte le piage uechie e noue e cura et salda mirabilmente —
A fare roctorìo el quale rompe in una ora la carne salda masule ha- p. 424.
seleniie s) opera piu presto
Piglia calcina uiua e cenere de cerro e fa maestra in questa 335
forma | Tolli uno bigoncio e mecti dentro questa calcina c cenere
epoi mecti su lacqua calda efa pasare | quanto piu passa tanto e
piu forte. poi tolli questa acqua cioe questa maestra e mectila in
uno caldaro a bulire | e quando le alaconsumactione e tu eie mecti
dentro una oncia de alume de rocco e fallo bulire finche se stringe
e poy el consersua in ampolla de uetrio ben serata E quando tu
uoi operarne tolli farina e chiara douo efa pasta e mecti dentorno
doue tu uoi mecterne el roctorio e fa uno dectale de piombo e me
cti dentro el dicto roctorio incorporato cum la saluia e copre il de
tale cum la dieta pasta e quando e roctto che tuay alaciato la uena
elacura cum la grascia per sei o secte dj epoi la salda cum lun- p. 425.
guento resino equando el rotorio non hauesse bene operato Piglia
poluere dorpimento i
de oppio ; an. de seme de iusquiano 6) ' 6) L- " 'usuiamo. .
e mortificara mirabilmente
A destrugere le scrofule che sonno rode 336
Piglia radicina de rafano la quale e simile ala brionia epistata
cum la sognia porcina e posta sopre lo loco destrugeralli tucti |
A fare olio benedecto 337
Piglia madoni ') de terra che non siano troppi cocti e mectili in 7) l. • mattoni. „
vv *
746 GLI EXPERIMENTI
i) l. " spegni. . lo foco poi li spigni ') ne lolio bono e ueehio poi lj 2) meti denouo in " co'"'"° '" lo foco e poy li spegni in olio e fa cusi tre o quatro uolte e poi li
3) Aggiunto inulto. Speza si cae entrino in una bocie de uetrio atta 3) a destilare e poy
tura forte la bocia cum luctu de sapientia si che non possa refia-
*) sic. ctare epoi miete adestilare al fornello efa foco de socta 4) e da prima
p. 426. fa foco lento acioche dicto loto se atachi- meglio e tucta uia forti
fica el fuoco equello olio che nescie e olio benedecto |
Le uirtu de questo olio sonno queste Imprima
Vale ad omni cosa como el balsimo e tanto uale questo olio
quanto el balsimo et e piu caldo epiu utile ne le infiagione fredde
epiu fa mectilo sopra la mano la fossa e passa tosto |
Ancora e bono ungere li ochi doue sonno humori freddj
Ancora al freddo de le orechie —
Ancora uale aliparaleticj —
Ancora a quelli che anno torta la bocca per alcuna infirmita
quando se ungano cum questo olio ouero beua desso |
'.•) l. " sciatica. „ Ancora uale adolor de la gotta siatica s) |
Ancora uale aldolore de legiunture —
Ancora uale adolore de reni uenuto per freddo
Lo impiastro de questo olio armoniago disfa la postema de la
milza eia sua durezza impoco spatio de tempo e similmente omni
postema dura et aquelli che anno el morbo caduco alcuna gocia de
questo olio se mecta in nel naso —
p. 427. Ancora uale ale opilation de le rene
rescalda lo celebro a quelli che limanica el ceruello ouero la
memoria
Ancora manda uia el dolor de denti
anco apre le bocce de le uene
chiuse anco disolue el sangue che russe per freddo strecto insieme |
Ancora quando alquante gocie do qnesto olio fusse messo in siroppo rosato epoi beuto el dicto siroppo purga il polmone de li hu
mori grossi | uale aquellj che non possono berne racogliere el fiato |
Ancora uale molto alacqua che desciende si se fa lo colerio —
Questo olio benedecto uale ali ueneni freddi et almorso del scor
pione Vale aquelli che anno proso per bocca oppio iusquiano et si
li pescatori ungesero la rete cum questo olio molto pescio piglia- fi) Su parola con- riano aquelle rete e sapjate6) che questo olio benedecto et7) meglio
7) i. • c. „ quel che piu grosso che agrande odore e piu sustantia et ungese
el ferro cum questo olio et apresalo al fuoco subito ardera el dicto
ferro e uolsi tenero el dicto olio in una ampolla de uetrio che habia
el collo strecto et la bocca picola esia la dicta ampolla grossa ben
coperta Cum cera =
p. 428. Lectuario de uermi del corpo et intempo de la pistilentia a fan-
DI CATERINA SFORZA. 747
ciullj. et homini grandi ] e nobilissimo a pigliare una uolta la setimana tucti li uermi del corpo ucide e gecta fora del corpo | e fa
al tempo de la pistilentia comentzando como la uiene ne piglia doi
uolte la setimana la matina quando te leui de lecto quanto una ca- 338
stagnia per uolta e non temere ne pestilentia ne uermi che non te
possono nuocere pero come la nel dicto tempo uxato a pigliare uiuera de bona uoglia ||
Piglia de triaca fina — — oncie — j.
dictamo bianco e ben poluerizato oncie — j.
aloe paticho
erba sena
seme sancto
corno de ceruio arso puluerizato ) an. on. '/a
acqua de radichio
acqua de grameghia
seme de cauli ]
sei quatrini de seme doppio ben poluerizato ]
sey quatrini de zafarano pisto > an. grossi j.
tramentilla '
monda e purgata poluerizata e>fresca
Miele libbre j. p. 429-
facto bulire e sciumato a sufitientia e poi lo lieua dal fuoco emetinj dentro tucte cose auna auna sempre mesticando e poi lassa fro dare esira facto lo electuario repollo in un arborzello ') inuetriato 0 L- " "boreiio.
et usane apigliare como te ho dicto de sopra.
Vnguentio Pretioso sopra tucti li altri unguenti el quale se ebbe dal
He Adoardo de quella terra el quale a tucte le piaghe noue e uechie 339 auelcnate et et afistole de capo e aomni uembro 2) e esso e uermi e ?' L. " membro. .
meglio hopera in una setimana che li altri in uno mese |
Piglia pimpinella .
betonica l an. manipulo. j.
Vermencha J
e pistale uno poco epoi lo mecti in lo meli in uno quarto de uino bianco per tre di e tre nocte e poi fa bulire 3) e poi fa bulire 3) in- 3I el™1"'"'° p'r
sieme omni cosa in uno uaso invetriato tanto che se possa premere 4' L« l"em"la " z» * * aggiunta in atto. in una pezza 4) de lino biancha e necta molto bieno s) e quella su- 5) sic. ctantia che nescie mecti duj oncie 6) de asenso 6) sugo da senso cum 6'"c' c"""""'°-
marobio emastice an. oncie j.
pegola oncie vj. p. 430.
Tramentina oncie j.
cera noua oncie iiij.
et fa resoluere queste cose tanto che la decta sustantia sia necta
che nesia dentro uno bichiero o piu de succo poi Piglia lacte de
748 GLI EXPERIMENTI
fenrina che alacti fanciulo maschio nato da lei et senon poi hauere
de donne tolli de quello de lacapra e lassalo fredare sempre mesti
cando e remenando ben cum mano che nesca omni humore ungen
doti le mani spexo cum olio rosato e uiolato e prova per te o per
tuoi e questo e prouato si como ho trouato scripto | |
Vnguento da trare e purificare la piagha.
340 Betonica
jncenso pisto
rasa de pino ben grassa
mastice pista
pece grecha
olio rosato
cera noua
grasso de castrone
stringe insieme et e facto
oncie mj.
oncie j.
oncie iij.
oncie iiij.
oncie iij.
oncie iiij.
oncie iiij.
oncie ij
p. 431. poluere a radere omni mala carne
341 Piglia uno neruo de bo e fallo secare sopre a uno Testo al fuoco
lento epoi pistalo sotilmente quanto poi e gectalo suso et anco e
bono a rompere le morise mescolato cum torlo douo
3^2 Piglia Aloo scoitinio ') i) l. " succotrino. „ Mirra
Mastice
*) Sic Zafarano 2)
Bolarminio
e fac pillolarum | |
Pillole contra la peste
oncie ij.
oncie j.
oncie '/a
oncie l/2
Vnto da milza
an. oncie '/2
343 Piglia Dialtera
grasso de anetra
merolla de uitella
buttirro
olio de amandole dolce Aceto uno poclio cera quanto basta on
cie j '/a et e facto
Vnguento de uermj
344 Piglia una mela ranza et cauene lanime dentro poi cie mecti
dentro le socto scripte cose Cioe
p. 432. Olio petronio grossi j.
olio de amandole amare grossi ij.
olio deasenso grossi ij.
DI CATERINA SFORZA. 749
olio de ruta grossi ij.
olio de mastice grossi ij.
olio de mele cotognio grossi ij.
olio de spigo grossi ij.
poluere daloe grossi j.
corno de ceruio arso grossi j.
dictamo bianco grossi j.
poluere de lupini grossi j.
poluere de menta grossi j. poluere dasenso grossi j.
coralli rossi | Coralli bianchi grossi j. '/a
poluere de garofani grossi j.
Mastice grossi j.
Mecte tucte queste cose in la dieta mela suso la cinise tanto') 11 *,8»*
che sia calda poi unga el stomaco de li fanciulli eguariranno presto
A laude de dio Amen
A scaldare la testa a chi lauesse fredda p. 433.
Piglia radice de cinque foglie saluia trasmarino tanto de uno 346
quanto de laltro efallo bolire 3) in tollranno3) e de quello te laua a) Mj£ *' la testa e impochi di lauerai caldissima 3J-3) L- '
rauuo. „
Vnguento da infialare 347
Piglia olio de oliua molto chiaro cera incenso e mastice biacha
e prima mecti lolio in uaso stagniato e quando comenza a bulire
metice la biacha efa che bolla poco e poy eie mecti incenso mastice che siano ben pistj 4) et leuale dal fuocho e unge doue e il male " e , con-- '" " J'
A chi infilasse le orechie
Piglia succo dasenso et foglie debio e mestale insieme e mectice 348
una gocia in lorechia ||
Ala tignia
Piglia dialtera cera noua e sale e olio e mitte lolio al fuoco et
fallo bulire e quando bolle metice la cera epoi el sale eia dialtera
efa bulire umpoco mescola bene epoy cola cum una peza e unge e
guarira
A ogni dolore de corpo che nascie alluom s) in locorpo 5' Parola corretta.
Piglia una brancata de ruta et una de pulegio e tanta cera quanto 350
a te pare e metti a bulire in sieme omni cosa cum uino tanto che
torni al terzo et ungie quel dolore
750 GLI EXPER1MENTI
J)-J) L
p. 434. A tremore de membra
351 Piglia artemisia 1
I's"- olio rosato} an-')
e scaldase et ungase lo membra che tremano e andara uia el dolore
Res probata et experta ad creuatos
352 Piglia lumaces cum gussio et fac bulire a) in qua 2) diu deinde 3) i,'n"aq2oa " a°ipe oleum pro 3) super natauerit et miscie cum unguento quod
*i ■ onei . con: in dicitur apostolicum et sint due partes dicti ollei 4) et tertia partes ')
dicti unguenti et pone super malum et sic dimicte per tres dies
et sic fac per tres uel quatuor uices et fies bene sanus
A chi entra la serpe in corpo
353 Piglia sanguine capre et bibat s) et statim exibit foras 5) " biblt „ con: in ' bibat. „ Contra Tussiin periculosam
354 Piglia Radicem narantium bene pistatum destemperatum cum
ur et da patiente jeiunio stomacho bibere
Ad uocem clarificanda ') et est probatum
355 Piglia frlorem6) sambucj et sica ad solem et caue ne pluet su- 1 l. » florem. „ ipsum florem et fac puluerem e stempera cum bon uino eda
patientj bibere omni ') dj ') in mane
Contra tusim et omnes dolores pectoris
356 Piglia pimpinella et quoque in aceto acerbo e da patienti bi
bere et comedere estatim sanabitur
p. 435. Vt facties hominis uel mulieris a sole denigrata albescat
357 La sera quando uai a lecto lauate la facia esfriega forte cum sa
pone de lapide e lassa seccare eia matina lauate con lacqua calda.
Ad fatiendum carnes albissimas
358 Piglia sapone de petra secum castrati bene colatum et oleum rosatum et argentum uiuum et unge in sero et mane laua cum acqua
calida |]
A polmone tosse e fianco
359 Piglia seme dopio seme daniti pepe | mele um pocho cum uino
stempera insieme bene e mectilo in uno uasello ela sera eia matina
") l. " schiarira. „ ne mang'a uno chuchiaro Tancto che sia guarito sciarera 7) la uoce ,
DI CATERINA SFORZA. 751.
A mal di ponta o di stomacho
Piglia acqua uita quanto uoli
Garofani ootaua j. 361
(Zanella oct. ij.
nocie moscate oct. ij.
gengero |
zafarano jan.oct.j.
Polueriza omni cosa suctilmente et incorpora cum la dieta acqua
uita e lasela stare al sole per uinti di ben turata cum la cera uerde
a mal de stomacho a mal di ponta piglia quanto una cocia de nocie
e coprii molto ben com ') li panni fin che passa el sudor cosa prouata |
som T
com.
A mal de la peste e de carbonj J) cosa prouata per m" Alexandro de 21 "(1°?r L- " fall°- »
r °) * P , con: in ' b. .
Acqua pretiosa da ochi
Piglia una brancata de choli 7) e queste altre erbe come finochio 8) 365
ruta berbena cilindonia indiuia schiaregia cilindonia ischirola latuga gj fj, o**"",^,-,,,,. saluatica bettonica magiore eminore eufragia capiluenere | incenso 10 '« ""<>■
mirra rose rosse tante uno quanto laltra eponi omni cosa per uno di et una nocte amollo in uino biancho el secondo di poni imeapana i) 9) L- ' 'n campana. ,
a distilare la prima acqua argentum la seconda aurum la terza balsemum arpone ben turate in ampolle de uetrio et operala che e cosa
perfecta —
Atti ochi spalpebratj 10) p. 438. 10) Prima v'era scritto Piglia Tutiam alisandrina grossi ij. "«palpebrato»..
Aloe patici )
canfore an' erossi 1"
752
Il * dopio „ ( . IH
367
spoluerizalo subtilmente e incorporalo in modo de unguento cura
asugnia de porcho liquata in uaso dopljci ') colata per peza bianca
Confection de acqua nòbile a ricuperare la memoria e maxime eperfccto per li studenti
Piglia florum rosmarini
boraginis
camomille
-) L. * follarnm. „
3) Sic. <) II tetto ha per er rore a poamodu. fl
>; La* s ^ finale era prima una * c. n L.
6) L. * custodita. „
7j * yemes „ corr. in " yenils. „
8) Corretto.
uiolarum
rosartim I, an. gros. j.
Sticados
filiarum 2) lauri
maiorane
saluie
opinia 3) incide et pone in octimo uino et stilla postmodum 4) per
lambicum et acquam exinde destilata serua in ampulla uitrea in qua
pone una libra termentine
Turris albi optimi grossi iij.
Masticis ]
mirre , an. oncie iiij.
folej anacardi '
p. 439. omnia pone e demicte indestilactione predicta per v. dies postea
destilla deinde in ista et 5) ade stilatione pone uncis muscarum gariofilorum cubebe macis cardamomi an. on. j. pulueriza omnia et
dimicte in destilatione predicta per v. dies postea destilla et in fine
fatias 5) magnum igniem de 3) habeas totum oleum et pone in am
polla uitrea bene clausa |
Modus utendi dicto oleo ad habendum memoriam perfectam |
Imprimis custias 6) te alux amalis cogitationibus a rebus dure
digestionis etc. Et hoc incipias yemis ") in festo 8) sancti micaellis
et ungas te semper in sero quando uadis dormitum in locum me
morie et ilio tunc facta untione capias imam ginetta 5) turris albi
boni et hoc sume 3) et postea uadis dormitum et scies et adiscies
omnia que quaque uolueris et quot uolueris etc. Siuis habere me
moriam perpetuam ungas te in modo supradicto per quinquaginta
dies uel uicibus et habebis perpetuam |
Memoriale illud fratris Matei fiorentini
doppia 9) 9) Mano come sopra. Canfore
salis nitri
salis gieme
Musei grana
Gummi edere
Cinamomi
octaua
oncie
otaua
uncias
octauos
J-i.i
j- iijiiij.
DI CATERINA SFORZA. 753
spice I
nuois moscate [ an. octaua j.
storacis calamite '
termentille uncias vj 440.
laudano octauas vij
hec omnia diligenter terantur et conficiantur et destilentur et de
acqua destilationis ') ungatur tempora et ocipite capitis etiam quando i) " es „ corr. in * ls. „
uadis dormitum optima quidem res est et aprobata facit enim mirabilem memoriam ita quod potes apprehendere quicqaid uis et retinere per optime: si tamen 2) discrete ea fuerit usus | a) * Uma„ corr. in * tamcu. .
Ad memoriam unguentum Aristotilis
Piglia de pinguedine ursi
da pinguedine castoris
de pinguedine mustelle
dundule
de pinguedine Topi
de berbena
de bertonica
et conficiatur et fiat unguentum et ungatur loca memorie quantum
sufitiat |
Ad clarificandum capud et memoria
Piglia ellera de muro.
rosimarino
lauro
pratano
marubio et fa bulire cum lisia e lauate il capo |
Acqua da disecare le ferite p. 441.
Piglia Acqua uite ter destilatam et pone istas erbas scilicet betonica berbena rosmarino et ipse bene tritas utere probatum est |
Si mamilla sit fistulata lauetur cotidie cum uino albo puro calido ubi bulierit mirram et postea disichetur presta
Piglia sarcocolle aloes puluerizentur et misceantur cum mele inuoluantur tenta et in fistula mittatur et est de secretis contra fistulam.
A mal de stomacho e de Testa medicina experta
Piglia Cassia frescha in canella oncie 5.
Lectuario indo gros. vj.
diafuricon gros. ij.
869
XX
754 GLI EXPERIMENTl
pillole de gera
ierepierra . , , > an. eros. 1. stroppo de calamento
siroppo de sticados '
Acqua de saluia acqua de menta quanto Basta e destempera ladicta medicina —
El di seguente
i) Me. Faccia un cristiere cum uDa oncià ') de poluere de zucaro 2) uno
*' 'zatctmo""'""" uentello douo e acqua dorzo et lauactura de remolo e olio e sale
Quanto basta et faciase el cristiere
Ancora Piglia dia radicon abate Aromaticho rosato plerixartoticon an. on. 5.
p. 442. dia galanga gros. iij.
zucaro bugalosato gros. j.
zucaro rosato onc. 5. 3) l. ■ syrupo ? „ Cum syp° 5) esia mescolato tucto insieme et de ladicta mestura to
gline mezo chuchiaro per uolta doi ore nantj desenare e questo
uole essere el di seguente presa la medicina
Per lo capo e cerebro
Piglia pane purcino et sauina e falla bulire cum bon uino e poy
371 eie mecti scorze de mele granate succo de saluia mezo bichiere rose
seche efa lauanda noue uolte al capo cum gran guardia si da laere
si del veneto e mangi del bono e purghi lo stomacho de medicina
443. senza guardia ouero de pillole de iera et mantenghi bene li piedi
necti e caldi —
Per il dolore del capo e de le spalle
Imprima se uol fare le frege ale spalle al fuoco cum panno de
372 lana e poy ti gecta tre cope a secho e lassa ben acogliere epoi lamatina le gecta a sangue e la sera a mezo uespero le resciaqua bene
e guardasi da aiere e non mangi el contrario e per tre sere si se
unga le spalle cum asugnia uechia e buctirro e dialtera et asungia de galina
Prr la opiktetion de lo stomacho
Piglia nicolitia j an- gr09si 3.
aniti |
373 Galanga
fìnochio
fichi sechi
DI CATERINA SFORZA. 756
cummo
mele lirej.
e fa bulire in sieme cum acqua corente e di questa acqua ne beua
omni matina e omni sera et a mezo dj per infino a noue di emangi
del butirro con el pane abrusticato al foco molto bene —
per le fanctasie fantastice spiriti et umbre
Imprima facia legere questo euangelio sopra lo capo suo noue dj 374
incomenzando de domenica o de guobia (giovedì) e facctili el fume
noue sere de tucte queste cose —
p. 444. Incenso benedecto
palma benedecta
candela benedecta
mirra lignum aloes ') 8icincenso grecho
ruta
solpho
asafetida
sauina
radice de optima
isapo
corno de ceruio
e comenza al primo euangelio de la prima domenica de laduento (del
l'avvento) e seguita tutti li euangeli per in fino alo euangelio de lascensione excecto che lo euangelio de la domenica de le palme per infino
al uenerdi sancto et seguita poi secondo lordine e se gli bisogniasse
fa che se lega la legenda de sancta margarita et il breue de santo
Cipriano cum lo soprascripto suo et falli uno aspero fume de le soprascripte cose
Per la conturbation de lo stomacho
Piglia Aromatico rosato grossi ij.
et omni sera ne piglia con el uino caldo destemperato tanto che sia 375
mezo bichiere per in fino a cinque di e mangi del buono e poi fa- 2| „ omnl cto questo fa che pigli tre 2J matine 3) uno bichiere de agua 4) de * tre- «
asenso a degiuno. "aquà.
per Gotta e sangue adormeto p. 445.
Piglia rosmarino ben pisto et ruta optima ualonnea cum le ra
dice sue e pista da per se tucte queste cose e poi le poni amollo
in uno uaso cum el uino per una nocte epoi remecti dentro um bi- ^76*
chier de succo de marobio et omni cosa mescolato bene in sieme
et lassa refredare e cola ben tucta questa acqua che sia ben necta
756 GLI EXPERIMENTI
et omni matina ne piglia mezo bichiere et cusi la sera et a mezo
di e seguita cum diligentia —
Per lo mal del corpo e fluxo
Piglia dia cumino stemperato cum buon uino oncie ij. dicota- i) £. ■ cotognata. , gniata ') senza spetie e mescola omni cosa insieme Tolle una de
cotagniata e piglia in tre uolte una parte lamatina laltra amezo di
s u j laltra la sera quando uai a dormire e non falli et mangi del bouo
aliato. et beua uino uermiglio et la sera quando uai *) alecto stia meza ora 3) ■ e , corr. in " j. „ a suo gjorno >) che eie sia bulito scorze de cerquelle eie radice suoi
eie scorze eradice de sorbe eie copulecte de le giande et questo fa
cinque sere. |
per sciatica et artetica
Piglia uino bono et fa bulire cum saluia trasmarino eruta sauina
"1° rose secche scorze de mele granate edequesto ne laua ben doue e
la doglia epoi li fa lo susorno(?) de pancaldo et asciuga ben quel su
dore et poi li fa launtion ben calda cum olio laurino olio petroso
olio daneto olio uulpino olio rosato olio uiolato et olio de camo-
*) l " bolognini. , milla dialtera buttirro tolli quattro boi. 4) infra omni cosa | Ancora
P- 446. asognia de Porcho maschio uechio asognia de galina asognia dorso
e mescola bene omni cosa insieme al fuoco per modo che sia molto
ben confetionata et cosi calda | ogni. Ancora fa bulire cum uino um
sterco de uacca et pollo in una sacula et sopra la ontione lo pon
5) * e „ corr. in " i. „ caldo e sequita 5) più uolte —
Per la demenution del corpo e de tucti li membri.
6) £. « uino j Piglia triaca fina distemperata cum uina 6) confetionata cum zucaro rosso et armuniacho rosato tanto che sia boi. tre infra omni 379 cosa e piglialo in doi otre matine mezo bichiere per volta et faccia
per in sino a cinque seruitiali che sian dulci de cassia et poco sale
e olio —
p. 447. Ala sordin prouato
Si alcuno hauesse uitio ne lorechia et auenuto fosse che non
381 udisse oper altro modo qual se fusse saluo che non fuxe nato sordo
per omni altro modo mirabile experientia.
61 7) Piglia una cipolla bianca grossa quanto più tu poi;cauala dal canto o comt topra. ^ 80pra et non (Ja le radicine et falli uno buco grande quanto
fusse um pano de meza taglia et poi hauerai olio uechio quanto al
mondo tu potrai hauere et feli de galli tanti che sia el tele quanto
lolio mecti in la dieta cipolla et poni la dieta cipolla in la cennere
calda tanto che habino a bulire in sieme et arontri um pochetino
DI CATERINA SFORZA. 757
et arentrato che e leualo dal fuocho et habbi bona cura che non
centri bructura Perche perderia la uirtu sua quando uorai adope
rare el dicto cholerio haueraj colerio et fanne amodo taste lunge
et si lo bambagio fuxe filato seria meglio et quando la sera uoli
andare alecto infonde le taste nel dicto liquore et le diete taste
mecti ne lorechie et aconciale si che non ne possino uscire fora le
diete taste e seria meglio se fusse auna orechia per uolta che te
nesse lorechia sopra che liquore hauesse macteria de intrare dentro
lorechia et il medesimo poi fare dipoi alaltra e cusi continuando
per 13. di sira libero como el primo di che naque et questo e uno
grandissimo secreto infra li altrj
Poluere alarena prouata ')per Renella ') p. t. .. ... M-1) Aqgiuuto di nia- Piglia mastice oncie y. „<< dei x vii secolo.
Galanga oncie 5.
Giubebe oncie j. 382
Zucari oncie 5.
polueriza tucte queste cose | e pigliane la sera quando uaj ador
mire um cuchiaro cum bon uino —
ad omnes dolores ubicumque fuerit —
Piglia Vinum uetus cum oleo | asungia ueteri et fac ut omnia
ferueat 2) postea lanam sucidam intus intingue et postea exprime
fortiter jta ut totum sucum quantum potes exprime et ubi dolor est ^g^'
pone tot quot uicibus tibi uidetur probatum est —
Poluere lassativo optimo
Piglia Florum sene oncie iij.
cinamomi electi oncie ij.
Gummi uini oncie ijj.
et omni cosa polueriza sotilmente e cribella et uolsene pigliare la 384
mane uerso 3) uno cuchiaro opiu o mancho secondo la sua complen- sion et cucina mesto et e asa 4) delecteuole e molto utile 3) °««""'o- *) l. * asai. „
A restrengiere omni omori de omni membro e non ua piu innante linfiagione et est probatum. • p. 449.
Piglia cera noua bianca e mectila nel ranno fresco et fallo bulire tanto che la cera se disfaci et tolli una fascia et mectila in
questo ranno cola cera et mecti la dieta fascia nel membro infiato
et repareti da quel lato la doue piu dubiti che non uada linfiagione
et e prouato — —
Ad clarificandum et acuendum uisum et extraendum sanguinem de
oculis et ad ristringendum lacrimas
Piglia litargirijs 1
Tutia alesandrina ) an' oncie UJ 386
758 GLI EXPERIMENT1
sarcuculle grossi iij.
canfore grossi j.
Aloe patico scrupoli j. 1) sic. omnia poluerizetur ') suctiliter et ponas dictus puluis in uino albo
suctilissimo et miete in ampulla uitrij et bene claude cum cera et
de isto uino ponas patiens in oculis et liberabitur infra paucos dies
et probatum est.
?) a testo ha per er- Contra flamam salsam et omnem proritum et scabiem vnquentum1) rare * Vguentum. „ ' c ° "
5S7 optimum —
p. 450. Piglia optimum acetum ,
et suoum foliorum sambuci l an. partes equales
farinam formenti J
3) Cvmtto. et miscie omnia simul bene et modicum fac bolire 3) et repone bene
in uaso uetriato bene coperto et quando uis operare unge ubi tu 4; " » „ core, in « e. . vis et cito sanetur 4)
Contra spasimo perfecto remedio
Piglia olio cumuno uechio liuera una lumbrici de terra et fa bu389 lire tanto insieme che siano secchi e poi cola e ne la colatura me
tti butirro de bufali oncie ij. Termentina oncie ij. sego de becco
oncie 1.5. canfora castorio an. oncie j . 6 . et ponilo al fuoco epoi
1e- lieua enon eie mectere canfora per sin che non e leuato dal fuocho
e uale al spasimo
Al dolore del capo
Piglia Armuniaci cumini an. oncie ij.
bacalauri scrupoli iiij .
Mastice scrupoli v.
11 qual trita in mortarion diligentemente et cum albume de ouo re
solui e mecti in stoppa eliga. probatum est.
Ala sordita de lorechie
391 Piglia olio de oliua et fel de castato e succo de asenso e mistica
omni cosa insieme e infunde caldo ne lorechia esiraj libero —
p. 452, àia sordita de lorechie
5) l. • adde. „ Piglia oua de furmiche in terra et ade s) succum de coregiola
et cola per panno e caldo mecti ne lorechie et guarirai —
Ad idem
c) Manca ■ cosa. „ Piglia oua de formiche lumbrici de terra folie de ruta et omni 6)
trita bene efa bulire in oleo quanto a te parera postea cola e me
cti una gocia de quello olio tepido ne l' orechia postea extra ongi
DI CATERINA SFORZA. 759
e artura lorechia cum el bambagio et dicto oleo in unto auditum amissum restituit et tinnenta ') aureum liberat et sanat. i) l. • tinnimenta ? .
ad idem
Piglia radicens J) ebuli sucum cicute trita e miscie simul et in f) sleaure infunde tepidum et bonissimum est.
A dolore del capo grandissimo
Piglia unum pomum meli granati et caua eum ita quod aliqua
in pomo non remaneat 2) et pone intus oleum rosarum et super leues prunas pone quousque bene buliat postea acipe quod intus est
et unge tempora ubi dolor est uidebis effectum | statim liberabitur
probatum est.
an. manipulo j.
Ad lumen oculorum deperditum per multos annos Colerium optimum
et expertum
Piglia Appi
Feniculi
Celindonie
Rute
berbene
betonice
fllago
Agrimomi
Camedreos
Luminello
Pimpinelle
queracule minoris
fragulis
saluie
Chiarelle
Eufragie
et omnia miete in ur Pueri parui que mitte in mortario stare
sic cum viij granis piperis et trita diligenter et adde mei album et
distemperatum et expumatum bene colatum cum tribus duplicaturis panni lini et hec omnia per alambicum cum suaue ignie distiletur 2) et quod fluet conserua in ampulla uitrea bene clausa et quando
uolueris operare micte dieta acqua in oculo et cito liberabitur et hoc
est expertum et probatum —
p. 453.
393
Ad poros Tolendum et sananduni p. 454.
Piglia calci et tantumbe sapone et modicum olei et or e miscie simul et unge porrum et caue ne tangas aliud locum et statim
liberabitur probatum est.
760 GLI EXPERIMENT1
A tremor de membri
1) Cancellato. Piglia sucum artimisie et ') in matcale 3) et mistica cum oleo
395 calefac et unge unge loca trementia et cesabit tremore doppio inq- 381 *) B O
Mano come sopra. Il 381 antico corrtspon- de all'attuale 351. J) l. « matricah^ „ puiuis pretiosissima atque uerissima que uales*) ad omnia interiora
4) l. ' uaiet. „ corporis et precipue quando sunt magne mortàlitatis
.<) • t „ con: in ' s. „ Piglia mirre ligni aloes croci partes equales s) et sumatur mane
ieiunis quantum tibi uidetur et est optimum expertum —
<))-6] cancellato. Ad dolorem stomaci et 6) multa alia 6)
7I l. ■ dataria^, Piglia de ficibus sicis et de tartaris 7) e 8) pista simul et pone
de puluere garofllorum in oleo masticis bene calido et unge stomacho de dicto oleo et postea pone dictos ficos et dateres calidos quam
p. 455. Plures potes inter duas petias lini super stomacum et liga bene cum
fascia et liberabitur subito —
o) l. • ad. „ A 9) dolorem stomaci et multa alia EUectuarium optimum ad purgandum pulmonem et uisum recuperando ed ad omnes gutas compesciendas
Piglia Radices enule ualde bone ysopum origani pulegij calamenti
semen apij feniculj siler montani omnium singulorum oncie dui zenziberis oncie iiij. et melis quod suficit —
Ad uisurn clarificandum
400 Piglia Ruta et Chiarezzam ana equaliter e pista eas et fac su
cum et cola e miscie cum eo aqua rosata et pone in ampula bene
clausa et quando uis pone in oculos et mirabiliter clarificat et idem 10) "edere.„ facit semen ed' ,°) incolo missis siue u) lesione clarifica et descia- li) L. * in oculo? „ , ' ; ;
11) i. " sine. „ reza et de ruta
i3) Qui a ieita ripete Recepta contva petraga et dieta que debet seruari in l3) ea —
per errore * ri. „
Hec est quedam recepta facta per quidam magnum in medicina
14) sic. * aoiemncm? „ solenem m) si aciderit potragam siue gutta in genu uel in anca uel
p. 456. impedibus uel in aliquo alio membro | extrae te sanguine de uena
comuni brachi.j et si comode fieri potest et caueas tibi 15) l. • comesttone. quantum potes et animia tomestionem ls) et nimio potu a
carnibus grossis et uino dulci et grosso triaca utere balneo acqua
dulcis acetum et agrestum utere in cibarijs tuis et astineas te ab
omni labore persone | utere fructibus agri saporis paruum dormias
statim et quando cepcrit sentire incontinenter serua dietam et acipe
DI CATERINA SFORZA. 761
sandoli folia rosarum ossa mortuorum trita bene et postea destem
pera cum acqua rosata in modum implastri et super pone et probatum est —
Liquor mirabile ad sanandum paraliticum et uentositatem stomaci et
spasimum et dolorem corporis et ad dolorem reni et ad omnem dolorem qui peruenerit propter frigiditatem et rumorum aurium et a
neruos atractos et ad omnem venenum et ad cancrum fistulam ad
cnmcusionem ') et ad pistilentiam et ad omnem postemam durum 1)l." cumtnaiones.
mirabiliter et soluit et cito contra omne postema generata e mate
ria frigida uel flammatica
Piglia Tementina2) chiara e bella oncie xij. *)t. "Trementina. „
olio laurino oncie ij. ^02
queste dui cose insieme
Galbano o 3) 1 . . 3' < an. oncie vj.
oncie ij.
Gomma olemi
lictargirio doro j p, 457,
incenso biancho , an. oncie ij.
lignio aloe '
mastice oncie v.
Mirra
Aloe patico |
laudano
Castorio
Tucte queste cose pista e mestica cum la trementina et cum olio
laurino et siano mescolate per tre di | e poi tolli Galanga garofani
cinamomo noce moscate ceduaria 4) cubebe an. oncie v. Dictami albi <) l. " zedoaria. -
consolida minore an. oncie — iij. tucte queste cose poluerizate e
mecti in quattro oncie de fina acqua uita e mescola insieme e las
sale stare cusi per tre o quatro di mescolate tucte queste cose in
sieme e mectile in uno lambico de uetrio bene aturato e destilla al
fuocho picolo et continuato | et prima neuscira um liquore amodo
de acqua et questa se chiama acqua de balsimo | Poi nuscira um li
quore amodo de olio et quando uederai questo olio tolli lampolla de
lacqua epresto ui poni unaltra impolla uoita s) et cusi racoglie e 6) jj £ " g"1*" „
secondo liquore el quale se chiama mater balsemi | poi nuscira unaltro liquore negro allora tolli uia lampolla da lolio e poncie unal- p. 458.
tra Ampolla et rachoglie il terzo liquore et stara bon spatio dauna
gocia e laltra e questo epiu pretioso de li altri dui conserua que
sti liquori in ampolle de uetrio bene aturate cum la cera laqual qual7") cera per forteza de liquore deuentara morbida8) como pasta 7) ripetuto per ,. . -, . . , .... errore. et tucti questi liquon anno una medesima uirtu ma el meglio e il 8) corretto. 11 * da primo e il terzo e meglio chel secondo | nota la uirtu de questo li- è '» °"0-
quore io uidi um paralitico sopra de la fronte del quale fu posta una
xx *
762
goccia et unaltra goccia sopra un bracio et incontinente se leuo
sano —
A guarire cancri e fistule e omni altra infermita incurabile
Piglia scorze de grancj che sieno de acqua dolce oncie ij alame
zucarino oncie j et fanne poluere de tucte insieme e mectila sopre
403 lo male e questa e la sua tramutation che caccia molto sangue o
acqua et asuteralla bene et fa la carne catiua nigra et caueralla
atorno atorno baggnatela cum lo succo de la boragine ede la pian- ''. ' Caneenato. tagine e de la fronde de ') la piantagine ') chochocia ede latuga cioe
de state fa questo magisterio e de uerno eie mecte lulardo lauato v
Supre de questo fa lunguento sic fit .
Piglia Tramentina oncie ij.
Ragia de pino oncie ij.
Mirra oncie 5.
p. 459. Cera noua oncie j.
Olio rosato oncie 5.
et fa lunguento miete prima li cinci e poi lunguento poni de sel. * aopre. „ pre 2) et si longuento portasse troppo carne mectice Poluere de alume
zucarino sola e mectice la fronde de la Piantagine de sopre a la 3) /,. ■ armeno. . poiuere de lalume ouero poluere de bollo aminio 3) —
A nerui artirati remedio experto
Piglia saluia Rosmarino Ruta Saluia hellera radicine de hebulj
an. on. ij . et pistale molto bene epoi habbi liuere noue de lardo de nouj
porci et fallo molto bembactere et mesida Cum le dicte erbe epoi
lo micte in uno caldaro e mectiui vj. uasa de uino uechio et fallo
bulire tanto che se consumi el uino et poi lo cola e serua in uaso
obturato et usalo al tuo bisognio.-. —
A fare impiastro atrare fora legnio ferro osso che fusse intralo in
lacarne de Ihomo che non se possa cattare
405 Piglia el brotano uerde e atrictalo et fanne inpiastro cum grascia
de Porcho uechio et poni suso la ferita uno di et una nocte e poi disciogli e trouerai uscita fuori senza alcuno dolore .•. —
404
407 A fare stagniare il sangue de ogni piaga eferita
Piglia quella quantita de noxe nostralo che ti pare brusale et
fanne poluere suctile la quale porai abondantemente sopre lo san
gue che usisse et in essa poluere inuolgi stoppo o peza o bambaso
humefacto cum sputo e chiara de ouo ben sbatuta eponila sopre la
ferita et cum la palma de la mano tieni tancto fracata chel sangue
se ristringa —
DI CATERINA SFORZA. 763
A ristrengere ogni fluxo de mameUe et curarle perfectamente senza 408
alcuno periculo
Piglia ieiuneo stomacho tre o quatro noxe ranze nostrale e ma
sticale molto biene poi stendile sopra una peza de lino suctile amodo
de unguento e pollo sul male emuta tanto per sin che sei guarito
Credo che ungendo cum oleo de noxe ranze che faria quel mede simo | tamen piglia quel che e ') meglio ti serue et habilo per un- " Ca""Uat0-
degnio secreto —
si. i \ i • . v, nn. iv Cancellalo prima. ') dj queste parole ') a chi nescie sangue ') estagnera 2) ') in tal ') sangue stagnare 3, orechia e stagniera subito | ') Max pax nax ') 3^am M xvìl *
Questa e una consegration de acqua da guarire omni ferita e bi- p. 461,
sognia usarla in questo modo | La persona che uol guarire la ferita
bisognia sia casto e non habbia arme de sorte nisuna adosso offen
siva | poi dica tre pater nostri e tre aue marie areuerentia de la tirnita (sic) et il simile el ferito et si el ferito non lo puoi *) dire lo dica 410
unaltro per lui | Poi piglia de lacqua o de fonte o de pozo che sia 4) fó 'inaiti
chiara o in fiasco o in altra cosa che si possa poi saluare | et dilli sopre queste socto scripte parole | poi che lhauerai consecrata s) me- 5) »PconsernataSr"""
ctiraj de dieta acqua in la ferita e bagniela bene in questo modo |
se la ferita eprofonda mectile ben drencto de lacqua poi mecteli
una testa de peza necta de camisia de homo | poi mecti sopra la
dieta ferita tre peze de la dieta camisia in croce | poi fascia et sii
ferito sta male continua spesso el medicare altramente basta dui
uolte il giorno et auertiscie quando medichi el ferito | Denine unibacino o altro che li casci dentro quellacqua che si bucta medi
cando sie necta saluala et sie bructa buctela nel foco et cusi ancora
bucta nel focho quelle peze che tu lieuj de la ferita equelle che tu
adoperi che tochi lacqua et aduertisce che mentre che tu medichi
el ferito bisognia che tu sii casto et si per sorta tu non fussi ca
sto | farai in cambio tuo unaltro che sia casto adoperi dieta acqua
che harai consecrato perche quel fiascho de acqua basta per sinché
dura essendo consecrata nel nome del quel ferito enon
6) Per le Ferite nuoue \ e uecchie 6) p. 462. 6) Mano del XVII s. Piglia olio di tasso e piglia de quadrelli noui che non sieno stati 411 bagniati et fanne pezetti come nocette picole poy affocali bene in rmancano alcuni curuna padella da castagnie ben affbgta 7) poi buctali in olio de sasso 8) Jjj """««""o
e mesida poi come sonno fredi falli macinare da uno bocalaro a mo- lini poi mecti in una bocca torta | o inclinata 9) al fornello a lam- l\ $jc, aff0C4ta- ■
bicare cum lencto foco e uera fora oleo quale salualo che guariscie 9* ^"eura con9eUu~
ferita e piaga de omni malatia et e cosa preciosa
764 GLI EXPERIMENTI
A fare olio roseto per guarire ferite \
412 Piglia fior derba stella meza agrestera poi diolio cumune scropela benissimo emectila alsole et quanto piu sta son migliore et i)"') cancellalo. quando i) il sol i) son piu caldo lo sol ma dui mesi son lordine |
poi pigliela e mectila socto terra pur alla posta del so1. et lassalo
quanto uoi et sera perfecto poi como bisognia adoperalo caldo
A guarire una ferita
413 Piglia de la saluia et falla seccare al sole poi fanne poluere et
mecti dedicta poluere sopra la ferita che impochi giorni guarira et
sappi ancora che questa poluere e bona da mectere sopre auna fe
rita fa stagniare el sangue et uolendo guarire la ferita bisogna te
nerla necta benissimo —
p. 463. Acqua da ferite
Piglia libbre 1. de matoni a modo di faue et infocale ne on. viij
21 Inio ' * ? in lib. ij. 5. di trementina et on. iiij. 2) ne infoca et smorzali in
lib. ij di grasso di porcho et on. de dicti matoni in foca et smorza
414 in lib. 1. 5. in olio diuezo ouero di lacrimo che est idem e meste
insieme et distilla Ancora piglia la seconda scorze de lolmo efoglie
sue centaura minore consolida minore arestrologia ritonda perfera- 3) l. » perforata. „ ta ^ cauda equina an. on. iij e tucte peste e destilla lento ignie et
salua | Ancora piglia termentina lauata libre tre mei biancho lib. ij.
5. uernice liquida lauata et destilla e serua. Ancora piglia incenso
on. 5. mastice on. j. sarcocolla on. ij oleum philosophorum oleum
balsaminum an. on. 5 et destilla epoi mecti insieme tucte queste
cose e destilla lencto igne tre uolte et tancto piu meglio | El modo
de lo operare cum quanta acqua | Piglia dui o tre peze de lino *) Cancellalo. Tra r * ' p. 489 e p. 470 man cano alcune carte. A fare sonifero per fare durmire La num. antica ra • 1 *r ' da c. 275 a c. 277.
Piglia hopio thabaicos) drama 1 '/2 loio6) ouero imbriaca como 430
lo chiami manipulo 1. mandragore cioe la radice dramme. 2. simenza JJ ^ Vaglio "
de faua inuersa oncie 4 seminis iusquiani papauero bianco an. on
cie 3. et fiat acqua per lambicco uel infusione in optimo uino maluatica cum predictis rebus per tres uel nouem oras et dalli beuere
oncie una e meza per qualibet uice et omni oncia opera 24 ore
768 GLI EXPERIMENTI
1) Mano cotue sopra.
A fare sonifero per fare dormire
Piglia semenza de papauero bianco oncie 4 nose morella n.° 3
radice de faua inuersa imbriaca oncie 4. Tucte queste cose mecti
atorno in acqua de uita per um giorno et una nocte poi mecti umpoco de oppio tebaico Poi mecti orni cosa in una boccia a distilar
cum lencto foco et suaue et diccta acqua che uscirà poi adoperala
corno uoi che omni oncia fa dormire tre hore
A fare sonifero per fare dormire
Piglia acqua de iusquiamo oncie 9. tra una de acqua de papasi uero bianco et oncie 3. de simente de papaueri nigri la quale pista
molto bene in uno mortaro di bronzo Poi piglia acqua de cicuta
oncia una '/« et cum acqua destempera lo dicto seme in una pi
gnatta noua laqual ponila al foco et falla leuare lo boglio poi cola m'ccuie™ serUtc la dieta acqua cum uno panno de lino poi mestale1) insieme tucte
li diete acque et salua enota corno meza oncia farà dormire 24 hore
A fare sonifero per fare dormire
p. 471. Piglia loio in lacte cioè imbriaca et formento in lacte oppio te
baico cicuta an. et Poni alambicare cum lencto foco et suaue et
fanne acqua et quando tu uoi adoperare tante hore come uoi dor si l. * gocoie. » mire tante coccie J) danne amangiare —
A fare sonifero prouato |
Piglia mele liuere duj ben spumato oppio tebaico oncie una
epistale sutilissime poi mestele in una boza emectile per spazio de
giorni otto sotto el litame de cauallo caldo poi lambicca et conserua
lacqua laquale meza oncia fa dormire 12 hore mo il lectame uoi es
sere ben caldo — —
A fare sonifero perfecto \
Piglia semente di latugha dj papauero rosso biancho e negro simen-
*) l. * ooncnmero ì , za de cancuo 4) saluatico simenza di eleboro negro e biancho somenza
de loio cioè imbriaca succo de cicuta succo de iusquiamo semenza de Sl f£'^th J0* porcelana semenza de faua inuersa ortulus archangi s) mecti el peuer
lungo mectila semenza de tucti questi et pista omni cosa insieme cum
li suchi in una boccalecta tutte ben misitate et del succo di sambuco e
mectile de lo asedo cun di lacqua rosa e meza incristara de uin bian-
«) l. * copre. „ cho e tucti insieme poi scopre 6) benissimo et mectilo nel lectame
de cauallo per cinque giorni Poi fallo stilare tucto ma quando lo
?! L. » carato. „ uoi stilare mecti unum caratro ") de muschio distemperato cum acqua 8) L. • sodato „ rosa ma sia ben sutiato 8) el muschio poi corno e stilato danne um (unito!) pocho a beuere e uederai cose mirabile
DI CATERINA SFORZA. 769
A fare sonifero bono p. 472.
Piglia sumente de latuga di papauero bianco e de olio nasci in 431
li fermenti an. e pista insieme tucte queste cose suptilissime e me- aupbchata ac. i)
ctile amollo in acqua de latuche poi mecti dictta acqua in una incre- 276 *' stara et mectila socto terra in loco humido per 8 di I poi leuela e II ^"ra „„,. r i * 2) Cancellato. La e. 276 falla lambicare cum fuoco suaue poi salua questa acqua che un manca; ma dorml quarto de um bichiere fa dormire hore 12. ^"p^lìo?" P'
Pillole sonifere
Piglia 3) Cassie lignee croci oppij an. gr. 1 fiant pillule cum sy- **(pJnùe2r*sìjulg'"
ropo de papauero et datur una quando itur dormitum ||
A fare dormire una persona per tal modo che parai operare in cini gia 4) qualche uorai e non te sentira et est probatum. 4) L- ' chirurgia. „
Piglia opio | succo de iusquamo succo de papauero succo de man
dragora succo de foie de edera succo de faua inuersa succo de ci- ' 6451 ° » •<) Mano come sopra. cuta | mecti Tucti li suchi et lopio in uno uaso de ramo al sole 6) Sic.
ouero al foco lencto et mecti dentro a bombarsi una spunza 6) et p- 473.
lassala dentro finche si suga omni cosa e rimagnia sola la spugia 6)
la qual spumza 6) quando uoi operare falla tenire per una ora al
naso et sindormentera et alora leuela uia et opera cioche uoi et
quando lo uoi destare mectile al naso umpocho di pane brusticato
bagniato in aseto forte et desterassi
Quo modo talchi) 432 7) sic. Manca qualche Recipe de Talcho siuis ipsium calcinare Pone in fra saculum8) „ „ ' 8) .£ « » * aggiunto et micte ipsum in 9) in fiafra 9) brodium fabarum et calcinabitur ibi in alto. sublima per eum totiensi salarmuniacum donec disoluatur in acquam c<"i"1lat°-
super lapide aut in ur clauso 9) et in balneo et una pars tras- ìo) scritto in aito. mutat I°) 60 stagni I°) in ueram lunam et probatum est — f era scri"° ' ° ' r * bon stagni. .
Ad disoluendum talchum in acquam claram
Recipe ur puerorum unam scutellam unam scutellam cineris ") i ') Scritto in aito. Sotcerri duas scutellas calcine uiue et ponas ad buliendum per quar- ttriuo" auia.'^'" tum unius ore aliquando misciendo q° ") 12) sicAd mamas tumefactas
Piglia marciaton agrippa dialtea butirri olei rosati olei uiolati 434
olei laurini florum camumille an. quantum uis et hoc remouet do
lorena et tumefactionem spargit
yy
770 GLI EXPERIMENTI
Nota pro columbia et colombari
ss i) Si exibebis glandes fractas columbis multiplicabunt mirabiliter i) ano coma sopì a. ^ fectum producent toto anno et multi culumbi uenient ad columbarum 435 Si radicitus pilos extrahere uolueris in unge ex succo iusquiami
et auripimenti an. equaliter simul confectis et nunquam amplius renascientur —
Ad ungues reparandos
436 Piglia serapinum et puluerem auripimenti et miscie cum oleo et
indo fiat implastrum et pone super unguem sine dubio cadet —
Pillole cantra siatica cum guardia
Piglia pillole agregatiue maiores pillole fetide maiores pillole de
*) l ■ grana ermodactili maiores pillole de euforbio turbit 33 2) enile 3) an. gr. 5
3) l. * ennie? „ diagridi grana xi}. misciantur omnia simul et conficeantur cum oxi-
*; l. " squlllitico. mei scuglitico 4) et sumat pro. v. uel vij pro uice
Pillole contra dolorem capitis et ad recuperandum uisum cum guar
dia —
Piglia pillole lucis maioris pillole cotie pillole de iera simplice
p' ^"^gg pillole aure an. gr. 1. diagridi scrupoli i misciantur inuicem et comficeantur cum oximel scuillitico quantum sufficit et formeantur pil
lole dosis eius est . v . postea vij postea viiij secundum naturam
») l. ■ comodai. , recipientis ii ore an. dies et non comodat s) usque ad nonam
A Trare uia li cossi e roseza de la faza —
Piglia 4 oui freschi et cum le sue gusse polle in optìmo uino b)
6) cancellato aceto tanto che stiano ben coperti et lassali dentro tanto che le
scorze siano distante | poi piglia solum gli rossi et cum gr. 1. 5. de
zucaro fino sutiliter puluerizato incorpora a modo de linimento et
cum esso te ungi la sera quando uai a dormire poi lamatina ti laua
la faza cum acqua clara et presto serai guarito — —
Ceroto perfetto per curare omni piaga e ferita de la testa senza scortecare ne trapanare caua fora losso condenato et uale a omni altra
piaga —
') Aggiunto in aito. Piglia succo de betonica oleo de abiezo cera noua an. 7) on. vi
59 8) betonica sutilmente poluerizata on. vj aceto biancho on. iij lacte di 8) Mano come sopra. ^Qnna mascuium lactantis on. vj el modo di comporlo e questo |
Piglia el succo de la betonica et lolio di abiezo et la cera ta440 gliata minuta et mecti in una caza monda sopre un lento foco e
fa dileguare omni cosa insieme e disleguato leualo dal foco et la
DI CATERINA SFORZA. 771
um pocho fredare de poi mecti dentro el lacte sempre misticando p. 476i
acio se incorpori bene omni cosa poi ritornela al focho et lassa bulire
dextramente per dui pater nostri poi leualo et lassa fredare uno poco sempre mesticando poi mecti dentro laceo ') sempre mesticando cum i) l. ■ l'aceto. .
la spatula e ritornelo al focho sempre mesticando azo 2) sein .orpori >) " acciò. „
omni cosa ben insieme et fallo bolire dextramente fin tanto laceto
sia consumato e consumato leualo dal focho e lassa alquanto fre
dare poi li poni dentro la betonica poluerizata sempre mesticando
cum la spatula equando sera freddo azungzi el lacte de la donna et
incorpora bene insieme amodo de ceroto poi fallo in magdaluni unzendoti le mano cum oleo rosato acio non se atachi ale mani poi
ponilo alumbera per spatio de xv giorni et omni altro di remouali
per mano per spatio de unquarto de ora acio che meglio se afini poi usalo a tuo piacere e faratti grande honore 3) | Nota bene ha- 3) v • h „ è aggiunto
uanti che tu mecta lo ceroto su la fractura o piaga prima fa che
tu li pongi la chiara de louo per purgarla e purgata lauala cum
uino nero tepido e poi gli mecti um pocho de olio de abiezo in la
piaga | Deinde poni sopre lo ceroto che pigli largamente tucto lo
male inteligenti pauca —
A curare le mantelle et leuare uia el dolore
Piglia unguento dialtee on. j. medolla de stinchi de uitello bu
tirro recente an. on. — 5. olio rosato gr. 1. miscie et fiat unguen- 441
tum del quale unzi le maruelle dentro edi fora secondo che le sonno
e uederai una mirabile experientia
A Cauare fuora da la carne ferro spina o uetrio
Piglia Galbina raza de pino on. 3 ij conagie4) teste de lucerte *^J^C?
numero ij. miscie pista omnia simul in modo de impiastro e ponilo
sopra euederaj una bella experientia —
Vnguento da saldare omni piaga uechia et focho saluaticho —
Piglia berbena pimpinella an. on. vj pista et fac bulire in uino
albo tanto che sia cunsumato in tre parte s) quarti poi cola per 444 panno de lino poi recipe libre tre termentine cera bianca facta uerde J) " "'
cum uerde rame on. ijj. mastice poluerizata on. 1. lacte di donna
on. 4) incorpora omni cosa Tanto che siano cotte |
Impiastro maturatiuo a omni mal nascientj corno e bugnoni carboni
anguinaie giandusse
Piglia succo de cirindonia succo de oppio an. bichierj viiij 6) sal p. 478. gemme pesto libbre 1. zaferano pesto gr. ij Terbentine libbre ij lenato ^J^" ' " ' cm"lMo'
de tormento pani tre rossi de oui numero xv. Poni tucte leditte cose
772 GLI EXPER1MENT1
in uno catino uetriato et incorporale bene insieme poi poni al sole
insino atanto che se reduce amodo de impiastro o uoi ceroto e omni
di una uolta mescola cum la spatula de legnio sotto sopre | e poi
composto usalo a tuo piacere e faratti honore
i) Sic. Ceroto mirabile per fare dinfanfare1) omni male nasciente ut supra —
Piglia armuniago bedelio serapino oppoponago Galbana an. on. 1.
Taglia le diete gomme impezi picholi et disoluile in libbre 1. de aceto
biancho a foco lento poi colale per una peze de canoazo et colato ») Cancellato, retornale in lacenere calde sempere consur 2) mesigando per sin che
laceto sia disfacto che lo saperai quando ne bucterai in sul foco
che non striderà alora stara bene e poi mectili dentro on. vj de
diagnilon biancho Tagliate impezi picholi et redducilo in forma de
ceroto — —
A cauterizare una persona senza dolore
Piglia arseniche biancho sutilmente poluerizato on. 1. più man44g i) cho secondo che a te piace et incorpora cum succo de solatro
ouero de piantagine amodo de sugoli et lassa secare al sole e secco
p. 479. renfrescalo cum uno de dicti succhi 3) ut supra et fa cusi insino a
3) n secondo * o . i x uoite imbeuendo et disecando sempre al sole et secco serbalo al aggiunto in alto. bisognio e quado tu uoi usarlo fa una peza pizola tanta grande
quanto Tu uoi cauterizare et imbractila cum qualche umguento e
butta su di quella poluere poi lametti imezo dunaltra peza de un4; l. » seruiratu. , guento et mectila corno uoi rompere e seruitatti 4) pulitamente
olio perfedo a male de nerui et uale ale marueUe et adolori de fian
chi et folle uia omni spasimo ogniendo cum esso caldo quanto poi
suferire
Piglia porceletti bertini per 2) che stanno sotto li sassi et in canaue numero 200 lumbrici um bichier pieno mecti omni cosa insieme
in una increstara et impila de olio cumuno et coprila cum una ue-
^ scica e falla buire s) in balneo maria per spatio di tre hore | poi ca- 5; l. * bullire , Uela fuora e cola omni cosa insieme per canoazo 6) expremendo cum
8) l. * canonacclo. . lemano tucta la scolatura la quale poni in una increstara ben se
rata al solo per 50 di poi lusa et faratti grande honore — —
Nota bene quando lo budelle discendono zuso nelle burse maxime
ali pucti zouinetti parale al suo loco |
Deinde ponili sopre questo infrascripto impiastro caldo —
Piglia farina di faua libbre 1. et falla cuocere cum optimo uino
448 uermiglio si che uenghi a modo di salsa soda et poi azunzeli quep. 480. ste cose Piglia olio de aneto on. 1. 5. olio de camumilla olio de
abiezo an. on. '/2 zafarane Pesto gr. 5. miscie diligenter et fac implastrum.
DI CATEEINA SFOEZA. 773
Ad faciendum muscatum finissimum
Piglia uno o dui caprioli et dalli a mangiare per 8. ouero 10
giorni spigo nardo macis canella garofoli et fa che non manzino al- 449
tro ne beuino de poi cauali sangue per la uena del collo comò si
fa ali caualli et fa chel sangue si mantenga sempre caldo per sin
che lo mecti in una impolla de uetrio dentro alaquale mecti mezo
ducato di moscato fino e poi socterra la dita ampolla in uno necesario per v3 ') mesi o più quanto ti pare poi cauela e tienla a ij sic. l. » vn. ,
lombra 2) per alquanti giorni et haueraj muscho finissimo ad omni ì) • p , coi r, in * b. ,
cimento — —
A chi uscisse sangue dal naso oltre misura
Piglia la scorza de luliuo zouine si la persona e giouane si le Doppia 3)
uechia Toglie de luliuo uechio et falla chociere nel ranno et di quel 3j Mano come sopra.
ranno se laui el capo tre uolte et si lo continua sira guarito
Centra tussim et omnes dolores pectoris
Piglia pimpinella et coce in aceto acerbo et da al patiente a be- 451
uere et amangiare et presto sanerà — —
Contro arsuram narius 4) . probatum est . 4) £ « narium.
Pigliai cera bianca cum olio de oliua et grasso de galina e fa on- p. 481. gere al loco ne le narre S12 5) 5) Sumer. antica.
Vt faties homines uel mulieres a sole denigrate 6) albescat «) * » , coir, in • e. ,
Di nocte quando uai a lecto laua la faccia et frega fortemente 452
cnm sapone de lapida e lassa seccare et la matina laua cum acqua
calda — —
Contro malum matricis et matronis \
Sancta 7) anna malum matris habebat et per dolorem plangebat 7) n " <= , ? aggiunet inde transiuit uirgo maria et dixit quid habes tu santa Anna dui- "
cis mater mea sancta Anna Eespondit et dixit sentio in corpore meo 453
magnum dolorem. S. Maria Eespondit et dixit comodo ego peperit 8) 8) sic.
christum sine dolore et sicut felix qui non educit florem et sicut
sanctum 7) daniel liberatus fuit de hore 5) drachonis et sicut sanctus
lazarus resuscitauit de monumento ita debeat liberare famulam dei ■ Talis ab omni malo matris uel matronis modo et semper et omni
dolore corporis ut uermium transeat et uadat et libera ne 8) remaneat ab omni malo ad honorem dei et omnium suorum sanctorum + Amen -+- fiat ■+- Amen -+-
774 GLI EXPEHIMENTI
454 Ad clarificandum et ad acuendum uisum et extraendum sanguineià
de oculis et ad stringendum lacrimas
p. 482. Piglia litargirio Tutia alexandrina an. on. iij Sarcucule ') gr. iij
^doppia0*0)°"" * Canfore gr. j. Aloe paticho scrupoli j. omnia puluerizat 3) subtiliter et a) Mano come «gira. ponas dictus puluis in uino subtili ssimo 4) et micte in ampula uitri
s, sii et bene claude cum cera et de isto uino ponas patiens in oculis et ) fecem de cucurbita et eas terere et tritas imbibere
DI CATERINA SFORZA. 781
de aqua iam destillata et fac inde sucum in cucurbita vel in am- p. 518.
pulla vitri quam Claude cun suo cuperculo postea locabis ipsam in fimo equino ubi sit quinque diebus vel circa ') postea extrahe et in- ' Littwa dubbia.
venias aquam rubeam quam extrae et pone eam in cucurbita cum
Alanbicco vt distilletur sub qua fac ignem comunem et destillabitur
inde aqua virtutem predittam quam collige et vsu eam tybi reserua cum autem volueris vgnere 2) Laminas argenti vel eris in vero Co- *) L- " OKDere- »
lore auri circa ') 14 karatorum. qui tibi perpetuum produraturum
erit eas primo ignias et ingnitas extingue multotiens in thali aqua |
recepiunt enim tinturam Coloris auri 14l" karatorum. qui sibi per- p. 519.
petuo durat nisi liquidetur qui tunc ipse color diminuitur sed fatto operere 3) si igniatur et extinguatur Color predittis omnia Restau- 3' L- ' opero. „
rantur.
Aqua rubea ad Solem tingnens Laminas eris et argenti et etiam plumbi
et stagni in colorem Aureum perfettum |
Accipe Sulfuris citrini partes. iij. salnitri partem vnam tere et
misce simul postea predittam puluerem pone in ampulla vitri prius 485
Bene Lutata de foris et cum cinere calido tene vna Die naturali
que Cinis sit in olla super os fornelli ignis vero sit medio oris me- p. 520. diocrisl) ' *) Rjetuto per erDesuptus et talis decoctio Dicitur assatio Die vero secunda ex
trae puluerem que iterum tere et ipsam in vaso vitriato pone et
desuper iacta aquam Bullientem et sic tene callidam et puluer cito
conuertitur in aqua multe rubedinis uel alicuius citrinitatis | cuius
virtus est tignere laminas auri heris et argenti in aureum colorem
et ita de plumbo et stagnio si liquidetur et intus iactetur | Idem etia s) Deuenit si paurum argentum uel hes liquidetur et intus ia- B) siectetur multotiens nota quod si huic aque rubee addatur tantundem
olei vittollorum ouorum. uel olei phisici quod erit que tingit et cetera que aqua est supra | color omnino meliorantur hic quidem co
lor aureus per se non perseuerat multum vltra quinque annos et
tunc multum deficit | quare precipimus quod quam cito tale aurum
est nouiter factum assotietur perfecto auro sit vna pars noui auri
et Duas auri perfetti et tunc perpetuo Durant in omni opere facto
et faciendo |
Aqua albotini idest trasentine siue Largati que est magne virtutis et p. 521.
vtUitatis et ponitur Loco Balsami licet non sit Balsamum sed pro
nero Balsamo uenditur et emit ut ab episcopis causa propria habendi Balsamum ad suas necessitates a medicis cirurgis causa soidandi plagas factas ut sic fit 486
Accipe de glutino albotin idest trebentine sine largati quantum
uis et quod inde accepisti pone in cucurbita vetri vt fit de melle
782 GLI EXPERIMENTI
et cera uere sciendum quod exient Due aque per destillationem alanbicci quarum prima exeiet alba et clara que valet ad album et
ad humiliandum neruos indignatos et ad dura corpora humilianda |
secunda erit aliquantulum colorata in colore olei siue puri Balsami
quod ducitur de vltra mare suam veram similitudinem seruans in i) uttura congetiu- Collore et pondere nobilitate ') odore et virtute ad probam sollidando plagas vnde multi Decipiuntur credentes habere purum et
p. 522. verum balsamum nature quod non est balsamum sed trebentina de
stillata sapienter causa Lucri et est spes Lucri | verum est quod
utrunque cognoscitur sed a paucis propter consimillia signa comunium probarum | valet enim ad rubeum nouiter componendum cuius
fex dicitur esse oleum pretiosum cuius virtus est omnes plagas omnino consollidare et ideo ponitur in vnguento causa consolidandi
plagas | es et argentum tingit in aureum collorem cui si adiungatur
ellemi. id est pix piniarum virtus omnino Duplica tur ad preditta et
ad alia plura valere probatum est |
Aqua rubea fixa ad rubeum qua tingit omnia in rubeo collore id est
487 colorì» auri sic fit 24 karatarum.
Accipe tussiani Citrini L. 1. ipsum euapora in L. 1. anore idest
calcis viue et L. x aceti albi Bene fortis tunc renoua anoram super
tussiassi tribus vicibus | Iterum renoua anoram super tussiassi et
sic iterum renouando Donec acetum optime rubiflcetur cum autem
fuerit Bene rubificatum Diuide ipsam in Duas partes et in vna mep. 523. dietate infunde quartam siue de misadiret mizadir et limature martis et veneris extinte cum arsenico et dimitte in eo Septem diebus
et omni die remoue 4. et omni vice contere illam limaturam in
mortario et ablue eam cum aceto | in Die autem ottaua Diuide ace
tum et limaturam et ignias eam cum Cacea ferrea et extingue in
ipso aceto 4.' et omni vice contene illam limaturam in mortario et
ablue eam cum aceto priusquam remittas eam ad ignem et sic rei tera 4r postea omni Die moneas Donec ipsa limatura in eodem
aceto Disoluatur et quod ipsum acetum efficiatur rubeus ut Sanguis
viuus | Tunc pone ipsum in vasu destillationis et inde destillabitur
aqua quam reducas super suam fecem et hoc totiens reitera quod
dittum acetum rubicodissimum egrediat per continuam Destillatio
nem quod vsui reserua I tunc accipe mediatatera aceti et adiugne sibi
quartam partem De musadir et uitrioli assati contere et contrita fap. 524. cito remanere ibi ipsam tribus diebus naturalibus et omni die renoue 4' et tere et sic faciendo ibi disoluentur | postea pone ad destillandum et eice fecem | tunc recipe de atramento L. 1. quod ignias
et contere prius extinguendo in aceto destillato et destillationem
reiterando Decies addendo sibi quartam partem musadir | nam in 4."
vice destillabitur aqua rubicondosissima fixxa (sic) et non fugitiua per
DI CATERINA SFORZA. 783
euaparationem ') cuius virtus et proprietas est tingnere omnia que n l. * euaporatio- intus mictitur in rubeum Colorem videlioet auri et si laboratum De " "
ferrum et ignitum extinguatur in eadem aqua fiat durissimum et
rubeum cuius rubedo nunquam recedit et hoc esset pulcrum videre
in gladio vel ense | tunc accipe de hiis duabus aquis prescrittis
equali pondero et eas congiuge (sic) et eis adde tantum musadir prepa
rati rubei et on. ij mercurij calcinati rubei pro una quoque libra
huius aque et Dimitte resolui post dissolutionem pone ad distillandum super suam fecem decies quam aquam reserua caram tibi
et alteri recolora quicquid vis de argento et ere cuius color tunc
probetur veri auri 24 Kratarorum. ut est florenum Auri et talis co- p. 525.
lor nunquam recedit per ignitionem neque per fusionem || nota "T8
Aqua preciossissima que congelai mercurium Sine odorem plumbi uel 488
Stagni Sic fit
Accipe anguillam viuam Salnitrium Sal comune Sal gemma Sal
alkali alumen plume siue scagliolum et alumen rocie omnium an.
partem 1. mellis cotti et despumati on. ij.etc omnia misce Simul et
Loca in vase vitri quod claude clausum Statue sub fimo equino ubi
Sit 9 Diebus ut omnia ibi disoluatur | postea tolle ipsum vas et
aperi et invenies aquam in eo quam pone ad destillandum in cucur
bita cum alanbicco lento igne vel comune postea tolle fecem et tere
tritam imbibe de acqua destillata et iterum pone totum in cucur
bita et destilla cuius aquam destillata collige postea pone ad congelandum in cruice ') calido L. sed os ampulle sit apertum ut fumi i) siei
humiditatis recedat congelata, vero 2) Tere tritum vero pone ad inhu- 21 cancellalo.
mandum quinque diebus sub fimo equino tunc aquam tolle foras p. 526.
et eam sic reserua uel destilla et eam vsui reserua cuius virtus est
talis et tanta quod ipsa congelat mercurium sino (sic) odore plumbi uel
stagni cuius congelatio vtitur in magnam Duritiem quare dicitur
valere alkieram vero valet multum vere serendo quod si tollis De mercurio quantum vis et ipsum
ponas in eadem aquam et facias bollire super ignem satis et in ea r . , . , . . , 3) Prima ai era sa-illf ipsum 5) conserues 4) congelatur vehementer et mauratur | . T3 " in. „
i) * a „ con: in • e. „
Aqua Calcinatiua quo mercurium Calcinat rubificat et fixat quod sustinet ignem omnino nec fugit a facie ignis Lanam vero perfettionìs soluit in aquam claram et currentem que quidem est tante virtulis et talis quod absque dollore omnium superfluitatum mallorum 480
umorum et carnem additam in Loco vt porum etc. tollit et conso
lidai plagas que quidem aquam sic fit \
Accipe vitrioli romani L. 1 alumen iamenei L. 1. Salnitri L. ij. p. 527.
Cinabri L. iij Salis armoniaci L. mediam uel unam hec tere et commisce quorum puluerem pone in cucurbita vitri cui superpone alam-
784 GLI EXPERIMENTI
bich. uinturam vero Lutula Luto forti ne aliquid respiret et cucurbitam Locabis in cinerea olle quam ollam statue super os fornelli
et de subto facito ignem paruum ut Duorum liquorum uel trium
vnius similitudinis et cum pauco carbone et destillabitur indi aqua
clara quam collige et usui reserua cum autem voluerit eam exercere recipe follia argenti Bene suttilia uel eius limaturam et pone
in predittam aquam et quod intus positum fuerit de argento Soluitur cito in aquam claram et currentem. que quidem flnitur quam
cito mutat Color et collum Campane alenbicco quod deuenit ruM u Mime lettere beum. quasi rubedine vini Clari parum rubei et tunc ') muta anpulla «embrano cancellate. receptionis et ilam Colige donec potest exire quam collitam vsui re
serua | Cum autem volueris eam exercere recipe follia argenti bene
Subtilia vel eius limaturam et pone in predittam aquam et quod
vel eius limaturam et pone in predittam aquam et quod intus fue528 pos^um de argento Soluetur cito in aquam claram et curren-
' tem | hoc est in vna hora uel duabus uel tribus etc. si autem ponatur mercurius intus ibi Cito calcinatur et cum aliquid interponitur
cito corroditur et ipse aqua ualde bulit sine mouetur. mercurius
uero incipit dealbari in Superfisce aque et talis dealbatio Debet
colligi Sapienter id est paulatim Donec totus sit Calcinatus Talli
modo et ipsa Calix ponatur in vaso vitri quod locetur super ignem
Lentum et ibi rubificat sed primo citrinatur postea rubificatur ipsius
puluer ponderosus et sic perpetuo perseuerat nisi aliud fieret ex eo
Hj*- nota ^ed si incineritio postea reponatur dealbatur et fixum reperitur. et
sic potest fieri De talco |
Experimentum eccellentissimum ad sanandum omnem piagam de vulnere |
Accipe Bolo armenio on. ij mirabolani citrini an. ottaue ij || alume d-ì) Cancellato. <1e rocco brusciato 2) litargirio an. ottaue ii ì/» 2) litargirio ad oro it^)runcellatoescrit- „ . .
invi mpra " anti- on. 3. 3) incenso maschio 3) opoponago 4) an. on. '/2 4) Biaccha minio monito dramma 2 an^ o^aue gei canfora ottaue ij cera bianca on. 4 sego de Castrato
*\-<) Cancellato e eeru- Colato 2) oleo Laurino2) an. on. 1. oleo Comuno on. 2 '/2 et fa vn- tovi eopra * ottaua ' ' -i 1. „ guento a modo de ceroto che se possa poner sulle fila et per farlo
a questo modo agiogni come te piace cusi dello oleo come altro etc.
p. 529. Aqua que Cito toUit Litteras de Carta pecudis quam cito madefit ab
ea confricando Litteram cum panno aspero et recedit quantuqun491 1ue sit antiqua uel nona et conuertit aurum et argentum in aquam
Currentem siue Lignum petra etc. — — —
Accipe vitrioli romani 2) rocum Libre. 1. Salnitri L. iij Cinaprij
on. 4 aluminis yamem L. mediam uel amplius | ista tere quorum
puluerem pone in cucurbita vitri et ei constitui alanbich etc. Sub
qua facito Ignem Lentum et inde destillabuntur Duo aque magne
DI CATERINA SFORZA. 785
virtutis | quorum vna est clara et alba Secunda est quasi viridis et
tamen clara et fixa quam non facile euaporat | materia quolibet earum est corisiua et sollitiua Cito omnia rerum que ponuntur intus
perseuerare Quoniam in aquam curentem cito conuertuntur siue sit p. 530.
metallum uel auri. Argentum. ferrum hec siue Lignum petra etc.
cum autem prima aqua sic sit fortis Aqua Secunda est fortioris vir
tutis ad corrodendum ad disoluendum et ad consolidando omnia |
Item si super aqua preditta Callida teneatur Carta nouiter impressa
ut a notario etc. Carta illa statim recipit qualitatem magne antiquitatis per quam qualitatem uidetur quod sit scripta iam x annos
uel amplius | et per hunc modum multi Sunt iam Deceptis De suis
portionibus Item aqua preditta cum sit suttilis et penetratiua cito
intrans omnia tingit unguem et carnem si super cadit uel super
ponatur cuius macula cito non recidit de loco quare Bona est ad
bullandum hominem mallificum in fronte in golta in nasu et in manibus | Item aqua praditta propter suam Suttilitatem cito intrat et
in omnem rem et ideo perforat petras ferrum argentum etc. vnde
valet hominibus Carceratis qui haberent de ipsa et possunt constituire pedes in ea quia ipsa ferrum cito corridit et consumat | Cognoscitur prima aqua a Secunda quoniam quando aqua Secunda in- p, 531.
cipit fieri collum alanbicchi rubificas ') vehementer et tunc debet i) l. " rubificat. „
mutari ampulla ut coligatur in ea que vsui reserua
2) Alchitran vero aque predicte ualet ad albendum per modum *) Q«i comincia u*'al- ' A r * tra mano, che note- languenti cum alijs rebus et facit citius fundere mettallum scriptura remo X.
facta nouiter uel antiqua octo modis fit et taliter quod non potest
legi sino certa conditione et omnis talis scriptura dicitur inuisibilis
ex liquore quorundam conposita et inlegibilis primo enim littera
dicitur esse illa que ex antiquitate temporis uel ex confricatione cartarum non potest legi nisi supponatur gemma cristalina uel uitrina
lmde sub tali corpore diaphono littera minuta nimis apparet grossa
et melius legi potest uelut est lamina cristali uel vitri albi clari
que dicitur oclearia in circulo ligni etc. Vero littera non potest legi
quia non uidetur ut illa que fit ex succo cepe nisi ducat ad fumum
ignis et prope ignem quod albescat tertio littera ncn potest legi
nisi do nocte silicet illa que fit ex compositione felix tortuce uel
turtnce marine cum alijs rebus quarto littera non potest legi nisi
molle fiat cum aqua uel cum saluia comisturata certo puluere rej
Quinto littera non potest legi nisi cum baculo quia prius escribitur
super cartam tortuosam super baculum sexto littera non potest legi
nisi cum speculo et cum est quia scripta est ad retrorsum sinistre 3) l. "superfricetnr.„
manus Septimo littera non potest legi nisi suporficietur 3) puluis 4';?"i,"''^'^io^ó'"s" palee combuste 4) triti Octauo littera non potest legi nisi per euer- ad f""° dilln carta, in cui dovera Sionem carte leggerai * uel car boni» „ tcfn. p. 511). ZZ
786 GLI EXPERIMENTI
p. 532. l)Aqua mirabile et piu volte prouata a fare la Barba che sia canuta
492 de color castagniazzo et nel modo che tu uoli et Cusl poi fare li l) Torna la mano B. ... . ,. a)-J) l. " Piglia do- captili alle Donne verum deci Scudetto de cenere che sia fai- 2) pkglkb dpdfck Scxdfllf df cfnfrf che skb fbttb df cfrqxb et nPn ta do cerqua et 3 ° r "x r
nou noie essere xplf fssfrf dbltrb sprtf | ppk pkglkb dkttb Cfnfrf2) et ponila in
piglia ^duu' ce- suna tavola et fanne vna massa poi piglia 3) tbntb cblcinb qxbntp , 2.cr,e „\ , sfrkb xnp pxp chf skb xkxb 3) et non sia stata in acqua I et fa vna 3)-3) /,. • tanta calci- ree / i i
d» quanto seria fossa in i) dkttb Cfnfrf 4) et metti drento s) lb Cblcknb s) | poi piglia m'ua.0"° Ch° *'* dell'acqua netta et mettila drento | poi Coprila Con 6) dkttb Cfnfrf6) |
4 'nére"" d'ttS C° et lassala Stare tanto | finhe ha bollito et fatta crepare la cfnfrf7) |
5) 5) (,.• ia calcina. „ poi piglia omne cosa inseme | et mettilo in una pignatta inuetriata ' nere! . dltt* C° noua | ma prima perche | la inuetriatura | non se Beua | la mistura
'i L' • cenere. . faraci prima bollire altra acqua | poi farai in ditta pignatta vno
buxctto nel fondo | piccolo | poi metterai sopra ditto fondo | tre cop. 533. perti de pagliacio e strato sopra strato | poi piglia tucta quella mi
stura | et mettila in ditta pignatta poi ce metterai Da Dodici Scu
delle de acqua netta et mestica inseme [ poi metti Ditta pignatta
in qualche sedia che habbia Buscio che l'acqua possa calare giu |
et metti sotto un vaso che recoglia ditta acqua et come e venuta
tutta lacqua | reseruala in vaso Serrato | et quando la voli adope
rare farai in questo modo | piglia vna pignattina da una scudella |
et faraci prima bollire dell altra acqua poi pigliarai | della ditta ac
qua stilata I et metterala drento | et ponerala al foco | poi pigliarai |
8)-8I l. * oncia de li- vna 8) pnckb df lktbrgkrkp df brgfntp 8) | et sia benf 9) pista et pol- Bent'o.'0. D° uerizata ,c) Bene et passata et mettila drento in ditta acqua stillata
9) L- * bene- - et farala bolire tanto che .reentri el terzo poi Salua ditta acqua et 10] lì trìtona per erro- r *
re * poluerazata. „ adopera in Questo ") modo || Lana prima la barba o Capelli | et Sciutrf«"s'°/'(ro ^ìn"."" ta Bene | et come e Sciutta piglia ditta acqua | et Colata et poi
p. 534. alquanto Calda | bagnia li peli che voli vegnano castagni et come
12) Aggiunto in aito, bagniato sciutta cosi a poco apoco ma non ,2) te aproximare molto al
foco ne alle brascic che li peli se aricciarino | et come sei asciutto |
Laua de nouo con acqua calda epoi asciutta [ et vero | et Quando
se volesse fare venire li poli barba e Capelli piu negri | agiogni piu 13)do)arl'ento.ta.r8lri0 dcl ") lktbrgkrkp de brgfntp'3) et vera prona |
14) Torna hi mano x. l'0 Aqua bona rubicunda tingens omnia de firmo colore et nunquam re493 cedit
Accipo limatura fcrrj partem vnam quam terre in mortario cum
tanto atramento siue quantum est quarta pars ipsius limature postea proyce super ipsum pulaerem de aceto albe forti et distempera ).'')" a„ rerr. in't. „ ad modum salse postea pone in cucurbita ad distilandum et 's) sic
lento igne decies uel duo decies destiletur renouando qualibetvice
atramentum in aqua et inde destilabitur aqua rubicundissima quam
DI CATERINA SFORZA. 787
tibi vsui reserua cuius virtus est tingere argentum et es rubeum
in colore vero auri qui nunquam deficit per fussionem neque per
ignitionem hoc autem est propter virtutem aque que est in distilatione firmata
Aqua saponis duri congelans mercurium sic fit et fiat etiam sapo qui 494
uocatur sapo alexandrinus
Accipe cineris lignorum vitis fauule ') calcis viue herbe2) filicis 1) La * f „ umbra et alge maris omnium an. uel in quantum vis pro parte sua. Que j) Aggiunto inculi».
quoque 3) satis in aqua fluminis E 4) inde facias capitellum et tale Jj °°3
Fuoco Scotature 466
Fuoco guarire senza che rimangano liuidure — 466
Fistole 469
Lisci
Faccia conseruare 18
Faccia colorita 18
Faccia Bianca 49
Faccia Bianca ^0
Faccia Bianca 42
Faccia Bella 44
Faccia Bella 46
Faccia Bella | Acqua 46
Faccia Bella
Faccia Bella 62
Faccia Bella con altre 6 ricette 58
Faccia Bella Acqua 68
800 GLI EXPERIMENTI
Faccia Bella Acqua 6o
Faccia Bella con più ricette 66
Faccia Bella con più ricette 68
Faccia Bella ^SS
Faccia Bianca 435
Faccia Bella 613 I
Medicine
Gotte 195
Gosso guarire 262
Gamberaccie Vnguento 271
Gosso 281
Gotte della faccia 223
Gotte 379
Gambe unguento 398
Gotte 445
Gotte 456
Grasso humano buono à molte cose 464
Gotte 493
Medicine
Idropico 263
Idropico 358
Infermità | chè esito deba auere 388
Lisci
Incocitura del Sole alla faccia 481
Chimica
Imbiancare ogni cosa 38
Medicine
Lepra | e Scàbia guarire 272 |
Lisci
Lentiggini leuare 76
DI CATERINA SFORZA. 801
Lentiggini 81
Lentiggini. . . . 48
Leuare ogni Segno 49
Leuare ogni Segno 42
Lentiggine 505
Leuare i segni della faccia 80
Medicine
Maturar ogni Postema in un giorno 197
Medicina per Febre | et altro 200
Memoria | olio 206
Memoria 216
Morzo di Serpente (aie) 221
Milza 224
Memoria non perdere 298
Malenconico 299
Morici 355 |
Milza -360
Morsi uelenosi 382
Milza 431
Milza 191
Memoria recuperare 438
Morfea 442
Malinconico 203
Malie 370
aaa
802 GLI EXPERIMENTI
Lisci
Mani bianche 9
Macchie leuare 18
Mani bianche 1°
Machie della faccia levare 112 '48
Mani bianche 174
Musco artificiato . . . 480 !
Chimica
Molificare | et indurire lauolio (avorio) 40
Molificare l'osso (l'osso) 39
Medicine
Nerui retratti | e Sciatiche i92
Nerui retratti 193 Nerui | et ossa 194. x
Nerui I et ferite 395
Nascenze 228
Nerui ritiratti 469
Nerui ritiratti 465
Lisci
Medicine
Ossa rotte | Vnguento 270
Occhi | Acqua 284
Occhi Acqua 289
Occhi male 312
Orecchi 320
Oppilatione nel Sangue 358
Occhi male 390
Occhi male 392
Olio Philosophorum | detto benedeto 42i>
Orecchi 433 I
Occhi acqua 43^
Occhi spalpebrati 43^
Occhi 449
Olio di grande Virtù 600
Olio di Ginepro w8
DI CATERINA SFORZA. 803
Medicine
Porri 15
Porri 97
Poluere per la Sanità 199
Petto dolore
|
e Coste 204
Peste I et "Veleno | Olio 207
Peste 208 Peste | e Veleno • 209
Peste
| et Veleno
| Acqua 210
Peste
I olio 210
Peste 216 _Peste 217
Peste 217
Peste 218 Peste • . 218
Peste non pigliare
Peste.
.
Percosse
I
e Sciatiche
D . 222 Peste „Peste. 227
Petto aperto
Petto male ....
: f*
Peste Perfummo 228 a . 229 Peste m„ t, . 230 Peste
Peste „ . 231
Pietra ~ . 232 „Puntura . 235
Pietra gittare
Pietra cauare
Peste 258
Polmone 338
Paralitico 339
Puntura 345
Pietra
| et arenella 863
Partorire chi non può 377
Piaghe uecchie 382
Porri 386
Porri 418
804 GLI EXPERIMENTl
Piaghe putrificare 43^ I
Poluere per leuare la mala carne 431
Peste 431
Peste | dolore | e Tosse 434
Polmone 435
Punta | e mal di Stomacho 436
Peste 436
Poluere lassativa 43^
Prurito | e fiamma Salsa 449
Porri 454
Petra romper nella Vescica 4^4 Punta • 466
Pietra butar 467
Peste 486
Porri 394
Lisci
Panne del Viso 1
Panne del Viso 74
Chimica
I
Medicine
Quartana | e Terzana 249
Quartana 387
Medicine
Romper la Pietra etc 239
Riscaldato • 263
Rogna 284
Rogna 285
Rottario 424
Renella 448
Rogna 450
Rogna 469
Rottario | cioe Ceroto per mal nascente 478
DI CATERINA SFORZA. 805
Lisci
Rossori leuare 18
Rossori leuare 50
Medicine
Sangue Sputare 187
Schiatiche 201
Schiatiche 203
Spasimo Olio 222
Scarancia
| mal de Gola
|
e Scrofole 224
Sordo delle Orecchi ..." 261
Spasimo Olio
.
•
• 268
Stomaco Olio | conforta Core | e Reni 269 |
Spasimo 273
Scrofole | ò Fistole 419
Stomacho 285
Saldare Carne
| et ossa 288
Sangue del Naso 329
Sperienza per male della Lingua 333
Singhiozzo | et Stomaco 340
Soluere il Ventre 346
Saldare piaghe 380
Segni dello Infermo 388
Sangue ristringere 393
Serpe entrata in Corpo 434
Stomaco 441
Stomaco 443
Stomaco 444
Sciatica 445
Sordo 447
Spasimo 451
Sordo 451
Stomaco 454
Soluere il Corpo 455
Stagnare Sangue di ferita 460
Soluere il corpo 467
Saldare una piaga 469 I
Sciatica 474
Sangue del Naso 480
Saldare poluere 486
806 GLI EXPERIMENTI
Sangue ogni piaga 528
Stagnare Sangue 460
Medicine
Tigna 276 Tigna • 398
Tigna
.
.
.
■ 433
Tremore de membra 434
Tosse Pericolosa 434
Tremore di Membra 454
Trare fuori l'ossa | et legno dalla carne 459
Tigna 468
Trare ferro | et osso dalla Carne 477
Tosse
| edolore di Petto 480
Trouare Tesori 482 |
Lisci
.
Tintura d'ogni colore 37
Tingere Caualli | e Cani 39
Tingere il Viso Eosso IH
Tingere li Peli 149
Tingere la Barba 168 Tingere li Peli negrissimo • 154
Tingere li Peli neri | et rossi 155
Tingere la Barba 164
Tingere la Barba 166
Tingere la carne | et
i peli 167
Tingere il pelo rosso 229
Tingere la Carne Bianca 435
Tingere rosso la faccia 507
Tingere castagno
i Peli 532
Tingere d'ogni colore Acqua 532
Tingere | e fare belli li Capelli 538
Chimica
Tintura d'oro 519
1 Tintura d'oro 522
Tintura d'oro 535
Tintura d'oro 536
DI CATERINA SFORZA. 807
Tintura d'oro sopra il rame &37
Tintura d'argento 540
Tintura d'argento 642
Tintura d'oro 444
Tintura sopra il Rame MS
Medicine
Volatiche 18
Volatiche 72
Volatiche 80
Veleno remedio | Olio 229
Vomito 252
Viso molestie guarire 323
Vaiuolo 383
Veder perso ricuperare 452
Vedere Clarificare 455
Veleno in ferro curare 464
Vngie mantenere 474 Vecchie piaghe | e fuoco Saluatico 477
Vedere Clarificare 482
Veleno à termine 484
Fine
LAMENTO
DI
CATERINA SFORZA RIARIO.
[Milano, Trivulziana, sego. 48, 4.] •
• Pubblico qui la trascrizione e le dichiarazioni favoritemi dal bignor ingegnere Emilio Motta.
Avvertenza.
11 conte Luigi Bossi traduttore della Vita e pontificato di Leone X del Roscoe (Mi lano, Souzogno, 181G) nel volume I, p, 236, nota a, a proposito di Caterina Sforza, dice :
* Questa è quella sorella i di Lodovico 11 Moro che dagli scrittori di quel tempo * vlen dotta Canarina di Fori). Io posseggo una canzone stampata rarissima, e forse a unica del Nobel uomo Marsilio Compagnon a Caterina di Farlivo, Della quale l'Autore
" invoca l'intervento di quella principessa perch'essa si adoperi nullameno che a sai- " vare l'Italia. La Canzone non porta data, ma sembra anteriore alla detta conveu- " zione fatta co' Francesi, perchè vi si parla molto degli amori del loro Ho, e del u loro generale. „
Mi fu Impossibile ritrovare questa canzone. Il Lamento da me riportato qui, non allude alla discesa di Carlo Vili, ma eviden temente all'impresa di Cesare Borgia. La stampa, che componesi di 4 facciate in 1" p.° senz' altra Indicazione di data, ti pografia ed anno, è mal eseguita. Se ne fece esatta trascrizione letterale; quindi niente punteggiatura, minuscolo ed ora maiuscolo il principio di verso; ora catherina ed ora Vhaterina come ilà lo stam pato. In margine si è creduto utile dar qualche schiarimento. Le ottave sono stam pate a 3 colonne per facciata. Il Lamento dev'essere del periodo 1499-1500, tra l'ab bandono di Milano per parte del Moro nel sett. 1490, e la disfatta di Novara (1500) con relativa sua deportazione in Francia. La stampa è dell'epoca per 1 caratteri suoi estrinseci.
1 si sa che invece era uìp' del papa Alessandro VI,
a forma dell'obbligo da esso Baldassarre fatto per lei a detto Gio
vanni Soriano « ad requisitionem et de commissione diete domine
Catherine pro liberatione ipsius. »
Ivi, a c. 238.
Il 3 di novembre del detto anno, e nel detto luogo, Girolamo di
Naldo Baldi come procuratore di Naldo suo padre, di Pellegrino suo
zio e di Raffaele suo cugino, eredi della compagnia già cantante in
Baldo di Gio. Baldi e compagni di Roma, fa quietanza alla sudd. Ca
terina « olim consorti recolende memorie d. Hieronimi de Ryario »
8S0 ESTRATTO DI DOCUMENTI.
della somma di fior. 300 d'oro in oro larghi, ricevuta da lei e da sè
medesimo per lei per saldo di fiorini 350, soldi 3 e den. 9 d'oro in oro
di Camera ; della qual somma essa era debitrice alla suddetta com
pagnia « occasione drapporum et pannorum laneorum auri filati e aliarum rerum » ch'essa Caterina avea ricevuto da detta Compagnia ne
gli anni 1481, 1482, 1483.
Ivi, a c. 240.
Lo stesso di 3 di novembre , in detto luogo. Il notaio Braccesi
dà alla detta Caterina un mundualdo per poter fare la infrascritta
recognizione di debito e obbligazione.
Ivi, a c. 240.
Lo stesso giorno e nello stesso luogo, la sudd. Caterina e Otta
viano suo figliuolo si riconoscono al prefato Girolamo di Naldo Baldi
procuratore c. s., debitori dei sudd. eredi della compagnia c. s., della
somma di fior. 300 d'oro in oro larghi pagati e come volgarmente
si dice fatti buoni per essa a detti eredi ecc. da detto Girolamo, come
risulta dal precedente contratto; e più di altri fior. 300 simili in
contanti gratuitamente mutuati nell'atto presente da detto Girolamo
procuratore a essi Caterina e Ottaviano, che a sè li trassero; ob
bligandosi a restituir le dette due somme dentro 15 mesi ; e dando
intanto per pegno a detto Girolamo i paramenti e le suppellettili
descritte nell'annesso inventario, le quali debbono restare in libera
proprietà dei detti creditori se non restituiranno i detti 600 fiorini
nel sudd. termine. E detti paramenti ecc. sono :
Uno panno d'arazo stretto con la historia di Cristo alla grecha
Uno portiere d'arazo fine con la historia di Salomone
Uno panno d'arazo fine a fighure
Uno panno d'arazo con l'arme di Innocentio
Sei pezi di Spalliere a verdura con l'arme sforzesche di br. xx lungo
et largo br. 4 lf2 in circa
Uno cortinaggio di velluto chermisi zetani di braccia 160 in circa
in 4 pezi
Uno paliotto di domaschino biancho a poste d'oro chon l'arme di casa
Uno paliotto di domaschino biancho a andari con l'arme di casa
Uno paliotto di domaschino rosso a poste d'oro chon l'arme di casa
Uno paliotto di domaschino brocato d'oro rosso
Uno paliotto di domaschino brocato chon pelo rosso
Uno paliotto di domaschino paonazo a poste d'oro con l'arme di casa
Uno piviale di domaschino biancho a poste d'oro chol fregio d'oro
Una pianeta di domaschino paonazo chol fregio d'oro
Una pianeta di brochato d'oro col pelo semplice col fregio d'oro
Una pianeta di domaschino rosso chol fregio d'oro
ESTRATTO DI DOCUMENTI. 831
Una pianeta di brocato col pelo rosso et chol fregio d'oro
Una pianeta di domaschino biancho a andari col fregio d'oro richo
Una pianeta di domaschino biancbo a poste d'oro chol fregio d' oro
Uno chortinaggio di domaschino biancho di braccia 120 in circa
in 4 pezi
Una coperta di velluto pagonazo di braccia a1." in sei tele sop
pannata.
Ivi, a c. 242.
Lo stesso giorno parimente e nello stesso luogo Naldo del fu
Giovanni di Naldo Baldi aromatarius florentinus, promette ai suddetti
Caterina e Ottaviano che nè essi nè i loro eredi saranno mai mole
stati in giudizio o fuori di giudizio per conto dei fior. 350 soldi 3
e den. 9, dei quali il sudd. Girolamo procuratore ecc. fece quietanza
a detta Caterina.
ESTRATTO
DAL
DIARIO FIORENTINO DI LUCA LANDUCCI
DAL 1460 AL 1 5 1 6. 1
....E a dì primo di novembre 1499, la Madonna d'Imola isgornbrava la roba sua e mandavala a Firenze, e mandò le sue fanciulle
e missele nelle Murate ; perchè '1 Papa, col caldo del Re di Francia
voleva torgli la Signoria e darla a un suo figliuolo. Onde la Ma
donna deliberò di stare lei a difendersi.2
E a di 27 di novembre 1499, ci fu come el figliuolo del Papa
aveva preso Imola, ma non aveva avuto la ròcca ; e bombardava la
ròcca in modo che io sentivo le bombarde insino da Dicomano, al
mio luogo, che stringevano la fortezza; e que' della fortezza travano
per la terra e disfacevano tutte le case. La Madonna s' era par
tita e andata a Furll, e quivi s'affortificava ; e dissesi eh' ella aveva
lasciato nella fortezza uno che gli aveva dati per statichi e' figliuoli
e la sua donna, se dava mai la fortezza, che Lei ammazzassi la detta
donna e figliuoli. 3
E a di 16 dicembre 1499 ci fu come la Madonna d' Imola s'era
accordata col Papa di dargli Furll, e che '1 Papa gli facessi cardi
nale un figliuolo, e anche dargli danari.
E a di 21 di dicenbre 1499 ci fu come Furli s' era perduta, e non
restava se non la rócca, che v' era dentro la Madonna. *
1 Pubblicatosi codici della Comunale di Siena e della Marrucclllana con annota zioni di Jodoco del Badia. Firenze, Sansoni, 1883. a Pag. 204. 3 Dionigi di Naldo, p. 204. * Pag. 2Q5.
ESTRATTO DAL DIARIO FIORENTINO. 833
E a di 9 di giennaio 1499, 1 ci fu come la Madonna chiedeva la
sua dota al Papa, e come la Regina di Francia voleva ch'ella l'a
vessi.
E a di 13 di giennaio, ci fu come la Madonna aveva perduto la
fortezza di Furll, dove ella era, ed era rimasta prigione. E moriwi
circa 500 uomini, e ammazzorno tutti quegli della rócca, eccetto lei
ch'era ferita.2
E a di 16 di giennaio 1499,3 ci fu come la Madonna era mandata
al Papa, e poi fu ritolta da' Franciosi ; e cavorono fuora detti Fran
ciosi, come el Papa aveva fatto la lega co' Viniziani e col Duca, e
ch'egli era contro al Re ; e non volevano dare le fortezze al figliuolo
del Papa.
E a di 25 di luglio 1501 venne qui a Castello la Madonna d'Imola,
che si parti da Roma ; che la chiese al Papa Monsignore Begni, *
e lei se ne venne a stare qui. s
1 Stilo fiorentino. È il 1600 in stile comune. 2 Pag. 206. — Ciò spiegherebbe sempre più 11 fatto che Caterina neir uscire dalla rocca e nello scendere per la breccia dovè essere sorretta da Cesare Borgia e da Ito d'Allegri. 3 Stile fiorentino. t Chi la chiese al papa, fu veramente Ito d'Allegri ; ben può averlo fatto in nome del D'Aubigny, oapo dell'esercito francese che di nuovo era sceso in Italia. 5 Pag. m.
CCC
Vaglienti Piero. Storia de'suoi tempi, cioè dall'anno 1492 al 1513.
— Fatti, voci corse, giudizi politici relativi alla storia di Caterina
Sforza.
iBiblioteca Nazionale, Magllabechlana, Begn. antica II, IV, 42 rosso; moderna Manoscritti XXV, 8, 193.)
Sotto la data 1 giugno 1498, c. 37 r., col. 1:
....ella madonna de frullj (Forlì) mando 100 uominj darme e 100
balestrierj a chauallo e 600 prouigonati.
Sotto la data 6 agosto 1498 c. 66 v., col. 1 e 2:
,...e detesi boce veniuano chondottj da fioren | tinj el sing." lodouicho dalla mirandola chon 100 uominj darme e 150 balestriera a
chauallo e da frullj el figluolo della madonna de frullj chon 100 uo
minj darme e 150 balestrierj a chauallo e stetono in valdenieuole
tanto quanto penaua a spirare la legha tra venizianj e luj (il duca
di Milano) che finiua per tuto 1 mese de luglo.
Sotto la data del novembre 1499, c. 83 r., col. 1 e 2:
....lasco chomesione (il re di Francia) a stanza del papa le gente
douesino andare a chanpo a imola e frullj e torre lo stato alla ma
donna de frullj donna fu del chonte girolamo e chosi in pochi di dopo la
suo partita si partinno da milano anche a 3000 scuizi (svizzeri) e qual
che 600 lance e venonne alla uolta de frullj egiuntj a imola li uo
minj della terra se ribelorono dalla madonna e chosi chiamonno per
loro sing.° nuouo el figluolo del papa quello el quale era suto chardinale essi disse perche e di volonta d esso papa el deto stato era
tolto alla detta madonna per fare e figluolo sopranominato sing."
siche vedette quello al di d oggj fanno e ponteficj che vno gran vi
tupero della chiesa e anche non troppo onore ne achrescimento di
fede della legge christiana peroche quello che douerebbe eser ch |
ausa e mezo fra christianj di metere pace e unione e quello chessi
ingengna metere zizania e schandolj e tribulazione e anghustia ma
dio ch e giusto Signore promette alle volte che luno diauolo paghi
1 altro della moneta che a speso ; questo chonte girolamo fu nipote
CRONACA DI PIERO VAGLIENTI. 835
di papa sisto; el detto papa li chonpro questa Signoria di denari
della chiesa e fecenelo Signore le quali sono terre che sono ragoneuole mente della chiesa , si che questo papa ora chome di sopra
sintende ne lo uiole chauare e tollj la Signoria per dalla al figluolo,
un altro uerra e toralla aluj che lo permetera idio perche non sono
chose giuste ne ragoneuole ne che dio 1 abj per bene ; per anchora
la forteza d imola si tiene pella madonna e lej se n e ita a frullj
nella fortezza; idio sia quello lasci seghuire el meglo di questo e
di tute altre chose.
c. 85 v., col. le 2:
dipoj ci fu lettere da roma de xxiij detto (novembre 1499) chome
1 chardinale di san gorgo s. era fugitto di roma e preso la uia di
mola e in Roma funno presi dua e qualj si dice doueuano apresen
tare una lettera auenenata al papa, dicesi era chon intenzione di
detto chardinale di santo gorgo, ora vedette a quello al di d oggi
s atende, e quello fanno e prelatj , ma io o speranza idio un di a
tutto prouedera.
io quello che al presente diro, non lo diro perche io sia profetta,
ne che titolo ne nome desso profeta vogla mi s abbi a dare , ma
visto li andamentj e vogle de venizianj e qualj sono statj chausa di
questa sichonda volta di fare venire e pasare ere (il re) di franca in
italia per li sdengnj chonceputj chol sing." lodovicho e per la loro
ambizione grande si uede che anno, dicho chosi, che loro anno gran
volonta di farsi sing.0 d italia e tuttj que | stj gharbuglj chonmessi
aloro un di veranno a proposito, inpero erre (il re) non e per te
nere la sing." di milano e un di lanno a vendere loro e questa e
1 antenzione ella uolonta anno e venizianj e chosi questj garbuglj
di romangna di chauarne que sing" vi sono per meteruj nuovj Si
gnori nonne per altro saluo anno un di animo per la sopradetta
via d auellj, inpero el papa nonne per viuere senpre, e morto questo
papa erre sara asetatosi nel suo reame e pocho churera queste
chose di qua, e per via di danarj ariuscire loro ongnj disengno se
chi dorme non si desta etc. (allude al Comune di Firenze).
c. 84 r., col. 2 e c. 84 v., col. 1:
addi viiij del mese di dicenbre anno 1499 e franzesi di volonta
di papa alesandro papa 6. detono un aspra e chrudele batagla alla
forteza d imola dipoj a di noue detto la presono saluo le persone
inella quale forteza morj cirche a 120 uominj el medesimo di fu
data a figluolo del papa, eoe a quello era stato chardinale, e chosi
se ne trouo fuorj la madonna d imola.
addi xiiij de genaro 1 anno detto (anno fiorentino, cioè 1500 stile co
mune) el figluolo del papa eh era siuto chardinale essi disse cholle
836 DOCUMENTI.
gente franzese presono frullj e la forteza d essa, e presono la madonna
d imola ch era figluola del ducha ghaleazzo di Milano non legitima
chessi fugiua di detta terra per irsene in chastracharo | per suo saluazione in sun uno ganetto (ginnetto) e trouo le uie sbarate e chosi fu presa lei e l figluolo i ed e restata prigone di uno uomo d arme di
monsing.0 di lengnj franzese, et sopradetto figluol del papa se asingnorito della terra ed eziendio d imola, idio vogla seghuitj e sia in bene
ed esaltazione della nostra patria di che fo gran dubio ; stimasi
n andranno a pesero, fuuj morto asaisima gente e gran fragelo e
stato.
c. 85 r., col. 1:
....e detesi al arme (U Valentino) e fessi sing." de frullj e d imola
e sentendo la madonna eser presa da franzesi, o per via de denari
o d altro, opero auella nelle manj e mandolla a roma al papa suo
padre che ne seghuise la suo volonta el figlolo si saluo in chastra
charo eoe el sing." otaviano, tutti li altrj suoj figluolj e figluole ne
venono in firenze per loro saluazione.
c. 87 v., col. 2:
io per me per la pace d italia epel bene uniuersale di tuta,
dicho che sarebbe molto meglo 1 italia fusse ghouernata da talianj
che dallj oltremontanj, pero che questo sara el giudice della apelagone di tutta italia, e chol tenpo tuttj beremo a una fonte, ma
di ragone per eser firenze el perno d italia e auendosi portato verso
de suo maesta senpre bene , saluo da prima, rispetto la parte di
piero de medicj che non lo voleuano, benche dipoj abino chanbiato
mantello, doverebbe farej di ragone chapi d italia perche in vero
nonne in italia e piu antichj amie] de francesi che fiorentini, e
quellj chellj sono itj senpre in verita e de buone ghanbe chome
senpre suoj partiganj.
Sotto la data 3 giugno 1500, c 93 r., col. 2 e c. 93 v., col 1 :
ma che bisongna tantj parerj, una volta esendo chostuj Re di
franca e ducha di milano ed esendo in su chanpi cholle gentj e quj
innitalia tuttj eser nemicj 1 uno de 1 altro e non si potere fidare 1 un
de 1 altro e nonche le signorie, malia nostra citta trouarsi in gran
chonbustione 1 uno cittadino cholaltro, e forzato fare tanto quanto
suo maesta vuole e none usare de suo volonta , ed e de questo
1 Questa cronaca era » fritta a Firenze, lontano dal luogo degli avvenimenti, sulle voci che correvano. — Dallo cronache del Bernardi, presente ai fatti, e da altri docu menti si desume che la fu^a di Caterina dalla rocca venne Ideata, ma non ebbe luogo, e che anche Ottaviano era stato mandato da lei al sicuro In Toscana dopo gli altri figli minori, e prima che 11 Valentino si accostasse a Forlì. — Vedi 11 racconto.
CRONACA DI PIERO VAGLIENTI. 837
fato come interuiene in una schuola di fancullj quando el mae
stro non v e che tuttj gracidano e metono | la schuola a romore
ma chome el maestro viene, tut uomo sta chetto, chosi interviene
a tutto italia, che questo a eser el nostro maestro e acj a fare stare
chettj tuttj, a nostro dispetto, e vogla noj onno, abiamo a fare a
suo modo nonche noj ma tutto eresto d italia.
Sotto la data 8 luglio 1500, c. 95 v., col. 2:
....dipoj lascato (il « chapitano i ganotto » dai Fiorentini) e andosene a ritrouare le gente derre (del re di Francia) dipoj venne per
la suo maesta a imola e frullj, e quella prese e chonsengnata al figluolo del papa e auendone andare la madonna a roma, tocho a luj
e alla suo chonpangnia achonpangnalla.
I Questi era un venturiero francese, come rilevasi da c. 98 r. col. 1. II Vaglienti sembra scrivere con poco esatta cognizione del fatti, ma con criterio politico molto sano ed acuta.
INDICE ALFABETICO
Dfcr
NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI
CITATI NEI DOCUMENTI. *
Abate di San Benedetto m Alpibus 285. Abate di S. Paolo di Pisa 671. Abazia di ChiaravaUe 65. Abiate 420, 430. Acciaioli Alessandra 518. — fra Zenobio 510. Achille da Cesena 816. Adda 486. Adorni (fratelli) 436. Adorno Prospero 58. Agnadello 536. Agostino da Gravanago, notaio pa vese 22. Agri (cardinale) 98. Alamanno 337. Albertini Ludovico 535. Albertino, speziale 549, 551, 603. Alberto 466, 469. Albicini Pier Francesco 170. Aldrovandi Benedetto 261, 262, 271, 487, 494, 495, 567. Alemagna 252, 253, 282, 298, 443, 458, 459, 488, 535. Alessandria 19, 209, 210. Alessandro da S. Vitale 163. Alessandro VI 175, 196, 225, 227, 291, 350, 373, 379, 406, 408, 412, 445, 475, 488, 495, 502. Alfonso d'Aragona 221, 237, 601.
Alidosi (famiglia) 495. — Francesco cardinale 515. — Giovanni 110, 115, 123. Altemps 483. Alvisi Edoardo 145. — Luigi 595, 597. Ambrosino 21. Amoris (De) (tic) vescovo di Cesena
37. Amerius (sic) 699. Andrea da Monza 48. Angelini Battista 282. Anguissola Antonio 18, 20. Anguissola Azzo 153. Annibale da Verona 478. Annoni Giorgio 10, 11. Antignanum 34, 35, 37. Antonello da Forlì 77, 97. Antonio da Braccello 72. da Busseto 25. — da Fogliano 42. — da Rimini 384. — de Pietrasanta 24. — di Montexo 137. Apellius (tic) 699. Appiani Antonio 74, 75, 79, 82, 88, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90. Aragona (Ragona) 55. Arberino Alessandro 558. Archivio Orsini, Roma 102.
* Il numero è quello della pagina.
840 INDICE ALFABETICO
Archivio Pasolini, Ravenna 5, 15, 65, 202, 289, 290, 310, 317, 599, 601. Archivio Sforza-Riario, Napoli 19, 21, 35, 68, 66, 88, 92, 101, 102, 141, 144, 152, 214, 237, 378. Arcimboldi Giovanni 19. Arcimboldi Guido Antonio 250. Arcione Battista 558. Arciprete de Varzi (sic) (Gio. Anto nio) 22, 26, 34, 63. Arcivescovo d'Arles 228. Arcivescovo di Milano 210. Arezzo 496. Argelati 560. Argenta 142, 178. Ariman spagnuoio 513, 584. Arlotti Buonfrancesco 117, 130. Artes (sic) 478. Asti 394. Attendoli 1, 2, 3, 4 e segg. Attendoli Agnese 8. — Bartolo 1, 2, 3. — Bosio 2, 3, 4. — Cav. Sforza 8. — Giorgio 6, 7, 300, 396. — Giovanni Battista 9. — Lorenzo 3, 4. — Marco 3. — Matteo 2, 3. — Messer Giacomo 8. — Micheletto 3, 4, 5. — Monsignore Costanzo 8. — Monsignore Giacomo 8. — Sforza 1, 2, 3, 4. — Tenduzo 2, 3. — Tomaso 4, 7. Aubry 609. Avunculis (sic) Corrado 555. Avunculis (sic) Henrico 555. Bacuino 416, 417, 482, 485, 500, 510, 511, 518, 540. Baccino di Piero Ridolfi 390, 446. Badessa delle Murate 402. Baglioni Astorre 166. Bac'naeavallo 203. Ba-nara '212, 211, 216, 222. Bagnarola 525. Bagno 306. Baklaser (sic) 699.
Baldra Antonio 530. Baldraccane Antonio 167, 185, 237, 239, 241, 262, 269, 278, 293, 309, 371, 375, 376, 378, 383, 386, 441, 507, 531, 571. Balnearie (Bagnarola) 527, 528. Barbaro Zaccaria 73. Barbiani Carlo 225. Barsotti fra Gio. Maria 740. Bartolomeo da Locamo 17. Bastiano 549. Bastiano Pescatore 355. Battista 464. Battista di Romolo, fattore 509. Battistone 341. Beatrice d'Aragona 272. Beccaro Cesare 192. Bedeschi Alessandro 9. Bedeschi Elisabetta di Alessandro 8. Belfiore 320, 321. Belli Guarino 581. Beltrami Luca 414. Belvedere 444, 447. Bencivieni Girolamo di Pagolo 508. Benedetto 138. Benedetto del Castellano 190. Benoli Gio. Battista 9. Bentivogli 253, 309. Bentivogli Alessandro 244, 346. — Annibale 140, 278, 369, 870, 478, 480. Bentivogli Francesca 139. — Francesco 169. — Ginevra 358, 478, 485, 488, 497. Bentivogli Giovanna 140. — Giovanni 42, 46, 80, 101, 110, 112, 114, 123, 133, 142, 146, 160, 168, 170, 171, 178 190 e passim. Bentivogli Hermes di Giovanni 140, 178. Bentivogli Ippolita 478, 479, 488, 494, 495, 497. Bentivogli Isotta 251. Berardi Berardo di Bernardino 9. Berchet Guglielmo 601. Bereguardo (sic) 430. Bergamino Giampiero 138, 561, 564. Berlino 277.
DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 841
Bernardi Andrea 107, 139, 150, 408, 548, 573, 581. Bernardi Giovambattista 192, 275. Bernardino da Feltre 159. Bernardino de li Guanti 103, 105. Bernardino, famiglio del signore di Faenza 83, 388. Bernardo 223, 312. Bernardo B.... 401. Bertano Ercole 359. Bertinoro 178, 321. Bettino da Bressa (Brescia?) capi tano 15. Bib.... Piero 173. Bibbiena 342, 345, 347, 353. Biblioteca Trivulzio 3. Biblioteca Vaticana 3. Bibliothèque Nationale (Parigi) 1, 11, 12, 13, 16, 30, 32, 33, 42, 44, 59, 94, 272, 401, 413. Bibliothèque S. Géneviève (Parigi) 454. Bigaccia de la Massa Antonia 154. Bigazzi Pietro 609, 610, 614. Bilia Paolo 461. Biliotti Agostino 529. Bini Giovanni 138. Biondello de Lardiano (sic) 154. Blois 1, 460, 461. Bocca Casimiro 609, 615. Bocca Silvio 615. Boldù Antonio di Andrea 82, 88, 90. Bologna 5, 20, 41, 43, 46, 62, 103, 257, 259. Bomtempo Giovanni 505. Bonaccorsi Biagio b93. Bonacossa Pamfilo 162. Bonadies Sjmon (Bongiorni Simone) 145. Bona di Savoia 10, 26, 30, 31, 32, 33, 34, 36, 38, 39, 40, 41, 42, 50 e segg.; 555, 556, 557. Bonfiglioli Francesco 94, 165, 176, 208, 211. Bonganni 534. Bonghi Ruggero 595, 597. Boninsegni Guido Antonio 559. Bono 529. Borgia Cesare 373, 388, 406, 410, 411,
412, 440, 442, 460, 477, 510, 553, 606, 810. Borgia Lucrezia 227, 289, 291, 388, 456, 457, 459, 460, 471, 477, 478, 544. Borgo degli Albizzi 591. Borgo di Marradi 330. Borgo di Val di Taro 67. Borgo S. Donnino 36. Borso 286. Boscholi Antonio 133. Bosco 102, 507. Bosco di Alessandria 19. Bosi 377, 389. Bossi, frate Lauro 196, 279, 310, 312, 446, 447, 448, 455. Bossi Gian Luigi 26, 39 , 40, 43, 45, 46, 47, 52, 53, 55. Bossi Gian Paolo 37. Botta Burguntio 486. Botta Leonardo 33, 34, 73. Bramio Alessandro (correggi : Brac cio) 446. Bressanone 443. Brigiuti Romolo 610. Brisighella 322, 347, 486. British Musenm, Londra 10, 95, 96, 355. Broccardi Tomaso 399. Broccardo Cornelio 171. Brocco Gio. Battista 223, 231, 241, 243, 244, 245, 28-4, 356, 572. Brugnolo Stasio 298. Bubano 189, 214, 216 , 218, 279 , 281, 287. Budrio 25. Bugato Antonio 261. Buglion Averardo 463. Bulgarini Baldassarre 458. Buonsignori 554. Burcardo 112. Burriel 272, 298, 589. Buscheto (sic) conte Albertino 348, 376 , 382, 390. Cacciò Giovanni 595. Cafaggiolo 279, 280. Cagli 74. Calabria Citeriore 35. Calchi Agostino 232. Calchi Bartolomeo 39 , 40, 147, 153,
842 INDICE ALFABETICO
169, 282, 239, 276, 281, 284, 565, 566, 571. Calchi Battista 68. Calmeta Vincenzo 403. Camera del Papagallo (Vaticano) 50, 52. Campania 499. Campano, fra Domenico 461, 462, 505, 512, 525, 530, 532, 536. Campeggi Giovanni 287. Campeggi Sigismondo 819. Campo di Fiore 48. Canestrini Giuseppe 206, 406, 412. Cantalupo 171. Capitano di Cotignola 86. Copodiferro Giuliano Magdaleno 558. Capodiferro Nicolò 558. Caponi Troilo albergatore 65. Capponi C. 276. Caprarola 507, 515, 518, 554. Capua 6, 8. Carato Piero 458. Cardello Giovanni 175. Cardinale Borgia 448 , 444. — Colonna 98, 100, 387. — di Bologna 483. — di Pavia 515. — di S. Clemente 455. — di S. Giorgio (Biario Eaf- faele) 100, 105, 116, 123, 126, 131, 188, 233, 234, 239, 240, 242, 243, 244, 258, 284, 350, 380, 886, 408, 404, 405, 406, 411, 455, 477, 480, 481, 484, 488, 494, 503, 512, 514, 580. — V. Biario Raffaele. Cardinale di Sion 496. — di S. Pietro in Vincoli (Giuliano della Bovere) 85, 48, 52, 65, 74, 77, 98, 99, 802, 892, 483. Cardinale d'Urbino 50, 55. — Foscari 78. — Grimaldi 776. — Savelli 99, 100, 189, 887. Careggi 475, 489. Cariati 85. Cariobola o Creobola 493, 500, 501. Carlino 523.
Carlo da Meleto 121, 138, 134 , 351, 356. Carlo degli Ingrati (?) 112. Carlon Gianantonio 208. Carlo V 496. Carlo VOI 207, 252, 253, 275, 298, 610, 670. Caro, Annibale 192. Carpi 27a Carretto, marchese Giorgio da Sa vona 10. Casale Girolamo 471. Casamurata 247. Casati Francesco 74 , 79, 182, 186, 187, 198. Casella Simone 217. Casentino 288, 342, 347, 348, 349, 354, 359, 362. Casola Valsenio 498. Cassano 421. Castel Bolognese 111, 112, 295, 591. Casteldario (Castel del Bio, cardi nale Alidosio) 515. Castel del Bosco 546. Casteldelzo 377. Castellami» infelix 549. Castelletto di Genova 282. Castello, villa medicea presso Firen ze 466, 507, 530, 581, 532, 534. Castelnuovo 282, 233, 234, 235, 236. Castel Nuovo di Napoli 216. Castel S. Angelo 99, 100, 810, 407, 446, 451, 454, 465, 466, 502, 511. Castel S. Pietro 43, 46, 62, 110, 143, 277. Castiglioni Branda 73, 139, 147, 504, 560. Castiglioni Giovanni Stefano 565. Castrocaro 107, 109, 110, 112, 114, 121, 183, 187, 178, 182, 183 e passim. Catani Gio. Battista 475 , 494, 495, 497, 5ia Cathaneo (Cattartif) Gio. Battista 255. Cavalcanti 60. Cavi 97. Cecchino da Belforte 506. Cecilia.... 540. Cerenzia 85. Certenese Angelo 198.
DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 843
Cervia 363, 366, 497. Cesare 286. Cesare da Salerno 508. Cesena 5, 37, 62, 74, 113, 116, 117, 131, 133, 178, 212, 216, 227, 228, 250, 367, 373, 560. Cesenati 127. Cesenatico 256. Chiusa 199. Ciambetta Giacomo 558. Cibo Franceschetto 147, 481. Ciccha o Ciocca Luigi 449, 459, 461, 464, 471, 535, 606, 607. Cicerone Marco Tullio 649. Cicognano conestabile 152. Cinuzi (famiglia di Siena) 559. Cipri 612. Cirone 179. Cisterna 511. Civitacastellana 457. Cobelli Leone 107, 582. Cocapano Nicolò 138. Cochus (sic) 582. Coira 443. Cola Montano 14. Collenuccio Antonio 212. Colleta Alessandro 22. Colombino Giuseppe 325, 338. Colonna Stefano 54, 558. Colonnesi 98, 477. Cominato Costantino 284. Condulmeri Giacomo 84. Contarino Zaccharia 531. Conte Borello 319. Conte Caldarino 353. Conte di Belcastri (aie) 216. Conte di Caiazzo (Galeazzo Sanseve- rino) 212, 221, 223, 225, 315, 316, 320, 322, 334, 335, 336, 337, 338, 340, 547, 570. Conte di Melzo 357, 441, 485. Conte di Pitigliano 109, 143, 216, 218, 363, 365, 366, 368, 377. Conte di Sogliano 354, 358, 359, 367. Conte Filippo Rosso 461. Conte Ranuccio 335, 336. Corbizi Giovanni 110, 112, 113, 114, 137, 149, 187, 188, 267, 317, 367, 377, 389.
Cordello Giovanni 171. Corio Tomaso 341, 344. Corio Zannone 10, 11. Cornelia, figlia di Ottaviano Riario 527, 539, 552. Corradino di Giovanni da Bergamo 141, 142, 457. Corrado da Fogliano 28. Corregio 582. Corvarano 447, 448. Cosercoli 501. Cosimo I 591. Cosina 151, 453. Costanza 670. Costanza, figlia di Corrado da Fo gliano 28. Costanzo 22, 54. Cotignola 1, 2, 3 e segg.; 174, 184, 194, 299, 304, 393, 396. Crema 602. Cremona 16, 46, 413, 421. Cresci Migliore 107, 109. Cristiani Baldassarre 601, 602, 603. Crivelli Boniforte 197. Crivelli Margherita 41, 53. Croce Coperta 595. Cuppano Isidoro 617. Cuppano Lucantonio 599, 609, 610, 611, 614, 617, 621, 687. Cusago 420. Da Alviano Bartolomeo 318, 476, 510. Da Bagno Nicola 321. Da Canali Matteo 48. Da Feltre Ottaviano 558. Da Forma Onorato 204, 205. Dalamasa Girolamo 492. Dal Borgo Ciriaco 44. Dal Fiesco Gian Luigi 436. Dalla Velia Angelo 441. Dalle Selle Alessandro 140. Dalle Selle Giovanni 138 , 263, 269, 379, 378. Da Londerano Giovan Pietro 507. Da Lubiano Bastiano 584. Dal Poggio Cristoforo 172, 173. Dal Ronco Giacomo 119, 120, 135, 137, 383. Dal Ronco Matteo 132, 138. Dal Ronco Paolo 115.
844 INDICE ALFABETICO
Dal Tinello Bastiano 358. Da Spello Pier Paolo Venanzio 458. D'Aubigny Mons. 214. De Andreis 60. De Anterigolis (Da Anterigoli) Mo- gister Ioannes olim Bartholomei Gui doni» 537. De Bagno Rizardo 37. De Bencis Americi 591. De' Borselli frate Girolamo 555, 559. De Canneli Niccolò 281. De Cat.... Gio Battista 488. Dece 420. De Corpis (sic) Cristoforo e sua fi glia Bianca 144. De Franco Gian Maria 152. De Galeata Cesare 337, 344, 501, 502. De Galeata Riccardo 508. De Gentilini Battista 412. De Ghia 229. De Ghoris (De' Gori) Dante olim Be nedica 537. De'Giustini Lorenzo (de Cintiate Ca stello) 22. Degli Agostini Silvestro 498, 499. Degli Alberti Piero 316. Degli Albizi Alessandro 279, 296, 397. Degli Orcioli Bartoiomeo 152. De Guasconibus (De' Guasconi) Joan- nes Baptista olim Caroli 537. De Guelva Francesco 411. Del Bcccarino Antonio 186. Del Bergamino Zampiero 319. Del Bufalo Cristoforo 558. Del Campanile Margherita 41. Del Fiesco Ibreto (sic) 50 Della Rovere Giovanni 70. Della Bovere Giuliano 175. Della Rovere Maria 528. Della Volpe Cav. 518. Del Majno Andreotto 17. Del Nero Bernardo 187. Del Nero Simone 511 Del Ponte Lodovico 101. Del Preto (sic) 347. Del Quartiere Bartoiomeo 180. Del Quartiere Francesco 180, 184, 187, 210, 228, 225, 570, 572.
Del Serra Ser Antonio di Ser Pietro 537. De Ludovici Girolamo 393. De Lupis Azzo 560. De Malingegnis (De' Malingegni) Ma- gister Joannes olim de Gabrielli» 537. De Mantechitis Lorenzo 505, 603. De Manthy (sic) Damiano 583. De Marcha Ridolfo 190. De Marzi Alberto 465. De Melozzo Antonio 462, 509, 515, 528, 530, 531, 508. De' Moratini Gasparino 444. Denano Cesare 372. De' Nasi Pietro 141. De' Nerli Bartolomeo 402. De' Pazzi Andrea 320, 321, 348, 359, 383. De' Pazzi Bartolomeo 192. De' Pazzi Jacopo 192. De' Pittori Giovanni 399. De Ricano Alessandro Orfeo 69, 365, 368, 870, 371, 372, 375, 376, 377, 383, 386, 400. De' Rossi Lorenzo 272. De Sala Camillo 607. Desjardins Abel 206, 406, 412. D'Este Alberto Marchese di Ferra ra 5. D' Este Alfonso 96. D' Este Anna 197. D'Este Beatrice 413, 414. D'Este Ferdinando 407. De Vayrio (.»«) Andrea 596. De Vegiano Battista 203. De Zeloni Nicolò 170. Di Bagno Francesco 77, 79. Di Calderoni Gabriel 486. Di Catoli Baldassare 360. Di Ciechi Giovan Francesco 477, 481, 482, 483, 484, 488, 494, 497, 502. Dieci di Libertà 297, 298, 314. Diedo Francesco 74, 92. Dionigi 191, 195, 337, 511, 512. Dionigi da Brisighella 816. Dionigi di Valdilamone 597. Di Queti Bartolomeo 157. Di Rinieri Leonardo 385. Di Zuccoli Pierantonio 180.
' - *
DEI NOMI DI PERSONE E DI .LUOGHI. 845
Domascus 699. Domenico da Boiogna 69. Don Desiderio 106. Don Federigo 217. Don Francesco (cappellano di Cate rina) 60. Don Jovano (rie) 492, 493. Donne di Santa Orsola di Milano 61. Don Pier Lorenzo da Camerino 776. Don Piero 607. Don Zannico Ciancio 382. Doria Domenogazo 48. Dovizi Bernardo (detto il Bibbiena) 212, 213, 214, 215, 218, 220, 222. Dozza 142, 143. Drai o Diei, (soprannome preso dai Pasolini) 5 e seguenti. Duca di Bari 67, 436. Duca di Calabria 93.94,201,212,213, 214, 215, 218, 221, 222, 265. Duca di Candia 207. Duca di Ferrara 26, 60, 71, 220, 239, 251, 270, 357, 369, 372, 382, 384, 404, e passim. Duca di Monferrato 398. Duca di Savoia 256. Duca d'Urbino 178, 248, 299, 302, 805, 306, 315, 828, 483, 515. Duca Valentino 372, 387, 407, 441, 443, 451, 457, 460, 464, 465, 478, 482, 483, 485, 487, 493, 495, 500, 508, 581. Duchessa di Calabria 16. Duchessa di Ferrara 66, 70, 83, 96, e passim. Duchessa di Kent 5S7. Eduardo IV re d'Inghilterra 67. Ettore di Antonello da Forlì 121, 161. Fabricio Elphiteo («e) 22. Faentini 247, 389. Faenza 1, 5, 82, 83, 112, 269, 297, 299. Fanti Innocenzo 195, 597. Fantini Felice 595, 596, 597. F. de Noxeto (sic) 69. Fedado Lazaro 22. Feo Carlo 542, 543. Feo Corradino 107. Feo Giacomo 141, 168, 172, 178, 181, 182, 183, 184, 186, 187, 188, 193, 200, 209, 211, 214, 215, 216, 229, 230, 2-48,
252, 258, 271, 337, 505, 542, 568, 569, 570, 571, 572, 604, 605. Feo Tommaso 101, 154, 155, 200, 224, 596. Fernando re 24, 55. Ferdinando di Spagna 252. Ferdinando re di Napoli 35, 258, 275. Ferolfino (rio Antonio 22. Ferrara 105, 272, 513. Ferretti Nicolò 176, 202, 203. Fiandra 353. Filangieri Gaetano 04. Filippo da Cremona 290. Fiordiana de Mondaino (rie) 152. Fiorentini 120, 247, 251, 259, 263, 264, 265, 268, 298 e passim. Fiorenzola 344, 496, 607. Firenze 5, 26, 44, 47, 60, 95, 98, 99. 100 e passim. Foresti Filippo 272. Forlì 50 e passivl per l'intero volume. Forlimpopoli 120, 129, 175, 178, 186, 210, 244, 271, 339, 344, 497, 569. Fornaro Simone (procuratore e no taio pavese) 22. Fortunato Francesco piovano di Ca scina 285, 304, 305, 306, 310, 311, 313, 314, 821, 350, 353, 368, 371, 378, 381, 384, 389, 390, 399, 400, 405, 454, 455, 457, 465, 466, 469, 470, 475, 489, 510, 511, 514, 517, 518, 521, 523, 524, 528, 530, 532, 533, 535, 536, 538, 541, 543, 548, 550, 551, 553, 554, 583, 606, Fortunati Giovanni 457, 511, 518. Foscari Pietro 71. Fra Bombozzo 255. Fracassa (capitano) 111, 184, 194, 293, 2%, 297, 298, 299, 304, 307, 316, 318, 319, 324, 325, 328, 329, 331, 334, 336, 341, 347, 348, 359, 452. Fra Costantino 710. Fra Cristoforo de li Marchesi 177. Fra Giambattista 464. Fra Jacopo della Marca 146. Franceschino da Predappio 196. Francesco 455. Francesco barbiere 509. Francesco canonico 301. Francesco da Parma 487.
846 INDICE ALFABETICO
Francesco I re di Francia 439. Francesco II d'Austria 587. Francesco II Sforza 496. Francesi 203, 249, 250, 264, 265, 482. Franchino 66. Francia 88, 259, 260, 261, 268, 458. Fra Paolo da Tortona 386. Frate Bartolomeo 402. Frate Bernardino da Gariboldi 496. Frate Domenico 506, 519. Frate Piero da Padova 536. Frater Augustinus quondam Ser Ven turini de Brescia 537. Frate Silvestro 84. Frati di S. Francesco 177. Frater lacobus Philippw Bergomensis 272. Frate Vettorino 537. Frate Matteo 752. Friuli 288, 531, 732. Frosino 5. Galacius Tomasius magister domili 37. Galeata 321, 344. Galeotto da Carina 106. Galeotto della Mirandola 292. Galgabal (»ic) 699. Gambagnola Bartolomeo da Cremo na 1. Garatim (sic) 699. Gariboldi romita 607. Garigliano 484. Gasparambrosio 41. Gaspare 499. Gasparino 107. Gaspero 699. G. B. T. 480. Generale de' Servi 140. Genova 36, 40, 50, 58, 153, 174, 176, 198, 201, 258, 292, 357, 413, 436, 437, 498. Genovesi 98, 102, 206. Gentile Cosma 506. Gentilini Battista 223. Ghiaradadda 52. Ghinzoni Pietro 22, 29. Giacomini Antonio 316, 317, 319. Giambattista da Imola 223, 447. Gian Francesco da Bagnano 121. Gian Francesco dal Pian di Mele to 48.
Gian Francesco di Ser Paolo 223, 257. Gian Luchino da Legnano 506. Gian Pietro 139. Gian Pietro da Brisighella 147. Giardino (villa) 150. Giorgi fra Arcangelo 507. Giovan Giacomo 22, 66. Giovanna da Cotignola 8 e seguenti. Giovannantonio da Calabria 154. Giovanetti (De') Antenore 197, 234, 246, 254, 398, 399, 470, 475, 479, 481, 497, 498, 503, 521, 532, 550, 608. Giovanni Alberto da Castiglione 92. Giovanni Andrea da Savona 197. Giovanni Angelo 98, 100, 308. Giovanni Bettino 259, 361. Giovanni da Bellinzona 26. Giovanni da Casale 101, 120, 262, 319, 320, 357, 383, 384, 390, 393, 394, 895, 396, 397, 398, 400, 401, 411, 413, 441, 444, 451, 468, 509. Giovanni da Castrocaro 304. Giovanni da Castronovo 310, 311, 378, 379. Giovanni da Novate 63. Giovanni dipintore 170. Giovedio 397, 481. Girard de Collis 12. Girardi Domenico 592, 593. Girolamo da Beccaria 22. Girolamo da Bologna 66. Girolamo da Casale 107. Giulia (figlia di Galeazzo Riario) 528, 539. Giulio D 175, 269, 484, 486, 553. Giustinian A. 496. Glandéves 283. Gonfaloniere di Forlì 586, 587, 588, 589, 593. Gonzaga Corrado 19, 24. Gonzaga Costanza 28. Gonzaga Elisabetta 601. Gonzaga Francesco 55, 105, 142, 254, 271, 283, 287, 405, 458, 584. Gonzaga Gabriella 21, 22, 23, 24, 28. Gonzaga Isabella 254, 256, 258. Gorizia 530. Governatore di Cesena 116, 133. Governatore d' Imola 37, 159.
DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 817
Governatore di Rimini 114. Grabsola da Castrocaro 198. Granarolo 1, 3 e seguenti. Grasso Lazzaro 486. Gregorovius 456, 460. Griffo Ambrogio 22, 26. Grifone Giovanni 188. Grifus L. 29. Grottaferrata 98. Guardamiglio 88. Guacini Pietro 878, 581, 586, 587, 590, 594. Guasconi Gio. Battista 486, 582. Gubbio 74, 806. Guerra Guido 191, 228, 233, 235. Guerrini Olindo 601. Guglielmo II re di Prussia 587. Guicciardini 412. Guidiccioni Mons. 192. Guido Antonio 169. Guidobaldo da Montefeltro 601. Hyeronyma (Girolamo) 566. I. B. L 498. Ilario 289. Il Bello 182, 188, 185, 187. H Moro 553. D Negro (Pasolini) 6. E Rosso 405. Imola 18 e passim per tutto il volu me; rocca d'Imola edificata 18. Indie 524. Infessura 97. Inghilterra 67. Innocenzo VHI 101, 105, 125, 130, 147, 671. Innsbruck 461, 485. Insacroveste (soprannome di Giaco mo Feo) 141. Inviziati Pietro Andrea 89. Ippolito 96. Isabella d'Aragona 601. Isabella di Spagna 252. Jabeta dangello (sic) 58. Jacomo da Volterra 131. Jacopo da Canale 145. Jacopo vescovo riminese 141, 142. Janmaria 458, 468. Joan (sic) 464. Joanmaria 164.
Joannes advocatus (sic) 29. Joannes de Castilliono 87, 102, 169. Joanniantonio 149, 150. Joanni Francesco de la Mirandola (sic) 448. Julio di Schagiato (sic) 486. Lamayrola Gio. Maria (sic) 61. Lambertelli Guglielmo 147, 168, 170. Lambertenghi Giulio 8. Lamellino Nicolò 494. Lampugnani 80. Landò Manfredo 134. Landriani Bianca 261, 595; sua la pide funeraria 596, 597. Landriani Lucrezia 520. Landriano (Da) Pietro 26, 596. Lanfredini Giovanni 95, 97, 109, 115. 138. Langha Mateo (sic) 505. Lardi Gio. Battista 407. Lathesi 530. Lattuada Cristoforo 281, 283, 369. Lazzaro ebreo 182. Le Lame 6, 7. Le Lieure Enrico 609. Lelio Menico de Victorio 558 Leonardo 868. Leonardo da Vinci 418. Leonardo ostiere 104. Leone 260, 834. Leone X 448, 496, 564, 810. Leostello Giampiero 94. Leroux 18. Lione 10, 11, 498. Lipranda (Da) Carlo 77. Liverati Carlo Ernesto 586, 587, 588, 590, 591, 598, 594. Livorno 339. Loches 413. Lodi 298. Lodovico il Moro 129, 188, 177, 181, 184, 185, 186, 187, 189, 193, 194, 196, 198, 199, 200 e seguenti ; suo testa mento 413. Lombardia 177, 402, 470, 485, 496. Lomel.... Nicolò 496. Londerano (corr. : Landriani) Giovan Pietro 154. Londra 10, 555.
848 INDICE ALFABETICO
Loreto 168, 244, 382, 383, 536. Luca de Panzano 530. Luca de Quattrino (sic) 159. Lucca 569. Lucido Cataneo 411. Lucido Giovanni 412, 440, 444, 451, 457. Lugo 178, 457, 458, 492. Luigi XI 11, 12, 13. Luigi XH 413, 670. Lunisana (Luniyiana) 339. Luparo Jacomo 243. Machiavelli Nicolò 31S, 390, 391, 393, 394, 895, 397, 402, 482, 483, 586. Macchietta Francesco 138. Machirelli Achille 161. Machirelli Michele 143, 162. Maddalena fiorentina 290, 479. Madonna Costanza 464, 606, 607. Madonna Fiordolixe (Fiordalisa) 504. Madonna Ixabeta (Elisabetta) 41. Madonna Lucrezia 534. Madonna Stella, sorella di Caterina 509. Maestro Ambrogio 306. Maestro Andrea 532. Maestro Bartolomeo 859, 360, 549. Maestro Feraldo 479. Maestro Giorgio 292. Maestro G. spagnolo 476. Maestro Bodolfo 157. Mafeis don Celso (sic) 30. Maffei Mons. Agostino 66. Magagnone 230. Magalotti Filippo 729. Magenta Carlo 68, 69. Maiano 321. Manieri Danesio 18. Malatesta 250, 283. Malatesta de' Malatesta 367. — Pandolfo 233, 284, 286, 288, 203. Malatesta Boberto 91, 367. Maldente Maso 138, 203. Malgalar (sic) 699. Malvezzi 203. Malvezzi Pirro 104. — Virgilio 62. Mancino da Bologna 202.
Manfredi 18, 194, 296. — Astorre 141, 152, 166, 185, 193, 194, 226, 242, 244, 246, 264, 269, 270, 291, 336, 337, 358, 486. Manfredi Ettore 225. — Galeotto 83, 84, 92, 102, 109. e seguenti. Manfredi Ottaviano 324, 837, 861, 877, 889. Manfredi Taddeo 38, 89, 45, 50 79, 293, 555. Manfrone Paolo 300, 813, 362. Mannajoni Giovan Battista 609, 617. Mantova 226, 230, 254 , 256 , 258, 271 e passim. Marca 90, 802. Marchesa Gonzaga 608. Marchese Costa di Beauregard 30. — di Mantova 24, 102, 133, 134. 137, 143, 154, 178, 221, 230, 246, 278, 307, 308, 319 e passini. Marchese Gonzaga 607. Marchesi da Cotignola 9. Marchetti Nicola 591, 592, 598. Marcone Gaspare e Joanantonio 145. Marconi (Cronaca) 150, 189. Marconi Sigismondo 879. Margotti Federico 157. Maria (schiava) 461, 467, 468. Malignano 16, 139. Marino 489. Marino da Mercatello 217. Marradi 315, 322, 324, 325, 328, 329, 344, 347. Marsand 1, 8, 94, 418, 454. Marsilio Compagnon (sic) 810. Martelli Carlo 87. Martelli Gio. Battista 59. Martesana 430. Martinelli 247, 248. Martino V 151. Marullo Tardi ianota 508. Massaconi ser Bartolomeo 523. Massa Lombarda 158, 159, 178, 228, 251, 281, 282, 287. Massimiliano conte di Pavia 417 ,
436, 438. Massimiliano imperatore 252 , 255, 414, 519, 603, 670.
DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 819
Matiscone 98. Matteo da Acquapendente 547. Matteo de Garlasso (sic) 135, 137. Mattiolo 15. Mazzatinti Giuseppe 1. Medici (De') Bianca Maria 17. Medici (De') Caterina 618. — Cosimo 620, 676, 680, 782. Medici (De') Galeotto 497. — Giovan Marco 559. — Giovanni Cardinale 448, 528. Medici (De') Giovanni 238, 258, 260, 261, 263. Medici (De') Lorenzo 95, 99, 100, 109, 110 e segg.; 187, 222, 249, 257, 263, 278, 327, 833, 886, 339, 349, 350, 352, 860, 861, 864 , 885 , 389 , 449 , 459, 465. Medici (De') Lodovico (Giovanni dalle Bande Nere) 397, 399, 401, 496, 508, 511, 514, 521, 528, 524, 530, 531, 533, 534, 539, 542, 546, 548, 550, 551, 554, 585, 591, 599, 609, 610, 614, 617. Medici (De') Pierfrancesco 308. Medici (De') Piero 173, 175, 176, 177, 181, 183, 185, 186, 189, 194, 196, 288, 257, 262, 805, 352, 452, 580. Melchior 699. Meldola 114, 321, 501. Melegnano 17, 44. Melozzo 468, 470. Mercato Saraceno 483. Merenda Franceschino 467. Messer Adriano 446, 448. — Alessandro 386. — Alfonso 448. — Aloysio 446, 447. — Antonio secretarlo 262, 468. — Bartolomeo 490. — Battista 165. — Bonaparte 476, 487. — Corradino 108. — Filiberto 505. — Gio. Andrea da Forlì 285. — Gio. Giacomo 403. — Guido Antonio 312.
Messer Luffo 138. — Manfredo 177. — Marchesino 290. — Paulo 468. — Remiro 460. Meyer C. 277. Mezamici Francesco 479. Michele da Casale 248. Michele da Dozza 478, 479. Milanesi 126, 127. Milano 8, 10, 11, 12, 18, 15, 16 e
passim per l'intero volume. Millinus (Mellini) 76. Minuti Antonio 1. Mirandola 470. Missirini Abate Melchiorre 586, 587, 588, 590. Missirini Giovanni 587. Mocenigo Giovanni 69, 70. Modena 41, 42, 46, 70, 83, 96, 101, 103, 117, 180, 138 e passim. Modigliana 320, 824, 325, 327, 828, 329, 330. Molfetta 98. Monache di S. Benedetto 166. Monaco di Baviera 144. Monastero di San Mercuriale 560. Monastero di Santa Maria delle Mu rate 538, 539, 540, 548, 552, 586, 587. Monastero di San Luca 540. Monferrato 285. Mongardi Tommaso 101. Monsignani Giovanni 581. Monsignor di Roano 408. — di Sandio 581. — di Trans (sic) 502. Monsignore Gisperto 580. — Orsini 448. Montechierulo 278, 292. Montecristo 251. Montedoglio 844. Montefiascone 595. Monteghiottuno (sic) (Monte-guti- gnano?) 248. Monte Giordano 97. Monte Gonzi 457. Montesecco Gio. Battista 48. Montino da Cavina 177. Monza 272, 420.
ddd
850 INDICE ALFABETICO
Mora Bona (serva o ancella di Ca terina) 546. Moratino Bartolomeo di Guardi 137. Morattini Giovanni 584. Mordano 214, 215, 216, 217, 222, 500. Morea 55. •
Moretta (serva di Caterina) 540. Morgante 568. Motta Emilio 30, 809. Mozzapè (soprannome dei Pasolini) 6 e seguenti. Mugello 280, 286, 288, 534. Mulinella 218. Murat 618. Muratori 97, 555, 558. Muto Giovanni 558. Naldi Dionigi 356, 396, 411. Naldi Vincenzo 291, 293, 308, 486. Napoleone (cancelliere di Gio. Ben- tivogli) 80. Napoli 19, 21, 35, 58, 66, 160, 267, 493. Nardi Iacopo 317. Nardozzi Antonio 595. Narducci Enrico 558. Nasi Pietro 154. Nichilini Antonio 584. Nicodemo 38. Nicolò 468. Nicolò da Cremona 107. Nicolò del Sale 516. Nicolò di messer Ettore 584. Nicolò forlivese 584. Nicosia 571. Nonantola 96. Novalesa 18. Novara 98. Novi 555. Numai Francesco 76. Numai Gismondo 76. Obizzo (d'Este?) 115. Obizzo di Castel del Eio 509. Olgiate (Da) Agostino 26. Oliva Fabio 102, 378. — Giacomino 14. — Girolamo 14. Ordelaffi (Gli) 92, 115, 120, 122, 141, 150, 2-12, 389, 480, 481. Ordelaffi Anton Maria 102, 122, 124, 291, 293, 294, 300, 338, 348, 400.
Ordelaffi Francesco Maria 85. — Lodovico 497. — Pino 107. Oriolo (Da) Francesco 80. Orléans 11. Orselli Lorenzo di Guido 137. Orsi 110, 113, 118. Orsi Francesco e Lodovico 76, 107, 111, 114, 115, 119, 122 e segg. Orsini 48, 49, 55, 74, 80, 217, 411, 477. Orsini Paolo 99, 183. — Virginio 102, 144, 206, 207. Orvieto 74. Ostia 175, 887. Padova 559. Padovani Alessandro 601. Paduana (sic) 366. Padre Richa 591. Padri Minori Osservanti Riformati 595. Pagliano (teatro) 60. Pagliarino 138. Paglicci Brozzi A. 603. Paladino Nicolò 188. Palarino Benedetto 464. — Piero 464. Palazzo Apostolico (Vaticano) 59, 60. Palazzo di S. Caterina a Roma 61, 63, 64. Pallavicini Galeazzo 504. Pallavicino Cosimo 151, 171, 174, 175, 198, 200, 568. Pallavicino da Scipione, marchese Nicolò 19, 86. Palmeggiani Francesco 157. Paloni Stefano 558. Pampaloni Luigi 591, 592, 598. Pandolfini Pier Filippo 187. Panicarola Gian Pietro e Luigi 11, 12. Panicarola Gottardo 17. Pansechi Lodovico 114, 116, 182, 135, 136, 187. Pansechi Nicolò 187. Panzacchi Enrico 595. Panzavolti Antonio 248. — Marchionne 166. Paolo II (Barbo Paolo) 672. Paolucci Lodovico 108, 258.
DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 861
Paoluooi Luigi 591, 593. Papio 602. Parenti Pietro 578. Parigi 1, 10, 11, 12, 13, 16, 30, 32, 33, 44, 59, 94, 272, 407, 413, 439, 454, 498. Parma 19, 35, 39, 41, 50, 52, 98, 227, 396, 473. Parmesana 147, 347. Pasolini 1, 2. — Alessandro 192. — Giasone 5. — Guido 486. — Marco 6. — Martino ; si getta ai piedi di Sforza; è perdonato 2, 3, 4, 5. Pasolini Niccolò 5 e segg. — Pier Desiderio 595, 597. — Pier Francesco 291, 486. — Romeo 196. — Vincenzo 179, 191, 195. Paterlini Ermanno 595 , 597. Pavia 19, 20, 21, 22, 24, 26, 68, 139, 147, 169, 185, 215, 413 , 602. Pegaso 387. Pellegrino 500. Pepi Francesco 456. Perosa (Perugia) 464. Perugia 74, 78. Pesaro 94, 180, 187, 188, 195, 296, 387, 388, 412. Petrus Arch. Reginus (sic) 374. Piacentino 355. Piacenza 20, 38, 147, 465, 470. Piancaldoli 120, 123, 562. Piasentino (buffono) 45. Piazza Navona 480, 558. Piccoli Gabriele 498 , 500 , 515 , 519, 520, 521. Piechlet Gaspare 143. Pierantonio armaiuolo 508. Pierantonio da Forlimpopoli 230. Pierfrancesco 389. Pier Matteo Albanese 338. Pier Paolo da Codronco 478. Pier Vittorio 199. Pieve di Teco 595. Pigneda (pineta di Ravenna) 324, 315.
Piratello (santuario presso Imola) 145, 150, 489. Pirzio Harione 532. Pisa 4, 5, 58, 194, 255, 306, 322, 326, 339, 344, 378, 386, 390, 391, 403, 573, 581. Pitigliano 143, 411. Pizzighettone 421. Piacentino Antonio (sic) 1. Po 430. Podena 522. Poggibonsi 10. Polidoro Philiberto (sic) 321. Pontano Giacomo 207. Pontanus Bencius (sic) 547. Ponte Molle 99. Ponte (regione di) 66. Pontremoli 267. Porcaro Gentile 558. Porcello Lucio 558. Porta Cotogni 157. Porta Giobia a Milano (castellano di) 415, 416, 417, 424, 425, 438. Portoghesi 524. Pretone da Modigliana 337. Primalcore 501. Principe di Salerno 294. Prognolo Stasio 390. Pucci Dionigi 146, 166, 167, 173, 196. Pucci Lodovico 177. Pucci Puccio 151, 175, 177, 180, 181, 183, 185, 186 e segg. Ramazzotto 295, 344, 488. Rangone Nicolò 259. Ranuzzi Girolamo 62. Rassignano 520. Ravaldino (rocca di) 108, 120, 154. Ravenna 5, 65, 87, 88 , 94, 121, 227, 233, 249, 296, 298. Re Adoardo (Eduardo) 747. Re Alfonso 206, 207, 208, 209, 212. Re Carlo 463. Redditi Bartolomeo 95. Re di Francia 163, 221, 222, 366, 373, 388, 402, 407, 442, 458, 461, 503, 530, 535, 536, 579, 581, 606. Be d'Inghilterra 530. Re di Napoli 151, 203, 283. Re di Spagna 254.
852 INDICE ALFABETICO
Re d'Ungheria 135. Re e Regina d'Italia a Forli 58. Reggio (Emilia) 42, 46, 405, 473. Regina di Francia, moglie di Lui gi XI 10, 11. Regina d'Inghilterra 587. Regina Margherita 571. Reguardati Benedetto 16, 17. Re Lodovico di Francia 463. Renato 613. Re Raineri 676. Re Ruberto 690. Reverti Lucia 485. Riario Bianca 226, 305, 336, 375, 376, 414, 454, 465, 467, 473, 479. Riario Cesare 71, 108, 143, 255, 259, 357, 362, 364, 365, 366, 372, 373, 374, 375, 378, 386, 448 e pastim. Riario Girolamo 18 e passim sino a
pag. 145 circa. Riario Livio 108, 143, 388. — Ottaviano 108, 124, 134, 135, 143, 188, 194, 211, 213, 227, 229, 235, 237, 251, 254, 263, 264 e pastivi. Riario Paolo 355, 454, 455. — Pietro cardinale di S. Sisto 22, 23, 24, 30. Riario Raffaele cardinale di S. Gior gio 65, 210, 246, 255, 259, 386, 457, 499, 554, 569. Riario Scipione 287, 469, 603. — Sforza 143, 373, 374, 378, 460, 461, 546. Riario Tommaso 479, 520. — Violantina Gentile 36. Ricci Francesco 93. Ricio (o Ricci) Domenico 71, 266, 288, 311, 357, 358. Ridolfi 266. Ridolfi Filippo 267. — Gio. Battista 473. — Giovan Tomaso 138, 139. — Nicolò 137, 187. — Simone 305, 309, 314, 321. Rigo 285. Eimini 8!), 90, 133, 202, 235, 236, 218, 280, 281, 283, 285, 286, 288, 301, 353, 354, 368, 397, 401. Rinucci Battista 476.
Ripa 98. Ripalta 134. Risorboli Cristoforo 271, 288, 289, 295, 309, 384, 385, 400, 508, 580. Rizo de Rondone 458. Rizo (Ricci) Gio. Giacomo 31. Rizo Nicolò 59, 63, 289. Rizzo da Cavina 516. Rocca di Cast.... presso Marradi 322, 328. Rocca S. Cassiano 317. Rocca Soriana 482. Rodolfo da Forlì 142. Roma 18, passim per l'intero volume. Romagna 81, 177, 265, 291, 292, 294, 296, 299, 302, 303, 314 e passim. Romagnoli Gaetano 601. Ronco 321. Rondinello 363. Rosaria 553. Roscoe 810. Rosette Pietro Antonio 148. Rossi Bianca 467, 514, 515, 519, 525, 529. Rossi conte Luigi 810. — Dario Giuseppe 609. — Pietro Maria 525, 530. — Ser Bartoiomeo 519. — Troilo 519. Roversano 501, 502. Roverso Antonio 494. Ruberto da Rimini 116. Rubino 534. Rucellai Bernardo 102, 146, 187. Russi 190, 486. Rustici Cencio 558. Sabelli Bartoiomeo 129. Sacrati Girolamo 402, 406. Sagramoro da Rimini, vescovo di Parma 30, 38, 55. Salso 484. Salviati Francesco 540, 543, 544, 545. — Giacomo 540, 541, 543, 544, 555. Salviati Giovanni 540, 543, 544. San Benedetto 377. Sau Bernardino 146. San Clemente 86, 511. San Francesco 97.
DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 853
San Giacomo di Gallizia 457. San Giacomo sopra Arno 95. San Giorgio di Genova 96. San Girolamo di Fiesole 357, 358. San Marco (convento a Firenze) 296. San Martino 457, 551. San Mauro 161, 162, 164, 207, 279, 280 , 282 , 283 , 285 , 373 , 374 , 397, 481, 566. San Piero a Sieve, 534. San Quirico 518. San Secondo 473, 514, 515, 525, 530. Sanseverino Antonio Maria 452. — Bianca 413. — Galeazzo (conte di Ca- iazzo) 134, 137, 272, 407, 561, 562. Sanseverino Gaspare (Fracasso) 260, 296, 299, 300, 301, 308, 310, 313, 322. Sant'Agata 214, 215. Santa Maria del Fiore 538. Santa Maria di Loreto 244. Santa Maria di Ripa 531. Santa Sara 272. Santo Antonio de Vianne (sic) 270. Santoni 5. Santo Stefano de Marliano 557. Sanuto 290, 300, 411, 413, 486, 512. San Vitale 94. Saragona Ciriaco 558. Sarti Alessandro 482, 483, 487. Sassatelli 553. — Francesco 113, 125, 367. — Giovanni 497, 512, 553. — Pensiero 378, 379. Sassuolo 521, 522. Savona 10, 288, 311, 358, 411. Savonarola fra Girolamo 276. Scandalona 536. Scarabelli Giuseppe 595, 597. Scarampo Nicolò (familiare di Si sto IV) 22, 37. Scarperia 243. Schiavonia 120. Scossacarri Marco 138. Sebastiano abate di Galeata 483. Sebastiano vescovo 536. Sedici Riformatori di Bologna (spo glio di lettere dal 1488 al 1499) 573, 578.
Sementi Paolo 226. Semiramide 272, 273, 274. Senesi 93. Senigallia 70, 295. Serai Gian Piero 60. Ser Antonio 533. Seregni Giovan Giorgio 441. Sereni Giacomo 37. Ser Fabiano 482. Ser Lorenzo 195. Ser Mattia 61. Sermoneta 484. Ser Piero 146. Ser Piero da Bibbiena 364. Serristori Nicolò 514, 524, 528. Ser Stefano 112. Sforza 88. — Alessandro 17 , 41, 357, 413, 441, 442. 443. Sforza Ascanio cardinale, 40, 171, 194, 196, 225, 233, 237, 239, 250, 289, 291, ' 387 , 388, 477 , 480 , 483 , 484 , 485, 488, 510, 586. Sforza Bartolo 2, 3, e seguenti. — Bianca Maria duchessa di Mi lano, 10, 11, 16; suoi medici 17, 602, 603. Sforza Bianca Maria imperatrice, so rella di Caterina 459, 519. Sforza Carlo 17. — Caterina 6, 15, 17, 21, 22, 23, 24, 25; doni di nozze 27, 28, 34, 36, 37, 38, 39, 40; ottiene da Sisto IV la facoltà di entrare nei conventi di frati e di monache 66; è dichia rata da Alessandro VI decaduta dallo Stato come indegna, insieme ai suoi figli 373; suo testamento 537 ; e passim per l'intero volume. Sforza Chiara 41, 53, 390, 392. — Costanzo 54, 94. — Francesco 1, 12, 180, 267, 272, 276. Sforza Filippo Maria 173. — Galeazzo 11, 12, 14, 15, 17, 18, 19, e segg.; 100, 102, 129, 133, 134, 151, 204, 219, 364, 367, 368, 369, 372, 375, 454, 473, 474, 485, 518, 546, 548, 602.
851 INDICE ALFABETICO
Sforza Giacomo (o Muzio); è ferito dai Pasolini, li perdona 2; assalito di nuovo 3, 4, 180. Sforza Giovanni 296, 412. — Ippolita 170, 171. — Lodovico il Moro 3, 15, 30, 59 e passim. Sforza Ottaviano Maria 50. Sforzesca 30. Sforzino 272, 276. Sfondrati Battista 156, 164, 262, 269. Siaia Melchiorre (Ciaia) 559. Sicilia 484. Siena 10, 36, 226, 482, 559, 560. Signora Filippa 776. Signor di Benino ttic) 581. Signor di Galvano (sic) 581. Signor di Pesaro 461. Signor di Piombino 331, 335, 344. Silvestri Giacomo 499, 500, 506, 510, 550. Simone 217. Simone d'Ambrona 138. Simone de' Fiorini 137. Simone ebreo 103. Simonetta Bianca 140. Simonetta Cicco 15, 18, 26, 34, 35, 37, 41; sua moglie 59, 61, 68, 69; Gio vanni suo padre 69, 73. Simonetta Francesco di Cicco 511. Sirasono 557, 558. Sisto IV 28, 29, 30, 32, 52, 55 e segg. 92, 97, 98, 101, 116, 117, 161, 444, 484. Siviglia 382. Soderini F. cardinale 528. — Paolo Antonio 187, 583. — Pier Vittorio 197. — Tomaso 506, 530, 583. Solarolo 180. Somenza Agostino 504. Sora 70. Soranzo Benedetto 571. Sotia Lucia (sic) 617. Spagna 55, 252, 253, 313, 353, 382, 385, 497, 500. Spagnoli 441. Spinola 436. Spinosis (sic) 67.
Spinuzio di Francesco de Aspinis (sic) 143. Stampa Leone 556. Stanga Marchesino 1. Stefano 175. Stefano da Castrocaro 113, 114, 115, 118, 122, 124. Stella, sorella di Caterina 10S. Stinche (prigioni) 60, 535. Stradiotti 94. Strozzi Leonardo 306, 313 , 314, 316, 382, 385, 398, 399, 400, 401. Strozzi Tito 139, 148, 158. Suardo Pietro 341. Suasio D. Francesco 614. Suor Domicella 531. Suor Elena 393, 531. Suor Ubbidienza 551, 552. Svizzeri 340, 531. Tabarrini Marco 614. Tabomello 321. Talamone 411. Taranto 373. Tartagni 284. Tartagni Cristoforo 152. Taverna Giovanni 213, 214, 215, 504, 507. Taverna Stefano 233, 569. Tedeschi 340, 531. Tempioni Guglielmo 500. Terzaghi Maria Annunziata 587. Testadoro Giovanni 399. Tevere 34. Thuasne L. 112, 121. Tiberteschi (Tiberti) 227. Tiberti 247, 248, 271. Tiberti Achille 249, 352, 354, 364, 373, 394. Tiberti Polidoro 202 , 248 , 256, 301, 350. TigrinoBartolomeo da Bagnacavallo 552. Todeschino 151. Tolentino (De) Giovan Francesco 37, 48, 76, 77, 80, 82, 88, 90. Tomaso da Forma 533. Tomasoli Ludovico 531. Tomi Carlo, oste all'albergo dell'An gelo a Castel S. Pietro nel 1477 62.
DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI. 855
Tonardello Gio. Battista 513. Tonduzzi 486. Tonelli Giambattista 457 , 459, 473, 477, 484, 485, 496, 499, 513. Torelli Achille 358, 362, 363. — Guido 461, 504. — Marsilio 556. Tornello Zambono (sic) 256. Tondello Tomasino 396. Torresani Giacomo 489. Torrini Girolamo 592. Toscana 297. Toscanella 188. Tossignano 121, 199. Tozzoni Baldassarre 145. Tradate 285. Tranchedini Francesco 160, 161, 163, 168, 170, 172, 174, 175, 209, 210, 212, 229, 280, 231, 232, 233, 234, 236, 237, 238, 239, 243, 244, 248, 249, 251, 253, 254, 256, 257, 258, 259, 260, 261, 264, 267, 269, 270, 277, 279, 280, 281, 282, 283, 284, 287, 288, 2!)3, 297, 298, 311, 344, 355 e seguenti; 567, 568, 571, 572. Tranchedini Nicodemo 267. Traprobana (Isola di Ceylon) 524. Trebbio 512, 523, 534, 535, 536, 550, 553, 554, 614. Trento 471, 538, 530. Trezzo 421. Trieste 531. Trivisana 366. Trivulzio Gian Giacomo 393, 441. Trollope Adolfo 609. Troscia 455. Trotti Giacomo 140. Turchi 117. Turco 67, 117, 352. Umberto I 595. Umbriatico 35. Ungheria 87. Urbino 74, 90, 356, 444. Vaiario Laurenzio olim Ugolini Domi nici (sic) 537. Vaini 113. Vaini Antonio di L. 528, 533, 534, 535, 536, 550, 553. Vaini Domenico 153, 163.
Vaini Enea 159, 160, 169, 174, 567. — Guido 284, 287, 350, 440, 473. — Lodovico 512. Valdarno 511. Valdilamone 236, 291, 310, 315 , 316, 324, 377, 486. Valentini 408. Valenza 372, 388. Valle di Bagno 344. Vanni 238. Varadeo Girolamo 281. Vecchiazzani 207. Venezia, Veneziani 6, 7, 34 , 51, 52, 67, 71 e passim. Veniero Carlo 162, 163. Ventura ebreo 334. Vercellonibus (De) Thomensus de Tau rinensis 25, 26. Veronese 366. Verzio conte palatino 530. Vescovo di Alessandria 93. — di Como 442. — di Forlì 508. — di Lodi 476, 477 , 484 , 496, 502. Vescovo di Novara 441. — di Tortona 139. — di Volterra 289, 461. Vespncci Guidantonio 97, 99, 100 e
segg.; 578. Vettori Pietro 188, 194. Viano 5. Vicentino 587. Vienna 587. Vigevano 17, 20, 129, 133, 134, 135, 156, 174, 177, 197, 203, 234, 237, 259. Villari Pasquale 496. Vimercati Taddeo 233, 234, 318, 355. Vincemalla Giovan Giacomo (sic) 37. — Giovanni Leonardo 602. Vincenzo da Monferrato 521. Visconte 461. Visconti Battista 14. — Carlo 14. — Francesco 14, 124, 129. — Gio. Galeazzo 137. — Gio. Maria e sua moglie 37. Vitelli Paolo 287.
856 INDICE ALFABETICO.
Vitellozzo 335. Viterbo 188, 514, 525, 535, 550. Volterra 94. Zampeschi 481, 482, 484, 490. — Brunoro e Meleagro
Zaniolo 156. Zarabbini Matteo 8. — Ugo di Biagio 7. Zavatta Giovanni 387.
SPIEGAZIONI ED AGGIUNTE.
I documenti 118, 119, 120, 121, 122 si trovano nell'arch. di Stato
a Bologna collocati secondo la indicazione data di ciascuno a pa
gina 64.
Pag. 101
Dopo il doc. 228 si deve registrare una Lettera di Luigi Andrea
Lotti a Lorenzo de'Medici sulla elezione di Innocenzo VIll.
Firenze, Arch. distato, Med. a Pr. t. 39.
Pag. 141
Dopo il documento 316 si aggiunga: 7 febbraio 1489. Pietro degli
Assi (?) commissario fiorentino a Lorenzo de'Medici. — Congiura de
gli Ordelaffl svelata a Caterina. — Si accenna anche ad un pos
sibile matrimonio per Ottaviano.
Firenze, Arch. di Stato, itei, a. Pr., t. 54, c. 92.
Pag. 112, doo. 321
il marchese di Ferrara leggi il duca di Ferrara.
Pag. 113, doc. 327.
la marchesa di Ferrara leggi la duchessa di Ferrara.
Pag. 119, prima del documento 312
16 novembre 1489 — Pietro Luctorio (sic) commissario fiorentino a
Lorenzo il magnifico. — « Delle cose d' Imola non intendo altro
« salvo per esserne ritornata la Madonna ad Forlì. »
Firenze, Arch, di Stato, Med. a, Pr. t. 51, c. 104.
18 novembre 1489. — Lo stesso allo stesso. — Conferma la notizia
che correvano dicerie sulla intenzione che aveva Caterina di ri
maritarsi. — / castettani, fedeli al card. Raffaele Mario, ne erano
malissimo contenti e scandalizzati all'estremo.
Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 51, o. 105.
eee
858 SPIEGAZIONI ED AGGIUNTE.
Pag. 104, dopo il docilmente; 361
10 luglio 1490. — Pietro Luctorio de Nasi (sic) commissario fioren
tino a Lorenzo de'Medici. — Parla dell' intenzione che ha il duca di
Milano di voler mandar soldati a Forlì, di che madonna Caterina
era assai mal contenta.
Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. L Si, c. 114.
Pag. 156, doc. 369 e 370
Sfrondati leggi Sfondrati.
Dopo il doc. 372 aggiungi :
5 gennaio 1490 (stile moderno 1491). — Dionisio Pucci, commissario
Fiorentino a Lorenzo de'Medici. — Parla della venuta dello Sfon
drati, specialmente per impedire che il castellano d' Imola andasse
a mal cammino. Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. t. 54, c. 120.
Pag. 175, dopo il doc. 449 Bi aggiunga :
13 marzo 1493. — Lettera del Pucci a Caterina nella quale le chiede
conto della venuta del duca di Milano a Ferrara.
Firenze, Arch. di Stato, Med. a. Pr. f. 64, c. 140.
Pag. 200, doc. 604
a Lodovico il Moro leggi a Gian Galeazzo Sforza (?) Come è noto, Gian
Galeazzo era duca, mail governo era in mano di Lodovico il Moro.
Pag. 201, doc. 505.
Risposta di Lodovico il Moro leggi di Gian Galeazzo Sforza (?)
Pag. 202, doc. 608
che il duca leggi che egli.
Pag. 208, doo. 626
....Lodovico il Moro duca di Milano.... togli le ultime tre parole. Lo
dovico reggeva il governo, ma non era ancora in possesso del
ducato.
Pag. 209, dopo il doc. 526 aggiungi :
8 luglio 1494. — // Bibbiena a Piero de' Medici. — Suo colloquio col
re di Napoli. — Si allttde alla condotta della Madonna di Forlì.
Firenze, Arch. di Stato. Med. a. Pr. t. 18, c. 265.
Pag. 210, dopo il doc. 530, aggiungi :
C agosto 1494. Puccio Pucci a Piero de'Medici. — Caterina voleva
condursi col papa e non con altri.
Firenze, Arch. di Stato, Med. a. pr. t. 18, c. 267.
SPIEGAZIONI ED AGGIUNTE. 859
Pag. 212, dopo 11 doc. 534, aggiungi:
23 agosto }494. — Puccio Pucci a Piero de' Medici. — II) papa ha
voluto concorrere soltanto per la quarta parte della spesa per la
condotta della Signora di Forlì.
Firenze, Aron, di Stato, Med a Pr., t. 18, o. 270.
25 agosto 1494. — Antonio da Colle a Piero de' Medici. — Ha spe
dito per staffetta il mandato a Forlì. ibid.
11 settembre 1494. — Bernardo Bibbiena a Piero de'Medici dal campo
del duca di Calabria in Romagna. — Difficoltà di conchiudere la
condotta della Signora di Forlì. ibid.
20 settembre 1494. — Lo stesso allo stesso. — « Madonna di Furll
« va bene, et darà bisognando 1000 fanti. »
Ibid. f. 18, c. 291.
Pag. 213, dopo 11 doc. 537
29 settembre 1494. — Antonio da Colle a Piero de' Medici. — Ebbe
una lettera con la conchiusione della condotta della Signora di Forlì.
Firenze, Arch. di Stato, Med. a Pr., t. 18, o. 293.
Pag. 356, doc. 963
Senza data, 1498? — N. B. Questa lettera è del 1496, forse del
febbraio. V. la risposta di Caterina, doc. 636.
Pag. 392, doc. 1050
Questa Chiara, altra figlia naturale di Galeazzo Maria e sorella ca
rissima a Caterina, aveva sposato il conte Pietro Dal Verme,
fatto poi avvelenare (così si legge) da Lodovico il Moro nel 1485,
il quale poi nel 1488 la obbligò a sposare Fregosino Fregoso per
assicurarsi il dominio di Genova. — (V. Litta, Famiglia Attendolo-Sforza).
Pag. «3, doc. 1114
Testamento di Lodovico Maria Sforza, detto il Moro intendi Testa
mento politico, cioè istruzioni sul modo di governo.
Pag. 406, doc. 1096
sopra l'avvelenamento tentato. E spiegato nel testo e dai documenti
che seguono che tutto fu sospetto ed errore.
' Pag. 446. doc. 1129
Alessandro Bramio leggi Alessandro Braccio.
860 SPIEGAZIONI ED AGGIUNTE.
e a pag. 448
ALEXANDER BRAMIO leggi ALEXANDER BRACCIUS.
Pag. 4S4, doc. 1145
Francesco Fortunati leggi Francesco de' Pepi.
Pag. 459
Si avverta che i documenti 1158 (21 gennaio 1502) ed il seguente
1159 (30 gennaio 1502) datati da Firenze in stile fiorentino, si
riferiscono al 21 e al 30 gennaio 1503 in stile comune.
Pag. 461 doc. 1162
27 febbraio leggi 28 febbraio, 1502 (è stile fiorentino , in stile co
mune è 1503.
Pag. 475, doc. 1192
Antenoro, Antenore o Antinoro.
Pag. 481, doc. 1199
23 ottobre leggi 25 ottobre.
Pag. 486, doc. 1212
24 novembre leggi 24 dicembre.
Doc. 1213
....ad Ottaviano Sforza suo nipote etc. intendi ad Ottaviano Biario
Sforza figlio di Caterina.
Pag. 497, dopo il doc. 1238 aggiungi :
8 giugno 1504. Bo...ghi (sic) a Caterina sopra affari diversi.
Firenze Arch. di Stato, Afed a. Pr.
15 giugno 1504. G, B. Tonelli a Caterina. — Discorsi e pratiche con
più persone.
Pag. 506, doc. 1263
17 febbraio 1605. E stile fiorentino ; in stile comune è 150G.
Pag. 607, doc. 1267
20 maggio leggi 24 maggio.
Pag. 608, doc. 1271
di madonna Caterina Sforza, Pierfrancesco di Lorenzo de'Medici e
Giovanni di Giovanni suo figliuolo intendi di Pierfrancesco di Lo
renzo de' Medici, madonna Caterina Sforza e Giovanni di Giovanni
suo figliuolo.
SPIEGAZIONI ED AGGIUNTE. 861
Pag. 596, nota linea ultima
Voi. Il p. 402. leggi Voi. I, p. 402.
Pag. 837, nota 1
Questi era un venturiero francese, etc.
Vedi Voi. II, p. 237 linea 9 e il richiamo di questa pagina nelle
spiegazioni ed aggiunte di questo volume.
KRRAT A-CORRIGE.
«6 Dm. in nelle regione di Ponto nelle regione di 101 , 18* 10 gennaio 1493 10 gennaio 1485 103 , 230 0 loglio 8 loglio 161 353 7 e 21 genato KOS 1400 i7) 1(3 157 i8 febbreio 1480 1400 i7) 164 e 507 . 303 9 1267 Giovar* Pietro Londerano OlOran Pietro L. 105 10M f. 71 £ 70 ili 1108 IMO I4M
FINITO DI STAMPARE
IL XX DI FEBBRAIO MDCCCXCni
NELLA TIPOGRAFIA D'IGNAZIO GALEATI E FIGLIO
IN IMOLA.
r
記載日
 2025年2月18日